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Anno accademico 2012-2013 Tesina di Etica sociale Docente: J-F. Malherbe Studente: M.

Aluigi

Comportamento del gregge


Un percorso concettuale tra coscienza individuale e coscienza collettiva
Conosci te stesso, questo limperativo socratico che faceva della coscienza individuale un presupposto fondamentale per ci che voglia definirsi etica. Nel momento in cui una collettivit si aggrega e pone in atto comportamenti, emblematicamente denota ti con lespressione comportamento del gregge, la coscienza individuale sembra venire meno e cos la possibilit stessa di parlare di etica a livello sociale.

Siamo ignoti a noi medesimi, noi uomini della conoscenza, noi stessi a noi stessi: questo un fatto che ha le sue buone ragioni. Non abbiamo mai cercato noi stessi come potrebbe mai accadere che ci si possa, un bel giorno, trovare? Non a torto stato detto: Dove il vostro tesoro, l anche il vostro cuore; il nostro tesoro l dove sono gli alveari della nostra conoscenza (F. Nietzsche, Genealogia della morale, Prefazione, I)

(1) Precisazione iniziale del tema


Il tema inizialmente concordato con il professore incontro (e scontro) tra coscienza individuale e coscienza collettiva un tema piuttosto vago. Per evitare questa vaghezza, in un primo momento avevo maturato lintenzione di circoscrivere il tema, riducendolo ad alcune considerazioni di carattere teoretico e psicologico (quindi un lavoro concettuale piuttosto che storico) circa le analogie e le differenze che sussistono tra il modo di comportarsi del singolo ed i principi etici che egli portato a seguire in quanto singolo ed il modo di comportarsi del singolo ed i principi etici che egli portato a seguire in quanto parte di una collettivit (di una moltitudine, di una folla, di una massa). Questo quanto ero intenzionato ad approfondire in un primo momento. Eppure, a partire da tale terreno, due letture hanno determinato un cambiamento di programma. Nel capitolo introduttivo di Psicologia delle masse e analisi dellIo (1921), Freud stesso sottolinea che la contrapposizione tra psicologia individuale e psicologia sociale o delle masse, contrapposizione che a prima vista pu sembrarci molto importante, perde, a una considerazione pi attenta, gran parte della sua nettezza. *Infatti+ nella vita *+ del singolo laltro regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in questaccezione pi ampia ma indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale anche, fin dallinizio, psicologia sociale.1 Relativamente al mio tema, ci si traduce nella constatazione dellinutilit di procedere ad unanalisi di analogie e differenze tra il modo di comportarsi del singolo ed i principi etici che egli portato a seguire in quanto singolo ed il modo di comportarsi del singolo ed i principi etici che egli portato a seguire in quanto parte di una collettivit. Questo perch la dicotomia singolo-collettivit non tanto netta da consentirci di parlare di psicologie, modi di comportamento e principi etici individuali da un canto e di massa dallaltro. La seconda lettura che ha determinato un cambiamento di programma per quanto riguarda la scelta del mio tema stato un insieme di testi e di articoli relativi allo studio della folla e della massa qui ricordo solo le opere che pi hanno segnato la storia di questo indirizzo di studi: Psicologia delle folle (1895) di Gustave Le Bon e Massa e potere di Elias Canetti (1960). Questi testi e articoli, pur non

S. FREUD, Psicologia delle masse e analisi dellIo, Bollati-Boringhieri, Torino 2012, p. 11.

scadendo nellerrore della contrapposizione dicotomica singolo-collettivit, finiscono nella maggior parte dei casi per evidenziare che in una massa citando pi o meno fedelmente Le Bon gli individui che la compongono indipendentemente dal tipo di vita, dalle occupazioni, dal temperamento o dallintelligenza acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di trasformarsi in massa. Tale anima li fa sentire, pensare e agire in un modo del tutto diverso da come ciascuno di loro isolatamente sentirebbe, penserebbe e agirebbe.2 E una volta teorizzata lesistenza di questanima collettiva, in questi testi ed articoli si fa spesso un passo ulteriore, ritenendo che tale anima collettiva sia da una parte infinitamente pi elementare e passionale, e dallaltra considerevolmente pi stupida e incline alle illusioni di quella dei singoli individui che la compongono; che questi ultimi per effetto della suggestione e del contagio esercitato dalla massa tanto perdono in autonomia e iniziativa intellettuale quanto in equilibrio e libero discernimento morale, acquistando in cambio un sentimento di forza che deriva loro dallessere parte di un tutto rassicurante e coerente.3 Quindi, dicevo, la lettura di Freud da un canto e di alcuni testi ed articoli relativi allo studio delle masse, hanno determinato questo piccolo cambio di programma nella scelta del tema da trattare: non pi unanalisi delle analogie e differenze tra il modo di comportarsi del singolo ed i principi etici che egli portato a seguire in quanto singolo ed il modo di comportarsi del singolo ed i principi etici che egli portato a seguire in quanto parte di una collettivit (perch sarebbe unanalisi che si regge su una dicotomia che non regge) ma piuttosto lapprofondimento di quella che Le Bon ha chiamato anima collettiva e del suo influsso nel comportamento del singolo che ne parte. Tuttavia, essendo ancora estremamente vago come tema, nella fattispecie si tratter di vedere pi da vicino non tutti i tipi di comportamento che sembrano essere frutto dellessere parte, da parte del singolo, di unanima collettiva condivisa da una massa, ma solo un particolare tipo di comportamento quello che stato definito il comportamento del gregge (cfr. l herd mentality (mentalit del gregge) teorizzata da Wilfred Trotter), che in soldoni consiste in quanto poco prima accennato (ossia nel fatto che i singoli individui in massa tendono ad essere parte di unanima collettiva passionale, poco autonoma e con debole iniziativa intellettuale per quanto riguarda ad esempio il discernimento morale) Ma, anzich fornire subito una definizione rigorosa per questespressione, preferirei che carrivassimo passo a passo insieme, seguendo un percorso, un percorso che vorrei far partire da lontano nel tempo da Socrate.

(2) Comportamento del singolo - vs comportamento del gregge


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G. LE BON, Psicologia delle folle, [http://www.scribd.com/doc/46551397/Psicologia-Delle-Folle-Gustave-Le-Bondemocrazia-dittatura-liberta-ebook], p. 4, corsivo nostro. 3 S. FREUD, Psicologia delle masse cit., p. 8.

(2.1) Coscienza individuale in Socrate - (conosci te stesso). Socrate non ci parla di anima collettiva o di comportamento del gregge; ma di anima umana (psych) s. Tradizionalmente Socrate viene dipinto come colui che porta a compimento una grande opera gi iniziata dai sofisti quella davviare una filosofia morale (non pi solo naturale), quella di rendere oggetto della riflessione filosofica luomo e la sua natura (non pi la sola physis). E interrogandosi sulluomo, dunque, che Socrate avanza le sue idee fondamentali (o, meglio, quelle che crediamo siano le sue idee fondamentali, per tramite di Platone e dei dialoghi quali lApologia, lAlcibiade maggiore e il Protagora): luomo la sua anima (psych); la psych coincide con la nostra coscienza pensante e operante, con la nostra ragione e con la sede della nostra attivit razionale e morale; di conseguenza la virt delluomo (di questa psych che coscienza pensante e operante) scienza o conoscenza, mentre il contrario della virt, il vizio *+, privazione di scienza e di conoscenza, vale a dire ignoranza.4 Da questultima idea socratica deriva direttamente quella concezione che poi prender il nome dintellettualismo etico, per il quale chi conosce il bene lo fa, e chi non lo fa agisce in tal modo non per libera scelta ma per ignoranza del vero bene.5 Nella prospettiva socratica, dunque, la dimensione intellettuale, razionale o, in altri termini, la dimensione del conoscere se stessi (per poter conoscere il mondo) determinante per quanto riguarda il compimento di unazione eticamente corretta o, pi precisamente, per quanto riguarda il compimento di unazione virtuosa. In breve, la coscienza individuale fondamentale per orientarsi al bene. Ho deciso diniziare il nostro percorso a partire da Socrate perch mi sembra unoperazione molto produttiva (produttiva a livello di spunti di riflessione) quella di addentrarci in unanalisi della coscienza collettiva tenendo ben ferme considerazioni etiche quali quelle socratiche appena riportate alla memoria. A questo punto, con unoperazione al limite della legittimit, facciamo un salto di parecchi secoli e, accantonando per un attimo quanto Socrate ci diceva nel V sec. a.C. sulla coscienza individuale, cerchiamo di vedere in maniera pi estesa le idee che avanzano in maniera emblematica a partire dal XIX e XX sec. alcuni autori (due filosofi e due psicologi) sulla coscienza collettiva, intendendo con questo termine niente pi che i modi in cui tendenzialmente il singolo sente, pensa e agisce allinterno di una folla o di una massa. Una riflessione sulla folla o sulla massa infatti diventa pienamente significativa e necessaria tra lOttocento ed il Novecento, quando ormai la rivoluzione

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G. REALE, Storia della filosofia, Bompiani, Milano 2008, vol. I (dai presocratici ad Aristotele), pp. 192-7. Definizione di etica in dizionario Treccani *http://www.treccani.it/enciclopedia/etica_(Dizionario-di-filosofia)/].

industriale matura pienamente i suoi frutti tra i quali una massiccia urbanizzazione e la societ inizia sempre pi a massificarsi. Procediamo in maniera cronologica

(2.2) Coscienza collettiva in Kierkegaard - la folla. Kierkegaard costruisce tutto il suo pensiero sulla categoria del singolo. [Al contrario di Hegel che+ prendeva in considerazione solo lidea di umanit *+, sostiene Kierkegaard, quello che conta la persona nella sua singolarit, unicit e irripetibilit *+. Nel suo Diario (1847), [egli] annota il seguente pensiero: la categoria del singolo cos legata al mio nome, che io vorrei che sulla mia tomba si scrivesse: Quel singolo.6 Oppure ancora tutti i Discorsi [edificanti] (del 1843 fino agli ultimi del 1855) si aprono con lappello stereotipo (e polemico nei confronti di pubblico, folla, ecc) a quel singolo.7 Questa enfasi sulla singolarit ha dei risvolti significativi, soprattutto a livello etico. Citando dal saggio di Shelley OHara, il pensatore attento allesistenza *+ sa bene che letica ha a che fare con esseri umani particolari, con ogni uomo inteso come questo uomo singolo, ed consapevole dellincompletezza dellesistenza. La coscienza di essere un individuo esistente si manifesta sul piano etico nellimpegno costante, nella realizzazione incessante, che non pu essere mai completa fintantoch il soggetto nellesistenza. Chi vive e pensa in questo modo non pu mai essere vittima di illusioni [mentre vittima di illusioni rimarrebbe la filosofia hegeliana che+, evitando di determinare il suo rapporto con lesistente, ignora *+ letica: in quanto pensiero astratto, essa: pretende di innalzare lindividuo al di sopra delle sue condizioni temporali e contingenti nel puro essere dellastrazione ovvero nellIdea e *si fa propugnatrice di un+ pensiero oggettivo fondato sullastrazione *che+ rende lindividuo irresponsabile.8 Infatti aderire formalmente a determinate idee non costa nulla, il difficile viverle autenticamente e qui essenziale lindividuo singolo, lio [responsabile] con la sua capacit di scelta, e non il noi indeterminato, la massa o la folla. La polemica contro la folla *diventa allora+ un altro tipico tema esistenziale kierkegaardiano.9 La sua eco, ad esempio, la si pu percepire lungo tutto il Diario: cito, in ogni campo, per ogni oggetto *+ sono sempre le minoranze, i pochi, i rarissimi, i Singoli quelli che sanno: la Folla ignorante. Oppure ancora: [i] pi non riescono a pensare: per ritenere unidea devono riunirsi in cricche dove si confermano a vicenda e asseriscono che quel che pensano giusto, altrimenti non oserebbero pensarlo. Stando cos le cose impossibile concepire il Singolo: perch il Singolo impossibile pensarlo en masse, per la ragione che lo si pensa appunto per

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D. MASSARO, La comunicazione filosofica, Paravia, Milano-Torino 2002, vol. III (Il pensiero contemporaneo), p. 20. D. BORSO, Introduzione in S. KIERKEGAARD, Discorsi edificanti (1843), Piemme, Casale Monferrato 1998, p. 10. 8 S. OHARA, Kierkegaard alla portata di tutti. Un primo passo per comprendere Kierkegaard , Armando, Roma 2007, pp. 91-2. 9 Ibidem.

disperdere la massa.10 Di qui il filosofo danese svilupper ulteriormente la polemica contro la folla sino ad avanzare lidea che davanti a Dio non c lumanit, ma un uomo individuale, un singolo.11 Cos come per Socrate era necessaria la coscienza individuale per mettere in atto un comportamento che possa definirsi etico, allo stesso modo anche per Kierkegaard necessario quel singolo, necessaria una scelta autenticamente sentita da quel singolo per attuare un comportamento che possa definirsi etico.

(2.3) Coscienza collettiva in Nietzsche la morale del gregge. Arrivando a Nietzsche, risaputo che egli, secondo unespressione fortunata di Ricouer, considerato assieme a Marx e a Freud un maestro del sospetto, un sospetto circa il fatto che lesperienza morale non sia libera ma che piuttosto in essa agiscano meccanismi automatici che il soggetto subisce non esercitando la sua libert. Gi negli scritti del secondo periodo, Nietzsche avanza la tesi che la morale *+ lespressione dei bisogni di una determinata comunit, a cui il singolo viene soggiogato. Con la morale il singolo [perderebbe] ogni valore, dal momento che viene educato a concepirsi in funzione del gregge, vale a dire ad attribuirsi valore soltanto in funzione degli altri.12 A titolo emblematico, possiamo leggere ne La gaia scienza (1882): lEuropeo si traveste con la morale, giacch divenuto una bestia malata, cagionevole, storpia, che ha buone ragioni per essere addomesticata, essendo quasi un aborto di natura, qualcosa di dimezzato, di debole disgraziato *+. Non la terribilit della bestia da preda a trovar necessario un travestimento morale, ma lanimale del gregge con la sua profonda mediocrit, paura e noia di se stesso. La morale agghinda lEuropeo confessiamolo! facendo di lui una cosa pi nobile, pi importante, pi rispettabile, divina.13 In questo passo, prestando particolare attenzione, il disprezzo nietzscheano non ha per oggetto letica in s e per s quanto la morale come travestimento morale che necessario per lanimale del gregge. In linea teorica, Nietzsche non si sta contrapponendo alla coscienza individuale di Socrate o a quel singolo di Kierkegaard che sono alla base delletica; sta invece denunciando a gran voce luomo (nella fattispecie lEuropeo) che, allorch si presenta a s stesso nella sua nuda singolarit (fatta anche distinti, di pulsioni, dirrazionalit ed ecco la terribilit della bestia), terrorizzato ne rifugge accettando il travestimento morale che gli offre la comunit. Che Nietzsche non condanni letica in s e per s ma piuttosto la morale in quanto generalmente intesa (la morale degli schiavi o del gregge di contro alla morale dei signori), daltronde lo si evince anche spostando lattenzione su unopera fondamentale per il nostro tema Genealogia della morale (1887). Pertanto soffermiamoci brevemente su questopera.
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Ibid., p. 93. Ibidem. 12 D. MASSARO, La comunicazione filosofica cit., p. 228. 13 Ibidem.

Nella Prefazione Nietzsche sostiene di voler risalire allorigine dei comportamenti etici e dei valori morali, per cominciare a porre una buona volta in questione il valore stesso di questi valori. 14 Di fatto, poi, con questo metodo genealogico, lidea fondamentale che otterr Nietzsche sar che i valori morali sono nati da una particolare condizione [psicologica] definita ressentiment e che i tre fenomeni centrali che costituiscono, nella sua prospettiva, la morale moderna la distinzione tra bene e male, il sentimento della colpa morale e lideale ascetico si originano tutti dal ressentiment.15 Eppure, com stato sottolineato dalla critica, lorigine psicologica di un giudizio non legittima alcuna inferenza circa la verit del suo contenuto o la portata della sua validit. Anche se unanalisi psicologica potesse stabilire che il credere nel valore della piet abbia le proprie origini nel ressentiment, [per esempio], questo non ci direbbe nulla relativamente al fatto che la piet sia o non sia un valore, o relativamente al fatto che la piet sia o non sia un valore per tutti al di l dei casi particolari. Quindi la critica psicologica nietzscheana fallace se riferita ai giudizi di valore in s, *alletica in s e per s+. [Eppure in ultima istanza non lo ; e non lo proprio] in quanto non ha a che fare con i giudizi di valore in s ma con lo stato psichico dellagente *morale+ i cui giudizi di valore sono nati dal ressentiment. Nello specifico, questo agente [morale] che Nietzsche chiama luomo del ressentiment corrotto: manca dellintegrit di s, un tratto che Nietzsche considera essenziale per la nobilt di carattere.16 In breve, dunque, sotto accusa non letica in s e per s, una morale forte (come quella dei signori dove laristocratico non manca di s) ma un particolare stato psichico (il ressentiment) che porta luomo a creare in massa (in una condizione in cui luomo manca di s) una morale corrotta. La morale corrotta, la morale degli schiavi o del gregge, tale perch mossa dal ressentiment che implica falsificazione, menzogna (falsificazione e menzogna in primo luogo verso s stessi!) citando, mentre ogni morale aristocratica germoglia da un trionfante s pronunciato a se stessi, la morale degli schiavi dice fin dal principio no a un di fuori, a un altro, a un non io *+. Questo rovesciamento del giudizio che stabilisce valori questo necessario dirigersi allesterno, anzich a ritroso verso se stessi si conviene appunto al ressentiment: la morale degli schiavi ha bisogno, per la sua nascita, sempre e in primo luogo di un mondo opposto ed esteriore, ha bisogno, per esprimerci in termini psicologici, di stimoli esterni per potere in generale agire la sua azione fondamentalmente una reazione [non qualcosa che consiste in s, ma qualcosa che manca di s ed ha bisogno daltro per divenire s+. I bennati si sentivano appunto come i felici; non avevano bisogno di costruire artificialmente la loro felicit unicamente rivolgendo lo sguardo ai loro nemici, n di imporsela talora per forza di persuasione, di menzogna (come sono soliti fare tutti gli uomini del ressentiment); e cos pure, in quanto uomini completi, sovraccarichi di forza, e perci necessariamente attivi, non sapevano separare dalla felicit
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F. NIETZSCHE, Genealogia della morale. Uno scritto polemico, Adelphi, Milano 2011, p. 8. B. REGINSTER, Nietzsche on Ressentiment and valuation in Philosophy and Phenomenological Research, Vol. 57, No. 2 (Jun., 1997), p. 282. 16 Ibid., p. 283.

lagire *+. Mentre luomo nobile vive con fiducia e schiettezza davanti a se stesso *+, luomo del ressentiment non n schietto n ingenuo n onesto e franco con se stesso.17 Il ressentiment dunque condannato da Nietzsche in quanto menzogna (reazione e non azione, risentimento e non felicit); e a tale condanna segue quella che ricade sulluomo del ressentiment, il soggetto della morale del gregge, in quanto colui che cede allauto-inganno, colui che si auto-inganna circa i valori morali che egli abbraccia. E si badi bene che va precisato che lauto-inganno non un semplice caso dillusione *+. Lillusione una mancanza di conoscenza (knowledge), mentre lauto-inganno una mancanza di riconoscimento (acknowledgment) di quanto un uomo sa o crede essere vero nel profondo di s.18 Misconoscere s stessi, cedere alla menzogna disonesta,19 ossia allauto-inganno nel quale cade il gregge che non ha occhi da poter aprire per vedere s stesso: questa la denuncia nietzscheana sottesa nellintera Genealogia della morale. Ancora una volta, dunque, magari un po forzatamente ma neanche tanto eccessivamente, il conosci te stesso socratico sembra porsi come fondamento di un comportamento etico perlomeno non deprecabile (come quello di una morale dei signori) mentre il suo misconoscimento sembra implicare lo scadere in una morale corrotta da parte della collettivit (la morale degli schiavi o del gregge).

(2.4) Coscienza collettiva in Le Bon e Freud la psicologia delle folle e delle masse. Nel 1895 letnologo e psicologo francese Gustave Le Bon pubblica Psicologia delle folle, che costitu una vera e propria miniera doro per chi voleva comprendere il comportamento della massa, il nuovo soggetto che si affacciava sulla scena politica negli ultimi decenni dellOttocento e che avrebbe dominato tale scena nel Novecento. In questopera, principe nel suo ambito di studi, per sommi capi si sostiene che il comportamento della folla si basa sullirrazionalit e sul riemergere dellatavismo, cio di fasi evolutive superate dalla specie.20 Questo testo, peraltro accusato dai pi di plagio, compendiava in s buona parte delle analisi dei maggiori studiosi in materia dellepoca (quali Scipio Sighele, Cesare Lombroso e Gabriel Tarde); e vieppi, in virt dellimportanza attribuita alla vita psichica inconscia *dellindividuo, che sembrerebbe riemergere nelle masse+,21 fu ampiamente apprezzato anche da Freud, che la consider nel secondo e terzo capitolo di Psicologia delle masse e analisi dellio (1921) quale punto di partenza per le sue indagini di psicologia sociale. Di conseguenza non possiamo esimerci dal riportare per inciso le tesi principali che Le Bon sostiene e, se rimane del tempo, lanciare uno sguardo sommario alle intuizioni che su questa base Freud matura. Procediamo Per Le Bon la folla un agglomerato di uomini [che] possiede caratteri nuovi, molto diversi da quelli degli individui di cui esso si compone. La personalit cosciente svanisce, i sentimenti e le idee di
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F. NIETZSCHE, Genealogia della morale cit., pp. 26-7. B. REGINSTER, Nietzsche on Ressentiment and valuation cit., p. 298. 19 F. NIETZSCHE, Genealogia della morale cit., p. 133. 20 Definizione di folla in Dizionario di filosofia, a cura di Paolo Rossi, La Nuova Italia, Citt di Castello, 2011. 21 S. FREUD, Psicologia delle masse cit., p. 25.

tutte le unit sono orientate in una stessa direzione. Si forma *cos+ unanima collettiva *e la folla+ forma un solo essere e si trova sottomessa alla legge dellunit mentale delle folle.22 Interrompendo momentaneamente la descrizione di Le Bon, due sono le caratteristiche che emergono fin da subito gettando un occhio sulla folla: lindividuo immerso in una folla differisce dallindividuo isolato e, come conseguenza del tramonto del singolo, si ha lalba di una nuova entit non per forza di cose ipostatizzabile , unanima collettiva quale risultante dellorientamento di tutti i singoli verso una medesima direzione. A partire da queste due caratteristiche, riprendiamo Le Bon e vediamo pi da vicino in che modo la coscienza individuale del singolo sincontra e si scontra con la coscienza collettiva, con lanima collettiva. In primo luogo, nellanima collettiva, le attitudini intellettuali degli uomini *+ si cancellano *+. Leterogeneo si sommerge nellomogeneo, e le qualit incoscienti dominano.23 In secondo luogo, lindividuo in massa acquista, per il solo fatto del numero, un sentimento di potenza invincibile. Ci gli permette di cedere a istinti che, se fosse rimasto solo, avrebbe necessariamente tenuto a freno. [Ed invece] vi ceder tanto pi volentieri in quanto la massa essendo anonima e dunque irresponsabile il senso di responsabilit, che raffrena sempre gli individui, scompare del tutto.24 In terzo luogo, Le Bon menziona il contagio mentale *+, un fenomeno *+ che bisogna ricollegare ai fenomeni di ordine ipnotico *+. In una folla, ogni sentimento, ogni atto contagioso, e contagioso a tal punto che lindividuo sacrifica il suo interesse personale allinteresse collettivo.25 In quarto luogo, approfondendo il parallelo tra i fenomeni di ordine ipnotico e il comportamento della folla, Le Bon sottolinea come ulteriore caratteristica fondante di una massa la suggestionabilit e la descrive con riferimento alle scoperte recenti della fisiologia: noi oggi sappiamo che un individuo pu essere posto in uno stato tale che, avendo perduto la sua personalit cosciente, obbedisce a tutte le suggestioni delloperatore che glielha fatta perdere, e commette gli atti pi contrari al suo carattere e alle sue abitudini. Orbene, osservazioni attente sembrano provare che lindividuo immerso da qualche tempo nel mezzo di una massa attiva cada *+ in uno stato particolare, assai simile alla fascinazione dellipnotizzato nelle mani dellipnotizzatore *+. La personalit cosciente svanita, la volont e il discernimento aboliti.
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Sentimenti

pensieri

vengono

orientati

nella

direzione

voluta

dallipnotizzatore. A questo punto Le Bon conclude questa prima disamina (alla quale noi in questa sede ci arrestiamo), questa prima disamina dei caratteri della folla osservando che, per il solo fatto di far parte di una folla, luomo discende di parecchi gradi la scala della civilt. Isolato, sarebbe forse un individuo colto; nella folla un istintivo, per conseguenza un barbaro.27

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G. LE BON, Psicologia delle folle cit., p. 2. Ibid., p. 5. 24 Ibidem. 25 Ibidem. 26 Ibid., pp. 5-6. 27 Ibidem.

Questo spiraglio che si apre verso uno stadio arcaico della vita umana, e quindi verso una sorta di animalit, costituisce il luogo ideale per introdurre (finalmente!) il concetto di comportamento del gregge: il comportamento del gregge banalmente altro non che unespressione con la quale sindica il comportamento descritto fin qui da Le Bon (ma in precedenza da Kierkegaard quando parla della folla e da Nietzsche quando parla del gregge) ovverosia il comportamento di un gruppo di individui che reagisce coerentemente, senza che ci sia alcun coordinamento tra i singoli individui. Questo gruppo di individui denotato con il nome di gregge, il quale, piuttosto che muoversi in una direzione con cognizione di causa, sfruttando le coscienze individuali dei singoli che la compongono, si muove appunto senza che ci sia alcun coordinamento, alcuna reale volont ed alcuna reale coscienza verso una qualche direzione. Non a caso, a riprova di queste affermazioni e sorvolando di nuovo sulle indagini di Le Bon, evidente che gli atti di una folla subiscono molto pi linfluenza del midollo spinale che quella del cervello perch la massa impulsiva, mutevole e irritabile *+, governata quasi per intero dallinconscio *e di conseguenza+ straordinariamente influenzabile e credula; acritica, per essa non esiste linverosimile. Pensa per immagini *e+ queste immagini non vengono valutate da alcuna istanza ragionevole circa il loro accordo con la realt *+. La massa non conosce quindi n dubbi n incertezze28 o meglio, fuori di citazione, la massa non conosce affatto. Se giunti a questo punto ci possibile riportare alla memoria lintellettualismo etico socratico (per cui la conoscenza di s stessi e del bene, e quindi la coscienza individuale, sta alla base non solo di unazione buona o virtuosa ma di unazione che voglia dirsi etica); ecco, se giunti a questo punto ci possibile riportare alla memoria Socrate ma anche laccesa polemica sulla folla di Kierkegaard (una folla nella quale viene a mancare quel singolo e quindi letica stessa) e la critica caustica alla morale del gregge di Nietzsche (una morale dove non luomo che riconosce s stesso quale creatore di valori ma dove piuttosto luomo misconosce s stesso accettando dis-valori frutto del ressentiment); se giunti a questo punto ci possibile ricordare che il conosci te stesso alla base delletica, una massa o una folla che non conoscono affatto difficilmente possono farsi carico di azioni che, nella prospettiva delineata, possano definirsi etiche. Non sono la conoscenza, la responsabilit, la volont a muovere le folle, bens sono listinto, linconscio, la passivit e, in un contesto simile, facciamo difficolt persino a parlare di etica, se seguiamo le orme tracciate fin qui dai filosofi presi in considerazione, ma anche solo se seguiamo il buon senso (per cui le azioni umane acquistano i caratteri della moralit in quanto espressamente voluti, desiderati e perseguiti dalla libera volont umana tutto il contrario delle caratteristiche che presentano le azioni di massa Se mi concesso divagare, lo stesso Nietzsche, il Nietzsche pi irrazionalista, per quanto riconosca essere listinto e linconscio alla base della vita umana, cinvita con la sua filosofia a non agire in balia di esso ma a prenderne pienamente coscienza, a farci carico noi di questo istinto e a non lasciare che sia listinto a farsi beffe di noi. A tal proposito, piuttosto
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Cfr. ibid., pp. 7-19.

che chiudere questa divagazione e riprendere il Freud di Psicologia delle masse e analisi dellIo dove, almeno per quanto riguarda il tema che interessa a noi, si compie una trasposizione in chiave psicoanalitica delle analisi di Le Bon , riprenderei il Freud dellIntroduzione alla psicoanalisi del 1932, l dove afferma wo Es war soll Ich werden (LIo devessere l dove era lEs). L dove c irrazionalit, passivit, inconscio (lEs), l con la psicoanalisi dovrebbero cercare dinsediarsi la razionalit, lattivit, la coscienza (lIo). Anche questa operazione infatti risponde allimperativo dellOracolo di Delfi conosci te stesso , limperativo che seguendo poi le orme di Socrate ma anche di Kierkegaard e di Nietzsche diventa la base sulla quale deve necessariamente appoggiarsi unazione che voglia definirsi etica).

(3) Comportamento del gregge: ricerche attuali


In anni recenti, allinterno delleconomia sperimentale, stanno nascendo nuovi ambiti di ricerca, quali la finanza comportamentale (che applica la psicologia cognitiva alla comprensione delle decisioni economiche e come queste si riflettano nei prezzi di mercato e nellallocazione delle risorse) e la socionomics (che studia le relazioni che sussistono tra gli stati danimo sociali (social moods) e il comportamento sociale (social behaviour), per analizzare la loro influenza nelleconomia, nei mercati finanziari e nella politica). Queste discipline neonate hanno gi partorito ricerche piuttosto interessanti; in particolare, al centro di molti studi, stato messo in rilievo il fatto che lhuman herding behaviour (il comportamento umano del gregge), che il risultato di unattivit mentale impulsiva nellindividuo in risposta a segnali del comportamento degli altri, *] inappropriato e controproducente per quanto concerne il successo in [diverse] situazioni finanziarie.29 (per inciso, in taluni casi sarebbe tanto inappropriato e controproducente al punto da instaurare un sommovimento tale per cui si vengono a creare nel mercato finanziario le cosiddette bolle speculative, come quella che a partire dal 2006 avrebbe interessato il mercato immobiliare statunitense, poi caduto in crisi al momento dello scoppio della bolla nel 2008) Tornando a noi, la teoria socionomica descrive il comportamento del gregge come un modello di comportamento inconscio e prerazionale che pone in essere dinamiche endogene evolutesi in gruppi omogenei di esseri umani in contesti di incertezza.30 Un volta definito il comportamento del gregge, secondo questa teoria gli impulsi inconsci condivisi dal gregge in contesti di incertezza portano allemergenza di dinamiche psicologiche di massa che si manifestano come tendenze a propendere per certi stati danimo sociali, i quali sono poi la causa delle azioni sociali

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R. R. PRECHTER, Unconscious herding behavior as the psychological basis of financial market trends and patterns in The journal of psychology and financial markets, Vol. 2 (No.3), 2001, p. 120. 30 W.D. PARKER, Herding: an interdisciplinary integrative review from a socioeconomic perspective , presented at the International Conference on Cognitive Economics (Sofia, Bulgaria, August, 5/8 2005), [http://www.socionomics.org/pdf/herding_integrativereview.pdf], p. 4.

ed economiche e che sono modellabili e probabilisticamente prevedibili, in quanto rispondono ai principi della geometria frattale e alla matematica di Fibonacci.31 Ci che interessa estrapolare da questo contesto a noi la conferma che anche gli studi pi moderni e le ricerche pi attuali, tendono a sottolineare il carattere del comportamento del gregge classificandolo come inconscio, prerazionale, particolarmente rassicurante (perch illusorio) in contesti dincertezza (perch banalmente, quando gli esseri umani non sanno, sono portati ad agire come fanno gli altri) e quindi, in ultima istanza, mosso da stati danimo sociali piuttosto che dalla razionalit, da una reale conoscenza da parte dellindividuo. Daltronde si tratta di risultati che hanno un loro fondamento anche a livello neuroscientifico. Rifacendoci alla tripartizione del cervello in termini di funzione avanzata dal ricercatore canadese Paul MacLean, abbiamo la corteccia cerebrale (che regola i processi intellettivi superiori), il sistema limbico (che controlla le nostre emozioni) ed il nucleo centrale o tronco encefalico (che regola i nostri comportamenti pi primitivi). La socionomics ritiene che (1) proprio questultimo, proprio il tronco encefalico, assieme ad operazioni quali lottare, fuggire, ecc , sia responsabile anche dei comportamenti imitativi (quali il nostro comportamento del gregge); ritiene che (2) la corteccia, la parte razionale del cervello, non possa influire su queste porzioni cerebrali e, in pi, ritiene che (3) le risposte agli impulsi neuronali del sistema limbico siano pi veloci di circa 40 millisecondi rispetto alle risposte della corteccia cerebrale e che pertanto le emozioni e ci che legato ad esse (quali il comportamento del gregge) spesso non sono reazioni ad idee ben soppesate ma reazioni immediate a percezioni rilasciate dai sensi.32 Pertanto ormai evidente che, quando ci troviamo di fronte ad una coscienza collettiva, spesso non siamo nel terreno delle decisioni razionali delle menti individuali [che, seguendo le orme di Socrate, Kierkegaard e Nietzsche potrebbero essere definite etiche in un senso pieno] ma piuttosto *siamo nel terreno+ delle peculiari sensibilit collettive del gregge.33 Queste constatazioni hanno sicuramente un grande rilievo a livello economico. Gi a partire dagli anni 20 del XX secolo si avanzava lidea che gli individui correggono periodicamente i propri errori di pensiero quando agiscono da soli ma abbandonano la loro responsabilit nel fare questo nel momento in cui si ritrovano [entro un contesto] di grande approvazione sociale; ancora oggi Wall Street condivide molti aspetti che caratterizzano una folla ed sotto gli occhi di tutti che lottimismo o il pessimismo di certi operatori di mercato, con questi loro sentimenti (e non tanto con delle provate ragioni!), riescono a muovere le tendenze e i valori del mercato finanziario ed economico in generale.34 Ma, gli studi sul comportamento del gregge dal campo economico, possono tornare di nuovo nellambito delle riflessioni etiche. La lezione che ne possiamo trarre allora potrebbe essere che,
31 32

Ibidem. R. R. PRECHTER, Unconscious herding behavior cit., p. 120. 33 Ibid., p. 121. 34 Ibidem.

seppure il comportamento del gregge (a proposito del quale si nutrito lungo tutto il corso di questesposizione un forte dubbio se poterlo considerare etico o meno); dunque, seppure un tale comportamento si rilevato profondamente connaturato nella natura umana al punto da avere delle basi biologiche nelluomo e una rilevanza economica non indifferente, ci non cimpedisce di scrutarlo nella sua genesi e nelle sue forme, di riconoscere questo misconoscere luomo da parte delluomo, questa perdita di coscienza individuale che rischia di allontanarci dal campo propriamente etico dellagire umano e di rimetterci cos, con uno sguardo fisso su di esso, lungo quel cammino antropologico ed etico che cindicava loracolo di Delfi e che neppure Nietzsche, per quanto potesse aborrire Socrate, si sentiva di abbandonare: Siamo ignoti a noi medesimi, noi uomini della conoscenza, noi stessi a noi stessi: questo un fatto che ha le sue buone ragioni. Non abbiamo mai cercato noi stessi come potrebbe mai accadere che ci si possa, un bel giorno, trovare? Non a torto stato detto: Dove il vostro tesoro, l anche il vostro cuore; il nostro tesoro l dove sono gli alveari della nostra conoscenza (F. Nietzsche, Genealogia della morale, Prefazione, I)

Bibliografia
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