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Skopje e la spesa patriottica

Scontrini fiscali che indicheranno quanto il consumatore ha sborsato in prodotti locali: demolita dalla Corte Costituzionale nel 2008, il governo riprende la controversa misura. Per il nostro bene: compra i beni macedoni. Se la nuova legge sui Pagamenti in contante, attualmente allesame della Camera dei rappresentanti, verr votata dal Parlamento macedone - e non ci sono ragioni per dubitarne visto la maggioranza schiacciante del partito di governo guidato da Nikola Gruevski -, i consumatori troveranno questo slogan nazionalista su ogni scontrino fiscale rilasciato nel Paese. E la stessa ricevuta diventer patriottica: indicher in due voci separate quanto speso dal consumatore in beni locali e internazionali. Un metodo, spiega il governo, per sensibilizzare gli acquirenti ed aumentare la domanda di prodotti locali. Ma la misura era gi stata introdotta sei anni fa e dovette passare per le forche caudine della Corte Costituzionale che nel 2008 la demol inesorabilmente: Il provvedimento privilegia i prodotti macedoni a scapito di altri beni sul mercato, minando pericolosamente il principio costituzionale del libero mercato, ha statuito la Corte. Ma secondo il sito internet Balkan Insight, il governo di centrodestra ha sempre polemizzato con il verdetto e bersagliato in numerose dichiarazioni la linea dettata dalla Corte Costituzionale. Del resto Nikola Gruevski ha sempre accusato i giudici costituzionali di lavorare per il rivale allopposizione Branko Crvenkosvki, il quale sta manipolando la Corte per distruggere tutti i disegni di legge proposti dal governo. Ma contro il provvedimento si sono scagliati anche molti analisti ed esperti economici che ritengono la disciplina contrastante con vari accordi firmati dallo stesso governo macedone, tra cui lAccordo di stabilizzazione e associazione, entrato in vigore nel 2004.

Macedonia, stop agli elenchi dei pedofili

La Corte Costituzionale ha deciso di rivedere la decisione del governo di pubblicare nomi e indirizzi dei condannati rilasciati dal carcere. La Corte costituzionale macedone ha deciso di rivedere la decisione del governo di Skopje di pubblicare nomi e indirizzi dei condannati per pedofilia rilasciati dal carcere. Questa decisione, riferisce il sito dinformazione Balkan Insight, stata accolta con rabbia da molti alti funzionari macedoni. Il ministro per le Politiche sociali, Spiro Ristovski, ha dichiarato di essere rimasto scioccato dalla decisione della Corte costituzionale, presa per evitare possibili minacce alla sicurezza dei pedofili condannati o quella delle loro famiglie. "Di che tipo di integrit personale o familiare stiamo parlando quando si tratta di persone che hanno maltrattato minori, alcuni dei quali hanno commesso atti sessuali con i propri figli biologici?", ha affermato Ristovski. "Mi auguro che la ragione prevalga tra i giudici," ha detto il ministro macedone. Secondo il presidente della Corte costituzionale, Branko Naumovski, la reazione del ministro Ristovski sarebbe inappropriata. "Il ministro rimasto scioccato dalla decisione, ma io sono scioccato dalle sue dichiarazioni e dal fatto che egli evidentemente non ha letto le motivazioni di tale decisione, ha affermato Naumovski rispondendo ai giornalisti. "Se mi chiedete un parere personale, opto per la condanna pi alta per i pedofili, ma, in questo caso, la Corte ha semplicemente valutato la procedura e la sua conformit con la costituzione", ha aggiunto Naumovski.

Bosnia, fallimento allOnu


Lalto rappresentante internazionale ha presentato al Consiglio di sicurezza un durissimo rapporto sulla situazione nel Paese. L'alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, Valentin Inzko, presenta oggi a New York il proprio rapporto semestrale sulla situazione nel paese balcanico e sull'attuazione dell'accordo di pace di Dayton. Secondo Dnevni Avaz, si tratta del 43mo rapporto dalla fine della guerra e il nono stilato dallo stesso Inzko. Il rapporto, pubblicato sul sito dell'ufficio di Inzko (Ohr), ha dei toni negativi.

L'alto rappresentante ha sottolineato nel rapporto, che copre gli avvenimenti dal 27 ottobre del 2012 al 20 aprile 2013, che "gli altri paesi della regione proseguono nel percorso dell'integrazione euroatlantica, mentre la Bosnia-Erzegovina continua a perdere terreno e rimanere sempre pi indietro in quanto i leader locali continuano a porre pressanti interessi politici davanti agli interessi e al progresso dei cittadini". Negli ultimi sei mesi sono proseguite "contestazioni per lattuazione dello stato di diritto, della sovranit e dell'integrit del paese", mentre le istituzioni "non sono in grado di risolvere problemi materiali che affrontano i cittadini bosniaci, legati alla crisi economica, a causa di lotte politiche continue". La comunit internazionale, secondo Inzko, "deve continuare ad appoggiare coloro che in Bosnia vogliono garantire un progresso e deve contrastare coloro che vogliono aprire ferite vecchie". L'alto rappresentante esprime nel proprio rapporto "preoccupazione per le contestazioni di base all'integrit territoriale del paese che arrivano dalla Repubblica Srpska, l'entit serba della Bosnia", in un momento in cui "il presidente della Repubblica Srpska (Milorad Dodik, ndr), e altre persone, continuano ad auspicare uno smembramento del paese". Di parere diverso stato lo stesso Dodik, che ha inviato un proprio rapporto al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Per Dodik, "l'alto rappresentante internazionale in Bosnia, Valentin Inzko, il principale responsabile dell'attuale crisi politica nella Federazione di Bosnia ed Erzegovina, l'entit musulmana e croata della Bosnia". Dodik ha sostenuto che nel rapporto di Inzko vengono criticati pesantemente i vertici della Repubblica Srpska ma "non a causa delle loro azioni, bens perch hanno espresso liberamente le proprie idee". Il presidente della Repubblica Srpska ha evidenziato che "le critiche arrivano da un diplomatico che si assume la responsabilit di nominare funzionari con una semplice disposizione, in violazione della Convenzione europea sui diritti umani e di altri strumenti internazionale". Il rapporto di Inzko, secondo Dodik, "tenta di sottrarre legittimit agli sforzi della Repubblica Srpska per mantenere la suddivisione costituzionale dei poteri tra i livelli dell'entit e dello stato". Dodik non ha comunque mancato di puntare il dito anche contro i vertici della Federazione di Bosnia ed Erzegovina, dove "sono proseguiti i problemi tra i vari partiti" e dove si assiste "alla mancanza del progresso dal punto di vista legislativo nonostante una lieve ricomposizione della

maggioranza". Secondo Inzko, "nulla pu essere fatto senza rafforzare lo stato di diritto". Inzko ha sottolineato che "sono ancora numerosi i casi in cui leader politici, partiti e istituzioni aggirano, ignorano o, in alcuni casi, infrangono direttamente, le disposizioni costituzionali per un rendiconto di tipo politico". Inzko ha inoltre constatato che "l'Ohr e la Delegazione dell'Unione europea, guidata dal rappresentante speciale dell'Unione europea (Peter Sorensen) continuano a cooperare in modo stretto, sia reciprocamente che con i partner bosniaci, al fine di superare le mancanze politiche e riportare il paese sul percorso dell'integrazione euro-atlantica e una completa ripresa dagli effetti della guerra". E' previsto per oggi, dopo la presentazione del rapporto di Inzko, anche un incontro di Inzko con il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Domani, Inzko si recher a Washington dove avr un colloquio con il vicesegretario di Stato Usa, William Burns, ed altri funzionari del governo statunitense.

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