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M. INVERNIZZI, Luigi Gedda e il movimento cattolico in Italia , Sugarco Edizioni, Milano, pagine 142, euro 16,00.

Se l'Italia al termine della II Guerra Mondiale non diventata uno dei tanti Paesi satellite dell'Unione Sovietica, ovvero l'ultima appendice della Cortina di Ferro, lo si deve anche e soprattutto all'opera e all'apostolato svolto in quegli anni dal professor Luigi Gedda (1902-2000), vera anima e guida indiscussa di quei Comitati Civici che contribuiscono in modo determinante a far stravincere alla DC la contesa elettorale del 18 aprile 1948. Eppure ciononostante o forse proprio per questo la sua figura continua ad essere una di quelle pi rimosse dalle pagine della nostra storiografia contemporanea, anche quella meno ideologicamente orientata. I motivi di questo vero e proprio oscuramento generalizzato post mortem vengono ora finalmente spiegati dall'ultimo saggio di Marco Invernizzi che affronta con questo studio sulla figura di Gedda molti nodi tuttora aperti relativi alla questione dell'identit nazionale, come pure del laicato cattolico e del senso stesso dell'azione cristiana nella vita pubblica. Il saggio si apre con una prefazione di Giovanni Cantoni, fondatore e Reggente nazionale dell'associazione Alleanza Cattolica, che tratteggia un profilo di due laici cattolici 'militanti' nei loro rispettivi Paesi, nei campi dell'apostolato come nella politica e nella cultura: lo stesso Gedda e il pensatore e uomo d'azione brasiliano Plinio Corra de Oliveira (1908-1995), che del cosiddetto movimento cattolico controrivoluzionario stato nel secolo scorso il pi riconosciuto esponente a livello internazionale, essendo l'Autore di quella che ancora oggi la principale fonte teoretico-dottrinale dello stesso: l'opera redatta in forma di tesi, e pubblicata per la prima volta nel 1959, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Cantoni ricorda che i due si conobbero nel 1950 in Italia e si stimarono, riconoscendosi vicendevolmente non poche affinit. Infatti, la Sociedade Brasileira de Defesa de Tradiao, Famila e Propriedade, meglio nota con l'acronimo di TFP, che Corra de Oliveira fonder in Brasile nel 1960, rediger il suo statuto organizzativo ispirandosi proprio a quello dei Comitati Civici sorti per volont di Pio XII nel 1948. Oltre a questo, Cantoni sottolinea le originali somiglianze delle loro rispettive parabole biografiche, in quanto nati all'inizio del secolo XX, entrambi lo hanno attraversato per intero. Molto dotati sul piano intellettuale, entrambi hanno messo questo talento al servizio della Chiesa e del prossimo per dar vita a significative realt associative. Entrambi si sono contrapposti all'ideologia apparentemente vittoriosa nel loro tempo, il socialcomunismo e sono stati accusati di essere filofascisti i un'epoca in cui era facile screditare le persone con quest'accusa. Entrambi in controtendenza rispetto a un'opinione diffusa anche in vasti settori del mondo cattolico, secondo cui il socialcomunismo era il 'senso della storia', perci invincibile, e quindi bisognava rassegnarsi a un compromesso con esso, non hanno mai smesso di sentirsi parte viva e militante del Corpo Mistico di Cristo, anche se in alcune circostanze hanno provato l'amarezza e il senso di abbandono

che indubbiamente ha segnato alcuni momenti delle loro vite; ma non si sono lasciati disorientare dagli eventi, ritenuti o percepiti da molti come 'fatali', e hanno voluto essere sempre e comunque fedeli al Papa e al suo Magistero (pagg. 8-9). Secondo il Reggente di Alleanza cattolica, tuttavia, il merito maggiore di Gedda sta nell'aver compreso la necessit di un'azione pre-politica che non esclude quella politica, ma costituisce la premessa del suo rinnovamento e della sua qualit (pag. 12). Seguono quindi sette capitoli che, in ordine cronologico, seguono il secolo lungo di Luigi Gedda (visse infatti ben novantotto anni, spegnendosi proprio nell'anno 2000) illustrando tutte le sue principali iniziative apostoliche, culturali e politiche. Medico, padre di famiglia, cattolico militante, attivista politico e scrittore, la vita di Gedda racchiude in s davvero quasi tutto il Novecento italiano, almeno nei suoi tratti principali. Era nato a Venezia il 23 ottobre 1902 quando il 'conterraneo' cardinale Giuseppe Sarto (1835-1914) non era ancora salito al Soglio pontificio, col nome di Pio X (1903-1914). Erano quelli gli ultimi mesi di Papa Leone XIII (1878-1903), il successore del Beato Pio IX (1846-1878), il Papa che aveva dovuto affrontare la ferita creata al corpo sociale italiano dal Risorgimento cercando per i cattolici, con notevole fatica, nuove e inedite modalit di espressione e partecipazione alla vita della Nazione. Cos, l'adolescenza e la giovinezza di Gedda saranno contraddistinte dall'esperienza nella Societ della giovent cattolica - oggi pressoch dimenticata ma che - come spiega Invernizzi, di fatto sar la prima e duratura esperienza unitaria del movimento cattolico in Italia dopo l'unificazione del 1861 (pag. 19). Il suo scopo era quello di unire i cattolici italiani nella difesa del Papa e del Cristianesimo di fronte alla Rivoluzione liberale e nazionalista e al nuovo Stato unitario, che appunto era nato senza l'apporto della grande maggioranza dei cattolici e contro la Chiesa (pag. 20). La sua novit va rintracciata nel tentativo di mettere insieme per la prima volta tutti i cattolici italiani al di l delle divisioni regionali e soprattutto nell'avere operato da battistrada rispetto alla seconda espressione unitaria del movimento cattolico italiano, l'Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici che nasce nel 1874 con il contributo determinante dei giovani cattolici, ma le sopravviver, dal momento che l'Opera viene soppressa dalla Santa Sede nel 1904, in seguito alla penetrazione ai vertici dell'associazione di idee e figure, in primis don Romolo Murri (1870-1944), vicine alle posizioni del modernismo e comunque non in sintonia con le indicazioni della Santa Sede (pag. 20). Nella Societ della giovent cattolica, dove vive anche i tumultuosi anni della Grande Guerra (1914-1918) ricever una formazione che lo segner e lo orienter profondamente nelle scelte successive e da cui scaturir il successivo amore per l'Azione Cattolica, che egli vedr come un'ideale continuazione della militanza apostolica giovanile. Quindi, nel 1934, Gedda che nel frattempo si laureato in medicina, e si abilitato all'insegnamento, diventando assistente nella Clinica Medica dell'Universit di Torino viene chiamato a Roma da Papa Pio XI per dirigere la

Giovent italiana di Azione cattolica (GIAC) proprio poco dopo la prima grave crisi nei rapporti tra Chiesa e Regime avente ad oggetto l'educazione e la formazione delle giovani generazioni e in seguito alla quale il Pontefice scrive direttamente in italiano la celebre enciclica Non abbiamo bisogno. A seguire, nel 1944, fonda l'Associazione italiana dei medici cattolici, tuttora esistente, che guider fino al 1976 e che rappresenter uno degli strumenti operativi di evangelizzazione del lavoro e della cultura che lo vedono protagonista ed attraverseranno tutta la sua vita. E' per soprattutto nella Societ Operaia, nata a Roma nel 1942, che egli spender le sue forze, guidandola fino alla morte: la peculiare associazione (non un istituto religioso, ma un gruppo di laici che vivono e lavorano da laici nel mondo cercando di santificarlo con i loro mezzi abituali e santificandosi cos a loro volta) un'iniziativa certo non di massa ma importante per comprendere come Gedda avesse ben presente che nell'epoca delle grandi ideologie e della scristianizzazione di interi popoli, un tempo missionari, tutto dovesse partire non dall'azione o dalla politica, come molti pensarono allora ma ancora e sempre dal primato di Dio e dalla regalit di Cristo, infatti una sola cosa veramente necessaria: la preghiera (pag. 47), scriver anni pi tardi in un libro in cui rievoca la nascita della Societ. Invernizzi si sofferma poi a descrivere gli anni della II^ Guerra Mondiale (1939-1945) e il ruolo decisivo (pure spesso taciuto) che ha svolto la Chiesa in generale per la ricostruzione morale e civile del Paese. Sono soprattutto i parroci che permettono la sopravvivenza del Paese, che tessono legami che non verranno spezzati oppure saranno almeno in parte ricostruiti. Sono loro, e con essi i sacerdoti in generale, ma anche i laici dell'Azione Cattolica e delle altre associazioni, mano a mano che tornano a casa dalla prigionia, a tenere insieme un Paese alla deriva e soprattutto dilaniato, almeno da Roma in su, da una feroce guerra civile, che vede non soltanto la contrapposizione fra fascisti e partigiani, ma anche il conflitto all'interno di questi ultimi fra i comunisti e le altre componenti della Resistenza: cattoliche, monarchiche, liberali e azionistiche . (pag. 54). Nel 1946 Gedda viene chiamato a dirigere il ramo maschile nazionale dell'Azione Cattolica, quindi, finalmente, su suggerimento di Pio XII, a gennaio del 1948 quei Comitati Civici che nel campo pre-politico rappresentano ancora oggi un esempio di successo popolare clamoroso, mai pi eguagliato. Qui si apre un'altra storia nella storia, tutta da leggere, e impossibile da sintetizzare in poche righe: basti dire che in appena tre mesi la mobilitazione anticomunista ideata da Gedda per salvare la libert della Chiesa e dell'Italia nelle elezioni pi drammatiche dopo la II Guerra Mondiale riesce nell'impensabile: la DC [infatti] guadagner quasi 5 milioni di voti rispetto alle elezioni politiche del 1946, passando da 8.101.004 a 12.741.299 al punto che il futuro Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, l'Arcivescovo di Genova Giuseppe Siri, anni pi tardi potr pronunciare le famose parole: chi che ha salvato l'Italia nel 1948? Il Comitato Civico [....]

questa armatura, che si dimostrata inattaccabile (pag. 71). Gedda, ovviamente, non realizz l'impresa da solo e l'Autore ricorda, fra gli altri, i nomi del direttore della Civilt Cattolica, il gesuita Giacomo Martegani (1902-1981) e di padre Riccardo Lombardi (1908-1979), il celebre microfono di Dio, anch'egli gesuita. Che cos'erano esattamente i Comitati Civici? Come organismi di quadri e non di massa, i Comitati Civici non mirano ad avere una propria base associativa, ma propongono ai dirigenti delle organizzazioni gi esistenti di collaborare alla formazione civica e alla mobilitazione elettorale dei cattolici (pag. 75), si trattava insomma di un organismo di servizio, a favore del mondo cattolico nelle sue diverse articolazioni, a cominciare dalle parrocchie, che non cercava tanto propri militanti, salvo quelli che avessero voluto diventare i cosiddetti 'a', gli attivisti civici, quanto di formare una classe dirigente per i diversi settori della vita civile (pag. 77). E tuttavia, essendo un cattolico che mira anzitutto alla salvezza delle anime e non un ideologo, all'indomani della vittoria sul fronte popolare socialcomunista il primo a spendersi per favorire il ritorno alla fede cattolica e alla Chiesa (pag. 79) degli avversari di poco tempo prima sar proprio Gedda. Cos, poco dopo il decreto di scomunica comminato il 1 luglio 1949 dal SantUffizio ai fedeli che propagano o difendono la dottrina del comunismo, lo stesso fondatore dei Comitati Civici che si mette all'opera, con un notevole seguito di amici e colleghi, per dare corpo all'idea del ritorno alla fede dei comunisti, soprattutto in occasione dell'Anno Santo del 1950: l'iniziativa prese il nome di 'Crociata per il Gran Ritorno e il Gran Perdono ' (pag. 80). L'iniziativa, che aveva il placet del Pontefice, fu un altro evento di mobilitazione di massa rivolto ad accendere l'entusiasmo dei militanti cattolici e a conseguire il raggiungimento di tre obiettivi (pag. 81): ovvero il dovere e la necessit, improrogabile, per ogni battezzato, dell'apostolato individuale, quindi l'esortazione rivolta anzitutto alle associazioni ecclesiali a conservare i cristiani nella fede e nell'appartenenza ecclesiale, infine la speranza di coinvolgere nuovamente i Comitati Civici in quanto strumento strategicamente formidabile di orientamento dell'opinione pubblica sui temi dell'azione civica, senza tessere, senza distintivi, semplice ed efficace (pag. 82). A tanti anni di distanza, resta ancora difficile riuscire a fare un bilancio complessivo di questa gigantesca operazione spirituale, ma essa serve comunque all'Autore per mostrare un tratto significativo della personalit di Gedda senza il quale sarebbe difficile riuscire a tracciare un quadro fedele e veritiero dell'uomo pubblico. Il punto che Gedda rimase sempre un uomo della sua epoca, anzi dell'epoca della sua prima giovinezza, in cui l'educazione andava ancora di passo con la virt e la vita di fede. Si tratta di qualcosa di molto difficile oggi da cogliere, talvolta duole ammetterlo persino in ambienti cattolici, almeno nominalmente. Dopo questa autentica epopea, la parabola di Gedda, anche a seguito di divisioni interne all'Azione Cattolica, inizia una sfortunata traiettoria discendente in cui vivr sempre attivamente,

ma non pi da protagonista, i successivi grandi confronti di civilt, a partire da quello sulla legge che istituisce e regolamenta il divorzio (1970) e il successivo referendum abrogativo (1974). E' importante tuttavia tornare ancora oggi su quei confronti, e quindi anche sulla storia personale di Gedda, perch da quelle vicende si costituiranno in un senso o nell'altro le ragioni, e le relative obiezioni, alla presenza pubblica, e quindi anche politica, dei cattolici in Italia. Da una parte, infatti, si avr uno schieramento che si muover grosso modo pur silenziosamente, nell'ottica della nuova evangelizzazione che verr ufficialmente inaugurata da alcuni documenti di Papa Paolo VI qualche anno pi tardi, mentre dall'altra si avr lincontro - spesso acritico - con paradigmi culturali non pi orientati dalla fede ma del tutto intramondani. Cos, se da un lato la 'lezione' di Gedda non sar pi valorizzata anzitutto dai suoi successori avviandosi a diventare minoranza all'interno delle stesse elites ufficiali delle organizzazioni cattoliche, dallaltra emergeranno proposte ed interpretazioni concorrenti anche radicalmente alternative al senso stesso dell'essere cristiani nella societ, come quelle promosse dallo storico, poi senatore, Pietro Scoppola (1926-2007) che nel referendum del 1974 si batter infatti sul versante opposto rispetto a quello di Gedda. Per fare un esempio particolarmente significativo, Gedda in quella battaglia referendaria sar affiancato da figure come Augusto Del Noce (1910-1989) e Gabrio Lombardi (1913-1994) mentre l'opposizione divorzista di Scoppola avr con s Giuseppe Alberigo (1926-2007), Giancarlo Zizola (1936-2011), Raniero La Valle e un giovanissimo Romano Prodi. Se si considera poi che Alberigo fu a lungo direttore di quell'Istituto per le scienze religiose di Bologna fondato da Giuseppe Dossetti (1913-1996) e attorno a cui ruotano ancora oggi questioni centrali come gran parte del dibattito sull'ermeneutica post-conciliare e quello sulla stessa presenza organizzata dei cattolici in politica (senza dimenticare che Scoppola fu teorico, prima, e ispiratore pratico poi, della nascita di uno dei due principali partiti di maggioranza relativa del nostro Paese alla cui guida giunger anni pi tardi lo stesso Prodi) si comprende forse meglio il senso della posta in palio e del perch le pagine di Invernizzi non siano n agiografiche n romanzate ma rappresentino invece un tentativo faticoso peraltro oggi quanto mai urgente di comprendere che cos' stato e che cosa ha rappresentato il laicato cattolico italiano per l'identit di questo Paese. Riuscire a capire quello che accade in quegli anni all'interno del mondo cattolico, significa quindi porre l'accento in particolare sul fatto che lo scontro teologico prima che politico, cos come emerger durante gli anni Cinquanta e poi nel periodo del Concilio Vaticano II e soprattutto dopo, nell'ultimo decennio del pontificato di Paolo VI, nel periodo compreso fra il 1968 e il 1978 (pagg. 91-92) perch verte sulla nozione stessa di Chiesa (da interpretare in senso verticale o orizzontale, per dirla con un linguaggio diffuso in quegli anni) e su quella ancora pi contestata di Cristianit. Da qui, partir, a tutti gli effetti, la cosiddetta nuova evangelizzazione dell'Europa e dell'Italia stessa. In sostanza Gedda comprese, e non c' motivo di dubitare che questa suggestione provenisse dallo stesso Papa Pio

XII, che la Chiesa non era pi il cuore di una societ cristiana, anche se questa in Italia resisteva pi che altrove, ma doveva diventare missionaria all'interno dello stesso mondo occidentale, prevedendo e anticipando gli effetti devastanti del secolarismo che sarebbero esplosi nel 1968, ma che erano gi abbondantemente visibili e verranno denunciati dall'autorit ecclesiastica con la Lettera collettiva dell'episcopato italiano sul laicismo del 1961 (pag. 104). Omar Ebrahime

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