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Anzich scendere gradualmente, i finanziamenti per lo sfruttamento dei combustibili sporchi nei Balcani sovrastano quelli destinati al sostegno delle fonti rinnovabili Nei Balcani bisogna invertire al pi presto la rotta sul fronte energetico: lunica strategia chiave da seguire per favorire una crescita sostenibile nella regione quella di riorientare le misure di supporto verso le fonti rinnovabili. A queste conclusioni giunge lultimo rapporto messo a punto da un drappello di organizzazioni non governative internazionali e regionali (coordinato da Cee Bankwatch, See Change Net e Wwf e pubblicato dal sito internet Balkan Insight) che offre una mappatura completa dei sussidi versati dagli istituti finanziari mondiali - in primis la Bers, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo - per alimentare gli investimenti energetici nei Paesi dei Balcani. Troppi, infatti, i capitali destinati finora allo sfruttamento dei combustibili fossili: cos facendo i Paesi della regione difficilmente riusciranno a centrare gli obiettivi imposti dalle rigorose politiche energetiche e ambientali dellUnione Europea. Ma al di l dellenorme volume di sussidi garantito dai singoli governi, il resoconto in questione si sofferma in particolare sugli investimenti energetici stanziati dalle banche per lo sviluppo internazionale e regionale: alle fonti sporche e non rinnovabili arriva quasi tutto il malloppo, mentre le rinnovabili (escluso lidroelettrico) devono accontentarsi delle briciole. Questa tendenza non fa altro che rafforzarsi. - recita uno stralcio del rapporto - I grandi istituti finanziari che dovrebbero contribuire a migliorare il nostro futuro continuano invece a ostacolare il lavoro dellUnione Europea sul fronte ambientale. In questo modo i Paesi della regione balcanica rischiano di voltare le spalle agli obiettivi imposti dallUe in materia di cambiamento climatico, da raggiungere entro il 2020, 2030 e 2050. In effetti a passare in rassegna le diverse cifre riportate nel rapporto, sembra evidente lo scetticismo della Bers (listituto per lo sviluppo che pi investe nei Balcani) verso le fonti pulite e rinnovabili: del suo fondo riservato agli investimenti energetici nella regione, il 75% dedicato interamente a sostenere la proliferazione dei combustibili fossili, il 23% va al supporto dellidroelettrico e solo
un misero 2% serve per finanziare lo sfruttamento delle fonti rinnovabili. Inoltre, considerando i sussidi totali versati dagli istituti finanziari internazionali, 597 milioni di euro hanno sostenuto lenergia fossile, 310 milioni quella idroelettrica e soltanto 18 milioni e 500 mila euro sono stati stanziati a favore delle fonti rinnovabili. Per di pi i contributi destinati a migliorare lefficenza energetica e limpatto ambientale delle infrastrutture nei Balcani sono scesi ulteriormente e ammontano a 288 milioni di euro: il 17% del portafoglio energetico totale.
etniche non costituenti: attualmente tutti i cittadini bosniaci che non sono bosgnacchi (musulmani), croati o serbi appartengono di fatto alla categoria degli altri. Una macchia pesantissima per la Carta della Federazione che da anni lUnione Europea cerca, inutilmente, di cancellare: le indicazioni degli esperti seguono questa direzione e prevedono leliminazione della categoria altri nella Costituzione federale e laggiunta di formule precise e univoche che si riferiscano alle diverse realt etniche presenti nellentit. Ci sono inoltre molte proposte legislative volte ad alleggerire e a migliorare notevolmente il comparto amministrativo e burocratico della Federazione di Bosnia ed Erzegovina. Tra i vari suggerimenti interessanti si segnala: la soppressione dei 10 cantoni federali, la cancellazione della carica di presidente dellentit e un taglio drastico al numero di parlamentari.