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omenica D

La
DOMENICA 25 LUGLIO 2010/Numero 285

lattualit

Cos funziona il welfare di Cosa Nostra


ENRICO BELLAVIA e ATTILIO BOLZONI

cultura

di

Repubblica

Pap Stalin e i bambini del Gulag


SIEGMUND GINZBERG

Moebius
Una minuscola galleria piena di quadri e risate Qui lavora il genio del fumetto

Officina
Che a Repubblica racconta i suoi sogni e le sue ultime visioni

MARIO SERENELLINI

MICHELE SERRA
PARIGI

spettacoli

piega i suoi fumetti come partite di calcio: folla-giocatori, azioni-boati, interazioni mutanti, organiche e orgasmiche, che si gonfiano come un pallone, generate da un pallone. Le mie tavole nascono un po cos: un saliscendi di turgori e silenzi. Lievitano, fermentano su se stesse: come scatole cinesi, bambole russe, visioni a incastro. Proliferazioni, metamorfosi... parole che arrivano presto incontrando Moebius. Oggi arrivano subito, in unestate che gli stuzzica il buonumore e lo sguardo incandescente di mago metropolitano. L8 maggio ha compiuto settantadue anni (sono un creativo o un vegliardo?). Dal 12 ottobre al 13 marzo sar festeggiato a Parigi con la personale Moebius transe-forme, alla Fondation Cartier. (segue nelle pagine successive)

Audrey, prima sexy in the city


ANGELO AQUARO

uando le prime tavole di Moebius arrivarono in Italia sulle pagine di Alter Linus noi giovani fumettari, convinti che quella non era una vice-arte, ma arte di serie A, ci trovammo di fronte a una prova schiacciante. La prova definitiva. Le figure alate di Moebius, i suoi umanoidi mitologici, galleggiavano nel vuoto come i sogni galleggiano nel sonno. Apparizioni inedite, sbucate dal nulla. Il mondo di carne e pietra, di sabbia e cristallo di quegli eroi silenziosi aveva la potenza evocativa del cinema unita alla libert figurativa della grande pittura. Moebius aveva inventato un mondo mai visto prima: un lusso da Creatore. (segue nelle pagine successive)

i sapori

Terra e mare, la cucina delle Eolie


ROBERTO ALAJMO, LICIA GRANELLO e LIDIA RAVERA

lincontro

Giovanni Soldini, paure di un solitario


IRENE MARIA SCALISE

Repubblica Nazionale

ILLUSTRAZIONE MOEBIUS/ARZAK

28 LA DOMENICA DI REPUBBLICA

DOMENICA 25 LUGLIO 2010

la copertina
Universi paralleli

Da bambino, a letto con la febbre, viaggiava sfogliando le incisioni di Dor. Cap cos che non si pu far nulla di sensato se non si sfiora il sogno. Oggi, a settantadue
anni, continua ad accompagnarci nei suoi mondi fantastici il mio lavoro: ripulisco il mondo dallovviet

MARIO SERENELLINI
(segue dalla copertina) a FondationCartier nel 1999 gli aveva gi dedicato un altro giubileo fantasy, 1 monde rel: Il mio percorso, lungo pi di mezzo secolo, sar documentato dal diario a matita, Inside Moebius, da opere degli ultimi ventanni e da quel che resta dei primi trenta. Sar la celebrazione dellespandersi, delluscire da se stessi, dal proprio sapere, in una tensione, attraverso il processo creativo, a un pi alto livello di coscienza, cio di fuga dalle sottomissioni. E qui le equivalenze col calcio cominciano a vacillare. Ma Moebius, uno e trino, si sdoppia tra stili e pseudonimi Jean Giraud, Gir... , si srotola e si rincorre beffardo (come il nastro trompe loeil dellastronomo da cui ha preso nome) anche nella realt dogni giorno, come adesso, nella minuscola galleria invasa dai suoi libri, dai suoi quadri e dalle sue risate, con cui glossa riflessioni a se stesso inattese, paradossali: A sei-sette anni, mi sentivo gi calamitare verso due poli dattrazione: la storia dellarte, con la sua sacralit sovrana, la solennit di cattedrale, e i fumetti, allepoca Topolino e Tintin. Cerano due voci in lotta dentro di me: una mi spronava ai media, laltra al mondo pi vasto e aleatorio dellarte. Mi sono trovato, fin da bambino, davanti alla necessit duna scelta tra fumetto e pittura. Gi allora larte mappariva una vetta lontana, mi sentivo escluso dalla cattedrale. Il fumetto aveva unaria pi accogliente, invitante, come una sorgente fresca. Per me stato il dito puntato su un cammino possibile, gi ricco di tracce sicure: il richiamo di una voce materna. Invece che in una chiesona severa, giudicante, mi pareva dentrare in un capannone, che sa di fumo e di birra: dove anche un cattivo ragazzo (i nostri genitori disapprovavano i fumetti) avrebbe ricevuto un riconoscimento. I suoi primi maestri appartengono per allarte, non alle strip: Piranesi, William Blake, Gustave Dor... Dor mi ha subito sconvolto. Come, poi, Steinberg, un grande. Ho trascorso uninfanzia pregna dincisioni dellOttocento. Negli anni Trenta - Quaranta circolavano in famiglia libroni illustrati, ricevuti in regalo a ogni promozione: erano cronache di viaggio intorno al mondo, mirabilmente illustrate da star dellincisione. Una cosa buona creata dal colonialismo! scoppia a ridere Moebius . Tra gli illustratori ho imparato presto a distinguere Dor, di gran lunga superiore a tutti. Di solito, mi immergevo in queste pagine quandero a letto con la febbre, per la malattia infantile di turno. Erano tutte letture febbricitanti. stata questa la sua prima fantascienza? Hanno forse cominciato cos, nelle trasparenze del dormiveglia, a prendere corpo i suoi mondi paralleli, allucinatori? da l che nato il personaggio del Major Grubert, col suo bravo casco coloniale, che racconta storie fantastiche. modellato su quei reporter che alle mie febbri comunicavano erranze metafisiche, molto vaghe ma molto ben argomentate: rituali esotici, decapitazioni, cannibalismi. Pi il soggetto era orribile e pi appariva meraviglioso. Attraverso quelle cronache visionarie, il mondo occidentale mi si rivelava unoasi civilizzata, mentre mi addentravo in quegli universi di magica, ingegnosa barbarie, resi pi affascinanti dallidea di una loro sparizione imminente, darwiniana: il fatto di ridurli a descrizione evocativa, a mitologia, era un modo di estinguerli, di consegnarli a un paradiso perduto. Il mistero, loscuro tradotto in disegno particolareggiato, implacabilmente esatto, la caratteristica, anzi il programma del suo stile. La sua fantascienza si manifesta come scienza: Quanto pi un fenomeno vago, sfuggente, tanto pi precisa deve esserne la descrizione. il lavoro compiuto dalla poesia, che rivela lignoto attraverso il noto. Una mela, in poesia, squarcia veli atavici. compito dellarte rendere il mondo enigmatico, ripulirlo dellovviet. Per questo amo larte contemporanea. Marcel Duchamp, con le nuove epifanie degli objets trouvs, il loro capovolgimento di senso, ci ha liberato e acuito la vista. quanto le riconosceva Folon (Moebius trasforma una pietra in montagna, vede loceano in una goccia dacqua): La veggenza grafica il contrario del ragionamento costruito: capta con la matita immagini volatili, fuggiasche. Non si pu far nulla di sensato se non si arriva allestremo di se stessi, se non si sfiora il sogno, lenigma. I surrealisti ci avevano provato con la scrittura automatica, con la casualit grafica del cadavre exquis: ma la logica era ancora l, linesplorato della ragione rimaneva inesplorato. Lartista devessere sempre un passo

pi in l della percezione corrente: fare scoprire ogni volta la mela, in un modo in cui non mai stata vista prima. Gi dal 63, negli album a decine della sagaBlueberry, disegnata a partire dalle storie di Jean-Michel Charlier (e con gli occhi puntati sui film di Sergio Leone e sul West crepuscolare di Sam Peckinpah!), liperrealismo del tratto sapre a suggestioni mimetiche, a attrazioni mutanti eroe-ambiente: s parlato per alcune tavole di uomo-minerale, uomo-animale. Pur in una grafica fotografica, lo sconfinato West di Gir fa da test alle impennate cosmiche, psichedeliche del parallelo Moebius, che si liberano nelle volute mute di Arzach e nei racconti fluttuanti del Garage hermtique, cio nella grande stagione anni Settanta - Ottanta degli Humaodes Associs e della rivista Mtal Hurlant, che far ancora dire a Folon: I sogni di Alice ci portano nellaltro lato dello specchio, i voli di Arzach nellaltro lato dello spazio. Di nuovo Moebius: Fondamentale, in quel periodo, stata la grande libert nella quale operavamo: ci eravamo dati obiettivi precisi ma senza limitazioni, non avevamo da rispettare ortodossie comera avvenuto tra i surrealisti. Era sufficiente disegnare. Ci riunivamo, prima di ogni numero: ma poi, ognuno per s. Dopo il colpo di pagaia, la pagaille, il caos. Ciascuno sprofondava nei suoi personali abissi, rassicurato dallidea che il gruppo degli Humanodes (oltre a me, Philippe Druillet, Bernard Farkas e Jean-Pierre Dionnet) formasse unidentit collettiva da cui, una volta costituita, divenisse naturale scivolar via, eclissarsi, sparire. , quella, lepoca degli incontri e degli scambi pi creativi e mediatici: Ridley Scott, per cui cura il design di Alien e Blade Runner, la Disney (Tron), Ren Laloux (il cartoon Les matres du temps) e soprattutto Alejandro Jodorowski (suo collaboratore per le strisce Les yeux du chat e il comico-mistico Incal), con cui realizza lo story board di Dune, poi dismesso e assorbito nel film di David Lynch. Il guardingo magnetismo tavole-schermo segna il cambio di millennio, continuando con Il quinto elemento di Luc Besson e Blueberry di Jan Kounen, fino a proliferare, occultamente, in film recenti: le magrittiane stalattiti celesti di Avatar o laz-

zurra donna-gigante emergente dalle acque di Venezia che anticipa linquadratura regina di Valzer con Bashir. Levento mancato un fantasy con Fellini. Cine-rimpianti, Moebius? Lartista sorride al ricordo della proposta ricevuta nel 1979 dal regista che, abbagliato dalle sue strip dalla luce fosforica, ossidrica, perpetua, proveniente dai limbi solari, gli aveva reso omaggio tre anni prima nel Casanova col personaggio di Moebius (lui ricambier ritraendo Fellini e Sutherland nel suo Casanova del 1998): Il disegno non , in s, un passaporto naturale per la scrittura o il cinema. Lo sento se mai pi vicino alla danza, alla musica. Ho scelto di essere autore di fumetti, un Don Chisciotte dellarte, conquistandomi le mie Dulcinee: come Il Paradiso, illustrato nel 1999 per la milanese Nuages, dove ho potuto finalmente lavorare sulle spalle di Dor, il pi infantile degli artisti, il pi danzatore, sciogliendomi in uno spazio tra fantascienza e metafisica, con in pi quel tocco danimismo che ha Dante. Lunico cruccio il lavoro fatto in fretta, col rischio della superficialit. Rembrandt lavorava seriamente su un disegno: anche Koons, anche Picasso. Al confronto, mi sento uno che insegue Topolino, sempre di corsa.
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Moebius Sono il Don Chisciotte dellarte


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DOMENICA 25 LUGLIO 2010


IL PARADISO
A destra e in basso, quattro illustrazioni del Paradiso della Divina Commedia realizzate da Moebius alla fine del 1999: avevano partecipato con lui a questa edizione illustrata della Commedia Lorenzo Mattotti per i disegni dellInferno e Milton Glaser per quelli del Purgatorio A sinistra, una gondola sospesa, disegnata da Moebius appositamente per i lettori di Repubblica Sotto, tavola da Chasseur Dprime, nuovo capitolo della saga Garage hermtique

LA DOMENICA DI REPUBBLICA 29

Con lui il fumetto divent una cosa da grandi


MICHELE SERRA
(segue dalla copertina) iente sapevamo dei suoi precedenti umili, da disegnatore di storie western e da sperimentatore su riviste francesi delle quali eravamo alloscuro (non cera mica Internet, tutto viaggiava su carta in quegli anni Settanta).Sapevamo, questo s, che il fumetto francese era grande, pari a quello americano per qualit anche se non per quantit di autori. Un fumetto colto, sia quello avventuroso sia quello satirico che proprio su Linus si era manifestato con le storie dello strepitoso Lauzier e di Claire Bretecher. Di quello avventuroso alcuni di noi conoscevano Tintin, Asterix, Lucky Luke, qualche albo di Pilote. Ma Moebius era davvero cosa mai vista, sbaragliava il campo, cambiava le carte in tavola, i comics, per sua mano, uscivano di prepotenza dal buffo, dal caricaturale, dallinfantile, e assumevano una potenza iperreale, perfino pi che cinematografica. Quegli adulti che ci invitavano a lasciar perdere gli albi a fumetti, cose da bambini, per dedicarci a letture pi mature, erano serviti: di fronte a Moebius svaniva ogni riserva sulla minorit del fumetto. Pochi anni fa rividi a Parigi una memorabile mostra di Moebius. Mi diede loccasione di rivivere lemozione originaria della prima lettura, del primo sguardo, quando Arzach, leroe volante di Moebius, decoll dalla rivista Mtal Hurlant e atterr nel mondo di Linus e di Alter. Con Moebius la fantascienza diventa un crocevia tra post-storia e preistoria. Tutta la fiction dopo di lui, cinematografica e non, stata profondamente influenzata da questa sua visione extra-cronologica del futuro. Assieme a Roland Topor, il maestro parigino ha strappato la fantascienza dalla sua fissit futurista, scintillante e cosmocentrica, e lha trascinata in un mondo viscerale, terricolo, pietroso, ricco di richiami ancestrali, dalle teste sacre dellIsola di Pasqua ai mastodonti pre-umani. I rimandi a Moebius, nel cinema, nel fumetto, nellarte, sono cos numerosi che non basterebbero cento tesi di laurea a catalogarli tutti. Da Alien a Tron a Dune, dai manga al nostro Andrea Pazienza, le forme di Moebius, lambiguit dei suoi corpi sincretici (un po di carne, un po di pietra, un po di metallo) sono davvero un archetipo dellimmaginario contemporaneo. Nel Pazienza pi visionario, quello che dava sagoma alle pulsioni pi fonde, lomino che cavalca il mastodonte forse quanto di pi moebiusiano si sia visto dopo Moebius. C, come in Moebius, un eroismo epico e struggente, la sfida del piccolo bipede indifeso che affronta la natura e il cosmo. Anche in Avatar qualcosa di Moebius aleggia: i guerrieri che vanno a combattere gli aerei da caccia cavalcando grandi uccelli rostrati. Ma il tocco hollywoodiano aggiunge a quei voli una destrezza giocosa e troppo colorata, da videogame, da gioco infantile. Il mondo di Moebius invece per adulti, e comunque tale da far sentire adulti i ragazzini che ne restano presi. I suoi cavalieri e le sue cavalcature hanno una imponenza ieratica che il cinema difficilmente pu restituire. Nella pagina di Moebius non solo il tempo, anche luomo sospeso. La fissit del disegno, in questo senso, avvantaggia il grande autore, impressiona la retina con una precisione che il cinema non possiede. Se poi il grande autore e questo il nostro caso un genio, quellimmagine diventa archetipo, come se esistesse da sempre, fosse gi nei nostri pensieri reconditi, e la matita di Moebius lavesse finalmente evocata, facendola sprigionare dal bianco del foglio, liberandola per sempre.

GLI INEDITI
Al centro, limmagine inedita che far da manifesto alla mostra Moebius transe-forme, in programma a ottobre alla Fondation Cartier di Parigi. Inediti anche i tre disegni qui sopra: fanno parte di un adattamento, non terminato, de La tempesta di Shakespeare in chiave avveniristica

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DOMENICA 25 LUGLIO 2010

lattualit
Antistato

Si commuovono quando i boss escono in manette dalle caserme Fingono stupore mentre raccontano che qualcuno ha fatto a pezzi le statue di Falcone e Borsellino. Sono ragazzi. Vivono negli eleganti

palazzi del centro di Palermo come nelle informi periferie Ai loro fan le cosche offrono un futuro di successo o un reddito minimo di sussistenza. un welfare che funziona

Forza mafia
Chi fa il tifo per Cosa Nostra
ENRICO BELLAVIA

PALERMO

i sbracciano, salutano, si commuovono e mandano baci quando i boss escono dalle caserme con le manette ai polsi. Sbuffano se lennesimo corteo celebra lennesimo anniversario. Fingono sorpresa mentre raccontano che qualcuno, in pieno giorno, nella ricorrenza della strage di via DAmelio, ha fatto a pezzi le statue di Falcone e Borsellino. Sono i fan della mafia, il dietro le quinte della tranquillizzante retorica del cambiamento. Quella che si culla nel mito degli eroi o che parla di paura per spiegare il racket, e non di convenienza. I fan della mafia vivono nei palazzi eleganti del centro come nelle remote periferie. Li diresti borghesi o proletari, perch Cosa Nostra continua a parlare agli uni e agli altri. Ai primi racconta di formidabili opportunit, li assiste e si fa assistere negli affari, li blandisce perch ne ha bisogno e loro si lasciano irretire. Ai secondi offre un reddito minimo di sussistenza, chiede in cambio occhi svegli e mano leste. Li impiega come vedette nei quartieri, assegna loro una piazza di spaccio o un lotto di videopoker da curare. Li paga quanto nessuno Stato assistenziale potrebbe permettersi di fare. Ne ascolta i bisogni e li governa. IL PARROCO Casa, acqua, luce, auto. il Maurizio Francofonte, parroco di Brancaccio, il successore welfare di Cosa Nostra, quello di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 che tiene in piedi nel buio del sommerso leconomia invisibile dei traffici. lo zoccolo duro del consenso. Un mondo nel quale un ragazzino come Gianni Nicchi, griffato dalla testa ai piedi, che molla il covo per una serata al pub, che si fa assistere nella latitanza da una coppia squinternata, ha la pretesa di tenere sotto scacco mezza citt. E quasi ci riesce. Un giovane leone, come Sandrino Lo Piccolo, poco pi che trentenne, curato nellaspetto come un tronista di Uomini e donne, che cerca di mandare a memoria formule e riti, dovesse capitargli di aggrapparsi alla tradizione per esercitare il suo dominio. E se li appunta, tenendo nella borsa quellabbecedario del dire mafioso trovatogli il giorno della cattura. Ragazzi. Come lo erano i fratelli Graviano quando gli ammazzarono il padre allalba della guerra di mafia degli anni Ottanta e loro si ritrovarono boss

non ancora trentenni, dopo aver dimostrato sul campo il valore della vendetta. Sotto lala dei corleonesi si presero Brancaccio, dalla piazza dei Signori, vicino alla Chiesa, dove risiedeva llite della borgata, fino a Ciaculli e Croceverde, il cuore dei giardini del mandarino tardivo, dove Palermo resta, nonostante tutto, campagna, e anche la parte opposta, lungo la via maestra del quartiere che dal budello affastellato di casupole, porta gi fino alla piazza dellAmmiraglio, con gli orrori di cortile Macello, la strage di piazza Scaffa. Dicono che a Brancaccio, Settecannoli, Sperone, Acqua dei Corsari, il potere dei tre fratelli Giuseppe, il capo muto; Filippo, lastuto mafia manager che si messo in tasca fior di giudici al tempo in cui ci si aspettava che si afflosciasse come un souf-

fl andato a male davanti al killer di fiducia Gaspare Spatuzza; e Benedetto, il meno attrezzato sia intatto. Nunzia, la sorella che si era innamorata di un medico francese quando la famiglia pensava di traslocare a Nizza con laiuto dellavvocato, e i fratelli le dissero di no, ha scontato il carcere e si defilata. Per la mamma cera sempre una suite allultimo piano del San Paolo Palace, lalbergo costruito con i loro soldi, spuntato come un fungo sulla costa sfregiata di Palermo. Fuori, ad occuparsi di loro, ci sono le mogli impegnate ad allevare figli che la cicogna ha misteriosamente portato dal 41 bis. intatto il loro potere perch il loro indotto economico funziona. Attivit legali: imprese, negozi, bar, una torrefazione. E quelle illegali: droga, pizzo e macchinette.

Nella borgata sono quelli che ce lhanno fatta, nonostante i rigori di unesistenza blindata. Erano il mito e in parte lo sono ancora. Il senatore di riferimento, Enzo Inzerillo, alle prese con il suo processo per mafia, ma un paio di consiglieri di quartiere che gli erano vicini muovono un pacchetto da tremila voti che nelle campagne elettorali si moltiplica. Da qui escono ancora consiglieri comunali e assessori. Che a loro volta spingono allAssemblea regionale siciliana il cavallo di turno. Il quartiere resta un monopolio di Udc e centrodestra, dopo una ventata di novit che per risale ormai a ventanni fa. Paolo Agnilleri, il militante comunista, gi segretario della sezione del Pci di Brancaccio e poi spinto in Consiglio comunale dal voto operaio al

Nel quartiere Brancaccio il potere dei fratelli Graviano intatto. Ipermercati,

imprese e bar. Droga, pizzo e macchinette

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Lintelligenza collettiva del crimine


ATTILIO BOLZONI

rima o poi avremo una mafia senza mafiosi. Per sopravvivere la mafia deve liberarsi dei suoi uomini pi rappresentativi e dei loro discendenti, far dimenticare gli orrori, deve abbandonare quelle ossessioni che quasi in un secolo e mezzo di esistenza (ufficialmente nata il 25 aprile 1865: stato quel giorno, infatti, che la parola mafia compare per la prima volta in un dispaccio che il prefetto di Palermo aveva inviato al ministro degli Interni del tempo) le hanno permesso di diventare lorganizzazione criminale pi potente dellOccidente. Ma i tempi sono cambiati, il mondo cambiato. E se la mafia allever e protegger ancora i suoi mafiosi per esempio quelli di Corleone, o quegli altri che abbiamo conosciuto nelle borgate intorno a Palermo non avr futuro. La continuit Cosa Nostra se la assicurer ancora e come sempre con la sua trasformazione. Ma questa volta dovr snaturare se stessa, svincolarsi da uneredit che dopo centocinquantanni lha portata verso linizio del declino. Basta con i Tot Riina e con i Bernardo Provenzano, basta con chi si chiama Ganci o Madonia, Galatolo o Santapaola, i legami di sangue e quelle facce sconce non li vuole vedere pi nessuno. Nemmeno gli amici degli amici. Alla mafia a tutte le mafie servono nomi e volti nuovi, sconosciuti, presentabili e rispettabili. Il doc, luomo donore con almeno tre quarti di nobilt mafiosa, dora in poi non sar pi garanzia di qualit. E basta anche con santine che bruciano, riti tribali, giuramenti, lupare e sfregi ai simboli dei nemici: la mafia si salver se finger di suicidarsi e se seppellir i suoi capi. A Palermo gi accaduto. La mafia resiste ma i grandi boss di un passato lontano o recente non ci sono pi. La mafia non che muter nei prossimi anni, gi mutata. Chi sono i suoi padroni? Quali i condottieri che guidano un popolo che da una parte perennemente si riproduce e dallaltra ha la necessit di scomparire? Per quel che se ne sa rimane lultimo, lultimo dei latitanti, lultimo dei boss delle stragi, lultimo che il primo della lista, il trapanese Matteo Messina Denaro. La fama della mafia siciliana gi oggi supera il suo effettivo potere. La mafia che conta non ha pi bisogno di grandi mafiosi in carne e ossa, c una intelligenza collettiva di Cosa Nostra che la mantiene in vita e fa da riferimento a tutti coloro che in Sicilia o altrove con mafia e mafiosi si sono trovati sempre bene. Per gli affari che verranno, soprattutto. La mafia prossima ventura la ritroveremo solo nel business o nella politica. E nessuno avr pi il coraggio di chiamarla mafia. Ai pochi che lo faranno, diranno: siete pazzi, mafiosi non ce ne sono pi.
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tempo in cui il quartiere si impose un destino da periferia industriale, i Graviano li conobbe da bambino. I vecchi raccomandavano allora di non andare a cortile Bagnasco, la casa degli spiriti, che ancora si vede arrivando dallautostrada. Non potevano dire che l si tenevano i summit. Il padre dei futuri boss curava le terre del padre di Paolo e di suo nonno. E portarono da lui Benedetto perch gli facesse un po di doposcuola. Vide crescere e affermarsi i tre fratelli, annettersi uno dietro laltro i bravi ragazzi di borgata che andavano dietro ai soldi e alla bella vita. Se li ritrov davanti incappucciati una sera dell83, quando gli spezzarono le ossa per dargli una lezione e non lo ammazzarono per via di quellantico rispetto. E si ritrov di fronte altre facce conosciute quando, per ricordare Padre Puglisi, il parroco ucciso nel 1993, insieme con i compagni dissemin di candele il quartiere per indicare a ogni angolo una vita spezzata, un morto di mafia. E conosce la storia degli altri capi del rione, il medico Gioacchino Pennino che era la temibile eminenza grigia della Dc di Settecannoli o

IL QUARTIERE
Nelle fotografie di Mauro DAgati, scorci del quartiere Brancaccio di Palermo Al centro, la vista da piazza dei Signori, il cuore del quartiere: sulla destra c il castello di Maredolce, sulla sinistra la casa di Spatuzza Qui sopra, Padre Pio e la Vergine

laltro medico, Giuseppe Guttadauro, che al mattino teneva la contabilit delle estorsioni e il pomeriggio nello stesso salotto discuteva di politica regionale, primariati e concorsi. E non dimenticava di rifilare con profitto i giardini delle famiglie a qualche multinazionale a caccia di aree per i megastore. Finita la sbornia delledilizia, che fece di Brancaccio un immenso cantiere, con i capimastri che si inventavano palazzinari da un giorno allaltro, con le cooperative di cui si occupava il giovane avvocato Renato Schifani, con le imprese che tiravano su casermoni, Brancaccio conta ora nove ipermercati. E una geografia dettata dalle loro esigenze: uno svincolo, il tram, la ferrovia. Nelle piazze, come ai cancelli, il fortino di spaccio pi inespugnabile della citt, coca e hashish passano di mano velocemente. Spacciano tutti, spaccia anche il fruttivendolo settantenne che si alza al mattino va a comprare cassette di frutta che marciscono al sole e lui batte cassa con le bustine. E fa reddito. Di mafia, perch qui, nonostante tutto, Cosa nostra ancora classe dirigente.
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32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA

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CULTURA*

Orfani, poveri e ladri. Oppure figli della nomenklatura caduta in disgrazia. Furono milioni i piccoli nemici del popolo deportati, rinchiusi negli orfanotrofi, spesso derubati della propria identit. Ora, per la prima volta,

un libro d un volto e una voce alle loro storie

Bambini del Gulag


SIEGMUND GINZBERG

una foto molto famosa di Stalin con in braccio una bambina che gli cinge affettuosamente il collo. Era stata scattata nel 1936, durante un incontro al Cremlino con una delegazione della Repubblica autonoma sovietica buriato-mongola. Fu pubblicata il giorno dopo quasi a piena pagina sulla Izvestia e tutti gli altri giornali. Lei aveva sei anni, si chiamava Gelya Markizova, era la figlia del secondo segretario del Partito comunista locale. Quel che si seppe solo molto pi tardi che suo padre fu fucilato poco dopo come spia al soldo dei giapponesi. La madre fu anche lei uccisa in un misterioso incidente automobilistico. La bambina fin in un orfanotrofio per nemici del popolo in Kazakhstan. Poi se ne persero le tracce fino a che, nei primi anni Novanta, fu rintracciata, ormai sessantenne, da una troupe della televisione finlandese. Raccont che della fine dei suoi genitori aveva saputo solo dopo la destalinizzazione. Dallorfanotrofio aveva scritto a Stalin, allegando un ritaglio dei giornali con quella foto, ma non aveva mai ricevuto risposta. Eppure era una bambina fortunata. Ad altri milioni di suoi coetanei era capitato di ben peggio. Molti avevano perso anche il nome, qualcuno non mai riuscito a risalirvi, nemmeno dopo il crollo dellUrss. Fu un immane massacro di innocenti protrattosi per oltre mezzo secolo. Di generazione in generazione. Di cui si sapeva pochissimo. Finch nel 2002 fu pubblicata a Mosca una ponderosa raccolta di documenti intitolata Deti Gulaga 1918-1956, i bambini del Gulag. Di queste cose non si parlava. Non ci sono bambini nei libri di Solzhenitsyn e alamov. Le stesse piccole vittime, quelli che erano sopravvissuti, e ormai erano adulti, anzi vecchi, non si raccapezzavano. Nessuno gli aveva raccontato nulla, men che meno i genitori o i parenti. Per il loro bene. Una frase ricorrente nelle testimonianze raccolte tra coloro che erano bambini nei molti decenni di anni terribili : Il silenzio era la nostra salvezza. Ora fresco di stampa un volume in inglese di Cathy Frierson e del curatore della raccolta originale di Dieti Gulaga, Semyon Vilensky, intolato Children of the Gulag (Yale University Press). Non mi risulta che ne sia in programma una edizione in italiano. Non un romanzo. Solo documenti, pezze burocratiche ufficiali, rapporti di commissioni di inchiesta, direttive degli organi superiori, lettere, diari, fino alle pi recenti ricostruzioni fondate sugli spezzoni di memoria di

bambini che avevano pochi anni allepoca dei fatti. Niente effetti speciali, solo aridi fatti e ancor pi aride note. Lho letto e sono scoppiato a piangere. Non mi era mai capitato per un libro. E dire che talvolta forse ho il vezzo di atteggiarmi a cinico. Credevo di saperne ormai tutto sul Gulag. noto che gli anni della guerra civile seguita alla Rivoluzione dOttobre furono tremendi. Nel solo 1918 la mortalit infantile superava il cinquanta per cento. Si stima che tra il 1921 e il 1922 sette milioni e mezzo di bambini patissero la fame e che perirono il novanticinque per cento dei bambini al di sotto dei tre anni, e un terzo di quelli che ne avevano pi di tre. Il quaranta per cento dei deportati nel

corso della campagna di dekulakizzazione erano bambini. Nei soli anni 1937-1938, allapice del terrore, furono giustiziate settecentomila persone. Se si stimano due figli piccoli per giustiziato, fa 1,4 milioni di orfani. Il paese era invaso da piccoli vagabondi che vivevano di furti ed espedienti, si organizzavano in bande che perpetravano saccheggi, stupri, assassinii. Nel 1935, dopo lefferato omicidio di due anziani coniugi nella loro casa a Mosca, un decreto del Soviet supremo abbass let in cui si era passibili di una condanna penale a dodici anni. Lopinione pubblica plaud la fermezza di Stalin. Poi negli istituti di pena per minori e negli orfanotrofi cominciarono ad arrivare i figli dei nemici del popolo. Che non erano pi solo poveracci

La silenziosa strage di pap Stalin

...Siamo scalzi, nudi, affamati e pieni di pidocchi. A colazione

ci danno un pezzetto di pane, cipolla e sale...


in libreria

Mario Guarino

David Ruelle

Storie di malaffare, arricchimenti illeciti e tangenti


RITRATTO DI FAMIGLIA
La famiglia di Valentin Muravsky, uno dei bambini di Leningrado bollati come nemici del popolo. La foto stata scattata nei primi anni Trenta. Nel 1937 il padre venne arrestato dagli uomini del Nkvd: Valentin aveva nove anni, fu mandato in esilio in Asia Centrale. Sopra, Evgenia Suzdaltseva Osipova

prefazione di Marco Travaglio

www.edizionidedalo.it

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LA DOMENICA DI REPUBBLICA 33
LE VITTIME
A sinistra, bambini nel Gulag di Bessarabian. Sotto, Valery Osipov, vittima della repressione staliniana

IL DITTATORE E LA BAMBINA
La celebre foto di Stalin con una bambina che lo abbraccia: Gelya Markizova, sei anni, figlia del segretario del Partito comunista della Repubblica sovietica buriato-mongola La foto fu scattata nel 1936 e pubblicata su tutti i giornali. Poco dopo il padre di Gelya fu fucilato come spia dei giapponesi, la madre uccisa in un misterioso incidente. La bambina spedita in un orfanotrofio in Kazakhstan

NEMICI DEL POPOLO


Rudolf Yakson, comandante dellArmata Rossa, insieme alla moglie. Fu arrestato e ucciso nel 37. In alto la figlia Maya, rimasta orfana

IL LIBRO
Documenti, rapporti di commissioni di inchiesta, lettere, diari, ricostruzioni: stato appena pubblicato in inglese il volume Children of the Gulag (Yale University Press, 2010). Gli autori sono Cathy Frierson e Semyon Vilensky, questultimo curatore della raccolta di documenti uscita a Mosca nel 2002 e intitolata Deti Gulaga Lo stesso Vilensky un sopravvissuto al Gulag

ma sempre pi spesso gli esponenti della nomenklatura che aveva represso i precedenti nemici. Lordinanza n. 00486 del commissario del popolo per gli affari interni dellUrss, datata 15 agosto 1937, prescrive con agghiacciante dettaglio lOperazione di repressione delle mogli e dei figli dei traditori della Patria. Andavano trattati come elementi socialmente pericolosi, non per quello che avevano fatto o non fatto, ma solo per quello che avrebbero potuto fare, o solo pensare, in quanto parenti di arrestati. Per le mogli divenne obbligatorio larresto, con la sola esclusione di quelle che avevano denunciato i mariti. Per gli adolescenti erano prescritti deportazione e campo di concentramento, per gli infanti gli orfanotrofi speciali gestiti dallNkvd. Meno male che Stalin in persona aveva detto che i figli non devono pagare per le colpe dei padri. noto che aveva un gran senso dellhumour. Nel suo Il primo cerchio, Solzhenitsyn gli attribuisce, a proposito di mandare al gulag i minorenni, la battuta: Sono ancora giovani, sopravviveranno. Con la guerra si apr per loro una possibilit di uscirne, per andare a morire al fronte. Molti si sacrificarono eroicamente. La guerra ai piccoli nemici continu negli anni successivi. La stima, prudente, fatta nel 2002 dal presidente dellallora Commissione del Cremlino per la riabilitazione delle vittime della repressione politica, Aleksandr Yakovlev, di venti-venticinque milioni di vittime nellintera era sovietica e, quindi, di almeno dieci milioni di orfani. Queste le cifre, che gi conoscevo. Ma un altro paio di maniche dar loro un nome, un volto, sentirne la voce. Nei primi capitoli le lettere, rigorosamente protocollate, che gli orfani della guerra civile, e poi della campagna contro i kulaki, inviavano a Yekaterina Peshkova, moglie di Gorki e presidente della Croce rossa sovietica, e a Nadezhda Krupskaya, la vedova di Lenin, vice commissario allistruzione e responsabile degli orfanotrofi e istituti correzionali per minorenni, sono dure. Ma tutto sommato ancora come Dickens, anche se allennesima potenza. Krupskaya, mammina nostra non abbiamo n

vestiti n scarpe, e non sappiamo con cosa andare al lavoro, ma se non andiamo al lavoro perch non abbiamo nulla da metterci addosso ci cacciano una nostra compagna dellorfanotrofio ha fatto quattro assenze perch non aveva n scarpe n vestiti lhanno cacciata via, si messa a piangere, il direttore le ha risposto in scherno: vai a battere se ci cacciano ci sar una nuova massa di ragazzi di strada e ladri. Siamo scalzi, nudi, affamati e pieni di pidocchi a colazione ci danno un pezzetto di pane, cipolla e sale. A pranzo una barbabietola lessa con del cavolo, e alla cena non dobbiamo neanche pensare, perch non c. Facciamo il bagno ogni due mesi, qualche volta tre, la biancheria ce la danno di rado il direttore d scarpe vecchie solo ad alcune bambine cui vuole bene. Le ispezioni confermano. Un funzionario dei servizi di sicurezza scrive a Dzerzhinskij, il fondatore di quello che poi sarebbe divenuto il Kgb, che le istituzioni per linfanzia sono divenute senza esagerazione, cimiteri e latrine dellinfanzia. La Krupskaya si d da fare, scrive accorati articoli sulla Pravda. Ma quando la corrispondente di un giornale socialdemocratico europeo le chiede delucidazioni sulle voci che cominciano a filtrare anche allestero, le risponde con una favola che invita a non curarsi dei cani che abbaiano. Poi si passa allintollerabile, allinimmaginabile. A pagina 312 un rapporto ufficiale, top secret, depreca il lavoro estremamente irresponsabile nella gestione degli infanti al seguito di madri prigioniere. Con freddo linguaggio burocratico si elenca, istituzione per istituzione, il numero dei bambini febbricitanti, ammalati di dissenteria cronica, tifo, difterite, polmonite, distrofia, tbc, sifilide. Traghetto per traghetto si censiscono i trasporti di madri con lattanti a Magadan. Sei su dieci vengono imbarcati gravemente malati. Quasi tutti muoiono prima di arrivare a destinazione. Il documento datato novembre 1952. A guerra finita da un pezzo. Questi, i milioni, sono anonimi. Le altre, le innumerevoli storie di cui i protagonisti hanno ancora qualcosa da raccontare, sono in fin dei conti storie di sopravvivenza. Qualcuno, soprattutto quelli che facevano parte dellalta nomenklatura finita da un giorno allaltro in disgrazia, ha anche foto di famiglia. Straordinario come somiglino a tutte le foto di famiglia. Sono uguali a quelle di due miei zii che andarono clandestinamente in Russia negli anni Trenta, per fare la rivoluzione, e di cui non ho mai ritrovato traccia, nemmeno dopo lapertura degli archivi (che con Putin si sono richiusi). In alcune delle reminiscenze raccolte da Memorial negli anni Novanta ho trovato una possibile spiegazione. A molti di quei bambini fu cancellata persino lidentit, gli cambiarono nome, non sono mai riusciti a risalire ai certificati di nascita, nemmeno oggi.
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Un mattino di cinquantanni fa Blake Edwards girava la prima scena del film che, tratto dal romanzo di Capote, entrer nella storia della commedia romantica In realt Breakfast at Tiffanys stato molto di pi, una bomba che annunciava la liberazione sessuale. Come ora racconta un libro che dietro le quinte ha scovato tanti segreti, qualche timore e molte censure

IL BIGLIETTO DINVITO

E sulla Quinta Strada nacque la donna moderna


ANGELO AQUARO
osso provare con un gelato?. Bisogna ringraziare Blake Edwards per non avere ceduto ai capricci di Audrey Hepburn allalba di un pungente giorno di ottobre di mezzo secolo fa. Un gelato? Ma quale gelato: chi mai avrebbe digerito un gelato a colazione? Sul copione cera scritto: danese. E quel particolare tipo di brioche Holly Golightly avrebbe consumato tutta di Givenchy vestita davanti alle vetrine dellindirizzo del lusso pi famoso del mondo: 727 Fifth Avenue, New York. Ah, Colazione da Tiffany. Quanti film, oltre alla storia del cinema, hanno fatto la storia? Ci sono voluti cinquantanni ma finalmente davanti a nostri occhi

Firmato da Holly (Audrey Hepburn) il biglietto dinvito per la prima proiezione di Breakfast at Tiffanys al Radio City Music Hall, il 5 ottobre del 1961

NEW YORK

scorre la pellicola nascosta dietro a quel mito confezionato come una bomboniera: e che nascondeva, invece, una bomba vera. Per carit, la critica applaud entusiasta. Accattivante davvero scrisse il New York Times. Una sorpresa che ti prende rincar Variety. Tutti l incantati di fronte alla love story impossibile tra lo scrittore introverso e quella ragazza ribelle venuta dalla provincia e che per vivere prende 50 dollari per la toeletta, come diceva la traduzione italiana. Pochissimi, nellautunno del 1961, riuscirono a cogliere una piccola grande verit: malgrado lo stravolgimento dal romanzo di quello scrittore strambo e talentuoso, Truman Capote che raccontava il rapporto impossibile tra una giovane prostituta dalto bordo e il narratore che in realt era gay sotto la patina della commedia romantica Colazione da Tiffany nascondeva il mes-

saggio di liberazione sessuale che avrebbe portato allalba della donna moderna, come dice il sottotitolo di Fifth Avenue, 5 A. M. Hollywood ha sempre parlato di sesso scrive Sam Wasson, lautore del libro che ricostruisce la genesi controversa del capolavoro, ma prima di Colazione da Tiffany solo le cattive ragazze lo facevano. Quel film apre agli anni Sessanta della liberazione: naturalmente con tutto il tatto e lipocrisia di unindustria il cui massimo della trasgressione era stata fino ad allora Quando la moglie in vacanza. Non per niente la prima scelta di Capote proprio lei, Marilyn Monroe. Ma i produttori, Marty Jurow e Richard Shepherd, sanno che sarebbe una Holly pessima: la diva incontrollabile ma, soprattutto, una bomba del sesso. Gi lo sceneggiatore, George Axelrod, ha i suoi guai a smorzare leroticit della si-

tuazione: la censura bloccherebbe tutto. E se non Marilyn chi? Le star dellepoca sono un quartetto dassi: Doris Day, Elizabeth Taylor, Debbie Reynolds, Sandra Dee. Poi ci sono due emergenti: Shirley MacLaine, Jane Fonda. No, nessuna sembra tagliata per quel ruolo impossibile: ci vuole una classe altissima per portare sullo schermo un personaggio cos moralmente delicato. Lo script meraviglioso, risponde Audrey Hepburn, ma io non posso interpretare una puttana. La principessa di Vacanze romane, la ballerina senza esperienza di recitazione che la stessa Colette aveva scelto per far rivivere la sua Gigi, in cerca di un ruolo che la faccia uscire dal suo stereotipo acqua e sapone. Ma questo troppo. I produttori che sono volati fino al suo eremo in Svizzera che divide con Mel Ferrer non demordono: Non vogliamo fare un

film su una puttana: vogliamo fare una film su una sognatrice. Ma se non ti senti pronta vuol dire che sei la scelta sbagliata.... . Punta nellonore (e forse dallofferta di 750 mila dollari) Audrey capitola. Posso dire le scrive Capote che sono contento che abbia accettato? Non posso dare nessun giudizio sulla sceneggiatura, non avendo avuto lopportunit di leggerla, ma dato che Holly e Audrey sono entrambe due ragazze meravigliose, sento che nulla potr scalfirle. Nulla? A proteggere le due ragazze ci pensa la censura di Geoffrey Shurlock, il nuovo sforbiciatore di Hollywood, luomo che ha riscritto per la prima volta da ventanni il Codice di Produzione delle major. George Axelrod uno sceneggiatore scaltro e gli mette in mano uno script pieno di paginate hard l apposta per essere tagliate e distrarlo co-

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s dai punti critici. Ma Geoffrey inflessibile. Pagina 15: Holly dovrebbe portare tutta la sottoveste invece di mutande e reggiseno. Qui le sue scene devono essere girate con cura per evitare che si vedano nudit anche parziali. Holly non pu essere divorziata da Doc, il suo matrimonio stato semplicemente annullato. Molti anni dopo, in unintervista data in un momento deuforia drogata e ubriaca, Capote sconfesser completamente quella Colazione da Tiffany: Mio Dio, il film meno azzeccato che abbia mai visto: il giorno in cui ho firmato il contratto, quelli hanno fatto lesatto opposto di quanto avevamo pattuito. Hanno preso un regista schifoso come Blake Edwards, che io ci sputo sopra.... Blake Edwards sar naturalmente la fortuna del film. Unaltra seconda scelta. Audrey impone quattro registi: William Wyler, Billy Wilder, George Cukor o Fred Zinnemann. Ma nessuno disponibile e la produzione si rivolge a quel regista brillante ma il cui pi grande successo finora stato in tv con Peter Gunn. Fortuna doppia. Vuol dire che nel gruppo di lavoro entra il giovane musicista che sta rivoluzionando le colonne sonore a ritmo di jazz: Henry Mancini. lui, lautore di Peter Gunn, la musica che poi rivivr nei Blues Brothers di John Belushi, a scrivere apposta per Audrey Moon River con

le parole del grande Johnny Mercer. Un altro scandalo. Il capo della Paramount non vuole che quella canzone compaia nel film: ha in mente qualcosa di pi impressionante, siamo a New York, voglio musica di Broadway, e invece Mancini ha fatto di tutto per inventare quella melodia jazzy e folk, voce e chitarra, che poteva davvero essere stata partorita da una ragazzina in fuga da Tulip, Texas. lunico momento in cui sentono Audrey una parola buona per tutti, sempre sorridente, una stellina sul set rispondere a muso duro: Dovrai passare sul mio cadavere. Canzone e colonna sonora furono gli unici Oscar che il film vincer: Hepburn miglior attrice sar battuta dalla Ciociara Sophia Loren. Ma quel mattino del 2 ottobre 1960 quando Blake Edwards dice Motore! davanti alla vetrina di Tiffany, gridando di fare in fretta perch di l a poco sulla Quinta sarebbe passato il corteo di Nikita Kruscev rester un punto di non ritorno. Le mamme di mezzo mondo chiameranno Holly le proprie figlie. E quarantanni prima di Sex & The City le ragazze scopriranno al cinema che il sesso prematrimoniale esiste e che c tutto un mondo l fuori da vedere: Moon River, off to see the world / Theres such a lot of world / To see. Possibilmente, senza le mance.
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1. COLONY RESTAURANT
(Madison Avenue & 61st Street) Qui il produttore Marty Jurow si aggiudica i diritti per Breakfast at Tiffanys

2. COMMODORE HOTEL
(Lexington Avenue & 42nd Street) Qui la Paramount organizza il casting per Cat, il gatto della Hepburn nel film

6. TIFFANY & C0.


(727 57th Street at Fifth Avenue) Qui, davanti al tempio del lusso, il primo ciak, girato alle cinque del mattino del 2 ottobre 1960

3. 21 CLUB
(21 West 52nd Street) Nel film, dove Paul (lattore George Peppard) porta Holly (Audrey Hepburn) per un drink

7. NAUMBURG BANDSHELL
(72nd Street & Fifth Avenue) Esterni in Central Park, dove nel film Doc e Paul discutono di Holly

4. EL MOROCCO
(154 East 54th Street) Qui Marylin Monroe (inizialmente scelta per la parte di Holly) si toglie le scarpe e balla con Capote

8. NEW YORK PUBLIC LIBRARY


(42nd Street & Fifth Avenue) Qui, ancora sulla Quinta Strada, sono stati girati alcuni degli esterni della commedia

5. FOUNTAIN
(52nd Street & Park Avenue) Qui, sullangolo nordest, sono stati girati molti degli esterni di Breakfast at Tiffanys

9. RADIO CITY MUSIC HALL


(1260 Avenue of The Americas) Qui la prima proiezione di Breakfast at Tiffanys il 5 ottobre 1961

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i sapori
Isole

Pomodori, cipolle, cucunci, origano, peperoncini, ma anche totani, pesci spatola, tonno e ricci: nei ristoranti delle sette perle del Mediterraneo il meglio della sapienza culinaria siciliana si contamina di odori speciali. Tutto merito del sole e dellaria

LICIA GRANELLO

umero uno: onde alla cala di sotto. Piccole. Numero due: onde grandi. Numero tre: vento della scogliera. Numero quattro: vento dei cespugli. Numero cinque: reti tristi di mio padre. Numero sei: campane dellAddolorata, con prete. Numero sette: cielo stellato dellisola. Bello per, non me nero mai accorto che era cos bello.... Il protagonista de Il postino di Neruda di Antonio Skarmeta registra incantato i suoni della sua isola. Che dal libro di Antonio Skarmeta al film con Massimo Troisi assume i tratti di Salina, la piccolina di un arcipelago magico, mix affascinante di calma e ruvidezza, tradizione e voglia daltrove, semplicit e mistero. In nessun luogo come questo la cucina sa essere tuttuno con il suo terroir, che terra, aria, clima, atmosfera, eredit di geni e paesaggi. Se vero che lolfatto sta diventando un senso posticcio, avvilito com da profumi sintetici e cibi che di profumo non ne hanno proprio, queste sono le isole dove far pace con il proprio naso, ubriacandolo di sentori veri, sani, straordinari. Qui, nessun cameriere vi guarder storto se farete vibrare le narici su un piatto di spaghetti alla strombolana aglio, acciughe, olive, peperoncini su una ciotola di niputiddata, la zuppa di pomodorini, uova e formaggio profumata alla nepitella, o su un tortino di pesce spatola. come se il meglio della cucina siciliana si fosse concentrato nei pochi chilometri quadrati che le sette perle del Mediterraneo hanno strappato al mare. Dentro ogni piatto, dentro le singole ricette si avverte il respiro gastronomico di tutti i popoli che hanno abitato larcipelago a partire da quattromila anni prima di Cristo. Guai a pensare che sia solo una questione dingredienti. Fosse cos, basterebbe portare a casa bustine di capperi e collane di peperoncini, mazzetti dorigano e cartocci dolive, uva passa e limoni verdelli per ritrovare in citt sapori e profumi di Lipari e dintorni. Errore. A fare la differenza sono il sole e laria, il salmastro che odore di mare senza mollezze, la campagna impregnata di erbe odorose, la commistione millenaria di terre laviche diverse (ossidiana, pomice, calcare). Impossi-

Profumi di mare essenze di terra la magia tutta qui


bile pensare lontano da qui una minestra come la gnotta i scogghiu e maccaruna i mari, fatta con i sassi di mare coperti di alghe, pane secco, pomodoro, pesce se c. Sapori e aromi per fortuna restano imprigionati nelle bottiglie di Malvasia delle Lipari (secondo dizione tradizionale) piccolo gioiello enologico nato grazie ai Greci, che importarono la Malvagia intorno al 500 a. C. utilizzando uva e vino come lucrosa merce di scambio. Se la tipologia secca un esercizio retorico, la versione passita incanta, merito di produttori virtuosi come Hauner, Fenech e Tasca dAlmerita, sospesi fra tradizione (appassimento dei grappoli sui graticci, che induce lo sviluppo di sentori caramellati), e innovazione (utilizzo di grandi locali aerati dove gli acini si asciugano mantenendo profumi di frutta fresca). Un bicchiere a temperatura giusta, un crostino con pesto isolano olive, acciughe, capperi, origano e una poesia di Neruda vi regaleranno un francobollo di estate eoliana, da godere perfino davanti al ventilatore di casa.
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Eolie
delle
7
Le isole che compongono larcipelago delle Eolie

Cucina

2000
Lanno in cui le Eolie diventano patrimonio dellUnesco

200mila
I turisti che arrivano ogni anno alle Eolie

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Lipari

Panarea
Lisola pi piccola, circondata da isolotti: Basiluzzo, Lisca Bianca, Spinazzola, Dattilo, Bottaro, Lisca Nera, pi gli scogli Panarelli e Formiche

Vulcano
Adagiata a una manciata di miglia da Capo Milazzo, ha quattro vulcani Affascinanti le sue spiagge, da Sabbie Nere a Levante, fino ai fanghi termali

itinerari
Lucio Tasca dAlmerita uno degli uomini che ha rivoluzionato la vinicultura siciliana. Tra le vigne della sua Malvasia di Salina, nato un relais, Capo Faro, mix di ospitalit, enogastronomia e paesaggio

Con i suoi dieci chilometri di lunghezza, le sue coste frastagliate e i suoi dodici vulcani, lisola pi importante delle Eolie. Conta dodicimila abitanti

DOVE DORMIRE
RESIDENCE AGAVE Vico Selinunte Tel. 090-9814896 Camera doppia 100 euro, con colazione

DOVE DORMIRE
LA PIAZZA Via San Pietro Tel. 090-983154 Camera doppia 110 euro, con colazione

DOVE DORMIRE
HOTEL CONTI (con cucina) Via Porto Ponente Tel. 090-9852012 Camera doppia 110 euro, con colazione

DOVE MANGIARE
FILIPPINO Piazza Municipio Tel. 090-9811002 Sempre aperto in estate Men da 30 euro

DOVE MANGIARE
ADELINA Porto Tel. 090-983246 Sempre aperto in estate Men da 40 euro

DOVE MANGIARE
THERASIA (con camere) Localit Vulcanello Tel. 090-9852555 Sempre aperto in estate Men da 40 euro

DOVE COMPRARE
PESCHERIA IL DELFINO Via Garibaldi 82 Tel. 090-9811549

DOVE COMPRARE
PASTICCERIA DA CLAUDIA Via San Pietro 3 Tel. 090-9834405

DOVE COMPRARE
GELATERIA REMIGIO Porto Levante Tel. 090-9852555

GLI INGREDIENTI

Totani
Pi tenaci e gustosi dei fratelli calamari, si farciscono dopo averli saltati in padella con mollica, uova, prezzemolo e tentacoli rosolati. Cottura nella salsa di pomodoro o spruzzati di vino bianco

Capperi
Non c spaccatura di pietra assolata che resista a questa pianta bassa, tosta, con foglie larghe e fiorellini eleganti che annunciano i bottoncini di calibro crescente, ma anche i carnosi cucunci

Verdelli
Hanno profumo di mare i limoni battezzati dal loro colore particolare, utilizzati in molte ricette, dolci e salate Su tutte spicca linsalata di agrumi, fresca e condita con olio, sale e capperi

Malvasia
Unuva antica, amica del sole, avvezza al clima asciutto e ventoso delle isole Con lappassimento acquista colore dorato e profumo sensuale, perfetto per dolci e formaggi stagionati

Origano
Impossibile lasciare le isole senza il mazzetto odoroso, essiccato al sole dagosto, da appendere a testa in gi Insieme alla nepitella firma piatti senza tempo, dai sughi alle caponate, ai pesci arrosto

LE RICETTE

Pane caliatu
il pane dei pescatori Biscottato e ben sbriciolato, si sposa con cipolle, capperi, aglio, pomodorini, cetrioli, foglie verdi, patate, sottaceti, olive, odori. Per condire extravergine e sale

Pasta con i ricci


Soffritto leggero daglio e peperoncino tritati finemente a cui aggiungere, a fuoco spento, la polpa cruda con olio, prezzemolo, qualche pomodorino. Si versa sugli spaghetti appena scolati

Caponata eoliana
Melanzane tagliate a dadini, fritte leggermente, aggiunte a una salsa di cipolla, sedano, pomodoro, olive, capperi e lasciate sobbollire. A met cottura, zucchero e aceto Deliziosa anche fredda

Scorfano alla liparota


Cipolle dorate, pomodori, olive e poi capperi, basilico, prezzemolo, per il sugo dove cuocere i filetti, da profumare con il vino bianco, prima di coprire la pentola. Si serve con crostini di pane tostato

Nacatuli
La difficolt nellimpasto di farina, uova, zucchero e burro da tirare sottile per realizzare le formine Allinterno un mix di mandorle, zucchero, tuorli duovo, strutto, uva passa e cannella

STROMBOLI

SALINA

Capperi, unica certezza


LIDIA RAVERA

Il brodo di sasso
ROBERTO ALAJMO LAPPUNTAMENTO
Lestate eoliana un piacevole succedersi di appuntamenti, molti dei quali sono legati alla gastronomia Nel primo weekend di agosto, a Lipari, la celebrazione di San Gaetano prevede un corteo di barche e la festa del pesce, passerella trionfale per i piatti che esaltano il sapore di totani, spatole (pesci bandiera), alici, pesci spada, simboli della pesca eoliana

effetto si raggiunge quando il mare si gonfia e la nave non attracca, non attraccano gli aliscafi, nessuno parte e nessuno arriva. Nessuno e niente. Le merci restano sulla terraferma [...]. I negozi registrano allora un impoverimento progressivo. Guardo gli scaffali con sconsolata intensit. In fondo, nel reparto frutta e verdura, sono pi evidenti i segni della carestia. Fare la spesa richiede fantasia, abitudini alimentari austere e capacit di adattamento. Lunica certezza sono i capperi. Le cipolle rosse di Tropea, che palpeggio ansiosa, mostrano, dopo tre giorni di libeccio, affossamenti del colore del mosto. Dalle ultime insalate e dai cavoli verza si leva un leggero sentore di marcio. Le mele sono maculate. Le patate fioriscono muffa. Tutto il resto non c. Finocchi cavolfiori zucchini fagiolini carciofi uva pere mele. Niente. Guardo il mio carrello semivuoto. [...] Mi avvento sullultimo spicchio di un cacio pepato duro come la pietra. Il prosciutto arrivato al gambuccio, bianco di grasso. Ne oso un etto [...]. Con il mio magro bottino, risalgo in bicicletta. Pedalo avvolta in una giacca di plastica gialla, il vento mi fa sbandare. [...] Da A Stromboli Editori Laterza 2010 112 pagine, 14 euro Editori Laterza

on sono certo pi i tempi in cui il piatto ricorrente nelle case dei salinari era il cosiddetto brodo di sasso, realizzato facendo bollire a lungo un grosso ciottolo marino, fin quando non rilasciava i suoi umori pi reconditi regalando una zuppa di pesce talmente povera da prevedere del pesce solo una memoria minerale. Oggi il corso di Salina costellato di negozietti di genere sfizioso, dove si vendono capperi, unantica e precaria risorsa di tutte queste isole, ma soprattutto parei, oggetti di design in stile finto etnico e fighetteria in genere. Questa tendenza non niente di irrimediabile, per. Niente che sia passato nel Dna della popolazione. Anche nei giorni peggiori dagosto, per sfuggire agli assembramenti balneari, il viaggiatore potr sempre disperdersi nellentroterra, tenendo il mare come il sottofondo musicale si tiene alle feste delle persone adulte: basso, di modo che non disturbi la conversazione. Un posto dove il silenzio assume una consistenza tangibile, paesaggistica, il laghetto di Lingua, dove quando stagione di migrazioni qualche cicogna si sofferma a riprendere fiato. [...]

Da Larte di annacarsi. Un viaggio in Sicilia Editori Laterza 2010, 284 pagine, 16 euro Editori Laterza

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le tendenze
A mezze maniche

Battezzata sui campi da tennis da Ren Lacoste e Fred Perry, diventata simbolo del vestire comfort ma chic. Negli ultimi

anni, poi, le stato consentito anche lingresso in ufficio conquistando cos una porzione pi grande nel guardaroba maschile. Sempre in puro cotone, meglio se effetto vintage, oggi torna con infinite varianti di stampe e colori

ARCOBALENO
Righe colorate arcobaleno e silhouette dalla forma molto aderente Da donna, Lacoste

DANDY
Colletti sfiziosi per U.S. Polo. Questa, da bambino, ha le righe sul retro Dallimpronta dandy

POLO
CLASSICA
Per chi ama la perfezione del classico: ecco la Fay rosa con righine al collo e sulle maniche

LAURA ASNAGHI un mondo affollato quelle delle polo. Insieme alle camicie, si sono conquistate una intera sezione del guardaroba maschile. Gli addetti ai lavori hanno classificato le polo come lespressione di un dress code non formale ma chic e quindi adatte a essere indossate in momenti di relax ma anche in ufficio. Nel ricco panorama delle magliette con il colletto svolazzante, storicamente primeggiano e si sfidano da sempre la Lacoste e la Fred Perry. La prima francese e la seconda inglese, ma con un filo rosso che le accomuna. La Lacoste distribuita in Italia dalla manifattura Mario Colombo (la Colmar di Monza) mentre la Fred Perry una creatura della Beta di Biella. Due marchi in perenne competizione. La Lacoste ha come simbolo il celebre coccodrillo, che corrisponde al soprannome del suo inventore, Ren Lacoste, una leggenda del tennis. Era un uomo che amava le sfide e una volta scommise, con il suo capitano, una valigia in coccodrillo se avesse vinto una gara. Vinse e i compagni iniziarono a chiamarlo il coccodrillo.

Una lunga storia nata per gioco


Quel soprannome spinse un suo amico a fargli ricamare sulla camicia bianca quello che sarebbe diventato un simbolo famoso nel mondo. Altrettanto celebre lalloro che contraddistingue il marchio Fred Perry, con le righine sul collo. Fred Perry era un tennista celebre, figlio di un sindacalista di Manchester, trasferito a Londra dopo essere stato eletto tra le file dei laburisti. Il ragazzo che non poteva vantare una ricca famiglia alle spalle era guardato con sufficienza a Wimbledon, dove i campi di terra rossa era battuti esclusivamente da facoltosi rampolli. Ma lui, Fred, con le sue strabilianti vittorie li conquist tutti, passando alla storia anche per la maglietta con lalloro. Oggi i fan delle nuove polo si dividono tra quelli che hanno nellarmadio vecchie Lacoste ereditate dai pap e Fred Perry vintage talmente comfort che non si buttano mai via. Cos che una Lacoste o una Fred Perry non mancano mai in un guardaroba che si rispetti e che ora si arricchisce di altri marchi. Come Ralph Lauren o Fay, John Ashfield, Etiqueta Negra o Brooksfield. La polo, dunque, trionfa purch sia in cotone: pi la usi e pi diventa bella.
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DONNA
Linconfondibile alloro Fred Perry campeggia sul modello da donna con colletto bianco

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ARTISTICA
Colletto e fondo manica rosso acceso, righe alternate a fiorellini Proposta da Arts District

JUNIOR
Il logo diventa grande e colorato sulla polo bianca junior che ha le righe solo sul colletto. Brooksfield

TRENDY
Sciancrata e corta: la polo da donna ha dettagli grigi che risaltano sul rosso. la trendy Etiqueta Negra

RIGATA
Stravagante negli accostamenti di righe strette e larghe, il modello Gant ha il colletto candido

Mario Colombo, Lacoste

Cristina Fila, Fred Perry

Il nostro coccodrillo sempre giovane


ario Colombo, amministratore delegato di Lacoste Italia, come spiega il mito del coccodrillo di Lacoste? Bisogna essere capaci di stare al passo con i tempi e fare in modo che la polo inventata nel 33 da Ren Lacoste, grande tennista, resti sempre un capo di culto, bello e desiderabile Tradotto cosa significa? Fare in modo che le proporzioni e i modelli si adeguino perfettamente ai gusti del mercato. La polo sempre in piquet ma per esaltare il fisico diventata stretch, con un appeal maggiore sia per la donna che per gli uomini, giovani compresi. Tra gli obiettivi di Lacoste c quello di conquistare le giovani generazioni. Come? Di recente a Berlino, durante la fiera Bread&Butter, stata presentata la nuova linea Live, destinata proprio ai giovani: rende omaggio alla musica, alla pop art e alle nuove tendenze culturali. Quante sono le polo Lacoste vendute in un anno? Siamo a quota tredici milioni, un numero enorme, che da solo testimonia la forza di questa maglia che ha settantasette anni di vita e li porta splendidamente. In origine la Lacoste era solo bianca. Oggi quante sono le varianti di colore? La palette dei colori va da quelli decisi a quelli pastello, si parla quindi di una gamma infinita che varia di stagione in stagione. La 1212, modello icona della Lacoste, offre un ventaglio di quarantuno tonalit differenti. (l. a.)

La corona dalloro per spiriti ribelli


ristina Fila, coordinatrice di Fred Perry, qual il segreto delle vostre magliette? Hanno una anima cattivella che piace ai giovani. Loro le interpretano in maniera trasgressiva. Volutamente se le mettono di una o due taglie pi piccole in modo tale da fasciare il corpo e svelarlo allo stesso tempo. Cos le indossa Peter Doherty, il classico esempio di ragazzo ribelle. vero che tra i pi affezionati clienti del marchio figura John Fitzgerald Kennedy? S, fu uno dei primi a ricevere queste magliette e ne divent un fan. Il modo in cui lui le indossava ha certamente contribuito a creare uno stile Fred Perry Perch fu scelto come simbolo proprio la corona di alloro? Perch il simbolo della grande tradizione sportiva fin dallantica Grecia e con questo trofeo venivano insigniti i vincitori di Wimbledon. Fred Perry fu il primo tennista inglese a vincere il torneo di singolo maschile a Wimbledon, nel 1934. Come si mantengono giovani le polo Fred Perry? Giocando sui dettagli, sui colli botton down o slim, vale a dire quelli a listino da mettere sotto la giacca. Ma le polo si fanno apprezzare moltissimo anche per i colori. Tra le new entry dei fan del marchio Fred Perry chi c? Amy Winehouse, per non smentire la tradizione che ci vuole graffianti e sempre un po controcorrente. (l. a.)

RUGBY
Righe bianche alternate a colori brillanti nelle polo Harry & Sons che imitano le maglie da rugby

COLLEGE
John Ashfield a grandi righe ispirazione college, come piace ai ragazzi

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PERSONALIZZATA
Polo sempre pi personalizzata per La Martina. Femminile il modello rosa con plastron bianco al centro

INFANTILE
Rosa, grigio e nero si alternano sul fondo bianco. la proposta estiva di Jeckerson per il bambino

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lincontro
Solitari

Giovanni Soldini
IRENE MARIA SCALISE
a risata di Giovanni Soldini travolge come unonda del mare. Quello stesso mare che lui, navigatore solitario, attraversa con il cuore leggero e ladrenalina in corpo. Quel mare fatto di colline dacqua che entrano nella testa e nello stomaco. Follia e passione. Giovanni Soldini, arruffato e sorridente, riuscito a portare le meraviglie della vela nelle case di tutti. E per molti stato un colpo di fulmine. Lo hanno amato per i suoi occhi brillanti. Per i capelli spettinati e la pelle bruciata dal sole. Per lallegria di chi sembra non conoscere la paura, e per laria da eterno ragazzo. Ma, soprattutto, perch un tipo normale. Non vero che non ho timori, racconta, la paura la migliore compagna, perch quella che ti fa vedere i tuoi limiti e ti fa tornare a casa vivo. Giovanni Soldini, considerato da molti come il miglior navigatore solitario di tutti i tempi, da bambino non immaginava una vita cos avventurosa. Milanese, terzo di tre fratelli, ha sempre avuto un sogno: viaggiare. Desideravo conoscere il mondo e ho capito che il modo pi libero per farlo era seguendo il mare, racconta seduto in un bar del centro di Roma dove con la sua risata contagiosa rompe il pigro silenzio mattutino. Agita le mani e non possibile non notarle: screpolate, grandi, dure. Mani da lavoratore. A quindici anni scappa di casa e, quando torna in famiglia, si mette a lavorare in un cantiere dove costruisce barche. A diciassette compie la prima transoceanica, a venticinque una regata in solitaria e a trenta, in centoventi giorni, il giro del mondo. E oggi, dopo diciassette anni di navigazio-

Ha sempre sognato di viaggiare Fin da piccolo ho capito che il modo pi libero per farlo era seguendo il mare. Dopo trenta transoceaniche e due giri del mondo, diventato il miglior navigatore solitario di tutti i tempi Ha visto da vicino la morte, e ha sempre come compagna di viaggio la paura: Si fa sentire alla vigilia della partenza ed lei che ogni volta mi riporta a casa
to ero veramente contento dimmaginarmelo senza quei baffoni, racconta con gli occhi che ridono prima ancora di parlare. Nella sua vita non ci sono stati per solo momenti felici. Il pi brutto, sicuramente, durante un tentativo di record della traversata atlantica da New York a Cap Lizard, quando unonda, pi maledetta delle altre, ha rovesciato il Fila e gli ha portato via lamico di sempre, Andrea Romanelli. Il buio. Andrea era un marinaio eccezionale e anche un grande progettista, purtroppo abbiamo preso una tempesta enorme che per due giorni ci ha sbattuto contro a centosessanta chilometri lora. Poi arrivata unonda anomala che si scontrata sullo zoccolo continentale, il che vuol dire che diventata un muro dacqua di quasi trenta metri, e in due secondi i due compagni che erano fuori si sono slegati e Andrea non riuscito a risalire. A quel punto la tempesta, come un veleno, entrata anche nella testa di Soldini: Dopo quella furia ti rimane dentro un grande dolore e una domanda: che senso ha tutto questo? Poi ho capito che lunica risposta era rimettersi in piedi e fare il giro del mondo. La vittoria arrivata perch la barca era progettata bene, Andrea si era sacrificato tanto per renderla perfetta, e questo il riconoscimento alla sua bravura. Soldini ama la solitudine. Mi piace il rapporto intimo con la barca, imparare a sentire qualsiasi fruscio e rumore. Mettersi in contatto con tutti i sensi e non avere bisogno di nulla. Sei piccolissimo in mezzo allimmenso e la natura ti parla. Subentra una sensibilit pazzesca derivata dal fatto che, se non capisci che c un problemino, potrebbe diventare un problemone se non c nessuno ad aiutarti. Per in fondo ti consoli pensando che non sei mai solo, c chi ti aspetta nelle tappe, chi controlla laspetto multimediale. Mia moglie sa sempre perfettamente dove sono. Ci sono fax, telex, internet e telefoni satellitari. Il nostro un gran lavoro di team che per gli altri, quelli che rimangono a terra, molto faticoso e senza visibilit. Ma anche bello navigare in gruppo: Con gli altri dellequipaggio sinstaura un rapporto speciale, parli di tutto. Bisogna avere molta fiducia ed essere perfettamente coordinati il che, forse, laspetto pi difficile. Le giornate di chi va per mare sono tutte simili e tutte diverse. I pensieri sembrano uscire dal tempo. un immenso privilegio. Trenta o settanta giorni lo stesso, vivi il presente e ti accorgi dello scorrere delle ore solo quando sei vicino allarrivo. Prima di quel momento non c oggi o domani, neppure mattina o sera, magari hai lorologio che segna mezzanotte ma dalla parte del mondo in cui sei finito il sole ti spacca la pelle. Anche il risultato non deve condizionare troppo. Lansia fa fare scelte sbagliate. Dovresti essere contento di essere l, comunque vada. Per me vincere non mai stata lunica cosa che conta. Solo cos puoi mantenere lequilibrio perch nessuno resisterebbe centosedici giorni con il solo obiettivo di arrivare per primo fisso nel cervello. La paura linevitabile compagna. Si fa sentire, puntuale, alla vigilia di ogni partenza. il momento di massima adrenalina e del buco nello stomaco, quello in cui vorresti essere dallaltra parte del mondo. Poi per passa e tutto rientra in una sorta di normalit. Diverso il panico. Quellansia feroce che impedisce di ragionare. Se ti capita un incidente non hai il tempo di pensare, per fortuna il senso di sopravvivenza ti aiuta a tenerlo sotto controllo. Ogni mare riserva insidie diverse. Le acque cristalline del sud sono le pi affascinanti con la loro atmosfera esotica ma sai che, se ti succede qualcosa, non c terra nelle vicinanze. Se sei sopra il cinquantesimo, invece, non ci sono navi e nessuno ti pu salvare se non i tuoi amici. Di salvataggi Soldini ne sa qualcosa: quando Isabelle Autisser si rovesciata in pieno Pacifico meridionale, con un cielo e un mare che sembravano un unico inferno, lui riuscito a recuperarla urlando come un pazzo: Lho beccata, lho beccata!. Il battito del cuore cos forte da non far sentire il rumore del mare. Quando non naviga Soldini apparentemente tranquillo. Ha quattro bambini, avuti da due donne diverse, che naturalmente gi porta in barca. Vive a Sarzana e cerca di fare le cose che ama di pi: leggere, sentire musica, stare con i figli. Una cosa che invece non ama affatto, ma che fa parte del suo mestiere, la ricerca del denaro necessario per costruire le barche e per finanziare le imprese. La caccia allindispensabile sponsor. Una volta ricorso anche al fai da te. Con una comunit di recupero per tossicodipendenti ha costruito Stupefacente: stata unesperienza speciale, in otto mesi coinvolgendo tantissime persone e alla fine arrivato anche lo sponsor. Adesso si prepara a una nuova avventura. Nellottobre del 2011 porter il tricolore alla Volvo Ocean Rice. la sfida epica per eccellenza. Un giro del mondo in equipaggio che tocca tutti i continenti e gli oceani nellarco di otto mesi. Un incredibile test di resistenza fisica e psicologica. Il nostro obiettivo quello di aggregare un gruppo di aziende che sostenga un team tutto italiano, creando unimmagine forte attorno alla barca Italia70. Il 2010, per Giovanni Soldini, dedicato invece a comunicare il mondo della vela a un pubblico ancora pi grande. Vogliamo uscire dallidea di sport dlite e avvicinare scuole e giovani al mare e a unidea ecologica di sport. Conoscendolo, non sar difficile.
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ROMA

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ne, di giri del mondo ne ha collezionati due e di transoceaniche pi di trenta. Instancabile. Durante lestate lavoravo come skipper e questo mi ha permesso di entrare in un mondo che mi piaceva sempre di pi, spiega con lo sguardo perso tra i ricordi, poi giovanissimo ho incontrato un amico, Jim Shearston, che mi ha offerto di fare la mia prima traversata dellAtlantico. Eravamo in tre, lui che di anni ne aveva settantuno, io e un altro ragazzo. Pensavo: ora arriviamo noi e spacchiamo il mondo. E, invece, quel vecchio marinaio ci ha dato pi di una lezione. Da allora Soldini non ha pi abbandonato il mare. In perfetta solitudine, seppur in modo non competitivo, ha esordito a diciannove anni: Ero stato a Cuba per condurre dei turisti e mi avevano lasciato una barca di sei metri che ho trasportato da Cala Galera sino a Barcellona. Nel 1989 vince lAtlantic Rally for Cruisers, la regata transatlantica per imbarcazioni da crociera. Come navigatore solitario diventa famoso durante la Baule-Dakar del 1991, al timone di un cinquanta piedi di seconda mano. Ma allalba del 3 marzo del 1999 che, a Punta dellEste, tifosi e giornalisti lo aspettano trepidanti. Da quel momento Giovanni Soldini diventa mito. Quando il suo sessanta piedi Fila taglia per primo il traguardo della terza tappa della Around Alone (il giro del mondo a vela per navigatori solitari) stabilisce un nuovo record: centosedici giorni, venti ore, sette minuti e cinquantanove secondi. Un fulmine, per il grande pubblico. Uneternit, per chi solo in mezzo al mare. Il vero problema di navigare in solitaria dormire, perch pi riesci a essere presente e vigile e pi la barca va forte. Quindi ti concedi dei sonnellini da venti minuti al massimo. Mentre si racconta assaggia con gusto un piatto dinsalata: Il bello delle privazioni che poi ti fanno apprezzare le cose semplici, come riposare in un letto o mangiare seduto a tavola. Quando in barca, per, Soldini non si arrende alla dittatura del cibo liofilizzato. Anzi. Ho inventato unottima pasta in pentola a pressione, cotta con un bicchiere dacqua dolce e uno di acqua salata perch in mezzo al mare la cosa pi importante risparmiare. Altro segreto cucinare mezzo chilo di pasta per pranzo perch non sai cosa ti pu succedere nelle ore successive. E poi, naturalmente, scorte di nutella e biscotti. Piccoli sacrifici ricompensati da momenti magici. La mia prima vittoria stata una tappa del giro del mondo da Cape Town a Sidney, il diretto concorrente era un australiano che si era giocato i baffi e quando lho supera-

Mi piace il rapporto intimo con la barca, impari a sentire qualsiasi fruscio e rumore. La natura
ti parla, ed allora che subentra una sensibilit pazzesca

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