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Problemi al bordo per le Equazioni

Dierenziali
Prof. Pietro Zecca
E-mail address: zecca@unifi.it
URL: http://www.de.unifi.it/anum/zecca
Contents
Prefazione v
Chapter 1. Generalit sulle Equazioni Dierenziali Ordinarie 1
1. Equazioni lineari omogenee a coecienti costanti 1
2. Equazioni a coecienti costanti, non omogenee 6
3. Equazioni di Eulero-Cauchy 12
4. Serie di Funzioni 18
5. Soluzioni per serie per e.d.o. del secondo ordine 29
Chapter 2. Problemi al bordo per le E.D.O. 57
1. Preliminari 57
2. Problemi di Sturm-Liouville 62
3. Ortogonalit delle autofunzioni 68
4. Serie ortonormali di funzioni 73
5. Convergenza e completezza 76
6. Equazioni auto-aggiunte 81
7. Altri sistemi tipo Sturm-Liouville 86
Chapter 3. Equazioni dierenziali alle derivate parziali del primo
ordine 91
1. Introduzione 91
2. Equazioni lineari e quasi-lineari 91
3. Il problema di Cauchy 92
4. Esistenza ed unicit delle soluzioni 92
5. Leggi di conservazione 97
Chapter 4. Equazioni alle derivate parziali del secondo ordine 105
1. Introduzione 105
2. Separazione delle variabili 114
3. Lequazione donda 122
4. LEquazione di Diusione 131
5. Forme canoniche 137
Chapter 5. Serie di Fourier 147
1. Introduzione 147
2. Coecienti di Fourier 147
3. Serie in seni, coseni ed in forma esponenziale 157
4. Applicazioni 161
5. Convergenza della serie di Fourier 166
iii
iv CONTENTS
Chapter 6. Integrali e trasformate di Fourier 175
1. Lintegrale di Fourier 175
2. Trasformata di Fourier 182
3. Applicazioni 192
Chapter 7. Problemi al bordo in coordinate cartesiane 199
1. Lequazione di Laplace 199
2. Lequazione donda 208
3. Lequazione di diusione 218
4. Metodo delle trasformate di Fourier e Laplace 224
5. Verica delle soluzioni 232
Chapter 8. Problemi al bordo in altri sistemi di coordinate 243
1. Coordinate Polari 243
2. Coordinate cilindriche; funzioni di Bessel 251
3. Coordinate sferiche; polinomi di Legendre 264
Chapter 9. Applicazioni 281
1. Problemi al bordo in coordinate cilindriche e sferiche 281
2. Esercizi 290
Prefazione
Lobiettivo di queste note quello di presentare un metodo per la
soluzione delle equazioni dierenziali del secondo ordine che nascono
dalle applicazioni. Nella maggior parte dei casi questo metodo consiste
nella separazione delle variabili e nelluso delle trasformate (Laplace e
Fourier).
Il Capitolo 1 cerca di ricoprire alcuni degli elementi fondamentali
delle equazioni dierenziali che possono essere utili da consultare in
caso di necessit. Nel Capitolo 2 si delinea la dierenza tra un prob-
lema ai valori iniziali (problema di Cauchy) ed un problema al bordo
per le equazioni dierenziali ordinarie. Questo problema introduce in
modo naturale la teoria di Sturm-Liouville, compresa anche la rapp-
resentazione di una funzione in serie di funzioni ortonormali. Questa
rappresentazione porta ai problemi di convergenza e di completezza di
tali serie. Nel Capitolo 3 si introduce la teoria delle equazioni dieren-
ziali alle derivate parziali limitatamente alle equazioni lineari e quasi
lineari, con un accenno alle leggi di conservazione. Il metodo di sep-
arazione delle variabili introdotto nel Capitolo 4 in connessione alla
presentazione dell equazione di Laplace e dellequazione del calore. In
esso viene anche dedotta la soluzione di DAlambert per la vibrazione
di una corda di lunghezza innita. Tale soluzione viene poi estesa ad
una corda di lunghezza nita con condizioni al bordo. Il capitolo si con-
clude con lintroduzione della forma canonica per le equazioni ellittiche,
paraboliche e iperboliche.
La teoria delle serie di Fourier largomento principale del Capi-
tolo 5. Oltre alle serie in seno, coseno ed esponenziale, c un para-
grafo sulle applicazioni e sulla convergenza delle serie. Nel Capitolo
6, un argomento euristico estende le serie di Fourier agli integrali di
Fourier e quindi anche alle trasformate di Fourier e le sue applicazioni.
Linsieme degli argomenti precedenti si compongono nel Capitolo 7,
dedicato alla soluzione dei problemi al bordo, espressi in coordinate
cartesiane. Viene anche inclusa la trattazione delle equazioni non omo-
genee e delle condizioni al bordo di tipo non omogeneo. Segue un
paragrafo di applicazione delle trasformate di Laplace e Fourier alla
soluzione di questi problemi, ed anche un paragrafo sulla verica delle
soluzioni. Il Capitolo 8 contiene i problemi al bordo espressi in coor-
dinate polari, cilindriche e sferiche. Questo porta alla discussione delle
funzioni di Bessel e dei polinomi di Legendre e delle loro propriet.
v
vi PREFAZIONE
Voglio e devo ricordare il lavoro fatto dalla Dottoressa Irene Benedetti
per la stesura della parte riguardante le soluzioni per serie.
Un grazie particolare agli studenti Andrea Giusti e Alessandro Ri-
dol che mi hanno riportato tutti gli errori che hanno trovato stu-
diando le dispense, permettendomi cos una seconda, migliore edizione
di queste dispense. Resta inteso che tutti gli errori ancora contenuti
nel testo sono opera mia.-
CHAPTER 1
Generalit sulle Equazioni Dierenziali Ordinarie
1. Equazioni lineari omogenee a coecienti costanti
Diamo una breve presentazione di alcuni tipi di equazioni dieren-
ziali ordinarie elementari. I capitoli successivi useranno in modo forte
il materiale di questo capitolo. Poich ci occuperemo quasi esclusiva-
mente di equazioni del secondo ordine, ci limiteremo a studiare questo
tipo di equazioni.
Il pi semplice dei problemi da risolvere il seguente problema ai
valori iniziali (o di Cauchy
1
).
y
00
+a y
0
+b y = 0, (1.1a)
y (0) = c , y
0
(0) = d . (1.1b)
Qui, a, b, c, d sono numeri reali e gli apici indicano la derivazione rispetto
alla variabile indipendente, che indicheremo con x. Lequazione dif-
ferenziale omogenea (1.1a) ha una soluzione generale che la combi-
nazione lineare di due funzioni linearmente indipendenti, ognuna
delle quali soddisfa lequazione. Poich le condizioni iniziali sono due,
si pu sempre trovare ununica soluzione del problema (6.2).
Lo illustriamo con alcuni esempi.
Esempio 1. Risolvere il problema ai valori iniziali
y
00
y
0
6y = 0 , y (0) = 3 , y
0
(0) = 4 . (1.1c)
Soluzione 1. Scegliendo come possibile soluzione la funzione y =
exp(r x) ed immettendola nellequazione, si ottiene lequazione carat-
teristica
r
2
r 6 = 0
che ha come soluzioni i valori r = 2, r = 3. Si ottiene quindi la
soluzione generale
y = c
1
exp (2x) +c
2
exp(3x) .
Sostituendo i valori iniziali dentro la soluzione generale e la sua derivata
prima si ottiene il sistema di equazioni lineari
c
1
+c
2
= 3 ,
2c
1
+ 3c
2
= 4 .
1
Augustin Cauchy (1789-1857), matematico francese.
1
2 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Il sistema ammette una unica soluzione data dai due valori c
1
= 1 e
c
2
= 2. Ne segue che la la soluzione del problema ai valori iniziali dato
:
y (x) = exp(2x) + 2 exp (3x) .
Osserviamo che le due funzioni y
1
(x) = exp (2x) e y
2
(x) = exp (3x)
sono linearmente indipendenti su ogni intervallo, infatti il loro Wron-
skiano
2

y
1
(x) y
2
(x)
y
0
1
(x) y
0
2
(x)

exp(2x) exp (3x)


2 exp(2x) 3 exp(3x)

= 5 exp(x) .
sempre diverso da zero. E precisamente per questa ragione che il
sistema (1.1c) ammette ununica soluzione.
Esempio 2. Risolvere il problema ai valori iniziali
y
00
+ 2y
0
+y = 0 , y (0) = 3 , y
0
(0) = 5 .
Soluzione 2. Lequazione caratteristica
r
2
+ 2r + 1 = (r + 1)
2
= 0
ha due radici uguali. In questo caso, si pu dimostrare che y
1
(x) =
exp(x) e y
2
(x) = xexp (x) sono due soluzioni linearmente indipen-
denti dellequazione dierenziale data. Ne segue che la soluzione gen-
erale dellequazione
y (x) = c
1
exp(x) +c
2
xexp(x) .
Le condizioni iniziali danno il seguente sistema
c
1
= 3
c
1
+c
2
= 5 ,
quindi la soluzione del problema (vedi Figura)
y (x) = 3 exp (x) 2 xexp(x) .
2
Il Wronskiano un determinante, cos chiamato in onore del matematico po-
lacco Hon Wronski (1773-1853).
1. EQUAZIONI LINEARI OMOGENEE A COEFFICIENTI COSTANTI 3
2 1.5 1 0.5 0 -0.5
6.25
5
3.75
2.5
1.25
0
x
y
x
y
Graco di 3 exp(x) 2xexp(x) .
NellEsempio sopra, sapendo che y
1
(x) = exp (x) una soluzione,
assumiamo adesso che la seconda soluzione sia della forma y
2
(x) =
u(x) exp(x). Si ha:
y
2
(x) = u(x) exp (x) ,
y
0
2
(x) = u
0
(x) exp(x) u(x) exp (x) ,
y
00
(x) = u
00
(x) exp (x) 2u
0
(x) exp(x) +u(x) exp (x) .
Sostituendo nellequazione si ottiene
u
00
(x) exp(x) 2u
0
(x) exp (x) +u(x) exp(x)
+2 (u
0
(x) exp (x) u(x) exp (x)) +u(x) exp (x)
= u
00
(x) exp(x) = 0
da cui
u
00
(x) = 0 .
Ne risulta che u(x) = Ax +B, quindi si ha che
y
2
(x) = (Ax +B) exp (x) = Axexp (x) +Bexp(x) .
Lelemento exp (x) non linearmente indipendente da y
1
(x) mentre
xexp(x) lo .
Questo metodo per la ricerca della seconda soluzione indipendente
dellequazione dierenziale noto come metodo di riduzione dordi-
ne. Il nome proviene dal fatto che, in generale, la risultante equazione
dierenziale per la funzione u(x) pu essere trattata come una equazione
dierenziale del primo ordine.
Questo metodo non limitato al caso di equazione a coecienti
costanti, ma pu essere applicato a qualsiasi equazione dierenziale
4 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
lineare, cio ad unequazione della forma
y
00
(x) +a (x) y
0
(x) +b (x) y (x) = 0 . (1.2)
Esempio 3. Risolvere il problema ai valori iniziali
y
00
4y
0
+ 13y = 0 , y (0) = y
0
(0) = 3 .
Soluzione 3. In questo esempio le radici dellequazione caratter-
istica
r
2
4r + 13 = 0
sono i numeri complessi 2 3i. Ne segue che la soluzione generale
y (x) = exp(2x) (c
1
cos 3x +c
2
sin3x) .
Il sistema delle condizioni iniziali
c
1
= 3 ,
2c
1
+ 3c
2
= 3 .
da cui segue che la soluzione del problema
y (x) = exp(2x) (3 cos 3x sin3x) .
Nei tre esempi precedenti si sono esaminati i tre possibili casi che
possono sorgere nello studio delle equazioni dierenziali del secondo
ordine a coecienti costanti. In tutti i casi, lequazione caratteristica
unequazione algebrica di secondo grado a coecienti reali, le cui radici
ricadono sempre nei tre casi precedenti, esse sono due soluzioni reali e
distinte, reali e coincidenti o complesse coniugate.
1.1. Esercizi.
(1) Trovare la soluzione generale per ognuna delle seguenti equazio-
ni
(a) y
00
3y
0
+ 2y = 0.
(b) y
00
6y
0
+ 9y = 0.
(c) y
00
6y
0
+ 25y = 0
(2) Trovare la soluzione generale dellequazione y
00
3y
0
= 0
(3) Risolvere le seguenti equazioni
(a) y
00
+ 2y
0
+ 2y = 0
(b) y
00
+y
0
+ 2y = 0
(c) 8y
00
+ 4y
0
+y = 0, y (0) = 0, y
0
(0) = 1
(d) x
00
+ 4x = 0, x(/4) = 1, x
0
(/4) = 3
(4) Risolvere i seguenti problemi ai valori iniziali
(a) y
00
+ 3y
0
+ 2y = 0, y (0) = 0, y
0
(0) = 2
(b) y
00
+ 9y = 0, y (0) = 2, y
0
(0) = 9
(c) y
00
4y
0
+ 4y = 0, y (0) = 3, y
0
(0) = 6
(5) Risolvere i seguenti problemi ai valori iniziali
1. EQUAZIONI LINEARI OMOGENEE A COEFFICIENTI COSTANTI 5
(a) x
00
+x
0
3x = 0, x(0) = 0, x
0
(0) = 1
(b) u
00
+ 5u
0
+ 6u = 0, u(0) = 1, u
0
(0) = 2
(c)

+ 2

+
2
= 0, (1) = 1,

(1) = 1/ (il punto
denota la derivazione rispetto ad una qualche variabile
indipendente).
(6) Mostrare che le funzioni exp (x) cos (x) e exp (x) sin (x)
sono linearmente indipendenti per ogni x (Calcolare il Wron-
skiano).
(7) Considerare lequazione dierenziale omogenea (1.2) e si as-
suma che sia nota una soluzione y
1
(x) .
(a) Sia y
2
(x) = u(x) y
1
(x) la seconda soluzione. Mostrare
che lequazione dierenziale a cui soddisfa la funzione
u(x)
y
1
(x) u
00
(x) + [2y
0
1
(x) +a (x) y
1
(x)] u
0
(x) = 0 .
(b) Applicare il metodo della parte (a) allequazione
x
2
y
00
+xy
0
4y = 0
per trovare la soluzione y
2
(x) sapendo che y
1
(x) = x
2
.
(Nota: lequazione data va divisa per x
2
per poter usare
i risultati della parte (a).)
6 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
2. Equazioni a coecienti costanti, non omogenee
Considerare il caso di equazioni non omogenee in generale, ci porte-
rebbe fuori dai limiti del corso, per questo consideriamo solo equazioni
a coecienti costanti, cio equazioni della forma
y
00
+ay
0
+by = f (x) (2.1)
dove a e b sono costanti.
Si pu dimostrare che la soluzione pi generale dellEq. (2.1) la
somma
y (x) = y
o
(x) +y
p
(x)
dove y
o
(x) la soluzione generale dellequazione omogenea associata
y
00
+ay
0
+by = 0
e y
p
(x) chiamata soluzione particolare dellEq. (1.2).
Abbiamo gi visto nel Paragrafo 1.1 come trovare y
o
(x), quindi, in
questo paragrafo si studier come trovare y
p
(x)
Il problema non , in generale, semplice a meno che non si im-
pongano alcune restrizioni alla funzione f (x) dellEq. (2.1).
Ci limiteremo, quindi, a considerare funzioni del tipo
{P
n
(x) exp (x) sin (x) , P
n
(x) exp (x) cos (x)} (2.2)
dove P
n
(x) un polinomio in x di grado n, cio
P
n
(x) = c
0
+c
1
x +c
2
x
2
+ +c
n
x
n
.
Sebbene possa sembrare restrittivo limitarsi a funzioni di questa forma,
una buona parte dei problemi elementari ricadono in questa categoria.
La classe delle funzioni del tipo (2.2) chiusa rispetto alloperazione
di derivazione. Questo signica che se una funzione in questa classe
viene derivata, si ottiene una funzione (o somma di funzioni) dello
steso tipo.
Per esempio, se si deriva la funzione
f (x) =

x
2
2x + 3

exp (2x) sin 3x


si ottiene la funzione
f
0
(x) =

2x
2
6x + 4

exp (2x) sin 3x +

3x
2
6x + 9

exp (2x) cos 3x.


Questa propriet ci permette di determinare la soluzione particolare
dellequazione (2.1) con il metodo chiamato metodo dei coecienti
indeterminati.
Questo metodo consiste nellassumere, per la soluzione, la stessa
forma del termine noto, sostituirla nellequazione e confrontare poi i
coecienti dei termini simili.
Esempio 4. Trovare la soluzione particolare dellequazione dieren-
ziale
y
00
+y
0
6y = (4x + 5) exp (x) .
2. EQUAZIONI A COEFFICIENTI COSTANTI, NON OMOGENEE 7
Soluzione 4. Poich il termine noto il prodotto di un polinomio
di grado uno per expx, si assume y
p
(x) della stessa forma, cio
y
p
(x) = (Ax +B) exp x .
Derivando si ha:
y
0
p
(x) = (Ax +B) exp x +Aexp x
y
00
p
(x) = (Ax +B) exp x + 2Aexpx ,
e, sostituendo nellequazione si ha
(4Ax + 3A4B) exp x = (4x + 5) exp x .
Uguagliando i due membri dellequazione, si ottiene A = 1 e B = 2,
quindi la soluzione cercata
y
0
p
(x) = (x + 2) expx .
Vogliamo subito notare che la soluzione generale dellequazione omoge-
nea associata
y
o
(x) = c
1
exp (3x) +c
2
exp (2x)
e che questa soluzione non ha termini in comune con y (x). Questa
eventualit deve essere tenuta di conto, come mostreremo pi avanti.
Esempio 5. Trovare la soluzione particolare dellequazione dieren-
ziale
y
00
+y
0
6y = (50x + 40) sin x .
Soluzione 5. Poich la derivata di sin x cos x, scegliamo la
soluzione particolare della forma
y
p
(x) = (Ax +B) sin x + (Cx +D) cos x ,
che include entrambi i termini in sin x e cos x.
Sostituendo questa funzione e le sue derivate nellequazione dieren-
ziale, si ottiene
sin x[(7AC) x +A7B 2C D]
+cox[(A7C) x + 2A+B +C 7D] = (50x + 40) sinx .
Quando si uguagliano i coecienti del termine destro e sinistro, si
ottiene un sistema lineare di quattro equazioni in quattro incognite. Si
ottiene A = 7, B = 6, C = 1, D = 3, da cui:
y
p
(x) = (7x + 6) sinx (x + 3) cos x .
Nel prossimo esempio vedremo come comportarsi quando il termine
noto dellequazione contiene termini presenti in y
o
(x).
Esempio 6. Trovare la soluzione particolare dellequazione dieren-
ziale
y
00
2y
0
+y = 12xexp x .
8 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Soluzione 6. Notiamo dapprima che la soluzione dellequazione
omogenea
y
o
(x) = (c
1
+c
2
x) exp x .
Poich il secondo membro dellequazione il prodotto di un polinomio
di grado uno per un esponenziale, saremmo portati ad assumere che la
soluzione particolare ha la forma (Ax +B) exp x.
Questa non pu essere, tuttavia, la soluzione, in quanto gi soluzione
dellequazione omogenea associata.
Quando ci accade, si moltiplica la funzione (Ax +B) exp x per il ter-
mine x
s
dove s il pi piccolo intero che impedisce che la soluzione par-
ticolare contenga termini gi presenti nella soluzione generale dellequa-
zione omogenea associata.
In questo caso s = 2; si assume perci
y
p
(x) = x
2
(Ax +B) exp x.
Derivando due volte questa funzione e sostituendo nellequazione dif-
ferenziale data, si ottiene
(6Ax + 2B) exp x = 12xexp x ,
da cui A = 2 e B = 0 ne segue che
y
p
(x) = 2x
3
expx .
la soluzione generale dellequazione quindi
y (x) = (c
1
+c
2
x) exp x + 2x
3
exp x .
Il metodo dei coecienti indeterminati limitato alle funzioni indi-
cate in (2.2).
Esiste un metodo pi generale, noto come variazione dei para-
metri che indichiamo qui di seguito.
Data lequazione dierenziale
y
00
+a y
0
+b y = f (x)
(1) (a) Ottenere la soluzione generale dellomogenea
y
o
(x) = c
1
y
1
(x) +c
2
y
2
(x)
(b) Assumere che la soluzione particolare sia della forma
y
p
(x) = u(x) y
1
(x) +v (x) y
2
(x) .
(Notare che le costanti c
1
e c
2
sono state sostituite dalle
funzioni u(x) e v (x)).
Derivare, assumendo che
y
0
p
(x) = u(x) y
0
1
(x) +v (x) y
0
2
(x)
avendo posto
u
0
(x) y
1
(x) +v
0
(x) y
2
(x) = 0.
2. EQUAZIONI A COEFFICIENTI COSTANTI, NON OMOGENEE 9
(c) Trovare y
00
p
(x) partendo dalla y
0
p
(x) trovata in (b) per
ottenere
u
0
(x) y
0
1
(x) +v
0
(x) y
0
2
(x) = f (x) .
(d) Risolvere il sistema
u
0
(x) y
1
(x) +v
0
(x) y
2
(x) = 0
u
0
(x) y
0
1
(x) +v
0
(x) y
0
2
(x) = f (x)
in u
0
(x) e v
0
(x).
(e) Integrare u
0
(x) e v
0
(x) per ottenere u(x) e v (x).
(f) Trovare inne y
p
(x) e quindi la soluzione generale. Da
notare che il successo del metodo dipende dalla possibilit
di integrare u
0
(x) e v
0
(x).
Quando il termine noto dellEq. (2.1) contiene pi termini, si pu
usare il Principio di Sovrapposizione.
Criterio 1 (Principio di sovrapposizione). Se y =
1
(x) soluzio-
ne dellequazione y
00
+ ay
0
+ by = f
1
(x) e y =
2
(x) soluzione
dellequazione y
00
+ ay
0
+ by = f
2
(x), allora y (x) =
1
(x) +
2
(x)
soluzione dellequazione y
00
+ay
0
+by = f
1
(x) +f
2
(x).
Esso stabilisce che possibile risolvere problemi pi complicati
scomponendoli in problemi pi semplici e sommando poi tra loro soluzio-
ni dei problemi pi semplici.
2.1. Esercizi.
(1) Usare il principio di sovrapposizione per risolvere lequazione
y
00
2y
0
+y = x
2
2x + 3 sinx .
(2) Risolvere le seguenti equazioni, scrivendo la loro soluzione gen-
erale
(a) y 2y0 3y = 2 exp x 3 exp (2x)
(b) y 2y0 +y = 3 sin2x
(c) y
00
+ 3y
0
4y = 3 expx
(d) y
00
2y
0
+y = 3 exp x
(e) y
00
+ 4y
0
+ 4y = (2 +x) exp(x)
(f) y
00
4y = 4 exp (2x)
(g) y
00
+ 4y
0
+ 4y = 4x
2
8x
(h) y + 2y0 +y = sinx + cos 2x
(3) Trovare la soluzione particolare di
y
00
+ 3y
0
+ 2y = 2 exp (3x) .
10 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
(4) Trovare la soluzione particolare di
y
00
+ 4y = 3 sin 2x.
(5) Risolvere il problema di Cauchy
y
00
2y
0
+y = xexpx , y (0) = 3 , y
0
(0) = 5.
(6) Trovare la soluzione generale delle equazioni seguenti
(a) y
00
+y = cos x + 3 sin 2x
(b) y
00
5y
0
+ 6y = coshx
(c) y
00
+ 2y
0
+y = cos
2
x
(7) Risolvere i seguenti problemi di Cauchy
(a) y
00
+ 2y
0
+ 5y = 10 cos x, y (0) = 5, y
0
(0) = 6
(b) y
00
7y
0
+ 10y = 100x, y (0) = 0, y
0
(0) = 5
(c) y
00
2y
0
+y = x
2
1, y (0) = 2, y
0
(0) = 1
(8) Risolvere, usando il metodo di variazione dei parametri, la
seguente equazione:
y
00
+y = tanx .
(9) Usare il metodo di variazione dei parametri per ottenere la
soluzione generale delle seguenti equazioni
(a) y
00
y
0
= sec
2
x tan x
(b) y
00
2y
0
+y = expx/ (1 x
2
)
(c) y
00
+y = sec xtan x
(d) y
00
+y = sec x
(e) y
00
2y
0
+y = expx/x
2
(f) y
00
+ 4y = cot 2x
(10) Risolvere il seguente problema di Cauchy
y
00
2y
0
+y = e
x
/

1 x
2

, y (0) = 2, y
0
(0) = 6
(11) Vericare che y
1
(x) = x e y
2
(x) = 1/x sono soluzioni di
x
3
y
00
+x
2
y
0
xy = 0.
Usare questa informazione ed il metodo di variazione dei para-
metri per trovare la soluzione generale di
x
3
y
00
+x
2
y
0
xy = x/ (1 +x)
(12) Data lequazione y
00
y = xsin x :
(a) Risolverla con il metodo dei coecienti indeterminati
(b) Risolverla col metodo di variazione dei parametri
(13) Considerare lequazione y
00
+ ay
0
+ by = f (x), dove a, b R,
b 6= 0 e f (x) un polinomio di grado n. Mostrare che questa
equazione ha sempre come soluzione un polinomio di grado n.
2. EQUAZIONI A COEFFICIENTI COSTANTI, NON OMOGENEE 11
(14) Mostrare che la soluzione dellEsercizio 13 un polinomio di
grado n + 1 se b = 0.
12 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
3. Equazioni di Eulero-Cauchy
Vogliamo adesso iniziare a risolvere equazioni dierenziali lineari a
coecienti non costanti, equazioni, cio, della forma
a
0
(x) y
00
+a
1
(x) y
0
+a
2
(x) y = f (x) (3.1)
Una delle equazioni a coecienti variabili che pu essere facilmente
risolta lequazione di Eulero
3
-Cauchy, detta anche equazione equi-
dimensionale. Questo ultimo termine proviene dalla considerazione
sica che la dimensione sica di x immateriale, poich si lascia immu-
tata la dimensione del lato sinistro dellequazione anche se si cambia x
con cx, dove c una costante non nulla.
Essa ha la forma
x
2
y
00
+a x y
0
+b y = f (x) .
Incontreremo questa equazione pi avanti, quando studieremo prob-
lemi al bordo aventi simmetria circolare.
Assumiamo che sia x 6= 0; nella maggior parte dei casi assumeremo
x > 0, sebbene considereremo anche il caso x < 0. Iniziamo con un
esempio per illustrare il metodo di soluzione.
Esempio 7. Trovare la soluzione generale dellequazione omogenea
associata allequazione
x
2
y
00
+ 2xy
0
2y = x
2
exp (x) , x > 0.
Soluzione 7. Questa unequazione di Eulero-Cauchy. Cerchiamo
una soluzione della forma y (x) = x
m
.
Ne segue che y
0
(x) = mx
m1
, y
00
(x) = m(m1) x
m2
. Sostituendo
nellequazione omogenea si ha
[m(m1) + 2m2] x
m
= 0 .
Poich x 6= 0 deve essere
m
2
+m2 = 0
che ha radici m
1
= 2 e m
2
= 1. Quindi
y
o
(x) = c
1
x
2
+c
2
x .
Da notare che la scelta di cercare una soluzione della forma y (x) = x
m
non casuale, ma dettata dalla forma dellequazione. La soluzione
particolare dellequazione completa pu essere trovata usando il metodo
di variazione dei parametri.
Esempio 8. Trovare la soluzione generale dellequazione omogenea
associata allequazione
x
2
y
00
+ 3xy
0
+y = x
3
, x > 0.
3
Leonard Euler (1707-1783), matematico svizzero.
3. EQUAZIONI DI EULERO-CAUCHY 13
Soluzione 8. La sostituzione y (x) = x
m
porta allequazione alge-
brica
m
2
+ 2m+ 1 = 0 ,
che ha una radice doppia m = 1.
In questo caso abbiamo trovato una sola soluzione dellequazione omo-
genea associata, che y
1
(x) = x
1
.
Il metodo, valido per le equazioni a coecienti costanti, di trovare una
seconda soluzione indipendente, moltiplicando y
1
(x) per x non fun-
ziona in questa situazione. Tale procedura infatti valida solo per le
equazioni a coecienti costanti. E facile vedere che y = 1 non
soluzione dellequazione data.
Per trovare la seconda soluzione si pu usare il metodo di riduzione
di ordine.
Si suppone che la seconda soluzione y
2
(x) sia della forma y
2
(x) =
u(x) y
1
(x) e si cerca di capire quale equazione soddisfa la funzione
u(x). In questo caso y
2
(x) = u(x) /x e quindi
y
0
2
(x) =
u
0
x u
x
2
,
y
00
2
(x) =
x
2
(xu
00
2u
0
) + 2ux
x
4
.
sostituendo nellequazione omogenea associata si ottiene
xu
00
+u
0
= 0 .
Lequazione pu essere scritta nella forma
(xu
0
)
0
= 0
da cui
xu
0
= c
2
e quindi
u
0
= c
2
/x
da cui si ottiene che
u(x) = c
1
+c
2
log x .
Si ottiene quindi che
y
2
(x) =
u(x)
x
=
c
1
x
+
c
2
x
log x .
poich il termine 1/x gi presente in y
1
(x), possiamo dire che
y
2
(x) =
u(x)
x
=
c
2
x
log x
la soluzione generale dellomogenea associata
y
o
(x) = c
1
y
1
(x) +c
2
y
2
(x) =
c
1
x
+
c
2
x
log x .
Vedremo pi avanti che la funzione log x apparir sempre nel caso di
radici ripetute.
14 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Esempio 9. Trovare la soluzione generale dellequazione omogenea
associata a
x
2
y
00
+xy
0
+y = cos x , x > 0 .
Soluzione 9. In questo esempio, dopo aver sostituito y (x) = x
m
,
si ha
m
2
+ 1 = 0 .
le soluzioni sono, quindi x
i
e x
i
. Ne risulta che la soluzione
y
o
(x) = C
1
x
i
+C
2
x
i
. (3.2)
Una soluzione in forma reale, si pu ottenere sostituendo C
1
e C
2
con
(c
1
ic
2
) e (c
1
+ic
2
) rispettivamente, e notando che
x
i
= exp (i log x) = cos (log x) +i sin(log x) .
Con queste modiche, la soluzione pu essere scritta nella forma reale
y
o
(x) = c
1
cos (log x) +c
2
sin (log x) .
Vogliamo adesso descrivere i vari casi che si incontrano nella soluzio-
ne dellequazione omogenea di Eulero-Cauchy
x
2
y
00
+axy
0
+by = 0 . (3.3)
La sostituzione di y
o
(x) = x
m
porta allequazione algebrica
m(m1) +am+b = 0
scritta anche come
m
2
+ (a 1) m+b = 0 . (3.4)
Questa equazione chiamata equazione ausiliaria dellequazione omo-
genea di Eulero-Cauchy (3.3).
Caso 1 (a 1)
2
4b > 0. Le radici dellEq. (3.4) sono reali e distinte,
m
1
ed m
2
. In tal caso
y
o
(x) = c
1
x
m
1
+c
2
x
m
2
(3.5)
e poich il Wronskiano

x
m
1
x
m
2
m
1
x
m
1
1
m
2
x
m
2
1

= (m
2
m
1
) x
m
1
+m
2
1
6= 0
le due funzioni x
m
1
e x
m
2
sono linearmente indipendenti.
4
Caso 2 (a 1)
2
4b = 0. Le radici dellEq. (3.4) sono reali e coinci-
denti, m
1
= m
2
= m. ne segue che
y
1
(x) = x
m
una soluzione dellEq. (3.3). La seconda pu essere trovata con il
metodo di riduzione dordine. Poniamo
y
2
(x) = u(x) x
m
.
4
Da notare che lipotesi x > 0 qui essenziale.
3. EQUAZIONI DI EULERO-CAUCHY 15
Derivando e sostituendo nellequazione si ottiene
u[m(m1) +am+b] x
m
+u
0
(2m+a) x
m+1
+u
00
x
m+2
= 0 .
Il coeciente di u zero, essendo la soluzione di (3.4). Inoltre, lEq
(3.4) insieme alla condizione (a 1)
2
4b = 0 implicano che 2m+a = 1.
Ne segue che
xu
00
+u
0
= 0 ,
che soddisfatta da u = log x. Quindi
y
2
(x) = x
m
log x . (3.6)
Caso 3 (a 1)
2
4b < 0 . Le radici dellEq. (3.4) sono complesse
coniugate, m
1
= + i e m
2
= i. Ne segue che le due soluzioni
linearmente indipendenti dellequazione omogenea sono
y
1
(x) = x
+i
= x

x
i
= x

exp(i log x)
e
y
2
(x) = x
i
= x

x
i
= x

exp (i log x) .
Usando la formula di Eulero
5
trasformiamo lesponenziale in forma
trigonometrica
y
1
(x) = x

[cos ( log x) +i sin (log x)]


e
y
2
(x) = x

[cos ( log x) i sin(log x)] .


ne segue che la soluzione generale dellequazione omogenea
y
0
(x) = x

[c
1
cos ( log x) +c
2
sin ( log x)] . (3.7)
Se si cerca la soluzione generale dellEq. (3.1) , necessario aggiungere
la soluzione particolare dellequazione non omogenea. Tale soluzione
pu essere trovata usando il metodo di variazione delle costanti, anche
se pu non essere sempre semplice. Il metodo dei coecienti indeter-
minati non pu essere usato perch lequazione di Eulero-Cauchy non
a coecienti costanti.
Esiste un metodo alternativo per risolvere lEq. (3.3). Poich x > 0,
possiamo operare la sostituzione
u = log x .
Ne segue che x = exp u ed usando la regola di derivazione composta si
ha
dy
dx
=
dy
du
du
dx
=
1
x
dy
du
.
5
exp(i) = cos + i sin
16 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Inoltre si ha
d
2
y
dx
2
=
d
dx

dy
dx

=
d
dx

1
x
dy
du

=
1
x
d
du

dy
du

du
dx

1
x
2
dy
du
=
1
x
2

d
2
y
du
2

dy
du

.
Con questo cambiamento di variabile lEq. (3.3) viene trasformata in
d
2
y
du
2
+ (a 1)
dy
du
+by = f (exp u) .
Adesso lequazione a coecienti costanti ed i metodi relativi alle
equazioni a coecienti costanti possono essere usati.
Abbiamo considerato solo il caso x > 0. Se si vogliono le soluzioni per
x < 0, allora x pu essere sostituto con x nellequazione dierenziale
e nella soluzione.
3.1. Esercizi.
(1) Risolvere il problema di Cauchy
x
2
y
00
2y = 0, y (1) = 6 , y
0
(1) = 3 .
(2) Trovare le soluzioni generali delle seguenti equazioni
(a) x
2
y
00
+ 5xy
0
5y = 0
(b) t
2
y
00
+ 5ty
0
+ 5y = 0
(c) r
2
u
00
+ 3ru
0
+u = 0
(3) Trovare la soluzione generale dellequazione
x
2
y
00
+xy
0
9y = x
2
2x
(4) Trovare la soluzione generale dellequazione
x
2
y
00
+xy
0
+ 4y = log x .
(5) Risolvere il problema di Cauchy
x
2yy
00
xy
0
+2y
= 5 4x , y (1) = 0 , y
0
(1) = 0 .
(6) Risolvere i seguenti problemi di Cauchy
(a) x
2
y
000
+xy
0
= 0 , y (1) = 1 , y
0
(1) = 2
(b) x
2
y
00
2y = 0 , y (1) = 0 , y
0
(1) = 1
(7) Usare il metodo di riduzione dordine per trovare la seconda
soluzione di ognuno dei seguenti problemi.
(a) x
2
y
00
xy
0
+y = 0, y
1
(x) = x
(b) xy
00
+ 3y
0
= 0 , y
1
(x) = 2
(c) x
2
y
00
+xy
0
4y = 0 , y
1
(x) = x
2
(d) x
2
y
00
xy
0
+y = 0 , y
1
(x) = xlog x
2
3. EQUAZIONI DI EULERO-CAUCHY 17
(8) Mostrare che i prodotti xy
0
e x
2
y
00
rimangono inalterati se si
sostituisce x con cx, dove c una costante non nulla.
(9) Mostrare che la sostituzione x = exp u trasforma lequazione
x
2
y
00
+axy
0
+by = 0, dove a, b sono costanti, nellequazione
d
2
y
du
2
+ (a 1)
dy
du
+by = 0 .
(10) Risolvere ognuno dei seguenti problemi ai valori iniziali
(a) 4x
2
y
00
4xy + 3y = 0 , y (1) = 0 , y
0
(1) = 1
(b) x
2
y
00
+ 5xy
0
+ 4y = 0 , y (1) = 1 , y
0
(1) = 3
(11) Determinare la soluzione generale dellequazione
x
2
y
00
+axy
0
= 0 .
18 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
4. Serie di Funzioni
4.1. Serie di potenze. Per la risoluzione delle equazioni dieren-
ziali a coecienti variabili, abbiamo bisogno, in generale, di ulteriori
metodi di soluzione. Tra questi, uno dei pi utili quello della ricerca
di soluzioni per serie. Per usare questo metodo bisogna supporre che la
soluzione di una data equazione dierenziale sia esprimibile per serie di
potenze. Vogliamo, quindi, iniziare ricordando alcune delle propriet
delle serie.
Iniziamo con le serie numeriche.
Ognuna delle seguenti una serie (somma innita)

X
n=1
n = 1 + 2 + 3 + 4 + (4.1)

X
n=0
(1)
n
= 1 1 + 1 1 + 1 1 + (4.2)

X
n=1
1
n
p
= 1 +
1
2
p
+
1
3
p
+
1
n
p
+ (4.3)

X
n=0
r
n
= 1 +r +r
2
+r
3
+ (4.4)

X
n=0
(1)
n
2n + 1
= 1
1
3
+
1
5

1
7
+ (4.5)
la serie (4.1) divergente perch le somme parziali
S
1
= 1 , S
2
= 1 + 2 , S
3
= 1 + 2 + 3 , S
4
= 1 + 2 + 3 + 4
formano una successione
{S
1
, S
2
, S
3
, . . .} = {1, 2, 6, 10, . . .}
divergente.
Daltra parte la serie (4.2) indeterminata perch la successione
delle somme parziali
{1, 0, 1, 0, 1, 0, . . .}
non ammette limite.
Per quanto riguarda la serie (4.3), il test dellintegrale ci mostra che
essa convergente se p > 1 e divergente se p 1. Per p = 1 la serie
chiamata serie armonica. La serie (4.4) una serie geometrica
e si pu dimostrare (test della radice) che essa converge se |r| < 1 e
diverge se |r| 1.
La somma di tale serie pu essere scritta in forma chiusa, infatti

X
n=0
r
n
=
1
1 r
, |r| < 1 .
4. SERIE DI FUNZIONI 19
inne, la serie (4.5) un esempio di serie a segni alterni che si
pu dimostrare essere convergente, usando il criterio di Liebnitz
6
che
aerma:
Criterio 2 (Criterio di Liebnitz). Data la serie (4.5), se
1) Il valore assoluto di ogni elemento della serie minore o uguale al
valore assoluto dellelemento che lo precede.
2) Il limite, per n , del termine generale della serie, tende a zero.
Allora, la serie a segni alterni converge.
Vogliamo notare che una cosa determinare se una serie converge
o meno, altro determinare a cosa converge. Non ovvio, per esempio,
che la somma della serie (4.3) converge a /4.
Oltre che alle serie numeriche, siamo interessati alle serie di poten-
ze, della forma
a
0
+a
1
(x x
0
) +a
2
(x x
0
)
2
+ +a
n
(x x
0
)
n
+ (4.6)
una tale serie di potenze si dir centrata in x
0
.
Notato che la serie banalmente converge se x = x
0
, siamo interes-
sati a conoscere in quale intervallo di valori di x la serie converge. A
determinare cio un numero R > 0 tale che la serie converge per tutti i
valori di x (x
0
R, x
0
+R). R chiamato raggio di convergenza
della serie di potenze.
Esempio 10. Trovare il raggio di convergenza della serie

X
n=1
(1)
n+1
(x 1)
n
n
= (x 1)
(x 1)
2
2
+
(x 1)
3
3

Soluzione 10. Il test del rapporto ci dice che una serie converge
se
lim
n

u
n+1
u
n

< 1 ,
dove u
n
rappresenta ln-esimo termine della serie. Nel caso della serie
data, si ha
lim
n

u
n+1
u
n

(1)
n+2
(x 1)
n+1
n + 1

n
(1)
n+1
(x 1)
n

= |x 1| lim
n
n
n + 1
= |x 1| < 1 .
Ne segue che deve essere 1 < x 1 < 1 o 0 < x < 2, mostrando che
il raggio di convergenza 1. In molti casi va anche esaminato il com-
portamento della serie agli estremi dellintervallo di convergenza
e questo va fatto separatamente valutando il comportamento delle se-
rie numeriche che si ottengono sostituendo ad x i valori degli estremi
6
Gottfried Wilhelm Liebnitz (1646-1716), co-inventore insieme a Isaac Newton
del calcolo dierenziale, dimostr il teorema nel 1705.
20 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
dellintervallo. In questo caso si ha che la serie converge per x = 2
ma non per x = 0 (vericare), quindi lintervallo di convergenza
0 < x 2.
Ottenere la rappresentazione in serie di potenze di una funzione
unimportante strumento matematico, utile in molte applicazioni.
Ricordo che lo sviluppo di Taylor
7
f (x) =

X
n=0
1
n!
f
(n)
(x
0
) (x x
0
)
n
(4.7)
ed il suo caso particolare (x
0
= 0), lo sviluppo di Mac Laurin
8
f (x) =

X
n=0
1
n!
f
(n)
(x
0
) x
n
(4.8)
Ricordiamo qui, lo sviluppo in serie di Mac Laurin delle funzioni expx,
sin x, cos x, log (1 +x). Mentre le prime tre convergono per tutti i
valori di x, lultima converge nellintervallo 1 < x 1
exp x =

X
n=0
x
n
n!
(4.9)
sinx =

X
n=0
(1)
n
x
2n+1
(2n + 1)!
(4.10)
cos x =

X
n=0
(1)
n
x
2n
(2n)!
(4.11)
log (1 +x) =

X
n=1
(1)
n+1
x
n
n
(4.12)
Potrebbe sembrare che qualunque funzione che ammette una innit
di derivate, denite in x = x
0
possa essere rappresentata in serie di
Taylor in un intorno di x
0
. Ci non vero, la condizione , ovviamente,
necessaria ma non suciente. Ci sono funzioni che pur ammettendo
derivate di tutti gli ordini non sono esprimibili in serie di Taylor, come
la funzione
f (x) =
(
exp

1
x
2

, x 6= 0
0 x = 0
la quale ammette derivate di qualsiasi ordine in x
0
= 0 ma f
(n)
(0) = 0
per ogni valore di n e quindi il suo eventuale sviluppo sarebbe identi-
camente nullo
9
, non rappresentando, quindi, la funzione.
7
Brook Taylor (1685-1731) matematico inglese, scopr lo sviluppo nel 1712.
8
Colin Mac Laurin (1698-1746), matematico scozzese.
9
Lo studente provi laermazione calcolando la derivata.
4. SERIE DI FUNZIONI 21
4.1.1. Esercizi.
(1) Mostrare che la serie dellEsempio (10) converge per x = 2 e
diverge per x = 0.
(2) Usare il criterio del rapporto per mostrare che gli sviluppi di
exp x, sin x, cos x convergono per x R.
(3) Mostrare che lintervallo di convergenza della serie di Mac Lau-
rin di log (1 +x) converge per x (1, 1] .
(4) Vericare che
cosh x =
e
x
+e
x
2
=

X
n=0
x
2n
(2n)!
(5) Vericare che
sinhx =
e
x
e
x
2
=

X
n=0
x
2n+1
(2n + 1)!
(6) Usare la serie di Mac Laurin per calcolare sin

4
e cos

4
alla
quarta cifra decimale. (Sugg: usare il fatto che lerrore ha lo
stesso segno del primo termine scartato, ma valore minore).
(7) Usare il criterio del rapporto per mostrare che la serie (4.4)
converge per |r| < 1.
(8) Identicare la somma della serie
1
10
+
1
100
+
1
1000
+
1
10000
+
e trovare la somma della serie.
(9) Trovare il raggio di convergenza di ognuna delle seguenti serie
di potenze.
(a)
P

n=0
(x1)
2n+1
2n+1
(b)
P

n=0
x
2n
(2n)!
(c)
P

n=0
(x+3)
n
n+1
(d)
P

n=0
n! x
n
2
n
(e)
P

n=1
(x+2)
n
n3
n
(f)
P

n=0
(x1)
2n
(2n)!
(10) Vericare che ognuna delle seguenti serie convergente
(a)
P

n=1
n
(n+1)
3
(b)
P

n=0
1
n!
(c)
P

n=1
n
1
2
n
(d)
P

n=2

n+3
(n1)
2
(11) Vericare che ognuna delle seguenti serie divergente
22 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
(a)
P

n=2
1

nlog n
(b)
P

n=1
2
n
n
2
(c)
P

n=1
(n1)
n
n!
(d)
P

n=1
n
(n+1)
2
(12) Determinare i valori di p > 0 per i quali la seguente serie
converge o diverge

X
n=2
1
n
p
log n
(13) Determinare i valori di p R per i quali la seguente serie
converge

X
n=1
1
n
p
(14) Considerare al serie
P

n=1
1
n(n+2)
(a) Scrivere S
n
la somma parziale n-esima in forma chiusa.
(b) Trovare la somma della serie.
(15) Generalizzare lesercizio precedente per la serie
P

n=1
1
n(n+p)
dove p un intero positivo.
4.2. Successioni di funzioni e loro convergenza. Ricordiamo
cosa vuol dire che una successione di funzioni, denita nellintervallo
a x b
{f
1
(x) , f
2
(x) , f
3
(x) , . . . , f
n
(x) , . . .} ,
converge alla funzione f (x).
La scrittura
f (x) = lim
n
f
n
(x) per tutti gli x [a, b] ,
signica che la dierenza tra f (x) e f
n
(x) pu essere resa arbitraria-
mente piccola, prendendo n sucientemente grande. Usando un lin-
guaggio matematico pi preciso potremmo dire che per ogni > 0 e
per ogni punto x
0
[a, b] si verica che
| f
n
(x
0
) f (x
0
)| < (4.13)
per tutti gli n tali che n N (, x
0
), un intero. In altre parole, dato
> 0 e dato x
0
[a, b] possibile trovare un intero N tale che la
disuguaglianza (4.13) vale quando n N. Da notare che N dipende
in generale sia da che da x
0
per questo scriviamo N (, x
0
).
Esempio 11. Mostrare che la successione di funzioni
{x
n
} , 0 x 1
non converge uniformemente.
4. SERIE DI FUNZIONI 23
Soluzione 11. Per x = 0 e per x = 1 la convergenza ovvia.
Prendiamo 0 < x
0
< 1 e scegliamo 0 < < 1. Poich
lim
n
x
n
= 0 ,
poich la (4.13) diventa x
n
0
< o anche nlog x
0
< log da cui
log
1

log
1
x
0
< n . (4.14)
Per dimostrare che la successione converge, dobbiamo trovare un intero
N grande abbastanza in modo tale che la relazione (4.14) valga per tutti
gli n N. La (4.14) dimostra chiaramente che N dipende sia da che
da x
0
, quindi la successione non converge uniformemente. Osservare
che la (4.14) ci ricorda anche che si deve avere > 0 e 0 < x
0
< 1.
Ne segue che la funzione limite data da

0 , 0 x < 1 ,
1 , x = 1 .
Notare, inne che mentre tutte le funzioni x
n
sono continue in [0, 1],
la funzione limite non continua.
La convergenza illustrata nellEsempio (11) chiamata conver-
genza puntuale poich, dato > 0 ed il valore di n, la disuguaglianza
(4.14), dipende dalla scelta del punto x
0
nellintervallo (0, 1).
La convergenza putuale non garantisce, come lesempio sopra mostra,
la continuit della funzione limite, anche se tutte le funzioni della suc-
cessione sono continue.
Pi avanti, nel corso avremo a che fare con funzioni che sono denite
per mezzo di una serie. per esempio, possiamo avere
f (x) =

X
n=1
u
n
(x) ,
dove ognuna delle funzioni u
n
(x) denita su un intervallo I = [a, b].
Se la serie puntualmente convergente per ogni x I, allora la somma
della serie anchessa una funzione f della variabile x.
Si pongono alcune importante domande:
(1) Sotto quali condizioni la funzione f continua
(2) Sotto quali condizioni la funzione f dierenziabile
(3) Sotto quali condizioni si pu scrivere
Z
b
a
"

X
n=1
u
n
(x)
#
dx =
Z
b
a
f (x) dx
?
=

X
n=1
Z
b
a
u
n
(x) dx .
Sotto quali condizioni si pu scrivere
d
dx

X
n=1
u
n
(x) = f
0
(x)
?
=

X
n=1
u
0
n
(x) .
24 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Le risposte a queste domande coinvolgono una nozione di convergenza
diversa e pi forte della convergenza puntuale, prima descritta.
4.3. Convergenza uniforme. Supponiamo di avere una succes-
sione di funzioni {f
n
(x)} che converge ad una funzione f (x) e, per
ogni > 0 si abbia la relazione
|f
n
(x) f (x)| <
per tutti gli n > N () e per ogni x appartenente allintervallo I. Pos-
siamo allora dire che la successione di funzioni converge uniforme-
mente su I. In contrasto alla convergenza puntuale, nella convergenza
uniforme lintero N dipende da ma non dipende dal punto x cos che
possiamo scrivere N ().
Esempio 12. Data la successione di funzioni f
n
(x) = x
n
/n, 0
x 1, mostrare che essa converge uniformemente.
Soluzione 12. Sia > 0. Poich si ha che f (x) = lim
n
f
n
(x) =
0, la disuguaglianza
|f
n
(x) f (x)| <
diventa

x
n
n

1
n
< ,
scegliendo in modo tale che 1/ < n. Se N (per esempio) il pi pic-
colo intero maggiore di 1/, si vede che la relazione N indipendente
da x Diremo allora che x
n
/n converge a zero uniformemente nellinter-
vallo 0 x 1.
Poich la convergenza di una serie intimamente correlata alla con-
vergenza di una successione, la discussione precedente si applica anche
alle serie. Infatti:
Definizione 1. Diremo che la serie

X
n=1
u
n
(x)
converge puntualmente ( uniformemente) a f (x) se la successione delle
somme parziali {S
n
(x)}, dove
S
n
(x) =
n
X
i=1
u
i
(x)
converge puntualmente (uniformemente) alla funzione f (x).
Unidea correlata quella relativa allintegrale improprio di una
funzione dipendente da un parametro. Per esempio, data la funzione
f : (a, +) I data da (t, x) f (t, x), lintegrale
F (x) =
Z

a
f (t, x) dt (4.15)
4. SERIE DI FUNZIONI 25
denisce la funzione F (x) se lintegrale improprio converge per ogni
valore di x I. La convergenza puntuale dellintegrale nellEq. (4.15)
signica che per ogni > 0 e per ogni x
0
I, si pu trovare un numero
N (, x
0
) tale che,

Z

a
f (t, x
0
) dt
Z
b
a
f (t, x
0
) dt

Z

b
f (t, x
0
) dt

<
se b > N.
La convergenza uniforme sullintervallo I se esiste un numero
N () indipendente da x tale che

Z

b
f (t, x
0
) dt

<
per tutti i b > N e per tutti gli x I.
Esempio 13. Mostrare che lintegrale improprio
Z

0
xe
xt
dt =

1, 0 < x 1,
0, x = 0,
non converge uniformemente nellintervallo 0 x 1, sebbene con-
verga in ogni punto dellintervallo.
Soluzione 13. Cominciamo, dimostrando la convergenza puntuale.
Consideriamo

Z

b
xe
xt
dt

=
Z

b
xe
xt
dt = e
xb
<
prendendo b > N. Ne segue che si deve avere b < (1/x) log il che
mostra che b (ed N) dipendono entrambi sia da x che da . Inoltre,
se 0 < < 1 la quantit |(1/x) log | pu essere resa grande quanto
si vuole, cos che non c modo di soddisfare la disuguaglianza b <
(1/x) log per tutti gli x [0, 1] simultaneamente.
Esempio 14. Mostrare che lintegrale improprio
Z

0
e
xt
dt
converge uniformemente alla funzione 1/x nellintervallo 1 x 2.
Soluzione 14. Si ha

Z

b
e
xt
dt

=
Z

b
e
xt
dt =
e
xb
x
<
se b > N, da cui segue che b < (1/x) log x. Adesso, la parte destra
della disuguaglianza varia tra log e 1/2 log 2 mentre x varia tra 1 e 2
Quindi, scegliendo il pi grande dei due valori, si ha che la condizione
da soddisfare b < 1/2 log 2. In questo caso, b (ed N) dipen-
dono solo da , mostrando che la convergenza uniforme nellintervallo
[1, 2].
26 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Nei capitoli successivi risolveremo problemi al bordo con vari metodi
legati alle trasformate. In questi casi, le soluzioni saranno espresse in
termini di integrali, e noi siamo interessati a conoscere le condizioni
per le quali tali integrali possono essere dierenziati. Detto altrimenti,
se
F (x) =
Z

c
f (t, x) dt ,
si vuole sapere sotto quali condizioni si ha
F
0
(x) =
d
dx
Z

c
f (t, x) dt
?
=
Z

c

x
f (t, x) dt .
Il seguente teorema, dato senza dimostrazione, fornisce la risposta.
Teorema 1. Se
F (x) =
Z

c
f (t, x) dt
converge uniformemente nellintervallo a x b, e se
f
x
continuo
in t e in x per c t e a x b e, se
Z

c

x
f (t, x) dt
converge uniformemente su a x b, allora
F
0
(x) =
Z

c

x
f (t, x) dt .
Esplicitiamo adesso un teorema analogo per le serie di funzioni.
Teorema 2. Supponiamo che la serie
P
n
u
n
(x) sia una serie di
funzioni dierenziabili nellintervallo I = [a, b]. Supponiamo inoltre
che la serie
P
n
u
n
(x
0
) converga per qualche x
0
I. Se
P
n
u
0
n
(x) con-
verge uniformemente su I, allora
P
n
u
n
(x) converge uniformemente
su I ad una funzione u(x), inoltre
u
0
(x) =
X
n
u
0
n
(x) , a x b .
4.3.1. Esercizi.
(1) Mostrare che
Z

0
sinxt exp (at)
t
dt = arctan
x
a
per a > 0 .
(Sugg: Chiamato F (x) lintegrale improprio, trovare F
0
(x) e
poi integrare.)
(2) Mostrare che
Z

0
sin xt
t
dt =

2
per x > 0 .
4. SERIE DI FUNZIONI 27
(Sugg: Considerare
G(a) =
Z

0
sin xt exp(at)
t
dt
Usare il risultato dellesercizio precedente per trovare G(0).
Sotto quali condizioni possiamo calcolare lim
a0
G(a) ?)
(3) Un utile criterio di convergenza uniforme, dovuto a Weier-
strass
10
il seguente:
Sia
P
n
u
n
(x) una serie di funzioni denita sullintervallo I.
Sia
P
n
M
n
una serie numerica convergente, a termini non
negativi. Se, per ogni x I si ha
|u
n
(x)| M
n
, n = 1, 2, . . .
allora la serie
P
n
u
n
(x) converge uniformemente su I.
(a) Mostrare che la serie
P

n=1
n
2
x
n
converge uniformemente
su

1
2
,
1
2

.
(b) Mostrare che la serie
P

n=1
(xlog x)
n
converge uniforme-
mente su (0, 1]
(4) Mostrare che la successione

x
x +n

converge puntualmente su [0, +) ed uniformemente su [0, a] ,


a > 0.
(5) Mostrare che la serie

X
n=1
sinn
2
x
n
2
assolutamente convergente (e quindi convergente per tutti
gli x) usando il criterio del confronto.
(6) Mostrare che la serie delle derivate di

X
n=1
cos n
2
x
divergente per tutti gli x.
(7) Mostrare che la serie

X
n=1
sin nx
n
2
(a) Converge uniformemente per tutti gli x
10
Karl T. Weierstrass (1815-1897), matematico tedesco, tra i primi a formulare
in modo rigoroso lanalisi matematica.
28 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
(b) Mostrare che la serie delle derivate diverge per alcuni val-
ori di x.
(8) Data la serie
P

n=0
x
n
(a) Mostrare che

X
n=0
x
n
=
1
1 x
, 1 < x < 1 ,
(b) Derivando, ottenere che

X
n=1
nx
n1
=
1
(1 x)
2
, 1 < x < 1 ,
(c) Giusticare la procedura relativa alla parte (b).
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 29
5. Soluzioni per serie per e.d.o. del secondo ordine
5.1. Soluzioni in un intorno di un punto ordinario: Consi-
deriamo una equazione lineare del secondo ordine a coecienti variabili
del tipo:
(x) y
00
+(x) y
0
+(x) y = 0 (5.1)
Definizione 2. Un punto x
0
detto un punto ordinario dellequa-
zione dierenziale (5.1) se le due funzioni
p(x) =
(x)
(x)
q(x) =
(x)
(x)
(5.2)
sono analitiche nel punto x
0
, cio le funzioni p, q sono sviluppabili in
serie di potenze:
p(x) =
P

n=0
A
n
(x x
0
)
n
|x x
0
| < R
1
,
q(x) =
P

n=0
B
n
(x x
0
)
n
|x x
0
| < R
2
.
(5.3)
Se una delle due funzioni in (5.2) non analitica nel punto x
0
allora
x
0
detto un punto singolare dellequazione (5.1).
Teorema 3. Se x
0
un punto ordinario dellequazione dierenziale
(5.1) allora la soluzione generale dellequazione dierenziale svilup-
pabile in serie di potenze intorno a x
0
.
y(x) =

X
n=0
a
n
(x x
0
)
n
(5.4)
con raggio di convergenza positivo. Pi precisamente se R
1
, R
2
sono
raggi di convergenza delle serie in (5.3) il raggio di convergenza di
(5.4) minore o uguale al minimo fra R
1
e R
2
. I coecienti a
n
, n =
0, 1, 2, 3, . . . della serie (5.4) possono essere ottenuti, dalla sostituzione
diretta di (5.4) nella equazione dierenziale (5.1), uguagliando a zero
i coecienti dei termini della stessa potenza.
Esempio 15. Trovare la soluzione generale dellequazione dieren-
ziale:
y
00
2(x 1)y
0
+ 2y = 0 (5.5)
in un intorno del punto x
0
= 1.
Soluzione 15. Dierenziando (5.4) termine a termine si ottiene:
y
0
=

X
n=0
na
n
(x 1)
n1
=

X
n=1
na
n
(x 1)
n1
e
y
00
=

X
n=0
n(n 1)a
n
(x 1)
n2
=

X
n=2
n(n 1)a
n
(x 1)
n2
30 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Sostituendo y, y
0
, y
00
nellequazione (5.5) si ottiene:
y
00
=
P

n=2
n(n 1)a
n
(x 1)
n2
2(x 1)y
0
= 2(x 1)
P

n=1
na
n
(x 1)
n1
=
P

n=1
2na
n
(x 1)
n
2y = 2
P

n=0
a
n
(x 1)
n
=
P

n=0
2a
n
(x 1)
n
Poich pi facile sommare termine a termine le tre serie se i termini
generali sono della stessa potenza in ogni serie e lindice di partenza
delle serie lo stesso per tutte e tre le serie, riscriviamo i tre termini
nella forma equivalente:
(j = n 2), y
00
=
P

j=0
(j + 2)(j + 1)a
j+2
(x 1)
j
= 2a
2
+
P

j=1
(n + 2)(n + 1)a
n+2
(x 1)
n
2(x 1)y
0
=
P

n=1
2na
n
(x 1)
n
2y =
P

n=0
2a
n
(x 1)
n
= 2a
0
+
P

n=1
2a
n
(x 1)
n
Sommando termine a termine il membro di destra e quello di sinistra
risulta:
y
00
2(x1)y
0
+2y = 0 = (2a
2
+2a
0
)+

X
n=1
[(n+2)(n+1)a
n+2
2na
n
+2a
n
](x1)
n
Il membro di sinistra una serie di potenze identicamente uguale a
zero, quindi tutti i suoi coecienti devono essere nulli. Cio:
2a
2
+ 2a
0
= 0 (5.6)
e
(n + 2)(n + 1)a
n+2
2na
n
+ 2a
n
= 0 n = 1, 2, . . . (5.7)
La condizione (5.7) detta formula di ricorrenza perch permette di
ottenere a
n+2
sapendo a
n
.
Dalla (5.6) otteniamo:
a
2
= a
0
e dalla (5.7) otteniamo
a
n+2
=
2(n 1)
(n + 2)(n + 1)
a
n
n = 1, 2, . . .
Cio:
a
3
= 0, a
4
=
2
4 3
a
2
=
2
4 3
a
0
=
2
2
4!
a
0
a
5
= 0, a
6
=
2 3
6 5
a
4
=
2
2
3
6 5 4 3
a
0
=
2
3
3
6!
a
0
a
7
= 0, a
8
=
2 5
8 7
a
6
=
2
3
5 3
8 7 6 5 4 3
a
0
=
2
4
5 3
8!
a
0
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 31
Quindi abbiamo trovato che:
a
2n+1
= 0, n = 1, 2, . . .
e
a
2n
=
2
n
1 3 5 (2n 3)
2n!
a
0
=
2
n
(2n 3)!!
2n!
(2n 3)!! = 3 5 7 (2n 3) n = 2, 3, . . .
In generale n!! uguale al prodotto dei primi n numeri dispari se n
dispari e al prodotto dei primi n numeri pari se n pari. Inoltre
osserviamo che 2n! = (2n)!!(2n 1)!! e 2n!! = 2
n
n! da cui:
a
2n
=
2
n
(2n 3)!!
2n!
=
2
n
(2n 3)!!
2
n
n!(2n 1)!!
=
1
n!(2n 1)
n = 2, 3, . . .
Allora la soluzione generale dellequazione (5.5)
y(x) = a
0
+a
1
(x 1) +a
2
(x 1)
2
+a
4
(x 1)
4
+a
6
(x 1)
6
+. . .
= a
1
(x 1) +a
0

1 (x 1)
2

1
2!3
(x 1)
4

1
3!5
(x 1)
6
. . .

.
Notiamo che operando un cambiamento di variabili t = x x
0
, ci si
pu sempre ricondurre al caso in cui il punto ordinario o singolare sia
uguale a 0.
5.2. Soluzioni nellintorno di un punto singolare regolare.
Definizione 3. Un punto x
0
detto un punto singolare regolare
dellequazione dierenziale:
(x)y
00
+(x)y
0
+(x)y = 0
se un punto singolare e le due funzioni
(x x
0
)
(x)
(x)
= (x x
0
)p(x) (x x
0
)
2
(x)
(x)
= (x x
0
)
2
q(x) (5.8)
sono analitiche nel punto x
0
. Se una delle due funzioni in (5.8) non
analitica nel punto x
0
allora x
0
detto un punto singolare irregolare
dellequazione (5.1).
In un intorno di un punto singolare regolare il metodo di sviluppo in
serie visto nel paragrafo precedente non si pu applicare. In questo caso
si risolve lequazione dierenziale usando il metodo di Frobenius, che
consiste nel cercare una soluzione della forma:
y(x) =

X
n=0
a
n
x
n+
(5.9)
con a
0
6= 0 e dove abbiamo supposto x
0
= 0 per semplicit. Notiamo
che in questo caso oltre ai coecienti a
n
della serie da determinare
anche lesponente .
32 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Sostituendo y denita in (5.9) nellequazione dierenziale (5.1) si ot-
tiene:
P

n=0
a
n
( +n)( +n 1)x
n+2
+
p(x)
P

n=0
a
n
( +n)x
n+1
+q(x)
P

n=0
a
n
x
n+
= 0.
Si raccoglie x dalla seconda serie e x
2
dalla terza per rendere tutti gli
esponenti uguali:
P

n=0
a
n
( +n)( +n 1)x
n+2
+
xp(x)
P

n=0
a
n
( +n)x
n+2
+x
2
q(x)
P

n=0
a
n
x
n+2
= 0.
Siccome abbiamo supposto che x
0
= 0 sia un punto singolare regolare
allora xp(x) e x
2
q(x) sono sviluppabili in serie di potenze.
xp(x) =
P

n=0
A
n
(x x
0
)
n
|x x
0
| < R
1
,
x
2
q(x) =
P

n=0
B
n
(x x
0
)
n
|x x
0
| < R
2
.
Sostituendo queste serie nellequazione si ha:
P

n=0
a
n
( +n)( +n 1)x
n+2
+
+(A
0
+A
1
x +A
2
x
2
+ )
P

n=0
a
n
( +n)x
n+2
+
+(B
0
+B
1
x +B
2
x
2
+ )
P

n=0
a
n
x
n+2
= 0.
Consideriamo il coeciente della potenza di x di grado pi basso, cio
x
2
, e che si ottiene per n = 0, esso a
0
(( 1) +A
0
+B
0
).
Poich a
0
6= 0 questo implica che si ha ( 1) +A
0
+B
0
= 0.
Pi in generale considerando un punto singolare regolare x
0
possiamo
denire lequazione indiciale nel seguente modo:
Definizione 4. Supponiamo che x
0
sia un punto singolare regolare
dellequazione dierenziale (5.1) e supponiamo che
(x x
0
)p(x) =
P

n=0
A
n
(x x
0
)
n
|x x
0
| < R
1
,
(x x
0
)
2
q(x) =
P

n=0
B
n
(x x
0
)
n
|x x
0
| < R
2
.
(5.10)
Lequazione:

2
+ (A
0
1) +B
0
= 0 (5.11)
detta equazione indiciale di (5.1) in x
0
.
Teorema 4. Supponiamo che x
0
sia un punto singolare regolare
dellequazione dierenziale (5.1) e supponiamo che valgano gli sviluppi
in serie in (5.10). Siano
1
e
2
due radici dellequazione indiciale
(5.11) con <(
1
) <(
2
). Allora una delle soluzioni di (5.1) della
forma:
y
1
(x) = |x x
0
|

X
n=0
a
n
(x x
0
)
n
, (5.12)
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 33
con a
0
= 1 ed valida nellintervallo 0 < |x x
0
| < R con R =
min{R
1
, R
2
}. La seconda soluzione linearmente indipendente y
2
(x)
dellequazione (5.1) nellintervallo 0 < |xx
0
| < R si trova nel seguente
modo:
CASO 1: Se
1

2
6= intero, allora
y
2
(x) = |x x
0
|

X
n=0
b
n
(x x
0
)
n
, (5.13)
CASO 2: Se
1
=
2
, allora
y
2
(x) = y
1
(x) ln|x x
0
| +|x x
0
|

X
n=0
b
n
(x x
0
)
n
, (5.14)
CASO 3: Se
1

2
= intero, allora
y
2
(x) = Cy
1
(x) ln|x x
0
| +|x x
0
|

X
n=0
b
n
(x x
0
)
n
, (5.15)
La costante C pu essere uguale a zero.
Esempio 16. Calcolare la soluzione generale dellequazione:
2x
2
y
00
+ (x x
2
)y
0
y = 0 (5.16)
in un intorno di x
0
= 0.
Soluzione 16. In questo caso (x) = 2x
2
, (x) = xx
2
, (x) =
1.
Poich (0) = 0, il punto x
0
= 0 un punto singolare dellequazione
dierenziale (5.16). Daltra parte si ha che:
(x x
0
)
(x)
(x)
= x
x x
2
2x
2
=
1
2

1
2
x
(x x
0
)
2
(x)
(x)
= x
2
1
2x
2
=
1
2
sono funzioni analitiche con raggio di convergenza innito, il punto
x
0
= 0 un punto singolare regolare dellequazione dierenziale (5.16).
A
0
=
1
2
, B
0
=
1
2
, quindi lequazione indiciale :
2
2
1 = 0
con radici
1
= 1,
2
=
1
2
.
Una soluzione dellequazione (5.16) della forma:
y
1
(x) = x

X
n=0
a
n
x
n
, (5.17)
34 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
con a
0
= 1. Poich
1

2
=
3
2
, le due radici dellequazione indiciale
non dieriscono per un intero e quindi la seconda soluzione linearmente
indipendente della forma:
y
2
(x) = |x|
1/2

X
n=0
b
n
x
n
, (5.18)
con b
0
= 1. Poich R
1
= R
2
= + la serie di potenze in (5.17)
converge per ogni x. Daltra parte la serie in (5.18) non denita per
x = 0, denita nellintervallo 0 < |x| < +.
Calcoliamo adesso i coecienti a
n
della soluzione (5.17). Si ha che:
y
1
(x) = x
P

n=0
a
n
x
n
=
P

n=0
a
n
x
n+1
y
0
1
(x) =
P

n=0
(n + 1)a
n
x
n
e y
00
1
(x) =
P

n=0
n(n + 1)a
n
x
n1
2x
2
y
00
1
=
P

n=0
2n(n + 1)a
n
x
n+1
=
P

n=1
2n(n + 1)a
n
x
n+1
xy
0
1
=
P

n=0
(n + 1)a
n
x
n+1
= a
0
x +
P

n=1
(n + 1)a
n
x
n+1
x
2
y
0
1
=
P

n=0
(n + 1)a
n
x
n+2
=
P

j=1
ja
j1
x
j+1
=
P

n=1
na
n1
x
n+1
(n + 1 = j)
y
1
=
P

n=0
a
n
x
n+1
= a
0
x +
P

n=1
a
n
x
n+1
e sommando membro a membro si ottiene:
0 = (a
0
a
0
)x +

X
n=0
[2n(n + 1)a
n
+ (n + 1)a
n
na
n1
a
n
]x
n+1
.
Uguagliando i coecienti a zero, si ha la formula ricorsiva:
2n(n + 1)a
n
+ (n + 1)a
n
na
n1
a
n
= 0 , n = 1, 2, . . .
a
n
=
na
n1
2n(n + 1) + (n + 1) 1
=
1
2n + 3
a
n1
, n = 1, 2, . . .
per n = 1 : a
1
=
1
5
a
0
per n = 2 : a
2
=
1
7
a
1
=
1
57
a
0
per n = 3 : a
3
=
1
9
a
2
=
1
579
a
0
in generale
a
n
=
1
5 7 9 (2n + 3)
a
0
=
3
(2n + 3)!!
a
0
, n = 1, 2, . . .
Quindi una soluzione dellequazione (5.16) in un intorno di x
0

y
1
(x) = a
0
x

1 +
x
5
+
x
2
5 7
+ +
3x
n
(2n + 3)!!
+. . .

5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 35


Calcoliamo, adesso, i coecienti b
n
di y
2
nel caso x > 0:
y
2
(x) = x
1/2
P

n=0
b
n
x
n
=
P

n=0
b
n
x
n(1/2)
y
0
2
(x) =
P

n=0
(n
1
2
)b
n
x
n(3/2)
y
00
2
(x) =
P

n=0
(n
1
2
)(n
3
2
)b
n
x
n(5/2)
Quindi si ottiene:
2x
2
y
00
2
=
P

n=0
2

n
1
2

n
3
2

b
n
x
n(1/2)
=
3
2
b
0
x
(1/2)
+
P

n=1
2

n
1
2

n
3
2

b
n
x
n(1/2)
xy
0
2
=
P

n=0

n
1
2

b
n
x
n(1/2)
=
1
2
b
0
x
(1/2)
+
P

n=1

n
1
2

b
n
x
n(1/2)
x
2
y
0
2
=
P

n=0

n
1
2

b
n
x
n+(1/2)
=
P

n=1

n
3
2

b
n1
x
n(1/2)
y
2
=
P

n=0
b
n
x
n(1/2)
= b
0
x
(1/2)
+
P

n=1
b
n
x
n(1/2)
sommando membro a membro:
0 =

3
2
b
0

1
2
b
0
b
0

x
(1/2)
+
P

n=1

n
1
2

n
3
2

b
n
+

n
1
2

b
n

n
3
2

b
n1
b
n

x
n(1/2)
Uguagliando ogni coeciente a zero, si ha la formula ricorsiva:
2(n
1
2
)(n
3
2
)b
n
+ (n
1
2
)b
n
(n
3
2
)b
n1
b
n
= 0, n = 1, 2, . . .
cio:
b
n
=
(n
3
2
)b
n1
2(n
1
2
)(n
3
2
) + (n
1
2
) 1
=
1
2n
b
n1
, n = 1, 2, . . .
per n = 1 : b
1
=
1
2
b
0
per n = 2 : b
2
=
1
2 2
b
1
=
1
2
2
2
b
0
per n = 3 : b
3
=
2
3
b
2
=
1
2
3
2 3
b
0
in generale:
b
n
=
1
2
n
n!
b
0
, n = 1, 2, . . .
36 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Quindi la seconda soluzione linearmente indipendente dellequazione
(5.16) in un intorno di x
0

y
2
(x) = b
0
x
(1/2)

1 +
x
2
+
x
2
2
2
2!
+ +
x
n
2
n
n!
+. . .

= b
0
x
(1/2)
P

n=0
x
n
2
n
n!
= b
0
x
(1/2)
P

n=0
(x/2)
n
n!
cio:
y
2
(x) = b
0
x
1/2
e
x/2
. (5.19)
Ora troviamo la soluzione per x < 0. A questo scopo poniamo x = t
nellequazione dierenziale (5.16), dalla regola della catena si ottiene:
y
0
=
dy
dx
=
dy
dt
dt
dx
=
dy
dt
y
00
=
d
dt

dy
dt

dt
dx
=
d
2
y
dt
2
Lequazione (5.16) diventa:
2t
2
d
2
y
dt
2
(t t
2
)
dy
dt
y = 0. (5.20)
Poich x < 0 si ha t > 0 in (5.20). Lequazione indiciale per lequazione
(5.20) la uguale a quella per lequazione (5.16), le cui radici sono

1
= 1,
2
=
1
2
.
Dobbiamo trovare la soluzione corrispondente a
2
=
1
2
perch per

1
= 1 labbiamo gi trovata. Analogamente al caso precedente cerchi-
amo una soluzione del tipo:
y
2
(t) = |t|
1/2

X
n=0
b
n
t
n
,
Poich in questo caso t > 0, si ha:
y
2
(t) = |t|
1/2

X
n=0
b
n
t
n
,
Calcolando i coecienti b
n
con la diretta sostituzione di y
2
(t) nella
equazione (5.20), si ottiene:
y
2
(t) = t
1/2
e
t/2
, t > 0
Ma t = x, quindi si ha che:
y
2
(x) = (x)
1/2
e
x/2
. (5.21)
Mettendo insieme (5.19) e (5.21) otteniamo che la seconda soluzione
linearmente indipendente sia per x > 0, che per x < 0 di (5.16) :
y
2
(x) = |x|
1/2
e
x/2
.
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 37
Quindi la soluzione generale di (5.16) :
y(x) = c
1
x

1 +
x
5
+
x
2
5 7
+ +
x
n
5 7 (2n + 3)
+. . .

+c
2
|x|
1/2
e
x/2
.
dove c
1
e c
2
sono costanti arbitrarie.
Osservazione 1. Si pu dimostrare che se
y(x)=x


X
n=0
a
n
x
n
, (5.22)
una soluzione di (5.1) per x > 0, allora anche
y(x)=(-x)


X
n=0
a
n
x
n
, (5.23)
una soluzione di (5.1) per x < 0, come si visto nellesempio prece-
dente. Mettendo insieme (5.22) e (5.23) si ottiene una soluzione sia
per x > 0 che per x < 0:
y(x)=|x|


X
n=0
a
n
x
n
, (5.24)
Nei prossimi esempi considereremo solo in caso in cui x > 0.
Osservazione 2. Nel caso in cui le due soluzioni dellequazione
indiciale non dieriscano per un intero rientra anche il caso di avere
due soluzioni complesse.
Se i coecienti di (5.1) sono reali allora anche i coecienti dellequazio-
ne indiciale saranno reali. Quindi se si ha una soluzione
1
= a + ib,
la seconda soluzione dovr essere la complessa coniugata della prima

2
= aib. La dierenza
1

2
= 2ib non pu essere un intero quindi
avremo una soluzione della forma:
y
1
(x)=x
a+ib

X
n=0
a
n
x
n
che la soluzione che corrisponde alla prima soluzione
1
.
Allora anche la funzione:
y
2
(x)=x
aib

X
n=0
a
n
x
n
che la complessa coniugata di y
1
, soluzione dellequazione (5.1),
infatti la soluzione che corrisponde alla seconda radice dellequazione
indiciale
2
. Siano:
y
1
(x) = y
1
1
(x)+iy
2
1
(x),
y
2
(x) = y
1
(x) = y
1
1
(x)-iy
2
1
(x)
38 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
dove y
1
1
e y
2
1
sono funzioni reali. Qualsiasi combinazione lineare di
queste due soluzioni ancora soluzione, dunque:
y
1
1
=
y
1
+y
2
2
, y
2
1
=
y
1
y
2
2i
sono le due soluzioni reali indipendenti dellequazione (5.1) per 0 <
x < R. Inoltre dal fatto che vale la formula:
x
a+ib
=x
a
( cos (b lnx)+i sin (b ln x))
e ponendo:
a
n
=c
n
+id
n
, a
n
=c
n
-id
n
, n=0,1,2, . . .
dove c
n
e d
n
sono costanti reali, si ricavano le funzioni y
1
1
ed y
2
1
:
y
1
1
(x)=x
a
(cos(b ln x)
P

n=0
c
n
x
n
sin(b ln x)
P

n=0
d
n
x
n
)
y
2
1
(x)=x
a
(cos(b ln x)
P

n=0
d
n
x
n
+ sin(b lnx)
P

n=0
c
n
x
n
) .
Esempio 17. Trovare la soluzione generale dellequazione:
x
2
y
00
+xy
0
+y = 0 (5.25)
in un intorno del punto x
0
= 0.
Soluzione 17. In questo caso:
p(x) =
(x)
(x)
=
1
x
; q(x) =
(x)
(x)
=
1
x
2
x
0
= 0 un punto singolare, ma dato che:
xp(x) = x
1
x
= 1 ; x
2
q(x) = x
2
1
x
2
= 1
si ha che x
0
= 0 un punto singolare regolare, inoltre si ha A
0
=
1, B
0
= 1, lequazione indiciale :

2
+ 1 = 0.
Si hanno due soluzioni complesse e coniugate i e i.
Le due soluzioni avranno la forma:
y
1
(x) = x
i
P

n=0
a
n
x
n
;
y
2
(x) = x
i
P

n=0
b
n
x
n
.
Tenendo conto dellosservazione 2 si ha che y
1
della forma:
y
1
(x) = (cos(ln |x|) +i sin(ln |x|))

X
n=0
a
n
x
n
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 39
e la soluzione y
2
la sua complessa coniugata.
Calcoliamo i coecienti a
n
di y
1
, derivando si ottiene:
y
0
1
(x) =

sin(ln x)
1
x
+i cos(ln x)
1
x


X
n=0
a
n
x
n
+(cos(lnx) +i sin(lnx))

X
n=0
na
n
x
n1
= (sin(ln x) +i cos(lnx))

X
n=0
a
n
x
n1
+(cos(lnx) +i sin(lnx))

X
n=0
na
n
x
n1
y
00
1
(x) =

cos(lnx)
1
x
i sin(lnx)
1
x


X
n=0
a
n
x
n1
+
(sin(ln x) +i cos(lnx))

X
n=0
(n 1)a
n
x
n2
+

sin(ln x)
1
x
+i cos(ln x)
1
x


X
n=0
na
n
x
n1
+(cos(lnx) +i sin(lnx))

X
n=0
n(n 1)a
n
x
n2
= (cos(lnx) i sin(ln x))

X
n=0
a
n
x
n2
+(sin(ln x) +i cos(lnx))

X
n=0
(n 1)a
n
x
n2
+(sin(ln x) +i cos(lnx))

X
n=0
na
n
x
n2
+(cos(lnx) +i sin(lnx))

X
n=0
n(n 1)a
n
x
n2
.
40 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Sostituendo nellequazione (5.25) si ha:
(cos(ln x) i sin(lnx))
P

n=0
a
n
x
n
+(sin(lnx) +i cos(ln x))
P

n=0
(n 1)a
n
x
n
+
+(sin(lnx) +i cos(ln x))
P

n=0
na
n
x
n
+(cos(ln x) +i sin(ln x))
P

n=0
n(n 1)a
n
x
n
+
+(sin(lnx) +i cos(ln x))
P

n=0
a
n
x
n
+(cos(ln x) +i sin(ln x))
P

n=0
na
n
x
n
+
+(cos(lnx) +i sin(lnx))
P

n=0
a
n
x
n
= 0
Da cui:
(sin(lnx) +i cos(ln x))

X
n=0
((n 1) +n + 1)a
n
x
n
+(cos(lnx) +i sin(lnx))

X
n=0
(n(n 1) +n)a
n
x
n
= 0
Cio:
(cos(ln x) +i sin(ln x))

X
n=0
(2n in
2
)a
n
x
n
= 0.
Il numero complesso 2n in
2
vale 0 solo per n = 0. Quindi si ottiene:
a
0
6= 0 e a
n
= 0 n 1.
Dunque la soluzione y
1
dellequazione (5.25)
y
1
(x) = a
0
(cos(ln x) +i sin(ln x)).
Si noti che lo stesso risultato che si ottiene osservando che lequazione
una equazione di Eulero e risolvendola, per esempio, con la sosti-
tuzione e
t
= x.
Esempio 18. Trovare la soluzione generale dellequazione:
xy
00
+ (2 x)y
0
+
1
4x
y = 0 (5.26)
in un intorno del punto x
0
= 0.
Soluzione 18. In questo caso:
p(x) =
(x)
(x)
=
2 x
x
; q(x) =
(x)
(x)
=
1
4x
2
x
0
= 0 un punto singolare, ma dato che:
xp(x) = x
2 x
x
= 2 x ; x
2
q(x) = x
2
1
4x
2
=
1
4
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 41
si ha che x
0
= 0 un punto singolare regolare, inoltre si ha A
0
=
2, B
0
=
1
4
, lequazione indiciale :

2
+ (2 1) +
1
4
= 0
che ha una radice doppia
1
=
2
=
1
2
.
Quindi c una soluzione della forma:
y
1
(x) = x
1/2

X
n=0
a
n
x
n
=

X
n=0
a
n
x
n(1/2)
,
derivando,
y
0
1
(x) =
P

n=0

n
1
2

a
n
x
n(3/2)
y
00
1
(x) =
P

n=0

n
1
2

n
3
2

a
n
x
n(5/2)
da cui:
xy
00
1
=

X
n=0

n
1
2

n
3
2

a
n
x
n(3/2)
=
3
4
a
0
x
(3/2)
+

X
n=1

n
1
2

n
3
2

a
n
x
n(3/2)
(2 x)y
0
1
=

X
n=0
2

n
1
2

a
n
x
n(3/2)


X
n=0

n
1
2

a
n
x
n(1/2)
= a
0
x
(3/2)
+

X
n=1
2

n
1
2

a
n
x
n(3/2)


X
n=1

n
3
2

a
n1
x
n(3/2)
1
4x
y
1
=

X
n=0
1
4
a
n
x
n(3/2)
=
1
4
a
0
x
(3/2)
+

X
n=1
1
4
a
n
x
n(3/2)
sommando membro a membro:

3
4
1 +
1
4

a
0
x
(3/2)
+
X

n=1

n
1
2

n
3
2

a
n
+ 2

n
1
2

a
n

n
3
2

a
n1
+
1
4
a
n

x
n(3/2)
=
X

n=1

a
n
n
2

2n 3
2
a
n1

x
n(3/2)
= 0
Uguagliando i coecienti a zero, si ottiene la formula ricorsiva:
a
n
=
2n 3
2n
2
a
n1
.
42 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Quindi una soluzione :
y
1
(x) = a
0

x
(1/2)

1
2
x
1/2

1
16
x
3/2
+. . .

Poich le radici dellequazione indiciale sono uguali c una seconda


soluzione linearmente indipendente della forma:
y
2
(x) = y
1
(x) lnx +

X
n=0
b
n
x
n(1/2)
Si ha:
y
0
2
(x) =
y
1
(x)
x
+y
0
1
(x) lnx +
P

n=0

n
1
2

b
n
x
n(3/2)
y
00
2
(x) =
y
1
(x)
x
2
+
2y
0
1
(x)
x
+y
00
1
(x) ln x +
P

n=0

n
1
2

n
3
2

b
n
x
n(5/2)
Quindi:
xy
00
2
=
y
1
(x)
x
+ 2y
0
1
(x) +xy
00
1
(x) ln x +

X
n=0

n
1
2

n
3
2

b
n
x
n(3/2)
=
y
1
(x)
x
+ 2y
0
1
(x) +xy
00
1
(x) ln x +
3
4
b
0
x
(3/2)
+

X
n=1
(n
1
2
)(n
3
2
)b
n
x
n(3/2)
(2 x)y
0
2
= (2 x)

y
1
(x)
x
+y
0
1
(x) ln x

+

X
n=0
2

n
1
2

b
n
x
n(3/2)

X
n=0

n
1
2

b
n
x
n(1/2)
= (2 x)

y
1
(x)
x
+y
0
1
(x) ln x

b
0
x
(3/2)
+

X
n=1
2

n
1
2

b
n
x
n(3/2)


X
n=1

n
3
2

b
n1
x
n(3/2)
1
4x
y
2
=
1
4x
y
1
ln x +

X
n=0
1
4
b
n
x
n(3/2)
=
1
4x
y
1
ln x +
1
4
b
0
x
(3/2)
+

X
n=1
1
4
b
n
x
n(3/2)
Sommando membro a membro si ha:
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 43

xy
00
1
+ (2 x)y
0
1
+
1
4x
y
1
(x)

lnx
+
y
1
(x)
x
+ 2y
0
1
(x) y
1
(x) +
P

n=1

b
n
n
2

2n 3
2
b
n1

x
n(3/2)
= 0.
La quantit che moltiplica ln x pari a zero in quanto y
1
soluzione
dellequazione (5.26), quindi:

X
n=1

b
n
n
2

2n 3
2
b
n1

x
n(3/2)
=
y
1
(x)
x
2y
0
1
(x) +y
1
(x)
Uguagliando i coecienti si ha che:

X
n=1

b
n
n
2

2n 3
2
b
n1

x
n(3/2)
= 2x
1/2

1
4
1x
1/2
+
13
84
x
5/2
+. . .
b
1
+ 12b
0
= 2
4b
2
12b
1
=
1
4
9b
3
32b
2
= 0 .
In conclusione, poich in questo caso si pu scegliere b
0
= 0, in quanto,
essendo le radici dellequazione indiciale uguali, il termine che si ot-
tiene per n = 0 gi contenuto in y
1
, si ottiene:
y
2
(x) = y
1
(x) lnx + 2x
1/2
+
3
16
x
3/2
+
1
32
x
5/2
+. . .
Esempio 19. Trovare una soluzione generale dellequazione:
x
2
y
00
(x + 2)y = 0 (5.27)
in un intorno di x
0
= 0.
Soluzione 19. In questo caso (x) = x
2
, (x) = 0 e (x) =
(x + 2). Poich a
2
(0) = 0, il punto x
0
= 0 un punto singolare
dellequazione dierenziale (5.27). Si ha che:
(x x
0
)
(x)
(x)
= 0;
(x x
0
)
2
(x)
(x)
= 2 x,
il punto x
0
= 0 un punto singolare regolare. Lequazione indiciale
(A
0
= 0, B
0
= 2):

2
2 = 0
44 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Le radici sono
1
= 2,
2
= 1.
Una soluzione dellequazione (5.27) del tipo:
y
1
(x) = x
2

X
n=0
a
n
x
n
=

X
n=0
a
n
x
n+2
Poich le soluzioni dieriscono per un intero la seconda soluzione lin-
earmente indipendente della forma:
y
2
(x) = Cy
1
(x) ln|x| +

X
n=0
b
n
x
n1
.
Calcoliamo i coecienti a
n
di y
1
. Si ha che:
y
0
1
(x) =
P

n=0
(n + 2)a
n
x
n+1
,
y
00
1
(x) =
P

n=0
(n + 2)(n + 1)a
n
x
n
,
x
2
y
00
1
(x) =
P

n=0
(n + 2)(n + 1)a
n
x
n+2
.
Sostituendo nellequazione ed uguagliando i coecienti si ottiene:

X
n=0
(n + 2)(n + 1)a
n
x
n+2
(x + 2)

X
n=0
a
n
x
n+2
= 0

X
n=0
(n + 2)(n + 1)a
n
x
n+2
2

X
n=0
a
n
x
n+2


X
n=0
a
n
x
n+3
= 0
(2a
0
2a
0
) +

X
n=1
(n + 2)(n + 1)a
n
x
n+2
2

X
n=1
a
n
x
n+2


X
n=1
a
n1
x
n+2
= 0

X
n=1
((n + 2)(n + 1)a
n
2a
n
a
n1
)x
n+2
= 0.
Si ha, quindi, la formula ricorsiva:
a
n
=
1
n(n + 3)
a
n1
y
1
(x) = x
2
+
x
3
4
+
x
4
40
+
Calcoliamo, adesso, i coecienti b
n
di y
2
. Si ottiene:
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 45
y
2
(x) = C

x
2
+
x
3
4
+
x
4
40
+

lnx +

X
n=0
b
n
x
n1
y
0
2
(x) = C

2x +
3
4
x
2
+
1
10
x
3
+

ln x +C

x +
x
2
4
+
x
3
40
+

+

X
n=0
(n 1)b
n
x
n2
y
00
2
(x) = C

2 +
3
2
x +
3
10
x
2
+

ln x +C

2 +
3
4
x +
1
10
x
2
+

C

1 +
1
2
x +
3
40
x
2
+

+

X
n=0
(n 1)(n 2)b
n
x
n3
.
Sostituendo nellequazione si ha:
C

2x
2
+
3
2
x
3
+

ln x +C

3x
2
+
5
4
x
3
+

+

X
n=0
(n 1)(n 2)b
n
x
n1
C

x
3
+
x
4
4
+

ln x +

X
n=0
b
n
x
n
C

2x
2
+
x
3
2
+

lnx 2

X
n=0
b
n
x
n1
= 0 .
Da cui:
C

3x
2
+
5
4
x
3
+

+ [(b
0
2b
1
) + (b
1
2b
2
)x b
2
x
2
] = 0.
Uguagliando i coecienti a zero si ha:
(b
0
2b
1
) + (b
1
2b
2
)x + (3C b
2
)x
2
+ = 0.
Ponendo b
0
= 1 si ottiene:
b
1
=
1
2
, b
2
=
1
4
, C =
1
12
,
Dunque la seconda soluzione linearmente indipendente :
y
2
(x) =
1
12

x
2
+
x
3
4
+
x
4
40
+

ln|x| +

1
x

1
2
+
1
4
x +

.
In ogni caso, se y
1
una soluzione dellequazione (5.1), una seconda
soluzione linearmente indipendente data da
y
2
(x) = y
1
(x)
Z
e

U
p(x) dx
[y
1
(x)]
2
dx
46 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
che si ottiene con il metodo della riduzione dordine.
Infatti, applicando questo metodo cerchiamo una soluzione del tipo y
1
v.
Sostituendo tale soluzione nellequazione (5.1) si ottiene:
a
2
(x)y
1
(x)v
00
(x) +v
0
(x)(2a
2
y
0
1
(x) +a
1
(x)y
1
(x))
+v(x)(a
2
(x)y
00
1
+a
1
(x)y
0
1
+a
0
(x)y
1
(x)) = 0
risolvendo in termini di v otteniamo:
v
00
(x)
v
0
(x)
= 2
y
0
1
(x)
y
1
(x)
p(x)
ln |v
0
| = 2 ln|y
1
(x)|
R
p(x) dx +C
v
0
(x) = D|y
1
(x)|
2
e

U
p(x) dx
Ed inne, integrando ancora una volta ambo i membri e prendendo
D = 1 si ottiene:
v(x) =
Z
e

U
p(x) dx
[y
1
(x)]
2
dx. (5.28)
Esempio 20. Trovare una soluzione generale di:
x
2
y
00
+xy
0
+x
2
y = 0, x > 0. (5.29)
Soluzione 20. Lequazione della forma y
00
+
1
x
y
0
+ y = 0. Dal
fatto che xp(x) = x(1/x) = 1 e x
2
q(x) = x
2
, si ha che x = 0 un punto
singolare regolare e che A
0
= 1, B
0
= 0, quindi lequazione indiciale
diventa:
( 1) + =
2
+ =
2
= 0
quindi
1
=
2
= 0.
Allora c una soluzione della forma:
y
1
(x) =

X
n=0
a
n
x
n
.
Sostituendo la serie nellequazione (5.29) si trova:
x
2

X
n=2
n(n 1)a
n
x
n2
+x

X
n=1
na
n
x
n1
+x
2

X
n=0
a
n
x
n
= 0
Unicando le tre serie si ottiene:

X
n=2
n(n 1)a
n
x
n
+a
1
x +

X
n=2
na
n
x
n
+

X
n=2
a
n2
x
n
= 0
In questo modo si ha:
a
1
x +

X
n=2
(n(n 1)a
n
+na
n
+a
n2
)x
n
= 0
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 47
Uguagliando i coecienti a zero si ottiene la formula ricorsiva:
a
1
= 0;
a
n
=
1
n
2
a
n2
Scegliendo a
0
= 1 una soluzione
y
1
(x) = 1
x
2
4
+
x
4
64
+. . . . .
Usiamo la formula (5.28) per determinare una seconda soluzione li-
nearmente indipendente:
y
2
(x) = y
1
(x)
Z
e

U
1/xdx

1
x
2
4
+
x
4
64
+. . .

2
dx
Svolgendo lintegrale al numeratore si ottiene:
y
2
(x) = y
1
(x)
Z
x
1

1
x
2
4
+
x
4
64
+. . .

2
dx.
Svolgendo il quadrato al denominatore si ha:
y
2
(x) = y
1
(x)
Z
x
1

1
x
2
2
+
3x
4
32
+. . .
dx.
Dopo aver fatto la divisione di polinomi e risolvendo lintegrale si arriva
a:
y
2
(x) = y
1
(x)
R
x
1

1
x
2
2
+
3x
4
32
+. . .
dx = y
1
(x)
R
1
x

1 +
x
2
2
+
5x
4
32
+. . .

dx
= y
1
(x)
R

1
x
+
x
2
+
5x
3
32
+. . .

dx = y
1
(x)

ln x +
x
2
4
+
5x
4
128
+. . .

.
Notiamo che con questo metodo alternativo per trovare una seconda
soluzione linearmente indipendente, si ottiene una soluzione della forma
che si era trovata nel terzo caso del Teorema 4
Una soluzione generale dellequazione (5.29) y(x) = c
1
y
1
(x)+c
2
y
2
(x),
con c
1
, c
2
costanti arbitrarie.
5.3. Applicazioni. Il metodo di Frobenius un metodo utile per
risolvere alcune equazioni dierenziali che compaiono spesso nelle ap-
plicazioni. Una di queste lequazione di Bessel di ordine p, che
una equazione dierenziale della forma:
x
2
y
00
+xy
0
+ (x
2
p
2
)y = 0, (5.30)
48 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
dove p una costante.
Vediamo come lequazione di Bessel appare nella soluzione di problemi
specici.
Supponiamo di conoscere la distribuzione della temperatura in un cilin-
dro al tempo t = 0. La temperatura u = u(r, , t) nel punto (r, ) in
ogni istante t soddisfa la seguente equazione dierenziale alle derivate
parziali in coordinate polari:
u
rr
+
1
r
u
r
+
1
r
2
u

=
1
k
u
t
. (5.31)
In questo caso abbiamo supposto che la temperatura sia indipendente
dalla coordinata zeta, che rappresenta laltezza del cilindro, la quan-
tit k nellequazione una costante che dipende dalla conduttivit ter-
mica e, in generale, dal materiale usato nel costruire il cilindro. Usia-
mo il metodo della separazione di variabili per risolvere lequazione.
Seguendo questo metodo supponiamo che esista una soluzione u(r, , t)
dellequazione che sia il prodotto di una funzione di r, di una funzione
di e di una funzione di t. Cio:
u(r, , t) = R(r)()T(t),
Dove R, , T sono funzioni incognite. Sostituendo u in (5.31), ottenia-
mo:
R
00
T +
1
r
R
0
T +
1
r
2
R
00
T =
1
k
RT
0
.
Possiamo scrivere lequazione nel modo seguente:
r
2
R
00
R
+r
R
0
R

r
2
k
T
0
T
=

00

.
Il primo membro una funzione indipendente dalla variabile mentre
il secondo membro una funzione della sola . Quindi devono essere
entrambi uguali ad una costante che chiameremo p
2
. Si ottengono
perci le equazioni:

00
+p
2
= 0 (5.32)
e
r
2
R
00
R
+r
R
0
R

r
2
k
T
0
T
= p
2
oppure in maniera analoga:
R
00
R
+
1
r
R
0
R

p
2
r
2
=
1
k
T
0
T
. (5.33)
Il primo membro dellequazione (5.33) una funzione solo di r, mentre
il secondo membro una equazione solo di t, quindi ambo i membri
devono essere uguali a una costante, che chiameremo
2
. Otteniamo
cos:
T
0
+
2
kT = 0 (5.34)
e
r
2
R
00
+rR
0
+ (
2
r
2
p
2
)R = 0. (5.35)
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 49
Le funzioni () e T(t) si trovano risolvendo le semplici equazioni dif-
ferenziali (5.32) e (5.34). Per trovare R(r) bisogna risolvere (5.35), che,
come si vede, unequazione di Bessel. Infatti operiamo la trasfor-
mazione x = r e poniamo y(x) = R(r), otteniamo:
R
0
=
dR
dx

dx
dr
= y
0
=
x
r
y
0
e R
00
=
d
dx
(y
0
)
dx
dr
=
2
y
00
=
x
2
r
2
y
00
.
Sostituendo R
0
e R
00
in (5.35) troviamo lequazione di Bessel (5.30),
che ora risolveremo in un intorno del punto x = 0. Supponiamo per
semplicit che p 0, si ha che:
(x) = x
2
, (x) = x, (x) = x
2
p
2
.
Poich (0) = 0 si ha che x = 0 un punto singolare. Ma
x
(x)
(x)
= 1 e x
2
(x)
(x)
= p
2
+x
2
,
Cos x = 0 un punto singolare regolare con equazione indiciale
2

p
2
= 0. Le due soluzioni dellequazione indiciale sono
1
= p,
2
= p,
quindi una soluzione dellequazione di Bessel della forma:
y
1
(x) = |x|
p

X
n=0
a
n
x
n
. (5.36)
Le soluzioni di (5.30) hanno senso per |x| > 0, cio per x > 0, x < 0.
La seconda soluzione dipende dal valore di
1

2
= 2p. Essa data
da:
Caso 1. Se 2p 6= intero, allora
y
2
(x) = |x|
p

X
n=0
b
n
x
n
;
Caso 2. Se p = 0 allora
y
2
(x) = y
1
(x) ln |x| +|x|
p

X
n=0
b
n
x
n
; (5.37)
Caso 3. Se 2p = intero, allora
y
2
(x) = Cy
1
(x) ln |x| +|x|
p

X
n=0
b
n
x
n
. (5.38)
Calcoliamo i coecienti a
n
.
y
1
(x) =

X
n=0
a
n
x
n+p
, y
0
1
(x) =

X
n=0
(n +p)a
n
x
n+p1
,
50 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
e
y
00
1
(x) =
P

n=0
(n +p)(n +p 1)a
n
x
n+p2
x
2
y
00
1
(x) =
P

n=0
(n +p)(n +p 1)a
n
x
n+p
xy
0
1
(x) =
P

n=0
(n +p)a
n
x
n+p
x
2
y
1
(x) =
P

n=2
a
n2
x
n+p
=
P

n=0
a
n
x
n+p
p
2
y
1
(x) =
P

n=0
p
2
a
n
x
n+p
[p(p 1)a
0
+pa
0
p
2
a
0
]x
p
+ [(1 +p)pa
1
+ (1 +p)a
1
p
2
a
1
]x
1+p
+
P

n=2
[(n +p)(n +p 1)a
n
+ (n +p)a
n
+a
n2
p
2
a
n
)]x
n+p
= 0.
Questo implica:
(1 + 2p)a
1
= 0
n(n + 2p)a
n
+a
n2
= 0 n = 2, 3, . . .
Quindi, si ottiene:
a
1
= 0 a
n
=
1
n(n + 2p)
a
n2
n = 2, 3, . . .
che implica:
a
1
= a
3
= a
5
= = 0
a
2n
= (1)
n
1
2
2n
n!(p + 1)(p + 2) (p +n)
a
0
n = 2, 3, . . .
Quindi, la soluzione data da:
y
1
(x) = a
0
|x|
p
"
1 +

X
n=1
(1)
n
2
2n
n!(p + 1)(p + 2) (p +n)
x
2n
#
e la serie converge per ogni x.
Se 2p 6= intero una seconda soluzione linearmente indipendente pu
essere trovata sostituendo p con p nellequazione precedente, cio:
y
2
(x) = a
0
|x|
p
"
1 +

X
n=1
(1)
n
2
2n
n!(p + 1)(p + 2) (p +n)
x
2n
#
.
La serie converge per x > 0 o x < 0.
Nella teoria delle funzioni di Bessel la costante a
0
si prende uguale a
a
0
=
1
2
p
(p + 1)
Dove la funzione Gamma cio la funzione denita dallintegrale:
(p) =
Z

0
x
p1
e
x
dx
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 51
Con questa scelta di a
0
la soluzione y
1
detta la funzione di Bessel del
primo tipo di ordine p e si indica con J
p
(x). Usando lidentit
(n +p + 1) = (n +p)(n +p 1) (p + 2)(p + 1)(p + 1)
si ottiene la formula
J
p
(x) =

X
n=0
(1)
n
n!(n +p + 1)

x
2

2n+p
.
La soluzione y
2
con a
0
denito da:
a
0
=
1
2
p
(p + 1)
una soluzione di Bessel del primo tipo di ordine p e si denota con
J
p
(x). Chiaramente
J
p
(x) =

X
n=0
(1)
n
n!(n p + 1)

x
2

2np
Quindi J
p
(x) sempre una soluzione dellequazione di Bessel. Inoltre,
quando 2p non un intero, le funzioni J
p
(x) e J
p
(x)sono soluzioni lin-
earmente indipendenti dellequazione di Bessel. Se p = 0 e osservando
che (n + 1) = n!, otteniamo:
J
0
(x) =

X
n=0
(1)
n
(n!)
2

x
2

2n
La funzione J
0
(x) una soluzione dellequazione di Bessel con p = 0.
Quando p = 0 oppure quando 2p un intero positivo la seconda
soluzione linearmente indipendente della forma (5.37) oppure (5.38)
rispettivamente e pu essere ottenuta con una sostituzione diretta nelle-
quazione. Una tale soluzione con una appropriata scelta della costante
b
0
detta funzione di Bessel del secondo tipo ed indicata con Y
p
(x).
Esempio 21. Trovare la soluzione dellequazione

1 x
2

y
00
2xy
0
+n(n + 1) y = 0 (5.39)
dove n costante. Questa equazione nota come equazione dieren-
ziale di Legendre
11
Soluzione 21. Poich i punti x = 1 sono punti singolari regolari,
possiamo assumere x = 0 come centro della serie. Si ha quindi
y =
X
m=0
a
m
x
m
, y
0
=
X
m=1
ma
m
x
m1
, y
00
=
X
m(m1) a
m
x
m2
.
11
Adrien Marie Legendre (1752 - 1833), matematico francese.
52 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Sostituendo nella (5.39) si ha
X
m=2
a
m
m(m1) x
m2

X
m=2
a
m
m(m1) x
m
2
X
m=1
a
m
mx
m
+n(n + 1)
X
m=0
a
m
x
m
= 0 .
Sostituendo m con m+ 2 nella prima somma, si ha
X
m=0
a
m+2
(m+ 2) (m+ 1) x
m

X
m=2
a
m
m(m1) x
m
2
X
m=1
a
m
mx
m
+n(n + 1)
X
m=0
a
m
x
m
= 0 .
da cui
X
m=2
[a
m+2
(m+ 2) (m+ 1) a
m
m(m1) 2a
m
m+a
m
n(n + 1)] x
m
+2a
2
+ 6a
3
x 2a
1
x +n(n + 1) a
0
+n(n + 1) a
1
x = 0 .
ponendo i coecienti di ogni potenza uguale a zero, si ha
2a
2
+n(n + 1) a
0
= 0 , a
2
=
n(n + 1) a
0
2
, a
0
arbitrario .
6a
3
2a
1
+n(n + 1) a
1
= 0 , a
3
=
[2 n(n + 1)] a
1
6
, a
1
arbitrario .
In generale possiamo dire che
a
m+2
(m+ 2) (m+ 1) [m(m1) + 2mn(n + 1)] a
m
= 0 ;
a
m+2
=
m(m+ 1) n(n + 1)
(m+ 2) (m+ 1)
a
m
;
a
m+2
=
(mn) (m+n + 1)
(m+ 2) (m+ 1)
a
m
, m = 0, 1, 2, . . . . (5.40)
Lequazione (5.40) la relazione ricorrente da cui ricavare i coecienti.
Calcolando i primi coecienti si ha
a
2
=
n(n + 1)
1 2
a
0
,
a
4
=
(2 n) (n + 3)
4 3
a
2
=
n(n 2) (n + 1) (n + 3)
4!
a
0
,
a
6
=
(4 n) (n + 5)
6 5
a
4
=
n(n 2) (n 4) (n + 1) (n + 3) (n + 5)
6!
a
0
,
a
3
=
(1 n) (n + 2)
3 2
a
1
=
(n 1) (n + 2)
3!
a
0
,
a
5
=
(3 n) (n + 4)
5 4
a
3
=
(n 1) (n 3) (n + 2) (n + 4)
5!
a
1
,
a
7
=
(5 n) (n + 6)
7 6
a
5
=
(n 1) (n 3) (n 5) (n + 2) (n + 4) (n + 6)
7!
a
1
.
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 53
Ne segue che la soluzione dellequazione di Legendre pu essere scritta
come
y
n
(x) = a
0

1
n(n + 1)
2!
x
2
+
n(n 2) (n + 1) (n + 3)
4!
x
4

n(n 2) (n 4) (n + 1) (n + 3) (n + 5)
6!
x
6
+

+a
1

x
(n 1) (n + 2)
3!
x
3
+
(n 1) (n 3) (n + 2) (n + 4)
5!
x
5

(n 1) (n 3) (n 5) (n + 2) (n + 4) (n + 6)
7!
x
7
+

.(5.41)
Entrambe le serie relative ai coecienti a
0
e a
1
convergono per 1 <
x < 1. Se n = 0, 2, 4, . . . e scegliamo a
1
= 0, allora, usando lEq.(5.41)
le soluzioni dellequazione diventano
y
0
(x) = a
0
,
y
2
(x) = a
0

1 3x
2

,
y
4
(x) = a
0

1 10x
2
+
35
3
x
4

, etc.
Se imponiamo la condizione che y
n
(1) = 1 possiamo calcolare a
0
ed
ottenere
P
0
(x) = 1 ,
P
2
(x) =
1
2

3x
2
1

, (5.42)
P
4
(x) =
1
8

35x
4
30x
2
+ 3

, . . .
Questi polinomi sono chiamati polinomi di Legendre di ordine
pari.
Se n = 1, 3, 5, . . . e si sceglie a
0
= 0, allora le soluzioni dellEq.(5.41)
diventano
y
1
(x) = a
1
x ,
y
3
(x) = a
1

x
5
3
x
3

,
y
5
(x) = a
1

x
14
3
x
3
+
21
5
x
5

, etc.
Se imponiamo ancora la condizione y
n
(1) = 1, possiamo calcolare a
1
ed avere
P
1
(x) = x ,
P
3
(x) =
1
2

5x
3
3x

, (5.43)
P
5
(x) =
1
8

63x
5
70x
3
+ 15x

, . . . .
54 1. GENERALIT SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE
Questi polinomi sono chiamati polinomi di Legendre di ordine dis-
pari.
Riprenderemo i polinomi di Legendre nel Paragrafo 8.3 poich questi
polinomi compaiono nella soluzione di problemi al bordo espressi in co-
ordinate sferiche.
5.4. Esercizi:
(1) Risolvere per serie ognuna delle seguenti equazioni:
(a) y
00
+y = 0 ,
(b) y
00
y = 0 ,
(c) y
0
y = x
2
,
(d) y
0
xy = 0 ,
(e) (1 x
2
) y
00
+ 2xy
0
2y = 0 .
(2) Risolvere in un intorno di x = 0 lequazione:
4y
00
+x
2
y
0
+x
2
y = 0
(3) Risolvere in un intorno di x = 0 lequazione:
4xy
00
+x
2
y
0

3
x
y = 0 .
(4) Risolvere in un intorno di x = 2 lequazione:
(x 2)y
00
+ (x + 3)y
0
+ (x
1
2
)y = 0 .
(5) Risolvere in un intorno di x = 1 lequazione:
(x + 1)y
00
+xy
0
2y = 0 .
(6) Classicare i punti singolari per ognuna delle seguenti equazioni
dierenziali:
(a) x
2
y
00
+xy
0
+ (x
2
n
2
) y = 0 , n = 0, 1, 2, 3, . . .
(b) x
3
y
00
xy
0
+y = 0 ,
(c) x
2
y
00
+ (4x 1) y
0
+ 2y = 0 ,
(d) x
3
(x 1) y
00
+x
4
(x 1)
3
y
0
+y = 0 .
(7) Risolvere, con il metodo di Frobenius , le seguenti equazioni
dierenziali
(a) xy
00
+y
0
+xy = 0 ,
(b) 4xy
00
+ 2y
0
+y = 0 ,
(c) x
2
y
00
+ 2xy
0
2y = 0 .
(8) Risolvere lequazione
y
00
xy
0
y = 0
cercando una soluzione per serie centrata in x = 1.
5. SOLUZIONI PER SERIE PER E.D.O. DEL SECONDO ORDINE 55
(9) Lequazione dierenziale
y
00
xy = 0
nota come equazione di Airy
12
e le sue soluzioni sono
chiamate funzioni di Airy che hanno applicazioni nella teoria
della dirazione.
(a) Determinare le soluzioni per serie, centrate in x = 0.
(b) Determinare le soluzioni per serie, centrate in x = 1.
(10) Risolvere il problema di Cauchy
y
00
+y
0
+xy = 0 , y (0) = y
0
(0) = 1 .
(11) Trovare la soluzione generale di
y
00
+xy
0
+y = 0 .
12
Sir George B. Airy (1801-1892), matematico e astronomo inglese.
CHAPTER 2
Problemi al bordo per le E.D.O.
1. Preliminari
Abbiamo dato una rapida sintesi dei problemi ai valori iniziali per le
equazioni del secondo ordine, nei quali venivano assegnati il valore della
funzione incognita e della sua derivata prima in un punto assegnato.
In molti problemi di interesse pratico, tuttavia, le condizioni sulla
soluzione dellequazione vengono date relativamente a due punti dis-
tinti
1
. Per esempio, una funzione y (x) pu soddisfare unequazione
dierenziale su di un intervallo a x b avendo assegnati i valori
che essa assume agli estremi dellintervallo, cio avendo assegnati i val-
ori di y (a) e y (b). Questi due valori vengono chiamate condizioni
al bordo ed il problema complessivo che ne risulta chiamato pro-
blema al bordo. In realt, in questi tipi di problemi possono essere
specicate y (a) e y
0
(b), o y
0
(a) e y (b) o combinazioni di questi valori.
Iniziamo, illustrando il problema con alcuni esempi semplici nei
quali si ha un parametro diverso da zero
Esempio 22. Risolvere il problema al bordo
y
00

2
y = 0 , 0 < x < a
y (0) = y (a) = 0
Soluzione 22. Il problema ammette una unica soluzione. In-
fatti, la soluzione generale dellequazione dierenziale
y (x) = c
1
cosh x +c
2
sinhx .
La condizione al bordo y (0) = 0 implica che c
1
= 0, mentre la con-
dizione y (a) = 0 implica che c
2
sinh a = 0. Questa ultima equazione
ha come unica soluzione c
2
= 0, poich la funzione sinh x zero solo
per x = 0. Quindi lunica soluzione del problema y (x) = 0
Poich lequazione dellesempio precedente omogenea e le con-
dizioni al bordo sono anchesse omogenee, potrebbe sembrare che la
soluzione nulla sia quella naturale. Il prossimo esempio mostra che si
possono avere situazioni diverse.
1
In questo capitolo continueremo a considerare solo equazioni dierenziali del
secondo ordine.
57
58 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
Esempio 23. Risolvere il problema al bordo
y
00
+
2
y = 0 , 0 < x < a
y (0) = y (a) = 0
Soluzione 23. Questo problema ammette innite soluzioni. In-
fatti, la soluzione generale dellequazione dierenziale
y (x) = c
1
cos x +c
2
sin x .
Ancora una volta la condizione y (0) = 0 implica che c
1
= 0. La
condizione y (a) = 0, tuttavia, porta allequazione c
2
sin a = 0 che
soddisfatta dalla condizione c
2
= 0, ma anche dalla condizione a =
n, n = 1, 2, . . .In altre parole, se il parametro assume uno qualsiasi
dei valori
=
n
a
, n = 1, 2, . . . (1.1)
allora, la soluzione del problema
y
n
(x) = sin
n
a
x , n = 1, 2, . . . (1.2)
o anche ogni multiplo costante di questa.
Ricordiamo, dallalgebra lineare, che se T un operatore lineare
dello spazio in se (una matrice n n) che trasforma un vettore n-
dimensionale u in un vettore w dello stesso spazio, scriviamo Tu = w.
Se, tuttavia, per qualche vettore non nullo dello spazio v si ha che
Tv = v allora, chiamiamo autovalore di T e v autovettore di T
corrispondente a .
Se deniamo
L =
d
2
dx
2
,
semplice vedere che L un operatore dierenziale lineare che
trasforma funzioni dierenziabili due volte in funzioni. Nel caso illus-
trato, nellEsempio 23 si ha
Ly =
2
y ;
quindi naturale chiamare le funzioni y
n
(x) dellEq. (1.2) autofun-
zioni ed i corrispondenti valori di
2
n
= n
2

2
/a
2
autovalori. Os-
serviamo che le autofunzioni non sono uniche poich se y (x) una
autofunzione, anche cy (x) lo , qualunque sia il valore della costante
c.
Esempio 24. Trovare gli autovalori e le corrispondenti autofunzioni
del problema al bordo
y
00
+
2
y = 0 , 0 < x <
y
0
(0) = y
0
() = 0 .
1. PRELIMINARI 59
Soluzione 24. La soluzione generale dellequazione
y (x) = c
1
cos x +c
2
sin x ,
da cui
y
0
(x) = c
1
sin x +c
2
cos x .
la condizione y
0
(0) = 0 implica che c
2
= 0, mentre la condizione
y
0
() = 0 da la condizione
c
1
sin = 0 .
Sebbene lequazione sia soddisfatta dalla condizione c
1
= 0, questa
porterebbe al risultato y (x) = 0, chiamata soluzione banale del prob-
lema. Scegliendo, invece = n, n = 0, 1, 2, . . . per soddisfare la con-
dizione al bordo, si ottengono gli autovalori
0, 1, 4, 9, . . . , n
2
, . . .
e le corrispondenti autofunzioni
1, cos x, cos 2x, cos 3x, . . . , cos nx, . . .
Esempio 25. Risolvere il problema al bordo, con condizioni al bordo
non omogenee.
y +
2
y = 0 , 0 < t < 1
y (0) = 0 , y (1) = 1 .
Soluzione 25. Dalla soluzione generale
y (x) = c
1
cos t +c
2
sin t ,
si ha c
1
= 0 poich y (0) = 0. La condizione y (1) = 1 implica che
c
2
sin = 1
da cui
c
2
=
1
sin
con qualsiasi, purch 6= n.
le corrispondenti autofunzioni sono
y

(t) =
sin t
sin
, 6= n .
Esempio 26. Trovare gli autovettori e gli autovalori del problema
al bordo
y
00
+
2
y = 0 , 0 < x <
y
0
(0) + 2y
0
() = 0 , y () = 0 .
Soluzione 26. La soluzione generale dellequazione
y (x) = c
1
cos x +c
2
sin x ,
da cui
y
0
(x) = c
1
sin x +c
2
cos x .
60 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
Applicando le due condizioni al bordo si ottiene
(
c
2
2c
1
sin + 2c
2
cos = 0
c
1
cos +c
2
sin = 0 .
Questo sistema in c
1
e c
2
facilmente risolubile, ricavando (per esem-
pio) c
1
dalla seconda equazione per sostituirlo nella prima. Si ottiene
cos, scartando la soluzione banale, che deve essere
cos = 2 .
Ne segue che il problema pu avere soluzione non nulla solo se si accetta
che possa assumere valori complessi. In tal caso, il problema dato
ha, ovviamente, autovalori ed autofunzioni complesse.
E del tutto ovvio che il problema del passaggio per due punti as-
segnati pu assumere forme molto diverse. Nei prossimi paragra li-
miteremo il tipo di problemi su cui porre attenzione.
1.1. Esercizi.
(1) Trovare gli autovalori ed i corrispondenti autovettori per og-
nuno dei problemi al bordo dati:
(a) y
00

2
y = 0, 0 < x < a, y
0
(0) = 0, y
0
(a) = 0
(b) y
00

2
y = 0, 0 < x < a, y (0) = 0, y (a) = 1
(c) y
00
+
2
y = 0, 0 < x < a, y (0) = 0, y
0
(a) = 0
(d) y
00
+
2
y = 0, 0 < x < a, y (0) = 1, y
0
(a) = 0
(2) Determinare, nellesercizio precedente, se e quando zero un
autovalore. Trovare la corrispondente autofunzione (diversa,
ovviamente da zero).
(3) Trovare le autofunzioni del seguente problema
y
00
+
2
y = 0, 0 < x < 2,
y (0) y (2) = 0, y
0
(0) y
0
(2) = 0
(4) Determinare autovalori ed autofunzioni del seguente problema
y
00
+
2
y = 0, 1 < x < 1,
y (1) = y (1) = 0
(5) Determinare autovalori ed autofunzioni del seguente problema
y
00
+y
0
+ ( + 1) y = 0, 0 < x < ,
y (0) = y () = 0
(6) Mostrare che il seguente problema
y
00
+ ( + 1) y
0
+y = 0, 0 < x < 1,
y
0
(0) = y (1) = 0
ha solo la soluzione banale, a meno che non sia complesso.
(Sugg: studiare i tre casi > 0, = 0, < 0.)
1. PRELIMINARI 61
(7) Mostrare che lunico autovalore reale del problema
x
2
y
00
xy
0
+y = 0, 1 < x < 2,
y (1) = 0, y (2) y
0
(2) = 0,
lo zero.
(8) Dimostrare che il problema
y
00
+ 9y = 0, 0 < x < ,
y (0) = 1, y () = 1
non possiede ununica soluzione.
62 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
2. Problemi di Sturm-Liouville
Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, la soluzione di un
problema al bordo pu assumere forme molto diverse. Ci possono es-
sere soluzioni reali o complesse; inoltre linsieme delle soluzioni era a
volte nito, a volte numerabile ed anche non numerabile. In breve,
i risultati possono essere alquanto vari, anche se nella maggior parte
dei casi abbiamo studiato problemi relativamente semplici di equazioni
dierenziali del secondo ordine a coecienti costanti.
Ci limiteremo, dora in poi, allo studio di equazioni dierenziali
lineari del secondo ordine, cio equazioni della forma
y
00
+p (x) y
0
+q (x) y = r (x) (2.1)
I problemi al bordo saranno limitati a problemi della forma
a
1
y (a) +a
2
y
0
(a) = a
3
b
1
y (b) +b
2
y
0
(b) = b
3
(2.2)
dove gli a
i
e i b
i
sono costanti reali con a
3
6= 0 e b
3
6= 0. Unequazione
della forma (5.1), con a x b, insieme alle condizioni al bordo (2.2)
costituisce un problema al bordo non omogeneo. Assumeremo che
le funzioni p (x), q (x), r (x), siano continue su [a, b], condizione che ci
assicura lesistenza della soluzione generale dellequazione dierenziale..
Quando lequazione e le condizioni al bordo sono omogenee, si ha
un problema al bordo omogeneo.
y
00
+p (x) y
0
+q (x) y = 0 (2.3)
a
1
y (a) +a
2
y
0
(a) = 0
b
1
y (b) +b
2
y
0
(b) = 0
(2.4)
Pi avanti, nel risolvere problemi al bordo per le equazioni dieren-
ziali alle derivate parziali col metodo della separazione delle variabili
(Cap. 3.2), lEq. (2.3), sar generalizzata nellequazione
y
00
+p (x, ) y
0
+q (x, ) y = 0 . (2.5)
E questo il tipo di equazioni dierenziali che abbiamo studiato nel
paragrafo precedente. Da notare, tuttavia, che non tutte le condizioni
al bordo considerate erano del tipo considerato nelle Equazioni (2.2) o
(2.4).
Un problema al bordo omogeneo, della forma
d
dx

r (x)
dy
dx

+ [q (x) +w(x)] y = 0 , a x b (2.6)


(
a
1
y (a) +a
2
y
0
(a) = 0 ,
b
1
y (b) +b
2
y
0
(b) = 0 .
(2.7)
2. PROBLEMI DI STURM-LIOUVILLE 63
chiamato problema di Sturm-Liouville
2
(S-L) se le costanti e le
funzioni che compaiono hanno certe propriet che descriveremo pi
avanti.
NellEq. (2.6) si richiede che la funzione r (x) sia reale, continua ed
abbia derivata continua nellintervallo a x b. Si richiede inoltre
che q (x) sia reale e continua, ed inne, che w(x) sia non-negativa
nellintervallo a x b. Pu accadere che sia w(x) = 0 su un
numero nito di punti dellintervallo. Per quanto riguarda la condizione
al bordo (2.7) richiediamo che a
1
e a
2
cos come b
1
e b
2
non siano
contemporaneamente nulli. Se r (x) > 0 per a x b il problema di
S-L detto regolare.
Risolvere un problema di S-L signica trovare i valori di R
(chiamati autovalori o valori caratteristici) per i quali il sistema am-
mette soluzione non banale e le corrispondenti funzioni y (x) (chiamate
autofunzioni o funzioni caratteristiche). Problemi di questo tipo com-
paiono in una variet di applicazioni, come vedremo.
Vediamo, adesso, qualche esempio, identicando anche gli elementi
rispetto al problema generale (2.6)-(2.7).
Esempio 27. Risolvere il seguente sistema:
y
00
+y = 0 , 0 x ,
y (0) = 0 , y () = 0 .
Soluzione 27. Si ha che r (x) = 1, q (x) = 0, w(x) = 1, a
1
=
b
1
= 1, a
2
= b
2
= 0. la soluzione dellequazione dierenziale
y (x) = c
1
cos

+c
2
sin

con > 0.
Se 0, come abbiamo visto, il sistema ammette solo la soluzione
banale. Ci non di interesse, perch ovviamente, ogni sistema di S-L
ammette la soluzione nulla.
Da notare che si ammette zero come autovalore, ma non come autovet-
tore.
La condizione y (0) = 0 implica che c
1
= 0. La seconda condizione,
y () = 0 implica che si abbia o c
2
= 0 (che implicherebbe la soluzione
banale) o

= n, cio = n
2
, n = 1, 2, 3, . . . Gli autovalori del
sistema sono quindi,
1
= 1,
2
= 4,
3
= 9, . . . Le corrispondenti
autofunzioni sono
y
1
(x) = sin x , y
2
(x) = sin 2x , y
3
(x) = sin 3x , . . . ,
2
Jacques C.F. Sturm (1803-1855), matematico svizzero. Joseph Liouville (1809-
1882), matematico francese. Questi due matematici, insieme con Augustin Luis
Cauchy (11789-1857), svilupparono la maggior parte della teoria collegata a questi
sistemi.
64 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
3 2.5 2 1.5 1 0.5 0
1
0.5
0
-0.5
-1
x
y
x
y
Le autofunzioni sinx, sin2x e sin3x
In generale scriveremo
y
n
(x) = sin nx , n = 1, 2, 3, . . . ,
dove le costanti arbitrarie c
2
sono state poste uguali ad uno, poich le
autofunzioni sono uniche a meno di una costante moltiplicativa.
Esempio 28. Risolvere il seguente sistema:
y
00
+y = 0 , 0 x ,
y
0
(0) = 0 , y
0
() = 0 .
Soluzione 28. Si ha che r (x) = 1, q (x) = 0, w(x) = 1, a
1
=
b
1
= 0, a
2
= b
2
= 1. la soluzione dellequazione dierenziale ancora
y (x) = c
1
cos

+c
2
sin

.
da questa si ottiene che
y
0
(x) = c
1

sin

+c
2

cos

.
La condizione y
0
(0) = 0 implica che c
2
= 0 o = 0. Ne segue che si
ha
y (x) = c
1
cos

e y
0
(x) = c
1

sin

.
la seconda condizione y
0
() = 0 implica che

= n, cio = n
2
,
n = 1, 2, 3, . . .
Il caso = 0 va considerato a parte, perch porta ad un problema
diverso, cio
y
00
= 0 , 0 x , y
0
(0) = 0 , y
0
() = 0 .
Questo problema ammette soluzione costante che pu essere assunta
uguale ad uno.
Gli autovalori sono allora,
0
= 0,
1
= 1,
2
= 4,
3
= 9, . . .
e le autofunzioni sono y
0
(x) = 1, y
1
(x) = cos x, y
2
(x) = cos 2x,
y
3
(x) = cos 3x, . . . , dove, ancora una volta abbiamo posto le costanti
uguali ad uno.
Come nellesercizio precedente il caso < 0 porta solo alla soluzione
nulla.
2. PROBLEMI DI STURM-LIOUVILLE 65
3 2.5 2 1.5 1 0.5 0
1
0.5
0
-0.5
-1
x
y
x
y
Le autofunzioni 1, cos x, cos 2x, cos 3x
Esempio 29. Risolvere il seguente sistema:
y
00
+y = 0 , 0 x 1 ,
y (0) +y
0
(0) = 0 , y (1) = 0 .
Soluzione 29. Si ha che r (x) = 1, q (x) = 0, w(x) = 1, a
1
=
a
2
= b
1
= 1, b
2
= 0.
Se < 0 si ha solo la soluzione banale.
Se = 0, allora y (x) = k
1
+ k
2
x, e la soluzione che soddisfa le con-
dizioni al bordo y
0
(x) = 1 x.
Se > 0 allora si ha la soluzione dellequazione dierenziale
y (x) = c
1
cos

+c
2
sin

.
Le condizioni al bordo implicano
c
1
+c
2

= 0
c
1
cos

+c
2
sin

= 0 .
Ne segue che

= tan

. Gli autovalori sono, quindi, i quadrati


delle soluzioni dellequazione trascendente t = tant. Questa equazione
non pu essere risolta con metodi algebrici, cos se tracciamo i graci
delle curve u = t e u = tant ed osserviamo i valori di t dove le due
curve si intersecano
66 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
8 6 4 2 0
12.5
10
7.5
5
2.5
0
x
y
x
y
Soluzioni del sistema u = t e u = tant
La Figura mostra i primi due autovalori
1
' (4.5)
2
e
2
' (7.7)
2
,
insieme allautovalore = 0 che avevamo gi trovato. Ci sono una
innit di autovalori ed il loro valore si avvicina al quadrato dei multipli
dispari di /2. In altre parole,

n
'
(2n + 1)
2

2
4
,
con lapprossimazione che diventa migliore allaumentare di n.
Le autofunzioni corrispondenti agli autovalori
n
, n = 1, 2, 3, . . . sono
y
n
(x) = sin

n
x

n
cos

n
x

.
Fino ad adesso tutti gli esempi erano relativi ad equazioni dieren-
ziali del secondo ordine, molto semplici. Possiamo, tuttavia, dimostrare
che ogni equazione dierenziale del secondo ordine, lineare omogenea
pu essere trasformata nella forma mostrata nellEq. (2.6).
Consideriamo lequazione dierenziale
A(x) y
00
+B(x) y
0
+C (x) y = 0 (2.8)
con A
0
(x) 6= B(x). Da notare che se non si impone questa restrizione,
lequazione ha gi la forma voluta.
Se moltiplichiamo lEq. (2.8) per
1
A(x)
exp
Z
x
0
B(t)
A(t)
dt

= (x) /A(x) ,
possiamo scrivere il risultato come
d
dx

(x)
dy
dx

+
C (x)
A(x)
(x) y = 0 ,
2. PROBLEMI DI STURM-LIOUVILLE 67
che la forma richiesta per il sistema di S-L.
Possiamo semplicare la notazione denendo loperatore dieren-
ziale lineare L,
L
d
dx

r (x)
d
dx

+q (x) , (2.9)
cio
Ly =
d
dx

r (x)
dy
dx

+q (x) y = (ry
0
)
0
+qy ,
dove gli apici indicano la derivazione rispetto ad x. Con questa no-
tazione, lEq. (2.6) pu essere scritta come
Ly = wy (2.10)
Abbiamo parlato di problemi di S-L regolari.
Un problema di S-L detto singolare se (1) r (a) = 0 e a
1
= a
2
= 0
oppure (2) r (b) = 0 e b
1
= b
2
= 0.
Problemi singolari si hanno anche quando le funzioni r (x) o w(x) si
annullano agli estremi x = a o x = b, quando q (x) discontinua in
questi punti, o quando lintervallo a x b illimitato.
Tratteremo i problemi di S-L singolari nel Paragrafo 2.7. Nel prossimo
paragrafo studieremo la propriet di ortogonalit delle autofunzioni.
2.1. Esercizi.
(1) Ottenere gli autovalori e le autofunzioni del problema di S-L
regolare
y
00
+y = 0 , y
0
(0) = 0 , y () = 0 .
(2) Trovare gli autovalori e le corrispondenti autofunzioni di ogni
problema
(a) y
00
+y = 0 , y
0
() = 0 , y
0
() = 0 .
(b) y
00
+y = 0 , y (0) = 0 , y
0
() = 0 .
(c) y
00
+ (1 +) y = 0 , y (0) = 0 , y () = 0 .
(d) y
00
+ 2y
0
+ (1 ) y = 0 , y (0) = 0 , y (1) = 0 .
(e) y
00
+ 2y
0
+ (1 ) y = 0 , y
0
(0) = 0 , y
0
() = 0 .
(3) Trasformare lequazione dellEs. (2.e) nella forma (2.6) (Sugg:
Trovare (x) come mostrato nel testo).
(4) Mostrare che il problema
y
00
4y
0
4
2
y = 0 , y (0) = 0 , y (1) +y
0
(1) = 0 ,
ha solo un autovalore, e trovare la corrispondente autofun-
zione.
(5) Risolvere il problema non omogeneo
y
00
= 1 , y (1) = 0 , y (1) 2y
0
(1) = 0 .
68 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
(6) Lequazione di Laguerre
xy
00
+ (1 x) y
0
+y = 0 ,
importante in meccanica quantistica.
(a) Trasformare lequazione nella forma (2.6).
(b) Qual la funzione peso w(x)?
(7) Lequazione dierenziale di Hermite
y
00
2xy
0
+ 2y = 0
interviene nella teoria delloscillatore lineare in meccanica
quantistica
(a) Trasformare lequazione nella forma (2.6).
(b) Qual la funzione peso w(x)?
(8) Siano y
1
(x) e y
2
(x) due soluzioni linearmente indipendenti
dellEq. (2.6). provare che il problema di S-L (2.6)-(2.7) ha
una soluzione non banale se e solo se il determinante

a
1
y
1
(a) +a
2
y
0
1
(a) b
1
y
1
(a) +b
2
y
0
1
(a)
a
1
y
2
(a) +a
2
y
0
2
(a) b
1
y
2
(a) +b
2
y
0
2
(a)

zero. (Sugg: Ricordare che un sistema lineare omogeneo


(
c
1
+c
2
= 0
c
1
+c
2
= 0
ha soluzione non nulla se e solo se il determinante

= 0 .
3. Ortogonalit delle autofunzioni
Nel Paragrafo 2.2 abbiamo introdotto loperatore dierenziale
L
d
dx

r (x)
d
dx

+q (x) , (3.1)
cio
Ly =
d
dx

r (x)
dy
dx

+q (x) y = (ry
0
)
0
+qy ,
con gli apici che indicano la derivazione rispetto ad x. Usando questa
notazione, il problema di S-L pu essere scritto come
Ly = wy . (3.2)
in questo paragrafo studieremo alcune propriet delle autofunzioni y
delloperatore dierenziale L dellEq. (3.2). Prima, tuttavia, abbiamo
bisogno di alcune denizioni.
3. ORTOGONALIT DELLE AUTOFUNZIONI 69
Definizione 5. Linsieme di funzioni {
i
(x) , i = 1, 2, 3, . . .},
ognuna delle quali continua su (a, b), ortogonale su (a, b) rispetto
alla funzione peso w(x)
3
se
Z
b
a

n
(x)
m
(x) w(x) dx = 0 se n 6= m ,
e
Z
b
a
[
n
(x)]
2
w(x) dx 6= 0 .
Lortogonalit delle funzioni, cos come data nella denizione sopra,
una generalizzazione della ortogonalit dei vettori. Notare che la
somma dei prodotti nel prodotto scalare dei vettori stato sostituito
con lintegrale dei prodotti.
Che le autofunzioni dellEs.(23) formino un insieme ortogonale sullin-
tervallo 0 x con funzione peso w(x) = 1 dimostrato parzial-
mente dal fatto che
Z

0
sinnx sin mx dx =
sin (n m) x
2 (n m)

sin(n +m) x
2 (n +m)

0
= 0 ,
se n 6= m. Lortogonalit di queste autofunzioni di primaria impor-
tanza nello sviluppo in serie di Fourier, come vedremo al Capitolo 4. In
modo analogo, lortogonalit delle autofunzioni dell Es. (24) legata
al fatto che
Z

0
cos nx cos mx dx =
sin (n m) x
2 (n m)
+
sin(n +m) x
2 (n +m)

0
= 0 ,
se n 6= m. Quindi, linsieme
{1, cos x, cos 2x, cos 3x, . . .}
un insieme ortonormale nellintervallo [0, ] con funzione peso w(x) =
1.
Anche questa propriet torner utile nello sviluppo di Fourier.
Definizione 6. Linsieme di funzioni {
i
(x) , i = 1, 2, 3, . . .},
ognuna delle quali continua su (a, b), ortonormale su (a, b)
rispetto alla funzione peso w(x) se
Z
b
a

n
(x)
m
(x) w(x) dx = 0 se n 6= m ,
e
Z
b
a
[
n
(x)]
2
w(x) dx = 1 .
3
Chiamata anche funzione densit
70 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
Le funzioni ortonormali, come ovvio, non sono altro che funzioni
ortogonali, che sono anche state normalizzate. Ancora, abbiamo una
analogia con i versori.
Introducendo il delta di Kronecker
4

mn
=
(
0, se m 6= n ,
1, se m = n .
(3.3)
possiamo scrivere che le funzioni ortonormali soddisfano la propriet
Z
b
a

n
(x)
m
(x) w(x) dx =
mn
.
E semplice costruire un insieme ortonormale da un dato insieme or-
togonale. Per esempio, linsieme
(
1

,
cos x
p
/2
,
cos 2x
p
/2
,
cos 3x
p
/2
, . . .
)
un insieme di autofunzioni ortonormali per il problema nellEs.(24).
Linsieme ortonormale si ottiene dividendo ogni funzione , dellinsieme
ortonormale, per la norma della funzione, denita da
kk =
Z
b
a
[
n
(x)]
2
w(x) dx

1/2
. (3.4)
Da notare ancora, in questo caso, lanalogia con i vettori, dove si ottiene
un vettore unitario dividendo un vettore per la sua norma, cio per la
radice quadrata della somma dei quadrati delle componenti.
Vogliamo studiare sotto quali condizioni le autofunzioni delloperato-
re dierenziale L, denito nellEq. (3.1), formano un insieme ortonor-
male. Se y
1
e y
2
sono funzioni due volte dierenziabili su (a, b), si
ha
y
1
Ly
2
y
2
Ly
1
= y
1
(ry
0
2
)
0
y
2
(ry
0
1
)
0
= y
1
(ry
00
2
+r
0
y
0
2
) y
2
(ry
00
1
+r
0
y
0
1
)
= r
0
(y
1
y
0
2
y
2
y
0
1
) +r (y
1
y
00
2
y
2
y
00
1
)
= [r (y
1
y
0
2
y
2
y
0
1
)]
0
.
Questo ultimo risultato noto come identit di Lagrange
5
. Daltra
parte, se
1
lautovalore appartenente a y
1
mentre
2
un autovalore
corrispondente a y
2
, allora, dallEq. (3.2) si ha che
y
1
Ly
2
y
2
Ly
1
= (
1

2
) wy
1
y
2
.
Quindi, uguagliando queste due quantit, si ha
(
1

2
) wy
1
y
2
= [r (y
1
y
0
2
y
2
y
0
1
)]
0
.
4
Leopold Kronecker (1823-1891), matematico tedesco.
5
Joseph L. Lagrange (1736-1813), matematico di estrazione francese, educato
in Italia.
3. ORTOGONALIT DELLE AUTOFUNZIONI 71
Integrando tra a e b si ottiene
(
1

2
)
Z
b
a
w(x) y
1
(x) y
2
(x) dx = [r (y
1
y
0
2
y
2
y
0
1
)]|
b
a
. (3.5)
Si ha, quindi, che se
1
6=
2
, y
1
(x) e y
2
(x) sono ortogonali nellintervallo
(a, b), con funzione peso w(x), se le condizioni al bordo sono tali che il
lato destro dellEq. (3.5) si annulla.
Nel caso di un problema di S-L regolare, con r (x) > 0 su (a, b) e
a
1
y (a) +a
2
y
0
(a) = 0
b
1
y (b) +b
2
y
0
(b) = 0 ,
si ha che
[r (y
1
y
0
2
y
2
y
0
1
)]|
b
a
= 0 , (3.6)
come facile da dimostrare.
Abbiamo cos provato il seguente teorema.
Teorema 5. In un problema di S-L regolare,
_

_
d
dx

r (x)
dy
dx

+ [q (x) +w(x)] y = 0 , a x b ,
a
1
y (a) +a
2
y
0
(a) = 0
b
1
y (b) +b
2
y
0
(b) = 0 ,
(3.7)
autofunzioni appartenenti ad autovalori diversi sono ortogonali su (a, b)
con funzione peso w(x).
Il Teorema (5) implica che le autofunzioni di un problema di S-L
regolare possono essere usate per formare un insieme ortonormale di
funzioni. Queste funzioni, a loro volta, sono utili per approssimare
altre funzioni, come mostreremo nel Paragrafo 2.4. Nel Paragrafo2.7
vedremo che, sotto certe altre condizioni, lEq. (3.6) pu essere soddis-
fatta in modo da ottenere autofunzioni ortogonali anche per problemi
non regolari.
3.1. Esercizi.
(1) Stabilire la relazione di ortogonalit per le autofunzioni del
problema
y
00
+y = 0 , 0 x 1 ,
y (0) +y
0
(0) = 0 , y (1) = 0 .
(2) Trovare linsieme delle funzioni ortonormali per il problema
y
00
+y = 0 , 0 x ,
y
0
(0) = 0 , y () = 0 .
72 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
(3) Determinare linsieme delle funzioni ortonormali per ognuno
dei seguenti problemi. Notare che in alcuni casi lo zero pu
essere un autovalore.
(a) y
00
+y = 0 , y (0) = 0 , y
0
() = 0
(b) y
00
+ (1 +) y = 0 , y (0) = 0 , y () = 0
(c) y
00
+y = 0 , y
0
(0) = 0 , y
0
(c) = 0
(d) y
00
+y = 0 , y (0) = 0 , y () = 0
(4) Dato il problema
y
00
+ 2y
0
+ (1 ) y = 0 , y (0) = 0 , y (1) = 0
(a) Vericare che le autofunzioni sono
y
n
(x) = exp (x) sin nx , n = 1, 2, 3, . . .
(b) Trasformare il problema in modo da dargli la forma (3.7).
(c) Vericare che le autofunzioni in (a) sono ortonormali su
[0, 1] usando lappropriata funzione peso.
(5) Dato il problema
y
00
+ 2y
0
+ (1 ) y = 0 , y
0
(0) = 0 , y
0
() = 0
(a) Vericare che le autofunzioni sono y
0
= 1 e y
n
(x) =
exp (x) (ncos nx + sinnx) , n = 1, 2, 3, . . .
(b) Ottenere un insieme di autofunzioni ortonormali partendo
dalle autofunzioni in (a)
(6) Dato il problema
y
00
+y = 0 , y
0
() = y
0
() = 0
(a) Vericare che le autofunzioni del problema sono y
n
(x) =
cos
n
2
(x +) , n = 0, 1, 2, . . .
(b) Ottenere un insieme di autofunzioni ortonormali partendo
dalle autofunzioni in (a)
(7) Mostrare che lidentit di Lagrange implica che
Z
b
a
y
1
Ly
2
dx =
Z
b
a
y
2
Ly
1
dx
se le funzioni y
1
e y
2
soddisfano le equazioni (2.6)-(2.7).
Questo mostra che L un operatore bilineare simmetrico nello
spazio delle funzioni reali dierenziabili due volte su (a, b) che
soddisfano le condizioni al bordo (2.7).
4. SERIE ORTONORMALI DI FUNZIONI 73
4. Serie ortonormali di funzioni
Linsieme di vettori di R
n
S = {e
1
, e
2
, . . . , e
n
}
dove,
e
i
= (e
i1
, e
i2
, . . . , e
in
) , con e
ij
=
ij
,
forma una base naturale per R
n
. Dalla denizione si vede che i vettori
sono a due a due ortogonali, cio che il prodotto scalare di due
qualunque di questi vettori dato da
(e
i
, e
j
) =
ij
.
Come ben noto, un importante conseguenza di questo fatto che
qualsiasi vettore v di R
n
pu essere scritto in uno ed in un solo modo
come
v =
n
X
i=1
c
i
e
i
dove i c
i
sono scalari. Inoltre, i c
i
sono determinati da
c
k
= (v, e
k
)
e quindi lespressione di v diventa:
v =
n
X
i=1
(v, e
i
) e
i
.
Deniamo adesso il prodotto scalare, rispetto alla funzione peso w(x)
di due funzioni, denite nello stesso intervallo (a, b), come
(f, g) =
Z
b
a
w(x) f (x) g (x) dx . (4.1)
Perch la denizione sia utile, deve essere w(x) 0 su (a, b). As-
sumeremo anche, per semplicare la teoria, che le funzioni siano con-
tinue a tratti nellintervallo (a, b). Questo signica che lintervallo
pu essere partito in un numero nito di sotto-intervalli tali che:
(1) f continua su ognuno dei sotto-intervalli
(2) f ammette limiti sinistro e destro niti agli estremi di ogni
intervallo della partizione.
Diamo un esempio per chiarire il concetto.
La funzione f denita da
_

_
2t , per 0 t 1 ,
1 , per 1 t 2 ,
1 , per 2 t 3 ,
continua a tratti nellintervallo [0, 3]. Nel punto t = 1, il limite si-
nistro lim
t1
f (t) = 2 mentre il limite destro lim
t1+
f (t) = 1.
74 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
La gura sotto mostra il graco della funzione
3 2.5 2 1.5 1 0.5 0
2
1.5
1
0.5
0
-0.5
-1
x
y
x
y
Graco della funzione
Vogliamo notare che le funzioni continue appartengono alla classe
delle funzioni continue a tratti e che i punti di continuit sono caratter-
izzati dal fatto che limite destro e sinistro sono uguali tra loro ed uguali
al valore della funzione nel punto. Il tipo di discontinuit ammesso
viene anche chiamata discontinuit a salto (nito).
Osserviamo che il prodotto scalare denito in Eq. (4.1) ha tutte le
propriet che deniscono un prodotto scalare. Per esempio, se f, g e h
sono funzioni continue a tratti su (a, b) e c una costante, si ha
a) (f, g) = (g, f)
b) (f, g +h) = (f, g) + (f, h)
c) (f, c g) = c (f, g) .
Deniamo la norma di una funzione come
kfk = (f, f)
1/2
=
Z
b
a
w(x) f
2
(x) dx

1/2
. (4.2)
Dalla denizione segue che kfk = 0 se e solo se f (x) = 0 eccetto al pi
un numero nito di punti. Noi considereremo uguali due funzioni che
dieriscano solo in un numero nito di punti del comune intervallo di
denizione. Con questa convenzione, possiamo dire che kfk = 0 se e
solo se f (x) 0. Inoltre si ha che
kc fk = |c| kfk per ogni costante c R .
Possiamo adesso tracciare una analogia allespressione dei vettori, espri-
mendo una funzione f in termini di una base innito dimensionale
di funzioni ortonormali. Supponiamo che linsieme di funzioni
{
i
(x) , i = 1, 2, . . .}
sia ortonormale su (a, b). Sia f una funzione continua a tratti su (a, b)
e w(x) > 0 la funzione peso relativa alla famiglia {
i
}.
4. SERIE ORTONORMALI DI FUNZIONI 75
Vogliamo, allora, poter scrivere
f (x) =

X
i=1
c
i

i
(x) (4.3)
dove le c
i
sono appropriate costanti.
Perch la serie sopra scritta abbia un senso, bisogna dare un signi-
cato alle costanti c
i
e determinare quale tipo di convergenza soddisfa
la serie, in modo da capire come la serie converge ad f.
Per il momento deniamo i coecienti c
i
. Chiariremo la questione
della convergenza nel Paragrafo 2.5 .
Deniamo i coecienti come segue
c
i
= (f,
i
) =
Z
b
a
w(x) f (x)
i
(x) dx (4.4)
4.1. Esercizi.
(1) Sia w(x) = 1. calcolare il prodotto scalare delle seguenti fun-
zioni
(a) f (x) = 1 , g (x) = x
(b) f (x) = 1 , g (x) =
5
2
x
3

3
2
x
(c) f (x) = x , g (x) =
5
2
x
3

3
2
x
(2) Vericare che linsieme di funzioni {1, x, 1 3x
2
} forma un
insieme ortogonale nellintervallo [1, 1] con funzione peso
w(x) = 1
(3) Trasformare linsieme dellEsercizio 2 in un insieme ortonor-
male.
(4) Vericare che linsieme di funzioni {1, x, 5x
2
1} forma un
insieme ortogonale nellintervallo [1, 1] con funzione peso
w(x) = 1 x
2
.
(5) Trasformare linsieme dellEsercizio 4 in un insieme ortonor-
male.
(6) Esprimere la funzione 1+x
2
in termini delle funzioni ortogonali
dellEsercizio 2, cio
1 +x
2
= c
1
+c
2
x +c
3

1 3x
2

.
Notare che in questo caso luguaglianza vale.
(7) Ripetere lEsercizio 6 per la funzione x
3
. Il risultato mostra che
non tutte le funzioni possono essere rappresentate in termini
delle funzioni dellEsercizio 2.
(8) Mostrare che tutti i polinomi di grado due possono essere rap-
presentati come combinazioni lineari delle funzioni dellEs. 2.
(9) Mostrare che linsieme di funzioni {1, x, x
2
} non ortogonale
su [1, 1] rispetto alla funzione peso w(x) = 1
76 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
(10) Trovare il valore delle costanti a
i
in modo che linsieme di fun-
zioni {a
1
, a
2
x, a
3
x
2
+a
4
x +a
5
} formi un insieme ortogonale su
[1, 1] rispetto alla funzione peso w(x) = 1.
(11) Riferendosi allEsercizio 10, costruire un insieme di funzioni
ortogonali su [1, 1] rispetto alla funzione peso w(x) = 1 che
sia diverso da quello dato nellEs.2
5. Convergenza e completezza
Nel paragrafo precedente abbiamo considerato la rappresentazione
di funzioni continue a tratti f (x) in serie di funzioni ortonormali
f (x) =

X
i=1
(f,
i
)
i
(x) (5.1)
dove le funzioni
i
(x) appartengono ad un insieme di funzioni ortonor-
mali sullintervallo (a, b), con funzione peso w(x). Il prodotto scalare
tra le funzioni essendo denito da
(f,
i
) =
Z
b
a
w(x) f (x)
i
(x) dx (5.2)
Il problema che ci vogliamo porre quello della convergenza della
serie alla funzione f.
Per questo scopo, introduciamo la somma parziale
S
n
(x) =
n
X
i=1
(f,
i
)
i
(x) . (5.3)
Ricordiamo che la funzione S
n
(x) sempre ben denita come com-
binazione lineare nita di funzioni.. Questo ci permette di considerare
la dierenza
|S
n
(x) f (x)| (5.4)
al variare di n e di x. Come abbiamo ricordato nel Paragrafo 1.6,
se per > 0 arbitrario, esiste un N () tale che
|S
n
(x) f (x)| < , x (a, b) , n > N () ,
allora la serie converge uniformemente ad f (x) per tutti gli x
(a, b). Se daltra parte si ha che N = N (, x) allora la serie converge
puntualmente a f (x).
Entrambe queste convergenze sono troppo stringenti per le situa-
zioni che vogliamo considerare, dobbiamo, quindi introdurre un criterio
pi lasco, tenendo conto che abbiamo a che fare con funzioni continue
a tratti.
il criterio che useremo quello di minimizzare la norma della dif-
ferenza
kS
n
(x) f (x)k .
5. CONVERGENZA E COMPLETEZZA 77
A questo scopo, consideriamo la somma
n
X
i=1
c
i

i
(x)
e cerchiamo di determinare i coecienti c
i
in modo tale da minimizzare

n
X
i=1
c
i

i
(x) f (x)

.
Usando la denizione di norma, si ha che

n
X
i=1
c
i

i
(x) f (x)

2
=

n
X
i=1
c
i

i
(x) f (x) ,
n
X
i=1
c
i

i
(x) f (x)
!
=
n
X
i=1
c
2
i
2
n
X
i=1
c
i
(f,
i
) + (f, f) (5.5)
=
n
X
i=1
[c
i
(f,
i
)]
2

n
X
i=1
(f,
i
)
2
+kfk
2
.
che si ottiene sommando e sottraendo lo stesso termine
P
n
i=1
(f,
i
)
2
.
Questultima espressione , ovviamente, minima quando
n
X
i=1
[c
i
(f,
i
)]
2
= 0 ,
quando, cio, si ha
c
i
= (f,
i
) . (5.6)
I coecienti c
i
deniti nellEq.(5.6) sono chiamati coecienti gen-
eralizzati di Fourier
6
di f o coecienti di Fourier di f rispetto
allinsieme ortonormale {
i
}. Sostituendo i coecienti (5.6) nellEq.
(5.5) si ottiene

n
X
i=1
(f,
i
)
i
(x) f (x)

2
= kfk
2

n
X
i=1
(f,
i
)
2
, (5.7)
nota come identit di Bessel
7
. Poich il lato sinistro dellEq. (5.7)
positivo, ne segue che
n
X
i=1
(f,
i
)
2
kfk
2
, (5.8)
6
Jean B.J. Fourier (1768-1830), matematico e sico francese.
7
Friedrich Wilhelm Bessel (1784-1846), matematico e sico tedesco, fondatore
della moderna astronomia.
78 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
relazione nota come disuguaglianza di Bessel. Questa, a sua volta,
implica che la serie

X
i=1
c
2
i
=

X
i=1
(f,
i
)
2
convergente. Ne discende che
lim
i
c
i
= 0 .
Questo importante risultato, che useremo nel Paragrafo 4.5 pu essere
enunciato, come nel seguente teorema
Teorema 6. (Teorema di Riemann-Lebesgue
8
) La successione
dei coecienti generalizzati di Fourier una successione convergente
a zero, cio
lim
i
c
i
= lim
i
(f,
i
) = 0 .
Vorremmo anche che potesse essere

X
i=1
(f,
i
)
i
f

2
= 0 (5.9)
e, di conseguenza
f =

X
i=1
(f,
i
)
i
.
Questa conclusione, purtroppo, non sempre vera, a meno di non porre
ulteriori restrizioni alla funzione f ed allinsieme ortonormale {
i
}.
Da notare che poich,
kfk
2
=
Z
b
a
w(x) f
2
(x) dx ,
si richiede che non solo f ma anche f
2
sia integrabile in (a, b). La fun-
zione f deve allora appartenere alla classe delle funzioni a quadrato
sommabile, funzioni, cio che soddisfano la condizione
Z
b
a
w(x) f
2
(x) dx < + .
Inoltre, poich
Z
b
a
w(x)
2
i
(x) dx = 1 ,
anche le funzioni
i
devono essere a quadrato sommabile. Inne, il
sistema ortonormale deve essere completo rispetto ad una data classe
di funzioni
9
, secondo la seguente denizione
8
Il risultato fu dapprima dimostrato, per le funzioni continue, da George F.B.
Riemann (1826-1866), matematico tedesco, ed esteso poi da Henry L. Lebesgue
(1875-1941) per classi di funzioni pi generali.
9
Esempi di "classi di funzioni" sono: le funzioni continue, funzioni continue a
tratti, funzioni integrabili, funzioni a quadrato integrabile, funzioni periodiche, ...
5. CONVERGENZA E COMPLETEZZA 79
Definizione 7. la famiglia ortonormale di funzioni {
i
} com-
pleta, rispetto ad una data classe di funzioni, se
lim
n
Z
b
a
w(x) [S
n
(x) f (x)]
2
dx = 0 (5.10)
per ogni funzione f della classe. LEq. (5.10) viene anche scritta nella
forma
l.i.m.
n
S
n
(x) = f (x) ,
dove l.i.m. sta per limite in media. Questo tipo di convergenza chia-
mata convergenza in media quadratica.
Osserviamo che la propriet di completezza di un sistema ortonor-
male di funzioni {
i
} legato ad una certa classe di funzioni. Una
conseguenza della denizione che nessuna funzione non nulla della
classe data, pu essere ortogonale a tutte le funzioni
i
. Questa pro-
priet chiamata chiusura ed denita come
Definizione 8. Il sistema ortonormale {
i
} chiuso rispetto ad
una certa classe di funzioni denite su (a, b) se, lunica funzione f che
soddisfa lequazione
(f,
i
) =
Z
b
a
w(x)
i
(x) f (x) dx = 0 i
la funzione nulla su (a, b).
Si pu dimostrare che un sistema ortonormale chiuso se e solo se
completo. La disuguaglianza di Bessel (5.8), pu anche essere scritta
nella forma

X
i=1
(f,
i
)
2
kfk
2
, (5.11)
Si pu dimostrare che luguaglianza vale solo se il sistema completo.
Lequazione risultante

X
i=1
(f,
i
)
2
= kfk
2
(5.12)
chiamata identit di Parseval
10
.
Vogliamo sottolineare come la convergenza in media, denita dallEq.(5.10)
non implica la convergenza puntuale, n la convergenza puntuale im-
plica la convergenza in media. In altre parole, questultima uno spe-
ciale tipo di convergenza che, come vedremo, intimamente correlata
con i problemi al bordo.
10
Marc-Antoine Parseval de Chnes (1755-1836), matematico francese.
80 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
5.1. Esercizi.
(1) Dire perch una funzione continua a tratti su (a, b) a quadrato
sommabile.
(2) Mostrare che linsieme delle funzioni

i
(x) =
1

sin ix , i = 1, 2, . . .

ortonormale nellintervallo [0, 2] con funzione peso w(x) =


1.
(3) Mostrare che linsieme dellesercizio precedente non completo
nella classe delle funzioni continue in [0, 2]. (Sugg: cercare
una funzione non nulla che ortogonale a tutte le funzioni
date).
(4) Partendo da

n
X
i=1
c
i

i
f

2
considerare le c
i
come variabili e scrivere la condizione neces-
saria per lesistenza di un massimo o minimo.
(5) Dimostrare che condizione necessaria e suciente perch

n
X
i=1
c
i

i
f

2
sia minimo, che c
i
= (f,
i
).
(6) Provare che se un insieme completo, allora chiuso. (Sugg.:
Usare la contraddizione; assumere che esista una funzione nor-
malizzata (x) tale che
c
i
=
Z
b
a
w(x)
i
(x) (x) dx = 0 i .
Mostrare allora che
lim
n
Z
b
a

n
X
i=1
c
i

2
= 1 ,
contraddicendo lipotesi di completezza.
(7) Dimostrare che
kf gk |kfk kgk| .
(8) Dimostrare che se un insieme di funzioni chiuso, allora
completo. (Sugg.: Assumere che esista una funzione f tale
che
Z
b
a
w(x) f
2
(x) dx

X
i=1
c
2
i
> 0 ,
6. EQUAZIONI AUTO-AGGIUNTE 81
dove c
i
= (f,
i
). Considerare quindi
g
n
(x) =
n
X
i=1
c
i

i
(x)
che converge in media a g (x) dove c
i
= (g,
i
) = (f,
i
). Ne
segue che = f g non nulla, ortogonale a tutte le
i
e
kk |kg g
n
k kf g
n
k| > 0
il che mostra che non nulla, pu essere quindi normalizzata
e quindi il sistema non chiuso.
6. Equazioni auto-aggiunte
Problemi al bordo che coinvolgono equazioni dierenziali aventi una
forma speciale, sono di particolare importanza nelle applicazioni. E di
queste equazioni e problemi di cui ci occuperemo in questo paragrafo.
Iniziamo considerando unequazione dierenziale lineare, omogenea
del secondo ordine
y
00
+a
1
(x) y
0
+a
2
(x) y = 0 . (6.1)
la sostituzione u
1
= y e u
2
= y
0
, trasforma lEq.(6.1) nel sistema di
due equazioni del primo ordine
_
_
_
u
0
1
= u
2
,
u
0
2
= a
2
(x) u
1
a
1
(x) u
2
.
(6.2)
Questo sistema pu essere scritto in forma matriciale, come segue
u
0
= A(x) u (6.3)
dove
u =

u
1
u
2
!
, e A(x) =
_
_
0 1
a
2
(x) a
1
(x)
_
_
.
Lequazione
v
0
= A
T
(x) v (6.4)
dove A
T
indica la matrice trasposta della matrice A, chiamata equa-
zione aggiunta dellEq.(6.3). Se scriviamo esplicitamente lequazione
vettoriale (6.4) si ha
_
_
_
v
0
1
= a
2
(x) v
2
,
v
0
2
= v
1
a
1
(x) v
2
.
e lequazione del secondo ordine, equivalente
w
00
(a
1
(x) w)
0
+a
2
(x) w = 0 . (6.5)
82 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
Chiamiamo lEq.(6.5) la aggiunta dellEq.(6.1). La relazione , ovvia-
mente, simmetrica.
Di particolare importanza sono le equazioni auto-aggiunte, cio
quelle equazioni che sono uguali alla loro aggiunta. Possiamo notare
dallEq. (6.5) che ogni equazione in cui a
1
(x) 0 necessariamente
auto-aggiunta. Pi in generale, la relazione di "aggiuntezza" denita
nel seguente modo. Se unequazione dierenziale, lineare omogenea
data da
a
2
(x) y
00
+a
1
(x) y
0
+a
0
(x) y = 0 (6.6)
allora, la sua equazione aggiunta
[a
2
(x) y]
00
[a
1
(x) y]
0
+a
0
(x) y = 0 . (6.7)
Allora, lEq. (6.6) auto-aggiunta se e solo se
a
1
(x) = a
0
2
(x) . (6.8)
La relazione (6.8) mostra che ogni equazione dierenziale del secondo
ordine, della forma
d
dx

a
2
(x)
dy
dx

+a
0
(x) y = 0
necessariamente auto-aggiunta. In particolare, i problemi di S-L,
esaminati nel Paragrafo 2.2, sono problemi al bordo che coinvolgono
equazioni auto-aggiunte. Inoltre, nel Paragrafo 2.2 abbiamo mostrato
che ogni equazione dierenziale omogenea pu essere messa in forma
autoaggiunta moltiplicandola per il termine (x) /a
2
(x) , dove
(x) = exp
Z
x
a
1
(t)
a
2
(t)
dt

. (6.9)
Nella Denizione (5) si denita lortogonalit delle funzioni a valori
reali. Quella denizione pu essere generalizzata alle funzioni di varia-
bile complessa nel modo seguente. Linsieme di funzioni complesse
{
i
(x) , i = 1, 2, . . .} ,
ognuna delle quali continua nellintervallo [a, b] ortogonale in
senso hermitiano
11
con funzione peso reale w(x) se
Z
b
a

n
(x)
m
(x) w(x) dx = 0 , n 6= m,
e
Z
b
a

n
(x)
n
(x) w(x) dx 6= 0 ,
dove la barra indica il complesso coniugato. Osservare che la denizione
di ortogonalit hermitiana si riduce allortogonalit data nella Denizio-
ne (5) quando le funzioni
i
(x) siano funzioni reali.
11
Charles Hermite (1822-1901), matematico francese.
6. EQUAZIONI AUTO-AGGIUNTE 83
Esempio 30. Mostrare che le funzioni
exp (inx) , n = 0, 1, 2, . . .
sono ortogonali, in senso hermitiano nellintervallo [, ] con fun-
zione peso w(x) = 1.
Soluzione 30. Si ha
Z

e
inx
e
imx
dx =
Z

e
inx
e
imx
dx
=
e
i(nm)x
i (n m)

= 0 , se n 6= m ,
mentre il risultato 2 se n = m.
Ricordiamo che nellEs. (26) il problema aveva autovalori complessi
e autofunzioni complesse. In generale un problema di S-L regolare
d
dx

r (x)
dy
dx

+ [q (x) +w(x)] y = 0, a x b
a
1
y (a) +a
2
y
0
(a) = 0
b
1
y (b) +b
2
y
0
(b) = 0 ,
(6.10)
tale che r (x), q (x), e w(x) sono funzioni reali e i coecienti a
i
e b
i
sono reali.
Se y (x) una funzione a valori complessi e un numero com-
plesso, possiamo prendere i complessi coniugati dei termini dellEq.
(6.10) per ottenere
d
dx

r (x)
dy
dx

q (x) +w(x)

y = 0, a x b
a
1
y (a) +a
2
y
0
(a) = 0
b
1
y (b) +b
2
y
0
(b) = 0 .
(6.11)
Se moltiplichiamo lequazione dierenziale ((6.10) per y (x) e lequazio-
ne dierenziale in (6.11) per y (x) e sottraiamo, si ha
d
dx
[r (x) (yy
0
y
0
y)] = w(x) yy

. (6.12)
Integrando tra a e b si ha

Z
b
a
w(x) |y (x)|
2
dx = 0 , (6.13)
dalla quale si conclude che = . Abbiamo dimostrato il seguente
teorema
84 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
Teorema 7. Gli autovalori di un sistema di Sturm Liouville rego-
lare sono reali.
Unaltra propriet importante degli autovalori di un problema di
Sturm Liouville regolare molto pi dicile da provare. Ci limitiamo
ad enunciare il teorema.
Teorema 8. Gli autovalori
k
di un problema di Sturm Liouville
regolare possono essere ordinati,

1
<
2
<
3
< . . . <
k
< . . .
e
lim
k

k
= .
Il teorema precedente implica che linsieme degli autovalori {
k
}
inferiormente limitato. E anche vero che ad ogni autovalore cor-
risponde un solo autovettore che unico a meno di un fattore costante.
6.1. Esercizi.
(1) Determinare la matrice A(x) descritta in (6.3) per ognuna
delle seguenti equazioni dierenziali nelle quali n un intero
non negativo e una costante.
(a) y
00
+
2
y = 0
(b) x
2
y
00
+xy
0
+ (x
2
n
2
) y = 0
(c) y
00
+y
0
y = 0
(d)
d
dx

(1 x
2
)
dy
dx

+n(n + 1) y = 0
(2) Usando i risultati dellEs.1, trovare la matrice trasposta A
T
(x)
e scrivere lequazione aggiunta di ognuna delle equazioni prece-
denti.
(3) Combinare ogni coppia di equazioni, trovate nellEs.2, per scri-
vere unequazione del secondo ordine.
(4) Quale delle equazione dellEs. 1 autoaggiunta?
(5) Trasformare ciascuna delle equazioni seguenti nella forma di
S-L
d
dx

r (x)
dy
dx

+ [q (x) +w(x)] y = 0.
(a) y
00
+ 2xy
0
+ (x +) y = 0
(b) x
2
y
00
+xy
0
+xy = 0
(c) (x + 2) y
00
+ 4y
0
+ (x +e
x
) y = 0
6. EQUAZIONI AUTO-AGGIUNTE 85
(6) Supposto che u e e u siano le soluzioni dellEq. (6.3), cos che la
matrice fondamentale di soluzioni del sistema (6.2) data
da
(x) =
_
_
u
1
e u
1
u
2
e u
2
_
_
,
mostrare che

1
la matrice fondamentale di soluzione
del sistema (6.4).
(7) mettere la seguente equazione in forma autoaggiunta:
xy
00
2x
2
y
0
+y = 0.
(8) Mostrare che lidentit di Lagrange (Paragrafo 2.3) pu essere
scritta come:
Z
b
a
(y
1
Ly
2
y
2
My
1
) dx = a
2
y
0
2
y
1
y
2
(a
2
y
1
)
0
+y
2
a
1
y
1

b
a
dove L e M sono operatori aggiunti e a
2
ed a
1
sono quelli
dellEq. (6.6).
(9) Sia L loperatore integrale denito da
(Lx) (t) =
Z
b
a
K (t, s) x(s) ds
dove la funzione x(t) appartiene alla classe delle funzioni in-
tegrabili in [a, b]. Denito il prodotto scalare di due funzioni
come
(x, y) =
Z
b
a
x(t) y (t) dt,
(a) Mostrare che L un operatore lineare.
(b) Mostrare che se il nucleo K (t, s) simmetrico (K (t, s) =
K (s, t)), allora (Lx, y) = (y, Lx), cio L un operatore
autoaggiunto.
(10) Vericare che la trasformata di Laplace
L[x(t)] =
Z

0
x(t) exp (st) dt
un operatore autoaggiunto.
(11) Data lequazione dierenziale di Legendre

1 x
2

y
00
2xy
0
+y = 0
(a) Scriverla nella forma
Ly =

1 x
2

y
0

0
y .
(b) Mostrare che loperatore dierenziale di Legendre au-
toaggiunto.
86 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
7. Altri sistemi tipo Sturm-Liouville
Sebbene ogni equazione dierenziale possa essere scritta in forma
autoaggiunta, non tutte le equazioni danno luogo ad un problema di
S-L regolare. Pu accadere che nellequazione
d
dx

r (x)
dy
dx

+ [q (x) +w(x)] y = 0 , a x b (7.1)


le funzioni r (x), q (x), w(x) non abbiano le necessarie propriet; op-
pure che il problema al bordo non sia della forma
a
1
y (a) +a
2
y
0
(a) = 0
b
1
y (b) +b
2
y
0
(b) = 0 ,
(7.2)
richiesta perch il problema sia regolare.
Poich alcuni importanti problemi appartengono ai casi eccezionali
sopra citati, abbiamo necessit di estendere i metodi, indicati in questo
capitolo, in modo da includere anche alcuni casi speciali. Per esempio,
lequazione di Bessel di ordine n denita nellintervallo 0 < t < c
d
2
y
dt
2
+
1
t
dy
dt
+

1
n
2
t
2

y = 0 , n = 0, 1, 2, . . . (7.3a)
con il cambiamento di variabile t = x diventa
x
2
d
2
y
dx
2
+x
dy
dx
+

2
x
2
n
2

y = 0 , (7.4)
che in forma autoaggiunta viene scritta come:
d
dx

x
dy
dx

2
x
n
2
x

y = 0 (7.5)
denita nellintervallo 0 < x < c.
LEq. (7.5), tuttavia, non un problema di S-L regolare. Un prob-
lema simile si ha per lequazione di Legendre

1 x
2

y
00
2xy
0
+n(n + 1) y = 0,
che nella forma auto aggiunta
d
dx

1 x
2

dy
dx

+n(n + 1) y = 0 (7.6)
dove = n(n + 1), e dove siamo interessati in soluzioni denite nellin-
tervallo (1, 1).
Ricordiamo che, per un problema di S-L regolare, le condizioni poste
sono le seguenti:
(1) (a) r (x) continua con derivata continua e r (x) > 0.
(b) q (x) continua.
(c) w(x) continua e w(x) > 0.
7. ALTRI SISTEMI TIPO STURM-LIOUVILLE 87
Se una di queste condizioni non vale, o se lintervallo a x b
non limitato, allora lequazione dierenziale di S-L (7.1) chiamata
singolare. Ne segue che le equazioni (7.5) e (7.6) sono singolari.
Pu anche accadere che sebbene lequazione di S-L sia non singolare,
le condizioni al bordo non siano della forma (7.2). Consideriamo il
seguente esempio.
Esempio 31. Trovare gli autovalori e le corrispondenti autofunzioni
del seguente problema
y
00
+y = 0 , c x c ,
y (c) = y (c) , y
0
(c) = y
0
(c) .
Soluzione 31. Questo tipo di condizioni al bordo sono chiamate
condizioni al bordo periodiche. Le ritroveremo pi avanti, quando
considereremo problemi al bordo deniti su regioni circolari.
Lasciamo per esercizio dimostrare che per < 0 si ha solo la soluzione
nulla. Per > 0 si ha
y (x) = c
1
cos

x +c
2
sin

x
y
0
(x) = c
1

sin

x +c
2

cos

x .
La condizione y (c) = y (c) implica che
2c
2
sin

c = 0 ,
che pu essere soddisfatta o da c
2
= 0 o da

= n/c, n = 1, 2, . . ..
La condizione y
0
(c) = y
0
(c) implica che
2c
1

sin

c = 0 ,
che pu essere soddisfatta o da c
1
= 0 o da

= n/c.
Ne segue che gli autovalori sono

n
=

n
c

2
, n = 1, 2, . . . .
le autofunzioni corrispondenti sono
y
n
(x) = a
n
cos
n
c
x +b
n
sin
n
c
x , (7.7)
dove gli a
n
e i b
n
sono costanti arbitrarie non nulle.
= 0 un autovalore con autofunzione
y
0
(x) =
1
2
a
0
,
dove a
0
una costante arbitraria.
Lortogonalit delle autofunzioni dellEs. (31) risulter utile quando
studieremo le serie di Fourier.
Da notare che in questo caso si ha che ad ogni autovalore
n
corrispon-
dono le due autofunzioni linearmente indipendenti cos
n
c
x e sin
n
c
x.
88 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
Nel caso di condizioni al bordo periodiche possibile dimostrare un
teorema simile al Teorema (5).
Teorema 9. Dato un problema di S-L regolare con condizioni al
bordo periodiche e tale che r (a) = r (b),autofunzioni appartenenti ad
autovalori diversi sono ortogonali su [a, b] con funzione peso w(x) .
Dimostrazione. Le condizioni al bordo periodiche sono
y (a) = y (b) , y
0
(a) = y
0
(b) .
DallEq. (3.5) si ha
(
1

2
)
Z
b
a
w(x) y
1
(x) y
2
(x) dx = [r (y
1
y
0
2
y
2
y
0
1
)]|
b
a
. (7.8)
e il lato destro dellequazione diventa
r (b) [y
1
(b) y
0
2
(b) y
2
(b) y
0
1
(b)] r (a) [y
1
(a) y
0
2
(a) y
2
(a) y
0
1
(a)]
= r (a) [y
1
(a) y
0
2
(a) y
2
(a) y
0
1
(a)] r (a) [y
1
(a) y
0
2
(a) y
2
(a) y
0
1
(a)] = 0 .

E importante notare che se r (x) costante su [a, b], allora r (a) =


r (b) e quindi le condizioni al bordo periodiche portano ad autofunzioni
ortogonali. DallEq.(7.8) possiamo notare che la condizione r (a) =
r (b) = 0 suciente per dimostrare che autofunzioni corrispondenti
ad autovalori dierenti sono ortogonali. Ne segue che le funzioni y
n
(x)
che sono continue su [1, 1] e soddisfano lEq. (7.6) formano un sistema
ortogonale con funzione peso w(x) = 1. Queste funzioni sono chiamate
polinomi di Legendre e saranno studiati nel Paragrafo 7-3.
Vediamo inoltre dallEq.(7.8) che le condizioni
r (a) = 0 , y
1
(b) y
0
2
(b) y
2
(b) y
0
1
(b) = 0 , (7.9)
o
r (b) = 0 , y
1
(a) y
0
2
(a) y
2
(a) y
0
1
(a) = 0 , (7.10)
sono sucienti a assicurare lortogonalit delle autofunzioni.
Il seguente teorema copre, in generale, di autofunzioni di un sis-
tema di S-L singolare.
Teorema 10. Le autofunzioni di un problema di S-L singolare su
[a, b] sono ortogonali su [a, b] , con funzione peso w(x), se esse sono a
quadrato integrabile e se
[r (x) (y
1
(x) y
0
2
(x) y
2
(x) y
0
1
(x))]|
b
a
= 0
per ogni coppia distinta di autofunzioni y
1
(x) e y
2
(x).
7. ALTRI SISTEMI TIPO STURM-LIOUVILLE 89
7.1. Esercizi.
(1) Lequazione di Mathieu
12
y + ( + 16d cos 2t) y = 0 , 0 t ,
y (0) = y () , y (0) = y ()
un caso speciale dellequazione di Hill
13
y +a (t) y = 0 ,
dove a (t) una funzione periodica. Mostrare che se y
1
(t) e
y
2
(t) sono soluzioni periodiche, di periodo , dellequazione di
Mathieu corrispondenti ad autovalori distinti, esse sono orto-
gonali su [0, ] con funzione peso unitaria.
(2) Risolvere il seguente problema
y
00
+
2
y = 0, 0 x ,
y (0) +y () = 0 , y
0
(0) +y
0
() = 0 .
(3) Ottenere la soluzione di ognuno dei seguenti problemi singolari
di S-L
(a) y +y = 0 , 0 < x < , y (0) = 0 , |y (x)| < M
(b) y
00
+y = 0 , 0 < x < , y
0
(0) = 0 , |y (x)| < M
(c) y
00
+y = 0 , 0 < x < , |y (x)| < M
(4) Mostrare che = 0 non un autovalore per alcuno dei prob-
lemi dellEs.3 .
(5) Le soluzioni dellequazione dierenziale di Tchebyche
14

1 x
2

y
00
xy
0
+n
2
y = 0 , n = 0, 1, 2, . . . (7.11)
sono i polinomi di Tchebyche deniti da
T
n
(x) = cos (n arccos x) , 1 x 1 . (7.12)
(a) Mostrare che x = 1 sono punti singolari regolari dellEq.
(7.11).
(b) Risolvere lEq. (7.11) per serie e notare che la restrizione
su n necessaria perch la soluzione converga per x = 1.
(c) Scrivere i primi sei polinomi di Tchebyche.
(d) Mostrare che i T
n
(x) sono ortogonali su (1, 1) con fun-
zione peso w(x) = (1 x
2
)
1/2
(Sugg: Fare la sosti-
tuzione t = arccos x in (7.12).
12
mile L. Mathieu (1835-1890) matematico applicato franccese.
13
George W. Hille (1838-1914), astronomo americano.
14
Pafnuti L. Tchebyche (1821-1894), matematico russo.
90 2. PROBLEMI AL BORDO PER LE E.D.O.
(e) Spiegare come lEq. (7.11) porta ad un problema di S-L
singolare.
(f) Mostrare che il quadrato della norma dato da
kT
0
k
2
= , kT
n
k
2
=

2
per n > 0 .
CHAPTER 3
Equazioni dierenziali alle derivate parziali del
primo ordine
1. Introduzione
Le equazioni dierenziali ordinarie occupano un ruolo importante
in matematica applicata, poich una grande variet di problemi sici,
ingegneristici e provenienti da altre aree della scienza, possono essere
formulate in termini delle e.d.o. Ma cos come non sempre possibile
semplicare i problemi trascurando lattrito, la resistenza dellaria, la
forza di Coriolis, etc., non si pu sempre trascurare la presenza di altre
variabili indipendenti. Spesso, insieme alla variabile tempo t vanno
considerate una o pi variabili spaziali.
Tutte le volte che bisogna considerare fenomeni sici che impli-
cano pi di una variabile, possibile modellare il problema nei ter-
mini di equazioni dierenziali alle derivate parziali (e.d.p.). Il resto
di queste note tratta di queste equazioni e di come ottenere soluzioni
di tali equazioni. La maggior parte della terminologia usata per le
e.d.o. si estende in modo naturale alle e.d.p. . Per esempio, lordine di
unequazione anche in questo caso, lordine della derivata di ordine
maggiore. Ci occuperemo essenzialmente delle e.d.p. del primo e del
secondo ordine. Nello studio delle e.d.p. conviene, per semplicare la
notazione, usare le seguenti notazioni:
u
x
= u
x
,
u
y
= u
y
,

2
u
x
2
= u
xx
,

2
u
y
2
= u
yy
,

2
u
xy
= u
xy
, etc.
2. Equazioni lineari e quasi-lineari
Nel caso di e.d.p. del primo ordine, considereremo, per semplicit,
solo il caso di equazioni in due variabili indipendenti, x, y. Le equazioni
della forma,
P (x, y, u(x, y)) u
x
(x, y) +Q(x, y, u(x, y)) u
y
(x, y) = R(x, y, u(x, y)) (2.1)
sono dette quasi-lineari. P, Q, R sono funzioni di classe C
1
denite
su un aperto R
3
.
Equazioni della forma
A(x, y) u
x
(x, y) +B(x, y) u
y
(x, y) +C (x, y) u(x, y) = D(x, y) (2.2)
dove, A, B, C, D sono funzioni C
1
denite su un aperto R
2
, sono
dette lineari.
91
92 3. E.D.P. DEL PRIMO ORDINE
Osserviamo subito il seguente fatto. Sia G : R
3
R una funzione
C
1
tale che grad G 6= 0. Lequazione
G(x, y, z) = c , c R ,
denisce, al variare di c, una famiglia di superci. Sia ora S R
3
una
supercie descritta dallequazione z = u(x, y) ortogonale alla famiglia
di superci descritte dalla funzione G. Posto, F (x, y, z) = u(x, y) z,
si ha che i gradienti di F e di G sono ortogonali tra loro nei punti di
intersezione delle due superci, F G = 0.
Quindi, se G(x, y, z) = (G
x
(x, y, z) , G
y
(x, y, z) , G
z
(x, y, z)) e
F (x, y, z) = (u
x
(x, y) , u
y
(x, y) , 1) si ottiene che
G
x
(x, y, u(x, y)) u
x
(x, y)+G
y
(x, y, u(x, y)) u
y
(x, y) = G
z
(x, y, u(x, y))
che, come si pu osservare ha la stessa struttura dellequazione quasi-
lineare (2.1).
3. Il problema di Cauchy
Nel caso di e.d.o. del primo ordine, il problema di Cauchy rap-
presentava la ricerca di una soluzione dellequazione che passasse per
un punto assegnato (x
0
, y
0
), cio, y (x
0
) = y
0
. nel caso di e.d.p. esso
consiste nel cercare, tra tutte le superci z = u(x, y) che risolvono
lequazione data, quella che contiene una curva assegnata.
Pi precisamente, siano dati R
3
su cui sono denite le funzioni
P, Q, R, ed una curva : I , di classe C
1
, I R un intervallo,
denita da (() , () , ()). Consideriamo, inoltre, la curva
in R
2
denita da () = (() , ()), la proiezione ortogonale di
sul piano xy.
Definizione 9. Diremo che u : R
2
R, di classe C
1
, denita da
(x, y) u(x, y) una soluzione (locale) del problema di Cauchy:
P (x, y, u(x, y)) u
x
(x, y) +Q(x, y, u(x, y)) u
y
(x, y) = R(x, y, u(x, y)) (3.1)
u(() , ()) = () , I (3.2)
se esiste un intorno U di () tale che u : U R una soluzione di
(3.1), che soddisfa identicamente la condizione (3.2).
In altre parole, la condizione (3.2) richiede che la soluzione dellequa-
zione (3.1) assuma i valori () lungo la curva () = (() , ()).
4. Esistenza ed unicit delle soluzioni
Per cercare di trovare una soluzione del problema dato, riconduci-
amoci allosservazione fatta alla ne del primo paragrafo. Se (u
x
, u
y
, 1)
ortogonale alla supercie z = u(x, y), cio ortogonale al piano tan-
gente alla supercie, nel punto (x, y, u(x, y)), allora in quello stesso
punto il campo (P, Q, R) che ortogonale a (u
x
, u
y
, 1), appartiene
4. ESISTENZA ED UNICIT DELLE SOLUZIONI 93
sempre al piano tangente alla supercie. Quindi, se ssato I,
consideriamo il problema di Cauchy per il seguente sistema di e.d.o.
_

_
dx
dt
= P (x, y, z)
dy
dt
= Q(x, y, z)
dz
dt
= R(x, y, z)
(x(0) , y (0) , z (0)) = (() , () , ())
(4.1)
si ha che esso (data la regolarit delle equazioni) ammette una unica
soluzione locale, per ogni valore di . Le soluzioni di (1.3), al variare
di t, sono curve che appartengono alla supercie soluzione della e.d.p.
Esse sono chiamate curve caratteristiche dellequazione. Lidea quella
di "incollare" insieme le diverse soluzioni, al variare di in modo da
ottenere una supercie parametrizzata dalla coppia (, t). Perch tale
supercie sia eettivamente il graco di una soluzione del problema
(3.1)-(3.2) necessario che il suo vettore normale non appartenga al
piano xy. Inoltre, anch la soluzione sia univocamente determinata
occorre che la curva assegnata non sia essa stessa una caratteris-
tica, cio che il vettore F = (P, Q, R), valutato sui punti di non sia
tangente a stessa. Una condizione che assicura lesistenza di una
supercie, come sopra determinata, che sia non nulla la componente
lungo lasse z del prodotto vettoriale
F (() , () , ()) (
0
() ,
0
() ,
0
())
cio che
P (() , () , ())
0
() Q(() , () , ())
0
() 6= 0 , (4.2)
il che equivale a dire che le proiezioni di (P, Q, R) e della tangente di
sul piano xy non devono essere parallele.
Osservazione 3. Nel caso delle equazioni lineari, cio della forma
(2.2), la condizione (4.2) diventa
A( ())
0
() B( ())
0
() 6= 0 . (4.3)
Le curve del piano xy che soddisfano la condizione complementare
A( ())
0
() B( ())
0
() = 0
per ogni sono dette linee caratteristiche. Nel caso delle equazioni
lineari, la condizione (4.3) pu essere espressa dicendo che la curva
su cui sono assegnati i dati iniziali non deve essere tangente
in alcun punto ad una linea caratteristica. Osserviamo inoltre
che, nel caso di equazioni lineari, la condizione (4.3) non dipende dai
dati assegnati lungo la curva .
Si pu dimostrare il seguente teorema
94 3. E.D.P. DEL PRIMO ORDINE
Teorema 11. Siano R
3
, I R e : I R
3
deniti come
sopra. Supponiamo che P, Q, R siano C
1
in . Se per
0
I
P ((
0
) , (
0
) , (
0
))
0
(
0
) Q((
0
) , (
0
) , (
0
))
0
(
0
) 6= 0 , (4.4)
allora esiste un intorno U di ((
0
) , (
0
)) in R
2
, un intorno I (
0
)
I di
0
ed ununica funzione u : U R che risolve (3.1)-(3.2) con I (
0
)
al posto di I
1
.
Esempio 32. Trovare una soluzione locale del problema di Cauchy:
(
(y +u) u
x
+yu
y
= x y
u(x, 1) = 1 +x .
Soluzione 32. In questo esempio il problema di Cauchy non dato
nella forma (3.1)-(3.2). Per metterlo nella forma richiesta basta porre
() = (, 1, 1 +), R. Il campo vettoriale (P, Q, R) dato da
(y +z, y, x y). Per ogni R si ha
P (())
0
() Q(())
0
() = 1 6= 0 ,
dunque il problema di Cauchy ammette ununica soluzione locale. Cer-
chiamo adesso la soluzione. Per trovare le curve caratteristiche dob-
biamo risolvere il problema di Cauchy del seguente sistema di e.d.o.
_

_
dx
dt
= y +z ,
dy
dt
= y ,
dz
dt
= x y ,
(x(0) , y (0) , z (0)) = (, 1, 1 +) .
La seconda equazione ci dice che y (t) = k
1
() e
t
dove la costante k
1
=
k
1
() dipende dalla scelta del punto sulla curva assegnata, cio dalla
scelta di . Derivando la prima equazione, sostituendovi la seconda e
la terza e lespressione di y (t) si ottiene
d
2
x
dt
2
= x ,
da cui segue x(t) = k
2
() e
t
+ k
3
() e
t
.Sostituendo inne nella terza
equazione si ha z (t) = (k
2
() k
1
()) e
t
k
3
() e
t
+ k
4
(). Le
costanti di integrazione sono quattro perch abbiamo derivato la prima
equazione. Per trovare la soluzione del problema dato, sostituiamo le
funzioni trovate nella prima equazione. Si ottiene:
k
2
() e
t
k
3
() e
t
= k
1
() e
t
+(k
2
() k
1
()) e
t
k
3
() e
t
+k
4
()
1
Ovviamente dovr essere U

(x, y) R
2
: (x, y, z)

ed inoltre
(() , ()) U per ogni I (
0
) m.
4. ESISTENZA ED UNICIT DELLE SOLUZIONI 95
da cui si ottiene k
4
() 0.
La condizione iniziale ci permette di determinare i coecienti k
i
; bisogna
risolvere il sistema
_

_
x(0) = k
2
+k
3
= ,
y (0) = k
1
= 1 ,
z (0) = k
2
k
3
1 = 1 + .
Si ottiene k
1
() = 1, k
2
() = 1+s, k
3
() = 1. Si ottiene la seguente
rappresentazione parametrica della supercie soluzione
(t, )

(1 +) e
t
e
t
, e
t
, e
t
+e
t

.
Eliminando i parametri t e si ottiene lespressione z = x y +
2
y
La
soluzione del problema di Cauchy quindi
u(x, y) = x y +
2
y
.
Esaminiamo, adesso, le condizioni che permettono di escludere lesis-
tenza di una soluzione locale del problema di Cauchy.
Consideriamo le ipotesi del Teorema (11). Se la condizione (4.4)
violata, se cio
P ((
0
) , (
0
) , (
0
))
0
(
0
) Q((
0
) , (
0
) , (
0
))
0
(
0
) = 0 , (4.5)
allora, supponendo che P, Q non siano entrambi nulli, allora la (4.5)
implica che esiste 6= 0 tale che
P ((
0
) , (
0
) , (
0
)) =
0
(
0
)
Q((
0
) , (
0
) , (
0
)) =
0
(
0
) .
(4.6)
Supponiamo, inoltre, che
R((
0
) , (
0
) , (
0
)) 6=
0
(
0
) . (4.7)
Se sono soddisfatte le condizioni (4.6)-(4.7) allora non pu esistere una
soluzione locale. La ragione che, in questo caso, la condizione iniziale
e lequazione forniscono informazioni discordanti sulla derivata della
restrizione della soluzione u alla curva (() , ()). Infatti, sia
v () = u(() , ()), allora v
0
(
0
) =
0
(
0
). Dalle condizioni (4.6)
e (3.1) si ottiene
v
0
(
0
) = u
x
((
0
) , (
0
))
0
(
0
) +u
y
((
0
) , (
0
))
0
(
0
)
= {P ((
0
) , (
0
) , (
0
)) u
x
((
0
) , (
0
)) +
Q((
0
) , (
0
) , (
0
)) u
y
((
0
) , (
0
))}
= R((
0
) , (
0
) , (
0
))
che contraddice la (4.7). Abbiamo dimostrato, quindi, il seguente teo-
rema
96 3. E.D.P. DEL PRIMO ORDINE
Teorema 12. Se sono vericate le condizioni (4.5)-(4.7) allora il
problema (3.1)-(3.2) non ammette soluzione locale in nessun intorno
del punto (x
0
, y
0
) = ((
0
) , (
0
)).
Si pu inoltre provare il seguente teorema
Teorema 13. Supponiamo che esista 6= 0 tale che le (4.6) siano
vericate e che
R((
0
) , (
0
) , (
0
)) =
0
(
0
) ,
allora il problema (3.1)-(3.2) ammette innite soluzioni.
4.1. Esercizi.
(1) Determinare la soluzione di ognuna delle seguenti equazioni
nel dominio indicato:
(a) xu
x
+ 2yu
y
= 0 , x > 0 , y > 0 .
(b) xu
x
2yu
y
= e
x
, x > 0 .
(c) xu
x
xyu
y
u = 0 , (x, y) R
2
.
(d) yu
x
4xu
y
= 2xy , (x, y) R
2
.
(2) Determinare la soluzione dellEs. 1 che soddisfano, rispettiva-
mente, la seguente condizione iniziale:
(a) u

x,
1
x

= x , (x > 0) .
(b) u(1, y) = y
2
.
(c) u(x, x) = x
2
e
x
.
(d) u(x, 0) = x
4
.
(3) Determinare la soluzione dellEs. 1 che soddisfano, rispettiva-
mente, la seguente condizione iniziale date in forma paramet-
rica:
(a) u(s, e
s
) = sins , s > 0 .
(b) u(s, sinhs) = 0 , s > 0 .
(c) u(s
2
, s) = s
3
.
(d) u(s, s
3
) = 1 .
(4) Spiegare perch lequazione nellEs. 1 (c) non ha soluzioni che
soddisfano la condizione u(x, 0) = x
3
. Spiegare il risultato in
termini di curve caratteristiche.
(5) Mostrare che le uniche soluzioni dellequazione nellEs. 1 (c)
che siano di classe C
1
e denite su tutto R
2
sono le funzioni
costanti (Esempio, u(x, y) = 5 ). (Sugg.: osservare che tutte
le curve caratteristiche escono dallorigine).
5. LEGGI DI CONSERVAZIONE 97
(6) Trovare la soluzione locale del problema di Cauchy
(
(y +u) u
x
+yu
y
= x y ,
u(x, 1) = x .
(7) Trovare la soluzione locale del problema di Cauchy
(
(y +u) u
x
+yu
y
= 1 y ,
u(x, 1) = 1 +x .
(8) Consideriamo lequazione
u u
x
+y u
y
= x ,
con le condizioni iniziali
1)
1
() = (, , 2) ,
2)
1
() = (, , ) ,
3)
1
() =

, ,

2
2
!
.
Stabilire quante soluzioni hanno i problemi di Cauchy relativi
ad ogni singola condizione iniziale e trovarle, se esistono.
(9) Dedurre il seguente Corollario del Teorema (11)
Corollario 1. Il Problema di Cauchy
P (x, y, u) u
x
+u
y
= R(x, y, u) ,
u(x, 0) = h(x) ,
dove P, Q , h sono di classe C
1
ed h denita per ogni x R, ammette
sempre una soluzione.
5. Leggi di conservazione
Partiamo da un approccio sico. Supponiamo che u(x, t) sia la
densit di massa di un uido contenuto in un tubo disposto lungo
lasse x (lassunto fatto per comodit, quello che importante che
il fenomeno sia unidimensionale), che pu dipendere dal tempo.
Fissiamo un tratto di tubo I = [x
1
, x
2
]. Se non vi dispersione di
uido in questo tratto, la massa contenuta in I al tempo t data da
Z
x
2
x
1
u(x, t) dx .
Il uido pu entrare od uscire dal tubo solo agli estremi x
1
e x
2
, sup-
poniamo che la quantit in ingresso (o uscita) sia una funzione della
sola densit ed indichiamo con f (u(x, t)) la funzione che modella il
passaggio del uido. Si ha che
d
dt
Z
x
2
x
1
u(x, t) dx = f (u(x
1
, t)) f (u(x
2
, t)) . (5.1)
98 3. E.D.P. DEL PRIMO ORDINE
Se u sucientemente regolare, dal teorema di derivazione sotto il
segno di integrale si ottiene
d
dt
Z
x
2
x
1
u(x, t) dx =
Z
x
2
x
1
u
t
(x, t) dx = f (u(x
2
, t)) f (u(x
1
, t)) .
Se f di classe C
1
si ha:
u
t
(x
1
, t) = lim
x
2
x
1
Z
x
2
x
1
u
t
(x, t) dx
= lim
x
2
x
1
f (u(x
1
, t)) f (u(x
2
, t))
x
2
x
1
= f
0
(u(x
1
, t)) u
x
(x
1
, t) .
per larbitrariet del punto x
1
si ottiene lequazione
u
t
(x, t) +f
0
(u(x, t)) u
x
(x, t) = 0 .
Chiameremo, perci, leggi di conservazione quelle particolari e.d.p. del
primo ordine della forma
a (u) u
x
+u
t
= 0 . (5.2)
Questo tipo di equazioni, come ipotizzabile dalla loro derivazione, si
incontrano in molte applicazioni. Esse, infatti, modellano il usso at-
traverso una supercie di una qualche grandezza sica che non possa
venire creata o distrutta (da cui il nome).
Noi studieremo solo il caso unidimensionale, questo signica che
prenderemo in considerazione solo fenomeni che possono venire model-
lati da una sola variabile spaziale. Il problema di Cauchy, per tale
equazione, assume la forma
a (u) u
x
+u
t
= 0 , (5.3)
u(x, 0) = h(x) (5.4)
dove a e h sono funzione assegnate di classe C
1
.
Il problema ammette sempre soluzione locale per il Corollario (1).
Per determinarla procediamo usando il metodo delle caratteristiche
(cambieremo il nome della variabile di derivazione per non confonderla
con la variabile tempo t).
_

_
dx
d
= a (z) ,
dt
d
= 1 ,
dz
d
= 0 ,
(x(0) , t (0) , z (0)) = (, 0, h()) .
5. LEGGI DI CONSERVAZIONE 99
Risolvendo il sistema, otteniamo la seguente rappresentazione paramet-
rica della soluzione
x() = a (h()) + ,
t () = ,
z () = h() .
Ne segue che z deve soddisfare lequazione implicita, non lineare
z = h(x a (z) t) . (5.5)
Risolvendo questa rispetto a z (quando possibile) otteniamo la soluzione
locale z = u(x, t) del problema di Cauchy. Il problema : questa
equazione sempre risolubile (esplicitabile)?
Per rispondere a questo quesito, bisogna applicare il teorema della
funzione implicita (Teorema del Dini), relativamente al punto di coor-
dinate (x
0
, 0, h(x
0
)) , alla funzione
z(x, t, z) = z h(x a (z) t) . (5.6)
Poich
z
z
(x, t, z) = 1 +h
0
(x a (z) t) a
0
(z) t , (5.7)
si ha:
z
z
(x
0
, 0, h(x
0
)) = 1 6= 0.
Quindi, il teorema della funzione implicita implica lesistenza di un
intorno U di (x
0
, 0) ed una funzione u denita in tale intorno, tal che,
posto z = u(x, t) , si ha z(x, t, u(x, t)) 0 per ogni (x, t) U.
Quindi, chiamata:
g (x, t) =
def
z(x, t, u(x, t)) 0
dalle relazioni
0 = g
x
(x, t) = F
x
(x, t, u(x, t)) +z
z
(x, t, u(x, t)) u
x
(x, t)
e
0 = g
t
(x, t) = F
t
(x, t, u(x, t)) +z
z
(x, t, u(x, t)) u
t
(x, t)
da cui si ricava
u
x
(x, t) =
h
0
(x a (z) t)
1 +h
0
(x a (z) t) a
0
(z) t
,
u
t
(x, t) =
a (z) h
0
(x a (z) t)
1 +h
0
(x a (z) t) a
0
(z) t
.
(5.8)
Quindi u
x
ed u
t
tendono a diventare innite quando (5.7) tende o zero.
In realt, quando la (5.7) diventa nulla la soluzione u ha una dis-
continuit chiamata shock ( o urto)
2
. Notiamo che la (5.7) sempre
positiva per |t| sucientemente piccolo. Per capire cosa signica un
2
Quindi in tali punti u non rappresenta una soluzione, almeno nel senso classico
in cui labbiamo denita. Lo in un senso pi ampio che non tratteremo in questo
corso.
100 3. E.D.P. DEL PRIMO ORDINE
punto di shock, osserviamo che le soluzione dellEq. (5.5) sono costanti
lungo le linee caratteristiche
3
(vedi Osservazione (3) che sono curve nel
piano xt.
Fissiamo il punto x
0
e chiamiamo z
0
= h(x
0
). Tutti i punti della
retta
r =

(x, t, z) R
3
:
x a (z
0
) t = x
0
z = z
0

R
3
,
soddisfano lEq. (5.5). In altre parole, lungo la retta
x a (z
0
) t = x
0
(5.9)
del piano xt la soluzione vale costantemente h(x
0
) .
Osservazione 4. Osservare che, ssato x
0
, la retta r una curva
caratteristica e che la retta (nel piano xt) (5.9) una linea caratteris-
tica.
Poich la variabile t sta ad indicare il tempo, siamo interessati es-
senzialmente ad analizzare ci che accade nel semipiano t > 0 (cio il
futuro).
Si pu mostrare che se nessuna coppia di rette della forma (5.9) si in-
contra nel semipiano t > 0, allora, per ogni t > 0 la soluzione esiste ed
dierenziabile (non ci sono shocks). Se, viceversa, due rette della forma
(5.9) si incontrano per qualche t > 0, allora nel punto di intersezione c
una incompatibilit dovuta al fatto che la soluzione dovrebbe assumere
due valori distinti.
Fissati, per esempio, x
1
, x
2
R con x
1
< x
2
, poniamo z
1
= h(x
1
)
e z
2
= h(x
2
). Se a (z
1
) > a (z
2
) allora le due rette
x a (z
1
) t = x
1
e x a (z
2
) t = x
2
,
si incontrano in un punto (x
0
, t
0
) con
0 < t
0
=
x
2
x
1
a (z
1
) a (z
2
)
,
e nel punto (x
0
, t
0
) si ha una incompatibilit in quanto la soluzione in
quel punto dovrebbe,essere uguale, contemporaneamente, sia a z
1
che
a z
2
.
Esempio 33. Dire seil seguente problema di Cauchy
(
u u
x
+u
t
= 0 ,
u(x, 0) = x .
ammete shock e trovare le linee caratteristiche.
3
Non si devono confondere le curve caratteristiche, che sono curve in R
3
, con le
linee caratteristiche. Le curve caratteristiche, in quanto soluzioni di un problema di
Cauchy di classe C
1
non si possono intersecare, perch nel punto di intersecazione
passerebbero due soluzioni e non una sola.
5. LEGGI DI CONSERVAZIONE 101
Soluzione 33. Lequazione (5.5) assume la forma
z = (x zt) ,
per cui la soluzione esiste, ed univocamente determinata se 1t 6= 0.
In tal caso si ha
u(x, t) = z =
x
1 t
.
Chiaramente, per t = 1 la soluzione perde validit ed presente uno
shock. Per ogni x
0
R, sia z
0
= h(x
0
) = x
0
. LEq. (5.9) della retta
diventa
x +x
0
t = x
0
,
che passa per il punto (0, 1) qualunque sia x
0
.
Esempio 34. Dire se il problema di Cauchy:
(
(u + 1) u
x
+u
t
= 0 ,
u(x, 0) = x 1 .
ammette schock.
Soluzione 34. Scriviamo le linee caratteristiche. Fissato x
0
la
(5.9) diventa x x
0
t = x
0
. per vedere se ci sono shocks per t > 0 fac-
ciamo lintersezione tra due generiche linee caratteristiche corrispon-
denti a x
0
6= x
1
. Il sistema
(
x x
0
t = x
0
,
x x
1
t = x
1
.
ha come unica soluzione t = 1, x = 0, pertanto non ci sono shocks
per t > 0.
Esercizio 1. Determinare la soluzione di
(
u u
x
+u
t
= 0 ,
u(x, 0) = x .
e dire se ci sono shocks.
Supponiamo, adesso, che il problema di Cauchy (5.3)-(5.4) ammetta
uno shock. Allora, esiste una curva (possibilmente degenere) nel
semipiano t > 0 in ogni punto della quale si intersecano pi caratter-
istiche. Tale curva, in un certo senso, limita la possibilit di estendere
al futuro le soluzioni classiche dellEq.(5.2). Vogliamo determinare tale
curva .
Chiaramente, ogni punto di appartiene a qualche curva caratteris-
tica, pertanto le sue coordinate (x, t) devono soddisfare la (5.9) per
qualche x
0
. Consideriamo x
0
come un parametro (x
0
= s). Poniamo
F (s) = a (h(s)) e (x, t, s) = x tF (s) s. Allora, la (5.9), con
x
0
= s pu essere scritta nella forma
(x, t, s) = x tF (s) s = 0 . (5.10)
102 3. E.D.P. DEL PRIMO ORDINE
Inoltre, nellintorno del generico punto (x, t) di non deve essere pos-
sibile risolvere in modo univoco lEq. (5.10) rispetto a (x, t). Quindi
deve essere
(x, t, s)
s
= 0
altrimenti, per il teorema della funzione implicita, esisterebbe una
soluzione locale. Si ha
(x, t, s)
s
= 1 +tF
0
(s) = 0 . (5.11)
tenuto conto della (5.7), della denizione di F e del fatto che z = h(s)
in (x, t), si osserva che la (5.11) equivalente a
z
s
(x, t, s) = 0 .
Infatti, lEq.(5.5) non deve essere risolubile (rispetto ad (x, t)) nei punti
di . La curva linviluppo delle linee caratteristiche. Risolvendo le
(5.10)-(5.11) rispetto ad s si ottiene una rappresentazione parametrica
della curva . Cio
s (x(s) , t (s)) =

s
F (s)
F
0
(s)
,
1
F
0
(s)

,
valida per ogni s tale che F
0
(s) 6= 0.
Poniamo, adesso, la domanda se esista un tempo T tale che la
soluzione del problema (5.3)-(5.4) sia denita almeno in una striscia
R[0, T). Per rispondere a questa domanda, osserviamo che se esistono
(x, t) dove la soluzione perde regolarit, allora deve essere
(x, t, s)
s
= 1 +tF
0
(s) = 0
cio t = 1/F
0
(s). Allora, denendo
t
c
=
_

_
+ se F
0
(s) 0 per ogni s ,
1
max
{s:F
0
(s)<0}
|F
0
(s)|
se {s : F
0
(s) < 0} 6= ,
si ha che la soluzione sicuramente denita nella striscia R [0, t
c
).
Listante t
c
detto tempo critico o anche istante di rottura dellonda.
Osservazione 5. La curva relativa al problema di Cauchy dell
Esempio (33) degenere: si riduce al solo punto (0, 1). Il tempo critico
1.
Osservazione 6. La curva relativa al problema di Cauchy
(
u u
x
+u
t
= 0 ,
u(x, 0) = x
2
,
5. LEGGI DI CONSERVAZIONE 103
rappresentato parametricamente dalla curva
(x(s) , t (s)) =

1
s
,
s
2

Il tempo critico quindi 0, non esiste nessuna striscia della forma


R[0, ) per qualche > 0 in cui lequazione sia risolubile.
5.1. Flusso di automobili su di unautostrada. Trattiamo un
problema ideale, semplicato, supponendo che le automobili non ab-
biano dimensione e che il usso di traco sia equivalente a quello di
un uido in un tubo di diametro costante.
Sia (x, t) la densit di traco allistante t nel punto di ascissa x
(cio il numero di auto per unit di lunghezza), e sia q (x, t) il usso
allistante t nel punto x ( cio il numero di auto per unit di tempo che
allistante t attraversano il punto x). Assumiamo, inne, che nel tratto
considerato non vi siano entrate o uscite.
Fissato un segmento di estremi x
1
e x
2
con x
1
< x
2
il numero di
auto in esso contenuto
Z
x
2
x
1
(x, t) dx .
La variazione di questo numero, uguale al numero di auto che entrano
in questo segmento meno quello delle auto che lo lasciano, cio

Z
x
2
x
1
q
x
(x, t) dx = q (x
1
, t) q (x
2
, t) =
d
dt
Z
x
2
x
1
(x, t) dx
=
Z
x
2
x
1

t
(x, t) dx .
Pertanto si ha
Z
x
2
x
1

q
x
(x, t) +

t
(x, t)

dx = 0.
per larbitrariet del segmento [x
1
, x
2
] questo implica che

t
(x, t) +
q
x
(x, t) = 0 . (5.12)
Introduciamo ora lipotesi, ragionevole, che il usso dipenda in qualche
modo dalla densit del traco; cio che q (x, t) = G( (x, t)) per una
qualche funzione G. LEq.(5.12) diventa

t
(x, t) +G
0
( (x, t))

x
(x, t) = 0 . (5.13)
Quindi il modello per il usso di traco lungo un autostrada, che
abbiamo costruito, si riduce ad una legge di conservazione.
la funzione G dipende dalle caratteristiche della strada. Una legge
empirica la seguente.
G() = c

,
104 3. E.D.P. DEL PRIMO ORDINE
dove c la velocit libera (cio quella di un auto che viaggia sola ed
indisturbata) e corrisponde, nei casi normali, ai limiti di velocit, e
1
la densit massima di auto (quando, cio, le macchine sono una a
toccare laltra). Con questa scelta di G e ponendo u = /
1
(densit
normalizzata), lEq.(5.13) diventa
u
t
+c (1 2u)
u
x
= 0 . (5.14)
Sia h(x) la densit iniziale sul tratto di strada considerato. Lo stu-
dio dellevoluzione del traco ricondotta allo studio di un problema
di Cauchy per lEq.(5.14) con condizione iniziale u(x, 0) = h(x).
Si pu dimostrare che se h decrescente non si vericano shocks. Tut-
tavia, se h crescente in qualche tratto, allora, prima o poi, si veri-
cher uno shock (la densit della derivata diventa innita).
5.1.1. Esercizi.
(1) Studiare LEq. (5.14) e trovare eventualmente lesistenza di
shock, ponendo h(x) =
1
1 +x
2
.
(2) Studiare LEq. (5.14) e trovare eventualmente lesistenza di
shock, ponendo h(x) = 1
1
1 +x
2
.
(3) Studiare LEq. (5.14) e trovare eventualmente lesistenza di
shock, ponendo h(x) =

2
arctan (x) .
CHAPTER 4
Equazioni alle derivate parziali del secondo ordine
1. Introduzione
Per le equazioni del secondo ordine considereremo solo e.d.p. di
tipo lineare, della forma
Au
xx
+Bu
xy
+Cu
yy
+Du
x
+Eu
y
+Fu = G . (1.1)
I coecienti A, B, . . . sono, in generale, funzioni delle variabili indipen-
denti x e y ma non di u. Se G = 0 lequazione si dice omogenea, al-
trimenti non omogenea. E spesso conveniente scrivere lEq.(1.1) nella
forma Lu = G, dove L indica loperatore dierenziale lineare.
Per soluzione dellEq.(1.1) si intende una funzione u(x, y) che sod-
disfa lequazione identicamente.. Per esempio, la funzione
u(x, y) = exp (3x + 4y)
soddisfa identicamente lequazione
16u
xx
9u
yy
= 0 .
Per soluzione generale dellEq.(1.1) si intende linsieme di tutte le
possibili soluzioni.
Noi saremo interessati ad ottenere soluzioni speciche dellEq.(1.1),
soluzioni, cio, che soddisfano non solo lequazione ma anche condizioni
aggiuntive.
Le equazioni lineari della forma (1.1) vengono catalogate in modo
interessante.
Ricordiamo dalla geometria analitica, che lequazione di secondo
grado pi generale della forma
Ax
2
+Bxy +Cy
2
+Dx +Ey +F = 0 ,
dove A, B, . . . sono costanti. Equazioni di questo genere rappresentano
sezioni coniche (eventualmente degeneri) come segue:
ellisse, se B
2
4AC < 0 ;
parabola, se B
2
4AC = 0 ;
iperbole, se B
2
4AC > 0 .
In modo analogo, le e.d.p. lineari (1.1) sono chiamate ellittiche,
paraboliche, iperboliche dipendentemente che B
2
4AC sia neg-
ativo, nullo o positivo. Poich A, B, . . . sono, in generale, funzioni,
possibile che una e.d.p. sia di tipo misto. Per esempio, lequazione
xu
xx
+yu
yy
+ 2yu
x
xu
y
= 0
105
106 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
ellittica se xy > 0, iperbolica se xy < 0, e parabolica se xy = 0. Se x e
y sono coordinate spaziali, allora lequazione ellittica nel primo e terzo
quadrante, iperbolica nel secondo e quarto e parabolica lungo gli assi
coordinati. La teoria delle equazioni di tipo misto stata studiata,
per primo, da Tricomi
1
nel 1923. Nello studio dei uidi transonici, si
studia la cosiddetta equazione di Tricomi
yu
xx
+u
yy
= 0 .
Questa equazione ellittica per y > 0 ed iperbolica per y < 0. Nello
studio dellaerodinamica, la regione ellittica corrisponde ad un usso
subsonico, la regione parabolica alla barriera del suono e la regione
iperbolica alla propagazione supersonica delle onde di shocks.
Sebbene x e y siano in generale usate per indicare coordinate spaziali,
non sempre detto che sia questo il caso. Una di questa potrebbe
essere la coordinata temporale, per esempio. Lunica restrizione
che le due variabili siano indipendenti tra di loro. Chiameremo con-
dizioni al bordo i valori ssati della variabile dipendente sul contorno
dellinsieme di denizione, nel piano, dellequazione. Se, daltra parte,
una delle variabili il tempo, allora specicheremo le condizioni ini-
ziali per poter ottenere una soluzione specica. Problemi nei quali sono
specicate condizioni al bordo e/o condizioni iniziali vengono chiamati
problemi al bordo.
Vogliamo dare adesso esempi per illustrare i tre tipi di equazioni
del secondo ordine. Soluzioni speciche di questi problemi saranno
ottenute nei capitoli successivi.
Equazione di Laplace
(Fig.1)
1
Francesco G. Tricomi (1897- 1986), matematico italiano.
1. INTRODUZIONE 107
Problema 1. Problema al bordo per lequazione ellittica:
e.d.p. : u
xx
+u
yy
= 0 , a < x < b , c < y < d ;
c.b. : u(a, y) = u
0
, u(b, y) = u
1
, c < y < d ,
u(x, c) = u
2
, u(x, d) = u
3
, a < x < b ,
dove a, b, c, d, u
0
, u
1
, u
2
, u
3
sono costanti. Questa equazione ellittica
chiamata equazione di Laplace
2
e verr studiata in dettaglio. Le
condizioni al bordo (c.b.) mostrano che a x b e c y d;
quindi i valori della funzione incognita u(x, y) sono noti sul bordo di
un rettangolo nel piano xy (vedi Fig.(Fig.1) . Lequazione alle derivate
parziali (e.d.p.) scritta, indica che u(x, y) deve soddisfare lequazione
ovunque allinterno del rettangolo aperto (a, b) (c, d).
Vogliamo rimarcare che il termine "regione" pu avere vari signi-
cati in letteratura. Con il termine regione nel piano xy intendiamo
un insieme R del piano tale che ogni coppia di punti distinti (x
1
, y
1
) e
(x
2
, y
2
) possono essere uniti con una poligonale i cui punti stanno in
R. Quindi una regione un insieme connesso. Una regione del piano
pu essere aperta o chiusa.
Problema di Dirichlet in due dimensioni.
(Fig.2)
Problemi al bordo nei quali u deve soddisfare lequazione di Laplace in
una regione aperta e assume valori assegnati sul bordo di tale regione
(vedi (Fig.2) sono chiamati problemi di Dirichlet
3
. Se le condizioni
2
Pierre S. de Laplace (1749-1827), matematico ed astronomo francese.
3
Peter G.KL. Dirichlet (1805-1859), matematico tedesco.
108 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
al bordo dellEsempio precedente sono sostituite da
u
x
(a, y) = u
0
, u
x
(b, y) = u
1
, c < y < d ,
u
y
(x, c) = u
2
, u
y
(x, d) = u
3
, a < x < b ,
dove sono assegnati i valori delle derivate normali u
x
e u
y
al bordo,
viene chiamato problema di Neumann
4
.
Problema di Neumann. E assegnata
u
n
sul bordo C
(Fig.3)
In questo caso viene specicata la normale esterna u/n, cio la
derivata direzionale di u nella direzione normale al bordo (vedi Fig.
(Fig.3) ). I problemi al bordo possono, ovviamente anche essere di
tipo misto, come vedremo.
Problema 2. Problema al bordo per equazione iperbolica.
e.d.p. u
tt
= a
2
u
xx
, t > 0 , 0 < x < L ;
c.b. u(0, t) = u(L, t) = 0 , t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) , u
t
(x, 0) = g (x) , 0 < x < L .
4
Carl G. Neumann (1832-1925), matematico tedesco.
1. INTRODUZIONE 109
Qui, a una costante, u lo spostamento verticale, e si hanno sia
condizioni al bordo che condizioni iniziali (C.I.)
Equazione donda unidimensionale
(Fig.4)
In questo caso si richiede che u soddis lequazione data per valori
positivi della variabile t (tempo) e per tutti gli x nellintervallo aperto
0 < x < L, (vedi Fig.(Fig.4) ). Le condizioni al bordo aermano che
si ha u = 0, per valori positivi di t, quando x = 0 e x = L, mentre le
condizioni iniziali danno il valore iniziale dello spostamento e la velocit
iniziale come f (x) e g (x), rispettivamente. Lequazione dierenziale
deve essere dimensionalmente corretta, quindi la costante a deve avere
la dimensione di una velocit.
La e.d.p. nellEs.(2) lequazione donda unidimensionale.
Problema 3. Problema al bordo di tipo parabolico.
e.d.p. : u
t
= k u
xx
, t > 0 , 0 < x < L , k > 0 ,
c.b. : u(0, t) = a , u(L, t) = b , t > 0 ,
C.I. : u(x, 0) = f (x) , 0 < x < L .
Anche in questo caso la funzione u(x, t) soddisfa una e.d.p. in un in-
tervallo aperto per tutti i valori positivi di t. La condizione al bordo
prescrive il valore di u agli estremi dellintervallo dato, vedi Fig.(Fig.5),
mentre la condizione iniziale specica il valore di u al tempo t = 0. In
110 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
questo problema lequazione lequazione di diusione unidimen-
sionale.
Equazione di diusione
(Fig.5)
Lesistenza di funzioni arbitrarie nella soluzione generale di una
e.d.p. lineare signica che la linsieme delle funzioni che soddisfano
tale equazione molto ampio. Per esempio, le funzioni u(x, y) qui sotto
arctan
y
x
, e
x
sin y , ln

x
2
+y
2

, sin xsinh y
sono molto diverse tra di loro, ma ognuna di loro soddisfa lequazione
u
xx
+ u
yy
= 0 (vericate). Nella applicazione delle e.d.p., tuttavia, si
hanno informazioni dal sistema sico che si intende modellare che per-
mettono di trovare soluzioni speciche. La maggior parte dello studio
di problemi al bordo si concentreranno su questo punto.
Come nel caso delle e.d.o , le e.d.p. del secondo ordine pi semplici
sono quelle omogenee a coecienti costanti. Consideriamo unequazione
di questo tipo nel quale mancano le derivate del primo ordine
au
xx
+bu
xy
+cu
yy
= 0 . (1.2)
Supponiamo che la soluzione sia della forma u(x, y) = f (y +rx) dove
r una costante. Allora u
x
= rf
0
(y +rx) e u
xx
= r
2
f
00
(y +rx), dove
gli apici indicano la derivata di f rispetto al suo argomento y + rx.
Sostituendo nellEq.(1.2) si ottiene

ar
2
+br +c

f
00
(y +rx) = 0
da cui si ottiene lequazione caratteristica
ar
2
+br +c = 0 . (1.3)
Se le radici dellEq.(1.2) sono reali e distinte, r
1
e r
2
, la soluzione
generale dellEq.(1.2) pu essere scritta nella forma
u(x, y) = f (y +r
1
x) +g (y +r
2
x)
1. INTRODUZIONE 111
dove f e g sono due funzioni arbitrarie di classe C
2
.
Esempio 35. Risolvere lequazione iperbolica
a
2
u
xx
b
2
u
yy
= 0
dove a e b sono costanti reali.
Soluzione 35. Lequazione caratteristica
a
2
r
2
b
2
= 0 ,
e la soluzione generale
u(x, y) = f

y +
b
a
x

+g

y
b
a
x

. (1.4)
Voglio far presente che nel caso di radici coincidenti, la soluzione
generale ha la forma
u(x, y) = f (y +rx) +xg (y +rx) . (1.5)
Il caso delle radici complesse verr considerato negli esercizi.
1.1. Esercizi.
(1) Mostrare che la costante a ha le dimensioni di una velocit.
(2) Vericare che ognuna delle seguenti funzioni soddisfa lequazione
di Laplace
arctan
y
x
, e
x
siny ,
p
x
2
+y
2
, sin xsinh y .
(3) Vericare che
u(x, y) = c
1
f (y +r
1
x) +c
2
g (y +r
2
x) ,
dove r
1
e r
2
soddisfa lequazione ar
2
+br +c = 0 la soluzione
generale dellEq.(1.2), dove c
1
e c
2
sono costanti arbitrarie e
f, g sono funzioni arbitrarie di classe C
2
.
(4) Classicare ciascuna delle seguenti equazioni del secondo or-
dine, come ellittiche, paraboliche o iperboliche.
(a) u
xx
+ 4u
xy
+ 3u
yy
+ 4u
x
3u = xy ,
(b) xu
xx
+u
yy
2x
2
u
y
= 0 ,
(c) u
xy
u
x
= xsin y ,
(d) (y
2
1) u
xx
2xyu
xy
+ (x
2
1) u
yy
+e
x
u
x
+u
y
= 0 .
(5) Se f e g sono due funzioni arbitrarie, due volte dierenzia-
bili, vericare che f (x +at), g (x at) e f (x +at)+g (x at)
sono soluzioni dellequazione
u
tt
= a
2
u
xx
.
112 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
(6) Vericare che
u(x, t) = (c
1
cos x +c
2
sin x) (c
3
sinat +c
4
cos at)
una soluzione dellequazione donda u
tt
= a
2
u
xx
dove c
1
, c
2
, c
3
,
c
4
e sono costanti arbitrarie.
(7) Mostrare che la soluzione dellEsercizio 6 diventa c
5
cos at sinx
se vengono imposte le condizioni al bordo
u(0, t) = 0 , e u
t
(x, 0) = 0 .
(8) Vericare che u = e
k
2
t
(c
1
cos x +c
2
sin x) una soluzione
dellequazione di diusione u
t
= ku
xx
dove c
1
, c
2
e sono
costanti arbitrarie.
(9) Vericare che
u(x, t) =
Z
x+at
xat
g (s) ds
una soluzione dellequazione donda u
tt
= a
2
u
xx
che soddisfa
le condizioni al bordo u(x, 0) = 0, e u
t
(x, 0) = g (x) .(Usare la
regola di derivazione di funzioni dipendenti da un parametro
(regola di Liebnitz): Se
u(x, t) =
Z
b(x,t)
a(x,t)
f (x, s, t) ds ,
allora
u
x
(x, t) =
Z
b(x,t)
a(x,t)
f (x, s, t)
x
ds+f (x, b, t)
b (x, t)
x
f (x, a, t)
a (x, t)
x
,
con una formula simile per u
t
(x, t).
(10) Per ognuna delle seguenti e.d.p., (i) dire di che ordine ; (ii)
dire se lequazione lineare o meno.
(a) xu
x
+yu
y
= u ,
(b) u u
xx
+u
2
y
= 0 ,
(c) u
xx
u
xy
2u
yy
= 1 ,
(d) u
xx
2u
y
= 2x e
u
,
(e) u
2
x
xu
xy
= siny .
(11) Data lEq.(1.2) mostrare che:
(a) Se a = 0 il metodo dato nel testo fallisce. Mostrare,
tuttavia, che in questo caso la sostituzione u = f (x +ry)
fornisce la soluzione generale.
(b) Trovare la soluzione generale dellequazione
u
xy
3u
yy
= 0 .
1. INTRODUZIONE 113
(c) Usare la sostituzione u = f (x +ry) per risolvere lequazio-
ne
u
xx
+u
xy
6u
yy
= 0 .
(12) Vericare che la soluzione generale dellEq.(1.2) data dalla
(1.5) quando lequazione caratteristica ha due radici coinci-
denti.
(13) Trovare una soluzione di
u
xx
+u
xy
6u
yy
= 0 .
(14) Trovare la soluzione generale di ciascuna delle seguenti equazio-
ni:
(a) u
xx
9u
yy
= 0 ,
(b) u
xx
+ 4u
yy
= 0 ,
(c) 6u
xx
+u
xy
2u
yy
= 0 .
(15) Classicare ciascuna delle seguenti equazioni come: ellittica,
iperbolica o parabolica.
(a) x
2
u
xx
+ 2xyu
xy
+y
2
u
yy
= 4x
2
,
(b) u
xx
2 sin x u
xy
cos
2
x u
yy
cos x u
y
= 0 ,
(c) x
2
u
xx
y
2
u
yy
= xy ,
(d) 4u
xx
8u
xy
+ 4u
yy
= 3 .
(16) Vericare che
u(x, y) = f
1
(x +iy) +f
2
(x iy)
una soluzione di u
xx
+u
yy
= 0 .
(17) Generalizzare il risultato dellEs. 16 al caso in cui lequazione
caratteristica (1.3) ha radici complesse
(18) Mostrare che
u(x, y) = f
1
(y ix) +xf
2
(y ix) +f
3
(y +ix) +xf
4
(y +ix)
soluzione di
u
xxxx
+ 2u
yyxx
+u
yyyy
= 0 .
(19) Il metodo spiegato nel testo pu essere esteso ad alcune e.d.p.
omogenee di ordine quattro. Trovare la soluzione generale di
ognuna delle seguenti equazioni.
(a)

4
u
x
4
+ 2

4
u
x
2
y
2
+

4
u
y
4
= 0 ,
5
(b)

4
u
x
4


4
u
y
4
= 0 ,
5
Questa equazione, chiamata equazione biarmonica, compare nello studio
dellelasticit e in idrodinamica.
114 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
(c)

4
u
x
4
2

4
u
x
2
y
2
+

4
u
y
4
= 0 .
(20) Mostrare che se
1
e
2
sono due funzioni armoniche di x e y,
allora la funzione
(x, y) = x
1
(x, y) +
2
(x, y)
soddisfa lequazione bi-armonica.
(21) Considerare lEq.(1.1) con G = 0. Mostrare che su u
1
(x, y) e
u
2
(x, y) sono soluzioni di questa equazione, allora
c
1
u
1
(x, y) +c
2
u
2
(x, y)
anchessa una soluzione qualunque sia il valore delle costanti
c
1
e c
2
.
2. Separazione delle variabili
Lequazione di Laplace
u
xx
+u
yy
+u
zz
= 0 , (2.1)
una delle pi classiche equazioni della sica matematica.
Per esempio, nello studio dellelettrostatica, si mostra che il vettore
intensit elettrica E dovuto ad un insieme di cariche stazionarie dato
da
E = = (
x
i,
y
i,
z
k) ,
dove la funzione potenziale elettrico e rappresenta il gradiente
della funzione potenziale.
Inoltre, la legge di Gauss aerma che
div E = () = (
xx
+
yy
+
zz
) = 4 (x, y, z) ,
dove 4 (x, y, z) la densit di carica.
Quindi il potenziale soddisfa lequazione

xx
+
yy
+
zz
= 4 (x, y, z) , (2.2)
nota come equazione di Poisson
6
. In una regione priva di cariche
(x, y, z) = 0 e quindi lEq.(2.2) si riduce allequazione di Laplace

xx
+
yy
+
zz
= 0 . (2.3)
In questa situazione si ha che il potenziale elettrico dovuto a cariche
che si trovano allesterno o sul bordo di una regione priva di cariche.
In maniera del tutto analoga, il potenziale magnetico dovuto alla
presenza di polarit soddisfa lEq.(2.3) in una regione priva di poli. An-
cora, il potenziale gravitazionale dovuto alla presenza di materia, sod-
disfa lEq.(2.3) in una regione priva di materia. In aerodinamica e idro-
dinamica il potenziale di velocit ha la propriet che = v, dove
6
Simon D. Poisson (1781-1840), matematico e sico fancese.
2. SEPARAZIONE DELLE VARIABILI 115
v rappresenta il campo di velocit. Per un uido ideale, cio incom-
pressibile ed irrotazionale, il potenziale di velocit soddisfa lEq.(2.3)
in una regione priva di sorgenti o pozzi.
Ne segue, che lequazione di Laplace gioca un ruolo fondamen-
tale nella teoria del potenziale. Per questa ragione spesso chiamata
equazione del potenziale e le funzioni che la soddisfano sono chia-
mate funzioni potenziali o funzioni armoniche.
Iniziamo a studiare un semplice problema al bordo relativo allequa-
zione di Laplace in due variabili.
Esempio 36. Risolvere il seguente problema al bordo.
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < a , 0 < y < b ,
c.b. u(0, y) = g (y) , u(a, y) = h(y) , 0 < y < b ,
u(x, 0) = f (x) , u(x, b) = (x) , 0 < x < a .
Soluzione 36. Vogliamo trovare una funzione u(x, y) che soddisfa
la e.d.p. nella regione rettangolare 0 < x < a, 0 < y < b e che assume
valori preassegnati f (x), (x), g (y), h(y) sul bordo della regione (il
rettangolo {(x, y) : 0 x a , 0 y b}.
Problema al bordo
(Fig.6)
Da notare che ogni vertice del rettangolo ha due segmenti che lo de-
terminano, questo pone un problema di continuit delle soluzioni sui
vertici, che esamineremo pi avanti, nel Capitolo 5. Per il momento
non ci curiamo di ci che accade nei vertici, ma solo sugli intervalli
aperti 0 < x < a, 0 < y < b.
Il problema posto pu essere notevolmente semplicato applicando il
principio di sovrapposizione, poich lequazione di Laplace li-
neare ed omogenea.
Ne segue che se u
1
, u
2
, u
3
, u
4
sono soluzioni dei seguenti problemi al
bordo
u
1
(0, y) = g (y) , u
1
(a, y) = u
1
(x, 0) = u
1
(x, b) = 0 ,
u
2
(a, y) = h(y) , u
2
(0, y) = u
2
(x, 0) = u
1
(x, b) = 0 ,
u
3
(x, 0) = f (x) , u
3
(0, y) = u
3
(a, y) = u
3
(x, b) = 0 ,
116 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
u
4
(x, b) = (y) , u
4
(0, y) = u
4
(a, y) = u
4
(x, 0) = 0 .
Il principio di sovrapposizione
(Fig.7)
allora la funzione u = u
1
+ u
2
+ u
3
+ u
4
sar soluzione del problema
dato nellEsempio (51). Questo fatto, daltra parte ci suggerisce che ci
dobbiamo preoccupare solo di saper risolvere uno dei problemi al bordo
precedenti, essendo gli altri del tutto simili.
Per questo motivo ci occupiamo quindi del seguente problema.
Esempio 37. Risolvere il seguente problema al bordo.
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < a , 0 < y < b ,
c.b. u(0, y) = u(a, y) = 0 0 < y < b ,
u(x, 0) = f (x) , u(x, b) = 0 , 0 < x < a .
Soluzione 37. In questo caso si hanno tre condizioni omogenee,
ed u prescritta nellintervallo aperto da f (x) come da condizione (c).
Come detto, discuteremo la natura di f (x) ed i valori di f (0) e f (a)
nel Capitolo 5.
Non sappiamo a priori che forma possa avere la funzione soluzione.
Vista la semplicit geometrica del problema, useremo un metodo noto
col nome di separazione delle variabili. Come vedremo pi avanti
questo metodo particolarmente utile quando la maggior parte delle
condizioni al bordo sono di tipo omogeneo. Un altro vantaggio del
metodo quello di trasformare le e.d.p. in e.d.o. omogenee a coef-
cienti costanti, che sono semplici da risolvere.
Assumiamo che u(x, y) possa essere espressa come il prodotto di due
funzioni, una che dipende solo da x, laltra solo da y. Si pone quindi
u(x, y) = X (x) Y (y) . (2.4)
Ne segue che
u
xx
= X
00
Y , u
yy
= XY
00
,
dove gli apici indicano le derivate delle funzioni rispetto alle proprie
variabili. Sostituendo nella e.d.p. si ha
X
00
Y +XY
00
= 0 .
Osserviamo inoltre che, sebbene u(x, y) = 0 soddis lequazione, noi
non siamo interessati alla soluzione banale. Vogliamo, quindi, che
2. SEPARAZIONE DELLE VARIABILI 117
n X (x) n Y (y) siano identicamente nulli, quindi possiamo dividere
per il prodotto XY , ottenendo
X
00
X
=
Y
00
Y
. (2.5)
Osserviamo adesso che il primo membro dell Eq.(2.5) dipende solo da
x mentre il secondo solo da y. Variando x, ma non y, varieremmo il
primo membro, ma non il secondo, analogamente, variando y ma non
x, varierebbe il secondo, ma non il primo. Ne segue, che essendo x ed
y variabili indipendenti, lunica possibilit perch i due rapporti siano
uguali che siano costanti, cio
X
00
X
=
Y
00
Y
= k . (2.6)
Per determinare il valore della costante k, osserviamo che le condizioni
u(0, y) = u(a, y) = 0 diventano X (0) Y (y) = X (a) Y (y) = 0. Se non
vogliamo che la soluzione sia identicamente nulla, ci implica che deve
essere X (0) = X (a) = 0, che conduce al seguente problema al bordo:
X
00
kX = 0 , X (0) = X (a) = 0 . (2.7a)
Distinguiamo adesso i tre possibili casi k = 0, k > 0 e k < 0. I
primi due casi, come facile vedere, ammettono solo la soluzione nulla
X (x) 0. Il terzo caso si riconosce subito come un problema di Sturm-
Liouville regolare, che abbiamo gi risolto (vedi Cap. 2) e dove abbiamo
trovato che gli autovalori sono k = n
2

2
/a
2
, mentre la corrispondenti
autofunzioni sono:
X
n
(x) = sin
n
a
x , n = 1, 2, 3, . . . (2.8)
ne segue che le corrispondenti funzioni Y
n
devono essere soluzione del
problema
Y
n

n
2

2
a
2
Y = 0 , Y
n
(b) = 0 , n = 1, 2, 3, . . . (2.9)
Abbiamo, nel fare ci, traslato la condizione u(x, b) = 0 nella con-
dizione Y
n
(b) = 0, mentre la condizione u(x, 0) = f (x) non pu essere
cambiata in una condizione su Y
n
(0) perch f (x) non zero.
Le soluzioni dellEq.(2.9) sono
Y
n
(y) = A
n
sinh
n
a
y +B
n
cosh
n
a
y ,
e, la condizione al bordo Y
n
(b) = 0 implica che
A
n
sinh
n
a
b +B
n
cosh
n
a
b = 0 .
Ne segue che
A
n
=
B
n
cosh
n
a
b
sinh
n
a
b
= B
n
coth
n
a
b
118 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
e quindi la Y
n
diventa
Y
n
(y) = B
n

cosh
n
a
y coth
n
a
b sinh
n
a
y

= B
n
sinh
n
a
(b y)
sinh
n
a
b
.
Tornando allEq.(2.4), si ha
u
n
(x, y) = B
n
sinh
n
a
(b y)
sinh
n
a
b
sin
n
a
x , n = 1, 2, 3, . . . (2.10)
Rimane da soddisfare la condizione al bordo non-omogenea u(x, 0) =
f (x). Dallespressione di u
n
si ricava che
u
n
(x, 0) = B
n
sin
n
a
x = f (x) . (2.11)
Questa condizione non pu essere soddisfatta a meno che non si possa
esprime f (x) nella forma C
n
sin
n
a
x per qualche valore della costante
C
n
.
Daltra parte, abbiamo visto nel Cap.2, che le funzioni sin
n
a
x formano
un insieme ortogonale su (0, a) con funzione peso w(x) = 1. Abbiamo
inoltre visto che una funzione f (x) a quadrato integrabile pu essere
rappresentata con la serie
f (x)

X
n=1
B
n
sin
n
a
x ,
dove i coecienti B
n
sono dati da
B
n
=
2
a
Z
a
0
f (x) sin
n
a
x dx , (2.12)
dove a/2 il quadrato della norma delle funzioni sin
n
a
x su (0, a).
Ne segue che il risultato del problema dellEs.(52) pu essere scritto
come
u(x, y)
2
a

X
n=1
Z
a
0
f (x) sin
n
a
x dx
sinh
n
a
(b y)
sinh
n
a
b
sin
n
a
x . (2.13)
A questo livello della nostra analisi la soluzione che abbiamo scritto
nellEq.(2.13) di tipo formale, poich ci sono ancora questioni non
risolte come la completezza dello sviluppo e la convergenza della serie.
Aronteremo queste questioni, come detto, nel Capitolo 5.
Lasciamo, per esercizio, mostrare che la soluzione trovata (2.13)
soddisfa le tre condizioni omogenee al bordo.
2. SEPARAZIONE DELLE VARIABILI 119
Cerchiamo di dare una interpretazione sica al risultato con il seguen-
te esempio.
Esempio 38. Risolvere il problema dellEs.(37) nel caso in cui
f (x) = 100.
Soluzione 38. Una possibile interpretazione del problema che
stiamo cercando il potenziale in un rettangolo, sapendo che il potenziale
su un bordo 100 V olt e sugli altri tre bordi zero. Usando la (2.12)
si ha
B
n
=
200
a
Z
a
0
sin
n
a
x dx =
200
a
a
n
h
cos
n
a
x
i
a
0
=
200
n
(1 cos n) =
200
n
[1 (1)
n
]
=
_
_
_
0 , se n pari
400
n
, se n dispari .
Ne segue che la soluzione (2.13) diventa
u(x, y)
400

X
n=0
1
2n + 1
sin
(2n + 1)
a
x
sinh
(2n + 1)
a
(b y)
sinh
(2n + 1)
a
b
,
(2.14)
dove abbiamo rimpiazzato n con 2n + 1 avendo solo termini dispari.
Prendendo, per convenienza di calcolo b = 1 nella (2.14), per calcolare
alcuni valori del potenziale, si ha:
u

a
2
, 0

=
400

X
n=0
1
2n + 1
sin
(2n + 1)
a
a
2
=
400

X
n=0
1
2n + 1
sin
(2n + 1)
2
=
400

X
n=0
(1)
n
2n + 1
=
400

(1
1
3
+
1
5

1
7
+
1
9

1
11
+ =
400


4
= 100 .
120 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
Curve Equipotenziali
(Fig.8)
2.1. Esercizi.
(1) Mostrare che la (2.5) eettivamente costante, derivando rispet-
to ad x o ad y.
(2) Mostrare che:
(a) Scegliendo k = 0, lunica soluzione del problema (2.7a)
la soluzione nulla.
(b) Scegliendo k > 0, lunica soluzione del problema (2.7a)
la soluzione nulla.
(3) Vericare che ognuna delle soluzioni u
n
(x, y) dellEq. (2.10)
soddisfa le.d.p. e le condizioni al bordo omogenee dellEs.(37).
(4) Risolvere completamente lEs.(37) in ognuno dei seguenti casi:
(a) f)x = 2 sin 3x ,
(b) f (x) = 3 sin 2x + 2 sin3x ,
(c) f (x) = sin 2xcos x (Sugg.: ricordare che 2 sin Acos B =
sin (A+B) + sin(AB).
(5) Vericare che lEq.(2.13) soddisfa la condizioni omogenee al
bordo dellEs.(37).
(6) Spiegare le dicolt che si incontrano cercando di risolvere,
col metodo di separazione delle variabili, lequazione
u
xx
u
xy
+u
yy
= 0 .
(7) Mostrare che ognuna delle seguenti funzioni una funzione
potenziale:
(a) u = c/r , dove r =
p
x
2
+y
2
+z
2
e c una costante
(b) u = c log r +k dove r =
p
x
2
+y
2
, c e k sono costanti.
(c) u = arctan
2xy
x
2
y
2
.
2. SEPARAZIONE DELLE VARIABILI 121
(8) Determinare la soluzione del seguente problema al bordo:
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < , 0 < y < b ,
c.b. u(0, y) = u(, y) = 0 0 < y < b ,
u(x, 0) = 3 sinx , u(x, b) = 0 , 0 < x < .
(9) Calcolare il valore di u(x, y) dellesercizio 8 in ognuno dei
seguenti punti:
(/2, 0) , (, 1) , (/2, 2) , (/2, 1) .
Usare il metodo di separazione delle variabili per ottenere due e.d.o.
in ognuno degli Esercizi 10-14. Non risolvere le equazioni ottenute.
10. u
t
= ku
xx
, k costante.
11. u
tt
= c
2
u
xx
, c costante.
12. u
t
= ku
xx
+au , a, k costanti.
13. u
t
= ku
xx
+bu
x
, b, k costanti.
14. u
t
= ku
xx
+bu
x
+a , a, b, k costanti.
15. Determinare la soluzione del seguente problema al bordo:
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < , 0 < y < b ,
c.b. u(0, y) = g (y) u(, y) = 0 0 < y < b ,
u(x, 0) = u(x, b) = 0, 0 < x < .
16. Determinare la soluzione del seguente problema al bordo:
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < , 0 < y < b ,
c.b. u(0, y) = 0 u(, y) = h(y) 0 < y < b ,
u(x, 0) = u(x, b) = 0 , 0 < x < .
17. Determinare la soluzione del seguente problema al bordo:
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < , 0 < y < b ,
c.b. u(0, y) = u(, y) = 0 0 < y < b ,
u(x, 0) = 0 u(x, b) = (x) , 0 < x < .
18. Sia L loperatore lineare dellEq.(1.1) e siano u
1
, u
2
, . . . , u
n
soluzioni di Lu = 0.
(a) Mostrare che c
1
u
1
+ c
2
u
2
+ + c
n
u
n
anchessa una
soluzione, qualunque sino i coecienti c
1
, c
2
, . . . , c
n
.
(b) Mostrare che se v una qualsiasi soluzione di Lu = G,
allora c
1
u
1
+c
2
u
2
+ +c
n
u
n
+v anchessa una soluzione.
(c) Mostrare che se v una qualsiasi soluzione di Lu = G, e u
1
ed u
2
sono soluzioni linearmente indipendenti di Lu = 0,
allora c
1
u
1
+c
2
u
2
+v la soluzione generale di Lu = G.
122 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
19. NellEsercizio 12 operare la sostituzione
u(x, t) = e
bt
v (x, t) , a, b costanti.
Mostrare che con una opportuna scelta di b le variabili possono
essere separate nellequazione risultante per v (x, t).
20. Spiegare le dicolt che si incontrano tentando di risolvere
lequazione
u
t
= ku
xx
+g (t) ,
con il metodo di separazione delle variabili.
21. Ottenere le due e.d.o. separando le variabili nellequazione di
Tricomi
yu
xx
+u
yy
= 0 .
22. sia R una regione limitata del piano xy con frontiera C e siano
u
1
ed u
2
soluzioni dei problemi di Dirichlet

2
u
1
= 0 in R , u
1
= g
1
su C ,

2
u
2
= 0 in R , u
2
= g
2
su C .
Mostrare che u = u
1
+ u
2
una soluzione del problema di
Dirichlet

2
U = 0 , u = g
1
+g
2
su C .
23. Indicare in quale regione, ognuna delle funzioni dellEsercizio
7, una funzione potenziale.
3. Lequazione donda
Sebbene lobiettivo delle note sia quello di presentare i vari metodi
di soluzione dei problemi al bordo, pu essere istruttivo, in un corso per
ingegneri, vedere quale la genesi sica del problema. Iniziamo, quindi,
discutendo quali siano le ipotesi siche e le semplicazioni necessarie
per ottenere lequazione delle corde nella sua forma pi semplice, per
trovarne poi la soluzione.
Consideriamo una corda, di lunghezza L, ssata agli estremi. As-
sumiamo lasse x come la posizione della corda quando non soggetta
a forze esterne. Indichiamo con x = 0 e x = L gli estremi della corda.
Quando la corda vibra, un punto della corda, al tempo t, assume una
posizione sul piano x, y. Ci che vogliamo determinare lequazione a
cui soddisfa y come funzione di x e t. In altre parole, se y (x, t) rapp-
resenta lo spostamento verticale della corda, nel punto di ascissa x al
tempo t, quale equazione dierenziale soddisfa la funzione y (x, t) ?
Per poter impostare correttamente il problema semplicato dobbi-
amo fare le seguenti ipotesi:
(1) La corda omogenea, cio, la sua sezione trasversale e la den-
sit sono costanti;
3. LEQUAZIONE DONDA 123
(2) Ogni punto della corda si muove su una retta perpendicolare
allasse x;
(3) Il massimo spostamento verticale "piccolo" rispetto alla
lunghezza L;
(4) La corda perfettamente essibile e sottoposta a tensione uni-
forme (costante) su tutta la sua lunghezza;
(5) Si ignora la presenza di forze esterne quali il peso della corda
o la resistenza dellaria.
Consideriamo adesso una porzione della corda compresa tra i punti
P
1
e P
2
di coordinate (x, y) e (x +4x, y +4y) rispettivamente. In-
dichiamo con T
1
e T
2
il valore della tensione della corda nei due punti.
Queste due forze agiscono, ovviamente, lungo la tangente alla curva
nei due punti, con le tangenti che formano un angolo
1
e
2
con
lorizzontale. Indichiamo con 4s la lunghezza della porzione di corda
considerata ed indichiamo con la densit di massa della corda, per
unit di lunghezza, vedi Fig.(Fig.9).
Porzione della corda vibrante
(Fig.9)
Le componenti orizzontali delle due forze T
1
e T
2
devono essere
uguali, altrimenti lipotesi (2) sarebbe violata. Ne segue che
T
1
cos
1
+T
2
cos
2
= 0
o, che lo stesso
T
1
cos
1
= T
2
cos
2
= T
0
, costante.
La componente verticale della corda data da
T
1
sin
1
T
2
sin
2
.
Poich T
1
= T
0
/ cos
1
e T
2
= T
0
/ cos
2
, si ottiene
T
0
(tan
1
tan
2
) = T
0

y (x, t)
x
+
y (x +4x, t)
x

,
dove luguaglianza si ha ricordando il signicato di derivata.
124 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
Nel scrivere le forze agenti sul sistema, abbiamo ignorato il peso
della corda e la resistenza dellaria al movimento. La legge di Newton
(seconda legge della dinamica) ci dice che
T
0

y (x, t)
x
+
y (x +4x, t)
x

= 4s

2
y (x, t)
t
2
, (3.1)
dove x rappresenta la coordinata del centro di massa dellelemento 4s.
lipotesi (3) ci permette di confondere 4s con 4x cos che, dividendo
entrambi i membri dellEq.(3.1) per 4s e prendendo il limite per 4x
0, si ottiene
T
0

2
y
x
2
=

2
y
t
2
,
o
a
2

2
y
x
2
=

2
y
t
2
, a
2
=
T
0

. (3.2)
LEq.(3.2) lequazione della corda vibrante, o equazione donda uni-
dimensionale.
Poich lequazione iperbolica, la sua soluzione generale , come mostrato
nellEs.(35), data da
y (x, t) = (x +at) + (x at) , (3.3)
dove e sono due funzioni di classe C
2
arbitrarie.
Assumiamo adesso la corda di lunghezza innita
7
, ed imponiamo le
condizioni iniziali
y (x, 0) = f (x) , y
t
(x, 0) = 0 , < x < , (3.4)
riusciamo ad avere ulteriori informazioni su e . DallEq.(3.3) si
ottiene
y
t
(x, t) = a
0
(x +at) a
0
(x at) ,
dove gli apici indicano la derivazione rispetto agli argomenti. Si ottiene
quindi
y
t
(x, 0) = 0 = a
0
(x) a
0
(x) ,
che ci dice che
0
(x) =
0
(x). Quindi e dieriscono tra di loro al
pi per una costante, (x) = (x) +C. Ne segue che
y (x, 0) = (x) + (x) = 2 (x) +C ,
da cui
(x) =
1
2
[f (x) C]
e
(x) =
1
2
[f (x) +C] .
Ne segue che la soluzione dellEq.(3.2) con le condizioni iniziali date
nella (3.4) data da
y (x, t) =
1
2
[f (x at) +f (x +at)] . (3.5)
7
In questo caso non ci sono pi condizioni al bordo.
3. LEQUAZIONE DONDA 125
Riassumiamo il risultato trovato.
Conclusione 1. Il problema al bordo
e.d.p. a
2
y
xx
= y
yy
, < x < + , t > 0 ,
c.i. y (x, 0) = f (x) , < x < + ,
y
t
(x, 0) = 0, < x < + ,
ha come soluzione la funzione
y (x, t) =
1
2
[f (x at) +f (x +at)] .

Esempio 39.
e.d.p. a
2
y
xx
= y
yy
, < x < + , t > 0 ,
C.I. y (x, 0) = 0 , < x < + ,
y
t
(x, 0) = g (x) , < x < + .
Soluzione 39. Il nostro punto di partenza ancora una volta la
soluzione generale data nellEq.(3.3):
y (x, t) = (x +at) + (x at) .
la condizione iniziale y (x, 0) = 0 implica (x) = (x), quindi
y (x, t) = (x +at) (x at) ,
e
y
t
(x, t) = a
0
(x +at) +a
0
(x at) .
Ne segue che y
t
(x, 0) = g (x) implica

0
(x) =
1
2a
g (x) ,
da cui
(x) (a) =
1
2a
Z
x

g (s) ds .
la soluzione generale del problema quindi
y (x, t) =
1
2a
Z
x+at

g (s) ds
Z
xat

g (s) ds

=
1
2a
Z
x+at
xat
g (s) ds .
Conclusione 2. dato il problema
e.d.p. a
2
y
xx
= y
yy
, < x < + , t > 0 ,
c.i. y (x, 0) = f (x) , < x < + ,
y
t
(x, 0) = g (x) , < x < + ,
usando il principio di sovrapposizione, possiamo aermare che esso ha
come soluzione
y (x, t) =
1
2
[f (x at) +f (x +at)] +
1
2a
Z
x+at
xat
g (s) ds . (3.6)
126 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
Questa soluzione chiamata soluzione di DAlambert.
Per capire meglio lessenza della soluzione data dallEq.(3.6) con-
sideriamo la posizione iniziale della corda f (x) come in Fig.(Fig.10).
Posizione iniziale
(Fig.10)
Se la corda ha velocit iniziale nulla e la posizione iniziale quella
indicata in gura, allora questa mostra la corda al tempo t = 0. La
posizione della corda al tempo t = 1/2a ha il graco dato da
y

1
2a
, x

=
1
2

f

x
1
2

+f

x +
1
2

.
Posizione al tempo t =
1
2
.
(Fig.11)
Come si vede, la soluzione pu essere interpretata come la propagazione
della posizione iniziale della curva in due direzioni opposte, vedi Fig.(Fig.11).
Usando t = 1/a, 3/2a, e 2/a otteniamo i graci che mostrano la
propagazione della posizione iniziale della corda nelle due direzioni,
3. LEQUAZIONE DONDA 127
vedi Fig.(Fig.12).
La storia temporale della propagazione ondosa
(Fig.12)
Quando la corda ha lunghezza nita L la soluzione diventa pi
complicata a causa delle riessioni che avvengono al bordo.
Il prossimo esempio illustra questo caso.
Esempio 40.
e.d.p. a
2
y
xx
= y
yy
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b. y (0, t) = y (L, t) = 0 , t > 0 ,
c.i. y (x, 0) = f (x) , 0 < x < L ,
y
t
(x, 0) = 0, 0 < x < L .
Soluzione 40. In questo caso la lunghezza della corda nita L,
essa ssata agli estremi ed messa in moto da ferma ( y
t
(x, 0) = 0 )
avendo posizione iniziale f (x). Per avere compatibilit delle condizioni
al bordo ed al contorno, assumiamo che f (0) = f (L) = 0.
Ripartiamo dalla soluzione generale dellequazione donda
y (x, t) = (x +at) + (x at) . (3.7)
Applicando le condizioni iniziali, come fatto nellEs.39 si ha
y
t
(x, t) = a
0
(x +at) a
0
(x at) .
y
t
(x, 0) = a
0
(x) a
0
(x) = 0 ,
cio
(x) = (x)
e
y (x, 0) = 2(x) = f (x) .
Ne segue che
(x) = (x) =
1
2
f (x) , 0 x L .
Notiamo che la funzione f (x) denita solo nellintervallo [0, L], men-
tre il tempo t varia in [0, +).
Ne segue che la soluzione generale dellEq.(3.7) ha pieno signicato
solo se possiamo estendere (x) oltre lintervallo 0 x L.
128 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
Usiamo le condizioni al bordo per ottenere queste estensioni. Appli-
cando le condizioni al bordo allEq.(3.7) si ottiene.
(at) + (at) = 0 (3.8)
e
(L +at) + (L at) = 0 . (3.9)
ponendo x = at nellEq.(3.8) si ottiene
(x) = (x) =
1
2
f (x) , (3.10)
che ci permette di estendere la funzione (x) allintervallo [L, 0]. Si
ha cio
(x) =
1
2
f (x) , L x 0 .
In modo del tutto analogo si ha che
(x) =
1
2
f (x) , L x 0 .
Da notare che le funzioni (x) e (x) , o che lo stesso, la funzione
f (x) , sono state estese allintervallo L x 0 per disparit.
La situazione a questo punto che la funzione f (x) stata denita per
disparit nellintervallo L x L.
Consideriamo adesso lEq.(3.9), si ottiene
1
2
f (L +at) =
1
2
f (L at)
da cui, tenendo conto della disparit con cui stata estesa f (x)
1
2
f (L +at) =
1
2
f (L +at) .
Questo ci dice che qualunque sia t, la funzione f (x) deve avere lo stesso
valore per valori della variabile distanti tra di loro della quantit 2L,
cio la funzione f (x) va estesa fuori dellintervallo [L, L] come una
funzione periodica di periodo 2L.
Quindi, la soluzione
y (x, t) =
1
2
[f (x at) +f (x +at)] , < x < + , t 0 ,
dove la funzione f (x) va intesa come una funzione estesa allintervallo
[L, L] per disparit ed estesa a tutto R per periodicit, con periodo
2L.
3. LEQUAZIONE DONDA 129
Le gure che seguono mostrano levolversi della posizione della
corda, tenendo conto dei risultati trovati.
(Fig.13)
3.1. Esercizi.
(1) Ottenere la soluzione di DAlambert per lequazione donda
dellEs.(2) senza usare il principio di sovrapposizione; appli-
cando, cio le condizioni al bordo alla soluzione generale.
(2) Vericare che nellEs.(40) si ha (x) = (2L x) nellinter-
vallo L x 3L.
(3) Risolvere lEq.(3.2) con le condizioni iniziali
y (x, 0) = sinx , y
t
(x, 0) = 0 .
(4) Risolvere lEq.(3.2) con le condizioni iniziali
y (x, 0) = 0 , y
t
(x, 0) = cos x .
(5) Risolvere lEq.(3.2) con le condizioni iniziali
y (x, 0) = sin x , y
t
(x, 0) = cos x .
130 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
(6) Data una corda innita, deniamo la posizione iniziale come:
f (x) =
_

_
a (ax + 1) ,
1
a
x 0 ,
a (1 ax) , 0 x
1
a
0 , altrimenti .
e velocit iniziale nulla, disegnare il graco della soluzione per
a) t = 0 , b) t =
1
2a
, c) t =
1
a
, d) t =
3
2a
. (Sugg: Prendere
a = 1).
(7) Risolvere lEq.(3.2) con le condizioni iniziali y (x, 0) = 0 e
y
t
(x, 0) = f (x), dove f (x) quella denita nellEs.6.
(8) Risolvere lEq.(3.2) per una corda nita di lunghezza L, con
le condizioni iniziali
y (x, 0) = , 0 < x < L ,
y
t
(x, 0) = 2 cos
3x
L
, 0 < x < L .
(9) Vericare che se f C
2
e g C
1
, allora la soluzione (3.6)
soddisfa lEq.(3.2).
(10) Una variazione del metodo di separazione delle variabili con-
siste nelloperare la sostituzione
y (x, t) = X (x) e
it
.
Risolvere il seguente problema con questo metodo:
e.d.p. a
2
y
xx
= y
yy
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b. y (0, t) = y (L, t) = 0 , t > 0 ,
c.i. y (x, 0) = 3 sin
2x
L
, 0 < x < L ,
y
t
(x, 0) = 0, 0 < x < L .
Interpretare il problema sicamente, e spiegare perch la costan-
te di separazione sembra scomparire.
(11) Mostrare che se viene applicata alla corda una forza esterna
di grandezza F per unit di lunghezza, allora la risultante
equazione dierenziale diventa
y
tt
(x, t) = a
2
y
xx
(x, t) +F/ .
(12) Mostrare che se la forza esterna dellesercizio precedente il
peso della corda, allora lequazione diventa
y
tt
(x, t) = a
2
y
xx
(x, t) g ,
dove g laccelerazione di gravit.
4. LEQUAZIONE DI DIFFUSIONE 131
(13) Mostrare che, se la corda vibra in un mezzo con attrito con
coeciente dattrito b (b > 0), lequazione della vibrazione
diventa
y
tt
(x, t) = a
2
y
xx
(x, t)
b

y
t
(x, t) .
(14) Mostrare che nella soluzione generale dellequazione donda si
ha
y (x, t) = y

L x, t +
L
a

per qualche costante positiva L. Interpretare il risultato si-


camente.
(15) Nellequazione donda operare la sostituzione = at, ed ot-
tenere
y

= y
xx
.
4. LEquazione di Diusione
Il processo di diusione familiare in chimica, sica e nelle scienze
biologiche. Se si mette un cristallo di sale in un bicchiere dacqua,
questo inizia a sciogliersi e lalta concentrazione salina dellacqua in-
torno al cristallo, si dionde gradualmente nch, alla ne, la concen-
trazione salina uniforme in tutto il bicchiere. Quando due gas inerti
entrano in contatto, le loro molecole si diondono no a quando la
mistura diventa omogenea.
La diusione della materia pu essere un processo lento perch
dipende dal moto casuale delle molecole. La diusione dellenergia,
daltra parte, pu essere alquanto dierente. La propagazione delle
onde elettromagnetiche in un buon conduttore, come ben noto, un
esempio di diusione di energia alla velocit di circa 3 10
8
m/ sec.
In questo paragrafo vogliamo determinare lequazione di diusione,
cio lequazione che governa il processo di diusione, sotto alcune ipotesi
semplicative. Consideriamo la diusione di energia sotto forma di
calore, quindi la diusione di calore.
Considereremo un materiale che sia termicamente isotropo, un ma-
teriale, cio, la cui densit, calore specico e conducibilit termica
siano indipendenti dalla direzione. Assumiamo inoltre i seguenti fatti
riguardanti la conducibilit termica, tutti riconducibili allesperienza:
(1) Il calore uisce da una regione a temperatura pi alta ad una
a temperatura pi bassa.
(2) Il usso di calore attraverso la supercie di un mezzo pro-
porzionale al gradiente di temperatura in direzione normale
alla supercie stessa.
(3) la variazione di calore in un corpo, quando la temperatura
varia, proporzionale alla sua massa ed alla variazione di tem-
peratura.
132 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
Consideriamo adesso una regione V limitata da una supercie chiusa
S (vedi Fig. (Fig.14)).
Flusso di calore attraverso una supercie.
(Fig.14)
Se indichiamo con u(x, y, z, t) la temperatura nel punto P (x, y, z) ,
allora la variazione di quantit di calore attraverso la supercie S
data da
dQ
dt
= K
du
dn
dS = K (u n) dS ,
dove Q la quantit di calore trasferito attraverso lelemento di super-
cie dS, n la normale esterna allelemento di supercie dS nel punto
P
0
, K il coeciente di conducibilit termica del mezzo.
du/dn rappresenta La derivata direzionale di u nella direzione del
versore n. Ne segue che la variazione complessiva della quantit di
calore in V data da
K
ZZ
S
u n dS ,
con lintegrale esteso, ovviamente a tutta la supercie.
Se non ci sono sorgenti o estrattori di calore, allora questa quantit
di calore deve essere bilanciata da unequivalente perdita di calore del
corpo, cio
c
ZZZ
V
u
t
dV ,
dove c, sono, rispettivamente, il calore specico e la densit del corpo,
che abbiamo supposto costanti
Uguagliando i due integrali si ottiene
K
ZZ
S
u n dS = c
ZZZ
V
u
t
dV .
Applicando il teorema della divergenza allintegrale di supercie
ZZ
S
u n dS =
2
ZZZ
V

2
u dV
4. LEQUAZIONE DI DIFFUSIONE 133
si ottiene
K
2
ZZZ
V

2
u dV = c
ZZZ
V
u
t
dV
o, equivalentemente
ZZZ
V

K
2
u dV c
u
t

dV = 0 .
Poich la regione V arbitraria, questo implica che deve essere zero
lintegrando, cos si ottiene
K
2
u dV = c
u
t
o,
u
t
= k
2
u , k =
K
c
, (4.1)
dove il coeciente k chiamato anche coeciente di diusivit ter-
mica (o coeciente di trasporto termico) del materiale. LEq.(4.1)
lequazione del calore o equazione di diusione.
Vogliamo concludere questo paragrafo con alcuni esempi che illus-
trano lequazione del calore unidimensionale.
Esempio 41. Gli estremi di una barra di lunghezza L sono tenuti a
temperatura zero e la distribuzione iniziale di temperatura data dalla
funzione f (x). Determinare la temperatura della barra in ogni punto
ed ad ogni tempo.
Soluzione 41. Traduciamo il problema dato in linguaggio matem-
atico, si ha
e.d.p. u
t
= k u
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b. u(0, t) = u(L, t) = 0 t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) , 0 < x < L .
Il problema mostrato gracamente nella Fig.(??).
Flusso di calore.
Poich lequazione dierenziale e le condizioni al bordo sono omoge-
134 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
nee, possiamo usare il metodo di separazione delle variabili. Ponendo
u(x, t) = X (x) T (t) e sostituendo nellequazione, si ottiene
T
0
kT
=
X
00
X
=
2
,
dove abbiamo scelto la costante negativa (
2
). Ci sono due ragioni
per questa scelta, primo, il problema in X (x) un problema di Sturm-
Liouville che ammette la sola soluzione nulla se la costante positiva
o nulla, secondo, la soluzione del problema in T (t) deve tendere a zero
quando t + per ovvie considerazioni siche.
Il problema di Sturm-Liouville
X
00
+
2
X = 0 , X (0) = 0 , X (L) = 0 ,
ha autovalori
n
2

2
L
2
, n = 1, 2, . . ., con corrispondenti autofunzioni
X
n
(x) = sin
n
L
x , n = 1, 2, . . . (4.2)
Lequazione dierenziale
T
0
+
kn
2

2
L
2
T = 0
ha soluzioni
T
n
(t) = exp

kn
2

2
L
2
t

, n = 1, 2, . . . (4.3)
Nelle Eq.(4.2) e (4.3) abbiamo posto, arbitrariamente, i coecienti di
integrazione uguale allunit, poich le funzioni X
n
(x) e T
n
(t) sono
note a meno di una costante moltiplicativa.
Sebbene un prodotto della forma
u
n
(x, t) = b
n
sin
n
L
xexp

kn
2

2
L
2
t

,
soddis lequazione di diusione, essa, in generale, non soddisfa le con-
dizioni iniziali. Applicando il principio di sovrapposizione degli eetti,
consideriamo
u(x, t) =

X
n=1
b
n
sin
n
L
xexp

kn
2

2
L
2
t

(4.4)
e cerchiamo di trovare il valore dei coecienti b
n
.
Si ha,
u(x, 0) =

X
n=1
b
n
sin
n
L
x = f (x) , (4.5)
e, si pu vedere che, sotto ragionevoli restrizioni sulla funzione f (x) ,
si ha
b
n
=
2
L
Z
L
0
f (x) sin
n
L
x dx . (4.6)
4. LEQUAZIONE DI DIFFUSIONE 135
Questo possibile poich linsieme delle funzioni
n
sin
n
L
x , n = 1, 2, . . .
o
un insieme di funzioni ortogonali sullintervallo (0, L) con funzione
peso w(x) = 1.
Ne segue che la soluzione del problema dato pu essere scritta come
u(x, t) =
2
L

X
n=1
Z
L
0
f (x) sin
n
L
x dx

sin
n
L
xexp

kn
2

2
L
2
t

.
(4.7)
Vogliamo ancora ricordare che rappresentare una funzione f (x) come
serie di funzioni seno pu richiedere delle restrizioni su f (x). Sar
necessario esaminare le condizioni sotto le quali la serie nellEq.(4.7)
converge e pu essere derivata. Questo problema sar arontato nel
Capitolo 5.
Da notare che dallEq.(4.7) si ricava che
lim
t+
u(x, t) = 0
se i coecienti b
n
sono limitati. In questo caso, chiamiamo u(x, t)) =
0 la soluzione stazionaria del problema dato. Infatti, questa la
soluzione del problema dopo che si sono dissipati gli eetti dovuti alla
distribuzione iniziale di temperatura. Poich la soluzione stazionaria
non dipende dal tempo, essa pu essere ottenuta ponendo u
t
uguale a
zero nellEq.(4.1), risolvendo cio
u
00
(x) = 0 , u(0) = 0 , u(L) = 0 .
La soluzione dellEq.(4.7) , invece, chiamata soluzione del transi-
torio.
4.1. Esercizi.
(1) Con riferimento allEq.(4.1) mostrare che se c una sorgente
uniformemente distribuita su V , data dalla funzione f (x, y, z, t),
allora lequazione di diusione diventa
k
2
u +
f
c
=
u
t
.
(2) Mostrare che lequazione ottenuta nellEsercizio 1 diventa una
equazione di Poisson se u indipendente da t e, in aggiunta,
unequazione di Laplace se non ci sono sorgenti di calore.
(3) Nellottenere lEq.(4.1) si assunto che K fosse costante. Mo-
strare che lequazione di diusione, se K una funzione della
posizione, diventa
Ku = c
u
t
.
136 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
(4) Mostrare che il problema di Sturm-Liouville
X
00
(x)
2
X (x) = 0 , X (0) = 0 , X (L) = 0 ,
ammette solo la soluzione nulla se reale.
(5) Trovare le autofunzioni del problema di Sturm-Liouville
X
00
(x) +
2
X (x) = 0 , X (0) = 0 , X (L) = 0 .
(6) Trovare le speciche soluzioni del problema dellEsempio (41)
in ognuno dei seguenti casi:
(a) f (x) = 3 sin
2
L
x ;
(b) f (x) = 2 sin
3
L
x ;
(c) f (x) = 2 sin
3
L
x + 3 sin
2
L
x .
(7) trovare la soluzione stazionaria del problema dellEsempio (41)
in ognuno dei seguenti casi:
(a) u(0, t) = 0 , u(L, t) = 100 ,
(b) u(0, t) = 100 , u(L, t) = 0 ,
(c) u(0, t) = u(L, t) = 100 ,
(d) u(0, t) = 50 , u(L, t) = 100 .
(8) Mostrare che lequazione di diusione unidimensionale di
tipo parabolico.
(9) Sia u(x, t) = f (ax +bt). Mostrare che in tal caso f deve
essere della forma
exp

ax +ka
2
t

,
dove a 6= 0 se si vuole soddisfare lequazione u
t
= ku
xx
.
(10) Nellesercizio 9, porre a = i, dove i
2
= 1 e una costante
reale positiva.. Mostrare che in questo caso la funzione
u(x, t) = (Acos x +Bsinx) exp

k
2
t

soddisfa lequazione del calore, ed ha inoltre la propriet


lim
t+
u(x, t) = 0 .
(11) Mostrare che con la sostituzione = kt nellEq.((4.1) lequazio-
ne diventa
u

=
2
u .
(12) Mostrare che linsieme di funzioni
{sin nx , n = 1, 2, . . .}
ortogonale nellintervallo (0, ) con funzione peso w(x) = 1.
Operando il cambiamento di variabile
x =

L
s ,
5. FORME CANONICHE 137
mostrare che linsieme di funzioni
n
sin
n
L
s , n = 1, 2, . . .
o
ortogonale nellintervallo (0, L) con funzione peso w(s) = 1.
5. Forme canoniche
Nel Paragrafo 4.1. abbiamo discusso la classicazione delle equazioni
lineari del secondo ordine, cio di equazioni del tipo
A(x, y) u
xx
+B(x, y) u
xy
+C (x, y) u
yy
+D(x, y) u
x
+E(x, y) u
y
+F (x, y) u = G(x, y)
(5.1)
la parte principale dellEq.(5.1) consiste della parte del secondo or-
dine
A(x, y) u
xx
+B(x, y) u
xy
+C (x, y) u
yy
,
ed il discriminante la quantit B
2
4AC. Nelle regioni nelle quali
B
2
4AC < 0 lequazione ((5.1) detta di tipo ellittico; dove B
2

4AC > 0 detta di tipo iperbolico e dove B


2
4AC = 0 detta di
tipo parabolico.
Consideriamo adesso leetto, sullequazione, del cambio di coordi-
nate dato da
= (x, y)
= (x, y) .
(5.2)
Si ha
u
x
= u

x
+u

x
,
u
y
= u

y
+u

y
u
xx
= u

2
x
+ 2u

x
+u

2
x
+u

xx
+u

xx
,
u
xy
= u

y
+u

y
+
y

+u

y
+u

xy
+u

xy
,
u
yy
= u

2
y
+ 2u

y
+u

2
y
+u

yy
+u

yy
.
Con queste sostituzioni, lEq.(5.1) diventa
b
A(x, y) u

+
b
B(x, y) u

+
b
C (x, y) u

+
b
D(x, y) u

+
b
E(x, y) u

+F (x, y) u = G(x, y) ,
(5.3)
dove
b
A = A
2
x
+B
x

y
+C
2
y
, (5.4)
b
B = 2A
x

x
+B

y
+
y

+ 2C
y

y
, (5.5)
b
C = A
2
x
+B
x

y
+C
2
y
, (5.6)
b
D = A
xx
+B
xy
+C
yy
+D
x
+E
y
, (5.7)
b
E = A
xx
+B
xy
+C
yy
+D
x
+E
y
. (5.8)
138 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
Se B 6= 0, allora lEq.(5.1) pu essere trasformata nellEq.(5.3) con
b
B = 0 con un cambiamento di coordinate che coinvolge una rotazione
dassi. Sia
x = cos sin ,
y = sin + cos .
(5.9)
Con questa trasformazione, lEq.(5.5) diventa
Asin2 +Bcos 2 +C sin2 = 0
o
cot 2 =
AC
B
. (5.10)
Esempio 42. Usare la rotazione dassi per eliminare la derivata
mista in
u
xx
+u
xy
+u
yy
+u
x
= 0 .
Soluzione 42. Prima di tutto, osserviamo che lequazione di tipo
ellittico. Quindi, usando lEq.(5.10) si ha che cot 2 = 0, cio = /4 .
Usando questo valore nellEq.(5.9) si ha
"
x
y
#
=
_

_
1

2

1

2
1

2
1

2
_

_
"

#
.
Poich questa matrice 2 2 una matrice ortogonale, cio una
matrice la cui inversa uguale alla trasposta, si ha
"

#
=
_

_
1

2
1

2
1

2
_

_
"
x
y
#
. (5.11)
Possiamo usare lEq.(5.11) per calcolare
b
A,
b
B,
b
C e
b
D cos come dati
nellEq.(5.4)-(5.7). Si ottiene
3
2
u

+
1
2
u

2
2
u

. (5.12)
NellEsempio (42) la parte principale dellequazione, cio
u
xx
+u
xy
+u
yy
pu essere confrontata ad una forma quadratica con matrice
M =
_
_
_
_
1

2

1

2
1

2
1

2
_
_
_
_
.
Eliminare il termine u
xy
equivalente alla diagonalizzazione della ma-
trice M (vedi sotto). poich M una matrice simmetrica, pu essere
5. FORME CANONICHE 139
diagonalizzata con una matrice ortogonale. Gli elementi della diag-
onale, della risultante matrice, sono gli autovalori della matrice M.
Lasciamo per esercizio la dimostrazione che gli autovalori di m sono
3/2 e 1/2.
Osservazione 7. Ogni vettore non nullo x nel piano, che sod-
disfa lequazione Mx =x un autovettore di M, ed il corrispon-
dente scalare chiamato autovalore di x. Una matrice quadrata
P con la propriet che la sua inversa P
1
uguale alla sua trasposta
P
T
(si ottiene scambiando le righe con le colonne) chiamata matrice
ortogonale. Una matrice simmetrica M (le righe sono uguali alle cor-
rispondenti colonne) pu essere diagonalizzata, il che signica che si
pu trovare una matrice ortogonale P tale che la matrice P
T
MP una
matrice diagonale.
Vogliamo notare che nella trasformazione di coordinate (5.9) si as-
sume che le funzioni e sono funzioni di classe C
2
e che il determi-
nante
J =
"

x

y

x

y
#
,
chiamato Jacobiano
8
diverso da zero nella regione di interesse. Si
pu mostrare che, sotto queste condizioni, il segno del discriminante
costante, poich
b
B
2
4
b
A
b
C = J
2

B
2
4AC

. (5.13)
Se unequazione di tipo iperbolico, pu essere trasformata in forma
particolarmente semplice, usando una trasformazione di coordinate che
porta a
b
A =
b
C = 0. Vogliamo notare che dalle Eq.(5.4) e (5.6) si ottiene
che entrambe le equazioni avranno la forma
A
2
x
+B
x

y
+C
2
y
= 0 .
Assumendo che
y
6= 0, questultima equazione pu essere scritta come
A

2
+B

+C = 0 . (5.14)
Lungo ogni curva (x, y) =cost, si ha
d =
x
dx +
y
dy = 0 ,
cio

y
=
dy
dx
.
ne segue che lEq.(5.14) diventa
A

dy
dx

2
B

dy
dx

2
+C = 0 ,
8
Carl G. Jacob (1804-1851), matematico tedesco.
140 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
da cui si ricava
dy
dx
=
B

B
2
4AC
2A
, (5.15)
chiamata equazione caratteristica dellEq.(5.1). Le soluzioni di
questa equazione sono chiamate curve caratteristiche (o caratteris-
tiche) dellEq.(5.1). Lungo le caratteristiche le equazioni alle derivate
parziali prendono la forma pi semplice. Vogliamo studiare questa
forma chiamata forma canonica (o forma normale) in dettaglio.
Equazioni paraboliche
In questo caso, B
2
4AC = 0, e lEq.(5.15) si riduce a
dy
dx
=
B
2A
. (5.16)
Ovviamente, A e C non possono essere entrambe nulle. Assumiamo
A 6= 0. Ne segue che la soluzione dellEq.(5.16),
(x, y) = costante
implica che da = (x, y) =cost denisce una sola famiglia di carat-
teristiche. Il valore di arbitrario con lunico vincolo che che sia una
funzione di classe C
2
e che lo Jacobiano J non sia zero.
Esempio 43. Trasformare lequazione dierenziale
x
2
u
xx
+ 2xyu
xy
+y
2
u
yy
= 4x
2
in forma canonica, e risolvere lequazione risultante.
Soluzione 43. Lequazione data di tipo parabolico su tutto R
2
e
lEq.(5.16) diventa
dy
dx
=
y
x
.
Questultima equazione ha soluzioni date da y/x =costante; ne segue
che possiamo possiamo operare il seguente cambio di coordinate
=
y
x
,
= y .
che implica
b
A =
b
B = 0 e
b
C =
2
, cos lequazione dierenziale data
diventa

2
u

=
4
2

2
o u

=
4

2
.
Integrando rispetto a , si ottiene
u

=
4

2
+f ()
e
u(, ) =
2
2

2
+ f () +g () .
5. FORME CANONICHE 141
Ritornando nelle variabili originali si ottiene la soluzione generale
u(x, y) = 2x
2
+yf

y
x

+g

y
x

.
Notiamo che lEq.(5.14) pu essere riscritta come
A+B

+C

2
= 0 .
che porta a
dx
dy
=
B

B
2
4AC
2C
(5.17)
invece che allEq.(5.15). Se A = 0 e C 6= 0, allora si pu usare
lequazione caratteristica (5.17). Ne segue che nel caso di equazioni
paraboliche la loro forma canonica data da
u

= H (u

, u

, u, , ) (5.18)
o
u

= H (u

, u

, u, , ) , (5.19)
dove H rappresenta una funzione lineare nelle variabili indicate.
Equazioni iperboliche
Nel caso delle equazioni iperboliche, le equazioni caratteristiche
dy
dx
=
B

B
2
4AC
2C
ha due radici reali e distinte se A 6= 0. Indichiamo queste soluzioni con

1
(x, y) e
2
(x, y) .
Quindi, la trasformazione di coordinate
=
1
(x, y)
=
2
(x, y)
conducono al risultato
b
A =
b
C = 0 ed alla forma canonica
u

= H (u

, u

, u, , ) . (5.20)
Risultato analogo si ottiene se A = 0, ma C 6= 0.
Esempio 44. Trasformare lequazione dierenziale
u
xx
(2 sinx) u
xy

cos
2
x

u
yy
(cos x) u
y
= 0
in forma canonica e risolvere poi lequazione.
Soluzione 44. Qui si ha che B
2
4AC = 4, quindi lequazione
ovunque iperbolica. Le soluzioni dellequazione caratteristica
dy
dx
= sinx 1
sono

1
(x, y) = cos x +x y = c
1
e
2
(x, y) = cos x x y = c
2
.
142 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
Operiamo quindi il seguente cambiamento di variabili
= cos x +x y
= cos x x y .
Ne segue che
b
A =
b
C =
b
D =
b
E = 0 e
b
B = 4, quindi la forma canonica
diventa u

= 0. Se ne ricava che u

= h() e u = g () +f () da cui
u(x, y) = f (cos x x y) +g (cos x +x y) ,
dove f e g sono due funzioni arbitrarie delle variabili indicate.
Il prossimo esempio illustra il caso di unequazione iperbolica nella
quale B = 0.
Esempio 45. Trasformare lequazione dierenziale
x
2
u
xx
y
2
u
yy
= 0
in forma canonica e risolvere poi lequazione.
Soluzione 45. In questo caso si ha B
2
4AC = 4x
2
y
2
> 0 che
mostra che lequazione iperbolica ovunque ma non lungo gli assi x e
y. Consideriamo allora, per esempio, il primo quadrante. Lequazione
caratteristica
dy
dx
=
y
x
ha come soluzioni y = c
1
x e y = c
2
/x. Ne segue che la trasformazione
di coordinate data da
=
y
x
= xy .
che implica
b
A =
b
C =
b
E = 0 e
b
B = 4y
2
= 4 e
b
D = 2y/x = 2.
Lequazione dierenziale diventa quindi
u

1
2
u

= 0 , (5.21)
che equivalente alla forma canonica data dalla nellEq.(5.20). Si pu
risolvere lEq.(5.21) osservando che essa una equazione dierenziale
del primo ordine in u

. Si ottiene quindi la soluzione


u(, ) =
1/2
f () +g () ,
cio
u(x, y) =

xyf

y
x

+g (xy) .
Le curve caratteristiche sono mostrate in gura.
5. FORME CANONICHE 143
2 1.5 1 0.5 0
2
1.5
1
0.5
0
x
y
x
y
Curve caratteristiche
Equazioni ellittiche
Nel caso delle equazioni ellittiche, le equazioni caratteristiche hanno
soluzioni complesse coniugate. Quindi, per poter avere soluzioni reali
si devono compiere due trasformazioni di coordinate. Illustriamo il
procedimento con un esempio.
Esempio 46. Nella regione nella quale lequazione
xu
xx
+u
yy
= x
2
ellittica, trasformare lequazione in forma canonica.
Soluzione 46. Poich B
2
4AC = 4x, lequazione ellittica nel
semipiano x > 0. In questa regione le equazioni caratteristiche sono
dy
dx
= ix
1/2
che ammettono come soluzione le funzioni
y = 2ix
1/2
+c
1
e y = 2ix
1/2
+c
2
.
Operiamo, dapprima, la trasformazione di coordinate
= y + 2x
1/2
i ,
= y 2x
1/2
i ,
e, poich queste sono complesse, operiamo una seconda trasformazione
data da
= +i ,
= i .
Il risultato complessivo di queste due trasformazioni da
= y e = 2x
1/2
.
144 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
Ne segue che si ha
b
A =
b
C = 1,
b
B =
b
D = 0 e
b
E =
1
2
x
1/2
cos che la
forma canonica dellequazione diventa
u

+u

=
1

+

2
16
.
Osserviamo che, in generale, la forma canonica di una equazione
ellittica pu essere scritta nella forma
u

+u

= H (u

, u

, u, , ) . (5.22)
Lesempio pi semplice di equazione ellittica lequazione di Laplace.
Per riassumere, le equazioni paraboliche hanno una sola famiglia di
curve caratteristiche date da = cost, le equazioni iperboliche hanno
due famiglie di curve caratteristiche date da = cost e = cost,
che formano un sistema di coordinate curvilinee, mentre le equazioni
ellittiche non hanno curve caratteristiche reali.
5.1. Esercizi.
(1) Usare la trasformazione di coordinate denita nellEq. (5.2)
per calcolare ognuna delle seguenti derivate parziali:
(a) u
x
e u
y
(b) u
xx
, u
xy
e u
yy
( Sugg: Ricordare che
u
x
=
u


x
+
u


x
)
(2) vericare che i coecienti
b
A,
b
B, etc. sono dati dalle equazioni
(5.4)-(5.8).
(3) Risolvere:
(a) Le Eq.(5.9) trovando , in termini di x, y.
(b) Usare il risultato di a) per calcolare
b
B(x, y) dellEq.(5.5).
(c) Mostrare che ponendo
b
B(x, y) = 0 in b), si ottiene (se
B 6= 0)
cot 2 =
AC
B
.
(4) Mostrare che lequazione dierenziale dellEsempio (42) ovun-
que ellittica.
(5) Fare i calcoli per arrivare allEq.(5.12).
(6) Usare la trasformazione di coordinate
=
y
x
e = y
per calcolare
b
A,
b
B,
b
C,
b
D e
b
E, nellEsempio (43).
(7) Calcolare
b
A,
b
B,
b
C,
b
D e
b
E, nellEsempio (44).
(8) Mostrare che le soluzioni di
dy
dx
=
y
x
sono y = c
1
x e y = c
2
/x.
5. FORME CANONICHE 145
(9) Ottenere lEq.(5.21) dellEsempio (45).
(10) Risolvere lEq.(5.21). (Sugg: Operare la sostituzione u

= v)
(11) NellEsempio (46) sviluppare i conti per arrivare a
= y e = 2x
1/2
.
(12) Calcolare
b
A,
b
B,
b
C,
b
D e
b
E, nellEsempio (46) per ottenere poi
la forma canonica indicata.
(13) Vericare, derivando, che le funzioni date risolvono le equazioni
date nei vari esempi.
(a) u(x, y) = 2x
2
+yf

y
x

+g

y
x

(Esempio (43).)
(b) u(x, y) = f (cos x x y) + g (cos x +x y) (Esempio
(44)).
(c) u(x, y) =

xyf

y
x

+g (xy) (Esempio (45)).


(14) Per ognuna delle seguenti equazioni, determinare le regioni
dove le equazioni sono ellittiche, paraboliche o iperboliche:
(a) u
xx
+yu
xy
+xu
yy
= e
x+y
(b) y
2
u
xx
u
yy
+u = 0
(c) xu
xx
+ 2u
xy
+yu
yy
+xu
x
+u
y
= 0
(d) (1 x
2
) u
xx
2xyu
xy
(1 y
2
) u
yy
= 0
(e) 16u
xx
+x
2
u
yy
= 0
(f) 4u
xx
8u
xy
+ 4u
yy
= 1
(g) x
2
u
xx
y
2
u
yy
= xy
(15) Calcolare lo Jacobiano
J

,
x, y

per ognuna delle seguenti trasformazioni.


(a) =
1

2
(x +y) , =
1

2
(x +y)
(b) = y/x , = y
(c) = cos x +x y , = cos x x y
(d) = y/x , = xy
(e) = y , = 2x
1/2
(16) Dimostrare che
b
B
2
4
b
A
b
C = J
2

B
2
4AC

,
dove J lo Jacobiano della trasformazione.
146 4. E.D.P. DEL SECONDO ORDINE
(17) Trovare gli autovalori della matrice
M =

1 1/2
1/2 1
!
.
CHAPTER 5
Serie di Fourier
1. Introduzione
Questo capitolo ed il prossimo possono essere considerati di tran-
sizione relativamente allo studio, che stiamo facendo, dei problemi al
bordo. Fino a questo punto abbiamo ripassato alcuni concetti fonda-
mentali delle equazioni dierenziali ordinarie (Capitolo 1). Continue-
remo a fare riferimento a queste nozioni e concetti, con i Paragra 1.3
e 1.5 che giocano un ruolo prominente in tutto il resto del capitolo.
Ci riferiremo anche ai problemi di Sturm-Liouville ed alla rappresen-
tazione delle funzioni come serie di funzioni ortonormali (Capitolo 2).
Considereremo problemi al bordo pi generali di quelli considerati nel
Capitolo 3. Nei prossimi capitoli, tratteremo poi, in dettaglio, sia i
problemi del potenziale che quelli del calore e delle onde in una e anche
pi dimensioni spaziali ed in diversi sistemi di coordinate.
Come preliminare a tutti questi problemi, presentiamo ora una
branca dellanalisi matematica che si sviluppata nel diciottesimo se-
colo. Era il 1713 quando Taylor sugger che la funzione
sin

L
x
potesse essere usata per spiegare il moto stazionario di una corda vi-
brante di lunghezza L avente gli estremi ssati. Nel 1749 e 1753
DAlambert ed Eulero pubblicarono lavori nei quali si discuteva dello
sviluppo di una funzione in termini delle funzioni coseno. A quei
tempi, si stava studiando un problema di astronomia che coinvolgeva lo
sviluppo del reciproco della distanza tra due pianeti in serie di coseni di
multipli dellangolo compreso tra i raggi vettori. Nel 1811
1
Fourier con-
cep lidea di sviluppare una funzione in serie di seni e coseni, sviluppo
che viene oggi generalmente usato.
2. Coecienti di Fourier
Nel Paragrafo 2.4 abbiamo rappresentato una funzione continua a
tratti f (x) attraverso una serie di funzioni ortonormali.
1
Il lavoro fu presentato da Fourier nel 1807 ma respinto da Lagrange, uno degli
esaminatori, probabilmente perch egli non cap come il moto di una corda vibrante
potesse essere periodico rispetto alle coordinate spaziali.
147
148 5. SERIE DI FOURIER
Sia dato linsieme di funzioni
{
i
(x) , i = 1, 2, . . .}
ortonormale nellintervallo [a, b] con funzione peso w(x), cio
Z
b
a
w(x)
i
(x)
j
(x) dx =
ij
Allora si ha
f (x)

X
i=1
c
i

i
(x) , (2.1)
dove
c
i
= (f,
i
) =
Z
b
a
w(x)
i
(x) f (x) dx (2.2)
dove il simbolo signica " rappresentato da, nel senso della conver-
genza in media".
Abbiamo gi dimostrato (vedi Par. 2.3) che gli insiemi
{sinnx , n = 1, 2, . . .} e {cos nx , n = 0, 1, 2, . . .}
sono ortogonali su [0, ] con funzione peso w(x) = 1. Dividendo og-
nuna delle funzioni, degli insiemi sopra deniti, per la propria norma
si ottengono due famiglie di funzioni ortonormali
n
p
2/ sinnx , n = 1, 2, . . .
o
(2.3)

,
p
2/ cos nx , n = 1, 2, . . .

. (2.4)
Lasciamo per esercizio mostrare che, linsieme

2
,
1

cos nx ,
1

sin nx , n = 1, 2, . . .

(2.5)
ortonormale nellintervallo [, ] con funzione peso uno (Esercizio
2).
Usando linsieme ortonormale (2.5) possiamo scrivere la serie di
Fourier associata alla funzione f (x) :
f (x)
1
2
a
0
+

X
n=1
a
n
cos nx +b
n
sin nx . (2.6)
In questa rappresentazione i coecienti di Fourier sono dati da:
a
n
=
1

f (x) cos nx dx , n = 0, 1, 2, , . . . (2.7)


b
n
=
1

f (x) sinnx dx , n = 1, 2, , . . . . (2.8)


Osserviamo subito che perch una funzione f (x) ammetta una se-
rie di Fourier, come quella data dalla (2.6) valida anche allesterno
dellintervallo [, ] bisogna che la funzione sia periodica di periodo
2. COEFFICIENTI DI FOURIER 149
2. Questo , ovviamente, dovuto al fatto che i termini della serie
sono tutti periodici di periodo 2. Ricordiamo qui, per completezza,
che una funzione detta periodica, con periodo P, se si ha che
f (x) = f (x +P)
per tutti i valori di x.
E ovvio che questo fatto non rappresenta una restrizione quando
noi siano interessati solo a rappresentare la funzione nellintervallo
[, ].
Una seconda propriet della funzione che questa deve essere liscia
a tratti. Ricordo che una funzione detta liscia a tratti se f (x) e
f
0
(x) sono entrambe continue a tratti. Nella Fig. 4.2.1 qui sotto, la
funzione f (x) soddisfa a questa condizione, mentre la funzione g (x)
no.
4 3 2 1 0
f(x) f(x)
4 3 2 1 0
f'(x) f'(x)
f (x) f
0
(x)
4 3 2 1 0
g(x) g(x)
4 3 2 1 0
g'(x) g'(x)
g (x) g
0
(x)
(Fig. 4.2.1)
Condizioni sucienti (ma non necessarie) per ottenere la rappre-
sentazione di Fourier di una funzione assegnata, sono date nel Teo-
rema (14). Queste condizioni sono chiamate condizioni di Dirichlet,
poich furono date da Dirichlet in lavori pubblicati dapprima nel 1829
e poi nel 1837.
Teorema 14. Se f (x) una funzione periodica di periodo 2 e
liscia a tratti nellintervallo x , allora la rappresentazione
(2.6) della funzione f (x) converge ad f (x) in tutti i punti in cui f (x)
continua e converge alla media dei limiti destro e sinistro di f (x) nei
punti di discontinuit di f (x).
150 5. SERIE DI FOURIER
Ad oggi, il problema della convergenza delle serie di Fourier in-
soluto. Sappiamo che le condizioni di Dirichlet non sono necessarie e
conosciamo condizioni necessarie che non sono per sucienti. Per i
nostri scopi ci basta dire che le condizioni del Teorema (14) sono soddis-
fatte da una ampia classe di funzioni che si incontrano in matematica
applicata, quindi, a questo livello, non entreremo pi in profondit nello
studio della teoria. Illustreremo, con i seguenti esempi, come si ottiene
la rappresentazione di Fourier delle funzioni.
Esempio 47. Trovare la serie di Fourier della funzione periodica,
di periodo 2, denita da
f (x) =
_

_
0 , per < x < 0 ,
x , per 0 < x < ,

2
, per x = .
Soluzione 47. La funzione rappresentata nel seguente graco.
Notiamo subito che la funzione soddisfa le condizioni di Dirichlet del
Teorema (14). Usando lEq.(2.7) si ha:
a
n
=
1

f (x) cos nxdx =


1

Z

0
xcos nxdx
=
1

x
n
sin nx +
1
n
2
cos nx

0
=
1
n
2
(cos n 1)
=
1
n
2
[(1)
n
1] =
_
_
_
0 , se n pari ,

2
n
2
, se n dispari .
Lintegrazione stata fatta per parti.
Lo schema precedente non va bene per la ricerca del coeciente a
0
per
2. COEFFICIENTI DI FOURIER 151
il quale si ha
a
0
=
1

f (x) dx =
1

Z

0
xdx =

2
.
Il termine costante della serie di Fourier a
0
/2 quindi il valore medio
della funzione nellintervallo. Si cercano adesso i coecienti b
n
per
i quali, usando la (2.8) si ha:
b
n
=
1

f (x) sinnxdx =
1

Z

0
xsinnxdx
=
1

x
n
cos nx +
1
n
2
sinnx

1
n
cos n =
(1)
n+1
n
.
La rappresentazione di Fourier della funzione data quindi:
f (x) =

4
+

X
n=1
"

cos (2n 1) x
(2n 1)
2
+
(1)
n+1
n
sin nx
#
(2.9)
Abbiamo usato il simbolo di = sapendo, dal Teorema (14) che la se-
rie converge puntualmente al valore di f (x) nei punti in cui f (x)
continua ed al valore medio del salto nei punti di discontinuit.
Possiamo disegnare approssimazioni della serie (2.9) considerando
la somma dei primi N termini della serie stessa
S
N
=

4
+
N
X
n=1
"

cos (2n 1) x
(2n 1)
2
+
(1)
n+1
n
sin nx
#
(2.10)
152 5. SERIE DI FOURIER
Il graco dellEq.(2.10) per N=5,10,20
Come si pu notare dai graci, nel punto x =

il graco sale
sopra il valore massimo della funzione, cos come nel punto x =
+
ne
scende sotto.
2. COEFFICIENTI DI FOURIER 153
Questo fenomeno, caratteristico della rappresentazione in serie di
Fourier (ed anche altre) nei punti di discontinuit della funzione noto
come fenomeno di Gibbs
2
. Questo aumento e diminuzione ammon-
tano, nel loro insieme, a circa il 18% della distanza dei valori nella dis-
continuit. Questo evento persiste anche considerando somme parziali
con molti termini.
Esempio 48. Rappresentare in serie di Fourier la seguente funzione
f (x) =
(
x + 2 , per 2 < x < 0 ,
1 , per 0 < x < 2 ,
f (x + 4) = f (x) .
Soluzione 48. Il graco della funzione rappresentato in gura.
4 2 0 -2 -4
2
1.5
1
0.5
0
f(x) f(x)
Graco della funzione dellesempio
La funzione soddisfa le ipotesi del Teorema (14) eccetto il fatto che il
periodo 4 invece di 2. Questo pu essere facilmente ovviato con un
cambio di variabile
x =

2
t .
Ne segue che dx =

2
dt e quindi le Eq. (2.7) e (2.8) diventano
a
n
=
1
2
Z
2
2
f (x) cos
n
2
xdx , n = 0, 1, 2, . . . ,
e
b
n
=
1
2
Z
2
2
f (x) sin
n
2
xdx , n = 1, 2, . . . ,
rispettivamente. Da queste due si ricava:
a
0
= 2
2
Josiah W. Gibbs (1839-1903) sico matematico americano.
154 5. SERIE DI FOURIER
a
n
=
1
2
Z
0
2
(x + 2) cos
n
2
xdx +
1
2
Z
2
0
cos
n
2
xdx
=
4
n
2

2
se n dispari, zero altrimenti;
b
n
=
1
2
Z
0
2
(x + 2) sin
n
2
xdx +
1
2
Z
2
0
sin
n
2
xdx
=
2
n
se n pari, zero altrimenti.
Quindi
f (x) = 1 +
4

X
n=1
1
(2n + 1)
2
cos
(2n + 1)
2
x
1

X
n=1
sin n
n
x . (2.11)
Possiamo ottenere una informazione utile dalla serie (2.11) ponendo
x = 0. In tal caso si ha
f (0) = 1 +
4

X
n=1
1
(2n + 1)
2
.
Daltra parte, sappiamo dal Teorema (14) che f (0) = 3/2, da cui
discende

X
n=1
1
(2n + 1)
2
=

2
8
.
2.1. Esercizi.
(1) Mostrare che la funzione
g (x) =
(

1 x
2
, 0 < x < 1
x , 1 < x < 2
continua a tratti ma non liscia a tratti su (0, 2).
(2) Mostrare che i coecienti di Fourier di una funzione f (x) che
liscia a tratti su [L, L] e periodica di periodo 2L sono:
a
n
=
1
L
Z
L
L
f (x) cos
n
L
x dx , n = 0, 1, 2, . . . , (2.12)
b
n
=
1
L
Z
L
L
f (x) sin
n
L
x dx , n = 1, 2, . . . , (2.13)
(3) Scrivere le serie di Fourier delle seguenti funzioni
(a)
f (x) =
(
x , < x < 0
0 , 0 < x <
, f (x + 2) = f (x)
2. COEFFICIENTI DI FOURIER 155
(b)
f (x) =
(
1 , 2 < x < 0
x 2 , 0 < x < 2
, f (x + 4) = f (x)
(c)
f (x) =
(
2 , 1 < x < 0
0 , 0 < x < 1
, f (x + 2) = f (x)
(d)
f (x) =
(
0 , 1 < x < 0
sin x , 0 < x < 1
, f (x + 2) = f (x)
(e)
f (x) =
_

_
0 ,
1
2
< x < 0
x
2
, 0 < x <
1
2
, f (x + 1) = f (x)
(f)
f (x) = cos x , 1 < x < 1 , f (x + 2) = f (x)
(g)
f (x) =
(
x , 0 x <
0 , < x 2
, f (x + 2) = f (x)
(h)
f (x) = x
2
, < x < , f (x + 2) = f (x)
(i)
f (x) =
_

_
2

x + 1 , x 0
1
2

x , 0 x
, f (x + 2) = f (x)
(j)
f (x) =
(
0 , 5 < x < 0
3 , 0 < x < 5
, f (x + 10) = f (x)
(4) Supponendo di aver ottenuto la serie di Fourier per la funzione
f (x) =
_

_
2 , 1 < x < 0 ,
1 , 0 < x < 1 ,
3 , x = 1
2 (2 x) , 1 < x < 2
, f (x + 3 = f (x))
156 5. SERIE DI FOURIER
dire a quali valori converge la serie nei punti (a) x = 1, (b)
x = 0, (c) x = 1, (d) x = 2, (e) x =
3
2
, (f) x = 3, (g) x = 2
(5) Usare lEq.(2.10) per calcolare f (/2) per N = 5, 10, 20 e
confrontare questi valori con il valore vero.
(6) Usare lEq.(2.11) per calcolare f (1) per N = 5, 10, 20 e con-
frontare questi valori con il valore vero.
(7) Mostrare che linsieme

2c
,
1

c
cos
n
c
x,
1

c
sin
m
c
x , n, m = 1, 2, . . .

ortonormale nellintervallo [a, a + 2c] con funzione peso uno,


qualunque sia il valore di a.
(8) Con riferimento allEsercizio 7, mostrare che i coecienti della
serie di Fourier dello sviluppo di una funzione liscia a tratti
nellintervallo [a, a + 2c] sono dati da
a
n
=
1
c
Z
a+2c
a
f (x) cos
n
c
x dx , n = 0, 1, 2, . . . , (2.14)
b
n
=
1
c
Z
a+2c
a
f (x) sin
n
c
x dx , n = 1, 2, . . . , (2.15)
(9) Vericare che lo sviluppo
(arcsinx)
2
=
1
2

X
n=1
(n 1)
2
(2n)!
(2x)
2n
vera nellintervallo (1, 1)
(10) Porre x = 1/2 nello sviluppo dellEsercizio 9 ed ottenere

X
n=1
1
n
2
=

2
6
(11) Usare il risultato dellEsercizio 10 per mostrare che

X
n=1
1
(2n 1)
2
=

2
8
(12) Generalizzare il Teorema (14) per una funzione f (x) periodica
di periodo 2L e liscia a tratti nellintervallo a x a + 2L
(13) Calcolare la serie di Fourier per le seguenti funzioni
(a) f (x) = e
x
, 0 < x < 2 , f (x + 2) = f (x)
(b) f (x) = cos ax , < x < , f (x + 2) = f (x)
(14) Usare i risultati dellEsercizio 13 (a) per trovare la somma della
serie

X
n=1
1
1 +n
2
.
3. SERIE IN SENI, COSENI ED IN FORMA ESPONENZIALE 157
3. Serie in seni, coseni ed in forma esponenziale
In molte applicazioni della serie di Fourier, una funzione f (x)
denita in un intervallo 0 < x < L. Questa pu essere estesa a tutto
lintervallo L < x < L per parit o disparit, per poi essere estesa a
tutto R.
Ricordo che una funzione detta pari se
f (x) = f (x) ,
mentre detta dispari se
f (x) = f (x) .
Tanto per ricordare alcuni esempi banali, le funzioni x
2n
sono pari
mentre quelle del tipo x
2n+1
sono dispari, cos come, cos x pari, mentre
sin x dispari.
Ricordiamo inne che, come abbiamo visto nellEs.1 del paragrafo
precedente, se f (x) liscia a tratti e denita nellintervallo (L, L) il
suo sviluppo di Fourier dato
f (x) =
1
2
a
0
+

X
n=1
a
n
cos
n
L
x +b
n
sin
nx
L
, (3.1)
dove
a
n
=
1
L
Z
L
L
f (x) cos
n
L
x dx , n = 0, 1, 2, . . . , (3.2)
e
b
n
=
1
L
Z
L
L
f (x) sin
n
L
x dx , n = 1, 2, . . . . (3.3)
3.1. Serie dei coseni. Se f (x) denita nellintervallo (0, L) viene
estesa per parit allintervallo (L, L) e poi estesa ad R per period-
icit, la funzione risultante denita come
f (x) =
(
f (x) , 0 < x < L
f (x) , L < x < 0 ,
, f (x + 2L) = f (x) .
Questa una funzione pari e quindi, tutti i coecienti di Fourier b
n
sono nulli. Infatti, come ben noto, il prodotto di una funzione pari
con una dispari dispari. Ne consegue che i termini f (x) sin
n
L
x sono
dispari e lintegrale di una funzione dispari su un dominio simmetrico
vale zero. Inoltre, i termini a
n
possono essere scritti nella forma
a
n
=
2
L
Z
L
0
f (x) cos
n
L
x dx , n = 0, 1, 2, . . . . (3.4)
Esempio 49. Scrivere la serie dei coseni di Fourier della funzione
f (x) = x, 0 x .
158 5. SERIE DI FOURIER
Soluzione 49. Lestensione periodica della funzione data mostrata
in gura
Estensione pari di f (x) = x, 0 x
Usando lEq.(3.4) si ha
a
n
=
2

Z

0
xcos nx dx
a
n
=
_
_
_
0 , se n pari ,

4
n
2
, se n dispari ,
a
0
=
2

Z

0
x dx = .
Ne segue che la rappresentazione in serie della funzione data da
f (x) =

2

4

X
n=0
cos (2n + 1) x
(2n + 1)
2
. (3.5)
3.2. Serie dei seni. Se f (x) denita nellintervallo (0, L) viene
estesa per disparit allintervallo (L, L) e poi estesa ad R per pe-
riodicit, la funzione risultante denita come
f (x) =
(
f (x) , 0 < x < L
f (x) , L < x < 0 ,
, f (x + 2L) = f (x) .
Questa una funzione dispari e quindi, tutti i coecienti di Fourier a
n
sono nulli. Infatti, come ben noto, il prodotto di una funzione dispari
con una pari dispari. Ne consegue che i termini f (x) cos
n
L
x sono
dispari e lintegrale di una funzione dispari su un dominio simmetrico
vale zero. Inoltre, i termini b
n
possono essere scritti nella forma
b
n
=
2
L
Z
L
0
f (x) sin
n
L
x dx , n = 1, 2, . . . . (3.6)
Esempio 50. Scrivere la serie dei seni di Fourier della funzione
f (x) = x, 0 x < , f () = 0
Soluzione 50. Lestensione dispari della funzione data da
f (x) = x , < x < , f (x + 2) = f (x) .
In gura mostrata il graco (un pezzo) dellestensione,
3. SERIE IN SENI, COSENI ED IN FORMA ESPONENZIALE 159
Estensione dispari di f (x) = x , 0 x <
Usando lEq.(3.6) si ottiene
b
n
=
2

Z

0
xsin nx dx = (1)
n+1
2
n
.
La serie pu allora essere scritta nella forma
f (x) = 2

X
n=1
(1)
n+1
n
sin nx . (3.7)
Da notare che sebbene le tre espressioni (2.9), (3.5) e (3.7) siano
dierenti, tutte e tre rappresentano la funzione f (x) = x nellintervallo
0 < x < .
3.3. Serie esponenziale. Unaltra utile forma della serie di Fourier
la forma esponenziale o forma complessa. Essa ottenuta dalla forma
trigonometrica standard
f (x) =
1
2
a
0
+

X
n=1
a
n
cos nx +b
n
sinnx ,
usando la formula di Eulero
e
inx
= cos nx +i sin nx , e e
inx
= cos nx i sin nx .
Infatti, dalla formula di Eulero si ricava che
cos nx =
1
2

e
inx
+e
inx

e sin nx =
1
2i

e
inx
e
inx

,
da cui possiamo scrivere che
f (x) =
1
2
a
0
+
1
2

X
n=1
a
n

e
inx
+e
inx

ib
n

e
inx
e
inx

=
1
2
a
0
+
1
2

X
n=1
(a
n
ib
n
) e
inx
+ (a
n
+ib
n
) e
inx
.
Se deniamo adesso i coecienti complessi di Fourier nella forma
c
0
=
1
2
a
0
, c
n
=
1
2
(a
n
ib
n
) , c
n
=
1
2
(a
n
+ib
n
) , n = 1, 2, . . . ,
(3.8)
si ha che
f (x) =

X
n=
c
n
e
inx
(3.9)
160 5. SERIE DI FOURIER
che la forma esponenziale (o forma complessa) della serie di Fourier.
Essa viene comunemente usata in sica ed in ingegneria per la semplic-
it della sua notazione.
Nel ragionamento sopra abbiamo assunto che la funzione f (x) abbia
periodo 2. Nel caso di periodo 2L avremmo scritto
f (x) =

X
n=
c
n
e
inx/L
con la corrispondente modica dei coecienti c
n
. Lasciamo per eser-
cizio scrivere i dettagli di ci, cos come il calcolo della formula
c
n
=
1
2
Z

f (x) e
inx
dx , n = 0, 1, 2, . . . (3.10)
a partire da a
n
e b
n
. Sarebbe utile, a questo proposito, ricordare la
ortogonalit hermitiana vista nel Paragrafo 2.6.
3.4. Esercizi.
(1) Scrivere la formula per i c
n
quando il periodo 2L.
Nei seguenti esercizi 2 - 7 scrivere la rappresentazione di
Fourier (a) del seno e (b) del coseno delle funzioni date
(2) f (x) = 2 x , 0 < x 2
(3) f (x) = a , 0 < x 3 , a > 0
(4) f (x) = x
2
, 0 x < 1
(5) f (x) = e
x
, 0 < x < 2
(6) f (x) = sin x , 0 x < 1
(7) f (x) = cos x , 0 < x /2
(8) Trovare la serie di Fourier dei seni della funzione x1 nellinter-
vallo aperto 1 < x < 2 (la soluzione non unica)
(9) Trovare la serie di Fourier dei coseni della funzione x 1
nellintervallo aperto 1 < x < 2 (la soluzione non unica)
(10) Data la funzione
f (x) =
(
x + 1 , 1 x 0 ,
x + 1 , 0 x 1
, f (x + 2) = f (x)
(a) Trovare la serie di Fourier della funzione
(b) usare il risultato della parte (a) per mostrare che

X
n=0
1
(2n + 1)
2
=

2
8
.
(11) Trovare la rappresentazione in serie di seni di Fourier della
funzione f (x) = 1 , 0 < x < , f (0) = f () = 0
4. APPLICAZIONI 161
(12) Data la funzione
f (x) =
(
2 x , 1 < x < 2 ,
x + 1 , 2 < x < 3
, f (x + 2) = f (x) ,
scriverne la serie di Fourier.
(13) Data la funzione
f (x) =
(
1 , 0 < x < 2 ,
1 , 2 < x < 0
, f (x + 4) = f (x) , f (0) = f (2) = 0 ,
scriverne la serie di Fourier.
(14) Mostrare che ogni funzione, denita su un intervallo simmet-
rico, pu essere scritta come somma di una funzione pari ed
una dispari.
(15) Data la funzione f (x) = x x
2
sullintervallo 0 < x < 1,
periodica di periodo 1, mostrare che essa pari.
(16) Data la funzione
f (x) = (1)
n
h , n = 0, 1, 2, . . . , n < x < n + 1 ,
scriverne la serie di Fourier.
(17) Provare che se f (x) e f
0
(x) sono entrambe pari, allora f (x)
costante.
(18) Scrivere i primi 5 termini dello sviluppo in seni di Fourier della
funzione
f (x) =
(
0 , 0 < x < /2 ,
1 , /2 < x <
.
(19) Scrivere la serie di Fourier della seguente funzione
f (x) =
(
1 +x , 0 < x 1 ,
3 x , 1 x < 2
, f (x + 2) = f (x) .
4. Applicazioni
In questo paragrafo vogliamo illustrare come si possono usare le
serie di Fourier per risolvere i problemi al bordo. Tutte le volte che
possibile cercheremo di evidenziare linterpretazione sica del prob-
lema. Discuteremo, inoltre, le ipotesi che devono essere fatte, in special
modo per quanto concerne le condizioni al bordo.
Esempio 51. Trovare la temperatura stazionaria allinterno di un
piatto rettangolare 0 < x < , 0 < y < b, se il bordo y = 0 ha una
distribuzione di temperatura data dalla funzione f (x) = 64x( x),
0 < x < , e gli altri tre lati sono tenuti a temperatura nulla.
162 5. SERIE DI FOURIER
Soluzione 51. Assumiamo che le facce del piatto rettangolare siano
perfettamente isolate cos che il problema quello della conduzione
di calore (o diusione) nel piano xy. Lequazione di diusione bi-
dimensionale data da
u
t
= k (u
xx
+u
yy
) ,
ma poich stiamo cercando la distribuzione stazionaria, cio una dis-
tribuzione di temperatura indipendente dal tempo, lequazione che ci
interessa :
u
xx
+u
yy
= 0 .
Il problema che dobbiamo arontare quindi il seguente
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < , 0 < y < b ,
c.b. u(0, y) = u(, y) = 0 , 0 < y < b ,
u(x, b) = 0, u(x, 0) = 64x( x) , 0 < x < .
Risolviamo il problema col metodo di separazione delle variabili, come
nel Paragrafo 4.2 per ottenere, per ogni n la soluzione
u
n
(x, y) =
b
n
sinh nb
sin nx sinhn(b y) , n = 1, 2, . . . , (4.1)
dove le b
n
sono costanti arbitrarie. Ognuna delle funzioni dellEq.(4.1)
soddisfa lequazione e le condizioni al bordo omogenee. Come soluzione
completa del nostro problema prendiamo la serie di tutte le soluzioni,
cio
u(x, y) =

X
n=1
b
n
sinhnb
sinnx sinh n(b y) .
Applicando alla soluzione la condizione al bordo non-omogenea, si ha:
u(x, 0) =

X
n=1
b
n
sin nx = 64x( x) .
Questa non altro che la rappresentazione come serie dei seni di
Fourier della funzione 64x( x) nellintervallo 0 < x < . Possi-
amo allora usare lEq.(3.6) per trovare i coecienti b
n
. Ne segue che:
b
n
=
2

Z

0
64x( x) sinnx dx =
_
_
_
0 , se n pari
512
n
3
, se n dispari.
La soluzione completa
u(x, y) =
512

X
n=0
sin (2n + 1) x sinh (2n + 1) (b y)
(2n + 1)
3
sinh (2n + 1) b
, (4.2)
dove abbiamo usato lespressione 2n + 1 per rappresentare i numeri
dispari.
4. APPLICAZIONI 163
Vogliamo richiamare lattenzione sul fatto che la soluzione analitica
nellEq.(4.2) pu essere usata per calcolare u(x, y) in vari punti, in
particolare, per esempio, le isoterme del problema (u(x, y) =cost )
Linee equipotenziali
Esempio 52. Risolvere il problema
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < 1 , 0 < y < 2 ,
c.b. u(0, y) = u(1, y) = 0 , 0 < y < 2 ,
u(x, 0) = u(x, 2) = 64x( x) , 0 < x < 1 .
Soluzione 52. Questo problema simile a quello dellesempio
precedente, quindi possiamo usare i risultati gi ottenuti. Poich la-
voriamo su intervalli diversi, bisogna operare un cambio di scala.
Vogliamo usare il principio di sovrapposizione degli eetti, visto che
lequazione lineare. Cominciamo col risolvere il problema
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < 1 , 0 < y < 2 ,
c.b. u(0, y) = u(1, y) = 0 , 0 < y < 2 ,
u(x, 2) = 0, u(x, 0) = 64x( x) , 0 < x < 1 .
La soluzione
u(x, y) =
512

X
n=0
sin (2n + 1) x sinh (2n + 1) (2 y)
(2n + 1)
3
sinh2 (2n + 1)
, (4.3)
Risolviamo poi
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < 1 , 0 < y < 2 ,
c.b. u(0, y) = u(1, y) = 0 , 0 < y < 2 ,
u(x, 0) = 0, u(x, 2) = 64x( x) , 0 < x < 1 .
La sua soluzione
u(x, y) =
512

X
n=0
sin (2n + 1) x sinh (2n + 1) y
(2n + 1)
3
sinh2 (2n + 1)
. (4.4)
164 5. SERIE DI FOURIER
Possiamo adesso sommare la due soluzioni ottenute (4.3) ed (4.4) per
ottenere la soluzione del problema originario
u(x, y) =
512

X
n=0
sin (2n + 1) x
(2n + 1)
3
sinh 2 (2n + 1)
[sinh (2n + 1) y
+ sinh (2n + 1) (2 y)] (4.5)
Il seguente problema, come vedremo, presenta delle discontinuit.
Esempio 53. Risolvere il seguente problema
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < 1 , 0 < y < 1 ,
c.b. u(0, y) = u(1, y) = 0 , 0 < y < 1 ,
u(x, 1) = 0 , u(x, 0) = 10 , 0 < x < 1 .
Soluzione 53. La soluzione di questo problema di Dirichlet sem-
plice da ottenersi. Essa
u(x, y) =
40

X
n=0
sin (2n + 1) x sinh (2n + 1) (1 y)
(2n + 1)
3
sinh 2 (2n + 1)
. (4.6)
In questo caso i punti (0, 0) e (1, 0) sono punti di discontinuit per la
temperatura al bordo. Tuttavia, in accordo al Teorema (14) si ha che
la serie soluzione converge in questi punti al valore 5, la media dei due
valori nella discontinuit. La Figura sopra, che disegna alcune delle
isoterme, mostra che questa media non un valore realistico. Infatti, il
problema, cos come posto, non sicamente realizzabile nellintorno
dei due vertici (0, 0) e (1, 0).
Concludiamo questo paragrafo ricordando una applicazione di tipo
medico dellanalisi di Fourier. Luso di strumentazione ad ultrasuoni
di alta frequenza diventata comune nella diagnosi medica. Le onde
sonore non sembrano causare eetti indesiderati e, al contrario dei
raggi X possono essere usati, per esempio, per esaminare la posizione
e la crescita del feto, cos come il cuore umano pu essere esami-
nato inviando brevi impulsi sonori attraverso il petto e registrandone
leco. Poich la diverse parti del cuore presentano una diversa im-
pedenza acustica, lecocardiogramma utile (come ben noto) nella
diagnosi. Se f (t) denota lampiezza nel tempo della forma donda
dellecocardiogramma, allora una sua rappresentazione approssimata
con una serie nita di Fourier data da
f (t) =
N
X
n=
p
C
n
sin (n
0
t +
n
) +e (t) .
In questa rappresentazione
0
, la frequenza fondamentale della serie,
2 volte il reciproco del battito cardiaco. Il termine e (t) rappresenta
lerrore risultante dalluso di una somma nita. I termini C
n
e
n
rap-
presentano rispettivamente, lampiezza e langolo di fase delle singole
4. APPLICAZIONI 165
armoniche. E stato mostrato che la conoscenza di C
0
e C
1
sono su-
cienti a distinguere i pazienti che hanno un cuore normale da coloro
che hanno disfunzioni cardiache.
4.1. Esercizi.
(1) Vericare che le funzioni u
n
(x, y) dellEq.(4.1) soddisfano la
EDP data e le tre condizioni omogenee al bordo.
(2) Calcolare i coecienti di Fourier b
n
dellEsempio (51).
(3) Vericare che la soluzione u(x, y) dellEq.(4.3) del primo pro-
blema semplicato nellEsempio (52) soddisfano le condizioni
al bordo date.
(4) Vericare che la soluzione u(x, y) dellEq.(4.4) del primo pro-
blema semplicato nellEsempio (52) soddisfano le condizioni
al bordo date.
(5) Ottenere la soluzione u(x, y) dellEq.(4.6) per il problema dellE-
sempio (53).
(6) Mostrare che la serie di Fourier per la funzione f (t) dellesempio
di applicazione medica pu essere scritta nella forma mostrata
nel testo. (Sugg: usare lidentit trigonometrica per sin (A+B)
)
(7) Risolvere il seguente problema
e.d.p. V
xx
+V
yy
= 0 , 0 < x < 1 , 0 < y < 1 ,
c.b. V (0, y) = V (1, y) = 0 , 0 < y < 1 ,
V (x, 1) = 0 , V (x, 0) = sinx , 0 < x < 1 .
(8) Dare una interpretazione sica del problema nellEsercizio 7.
(9) Una corda di lunghezza unitaria ssata agli estremi. Alla
corda viene data una posizione iniziale ella forma f (x) = 0.01x
e rilasciata da una posizione da una posizione di riposo.
(a) Scrivere lEDP che soddisfa la corda insieme alle con-
dizioni iniziali ed al bordo.
(b) Risolvere il problema della parte (a).
(10) Considerare il seguente problema
e.d.p. y
tt
= a
2
u
xx
, 0 < x < 1 , t > 0 ,
c.b. y (0, t) = y (1, t) = 0 , t > 0 ,
y (x, 0) = 0 , y
t
(x, 0) = 0.01x , 0 < x < 1 .
(a) Interpretare sicamente il problema
(b) Risolvere il problema
166 5. SERIE DI FOURIER
(c) Vericare che la soluzione soddisfa le condizioni iniziali ed
al bordo.
(d) Calcolare con tre decimali y (1/2, t) per T = 0, 0.1, 0.2,. . .,1.0
(e) Riportare gracamente i risultati in (d) per mostrare la
storia temporale del punto mediano della corda.
(11) Dato il seguente problema
e.d.p. y
tt
= a
2
u
xx
, 0 < x < , t > 0 ,
c.b. y (0, t) = 0 , y
x
(, t) = 0 , t > 0 ,
y (x, 0) = f (x) , y
t
(x, 0) = 0, 0 < x < 1 .
(a) Spiegare perch la seconda condizione al bordo pu essere
interpretata aermando che il secondo estremo della corda
libero.
(b) Mostrare come il problema di bordo libero pu essere gen-
eralizzato al caso yx(, t) = g (t) t > 0.
(c) Quale restrizione va messa sulla funzione g (t) nella parte
(b)?
5. Convergenza della serie di Fourier
In questo paragrafo discuteremo della convergenza della serie di
Fourier e delle condizioni che ne permettono la derivazione e lintegrazione
termine a termine. Di questi problemi, che sono di tipo teorico, par-
leremo senza entrare in elementi di sosticazione matematica.
Per convenienza, pensiamo ad una funzione f (x) denita nellinter-
vallo [0, 2]. Questa, come sappiamo, non una restrizione perch con
un opportuno cambio di scala possiamo trasformarlo in qualsiasi altro
intervallo. Abbiamo quindi a che fare con una serie del tipo
1
2
a
0
+

X
n=1
a
n
cos nx +b
n
sin nx , (5.1)
dove
a
n
=
1

Z
2
0
f (x) cos nx dx , n = 0, 1, 2, . . . (5.2)
e
b
n
=
1

Z
2
0
f (x) sinnx dx , n = 1, 2, . . . (5.3)
Faremo, inoltre uso della somma nita
S
N
(x) =
1
2
a
0
+
N
X
n=1
a
n
cos nx +b
n
sin nx .
Consideriamo dapprima un esempio in cui la serie di Fourier si com-
porta nel migliore dei modi.
5. CONVERGENZA DELLA SERIE DI FOURIER 167
Esempio 54. Trovare la serie di Fourier della funzione
f (x) = sin
x
2
, 0 x 2 , f (x + 2) = f (x) ,
ed analizzare la convergenza della serie.
Soluzione 54.
10 5 0 -5 -10
1
0.75
0.5
0.25
x
y
x
y
La funzione periodica sin
x
2
La funzione pari, quindi ne segue che tutti i b
n
= 0 e
a
0
=
1

Z
2
0
sin
x
2
dx =
4

,
a
n
=
1

Z
2
0
sin
x
2
cos nx dx =
_

_
0 , n dispari
4
(1 n
2
)
, n pari .
Quindi,
sin
x
2
=
2

X
n=1
cos nx
(4n
2
1)
(5.4)
la rappresentazione di Fourier della funzione data. Adesso, notiamo
che si ha

cos nx
(4n
2
1)

1
(4n
2
1)
<
1
n
2
e poich noto che

X
n01
1
n
2
=

2
6
,
ne segue che la serie nellEq.(5.4) assolutamente e uniformemente
converge per tutti gli x. Questo signica che, per ogni > 0 esiste un
valore di N, che dipende solo da , tale che

sin
x
2
S
N
(x)

<
come mostrato in gura.
168 5. SERIE DI FOURIER
6 4 2 0
1.5
1.25
1
0.75
0.5
0.25
0
x
y
x
y
Convergenza uniforme
Lesempio precedente una illustrazione del seguente teorema, che
diamo senza dimostrazione.
Teorema 15. Se la funzione f (x) , periodica di periodo 2 con-
tinua ed ammette derivata continua a tratti nellintervallo [0, 2] al-
lora la sua serie di Fourier converge uniformemente ed assolutamente
ad f (x).
Se la funzione f (x) non soddisfa le ipotesi del Teorema (15) allora
si pu usare il Teorema (14)
La convergenza della serie di Fourier pu essere ulteriormente stu-
diata esaminando la S
N
(x) data dallEq.(5.1). Sostituendo le espres-
sioni di a
n
e b
n
nellequazione, si ha
S
N
(x) =
1
2
Z
2
0
f (s) ds +
1

N
X
n=1
cos nx
Z
2
0
f (s) cos ns ds
+sin nx
Z
2
0
f (s) sin ns ds
=
1

Z
2
0
"
1
2
+
N
X
n=1
cos n(x s)
#
f (s) ds . (5.5)
Per semplicare lintegrale, consideriamo il fatto che
1
2
+
N
X
n=1
cos n(x s) =
1
2
sin

N +
1
2

(x s)

sin
1
2
(x s)
sempre che
1
2
(x s) 6= k , k = 0, 1, 2, ......
La funzione
D
N
(x) =
_

_
sin

N +
1
2

t
sin
1
2
t
, t 6= k , k = 0, 1, 2, ...
N +
1
2
, t = k , k = 0, 1, 2, ...
5. CONVERGENZA DELLA SERIE DI FOURIER 169
chiamata nucleo di Dirichlet. Questo nucleo pu essere usato per
esprimere la somma dei primi N termini della serie di Fourier in forma
chiusa. Dall Eq.(5.5) si ottiene
S
N
(x) =
1

Z
2
0
f (s) D
N
(x s) ds . (5.6)
6.25 5 3.75 2.5 1.25 0
7.5
5
2.5
0
x
y
x
y
Nucleo di Dirichlet D
8
(x)
La funzione comunque oscillante, quindi dicile usare lEq.(5.6)
per stimare lerrore tra f (x) e la sua serie di Fourier. Operando la
sostituzione x s = t si ottiene
S
N
(x) =
1

Z
2
0
f (s) D
N
(x s) ds =
1

Z
2
0
f (x t) D
N
(t) dt
=
1

Z

0
f (x t) D
N
(t) dt +
1

Z
2

f (x t) D
N
(t) dt
=
1

Z

0
[f (x +t) +f (x t)] D
N
(t) dt . (5.7)
Possiamo ora enunciare il seguente teorema.
Teorema 16. Sia f (x) periodica di periodo 2 ed integrabile su
[0, 2]. Condizione necessaria e suciente perch per un dato x
0
la
successione delle somme parziali {S
N
(x
0
)} converga al limite S (x
0
)
che
lim
N
1

Z

0
[f (x
0
+t) +f (x
0
t) 2S (x
0
)] D
N
(t) dt = 0 .
Proof. Il risultato segue dellEq.(5.7) e dalla relazione (provare a
dimostrarla)
1

Z
2
0
D
N
(t) dt =
2

Z

0
D
N
(t) dt = 1
e dal fatto ovvio che
2

Z

0
S (x
0
) D
N
(t) dt = S (x
0
) .

170 5. SERIE DI FOURIER


Vogliamo arontare adesso il problema della derivazione della serie
di Fourier, cio: se f (x) ha una rappresentazione in serie di Fourier,
sotto quali condizioni la funzione f
0
(x) ha come rappresentazione la
corrispondente serie derivata?
5.1. Derivazione della serie di Fourier. NellEsempio (49) ab-
biamo ottenuto la rappresentazione
f (x) =

2

4

X
n=1
cos(2n 1)x
(2n 1)
2
(5.8)
per la funzione f (x) = x, 0 x . Se deriviamo entrambi i membri,
si ottiene
f
0
(x) =
4

X
n=1
sin(2n 1)x
(2n 1)
. (5.9)
Si pu mostrare (provare a farlo) che la serie trovata derivando termine
a termine la rappresentazione di f
0
(x) = 1 per 0 < x < e che
f
0
(0) = f
0
() = 0 come era lecito aspettarsi.. Daltra parte, se adesso
consideriamo la rappresentazione dellestensione dispari, vedi formula
(3.7), la derivazione da come risultato
f
0
(x) = 2

X
n=1
(1)
n+1
cos nx ,
la quale non converge in nessun punti poich violata la condizione
necessaria per la convergenza di una serie, e cio che il termine generale
a
n
0 quando n .
Una condizione suciente che garantisce la derivabilit della serie
di Fourier data dal seguente teorema.
Teorema 17. Supponiamo che f (x) abbia una rappresentazione di
Fourier per 0 x 2 data da
f (x) =
1
2
a
0
+

X
n=1
(a
n
cos nx +b
n
sinnx) .
La serie di Fourier derivabile termine a termine in ogni punto in cui
esiste f
00
(x) se f (x) continua e f
0
(x) continua a tratti su 0 x 2
ed inoltre f (0) = f (2). In questo caso
f
0
(x) =

X
n=1
n(a
n
sin nx +b
n
cos nx) , 0 < x < 2 .
5.2. Integrazione della serie di Fourier. Lintegrazione della
serie di Fourier un problema molto pi semplice. Questo fatto
ovvio pensando al fatto che lintegrazione un processo che regolarizza
le funzioni, tendendo ad eliminando le discontinuit.
5. CONVERGENZA DELLA SERIE DI FOURIER 171
Teorema 18. Sia f (x) continua a tratti su 0 < x < 2 ed abbia
rappresentazione
f (x) =
1
2
a
0
+

X
n=1
(a
n
cos nx +b
n
sinnx) .
Si ha che
Z
x
0
f (s) ds =
1
2
a
0
x+

X
n=1
1
n
[a
n
sin nx b
n
(cos nx 1)] , 0 x 2 .
Esempio 55. Scrivere la serie di Fourier di x
2
su [, ] .
Soluzione 55. Dalla (3.7) si ha che
f (x) = 2

X
n=1
(1)
n+1
sin nx
n
,
che una rappresentazione valida su < x < . Usando il teorema
precedente si ha
x
2
2
= 2

X
n=1
(1)
n+1
n
2
(cos nx 1)
= 2

X
n=1
(1)
n+1
n
2
(cos nx) + 2

X
n=1
(1)
n+1
n
2
.
Il secondo termine vale
2
/6 e quindi si ha
x
2
=

2
3


X
n=1
(1)
n+1
n
2
cos nx . (5.10)
Lasciamo per esercizio dimostrare che il risultato ottenuto valido per
tutti gli x.
5.3. Esercizi.
(1) Mostrare che
2 sin
t
2
"
1
2
+
N
X
n=1
cos nt
#
= sin

N +
1
2
t

usando lidentit trigonometrica


2 sin
t
2
cos nt = sin

n +
1
2

t sin

n
1
2

t .
(2) Dimostrare che D
N
(t) = N +
1
2
se t = 2k, k = 0, 1, 2, ...
(3) Mostrare che S
N
(x) pu essere scritta nella forma data dalla
(5.7).
(4) Mostrare che la (5.9) rappresenta la serie di Fourier di unonda
quadra di ampiezza 1e periodo 2.
(5) Vericare che la (5.10) valida per tutti i valori di x.
172 5. SERIE DI FOURIER
(6) Dire perch la (5.8 soddisfa le ipotesi del teorema di dieren-
ziazione.
(7) Spiegare perch la serie
f (x) = 2

X
n=1
(1)
n+1
sin nx
n
non soddisfa le ipotesi del teorema di derivazione.
(8) Ottenere la serie di Fourier per f (x) = x, 0 x < 2
derivando una appropriata rappresentazione di x
2
. Per quali
valori di x il risultato valido?
(9) Dato la funzione sin x , 0 < x <
(a) Ottenere il risultato
sin x =
2

+
4

X
n=1
cos 2nx
(1 4n
2
)
, 0 < x <
(b) Mostrare che il risultato della parte (a) soddisfa le ipotesi
del teorema di derivazione.
(c) Ottenere la serie di Fourier di cos x, 0 < x < , dal
risultato in (a).
(10) Scrivere la serie di Fourier della funzione
f (x) =
(
1 , < x < 0 ,
1 , 0 < x < ,
(a) Mostrare che la serie ottenuta in (a) soddisfa il teorema
di derivazione.
(b) Scrivere la serie della funzione g (x) = |x|, per 0 < x < ,
f (x + 2) = f (x) .
(c) Discutere la convergenza delle rappresentazioni in (a) e
(c).
(11) Scrivere la serie di Fourier della funzione
f (x) =
1
2
( x) , 0 < x < 2 , f (x + 2) = f (x) .
(a) Mostrare che la serie trovata in (a) soddisfa le ipotesi del
teorema di integrazione.
(b) Scrivere la rappresentazione della funzione
g (x) =
x
4
(2 x) , 0 x 2 .
(c) Discutere la convergenza delle serie in (a) ed in (c).
5. CONVERGENZA DELLA SERIE DI FOURIER 173
(12) Usando il risultato dellEsercizio 11(d) mostrare che
1
8
Z
2
0
x(2 x) dx =

X
n=1
1
n
2
e trovare la somma della serie.
(13) Mostrare che
Z
2
o
sin (2n + 1) t
sin t
dt =

2
.
(14) Ottenere la formula
S
N
(x) =
1
2
Z

f (t)
N
X
N
exp [in(x t)] dt ,
dove f periodica di periodo 2.
(a) Mostrare che D
N
(t) una funzione pari.
(b) Mostrare che D
N
(t) periodica di periodo 2.
CHAPTER 6
Integrali e trasformate di Fourier
1. Lintegrale di Fourier
Lestensione dalla serie di Fourier allintegrale di Fourier, cos come
viene presentata, intesa come estensione plausibile piuttosto che come
sviluppo matematico che avrebbe bisogno di una giusticazione e di-
mostrazione teorica approfondita che uscirebbe dagli scopi del corso.
Abbiamo visto che una funzione periodica f (x) che soddisfa le con-
dizioni di Dirichlet (Teorema 4.1) pu essere rappresentata sotto forma
di serie di Fourier. Le condizioni di Dirichlet sono sucienti ma non
necessarie. Per esempio, la funzione
f (x) = e
|x|
, L < x < L , f (x + 2L) = f (x) (1.1)
ha come rappresentazione di Fourier
f (x) =
1
2
a
0
+

X
n=1
a
n
cos
n
L
x +b
n
sin
nx
L
, (1.2)
dove
a
n
=
1
L
Z
L
L
f (x) cos
n
L
x dx , n = 0, 1, 2, . . . , (1.3)
e
b
n
=
1
L
Z
L
L
f (x) sin
n
L
x dx , n = 1, 2, . . . , (1.4)
dove abbiamo rappresentato anche i coecienti b
n
anche se essi sono
tutti nulli essendo la funzione pari.
Indichiamo la funzione data nellEq.(1.1) con il simbolo f
L
(x) per
sottolineare il fatto che la funzione ha periodo 2L. La rappresentazione
in serie di Fourier (1.2) della funzione non varia qualunque sia il valore
di L purch nito.
Questo ci porta a considerare cosa accade se consideriamo la fun-
zione f (x) denita da
f (x) = lim
L
f
L
(x) = e
|x|
, x R .
la funzione f (x) non pi una funzione periodica, ma ancora liscia
a tratti. Notiamo che la funzione f (x) cos denita assolutamente
integrabile sulla retta reale, cio che lintegrale improprio
Z
+

|f (x)| dx
175
176 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
nito. Infatti,
Z
+

e
|x|

dx =
Z
+

e
|x|
dx = 2
Z
+
0
e
x
dx = 2 lim
L
Z
+L
0
e
x
dx = 2 .
Torniamo alla funzione f
L
(x). Sia
n
= n/L e sostituiamo i valori di
a
n
e b
n
nella (1.2), si ha
f
L
(x) =
1
2L
Z
L
L
f
L
(s) ds +
1
L

X
n=1

cos (
n
x)
Z
L
L
f
L
(s) cos (
n
s) ds
+ sin (
n
x)
Z
L
L
f
L
(s) sin (
n
s) ds

. (1.5)
Sia,
=
n+1

n
=
n + 1
L

n
L
=

L
,
e riscriviamo la (1.5) come
f
L
(x) =
1
2L
Z
L
L
f
L
(s) ds +
1

X
n=1

cos (
n
x)
Z
L
L
f
L
(s) cos (
n
s) ds
+ sin (
n
x)
Z
L
L
f
L
(s) sin(
n
s) ds

, (1.6)
del tutto equivalente alla precedente per ogni valore nito di L.
Adesso facciamo tendere L allinnito. Ne segue che il primo inte-
grale della (1.6) tende a zero poich la funzione assolutamente inte-
grabile. Inoltre, ragionevole supporre che la serie diventi un integrale
da 0 a + . Si ottiene quindi
f (x) =
1

Z

0

cos (x)
Z

f (s) cos (s) ds


+ sin(x)
Z

f (s) sin (s) ds

d , (1.7)
che la rappresentazione integrale di Fourier della funzione data.
LEq.(1.7) viene spesso scritta nella forma
f (x) =
Z

0
[A() cos x +B() sin x] d , < x < , (1.8)
dove i coecienti integrali di Fourier A() e B() sono dati da
A() =
1

f (s) cos (s) ds


e
B() =
1

f (s) sin(s) ds
(1.9)
La parte plausibile discende dal fatto che lelemento diventa in-
nitesimo quando L tende allinnito e quindi la somma si "trasforma"
in integrale.
1. LINTEGRALE DI FOURIER 177
Condizioni sucienti perch lEq.(1.7) sia valida sono date dal teo-
rema seguente.
Teorema 19. Se f (x) una funzione liscia a tratti ed assoluta-
mente integrabile sulla retta reale, allora f (x) pu essere rappresentato
dallintegrale di Fourier. Nei punti di discontinuit di f (x) la rappre-
sentazione da il valore medio tra il limite sinistro e quello destro della
funzione nel punto.
Lintegrale di Fourier pu essere scritto in forma pi compatta.
Infatti, poich i termini cos x e sinx non dipendono dalla variabile
s, la (1.7) pu essere scritta nella forma
f (x) =
1

Z

0
Z

f (s) [cos xcos s + sin xsin s] ds d (1.10)


=
1

Z

0
Z

f (s) cos (s x) ds d . (1.11)


Se la funzione f (x) pari, allora il coeciente B() zero e lEq.(1.10)
si riduce a
f (x) =
2

Z

0
Z

0
f (s) cos xcos s ds d , (1.12)
mentre, se f (x) dispari, in modo analogo si ha
f (x) =
2

Z

0
Z

0
f (s) sin xsin s ds d . (1.13)
Le (1.12) e (1.13) sono chiamate integrale del coseno di Fourier e
integrale del seno di Fourier, rispettivamente.
Nel caso in cui la funzione f (x) fosse denita solo su (0, +) se ne
pu fare sia lestensione pari che lestensione dispari ed usare la (1.12)
o la (1.13).
Dalla (1.11) si nota che lintegrale interno una funzione pari di
e si pu quindi scrivere come
1
2
Z

f (s) cos (s x) ds d . (1.14)


Daltra parte
i
2
Z

f (s) sin(s x) ds d = 0 (1.15)


poich integrale interno una funzione dispari di . Sommando tra di
loro le (1.14) e (1.15) si ottiene quella che chiamata forma complessa
dellintegrale di Fourier
f (x) =
1
2
Z

f (s) e
i(sx)
ds d , (1.16)
178 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
che pu essere scritta nella forma equivalente
f (x) =
1
2
Z

C () e
ix
d ,
dove
C () = f (x) =
Z

f (s) e
is
ds ,
chiamato coeciente complesso dellintegrale di Fourier.
Osserviamo ancora che nel passaggio dalla serie allintegrale di Fouri-
er, la condizione di periodicit della funzione viene sostituita dalla richi-
esta di assoluta integrabilit.
Esempio 56. Scrivere lintegrale di Fourier per la funzione
f (x) = exp(|x|) , < x < .
Soluzione 56. La funzione, come gi visto, assolutamente inte-
grabile ed pari. ne segue che B() = 0. Quindi,
A() =
1

e
|x|
cos s ds
=
2

Z

0
e
x
cos s ds =
2
(1 +
2
)
.
Il risultato si ottiene integrando due volte per parti. Usando la (1.8) si
ha
e
|x|
=
2

Z

0
cos x
(1 +
2
)
d , (1.17)
che la rappresentazione di Fourier richiesta.
Vogliamo ricordare che la rappresentazione (1.17) valida per tutti i
valori di x. Osserviamo che, comunque, non siamo in grado di calcolare
lintegrale in forma chiusa se non per particolari valori di x.
Esempio 57. Trovare la rappresentazione integrale seno di Fourier
della funzione
f (x) =
(
cos x , 0 < x < /2
0 , x > /2 .
Soluzione 57. Per ottenere tale rappresentazione dobbiamo esten-
dere in modo dispari la funzione data, ottenendo
f (x) =
_

_
0 , x > /2 .
cos x , 0 < x < /2
cos x , /2 < x < 0
0 , x < /2 .
1. LINTEGRALE DI FOURIER 179
Si ha quindi, usando la (1.9) che
B() =
2

Z
/2
0
cos s s sin s ds
=
2

sin (/2)

2
1

.
Si ha perci
f (x) =
2

Z

0
[ sin(/2)] sin x

2
1
d (1.18)
Da notare che sebbene sembri che lintegrando sia discontinuo per =
1, si pu mostrare (provare a farlo) che non cos.
DallEq.(1.18) si ottengono i seguenti risultati:
Z

0
[ sin (/2)] sin (/2)

2
1
d = 0 (1.19)
e
Z

0
[ sin (/2)] sin(/4)

2
1
d =

2
4
. (1.20)
nel prossimo esempio mostriamo lintegrale di Fourier in forma com-
plessa.
Esempio 58. Usare lEq.(1.16) per scrivere la rappresentazione di
Fourier complessa della funzione
(x) =
(
sinx , < x <
0 , altrimenti .
Soluzione 58. Dalla (1.16) si ha che
f (x) =
1
2
Z

sin s e
i(sx)
ds d
=
1
2
Z

sin s [cos (s x) +` sin (s x)] ds d


=
1

Z

0
Z

sins cos (s x) ds d
=
2

Z

0
Z

0
sin s sin s sin x ds d
1

Z

0
sinx

sin
1
+
sin
1 +

d
2

Z

0
sinx
sin
1
2
d .
Osserviamo che il risultato la rappresentazione dellintegrale seno di
Fourier, il che ragionevole poich f (x) una funzione dispari.
180 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
Nel prossimo paragrafo esamineremo in dettaglio il coeciente com-
plesso C (). Esso viene chiamato trasformata di Fourier della fun-
zione ed anchesso uno strumento utile per la soluzione dei problemi
al bordo.
1.1. Esercizi.
(1) Mostrare che
lim
1
[ sin(/2)]

2
1
nito.
(2) Determinare quali delle seguenti funzioni assolutamente in-
tegrabile sulla retta reale:
(a) f (x) = |1 x| , 1 < x < 1
(b) f (x) = sinx
(c) f (x) = x
1/3
(3) Mostrare che la funzione
f (x) =
_

_
1 , |x| < 1
0 , |x| > 1
1
2
|x| = 1
soddisfa le condizioni del Teorema (19) ed ha quindi una rap-
presentazione integrale di Fourier data da
f (x) =
2

Z

0
sin cos x

d , < x < + .
(4) Usare il risultato dellesercizio precedente per mostrare che
Z

0
sin 2

d =

2
.
(5) Mostrare che
Z

0
sin ax
x
dx =

2
, se a > 0 .
(6) Data la funzione
f (x) =
_

_
e
x
, x > 0
0 , x < 0
1
2
, x = 0
mostrare che essa soddisfa le condizioni del Teorema (19) ed
ha quindi una rappresentazione integrale di Fourier data da
f (x) =
1

Z

0
cos x +sinx
1 +
2
d , < x < + .
1. LINTEGRALE DI FOURIER 181
(7) Usando il risultato dellEs.6, mostrare che
Z

0
1
1 +
2
d =

2
.
(8) Provare che la funzione
f (x) =
_

_
0 , x 0 ,
sin x , 0 x ,
0 , x ,
soddisfa le condizioni del Teorema (19) ed ha quindi una rap-
presentazione integrale di Fourier data da
f (x) =
1

Z

0
cos x + cos ( x)
1
2
d , < x < + .
(9) Usando il risultato dellEs.8, mostrare che
Z

0
cos (/2)
1
2
d =

2
.
(10) Scrivere la rappresentazione seno di Fourier per ognuna delle
seguenti funzioni
(a) f (x) = e
x
, x > 0 ,
(b) f (x) =
(
h , 0 < x < L
0 , x > L
, h > 0
(c) f (x) =
(
x 1 , 0 < x < 1
0 , x > 1
(d) f (x) =
(
sin x, 0 < x < 1
0 , x > 1
(e) f (x) =
(
x
2
, 0 < x < 1
0 , x > 1
(11) Scrivere la rappresentazione coseno di Fourier per ognuna delle
seguenti funzioni
(a) f (x) =
(
x
2
, 0 < x <
0 , x >
(b) f (x) =
(
h , 0 < x < L
0 , x > L
, h > 0 ,
(c) f (x) =
(
1 x , 0 < x < 1
0 , x > 1
(d) f (x) =
_

_
2 0 < x < 1
1 , 1 < x < 2
0 , x > 2
182 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
(e) f (x) =
(
x
2
, 0 < x < 1
0 , x > 1
(12) Scrivere la rappresentazione complessa di Fourier per ognuna
delle seguenti funzioni
(a) f (x) =
(
cos x , 0 < x <
0 , altrimenti
(b) f (x) =
(
h , 0 < x < L
0 , x > L
, h > 0
(c) f (x) =
(
e
x
, x > 0
0 , x < 0
(13) Scrivere la rappresentazione complessa di Fourier per la fun-
zione
f (x) =
1
1 +x
2
.
Sugg:osservare che sin x/ (1 +x
2
) una funzione dispari della
variabile x, quindi usare il risultato dellEq.(1.17) scambiando
ed x.
(14) Scrivere la rappresentazione integrale di Fourier della funzione
f (x) =
sinx
x
(15) Mostrare che la funzione dellEs.14 non assolutamente inte-
grabile ma la sua rappresentazione di Fourier esiste. Dire se
questo viola il Teorema (19).
(16) Scrivere la rappresentazione integrale di Fourier della funzione
f (x) = e
a
2
x
2
.
(17) Mostrare che in entrambi i casi gli integrandi sono deniti per
= 1
(a) Esercizio 8 ,
(b) Esercizio 9 .
2. Trasformata di Fourier
La trasformata di Fourier si ottiene dallEq.(1.16) nel seguente modo.
Riscriviamo la formula come integrali reiterati
f (x) =
1
2
Z

f (s) e
is
ds

e
ix
d .
la variabile di integrazione s pu essere, ovviamente, sostituita da qual-
siasi altra variabile, per esempio x. Otteniamo allora il seguente paio
2. TRASFORMATA DI FOURIER 183
di equazioni
F {f (x)} = f () =
R

f (x) e
ix
dx
F
1

f ()

=
1
2
R

f () e
ix
d .
(2.1)
La funzione f () la trasformata di Fourier della funzione f (x),
la seconda la trasformata inversa di Fourier che denisce f (x) a
partire dalla sua trasformata.
Prima di dare alcuni esempi di trasformata, notiamo che alcuni
autori deniscono trasformata ed antitrasformata nel seguente modo
F {f (x)} = f () =
1

2
R

f (x) e
is
dx
F
1

f ()

=
1

2
R

f () e
ix
d ,
per mantenere la simmetria delle due espressioni. Altri scambiano il
segno negativo nei due esponenti
F {f (x)} = f () =
R

f (x) e
is
dx
F
1

f ()

=
1
2
R

f () e
ix
d ,
altri ancora una combinazione delle due. E del tutto ovvio che a causa
del segno meno in una delle due equazioni non possibile stabilire una
vera simmetria. Ci che importante che ogni coppia trasformata,
antitrasformata pu essere ricondotta alla (2.1) od ad una equivalente.
Volendo, si pu eliminare il fattore 1/2 e scrivere la coppia di
funzioni come
F {f (x)} = f () =
R

f (x) e
2is
dx
F
1

f ()

=
R

f () e
2ix
d .
(2.2)
Questa forma ha il vantaggio che il fattore 2 pu essere sostituito
da , la frequenza angolare, rendendo pi compatta lespressione.
La trasformata di Fourier, cos come quella di Laplace utile per
trasformare certe equazioni alle derivate parziali in equazioni ordinarie.
Vediamo subito cosa diventa la trasformata di Fourier di du/dx e
di d
2
u/dx
2
assumendo che u, du/dx tendano a zero quando x ,
che u sia liscia a tratti ed assolutamente integrabile sulla retta reale.
Integrando per parti si ha
Z
+

du(x)
dx
e
ix
dx = ue
ix

i
Z
+

u(x) e
ix
dx
= iu() . (2.3)
184 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
per la derivata seconda, integrando per parti due volte ed usando le
ipotesi, si ha che
Z
+

d
2
u(x)
dx
2
e
ix
dx =
2
u() ,
che possiamo scrivere in modo compatto, nella forma
F

d
2
u(x)
dx
2

=
2
u() . (2.4)
Esempio 59. Risolvere la seguente equazione di diusione unidi-
mensionale
u
t
(x, t) = u
xx
(x, t) , < x < + , 0 < t ,
avendo assegnato il dato u(x, 0) = f (x) e |u(t, x)| < .
Soluzione 59. Assumiamo che sia u(x, t) che u
x
(x, t) tendano a
zero quando x e che f (x) sia liscia a tratti ed assolutamente in-
tegrabile sulla retta reale, cos che f (x) ammetta trasformata di Fourier
f ().
La trasformata di Fourier di u
t
(x, t)
Z
+

u(x, t)
t
e
ix
dx =

t
Z
+

u(x, t) e
ix
dx
=
u(, t)
t
=
du(, t)
dt
,
dove abbiamo assunto che derivazione ed integrazione possano essere
scambiate (vedi teorema Cap 1.5) e dove appare come parametro.
Usando, quindi la trasformata di Fourier lequazione di diusione di-
venta:
du
dt
+
2
u = 0 , u(, 0) = f () .
La soluzione di questa equazione
u(, t) = f () e

2
t
.
Usando la formula per linversione della trasformata, si ha
u(x, t) =
1
2
Z
+

u(, t) e
ix
d =
Z
+

f () e

2
t
e
ix
d
=
1
2
Z
+

Z
+

f (s) e
is
e

2
t
e
ix
d ds
=
1
2
Z
+

Z
+

f (s) e
i(sx)
e

2
t
d ds .
Ora,
e
i(sx)
e

2
t
= e

2
t
[cos (s x) +i sin (s x)] ,
2. TRASFORMATA DI FOURIER 185
il primo termine una funzione pari di , mentre il secondo dispari.
Quindi
u(x, t) =
1

Z
+

Z
+
0
f (s) cos (s x) e

2
t
d ds
=
1
2

t
Z
+

f (s) e
[(sx)
2
/4t]
ds (2.5)
dove il risultato segue dal fatto che
Z
+
0
cos bx e
a
2
x
2
dx =

2a
e

(
b
2
/4a
2
)
, se a > 0 .
Dal punto di vista pratico il calcolo di u(x, t) a partire dalla (2.11) pu
essere fatto, nella maggior parte dei casi, numericamente.
2.1. Trasformata seno di Fourier. Se f (x) una funzione dis-
pari, possiamo denire la trasformata seno di Fourier nella seguente
forma
F
s
{f (x)} = f
s
() =
R

0
f (x) sin x dx
f (x) =
2

0
f
s
() sin x d .
(2.6)
La trasformata seno di Fourier della funzione d
2
u/dx
2
data da
Z

0
d
2
u
dx
2
sin x dx =
du
dx
sinx

Z

0
du
dx
cos x dx
=
Z

0
du
dx
cos x dx
= u cos x|

0

2
Z

0
usin x dx ,
da cui
F
s

d
2
u
dx
2

= u(0)
2
u
s
() . (2.7)
Nel calcolo che abbiamo eettuato abbiamo assunto, come gi fatto
sopra, che sia u che du/dx tendano a zero quando x e che
Z

0
|u(x)| dx
sia nito.
2.2. Trasformata coseno di Fourier. Se f (x) una funzione
pari, possiamo denire la trasformata coseno di Fourier come
F
c
{f (x)} = f
c
() =
R

0
f (x) cos x dx
f (x) =
2

0
f
c
() cos x d .
(2.8)
186 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
Se, nelle stesse ipotesi precedenti, calcoliamo la trasformata coseno di
d
2
u/dx
2
il risultato
F
c

d
2
u
dx
2

= u
0
(0)
2
u
c
() . (2.9)
Esempio 60. Risolvere il seguente problema al bordo
u
t
= k u
xx ,
0 < x < , 0 < t ,
u
x
(0, t) = 0 , 0 < t ,
u(x, 0) = f (x) 0 < x < .
Soluzione 60. Poich 0 < x < potremmo sia fare unestensione
pari che una dispari della funzione data f (x). Notiamo, tuttavia, che
nel problema al bordo viene dato il valore di u
x
(x, t) nel punto x = 0.
Osservando le espressioni delle trasformate seno e coseno, si vede che
conveniente usare quella coseno.
Osserviamo che, sicamente, la condizione u
x
(0, t) = 0 indica che non
vi usso di calore nel punto, cio non vi alcuno scambio di calore
a x = 0, lestremit quindi termicamente isolata.
Assumiamo, come al solito che u e du/dt tendano a zero per x e
che sia u(x, t) che f (x) siano assolutamente integrabili su 0 < x < .
Si ha quindi
u(x, t) =
2

Z

0
u
c
(, t) cos x d ,
ed usando la (2.9), lequazione alle derivate parziali e le condizioni
iniziali vengono trasformate in
du
c
dt
=
2
ku , u
c
(0) = f
c
() .
da cui (vedi Esempio precedente)
u
c
(, t) = f
c
() e

2
kt
,
da cui, usando lantitrasformata coseno, si ha
u(x, t) =
2

Z

0
f
c
() e

2
kt
cos x d ,
e poich
f
c
() =
Z

0
f (x) cos x dx = f
c
() =
Z

0
f (s) cos s ds ,
possiamo scrivere
u(x, t) =
2

Z

0
Z

0
f (s) cos s ds

2
kt
cos x d .
2. TRASFORMATA DI FOURIER 187
Esempio 61. Risolvere il problema al bordo
u
tt
= a
2
u
xx ,
< x < , 0 < t ,
u(x, 0) = f (x) , < x < ,
u
t
(x, 0) = g (x) 0 < x < .
Soluzione 61. Assumendo le ipotesi perch u, f (x), e g (x) am-
mettano trasformate di Fourier, lequazione alle derivate parziali
trasformata nellequazione
d
2
u
dt
2
+
2
a
2
u = 0
con condizioni iniziali
u(0) = f () e u
0
(0) = g () .
ne risulta che
u(, t) = c
1
() cos at +c
2
() sin at .
La prima condizione iniziale ci dice che
c
1
() = f () .
Derivando la soluzione rispetto al tempo, si ha
u
0
(, t) = af () sin at +ac
2
() c cos at ,
e la seconda condizione iniziale implica che
c
2
() = g () /a .
Si ricava, quindi, che
u(, t) = f () cos at +
g ()
a
sin at .
e,
u(x, t) =
1
2
Z
+

f () cos at +
g ()
a
sinat

e
ix
d .
Ricordando che
sin x =
1
2i

e
ix
e
ix

= i sinh ix
e
cos x =
1
2

e
ix
+e
ix

= coshix ,
lequazione per u(x, t) pu essere riscritta nella forma
u(x, t) =
1
2
Z
+

f ()
e
i(xat)
+e
i(x+at)
2
d
+
1
2
Z
+

g ()
e
i(xat)
e
i(x+at)
2ai
d .
188 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
Notiamo adesso che
f (x at) =
1
2
Z
+

f () e
i(xat)
d ,
cos il primo integrale nella soluzione non altro che
1
2
[f (x at) +f (x +at)]
Inoltre, da
g (x) =
1
2
Z
+

g () e
ix
d ,
assumendo di poter scambiare lordine di integrazione, si ottiene che
Z
d
c
g (x) dx =
1
2
Z
+

g ()
Z
d
c
e
ix
dxd
=
1
2
Z
+

g ()

e
ix
i

d
c
d
=
1
2
Z
+

g ()
e
ic
e
id
i
d .
Quindi
1
2
Z
+

g ()
e
i(xat)
e
i(x+at)
2ai
d =
1
2a
Z
x+at
xat
g (s) ds ,
e la soluzione del problema prende la forma
u(x, t) =
1
2
[f (x at) +f (x +at)] +
1
2a
Z
x+at
xat
g (s) ds ,
che altro non che la classica soluzione di DAlambert per il problema
dellonda.
Vogliamo dare adesso una importante applicazione della trasfor-
mata di Fourier. Supponiamo che sia dato un impulso rettangolare di
durata 2c, denito da
f (t) =
_

_
1 , |t| < c ,
0 , |t| > c ,
1/2 |t| = c .
Poich la funzione f (t) liscia a tratti e assolutamente integrabile sulla
retta reale, possiamo calcolare la sua trasformata di Fourier (chiamata
anche spettro della funzione):
f () =
Z
c
c
f (t) e
it
dt =
Z
c
c
e
it
dt
=
e
it
i

c
c
=
1
i

e
ic
e
ic

=
2 sinc

.
2. TRASFORMATA DI FOURIER 189
Il graco dello spettro disegnato nella gura sotto
Lo spettro dellimpulso rettangolare
f (0) = 2c ed al crescere di c il valore tende allinnito, mentre il
picco centrale si comprime verso lo zero. La maggior parte dellenergia
dellimpulso giace allinterno del picco centrale di ampiezza 2/c. Quindi,
pi lungo limpulso, pi stretta la banda centrale nella quale
concentrata lenergia. Se pensiamo ad come frequenza angolare
( = 2f) e indichiamo con la frequenza angolare che separa mas-
simo 2c ad = 0 dal primo zero della funzione per = /c, ovvi-
amente = /c. Tuttavia, c rappresenta la durata dellimpulso nel
tempo e se lo indichiamo con t si ha che /t = o 2ft =
che da ft = 1/2. C quindi una relazione costante tra la du-
rata dellimpulso e la larghezza della banda. ne risulta che la forma
dellimpulso nel dominio del tempo e la forma dellampiezza dello spet-
tro nel domino delle frequenze non sono indipendenti. Una relazione
di questo tipo alla basa del principio di indeterminatezza di
Heisemberg in meccanica quantistica che manifesta lincertezza nella
possibilit della misura della posizione e della velocit, contemporanea-
mente.
Vogliamo, inne ricordare un ultimo importante risultato che si
trova esaminando limpulso. Se supponiamo che c divenga innito,
allora lenergia della banda connato in una banda di ampiezza zero.
Sotto queste condizioni limiti f () diventa la cosiddetta funzione di
Dirac () che ha la inusuale propriet che
() = 0 se t 6= 0
e
Z
+

() = 1 .
190 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
la funzione di Dirac (che in realt NON una funzione) gioca un
ruolo importante nelle equazioni dierenziali quando il termine forzante
dellequazione un impulso. Come detto sopra, la funzione di Dirac
NON una funzione in termini matematici, essa fa parte di una pi
ampia gamma di enti matematici chiamati distribuzioni. Una delle
propriet pi importanti della di Dirac la propriet di traslazione.
Se f (t) continua per t 0, si ha che
Z

0
f (t) (t) dt = f (0)
e
Z

0
f (t) (t t
0
) dt = f (t
0
) .
2.3. Esercizi.
(1) Risolvere lEsempio (59) se f (x) denita come segue
f (x) =
_

_
1 +x , 1 < x 0,
1 x , 0 < x < 1 ,
0 , altrimenti .
(2) Risolvere lEsempio (60) se f (x) denita come segue
f (x) =
(
b , 0 < x c, b > 0
0 , x > c .
(3) Fare tutti i conti in dettaglio per ottenere la u(, t) nellEsempio
(61).
(4) Qual la soluzione dellEsempio (59) se f (x) = exp(|x|) ?
(5) Risolvere lEsempio (60) se la condizione al bordo u
x
(0, t) = 0
sostituita dalla condizione u(0, t) = 0.
(6) Risolvere lEsempio (60) se f (x) = exp(x).
(7) Scrivere lo spettro della funzione
f (x) =
(
cos t , /2 t /2 ,
0 , altrimenti .
e disegnarne il graco.
(8) Trovare la trasformata di Fourier di ciascuna delle seguenti
funzioni denite su (, +)
(a) f (x) =
(
sin x , 0 x 1 ,
0 , altrimenti .
(b) f (t) =
(
|cos t| , 0 t 1 ,
0 , altrimenti .
(c) f (x) =
(
exp(x) , 0 x 1 ,
0 , altrimenti .
2. TRASFORMATA DI FOURIER 191
(d) f (t) =
(
t
2
, 1 t 1 ,
0 , altrimenti .
(e) f (x) =
_

_
h , c < x 0, h > 0 ,
h , 0 < x < c ,
0 , altrimenti .
(9) Trovare la trasformata di Fourier di ciascuna delle seguenti
funzioni denite su (0, +).
(a) f (x) =
(
h , 0 x 1/h ,
0 , x > 1/h .
(b) f (t) =
(
sint , 0 t 1 ,
0 , t > 1 .
(c) f (t) =
(
1 x , 0 x 1 ,
0 , x > 1 .
(d) f (t) =
(
exp t , 0 t 2 ,
0 , t > 2 .
(10) Trovare la trasformata di Fourier di ciascuna delle seguenti
funzioni denite su (0, +).
(a) f (t) =
(
sint , 0 t < ,
0 , t > .
(b) f (x) =
(
h , 0 x < 1/h ,
0 , x > 1/h .
(c) f (t) =
(
|cos t| , 0 t < 1 ,
0 , t > 1 .
(d) f (x) =
_

_
0 , 0 < x /2 ,
cos x , /2 < x < 3/2 ,
0 , x > 3/2 .
(11) Supponiamo che la funzione f (x) sia assolutamente integrabile
su (, +) ed abbia trasformata di Fourier f (): Mostrare
che se a > 0 si ha
(a)
1
a
f (x/a) ha trasformata f (a ) .
(b) f (ax) ha trasformata
1
a
f (/a) .
(c) f (x) ha trasformata 2f () .
(12) Supponiamo che la funzione f (x) sia assolutamente integrabile
su (, +) ed abbia trasformata di Fourier f (): Mostrare
che per ogni b R si ha
(a) f (x b) ha trasformata e
ib
f ().
(b)
1
2
[f (x b) +f (x +b)] ha trasformata f () cos b.
192 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
(13) Mostrare che la trasformata di Fourier unoperazione lineare.
(14) Usare la denizione di trasformata di Fourier
1

2
Z
+

f (x) e
ix
dx
per mostrare che f (x) = exp(x
2
/2) la trasformata di se
stesso.
(15) Provare le seguenti propriet delle trasformate di Fourier di
funzioni reali
(a) Se f (x) pari, allora f () reale e pari.
(b) Se f (x) dispari, allora f () immaginaria e dispari.
(c) Se f (x) non n pari n dispari, allora f () ha parte
reale e parte immaginaria.
(16) Trovare la trasformata di Fourier del treno donda nito
f (t) =
(
sin t , |t| 6 ,
0 , altrimenti .
3. Applicazioni
Abbiamo visto negli Esempi (59)-(61) come usare la trasformata di
Fourier per risolvere problemi al bordo sia per lequazione di diusione
che per lequazione donda.
In questo paragrafo vogliamo dare esempi di applicazione della
trasformata sia allequazione del potenziale che ad alcune equazioni
dierenziali ordinarie.
Esempio 62. Trovare la funzione potenziale u(x, y) nella porzione
di piano x y limitata da y 0 e per la quale
lim
y0
+
u(x, y) = f (x) .
Soluzione 62. Risolviamo lequazione di Laplace, detta anche equazione
del potenziale,
u
xx
+u
yy
= 0
con il metodo di separazione delle variabili, u(x, y) = X (x) Y (y).
Questo porta alle due equazioni dierenziali
X
00
+
2
X = 0 ,
e
Y
00

2
Y = 0 ,
che hanno rispettivamente soluzioni:
X
v
(x) = c
1
() cos x +c
2
() sin x
e
Y

(y) = c
3
() e
y
+c
4
() e
y
3. APPLICAZIONI 193
dove le soluzioni e le costanti dipendono dalla scelta del valore di .
Scegliamo c
3
() 0 e > 0 poich la soluzione deve restare limitata
per y > 0. La soluzione ha quindi la forma
u(x, y) =
Z

0
e
y
[A() cos x +B() sinx] d ,
e si ha che
f (x) =
Z

0
[A() cos x +B() sinx] d .
Ricordando la (1.11) ne segue che
A() cos x +B() sinx =
1

Z
+

f (s) cos (s x) ds ,
facendo uso della rappresentazione integrale di f (x).
Ne segue quindi che
u(x, y) =
1

Z

0
Z
+

f (s) cos (s x) ds

e
y
d .
Assumendo di poter scambiare lordine di integrazione, si ha
u(x, y) =
1

Z
+
0
e
y
cos (s x) d

f (s) ds .
Si pu calcolare lintegrale interno, ottenendo
u(x, y) =
1

y f (s)
y
2
+ (s x)
2
ds . (3.1)
Vediamo anche un altro metodo di soluzione.
Poich nellesempio si ha che < x < + possiamo trasformare
lequazione relativamente alla variabile x, ottenendo
d
2
u(, y)
dy
2

2
u(, y) = 0
u(, 0) = f () ,
(3.2)
supponendo che f (x) sia assolutamente integrabile sulla retta reale. La
soluzione limitata di questo problema pu essere scritta nella forma
u(, y) =
(
f () e
y
, se < 0 ,
f () e
y
, se > 0 ,
(3.3)
o pi compattamente
u(, y) = f () e
|| y
. (3.4)
194 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
La trasformata inversa di Fourier
u(x, y) =
1
2
Z

f () e
|| y
e
`x
d
=
1
2
Z

f (s) e
|| y
e
`s
e
`x
dsd
=
1
2
Z

f (s)
Z

e
|| y
[cos (s x) +` sin(s x)] d

ds
1

f (s)
Z

0
e
|| y
[cos (s x)] d

ds
=
1

y f (s)
y
2
+ (s x)
2
ds ,
in accordo al risultato precedente. Vogliamo notare che i due metodi
usati sono del tutto equivalenti, poich si fatto uso, in ogni caso, della
rappresentazione integrale di Fourier della funzione f (x).
Si pone ovviamente una domanda. Avremmo potuto trasformare rispetto
alla variabile y invece che rispetto alla x ? La risposta positiva,
nel senso che poich 0 < x < + avremmo potuto usare le trasfor-
mate seno o coseno estendendo f (x) per disparit o parit. Ricor-
diamo, tuttavia che la trasformata seno, come mostra lequazione (2.7)
richiede che sia noto u(x, 0), mentre la trasformazione coseno, vedi la
(2.9), richiede che sia noto u
y
(x, 0). In questo caso va, quindi usata
la trasformazione seno.
Trasformando y con la trasformazione seno, lequazione del potenziale
viene trasformata nellequazione ordinaria del secondo ordine, non omo-
genea
d
2
u
s
(x, )
dx
2

2
u
s
(x, ) = f (x) (3.5)
Ricordo che la soluzione generale dellequazione la somma della soluzione
generale dellequazione omogenea associate con la soluzione particolare
dellequazione non omogenea. Ma, la soluzione generale dellequazione
omogenea associata data da
c
1
e
x
+c
2
e
x
Poich entrambe le funzioni sono illimitate sulla retta reale, ne segue
che entrambi i coecienti della soluzione vanno presi uguali a zero.
Il prossimo esempio una applicazione della trasformata di Fourier
alle equazioni ordinarie.
Esempio 63. Trovare una soluzione dellequazione di Bessel di
ordine zero
x
d
2
y
dx
2
+
dy
dx
xy = 0 .
3. APPLICAZIONI 195
Soluzione 63. Per ottenere la trasformata dei tre termini dellequazione,
dobbiamo osservare che dalla denizione,
y () =
Z
+

y (x) e
`x
dx
integrando per parti, si ha
Z
+

dy (x)
dx
e
`x
dx = iy () .
Mentre, derivando sotto il segno di integrale rispetto al parametro si
ottiene
y ()
d
= i
Z
+

x y (x) e
`x
dx ,
quindi, la trasformata di xy data da
Z
+

x y (x) e
`x
dx = i
y ()
d
.
Integrando per parti questultima due volte, supponendo che sia y che
dy/dx tendano a zero per x e che entrambe siano assolutamente
integrabili, tenendo presente i risultati precedenti, si ottiene
Z
+

x
d
2
y (x)
dx
2
e
`x
dx = 2iy () +
2
i
y ()
d
.
e segue che lequazione dierenziale data diventa

2
+ 1

y ()
d
+y () = 0 ,
che si risolve per separazione delle variabili. Ne risulta che
y () =
C

2
+ 1
,
dove C la costante di integrazione.
Usando la trasformazione inversa si ha che
y (x) =
C
2
Z
+

e
ix

2
+ 1
=
C

Z
+

cos x

2
+ 1
d = C K
0
(x) ,
dove la funzione K
0
(x) la funzione di Bessel di secondo tipo di
ordine zero. essa una delle due soluzioni linearmente indipendenti
dellequazione data, laltra essendo I
0
(x) che la funzione di Bessel di
primo tipo di ordine zero.
Ulteriori esempi sulluso della trasformata di Fourier, per la risoluzione
di problemi al bordo, verranno dati nel Paragrafo 7.4.
196 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
3.1. Esercizi.
(1) Calcolare
Z

0
e
y
cos (s x) d
e vericare il risultato ottenuto con quello dato nellEs.(62).
(2) Usando lintegrazione per parti, mostrare che:
(a)
Z
+

x
d
2
y (x)
dx
2
e
`x
dx = iy () i
Z
+

x
dy (x)
dx
e
`x
dx .
(b)
Z
+

x
dy (x)
dx
e
`x
dx = y ()
y ()
d
.
(3) Determinare la temperatura u(x, t) in una barra semi-innita,
tenuta inizialmente a temperatura zero, quando un estremo
tenuto a temperatura costante u
0
. Scrivere esplicitamente
quale sono le ipotesi per poter usare la trasformata seno di
Fourier, per risolvere il problema.
(4) Un barra semi-innita isolata termicamente ad un estremo,
mentre la sua distribuzione iniziale di temperatura data da
e
ax
, a > 0. Trovare la distribuzione di temperatura u(x, t):
(a) usando la separazione delle variabili.
(b) Usando la trasformata coseno di Fourier.
(c) Vericare che i risultati di (a) e (b) sono identici.
(5) Determinare la temperatura u(x, t) in una barra semi-innita
che ha un estremo a temperatura zero e distribuzione iniziale
di temperatura f (x), dove
f (x) =
(
u
0
, 0 < x < L ,
0 , altrimenti .
(6) Risolvere il seguente problema
E.D.P. u
t
= k u
xx
, x > 0 , t > 0 ,
C.B. u
x
(0, t) = t > 0 , > 0
C.I. u(x, 0) = 0 , x > 0 .
(7) Usare la trasformata coseno di Fourier per mostrare che la
temperatura stazionaria del semipiano y > 0, quando la tem-
peratura al bordo y = 0 tenuta costante uguale ad uno
nellintervallo |x| < c e zero fuori, data da
u(x, y) =
1

arctan

c +x
y

+ arctan

c x
y

.
3. APPLICAZIONI 197
Sugg: risulta utile il risultato
Z

0
e
ax
sinbx dx = arctan
b
a
, a > o, b > 0 .
(8) Usare il metodo dellEs.(63) per trovare una particolare soluzione
dellequazione
x
d
2
y
dx
2
+
dy
dx
+xy = 0 .
(9) Trovare la soluzione dellEs.(62)
(a) Se f (x) data da
f (x) =
(
1 , 0 < x < c ,
0 , altrimenti .
(b) Dal risultato di (a) calcolare i valori di u(0, 1), u(c/2, 1)
e u(c, 1). Dire se i risultati sono ragionevoli.
(10) Mostrare che la soluzione dellEs.(62)
(a) E data da
u(x, y) =
1

2
+ arctan
x
y

se f (x) data da
f (x) =
_

_
0 , x < 0 ,
1/2 , x = 0 ,
1 , x > 0 .
(b) Dimostrare che la soluzione (a) limitata per y 0.
(c) Vericare che la soluzione soddisfa lequazione di Laplace
se y > 0.
(d) Vericare che
lim
y0+
u(x, y) = f (x) .
(e) f (x) assolutamente integrabile? Soddisfa le condizioni
dei teoremi dati nel paragrafo 6.1?
(11) Trovare una soluzione particolare per ognuna delle seguenti
equazioni, usando la trasformata di Fourier
(a) x
d
2
y
dx
2
+
dy
dx
+y = 0 .
(b)
d
2
y
dx
2
+x
dy
dx
+y = 0 .
(c)
d
2
y
dx
2
+
dy
dx
+xy = 0 .
(d)
d
2
y
dx
2
+x
dy
dx
xy = 0 .
198 6. INTEGRALI E TRASFORMATE DI FOURIER
(12) Mostrare che la trasformata di Fourier di
1

4a
exp

x
2
/4a

exp(a
2
) se a > 0.
(13) mostrare che le soluzioni limitate dellequazione
d
2
u(, y)
dy
2

2
u(, y) = 0 , u(, 0) = f ()
sono date da
u(, y) = f () e
||y
.
(14) Usare la trasformata di Fourier per trovare la soluzione dell
equazione
3y
00
+ 2y
0
+xy = 0 .
CHAPTER 7
Problemi al bordo in coordinate cartesiane
1. Lequazione di Laplace
Abbiamo gi visto come una delle pi comuni equazioni alle derivate
parziali del secondo ordine fosse
u
xx
+u
yy
+u
zz
= 0 (1.1)
Fino ad ora abbiamo trattato lequazione in una ed in due dimen-
sioni. Vogliamo illustrare adesso un esempio tridimensionale per illus-
trare le serie doppie di Fourier.
Esempio 64. Risolvere il seguente problema al bordo
e.d.p. u
xx
+u
yy
+u
zz
= 0 , 0 < x < a , 0 < b < y , 0 < z < c ,
c.b. u(0, y, z) = u(a, y, z) = 0 , 0 < b < y , 0 < z < c ,
u(x, 0, z) = u(x, b, z) = 0 , 0 < x < a , 0 < z < c ,
u(x, y, 0) = f (x, y) , u(x, y, c) = 0 0 < x < a , 0 < b < y .
Soluzione 64. Questo problema sorge nella ricerca del potenziale
in un parallelepipedo rettangolare, nel quale le quattro facce laterali e
quella superiore sono a potenziale zero ed il potenziale della base una
funzione assegnata di (x, y). Specicheremo pi avanti le propriet che
deve possedere la funzione f (x, y).
Risolviamo il problema col metodo di separazione delle variabili. Sia
u(x, y, z) = X (x) Y (y) Z (z) ,
derivando e sostituendo nellequazione, si ottiene
X
00
Y Z +XY
00
Z +XY Z
00
= 0 ,
dove gli apici intendono le derivate ordinarie delle funzioni rispetto
alle proprie variabili. Come al solito, siamo interessati a trovare una
soluzione non nulla del problema, X (x) Y (y) Z (z) 6= 0, quindi si ot-
tiene
Y
00
Y
+
Z
00
Z
=
X
00
X
= , (1.2)
dove una costante, la cui natura verr determinata dalle condizioni
al bordo. Notiamo che nel primo membro dellequazione non compare
la variabile x, mentre nel secondo compare solo x. Ne consegue che
deve essere
X
00
+X = 0 , X (0) = 0 , X (a) = 0 . (1.3)
199
200 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Come ormai sappiamo la scelta di = 0 e di < 0 ha come con-
seguenza lesistenza della sola soluzione nulla. Ne consegue che > 0
e
X (x) = c
1
cos

+ sin

.
La condizione X (0) = 0 implica che c
1
= 0, mentre X (a) = 0 implica
che

= n/a, n = 1, 2, . . . Quindi, gli autovalori del problema di
Sturm-Liouville(1.3) sono
= n
2

2
/a
2
, n = 1, 2, . . . ,
mentre le corrispondenti autofunzioni sono
X
n
(x) = sin

n
a
x

, n = 1, 2, . . . .
Abbiamo soppresso la costante arbitraria poich ogni multiplo delle
autofunzioni date anchessa soluzione del problema al bordo (1.3).
Una seconda separazione delle variabili implica che
Z
00
Z

n
2

2
a
2
=
Y
00
Y
= .
Il problema al bordo per Y identico a quello per X, ne segue che
=
m
2

2
b
2
, m = 1, 2, . . . ,
e le corrispondenti autofunzioni sono
Y
m
(y) = sin

m
b
y

, m = 1, 2, . . . .
Da notare che, sebbene entrambe le costanti di separazione siano fun-
zioni di interi positivi, queste sono indipendenti luna dallaltra.
Il problema per Z pu essere scritto nella forma
Z
00

n
2
a
2
+
m
2
b
2

Z = 0 , Z (c) = 0 ,
o, ponendo

2
mn
=
2

n
2
a
2
+
m
2
b
2

,
possiamo scrivere
Z
00

2
mn
Z = 0 , Z (c) = 0 .
La soluzione di questo problema per ogni m, n ssati
Z
mn
(z) = B
mn
sinh
mn
(c z) ,
dove B
mn
una costante che dipende da m, n. Calcoleremo il valore
di questa costante applicando lultima condizione al bordo. Poich m
e n sono indipendenti, per scrivere la soluzione del problema, bisogna
1. LEQUAZIONE DI LAPLACE 201
prendere tutte le possibili combinazioni lineari delle singole soluzioni.
Si ha cos la serie doppia che descrive la soluzione
u(x, y, z) =

X
n=1

X
m=1
B
mn
sinh
mn
(c z) sin

m
b
y

sin

n
a
x

.
(1.4)
Applicando la condizione al bordo si ha

X
n=1

X
m=1
B
mn
sinh c
mn
sin

m
b
y

sin

n
a
x

= f (x, y) (1.5)
Ne segue che, per ogni m si ha

X
m=1
B
mn
sinhc
mn
sin

m
b
y

=
2
a
Z
a
0
f (s, y) s sin

n
a
s

ds . (1.6)
In altre parole, per ogni valore ssato di y (0 < y < b) LEq.(1.5) mostra
che f (x, y) deve essere rappresentata come una serie seno di Fourier.
Daltra parte, per ogni valore di n, la parte destra di (1.6) una fun-
zione della sola variabile y che possiamo indicare con F
n
(y), e

X
m=1
B
mn
sinhc
mn
sin

m
b
y

= F
n
(y) .
Ne segue che F
n
(y) pu essere rappresentata in serie seno di Fourier
e possiamo dire che
B
mn
sinhc
mn
=
2
b
Z
b
0
F
n
(t) sin

n
b
t

dt .
Quindi
B
mn
=
2
b sinhc
mn
Z
b
0
F
n
(t) sin

n
b
t

dt
=
4
ab sinh c
mn
Z
b
0
Z
a
0
f (s, t) sin

n
a
s

sin

n
b
t

ds dt . (1.7)
Quindi, la soluzione formale dellEq.(1.1) data dallEq.(1.4) con i
coecienti B
mn
dati dallEq.(1.7) e
mn
denita da

mn
=
r
n
2
a
2
+
m
2
b
2
. (1.8)
Osserviamo che la funzione f (x, y) deve soddisfare la condizioni di
Dirichlet rispetto ad entrambe le variabili, cio, per ogni valore ssato
di y = y
0
(0 < y
0
< b) f (x, y
0
) deve essere una funzione liscia a tratti
della variabile x (0 < x < a). In modo analogo, per ogni valore ssato
x = x
0
(0 < x < a), f (x
0
y) deve essere una funzione liscia a tratti
della variabile y (0 < y < b).
Nel prossimo esempio risolviamo un problema di Laplace in un do-
minio semi-innito.
202 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Esempio 65. Trovare il potenziale V (x, y) in ogni punto dellinsieme
limitato da x = 0, y = 0, e y = b, con le condizioni al bordo V (0, y) =
V (x, b) = 0 e V (x, 0) = f (x).
Soluzione 65. Il problema, espresso in termini matematici
e.d.p. V
xx
+V
yy
= 0 , 0 < x < + , 0 < y < b ,
c.b. V (0, y) = 0 , 0 < y < b ,
V (x, b) = 0 , 0 < x < + ,
V (x, 0) = f (x) , 0 < x < + .
per risolvere il problema usiamo la trasformata seno di Fourier per
trasformare x poich V (0, y) = 0 e 0 < x < +. Quindi
V (, y) =
Z

0
V (x, y) sin x dx ,
e, ricordando i risultati del Capitolo precedente, si ha

2
V (, y) +
d
2
V (, y)
dy
2
= 0 .
La trasformata di V (x, b) = 0 zero e la trasformata di V (x, 0) = f (x)
V (, 0) = f (). Per poter operare queste trasformate dobbiamo
assumere che
lim
x+
V (x, y) = 0 , lim
x+
V
x
(x, y) = 0 ,
e che f (x) sia assolutamente integrabile su 0 < x < + .
la soluzione dellequazione del secondo ordine in V (, y) :
V (, y) = C
1
() cosh(y) +C
2
() sinh (y) .
La condizione V (, b) = 0 implica che
C
1
= C
2
sinh(b)
cosh(b)
,
quindi la soluzione si scrive come
V (, y) = C
2
()
sinh(b)
cosh(b)
cosh(y) +C
2
() sinh (y)
= C
2
()
sinh (y b)
cosh b
.
Dalla condizione V (, 0) = f () si ottiene
C
2
() =
f () cosh (b)
sinh(b)
,
da cui
V (, y) =
f () sinh (b y)
sinh (b)
.
1. LEQUAZIONE DI LAPLACE 203
usando le trasformate inverse si ha
V (x, y) =
2

Z

0
f () sinh (b y)
sinh (b)
sin x d
2

Z

0
Z

0
f (s) sin s
sinh(b y)
sinh (b)
sinx ds d . (1.9)
Una funzione che soddisfa lequazione di Laplace detta funzione
armonica. Le funzioni armoniche hanno particolari propriet che
elenchiamo nei seguenti teoremi.
Teorema 20. Se una funzione f armonica in una regione limi-
tata ed nulla sul bordo della regione stessa, allora nulla in tutta la
regione.
Teorema 21. Se una funzione f armonica in una regione limi-
tata e la sua derivata normale
f
n
identicamente nulla su tutto il
bordo della regione, allora f costante in tutta la regione.
Un problema di Dirichlet denito come un problema di ricerca
di una funzione che sia armonica in una regione, avendo assegnato i
valori della stessa sul bordo della regione.
Teorema 22. Se un problema di Dirichlet per una regione limitata
ha soluzione, allora questa soluzione unica.
Un problema di Neumann denito come un problema di ricerca
di una funzione che sia armonica in una regione, avendo assegnato i
valori della derivata normale
f
n
sul bordo della regione.
Teorema 23. Se un problema di Neumann per una regione limitata
ha soluzione, allora questa soluzione unica a meno di una costante
additiva.
I problemi di Dirichlet e Neumann nascono in modo naturale dalle-
quazione di diusione (o del calore) quando si interessati alla ricerca
di una soluzione stazionaria. In due dimensioni il problema del calore

u
t
= k (u
xx
+u
yy
) ,
dove u rappresenta la temperatura e k una costante detta diusivit
termica. Se cerchiamo una temperatura stazionaria del sistema (detta
anche temperatura di equilibrio del sistema), allora u indipendente
dalla variabile temporale t per cui u
t
= 0 e lequazione si trasforma
in una equazione di Laplace bidimensionale. Situazione simile, ovvia-
mente, in tre dimensioni.
Esempio 66. Trovare la temperatura stazionaria in un piatto ret-
tangolare di lati a e b se i bordi x = 0 e x = a sono perfettamente
isolati, il bordo y = b tenuto a temperatura zero e il bordo y = 0 ha
una distribuzione di temperatura data da sin (x/a).
204 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Soluzione 66. Ricordiamo che bordo perfettamente isolato signica
che non vi scambio di calore con lesterno attraverso quel bordo, non
vi cio usso di calore. Conseguentemente la variazione di temper-
atura nella direzione della normale esterna al bordo deve essere nulla.
Assumiamo, ovviamente, anche che la facce siano perfettamente isolate
cos che non ci sia scambio di calore in direzione z. Il problema diventa
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < a , 0 < y < b ,
p.b.
u
x
(0, y) = 0 ,
u
x
(a, y) = 0 ,
)
0 < y < b ,
u(x, b) = 0 ,
u(x, 0) = sin
x
a
_
_
_
0 < x < a .
la separazione delle variabili porta al seguente problema di Sturm-Liouville
X
00
+
2
X = 0 , X
0
(0) = 0 , X
0
(a) = 0 .
Le autofunzioni sono
X
n
(x) = cos

n
a
x

, n = 0, 1, 2, . . . .
Si ha, inoltre per ogni n,
Y
00
n

n
2

2
a
2
Y
n
= 0 , Y
n
(b) = 0 ,
le cui soluzioni sono
Y
n
(y) =
c
n
cosh

nb
a
sinh
n
a
(y b) , n = 1, 2, . . . ,
y
0
(y) = c
0
(y b) .
Avendo usato tutte le condizioni omogenee al bordo, si ha
u(x, y) = c
0
(y b) +

X
n=1
c
n
cos

n
a
x
sinh
n
a
(y b)
cosh

nb
a
.
Applicando lultima condizione al bordo, si ha
c
0
b +

X
n=1
c
n
sinh
nb
a
cosh
nb
a
cos

n
a
x

= sin

a
x ,
o, che lo stesso
c
0
b +

X
n=1
a
n
cos

n
a
x

= sin

a
x .
1. LEQUAZIONE DI LAPLACE 205
Questo mostra che dobbiamo scegliere una estensione pari per la fun-
zione sin

a
x per poterla rappresentare in serie di coseni. Si ha quindi
a
0
=
2
a
Z
a
0
sin

a
x dx =
4

,
quindi bc
0
=
1
2
a
0
= 2/ da cui c
0
= 2/b. Si ha inoltre,
a
n
=
2
a
Z
a
0
cos

n
a
x

sin

a
x dx
=
_
_
_
0 , se n dispari ,
4
(1 n
2
)
, se n pari .
la soluzione pu quindi essere scritta nella forma
u(x, y) =
2
b
(b y) +
4

X
n=1
cos
2n
a
x sinh
2n
a
(b y)
(1 4n
2
) sinh
2nb
a
. (1.10)
Vogliamo sottolineare come, sebbene tre delle quattro condizioni al bordo
fossero nulle, le operazioni che abbiamo dovuto compiere per arrivare
alla soluzione siano state non banali. Per questo motivo viene usato
(si raccomanda di usare) il principio di sovrapposizione quando siano
presenti pi condizioni al bordo non-omogenee.
Non abbiamo vericato che la u(x, y) data dalla (1.10) sia una fun-
zione armonica. Considereremo questo problema pi avanti nel Para-
grafo 7.5
Una condizione al bordo che sia combinazione lineare di condizioni
di Dirichlet e Neumann nota come condizione di Robin
1
o con-
dizioni al bordo di tipo misto. Per questo tipo di condizione vale
il seguente teorema
Teorema 24. Sia u(x, y) armonica in una regione limitata R e
soddis la condizione di Robin
h
u
n
+ku = f (x, y) , h 0 , k 0 , (1.11)
su R, bordo di R. Allora u(x, y) lunica soluzione (eccetto eventual-
mente una costante additiva) del problema
2
u = 0 in R che soddis
le condizioni (1.11). Se h = 0 su tutto R, allora la costante additiva
zero, ma h e k non possono essere entrambi nulli.
Ovviamente, il teorema con le condizioni di Robin riassume in se
sia il teorema per il problema di Dirichlet che quello di Neumann.
1
Victor Robin (1855-1897), matematico francese.
206 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
1.1. Esercizi.
(1) Trovare B
mn
dellEsempio (64) se f (x, y) = xy .
(2) Trovare la soluzione dellEsempio (65) se f (x) = e
x
.Questa
funzione soddisfa le condizioni per l

esistenza della soluzione?


(3) Trovare la soluzione dellEsempio (65) se
f (x) =
(
sin x , 0 < x < ,
0 , altrimenti .
(4) Trovare la soluzione dellEsempio (65) se b = 1 e la condizione
V (0, y) = 0 sostituita dalla condizione V
x
(0, y) = 0.
(5) Mostrare che il problema
X
00

2
X = 0 , X
0
(0) = X
0
(a) = 0 ,
ammette solo la soluzione nulla.
(6) Ottenere le autofunzioni
X
n
(x) = cos
n
a
x , n = 0, 1, 2, . . . ,
dellEsempio (66).
(7) Ottenere le autofunzioni
Y
n
(y) =
c
n
cosh

nb
a
sinh
n
a
(y b) , n = 1, 2, . . . ,
dellEsempio (66).
(8) Mostrare che
Y
0
(y) = c
0
(y b)
lautofunzione corrispondente allautovalore n = 0.
(9) Mostrare che nellEsempio (66)
a
2n
=
4
(1 4n
2
)
.
(10) Risolvere il problema dellEsempio (66) se a = b = e u(x, 0) =
sinx .
(11) Vericare che lEq.(1.10) soddisfa le condizioni al bordo dellE-
sempio (66).
(12) Usando lEq.(1.10), mostrare che
u(a, 0) = u(0, 0) = 0 .
(Sugg.:Scrivere S
N
usando la decomposizione in frazioni di
1/ (1 4n
2
) e trovare poi il limite di S
N
).
1. LEQUAZIONE DI LAPLACE 207
(13) Risolvere il problema al bordo
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < 1 , y > 0 ,
c.b. u(1, y) = 0 , y > 0 ,
u(0, y) = e
ay
, a > 0 y > 0
u
y
(x, 0) = 0 , 0 < x < 1 .
(14) Risolvere il problema del potenziale nella striscia < x+
, 0 < y < b, sapendo che il potenziale zero per y = b e vale
f (x) quando y = 0. Scrivere, inoltre, quali condizioni devono
essere soddisfatte per lesistenza del problema. (Sugg.: usare
le trasformate di Fourier.)
(15) Risolvere i problemi di Dirichlet:
(a)
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < 1 , 0 < y < 1 ,
c.b. u(0, y) = u(1, y) = 0 , 0 < y < 1 ,
u(x, 0) = 0 , u(x, 1) = x , 0 < x < 1 .
(b)
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < 1 , 0 < y < 1 ,
c.b. u(x, 0) = u(x, 1) = 0 , 0 < x < 1 ,
u(0, y) = 0 , u(1, y) = y , 0 < y < 1 .
(c) Usare il principio di sovrapposizione per trovare la soluzio-
ne del problema di Dirichlet
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < 1 , 0 < y < 1 ,
c.b. u(x, 0) = 0 , u(x, 1) = x , 0 < x < 1 ,
u(0, y) = 0 , u(1, y) = y , 0 < y < 1 .
(16) Un piatto rettangolare hai bordi per y = 0 e y = b perfetta-
mente isolati. mentre i bordi per x = 0 e x = a sono tenuti
a temperatura zero. Usare la separazione delle variabili per
trovare la temperatura stazionaria del piatto. Il risultato in
accordo a quanto ci si aspetterebbe alla luce dei Teoremi (20)
e (21)?
(17) Risolvere il problema dellEs.(64) supponendo che la condizione
nella faccia x = 0 sia u(0, y, z) = sin (y/b) s sin(z/c), men-
tre sulle altre facce u = 0.
(18) Dimostrare il Teorema (22). (Sugg.: supporre che sia f che
g siano soluzioni. Considerare la dierenza f g ed usare il
Teorema (20).
208 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
(19) Risolvere il problema dellEsempio (66) date le condizioni al
bordo
u(x, 0) =
10
a
(a x) , 0 < x < a ,
mentre le altre condizioni rimangono inalterate.
(20) Risolvere il problema dellEs.(64) supponendo che u(x, y, c) =
f (x, y) mentre le altre facce sono tenute a zero.
2. Lequazione donda
2.1. Onde trasversali. Nel Paragrafo 4.3 abbiamo trovato lequa-
zione della corda vibrante, dopo aver fatto una serie di ipotesi di sem-
plicazione. Lequazione trovata stata poi estesa, in modo natu-
rale, a quella di una membrana vibrante (tipo il tamburo) per ottenere
lequazione donda bi-dimensionale
u
tt
= c
2
(u
xx
+u
yy
) . (2.1)
La costante c denita come T
o
g/w dove T
0
la tensione (supposta
costante in ogni direzione) per unit di lunghezza, w il peso per unit
di area e g laccelerazione di gravit. Un problema al bordo per
questa equazione in una regione rettangolare ha bisogno, in generale,
per essere risolto di quattro condizioni al bordo e due condizioni iniziali.
Vediamo un esempio.
Esempio 67. Risolvere il seguente problema
e.d.p. u
tt
= c
2
(u
xx
+u
yy
) , 0 < x < a , 0 < y < b , t > 0 ,
c.b. u(0, y, t) = u(a, y, t) = 0 , 0 < y < b , t > 0 ,
u(x, 0, t) = u(x, b, t) = 0 , 0 < x < a , t > 0 ,
c.i. u(x, y, 0) = f (x, y) , u
t
(x, y, 0) = 0 0 < x < a , < y < b .
Soluzione 67. Usiamo il metodo di separazione delle variabili ini-
ziando col separare le variabili spaziali da quella temporale:
u(x, y, t) = (x, y) T (t)
e sostituiamola dentro la E.D.P. . Si ha

T = c
2
T (
xx
+
yy
) .
Dividendo per c
2
T si ha

T
c
2
T
=

xx
+
yy

=
2
. (2.2)
Linterpretazione sica del problema chiara: una membrana rettan-
golare ssata al bordo e sono assegnati, in ogni punto, posizione ini-
ziale e velocit iniziale (nulla in questo caso) perpendicolari al piano
xy. Poich non si supposto attrito o altre forze esterne, ci si as-
petta che la membrana vibri indenitamente. Per questo si scelta
una costante negativa
2
in modo che la soluzione sia periodica nel
2. LEQUAZIONE DONDA 209
tempo. DallEq.(2.2) si ha, infatti, usando la condizione omogenea
sulla velocit

T +
2
c
2
T = 0 ,

T = 0 .
la soluzione di questo problema
T (t) = cos (ct) ,
dove la forma della costante ancora da determinarsi. Se nellEq.(2.2)
supponiamo adesso (x, y) = X (x) Y (y), si ha
X
00
X
+
Y
00
Y
=
2
.
ma questo il problema che abbiamo risolto nellEsempio (64) del
precedente paragrafo. Quindi le soluzioni del presente problema sono
X
n
(x) = sin
n
a
x ,
Y
n
(y) = sin
m
b
y ,
T
n
(t) = cos (
mn
ct) ,
dove m ed n sono indipendenti e

2
mn
=
2

n
2
a
2
+
m
2
b
2

.
la soluzione generale del problema allora data dalla serie doppia
u(x, y, t) =

X
n=1

X
m=1
B
mn
sin
n
a
x sin
m
b
y cos (
mn
ct)
dove
B
nm
=
4
ab
Z
b
0
sin
m
b
y
Z
a
0
f (x, y) sin
n
a
x dx

dy .
Osserviamo che f (x, y), f
x
(x, y), e f
y
(x, y) devono essere continue nel
quadrato aperto (0, a)(0, b) ed annullarsi sul bordo del rettangolo. Da
notare che la frequenza angolare della membrana vibrante
mn
c dipende
sia da m che da n e non cambia per multipli interi di alcune frequenze
base ssate. Ne consegue che la membrana vibrante non produce note
musicali come invece fa la corda vibrante.
2.2. Onde longitudinali. Le onde prodotte in una corda vibrante
sono onde trasversali, cio la direzione del moto dei singoli elementi
della corda, o della membrana, sono perpendicolari alla direzione di
propagazione delle onde stesse. In una barra solida, tuttavia, si possono
avere onde elastiche che sono onde longitudinali, onde cio in cui la
direzione del moto di ogni elemento della barra la stessa direzione
di propagazione delle onde stesse. Questo dovuto alla rarefazione e
condensazione della densit della barra stessa.
210 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Consideriamo una barra di sezione e densit uniforme di lunghezza
L. Assumiamo che la barra sia perfettamente elastica, intendendo con
questo che se vengono applicate agli estremi della barra delle forze
esterne, in modo che si creino delle elongazioni, allora ne risultano
delle forze tensili nella direzione dellasse x. Se adesso le forze esterne
vengono eliminate, la barra continuer a vibrare in accordo alle leggi
di elasticit. Indichiamo con la densit della barra (massa per unit
di volume), con A larea della sezione trasversale e con E il modulo di
elasticit di Young. Supponiamo che nel punto x la sezione trasversa
venga spostata di una quantit u. Assumiamo inoltre che A sia piccolo
rispetto ad L. dalla denizione di modulo di Young E, la forza sulla
sezione trasversa nel punto x data da
EA
u
x
,
poich u/x rappresenta lelongazione per unit di lunghezza. Daltra
parte, la forza sulla sezione di lunghezza x (x = u) data anche da
Ax

2
u
t
2
,
dove
2
u/t
2
viene valutata in un punto intermedio tra x e x + x,
per esempio nel centro di massa dellelemento. La forza risultante per
unit di lunghezza allora
EA
x

u(x +x, t)
x

u(x, t)
x

.
Uguagliando le due forze e prendendo il limite per x 0, si ha

2
u
t
2
=
E


2
u
x
2
= c
2

2
u
x
2
.
Quindi, le piccole vibrazioni longitudinali di una barra elastica soddis-
fano lequazione donda unidimensionale.
Esempio 68. Vogliamo risolvere il seguente problema al bordo
e.d.p. u
tt
= c
2
u
xx
, c = E/ 0 < x < L , t > 0 ,
c.b. u(L, t) = 0 , t > 0 ,
Eu
x
(0, t) = F
0
, 0 < x < L ,
c.i. u(x, 0) = 0 , u
t
(x, 0) = 0 0 < x < L , .
Soluzione 68. Il problema ci dice che allistante iniziale la corda
ferma, lestremo x = L tenuto sso, mentre allestremo x = 0
applicata una forza costante F
0
. Infatti, come abbiamo detto sopra, la
forza in una qualunque sezione trasversale data da
EA
u
x
,
2. LEQUAZIONE DONDA 211
ed allestremo x = 0 questa forza data da AF
0
. Da questo segue che
Eu
x
(0, t) = F
0
.
Se provassimo a risolvere il problema con la separazione delle variabili
avremmo come unico risultato u(x, t) = 0, che non una soluzione.
La dicolt nasce dal fatto che in questo caso le condizioni al bordo
non sono omogenee ( presente una forza esterna per x = 0) men-
tre sono omogenee le condizioni iniziali. Ne segue che il problema di
Sturm-Liouville per T (t) ha soluzione nulla essendo T (0) = T
0
(0) = 0.
Questo problema pu essere superato se siamo in grado di trasformare
la condizione al bordo non omogenea in una omogenea, trasferendo la
non omogeneit in una condizione iniziale. Per fare questo, visto che
la forza esterna non dipende dal tempo, cerchiamo la soluzione come
somma di due parti, una stazionaria e laltra che chiameremo di tipo
transitorio in quanto dipende dal tempo. Cerchiamo quindi la soluzione
nella forma
u(x, t) = U (x, t) (x) ,
con (x) da determinare. Il problema diventa il seguente
e.d.p. U
tt
= c
2
[U
xx

00
(x)] , 0 < x < L , t > 0 ,
c.b. U (L, t) (L) = 0 , t > 0 ,
EU
x
(0, t) E
0
(0) = F
0
, 0 < x < L ,
c.i. U (x, 0) (x) = 0 , U
t
(x, 0) = 0 0 < x < L .
Se adesso poniamo

00
(x) = 0 , (L) = 0 ,
0
(0) = F
0
/E ,
ne segue che
(x) = (F
0
/E) (L x) .
Quindi, il problema per U (x, t) diventa
e.d.p. U
tt
= c
2
U
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b. U (L, t) = 0 , t > 0 ,
Eu
x
(0, t) = 0, 0 < x < L ,
c.i. U (x, 0) =
F
0
E
(L x) , U
t
(x, 0) = 0 0 < x < L .
Questo problema pu essere risolto con il metodo di separazione delle
variabili. Se U (x, t) = X (x) T (t) si ha:
X

T = c
2
X
00
T ,
da cui, supponendo che la soluzione non sia nulla e dividendo quindi
per XT, si ottiene

T
c
2
T
=
X
00
X
=
2
(2.3)
212 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
poich ormai sappiamo che la costante deve essere negativa. Il problema
in x diventa allora
X
00
+
2
X = 0 , X (L) = 0 , X
0
(0) = 0 (2.4)
che ha come soluzione
X
n
(x) = cos (2n 1)

2L
x , n = 1, 2, . . . .
Da notare che gli autovalori sono

2
=

2n 1
2L

2
, n = 1, 2, . . . ,
e che n = 0 non un autovalore. Lequazione in T pu essere scritta
come

T
n
+

2n 1
2L
c

2
T
n
= 0 ,

T
n
(0) = 0 . (2.5)
La soluzione di questultima
T
n
(t) = cos

2n 1
2L
ct

, n = 1, 2, . . . .
la soluzione generale del problema allora
U (x, t) =

X
n=1
a
n
cos (2n 1)

2L
x cos (2n 1)
c
2L
t , (2.6)
che soddisfa tutte le condizioni omogenee. Imponendo, inne la con-
dizione iniziale non omogenea, si ha
U (x, 0) =

X
n=1
a
n
cos (2n 1)

2L
x =
F
0
E
(L x) , (2.7)
che la rappresentazione in serie coseno di Fourier della funzione
(F
0
/E) (L x).
Abbiamo ancora un problema. Se, semplicemente estendessimo per par-
it la funzione (F
0
/E) (L x) nellintervallo (L, 0) introdurremmo il
termine costante
1
2
a
0
6= 0 poich il valor medio dellestensione pari
in (L, L) non zero. Ma abbiamo notato come n = 0 non sia
un autovalore e quindi dobbiamo operare un estensione pari tale che
a
0
= 0. Ne segue che dobbiamo prima pensare di estendere la funzione
2. LEQUAZIONE DONDA 213
nellintervallo (0, 2L) e poi estenderla per parit allintervallo (2L, 0).
Questo corrisponde anche al fatto che la soluzione U (x, t) va scritta
come
U (x, t) =
1
2
[(x +cy) +(x ct)] (2.8)
dove la funzione (x) quella mostrata in gura
(x) =
_

_
F
0
E
(L x) , 0 < x < 2L ,
F
0
E
(x L) , 2L < x < 0 .
(2.9)
Alternativamente, cercando il coeciente a
n
nellEq.(2.7) si ha
a
n
=
F
0
EL
Z
2L
0
(L x) cos (2n 1)

2L
x dx
=
8F
0
L
E
2
(2n 1)
2
, n = 1, 2, . . . . (2.10)
Per vedere che le due rappresentazioni (2.8) e (2.10) sono equivalenti,
basta usare, nellEq.(2.6) lidentit trigonometrica
cos a cos b =
1
2
[cos (a +b) + cos (a b)] .
Si ottiene
U (x, t) =
1
2

X
n=1
a
n
[cos
n
(x +ct) + cos
n
(x ct)] ,
dove

n
=
(2n 1)
2L
.
La funzione (x) ha come rappresentazione in serie coseno di Fourier
(x) =

X
n=1
a
n
cos
n
x ,
214 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
e quindi
(x +ct) =

X
n=1
a
n
cos
n
(x +ct) ,
con una espressione simile per (x ct), e lequivalenza tra le due
rappresentazioni (2.8) e (2.10) quindi stabilita.
Ne segue che la soluzione del problema originale
u(x, t) =
F
0
E
(x L) +U (x, t) , (2.11)
dove la U (x, t) espressa da una delle due espressioni equivalenti.
Consideriamo, adesso, un altro problema nel quale si pu applicare
lequazione donda unidimensionale. Indichiamo con la rotazione an-
golare di una barra uniforme rispetto alla posizione di equilibrio. Se
piccolo e si pu usare la teoria della elasticit, soddisfa lequazione
alle derivate parziali

tt
= c
2

xx
, (2.12)
dove c
2
= Gg/ dove G il modulo di elasticit, la densit e g
laccelerazione di gravit.
Esempio 69. Supponiamo che una barra di sezione circolare e lun-
ghezza L sia ssata ad un estremo mentre viene ruotata allaltro e
poi liberata. Quando la barra comincia ad oscillare, lestremit libera
viene ssata per t = t
0
. A questo istante la velocit angolare
0
x/L
e langolo zero. Scrivere lequazione con le condizioni al bordo.
Soluzione 69. Prendiamo un sistema di coordinate in modo che
la barra giaccia lungo lasse x con lestremo libero ad x = L. Si ha
quindi:
e.d.p.
tt
= c
2

xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b. (0, t) = 0 , t > 0 ,
(L, t) = 0 t > t
0
,
c.i.
(x, t
0
) = 0 ,

t
(x, t
0
) =
0
x/L ,
)
0 < x < L .
Vogliamo osservare che essendo lequazione autonoma (la variabile t
non compare esplicitamente) possiamo assumere t
0
= 0. Ponendo
(x, t) = X (x) T (t) e separando le variabili si ha:

T
c
2
T
=
X
00
X
=
2
.
con la costante, negativa come al solito, visto che abbiamo a che fare
con delle oscillazioni. Per la variabile spaziale abbiamo, quindi il prob-
lema
X
00
+
2
X = 0 , X (0) = 0 , X (L) = 0 ,
2. LEQUAZIONE DONDA 215
la cui soluzione
X
n
(x) = sin
n
L
x , n = 1, 2, . . . ,
mentre il problema iniziale

T
n
+
n
2

2
c
2
L
2
T
n
= 0 , T
n
(0) = 0 ,
che ha come soluzione
T
n
(t) = sin
nc
L
t , n = 1, 2, . . . .
Ne segue che
(x, t) =

X
n=1
b
n
sin
n
L
x sin
nc
L
t ,
dove
nc
L
b
n
=
2
L
Z
L
0

0
x
L
sin
n
L
x dx ,
da cui,
b
n
=
(1)
n1
n
2
2
0
L
c
2
.
2.3. Esercizi.
(1) Trovare la soluzione del seguente problema

T +
2
c
2
T = 0 ,

T (0) = 0 .
(2) Le frequenza
mn
dellEsempio (67) sono chiamate frequenze
caratteristiche. Trovare le prime sei frequenze caratteristiche
della membrana vibrante, e cio
11
,
12
,
21
,
22
,
13
,
31
,
nel caso in cui a = b = .
(3) Trovare la soluzione dellEsempio (67) supponendo che
u(x, y, 0) = k sin
x
a
sin
y
b
,
dove k > 0 una costante. Notare che sotto queste condizioni
la membrana produce un suono musicale. Qual la frequenza
del tono?
(4) Trovare la soluzione dellEsempio (67) supponendo che
f (x, y) = xy (a x) (b y) .
Mostrare che questa funzione soddisfa le condizioni dellesempio.
(5) Se nellEsempio (67) le condizioni iniziali sono sostituite da
u
t
(x, y, 0) = g (x, y) , u(x, y, 0) = 0 ,
qual la soluzione u(x, y, t)?
216 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
(6) Usare il principio di sovrapposizione per risolvere il problema
dellEsempio (67), se le condizioni iniziali sono
u(x, y, 0) = f (x, y) , u
t
(x, y, 0) = g (x, y) .
(7) Mostrare che E/ ha le dimensioni di una velocit al quadrato.
(8) Risolvere il problema la bordo

00
(x) = 0 , (L) = 0 ,
0
(0) = F
0
/E .
(9) Mostrare che il problema
X
00

2
X = 0 , X (L) = 0 , X
0
(0) = 0 ,
ha solo la soluzione nulla ( 0).
(10) Risolvere il problema
X
00
+
2
X = 0 , X (L) = 0 , X
0
(0) = 0 .
(11) Risolvere il problema

T
n
+
2
T
n
= 0 ,

T
n
(0) = 0 ,
dove =
2n 1
2L
, n = 1, 2, . . .
(12) Fare i conti per trovare il valore di a
n
nellEq.(2.10).
(13) Scrivere esplicitamente
U (x, t) =
1
2
[(x +ct) +(x ct)]
partendo dallespressione (2.9) e mostrare che U (x, t) soddisfa
la E.D.P. e tutte le condizioni del problema per U (x, t).
(14) Vericare che la u(x, t) data dalla (2.11) , con U (x, t) come
nellEsercizio 13, soddisfa tutte le condizioni del Esempio (68).
(15) Risolvere lEsempio (69) supponendo che
t
(x, t
0
) = k, dove k
costante e le altre condizioni sono inalterate.
(16) Risolvere lequazione della corda vibrante di lunghezza L, s-
sata agli estremi, e condizioni iniziali
u(x, 0) = x(L x) , u
t
(x, 0) = 0 , 0 < x < L .
(17) Calcolare u(1/4, 2), e u(1/2, 3/2) dellEsercizio precedente,
supponendo che L = 1 e c = 1.
2. LEQUAZIONE DONDA 217
(18) Dedurre dalle Equazioni (2.6) e (2.10) che
X
n=1

1
(2n 1)
2
=

2
8
.
(19) Lequazione donda non omogenea porta al seguente problema
u
tt
= a
2
u
xx
+F (x, t) , < x < + , t > 0 ,
u(x, 0) = f (x) , u
t
(x, 0) = g (x) , < x < + .
(a) Dare una interpretazione sica del problema.
(b) Vericare che la soluzione data da:
u(x, t) =
1
2
[f (x +at) +f (x at)] +
1
2a
Z
x+at
xat
g (s) ds
+
1
2a
Z
t
0
Z
x+a(t)
xa(t)
F (, ) d d .
(c) Risolvere il problema se F (x, t) = kg dove k una costante
positiva e g laccelerazione di gravit.
(d) Risolvere il problema se F (x, t) = kx
2
dove k una
costante positiva.
(20) Mostrare che lequazione donda non cambia se x sostituita
da x. e quindi se u(x, t) soluzione lo anche u(x, t).
Mostrare che come conseguenza di ci, se le condizioni in-
iziali sono entrambe pari (o entrambe dispari), lo anche la
soluzione.
(21) Risolvere il problema
p.d.e. u
tt
= u
xx
+u , 0 < x < , t > 0 ,
c.b. u(0, t) = u(, t) = 0 , t > 0 ,
u(x, 0) = f (x) , u
t
(x, 0) = 0 , 0 < x < .
(22) Risolvere i seguenti problemi non omogenei:
(a)
p.d.e. u
tt
= c
2
u
xx
+ 1 , < x < + , t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = sin bx , < x < + ,
u
t
(x, 0) = 0 , < x < + .
(b)
p.d.e. u
tt
= c
2
u
xx
+ 4x +t , < x < + , t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = 0 , < x < + ,
u
t
(x, 0) = coshbx , < x < + .
218 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
3. Lequazione di diusione
Un esempio classico si equazione dierenziale alle derivate parziali
del secondo ordine di tipo parabolico, lequazione di diusione
u
t
= k
2
u , k > 0 , (3.1)
dove
2
loperatore Laplaciano, nello spazio tridimensionale denito
come:

2
x
2
+

2
y
2
+

2
z
2
.
In questo paragrafo consideriamo vari problemi al bordo per lequazione
di diusione. Li considereremo come problemi di conduzione di
calore. In alcuni casi specicheremo la temperatura al bordo, in altri
specicheremo il usso di calore attraverso il bordo o il trasferimento
di calore per convezione dal mezzo allambiente che penseremo man-
tenuto a temperatura costante. Questo ultimo caso coinvolge la legge
di rareddamento di Newton nella forma

du
dn
= h(u u
0
) , h > 0 , u > u
0
, (3.2)
dove du/dn la derivata normale della temperatura al bordo (diretta
verso lesterno), h il coeciente di scambio termico tra mezzo ed
ambiente, ed u
0
la temperatura dellambiente.
In un punto sulla supercie S del corso, deniamo il usso di calore
come la la quantit di calore per unit di area ed unit di tempo
che traversa la supercie S nel punto considerato. Il usso pro-
porzionale alla derivata direzionale della temperatura u nella direzione
normale alla supercie S, cio
= K
du
dn
, (3.3)
dove la costante di proporzionalit K > 0 la conduttivit ter-
mica e du/dn la variazione di temperatura, nellunit di tempo, nella
direzione della normale esterna. Lunit di misura del usso calo-
rie/cm
2
/sec .Negli Esempi (70)-(71)-(72) illustreremo come trattare le
varie condizioni al bordo.
In questi esempi considereremo un lunga barra sottile di sezione costante
completamente isolata nella supercie laterale in modo tale che lo scam-
bio di calore con lesterno avvenga solo attraverso gli estremi. Consid-
ereremo, quindi lequazione del calore unidimensionale in coordinate
cartesiane.
3. LEQUAZIONE DI DIFFUSIONE 219
Esempio 70. Risolvere il seguente problema
p.d.e. u
t
= u
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b.
u
x
(0, t) = 0 ,
u(L, t) = 0 ,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) , 0 < x < L .
Soluzione 70. Questo un problema di conduzione in una barra
in cui lestremo sinistro perfettamente isolato, mentre quello destro
tenuto a temperatura zero e la cui distribuzione di temperatura iniziale
f (x). Per risolvere il problema usiamo, come al solito, la separazione
delle variabili. Sia u(x, t) = X (x) T (t), sostituendo nellequazione si
ha
X (x)

T (t) = X
00
(x) T (t) ,
da cui, supponendo come al solito che la soluzione non sia nulla,

T
T
=
X
00
X
=
2
.
Il, problema di Sturm-Liouville per X
X
00
+
2
X = 0 , X
0
(0) = 0 , X (L) = 0 ,
che ha come soluzione
X
n
(x) = cos
2n 1
L

2
x , n = 1, 2, . . . .
Ne segue che lequazione del primo ordine in T
n
, che assume la forma

T
n
(t) +
(2n 1)
2

2
4L
2
T
n
(t) = 0 ,
ha come soluzione
T
n
(t) = exp
"

(2n 1)
2

2
4L
2
t
#
,
da cui si ricava che la temperatura u(x, t) ha la forma
u(x, t) =

X
n=1
a
2n1
exp
"

(2n 1)
2

2
4L
2
t
#
cos
2n 1
L

2
x , n = 1, 2, . . . .
(3.4)
Applicando la condizione iniziale si ha

X
n=1
a
2n1
cos
2n 1
L

2
x = f (x) .
Se f (x) soddisfa le dovute condizioni, pu essere espressa in serie
coseno di Fourier e si ha quindi
a
2n1
=
2
L
Z
L
0
f (x)
2n1
cos
2n 1
L

2
x dx , n = 1, 2, . . . . (3.5)
220 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
La soluzione completa del problema si ottiene dallEq.(3.4) con i coef-
cienti a
2n1
deniti dallEq.(3.5).
Il prossimo esempio illustra come si deve operare nel caso si abbiano
condizioni al bordo non-omogenee.
Esempio 71. Risolvere il seguente problema.
p.d.e. u
t
= u
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b.
u(0, t) = 0 ,
u(L, t) = u
0
, costante
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = 0 , 0 < x < L .
Soluzione 71. Il metodo di separazione delle variabili non fun-
ziona perch la condizione al bordo non omogenea e considerare dap-
prima lequazione temporale porterebbe solo ad avere la soluzione nulla.
Come abbiamo gi visto, poich la condizione al bordo non-omogenea
non dipende dal tempo (in particolare costante), consideriamo la
soluzione generale come la somma di una soluzione stazionaria (non
dipendente dal tempo, su cui scaricheremo la condizione al bordo non
omogenea) con una soluzione dipendente dal tempo (che chiameremo
transitoria). Scriviamo perci
u(x, t) = U (x, t) +V (x) ,
cos il problema diventa
p.d.e. U
t
= U
xx
+V
00
(x) , 0 < x < L , t > 0 ,
c.b.
U (0, t) +V (0) = 0 ,
u(L, t) +V (L) = u
0
,
)
t > 0 ,
c.i. U (x, 0) +V (x) = 0 , 0 < x < L .
Se la soluzione stazionaria soddisfa lequazione
V
00
(x) = 0 V (0) = 0 , V (L) = u
0
, (3.6)
allora la parte transitoria dellequazione soddisfa il problema
p.d.e. U
t
= U
xx
+ , 0 < x < L , t > 0 ,
c.b.
U (0, t) = 0 ,
u(L, t) = 0 ,
)
t > 0 ,
c.i. U (x, 0) = V (x) , 0 < x < L .
che pu essere risolta con il metodo di separazione delle variabili.
Esempio 72. Una barra cilindrica di lunghezza L ha inizialmente
temperatura f (x). Lestremit sinistra tenuta a temperatura zero,
mentre il calore trasferito dal mezzo allambiente, tenuto a temper-
atura zero, attraverso lestremo destro. Trovare u(x, t)
3. LEQUAZIONE DI DIFFUSIONE 221
Soluzione 72. Il problema pu essere espresso nella seguente forma
p.d.e. u
t
= u
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b.
u(0, t) = 0 ,
u
x
(L, t) = h u(L, t) , h > 0 ,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) , 0 < x < L .
Usando la separazione delle variabili si ha

T
T
=
X
00
X
=
2
,
da cui
X (x) = c
1
cos x +c
2
sinx .
La prima condizione al bordo implica che c
1
= 0, mentre la seconda
implica che X
0
(L) = h X (L) che implica
tanL = /h (3.7)
La soluzione pu allora essere scritta come
u(x, t) =

X
n=1
c
n
exp

2
n
t

sin
n
x . (3.8)
Applicando la condizione al contorno si ha che
u(x, 0) =

X
n=1
c
n
sin
n
x = f (x) ,
dove i
n
sono le le soluzioni dellEq.(3.7).
Poich il problema
X
00
+
2
X = 0 , X (0) = 0 , hX (L) +X
0
(L) = 0 , (3.9)
un problema di Sturm-Liouville regolare, sappiamo che ad ogni au-
tovalore
n
corrisponde una unica autofunzione sin
n
x . Inoltre, le
autofunzioni formano un insieme ortonormale sullintervallo [0, L] con
funzione peso unitaria. Inne, questo insieme ortonormale completo
rispetto alla classe delle funzioni lisce a tratti su [0, L]. In questo caso
la funzione f (x) pu essere rappresentata in serie di funzioni sin
n
x
ed i coecienti c
n
nellEq.(3.8) sono dati da
c
n
=
R
L
0
f (x) sin
n
x dx
R
L
0
sin
2

n
x dx
=
2

2
n
+h
2

2
n
+h
2

+h
Z
L
0
f (x) sin
n
x dx . (3.10)
222 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Nel concludere il paragrafo, vogliamo ricordare lequazione dellet
di Fermi
2
per la diusione dei neutroni in un mezzo quale, ad esempio
la grate.

2
q (x, )
x
2
=
q (x, )

.
Nellequazione q rappresenta il numero di neutroni che rallentano (che
scendono, cio, al di sotto di una certa soglia di energia) per secondo
per unit di volume. Let di Fermi una misura della perdita di
energia.
3.1. Esercizi.
(1) Mostrare che il cambiamento di coordinate = kt trasforma
lEq.(3.1) nellequazione u
t
=
2
u .
(2) NellEsempio (3.1) mostrare che
(a) scegliendo = 0 si ha solo la soluzione nulla per X (x).
(b) Scegliendo +
2
nellequazione di separazione delle vari-
abili si ha solo la soluzione nulla per X (x).
(3) Trovare gli autovalori del problema di Sturm-Liouville
X
00
+
2
X = 0 , X
0
(0) = 0 , X (L) = 0 .
(4) Spiegare perch non c un termine a
0
nella soluzione dellEsem-
pio (3.1).
(5) NellEsempio (72) mostrare che:
(a) = 0 da la soluzione nulla per X (x).
(b) Scegliendo +
2
nellequazione di separazione delle vari-
abili si ha solo la soluzione nulla per X (x).
(6) Vericare che il problema in (3.9) un problema di Sturm-
Liouville regolare.
(7) Calcolare i coecienti c
n
nellEq.(3.10). (Sugg.: Dopo aver
integrato, usare lEq.(3.7) per trovare sin
n
L e cos
n
L )
(8) Risolvere il problema
p.d.e. u
t
= u
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b.
u(0, t) = 0 ,
u
x
(L, t) = 0 ,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) , 0 < x < L .
2
Enrico Fermi (1901-1954) sico italiano che coordin la costruzione del primo
reattore nucleare.
3. LEQUAZIONE DI DIFFUSIONE 223
(9) Risolvere il problema dellEsercizio 8 se
f (x) =
_

_
0 , 0 x <
L
2
,
L x ,
L
2
< x L .
(10) Una barra sottile cilindrica, di lunghezza L ha le estremit
perfettamente isolate ed una distribuzione iniziale di temper-
atura data da f (x). Trovare la temperatura in ogni punto per
ogni tempo.
(11) Risolvere il seguente problema al bordo
p.d.e. u
t
= u
xx
, 0 < x < 2 , t > 0 ,
c.b.
u(2, t) = 0 ,
u
x
(0, t) = 0 ,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = ax , a > 0 0 < x < 2 .
(12) Risolvere il seguente problema al bordo
p.d.e. u
t
= u
xx
, 0 < x < 1 , t > 0 ,
c.b.
u(0, t) = 0 ,
u
x
(1, t) = 0 ,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = u
0
x , a > 0 0 < x < 1 .
(13) Le facce x = 0, x = a, y = 0, y = b di un parallelepipedo
rettangolo semi-innito, sono tenute a temperatura zero, e la
faccia z = 0 tenuta ad una temperatura f (x, y). Trovare la
temperatura nellinterno al tempo t. (Sugg.: Confronta con
lEsempio (64) ).
(14) Risolvere il seguente problema e vericare completamente la
soluzione.
p.d.e. u
t
= ku
xx
, 0 < x < , t > 0 ,
c.b.
u
x
(0, t) = 0 ,
u
x
(, t) = 0 ,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = sin
2
x , a > 0 0 < x < .
(15) Una barra lunga completamente isolata, eccetto che per
i due estremi che sono tenuti a temperatura zero. Trovare la
temperatura della barra se la distribuzione iniziale di temper-
atura xsinx .
224 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
(16) Trovare la soluzione dellEsempio (70) se f (x) denito come:
f (x) =
_

_
0 , 0 x <
L
2
,
L ,
L
2
< x L .
(17) Una barra lunga L isolata solamente ad entrambi gli es-
tremi e la distribuzione iniziale di temperatura f (x). Se c
un trasferimento di calore superciale lineare tra la barra e
lambiente tenuto a temperatura nulla, lequazione di trasferi-
mento di calore data da
v
t
(x, t) = kv
xx
(x, t) hv (x, t) ,
dove h una costante positiva. Usando la sostituzione
v (x, t) = u(x, t) exp (ht) ,
trasformare questo problema in uno gi risolto.
(18) Risolvere lEsercizio 17 supponendo che gli estremi, invece di
essere isolati, siano tenuti a temperatura zero.
(19) Risolvere il seguente problema,
p.d.e. u
t
= ku
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b.
u(0, t) = T
1
,
u(L, t) = T
2
,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) , 0 < x < L .
dove T
1
e T
2
sono costanti.
4. Metodo delle trasformate di Fourier e Laplace
Quando abbiamo da risolvere un problema su un dominio innito o
semi-innito, il metodo delle trasformate fornisce un buon approccio.
Abbiamo gi visto nei Paragra 6.2, 6.3 e 7.1 alcuni esempi di uso delle
trasformate di Fourier. Vogliamo qui fornire ulteriori esempi usando
sia la trasformata di Fourier che quella di Laplace.
Esempio 73. Trovare la funzione armonica, limitata v (x, y) nella
striscia semi-innita 0 < x < c, y > 0, che soddisfa le condizioni al
bordo
(a) v (0, y) = 0, (b) v
y
(x, 0) = 0 , (c) v
x
(c, y) = f (y) .
dare una interpretazione sica del problema.
Soluzione 73. Bisogna risolvere lequazione di Laplace
v
xx
+v
yy
= 0 , 0 < x < c , y > 0 .
4. METODO DELLE TRASFORMATE DI FOURIER E LAPLACE 225
usiamo la trasformata coseno di Fourier e trasformiamo la variabile y
vista la condizione al bordo (b). Si ha allora
d
2
v (x, )
dx
2

2
v (x, ) = 0 ,
con le condizioni al bordo
(a
0
) v (0, ) = 0 , (c
0
)
dv (c, )
dx
= f () ,
dove
f () =
Z

0
f (y) cos y dy .
La soluzione generale dellequazione ordinaria del secondo ordine
v (x, ) = c
1
() cosh (x) +c
2
() sinh (x) .
Le condizioni (a
0
) e (c
0
) implicano rispettivamente che c
1
() = 0 e
c
2
() =
f ()
cosh (c)
.
la trasformata inversa del coseno da:
v (x, y) =
2

Z

0
f ()
cosh(c)
sinh (x) cos (y) d
=
2

Z

0
sinh(x) cos (y)
cosh(c)
Z

0
f (s) cos (s) ds d . (4.1)
Possiamo interpretare, per esempio, il problema come quello della ricerca
della temperatura stazionaria in un rettangolo semi-innito di spessore
c, la cui estremit sinistra tenuta a temperatura nulla, lestremit in-
feriore perfettamente isolata ed il usso di calore traverso lestremit
destra data da f (y).
Nel prossimo esempio faremo uso della trasformata seno di Fourier.
Esempio 74. Risolvere il problema
p.d.e. u
t
= ku
xx
, x > 0 , t > 0 ,
c.b. u(0, t) = u
0
, t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = 0 , x > 0 ,
dove u
0
> 0.
Soluzione 74. La trasformata pi appropriata quella seno di
Fourier poich 0 < x < ed noto u(0, t). Si ha quindi
du(, t)
dt
= u
0

2
u(, t) .
Questa equazione dierenziale ordinaria del primo ordine, non-omogenea,
facendo uso della condizione iniziale u(, 0) = 0, ha come soluzione
u(, t) =
u
0

1 exp

2
t

.
226 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
La trasformata seno inversa di Fourier di u(, t)
u(x, t) =
2u
0

Z

0
1

1 exp

2
t

sin x d .
Sappiamo gi che
Z

0
sin x

d =

2
se x > 0 .
Ne segue che
u(x, t) = u
0

2u
0

Z

0
exp

2
t

sin x

d ,
ed usando il fatto che
sinx

=
Z
x
0
cos s ds ,
si ha
u(x, t) = u
0

2u
0

Z

0
exp

2
t

Z
x
0
cos s ds d
= u
0

2u
0

Z
x
0
Z

0
exp

2
t

cos s d ds .
Usando le tavole degli integrali, si ha che
u(x, t) = u
0

u
0

Z
x
0
exp(s
2
/4t)

t
ds .
Adesso, la sostituzione v
2
= s
2
/4t trasforma questultimo risultato in
u(x, t) = u
0

2u
0

Z
x/2

t
0
exp

v
2

dv (4.2)
= u
0
u
0
erf

x/2

= u
0
h
1 erf

x/2

t
i
= u
0
erfc

x
2

,
avendo usato la funzione errore complementare erfc
erfc x = 1 erf x =
2

Z

x
e
s
2
ds ,
dove la funzione erf x denita da
erf x =
2

Z
x
0
e
s
2
ds .
Una osservazione interessante pu essere tratta dalla forma della soluzio-
ne (4.2). Un cambiamento nella temperatura al bordo u
0
istantanea-
mente trasmesso ad ogni altro punto dellasse x. Questo implica che il
calore si trasmette a velocit innita, che ovviamente poco credibile.
Vogliamo per ricordare che nel ricavare lequazione di diusione abbi-
amo usato un concetto di equilibrio. Ne segue che u(x, t) ha signicato
4. METODO DELLE TRASFORMATE DI FOURIER E LAPLACE 227
solo se il sistema essenzialmente in equilibrio per tutti i t. Daltra
parte, la conduzione del calore il risultato del movimento casuale
di molecole che trasferiscono la loro energia cinetica come risultato di
una collisione. Poich la scala temporale di questultimo fenomeno
totalmente dierente da quello necessario per raggiungere un equilibrio
macroscopico di temperatura, possiamo supporre che le variazioni di
temperatura si propaghino a velocit innita.
Vogliamo adesso risolvere il problema precedente facendo uso della
trasformata di Laplace.
Esempio 75. Risolvere il problema dellEsempio (74) facendo uso
della trasformata di Laplace.
Soluzione 75. Indicando con
U (s) =
Z

0
e
st
u(t) dt , s > 0 .
Quindi, facendo uso del fatto che u(x, 0) = 0 si ha
Z

0
e
st
u(x, t)
t
dt = e
st
u(x, t)

0
+s
Z

0
e
st
u(x, t) dt = sU (x, s) .
Ne risulta che lequazione u
t
= u
xx
diventa
d
2
U (x, s)
dx
2
sU (x, s) = 0 ,
con condizione
U (0, s) =
Z

0
e
st
u
0
dt =
u
0
s
.
La soluzione dellequazione dierenziale ordinaria del secondo ordine,

U (x, s) = c
1
(s) e

sx
+c
2
(s) e

sx
.
Prendiamo c
1
(s) = 0 cos che la soluzione rimanga limitata per x > 0,
ed applicando la condizione U (o, s) = u
0
/s, si ha
U (x, s) =
u
0
s
e

sx
. (4.3)
Usando le tavole delle antitrasformate di Laplace, si trova che
u(x, t) = u
0
erfc

x
2

,
come prima.
Il prossimo esempio illustra come la trasformata di Laplace possa
essere utilmente usata in alcuni problemi al bordo non-omogenei.
228 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Esempio 76. Risolvere il seguente problema al bordo, usando la
trasformata di Laplace.
p.d.e. u
t
= ku
xx
, 0 < x < d , t > 0 ,
c.b.
u(0, t) = a
u(d, t) = a ,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = a +b sin

d
x , 0 < x < d ,
dove a e b sono costanti.
Soluzione 76. Trasformando lequazione e le condizioni al bordo
si ottiene
d
2
U (x, s)
dx
2
sU (x, s) = a b sin

d
x ,
U (0, s) =
a
s
, U (d, s) =
a
s
.
L equazione dierenziale ordinaria ha come soluzione:
U (x, s) = c
1
(s) e

sx
+c
2
(s) e

sx
+
a
s
+
bd
2
d
2
s +
2
sin

d
x ,
ed usando le condizioni al bordo, si ottiene:
U (x, s) =
a
s
+
bd
2
d
2
s +
2
sin

d
x .
Si pu adesso usare la tabella delle antitrasformate per ottenere:
u(x, t) = a +b sin

d
x exp

2
t
d
2

.
Esempio 77. Risolvere il seguente problema usando le trasformate
di Laplace.
p.d.e. u
tt
= ku
xx
, 0 < x < c , t > 0 ,
c.b.
u(0, t) = 0
u(c, t) = 0 ,
)
t > 0 ,
c.i.
u(x, 0) = b sin

c
x ,
u
t
(x, 0) = b sin

c
x
_
_
_
0 < x < c .
Soluzione 77. Trasformando lequazione e le condizioni al bordi
si ottiene:
d
2
U (x, s)
dx
2
= s
2
U (x, s) = bs sin

c
x +b sin

c
x ,
U (0, s) = 0 , U (c, s) = 0 ,
che ha come soluzione
U (x, s) =
bc
2
(s 1)
c
2
s +
2
sin

c
x .
4. METODO DELLE TRASFORMATE DI FOURIER E LAPLACE 229
Ne segue che
u(x, t) = b sin

c
x
h
cos

c
t
c

sin

c
t
i
.
Nel prossimo esempio semplicheremo la condizioni dellEsempio
(76) e mostreremo che nonostante ci il problema sembra non trattabile
con le trasformate di Laplace.
Esempio 78. Risolvere il seguente problema facendo uso delle trasfor-
mate di Laplace
p.d.e. u
t
= ku
xx
, 0 < x < 1 , t > 0 ,
c.b.
u(0, t) = 1
u(1, t) = 1 ,
)
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = 0 , 0 < x < 1 ,
Soluzione 78. Il problema trasformato
d
2
U (x, s)
dx
2
= sU (x, s) ,
U (0, s) =
1
s
, U (d, s) =
1
s
,
che appare semplice da risolvere.. La soluzione , tuttavia
U (x, s) =
1
s
cosh

sx +
(1 cosh

s) sinh

sx
s sinh

sx
=
sinh

sx + sinh

s (1 x)
s sinh

sx
.
Anche con una tabella di trasformate ed antitrasformate piuttosto es-
tesa non possiamo aspettarci di trovare lantitrasformata di questa par-
ticolare funzione. Ci che qui necessario un metodo generale per
trovare le trasformate inverse di Laplace. Questo metodo implica la
conoscenza della teoria delle funzioni complesse di variabile complessa
ed in particolare il teorema dei residui.
Vogliamo chiudere questo paragrafo con un ulteriore esempio che
tratta un problema al bordo non omogeneo. Consideriamo un barra
semi-innita inizialmente a temperatura nulla. Se allestremit x = 0
viene fornito calore in accordo alla funzione h(t) si ha il problema
dellesempio successivo.
Esempio 79. Risolvere il seguente problema
p.d.e. u
t
= u
xx
, x > 0 , t > 0 ,
c.b. u
x
(0, t) = h(t) t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = 0 , x > 0 .
230 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Soluzione 79. Possiamo far uso della trasformata coseno di Fourier
per trasformare x poich 0 < x < + ed assegnato u
x
(0, t). Si ha
quindi
u(, t) =
Z

0
u(x, t) cos x dx ,
e u
xx
trasformato in h(t)
2
u(, t) . Quindi lequazione trasfor-
mata diventa
du(, t)
dt
+
2
u(, t) = h(t) ,
che una equazione dierenziale lineare del primo ordine. La soluzione

u(, t) = exp

2
t

Z
t
0
exp

2
s

h(s) ds +C

,
e la condizione u(, 0) = 0 implica che C = 0, da cui
u(, t) = exp

2
t

Z
t
0
exp

2
s

h(s) ds
=
Z
t
0
exp

2
(s t)

h(s) ds ,
da cui
u(x, t) =
2

Z

0
cos x
Z
t
0
exp

2
(s t)

h(s) ds d
=
2

Z
t
0
h(s)
Z

0
exp

2
(s t)

cos x d ds
=
1

Z
t
0
h(s)
exp [x
2
(4 (t s)]

t s
ds ,
avendo assunto di poter scambiare lordine degli integrali.
Fino a questo momento, la maggior parte dei problemi che abbiamo
trattato ammettono una soluzione formale, nel senso che sono state
ottenute facendo i conti. Poich la maggior parte di loro sono formu-
late in termini di serie o di integrali impropri, rimane da vericarne la
validit. Cosa che faremo nel prossimo paragrafo.
4.1. Esercizi.
(1) Risolvere il seguente sistema al bordo
d
2
v (x, )
dx
2

2
v (x, ) = 0 ,
v (0, ) = 0 ,
dv (c, )
dx
= f () .
(2) Risolvere il seguente problema
du(, t)
dt
+
2
u(, t) = u
0
, u(, 0) = 0 .
4. METODO DELLE TRASFORMATE DI FOURIER E LAPLACE 231
(3) Vericare che lEq.(4.3) la corretta soluzione del problema
dato.
(4) Risolvere il seguente problema al bordo
d
2
U (x, s)
dx
2
s
2
U (x, s) = b (1 s) sin

c
x ,
U (0, s) = U (c, s) = 0 .
e confrontare la soluzione con quella dellEsempio (77).
(5) Ottenere la trasformata inversa di Laplace della funzione U (x, s)
dellEsempio (77).
(6) Nel problema dellEsempio (78) fare la sostituzione
u(x, t) = U (x, t) +(x) ,
quindi risolvere il problema col metodo di separazione delle
variabili.
(7) Risolvere lEsempio (73) se f (y) = e
y
.
(8) Risolvere il seguente problema usando la trasformata di Fourier
p.d.e. u
t
= u
xx
, x > 0 , t > 0 ,
c.b. u
x
(0, t) = u
0
t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = 0 , x > 0 .
(9) Risolvere lesercizio 8 usando la trasformata di Laplace.
(10) Calcolare la funzione armonica limitata v (x, y) nella striscia
semi-innita 0 < x < c, y > 0 che soddisfa le seguenti con-
dizioni:
(i) v (0, y) = 0 , (ii) v
y
(x, 0) = 0 , (iii) v
x
(c, y) = f (y) .
(11) Calcolare la funzione armonica limitata v (x, y) nella striscia
semi-innita 0 < y < b, x > 0 che soddisfa le seguenti con-
dizioni:
(i) v
y
(x, 0) = 0 , (ii) v
x
(0, y) = 0 , (iii) v (x, b) = f (x) .
(12) Risolvere il seguente problema
p.d.e. u
t
= u
xx
, x > 0 , t > 0 ,
c.b. u(0, t) = h(t) t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = 0 , x > 0 .
(13) Mostrare che
Z

0
exp (ax)

x
dx =
p
/a , a > 0 .
232 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
(14) Risolvere il seguente problema usando le trasformate di Laplace.
p.d.e. u
tt
= u
xx
+ sin

c
xsin t, 0 < x < c , t > 0 ,
c.b. u(0, t) = 0 , u(c, t) = 0 t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = 0 , u
t
(x, 0) = 0 0 < x < c .
5. Verica delle soluzioni
Nella maggior parte dei problemi che abbiamo risolto in questo
capitolo, abbiamo impiegato il metodo di separazione delle variabili o
il metodo delle trasformate. I passi per arrivare alle soluzioni spesso
numerosi e a volte complicati. Come risultato di ci ci siamo accon-
tentati che le soluzioni trovate soddisfacessero le condizioni al bordo
e che fossero ragionevoli da un punto di vista sico. In questo para-
grafo, discuteremo come vericare, dal punto di vista matematico, le
soluzioni trovate. Per fare ci dobbiamo mostrare che la soluzione
trovata soddisfa identicamente lequazione dierenziale e questo non
banale quando la soluzione espressa in forma di serie o di integrale
improprio. La derivazione di una serie termine a termine o lo scambio
tra derivazione ed integrazione richiedono che certe condizioni siano
soddisfatte.
Diamo adesso un esempio di verica della soluzione.
Esempio 80. dato il problema
p.d.e. u
t
= ku
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
c.b. u(0, t) = u(L, t) = 0 t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) , 0 < x < L ,
dove la funzione f (x) liscia a tratti in (0, L), vericare la soluzione
u(x, t) =

X
n=1
b
n
sin
n
L
x exp

kn
2

2
L
2
t

, (5.1)
ricordando che
b
n
=
2
L
Z
L
0
f (s) sin
n
L
s ds .
Soluzione 80. E facile vericare che le condizioni al bordo sono
soddisfatte. Basta osservare che le b
n
sono limitate (vedi Teorema
2.5.1) cos come lo la funzione exp(kn
2

2
t/L
2
). La condizione
iniziale soddisfatta poich abbiamo assunto che f (x) fosse liscia a
tratti in (0, L) e quindi ammette una rappresentazione seno di Fourier.
Consideriamo adesso la derivata parziale
u
t
(x, t) =
k
2
L
2

X
n=1
n
2
b
n
sin
n
L
x exp

kn
2

2
L
2
t

.
5. VERIFICA DELLE SOLUZIONI 233
Si ha:
|u
t
(x, t)| Mk

X
n=1
n
2
exp

kn
2

2
L
2
t

.
dove M il massimo valore di
2
b
n
/L
2
. Il criterio del rapporto ci
dice che questa serie uniformemente convergente e lo quindi an-
che u
t
(x, t). In modo del tutto simile si dimostra che u
x
e u
xx
sono
denite da serie uniformemente convergenti per tutti i valori delle vari-
abili. Ne segue che la si pu derivare termine a termine e che
u
xx
(x, t) =

2
L
2

X
n=1
n
2
b
n
sin
n
L
x exp

kn
2

2
L
2
t

,
e quindi u
t
= ku
xx
vericato.
Nel prossimo esempio consideriamo una soluzione che espressa in
forma di integrale improprio.
Esempio 81. Dato il problema considerato nellEsempio 6.2.1, e
cio
e.d.p. u
t
= u
xx
, < x < + , t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) , < x < + ,
vericare che la soluzione
u(x, t) =
1
2

t
Z

f (s) exp

(s x)
2
/4t

ds . (5.2)
Soluzione 81. Chiaramente la forma dellEq.(5.2) non delle
migliori per vericare la condizione iniziale. Con riferimento al Para-
grafo 6.2 ricordiamo che la soluzione pu essere scritta, in forma equiv-
alente, come
u(x, t) =
1

Z

0
f (s) cos (s x) exp

2
t

d ds . (5.3)
Questa versione della soluzione ci permette di vedere che u(x, 0) =
lim
t0
+ u(x, t) e, assumendo per ora che si possano scambiare limite
ed integrale, si ottiene
u(x, 0) =
1

Z

0
f (s) cos (s x) d ds . (5.4)
che non altro che la rappresentazione integrale di Fourier della fun-
zione f (x) se questa liscia a tratti e assolutamente integrabile su
(, +) . Nei punti di discontinuit, come noto, la rappresentazione
da il valor medio del salto nel punto.
Poich f (x) assolutamente integrabile, esiste M > 0 tale che
|f (x)| < M , < x < + .
234 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Allora, per t > 0 ed usando la (5.2) si ha
|u(x, t)| <
M
2

t
Z

exp

(s x)
2
/4t

ds
=
M

exp

d = M ,
dove abbiamo operato la sostituzione
=
s x
2

t
. (5.5)
Abbiamo cos mostrato che lintegrale improprio nella (5.2) limitato.
Prima di continuare vogliamo enunciare un teorema simile a quello che
descrive il test di Weierstrass per le serie.
Teorema 25. Sia f (x, s) continua nella regione
R : < x < + , < s < + .
Se una funzione M (s) ha la propriet che
|f (x, s)| M (s) in R
e
Z
+

M (s) ds < + ,
allora lintegrale
F (x) =
Z
+

f (x, s) ds
converge assolutamente e uniformemente nellintervallo < x <
+ .
Proof. Per le ipotesi

Z
+
b
f (x, s) ds

Z
+
b
|f (x, s)| ds
Z
+
b
M (s) ds < ,
qualunque sia x, basta scegliere b sucientemente grande.
Ne segue che lintegrale improprio nellEq.(5.2) converge assoluta-
mente ed uniformemente per t > 0 e per tutti gli x, < x < +.
Quindi, gli integrali che si ottengono dallEq.(5.2) derivando parzial-
mente sotto il segno di integrale per t ed x sono uniformemente con-
vergenti per cui u(x, t) soddisfa lequazione di diusione per t > 0 e
< x < +.
C un altro punto che richiede di essere considerato. Ci aspet-
teremmo che una buona soluzione del problema sia stabile rispetto alle
condizioni iniziali, nel senso che una piccola variazione delle condizioni
iniziali dovrebbe produrre una piccola variazione nella soluzione. E
come dire che u(x, t) dovrebbe esser continuo per t 0. Abbiamo gi
visto che lo per t > 0, dobbiamo allora solo vericare cosa accade in
5. VERIFICA DELLE SOLUZIONI 235
un punto u(x
0
, 0), con < x
0
< +. Operando il cambiamento di
variabile (5.5) si ha
u(x, t) =
1

f

x + 2

exp

d ,
da cui
lim
t0+
u(x
0
, t) = lim
t0+
1

f

x
0
+ 2

exp

d
=
1

lim
t0+
f

x
0
+ 2

exp

d
= f (x
0
)
1

exp

d = f (x
0
) ,
dove abbiamo scambiato le operazioni di limite e integrazione per luni-
forme convergenza dellintegrale.
Lanalisi dellultimo esempio porta alla seguente denizione.
Definizione 10. Un problema al bordo detto ben posto se le
seguenti tre condizioni sono soddisfatte:
(1) Esiste una soluzione del problema.
(2) La soluzione unica.
(3) la soluzione dipende continuamente dai dati (iniziali e dalle con-
dizioni al bordo).
Una discussione sulle condizioni sotto le quali un problema al bordo
ben posto, ci porterebbe molto al di l degli scopi del corso. Vogliamo
solo commentare brevemente le tre condizioni della Denizione (10).
Abbiamo gi visto che una soluzione del problema di Neumann
pu essere trovato solo a meno di una costante additiva. Quindi tale
problema non ben posto perch non ammette unicit di soluzione.
Hadamard
3
ha dato numerosi esempi di problemi nei quali la soluzione
non dipende con continuit dai dati. Per assicurare lesistenza di
soluzioni dei problemi, ricordiamo la seguente denizione.
Definizione 11. Il problema di Cauchy per unequazione dif-
ferenziale alle derivate parziali lineari del secondo ordine
Au
xx
+Bu
xy
+Cu
yy
+Du
x
+Eu
y
+Fu = G , (5.6)
dove i coecienti A, B, . . . , G sono funzioni di x ed y, pu essere enun-
ciato come segue.
Sia R una regione del piano xy nel quale A, B, . . . , G sono continue.
Sia C
0
un arco liscio in R denito dalle equazioni parametriche
x = x(s) , y = y (s) , a < s < b .
3
Jaques Hadamard (1865 - 1963), matematico francese.
236 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Determinare una soluzione u = f (x, y) dellEq.(5.6)che soddis le con-
dizioni
u(x(s) , y (s)) = (s) , e
u(x(s) , y (s))
n
= (s)
in qualche intorno della curva C
0
. Le funzioni x(s), y (s), (s) e
(s) sono chiamate dati iniziali o dati di Cauchy e C
0
detta curva
iniziale.
Detto pi succintamente, un problema di Cauchy il seguente:
Data una curva liscia C
0
nello spazio dove (x, y, u) sono coordinate
cartesiane, esiste una unica soluzione dellEq.(5.6) per la quale u
x
ed
u
y
soddisfano valori prescritti su C
0
? la prima risposta a questo prob-
lema fu data da Cauchy e poi, in modo pi completo da Kovalevski
4
.
Il teorema seguente un caso particolare del pi generale teorema di
Cauchy-Kovalevski.
Teorema 26. Supponiamo che i coecienti A, B, . . . , G dellEq.(5.6)
siano funzioni analitiche in una regione R del piano xy contenente
lorigine ed essendo C (x, y) 6= 0. Siano, inoltre (s) e (s) fun-
zioni analitiche arbitrarie su di un segmento dellasse x. Allora, esiste
un intorno R
0
dellorigine ed ununica funzione analitica u = f (x, y)
soluzione dellEq.(5.6) in R
0
tale che
f (x, 0) = (x) e
f (x, 0)
y
= (s)
sul segmento dellasse x contenuto in R
0
.
Osserviamo che il Teorema (26) un teorema locale, cio lesistenza
ed unicit sono garantiti solo nellintorno di un punto (in questo caso
lorigine). La richiesta che il coeciente C non sia su R implica che
la curva iniziale (in questo caso un tratto di asse x) non sia una curva
caratteristica . Se LEq. (5.6) ellittica in R, questo non un problema,
poich le equazioni ellittiche non hanno caratteristiche reali. Nel caso
di equazioni iperboliche o ellittiche, lunicit della soluzione garantita
solo in un intorno dei punti della curva iniziale per i quali la tangente
non coincide con la direzione di una caratteristica.
Il nostro esempio nale ha a che vedere con la verica della soluzione
di una equazione di Laplace.
4
Sonya Kovalevsky (1850 - 1891), nata in Russia , studi in Germnia ed insegn
in Svezia.
5. VERIFICA DELLE SOLUZIONI 237
Esempio 82. Dato il problema dellEsercizio (66), e cio
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < a , 0 < y < b ,
p.b.
u
x
(0, y) = 0 ,
u
x
(a, y) = 0 ,
)
0 < y < b ,
u(x, b) = 0 ,
u(x, 0) = sin
x
a
_
_
_
0 < x < a ,
vericare la soluzione
u(x, y) =
2
b
(b y) +
4

X
n=1
cos
2n
a
x sinh
2n
a
(b y)
(1 4n
2
) sinh
2nb
a
. (5.7)
Soluzione 82. Per semplicare la notazione poniamo
n
= 2n/a .
Si ha
u
x
(x, t) =
4

X
n=1

n
sin
n
x sinh
n
(b y)
(1 4n
2
) sinh
n
b
. (5.8)
Consideriamo il termine
sinh
n
(b y)
sinh
n
b
(5.9)
che varia tra zero ed uno qualunque sia n. Ricordando la denizione
di seno iperbolico si ha che
sinh
n
(b y) <
1
2
exp [
n
(b y)] ,
mentre, daltra parte
sinh
n
b
1
2
[1 exp(2b)] exp(
n
b) ,
da cui
sinh
n
(b y)
sinh
n
b

exp (
n
y)
1 exp (2b)
.
Allora, per ogni y
0
ssato, 0 < y
0
< b la serie di costanti positive
X
n=1
n
exp(
n
y)
1 exp (2b)
converge (uniformemente) per il criterio del rapporto. Quindi, per il
criterio di Abel (vedi sotto) la serie (5.8) uniformemente convergente
per tutti gli x (0, a) e tutti gli y (0, b). Questo, non solo sta-
bilisce la convergenza della serie che esprime u
x
, ma esprime anche la
convergenza uniforme di u(x, y) nellEq.(5.7) per tutti gli y (0, b).
238 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
Proposzione 1 (Test di Abel).
5
Sia data la serie
P

n
(x) e la
successione di funzioni {
n
(x)}, dove tutte le funzioni sono denite per
x [a, b]. Se
P

n
(x) converge uniformemente per a x b, e per
ogni valore ssato x
0
[a, b], la successione {
n
(x
0
)} reale e monotona
(sia non crescente che non decrescente) ed inoltre |
n
(x)| < M per ogni
n ed ogni x [a, b], allora la serie
P

n
(x)
n
(x) uniformemente
convergente in [a, b] .
In modo simile si pu mostrare che la serie corrispondente a u
xx
converge uniformemente in x per ogni y (0, b). Inoltre u
yy
converge
uniformemente in y per ogni x (0, a) poich anche u
yy
contiene il
termine (5.9). Rimane da esaminare la derivata parziale rispetto ad y.
Si ha
u
x
(x, t) =
2
b
+
4

X
n=1

n
cos
n
x cosh
n
(b y)
(1 4n
2
) sinh
n
b
. (5.10)
Poich si ha
cosh
n
(b y)
sinh
n
b

2 exp (
n
y)
1 exp (2b)
,
usando la stessa argomentazione adoperata sopra, la serie (5.10)
anchessa uniformemente convergente per 0 < x < a, 0 < y < b.
Quindi, la soluzione (5.7) derivabile termine a termine e possiamo
vericare che armonica nel rettangolo aperto (0, a) (0, b).
5.1. Esercizi.
(1) Applicare il criterio del rapporto per mostrare che la serie

X
n=1
n
2
exp

kn
2

2
L
2
t
0

convergente per tutti i t


0
, 0 < t
0
< +.
(2) Mostrare che
sinh
n
(b y) <
1
2
exp [
n
(b y)] .
(3) Vericare che
sinh
n
b
1
2
[1 exp (2b)] exp(
n
b) .
(4) Applicare il criterio del rapporto alla serie
X
n=1
n
exp(
n
y)
1 exp (2b)
5
Niels Abel (1802-1829) matematico norvegese.
5. VERIFICA DELLE SOLUZIONI 239
dove y (0, b) e
n
= 2n/a, per mostrare che la serie
converge.
(5) Usare un argomento simile a quello usato nel testo per mostrare
che la serie che rappresenta u
xx
, nellEsempio (82) converge
uniformemente in x per ogni y ssato.
(6) Vericare che
cosh
n
(b y)
sinh
n
b

2 exp (
n
y)
1 exp (2b)
.
(7) Mostrare che la soluzione data nellEq.(5.7)m rappresenta una
funzione armonica nella regione aperta (0, a) (0, b).
(8) Dato il problema dellEs. 4.2.2 e cio
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , 0 < x < , 0 < y < b ,
P.B. u(0, y) = u(, y) = 0 , 0 < y < b ,
u(x, b) = 0 , u(x, 0) = f (x) 0 < x < ,
vericare la soluzione
u(x, y) =
2

X
n=1
sin nx sinh n(b y)
sinh nb
Z

0
f (s) sin ns ds ,
supponendo che f (x) sia continua e f
0
(x) continua a tratti in
(0, ) e che f (0) = f () = 0.
(9) Dato il problema dellEsempio 4.4.1,
e.d.p. u
t
= ku
xx
, 0 < x < L , t > 0 ,
P.B. u (0, t) = u(L, t) = 0 , t > 0 ,
c.i. u(x, 0) = f (x) 0 < x < L ,
vericare la soluzione
u(x, t) =
2
L
X
n=1
sin
n
L
x exp

kn
2

2
t/k

Z
L
0
f (s) sin
n
L
s ds
e dire sotto quali condizioni il problema ben posto.
(10) Il caso di una corda innita su cui agisce una forza esterna e
soggetta a condizioni iniziali, porta al seguente problema
e.d.p. u
tt
= a
2
u
xx
+(x, t) , < x < + , t > 0 ,
C.I u(x, 0) = f (x) , u
t
(x, 0) = g (x) < x < + .
240 7. PROBLEMI AL BORDO IN COORDINATE CARTESIANE
La soluzione data da
u(x, t) =
1
2
[f (x +at) +f (x at)] +
1
2a
Z
x+at
xat
g () d
+
1
2a
Z
t
0
Z
x+a(t)
xa(t)
() d .
Vericare la soluzione.
(11) Nei punti del piano (x, y) 6= (x
0
, y
0
), la funzione
u(x, y) = log
1
q
(x x
0
)
2
+ (y y
0
)
2
detta soluzione fondamentale dellequazione di Laplace nel
piano. Vericare questa soluzione.
(12) Studiare la convergenza uniforme dellintegrale improprio
Z

0
e
xt
dt , x > 0 .
Mostrare che lintegrale improprio
Z

0
e
t
cos xt dt ,
converge per tutti gli x.
(13) La funzione errore erf (x) denita come segue
erf (x) =
2

Z
x
0
e

2
d .
Provare le seguenti propriet della funzione
(a) erf () = 1
(b) |erf (x)| 1
(c) erf (x) = erf (x)
(d) erf (x) =
2

P
n=0
(1)
2
x
2n+1
(2n + 1) n!
(Sugg: Espandere lintegra-
le della denizione in serie di Mac Laurin)
(14) Dimostrare che se una funzione assolutamente integrabile su
di un intervallo, allora limitata sullo stesso intervallo.
(15) Considerare la funzione
y (x, t) = xe
x
2
t
, t > 0 .
(a) Mostrare che y (x, t) assolutamente integrabile per 0 <
x < +
(b) Mostrare che y (x, t) limitata per 0 < x < +
(c) Tracciare il graco della funzione per t = 1
5. VERIFICA DELLE SOLUZIONI 241
(16) Il seguente problema mal posto dovuto ad Hadamart.
e.d.p. u
xx
+u
yy
= 0 , < x < + , y > 0 ,
P.B. u(x, 0) = 0 , < x < + ,
u
y
(x, 0) =
1
n
sin nx < x < + .
la sua soluzione
u(x, y) =
1
n
2
sinnx sinh ny .
(a) Vericare la soluzione.
(b) Spiegare perch il problema non ben posto.
(17) Considerare il seguente problema
e.d.p. u
t
= u
xx
, < x < + , t > 0 ,
c.i. u(x, 0) =
(
u
0
, |x| < 1 ,
0 , |x| > 1 ,
,
dove u
0
costante.
(a) Mostrare che la soluzione pu essere scritta come
u(x, t) =
u
0

Z
(1x)/2

t
(1+x)/2

t
exp

d
=
u
0
2

erf

1 x
2

+ erf

1 +x
2

.
(b) Vericare la soluzione.
(c) Calcolare u(1, t) .
(d) Determinare se il problema ben posto o meno.
CHAPTER 8
Problemi al bordo in altri sistemi di coordinate
1. Coordinate Polari
Tutte le volte che una regione ha simmetria circolare c usualmente
un vantaggio nellusare le coordinate polari.
Ricordiamo che la relazione tra i due sistemi di coordinate la
seguente:
=
p
x
2
+y
2
,
= arctan
y
x
,
x = cos , 0 < 2 ,
y = sin , 0 < 2 .
Ricordiamo ancora che la funzione arctan ha come immagine

2
,

2

e per ritrovare i punti del piano che sono nel secondo e terzo quadrante
si tratta di vedere i segni rispettivi delle componenti x e y. Dalle ultime
due relazioni, calcolando le derivate parziali si ha
x

= cos ,
y

= sin ,
x

= sin ,
y

= cos .
Se u(x, y) una funzione di classe C
2
della coppia di variabili (x, y),
allora per la regola di derivazione composta si ha
u

=
u
x
x

+
u
y
y

=
u
x
cos +
u
y
sin . (1.1)
e segue che

2
u

2
=

u
x

cos +
u
x

(cos ) +

u
y

sin +
u
y

(sin )
=

u
x

cos +

u
y

sin ,
poich gli altri due termini sono zero. Per calcolare il temine
/ (u/x) osserviamo che lEq.(1.1) non si applica solo alla u(x, y),
ma ad ogni funzione dierenziabile della x e della y. Possiamo, infatti,
243
244 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
scrivere la (1.1) simbolicamente come

=

x
cos +

y
sin .
Conseguentemente
u
x

= u
xx
cos +u
xy
sin ,
e
u
y

= u
yx
cos +u
yy
sin .
Quindi,

2
u

2
= u
xx
cos
2
+ 2u
xy
sin cos +u
yy
s sin
2
,
assumendo che u
xy
= u
yx
, come possiamo fare perch le funzioni sono
due volte dierenziabili con continuit. In modo del tutto simile si
ottiene
1

2
u

2
= u
xx
sin
2
2u
xy
sin cos +u
yy
cos
2

u
x
cos
1

u
y
sin ,
e poich
1

=
1

u
x
cos +
1

u
y
sin ,
si ha

2
u

2
+
1

2
u

2
+
1

=

2
u
x
2
+

2
u
y
2
. (1.2)
Abbiamo cos ottenuto il Laplaciano sia in coordinate cartesiane che
polari. Se u non dipende da (simmetria circolare) il Laplaciano in
coordinate polari assume la forma pi semplice
1

. (1.3)
Osserviamo che le equazioni (1.2) e (1.3) devono essere dimension-
almente corrette. Per esempio se u = [T] e [x] = [y] = L, allora
[u
xx
] = [u
yy
] = T/L
2
. Quindi ogni termine del Laplaciano in coordi-
nate polari deve avere la stessa dimensione. Ricordando che gli angoli
sono espressi in radianti (che sono a-dimensionali) facile vericare la
(1.2).
Esempio 83. Trovare la temperatura di stato stazionario in un disco
metallico di raggio c, se la temperatura sul bordo data dalla funzione
f ().
1. COORDINATE POLARI 245
Soluzione 83. Osserviamo subito che dobbiamo ipotizzare che la
funzione f sia liscia a tratti ed ovviamente periodica di periodo 2. I-
noltre deve essere u(, ) = u(, ) e u

(, ) = u

(, ). Queste
restrizioni sono necessarie se vogliamo che la temperatura sia univoca-
mente determinata. Si ha allora il problema
E.D.P.
1

+
1

2
u

= 0 , 0 < < c , < ,


C.B. u(c, ) = f () , < .
Sembrerebbe che non avessimo sucienti condizioni al bordo per risol-
vere il problema, ma il fatto che la temperatura del corpo debba essere
limitata fornisce ulteriori informazioni al problema. Risolviamo il prob-
lema col metodo della separazione delle variabili, assumendo che
u(, ) = R() () .
Si ha:

d
d

dR
d

+
R

2
d
2

d
2
= 0 .
Dividendo per R/
2
, si ha

R
d
d

dR
d

=
1

d
2

d
2
= n
2
, n = 0, 1, 2, . . . .
Abbiamo scelto la costante uguale a n
2
per assicurarci che e quindi
u(R, ) siano periodiche di periodo 2 in . Scelta, questa, dettata
dalla natura del problema.
Le equazioni
d
2

d
2
+n
2
= 0 , n = 0, 1, 2, . . . ,
hanno soluzioni

n
() = a
n
cos n +b
n
sin n .
lequazione dierenziale della funzione R pu essere scritta nella forma

2
d
2
R
n
d
2
+
dR
n
d
n
2
R
n
= 0 . (1.4)
Cominciamo col risolvere il caso n = 0. Si ha
R
0
() = c
1
log +c
2
.
Se vogliamo che la soluzione rimanga limitata dobbiamo prendere c
1
=
0. Quindi la soluzione corrispondente ad n = 0 una costante che
possiamo sceglier uguale ad uno. Le equazioni (1.4) sono equazioni di
Eulero-Cauchy, le cui soluzioni sono
R
n
() = A
n

n
+B
n

n
, n = 1, 2, . . . ,
246 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
nelle quali dobbiamo scegliere B
n
= 0 se vogliamo che le R
n
(e quindi
u(, ) ) rimangano limitate. Senza perdita di generalit possiamo sup-
porre che A
n
= 1. Si ha allora che le
u
n
(, ) = (a
n
cos n +b
n
sin n)
n
sono funzioni limitate e periodiche, ognuna delle quali soddisfa lequazio-
ne dierenziale data. Per soddisfare la condizione al bordo prendiamo
u(, ) =
1
2
a
0
+
X
(a
n
cos n +b
n
sin n)
n
. (1.5)
Come ormai noto, la condizione al bordo u(c, ) = f () implica che
a
n
=
1
c
n
Z

f (s) cos ns ds , n = 0, 1, 2, . . . ,
b
n
=
1
c
n
Z

f (s) sin ns ds , n = 1, 2, . . . .
(1.6)
Poich la funzione f () deve essere rappresentata in serie di Fourier,
la funzione deve soddisfare le condizioni necessarie per tale rappresen-
tazione.
Vogliamo qui osservare che = 0 un punto singolare regolare
per lEquazione di Eulero-Cauchy (1.4). Ne nasce una domanda na-
turale: qual il valore della soluzione dellEsempio (83) per = 0 ?
DallEq.(1.5) si ha
lim
0
u(, ) =
1
2
a
0
,
ma
1
2
a
0
=
1
2
Z

f (s) ds
che il valor medio della funzione f sul bordo = c. in altre parole, il
valore della funzione armonica al centro del cerchio la media dei suoi
valori sulla circonferenza bordo. Possiamo vedere questo fatto in altro
modo, ottenendo, allo stesso tempo una forma della soluzione pi facile
da usare per la verica della soluzione. Se sostituiamo i coecienti a
n
e b
n
come dati dalla (1.6) nellEq.(1.5), si ha
u(, ) =
1

f (s)
"
1
2
+

X
n=1

n
cos n( s)
#
ds . (1.7)
Poniamo (/c) = r, s = e scriviamo

X
n=1
r
n
cos n =
1
2

X
n=1

re
i

n
+

re
i

=
1
2

1
1 re
i
+
1
1 re
i
2

.
1. COORDINATE POLARI 247
Ricordiamo che le serie convergono poich |r exp(i)| < 1. Con un
po di algebra lultima espressione pu essere scritta nella forma
1
2
2r cos 2r
2
1 2r cos +r
2
cos che
u(, ) =
1
2

(c
2

2
) f (s)
c
2
2c cos ( s) +
2
ds , < c . (1.8)
Questa forma della soluzione chiamata integrale di Poisson. Linte-
grale di Poisson la soluzione del problema di Dirichlet allinterno di
una regione circolare. Sebbene lintegrale di Poisson dia la soluzione
in forma chiusa, ci sono grandi dicolt a risolvere esplicitamente
lintegrale eccetto che in casi molto particolari.
Lo studio delle funzioni armoniche in regioni circolari pu dare al-
tre propriet utili. Cominciamo con una versione del teorema della
divergenza noto come teorema di Green
1
,
ZZ
V

f
g
n
g
f
n

dS =
ZZZ
V

f
2
g g
2
f

dV ,
che vale per funzioni f e g, che sono due volte dierenziabili in una
regione V e sul suo bordo V . Se f armonica in V e g = 1, si ha
ZZ
V
f
n
dS = 0 . (1.9)
Nel piano lequazione si riduce a
Z
C
f
n
dS = 0 . (1.10)
Quindi una condizione necessaria per lesistenza del problema di Neu-
mann
E.D.P.
1

+
1

2
u

= 0 , 0 < < c , < ,


C.B. u

(c, ) = f () , < .
che
Z

f () d = 0 ,
cio, il valor medio della derivata normale sul bordo deve essere nulla.
Se C una circonferenza di raggio r e centro (x
0
, y
0
), allora lEq.(1.10)
pu essere scritta come
Z
C

r
[f (x
0
+r cos , y
0
+r sin )] r d = 0 ,
1
George Green (1793 - 1841), matematico inglese.
248 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
o

r
Z

f (x
0
+r cos , y
0
+r sin) d = 0 .
Ne segue che lintegrale non dipende da r e quindi ha lo stesso valore
qualunque sia r, in particolare per r = 0. In questo caso lintegrale
vale 2f (x
0
, y
0
). Ne segue che
f (x
0
, y
0
) =
1
2
Z

f (x
0
+r cos , y
0
+r sin) d .
Abbiamo cos dimostrato il seguente teorema
Teorema 27. Sia R una regione circolare di raggio r centrata nel
punto (x
0
, y
0
), nella quale la funzione f armonica. Allora f ha la
propriet del valor medio
f (x
0
, y
0
) =
1
2
Z

f (x
0
+r cos , y
0
+r sin ) d . (1.11)
Il teorema pu essere facilmente esteso a dimensioni superiori.
Nel prossimo esempio trattiamo un problema apparentemente tridi-
mensionale
Esempio 84. Risolvere il seguente problema la bordo, usando le
coordinate cilindriche
E.D.P.
2
u = 0 , < < , b < < c , < z < + ,
C.B. u(b, , z) = f () , < < , < z < + ,
u(c, , z) = 0 < < , < z < + .
Soluzione 84. Le condizioni al bordo ci dicono che u indipen-
dente da z, quindi, in realt, questo problema tridimensionale si riduce
ad un problema bidimensionale. Usando la separazione delle variabili,
si ottengono le seguenti equazioni dierenziali e condizioni al bordo
d
2

d
2
+n
2
= 0 , () = () ,
0
() =
0
() , n = 0, 1, 2, . . . ,

2
d
2
R
n
d
2
+
dR
n
d
n
2
R
n
= 0 , R
n
(c) = 0 .
Le soluzioni di questi problemi sono

n
() = A
n
cos n +B
n
sinn ,
e
R
n
() = (/c)
n
+ (c/)
n
, n = 1, 2, . . . .
Il caso n = 0 fornisce la soluzione
R
0
() = log (/c) .
Costruendo la serie soluzione, si ha
u(, ) = A
0
log (/c) +

X
n=1
[(c/)
n
(/c)
n
] (A
n
cos n +B
n
sinn) .
1. COORDINATE POLARI 249
Luso della condizione al bordo non-omogenea fornisce lequazione
u(b, ) = f () = A
0
log (b/c)+

X
n=1
[(c/b)
n
(b/c)
n
] (A
n
cos n +B
n
sinn) .
Questa la rappresentazione di Fourier della funzionef (), quindi, con
la sostituzione
1
2
a
0
= A
0
log (b/c) , a
n
= [(c/b)
n
(b/c)
n
] A
n
, b
n
= [(c/b)
n
(b/c)
n
] B
n
,
si ha come risultato nale
u(, ) =
log (/c)
2 log (b/c)
a
0
+

X
n=1
(c/)
n
(/c)
n
(c/b)
n
(b/b)
n
(a
n
cos n +b
n
sin n) (1.12)
dove a
0
, a
n
, b
n
sono i coecienti di Fourier dello sviluppo di f ().
1.1. Esercizi.
(1) Risolvere lequazione

2
d
2
R
n
d
2
+
dR
n
d
= 0
usando il metodo di riduzione dordine.
(2) Risolvere lequazione di Eulero-Cauchy

2
d
2
R
n
d
2
+
dR
n
d
n
2
R
n
= 0 , n = 1, 2, . . .
(3) Mostrare che
1
1 re
i
+
1
re
i
2 =
2r cos 2r
2
1 2r cos +r
2
.
(4) Mostrare che le soluzioni delle equazioni

2
d
2
R
n
d
2
+
dR
n
d
n
2
R
n
= 0 , R
n
(c) = 0 ,
sono
R
n
() = (/c)
n
+ (c/)
n
, n = 1, 2, . . . .
(5) Trovare la soluzione dellEsempio (83) se f () = u
0
, costante.
Il risultato in accordo con la sica del problema? Spiegare.
(6) Trovare la soluzione dellEsempio (83)
(a) Se
f () =

0 , < < 0
100 , 0 < < .
250 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
(b) Calcolare u(c, 0), u(c, /2), u(c, ), u(c, ) e u(0, 0).
(Sugg.: usare lintegrale di Poisson.)
(7) Modicare lEsempio (84) in modo tale che la supercie esterna
sia isolata e risolvere il problema risultante. Quali restrizioni
vanno messe su f () ?
(8) Trovare la funzione armonica nella regione 1 < < c, 0 < <
, se u = u
0
per = cm e tutti gli altri bordi sono tenuti a
zero.
(9) Trovare la temperatura stazionaria nel quadrante 1 < < c,
0 < < /2, se i bordi = 0 e = /2 sono tenuti a
zero, il bordo = c isolato ed il restante bordo tenuto a
temperatura costante u
0
.
(10) Trovare la temperatura stazionaria nel quadrante 1 < < c,
0 < < /2, se la temperatura dei bordi = 1 e = c
tenuta a zero e f () rispettivamente, mentre gli altri due
bordi sono isolati.
(11) Trovare la temperatura stazionaria nella regione non limitata
> c se u(c, ) = f (), < .
(12) Data una regione ad anello a < < b si ha che le due facce
sono isolate, il bordo interno = a tenuto a temperatura
100

, mentre quella esterna = b tenuta a 0

. Trovare la
distribuzione di temperatura nella regione.
(13) Risolvere il seguente problema
e.d.p.
2
u = 0 , 0 < 2 , 0 < < c ,
c.b. u(c, ) = 100 , 0 < < /4 ,
u(c, ) = 0 , /4 < < 2 .
(14) Trovare la temperatura stazionaria in un settore di 45

del
cerchio unitario se la temperatura dei due segmenti tenuta a
zero, mentre quella della porzione curva del bordo data da
f () .
(15) Data lequazione stazionaria della membrana
d
d

dz
d

= 0 , 1 < <
0
, z (1) = 0 , z (
0
) = z
0
(a) Risolvere lequazione.
(b) interpretare sicamente il problema.
(16) NellEsempio (84) esaminare la soluzione quando b 0. Prova-
re, poi, a risolvere il problema per b = 0 con la separazione
delle variabili.
2. COORDINATE CILINDRICHE; FUNZIONI DI BESSEL 251
(17) Dato il seguente problema
e.d.p.
1

+
1

2
u

= 0 , 0 < < 1 , < ,


c.b.
u(1, ) = 100 ,
u(1, ) = 0 ,
0 < ,
< < 2 ,
mostrare che la soluzione
u(, ) =
100

arctan

1
2
1 +
2
cot ( )

.
(18) La soluzione dellEq.(1.8) per un problema di Dirichlet in-
terno. Mostrare che la soluzione del problema di Dirichlet
esterno :
u(, ) =
1

Z
+

f (s)
"
1
2
+

X
n=1

n
cos n( s)
#
ds , > c ,
=
1
2
Z
+

(
2
c
2
)
c
2
2c cos ( s) +
2
f (s) ds , > c .
(19) NellEsercizio 17 variare la regione da 0 < < 1 a > 1,
lasciando inalterate le altre condizioni. Trovare la soluzione
limitata del problema.
2. Coordinate cilindriche; funzioni di Bessel
Prima di considerare le equazioni donda e di diusione in coor-
dinate polari e cilindriche, necessario avere una maggior conoscenza
delle funzioni di Bessel, che quello che cercheremo di fare in questo
paragrafo.
Ricordiamo come sono denite le coordinate cilindriche in rap-
porto a quelle cartesiane.
_

_
x = cos ,
y = sin ,
z = z .
Lequazione di Laplace in coordinate cilindriche data da

2
u =
1

+
1

2
u

2
+

2
u
z
2
= 0 . (2.1)
Applicando, come al solito, il metodo di separazione delle variabili ed
assumendo quindi
u(, , z) = R() () Z (z) ,
252 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
sostituendo nellequazione si ha
Z

d
d

dR
d

+
RZ

2
d
2

d
2
+R
d
2
Z
dz
2
= 0 ,
e dividendo per RZ/
2
si ha

R
d
d

dR
d

+

2
Z
d
2
Z
dz
2
=
1

d
2

d
2
.
Poich il membro sinistro dellequazione indipendente da , lequazione
pu essere soddisfatta solo se entrambi i membri sono costanti. Ne
segue che

d
2

d
2
= n
2
, n = 0, 1, 2, . . . ,
mentre una seconda separazione delle variabili da
1
R
d
d

dR
d

n
2

2
=
1
Z
d
2
Z
dz
2
=
2
.
Abbiamo immediatamente indicato la prima costante come n
2
perch
ci forza e quindi u ad essere periodica di periodo 2 in . Abbiamo
chiamato la seconda costante genericamente
2
perch in realt non
vogliamo che Z e quindi u sia periodica in z.
Separando le variabili, abbiamo quindi ridotto lequazione di Laplace
nelle seguenti tre equazioni lineari ordinarie
d
2
Z
dz
2

2
Z = 0 , (2.2)
d
2

d
2
+n
2
= 0 , n = 0, 1, 2, . . . , (2.3)
d
2
R
d
2
+
1

dR
d
+

n
2

R = 0 . (2.4)
Le soluzioni delle prime due equazioni sono immediate. Esse sono,
rispettivamente
Z (z) = Ae
z
+Be
z
(2.5)
e
(n) = C cos n +Dsin n . (2.6)
Lequazione (2.4) una equazione di Bessel che ha come soluzioni in-
dipendenti le funzioni J
n
() e Y
n
(). La prima di queste equazioni
chiamata funzione di Bessel del primo tipo di ordine n, la sec-
onda la funzione di Bessel del secondo tipo di ordine n. ne
segue che la soluzione generale dellEq.(2.4) pu essere scritta come
R
n
() = EJ
n
() +FY
n
() . (2.7)
Le soluzioni dellequazione di Laplace in coordinate cilindriche sono
date dal prodotto delle equazioni (2.5), (2.6) e (2.7). Una funzione u che
soddisfa lequazione
2
u = 0 detta funzione armonica, i prodotti di
cui sopra sono anche chiamati armoniche cilindriche. Poich J
n
()
2. COORDINATE CILINDRICHE; FUNZIONI DI BESSEL 253
denita per = 0 mentre Y
n
() non lo , va scelta la costante F
uguale a zero se vogliamo che la soluzione sia limitata nellorigine.
Dovremmo, inoltre, scegliere A = 0 se si richiede che lim
z
|u| esista
e 0.
Consideriamo pi in dettaglio le funzioni J
n
pensate come funzioni
della variabile x, si ha
J
n
(x) =

X
m=0
(1)
m
m! (m+n)!

x
2

2m+n
, n = 0, 1, 2, . . . (2.8)
come stato trovato nel Paragrafo 1.5 . Esamineremo J
0
(x) e J
1
(x)
in dettaglio. dallEq.(2.8) si ha
J
0
(x) = 1
x
2
2
2
+
x
4
2
2
4
2

x
6
2
2
4
2
6
2
+ ,
J
1
(x) =
x
2

x
3
2
2
4
+
x
5
2
2
4
2
6

x
7
2
2
4
2
6
2
8
+ .
Come si vede J
0
una funzione pari, mentre J
1
una funzione dispari.
Non solo, le due funzioni, pur non essendo periodiche, sono oscillanti
con una innit di zeri che distano tra di loro quasi . In realt, la
distanza tra due zeri successivi tende a quando x +. Inoltre,
lampiezza delle oscillazioni decresce al crescere di x.
254 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
Nel risolvere i problemi al bordo, gli zeri delle J
n
(x), cio le radici
di J
n
(x) = 0 sono importanti. Unaltra relazione utile la seguente
d
dx
[x
n
J
n
(x)] = x
n
J
n1
(x) , n = 1, 2, . . . , (2.9)
che pu essere ottenuta dallEq.(2.8). In forma dierenziale lEq.(2.9)
diventa
d [x
n
J
n
(x)] = x
n
J
n1
(x) dx
ed integrando tra 0 e c (c > 0), si ha
x
n
J
n
(x)|
c
0
=
Z
c
0
x
n
J
n1
(x) dx ,
o
Z
c
0
x
n
J
n1
(x) dx = c
n
J
n
(c) .
Per n = 1 questa si riduce a
Z
c
0
xJ
0
(x) dx = cJ
1
(c) , (2.10)
risultato che useremo pi avanti.
2.0.1. Ortogonalit delle funzioni di Bessel. le funzioni di Bessel di
primo tipo soddisfano, sotto certe condizioni, una relazione di ortog-
onalit. Lequazione di Bessel di ordine n pu essere scritta come
x
2
d
2
u
dx
2
+x
du
dx
+

2
x
2
n
2

u = 0 . (2.11)
Una soluzione particolare di questa equazione u = J
n
(x).
In modo analogo, data lequazione
x
2
d
2
v
dx
2
+x
dv
dx
+

2
x
2
n
2

v = 0 (2.12)
si ha che la soluzione v = J
n
(x).
Moltiplicando adesso la (2.11) per v/x e la (2.12) per u/x e sot-
traendo, si ha
vx
d
2
u
dx
2
+v
du
dx
+

2
x
2
n
2

uv
x
ux
d
2
v
dx
2
u
dv
dx

2
x
2
n
2

uv
x
= 0 .
Questa equazione pu essere scritta come

xuv = ux
d
2
v
dx
2
vx
d
2
u
dx
2
+u
dv
dx
v
du
dx
=
d
dx

u
dv
dx
v
du
dx

.
Per c > 0 si ha

Z
c
0
x u v dx =

x

u
dv
dx
v
du
dx

c
0
,
2. COORDINATE CILINDRICHE; FUNZIONI DI BESSEL 255
o, rimpiazzando u e v con i loro valori J
n
(x) e J
n
(x) si ha

Z
c
0
x J
n
(x) J
n
(x) dx = x[J
n
(x) J
0
n
(x) J
n
(x) J
0
n
(x)]|
c
0
,
da cui si ottiene
Z
c
0
x J
n
(x) J
n
(x) dx =
c

2
[J
n
(c) J
0
n
(c) J
n
(c) J
0
n
(c)] .
Ne segue che
Z
c
0
x J
n
(x) J
n
(x) dx = 0 ,
se 6= e
J
n
(c) J
0
n
(c) J
n
(c) J
0
n
(c) = 0 . (2.13)
LEq.(2.13) vale se c e c sono radici diverse di
(1) J
n
(x) = 0, perch in tal caso J
n
(c) = 0 e J
n
(c) = 0 ;
(2) J
0
n
(x) = 0, perch in tal caso J
0
n
(c) = 0 e J
0
n
(c) = 0 ;
(3) hJ
n
(x) +xJ
0
n
(x) = 0, dove h > 0.
Per vedere questa ultima condizione, notare che se c e c sono
radici diverse di hJ
n
(x) +xJ
0
n
(x) = 0, ne segue che
hJ
n
(c) +cJ
0
n
(c) = 0, e hJ
n
(c) +cJ
0
n
(c) = 0 .
Moltiplicando la prima per J
0
n
(c) e la seconda per J
0
n
(c) e sot-
traendo, si ha
h[J
n
(c) J
0
n
(c) J
n
(c) J
0
n
(c)] = 0
o
J
n
(c) J
0
n
(c) J
n
(c) J
0
n
(c) = 0 ,
che identica alla (2.13). Inne, osserviamo che se h = 0 nella con-
dizione 3), questa si riduce alla 2).
Abbiamo quindi mostrato che le funzioni di Bessel J
n
(x) e J
n
(x)
sono ortogonali nellintervallo 0 < x < c con funzione peso x, se 6=
e vale una delle condizioni 1), 2) o 3).
2.1. Serie di Fourier-Bessel. Vogliamo notare che sebbene lequa-
zione dierenziale di Bessel non soddis le condizioni di un sistema di
Sturm-Liouville regolare (vedere il Paragrafo 2.2 ), essa ricade nella
classe speciale dei problemi di tipo singolare discussi nel Paragrafo
2.7 .Abbiamo infatti dimostrato che le autofunzioni di questo prob-
lema singolare di tipo Sturm-Liouville sono ortogonali.
E possibile dimostrare che le autofunzioni normalizzate che costru-
iremo in questo paragrafo formano un insieme completo con funzione
peso w(x) = x rispetto alla classe delle funzioni lisce a tratti nellinterval-
lo (0, c).
Questo signica che possibile rappresentare funzioni lisce a tratti con
serie di Bessel del primo tipo, chiamate serie di Fourier-Bessel.
256 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
Siano c
j
, j = 1, 2, 3, . . . , le radici positive (gli zero) dellequazione
J
n
(c) = 0. Queste radici si possono trovare, per ragioni di calcolo,
tabulate in varie tavole matematiche. Per esempio, se n = 0, allora
approssimativamente c
1
= 2, 405, c
2
= 5, 520, c
3
= 8, 654, etc.
Consideriamo adesso la rappresentazione della funzione f nellinter-
vallo (0, c):
f (x) = A
1
J
n
(
1
x) +A
2
J
n
(
2
x) +A
3
J
n
(
3
x) + (2.14)
Se vogliamo trovare il valore del coeciente A
j
basta moltiplicare
entrambi i membri dellEq.(2.14) per xJ
n
(
j
x) ed integrare rispetto ad
x tra 0 e c. per lortogonalit delle funzioni rispetto alla funzione peso
w(x) = x si ha
A
j
=
Z
c
0
x f (x) J
n
(
j
x) dx
Z
c
0
x J
2
n
(
j
x) dx
, j = 1, 2, 3, . . . . (2.15)
Vogliamo, adesso, calcolare il denominare dellespressione sopra. per
fare questo, torniamo allequazione di Bessel di ordine n
xu
00
+u
0
+

2
j
x
n
2
x

u = 0 .
Una soluzione particolare di questa equazione u = J
n
(
j
x). Molti-
plicando per il fattore integrante 2u
0
x si ottiene
2x
2
u
0
u
00
+ 2 (u
0
)
2
x +

2
j
x
n
2
x

2x u
0
u = 0 ,
o
2x u
0
(x u
00
+u
0
) +

2
j
x
2
n
2

2u u
0
= 0 . (2.16)
Usando il fatto che
d
dx
(x u
0
)
2
= 2x u
0
(x u
00
+u
0
)
e
d
dx
u
2
= 2u u
0
,
possiamo scrivere lequazione dierenziale (2.16) nel seguente modo
d
dx
(x u
0
)
2
+

2
j
x
2
n
2

d
dx
u
2
= 0 .
Integrando tra 0 e c, si ha
c
Z
0
d (x u
0
)
2
+
c
Z
0

2
j
x
2
n
2

u
2

= 0 .
2. COORDINATE CILINDRICHE; FUNZIONI DI BESSEL 257
Integrando per parti il secondo integrale, si ha
(x u
0
)
2

c
0
+ u
2

2
j
x
2
n
2

c
0
2
2
j
c
Z
0
x u
2
dx = 0 .
Ricordando che u = J
n
(
j
x), u
0
=
j
J
0
n
(
j
x) questultima espressione
diventa

2
j
c
2
[J
0
n
(
j
c)]
2
+J
2
n
(
j
c)

2
j
c
2
n
2

+n
2
J
2
n
(0) = 2
2
j
c
Z
0
x J
2
n
(
j
x) dx . (2.17)
Poich J
n
(
j
c) = 0 e J
n
(0) = 0 per n = 1, 2, 3, . . . , lEq.(2.17) si
riduce a:
c
Z
0
x J
2
n
(
j
x) dx =
c
2
2
[J
0
n
(
j
c)]
2
. (2.18)
Ne segue che i coecienti A
j
diventano
A
j
=
2
c
2
[J
0
n
(
j
c)]
2
c
Z
0
x f (x) J
n
(
j
x) dx , j = 1, 2, 3, . . . . (2.19)
Possiamo quindi scrivere lequazione di Fourier-Bessel (2.14) come
f (x) =
2
c
2

X
j=1
J
n
(
j
x)
[J
0
n
(
j
c)]
2
c
Z
0
s f (s) J
n
(
j
s) ds .
Questa uguaglianza nella rappresentazione di f (x) non va presa alla
lettera. Come nel caso della serie di Fourier, questa serie converge al
valor medio dove questa ha una discontinuit a salto ed al valore della
funzione nei punti di discontinuit.
Lequazione (2.18) esprime il quadrato della norma delle autofun-
zioni J
n
(
j
x). Quindi, per la norma della funzione si ha
kJ
n
(
j
x)k =
c

2
J
0
n
(
j
c) .
Linsieme
(

2
c
J
n
(
1
x)
J
0
n
(
1
c)
,

2
c
J
n
(
2
x)
J
0
n
(
2
c)
,

2
c
J
n
(
3
x)
J
0
n
(
3
c)
, . . .
)
un insieme ortonormale nellintervallo (0, c) con funzione peso w(x) =
x, nel caso in cui i
j
siano tali che J
n
(
j
c) = 0.
nel caso che i
j
siano tali che hJ
n
(
j
c)+
j
cJ
0
n
(
j
c) = 0, risolvendo
per J
0
n
(
j
c) si ha
J
0
n
(
j
c) =
h

j
c
J
n
(
j
c) . (2.20)
258 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
Sostituendo questo valore nella (2.19) si ottiene la seguente formula per
i coecienti della serie di Fourier-Bessel:
A
j
=
2
2
j
2

2
j
c
2
n +h
2

J
2
n
(
j
c)
c
Z
0
x f (x) J
n
(
j
x) dx , j = 1, 2, . . . . (2.21)
La formula (2.21) non valida per j = 1 nel caso in cui h = 0 e n = 0.
In questo caso lEq.(2.20) diventa
J
0
0
(
j
c) = 0 ,
si ha, cio, che
j
c uno zero della funzione J
0
0
(x). il primo zero di
J
0
0
(x) si ha per x = 0; per cui
1
= 0. Daltra parte J
0
(0) = 1 ed il
coeciente dellintegrale (2.21) pu essere calcolato usando la regola
dellHospital. Quindi
A
1
=
2
c
2
Z
c
0
x f (x) dx . (2.22)
Riassumiamo i vari casi nella seguente lista. Possiamo vedere dalla lista
che la denizione dei
j
una parte importante nella rappresentazione
in serie di Fourier-Bessel di una funzione f (x) .
Serie di Fourier Bessel: f (x) =
X
j=1
A
j
J
n
(
j
x)
a) Valori di
j
che interessano:
J
n
(
j
c) = 0 , n = 0, 1, 2, . . .
Coecienti relativi:
A
j
=
2
c
2
[J
0
n
(
j
c)]
2
c
Z
0
x f (x) J
n
(
j
x) dx , j = 1, 2, 3, . . . .
b) Valori di
j
che interessano:
h J
n
(
j
c) +
j
cJ
0
n
(
j
c) = 0 , h 0 , j = 1, 2, 3, . . . .
Coecienti relativi:
A
j
=
2
2
j
2

2
j
c
2
n +h
2

J
2
n
(
j
c)
c
Z
0
xf (x) J
n
(
j
x) dx , j = 1, 2, 3, . . . .
c) Valori di
j
che interessano:
J
0
0
(
j
c) = 0 ,
2. COORDINATE CILINDRICHE; FUNZIONI DI BESSEL 259
Coecienti relativi:
A
1
=
2
c
2
Z
c
0
x f (x) dx
A
j
=
2
2
j
2
c
2
J
2
0
(
j
c)
c
Z
0
x f (x) J
0
(
j
x) dx , j = 2, 3, 4, . . . .
Esempio 85. Calcolare
Z
1
0
x
3
J
0
(x) dx .
Soluzione 85. Usiamo lintegrazione per parti ponendo u = x
2
e
v
0
= xJ
0
(x). Dopo aver ricordato la (2.10), si ha
Z
1
0
x
3
J
0
(x) dx = x
3
J
1
(x)

1
0
2
Z
1
0
x
2
J
1
(x) dx .
Applicando la (2.9), si ottiene
Z
x
2
J
1
(x) dx = x
2
J
2
(x) .
Ne consegue che
Z
1
0
x
3
J
0
(x) dx = x
3
J
1
(x) 2x
2
J
2
(x)

1
0
= J
1
(1) 2J
2
(1) .
Inoltre, poich (vedi Esercizi)
J
0
n
(x) +
n
x
J
n
(x) = J
n1
(x) ,
e
J
0
n
(x)
n
x
J
n
(x) = J
n+1
(x) ,
sottraendo questultima equazione dalla precedente si ha
2n
x
J
n
(x) = J
n1
(x) +J
n+1
(x) . (2.23)
Lequazione (2.23), ponendo n = 2 e x = 1 da come risultato
J
2
(1) = 2J
1
(1) J
0
(1)
da cui segue che
Z
1
0
x
3
J
0
(x) dx = 2J
0
(1) 3J
1
(1) = 0, 210 .
Esempio 86. Scrivere la serie di Fourier-Bessel della funzione
f (x) = 1 in termini di J
0
(
j
x) nellintervallo [0, 1], dove i
j
sono tali
che J
0
(
j
) = 0, j = 1, 2, . . . .
260 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
Soluzione 86. DallEq.(2.19) prendendo n = 0 e c = 1, si ha
A
j
=
2
J
2
1
(
j
)
Z
1
0
xJ
0
(
j
x) dx , j = 1, 2, . . . ,
e ponendo s =
j
x, usando lEq.(2.10) si ha
A
j
=
2
[
j
J
1
(
j
)]
2
Z

j
0
sJ
0
(s) ds =
2
J
1
(
j
)
.
Ne segue che
f (x) = 1 2

X
j=1
J
0
(
j
x)

j
J
1
(
j
)
. (2.24)
2.2. Funzioni di Bessel di secondo tipo. Concludiamo il para-
grafo con un breve escursus sulle funzioni di Bessel di secondo tipo di or-
dine n. E la seconda soluzione linearmente indipendente dellequazione
dierenziale di Bessel, che pu essere ottenuta dalla prima col metodo
di riduzione dordine. Omettiamo i dettagli dei conti ed esaminiamo in
dettaglio solo la funzione Y
0
(x).
Nel graco sono riportati i graci delle funzioni Y
j
(x), j = 0, 1, 2, 3, 4
nellintervallo (0, 10]. La funzione Y
0
(x) data da
Y
0
(x) =
2

h
J
0
(x)

log
x
2
+
i
+
2

x
2
4

3x
4
128
+
11x
6
13824
+

(2.25)
2. COORDINATE CILINDRICHE; FUNZIONI DI BESSEL 261
dove il termine chiamata costante di Eulero. E un numero ir-
razionale denito da
= lim
n

n
X
k=1
1
k
log n
!
= 0, 577215 .
Ci che importante notare che tutte le funzioni di Bessel di secondo
tipo contengono il termine log (x/2). Ne segue che lim
x0
Y
n
(x) =
. Poich noi cerchiamo soluzioni limitate dei problemi che aronti-
amo, non useremo mai le funzioni di Bessel del secondo tipo. Vogliamo
solo ricordare, tuttavia, che queste ultime sono utili nella risoluzione
di problemi che coinvolgono onde elettromagnetiche in cavi coassiali.
2.3. Esercizi.
(1) Ottenere lequazione (2.1) dallequazione (1.2).
(2) Usare il test del rapporto per mostrare che la serie (2.8) che
rappresenta la funzione di Bessel di primo tipo di ordine n
converge per tutti gli x.
(3) Usare lequazione (2.8) per dimostrare le seguenti propriet
(a) J
0
0
(0) = 0
(b) J
1
(0) = 0
(c) J
1
(x) = J
1
(x)
(d) J
0
0
(x) = J
1
(x)
(e) xJ
0
n
(x) = nJ
n
(x) +xJ
n1
(x) , n = 1, 2, . . .
(f)
d
dx
[x
n
J
n
(x)] = x
n
J
n1
(x) , n = 1, 2, . . .
(4) Vericare che x = 0 un punto singolare regolare dellequazione
dierenziale di Bessel (2.11)
(5) Ottenere lequazione (2.23)
(6) trovare la soluzione generale di ognuna delle seguenti equazioni
dierenziali
(a)
d
dx

x
dy
dx

+xy = 0
(b) 4xy
00
+ 4y
0
+y = 0
(c)
d
2
y
dx
2
+ye
x
= 0
(7) Supponendo che J
0
(
j
) = 0, provare che
(a)
R
1
0
J
1
(
j
s) ds = 1/
j
(b)
R

j
0
J
1
(s) ds = 1
(c)
R

0
J
1
(
j
s) ds = 0
(8) Provare che
262 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
(a)
R
x
0
J
0
(s) J
1
(s) ds =
1
2
[J
0
(x)]
2
(b)
R
x
0
s
2
J
0
(s) J
1
(s) ds =
1
2
x
2
[J
1
(x)]
2
(9) Sviluppare ognuna delle seguenti funzioni in serie di Fourier-
Bessel rispetto alle J
0
(
j
x) nellintervallo (0, c), do J
0
(
j
c) =
0. (Nota: i coecienti sono dati dallEq.(2.19), ma non
necessario calcolare gli integrali.)
(a) f (x) = 1
(b) f (x) = x
2
(Nota: usare la seguente formula di riduzione:
Z
x
0
s
n
J
0
(s) ds = x
n
J
1
(x) + (n 1) x
n1
J
0
(x)
(n 1)
2
Z
x
0
s
n2
J
0
(s) ds , n = 2, 3, . . .
(c) f (x) =

0 , 0 < x < 1
1/x , 1 x 2
(10) Scrivere la rappresentazione in serie di Fourier-Bessel per og-
nuna delle seguenti funzioni:
(a) f (x) = x, x (1, 1) in termini di J
1
(
j
x) dove i
j
sono le radici positive dellequazione J
1
() = 0.
(b) f (x) = x
3
, x [0, 1) in termini di J
1
(
j
x) dove i
j
sono
le radici positive dellequazione J
1
() = 0.
(11) Mostrare che ognuna delle seguenti unequazione di Bessel
(a)
dy
dx
+ ay
2
+
1
x
y +
1
a
= 0 (Questa unaequazione di Ric-
cati, ma la sostituzione y =
1
az
dz
dx
la trasforma in una
equazione di Bessel).
(b) r
2
d
2
R
dr
2
+2r
dR
dr
+

2
r
2
n(n + 1)

R = 0 (Questa equazio-
ne si ottiene quando l equazione di Helmholtz
2
in coor-
dinate sferiche risolto per separazione delle variabili.
Operare la sostituzione R(r) = Z (r) / (r)
1/2
che la
trasforma in una equazione di Bessel di ordine n + 1/2 )
(c)
d
2
y
dx
2
+
1
x
dy
dx
+
n
k
y = 0 (Questa una equazione di Fourier,
ma la sostituzione x
p
n/k = z la trasforma in una equazio-
ne di Bessel).
2
Hermann Von Helmholtz (1821 - 1894) chirurgo militare tedesco che pass alla
matematica nel 1871)
2. COORDINATE CILINDRICHE; FUNZIONI DI BESSEL 263
(12) Nellequazione dierenziale di Bessel di ordine 1/2, operare la
sostituzione y = u/

x per ottenere
d
2
u
dx
2
+u = 0 .
Risolvere questa equazione per ottenere
y = c
1
sinx

x
+c
2
cos x

x
.
(13) Dimostrare che:
(a)
J
1/2
(x) =
p
2/xsinx .
(b)
J
1/2
(x) =
p
2/xcos x .
(14) Calcolare
Z
x
0
s
n
J
n1
(s) ds
(Sugg:. Usare lesercizio 3f) ).
(15) Dimostrare che
d
dx

x
n
J
n
(x)

= x
n
J
n+1
(x) .
(16) Lequazione
y
00
+
1
x
y
0
y = 0
chiamata equazione di Bessel modicata di ordine zero.
(a) Mostrare che la soluzione
J
0
(ix) = 1 +
x
2
2
2
+
x
4
2
2
4
2
+
x
6
2
2
4
2
6
2
+
A volte si scrive I
0
(x) = J
0
(ix) dove la I
0
(x) chiamata
funzione di Bessel modicata del primo tipo di ordine zero.
(b) Trovare lintervallo di convergenza di I
0
(x) .
(17) Dimostrare che Y
0
0
(x) = Y
1
(x) .
(18) Dividendo per x lequazione di Bessel (2.11), mostrare che ha
la forma di una equazione di Sturm-Liouville.
(19) Mostrare che
J
n2
(x) =
2 (n 1)
x
J
n1
(x) J
n
(x) n = 2, 3,
264 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
(20) Considerare la serie
2
X
j=1
[
j
J
1
(
j
)]
1
ottenuta dalla (2.24) per x = 0
(a) Mostrare che questa una serie a segni alterni.
(b) Usando il criterio di Liebnitz dimostrare che la serie con-
verge.
3. Coordinate sferiche; polinomi di Legendre
Coordinate sferiche (r, , ) sono correlate a quelle cartesiane dalla
relazione
x = r sin cos ,
y = r sin sin ,
z = r cos ,
con r 0, 0 < 2, 0 .
Potremmo trovare lespressione del Laplaciano in coordinate sferiche
partendo da quello in coordinate cartesiane ed usando le relazioni prece-
denti.
Preferiamo per farlo partendo dal Laplaciano in coordinate cilin-
driche

2
u =
1

+
1

2
u

2
+

2
u
z
2
= 0 . (3.1)
Se si ssa la coordinata allora u funzione di e z. Ricordando
che
z = r cos , = r sin ,
si ha che
u

=
u
r
r

+
u

=

r
u
r
+
z
r
2
u

. (3.2)
Per trovare r/ e / abbiamo usato le relazioni z
2
+
2
= r
2
e
/z = tan . Ne segue che

2
u

2
=

r
u
r
+
z
r
2
u

,
e ricordando da (3.2) che

=

r

r
+

z
r
2
3. COORDINATE SFERICHE; POLINOMI DI LEGENDRE 265
si ha

2
u

2
=
u
r
r

r
+
1
r
u
r
+u
r

1
r

+
u

z
r
2
+u

1
r
2

=

r

2
u
r
2

r
+

2
u
r
z
r
2

+
1
r
u
r
+u
r

1
r
2

+
z
r
2


2
u
r

r
+

2
u

2
z
r
2

+u

2
r
3

=

2
r
2

2
u
r
2
+
2
r
3

2
u
r
+
1
r
u
r


2
r
3
u
r
+
z
4
r
4

2
u

2

2z
r
4
u

.
In modo del tutto analogo calcoliamo
2
u/z
2
. Si ha
u
z
=
u
r
r
z
+
u


z
=
z
r
u
r


r
2
u

2
u
z
2
=

z

z
r
u
r


r
2
u

=
1
r
u
r
+z
u
r

1
r
2

z
r
+
z
r

z
r

2
u
r
2


r
2

2
u
r

2
r
3

z
r


r
2

z
r

2
u
r

r
2


2
u

=
1
r
u
r

z
2
r
3
u
r
+
z
2
r
2

2
u
r
2

2z
r
3

2
u
r
+
2z
r
4
u

+

2
r
4

2
u

2
.
Ne segue che
u
zz
+u

=
u
r

r
2
z
2
+r
2

2
r
3

+

2
u
r
2

z
2
+
2
r
2

+

2
u

z
2
+r
2
r
4

=
1
r
u
r
+

2
u
r
2
+
1
r
2

2
u

2
.
Finalmente, aggiungendo lequivalente dei termini
1

u
r
e
1

2
u

2
,
si ha

2
u =

2
u
r
2
+
2
r
u
r
+
1
r
2
sin
2


2
u

2
+
1
r
2

2
u

2
+
cot
r
2
u

, (3.3)
che il Laplaciano in coordinate sferiche.
266 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
3.1. Soluzione di
2
u = 0 in coordinate sferiche. Lequazione
di Laplace in coordinate sferiche

2
u =

2
u
r
2
+
2
r
u
r
+
1
r
2
sin
2


2
u

2
+
1
r
2

2
u

2
+
cot
r
2
u

= 0 .
Una forma equivalente la seguente
1
r
2

r
2
u
r

+
1
r
2
sin

sin
u

+
1
r
2
sin
2


2
u

2
= 0 . (3.4)
Cerchiamo, come al solito, la soluzione per separazione delle variabili,
u(r, , ) = R(r) () ()
che sostituiamo nella (3.4). Si ottiene
1
r
2
d
dr

r
2

dR
dr

+
1
r
2
sin
d
d

Rsin
d
d

+
1
r
2
sin
2

R
d
2

d
2
= 0 .
Dividendo, adesso, per R/r
2
sin
2
si ha
sin
2

R
d
dr

r
2
dR
dr

+
sin

d
d

sin
d
d

=
1

d
2

d
2
.
Poich il membro sinistro dellequazione non dipende da , si ottiene

d
2

d
2
= m
2
, m = 0, 1, 2, . . . , (3.5)
dove, come sempre, la prima costante di separazione m scelta es-
sere un intero non-negativo in modo che la funzione sia periodica di
periodo 2 in .
Separando ancora le variabili, si ha
1
R
d
dr

r
2
dR
dr

1
sin
d
d

sin
d
d

m
2
sin
2

= ,
dove non si conosce quale valore debba avere la costante di separazione
. Abbiamo quindi ridotto lequazione di Laplace nelle tre equazioni
dierenziali ordinarie lineari omogenee del secondo ordine
d
2

d
2
+m
2
= 0 , (3.6)
1
sin
d
d

sin
d
d


m
2
sin
2

= 0 , (3.7)
d
dr

r
2
dR
dr

R = 0 . (3.8)
Da notare che mentre la prima e terza equazione contengono una
sola delle costanti di separazione, la seconda le contiene entrambe.
3. COORDINATE SFERICHE; POLINOMI DI LEGENDRE 267
Il prodotto delle soluzioni di queste tre equazioni sono anche chia-
mate armoniche sferiche. LEq.(3.6) a coecienti costanti e la
sua soluzione generale

m
() = A
m
cos m +B
m
sinm , m = 0, 1, 2, . . . (3.9)
dove, come al solito, A
m
e B
m
sono costanti arbitrarie che vanno deter-
minate dalle condizioni al bordo. LEq.(3.8) pu essere riscritta nella
forma
r
2
d
2
R
dr
2
+ 2r
dR
dr
R = 0 .
Questa una equazione di Eulero-Cauchy che pu essere risolta po-
nendo R(r) = r
k
. In tal caso si ha
r
2
k (k 1) r
k2
+ 2rkr
k1
r
k
= 0
o,

k
2
+k

r
k
= 0 .
Quindi R(r) = r
k
una soluzione se k
2
+k = 0.
Se scegliamo k = n, allora = n(n + 1) e ancora, se si prende
k = (n + 1) ancora una volta si ha = n(n + 1). Ne segue che
scegliendo = n(n + 1) lEq.(3.8) ammette due soluzioni linearmente
indipendenti r
n
e r
(n+1)
, quindi la soluzione generale pu essere scritta
nella forma
R
n
(r) = C
n
r
n
+D
n
r
(n+1)
. (3.10)
per risolvere la (3.7) operiamo la seguente sostituzione:
x = cos , () = y (x) ,
d
d
=
dx
d
d
dx
= sin
d
dx
.
Quindi,
d
d

sin
d
d

= sin
d
dx

sin
dx
d
d
dx

= sin
d
dx

sin
2

dy
dx

=

1 x
2
d
dx

1 x
2

dy
dx

.
Con queste sostituzioni la (3.7) diventa
d
dx

1 x
2

dy
dx

n(n + 1)
m
2
1 x
2

y = 0
o, in forma equivalente

1 x
2

d
2
y
dx
2
2x
dy
dx
+

n(n + 1)
m
2
1 x
2

y = 0 (3.11)
268 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
Lequazione (3.11) chiamata equazione dierenziale di Legendre
di ordine m. La sua soluzione generale, che si pu trovare con il
metodo di soluzione per serie,
y
n,m
(x) = c
n,m
P
m
n
(x) +d
n,m
Q
m
n
(x) ,
dove P
m
n
(x) e Q
m
n
(x) sono chiamate funzioni di Legendre del primo
e secondo tipo, rispettivamente.
Esse dipendono, come si vede, da m e da n oltre che dalla variabile x,
mentre i coecienti c
n,m
e d
n,m
dipendono sia da m che da n.
Se m = 0 lequazione (3.11) diventa

1 x
2

d
2
y
dx
2
2x
dy
dx
+n(n + 1) y = 0 , (3.12)
ed nota come equazione dierenziale di Legendre.
Una soluzione particolare di questa equazione y = P
n
(x), il polinomio
di Legendre di grado n, n = 0, 1, 2, . . .. Da notare che n deve essere non-
negativo se si vuole che le soluzioni dellequazione (3.12) siano limitate
su 1 x 1. Una seconda soluzione linearmente indipendente
Q
n
(x) che ha una singolarit nei punti x = 1 e pu essere usata solo
se x 6= 1 cio 6= 0, 6= .
Quando u indipendente da si ha che m = 0 (controllare con
lEq.(3.9) ). In questo caso lequazione di Laplace in coordinate sferiche
(3.4) si riduce allequazione
1
r
2

r
2
u
r

+
1
r
2
sin

sin
u

= 0 ,
le cui soluzioni sono prodotti di
R
n
(r) = C
n
r
n
+D
n
r
(n+1)
e

n
() = E
n
P
n
(cos ) +F
n
Q
n
(cos ) , n = 0, 1, 2, . . . .
Voglio osservare che abbiamo fatto diverse semplicazioni per poter
risolvere lequazione di Laplace in coordinate sferiche. Questo non
stato fatto solo per semplicare gli aspetti matematici del problema.
Vedremo nei paragra successivi che le modellizazioni di molte appli-
cazioni portano al nostro approccio semplicato. Va comunque notato
che la natura delle costanti di separazione m e dipende dalle con-
dizioni al bordo del singolo problema.
3.1.1. Polinomi di Legendre. Nel Paragrafo 1.5.3 abbiamo risolto
lequazione dierenziale di Legendre ottenendo i polinomi di Le-
gendre P
n
(x). Ricordiamo qui i primi polinomi,
P
0
(x) = 1 , P
1
(x) = x , P
2
(x) =
1
2

3x
2
1

,
P
3
(x) =
1
2

5x
3
3x

, P
4
(x) =
1
8

35x
4
30x
2
+ 3

.
3. COORDINATE SFERICHE; POLINOMI DI LEGENDRE 269
ed alcune loro propriet:
(a) P
2n+1
(0) = 0
(b) P
n
(1) = 1
(c) P
n
(1) = (1)
n
(d) P
0
n+1
(x) xP
0
n
(x) = (n + 1) P
n
(x) , n = 1, 2, . . .
(e) xP
0
n
(x) P
0
n1
(x) = nP
n
(x) , n = 1, 2, . . .
(f) P
0
n+1
(x) P
0
n1
(x) = (2n + 1) P
n
(x) , n = 1, 2, . . . .
(3.13)
Notiamo che la propriet (f) la somma delle propriet (d) e (e).
Possiamo dimostrare la propriet (d) dalla denizione di polinomi di
Legendre
P
n
(x) =
1
2
n
N
X
k=0
(1)
k
(2n 2k)!
k! (n 2k)! (n k)!
x
n2k
, (3.14)
dove N = n/2 se n pari e N = (n 1) /2 se n dispari. Si ha
P
n+1
(x) =
1
2
n+1
N
X
k=0
(1)
k
(2n 2k + 2)!
k! (n 2k + 1)! (n k + 1)!
x
n2k+1
P
0
n+1
(x) =
1
2
n+1
N
X
k=0
(1)
k
(2n 2k + 2)! (n 2k + 1)
k! (n 2k + 1)! (n k + 1)!
x
n2k
P
0
n
(x) =
1
2
n
N
X
k=0
(1)
k
(2n 2k)! (n 2k)
k! (n 2k)! (n k)!
x
n2k1
xP
0
n
(x) =
1
2
n
N
X
k=0
(1)
k
(2n 2k)! (n 2k)
k! (n 2k)! (n k)!
x
n2k
P
0
n+1
(x) xP
0
n
(x) =
1
2
n+1
N
X
k=0
(1)
k
(2n 2k + 2)! (n 2k + 1)
k! (n 2k + 1)! (n k + 1)!
x
n2k

1
2
n
N
X
k=0
(1)
k
(2n 2k)! (n 2k)
k! (n 2k)! (n k)!
x
n2k
P
0
n+1
(x) xP
0
n
(x) = (2n 2k + 1 n + 2k)
1
2
n
N
X
k=0
(1)
k
(2n 2k)!
k! (n 2k)! (n k)!
x
n2k
v
= (n + 1) P
n
(x) .
La propriet (e) segue in maniera analoga.
270 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
Ortogonalit dei Polinomi di Legendre. Vogliamo adesso mostrare
sotto quali condizioni i polinomi di Legendre sono ortogonali. La pro-
priet di ortogonalit essenziale, come noto, nella soluzione dei prob-
lemi al bordo.
Cominciamo dal fatto che i polinomi di Legendre soddisfano lequa-
zione dierenziale di Legendre
d
dx

1 x
2

P
0
n
(x)

+n(n + 1) P
n
(x) = 0 , n = 0, 1, 2, . . . .
moltiplicando questa equazione per P
m
(x) ed integrando tra 1 ed 1,
si ha
Z
1
1
P
m
(x)
d
dx

1 x
2

P
0
n
(x)

dx +n(n + 1)
Z
1
1
P
m
(x) P
n
(x) dx = 0
(3.15)
Integrando per parti il primo integrale, si ha
Z
1
1
P
m
(x)
d
dx

1 x
2

P
0
n
(x)

dx
= P
m
(x) P
0
n
(x)

1 x
2

1
1

Z
1
1

1 x
2

P
0
n
(x) P
0
m
(x) dx .
Il primo termine nullo per la presenza del termine (1 x
2
). Quindi
lEq.(3.15) diventa

Z
1
1

1 x
2

P
0
n
(x) P
0
m
(x) dx +n(n + 1)
Z
1
1
P
m
(x) P
n
(x) dx = 0 .
Poich entrambi m ed n sono interi positivi, scambiandoli tra loro si
ha

Z
1
1

1 x
2

P
0
m
(x) P
0
n
(x) dx +m(m+ 1)
Z
1
1
P
n
(x) P
m
(x) dx = 0 .
Sottraendo le due equazioni tra di loro si ottiene
(n m) (n +m+ 1)
Z
1
1
P
n
(x) P
m
(x) dx = 0 .
Supponiamo che n 6= m. Allora nm 6= 0 da cui segue che n+m+1 6= 0,
ne segue che
Z
1
1
P
n
(x) P
m
(x) dx = 0 , n 6= m . (3.16)
Questo mostra che linsieme
{P
0
(x) , P
1
(x) , P
2
(x) , . . .}
un insieme ortogonale su [1, 1] con funzione peso w(x) = 1.
3. COORDINATE SFERICHE; POLINOMI DI LEGENDRE 271
Nelle applicazioni i polinomi di Legendre sono spesso espressi in
termini dellangolo . Sia x = cos , dx = sin d e cambiamo i
limiti di integrazione di conseguenza. Allora lEq.(3.16) diventa
Z
0

P
m
(cos ) P
n
(cos ) (sin) d = 0 , m 6= n ,
oppure,
Z

0
sin P
m
(cos ) P
n
(cos ) d = 0 , m 6= n .
Quindi, linsieme
{P
0
(cos ) , P
1
(cos ) , P
2
(cos ) , . . .}
un insieme ortogonale nellintervallo 0 con funzione peso
w() = sin. Se nellEq.(3.16) sostituiamo n con 2n ed m con 2m,
allora
Z
1
1
P
2m
(x) P
2n
(x) dx = 2
Z
1
0
P
2m
(x) P
2n
(x) dx = 0 , n 6= m .
In altre parole, i polinomi di Legendre di grado pari sono ortogonali
nellintervallo 0 x 1 con funzione peso uno. In modo simile i
polinomi di grado dispari sono ortogonali nellintervallo 0 x 1 con
272 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
funzione peso uno.
Polinomi di Legendre
3.2. Serie di Legendre. La propriet di ortogonalit dei poli-
nomi di Legendre rendono possibile rappresentare certe funzioni in se-
rie di Legendre, come serie, cio, dei polinomi di Legendre. Questa
rappresentazione possibile perch lequazione dierenziale di Legendre
(3.12) insieme ad appropriate condizioni al bordo, costituiscono un
problema regolare di Sturm-Liouville. Inoltre, si pu mostrare che i
polinomi di Legendre normalizzati formano un insieme ortonormale
completo rispetto a funzioni lisce a tratti su (1, 1). Per una funzione
di questo tipo possiamo scrivere
f (x) = A
0
P
0
(x) +A
1
P
1
(x) +A
2
P
2
(x) +A
3
P
3
(x) + .
3. COORDINATE SFERICHE; POLINOMI DI LEGENDRE 273
Per trovare A
2
, per esempio, moltiplichiamo per P
2
(x) ed integriamo
nellintervallo [1, 1]. Si ha
Z
1
1
f (x) P
2
(x) dx = A
0
Z
1
1
P
0
(x) P
2
(x) dx
+A
1
Z
1
1
P
1
(x) P
2
(x) dx
+A
2
Z
1
1
P
2
(x) P
2
(x) dx
+A
3
Z
1
1
P
3
(x) P
2
(x) dx +
A causa della propriet di ortogonalit delle P
n
(x), ogni integrale a
destra zero eccetto il terzo. Quindi
Z
1
1
f (x) P
2
(x) dx = A
2
Z
1
1
[P
2
(x)]
2
dx ,
dal quale si ottiene
A
2
=
R
1
1
f (x) P
2
(x) dx
R
1
1
[P
2
(x)]
2
dx
.
Ogni coeciente A
n
pu essere trovato nello stesso modo, cos in gen-
erale si ha
A
n
=
R
1
1
f (x) P
n
(x) dx
R
1
1
[P
n
(x)]
2
dx
. (3.17)
Rimane il problema di sapere quanto vale il denominatore della (3.17).
Diamo il risultato, senza entrare nei particolari dei calcoli. Si ha
Z
1
1
[P
n
(x)]
2
dx =
2
2n + 1
, (3.18)
da cui segue che linsieme
(
P
0
(x)

2
,
P
1
(x)
p
2/3
,
P
2
(x)
p
2/5
,
)
ortonormale nellintervallo [1, 1] con funzione peso uno. Ne risulta
che
A
n
=
2n + 1
2
Z
1
1
f (x) P
n
(x) dx , n = 0, 1, 2, . . . . (3.19)
le serie di Legendre hanno qualcosa in comune con le serie di Fourier. Se
una funzione denita solo nellintervallo (0, 1), pu essere rappresen-
tata, per esempio, da una serie di polinomi di Legendre pari estendendo
la funzione in modo pari, o Legendre dispari estendendo la funzione in
modo dispari.
274 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
Esempio 87. Data la funzione
f (x) = 2 (1 x) , 0 < x < 1 ,
trovare i primi due termini delle rappresentazioni in serie di Legendre
(a) usando i polinomi di grado pari, (b) polinomi di grado dispari.
Soluzione 87. Nel caso (a) operiamo una estensione pari della
funzione, ottenendo cos
A
2n
= (4n + 1)
Z
1
0
f (x) P
2n
(x) dx , n = 0, 1, 2, . . . (3.20)
Si ha
A
0
= 2
Z
1
0
(1 x) dx = 1 ,
A
2
= 5
Z
1
0
(1 x)

3x
2
1

dx =
5
4
;
da cui
f (x) = P
0
(x)
5
4
P
2
(x) + .
Per il caso (b) va fatta una estensione dispari della funzione data,
ottenendo
A
2n+1
= (4n + 3)
Z
1
0
f (x) P
2n+1
(x) dx , n = 0, 1, 2, . . . . (3.21)
Osserviamo che lintegrando pari anche in questo caso. Quindi
A
1
= 6
Z
1
0
(1 x) x dx = 1 ,
A
3
= 7
Z
1
0
(1 x)

5x
3
3x

dx =
7
4
,
cos che
f (x) = P
1
(x)
7
4
P
3
(x) +
Da notare, ovviamente che in (b) si ha che f (0) = 0.
3.2.1. Funzioni di Legendre del secondo tipo. Per completezza chiu-
diamo questo paragrafo con una breve discussione sulle funzioni di Le-
gendre del secondo tipo. Combinazioni lineari di queste e dei polinomi
di Legendre formano la soluzione generale dellequazione dierenziale
di Legendre (3.12) che riportiamo, per comodit,

1 x
2

y
00
2xy
0
+n(n + 1) y = 0 , 1 x 1 .
La prima soluzione trovata sono i polinomi di Legendre di grado n,
u = P
n
(x). Una seconda soluzione linearmente indipendente pu essere
trovata con il metodo di riduzione dordine. Essa data da
Q
n
(x) = P
n
(x)
Z
1
(1 x
2
) [P
n
(x)]
2
dx , (3.22)
3. COORDINATE SFERICHE; POLINOMI DI LEGENDRE 275
e quindi la soluzione generale dellequazione
B
n
P
n
(x) +A
n
P
n
(x)
Z
1
(1 x
2
) [P
n
(x)]
2
dx . (3.23)
Le funzioni Q
n
(x) sono
Q
0
(x) =
Z
x
0
1
1 x
2
dx =
1
2
log

1 +x
1 x

,
Q
1
(x) = x
Z
x
0
1
x
2
(1 x
2
)
dx =
x
2
log

1 +x
1 x

1 ,
e continuando in questo modo
Q
2
(x) =
1
4
(3x
2
1) log

1 +x
1 x

3
2
x
Q
3
(x) =
x
4
(5x
2
3) log

1 +x
1 x

5
2
x
2
+
2
3
.
Dalla denizione delle funzioni Q di Legendre segue che
Q
2n
(x) = P
2n
(x)
Z
1
(1 x
2
) [P
2n
(x)]
2
dx
= P
2n
(x)
Z
1
(1 x
2
) [P
2n
(x)]
2
dx = Q
2n
(x) ,
e
Q
2n+1
(x) = P
2n+1
(x)
Z
1
(1 x
2
) [P
2n+1
(x)]
2
dx
= P
2n+1
(x)
Z
1
(1 x
2
) [P
2n+1
(x)]
2
dx = Q
2n+1
(x) ,
che combinati insieme possono essere scritti come
Q
n
(x) = (1)
n+1
Q
n
(x) .
Il termine
log

1 +x
1 x

ha una singolarit nei punti x = 1. In coordinate sferiche (r, , )


queste singolarit vengono traslate in = 0 e = per la relazione
x = cos . Abbiamo ottenuto le funzioni Q
n
(x) in forma chiusa. Esse
possono essere espresse come serie sviluppando il termine log

1 +x
1 x

in serie di Mac Laurin usando la relazione


log

1 +x
1 x

= 2

x +
x
3
3
x
5
5
+
x
7
7
+

, 1 < x < 1 .
276 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
3.3. Esercizi.
(1) Mostrare che le equazioni (3.3) e (3.4) sono forme equivalenti
dellequazione di Laplace in coordinate sferiche.
(2) Vericare che r
n
e r
n
sono soluzioni linearmente indipendenti
dellEq.(3.8).
(3) Provare le seguenti propriet dei polinomi di Legendre (con-
fronta con lEq.(3.13) ).
(a) P
2n+1
(0) = 0
(b) P
n
(1) = (1)
n
(c) xP
0
n
(x) = P
0
n1
(x) = nP
n
(x) , n = 1, 2, . . .
(d) P0
2n
(0) = 0
(e) P
2n
(0) = (1)
n
(2n)!
2
2n
(n!)
2
(4) Provare che i polinomi di Legendre di grado dispari sono or-
togonali su 0 x 1.
(5) Portare avanti i dettagli di conto per arrivare allEq.(3.18).
(6) vericare lEq.(3.18) per n = 0, 1, 2, 3, calcolando il quadrato
della norma direttamente da P
n
(x).
(7) Mostrare che P
0
(x), P
1
(x) e P
2
(x) sono ortogonali su 1
x 1 con calcolo diretto.
(8) Mostrare che lintervallo di convergenza di Q
n
(x) 1 < x <
1 .
(9) Mostrare che
Z
1
0
P
2n
(x) dx = 0 , n = 1, 2, . . . .
(10) Mostrare che
Z
1
1
P
0
n
(x) P
m
(x) dx = 1 (1)
n+m
,
(11) Mostrare che
Z
1
1
x[P
n
(x)]
2
= 0 .
(12) Esprimere ciascuno dei seguenti polinomi in termini di Poli-
nomi di Legendre
(a) ax +b
(b) ax
2
+bx +c
(c) ax
3
+bx
2
+cx +d
3. COORDINATE SFERICHE; POLINOMI DI LEGENDRE 277
(13) Mostrare che
P
0
n
(1) =
n
2
(n + 1) .
(14) NellEsempio (87)trovare:
(a) I coecienti A
0
, A
1
, A
2
, A
3
(b) Calcolare A
4
e A
5
.
(c) Trovare i coecienti nella rappresentazione in serie di Le-
gendre della funzione
f (x) =

0 , 1 < x < 0 ,
2 (1 x) , 0 < x < 1 .
(d) Calcolare f (0) nella rappresentazione della parte (c).
(15) Ottenere i primi tre coecienti non nulli nella rappresentazione
in serie di Legendre delle funzioni:
(a)
f (x) =

0 , 1 < x < 0 ,
1 , 0 < x < 1 .
(b)
f (x) =

0 , 1 < x < 0 ,
x , 0 < x < 1 .
(c)
f (x) = |x| , 1 < x < 1 .
(16) Ottenere la formula
Z
1
x
P
n
(s) ds =
1
2n + 1
[P
n1
(x) P
n+1
(x)] , n = 1, 2, . . . .
(Sugg: Usare lEq.(3.13 (f) ).
(17) Mostrare che se f (x) un polinomio di grado m < n allora
Z
1
1
f (x) P
n
(x) dx = 0 .
(18) Una rappresentazione integrale di P
n
(x), chiamata integrale
di Laplace data da
P
n
(x) =
1

Z

0
h
x +

x
2
1

1/2
cos
i
n
d .
Vericare questa rappresentazione per n = 0, 1, 2, .
278 8. P.B. IN ALTRE COORDINATE
(19) Data la funzione
f (x) =

0 , 1 < x < 0 ,
2x + 1 , 0 < x < 1 .
(a) Svilupparla in serie di Legendre, scrivendo solo i primi
quattro termini.
(b) A quale valore converge la serie per x = 0 ? e per x =
1/2 ? e per x = 1/2 ?
(20) Sviluppare il serie di Legendre la funzione
f (x) =

1 , 1 < x < 0 ,
1 , 0 < x < 1 .
(21) Data lequazione dierenziale di Legendre (3.12)
(a) Scrivere lequazione nella forma dellequazione di Sturm-
Liouville 2.2.6 .
(b) Usando la notazione del Paragrafo 2.2, mostrare che r (b) =
0 e che vale la prima condizione al bordo dellEq. 2.2.7
(22) Le funzioni associate di Legendre del primo tipo P
m
n
(x) sono
soluzioni particolari dellEq.(3.11) denite nel seguente modo
P
m
n
(x) = (1)
m

1 x
2

m/2
d
m
P
n
(x)
dx
m
.
(a) Mostrare che P
0
n
(x) = P
n
(x), n = 0, 1, 2, . . .
(b) Mostrare che P
m
n
(x) = 0 se m > n
(c) Scrivere esplicitamente P
1
1
, P
1
2
, P
1
3
, P
2
2
e P
2
3
(d) Vericare che P
1
2
e P
1
3
sono ortogonali su (1, 1) usando
la relazione di ortogonalit
Z
1
1
P
m
n
(x) P
m
k
(x) dx =
_
_
_
0 , n 6= k
2 (n +m)!
(2n + 1) (n m)!
, n = k .
(e) Trovare
Z
1
1

P
2
2
(x)

2
dx .
(23) Mostrare che le soluzioni dellequazione di Laplace in coordi-
nate sferiche possono essere scritte come
u(r, , ) =

X
m=0

X
n=0

C
n
r
n
+D
n
r
(n+1)

(A
m
cos m
+ B
m
sinm) (c
n,m
P
m
n
(cos ) +d
n,m
Q
m
n
(cos )) .
3. COORDINATE SFERICHE; POLINOMI DI LEGENDRE 279
(24) Ottenere la formula ricorrente
P
n+1
(x) =

2n + 1
n + 1

xP
n
(x)

n
n + 1

P
n1
(x) , n = 1, 2, . . .
(25) Qual la relazione, nellEsempio (87), tra il termine A
0
con la
funzione rappresentata dalla serie di Legendre? Generalizzare.
CHAPTER 9
Applicazioni
1. Problemi al bordo in coordinate cilindriche e sferiche
Adesso siamo pronti a risolvere alcuni problemi al bordo tridimen-
sionali in coordinate cilindriche e sferiche. Negli esempi che seguono
useremo molti dei risultati ottenuti nei Paragra 8.2 e 8.3 .
Esempio 88. Determinare lo stato stazionario della temperatura
allinterno di una sfera solida di raggio b se la temperatura al bordo
data da f (cos ).
Soluzione 88. Poich la temperatura al bordo dipende solo da la
soluzione indipendente da . Si ha quindi il seguente problema:
e.d.p.
2
u(r, ) =

2
u
r
2
+
2
r
u
r
+
1
r
2

2
u

2
+
cot
r
2
u

= 0 , 0 < b , 0 < < ,


c.b. u(b, ) = f (cos ) , 0 < < .
Usando la separazione delle variabili ed assumendo quindi che
u(r, ) = R(r) () ,
si ha

d
2
R
dr
2
+
2
r

dR
dr
+
1
r
2
R
d
2

d
2
+
cot
r
2
d
d
= 0
o, equivalentemente
r
2
R
d
2
R
dr
2
+
2r
R
dR
dr
=
1

d
2

d
2

cot

d
d
= .
Questo, per la parte radiale, porta allequazione
r
2
R
00
+ 2rR
0
R = 0 ,
la quale, per = n(n + 1) ha come soluzioni
R
n
(r) = C
n
r
n
+D
n
r
(n+1)
,
come dato dallEq.8.3.10 . Poich cerchiamo la soluzione allinterno
della sfera e la temperatura deve (ovviamente) essere limitata, questo
implica che bisogna scegliere D
n
= 0.
Per lequazione in si ottiene lequazione dierenziale di Legendre
1
sin
d
d

sin
d
d

+n(n + 1) = 0 ,
281
282 9. APPLICAZIONI
la cui soluzione generale

n
() = E
n
P
n
(cos ) +F
n
Q
n
(cos ) .
Anche in questo caso, per mantenere la soluzione limitata bisogna sceglie-
re F
n
= 0. Ne segue che u(r, ) consiste nella serie dei prodotti
r
n
P
n
(cos ), quindi
u(r, ) =

X
n=0
A
n
r
n
P
n
(cos ) ,
con i coecienti A
n
che devono essere determinati dalla condizione al
bordo. Si ha perci
u(b, ) =

X
n=0
A
n
b
n
P
n
(cos ) = f (cos ) ,
che mostra che la funzione f (cos ) pu essere espressa come serie di
Legendre. DallEq. 8.3.19 si ha
Anb
n
=
2n + 1
2
Z
1
1
f (x) P
n
(x) dx , n = 0, 1, 2, . . .
quindi la soluzione pu essere scritta nella forma
u(r, ) =
1
2

X
n=0
(r/b)
n
P
n
(cos ) (2n + 1)
Z
1
1
f (x) P
n
(x) dx (1.1)
Esempio 89. Trovare lo stato stazionario della temperatura allinter-
no di un solido cilindro di raggio c ed altezza b, se la temperatura della
supercie laterale tenuta a zero, la base isolata e il sopra tenuto
a 100

.
Soluzione 89. Prendiamo lasse del cilindro coincidente con lasse
z ed usiamo le coordinate cilindriche. Il problema non dipende dallango-
lo . Abbiamo quindi il seguente problema:
e.d.p. u

+
1

+u
zz
= 0 , 0 < < c , 0 < z < b ,
c.b. u(c, z) = 0 0 < z < b ,
u
z
(, 0) = 0 0 < < c ,
u(, b) = 100 , 0 < < c .
Se assumiamo che u(, z) = R() Z (z), lequazione dierenziale di-
venta
ZR
00
+
1

ZR
0
+RZ
00
= 0 ,
o
R
00
R
+
R
0
R
=
Z
0
Z
=
2
.
1. P.B. IN COORD. CILINDRICHE E SFERICHE 283
Abbiamo assunto che la costante di separazione sia negativa perch non
vogliamo una soluzione periodica in z. Le equazioni dierenziali risul-
tanti, usando le condizioni al bordo omogenee sono
Z
00

2
Z = 0 , Z
0
(0) = 0 ,
R
00
+
1

R
0
+
2
R = 0 , R(c) = 0 .
Queste equazioni dierenziali, simili alle equazioni (8.2.2) e (8.2.4)
hanno come soluzione generale
Z (z) = Acoshz +Bsinh z
e
R
0
() = EJ
0
() +FY
0
() .
Per avere soluzioni limitate scegliamo F = 0. La condizione R(c) = 0
implica che J
0
(c) = 0, cio c uno zero della funzione di Bessel
J
0
(x). Chiamiamo questi zeri positivi
j
c, j = 1, 2, . . . . Le equazioni
in z hanno soluzioni
Z (
j
z) = cosh (
j
z) , j = 1, 2, . . . .
Allora si ha
u(, z) =

X
j=1
a
j
cosh (
j
z) J
0
(
j
) ,
ed applicando la condizione al bordo non omogenea, si ha
u(, b) =

X
j=1
a
j
cosh(
j
b) J
0
(
j
) = 100 ,
che mostra che la funzione f () = 100 deve essere espressa come serie
di Fourier-Bessel nellintervallo 0 < < c. Usando lEq.(8.2.19) si ha
A
j
= a
j
cosh (
j
b) =
2
c
2
[J
0
0
(
j
c)]
2
Z
c
0
100 x J
0
(
j
x) dx
=
200
c
2
[J
0
0
(
j
c)]
2
1

2
j
Z

j
c
0
s J
0
(s) ds
avendo fatto la sostituzione s =
j
x. Allora, usando lEq.(8.2.10),
abbiamo
A
j
= a
j
cosh (
j
b) =
200

j
cJ
1
(
j
c)
,
ricordando che J
0
0
(x) = J
1
(x) e semplicando. Quindi
u(, z) =
200
c

X
j=1
J
0
(
j
) cosh (
j
z)

j
cosh (
j
b) J
1
(
j
c)
, (1.2)
dove i
j
c sono radici positive di J
0
() = 0.
284 9. APPLICAZIONI
Nel prossimo esempio consideriamo lequazione donda bi-dimensio-
nale in una regione circolare.
Esempio 90. Risolvere il seguente problema al bordo
e.d.p. z
tt
=
a
2

(z)

, 0 < < c , t > 0 ,


c.b. z (c, t) = 0 t > 0 ,
z
t
(, 0) = 0 0 < < c ,
z (, 0) = f () , 0 < < c .
Soluzione 90. Abbiamo una membrana omogenea di raggio c s-
sata al bordo circolare. Alla membrana data una posizione iniziale
f () nella direzione dellasse z e vogliamo conoscere la posizione della
membrana ad ogni tempo t. Il fatto che la posizione iniziale dipenda
solo da indica che z indipendente da .
Separando le variabili arriviamo alle seguenti equazioni dierenziali ed
alle condizioni al bordo omogenee:
T
00
+
2
a
2
T = 0 , T
0
(0) = 0 ,

2
R
00
+R
0
+
2

2
R = 0 , R(c) = 0 .
La costante di separazione scelta in modo che il moto sia periodico in
t, consistente con i dati sici del problema. La seconda equazione ha
soluzioni J
0
(
j
) con J
0
(
j
c) = 0, j = 1, 2, . . .. La soluzione allora
z (, t) =

X
j=0
A
j
J
0
(
j
) cos (
j
at) .
per soddisfare la condizione al bordo non omogenea, usiamo ancora
lEq. (8.2.19) per determinare gli A
j
. Quindi
A
j
=
2
c
2
[J
1
(
j
c)]
2
Z
c
0
x f (x) J
0
(
j
x) dx , j = 1, 2, . . . ,
e
z (, t) =
2
c
2

X
j=1
J
0
(
j
) cos (
j
at)
[J
1
(
j
c)]
2
Z
c
0
x f (x) J
0
(
j
x) dx , (1.3)
dove
j
c sono le radici positive di J
0
(x) = 0.
Esempio 91. Risolvere il seguente problema al bordo
e.d.p. u
t
=
k

(z)

, 0 < < c , t > 0 ,


c.b. u

(c, t) = 0 t > 0 ,
c.i. u(, 0) = f () , 0 < < c .
1. P.B. IN COORD. CILINDRICHE E SFERICHE 285
Soluzione 91. In questo caso abbiamo un disco circolare omogeneo
di raggio c il cui bordo esterno isolato. Assumiamo che il usso di
calore bi-dimensionale. Inoltre, la temperatura indipendente da
poich la distribuzione di temperatura iniziale funzione solo di .
Cerchiamo le temperature del disco al variare del tempo t. Usando la
separazione delle variabili, si hanno le seguenti equazioni dierenziali
ordinarie:
T
0
+k
2
T = 0
R
00
+
1

+
2
R = 0 , R
0
(c) = 0 .
Ancora una volta la costante di separazione scelta negativa, perch
vogliamo che u

(, t) abbia limite zero quando t . La seconda


una equazione di Bessel di ordine zero che ha come soluzione limitata
la funzione J
0
(). Applicando le condizioni date si ha
J
0
0
(c) = J
1
(c) = 0 ,
che dice che c uno zero di J
1
(x) = 0. Chiamiamo questi zeri non
negativi
j
c, j = 1, 2, . . . , cio
1
c = 0,
2
c = 3.832,
3
c = 7.016, etc.
Abbiamo quindi una soluzione della forma
u(, t) =

X
j=1
A
j
exp

k
2
j
t

J
0
(
j
) ,
e, per soddisfare la condizione al bordo non omogenea, dobbiamo calco-
lare gli A
j
usando lEq.(8.2.21) con h = n = 0 e lEq.(8.2.22).
Ne segue che
A
1
=
2
c
2
Z
c
0
x f (x) dx ,
A
j
=
2
c
2
[J
0
(
j
c)]
2
Z
c
0
x f (x) J
0
(
j
x) dx , j = 2, 3, . . . ,
cos che il risultato nale
u(, t) = A
1
+

X
j=2
A
j
exp

k
2
j
t

J
0
(
j
) , (1.4)
con A
1
e gli A
j
deniti sopra e con J
1
(c) = 0, j = 1, 2, 3, . . . .
Vogliamo qui richiamare lattenzione alla similarit tra lEq.(1.4) e
le soluzioni del Capitolo 7 nel quale abbiamo esaminato le propriet
delle serie di Fourier. Nelle serie di Fourier c il termine a
0
/2, che rap-
presenta il valor medio della funzione rappresentata dalla serie. Anche
lEq.(1.4) contiene un termine costante, A
1
. Una domanda si pone sul
signicato di quel termine. Il prossimo esempio da la risposta.
Esempio 92. Determinare la soluzione stazionaria del problema
dellEsempio (91)
286 9. APPLICAZIONI
Soluzione 92. La soluzione richiesta si ottiene risolvendo il seguente
problema:
d
d

du
d

= 0 ,
du
d
(c) = 0 . (1.5)
Lasciamo per esercizio mostrare che la soluzione dellEq.(1.5) una
costante.
Daltra parte, dallEq.(1.4) si ha
lim
t
u(, t) = A
1
,
che una costante.
Da considerazioni siche, tuttavia, chiaro che la temperatura di equi-
librio della regione debba essere una costante, che in qualche modo rap-
presenta il valor medio della distribuzione iniziale di temperatura f ().
Ricordiamo dallAnalisi che il valor medio di una funzione f (x, y)
rispetto ad una regione R del piano xy dato da
f
m
=
ZZ
R
f (x, y) dx dy
ZZ
R
dx dy
. (1.6)
In coordinate polari lEq.(1.6) diventa
f
m
=
ZZ
R
f (, ) d d
ZZ
R
d d
. (1.7)
In questo esempio la regione R un cerchio di raggio c e la funzione f
indipendente da . Ne segue che lEq.(1.7) diventa
f
m
=
R
c
0
R
2
0
f () d d
c
2
=
2
c
2
Z
2
0
f () d ,
che esattamente la denizione di A
1
. Quindi A
1
fornisce il valor
medio di f () sulla regione circolare, che anche la soluzione del prob-
lema stazionario dellEsempio (91).
In relazione a questultimo esempio, vedere il Teorema sul valor
medio di una funzione armonica.
Esempio 93. Una semisfera solida di raggio b ha la faccia piana
completamente isolata, mentre la temperatura della supercie curva
data da f (cos ). Trovare la temperatura stazionaria allinterno della
sfera.
1. P.B. IN COORD. CILINDRICHE E SFERICHE 287
Soluzione 93. Poich la temperatura sulla supercie non dipende
da , si ha la seguente formulazione matematica del problema.
e.d.p.

2
u
r
2
+
2
r
u
r
+
1
r
2

2
u

2
+
cot
r
2
u

= 0 , 0 < < b , 0 < < /2 ,


c.b. u
z
(r, /2) = 0 0 < < b ,
u(b, ) = f (cos ) 0 < < /2 .
Poich la variabile z non fa parte delle coordinate sferiche, dobbiamo
riscrivere la condizione al bordo omogenea in termini di r e .
Ricordando che z = r cos si ha
u

=
u
z
z

= r sin
u
z
.
Quindi, per = /2 si ha
u
z
=
1
r
u

,
e la condizione u
z
(r, /2) = 0 implica che u

(r, /2) = 0.
Ricordando lEsempio (88), si ha
u(r, ) =

X
n=0
A
n
r
n
P
n
(cos ) ,
che la soluzione limitata dellequazione di Laplace. Quindi
u

(r, ) =

X
n=0
A
n
r
n
(sin ) P
0
n
(cos )
da cui
u

(r, /2) =

X
n=0
A
n
r
n
P
0
n
(0) = 0 .
Ne segue che n deve essere pari (vedi Esercizio 3(d) del Paragrafo 8.3
). la soluzione pu essere allora scritta come
u(r, ) =

X
n=0
A
2n
r
2n
P
2n
(cos ) .
Usando, inne, la condizione al bordo non omogenea, si ha
u(b, ) =

X
n=0
A
2n
b
2n
P
2n
(cos ) = f (cos ) ,
che implica che la la funzione f (cos ) deve essere rappresentata, nellin-
tervallo 0 < < /2, da una serie di Legendre di polinomi di grado
pari. Possiamo quindi usare lEq.(8.3.20) per calcolare i coecienti:
A
2n
b
2n
= (4m+ 1)
Z
/2
0
f (cos ) P
2n
(cos ) sin d ,
288 9. APPLICAZIONI
e la soluzione diventa:
u(r, ) =

X
n=0
(4m+ 1)

r
b

2n
P
2n
(cos )
Z
1
0
f (x) P
2n
(x) dx . (1.8)
Ricordiamo ancora una volta la procedura di aggiornare la soluzione
tutte le volte che si hanno nuove informazioni per essa. Generalmente
preferibile usare prima le condizioni omogenee quando si risolvono le
equazioni dierenziali ordinarie ottenute dalla separazione delle vari-
abili ed usare alla ne, la condizione non omogenea sulla soluzione
generale.
Esempio 94. Risolvere il problema
e.d.p. u

+
1

+u
zz
= 0 , 0 < < c , z > 0 ,
c.b. u

(c, z) +hu(c, z) = 0 h > 0 , z > 0


u(, 0) = f () 0 < < c , z > 0 .
Soluzione 94. Il problema pu essere, per esempio, interpretato
nel seguente modo. Si cerca la temperatura stazionaria (lequazione non
dipende dal tempo) in un cilindro circolare, semi-innito, di raggio c.
La prima condizione al bordo indica un trasferimento di calore per con-
vezione attraverso la supercie laterale del cilindro, rispetto al mezzo
circostante tenuto a temperatura zero. Detto altrimenti, la supercie
laterale si raredda in accordo alla legge di rareddamento di New-
ton.
La seconda dice che la temperatura della base del cilindro funzione
solo della variabile .
Inne, ricordiamo che, per evidenti ragioni siche, la soluzione deve
essere limitata, il che signica che
lim
z
u(, z) = 0
e che u(, z) limitata nellintorno dellasse z, cio per 0.
Usando la separazione delle variabili, u(, z) = R() Z (z) si ha
R
00
R
+
R
0
R
=
Z
00
Z
=
2
,
con la costante di separazione negativa perch non vogliamo (non ha
senso sicamente) soluzioni periodiche in z. Arriviamo cos alle due
equazioni dierenziali ordinarie
R
00
+R
0
+
2
R = 0 , R
0
(c) +hR(c) = 0 ,
Z
00

2
Z = 0 .
La prima una equazione dierenziale di Bessel di ordine zero, la sua
soluzione generale
R() = AJ
0
() +BY
0
() .
1. P.B. IN COORD. CILINDRICHE E SFERICHE 289
Prendiamo B = 0 perch Y
0
() non limitato per 0. Applicando
la condizione al bordo si ha
J
0
0
(c) +hJ
0
(c) = 0 , (1.9)
che denisce i valori positivi dei , che indichiamo con
j
, j = 1, 2, . . .
La seconda equazione ha come soluzione generale
Z (
j
z) = C
j
exp (
j
z) +D
j
exp (
j
z) ,
nella quale prendiamo C
j
= 0 per avere la soluzione limitata per z > 0.
La soluzione viene quindi scritta come
u(, z) =

X
j=1
A
j
exp (
j
z) J
0
(
j
) .
La condizione non omogenea alla base del cilindro da:
u(, 0) =

X
j=1
A
j
J
0
(
j
) = f () .
La funzione f () viene quindi espressa in serie di Fourier-Bessel. Vista
lEq.(1.9), i coecienti A
j
si ottengono dallEq.(8.2.21), cio
A
j
=
2
2
j

2
j
c
2
+h
2
c
2

J
2
0
(
j
c)
Z
c
0
x f (x) J
0
(
j
x) dx , 1, 2, . . . .
Quindi la soluzione pu essere scritta come
u(, z) =
2
c
2

X
j=1

2
j
exp(
j
z) J
0
(
j
)

2
j
c
2
+h
2
c
2

J
2
0
(
j
c)
Z
c
0
x f (x) J
0
(
j
x) dx , (1.10)
dove i
j
sono le radici positive dellequazione
J
0
0
(c) +hJ
0
(c) = 0 , h > 0 .
Abbiamo presentato alcuni esempi per mostrare come la simmetria
circolare in un problema porti alle funzioni di Bessel e la simmetria
sferica alle equazioni di Legendre. Abbiamo usato la separazione delle
variabili per risolvere i problemi al bordo, visto che questa tecnica ci
permette di trasferire le condizioni al bordo omogenee in condizioni
omogenee per le corrispondenti equazioni dierenziali ordinarie. Abbi-
amo anche usato la nostra conoscenza del problema sico per assegnare,
quando possibile, valori particolari alle costanti di separazione.
In conclusione, vogliamo sottolineare che il metodo di separazione
delle variabili non limitato solo a problemi rappresentati in coordi-
nate cartesiane, polari, cilindriche o sferiche. Altri sistemi di coor-
dinate potrebbero essere usati quali: coordinate ellittiche cilindriche,
coordinate coniche, coordinate paraboliche, coordinate ellissoidali e
paraboloidali.
290 9. APPLICAZIONI
2. Esercizi
(1) NellEsempio(88) mostrare che
1

d
2

d
2

cot

d
d
= n(n + 1)
equivalente a
1
sin
d
d

sin
d
d

+n(n + 1) = 0 .
(2) Mostrare che nellEsempio(88) dobbiamo prendere D
n
= F
n
=
0 anche se la regione nella quale cerchiamo la soluzione non
include i punti r = 0, (b, 0) e (b, ). Perch tali punti vanno
esclusi? (Sugg: Osservare la e.d.p. che deve essere risolta).
(3) NellEsempio (89) dire a quale formulazione matematica cor-
rispondono le date condizioni al bordo della formulazione.
(4) Fare tutti i conti che portano alla soluzione del problema dato
nellEsempio (89).
(5) Risolvere lequazione
Z
00

2
j
Z = 0 , Z
0
(0) = 0
e confrontare la soluzione con lEsempio (89).
(6) Fare i conti in dettaglio per ottenere gli lA
j
nellEsempio (89).
(7) Usare la separazione delle variabili per ottenere le equazioni
dierenziali ordinarie dellEsempio (90)
(8) Usare la separazione delle variabili per ottenere le equazioni
dierenziali ordinarie dellEsempio (91).
(9) Spiegare perch nellEsempio (91) si deve avere
lim
t
u

(, t) = 0 .
(10) Trovare una soluzione del seguente problema
d
d

du
d

= 0 ,
du
d
(c) = 0 .
(11) Trovare la soluzione del problema dellEsempio (88) suppo-
nendo che la temperatura alla supercie sia tenuta costante-
mente a 100

. Il risultato in accordo con ipotesi siche e col


il Teorema 6 del paragrafo 6.1?
(12) Trovare la soluzione del problema dellEsempio (88) suppo-
nendo che la temperatura alla supercie sia data da f (cos ) =
cos (Sugg: Ricordare che P
1
(cos ) = cos ).
2. ESERCIZI 291
(13)
1
(a) Porre b = c = 1 nellEq.(1.2) e scrivere i primi tre termini
della somma.
(b) Usare il risultato della parte (a) per calcolare u(0, 0).
(c) Il risultato della parte (b) quello aspettato? Spiegare.
(14) Trovare la soluzione del problema dellEsempio (89) suppo-
nendo che la temperatura della base e della supercie laterale
sia zero, mentre il sopra tenuto a temperatura 100

.
(15) Quale sarebbe il risultato della separazione delle variabili nellE-
sempio (90) se la costante fosse presa di segno opposto? In
questo caso il risultato sarebbe compatibile con i dati sici?
Spiegare.
(16) NellEsempio (90) porre f () = 1 ed ottenere la soluzione
dellEq.(1.3). Tale posizione iniziale sicamente possibile?
Spiegare
(17) Risolvere il problema dellEsempio (91) supponendo che il bordo
esterno del disco sia tenuto a temperatura zero invece di essere
isolato, mentre tutte le altre condizioni rimangono inalterate.
(18) Trovare la temperatura stazionaria allinterno di una semisfera
solida di raggio b se la supercie piana tenuta a temperatura
zero ed il resto della supercie ha una distribuzione di temper-
atura f (cos ) .
(19) Modicare lEsercizio 18 prendendo f (cos ) = 100 e trovare
la soluzione.
(20) Una semisfera solida di raggio b ha la supercie piana tenuta
a temperatura 100

e la sua supercie curva isolata termica-


mente. Trovare la temperatura stazionaria allinterno della
semisfera.
(21) NellEsempio (93) porre f (cos ) = 100 e trovare la soluzione.
(22) NellEsempio (94) porre f (cos ) = 100 e trovare la soluzione.
(23) NellEsempio (94):
(a) Modicare la condizione omogenea in u(c, z) = 0, e trovare
la soluzione.
(b) Dare una interpretazione sica del problema della parte
(a).
(24) Due sfere concentriche di raggio a e b (a < b) sono tenute a
potenziale costante, rispettivamente V
1
e V
2
. Determinare il
potenziale tra le sfere.
1
Questa non una sfera solida.
292 9. APPLICAZIONI
(25) Una supercie sferica dielettrica di raggio b posta in un
campo elettrico uniforme di intensit E in direzione dellasse
z. Determinare il potenziale dentro e fuori la sfera. (Sugg:
Sia il potenziale interno v che quello esterno V devono sod-
disfare lequazione del potenziale. Le condizioni di continuit
sono
v (b, ) = V (b, ) , 0 < < ,
e
Kv
r
(b, ) = V
r
(b, ) , 0 < < , K > 0 .
Inoltre,
lim
r
V (r, ) = Ez = Er cos .)
(26) Trovare il potenziale di una sfera conduttrice di raggio b posta
in un campo elettrico uniforme di intensit E nella direzione
z. (Sugg: Ancora u = 0 con u(b, ) = 0 e
lim
r
u(r, ) = Ez = Er cos . )
(27) Mostrare che le radici positive di
J
0
0
(c) +hJ
0
(c) = 0 , h > 0 ,
sono le stesse di
KJ
0
(c) +cJ
0
0
(c) + = 0 , K > 0 .
(28) Usare il fatto che r = (x
2
+y
2
+z
2
)
1/2
per mostrare che

1
r

=
1
r
2
P
1
(cos ) .
(29) Mostrare che le funzioni
u(, , z) = exp (z) J
n
() cos n
sono funzioni potenziale per n = 1, 2, . . .(Sugg: Usare le for-
mule di ricorrenza degli Esercizi 3(e) e 19 del Paragrafo 8.2 .
(30) Una membrana elastica di raggio b bloccata lungo la sua
circonferenza. La sua posizione iniziale C (b
2

2
) induce la
vibrazione della membrana. Mostrare che la soluzione
z (, t) = 8Cb
2

X
j=1
J
0
(
j
/b) cos (a
j
t/b)

3
j
J
1
(
j
)
,
dove i
j
sono le radici di J
0
() = 0.
2. ESERCIZI 293
(31) Dato il problema
e.d.p. v
t
= k

+
1

, 0 < < a , t > 0 ,


c.b. v (a, t) = 0 , t > 0 ,
lim
t
v (, t) = 0 ,
c.i. v (, 0) = u
1
u
0
0 < < a .
(a) Trovarne la soluzione.
(b) Spiegare come il problema risolto in (a) segue dal seguente:
Un lungo cilindro di raggio a inizialmente riscaldato in
modo uniforme alla temperatura u
1
. La sua supercie
mantenuta a temperatura costante u
0
. Mostrare che la
temperatura u(, t) data da
u(, t) = u
0
+ 2 (u
1
u
0
)

X
j=1
exp

2
j
kt/a
2

J
0
(
j
/a)

j
J
1
(
j
)
,
dove i
j
sono le radici di J
0
() = 0.
(32) Un cilindro solido innito, di raggio b inizialmente tenuto a
temperatura f (). Per t > 0 la supercie bordo = b dissipa
calore per convezione in un mezzo a temperatura zero. (Vedi
Esempio (94) )
(a) Scrivere il problema in termini matematici.
(b) Ottenere la soluzione
u(, t) =
2
b
2

X
j=1

2
j
exp

2
j
kt

J
0
(
j
)

h
2
+
2
j

J
2
0
(
j
b)
Z
b
0
x f (x) J
0
(
j
x) dx ,
dove i
j
sono le radici positive dellequazione
J
0
0
(c) +hJ
0
(b) = 0 , h > 0 .
(c) Mostrare che se f () = 100 la soluzione diventa
u(, t) =
200h
b
2

X
j=1
exp

2
j
kt

J
0
(
j
)

h
2
+
2
j

J
2
0
(
j
b)
dove i
j
sono quelli deniti in (b).
(33) Supponiamo che la temperatura in una sfera solida non dipenda
da e .
(a) Mostrare che lequazione del calore pu essere scritta come
u
t
= k

u
rr
+
2
r
u
r

.
294 9. APPLICAZIONI
(b) Mostrare che se nel risultato in (a) si opera il cambia-
mento di variabile
U (r, t) = r u(r, t) ,
lequazione diventa la nota equazione del calore unidimen-
sionale
(34) Nellesempio (88) si risolto un problema di Dirichlet interno
per una sfera di raggio b. Risolvere il problema esterno di
Dirichlet, cio per r > b, lasciando le altre condizioni inalter-
ate.
(35) Risolvere il seguente problema
e.d.p. u

+
1

+u
zz
= 0 0 < < a , 0 < z < L ,
c.b. u(a, z) = 0 , 0 < z < L ,
u(, L) = 0 , 0 < < a ,
c.i. u(, 0) = 100 0 < < a .

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