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LO SPIRITO DELLA TEMPESTA Quanto pi rapidamente verr annientata la razza umana, meglio sar: nessuno deve rimanere vivo,

non dev'esserci compassione per la feccia della Terra. Ha annunciato la strage con un video su YouTube, poi si recato a scuola, la Jokela High Shool della citt di Tuusula, a circa 60 chilometri da Helsinki, e ha ucciso otto persone, prima di togliersi la vita sparandosi alla testa. Pekka-Eric Auvinen, il 18enne finlandese che ha compiuto la strage, era affascinato dalle armi ed aveva atteggiamenti violenti. Si diceva un ammiratore di Hitler e Stalin e nel profilo che accompagnava il suo video, utilizzava come nickname Sturmgeist89 (Lo spirito della tempesta). Si definiva un esistenzialista cinico, un umanista antiumano, un darwinista sociale antisociale, un idealista realista e un ateo che si crede un dio. L'account su YouTube era stato aperto dopo un precedente tentativo fallito per intervento degli amministratori del sito. La sua pagina personale era divisa in quattro sezioni - societ, vita, religione, filosofia - piene di messaggi apocalittici: Arriveranno le rivoluzioni, i governi crolleranno, l'idiocrazia della maggioranza sar sostituita dalla libert e la giustizia . La polizia ha detto che il ragazzo proveniva da una famiglia normale, era incensurato e aveva preso il porto d'armi lo scorso 19 ottobre (rispetto agli standard europei, in Finlandia il porto d'armi ottenibile pi facilmente, ma gli scontri a fuoco sono estremamente rari: l'ultimo caso in una scuola risale al 1989, quando un 14enne spar contro due alunni che lo prendevano in giro, uccidendoli). Il video pubblicato su YouTube mostra la foto di una scuola che sembra proprio l'istituto Jokela, dove ha avuto luogo la sparatoria. L'immagine poi si scompone e rivela la foto, rossa, di un uomo che punta una pistola contro la macchina fotografica. Il video intitolato Strage alla Scuola superiore Jokela - 7 novembre 2007. Dopo poche ore, in rete, prima di essere rimosso, prima del compimento effettivo della strage, il video aveva ricevuto oltre 125mila contatti. Ma nessuno ha pensato ad avvisare la scuola. L'UOMO E IL SACRO Partendo dalle analisi dell'antropologo Marcel Mauss sulla funzione del sacro nelle societ arcaiche, Roger Caillois ne rivaluta il ruolo anche nelle societ moderne, tendenti alla uniformit, al livellamento, al rilassamento delle tensioni propri dell' homo oeconomicus. Come Georges Bataille, anche Caillois giunge a considerare la reintroduzione del sacro, con

tutta la sua ambiguit, il solo modo per contrastare le tendenze distruttive all'opera nella modernit. Erano gli anni del Collge de Sociologie, tra il 1937 e il 1939, condivisi con Bataille e Leiris, che Caillois rievoca nel 1974 in Approches de l'Imaginaire: Eravamo d'accordo sull'importanza eminente, per non dire decisiva, del sacro, nelle emozioni degli individui come nelle strutture della societ. Per Bataille, il sacro era la via del ritorno alla totalit perduta; per Caillois, ci che gli permetteva di misurare la distanza tra le societ arcaiche, studiate da Mauss, da Dumzil, da Granet, e quella societ moderna che, nel suo saggio-manifesto del 1937, Il Vento d'Inverno (una metafora che intendeva esprimere quello spirito di glaciazione che aleggiava sull'Europa e gli europei alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale), lui stesso aveva definito divenuta profana all'estremo. Alla fine degli anni Trenta, Caillois si rifaceva alla severit di Stirner, Nietzsche, Baudelaire, Rimbaud. In particolare a Baudelaire, alla sua lucidit critica mascherata da dandysmo. Si prendano ad esempio i Journaux Intimes, dove riaffiora costantemente la nostalgia del sacro, elemento di redenzione e di coesione che le societ moderne hanno irreparabilmente smarrito: Il misticismo, anello di congiunzione tra paganesimo e cristianesimo. Il paganesimo e il cristianesimo sono la prova l'uno dell'altro. La Rivoluzione, attraverso il sacrificio, conferma la superstizione. (...) Anche se Dio non esistesse, la Religione sarebbe ancora Santa e Divina. Questa nostalgia di Baudelaire per una societ aristocratica fortemente sacralizzata al centro del Vento d'Inverno, quando l'allora venticinquenne Caillois se la prende contro la volgarit e l'egoismo dei sazi e dei trionfanti. Era il decennio in cui termini come mito e fede, rito e sacrificio, nuova religione e mistica, erano sfruttati dalle organizzazioni giovanili fasciste e naziste, che si presentavano come ordini monastici impegnati in un'esaltante crociata anti-materialistica. Fu proprio la disamina rigorosamente razionale e scientifica delle forme del sacro, portata avanti dai fondatori del Collge de Sociologi, a tracciare quella linea di confine inequivocabile tra la retorica, suggestiva e inquietante, del razzismo spiritualista, e la fascinazione per il numinoso. proprio questa disamina che Caillois mette a punto nell'anno che segue la stesura del Vento d'Inverno. Nasce cos L'uomo e il Sacro, concentrato degli anni di studio trascorsi all'cole des Hautes tudes e di vaste letture etnografiche che spaziano dall'antica Grecia all'antica Cina, dalle trib indiane d'America agli eschimesi, dai maori alla Roma repubblicana. Lo sforzo di Caillois quello di pervenire a una sintesi partendo da una

sterminata mole di materiali analitici. Dai suoi attenti raffronti, la fisionomia del sacro emerge fissata nelle costanti che la caratterizzano attraverso i secoli e sotto le pi varie latitudini. In fondo, la sola cosa che si possa validamente affermare intorno al sacro in generale, contenuta nella definizione stessa della parola: sacro ci che si oppone al profano. Appena si tenta di precisare la natura, la modalit di questa opposizione, si incontrano grandissimi ostacoli. Per quanto elementare, nessuna formula risulta applicabile alla complessit labirintica dei fatti. Nelle societ tribali, come nella Grecia delle cittstato, nella Roma repubblicana e nella Cina dei clan, proprio la dicotomia sacro-profano a organizzare e a scandire la vita comunitaria. Il sacro, ambito di forze misteriose alle quali si chiede protezione e assistenza, ma dalle quali anche necessario proteggersi costantemente, va tenuto ben distinto dal profano: ogni mescolanza tra i due ambiti minaccia non solo l'ordine della vita associata ma quello dell'intera natura, dell'universo. Sull' ordo rerum, l'ordine naturale delle cose, che un rigido sistema di tab e di riti protegge da ogni violazione intempestiva, grava una minaccia terribile: quella del ritorno al caos primigenio, alla remota et di confusione, dalla quale gli antenati e gli eroi, con strenua fatica, fecero emergere stabili strutture familiari e sociali. Queste strutture rischiano sempre, con il tempo, di logorarsi e perire: per rivivificarle, il solo rimedio una provvisoria reimmersione della societ intera nel caos dal quale sorta. E il modo migliore per farlo, dice Caillois, la festa: nella festa (nel rito), ogni divieto non solo infranto, ma rovesciato (il mondo capovolto), ogni trasgressione prescritta. Dalla festa, la societ esce ringiovanita e rafforzata, pronta ad un nuovo ciclo del suo destino, scritto da sempre nei pi profondi istinti umani, nelle pulsioni psico-biologiche ben prima che religiose. proprio a proposito della festa che la riflessione di Caillois suggerisce il confronto tra le societ tradizionali, studiate dagli etnologi, e la societ moderna. In quest'ultima, che ha ridotto e interiorizzato al massimo lo spazio del sacro, la festa non esiste pi: le vacanze dell'individuo, momento di rilassamento anodino e isolato, non ne conservano nemmeno il pi vago ricordo (sono ormai un rito borghese totalmente desacralizzato). Nella vita delle societ capitalistiche industriali (e globalizzate), il momento della festa, in cui la distruzione programmata e massiccia sostituisce l'accumulazione delle ricchezze, in cui tutte le regole morali sono rovesciate, stato

sostituito dal pi grave dei crimini: l'assassinio, prescritto quasi come un sacro dovere. dunque il momento della guerra in cui l'uomo moderno, orfano del sacro, ritrova il contatto col suo s pi profondo, con la sua natura dionisiaca. Su questa intuizione, enunciata verso la fine de L'Uomo e il Sacro, Caillois torna in un saggio del 1949, La Vertigine della Guerra: pagine sconvolgenti in cui allinea testimonianze di protagonisti della storia e di scrittori che hanno vissuto il primo e il secondo conflitto mondiale come un'esperienza di mistica esaltazione, di sacra ebbrezza, di totale vertigine. Isolato dal sistema mitico-rituale di contrappesi che preservava le societ tradizionali dalla distruzione completa, il momento della festa - in cui il sacro irrompe nel profano - diventa per la societ moderna quello della violenza e della sopraffazione, in tutte le sue forme: lo stupro, la tortura, l'assassinio, la strage, la guerra. Fino a quella pi mostruosa e pi esaltante: la bomba atomica, simbolo di un nichilismo e di una volont di onnipotenza che minaccia, ancora oggi, la sopravvivenza stessa dell'umanit. (Pubblicato su Ecplanet 11-11-2007) VIOLENT SHIT Wisconsin (USA), 7 ottobre. Un vice-sceriffo uccide cinque ragazzi dopo essere ucciso a sua volta. Non chiaro cosa lo abbia indotto a fare strage. Le vittime avevano tra i 16 e 21 anni. Salerno, 10 settembre. Aniello Barbarulo, cinquantanni, accoltella il vicino di casa dopo una banale discussione. Milano, 10 ottobre. Un rumeno di 36 anni violenta una ragazza di 25 anni al capolinea di un mezzo pubblico. Spresiano (Treviso), 12 ottobre. Arrestato un rumeno per aver violentato, insieme ad un altro rumeno, una madre di 40 anni sul sagrato della chiesa del paese. Matera, 12 ottobre. Quattro ragazzi, di et compresa fra i 19 e i 26 anni, tutti incensurati, stuprano una ragazza di 15 anni, aspettando il proprio turno giocando alla playstation. Nevada (USA), 16 ottobre. Arrestato Chester Chet Arthur Stiles: aveva violentato una bambina di tre anni e messo su internet un video dello stupro.

Bracciano, 27 ottobre. 36enne perde il lavoro e massacra di botte i genitori ultrasettantenni. Cagliari, 2 novembre. 34enne aggredita brutalmente a calci e pugni e poi violentata da un 20enne dopo una serata in discoteca. Guidonia, 4 novembre. Angelo Spagnolo, ex tiratore scelto dell'esercito, spara dal terrazzo della sua casa sui passanti facendo un morto e otto feriti. Oscure le ragioni del folle gesto. Lecce, 5 novembre. Una donna di 40 anni aggredisce a coltellate una coppia di anziani coniugi uccidendo la moglie e ferendo il marito. Torino, 7 novembre. Giovanni Garbero, 53 anni, uccide la madre con un colpo di pistola alla nuca, poi pulisce e olia la pistola, la ripone, e va a lavorare. Genova, 7 novembre. Un marocchino di 39 anni massacra di botte la propria moglie perch gli aveva rifiutato un rapporto sessuale. Cagliari, 7 novembre. Giuseppe Terracciano, 64 ani, uccide la moglie a colpi di fucile perch voleva separarsi e poi si costituisce. Pola, 8 novembre. Uno squilibrato croato sui quarant'anni uccide a colpi di arma da fuoco suo padre, suo fratello, sua cognata e due figli di quest'ultima, di sette anni e due mesi. Saviano (Napoli), 8 Novembre. Un ragazzo di 22 anni accoltella, ferendoli, i genitori della fidanzata perch contrari alla relazione. Tortol (Nuoro), 8 novembre. Un giovane di 18 anni accoltella davanti ad un istituto scolastico un ragazzo di 16 anni che aveva insultato la fidanzata. Giulianova, 9 novembre. Il quarantenne Daniele S. afferra un coltello e colpisce il convivente, un ragazzo di 29 anni. Lecco, 9 novembre. Roberto Ierardi, 26 anni, uccide per gelosia a colpi di cric un proprio cliente e subito dopo si costituisce. LA VIOLENZA E IL SACRO Come nelle braccia di una donna amata perdiamo ogni distinzione fra l'esterno e l'interno, cos l'essere umano (purusha) abbracciato dall'assoluto onniscente (prajnatmana)

soddisfatto in ogni suo desiderio (kama); solo il desiderio dell'assoluto persiste, ogni altro sparisce, cos come sparisce ogni dolore (Brhadaranyaka Upanishad IV.3.21). Non desiderare la donna altrui. Secondo l'antropologo Ren Girard, autore del testo fondamentale La Violenza e il Sacro, il desiderio umano sempre mimesis (imitazione), secondo uno schema triangolare, per cui tra il soggetto che desidera e l'oggetto desiderato esiste un mediatore che indica gli oggetti da desiderare. Tutti i comportamenti, quelli individuali, quelli sociali e quelli dell'intera cultura umana, possono essere ricondotti al triangolo del desiderio mimetico. Ci che secondo Girard la maggiorparte degli intellettuali sono incapaci di cogliere che ogni desiderio mimetico. E cio, che non esistono desideri autentici, veramente nostri, veramente personali: l'autenticit si pu cogliere solo nella dimensione sociale, inter-individuale, del desiderio, e del conflitto che genera, che si estende a tutta quanta la comunit, che diventa collettivo, e per questo ha la tendenza a diventare contagioso. Pi gente c' che desidera lo stesso oggetto, pi ce ne sar: una moltitudine che si moltiplica all'infinito, come avviene nel microcosmo delle borse finanziarie, che pu essere visto come un microcosmo di puro desiderio. Per questo, le societ umane sono minacciate da una violenza radicalmente diversa da quella tipicamente animale: la violenza del desiderio mimetico. Per l'uomo, l'Altro fratello e gemello, egli vi legato in una dualit senza ricorso (Michel Foucault). Je Suis l'Autre (Rimbaud). Come ha detto Jacques Lacan, per gli esseri umani il desiderio il desiderio dell'Altro . Secondo Lacan, l'essere umano non si costituisce come una sostanza autofondata o attraverso una facolt di sintesi, ma dipende nel suo essere dal riconoscimento dell'Altro, dal desiderio dell'Altro. Non c' una identit soggettiva che si costituisce per maturazione, per sviluppo psico-biologico di una potenzialit programmata esistente a priori. Il soggetto non un seme che contiene gi in s la sua evoluzione; piuttosto costituito, attraversato dall'Altro, innanzitutto dal desiderio dell'Altro: esso sar, come l'esperienza clinica ci insegna, ci che stato per il desiderio dell'Altro. Lacan mostra cos come il soggetto si presenti come un'identit solo sotto forma di quella maschera sociale che chiamiamo io (per Lacan il sintomo umano per eccellenza), ma la sua struttura consiste nell'essere abitata da sempre

dall'Altro. Non c' da una parte l'Io e dall'altra l'Altro. C' l'Altro nel cuore stesso dell'Io, c' lo straniero nel punto che si crede essere il pi familiare. L'uomo una specie unica al mondo: l'unica che minaccia la propria sopravvivenza attraverso la violenza. Gli animali durante la gelosia sessuale non si uccidono a vicenda. Gli animali non conoscono il desiderio di vendetta. Gli esseri umani s. L'uomo una macchina desiderante. L'animale agisce secondo appetiti dettati dall'istinto, l'uomo invece desidera, osserva e successivamente imita. Le cose che noi vogliamo avere non le desideriamo in s, ma perch sono possedute dal singolo modello a cui ci omologhiamo. C' quindi uno stretto rapporto tra persona desiderante - oggetto desiderato - modello imitato, tale da provocare inevitabilmente uno scontro nel momento in cui l'oggetto non sia divisibile e usufruibile da entrambi. Ad esempio, una stessa donna o uno stesso uomo, oppure uno stesso oggetto (un telefonino, un'automobile, un orologio, un gioiello, un capo di abbigliamento, ecc.). Quando il desiderio non soddisfatto, le singole rivalit tra gli uomini degenerano velocemente dando vita ad un desiderio unanime e indifferenziato di vendetta. Il propagarsi del sentimento di vendetta definito da Girard come contagio mimetico, un contagio che si spande a macchia d'olio all'interno della comunit. Dunque, la violenza umana essenzialmente desiderio e imitazione. Per questo sono nate, secondo la tesi di Girard, in tempi arcaici, le istituzioni religiose. L'unica grande differenza fra l'uomo e la specie animale la dimensione religiosa . Con buona pace di tutti i credi ateisti e materialisti, la religione si resa necessaria per reprimere la violenza del desiderio umano che costantemente minaccia l'ordine socio-culturale e la natura stessa. La religione serve a scaricare sul trascendente la responsabilit di tutta quella violenza, concreta, che la comunit umana non vuole accettare. Il rapporto con il sacro disumanizza la violenza, la sottrae all'uomo al fine di proteggerlo da essa, facendone una minaccia trascendente sempre presente che esige di essere placata da riti appropriati. Pensare religiosamente pensare il destino della citt in funzione di quella violenza che domina l'uomo quindi pensare quella violenza come sovrumana, per tenerla a distanza. Il sacro strappa agli uomini la loro violenza e la divinizza completamente. Il processo sacralizzante dissimula all'uomo l'umanit della sua violenza. IL CAPRO ESPIATORIO

La specie umana la specie che pu sempre distruggere se stessa. Per questo ha creato la religione. questa l'essenza dell'esistenza umana, l'origine della proibizione dei sacrifici e della violenza. Dove si dissolta la religione, l iniziato un processo di decomposizione. La nascita della religione, molto prima del Cristianesimo, si dunque resa necessaria per proibire i sacrifici, umani e animali, e proteggere la societ dalla minaccia di una violenza generalizzata, in quanto imitata, volta all'appropriazione degli stessi oggetti desiderati. Se due individui, imitandosi, desiderano la stessa cosa, pu benissimo aggiungersi un terzo, un quarto e il conflitto dei primi si allarga. Il conflitto-rivalit si trasforma in antagonismo generalizzato. Ma quando la violenza non pu scaricarsi sul nemico che l'ha eccitata, si sfoga su un bersaglio sostitutivo e pu anche focalizzarsi su una sola vittima arbitraria. Allora la folla si raccoglie unanime attorno alla vittima e la distrugge. L'eliminazione (espulsione o uccisione) della vittima fa sfogare la frenesia violenta da cui ciascuno era posseduto fino a poco prima. La vittima appare contemporaneamente come l'origine della crisi e come la responsabile del miracolo della pace ritrovata. Essa diviene sacra, proprio perch, prodigiosamente, capace di scatenare la crisi come di ripristinare la pace. La vittima sacrificale ha cio un potere divino, di vita e di morte sul gruppo. Questa secondo Girard la genesi del religioso e in particolare del meccanismo sacrificale del capro espiatorio (o meccanismo vittimario). Ovvero, dell'istituzione del sacrificio rituale, come ripetizione dellevento vittimario originario, in modo da riprodurne i miracolosi effetti, e del mito, come racconto di quell'evento dal punto di vista della folla, delle proibizioni e delle leggi, che sono l'interdizione d'accesso a tutti quegli oggetti del desiderio che provocano le rivalit e i conflitti che portano alla crisi. L'elaborazione dei riti sacrificali (cerimonie religiose) e delle proibizioni (tab) costituisce dunque una sorta di vademecum universale sulla violenza che si ritrova nei miti di tutte le culture umane. Nella Bibbia (Levitico, 16), nella Mishnah (Yoma cap. 6) e nel Talmud (Yoma, fogli 66-67), viene descritto il rito del Giorno dell'Espiazione, all'epoca del Tempio di Gerusalemme, come parte delle cerimonie ebraiche dello Yom Kippur: due capri venivano portati, assieme ad un toro, sul luogo del sacrificio, come parte dei Korbanot (sacrifici) del Tempio di Gerusalemme. Il sacerdote compiva un'estrazione a sorte tra i due capri. Uno veniva bruciato sull'altare sacrificale assieme al toro. Il secondo diventava il capro espiatorio. Il sacerdote poneva le sue mani sulla testa del capro e confessava i peccati

del popolo di Israele. Il capro veniva quindi allontanato nella natura selvaggia, portando con se i peccati del popolo ebraico, per essere precipitato da una rupe a circa 10 chilometri da Gerusalemme. L'elaborazione dei riti e dei divieti da parte dei gruppi protoumani o umani prender forme infinitamente varie, obbedendo comunque a una prescrizione pratica molto rigorosa: la prevenzione del ritorno della crisi mimetica. sempre il capro espiatorio ad addossarsi tutta la responsabilit di malefatte, errori o eventi negativi e deve subirne le conseguenze ed espiarne la colpa. Anche la tragedia, che si radica in una crisi del rituale, mette in scena una distruzione dell'ordine culturale: il parricidio e l'incesto di Edipo annunciano una crisi che sar generata dall'indifferenziazione (che la crisi della modernit ovvero la post-modernit, l'annullamento delle differenze). La tragedia strettamente legata alla violenza perch figlia della crisi sacrificale, del venir meno di quel sistema di riti e proibizioni di cui sopra. Edipo diventa il capro espiatorio dell'intera umanit, diventa vittima espiatoria universale. Gli uomini tendono a convincersi che uno solo di loro responsabile di tutta la mimesis violenta che li contamina tutti: distruggendo la vittima espiatoria gli uomini crederanno allora possibile sbarazzarsi del loro male ed effettivamente se ne libereranno poich tra loro non ci sar pi il seme della violenza fascinatrice. Poich tale vittima viene sostituita a tutti i membri della comunit, la sostituzione sacrificale svolge proprio il ruolo che gi le stato attribuito: tramite la vittima espiatoria protegge tutti i membri della comunit dalle loro rispettive violenze. Questo meccanismo per non estirpa la violenza, solo un escamotage per dirigerla su una vittima sacrificale. La ricerca del capro espiatorio diventa l'atto irrazionale di ritenere una persona, un gruppo di persone, o una cosa, responsabile di una moltitudine di problemi. Vi sono tanti esempi, anche della storia recente, in cui l'individuazione di un capro espiatorio non servito a fermare la spirale di violenza, ma ad alimentarla: Ad esempio, l'odio verso gli Ebrei, individuati dalla propaganda nazista come male da estirpare, che ancora oggi alimenta un anti-semitismo diffuso e nostalgia del nazismo. Oppure, l'odio verso i negri, gli immigranti, i comunisti, i terroni, le donne, gli omosessuali, i disabili, gli zingari. Pi recentemente, i romeni. Viene a costituirsi cos una folla contagiata pronta a scegliere un capro espiatorio contro cui polarizzare tutto l'odio generatosi. Una volta contagiata, la folla letteralmente accecata, incapace di rendersi conto dell'estrema ingiustizia ed infondatezza della violenza rivolta contro il capro espiatorio.

Il conflitto, o la lotta il padre e il re di ogni cosa (Eraclito) sempre la cura per le vittime, nel bene e nel male, a determinare la cultura. Tutte le attivit economiche, scientifiche, artistiche e anche religiose, secondo Girard, sono essenzialmente determinate dal meccanismo espiatorio. La rivalit-concorrenza, che il sale delle nostre societ, pu produrre un gran numero di effetti positivi, favorevoli all'economia; ma sul piano psichico, affettivo, sociale, umano, produce una continua tensione nei rapporti, che diventa crisi se non viene gestita adeguatamente. Per questo le proibizioni si rendono necessarie, perch impediscono il precipitare nella spirale di violenza che ha causato la crisi. grazie alle proibizioni che le societ possono sopravvivere. Tesi questa sostenuta anche da Lvi-Strauss ne Le Strutture Elementari della Parentela, in cui interpreta il tab dell'incesto come fondante di una cultura non-violenta basata sullo scambio e sul dono. Girard critica questa visione di un comunismo primitivo egalitario e non-violento, poi ripresa dal marxismo e dal femminismo, ritenendo che Lvi-Strauss abbia erroneamente e arbitrariamente rimosso l'elemento di violenza che invece alla base del meccanismo espiatorio e della costruzione culturale. In sintesi: Girard sostiene che, per liberarsi dal circolo vizioso del desiderio e della violenza, le societ hanno dato vita alle istituzioni religiose tradizionali e, soprattutto, al meccanismo sacrificale. Ma in seguito, riconsegnando Dio alla sua trascendenza (la morte di Dio), l'uomo moderno ridiventato il solo responsabile della violenza. La vendetta costituisce una minaccia insopprimibile, un processo infinito, interminabile. Girard classifica in tre categorie tutti i mezzi messi in atto dagli uomini per proteggersi dalla vendetta interminabile: i mezzi preventivi, gli impedimenti alla vendetta, il sistema giudiziario. Finch non si crea un organismo che possa sostituirsi alla parte lesa e riservarsi la vendetta sussiste sempre il pericolo di una escalation interminabile. Nei popoli primitivi, dove non esiste un sistema giudiziario, il sacrificio ad aiutare a tenere a bada la vendetta: il sacrificio perci, nella lotta contro la violenza, uno strumento di prevenzione che polarizza le tendenze aggressive su vittime reali o ideali, animate o inanimate, mai suscettibili comunque di essere vendicate. Il sacrificio come prevenzione della violenza decade proprio l dove si istituisce un sistema giudiziario. La giustizia non consiste nel sopprimere la vendetta, ma effettivamente a riservarla all'autorit suprema, ad una trascendenza sociale che , in fondo, la stessa cosa del capro espiatorio nella

religione arcaica. La giustizia un fatto straordinario perch l'ultima parola della vendetta. La giustizia la vendetta pubblica, imperfetta, ma comunque sempre una vendetta. Noi siamo qui, nel mondo moderno, a nutrire una sorta di malcontento perch non abbiamo ancora concepito qualcosa di superiore a questa forma di giustizia. Cerchiamo di raffinarla, di complicarla, ma, malgrado tutto, l'essenziale viene meno: la giustizia la vendetta pubblica. Gli uomini arcaici erano terrorizzati dall'idea di vendetta interminabile, di una violenza senza fine. La giustizia arresta la vendetta . Sono l'agnello di Dio, che toglie i peccati dal mondo . stata la Rivelazione cristiana, secondo Girard, ad annunciare la crisi del meccanismo sacrificale, la fine dell'epoca arcaica e l'inizio di una nuova era dello Spirito Santo. Nel racconto dei Vangeli si compie quell'oscillazione decisiva per cui la vittima sacrificale diventa l'innocente che come tale si rivendica. Cos, il capro espiatorio si trasforma nell'agnello di Dio. Questa Rivelazione svela clamorosamente la natura del sociale, del religioso e della violenza primitiva. Secondo l'interpretazione di Girard, dietro la dimensione mitica dei Vangeli vi una crisi storica che fa riferimento ad una vera e propria crisi sacrificale, finita con la distruzione di Gerusalemme e del regno ebraico. Secondo Pilato, la morte di Cristo un tentativo di risolvere la crisi, ce lo dice il testo. Ma un tentativo fallito, perch la morte di Ges non riusc a riconciliare gli ebrei con i romani. Ges dunque simbolo di un meccanismo espiatorio che fallisce, l dove invece i meccanismi espiatori appartenenti ai miti antichi riuscivano. Il testo ebraico-cristiano afferma in maniera inequivocabile che ci sono vittime innocenti, diversamente dai miti, che escludono l'idea di una tale innocenza e perpetuano il meccanismo del capro espiatorio. Con la cristianit, invece, si genera una rottura che d vita ad un mondo aperto, dove pu succedere di tutto, perch non ci sono pi le forme di protezione sacrificali. Da qui, la via aperta a quella strana forma di crisi sacrificale, sempre in funzione ma mai risolta, che la modernit, una continua caccia alle streghe, una continua strage di innocenti. I Vangeli, che parlano di un padre e una madre universali, e di una famiglia allargata a tutta l'umanit, dissolvono anche il concetto tradizionale di famiglia. Cristo annuncia una situazione di crisi globale, , in un certo senso, il profeta della post-modernit e della globalizzazione: annuncia la crisi della famiglia, la crisi tra le nazioni, la crisi della religione. Una crisi pi grande di tutte quelle dei tempi antichi, perch le protezioni

sacrificali mitico-rituali cominciano a sfaldarsi, fino a scomparire del tutto. Nel cristianesimo, anzich assumere il punto di vista della folla, si assume quello della vittima innocente. Si tratta di un capovolgimento dello schema arcaico. E di un esaurimento della violenza. Ecco il ruolo fondamentale di Cristo, figlio di Dio, umano e divino al tempo stesso, che annuncia il Regno di Dio sulla Terra: svelare la violenza, la barbarie, il male, l'insensatezza, del meccanismo sacrificale; spazzare via i precedenti miti, basati sulla menzogna, sulla fabula, affermando la verit: che le vittime sacrificali in realt sono degli innocenti scelti come capri espiatori, e che dunque non devono essere immolati; che la violenza genera violenza, generando un circolo vizioso senza fine. La lettura antropologica dei Vangeli, operata da Girard, mette in luce il primato di un insegnamento che si vota al rispetto della persona, alla tutela delle vittime innocenti immolate ingiustamente. La Resurrezione di Cristo corona e porta a termine il sovvertimento e la rivelazione della mitologia, dei riti, di tutto ci che assicura la fondazione e la perpetuazione delle culture umane. I Vangeli rivelano tutto quello di cui gli uomini hanno bisogno per comprendere la loro responsabilit nelle infinite violenze della storia umana e nelle religioni menzognere che ne derivano. () L'elaborazione mitica si fonda su unignoranza, su un'inconsapevolezza persecutoria che i miti non arrivano mai a identificare, dal momento che ne sono dominati. La vera unicit del messaggio cristiano, per Girard sta nella Resurrezione, con cui Ges sconfigge, per la prima volta, il meccanismo vittimario. Dopo tre giorni, Ges appare, risorto, agli Apostoli, portando con s il dono della Grazia, dello Spirito Santo, ovvero della Redenzione di unumanit colpevole per secoli di aver messo a morte o espulso ingiustamente dei loro simili, anchessi figli di Dio. I Vangeli proclamano il primato del Regno di Dio, che il Regno dellamore, del perdono, della vita pacifica, del riconoscimento dei diritti umani, del riconoscimento dell'inviolabilit della persona in quanto creatura divina. Proclamano che non ci dovranno essere pi vittime espiatorie, mai pi sacrifici per il raggiungimento della pace sociale. La sofferenza sulla Croce il prezzo che Ges accetta di pagare per offrire all'umanit questa rappresentazione vera dell'origine di cui resta prigioniera, e per privare a lunga scadenza il meccanismo vittimario della sua efficacia. Ges incarna un nuovo modello di redenzione, che si oppone a quello precedente, infrangendo la barriera della folla unanime

che si scaglia contro il capro espiatorio: per la prima volta, una minoranza contestataria segue Cristo e non la folla, sceglie il modello buono. un vero peccato, letteralmente, che l'imitazione di Cristo, come promulgata dal cristianesimo primitivo, non sia riuscita ad arrestare la violenza, la persecuzione, la ricerca continua di un capro espiatorio, giunta ad assumere proporzioni inaudite, come testimonia la storia degli orrori del Novecento, e anche quella pi recente. Una societ che aspiri veramente a diventare civile, dovrebbe basare la propria costituzione socio-culturale sui 10 comandamenti, sacri e inviolabili, richiamandosi alla responsabilit di ognuno, e impegnandosi a farli rispettare. Esaminiamo in primo luogo il piatto della bilancia che contiene i nostri successi: dallalto Medioevo in poi, tutte le grandi istituzioni umane si evolvono nel medesimo senso, il diritto pubblico e privato, la legislazione penale, la pratica giudiziaria, lo statuto giuridico delle persone. All'inizio tutto si modifica assai lentamente, ma il ritmo si accelera sempre pi nel corso del processo e, se esaminiamo le cose nel loro insieme, vediamo che l'evoluzione va sempre nella stessa direzione, l'addolcimento delle pene, la protezione crescente delle vittime potenziali. La nostra societ ha abolito la schiavit e poi l'asservimento. () Ogni giorno si varcano nuove soglie. () L'unica voce sotto la quale si pu raccogliere ci che sto qui sintetizzando alla rinfusa, e senza alcuna pretesa di completezza, la preoccupazione verso le vittime . il sistema giudiziario che, nelle societ moderne, pseudocivili e pseudo-democratiche, preposto ad allontanare la minaccia della vendetta. Non pi la religione. Questa preoccupazione per le vittime innocenti in linea con quanto afferma Ges: la solidariet, la compassione, il perdono, il rispetto reciproco. E, di conseguenza, tali aspetti dovrebbero costituire i molteplici sistemi giuridici tipici dello stato democratico fondato sui valori cristiani. La funzione principale del sistema giuridico quella di allontanare il grave pericolo della vendetta. In quanto, qualora si inneschi un meccanismo di giustizia privata, la spirale di violenza sar potenzialmente interminabile: si darebbe avvio ad una concatenazione di singoli episodi di vendetta che potrebbero portare allestinzione della comunit sociale. Il pericolo sempre incombente. Lo abbiamo visto proprio di recente, con l'odio che si scatenato contro un'intera comunit, quella dei romeni, per colpa di gravi episodi di violenza ad opera di singoli: la sete di vendetta ha subito cercato un capro espiatorio e si sono verificati alcuni casi di giustizia sommaria rivolti contro degli innocenti. Proprio per proteggere la societ da questa furia cieca, compito del

sistema giudiziario quello di praticare una vendetta pubblica, che altro non che un meccanismo espiatorio, volto a placare gli animi. Una societ civile e democratica priva di organi giurisdizionali garanti della pace, del rispetto delle leggi e dei diritti fondamentali non pu esistere. La magistratura ha il monopolio della violenza, lunico organo titolare del potere di emettere condanne per prevenire cicli infiniti di vendette private. Le sentenze si rifanno cos ad un'idea di giustizia assoluta, a quel principio supremo che consente, per il bene del popolo, il ricorso ad una violenza legale, legittima e trascendente proprio perch ispirata da un'idea assoluta. Nel sistema penale non vi alcun principio di giustizia che differisca realmente dal principio di vendetta. il medesimo principio ad agire nei due casi, quello della reciprocit violenta, della retribuzione. O tale principio giusto e la giustizia gi presente nella vendetta, oppure non c giustizia in nessun caso. Di colui che si fa vendetta da solo, la lingua inglese asserisce: He takes the law into his own hands prende la legge nelle sue stesse man. Non c differenza di principio tra vendetta privata e vendetta pubblica, ma vi un'enorme differenza sul piano sociale: la vendetta pubblica non pi vendicata; il processo finito; il pericolo di escalation scongiurato. Messa definitivamente da parte l'utopia cristiana di un Regno di Dio in Terra pacifico e non-violento, governato dagli uomini di buona volont, resterebbe solo la speranza di una giustizia sociale retta da un ordine democratico. Ma questa un'altra utopia. Non esiste un tale sistema, perch non esiste una reale democrazia. Non mai esistita e probabilmente non esister mai. Perch il mondo governato dalla violenza del desiderio di uomini corrotti e senza scrupoli, che hanno tutto l'interesse a far s che la violenza dilaghi. Perch il sistema giudiziario anch'esso corrotto e dunque incapace di produrre giustizia, se non vendette pubbliche rivolte contro capri espiatori (come ad esempio stato il processo a Saddam Hussein) che servono solo agli scopi del potere. Perch non esistono pi, nel mondo secolarizzato di oggi, le armi di difesa mitico-rituali del sacro, tagliato fuori dall'orizzonte culturale, ma che ritorna sotto forma di violenza generalizzata. Il totalitarismo mascherato da pseudo-democrazia che governa il mondo "porno-globalizzato" votato all'auto-distruzione, perch ci che non viene espiato e sublimato destinato a ripresentarsi in forma di nevrosi. La nevrosi, malattia moderna par excellence, contagia l'intero villaggio globale, perch si diffonde globalmente alla velocit della luce, come mai in precedenza, attraverso i mass-media elettronici, e ci sta conducendo verso una escalation di violenza di cui le cronache

di questi ultimi anni, di questi ultimi giorni, ci stanno fornendo solo un primo assaggio.

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