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SANTO GRAAL A ROMA: NUOVE CONFERME (2)

Incontro col ricercatore Alfredo M. Barbagallo


Non un solo “Santo Graal”. Il filo che lega Arezzo e Arikamedu, dove fu martiriz-
zato Tommaso Apostolo. L’operato di Pio IX

iprendiamo il discorso. La teoria molto particolare di Alfredo Barbagallo

R conduce al ri trovamento, nel 1864, per mano dell’archeologo De Rossi, di


un “calice vi treo” in posizione simbolizzante rispetto alla struttura di
fondamenta della Basilica di San Lorenzo fu o ri le mura, a Roma.
Francesca Vajro - Ma perché quel calice sarebbe il Graal?
Alfredo M. Barbagallo - Perché, nell’ambito della mia analisi, non può
che essere il Santo Graal; cioè, la trasposizione poetica, in epoca medioe-
vale, delle antiche leggende su san Lorenzo “tesoriere” dell’antica Chiesa,
e della cronaca di Gregorio Magno, dai Dialoghi, dell’effrazione involon-
taria del ristretto sepolcrale del Santo stesso, nel VI secolo, ad opera del
predecessore Pelagio II…”.
D. Per cui?
R. Per cui Pelagio reperisce, nell’ambito della tremenda pestilenza dell’e-
poca, le Reliquie fondamentali della Chiesa, sepolte con san Lorenzo, e ne
destina una in posizione sacralizzante e suprema.
D. Una sola?
R. Non possiamo non ipotizzare, da parte di Pelagio II, il reperimento di
un intero giacimento reliquiario materiale, contenente i “tesori della
Chiesa” affidati a Lorenzo. Poi, come racconta correttamente Papa
Papa Pel a gio II Gregorio, la pestilenza compie rapidamente ed in pochi giorni il suo corso, ster-
(?-7 Febbraio 590)
minando Pelagio e l’intero gruppo monacale laurenziano.
D. Poi cosa accade?
R. Poi Gregorio si ritrova tra le mani, dal settembre 590, una suprema entità di
reliquie materiali di cui non si ha precisa memoria identificativa. E le distribui-
sce, in maniera evangelizzante, ai capi europei post barbarici d’epoca, in via di
cristianizzazione. Parrebbe a noi questo il caso del Santo Caliz di Valencia e del-
l’indefinita Ampolla di Glastonbu ry.
D. Ma allora nella sua ipotesi vi sono più “Santi Graal”?
R. Esattamente.
D. Per quanto si tratti di una tesi affascinante, non capiamo perché il calice
vi treo sia in quella postazione.
R. Qui le questioni si vanno facendo realmente stupefacenti. Consiglio, per capi-
re a fondo la complessità dei passaggi individuati, di leggere l’intero mio docu-
mento web – alfredobarbagallo.com – costituito di ben seicento pagine.
D. Può riassumerci il contenuto? Arikamedu risultereb-
R. Certo. Le tradizioni leggendarie dei be area di martirio di
primi secoli cristiani vivono l’attestazione uno dei Sa n ti – ed
di un clamoroso miracolo del “calice Apostoli – più venera-
vitreo”; ricomposto, per prodigio divino, ti del pensiero cristia-
ad opera di san Donato martire e Vescovo no, Tommaso, l’Apo-
nell’antica Arretium, ossia Arezzo. Di que- stolo incredulo.
sto grande santo, e del miracolo del calice
frammentato e risanato, esiste una straor- D. Incredibile!
dinaria citazione di Gregorio stesso, nei R. Le anti che fon ti
Dialoghi; una citazione strana, perché sembrerebbero univo-
antecedente alla Passio di tradizione rela- che su ciò, ed anche la
Arikamedu, sud dell’India. Coccio di vasellame moderna ricerca ar-
tiva. Ma non è l’unica! romano proveniente da Arezzo cheologica, almeno a
D. Cioè? p a rtire dalla scoperta in epoca portoghese, della
R. San Donato di Arezzo è stato per tutta l’epoca “Casa di Tom m as o” n ell ’a rea di Ch ennai-Madras,
medioevale sovrapposto e confuso con un altro Santo co sti tuita con materiali analoghi a qu elli dell’adia-
episcopale dei primi secoli, Donato di Evorea, attual- cen te disperso vi ll a ggio di Arikamedu.
mente sepolto, da un millennio, a Murano di Venezia, Ri cordiamo che i Portoghesi occu parono l’area di
ed è evidente il significato di ciò. Janice Bennett, stori- Mad ra s, at tuale Ch en n a i, e l’intera cos tiera orien-
ca americana del Colorado, ed autrice di importanti tale indiana nell ’am bi to della loro espansion e
testi sull'argomento, è la principale sostenitrice della im peri a le , dal 1521 circ a ; essi trova rono preceden-
teoria del Santo Caliz di Valencia proveniente dalla ti elementi di venerazione di Tommaso Apostolo
identica tradizione laurenziana come Santo Graal. nell’area, già noti in epoca antica e medioevale, e
Secondo le sue ultime ricerche, un San Donato abate scoprirono l’esistenza di antiche strutture abitati-
avrebbe un ruolo centrale nella vicenda graaliana del ve, civili ed ecclesiali connesse all’Apostolo.
Santo Caliz di Valencia; ricordiamo che anche lo stesso D. Quindi lei sostiene che esista un legame tra la
termine proprio “Glastonbury” significa “Isola di tomba indiana di
vetro” o “del vetro”. Tommaso Apo s tolo e
l’antica Arezzo?
D. Tutte leggende che provengono dallo stesso calice R. Forse – con la massi-
vi treo di San Lorenzo a Roma. ma prudenza – anche di
R. Sì. E si aggiunga e si noti che lo stesso Sacro Catino più. In f a t ti le antiche
di Genova è conservato nella Cattedrale cittadina di San fonti apocrife parlano di
Lorenzo. una riconduzione pres-
s oché immediata in
D.Ma allora qual è il legame tra la leggenda aretina del terra occidentale di
calice vitreo miracoloso e l’oggetto trovato in epoca indefinibili componenti
moderna a Roma? post-martiriali del
R. Vi spiego questo passaggio delicato avvenuto nel grande Apostolo cristia-
corso della mia ricerca. Arezzo – Arretium – commer- no. Possiamo pensare
ciava intelligentemente ed espansivamente in epoca che gli Aretini impegna-
romana i suoi prodotti, soprattutto ceramiche, con ti nella zona commer-
tutto il mondo all ora conosciuto. Nell’immediato ciale abbiano condotto
secondo dopoguerra , il noto archeologo ingl e s e ad Arretium tali compo-
Mortimer Wheeler trova notevoli componenti di mate- nenti, tra cui quell’ele-
riale ceramico aretino nel punto estremo dell’espansio- mento divenuto poi
ne di commercio romana verso l’Oriente, ossia addirit- simbolo della leggenda
tura nel Golfo del Bengala. Wheeler scopre in area le del Calice di san La statua bronzea di Minerva
tracce di un’antico villaggio commerciale di chiara Donato, e poi della leg- ri nvenuta nel 1541 ad Arezzo
influenza aretina, dal significativo nome locale di genda sui Tesori di San presso la chiesa di San
Arikamedu, ma, per quanto possa sembrare incredibile, Loren zo, a Roma. Il Lorenzo
Calice di San Lorenzo identificabile
SAN TOMMASO APOSTOLO come Sacro Calice cristiano, poi poe-
Lo incontriamo tra gli Apostoli, senza nulla sapere della sua storia tizzato come Santo Graal.
precedente. Il suo nome, in aramaico, significa “gemello”. Ci sono D. Ma quali prove ulteriori ha trova-
ignoti luogo di nascita e mestiere. Il Vangelo di Giovanni, al capitolo
11, ci fa sentire subito la sua voce, non proprio entusiasta. Gesù ha to a sostegno di questa tesi?
lasciato la Giudea, diventata pericolosa: ma all’improvviso decide di R. Arezzo ha in sé nella sua parte anti-
ritornarci, andando a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro. I ca, una chiesetta laurenziana medioe-
discepoli trovano che è rischioso, ma Gesù ha deciso: si va. E qui si fa vale, quella del Colcitrone. Sotto di
sentire la voce di Tommaso, obbediente e pessimistica: “Andiamo essa – esattamente sotto – è nota da
anche noi a morire con lui”. È sicuro che la cosa finirà male; tuttavia secoli un’area di Sanctu a rium tardo-
non abbandona Gesù: preferisce condividere la sua disgrazia, anche etrusco, da un’Insula del I secolo, si
brontolando. Facciamo torto a badi, da cui sono emerse nel tempo
Tommaso ricordando solo il suo
momento famoso di incredulità dopo anche opere artistiche straordinarie,
la risurrezione. Lui è ben altro che un come la statua bronzea di Minerva
seguace tiepido. Ma credere non gli è rinvenuta nel 1541.
facile, e non vuol fingere che lo sia.
Dice le sue difficoltà, si mostra com’è, D. Il primo “ricovero” del Santo
ci somiglia, ci aiuta. Eccolo all’ultima Graal?
cena (Giovanni 14), stavolta come R. “Sì, probabilmente.
interrogante un po’ disorientato. Gesù
sta per andare al Getsemani e dice che D. E chi lo porta a Roma?
va a preparare per tutti un posto nella R. Torna a Roma su disponibilità pon-
casa del Padre, soggiungendo: “E del tificia nella primissima fase cristiana,
luogo dove io vado voi conoscete la per rimanere sepolto con Lorenzo suo
via”. Obietta subito Tommaso, candi- custode; e infine essere deposto nel
do e confuso: “Signore, non sappiamo tardo VI secolo nella Basilica superio-
dove vai, e come possiamo conoscere
la via?”. Scolaro un po’ duro di testa, re, e definitivamente ri trovato dal
ma sempre schietto, quando non capi- grande De Rossi, che – a mio modesto
sce una cosa lo dice. E Gesù riassume parere – comprende tutto immediata-
Verrocch i o, In c redulità di San per lui tutto l’insegnamento: “Io sono mente, ma non può rivelarlo.
Tommaso. Firenze, Orsanmichele, la via, la verità e la vita”. Ora arrivia-
1483 D. Perché?
mo alla sua uscita più clamorosa, che
gli resterà appiccicata per sempre, e troppo severamente. Giovanni, R. Perché è supponibile che ai suoi
capitolo 20: Gesù è risorto; è apparso ai discepoli, tra i quali non c’era danni – ed addirittura ai danni dello
Tommaso. E lui, sentendo parlare di risurrezione “solo da loro”, esige stesso Pio IX, senz’altro informato del
di toccare con mano. È a loro che parla, non a Gesù. E Gesù viene, ritrovamento e suo grande sostenitore
otto giorni dopo, lo invita a “controllare”... Ed ecco che Tommaso, il – si vada a creare una rete di sottile dif-
pignolo, vola fulmineo ed entusiasta alla conclusione, chiamando
Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”, come nessuno finora aveva mai fidenza ed isolamento… È una ipote-
fatto. E quasi gli suggerisce quella promessa per tutti, in tutti i tempi: si tragica, ma fortemente valutabile.
“Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno”. Tommaso è Oltre un certo punto, neanche un
ancora citato da Giovanni al capitolo 21 durante l’apparizione di Pontefice straordinario come Mastai
Gesù al lago di Tiberiade. Gli Atti (capitolo 1) lo nominano dopo Ferretti poteva, motu proprio e senza
l’Ascensione. Poi più nulla: ignoriamo quando e dove sia morto. prove assolute, andare con tro la
Alcuni testi attribuiti a lui (anche un “Vangelo”) non sono ritenuti volontà della Curia.
attendibili. A metà del VI secolo, il mercante egiziano Cosma
Indicopleuste scrive di aver trovato nell’India meridionale gruppi ina- D. Allora cosa fa?
spettati di cristiani; e di aver saputo che il Vangelo fu portato ai loro R. Pio IX si fa collocare post mortem
avi da Tommaso apostolo. Sono i “Tommaso-cristiani”, comunità dietro richiesta testamentaria, in quel-
sempre vive nel XX secolo, ma di differenti appartenenze: al cattoli-
cesimo, a Chiese protestanti e a riti cristiano-orientali. lo stesso Nartece di San Lorenzo dove
è stato trovato il Calice. All’atto del
(da: www.santiebeati.it - Domenico Agasso, Famiglia Cristiana) reperimento, l’archeologo De Rossi
scrive una breve e sibi llina nota,
lasciando ai posteri ed all’umanità la definizione del
tutto; ma preserva e disegna anche l’oggetto. Per
come possiamo quindi ipotizzare da questa ricer-
ca, due Santi, quindi, ma anche due vittime.
D. Sembra un autentico giallo storico, questo. E
poi perché di vetro?
R. Per quanto possa sembrare strano, la tecnica
del vetro soffiato non nasce a Roma o in
Occidente, ma in Palestina, poco prima dell’epo-
ca dello stesso Gesù, e solo da lì perviene poi a
Roma. Il borgo evangelico di Cafarnao si segnala
attualmente in archeologia come epicentro di fabbri-
cazione di antichi vasi in vetro soffiato… quindi
il primo gruppo di apostoli raccolto intorno a Giovanni Battista De Rossi, archeologo (1822-1894).
Gesù poteva senz’altro avere utilizzato manifat- In basso:ARoma,
destra: calice vitreo (raffigurazione di scavo)
Chiesa di San Tommaso in Formis (IX-X sec.)
tura locale di quel modello.
D. Questa affermazione mi sembra molto logica.
Ma allora il calice vitreo era proprio “quel” calice?
R. Questa ricerca ci conduce ad ipotizzare una reli-
quia materiale di carattere cristiano supremo, e di
diretta conduzione apostolica in senso martiriale. Il
martirio di Donato sovra ppo s to a qu ello di
Tommaso, ed originante quello di Lorenzo; una suc-
cessione storica particolarissima e da verificare con
estrema attenzione – è sempre una ipotesi – ma per
certi aspetti addirittura sublime.
D. Andiamo all’ultima cena?
R. Tommaso non parrebbe, in quest’ambito di ricer-
ca, connaturarsi in maniera particolare all’Ultima
Cena…
D. Cosa? del Vescovo Arculfo, nel VII secolo. Arculfo
R. L’episodio evangelico dell’Incredulità non si veri- parla di una venerazione d’area di un Calice
fica – come molti lettori superficiali del Vangelo cre- dell’Ultima Cena, che è però – ad attenta lettu-
dono – durante l’Ultima Cena. Tommaso l’Incredulo ra – anche il Calice della Cena Resurrezionale,
tocca il Costato di Cristo nell’ambito del suo scettici- cosa che nessuno ha mai osservato, dovrei dire.
smo verso il Cristo risorto; Cristo che, si rammenti,
dal testo evangelico cena con gli Apostoli dopo la sua D. E quindi, cosa conclude?
morte in croce, e dopo essere stato preso da R. Ammettendo una Reliquia caliciforme vitrea
Tommaso per spettro, o fantasma. Sono le cosiddet- proveniente dall’Apostolo incredulo, potrebbe
te Apparizioni di Cristo, ufficiali in maniera somma trattarsi comunque in ogni caso di un comune
per il credo cattolico. – anche se sommo – oggetto di valore archeo-
logico; nessuno potrebbe mai dirci se a quel
D. Allora parliamo di un Santo Graal del Cristo Calice abbia realmente bevuto Gesù Cristo. Ma
risorto? Possibile? se ne ha quantomeno la tradizione.
R. Lo possiamo senz’altro ipotizzare. Vi è su ciò un
elemento decisivo, anche se poco noto e poco studia- So che Barbagallo ha ancora molto da dire su
to. Si tratta della prima citazione del Calice di Cristo questa questione complicatissima. E noi
configurante la futura leggenda del Santo Graal – ad siamo pronti ad ascoltare il seguito. Alla pros-
opera di Adamnano di Iona, nel suo De Locis Sanctis, sima puntata.
in cui è descritto il famoso viaggio a Gerusalemme [2. CONTINUA]

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