Edito e con un'introduzione a cura di Joan Chodorow
Introduzione un grande piacere introdurre questo volume degli scritti di Jung sull'Immaginazione Attiva. Per molti anni le persone hanno dovuto cercare nei Collettive Works ed altrove per identificare e poi leggere ancora questi meravigliosi scritti. Ora, per la prima volta, sono stati raccolti per la pubblicazione. Il mio compito quello di presentare, nel modo pi chiaro possibile, le idee di Jung relative all'immaginazione attiva, contestualizzandole. Il metodo analitico di Jung si basa sulla funzione curativa naturale dell'immaginazione, espressa ovviamente in molti modi diversi. Tutte le psicoterapie che si basano sulle arti creative (arte, danza, musica, teatro, poesia), cos come il Sandplay, possono ritrovare le loro radici nei primi contributi di Jung. Inizier con la scoperta di Jung dell'immaginazione attiva, entrando poi nel merito delle sue idee. Una rassegna approfondita della letteratura post-junghiana sull'immaginazione attiva va certamente oltre lo scopo di questo lavoro, tuttavia il mio dibattito su Jung andr ad intrecciarsi con alcuni contributi meravigliosi tratti da autori junghiani e non. In conclusione, dir qualcosa su ciascun saggio di Jung, per poi raccontare la storia del "Fabbricante di pioggia".
Confronto con l'inconscio Jung scopr l'immaginazione attiva tra il 1913 ed il 1916. Dopo la separazione da Freud del 1912-13, Jung si sent disorientato, vivendo un periodo di tumulto interiore. Era s in grado di portare avanti il suo lavoro, ma per ben tre anni non fu capace di leggere un libro professionale, pubblicando per altro relativamente poco materiale. Soffr di apatia e di fobie; i suoi umori minacciarono di sopraffarlo. Doveva assolutamente trovare una via, un metodo per curarsi dall'interno. Poich non sapeva che fare, decise di occuparsi degli impulsi e delle immagini dell'inconscio. In un seminario del 1925 e poi di nuovo nelle sue memorie, Jung racconta la storia straordinaria degli esperimenti, che lo portarono all'auto-cura. Tutto inizi dalla riscoperta del gioco simbolico infantile. Come un uomo di mezza et in crisi, Jung aveva perduto il contatto con lo spirito creativo. Un ricordo venne a galla da un'epoca in cui era un ragazzo di 10-11 anni, profondamente e totalmente preso dal gioco delle costruzioni. Il ricordo fu pieno di un'emozione improvvisa e Jung cap all'istante che il bambino era vivo. Il suo compito divenne chiaro: doveva sviluppare una relazione costante con questo spirito animato che viveva dentro di lui. Ma come poteva colmare la distanza? Decise di ritornare con la sua immaginazione a quell'epoca e di drammatizzare le fantasie che gli arrivavano. Inizi cos a giocare, esattamente come faceva quando era un ragazzino. Il processo del gioco simbolico lo port inevitabilmente dentro uno dei suoi complessi pi profondi e ricord un sogno terrifico risalente alla sua infanzia. Questo momento sorprendente gli giunse nel bel mezzo del gioco con le costruzioni. Non appena pose una piccola pietra d'altare dentro una chiesa in miniatura, si ricord del suo incubo infantile relativo ad un altare. Il collegamento lo impression profondamente. Sappiamo dalle sue memorie che il suo atteggiamento religioso and in pezzi quando, ancora bambino, arriv ad associare Ges Nostro Signore con la morte. Al posto del conforto che era solito sentire dal recitare le preghiere, inizi a sentirsi sospettoso e turbato. Circondato da adulti che parlavano esclusivamente di un Dio pieno di luce, lieto e piacevole, Jung non si sent in grado di raccontare a nessuno delle sue elucubrazioni (1961, pp.9-14). Trascorse tutta la vita ri-creando ci che aveva perso, sviluppando una via per approcciare la psiche con un atteggiamento religioso. Il suo antico incubo contemporaneamente esprimeva il problema ed indicava la soluzione. Ricuperando il sogno spaventoso seppellito per lungo tempo, ottenne una sua comprensione pi matura. La sua energia inizi a tornare ed i suoi pensieri si schiarirono. A quel punto poteva sentire molte pi fantasie che si muovevano all'interno. Continuando a giocare con le costruzioni, le fantasie arrivarono con un flusso incessante. All'incirca nello stesso periodo inizi a sperimentare specifiche procedure meditative, nonch vari "riti d'accesso" per occuparsi delle sue fantasie. Per esempio, un giorno, seduto alla sua scrivania, rifletteva sulle sue paure, quando prese la decisione cosciente di "lasciarsi cadere" nelle profondit. Cadde in piedi ed inizi ad esplorare lo strano paesaggio interiore, nel quale incontr la prima di una lunga serie di figure interiori. Queste fantasie sembravano personificare le sue paure ed altre forti emozioni. Con il tempo, cap che, quando cercava di tradurre le sue emozioni in immagini, si calmava e rassicurava intimamente. Arriv dunque a focalizzare che il suo compito era quello di trovare le immagini nascoste nelle emozioni. Continu i suoi esperimenti, provando modi diversi per entrare nelle sue fantasie volontariamente: talvolta immaginava di scendere lungo un pendio ripido; altre volte immaginava l'atto di scavare un buco ed allo stesso tempo un badile pieno di sporcizia. Attraverso ogni discesa, esplorava il paesaggio, acquisendo una migliore conoscenza delle figure interiori. Usava molte tecniche espressive (principalmente la scrittura, il disegno e la pittura) per dare una forma simbolica alla sua esperienza. A questo punto importante distinguere tra l'espressione simbolica e uno stato di incorporazione o identificazione inconscia. Per Jung, il grande beneficio dell'immaginazione attiva quello di "distinguere noi stessi dai contenuti inconsci" (1928b, par.373). Anche se si apriva all'inconscio e si occupava delle fantasie che emergevano, Jung si sforzava di mantenere in ogni modo un punto di vista auto-riflessivo e cosciente. In altre parole: spost la sua curiosit verso il mondo interiore dell'immaginazione. Il suo interesse scientifico lo mantenne vigile ed attento. Il processo port ad un enorme rilascio di energia, cos come le intuizioni che gli offrivano un nuovo orientamento. Le esperienze delle fantasie infine diedero una nuova forma alla sua vita. Quando riemerse dagli anni di preoccupazione relativa alle immagini interiori (attorno al 1919), fu pronto per assumersi la leadership della sua scuola di psicologia. Molti dei concetti fondamentali della psicologia analitica di Jung derivano dalle esperienze con l'immaginazione attiva. Per esempio, l'Ombra, la Sigiza (l'Anima e l'Animus), la Persona, l'Io ed il S sono concetti, ma sono allo stesso tempo personificazioni di strutture e funzioni diverse della psiche. Affetto, archetipo, complesso, libido - tutti questi termini si basano su esperienze reali ed umane. In modo simile, Jung ci ricorda che l'immaginazione attiva un processo naturale ed innato. Bench possa essere insegnata, non tanto una tecnica, quanto una necessit interiore: "Scrivo di cose che succedono veramente e non sto proponendo metodi di trattamento" (1928b, par.369).
Le idee di Jung Non facile presentare le idee di Jung sull'immaginazione attiva. Nei suoi scritti quasi come se invitasse a parlare voci interne differenti. Come lo scienziato, Jung presenta le sue idee in un modo chiaro e comprensibile. Ma ecco che poi si volge ad esplorare un'altra prospettiva, che sembra contraddire la prima. Talvolta il poeta, che intesse immagini narrate di indimenticabile bellezza. Altre volte sembrano parlare per suo tramite antichi profeti e mistici. Quando appare l'Imbroglione, i suoi scritti possono sembrare deliberatamente ambigui, persino vaghi. E proprio nel momento in cui si vuole ascoltare di pi, dice qualcosa tipo: devo accontentarmi di questi accenni. Il lettore pu essere lasciato in uno stato interrogativo, di chi vuole sapere, condizione che lo porta a rivolgersi alla sua (di lui o di lei) immaginazione. La dottoressa Tina Keller, uno dei soci del primo circolo di Jung negli anni che vanno dal 1915 al 1929, scrisse una splendida monografia che descrive l'origine dell'immaginazione attiva. Qui fa luce sull'approccio multi-sfaccettato di Jung rispetto ad importanti idee: Mi sento privilegiata ad aver incontrato C.G. Jung nel periodo in cui era in ricerca e in cui non aveva formulazioni definite. Ricordo che quando gli dicevo: "Ma quello che dici oggi proprio il contrario di quello che hai detto la scorsa settimana", lui mi rispondeva: "Pu essere, ma questo vero ed anche l'altra cosa era vera; la vita un paradosso." Fu un'esperienza molto stimolante. (Keller 1982, p.282) Il metodo terapeutico di Jung ebbe molti nomi diversi prima che stabilisse il termine di immaginazione attiva. In un primo momento era la "funzione trascendente". Pi tardi lo chiam il "metodo figurato". Altri nomi furono "fantasia attiva" e "fantasticando attivo". Talvolta si faceva riferimento al processo come ad uno stato di "trance", "visionario", ad "un esercizio", ad un "metodo dialettico", ad una "tecnica di differenziazione", ad una "tecnica di introversione", ad "un'introspezione" e alla "tecnica della discesa". Quando pronunci le Lezioni di Tavistock a Londra nel 1935 us, per la prima volta in pubblico, il termine "immaginazione attiva". naturale chiedersi perch ci volle cos tanto tempo per trovare il nome giusto. Dal momento che ci sono molte forme di immaginazione attiva, forse Jung era aperto all'idea di avere molti nomi per descriverla. Alcuni termini suggeriscono una particolare procedura meditativa ed una concentrazione sulle voci interne o sulle immagini. Il termine "metodo figurativo" pone l'accento sull'uso di materiali artistici per creare pitture e disegni simbolici. Non sappiamo se Jung consider anche i termini "metodo dello scolpire", " metodo del movimento corporeo", "metodo musicale", "metodo della dialettica", "metodo teatrale", "metodo del gioco simbolico" o "metodo della scrittura". Il processo individuativo in s "assoggetta la massa all'Individuo" (Jung 1933/50, par. 626). L'immaginazione attiva un metodo unico, ma espresso attraverso molte forme differenti. Ruth Fry riporta una conversazione con Jung di quando lei stava studiando a Zurigo negli anni Cinquanta. Jung le raccont di testare sempre le sue teorie per un periodo di quattordici anni, prima di condividerle con il pubblico. Fece lo stesso con l'immaginazione attiva, vale a dire, la test empiricamente e scientificamente per quattordici anni (Fry 1974, p.11). Come si sa, il confronto di Jung con l'inconscio fu guidato da una necessit interna, ma contemporaneamente lo consider come un esperimento scientifico. Quando cap che il suo esperimento sull'auto-cura funzionava, inizi ad insegnare il metodo ad alcuni dei suoi pazienti. Scrisse inoltre ci che scopriva. La sua prima monografia professionale sull'immaginazione attiva, dal titolo "La Funzione Trascendente", fu scritta nel 1916, ma rimase inedita per molti anni. Nel momento in cui la scrisse, la sua energia era tornata, ma il materiale proveniente dall'inconscio personale, culturale e primordiale continuava ad arrivargli copiosamente. Non sembra sorprendente il fatto che accanton e rimand l'idea della pubblicazione della monografia. "La Funzione Trascendente" (1916/58) avvi sia il suo nuovo metodo psicoterapeutico, sia la comprensione pi approfondita che Jung aveva raggiunto circa la natura della psiche. In questo primo tentativo di presentare le sue idee, Jung non solo descrive le fasi dell'immaginazione attiva ed alcune delle sue molteplici forme, ma collega l'immaginazione attiva al lavoro sui sogni ed alla relazione transferale. Jung esamina la disfunzione emozionale per lo pi come un problema di unilateralit psicologica, originato solitamente da una iper-valutazione del punto di vista egoico cosciente. Come compensazione naturale ad una simile posizione unilaterale, si forma nell'inconscio, in modo automatico, una controposizione altrettanto forte. Probabilmente il risultato di ci una condizione interna di tensione, di conflitto e di dissonanza. Jung utilizz il termine "complesso a tonalit affettiva" per descrivere la controposizione inconscia: "Tutti sanno oggigiorno che la gente 'ha dei complessi'. Ci che per non si sa altrettanto bene, bench di gran lunga pi importante a livello teorico, che i complessi possono avere noi." (Jung 1934, par.200). Il suo primo concetto della funzione trascendente nacque dal suo tentativo di comprendere come scendere a patti con l'inconscio. Jung scopr che esiste un processo dinamico innato che unisce le posizioni opposte all'interno della psiche. Jung fa rientrare le energie polarizzate all'interno di un canale comune, ottenendo come risultato una nuova posizione simbolica che contiene entrambe le prospettive. Le scelte 'o l'una o l'altra/oppure' diventano 'entrambi/e', ma in un modo nuovo ed inaspettato. La funzione trascendente facilita il passaggio da un atteggiamento ad un altro. Jung descrisse tutto ci come 'un movimento che porta fuori dalla sospensione tra due opposti, una nascita viva che porta ad un nuovo livello dell'essere, ad una nuova situazione.' (Jung 1916/58, par. 189). In un'altra occasione la defin semplicemente 'la funzione della mediazione tra gli opposti' (1921, 184). Il termine 'funzione trascendente' racchiude in s sia un metodo, sia una funzione innata della psiche. Invece il termine 'immaginazione attiva' si riferisce esclusivamente al metodo. Tuttavia, ovvio, il metodo (l'immaginazione attiva) si basa sulla funzione della psiche di produzione delle immagini, vale a dire l'immaginazione. Sia la funzione trascendente che la funzione dinamica dell'immaginazione sono funzioni psichiche complesse, costituite a loro volta da altre funzioni. Entrambe uniscono elementi consci ed inconsci. Entrambe sono funzioni creative ed integrative che danno forma e trasformano il simbolo vivo. La socia fidata di Jung, Barbara Hannah (1953) intese la funzione trascendente come una delle prime idee di Jung che venne incorporata nel suo concetto successivo di archetipo dell'unit, il S.
Gioco, fantasia e immaginazione Riflettendo sulla natura dell'immaginazione, Jung ne riconobbe il valore inestimabile - non solo per lo sviluppo dell'individuo, ma anche per la cultura umana: Tutte le buone idee, nonch tutto il lavoro creativo sono il frutto dell'immaginazione ed hanno la loro fonte in ci che si soliti chiamare fantasia infantile. Non solo l'artista, ma ogni individuo creativo deve tutto ci che ha di pi grande nella sua vita alla fantasia. Il principio dinamico della fantasia il gioco, una caratteristica anche del bambino e come tale sembra in contraddizione con il principio del lavoro serio. Ma nessun lavoro creativo mai nato senza questo giocare con la fantasia. Il debito che abbiamo con il gioco dell'immaginazione incalcolabile. (Jung 1921, par.93) Quando Jung parla di gioco, fantasia ed immaginazione, il suo spirito sembra andare alle stelle. Jung cita Schiller, il quale disse che le persone sono completamente umane soltanto quando sono intente a giocare. Dai suoi esperimenti con i giochi di costruzione, conobbe il potere creativo e curativo del gioco simbolico. Studi successivi hanno confermato le idee di Jung: tra questi Allan (1988), Erikson (1963), Roberts and Sutton-Smith (1970), C.T. Stewart (1981), L.H. Stewart (1982) e Winnicott (1971) rappresentano autori che riconoscono la funzione curativa del gioco e dell'immaginazione. Come per tantissime delle sue idee, la prima comprensione di Jung del gioco anticipava sviluppi successivi della corrente terapeutica principale (Samuels 1985, p.9- 11). La grande gioia del gioco, della fantasia e dell'immaginazione rimane tale per il periodo in cui siamo assolutamente spontanei, liberi di immaginare qualsiasi cosa. In un simile stato di puro essere, si pu pensare ed immaginare tutto, nulla negato. Questo perch il gioco e l'immaginazione tendono a metterci in contatto con del materiale che solitamente viene represso. Nel gioco teatrale spontaneo dell'infanzia, vengono recitate simbolicamente situazioni di vita che turbano, ma questa volta il bambino ne ha il controllo. Il bambino acquista un senso di padronanza recitando volontariamente piccoli drammi con la bambola, con un animale imbalsamato, o forse con un compagno immaginario, o un animale da compagnia o un amico. Diversamente dall'esperienza originaria che pu essere stata opprimente, nel gioco il bambino arriva ad immaginare tutti i tipi di variazione e soluzioni creative; per esempio, un compagno immaginario pu dare coraggio, forza, poteri magici - qualsiasi cosa di cui si abbia bisogno. Talvolta aiuta anche l'inversione di ruoli. La chiave del processo trasformativo e curativo : il gioco divertente. In un modo apparentemente magico le emozioni che promuovono la vita (la gioia e l'interesse) modulano e trasformano le emozioni di crisi (Stewart 1987a, 1987b). Sembra dunque chiaro che il gioco simbolico si basi su un processo psicologico innato, che cura il dolore emotivo. Per Jung l'immaginazione 'l'attivit riproduttiva o creativa della mente in generale. La fantasia, come attivit immaginativa, un tutt'uno con il flusso dell'energia psichica' (1921, pa.722). Tanto da bambini, quanto da adulti, consapevolmente o meno, l'attivit immaginativa ci accompagna sempre. Si esprime in modi diversi che comprendono il gioco, i sogni, la fantasia, l'immaginazione creativa e l'immaginazione attiva.
Fantasia attiva e passiva Jung distingue gli atteggiamenti attivi e passivi dalle fantasie soggettive (1921, par.712-14). Si pu evocare una fantasia attiva quando volgiamo la nostra attenzione, con un atteggiamento di attesa, verso l'inconscio; sta per succedere qualcosa di definito. Un simile stato di prontezza apporta nuova energia e consapevolezza al materiale grezzo che sta emergendo dall'inconscio; i temi vengono elaborati attraverso l'associazione con elementi paralleli. Attraverso questo processo, gli affetti e le immagini inconsce vengono chiarite e portate pi vicine alla coscienza. Una simile partecipazione attiva e positiva della coscienza e dell'inconscio corrisponde al metodo dell'immaginazione attiva. Al contrario, un atteggiamento passivo verso la fantasia non serve a nulla. Con un atteggiamento passivo, non si evoca la fantasia, che va alla deriva inosservata, o erompe nella coscienza senza invito. Mancando la partecipazione attiva della coscienza c' pericolo di identificarsi con un umore o un sogno o una fantasia. Per esempio, una persona potrebbe desumere che, solamente perch sta pensando o sentendo qualcosa: "Questa cosa deve essere vera." Una risposta pi costruttiva ad un'idea o un umore irresistibili potrebbe essere quella di considerare la domanda: "E' vero?" e poi: "Quanto vero e quanto no?". Le persone possono a quel punto scoprire pensieri nella loro mente con i quali sono persino in disaccordo. La fantasia passiva ha sempre bisogno di un'evoluzione critica ed auto-riflessiva, a partire da un punto di vista cosciente comune. La fantasia attiva non richiede critica: anzi, il materiale simbolico ha bisogno di essere compreso (Jung 1921, par. 714).
I punti di partenza Il materiale grezzo dell'inconscio rappresentato principalmente da emozioni, impulsi ed immagini. Tutti noi vi accediamo a modo nostro. Qualcuno inizia con un umore vago, oppure vi pu essere un'esplosione emozionale irrazionale. Jung suggerisce di concentrarsi sullo stato emotivo disturbato, finch appaia un'immagine visiva, ossia un umore visualizzato. Si deve fare dello stato emozionale la base o il punto di partenza della procedura. Ci si deve rendere il pi consapevoli possibili dell'umore in cui ci si trova, calandosi in esso senza riserve ed annotando su un foglio tutte le fantasie e le altre associazioni che emergono. La fantasia deve essere legittimata a giocare nel modo pi libero possibile, tuttavia non in modo tale da perdere di vista il proprio oggetto, ossia l'affetto. (Jung 1916/58, par.167) Un altro modo d'iniziare quello di scegliere un'immagine da un sogno, da una visione o da una fantasia e concentrarsi su di essa. Potrebbe essere un'immagine visiva, una voce interna, persino un sintomo psicosomatico. Si pu anche scegliere una foto, un quadro o altri oggetti e concentrarvisi, finch prendono vita. In Germania c' una parola betrachten che significa mettere incinta qualcosa dandogli la tua attenzione. Questo modo speciale di guardare richiama alla mente l'esperienza infantile dell'essere immerso nel gioco simbolico: Guardare, psicologicamente, porta all'attivazione dell'oggetto; come se qualcosa venisse emanato dal proprio occhio spirituale, che evoca o attiva l'oggetto della propria visione. Il verbo inglese, "guardare" (to look at), non rende l'idea di questo significato, ma quello tedesco betrachten, che equivalente, significa anche mettere incinta. e se incinta, ne consegue che qualcosa deve uscire da l; viva, produce e si moltiplica. Quello succede con tutte le immagini della fantasia; ci si concentra su di esse e poi si scopre di avere molta difficolt a mantenere la cosa calma, diventa irrequieta, si trasforma, si aggiunge qualcosa o si moltiplica; si riempie di un potere vivo e diventa incinta. (Jung 1930-4, vol.6, lezione I, 4 maggio 1932, p.3).
Il dare forma Talvolta l'immaginazione attiva ha luogo principalmente nella mente. Altre volte, l'immaginazione prende forma attraverso la pittura, il disegno, la scultura, la danza, la scrittura o altri canali. Il brano che segue descrive l'esperienza del creare una prima scultura di una paziente di quarantacinque anni: La depressione di questi giorni non ancora passata, ma sta migliorando. Mi sento come se fossi una ragnatela. Ho intenzione di fare qualcosa con la creta e mi ci vuole un enorme sforzo per superare le mie resistenze a farlo, sebbene senta che mi potrebbe aiutare. Non so come iniziare. Dapprima pensai all'uomo nero che ultimamente aveva occupato cos tanto le mie fantasie, ma non voluto uscire. Cos strizzai ed impastai tra le mie dita l'argilla per mezz'ora, osservando le forme che emergevano. Vidi teste di animali; sentii la fredda argilla ed a poco a poco smisi di pensare. Vidi cos come, alla fine, emergeva dalla creta la figura di un bambino, proprio come se venisse veramente fuori dalla terra. Questo bambino aveva mal di denti e corrreva da sua madre, per porre la testa sul suo seno. Cos a poco a poco emerse la figura di una madre con il suo bimbo. (Dieckermann 1979, pp.185-6) Questa donna racconta tutto questo in un modo cos meraviglioso. Talvolta un'immagine o un'idea compaiono dapprima nell'occhio della mente, ma non sempre vogliono venir fuori. Pi spesso per le immagini emergono in modo del tutto spontaneo, se si lavora con una mediazione espressiva. Prima o poi l'immaginazione prende una forma fisica. Jung descrive un'ampia variet di forme che includono la scrittura, il disegno, la pittura, la scultura, il fare la maglia, la musica, la danza cos come la creazione di rituali e di rappresentazioni teatrali. Marie-Louise von Franz riferisce che Jung le raccont una volta che la rappresentazione simbolica con il corpo pi efficace "dell'ordinaria immaginazione attiva", ma che non sapeva spiegarsi il perch (von Franz 1980, p.126). Anche il sandplay una forma di immaginazione attiva; Jung fu il primo a provarne la straordinaria efficacia. L'esperienza di Jung con il gioco simbolico ebbe l'effetto terapeutico pi potente, tuttavia l'unica volta che ne parl in modo diretto fu in un seminario del 1925 e poi di nuovo nelle sue memorie. Forse quando si riferisce all'immaginazione attiva come rituale, o alle rappresentazioni teatrali, Jung sta pensando ai suoi giochi di costruzione. Molti anni dopo rispetto a quando giocava come un bambino - costruendo una torre in miniatura con case di pietra, dei castelli fantastici ed una chiesa - incoraggi la sua studentessa e collega Dora Kalff a sviluppare un metodo di gioco simbolico. Ella svilupp una tecnica terapeutica basata sulla cassetta di sabbia e sui giochi da fare a terra, cui i bambini hanno giocato in ogni cultura e attraverso la storia. Port dentro lo studio centinaia di figure in miniatura, di simboli culturali e di oggetti naturali e li sistem su scaffali. E l essi aspettano, finch arriva il momento in cui poter entrare con un vassoio poco profondo riempito di sabbia, se qualcuno lo sceglie o viene scelto. Dora Kalff (1980) coni il termine 'Sandplay', uno dei modi pi incantevoli e intuitivi per elaborare e sviluppare i temi che arrivano dall'inconscio. Quando Jung scrive sull'immaginazione attiva, sembra descriverla da molte prospettive che si sovrappongono. Talvolta nomina il mediatore espressivo, per esempio il movimento corporeo, la pittura, il disegno, la scultura, il lavoro a maglia, la scrittura. Talvolta usa parole come 'drammatico', 'dialettico' o 'rituale' per descrivere la qualit di un avvenimento interiore. Ci sono poi volte in cui sembra descrivere una tipologia dei sensi, per esempio, 'i tipi visivi' si possono aspettare di vedere le immagini della fantasia; 'i tipi audio-verbali' tendono ad udire una voce interna (1916/58, par. 170). Quelli con 'un'immaginazione motoria' possono prendere un mandala (o un altro tema) e trasformarlo in una bellissima danza (1928-30, p.474). Un modo spesso porta ad un altro. Alcune delle fantasie di Jung iniziavano come brevi impressioni visive per poi svilupparsi in storie con struttura teatrale. Infine emergevano gli elementi del suono e del linguaggio, dando vita ad un dialogo tra Jung e le figure interne. I dialoghi talvolta erano 'sussurrati' (1961, p.178) e forse anche urlati. Ci fu un momento critico in cui Jung cap che la sua anima non possedeva i centri del linguaggio che egli aveva, cos sostenne che l'anima usava i suoi. (1961, p.186). Alcune persone iniziano con un mediatore non-verbale come la creta, la pittura, il Sandplay o il movimento, poi scrivono il processo e riflettono sui suoi significati. Altri iniziano con la scrittura. Per esempio, dopo la seduta analitica con Jung, Christiana Morgan era solita tornare all'hotel e scrivere un riassunto della sessione sul suo diario. Poi chiudeva gli occhi, aveva cura di ci che succedeva all'interno, aspettava una visione ed infine la scriveva. Come ultimo passaggio si volgeva al materiale artistico per dipingere la visione o per farne un disegno. Questo era il ritmo della sua vita a Zurigo, mentre era in analisi con Jung (Douglas 1993, 1995). Talvolta il movimento espressivo porta in modo naturale al Sandplay, al disegno, alla manipolazione della creta o alla scrittura. Ma questo pu anche avvenire in modo inverso. Mahlendorf (1973) riferisce dell'intrecciarsi spontaneo tra movimento e scultura. I temi che emergevano in un primo momento nel movimento venivano elaborati poi con la creta. Con il dare forma alle immagini attraverso la creta, pot sostenere un'espressione particolare per un tempo pi lungo di quanto non potesse farlo con il movimento. Ci furono anche periodi in cui il lavoro con la creta portava di nuovo al movimento, assumendo la posizione corporea della figura su cui stava lavorando. Con il tempo, si svilupp un dialogo non verbale tra l'esperienza del suo corpo in movimento e la figura che stava scolpendo nella creta. Questo dialogo favor il processo e port verso una comprensione pi profonda del suo significato. Ci furono periodi in cui non mi fu possibile esplorare pienamente l'espressione con la creta, avendo cos bisogno di trasformare di nuovo in movimento il sentimento incompleto. Una figura nella creta che si allungava era sufficientemente espressiva, tuttavia mi sentii a disagio per la sua scomodit. quando mi allungai nella posizione della figura, sentii una tensione quasi intollerabile, come se volessi chiudermi di scatto in modo serrato. Compresi che mi stavo allungando contro la resistenza all'essere aperta; con allungarsi intendo il tendere verso un unico obiettivo, l'essere aperti ad esso ed indifesi rispetto a tutto ci che ci circonda. Ero tesa e scomoda perch avevo paura di un impegno cos totale e del senso di indifesa che lo accompagna. Quando volevo esplorare pienamente una postura ed il suo aspetto emotivo, la creta divenne un mediatore sempre meno soddisfacente. Volevo un mediatore che non si rompesse cos facilmente, che fosse pi elastico e permettesse maggiore flessibilit di movimento.Volevo inoltre prolungare l'attuale processo del lavorare su una figura verso un sentire il suo significato emozionale in modo pi pieno. Il legno sembr la scelta giusta. Le mie idee di base relative ad una figura mi arrivano dalle emozioni che mi abitano, ma che tuttavia non sento assolutamente. Provo movimenti diversi con la danza per sperimentare quello che sento giusto. Guardo i blocchi di legno per visualizzare se sono giusti per il tipo di movimento che ho in mente. Quando scelgo un pezzo di legno, la forma grezza gi l. (Mahlendorf 1973, p.323-4) Questo straordinario brano illustra come una forma pu portare ad un'altra. Mostra inoltre come l'interessarsi all'immaginazione promuova lo sviluppo di un atteggiamento psicologico auto-riflessivo. Usando il suo corpo 'per provare' o per immaginare l'esperienza della sua figura in creta, potuta entrare in modo pi profondo nella sua fantasia, mantenendo allo stesso tempo un punto di vista attivo, curioso ed auto-riflessivo. L'abilit di sopportare la tensione tra conscio ed inconscio l'essenza dell'immaginazione attiva. Con le parole di Jung: 'Un prodotto creato viene influenzato sia dalla coscienza, sia dall'inconscio, incorporando la lotta dell'inconscio per la luce e la lotta della coscienza per la materia.' (1916/58, par.168).
Gli stadi dell'immaginazione attiva L'immaginazione attiva costituita da due parti o stadi: la prima il lasciare emergere l'inconscio; la seconda il venire a patti con l'inconscio. Per come ho capito io Jung, si tratta di una sequenza naturale, che pu procedere per molti anni. Talvolta c' bisogno di un periodo lungo per assimilare il materiale. Jung trascorse gli ultimi cinquant'anni della sua vita scendendo a patti con le emozioni e le fantasie che in un primo tempo lo avevano sopraffatto. Tuttavia ci sono anche volte in cui una singola esperienza di immaginazione attiva comprende entrambe gli stadi e sembra completa. Altre volte i due stadi si intrecciano ed alternano, o accadono simultaneamente. Quando parla di che cosa sia 'il combattere per ore con pennello e colori refrattari' (Jung 1931, pa.106), Jung sta da una parte lasciando venire a galla l'inconscio, dall'altra iniziando a dargli forma in modo attivo. L'esempio tratto da Mahlendorf (vedi sopra) mostra come l'insight emerga dall'azione fisica auto-riflessiva. Sembra chiaro che l'espressione simbolica (il dare forma) pu essere una parte di ciascuno stadio o di entrambi. Nel dibattere la prima fase, Jung parla del bisogno di esercizi sistematici per eliminare l'attenzione critica e produrre un vuoto di coscienza. Questa parte dell'esperienza familiare a molti approcci psicologici e a molte forme di meditazione. Comporta una sospensione delle nostre facolt razionali e critiche, al fine di sbrigliare la fantasia. Il modo particolare di guardare che rende vive le cose (betrachten) sarebbe collegato a questa fase dell'immaginazione attiva. Nel suo 'Commento a Il Segreto del Fiore Doro' (1929) Jung parla del primo stadio in termini di wu wei, vale a dire l'idea Taoista del lasciare che le cose accadano. Ci sono numerose vie per avvicinarsi all'immaginazione attiva. Dapprima l'inconscio prende la guida, mentre l'Io cosciente serve come una specie di attento testimone interno e forse come uno scriba o un registratore. Il compito quello di guadagnarsi l'accesso ai contenuti dell'inconscio. Nella seconda parte dell'immaginazione attiva, prende la guida la coscienza. Quando gli affetti e le immagini dell'inconscio affluiscono alla consapevolezza, l'Io entra in modo attivo nell'esperienza. Questa parte inizierebbe con una sequenza di insights; rimane il compito pi generale di valutare ed integrare. L'intuizione deve essere convertita in un impegno etico - viverla nella vita. Per Jung, il secondo stadio la parte pi importante, perch coinvolge domande sul significato ed esigenze morali. In tedesco questo il auseinandersetzung, una parola pressoch intraducibile che ha a che fare con un processo di differenziazione, una dialettica vissuta. Tutte le parti di un problema vengono portate fuori in modo che si possano vedere le differenze e risolverle. Negli scritti di Jung auseinandersetzung tradotto di solito come uno 'scendere a patti' con l'inconscio. Il poeta Rilke descrive la qualit di un simile dialogo interiore. Nel brano che segue, Rilke d dei consigli ad un giovane poeta oppresso dalle sue tendenze auto-critiche. Il suo giovane collega pieno di dubbi. ovvio che Rilke sa per sua esperienza personale il valore dell'impegno profondo e differenziato con un umore o un'emozione problematici. Rilke non conosceva il metodo psicologico chiamato immaginazione attiva, tuttavia le sue lettere del 1904 ad un giovane poeta rappresentano una delle descrizioni migliori che io conosca di un auseinandersetzung tra l'Io e una figura dell'inconscio. Ed il tuo dubbio pu diventare una buona qualit se 'lo eserciti'. Deve diventare 'conoscenza', deve diventare capacit critica. Chiedigli, quando vuole rovinarti qualcosa, 'perch' qualcosa brutto, chiedigli delle prove, testalo e lo ritroverai confuso ed imbarazzato, forse anche in protesta. Ma non mollare, insisti nella discussione, agisci sempre in questo modo, attento ed ostinato e verr il giorno in cui, invece di venire distrutto, diventer uno dei tuoi migliori operai - forse il pi intelligente di tutti quelli che stanno costruendo la tua vita. (Rilke 1903-8/1984, p.102). Jung aveva una grande ammirazione per Rilke. Ricosceva che il poeta era profondamente psicologico: 'Rilke attingeva dalle stesse fonti profonde da cui ho attinto io - l'inconscio collettivo. Lui come poeta e visionario. Io come psicologo ed empirista.' (Jung 1951-61, p.381-2). Basandosi sull'idea di Jung che l'immaginazione attiva costituita da due parti o stadi, alcuni autori junghiani hanno proposto una suddivisione dell'immaginazione attiva in quattro o cinque stadi diversi. Marie-Louise von Franz (1980) fu la prima. Lei propose: (1) svuotare la 'mente matta' dell'Io; (2) lasciare emergere una fantasia inconscia; (3) darle una qualche forma di espressione; e (4) il confronto etico. Pi tardi aggiunse: applicatela alla vita di tutti i giorni. Janet Dallett (1982) e Robert Johnson (1986) partirono dalla von Franz, apportando delle modifiche. Per Dallett le fasi sono: (1) aprirsi all'inconscio; (2) dargli forma; (3) le reazioni dell'Io; e (4) vivere tutto questo. L'autrice sottolinea l'utilit di dividere il processo in parti pi piccole per guardare ad esso in modo pi preciso, ma 'E' improbabile in verit che tutti applichino sempre l'immaginazione attiva in un modo cos metodico.' (Dallett 1982, p.177). Johnson propone: (1) l'invito (invitare l'inconscio); (2) il dialogo (dialogare ed esperire); (3) il valore (aggiungere l'elemento etico); e (4) i rituali (concretizzalo con un rituale fisico). Ciascun autore riflette e contemporaneamente estende lo schema bi-partito di Jung. Dando uno sguardo all'insieme mi viene in mente che ci sono molte vie diverse attraverso le quali incontrare l'immaginazione attiva. Forse in senso pi profondo, ciascuno di noi deve trovare un suo modo.
Formulazione creativa contro comprensione Mentre l'esperienza interiore prende forma tangibile, pu aiutare l'essere consapevoli di due tendenze che emergono: il modo estetico della formulazione ed il modo scientifico della comprensione. Ciascuna tendenza sembra essere il principio regolatore dell'altra. Per quel che riguarda l'immaginazione attiva necessario un equilibrio tra le due. Se predomina la prima tendenza, una persona pu perdere l'obiettivo dello sviluppo psicologico e rimanere invece sedotto dall'elaborazione artistica del tema. Se predomina la seconda tendenza, c' il rischio di cos tanta analisi ed interpretazione che il potere trasformativo del simbolo va perso. La cosa importante sviluppare un atteggiamento psicologico auto-riflessivo (Henderson 1984), che attinge sia dalla passione estetica per la bellezza, sia dalla passione scientifica per la conoscenza. Il compito di esprimerle entrambe, senza struggersi per l'una o per l'altra. Riduttivo e costruttivo: due modi per capire Pu essere utile ricordare che Jung era un analista freudiano prima di costituire la sua scuola personale. Conobbe il valore terapeutico del richiamare alla mente, ricostruire e lavorare attraverso la storia personale, con attenzione particolare ai ricordi d'infanzia. Ma anche prima della rottura con Freud, si domandava se ogni simbolo dovesse essere interpretato in modo letterale, concreto e riduttivo. Per bilanciare una simile enfasi unilaterale sul passato, Jung svilupp un modo di trattare l'inconscio pi immaginativo, sintetico e costruttivo, basato sul processo immaginativo erudito dell'amplificazione simbolica. Il sogno o le immagini della fantasia di un individuo vengono rispecchiate attraverso associazioni con temi simili che sono apparsi lungo la storia dell'umanit. Mentre il metodo Riduttivo cerca di comprendere un problema attraverso le sue origini infantili, il metodo Costruttivo punta verso un quadro pi ampio e verso ci che pu significare per il futuro. I problemi vengono affrontati attraverso domande sul significato e sullo scopo. Non si rinnega il dolore personale di un individuo, ma, oltre a ricostruirne le origini, utile riconoscere gli aspetti culturali ed universali di un simbolo. ovvio che entrambi gli approcci sono utili e necessari.
Il rischio dell'immaginazione attiva Il rischio principale del metodo riguarda l'essere sommersi dai potenti affetti, impulsi ed immagini dell'inconscio. Deve essere provato soltanto da individui psicologicamente maturi, in grado di sostenere un confronto potente con l'inconscio. necessario un punto di vista egoico ben sviluppato, in modo tale che conscio ed inconscio si possano incontrare alla pari. Pericoli minori descritti da Jung comprendono la situazione in cui il paziente viene "catturato nel circolo sterile del suo complesso personale" o "il rimanere intrappolato in una fantasmagoria che avvolge tutto" (1916/58, p.68), in modo tale che non si arriva a nulla.
Liberazione dall'analista Un beneficio importante del metodo quello di liberare i pazienti attraverso le loro forze personali, piuttosto che rimanere dipendenti dall'analista. Jung ne parl persino come pietra di paragone della maturit psicologica. L'immaginazione attiva un modo per ottenere l'indipendenza, facendo il proprio lavoro interiore personale, bench per molti rappresenti anche una parte intrinseca dell'analisi. Tutto ci porta ad interrogativi sul ruolo dell'analista nell'immaginazione attiva.
Il ruolo dell'analista Gli scritti di Jung sull'immaginazione attiva comprendono alcune riflessioni sul ruolo dell'analista. Nel paragrafo che segue, Jung descrive un cambiamento importante nel suo modo di lavorare. Dopo la rottura con Freud, inizi semplicemente ad ascoltare e a farsi domande aperte. Sentii necessario sviluppare un nuovo atteggiamento verso i miei pazienti. Decisi per quel momento di non considerare nessuna premessa teorica cui fare riferimento, ma di aspettare e vedere che cosa avrebbero raccontato di propria iniziativa. Il mio scopo divent il lasciare che le cose cambiassero. Il risultato fu che i pazienti mi avrebbero riportato spontaneamente i loro sogni e le loro fantasie ed io avrei soltanto domandato 'Che cosa ti viene in mente in relazione a quello?' oppure 'Come te lo spieghi, da dove arriva, che ne pensi?'. Le interpretazioni sembravano emergere di loro iniziativa dalle risposte e dalle associazioni degli stessi pazienti. (Jung 1961.p.170) Da questo passaggio si vedono gli albori di una psicoterapia non direttiva. Jung sottolinea spesso che l'immaginazione attiva non tanto una tecnica quanto piuttosto un processo naturale. Alcuni dei suoi pazienti lo scoprirono completamente da soli. Altri fecero un sogno o una fantasia su un tema particolare che li port a questo processo nel corso dell'analisi. Ci furono anche volte in cui Jung sugger ad alcuni pazienti di dipingere un'immagine tratta da un loro sogno o fantasia, o di elaborare un tema, o svilupparlo in molti modi diversi. Cos Jung era non direttivo e talvolta allo stesso tempo consigliere. Qualche volta offriva indicazioni generali sul processo creativo, come per esempio: Non avere paura dei colori; i colori vivaci sembrano attrarre l'inconscio. Ed anche, usa la fantasia per aggirare le limitazioni tecniche. Talvolta i suoi consigli erano pi specifici. Per esempio, in uno scritto del 1933, Jung relaziona sul suo lavoro con la signorina X, che aveva scoperto l'immaginazione attiva da sola, portando alla prima seduta analitica un dipinto fatto da lei. Questo dipinto mostrava un'immagine tratta da un fantasia pi ampia. Dipinse la figura di una donna (se stessa) in uno stato indifeso, imprigionato, bloccata in una roccia. Non aveva dipinto la fine della sua fantasia: Un mago medievale (Jung) rispondeva alle sue richieste di aiuto, toccava la roccia con le sue mani, la roccia si spaccava, aprendosi e lasciandola libera. La signorina X, dopo aver mostrato il suo dipinto della donna bloccata, raccont a Jung il resto della sua fantasia. Jung le sugger di 'non lasciarla passare soltanto come un'immagine fantastica dell'atto della liberazione, ma di provare a disegnarla' (1933/50, par.530). Quando prov a disegnare l'atto della liberazione, i suoi sforzi parevano dapprima inutili. Ad un certo punto Jung le offr un'idea: Se una figura umana non funziona, usa qualche tipo di geroglifico. 'Fu improvvisamente colpita dal fatto che la sfera era un simbolo adeguato per l'essere umano.' (1933/50, par.538). Nel dipingere quella parte della fantasia, che non aveva dipinto prima, ed esplorando il regno delle immagini astratte, fu guidata verso uno stile completamente nuovo. Da quel momento in poi, tutti i suoi dipinti esplorarono il tema del mandala. Sorgono molte domande. Per esempio, avrebbe scoperto il mandala se Jung non le avesse suggerito l'idea dell'usare un geroglifico? Oppure, avrebbe dipinto l'atto della liberazione se Jung non avesse portato la sua (di lei) attenzione su di esso? Dal punto di vista di Jung, i suggerimenti sono efficaci soltanto nel momento in cui rispecchiano qualcosa che c' dentro il paziente e che pronto ad emergere. Dopo aver dato forma ad un affetto o ad un'immagine inconscia, Jung di solito incoraggiava i suoi pazienti a vivere e stare con essa, a mettervisi in relazione. L'immaginazione ha tutto quello di cui si ha bisogno; permettiamo al significato di emergere da essa. Quando era spinto a dare un'interpretazione, provava a renderla il pi provvisoria possibile, senza andare mai oltre i confini del quadro che aveva di fronte. Jung dice che 'si prendeva cura di lasciare che l'interpretazione di ciascuna immagine rimanesse in coda ad una domanda la cui risposta era affidata alla libera attivit di fantasticare del paziente' (Jung 1947, par.400). Sebbene preferisse non interpretare le immagini dell'immaginazione attiva, Jung era affascinato dal loro significato. Nei suoi scritti, amplifica i simboli ricollegandoli alle immagini dell'archeologia, dei miti e delle religioni del mondo. La sua vasta conoscenza dei simboli culturali riemp sicuramente l'atmosfera analitica di un atteggiamento di rispetto per le immagini e di curiosit nei loro confronti. Talvolta parlava, riflettendo con i suoi pazienti sul significato e sullo scopo dei simboli. Talvolta non parlava, o diceva pochissimo. Talvolta amplificava un simbolo non tanto con le parole, quanto mostrando al suo paziente un'immagine corrispondente tratta da un quadro della sua collezione. In questo modo non verbale poteva rispecchiare ed allargare la prospettiva del suo paziente su di un tema che altrimenti sarebbe stato valutato soltanto come soggettivo e strano. Per Jung, i dipinti e le altre produzioni dell'inconscio erano utili sia per la diagnosi che per la prognosi. 'Si pu distinguere subito da un simile quadro dove si trovi il paziente: se ha una disposizione schizofrenica o se semplicemente nevrotico' (1935, par.414). Tuttavia, anche se Jung era specializzato nell'uso diagnostico dei simboli, il suo pi grande interesse nei confronti dell'immaginazione attiva sembr essere quello per la cura naturale. L'effetto terapeutico quasi magico, sia durante il processo creativo, sia quando la persona lo riguarda in un secondo momento. Un'altra caratteristica del ruolo dell'analista quella di 'mediare la funzione trascendente' (1916/58, par. 146) - vale a dire mantenere un canale aperto tra conscio ed inconscio. Come mediatore, riconobbe che il medico non pu curare senza usare se stesso e le sue reazioni personali, consce ed inconsce. Questo modo di lavorare diretto verso l'interno ha un potere enorme. Quando l'analista in grado di contenere interiormente gli opposti, il paziente libero di fare lo stesso. Jung descrive quest'esperienza di auto-riflessione: Il terapeuta deve in ogni momento analizzare se stesso ed il modo in cui sta reagendo al paziente. Perch non si reagisce soltanto in modo cosciente. Inoltre ci si deve sempre chiedere: Il nostro inconscio come sta vivendo quest'esperienza? Per questo dobbiamo osservare i nostri sogni, prestare la massima attenzione e studiarli con altrettanta cura, quanto quella che noi poniamo nei confronti del paziente. Altrimenti l'intero trattamento pu uscire dai binari. (Jung 1961, p.133) Jung non si dilunga molto su questo, ma il suo lavoro analitico con alcuni pazienti comprendeva canti, danze e rappresentazioni teatrali spontanee. Laurens van der Post descrive il trattamento verosimilmente miracoloso di una semplice ragazza di campagna che aveva perso stimoli e spirito. Quando gli parl delle cose che amava da bambina, sent con gran entusiasmo un riaccendersi del suo spirito e Jung 'partecip al canto delle sue ninna nanne ed alle sue interpretazioni di semplici ballate montane. Ball persino con lei' (van der Post 1975, p.57). Van der Post riferisce che questa profonda empatia, espressa attraverso l'armonia ritmica, ebbe un effetto terapeutico duraturo. Mi sono tornati anche in mente quei momenti curiosi in cui analista e paziente si sperimentano come poli opposti. Molti sono i modi in cui uno stato di tensione interiore o di conflitto pu venire espresso. Per alcuni il conflitto intrapsichico pu essere contenuto ed espresso simbolicamente attraverso una serie di dialoghi interiori o attraverso altre forme di immaginazione attiva. Per altri la tensione tra conoscenza ed inconscio (l'Io e l'ombra) arriva alla coscienza molto pi probabilmente attraverso dialoghi esterni ed interazioni con altri esseri umani. Secondo Jung il dialogo interiore 'pu avere luogo in egual misura anche tra paziente ed analista ed il ruolo dell'avvocato del diavolo ricade facilmente su quest'ultimo' (1916/58, par.186). La cosa essenziale lo sviluppare una prospettiva simbolica. Certe tensioni e conflitti nel corso dell'analisi possono essere affrontate attraverso una rappresentazione teatrale, come se analista e paziente fossero coinvolti nell'opera e contemporaneamente potessero guardarla con grande interesse per vedere cosa possono imparare. Non anche questa immaginazione attiva? Dorothy Davidson scrive nella sua importante monografia 'Il Tranfert come una Forma di Immaginazione Attiva' (1966): Durante l'analisi una trama teatrale finora inconscia. viene rappresentata nel qui ed ora; . ripetendo lo stesso tipo di relazione, o di assenza di relazione, come un 'disco di grammofono inceppato', come disse un paziente. Il disco pu essere disinceppato se la rappresentazione del dramma stata, per cos dire, realizzata attraverso il vivere ed il lavorare su di essa all'interno del transfert. Il paziente viene cos liberato, potendo possedere ed usare le sue proprie emozioni e la sua immaginazione, anzich venire compulsivamente guidato dal dramma inconscio presente dentro di lui. Ed in questo senso che penso che un'analisi di successo pu essere intesa come un passaggio attraverso il vivere l'immaginazione attiva. (Davidson 1966, p.135) Nel suo seminario sull'analisi del sogno, Jung fa riferimento ad una paziente che danz un mandala tratto da un dipinto fatto da lei. Menziona spesso la danza come una forma di immaginazione attiva, ma questo l'unico passaggio di mia conoscenza che descrive come la danza fosse una parte della seduta analitica con Jung: Una paziente una volta mi port un disegno di un mandala, raccontandomi che esso rappresentava uno schema di alcuni movimenti lungo linee nello spazio. Lo danz per me, ma la maggior parte di noi troppo timida e non sufficientemente coraggiosa per farlo. La danza era un'invocazione solenne o un incantesimo verso l'oracolo sacro o ancora la fiamma nel centro, la meta ultima, cui avvicinarsi indirettamente attraverso le stazioni dei punti cardinali. (Jung 1928-30, p.304) Poi c' il racconto meraviglioso di Tina Keller sulle origini dell'immaginazione attiva. Descrive vividamente una seduta analitica della met degli Anni Venti, quando scopr per la prima volta la danza come un canale espressivo dell'immaginazione. Toni Wolff era l'analista - testimone. Quand'ero in analisi con la signorina Toni Wolff, avevo spesso la sensazione che qualcosa nascosto profondamente dentro di me volesse esprimersi; ma sapevo anche che questo 'qualcosa' non aveva parole. Mentre stavamo cercando un altro modo d'espressione, ebbi improvvisamente un'idea: 'Potevo danzarlo'. La signorina Wolff mi incoraggi a provare. La sensazione corporea che provai era oppressione, l'immagine che arriv mi vedeva dentro una pietra, dalla quale dovevo liberarmi per emergere come un individuo separato e che pu stare in piedi da solo. I movimenti che arrivarono dalle sensazioni corporee avevano lo scopo di liberarmi dalla pietra proprio come nell'immagine. Questo occup gran parte dell'ora. Dopo uno sforzo doloroso, io stavo l in piedi, liberata. Questo evento ampiamente liberatorio fu molto pi potente delle ore in cui parlavamo solamente. Questo fu uno 'psicodramma' di un avvenimento interiore o, come Jung l'aveva chiamato, 'immaginazione attiva'. Soltanto in quel momento fu il corpo a prendere una parte attiva. (Keller 1972, p.22, traduzione di R. Oppikofer) Tina Keller ci offre uno sguardo privilegiato dentro il processo profondo ed autodiretto che la port a danzare la sua esperienza interiore. C' inoltre molto da imparare dall'analista attenta e non intrusiva che la incoraggi a provare e poi la osserv cautamente per buona parte dell'ora. Keller scrive questo di Toni Wolff: 'La sua presenza era una guida per l'acting-out del dramma' (Keller 1982, p.288). Il ruolo dell'analista nell'immaginazione attiva ha in s molti aspetti. Abbiamo visto come Jung non fosse direttivo, ma serviva tuttavia come consigliere, studioso, mediatore e testimone partecipante. Come mentore nel processo creativo e studioso della storia individuale e culturale, Jung rispecchiava due tendenze che sorgono nel processo dell'immaginazione attiva: la passione estetica per la bellezza e la passione scientifica per la comprensione. Come mediatore della funzione trascendente lavorava sul livello intrapsichico; inoltre come testimone partecipante lavorava sul livello interpersonale. Soprattutto rivolgeva le sue ricche fonti culturali verso uno scopo centrale: lo sviluppo psicologico di un individuo. Incontrando le idee di Jung sul ruolo dell'analista, ho raccolto molte pagine di citazioni - tutto ci che ha scritto sull'immaginazione attiva e sulla relazione terapeutica. Fermandomi ora a riflettere, straordinario vedere che Jung come analista attinse da tutti gli atteggiamenti simbolici culturali descritti da Henderson (1984). Come mentore creativo, attinse e rispecchi l'atteggiamento estetico. Come studioso, attinse e rispecchi l'atteggiamento filosofico/scientifico. Come mediatore, attinse e rispecchi l'atteggiamento religioso (il dialogare con il dio dentro di noi). Come testimone partecipante, attinse e rispecchi l'atteggiamento sociale. L'atteggiamento psicologico centrale auto riflessivo funziona come una specie di quintessenza. Come sottolinea Stewart (1992), l'immaginazione attiva e l'immaginazione creativa sono essenzialmente lo stesso processo. La differenza sta nel fatto che l'immaginazione creativa orientata verso l'affermazione delle antiche forme culturali (arte, religione, filosofia, societ), mentre l'immaginazione attiva si orienta verso l'affermazione della personalit ('Conosci te stesso'). L'immaginazione attiva viene fatta tante volte da soli, senza l'analista. Ma alcune forme, in particolare il Sandplay ed il Movimento, solitamente comprendono l'analista come testimone. Per alcuni la liberazione richiede l'imparare ad essere se stessi alla presenza di un altro. Per altri essenziale lavorare da soli. Ognuno unico. Per come conosco Jung, diffidava dei ruoli dogmatici e presentava le sue importanti idee tenendosi molto spazio per le modifiche e per le possibilit creative.
JUNG SULL'IMMAGINAZIONE ATTIVA - UNA RASSEGNA DI PASSI CHIAVE La comprensione di Jung dell'immaginazione attiva si sviluppata nel tempo. Nei suoi primi lavori, l'immaginazione attiva risulta una tecnica aggiuntiva, parlando dell'immaginazione attiva e dell'interpretazione come di due metodi psicoterapeutici distinti. Negli ultimi anni Jung dice che il suo metodo d'interpretazione dei sogni si basa sull'immaginazione attiva (1947, par.404), descrivendo l'immaginazione attiva come il suo "metodo analitico di psicoterapia" (1955, p.222). Nel suo grande lavoro finale, Mysterium Coniuctionis, mostra come l'immaginazione attiva sia la via di auto-conoscenza ("Conosci te stesso") ed il processo di individuazione. Da questa prospettiva matura, Jung intende descrivere molto pi che non una specifica procedura meditativa o una tecnica espressiva. Nel senso pi profondo, l'immaginazione attiva l'atteggiamento simbolico essenziale e rivolto a ci che sta dentro, vale a dire il centro dello sviluppo psicologico. Alcuni dei primi lavori di Jung sono stati revisionati negli ultimi anni. Ho cercato di catalogare le date della composizione originale o della pubblicazione e, quando indicata, la data di revisione, ad esempio 1916/58. Inizier con le memorie di Jung, per poi presentare i suoi scritti, pi o meno in sequenza. "Confronto con l'Inconscio", dalle memorie di Jung (1961), una vivida narrazione della sua crescita interiore negli anni che vanno dal 1913 al 1919, periodo in cui scopr l'immaginazione attiva. "La Funzione Trascendente" (1916/58) la prima e pi importante monografia scritta da Jung sul metodo che pi tardi arriv a chiamare immaginazione attiva. Questa prima monografia si concentra sulle forme dell'immaginazione attiva e sulle sue potenzialit. Jung puntualizza che il compito per il futuro sar descrivere il significato e lo scopo dei contenuti simbolici. "La Tecnica di Differenziazione tra l'Io e le Figure dell'Inconscio" (1928b) costituisce una sezione tratta dal suo lavoro pi ampio, Le Relazioni tra l'Io e l'Inconscio. Per Jung l'esperienza diretta dell'inconscio ed un impegnarsi attivamente nei suoi confronti rappresenta la via per trasformare e dissolvere in modo graduale un complesso problematico. Sono presentati due casi a titolo d'esempio per mostrare la differenza tra fantasia passiva e un atteggiamento di partecipazione attiva. Un estratto dal "Commento a Il Segreto del Fiore Doro di Jung (1929) comprende materiale importante sia sul metodo che sul significato dei contenuti simbolici di ci che emerge. Jung discute il termine cinese wu wei, il concetto del Tao e il mandala come appare nella pittura e nella danza. Le visioni straordinarie di luce riportate da Edward Maitland e Hildegard of Bingen comprendono gli stessi simboli descritti nell'antico testo cinese. "Gli Obiettivi della Psicoterapia" (1931) inizia con i contributi di Freud e Adler; Jung descrive poi come ha sviluppato il suo personale punto di vista. Jung giudica il suo metodo come un'estensione diretta delle libere associazioni di Freud. L'immaginazione attiva viene descritta nei par. 100-6, ma io prendo in considerazione tutta la monografia per una prospettiva pi ampia. "Uno Studio del Processo di Individuazione" (1933/50) descrive il caso di Miss X, la cui analisi con Jung resa visibile da una serie meravigliosa di dipinti. Questa monografia innanzitutto un esempio del metodo dell'amplificazione simbolica di Jung. Per la sua lunghezza, ho tagliato circa trenta pagine di materiale altamente specializzato che sembra portare il lettore lontano dai dipinti di Miss X. Sempre nello sforzo di rendere accessibile Jung sull'immaginazione attiva, le fotografie sono riprodotte in bianco e nero, in modo che si possa usare la descrizione di Jung dei colori, la propria immaginazione e forse qualche matita colorata. La versione integrale con le bellissime tavole colorate la si pu vedere in CW 9.1. Gli estratti dalle "Lezioni di Tavistock" (1935) di Londra iniziano con una breve panoramica sul materiale. La parte maggiore deriva dalla discussione conclusiva in cui il Dott. Hadfield chiede a Jung di descrivere l'immaginazione attiva. Jung tratta una grande quantit di materiale in modo esauriente ed in breve tempo. Descrive il potere curativo dell'immaginazione attiva ed offre un buon numero di esempi. Il suo lavoro comparativo sui simboli permette di intuire la struttura dell'inconscio. Alla fine, d uno sguardo a due dipinti fatti da un paziente del dott. Bennet, discutendo questioni di diagnosi e prognosi. Un estratto da "Gli Aspetti Psicologici della Kore" (1940) comprende una serie di impressioni visive spontanee che arrivarono ad una paziente talentuosa che le scrisse e dipinse. Jung presenta questo materiale per illustrare il tema della Kore (la figlia) in relazione a Demetra (la madre). La serie completa discussa ne I seminari sulle visioni. "Sulla natura della psiche" (1947) comprende una passaggio bellissimo sull'immaginazione attiva, che smuove nel profondo. Le tre lettere "A Mr O" (1947) contengono descrizioni semplici e dirette di che cos' l'immaginazione attiva, nonch un consiglio chiaro su come applicarla. Ho selezionato due brani sull'immaginazione attiva dalla sezione conclusiva di Mysterium Coniunctionis (1955). Qui Jung presenta un'interpretazione psicologica della procedura alchemica. Nel mio modo di vedere, la chiave delle immagini dell'alchimia nell'emozioni, in particolare nelle mescolanze, modulazioni e trasmutazioni delle emozioni che promuovono la vita e dell'emozioni di crisi (Stewart 1987; 1987b; 1992, pg.92-100). Proprio come il caleum alchemico rappresenta la dolcezza della vita, cos la luminosit della gioia e dell'interesse la rende possibile. Nel breve "Prefazione a van Helsdingen: fotografie dall'inconscio" (1957), Jung commenta una serie di dipinti resi disponibili per la pubblicazione da un vecchio paziente. Per ulteriori letture sull'immaginazione attiva, includo un poscritto ed un'esauriente bibliografia. Oltre ai lavori di Jung ed ai contributi di autori junghiani, ci sono libri sulla arti terapie creative e sull'uso del linguaggio immaginativo nella cultura collettiva. Sembra chiaro che l'immaginazione attiva di Jung non sia soltanto il suo metodo analitico di psicoterapia, ma sia inoltre diventato la fonte di alcuni dei pi importanti sviluppi nella psicoterapia moderna, nell'educazione e negli approcci alternativi di cura. IL FABBRICANTE DI PIOGGIA giunta l'ora di raccontare la storia del fabbricante di pioggia. Jung disse di non tenere mai un seminario sull'immaginazione attiva senza raccontare questa storia: Ci fu una grave mancanza in un villaggio in Cina. Organizzarono una spedizione per trovare un fabbricante di pioggia che era noto per il fatto che viveva nell'angolo pi lontano del paese, molto lontano. Per forza, perch non ci fidiamo di un profeta che vive nella nostra regione; deve venire da molto lontano. Cos arriv e trov il villaggio in uno stato miserabile. Il bestiame stava morendo, la vegetazione stava morendo, la popolazione era afflitta. La gente si affoll attorno a lui ed era molto curiosa circa ci che avrebbe fatto. Disse: "Bene, datemi solo una piccola capanna e lasciatemi solo per qualche giorno". Cos and in questa piccola capanna e la gente era sempre pi curiosa di sapere, il primo giorno, il secondo. Il terzo giorno inizi a piovere a dirotto ed egli usc. Gli chiesero: "Ma che cos'hai fatto?" "Oh," disse, " molto semplice. Non ho fatto nulla." "Ma guarda," dissero, "sta piovendo ora. Che cos' successo?" Egli spieg: "Vengo da una zona che in Tao, in equilibrio. Abbiamo la pioggia ed il sole. Niente in disordine. Vengo nella vostra zona e scopro che caotica. Il ritmo della vita disturbato, cos quando vi entro dentro, divento disturbato anch'io. Tutto mi affligge e mi ritrovo immediatamente in disordine. Allora cosa posso fare? Voglio una piccola capanna per stare con me stesso, per meditare, per riallinearmi. E poi, quando sono in grado di mettermi in ordine, tutto intorno a me collocato in modo giusto. Ora siamo in Tao e dal momento che si era persa la pioggia, ora piove." (Zeller 1982, pp.109-10)