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Francesco Lamendola

Il sogno imperiale di Antemio naufraga nel 472, con il terzo sacco di Roma
Il ventennio che va dal sacco di Roma da parte del re vandalo Genserico (2 giugno del 455) alla deposizione dell'ultimo imperatore romano d'occidente, Romolo Augusto, da parte del generale barbaro Odoacre (4 settembre 476), uno dei pi convulsi e drammatici nell'intera storia d'Europa. Mentre i popolo germanici continuano a strappare lembi sempre pi vasti dell'Impero per fondare i nuovi regni romano-barbarici, in Italia i sempre pi potenti generali, di stirpe germanica anch'essi, fanno e disfano gli ultimi fantasmi di sovrani, dopo che l'estinzione della dinastia di Teodosio ha aperto una crisi nella successione che non verr mai pi superata. Tra essi spicca la figura di Ricimero, vero burattinaio di quest'ultimo scorcio di vita dell'Impero Romano, che restando nell'ombra manovra spregiudicatamente degli effimeri sovrani-fantoccio. Il primo degli imperatori fantoccio che regnarono in questo periodo fu Eparchio Avito, senatore gallico sostenuto dal re visigoto Teoderico II, del quale era, in sostanza, il protetto. Eletto dai senatori della Gallia il 10 luglio 455, Avito non era per riuscito n a restaurare le posizioni romane in Gallia e nella Penisola Iberica, n a condurre la progettata spedizione contro Genserico in Africa, le cui incursioni navali rappresentavano una gravissima spina nel fianco per lItalia. A sventare la minaccia dei Vandali in Italia era stato il generale barbaro Ricimero, che li aveva sconfitti per mare davanti alla Corsica e, per terra, presso Agrigento, dopo di che aveva ottenuto dallo stesso Senato lincarico di marcare contro limperatore, lo aveva sconfitto in battaglia a Piacenza e costretto ad abdicare, scambiando la porpora con il pastorale di vescovo di quella citt. Il Senato, per, non si era accontentato di quella mezza misura e Avito, sentendosi in pericolo, era fuggito verso la Gallia, incontrando una morte oscura nel 456, durante il viaggio. Ricimero attese sei mesi, fino alla morte dellimperatore dOriente, Marciano (gennaio del 457), prima di assumere la carica di patricius, che formalizzava il suo potere de facto in Italia, sperando che il nuovo sovrano di Costantinopoli avrebbe accettato la sua posizione; e cos infatti avvenne. Il nuovo imperatore dOriente, Leone, che era a sua volta una creatura del generale alano Aspar, riconobbe Ricimero quale patricius per lItalia e questi, da parte sua, favor lelezione imperiale in Occidente, ad opera dellesercito, di Maioriano, uomo gi gradito allimperatrice Licinia Eudossia, vedova di Valentiniano III, lultimo sovrano occidentale della dinastia di Teodosio (ma allora si era auto-proclamato imperatore il senatore Petronio Massimo, subito spazzato via come contraccolpo dellincursione di Genserico contro la stessa Roma). La proclamazione era avvenuta in aprile e Maioriano attese fino a Natale un riconoscimento da parte di Leone, che non venne; allora, il 28 dicembre 457, si era deciso a indossare la porpora. I rapporti fra il nuovo imperatore dOccidente e il suo patricius si guastarono in fretta, perch il primo non intendeva limitarsi a recitare il ruolo di docile burattino, ma cercava di perseguire una propria politica, tendente a una effettiva restaurazione del potere romano in Occidente. Maioriano riport effettivamente alcuni successi contro i barbari sia in Gallia che in Spagna, ma non ottenne il riconoscimento di Leone, n la collaborazione di questi per la progettata spedizione contro i Vandali: la quale fall prima di cominciare, poich la flotta romana venne distrutta nella base spagnola di Nova Carthago (Cartagena) da una audace incursione di Genserico , nella primavera del 460). Allora, rientrato in Italia senza gloria e senza esercito, Maioriano venne fatto arrestare e decapitare da Ricimero, stanco di questa sua indocile creatura (7 agosto 461) e desideroso di giungere a un accordo con il terribile re dei Vandali. 1

Ricimero fece eleggere imperatore un oscuro senatore, Libio Severo (19 novembre 461), che regn per quattro anni, senza mai esercitare alcun potere effettivo; ma dovette rendersi conto che la sua posizione era diventata insostenibile: minacciato da tutte le parti, sia dallesterno che dallinterno, con il comes Marcellino, un fedelissimo di Maioriano, che si preparava ad attaccarlo dalla Dalmazia, e con Genserico che puntava a porre sul trono di Ravenna un proprio candidato, Anicio Olibrio (marito di Placidia, figlia di Valentiniano III e di Licinia Eudossia e, dunque, imparentato coi Teodosidi, bench fosse anche il figlio dellusurpatore Petronio Massimo). Questultima eventualit avrebbe minato le basi del suo potere in Italia, per cui a Ricimero non rimase altra strada che riavvicinarsi al sovrano di Costantinopoli, Leone, per riceverne aiuto contro i Vandali: il prezzo dellaccordo consist nellaccettare come imperatore dOccidente un candidato di Leone stesso, il senatore Procopio Antemio. A Ricimero non restavano alternative: nel 464 aveva bens sventato una minacciosa irruzione di Alani presso Bergamo, sconfiggendoli; ma la sua posizione restava difficilissima, a causa delle continue minacce da parte dei barbari e degli ex seguaci di Maioriano e dellormai tiepido appoggio dellaristocrazia italica, delusa dalla sua incapacit di proteggere i suoi interessi mediante una efficace difesa dellItalia. Cos, morto assai opportunamente Severo (15 agosto 465), forse di malattia, forse avvelenato, Ricimero, dopo un interregno di due anni, accett la venuta in Italia di Antemio, alla testa di un esercito orientale, accolto con favore dal Senato romano. Per Ricimero, per, si trattava di una situazione di compromesso, che ripresentava la situazione verificatasi al tempo di Maioriano, con laggravante, per lui, che alle spalle di Antemio cera la forza dellImpero dOriente e, quindi, una pi grave minaccia alla sua effettiva indipendenza e sovranit sullItalia. Si trattava di un compromesso, dunque, destinato a durare fino a quando una delle due parti si fosse sentita abbastanza forte per sbarazzarsi dellaltra. Per intanto, il matrimonio fra Ricimero e la figlia dello stesso Antemio, Alipia, ebbe la funzione di mascherare la tensione latente e di guadagnar tempo; subito dopo Antemio, in collaborazione con Leone, organizz la grande spedizione contro i Vandali che gi Maioriano aveva progettato e che era miseramente fallita. Questa volta si mise insieme una flotta non di 300, ma di ben 1.000 navi, con un imponente corpo da sbarco; ma anche questa volta loperazione fall clamorosamente, forse a causa del tradimento dellammiraglio orientale, Basilisco, oltre che per la diabolica perizia del vecchio Genserico, il quale riusc ad incendiare la flotta quando essa era gi davanti a Cartagine, nel 468. Ricimero non aveva svolto alcun ruolo nella spedizione e, anzi, si era tenuto in disparte, sospettoso, perch si rendeva conto di aver tutto da perdere da un successo della flotta romana contro i Vandali; pare sia stato anzi il mandante dellassassinio di Marcellino, lammiraglio della flotta occidentale. In Gallia la posizione romana si indeboliva sempre pi; i Visgoti tornavano a farsi minacciosi sotto la guida del loro re Eurico, invadendo lAlvernia; due successivi prefetti, Arvando e Seronato, si macchiarono di tradimento, trattando sottobanco con i barbari per cedere le province loro affidate: e leco di questi disastri, ripercuotendosi n Italia, port al punto di rottura le gi tese relazioni fra Ricimero e Antemio. Cos lo storico e numismatico inglese Michael Grant ha ricordato la vicenda imperiale di Procopio Antemio nel suo celebre studio Gli imperatori romani (titolo originale: The Roman Emperors: A Biographical Guide to the Rulers of Imperial Rome 34 B. C. 476 A. D., 1985, traduzione italiana Roma, Newton Compton, 1993, pp. 305-06): Dopo essersi assicurato lappoggio del Maestro dei soldati dOccidente, cio di Ricimero, dandogli in matrimonio la figlia Alipia, Antemio part da Costantinopoli con un gran corteo e una potente armata , e la sua nomina ricevette la conferma non solo del popolo di Roma e dei federati barbari, ma anche del senato. Sulle monete egli si fa vedere con Leone I, ciascuno con in mano una lancia, ma sorreggendo insieme un globo sormontato da una croce: la scritta dice: Salus Reipublicae il benessere dello Stato. Leone, da parte sua, fece pubbliche dichiarazioni di affetto paterno di Antemio col quale, dichiarava, aveva diviso il governo delluniverso. Dopo tante disastrose controversie tra i due imperi, questa nuova collaborazione sembrava incoraggiante; ma essa giunse tropo tardi per salvare lOccidente. E infatti la sua immediata applicazione pratica si rivel disastrosa. In questo caso la collaborazione prese la forma di una spedizione congiunta contro 2

Gaiserico: anche se le cifre di 1.113 navi e di 100.000 uomini appaiono esagerate, si tratt sempre di unimpresa ambiziosa e di vasta portata. Per il comandante del contingente orientale (Basilisco) non era leale, e la nomina di Marcellino (comandante militare della Dalmazia) ad ammiraglio dellImpero dOccidente contrari Ricimero. Marcellino assal le base vandale della Sardegna; frattanto unaltra armata sbarcava in Tripolitania. Ma, mentre la flotta orientale di Basilisco si avviava a Cartagine, Gaiserico aiutato dal vento favorevole diede fuoco a molte delle navi romane e altre ne distrusse; le rimanenti fuggirono in Sicilia con Basilisco e Marcellino, il secondo dei quali fin assassinato, probabilmente per istigazione di Ricimero. Anche Antemio in Gallia dovette affrontare una situazione peggiore del previsto perch il formidabile re visigoto Eurico, dopo aver assassinato il fratello Teoderico II ed essergli succeduto sul trono (466), sembrava tendesse alannessione di tutta la Gallia. La nobilt gallo-romana, sentendosi in pericolo, invi ad Antemio, in Italia, una deputazione di cui faceva parte anche Sidonio Apollinare, che ora si trovava a dover onorare nei suoi poemi il terzo imperatore successivo. Ed egli vi provvide senza incertezze, inneggiando alla restaurazione dellunit dellimpero, per cui fu poi ricompensato con la prefettura della citt di Roma. Nel frattempo in Gallia le forze di Ricimero mantenevano importanti collegamenti con i Suevi e con il re dei Burgundi Gundioc, che aveva sposato la sorella del primo. Sulla base di tali collegamenti Antemio concesse ai Burgundi notevoli favori per guadagnarsene laiuto contro Eurico. Ma il prefetto del Pretorio della Gallia, di nome Arvando, fu trovato colpevole di tradimento e di malversazione, per cui venne mandato a morte, con la conseguenza che Eurico pot infliggere una grave disfatta allesercito romano sulla sponda sinistra del Riodano, uccidendo il figlio dellimperatore, Antemiolo, e i suoi tre pi eminenti comandanti. Antemio non riusc a conquistare simpatie neanche in Italia, dove suscitavano contrariet la sua cultura e il modo di vita di ispirazione greca; tra laltro si diceva che fosse troppo accondiscendente col paganesimo. Dopo le sconfitte patite contro i Vandali e i Visigoti, egli, come era gi avvenuto col suo predecessore, cominci a suscitare sfiducia in Ricimero, e le relazioni fra i due rapidamente si deteriorarono. Si disse che limperatore si fosse rammaricato di aver dato la propria figlia in sposa a un barbaro come Ricimero; il quale, da parte sua, fu udito definire il suocero grecuccio e galata. Il reciproco malvolere ebbe come conseguenza che lItalia si trov praticamente divisa in due parti fra loro ostili, cin Antemio che regnava a Roma e Ricimero a Medilanum. Epifanio, vescovo di Ticinum, riusc a mettere insieme una riconciliazione (470), che per non dur molto perch Ricimero marci fino alle porte di Roma con lintenzione di cacciarne il suo ex protetto, mentre per il momento il suo candidato proposto al trono dOccidente era Olibrio (marito di Placidia Minore, figlia di Valentiniano III), il quale da Costantinopoli si trasfer in Italia. Antemio aveva lappoggio di una forza armata di Visigoti al comando di Bilimero (probabilmente Maestro dei soldati in Gallia) e, sebbene limperatore fosse greco, il senato ed il popolo di Roma, come ultima risorsa, apparentemente, lo preferivano a Olibrio. Fece seguito un assedio della citt della durata di tre mesi, con accompagnamento carestia ed epidemie. Alla fine Ricimero port un violento assalto contro il ponte Elio, davanti al mausoleo di Adriano (in seguito Castel SantAngelo). Bilimero fece una valorosa resistenza finch cadde, al che le truppe di Ricimero fecero irruzione in citt, sembra anche grazie al tradimento dallinterno. Antemio capitol, ma, mentre il saccheggio continuava, si nascose fra i mendicanti che stavano intorno alla chiesa di San Crisogono. Scoperto, venne decapitato, nel mese di marzo o di aprile del 472, per ordine di Gundobado, nipote di Ricimero. In definitiva, si pu leggere la breve ma sanguinosa guerra civile tra i partigiani di Antemio e quelli di Ricimero come una manovra di questultimo per giungere a un accordo con Genserico, sulla base di una tregua alle incursioni vandaliche che tormentavano le coste italiane. Fin dallaprile Olibrio, giunto al campo di Ricimero, era stato proclamato imperatore dOccidente: a mandarlo era stato proprio Leone, che non aveva compreso la segreta manovra del patricius, n le occulte ambizioni di potere dello stesso Olibrio. Ma questultimo regn, e solo di nome, per un tempo brevissimo: infatti mor di peste, insieme al suo burattinaio Ricimero, il 23 ottobre o il 2 novembre 472. La fine, per il fantasma dellImpero Romano dOccidente, si andava ormai avvicinando a grandi passi. 3

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