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Il colore del paradiso di Bianca Garavelli - pubblicato il 28 febbraio 2007 Il Paradiso, secondo unimmaginazione piuttosto comune, dominato dal

l colore bianco. Ma c almeno un Paradiso che non affatto bianco, o meglio in cui il bianco ha un ruolo importante, ma come risultato finale di un percorso in cui concorrono molti colori. E il Paradiso di Dante. Nellascesa di Dante con Beatrice il Paradiso formato da cieli che hanno ciascuno un proprio colore caratteristico: il cielo della Luna bianco opalescente, il pi opaco, o per meglio dire il meno luminoso di tutti. Il suo bianco quello dellaggettivo latino albus, quello delle perle (la sua luce diffusa paragonata a perla in bianca fronte, canto III, v. 14). Il cielo del Sole, il primo a essere pieno di spiriti decisamente splendenti al punto da essere irriconoscibili come umani, dominato da una luce doro. Il cielo di Marte invece dal colore rosso; il cielo di Giove dal colore azzurro. Torna la luce dorata per la scala protesa verso lalto del cielo di Saturno. Dopo il settimo cielo si sale ancora, non tanto in altezza fisica, quanto spirituale, e si arriva al luogo di Dio e dei Beati e degli Angeli, un sistema che in realt non un cielo, ma un non-luogo che comprende tutti i luoghi delluniverso e che esiste nelleternit. E quello che solitamente viene chiamato Empireo, ma che in realt Dante nomina cos solo nel Convivio, e poi una sola volta in tutta la Commedia, mentre nel Paradiso chiama con perifrasi suggestive e variegate, tutte incentrate sui temi della luce e della beatitudine. E proprio in questo non-luogo a ritornare il bianco. Ma questa volta nella versione lucida, di assoluto splendore senza ombre. Non pi lalbus, ma il bianco della radice germanica della parola italiana, blank, che appunto significa splendente. E anche il bianco dellaggettivo latino candidus, incandescente, risplendente di un fuoco che in questo caso non brucia, non consuma e anzi crea. Beatrice conduce Dante fino a questo cielo della divina pace e gli mostra linsieme dei Beati nel loro massimo splendore, chiamandoli il convento de le bianche stole (canto XXX, v. 129). Di l a poco lautore li descriver come una immensa candida rosa (canto XXXI, v. 1): in entrambi i casi, il colore dei Beati , appunto, il bianco splendente. Ma c di pi. Nei tre canti conclusivi del Paradiso, dove la guida di Dante non pi Beatrice ma il mistico e devoto della Madonna San Bernardo di Chiaravalle, accadono altri fenomeni straordinari. Dapprima Dante assiste alla trasformazione del non-cielo comunemente detto Empireo, che assume differenti strutture e forme, come un immenso caleidoscopio. Qui riappaiono i colori: soprattutto il rosso rubino dei Beati, e loro lucente degli Angeli. Ma questo caleidoscopio di forme e colori confluisce poi tutto, di nuovo, nel

bianco sfavillante della candida rosa, che perci non un non-colore, o il colore dellassenza, ma diventa il colore universale, il colore assoluto. Anzi, il colore dellassoluto, della dimensione umana e divina fuse insieme nelleternit. Nella candida rosa infatti assumeranno la loro forma eterna, perfetta per lunione di anima e corpo, i Beati dopo il giudizio universale. E gi adesso, nel canto XXXII, Dante li pu ammirare di nuovo con i loro lineamenti umani, dopo molti incontri in cui non distingueva pi nulla di umano dentro la luce abbagliante della loro beatitudine. Infine, il colore torna nellincontro con Dio, il creatore, lassoluto. Nel canto XXXIII Dio stesso si mostra alla vista rafforzata di Dante come un insieme indissolubile di tre circonferenze dello stesso diametro e di tre colori diversi, in una delle quali il pellegrino dellAldil distingue la figura umana. Il loro risultato, durante la contemplazione, nuovamente luce assoluta: il bianco splendente, che si conferma il colore della creazione, dellenergia divina, quindi della felice unione dellumano e del divino.

I Cielo (della Luna) il Cielo del Paradiso pi vicino alla Terra, corrispondente alla Luna e governato dagli Angeli: Dante vi incontra gli spiriti difettivi, tra cui Piccarda Donati e Costanza d'Altavilla, ed descritto nei Canti II, III, IV e V della III Cantica. Dante e Beatrice vi ascendono dopo aver attraversato la sfera del fuoco, che secondo la fisica aristotelica separa il mondo terreno da quello celeste, rapidi come una freccia scoccata dall'arco. Il poeta descrive il Cielo come una nube... lucida, spessa, solida e pulita, simile a un diamante colpito dal sole, e si stupisce del fatto che il suo corpo solido possa penetrare in un altro corpo, contrariamente alle leggi fisiche. Dante chiede poi a Beatrice spiegazioni circa l'origine delle macchie lunari e la donna smentisce l'opinione espressa da Dante nel Convivio (II, 13), secondo cui esse dipendevano dalla maggiore o minore densit dell'astro, dimostrando che l'origine delle macchie metafisica e dipende dalla maggiore o minore capacit della Luna di recepire la virt degli influssi celesti, come avviene per tutti gli astri. Dopo l'incontro con gli spiriti difettivi e le spiegazioni di Beatrice circa la sede dei beati, i voti inadempiuti e la volont, Dante e Beatrice ascendono al Cielo successivo.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - Costanza d'Altavilla - Piccarda Donati - spiriti difettivi

II Cielo (di Mercurio) il secondo Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, corrispondente al pianeta Mercurio e governato dagli Arcangeli: Dante vi incontra gli spiriti operanti per la gloria terrena, tra cui Giustiniano, ed descritto nei Canti V, VI e VII della III Cantica. Dante e Beatrice vi ascendono rapidissimi, come una freccia che giunge al bersaglio prima che la corda dell'arco smetta di vibrare, e al loro ingresso la donna accresce la propria bellezza al punto che il pianeta sembra diventare pi lucente. Dante definisce questo Cielo la spera / che si vela ai mortai con altrui raggi (V, 128-129), alludendo al fatto che Mercurio ruota molto vicino al Sole ed offuscato dai suoi raggi (cfr. Conv., II, 13); pi avanti Giustiniano definir Mercurio picciola stella (VI, 112), poich questo pianeta il pi piccolo del sistema solare. Dopo l'incontro con Giustiniano e le spiegazioni di Beatrice circa la crocifissione di Cristo come punizione del peccato originale e la corruttibilit dei corpi, lei e Dante ascendono al Cielo successivo.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - spiriti operanti per la gloria terrena - Giustiniano

III Cielo (di Venere) il terzo Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, corrispondente al pianeta Venere e governato dai Principati: Dante vi incontra gli spiriti amanti, tra cui Carlo Martello, Cunizza da Romano e Folchetto di Marsiglia ed descritto nei Canti VIII, IX e X della III Cantica (Dante non si accorge di esservi salito, se non quando vede l'accresciuta bellezza di Beatrice). L'astro di Venere diffonde sulla Terra l'influsso ad amare, non per il folle amore, l'amore sensuale e peccaminoso che gli antichi credevano fosse governato dalla dea Venere cui tributavano riti e sacrifici: si tratta di un amore puro e celeste, volto unicamente ad adorare Dio, che i pagani interpretarono erroneamente identificando il pianeta con la divinit classica della bellezza. Gi nel Convivio (II, 5, 13) Dante aveva precisato questo concetto, dicendo che l'influsso generato dalle intelligenze angeliche del III Cielo uno ardore virtuoso per lo quale le anime di qua giuso saccendono ad amore, secondo la loro disposizione; nel II Trattato dell'opera Dante commenta proprio la canzone Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete, citata nel Canto VIII da Carlo Martello, bench nel Convivio Dante affermi che l'intelligenza angelica preposta a questo Cielo sia quella dei Troni e non dei Principati come nel poema. Dopo l'incontro con gli spiriti amanti (VIII-IX), Dante e Beatrice ascendono al Cielo successivo (inizio Canto X).

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - spiriti amanti - Carlo Martello - Cunizza da Romano - Folchetto di Marsiglia

IV Cielo (del Sole) il quarto Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, corrispondente al Sole e governato dalle Potest: Dante vi incontra gli spiriti sapienti, tra cui san Tommaso d'Aquino, san Bonaventura da Bagnoregio e Salomone ed descritto nei Canti X, XI, XII, XIII, e XIV della III Cantica. Come di consueto Dante non si accorge di ascendere in esso, se non come un uomo che colto da un pensiero improvviso e se ne avvede quando ne prende coscienza; il Sole si trova nel punto equinoziale, ovvero l dove si intersecano l'Equatore celeste e l'eclittica (se il 13 aprile 1300, siamo poco oltre l'equinozio primaverile). Il poeta sottolinea l'estrema luminosit dell'astro, anche se le luci dei beati che compaiono in esso vincono tale fulgore. Dopo l'incontro con gli spiriti sapienti, Dante si accorge di salire al Cielo successivo per il mutare del colore della luce, che diventa rosseggiante.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - spiriti sapienti - Boezio - san Bonaventura - san Domenico - san Francesco - san Tommaso - Salomone

V Cielo (di Marte) il quinto Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, corrispondente a Marte e governato dalle Virt: Dante vi incontra gli spiriti combattenti per la fede, tra cui l'avo Cacciaguida e Carlo Magno, ed descritto nei Canti XIV, XV, XVI, XVII e XVIII della III Cantica. Dante vi ascende con Beatrice dopo aver visto lo sfolgorio delle luci dei beati del IV Cielo, che lo abbaglia: quando riprende la vista, si accorge di essere entrato nel Cielo di Marte per il colore rosso della stella e perch esso pi intenso del solito, a causa della bellezza di Beatrice. I beati di questo Cielo sono disposti lungo i bracci di una croce, che simboleggia probabilmente il trionfo di Cristo e della fede; dopo il lungo colloquio con l'anima dell'avo Cacciaguida, Dante ascende al Cielo successivo.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - Cacciaguida - spiriti combattenti

VI Cielo (di Giove) il sesto Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, corrispondente a Giove e governato dalle Dominazioni: Dante vi incontra gli spiriti giusti che operarono rettamente sotto l'influsso di questa stella, tra cui l'imperatore Traiano e Rifeo, ed descritto nei Canti XVIII, XIX e XX della III Cantica. Dante vi ascende con Beatrice dopo la fine delle parole dell'avo Cacciaguida, notando che Giove ha un colore argentato ben diverso da quello rosso di Marte e descrivendo la rapidit di tale passaggio con la similitudine di una donna che arrossita e riacquista il naturale pallore in breve tempo (in Conv., II, 13 Dante aveva descritto Giove come stella di temperata complessione, in mezzo de la freddura di Saturno e de lo calore di Marte, aggiungendo che intra tutte le stelle bianca si mostra, quasi argentata). Il poeta parla di candor de la temprata stella / sesta (XVIII, 68-69), mentre le luci dei beati che poi si dispongono a formare la scritta che invita ad amare la giustizia e la figura dell'aquila sono descritte come forme dorate che si stagliano sul colore tenue del pianeta, s che Giove / pareva argento l d'oro distinto (XVIII, 95-96), poi paragonate a gemme che impreziosiscono il VI Cielo. Dopo il discorso dell'aquila Dante non si avvede di essere asceso al cielo successivo, se non quando Beatrice lo invita a osservare il nuovo spettacolo.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - Traiano - Rifeo - spiriti giusti

VII Cielo (di Saturno) il settimo Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, corrispondente a Saturno e governato dai Troni: Dante vi incontra gli spiriti contemplanti che furono indotti dall'influsso di questa stella alla meditazione e alla contemplazione di Dio, tra cui san Pier Damiani e san Benedetto da Norcia, e viene descritto nei Canti XXI e XXII della III Cantica. Dante non si accorge del momento in cui ascende nel Cielo, neppure attraverso l'aumentato splendore della bellezza di Beatrice, che infatti non sorride e motiva ci spiegando che il suo riso sarebbe troppo luminoso e ridurrebbe Dante in cenere, come Semele quando

le apparve Giove nella sua divina maest. Per la stessa ragione le anime dei beati non cantano (il suono della loro voce trascende i limiti dell'udito mortale del poeta), per cui il Cielo immerso in un profondo silenzio che allude al raccoglimento e alla preghiera cui questi spiriti furono dediti quando erano in vita. In precedenza (Par., IX, 61-63; XIX, 28-30) Dante ha spiegato che i Troni sono l'intelligenza angelica in cui si rispecchia la giustizia divina, anche se ci non sembra avere rapporti con la schiera di beati che appaiono al poeta in questo Cielo, dal momento che gli spiriti giusti subirono in realt l'influsso del Cielo di Giove (nel rivolgersi a questi, Dante aveva precisato che la loro conoscenza della giustizia divina era comunque senza velame, cosa comune a tutti i beati del Paradiso). Al termine del colloquio con Pier Damiani e san Benedetto, Beatrice spinge Dante lungo la scala d'oro in cui gli spiriti contemplanti si sono manifestati e il poeta ascende rapidissimo verso l'alto, trovandosi nel Cielo delle Stelle Fisse e precisamente nella costellazione dei Gemelli.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - Pier Damiani - san Benedetto - spiriti contemplanti

VIII Cielo (delle Stelle Fisse) l'ottavo Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, governato dai Cherubini e nel quale si credeva fossero collocate le stelle fisse nella volta celeste: Aristotele lo indicava come il Cielo pi esterno, mentre la dottrina cristiana di san Tommaso d'Aquino e degli altri teologi aggiunse ad esso il Primo Mobile e l'Empireo (di tutto ci Dante tratta in Conv., II, 3; in Purg., XI, 108 afferma che questo Cielo quello che impiega pi tempo per compiere un'intera rotazione intorno al polo dell'Eclittica, vale a dire 360 secoli). Dante lo descrive nei Canti XXII, XXIII, XXIV, XXV, XXVI, XXVII del Paradiso e non associa ad esso alcuna particolare schiera di beati, come invece avveniva per i Cieli sottostanti; diverso anche il modo in cui vi ascende, poich Beatrice (XXII) lo spinge con un cenno lungo la scala dorata in cui sono apparsi gli spiriti contemplanti, nel Cielo di Saturno, e il poeta sale con movimento rapidissimo, trovandosi al cospetto della costellazione dei Gemelli cui scioglie un commosso inno di ringraziamento per l'ingegno letterario ricevuto e dalla quale invoca l'assistenza poetica per affrontare l'ultima parte della Cantica (da qui inizia la parte conclusiva e pi impegnativa del Paradiso, che introdurr alla visione finale di Dio). Una volta asceso all'VIII Cielo, Dante viene invitato da Beatrice ad osservare in basso il cammino percorso, per cui il poeta vede i sette pianeti che ruotano nelle loro orbite intorno alla Terra,

risibile nella sua piccolezza, poi (XXIII) assiste al trionfo di tutti i beati che appaiono insieme a Cristo, la cui luce tale da abbagliare la sua vista. Dante riesce comunque a scorgere la figura umana di Cristo e tale visione gli consente in seguito di vedere nuovamente il sorriso di Beatrice senza rischiare di essere folgorato (il poeta protagonista di un excessus mentis di tipo mistico): in seguito egli assiste al trionfo di Maria, circondata dalla luce dell'arcangelo Gabriele che le ruota intorno, finch Maria non segue Cristo verso l'Empireo e le anime dei beati si protendono verso l'alto con tutto il loro ardore di carit. Appare in seguito l'anima di san Pietro, che esamina Dante sul possesso della fede approvando le sue risposte (XXIV), poi quella di san Giacomo (XXV) che lo esamina sulla speranza, quindi quella di san Giovanni, che abbaglia il poeta privandolo della facolt visiva e in seguito (XXVI) lo esamina sulla carit. Dante supera anche questa prova e riacquista la vista, quindi avviene l'incontro con Adamo al quale il poeta rivolge quattro domande. Riprende la parola san Pietro che rivolge una durissima invettiva contro i papi corrotti (XXVII), in seguito alla quale il Cielo si tinge di rosso come la luce del beato e come quella di tutti gli altri spiriti, inclusa Beatrice; dopo che i beati sono risaliti verso l'Empireo, Beatrice invita nuovamente Dante a osservare la Terra, per valutare quanto spazio ha percorso ruotando con l'VIII Cielo, quindi la sua virt fa allontanare Dante dalla costellazione dei Gemelli e lo spinge al Primo Mobile, il ciel velocissimo.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - san Pietro - san Giacomo - san Giovanni - Adamo - Maria

IX Cielo (Primo Mobile) il nono Cielo del Paradiso a partire dalla Terra, governato dai Serafini e origine di tutti gli influssi astrali dei Cieli sottostanti: detto anche Cristallino e la sua esistenza, non prevista dalla filosofia aristotelica che considerava il Cielo delle Stelle Fisse come il pi esterno, venne postulata da Tolomeo e in seguito dalla teologia medievale come spiegazione al movimento proprio dell'VIII Cielo, ipotizzando che il IX Cielo fosse il primo a imprimere il movimento a tutti gli altri e a ruotare velocissimo, pur essendo invisibile in quanto trasparente (cfr. su questo Conv., II, 3). Dante lo descrive nei Canti XXVII, XXVIII e XXIX del Paradiso e lo indica appunto come real manto di tutti i volumi / del mondo (Par., XXIII, 112-113), cio una sorta di involucro che avvolge tutti gli altri Cieli e dunque l'intera materia dell'Universo: lo sguardo virtuoso di Beatrice stacca il poeta dalla costellazione dei Gemelli nel Cielo

delle Stelle Fisse e lo spinge nel ciel velocissimo (XXVII), dove la donna spiega che ogni movimento trae origine da questo luogo e il IX Cielo riceve l'impulso a diffondere l'amore e tutti gli influssi astrali dalla mente divina, cui corrisponde il X Cielo (Empireo) che non ha un'esistenza fisica. Il movimento del Primo Mobile, spiega ancora Beatrice, non pu essere misurato ma, anzi, esso unit di misura per tutti gli altri movimenti e persino il tempo trae origine da questo Cielo. Dopo una dura invettiva della donna sulla vana cupidigia degli uomini, Dante (XXVIII) scorge un punto luminosissimo circondato da nove cerchi lucenti e rotanti: Beatrice spiega che si tratta di Dio e delle gerarchie angeliche, che in seguito illustra in modo pi dettagliato seguendo l'angelologia di Dionigi Areopagita e non quella lievemente diversa di san Gregorio Magno, il quale rise del suo errore una volta asceso in Paradiso. In seguito (XXIX) Beatrice risolve i dubbi di Dante parlando della creazione degli angeli da parte di Dio, degli angeli che si ribellarono insieme a Lucifero, di quelli che restarono fedeli e delle virt angeliche (la guida del poeta sfata diverse errate teorie che circolano sulla Terra riguardo l'angelologia, criticando aspramente i vani predicatori che diffondono falsit e distorcono le Sacre Scritture). La donna conclude la sua digressione indicando che il numero degli angeli inconcepibile dalla mente umana per quanto alto, e la luce di Dio si diffonde su questa moltitudine che la riceve in modo diverso a seconda dell'intelligenza posseduta; in seguito il punto luminoso e i nove cerchi lucenti svaniscono poco a poco e l'accresciuta bellezza di Beatrice indica a Dante che sono ormai ascesi al Cielo successivo, l'Empireo.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice

X Cielo (Empireo) il decimo e ultimo Cielo a partire dalla Terra, in cui hanno sede Dio, i cori angelici e la candida rosa dei beati, descritto nei Canti XXX, XXXI, XXXII, XXXIII del Paradiso: a differenza di tutti gli altri Cieli esso conincide con la mente di Dio e non un quindi un corpo materiale, n governato da alcuna intelligenza angelica, trovandosi anzi al di fuori del tempo e dello spazio (in esso, spiega Dante, non hanno valore le normali leggi fisiche). Beatrice a informare Dante che i due sono ormai usciti dal Primo Mobile e sono entrati nel ciel ch' pura luce (XXX), dove il poeta vedr gli angeli e i beati, questi ultimi col corpo mortale di cui si rivestiranno in realt solo il Giorno del Giudizio: al suo ingresso nel X Cielo, Dante subito avvolto da una luce vivissima che sulle prime non gli permette di veder nulla (descrizione simile a

quella di san Paolo folgorato sulla via di Damasco, Act. Ap., XXII, 6-11), quindi acquista una maggior capacit visiva ed in grado di vedere un fiume di luce (la grazia divina) che scorre fra due rive fiorite (i beati), con faville rosseggianti (gli angeli) che fuoriescono dal fiume per raggiungere i fiori e viceversa. Beatrice spiega a Dante che quelle cose non corrispondono alla vera essenza di ci che vede, ma sono umbriferi prefazi (velate anticipazioni) del trionfo di angeli e beati, che il poeta vedr nella loro realt dopo aver bevuto ancora un po' di quell'acqua. Dante fissa ancora lo sguardo nel fiume luminoso e lo vede di forma circolare, come un lago, per poi vederlo trasformato nella candida rosa dei beati, simile a un anfiteatro luminoso in cui i beati siedono trionfalmente sui loro seggi. La rosa digrada verso il basso e ha un'eccezionale estensione, anche se Dante vede benissimo anche i dettagli pi lontani perch la distanza fisica un dato irrilevante nell'Empireo: Beatrice aggiunge che quella la Gerusalemme celeste dove le anime elette sono cittadine, anche se la fine dei tempi vicina e in pochi sono destinati a entrarvi (il seggio dell'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, che morir nel 1313, gi pronto e su di esso posta una corona, mentre destinati alla dannazione sono i papi Clemente V e Bonifacio VIII). Dopo un'ulteriore descrizione della rosa e degli angeli che fanno la spola tra essa e Dio, simili ad api che volano dai fiori all'alveare e viceversa, Dante inneggia alla grandezza divina (XXXI) e si volta per parlare a Beatrice, ma la donna ha ripreso il suo posto nel seggio che occupa nel terzo gradino a partire dall'alto e accanto a Dante c' ora san Bernardo di Chiaravalle. Costui guider il poeta nell'ultimo tratto del viaggio e lo esorta a spingere lo sguardo su tutta la rosa, in particolare su Maria che risplende nel seggio pi alto. Bernardo spiega in seguito a Dante come sono disposti i beati nella rosa (XXXII), dicendogli che al di sotto di Maria siedono alcune donne dell'Antico Testamento, tra cui Eva, Rachele, Sara, Rebecca, Giuditta, Ruth, che formano una sorta di linea di divisione tra personaggi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Di fronte a Maria, dalla parte opposta della rosa, siede san Giovanni Battista, al di sotto del quale si trovano san Francesco, san Benedetto e sant'Agostino, i quali pure formano una linea divisoria da quella parte dell'anfiteatro celeste. La parte inferiore tutta occupata dai bambini, eletti alla beatitudine non per meriti propri ma per grazia imperscrutabile di Dio ( Bernardo a spiegarlo subito dopo a Dante); il santo invita quindi Dante a fissare lo sguardo in Maria, di cui descritta la glorificazione e alla quale inneggia l'arcangelo Gabriele, poi Bernardo indica le anime pi eccelse della rosa, tra cui spiccano Adamo, Mos (alla sinistra della Vergine), san Pietro, san Giovanni Evangelista (alla sua destra). Di fronte a san Pietro e alla destra di Giovanni Battista, dalla parte opposta della rosa, siede sant'Anna, la madre della Vergine, mentre alla sinistra del Battista santa Lucia, che invit Beatrice a soccorrere il poeta nella selva oscura. In seguito Bernardo rivolge alla Vergine un'appassionata preghiera (XXXIII) affinch interceda presso Dio

e consenta a Dante di figgere lo sguardo nella mente del Creatore, la cui descrizione occupa gran parte del Canto conclusivo della Cantica e chiude di fatto il poema.

Personaggi e luoghi collegati Beatrice - san Bernardo

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