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Nicola Spinosi

Incontro con il poeta


Psicanalisi e letteratura

Ieri vicino alla stazione di Santa Maria Novella ho incrociato un vecchio magrissimo, pi basso di me, andatura obliqua con bastone, zaino, una sacca, basco e zazzera spiovente. Vestito in grigio e blu, modesto, m sembrato Ceronetti; Ceronetti, ho pensato continuando a camminare. Mi sono fermato, ho valutato lopportunit, quindi lho raggiunto. Mi scusi, buongiorno, s, lei il signor Ceronetti, s, sono un suo lettore. Mi ha sorriso mentre ci stringevamo la mano, forse ha detto grazie. Ho sorriso e ho ripreso la mia strada. (Firenze, 9 giugno 2005)

Se per attrazione mi spingo a saperne di pi, a leggere oltre, tutto minteressa, anche la vita di chi produsse lopera - tutto, i gusti, le avventure, ma anche le turpitudini, le sciocchezze. Vita e opere degli scrittori sono da articolare tra loro, o da tener separate? Spostiamoci da questa seriosa domanda per accogliere, servire il nostro autore, servircene. Senza dimenticare mai che, quando un autore scrive, si trova in una situazione sociale che ha le sue regole quelle date dai diversi generi letterari. Come la vita, intreccio di situazioni sociali, senza contare norme e galatei. La vita di un autore contiene la sua opera e ha termine, lopera contiene, della vita personale dellautore, riflessi anche forti, ma inizia prima della sua nascita, dura dopo la morte, perch fatta della cultura e della letteratura cui egli appartiene. E della fantasia e sensibilit di chi legge.

Nel 1931 Giovanni Papini pubblic una pseudo intervista a Freud: Io sono scienziato per necessit, non per vocazione. La mia vera natura dartista (). E c una prova inconfutabile: in tutti i paesi dov penetrata la Psicoanalisi essa stata meglio intesa dagli scrittori che dai medici. (V. Hillman, Le storie che curano). In effetti il nostro disagio nella civilt, e le vicissitudini del rapporto della coscienza con laltra parte, sono temi che gli scrittori del ventesimo secolo hanno rappresentato nelle loro opere, penso a Conrad, a Proust, a Kafka, a Thomas Mann, a Beckett. La letteratura del Novecento e la psicanalisi lavorarono agli stessi temi, furono espressione di un identico clima, ed entrambe produssero sapere sullanimo umano. Certo, la narrativa non solo indagine o espressione della soggettivit. La psicanalisi, anche quando si fa storia clinica, non solo narrativa. Una differenza chiara, per quanto riguarda il terreno comune, lanimo umano, sta nellavere, le osservazioni psicologiche degli scrittori, come riferimento, la scrittura e larte, mentre le osservazioni psicologiche, in psicanalisi, hanno come riferimento la scienza. Ma la psicanalisi un tipo di sapere che si nutre della fantasia narrativa di chi la pratica.

In Dostoevskij e il parricidio, lanalisi di Freud verte sullautore, trattato come un involontario paziente; in Gradiva troviamo invece lanalisi del protagonista - il testo letto da Freud come se fosse il resoconto, scritto in linguaggio poetico, di un caso, e tradotto poi nel linguaggio psicanalitico. I personaggi, secondo questa linea, sono visti come persone vere da studiare - in concorrenza con le osservazioni psicologiche gi insite nel testo. Freud segue anche una linea danalisi non psicobiografica, n danalisi dei personaggi: ne Il motivo della scelta degli scrigni, uno studio su Il mercante di Venezia, linteresse diretto verso temi culturali, nel senso che il testo scespiriano visto come raffigurazione di motivi collettivi. Ne Il poeta e la fantasia, che certo induce a considerare vita e opera dell'autore strettamente legate, Freud propone che dietro la figura delleroe del romanzo si possa riconoscere sua maest lio, non solo in relazione allautore: anche in relazione a noi lettori.

La via solo testuale di rado praticata dagli analisti, probabilmente perch richiede una competenza specifica nel campo della retorica, della linguistica. Dopotutto gli analisti sono, in genere, medici o psicologi. Ma devesserci dellaltro: la meta da psicologo e da educatore, il tornaconto clinico e pedagogico scemano, con la via testuale, che dunque, se ho ragione, in questo senso meno appetibile. Daltra parte leventuale tornaconto clinico e pedagogico, come credo, responsabile dellunzione terapeutica, non di rado sgradevole, dellapproccio psicanalitico alla narrativa. Non si stenta ad indovinare come i letterati, invece, possano aver pi dimestichezza con la via testuale e con la via per temi culturali che non con la via psicobiografica o con la clinica applicata ai personaggi. Probabilmente ci si verificato per due motivi, uno professionale, laltro psicologico. Come un analista potr non trovarsi a suo agio con la linguistica, con la retorica, con la storia delle idee, un letterato potr non avere gran confidenza con la clinica psicanalitica, o interesse per la terapia. Fin qui si tratta di competenza, di stile, di gusto, dinclinazione professionale. Ma c dellaltro: nei casi devitamento, da parte letteraria, della critica di tipo psicobiografico, o dellanalisi dei personaggi, pensabile che si manifesti (anche) un vero e proprio rifiuto dellanalisi, che,

fatti salvi gli eccessi interpretativi e riduttivi di alcuni analisti (improntati alla suddetta unzione terapeutica), tocca la vita di ognuno, e perci specialmente vale.

Un caso particolare dellinteresse per la psicanalisi da parte critico-testuale Il lapsus freudiano, di Sebastiano Timpanaro. Lautore mette in seria discussione certe costruzioni interpretative di Freud (Psicopatologia della vita quotidiana), negando ad alcune dimenticanze o errori ivi analizzati lorigine psicopatologica e soprattutto la connessione con motivazioni inconsce. Chi abbia letto laicamente le pagine freudiane esaminate da Timpanaro, non pu non convenire che Freud, incalzato dal bisogno di capire, effettivamente si arrampica sugli specchi, esagerando questarte estrema. Timpanaro sostiene invece che certi errori e dimenticanze attinenti nomi e parole siano causati da fattori cognitivolinguistici. Linconscio (freudiano) non centra.

Mi vengono in mente, a proposito di questa vera incomprensione tra critica testuale e psicanalisi, due libri, uno di Raimond Queneau , Esercizi di stile, laltro di Vladimir Nabokov, Lezioni di letteratura. Nabokov, a proposito de Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hyde, di Stevenson, nega consistenza alla suggestione un po disinvoltamente attribuibile (Hyde/Hide) al cognome del malvagio alter ego di Jekill, sostenendo che Hyde sta vicino a Jekill, pensa te, in un vecchio libro sui cognomi, la cui conoscenza egli sospetta di condividere con Stevenson. Il nascosto, locculto, non centrano. Centra un elenco di cognomi. Il libro di Queneau mostra come uno stesso fatto, una stessa scena, uno stesso episodio possano essere descritti e rappresentati secondo uninfinit di stili. Lo stile criticotestuale timpanariano situa errori e dimenticanze nella condizione di ostaggi della lingua, mentre lo stile psicanalitico li situa nella condizione di ostaggi delle pulsioni e dei complessi.

Le scelte, da parte della critica letteraria aperta agli insight che offre la psicanalisi, sono, io credo, una versione di differenze di stile e mestiere che prescindono dallinvenzione psicanalitica. Un filologo avr un atteggiamento pi favorevole allanalisi testuale. Uno storico della letteratura potr non disdegnare lo studio psicanalitico di temi culturali. Il modo dessere letterati influenzer la scelta eventuale degli strumenti psicanalitici. In Italia ha avuto fortuna, molti anni fa, un libro di Francesco Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura, quasi un manifesto dellinvalicabilit dei confini tra clinica e critica, tra biografia e opera. Solo che la proposta di Orlando non propriamente freudiana, perch Freud non pu essere bloccato sul discorso del rimosso o superato culturale che ritorna nel testo, non pu essere limitato a Il motto di spirito, opera presa da Orlando a modello a parte il fatto che i materiali analizzati in quel saggio sono per lo pi anonimi, dunque costitutivamente al riparo da approfondimenti clinici individuali. Freud non pu essere bloccato, punto. E' gi parecchio bloccato di suo.

La separazione tra vita e opera, tra io artistico e io sociale (mondano) dellautore, teorizzata con decisione da Marcel Proust: Luomo che vive nel medesimo corpo con un genio ha ben scarsi rapporti con questo (), di conseguenza assurdo voler giudicare, come Sainte-Beuve, il poeta in base alluomo o alle testimonianze dei suoi amici. Luomo non che un uomo e pu perfettamente ignorare quel che vuole il poeta che vive in lui. . George D. Painter, biografo di Marcel Proust, si domanda: Il giudizio di Proust su Sainte-Beuve potrebbe anche ispirare qualche esitazione al suo biografo. Non si corre il pericolo di applicare alla Recherche quel superficiale e ingannevole metodo? Painter lo nega, perch compito del biografo () individuare come si sono formati e in qual rapporto si trovino quei due io distinti da Proust; scoprire, sotto la maschera della vita obbiettiva, quotidiana dellartista, la vita segreta dalla quale egli ricav lopera.

Humbert Humbert, il protagonista di Lolita, mette in scena tragicomica la questione della vita segreta dello scrittore come fonte della narrativa. Il suo diario letto di nascosto dalla moglie, che sinfuria per certi brutali riferimenti alla sua persona. Come si difende, lo scrittore profanato? Con largomento che non tanto di un diario si tratta, ma di frammenti di un romanzo, e che solo per puro caso i nomi corrispondono a quelli della moglie, Charlotte Haze, ivi detta la vacca, e di Lolita. Vladimir Nabokov era, come accennato prima, un ferreo sostenitore dellautonomia del testo da ci che gli sta intorno, inclusa la vita dellautore, quindi la scena appena evocata mi pare autoironica.

Anche Francesco Orlando, nel testo cui ho accennato prima, afferma che solo il testo letterario pu essere preso in esame e interrogato - secondo un metodo che proceda alla decifrazione dei significanti senza riguardo per nessuna forma di esistenza presupposta del significato. Quanto al rispetto per la verit testuale, tuttavia, merita ricordare unidea di Cesare Garboli. Nellintroduzione al suo studio su Giovanni Pascoli egli scrive che il nostro tempo ha decretato, nellultimo scorcio del secolo, lidolatria del testo, ma, domanda, come si fa a adorare un multiplo?, in altre parole il testo a stampa rispetto ai manoscritti. Spesso la stampa fa soggiacere i testi alla mutilazione di qualche tratto pertinente, mentre sotto le ventate dossigeno che viene ridato agli scartafacci () ci che rimasto occulto si lascia intravedere; e certe sostanze rimosse o nascoste si fanno a un tratto trasparenti. Dunque il testo, quello primario, sarebbe inseparabile dal suo autore, a ben guardare lautore.

Nella sua introduzione al Contro Sainte-Beuve, di Proust, Orlando osserva: Sainte-Beuve aveva avuto la tendenza a ridurre il valore dellopera letteraria al valore delluomo che lha scritta, e Proust sentiva come fallimentare a trentasette anni la sua persona e la sua vita; confutare Sainte-Beuve, dimostrare che le grandi opere nascono da un io diverso e pi profondo di quello che si manifesta nellesistenza privata, gli era dunque necessario come un esorcismo prima di affrontare la propria opera () colpendo a morte la mondanit letteraria di Sainte-Beuve, colpisce a morte il polo negativo del proprio io. Di Charles-Augustin Sainte-Beuve, vivo come tentazione e realizzazione in tante pagine odierne, ha dato unimmagine notevole Carlo Bo : Lentamente lasciava crescere dentro di s il ritratto dello scrittore () si lasciava fare () limitandosi a prendere delle note, e procedere nei confronti. Era a suo modo uno psicologo. Lasciarsi fare non basta, tuttavia, come non basta la libert (o la sincerit), infatti conta anche ci cui esse danno luogo, eppure questa sospensione della voglia di capire evoca quel che sintende, in psicanalisi, con il concetto metodologico di attenzione fluttuante nellascolto: stare con il testo senza memoria volontaria, senza desideri. Ma le cosiddette fluttuazioni rimandano ad idiosincrasie tali che a

qualche analista potremmo voltare le spalle, come le voltiamo a Sainte-Beuve, che, in certi suoi risultati un esempio da evitare di moralismo, riassuntismo, pedagogismo.

Possiamo certo trovarci ad avere verso il poeta dellinclinazione rischiosa: pari passo con la lettura e rilettura si crea una risonanza interiore, unattrazione, forse un disagio, unavversione. Abbiamo bisogno anche del negativo, e della vita segreta che sta alla base di unopera. Non merita dunque disarticolare, di un autore, la vita e lopera, meglio rischiare qualche goffaggine, come senzaltro faceva SainteBeuve e i suoi consapevoli o inconsapevoli epigoni di oggi, che limitarsi. Attraverso la trama biografica passa la narrativa, e viceversa.

In Sodoma e Gomorra, parte terza, troviamo una figura felice composta dal narratore e due donne, Marie Gineste e Cleste Albaret. Erotismo nelle parole che accarezzano Marcel, divertimento con dentro una gioia, nel romanzo, unica. Il narratore, nonostante le proteste, sembra a suo agio con le due donne che lo vezzeggiano liberamente, anche perentoriamente. C completezza, perch se lui piace a Marie e a Cleste, esse piacciono a lui, lo soddisfano non solo per quel che fanno, ma anche per quel che sono. Io mero ben presto legato duna amicizia vivissima, bench molto pura, a queste due giovani donne. Cleste Albaret ha seguito Proust per molti anni. Di lei abbiamo una testimonianza raccolta in un libro, Monsieur Proust, colmo di dedizione insieme filiale e materna. Cameriera subito eletta ad angelo custode, Cleste ha avuto il diritto di entrare nel romanzo senza travestimenti (se non minimi). Un atto di gratitudine di Proust, forse, un segno di condivisione: come nel romanzo Marcel Marcel, cos Cleste Albaret ha il suo vero nome. Si potrebbe pensare che lei sia lunico oggetto buono, per lautore del romanzo. A lei non c bisogno di lavorare, per trasfigurarla, per riscattarla dalla realt. Per quanto marginale, la scena ricordata indica qualcosa

dimportante: Marcel con Cleste ha la possibilit di conoscere, provare, nel finale della vita, il bene di essere amato. Cleste la madre buona quanto basta che lascia a Marcel, dopo la morte della madre vera (troppo buona), la libert di adoperare i suoi talenti. Venivano spesso a trovarmi al mattino quando ero a letto (). Con una familiarit che non correggo, nonostante gli elogi () e le critiche ugualmente inappropriate ma sincerissime () intanto che io inzuppavo dei croissant nel latte Cleste mi diceva: Oh diavoletto nero dai capelli di gazza, oh profonda malizia! Non so a cosa pensasse vostra madre quando vi ha fatto. Guarda Marie, non pare che si stia lisciando le piume e volga il collo con una flessuosit (). Ecco, butta il suo croissant, perch ha toccato il letto () adesso rovescia il latte!.

Seguiamolo altrove, per, il diavoletto dai capelli di gazza. V unuscita notturna con Charlus per le vie di Parigi, ne Il tempo ritrovato. Oscuramento. Lunga passeggiata Marcel ha una gran sete. Tutto chiuso. Tempo di guerra. Smarrito in quellintrigo di strade buie, trova un albergo che gli pare un covo di spie, invece una casa di appuntamenti per omosessuali. Sosta nella hall e ascolta le chiacchiere degli avventori e dei prestatori dopera. Un giovanotto ben vestito dice al compagno, allingresso: Bah, dopotutto chi se ne fotte? A un tratto qualcuno trova per terra una croce al merito - non si sa a chi appartenga. Bah, dopotutto chi se ne fotte?, ripete il giovane, tuttavia incerto. Qualche pagina prima il narratore, Marcel, ancora in strada, davanti allalbergo osserva una figura che sta velocemente uscendone. Pare lamico Saint-Loup. Pi avanti, dopo che il nostro ha assistito da un occhio di bue al piacere masochistico di Charlus, nella camera n.14 bis, il riconoscimento dellomosessualit di Saint-Loup si compie. Ma non solo. Il testo si riferisce in seguito alla camera masochistica indicandola con il numero 43, non con il 14 bis. Mentre la 43, come sappiamo per averlo letto sopra, era la camera assegnata al narratore stesso. Lui e Charlus si confondono.

Il narratore esce dallalbergo e ritorna a casa. Gli riferiscono che passato lamico Saint-Loup, scusandosi, per vedere se non gli fosse caduta per terra la sua croce al merito durante la visita fattami al mattino (). Avevo ragione di sospettare dove fosse stata dimenticata la croce . La sbadataggine di Saint-Loup sembra illustrare la sbadataggine presente nel testo (43 invece che 14 bis), la contiguit delle pagine molto appropriata: la svista come la croce al merito perduta, dallautore, nelle pagine dedicate alla casa di appuntamenti.

La casa di Marcel, la casa dellautore, del poeta, le sue pagine, tutte, sono luoghi dove trovare un contatto con il suo fantasma; non si tratta tanto di smascheramento del privato, quanto di ampliare le possibilit di comprendere lopera, magari prendendo a modello la fedele cameriera, che conosce, cura e fa crescere il suo padrone, e insieme il lettore - penso al titolo di un libro di Cesare Garboli, Scritti servili .

Titoli ed autori ricordati: C.Albaret, Il signor Proust C.Bo, Introduzione a Il meglio di Sainte-Beuve , a cura di H.Furst S.Freud, Dostoevskij e il parricidio S.Freud, Gradiva S.Freud, Il motivo della scelta degli scrigni S.Freud, Il motto di spirito S.Freud, Il poeta e la fantasia S.Freud, Psicopatologia della vita quotidiana C.Garboli, Scritti servili C.Garboli, Trenta poesie famigliari di Giovanni Pascoli J.Hillman, Le storie che curano V.Nabokov, Lezioni di letteratura V.Nabokov, Lolita F.Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura G.Painter, Proust M.Proust, Contro Sainte-Beuve M.Proust, Sodoma e Gomorra M.Proust, Il tempo ritrovato R.Queneau , Esercizi di stile R.L. Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekill e del signor

Hyde S.Timpanaro, Il lapsus freudiano

Nicola Spinosi, che ha insegnato materie psicologiche nell'ambito dell'Universit di Firenze fino al 2012, analista di formazione eclettica. Da quest'anno i suoi scritti sono diffusi tramite Scribd. Su carta ha pubblicato molti articoli su riviste come L'erba voglio, Paragone-Letteratura, Il ruolo terapeutico; ed alcuni libri, di cui c' notizia su Internet, con le Edizioni Tecnico Scientifiche, Pisa; con Franco Angeli, Milano; con Firenze University Press. spinnic@libero.it

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