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ARISTOTELE

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Aristotele nacque a Stagira , una cittadina della penisola Calcidica nel nord della Grecia nel 384 a.c.Il padre Nicomaco era medico presso la corte del re dei macedoni Aminta , ma mor quando Aristotele era ancora giovane.Egli fu quindi allevato da un pare parente pi anziano , di nome Prosseno.Nel 367 , all'et di 17 anni , and ad Atene al fine di entrare a far parte dell'Accademia di Platone , che si trovava all'epoca a Siracusa.Vi rimase per ben 20 anni svolgendo un'attivit di insegnamento , sino alla morte di Platone che fu nel 347 347-348 : in realt se ne sarebbe gi andato prima in quanto aveva idee divergenti da quelle del maestro , ma si trattenne fino alla sua morte per il rispetto che aveva nei confronti di Platone . Si allontan dall'Accademia proprio quando era subentrato Speusippo e tra i motivi del suo allontanamento possiamo annoverare la crescente ostilit che si era venuta a creare ad Atene verso il re macedone Filippo Fil , il quale nel 348 si era impadronito di Olinto nel nord della Grecia.Nel 347 si rec da Ermia , tiranno di Atarneo , che nutriva simpatie per la filosofia platonica e aveva messo a disposizione degli accademici una sede ad Asso ,nella Troade , una zona zo dell'Asia minore. Qui si stabil Aristotele e poi nel 345 a Militene , sull'isola di Lesbo.In questo periodo egli spos Pizia , nipote di Ermia , dalla quale ebbe 2 figli , Pizia e Nicomano , entr in rapporto con Teofrasto , che divenne suo discepolo , e intraprese ricerche biologiche sugli animali.Nel 343 Filippo lo invit a corte in veste di precettore di Alessandro . Qui rimase a lungo finch Filippo non fu assassinato da Pausania nel 336 e Alessandro gli succedette al trono.Nel 335 Aristotele fece i il l suo rientro ad Atene con Teofrasto e svolse attivit di ricerca e di insegnamento nel Liceo , un ginnasio vicino al tempio di Apollo Liceo (originariamente fu chiamato "peripato" , passeggiata e luogo di discussione) , raccogliendo intorno a s amici e scolari.Nel s 323 per , morto Alessandro in Oriente , prese il sopravvento in Atene la corrente anti-macedone macedone capeggiata da Iperide . La tradizione vuole che Aristotele , accusato di empiet a causa dei suoi difficili rapporti con la monarchia macedone,abbia allora pronunciato la celebre frase : " Non voglio che gli Ateniesi commettano un secondo crimine contro la filosofia " , alludendo alle vicende di Socrate.Di fatto egli si allontan da Atene e si ritir a Calcide , sull'isola di Eubea , dove la famiglia di sua madre aveva possedimenti : qui mor intorno a 62 anni nel 322 a.c.Nomin suo esecutore testamentario Antipatro , che proprio nel 322 ristabiliva il dominio macedone sulla Grecia e su Atene , e lasci Teofrasto a capo della scuola. Dunque Aristotele vive una generazione dopo rispetto al maestro Platone.Proprio .Proprio rispetto a Platone ha origini sociali e geografiche differenti : abbiamo detto che non era di Atene e questo aspetto contribu al fatto che Aristotele desse meno peso alla politica rispetto a Platone , che si sentiva pienamente cittadino della polis.Senz'altro a far s che desse poco peso alla politica fu anche il fatto che all'epoca la polis stava attraversando un periodo di profonda crisi : infatti nella seconda met del quarto secolo subentr il regno macedone (ricordiamoci che il padre di Aristotele fu medico di Filippo e Aristotele stesso fu precettore di Alessandro Magno).Tuttavia quando si dedica alla politica , Aristotele risulta essere ancora molto legato al concetto di

polis.Senz'altro Aristotele influenzato dall'Accademia dove era stato per molto tempo , sebbene non condividesse pienamente le ideologie (dir " amicus Plato , sed magis amica veritas " : egli era molto legato alla figura del suo maestro , ma tuttavia era pi attratto dalla verit).Atene si trova in un momento difficile dove si alternano al potere il partito macedone (al quale Aristotele era vicino) e quello anti-macedone , il cui pi grande e accanito sostenitore era l'oratore Demostene.Risulta particolarmente importante l'esperienza a Militene : qui , come detto , si dedic insieme a Teofrasto a ricerche in ambito biologico e tutte strettamente legate al mondo terreno : si dice spesso che Aristotele sia partito come platonico (seguendo la dottrina delle idee) ma che poi habbia dato una svolta alle sue indagini orientandole sempre di pi verso il mondo terreno.Non a caso in una celebre rappresentazione di Raffaello (che possiamo ammirare qui a lato) Platone (ormai vecchio) raffigurato con il dito teso verso l'alto e verso il mondo delle idee , mentre Aristotele raffigurato con la mano aperta e tesa verso la terra , verso il mondo terreno. E' a lungo prevalsa l'idea che Aristotele segua uno schema : si infatti sempre pensato che le opere legate alla ricerca empirica dovessero essere state scritte nella fase della vecchiaia , quando Aristotele si era ormai definitivamente allontanato dal maestro Platone e dalle sue dottrine incentrate sul mondo intellegibile. E' invece assai probabile che le opere di ricerca empirica siano state elaborate durante il soggiorno sull'isola di Militene , tra il primo ed il secondo soggiorno ad Atene . Se non risalgono esattamente a quel periodo , appare comunque evidente che risentano di tale esperienza : sono opere piene di osservazioni della vita marina tipica dell'isola . Gli uomini del 500 - 600 che polemizzarono avevano di Aristotele l'idea di un pensiero astratto e , potremmo dire , "libresco" : galileo stesso contrapporr la lettura del libro della natura a quella dei libri cartacei che gli aristotelici leggevano . In realt una polemica non corretta : s vero che gli aristotelici erano come Galileo li definiva , ma altrettanto vero che Aristotele non era cos ! Quello di Aristotele non era poi un pensiero cos sistematico ( spesso lo si contrapposto a Platone stesso , che sondava le stesse cose da pi punti di vista) e rigido : non affatto vero che non guardasse al mondo ma solo ai libri . Senz'altro i libri gli piacevano e lo affascinavano , ma comunque le opere biologiche rivelano che faceva osservazioni dirette , specialmente a Militene : si recava spesso sulla spiaggia e nelle reti dei pescatori trovava interessante materiale di osservazione ; amava anche andare ad osservare dai pastori . i dati di fatto li esaminava , ma chiedeva anche il parere agli esperti in materia (pescatori , pastori) : era un uomo molto attento alla realt . Per esempio scopr che i cetacei non sono pesci , riusc a scovare gli organi genitali dei polpi (che si trovano sul collo) e osserv lo sviluppo dell'embrione del pollo prendendo e aprendo uova fecondate . Mentre Platone ha composto un solo

dialogo dedicato al mondo empirico (il " Timeo ") , Aristotele ha dedicato pi della met delle sue opere a questo mondo . A differenza del maestro (che riteneva che il nostro non fosse il vero mondo) , Aristotele era convinto che l'unico mondo esistente fosse il nostro . Va poi detto che gran parte dei concetti aristotelici sono di derivazione biologica ed interessante come dalla biologia derivino concetti filosofici . Platone svolgeva la duplice attivit di maestro e di conferenziere , di Aristotele possediamo tutto ci che ha scritto , ma il problema che le cose pi importanti non le ha messe per iscritto : come il suo maestro ha scritto per la pubblicazione : scriveva molto bene , ma probabilmente non come Platone .Dai dialoghi composti per la pubblicazione emerge che le sue posizioni non si distinguevano molto da quelle di Platone (pu benissimo darsi che siano composizioni che risalgono ad un periodo in cui non si era ancora allontanato da quelle idee) : in una di queste opere troviamo di un tale che si reca da un oracolo per chiedere se torner mai in patria . Nonostante l'oracolo gli avesse detto che sarebbe tornato in patria , egli mor : probabilmente la patria alla quale si fa qui riferimente non nient'altro che l'iperuranio platonico . Prendiamo ora in considerazione un'altra opera , il "Protrettico" , che potremmo definire "invito alla filosofia" ( funzione che lo scritto gi rivestiva in Platone) : si tratta di un invito rivolto al re di Cipro a dedicarsi alla filosofia tramite un ragionamento "sofistico" e dialettico : la domanda che Aristotele pone se si deve filosofare o no . Se non si deve filosofare si dir che la filosofia dannosa , spregevole ... insomma si motiver il perch non bisogna filosofare : ma cos facendo si filosofa , si fa un ragionamento filosofico . Sembra un'argomentazione sofistica ma non lo in verit : una filosofia che fa prevalere gli aspetti irrazionali nella realt lo fa tramite la razionalit ( il caso di Schopenaur o di Niezsche).Comunque questi dialoghi per la pubblicazione li possediamo solo per frammenti . Probabilmente and cos : Aristotele , come Platone , insegnava a scuola e scriveva , per a differenza del maestro il lavoro scolastico lo metteva per iscritto : quindi accanto agli scritti finalizzati alla pubblicazione vi erano gli appunti per le lezioni . Gli appunti erano pi che altro uno schema da seguire e ci doveva comunque essere una componente di oralit . Questo ci aiuta a comprendere perch fossero cos schematici e disordinati . Oltre agli appunti che si tracciava Aristotele , vi erano anche quelli che prendevano i suoi alunni mentre lui spiegava : chiaramente anche questi hanno uno stile ben differente da quello usato nei testi da pubblicare . E' proprio negli appunti che troviamo il vero Aristotele . Alla sua morte , i due gruppi di opere ebbero destini differenti : 1) quelle rivolte verso la scuola e sotto forma di appunti (dette ESOTERICHE o ACROMATICHE) finirono per cadere in disuso per via della loro "pesantezza" stilistica : l'aggettivo "esoterico" ha a che fare con il mistero 2)quelle finalizzate alla pubblicazione (ESSOTERICHE) , fluide e scorrevoli proprio perch dovevano essere pubblicate , ebbero enorme successo : quelle esoteriche , come detto , erano troppo pesanti e ridondanti (nelle due "Etiche" 3 dei libri sono identici !!! E nella "Metafisica" riprende cose gi dette) e finirono per andare perdute.Nella met del primo secolo Andronico di Rodi ritrov gli scritti esoterici andati perduti : li ripul e cerc di tirare fuori un'edizione , riordinando il tutto.I criteri per riordinare delle opere sono parecchi ed uno dei pi usati senz'altro quello cronologico , che neutro e nello stesso tempo coglie l'autore nel suo svilupparsi e perfezionarsi . Ma Andronico prefer riordinare per argomenti , raggruppando tutti i libri che trattavano un determinato argomento insieme : logica , fisica , etica.Tutto questo ebbe due conseguenze : a) A sparire furono le opere essoteriche (quelle volte alla pubblicazione) , in quanto si cap subito che il vero Aristotele era quello degli appunti scolastici. b) Ancora oggi abbiamo l'ordine che fu assegnato da Andronico e non quello effettivamente assegnato da Aristotele : non bisogna farsi ingannare , in

quanto Aristotele ha scritto opere singole : non possiamo sapere se quello di Andronico fu realmente l'ordine che diede Aristotele ( molto imbrobabile) . Di conseguenza la sistematicit di cui lo si accusava gli derivava da Andronico : infatti Aristotele era aperto e desideroso di confrontarsi con predecessori e contemporanei.L'intero "corpus" aristotelico strutturato secondo l'andamento dato : 1) Logica (che Aristotele non chiamava per cos : lui invent la logica ma non la parola ; la chiamava "analitica" : si tratta degli aspetti formali dei ragionamenti) : i tanti scritti di logica vengono definiti "organon" (strumento della conoscenza): nella sua classificazione delle scienze , Aristotele non inserisce la logica perch non ha contenuti : il contenuto della logica la sua forma stessa.Le due categorie di conoscenza erano la FISICA (in quanto ci sono corpi che cadono : comprendeva anche la biologia) e l'ETICA (intesa in senso lato : politica).Questa dunque la tripartizione classica , ma nella logica ci sono anche la retorica e la politica , ma sotto il nome di "Metafisica" (ci che sta al di l della dimensione fisica) che si trovano gli scritti pi importanti : Aristotele la chiamava Filosofia prima.Perch si chiamava metafisica ? Inizialmente la filosofia prima venne chiamata metafisica perch Andronico colloc i trattati di filosofia prima dopo i trattati di fisica : "met" in greco , seguito dall'accusativo , significa "dopo" e quindi "met t fusic" significava ci che stava dopo le cose fisiche.Da allora nasce quest'idea della metafisica , prima con valenza editoriale , dopo con il significato vero e proprio : le cose al di l del mondo fisico.Qui emergono diversi concetti che per Aristotele elaborava "fisicamente" : a confermare questa tesi il fatto che raccogliesse pareri qua e l , oppure che var la costituzione per gli Ateniesi (egli raccolse 158 costituzioni per avere materiale su cui ragionare per la sua politica : tra l'altro un secolo fa in Egitto questa costituzione ateniese di Aristotele fu ritrovata in un papiro ) : non si deve poi scordare la "historia animalium" (che non una storia , bens una descrizione particolareggiata degli animali) , che potremmo catalogare come opera zoologica : Aristotele per creare quest'opera aveva raccolto diverse esperienze (l'amico Teofrasto , invece , si occup di botanica).Nella "Metafisica" Aristotele argomenta che l'uomo per sua inclinazione naturale aspira alla conoscenza e traccia dunque una scala gerarchica della conoscenza ( un p come aveva fatto Platone ) : man mano che si sale ogni gradino caratterizzato da un approfondimento rispetto al precedente . Al gradino pi basso troviamo 1)la SENSAZIONE : ricordiamoci che Aristotele ha della conoscenza una concezione empiristica : la mente umana prima delle sensazioni una "tabula rasa" (una tavola incerata schiacciata e rinnovata) : prima dell'esperienza sensuale non c' nulla (a differenza di quanto diceva Platone , che era un innatista) ; in Aristotele c' un rifiuto radicale della concezione innatistica : la conoscenza ci deriva interamente dall'esperienza sensuale.Per Platone l'esperienza sensuale c'era , ma era una concausa : era infatti semplicemente un modo per realizzare la reminescenza . L'opposizione Platone - Aristotele davvero forte : ancora oggi c' chi innatista (e sostiene che nasciamo gi con alcune cose nella testa) e chi empirista (ed del parere che la nostra mente una tabula rasa).In realt la filosofia successiva non sar nient'altro che una variante di posizioni aristoteliche o platoniche . E' come se questi due grandi filosofi avessero tracciato i due modelli per filosofare .Le sensazioni sono quelle che l'uomo ha in comune con gli animali : per Aristotele ci sono due tipi diversi di anime : un tipo , pi complesso , ed un altro , pi semplice. L'anima dei vegetali , per esempio , non prova sensazioni , mentre quella dell'uomo e dell'animale prova sensazioni : proprio il poter provare sensazioni che funge da punto di partenza per la conoscenza.Aristotele attribuisce grande importanza all'udito (organo con cui si possono ascoltare i discorsi : malgrado Aristotele sia pi "libresco" di Platone , in lui non troveremo mai

una polemica contro gli scritti : anzi , l'idea che per studiare ci si debba servire di libri tipicamente aristotelica ) e questo significa che ai suoi tempi l'oralit era ancora importantissima . Per per Aristotele l'organo di gran lunga pi importante era la vista perch pi di ogni altro consente di distinguere gli oggetti : non a caso conoscere significa proprio distinguere , definire : ad un livello empirico la prima separazione la distinzione degli oggetti sensibili . Per il grosso limite della sensazione che fa cogliere solo il fatto , il che (in greco l'"oti") e non il perch (il "dioti") : per arrivare al perch bisogna seguire un lungo percorso .2) Al secondo gradino Aristotele mette la MEMORIA : l'intelligenza si pu sviluppare se accanto alla sensazione c' la memoria : gli animali non riescono a conservare la singola esperienza e cos non hanno intelligenza . La memoria consiste proprio nel conservare le singole esperienze , nel ricordare le sensazioni . 3) Al terzo gradino Aristotele pone l'ESPERIENZA : essa non la singola sensazione , bens l'accumularsi di sensazioni grazie alla memoria : questa l'esperienza : mettendo insieme una serie di casi singoli si riesce ad arrivare ad una prima forma di generalizzazione . Se si ha avuto a che fare con malattie e cure , si avr una generalizzazione e si sapr come agire nel caso si ripresentino : mi sono accorto che una medicina giova ad una determinata persona , poi ad un'altra e poi ad un'altra ancora tutti accomunati dalla stessa malattia , anche somministrandola ad un'altra persona otterr gli stessi risultati . Chi ha esperienza medica e ha visto che certe medicine hanno giovato a pi persone con una stessa malattia arrivato a dire che a chi ha tale malattia va somministrata tale medicina : questa per non ancora la "scienza" vera e propria . Si ha una vera conoscenza quando si pu dire che la determinata malattia va curata con una determinata medicina perch va ad operare su determinate cose , organi...Con la scienza si arriva al "dioti" puro ; mentre con l'esperienza intuisco che una determinata medicina giova in certi casi , con la scienza riesco a fornire delle motivazioni : ad esempio , tramite la scienza so che l'aspirina ha un effetto anticoagulante e che di conseguenza posso prevenire e curare l'infarto : non dico pi che in certi casi ha funzionato e che quindi anche qui deve funzionare , bens che avendo un effetto anticoagulante curer e giover a tutti coloro che han l'infarto . Si passa cos dall'oti al dioti : quelle persone sono guarite perch hanno quella determinata malattia e questa medicina la cura. Si passa quindi dal particolare all'universale : il vero passaggio quando da un p di casi riesco a cogliere il significato universale : non parlo pi di individui che hanno certi sintomi etc. , ma , per esempio , di diabetici.Da una collezione di casi particolari raggiungo una concezione universale.La scienza grazie all'esperienza mi dice che le malattie circolatorie si curano con l'aspirina e di conseguenza quell'individuo che soffre di cuore deve essere curato con l'aspirina : con una serie di esperienze raggiungiamo la scienza . Aristotele , poi , afferma che coloro che sono esperti , che hanno acquisito tante esperienze , sono migliori rispetto a quelli che hanno studiato e sanno solo il dioti : affinch la scienza entri in funzione le esperienze sono fondamentali : esse ci consentono di riportare i casi singoli a verit universali . L'esperto ha solo la casistica , lo scienziato solo la scienza , la verit universale : nella pratica l'esperto va meglio fin tanto che lo scienziato non fa esperienze . Un medico che non abbia mai studiato medicina , ma che sia esperto (avendo gi curato o operato) di sicuro meglio di un medico che abbia studiato tutto ma che non abbia mai avuto esperienze di intervento . Il medico con scienza ed esperienza risulta a sua volta essere il migliore di tutti : l'esperienza un insieme di casi da cui si possono trarre conclusioni generali operative : il buon medico deve sapere da casi particolari ricondursi a casi generali e viceversa . La "tekne" sembra essere molto vicina all'esperienza , ma in realt comporta un coglimento della realt universale , l'acquisizione del dioti e dell'oti . Da

questi singoli casi si trae una verit di carattere generale : perch in tutti quei casi va cos ? Nel caso della medicina parliamo di eziologia , perch si usa una determinata cura : se si sa calare l'universale nel particolare gi una buona cosa : perch se io ho un 'ottima conoscenza dell'universale (che ho ottenuto studiando sui libri) , ma poi non so calarla nel particolare , la mia conoscenza inutile . In realt si dovrebbe parlare di scienza applicata , di "tekne" . Aristotele sulle scienze fa una classificazione generale : 1) le scienze applicabili (quelle che mi consentono di produrre qualcosa) 2) le scienze NON applicabili (quelle che non mi fanno produrre niente) . A proposito delle "teknai" Aristotele effettua una tripartizione : ci sono le tecniche a)necessarie b)utili c)piacevoli . Esaminiamo le distinzioni : la tecnica di procacciarsi il cibo senz'altro necessaria : occorrono conoscenze applicative per sapersi procacciare il cibo (Ippocrate diceva che occorreva pure la conoscenza di come cucinarlo , e questa una scienza utile , non fondamentale) ; come esempio di "tekne" piacevole possiamo portare l'arte culinaria , che mira solo a soddisfare e a dare piacere al palato . La tekne per Aristotele non rappresenta comunque il livello pi alto del sapere perch subordinata in ogni caso a fini diversi della conoscenza : dall'esperienza che si genera la tekne , ma l'esperienza non ancora tekne pura : la tekne infatti caratterizzata dall'avere come oggetto della propria conoscenza l'universale : la medicina raggiunge il livello di tecne (e non pi di semplice esperienza) quando in grado di conoscere che un determinato rimedio non guarisce solamente Socrate e Platone , bens ogni persona affetta da una determinata malattia . Il che significa che quel rimedio efficace nella totalit o universalit dei casi in cui c' quella malattia . Anche chi ha fatto esperienza sa che quel determinato rimedio stato efficace in una pluralit di casi , ma non sa perch (ha l'oti , ma non il dioti) . Secondo Aristotele al di sopra delle tecniche si colloca una forma di conoscenza che ha di mira soltanto se stessa : il sapere per il sapere , ossia la conoscenza disinteressata , libera da vincoli , non subordinata a fini esterni ad essa . Questa la "sophia" , il sapere pi sublime a cui mira la filosofia . Cos Aristotele ha definitivamente staccato l'idea del sapere da come era in passato , dove il sapere veniva visto come legato e funzionale all'agire e al produrre . Per poter ricercare questo sapere disinteressato occorre quella che in greco era detta "schol" , ossia l "otium" latino , il tempo libero da ogni attivit lavorativa o pubblica . Dunque se vero che tutti gli uomini per inclinazione naturale aspirano al sapere , altrettanto vero che solo i filosofi realizzano in senso pieno questo fine iscritto nella natura dell'uomo . Ma perch questo sapere che in fondo non serve a nulla la cosa pi importante ? E' proprio il fatto di non servire a niente che lo innalza : una cosa che non serve pi nobile perch non legata al rapporto di servit . Le sensazioni servono all'uomo e ne prova piacere : se per esempio avessimo la possibilit di conoscere la realt senza vederla , non per questo vorremmo essere ciechi : nella vista consiste un piacere irrinunciabile . Questo "esperimento mentale" conferma le tesi di Aristotele . Comunque Aristotele crea anche una scala di acquisizione cronologica di queste teknai : le scienze necessarie sono le prime che l'uomo deve acquisire , in quanto gli consentono la sopravvivenza , poi deve acquisire quelle utili , che gli offrono comodit non fondamentali , ma importanti , ed infine quelle piacevoli (ed inutili) : possiamo riassumere cos la scala di acquisizione cronologica :"primum vivere , deinde philosophare ": prima di tutto bisogna pensare alla vita (Aristotele si mostra ancoira una volta legato al mondo terreno) . Il fatto che vengano acquisite per ultime , non significa che le scienze piacevoli valgano meno , anzi sono le pi preziose in assoluto . Le prime scienze che acquisiamo sono le esperienze , ma le pi importanti sono le scienze universali , che consentono una visione di insieme . Come abbiamo detto , le conoscenze piacevoli si sviluppavano nella "schol" : per noi il non

fare niente un concetto negativo prima che sul piano morale-assiologico , su quello ontologico : nel non far niente vi la mancanza di qualcosa . Per i Greci e per i Latini era diverso : la "schol" era quella parte dell'esistenza in cui ci si dedicava all'attivit studiosa . E' interessante come Aristotele insista su questa forma di studio disinteressato e affermi ripetutamente che questa sia la pi nobile delle vite . Questo dovuto a due fattori : 1) la mentalit greca generale (come quella Latina) era propensa ad esaltare l'ozio 2) tra Platone e Aristotele c' una grande differenza : secondo Platone si deve arrivare alle conoscenze supreme , al mondo intellegibile ; per Aristotele le conoscenze sono sensibili e presenti su questo mondo . Quando delineano il modello di vita da seguire , Platone traccia il percorso volto al raggiungimento del bene in s (si vede comunque nel mito della caverna che i filosofi devono ritornare sulla terra a governare : il punto di arrivo il re-filosofo) ; per Aristotele non cos : riconosce il modello dell'uomo cittadino , ma l'uomo pi elevato sar lo studioso , colui che si dedica all'otium e non al negotium : come mai ? Ricordiamoci che Aristotele vive dopo Platone , in un'epoca in cui la polis in crisi (per Platone e Socrate era scontato che l'uomo ed il cittadino fossero un tutt'uno ) : vi un progressivo scollamento da Socrate in poi tra uomo e cittadino , che un tempo erano indivisibili : Socrate aveva voluto morire , mentre Platone si era reso conto che la politica fosse ingiusta e aveva spostato la figura del politico nel mondo ideale : Sofocle in persona aveva notato questo progressivo scollamento uomo-cittadino . Per Aristotele non solo l'uomo pu essere uomo senza essere necessariamente cittadino , ma anzi nella dimensione in cui non cittadino migliore : questa teoria avr gran successo e prender piede (pensiamo agli epicurei ed al loro motto "lathe biosas" , " vivi di nascosto " : l'uomo per essere felice deve vivere lontano dalla politica , in privato ).Quindi possiamo provare a tracciare una graduatoria del graduale staccamento uomo - cittadino : a) in Socrate c' piena identificazione b) in Platone c' s identificazione , ma non in questo mondo (in quello delle idee) c) Aristotele apprezza la vita politica , ma non c' pi l'identificazione tra uomo e cittadino d) in Epicuro c' un totale rifiuto della figura uomo-politico associata . Va poi ricordato che Aristotele era uno straniero e non poteva svolgere vita politica : quindi evidente che non si sentisse uomo-cittadino , ma tuttavia questo l'aspetto meno imprtante che determin lo scolllamento aristotelico tra uomo e cittadino .Dalla fine del quinto secolo fino al terzo si arriva ad un rifiuto della politica : la filosofia nasce quando le civilt si sviluppano e un gruppo sociale ( i filosofi ) pu vivere senza lavorare . Aristotele distingue due grandi classi di scienze : quelle che hanno come oggetto il necessario e quelle che hanno come oggetto il possibile . Osserviamo qui sotto lo schema generale : Le prime sono dette scienze TEORETICHE e riguardano appunto ci che o ci che avviene necessariamen te sempre o per lo pi (in greco "ep pol") nello stesso modo . Per necessario intendiamo ci che non pu essere o avvenire diversamente da come o avviene . Si tratta dunque di domini di oggetti o eventi caratterizzati da una regolarit totale o con scarse eccezioni : la matematica rientra nelle teoretiche perch 2 + 2 mi dar sempre 4 e non si pu fare nulla se non indagare a fondo . Il mondo biologico rientra

anch'esso nelle teoretiche ma nella "sezione" ep pol (per lo pi ) . L'ep pol lo possiamo definire come un surrogato delle scienze matematiche , che vanno sempre allo stesso modo : Aristotele studi anche le generazioni e si accorse che non sempre riuscivano bene : gli individui di solito (per lo pi) vengono in un modo , ma pu succedere che vada diversamente e che abbia storpiature , deformit . Come nel caso delle generazioni , cos anche nel mondo molti avvenimenti sono accidentali ma non sono studiabili perch di essi non si pu indicare il dioti (il perch) . Il secondo ambito invece costituito dalle scienze PRATICHE e POIETICHE : esse concernono ci che pu essere in un modo o nell'altro ; questa la caratteristica propria dell' azione e della produzione di oggetti : esse infatti possono avvenire o non avvenire , avvenire in un modo o in un altro . A loro volta azione (praxis , da qui pratiche) e produzione (da poieo , da qui poietiche) si distinguono per il fatto che l'azione ha il proprio fine in se stessa , ossia nell'esecuzione dell'azione stessa , mentre la produzione ha il suo fine fuori di s , ossia nell'oggetto che essa produce . L'etica una scienza pratica : il suo fine in se stessa ed il comportamento ; la poesia una scienza poietica perch mi fa produrre poesie : il suo fine sta al di fuori di s . Tuttavia Aristotele non ci parla molto delle poietiche perch non lo interessavano molto : ricordiamoci che per lui la vita migliore quella del filosofo , mentre quella dell'artigiano che produce non valutata positivamente (come d'altronde non lo era in tutto il mondo greco) . L'unica scienza poietica valida ed utile era per Aristotele la poesia , della quale ci parla ampiamente nella "Poietica" , opera che per non ci pervenuta interamente : pare che ce ne fosse un altro libro che non fu mai ritrovato e sulla cui ricerca ruota "Il nome della rosa" di Umberto Eco . Per Aristotele il concetto di poietica era molto legato a quello di tragedia : la poietica infatti la si pu estendere a qualsiasi forma di creazione artistica : la conoscenza che genera qualcosa . A riguardo dell'opera d'arte e della tragedia erano gi state formulate due importanti tesi : a) Gorgia , il cui giudizio era stato fortemente positivo : in assenza di un modello da imitare (per lui l'essere non esisteva e tutto era falso) , l'artista colui che crea nuovi mondi ed tanto pi bravo tanto pi riesce ad ingannare gli spettatori . b) Platone , il cui giudizio non era certo stato positivo : per lui l'arte e la tragedia erano copie di copie , vale a dire copie del mondo sensibile che a sua volta copia del mondo intellegibile . Si aggiungeva poi la crisi sul piano morale : l'arte fomenta e stimola la passioni inducendo i giovani (e non solo) ad avvicinarsi ad esse . Aristotele assume una nuova ed importantissima posizione : egli rivaluta l'arte (ed in particolare la tragedia) sia sotto il profilo ontologico sia sotto quello etico : sul iano ontologico Platone diceva che era imitazione di imitazione , Aristotele fa notare che la tragedia ha per lo pi come argomento il mito , che racconta cose non vere : i prsonaggi sono dei "tipi umani" . La tragedia , dice Aristotele , descrive il verosimile : non ci dice cosa ha fatto quella determinata persona in quel frangente , ma cosa farebbe qualsiasi persona in quel caso . Ci presenta non il vero ma il verosimile : questo per Aristotele un elemento che conferisce un valore particolare : ricordiamoci che la vera scienza per Aristotele scienza dell'universale e non el particolare : la tragedia ha quindi una valenza conoscitiva ed molto migliore della storia : la storia infatti non mette mai di fronte all'universale , bens racconta le gesta dei singoli : mi racconta casi particolari e non universali . La tragedia ha quindi una valenza filosofica perch mi mette di fronte a casi universali.La tragedia imitazione in forma drammatica e non narrativa di un'azione seria e compiuta in s attraverso una serie di avvenimenti che suscitano piet e terrore : il suo contenuto un mito . Da qui in poi si rivaluter completamente l'arte che Platone aveva disprezzato . Per dirla alla Platone , l'arte per Aristotele non imita il mondo sensibile , ma le idee stesse : imita infatti l'universale . Esaminiamo ora l'aspetto etico-morale

dell'arte : come Platone , cos anche Aristotele sostiene la metriopazia ( il controllo , la misura delle passioni) e non l'apazia (la privazione delle passioni ) : la valutazione della tragedia da parte di Aristotele antitetica rispetto a Platone anche sul piano etico : Platone diceva che stimolava alle passioni e che quindi andava abolita , Aristotele introduce la KATARSI artistica : (parola che deriva dalla medicina , suo padre era medico , e risente del suo interesse biologico : katarsi significa "purga" e pi in generale "purificazione" : il meccanismo con cui ci si purifica dalle sostanze dannose ) : chiaramente una metafora . Ma che cosa intende Aristotele per purificazione ? Il passo in cui ci parla della katarsi molto breve (ricordiamoci che erano appunti) complesso e quindi difficile capire se intenda purificazione dAlle passioni o dElle passioni : Se fosse dAlle passioni , sembrerebbe che con la tragedia ci si libera dalle passioni , il che una contraddizione ; quindi Aristotele intendeva purificazione dElle passioni : nella tragedia infatti vengono messe in gioco passioni negative , spaventose : Platone le rifiutava totalmente perch pensava che vedendole si stimolassero e nascessero in chi le vedeva ; Aristotele , invece , scopre che vedere in scena certe passioni ha l'effetto di oggettivarle e di far s che l'individuo possa riuscire a controllarle : ancora oggi gli psicologi mirano quando i pazienti sono afflitti da ansie a farle uscire , a tirarle fuori , a far prendere coscienza al paziente delle proprie ansie : il fatto di guardarle in faccia , a tu per tu , consente di controllarle e di razionalizzarle . Vedere sulla scena , in un situazione in cui si oggettiva e si vede con un certo distacco , permette di razionalizzare le passioni . Il processo della katarsi consente all'uomo di vivere meglio le passioni negative , il terrore inducendolo a guardarsene . Ritorniamo ale scienze teoretiche , il cui fine la verit e la cui base il sapere per il sapere : Aristotele effettua una tripartizione : le scienze teoretiche sono 1) FISICA 2) MATEMATICA 3)FILOSOFIA PRIMA .Parliamo di esse a seconda degli oggetti che studiano . Della fisica Aristotele ne parla come filosofia seconda : essa studia oggetti che esistono di per s , ma sono mutevoli . La matematica studia oggetti immutabili , ma che di per s non esistono . La filosofia invece studia oggetti che non si muovono ed esistono di per s .Per Platone erano sostanze in senso pieno le idee , mentre il mondo sensibile era un essere depotenziato : Aristotele costruisce una filosofia pi vicina al senso comune : egli si chiede : " quali tipi di sostanze esistono ? " Arriver a dimostrare l'esistenza di cose immmateriali , come Dio , ma egli parte dicendo che senz'altro tutte le cose materiali che vediamo intorno a noi esistono ; per Aristotele non esistono da soli e separatamente quelle cose che per Platone esistevano (in particolare quelle caratteristiche quantitative che Platone diceva esistere di per s) , come gli enti matematici , i numeri : per Platone c'era il triangolo in s e poi gli altri triangoli sensibili . Per Aristotele l'opposto : esistono i triangoli materiali e poi quello immateriale , che per non pu mai esistere come realt autonoma . Platone aveva minuziosamente dimostrato che noi quando dimostriamo ci riportiamo all'idea di triangolo . Per Aristotele esistono prima i triangoli materiali e poi quello immateriale : quello "ideale" per Aristotele non nient'altro che una nostra creazione , siamo noi che facciamo un'astrazione : esso esiste solo come risultato di un processo di astrazione da noi operata . Due libri hanno la forma di parallelepipedo : Platone direbbe che imitano l'idea di parallelepipedo . Per Aristotele no , l'opposto : si fa un processo di astrazione dove poco per volta si tirano fuori le caratteristiche : i due libri non hanno colori uguali , quindi tolgo i colori ; hanno scritte diverse , quindi tolgo le scritte ; sono imprecisi , tolgo le imprecisioni ; privato di tutte le caratteristiche mi rimane solo pi la forma di parallelepipedo : il processo consiste essenzialmente nell'asportare via le differenze tra i due libri . Diciamo che la matematica indaga cose che di per s non esistono perch le si creano con l'astrazione e cher indaga cose immutevoli perch il

parallelepipedo sempre esistito . Per Platone il parallelepipedo esiste nell'iperuranio , per Aristotele nel mondo terreno , nei due libri , per esempio . La fisica studia quel mondo fisico che Platone non amava : le sostanze materiali che di per s esistono ma sono mutevoli . In particolare la fisica studia gli enti naturali . La filosofia prima anche chiamata metafisica (abbiamo gi spiegato il perch) Che cosa studia ? Ci sono due modi per definire l'oggetto dello studio della filosofia prima : a) Gli oggetti che esistono da soli come le cose sensibili e sono per immutabili come i numeri della matematica : la filosofia prima assumer poi le istanze di teologia perch solo la divinit che immutabile ed esiste di per s . b) E' comunque anche un'ontologia perch studia pure l'essere in quanto essere (quest'espressione , essere in quanto essere , fu proprio creata da Aristotele) . Non si occupa di un tipo particolare di essere . Lo studio degli animali in quanto animali la biologia , quello dei numeri in quanto numeri la matematica , e cos via .La filosofia prima invece studia simultaneamente un solo oggetto (la divinit) e tutti gli oggetti per la loro caratteristica di essere . Aristotele discute poi dell'infinito nel contesto matematico : egli nega l'esistenza dell'infinito , che negher anche parlando di cosmologia : il cosmo una cosa finita . L'infinito per Aristotele esiste solo potenzialmente , ma non mai effettivamente attuabile . Non esiste come realt fisica e neanche come realt matematica : esiste solo potenzialmente . Concentriamoci sul contesto matematico : Aristotele sa bene che ogni numero aumentabile di una unit : l'infinito numerico per solo potenziale : si usano sempre e solo numeri finiti che si possono aumentare di una unit : non c' mai in atto un numero infinito , solo potenzialmente c' . L'infinito esiste anche nell'infinitamente piccolo (sempre potenzialmente) : si pu dividere all'infinito , ma comunque in realt non si trova mai un numero infinito . Bisogna precisare che Aristotele aveva una concezione CONTINUA della realt e non discreta (come invece aveva Democrito ) : per Aristotele i numeri non sono infinitamente divisibili (va detto che all'epoca non si conoscevano le frazioni ). L'infinito potenziale esiste , sia nel piccolo sia nel grande ; questo per vale solo per la matematica , perch invece nel mondo fisico non c' neppure in forma potenziale . Le considerazioni di Aristotele sulla matematica sono state importantissime per la storia tant' che ancora oggi abbiamo una concezione della matematica che ci deriva da Aristotele : per noi , come per Aristotele , i numeri sono astrazioni e non realt di per s esistenti (come era invece per Platone : il due esisteva perch imitava l'idea di due) : per Platone il due di per s non esiste : lo si ricava tramite quel processo di astrazione che abbiamo prima spiegato : ci sono due libri , due penne ... Comunque ancora oggi la questione non stata risolta e c' ancora chi sostiene che i numeri esistano davvero come realt a s stanti , schierandosi cos dalla parte di Platone : il ragionamento che li porta a dire che esistano indipendentemente dalla realt riassumibile in questi termini : se nessuno contasse pi , i numeri continuerebbero ad esistere ? I semiplatonici dicono di s . Per ad Aristotele la matematica non interessa molto , a differenza di Platone che era legato ai Pitagorici : la fisica aristotelica torna ad essere una fisica puramente qualitativa . Se ci chiedessimo se nella concezione della realt pi moderno Platone o Aristotele la risposta non sarebbe facilissima : Aristotele riconosce un'autonomia del mondo fisico (indipendente dal mondo delle idee) ; per Platone ha un carattere quantitativo nello studio della realt : lo si pu definire un precursore della fisica moderna ; per Platone infatti non si pu studiare il mondo sensibile senza applicare la matematica . Il motore che avvia la ricerca del sapere ravvisato da Aristotele nell meraviglia , nel meravigliarsi e nel chiedere "perch ?" . La meraviglia d quindi avvio ad una ricerca volta a dare risposta a questa domanda e segna la transizione dal che (l'oti) al perch (il dioti) . Per Aristotele la scienza

trova la sua espressione nel linguaggio e precisamente nei discorsi . Nei dialoghi la logica svolge un ruolo fondamentale : essa era stata inventata in epoche precedenti ad Aristotele ; pensiamo a Parmenide (identit , contraddizione) o a Platone (soprattutto nel " Sofista ") : per non era ancora chiaro fino in fondo il carattere formale della logica : veniva solo applicata ad aspetti concreti . Aristotele invece stato l'inventore di un metodo : la sostituzione delle proposizioni con le lettere (cosa che si usa adesso soprattutto in matematica) : a un numero qualsiasi , non si sa quale , ma sar sempre quello . Ci implica la possibilit di studiare le strutture a prescindere dai contenuti . In realt la parola "logica" stata coniata dagli Stoici ed ha avuto gran successo : la logica quella che studia il "logos" , il pensiero . In realt Aristotele la chiamava ANALITICA (dal greco analuo , ana+luo = scomporre una realt complessa nei suoi elementi : proprio come le proposizioni sostituite dalle lettere ) . Come detto , la logica non rientra nelle scienze perch non scienza , per lo strumento delle scienze : mi consente di verificare la coerenza dei passaggi logici : essa di per s non ha nessun oggetto . Logica deriva da logos , termine che significa tanto discorso quanto pensiero : come se prima di parlare ad alta voce si parlasse dentro di noi ; lo studio di Aristotele in teoria studia , indaga il pensiero ma in realt studia il linguaggio perch non si pu avere accesso alle menti altrui per indagare il pensiero . Successivamente la logica diventer studio dei diversi tipi di discorso . Accanto ai libri di logica , Aristotele ha scritto la "Retorica" : fa notare che noi siamo abituati a pensare che la forma classica del discorso quella in cui si predicano il soggetto ed il predicato : esempio "Socrate corre " ; "Socrate ad Atene" ...Le proposizioni costituite da predicato e soggetto sono chiamate APOFANTICHE (o dichiarative : dicono qualcosa di qualcosa) : queste proposizioni sono le uniche che possono essere o vere o false : se dico "il libro sul tavolo " pu essere vero (se effettivamente il libro sul tavolo) , ma anche falso (se non sul tavolo) . Le preghiere , le esclamazioni , le domande , i comandi non dichiarativi : non sono n veri n falsi ; se dico "oim " non n vero n falso . La retorica pu rivolgersi sia al passato (valuto , per esempio , le imprese di un uomo) sia al presente (lodo le caratteristiche di una persona , per esempio) sia al futuro (impartisco comandi) : sono i discorsi suasori , dove l'importante la tecnica del persuadere ; Aristotele per non si rivela molto interessato ai discorsi suasori , che non sono n veri n falsi . Dire "Socrate un uomo" non un ragionamento , ma una proposizione (apofantica) che pu essere o vera o falsa . Un ragionamento invece una catena di proposizioni e Aristotele lo chiama " SILLOGISMO " (sun + lego = ragionamento concatenato) ; un sillogismo costruito da due premesse e una conclusione . Le proposizioni sono anche scomponibili ; le parti che costituiscono una proposizione sono il soggetto ed il predicato , e dato che sono gli estremi della proposizione vengono chiamati "termini della proposizione" . Le proposizioni possono essere divise sotto tre aspetti : 1) QUANTITATIVO 2)QUALITATIVO 3) MODALE . 1) Sul piano quantitativo , le proposizioni possono essere universali o particolari .Se dico "tutti gli uomini sono mortali" universale ; se invece dico "alcuni esseri viventi sono animali" particolare. Nel primo caso dico che tutti , senza eccezioni , gli uomini sono mortali . Nel secondo caso dico alcuni . Aristotele nell'ambito delle quntitative riconosce anche le "individuali" , per esempio "Socrate uomo " il soggetto non ha valenza n universale n particolare , bens individuale o particolarissimo . Un termine individuale in una proposizione non pu mai fungere da predicato , ma solo da soggetto . Invece , i termini che rientrano a costituire le proposizioni della scienza possono fungere sia da predicato sia da soggetto : sono quindi termini universali (ad esempio "uomo") . 2)Sul piano qualitativo , possono essere affermative o negative : sia le universali sia le particolari possono essere sia

negative sia affermative ;universale affermativa "tutti gli uomini sono mortali" ; particolare affermativa "alcuni esseri viventi sono mortali" ; universale negativa : "Nessun uomo bianco" ; particolare negativa "qualche uomo non bianco " . 3) Sul piano modale , le proposizioni possono essere a) possibili b) contingenti c) impossibili d) necessarie : a)non in un modo , ma potrebbe esserlo (non piove ma potrebbe cominciare) b) l'opposto del possibile : in un modo , ma potrebbe non esserlo (piove , ma potrebbe non piovere) c) ci che non che non pu essere d) ci che e che non potrebbe non essere . Le modali stanno tra loro a 2 a 2 : l'impossibilit una forma di necessit : dire che una cosa impossibile significa dire che necessario che non sia .Nel "Parmenide" di Platone questo concetto emergeva molto bene : la necessit ci che e che non pu non essere . La logica ci consente di studiare la struttura del pensiero e di cogliere gli aspetti formali , evitando cos di incappare in errori formali : essa ci permette di fare ragionamenti coerenti .L'unico modo per non fare errori di ragionamento separare la forma dal contenuto . Aristotele dice che le proposizioni possono essere CONTRADDITORIE o CONTRARIE : le contrarie hanno la prerogativa di non poter essere entrambe vere , ma di poter essere entrambe false : per esempio le proposizioni "tutti gli uomini sono bianchi" e "nessun uomo bianco" sono tutte e due false , in quanto qualche uomo bianco e qualche altro non lo . Le contrarie per accettano una via di mezzo : in questo caso la via di mezzo "alcuni uomini sono bianchi" : un buon modo per cogliere due proposizioni contrarie vedere se hanno una via di mezzo. Le contradditorie invece hanno la prerogativa di essere necessariamente una vera e l'altra falsa : "tutti gli uomini sono bianchi" , "qualche uomo non bianco" : se la seconda vera , la prima non lo .Questa divisione aristotelica tra proposizioni contrarie e contradditorie di fondamentale importanza perch noi nei ragionamenti talvolta traiamo conclusioni sbagliate perch non abbiamo ben chiaro il funzionamento delle proposizioni : a volte diciamo che una cosa falsa e argomentiamo che l'opposto vero : questo vale solo per le contradditorie : il principio della dimostrazione per assurdo . Se non mi accorgo che le proposizioni sono contrarie e ragiono cos sbaglio clamorosamente : ad esempio , " Stalin un imbecille" : questo non mi consente di dire " Hitler intelligente" : sono due contrarie e quindi ci deve essee una possibilit intermedia . Finch le forme del pensiero sono intrecciate col contenuto , i ragionamenti sono incoerenti : per ragionare bene bisogna separare la forma dal contenuto , un p come nella matematica con le lettere , dove si vede il ragionamento allo stato puro . La logica si muove su tre livelli 1) TERMINI : come abbiamo detto sono il soggetto ed il predicato : i termini non sono mai n veri n falsi , solo le proposizioni possono essere vere o false : se dico "uomo" non n vero n falso , ma se dico "l'uomo corre" pu essere falso ; anche se dico una cosa che non esiste come l'ippogriffo , un animale mitologico , non sbagliato : infatti costruendo la proposizione potr dire "l'ippogriffo non esiste " ed giusto , oppure "l'ippogriffo esiste" ed sbagliato . 2) le proposizioni , che sono le uniche che possono essere o vere o false . 3) I sillogismi , dati da due premesse e una conclusione : essi non sono n veri n falsi , ma coerenti o incoerenti : tutto dipende dalle premesse che avevo in partenza . Ad esempio, prendiamo due premesse sbagliate : "tutte le cose verdi sono vegetali" e "tutte le rane sono verdi" : con il sillogismo arrivo alla conclusione che tutte le rane sono vegetali , ma il sillogismo non affatto sbagliato : sono sbagliate le premesse ! La conclusione stata tratta correttamente sfruttando le premesse . si chiama premessa maggiore di un sillogismo quella che fornisce informazioni pi generali , mentre premessa minore quella che fornisce informazioni pi particolareggiate : ad esempio : premessa maggiore "tutti gli animali sono mortali" ; premessa minore "tutti gli uomini sono animali" ; conclusione "dunque tutti gli uomini sono mortali" .

Questo sillogismo viene detto di "prima figura" : le premesse sono universali affermative ed il termine medio "animali" , che nella prima frase soggetto , nella seconda predicato . Il termine "animali" termine MEDIO perch mi consente di collegare tra loro nella conclusione gli altri due termini che compaiono invece ciascuno in una sola delle premesse . Accanto a questa prima figura per Aristotele esistono altri due tipi di figure , che si distinguono in base alla posizione del termine medio come soggetto o predicato nelle premesse . Ciascuna figura a sua volta si pu articolare in diversi "modi" , a seconda delle qualit delle premesse (affermative o negative) o della quantit (universali o particolari) . Ma solo la prima figura agli occhi di Aristotele quella propriamente scientifica : essa infatti consente di rispondere alla domanda centrale della scienza "perch ?" ; nel nostro caso se ci si chiede perch tutti gli uomini sono mortali , la risposta insita nel termine medio "animali" . E' il fatto che gli uomini sono animali a spiegare il fatto che essi sono mortali . Il sillogismo partendo dalle premesse arriva a dimostrare che gli uomini sono mortali . Se le premesse sono vere anche la conclusione necessariamente vera . Propriet del sillogismo infatti la trasmissione della verit dalle premesse alla conclusione.Il carattere universale delle premesse consente di raggiungere una conclusione universale e necessario e proprio della scienza ci che vero universalmente in tutti i casi . Il termine medio gioca un ruolo fondamentale perch mi consente di collegare le premesse per trarre la conclusione . Si possono anche analizzare le mansioni dei termini : il medio svolge le funzioni sia di predicato (tutti gli uomini sono animali) sia di soggetto (tutti gli animali sono mortali) : proprio il fatto che in una proposizione il medio sia soggetto e nell'altra predicato che mi consente di trarre la conclusione corretta . Se il "medio" fosse solo predicato o solo soggetto in tutte e due le premesse non potremmo trarre conclusioni cos semplici : se per esempio avessimo queste due premesse "tutti i vegetali sono verdi " e "tutte le rane sono verdi" finiremmo per dire "tutte le rane sono vegetali" : il medio (rane) soggetto in tutte e due le proposizioni . In questo caso teoricamente non lo si pu neanche chiamare termine medio . La logica , come detto , ci consente di evitare errori perch separa le forme dai contenuti ; nel passato ci fu chi disse "quel tale ha quel carattere ed delinquente" "tu hai quel carattere" "di conseguenza sei delinquente" : sbagliatissimi perch il termine medio (carattere) solo predicato . Secondo Aristotele il termine medio serve a spiegare il dioti , il perch di un qualcosa . Si per pi volte notato che in realt le conclusioni spesso non derivano dalle premesse : nel nostro caso per dire che gli uomini sono mortali non necessario dire che sono animali e gli animali ono mortali : tutti sappiamo che gli uomini sono mortali anche senza effettuare questo ragionamento . Sappiamo per altre vie che l'uomo mortale (per esempio per il fatto che tutti gli uomini esistiti sono morti) , per il sillogismo ci fa capire il legame logico tra le varie proposizioni : ci consente di acquisire il dioti e non solo l'oti ; sappiamo tutti che l'uomo mortale , ma per capire il perch occorre il sillogismo . Ci che ci fa capire il perch (ed in parte vi si identifica) il termine medio : il puro e semplice oti (gli uomini sono mortali) non dimostra l'inutilit del sillogismo : un p come un sistema . In altre parole il sillogismo non ci fa capire la verit , ma i nessi tra le verit . Perch gli uomini sono mortali ? La risposta nel termine medio : perch sono animali . La struttura del sillogismo DEDUTTIVA : si parte da verit universali per dimostrare realt particolari . Il termine deduzione deriva dal latino "deduco" (de+duco = tiro gi da una verit che sta pi in alto una verit che sta pi in basso) . Ma che origine hanno le premesse ? Possono avere due origini differenti : a) possono essere conclusioni : ogni premessa infatti pu essere conclusione di altre premesse : comunque un processo che non pu andare avanti all'infinito . b) In molti casi le premesse generali

derivano da processi induttivi (arrivo cio da casi particolari a casi pi generali) ; la conoscenza un p come un circolo , ma non vizioso : da casi generali si passa a casi pi specifici e viceversa ; sarebbe un circolo vizioso se per arrivare a verit generali si dovessero analizzare tutti i casi : ad esempio se per dimostrare che "tutti gli animali sono mortali" dovessi esaminare uno ad uno tutti gli animali esistenti (ed esistiti) sono mortali : ma non cos ! Aristotele ritiene che mediante processi astrattivi , con un certo numeri di esempi si possa cogliere un'essenza generale comune a tutti gli elementi di una specie : come per Platone , anche per Aristotele esistono realt universali che vengono compartecipate da tanti individui : per lui per sono forme e non idee: la forma uomo in tutti gli uomini : se l'essenza uomo caratterizzata dalla mortalit posso arrivare a tirar fuori da un p di casi che tutti gli uomini sono mortali . Per capire questo non ho bisogno di andare a vedere che tutti gli uomini esistiti sono morti : da singoli casi con l'astrazione e cogliendo le caratteristiche (sfruttando solo quelle comuni) posso arrivare a dire che tutti gli uomini sono mortali : questo anche se analizzo solo tre uomini : tutti e tre han la forma uomo : se son morti quei tre tutti quanti gli uomini sono mortali : passo dal particolare all'universale . Anche Socrate , per dire , anche se adesso ancora vivo , un mortale perch tutti gli uomini lo sono : dimostro con l'induzione . Quindi abbiamo detto che non un circolo vizioso perch non vado ad esaminare tutti gli uomini del mondo , ma solo alcuni : arrivo a dire che mortale Socrate che non era nel gruppo di coloro che ho analizzato : per arrivo a dire che anche lui mortale . Per Aristotele esistono gli UNIVERSALI , che a differenza di quanto era per Platone sono calati nella materia : se in un tale colgo l'essenza universale dell'uomo , questo processo vale per qualsiasi uomo . L'intelletto per Aristotele ha funzione DIMOSTRATIVA : consente , partendo da determinati principi , di arrrivare a conseguenze . Ma abbiamo detto che il sillogismo pu essere di vari tipi : quello scientifico quello che parte da premesse vere per arrivare a conclusioni vere . Aristotele fa notare che mentre se una premessa le conclusioni sono vere , se invece le premesse sono false non sempre le conclusioni sono false . Ad esempio , posso arrivae a dire che le rane sono verdi dicendo che sono vegetali . Tutte le rane sono vegetali , tutti i vegetali sono verdi , di conseguenza tutte le rane sono verdi . Si pu in qualche misura argomentare in modo contrario : quando le conclusioni son false , allora anche le premesse sono false (argomentazione per assurdo) , ma se mi trovo di fronte a conclusioni vere non sempre le premesse sono vere . Il sillogismo scientifico presuppone che oltre al dimostrare correttamente , ci sia l'intelletto , il saper cogliere principi : c' la dimostrazione come argomentazione , l'intelletto per cogliere principi : la scienza raccoglie ambedue . Il numero di casi per l'induzione non sempre lo stesso : per i casi empirici ne occorrono un p : Aristotele crede di poter stabilire una realazione tra il fatto che un animale sia longevo e il fatto che sia dotato di cistifellea : cita cos diverse specie animali e la durata della loro vita . Ma in alcuni frangenti basta un caso solo : il caso della geometria . Con l'induzione si arriva a tante cose : per Aristotele attraverso l'intelletto si arriva a principi comuni validi per tutte le scienze , e ad altri validi solo per alcune scienze : i principi della geometria per esempio riguardano solo le qualit spaziali . Facciamo un piccolo riassunto : il sillogismo lo strumento principale della scienza : la scienza quindi dimostrazione . Ma si pu dimostrare tutto ? Nasce qui il problema dell'assunzione delle premesse ; certamente molte premesse di determinati sillogismi (come abbiamo gi detto) sono a loro volta conclusioni di altri sillogismi , ma se si vuole evitare di andare all'infinito alla ricerca di premesse , che debbono costituire il saldo punto di partenza della scienza ,occorre rintracciare un tipo di premesse la cui verit non richieda necessariamente una dimostrazione . Occorre quindi uno strumento ,

diverso dalla dimostrazione , in grado di coglierle nella loro verit . A questa funzione presiede l'intelletto . Esso dunque una disposizione non innata , ma acquisibile con l'esercizio , a cogliere l'universale per via non dimostrativa . Esso coglie i primi principi indimostrabili che stanno alla base di ogni scienza per via induttiva . Ecco quindi la distinzione di cui parlavamo tra principi propri di ogni singola scienza (quali per la geometria la definizione degli enti e delle figure geometriche , per l'aritmetica la definizione dei numeri in pari , dispari ...) e i principi comuni a tutte le scienze (per esempio "il tutto maggiore della parte" o "Se da uguali sono sottratti uguali , i resti sono uguali):essi hanno una caratteristica non devono essere dimostrati . Ciascuna scienza li usa in relazione agli oggetti specifici di sua competenza : per esempio la geometria in relazione alle grandezze geometriche , l'aritmetica in relazion ai numeri , e cos via . Aristotele trova tre principi fondamentali da cui nessuna scienza pu prescindere : 1) IDENTITA' 2) CONTRADDIZIONE 3) TERZO ESCLUSO . 1) A A e non pu essere non-A 2)Aristotele d 2 formulazioni a questo principio a) impossibile che la stessa cosa sia e non sia al tempo stesso (sembra uguale a quello di identit , ma non lo ) b) impossibile che una stessa cosa appartenga e non appartenga nello stesso tempo alla stessa cosa . c)A o B o non B : non c' una terza possibilit : delle due proposizioni contradditorie una deve essere per forza vera . Questi sono i principi generaliossimi della logica : aristotele fa notare che non sono dimostrabili (come abbiamo detto anche noi) ; a rigore non si possono neppure cogliere bene per via induttiva . Aristotele argomenta in loro favore con la CONFUTAZIONE : non dimostra la verit , ma fa notare che sarebbe impossibile ragionare senza di loro ; non solo , anche impossibile argomentare contro questi tre principi . E' un caso di dimostrazione indiretta (quasi per assurdo) . Aristotele il primo autore che ammetta una autonomia reciproca delle scienze : per Platone esisteva una sola scienza : chi sapeva i principi , sapeva tutto . Con Aristotele incomincia quel processo per cui le varie scienze hanno acquisito autonomia dal sapere centrale e dalla filosofia . In Aristotele la filosofia la filosofia , ma poi c' l'albero della scienza , dove c' un tronco centrale ma anche tante ramificazioni . Aristotele riconosce s una certa autonomia alle varie scienze , ma come i rami di un albero sono in stretto contatto con il tronco centrale , cos le varie scienze sono imparentate con un tronco centrale : la filosofia e la logica : da notare che i principi della logica sono in buona parte gli stessi della filosofia . Prendiamo per esempio le tesi di Parmenide ed in particolare il principio della contraddizione : in termini logici si dice che non c' contraddizione , ma sul piano filosofico-ontologico si dice che impossibile che lo stesso soggetto abbia caratteristiche contradditorie : per noi come per Aristotele le leggi del pensiero e della realt sono le stesse . Aristotele fa vedere cose della realt anche nell'ambito della logica , in forma logica . A quei tempi tutto era diverso : pensiamo ai Pitagorici che si stupivano che ci che scopriva la matematica corrispondeva alla realt : il teorema di Pitagora vale su un triangolo astratto (sull'idea di triangolo, secondo Platone ) e poi su quelli reali . In Aristotele la parola DIALETTICA ha significato diverso rispetto a Platone : per Platone era un sinonimo di filosofia , per Aristotele significa "ragionamento che implica una dimostrazione con gli altri" . Posso s dedurre ed indurre da solo , ma la dialettica implica un rapporto con gli altri : quel ragionamento che parte non da ci che vero perch colto col sillogismo ed il ragionamento scientifico , ma da punti di partenza (premesse) prese per buone nel contesto in cui si parla : Aristotele dice "le premesse usate dai pi o dagli esperti o dalla maggioranza degli esperti " : non una verit assoluta , ma un modo per cominciare la discussione di una tematica . E' interessante notare che Aristotele abbia inventato il sillogismo ma che l'abbia usato davvero poco : usa di pi gli argomenti dialettici : prende dei punti condivisi da molti e li discute : quando si

cimenta nella ricerca delle quattro cause , parte dai punti di vista dei presocratici (coloro che vissero prima di Socrate ) .Agli occhi di Aristotele la conoscenza una sorta di processo collettivo nel quale si trovano coinvolti gli uomini del passato e del presente . Quindi partiva dalle premesse dei suoi predecessori e ci ragionava sopra discutendo se potevano essere accettate o no . Aristotele crede di partire dai PHAINOMENA ("fenomeni" , ci che appare all'esperienza) : questo conferma il fatto che Aristotele sia un empirista : per lui la mente una "tabula rasa" da riempire con le esperienze . Comunque fanno parte dei "phainomena" non solo le esperienze , ma anche le opinioni altrui : Aristotele anche quando studia gli organismi riproduttivi , non si serve solo delle esperienze personali , ma anche dei pareri degli antichi . Lo studia comincia ad essere mescolanza di esperienze personali e ragionamenti con il libro : proprio con Aristotele che il libro diventa strumento di sapere : ci fornisce quel materiale di elaborazione degli altri , ci che stato scritto . Ma se per conoscere si usano queste tecniche , il sillogismo che valore ha ? Il meccanismo per scoprire la verit la dialettica , quello per stabilire i nessi delle realt il sillogismo , che ci fornisce il dioti . A livello teorico abbiamo distinto fisica da metafisica : sia il sillogismo sia la dialettica rientrano nella metafisica , la pretesa di cogliere ci che sta al di l delle cose fisiche . L'essenza c' anche nella fisica . La fisica studia gli oggetti che esistono di per s ma sono mutevoli ( l'opposto della matematica) ; la metafisica studia tutto l'essere in quanto essere ma anche l'essere che esiste ed immutabile (la divinit) ; in pratica studiamo la metafisica come ontologia : se studio dell'essere in quanto essere si occupa anche di oggetti fisici . Ma che cos' l'essere ? L'essere pu essere ricondotto alla sostanza . Dire "che cosa l'essere?" si pu ricondurre a "che cosa la sostanza?" . Per rispondere Aristotele si pone un problema : " essere" ha significato univoco o biunivoco ? (in realt "biunivoco" e "univoco" sono termini medioevali) Aristotele risponde che non n univoco n biunivoco , ha significati analogici ; a questo punto Aristotele fa un esempio servendosi dell'aggettivo greco "salutare" : salutare tutto ci che ha a che fare con la salute , il clima , una persona , un cibo ... Il ragionamento che ne consegue che se ci chiediamo se univoco o biunivoco il significato dell'essere , dobbiamo rispondere che non n l'uno n l'altro : non pu avere sempre lo stesso significato , ma comunque i vari significati sono tra loro imparentati perch si riferiscono tutti ad un unico concetto , la salute . L'essere analogico : tutti i significati di essre si appoggiano alla "sostanza" , il significato pi importante . Aristotele fa poi un discorso a cavallo tra realt e logica : le cose possono avere una miriade di caratteristiche ; vero che posso predicare in maniera sterminata , ma le tipologie si possono ridurre a poche possibilit , le CATEGORIE (in totale 8 o 10 : in realt erano 8 , ma il 10 suonava meglio ...):in Greco categoria significa "predicato" : le categorie sono quindi 8 tipi di predicazioni che si possono fare : prendiamo ad esempio Socrate : 1) SOSTANZA ? Socrate 2)QUANTITA'? Un metro e mezzo 3) QUALITA' ? Bianco o filosofo 4) RELAZIONE ? Figlio di Sofronisco 5)LUOGO ? In carcere 6) TEMPO ? L'anno della morte 7) SITUAZIONE ? Star seduto 8) AVERE ? Un mantello (Aristotele ne aggiunge poi due giusto per far cifra tonda e arrivare a 10 : 9)AGIRE? Bagnare 10)SUBIRE? L'essere bagnato). Tra le categorie la pi importante appunto la sostanza : tutte la altre infatti devono per forza essere predicate di qualcosa , ossia appunto di una sostanza . Per esempio "bianco" o "un metro e mezzo" possono essere predicati alla sostanza "Socrate" .Il loro essere sempre in riferimento ad una sostanza , e dipende da essa . Ma la stessa cosa non vale necessariamente per tutte le sostanze . A questo proposito Aristotele distingue nello scritto "Sulle categorie " tra sostanze prime e sostanze seconde . La sostanza prima , per esempio "questo uomo qui" (l'individuo Socrate) non pu mai essere predicata di un'altra

sostanza n esistere in un'altra sostanza . Le sostanze seconde invece , ossia le specie (per esempio , uomo) e i generi ( per esempio , animale), possono essere predicate delle sostanze prime . Per esempio possibile dire "Socrate uomo" . Secondo Aristotele , Platone aveva commesso l'errore di attribuire esistenza autonoma ai predicati , ossia alle sostanze seconde che in realt esistono soltanto in riferimento a sostanze individuali .Ma viene spontaneo chiedersi quale sia la differenza tra universale e sostanza : Aristotele stesso si pone questa domanda e cerca di dare una risposta ne "La metafisica" ; egli dice che la sostanza di una cosa quella che caratteristica di quella cosa , che non inerisce ad un'altra cosa . L'universale invece comune , perch infatti si dice universale ci che per natura inerisce a pi cose . Quindi di che cosa sar sostanza l'universale ? Infatti l'universale o sar la sostanza di tutte le cose alle quali inerisce , o non sar la sostanza di nessuna . Ma non pu essere la sostanza di tutte ; se sar la sostanza di una sola cosa , allora anche tutte le altre cose saranno quest'unica cosa , poich le cose che hanno un'unica sostanza ed un'unica essenza sostanziale sono esse stesse un'unica cosa : un ragionamento per assurdo , si assume cio come premessa che l'universale sia sostanza . Inoltre si dice sostanza ci che non pu essere predicato di un soggetto (nel caso delle sostanze prime) , mentre l'universale si predica sempre di un soggetto . Aristotele arriva alla conclusione che gli universali (che Platone chiamava idee) non possano esistere separatamente dalle sostanze : "uomo" non esiste come entit separata dalle sostanze singole , "Socrate" , "Platone" , "Gorgia" ... Ci sono 8 modi per dire l'essere ma non equivoci : tutti si riconnettono all'essere come sostanza : perch? Non esistono le qualit al di fuori delle quantit : pensiamo al quadrato : di per s non esiste , esiste solo come processo di astrazione di un libro per esempio . Il libro blu : il blu esiste sempre nella misura in cui inerisce alla quantit (il libro) : il libro esiste di per s sempre . Le categorie risultano dunque 7 + 1 (la sostanza) . Ci sono poi le cose che esistono come qualit delle sostanze (il blu , il quadrato ...)Il significato principale dell'essere la sostanza : ma pi precisamente la sostanza individuale ; emerge qui un'altra grande differenza tra Platone e Aristotele : per Platone esistevano pi gli universali (le idee) che gli individuali : l'idea di cavallo esisteva pi del cavallo stesso : le idee si calavano nel mondo sensibile . Per Aristotele invece esistevano di pi gli enti empirici rispetto a quelli astratti : ci che una cosa sta nella cosa stessa e non al di fuori di essa ; una visione IMMANENTE , mentre quella platonica trascendente . Ci che propriamente esiste sono gli enti singoli : il significato principale dell'essere la sostanza , ci che effettivamente . La sostanza ci a cui le qualit ineriscono . Il quaderno per (esempio di sostanza ) pu essere due cose diverse : 1) pu essere il quaderno che ho in mano "hic et nunc" (qui e adesso , in Greco "tde ti") 2)pu anche essere la categoria generale dei quaderni : di fronte ad una persona posso dire "Caio" (per esempio), che il nome proprio della persona o "uomo" che la categoria alla quale appartiene : in entrambe i casi indico la sostanza con entrambe i nomi : quand' che si indica la sostanza prima di cui abbiamo gi parlato ? Quando si cita ci che "hic et nunc" : quando dico che la sostanza il significato dell'essere , devo dire che il significato primo dell'essere la sostanza prima . Come si pu distinguere sostanza prima da sostanza seconda ? La sostanza prima sempre e solo soggetto : se dico "il libro blu" sostanza prima perch soggetto ; se per dico "quest'oggetto un libro" sostanza seconda perch "libro" predicato . Se dico "Socrate uomo" non pu fungere che da soggetto e da sostanza prima : anche se dico "questo qui Socrate" in fondo soggetto . Le sostanze seconde possono essere SPECIE e GENERI : Socrate sostanza prima , "uomo" la specie , "animale" il genere : ci sono pi livelli di generit . Un buon modo per distinguere specie da genere che se ho una

specie non la si pu suddividere ulteriormente se non in casi singoli : da uomo posso solo passare a Socrate , Platone ... Il genere (animale) invece ulteriormente divisibile . Questo ci aiuta a capire che cosa significa per Aristotele definire : non posso definire Socrate , ma l'uomo : definire indicare la specie , la divisione ultima . Platone si serviva invece della diairesis . Aristotele punta su genere-specie : si individua il genere prossimo , cio il genere immediatamente successivo , pi generale dopo la specie : nel genere animale devo indicare la caratteristica che separa quel genere dagli altri : nel caso del genere animale bisogna dire per indicare l'uomo "animale razionale" . Si troova la differenza che contraddistingue l'elemento dal resto della specie . Le sostanze dunque sono in senso primario e non in funzione di qualcos'altro . Se dico "Socrate magro" , l'esser magro di Socrate un caso individuale della qualit generale dell'essere magro . Ma questa qualit generale , la magrezza , non una sostanza . Infatti mentre la sostanza (ad esempio Socrate) pu esistere senza la qualit di magrezza , la magrezza non pu esistere senza la sostanza a cui riferita . In questo caso la nozione di sostanza si distingue da quella di ACCIDENTE : una sostanza ha molte propriet accidentali , vale a dire propriet che essa pu avere o non avere , senza che l'averle o il non averle comprometta il suo essere quella sostanza determinata . Queste considerazioni portano Aristotele lontano dalla dottrina delle idee platonica . Per Platone ci sono cose bianche perch c' l'idea di bianchezza che viene compartecipata ; per Aristotele la bianchezza perch ci sono cose bianche , ossia sostanze dotate della qualit di bianchezza . Cos il numero 3 esiste perch esistono gruppi di tre cose . L'universale (il tre , la bianchezza , l'uomo...) , che oggetto della scienza , non ha esistenza separata dalle cose sensibili , come aveva preteso Platone , ma esiste nelle sostanze individuali . Ritorniamo allo studio dell'accidente : ogni specie ha determinate caratteristiche che appartengono agli individui della specie sempre o "ep t pol" (per lo pi) ; i cani hanno sempre o per lo pi quattro gambe . La sostanza di ogni specie indica ci che hanno sempre o quasi sempre (ep t pol) : ma Aristotele non si interessa delle singole differenze . L'uomo ha sempre o per lo pi due occhi perch fa parte della sua natura : ma non fa parte della sua natura che siano blu , verdi ... Ecco allora che ci troviamo di fronte agli accidenti , quelle cose che non sono n sempre n ep t pol : possono esserci . I concetti fondamentali della fisica sono legati al mutamento e al movimento : infatti gli enti fisici sono quelli che esistono di per s , ma che sono mutevoli . Il termine greco che designa il movimento "knesis" : in realt sarebbe pi appropriato tradurlo con " mutamento-movimento" : certi mutamenti vanno infatti ricondotti al movimento : prendiamo ad esempio il crescere di un animale , forma di mutamento : le sue particelle si muovono e fanno s che lui cambi . Il mutamento per pu avvenire solo sotto 4 categorie : 1) luogo : il pi banale ; la penna era qui , ora l : si spostata . 2) quantit : un essere che cresce muta di quantit 3)qualit : abbronzandosi , per esempio , si muta di colore e quindi di qualit . 4)sostanza : il mutamento pi radicale : quando un animale nasce passa dal non essere all'essere e viceversa quando muore passa dall'essere al non essere . Il movimento inerisce alle cose fisiche : ma non necessariamente dove c' movimento c' corruzione : il mutamento avviene non per forza sotto tutte e 4 le categorie : solo con il mutamento di sostanza che c' corruzione . Gli astri , per esempio , mutano solo di luogo e non di sostanza : per questo per Aristotele sono eterni . Per lui ci sono propriamente tre enti : a) SUBLUNARE : il nostro mondo , che sta al di sotto della luna ;esso muta sotto tutte e 4 le cause e per questo corruttibile . b)CELESTI : gli enti celesti per Aristotele sono eterni : mutano solo di luogo . Gli enti celesti sono quegli enti che vanno dalla luna in s . c) DIO : non muta affatto , in nessuna delle 4 categorie . Aristotele rifiuta la seconda navigazione

platonica e orienta le sue indagini interamente sul mondo sensibile . Ma come funziona il mutamento ? Una prima spiegazione la troviamo nel binomio formamateria : mentre Platone parlava di idee , Aristotele parla invece di forma : come se Aristotele immanentizzasse le idee nella realt . E' interessante notare che Platone le idee le chiamava o "eidos" o "idea" (tutti e due i termini derivano da "orao" , vedere : le idee erano quelle cose che si vedevano non con gli occhi , ma con l'intelletto ) ; Aristotele dal canto suo traduce "forma" con due parole : "morf" o "eidos" : si sempre cercato di evitare di mettere in gioco la stessa parola nei due autori e cos per Platone parliamo di idee e con Aristotele di forma : ma in realt tutti e due usano la stessa parola (eidos) : infatti l'idea di idea c'era anche in Aristotele , ma lui la calava totalmente nella realt . Aristotele arrivato a dire che la sostanza il significato principale dell'essere : ma la sostanza come fatta ? I predecessori avevano individuato due cose tra loro distinte : a)i Presocratici avevano individuato la materia : ci di cui una cosa fatta . b) Platone aveva individuato la forma che una cosa ha : Platone diceva che ci che faceva un cavallo non era la materia ma la forma . Aristotele non accetta n la A n la B : l'idea di cavallo da sola non esiste , ma neppure la pura e semplice materia da sola . Per essere una sostanza deve essere una sostanza specifica ed in pi deve essere caratterizzata da una struttura specifica che mi consenta di dire "questo un cavallo" . Un quaderno un quaderno perch c' della materia ed in pi c' la forma , la struttura che me lo fa individuare come quaderno . Si tratta di un vero BINOMIO materia-forma (Aristotele lo chiama "sinolo" da sun + olos = un tutt'uno di materia e forma) ; ogni sostanza fisica un binomio di materia e forma : non un semplice aggregato : per Platone un uomo era fatto di anima e corpo : l'anima era una realt a parte , tant' che il corpo per lei era una prigione . Per Platone erano due materie separate . Per Aristotele totalmente differente la questione : l'uomo un sinolo , un binomio di anima e corpo . Non si pu dividere la materia dalla forma : una realt inscindibile; senza il binomio non pu esistere la sostanza ; questo implica la mortalit dell'uomo : l'uomo un sinolo di materia e forma : quando si scioglie una componente (il corpo) si rompe tutto . La forma quel carattere comune a tutti gli enti di una determinata specie : la forma uomo presente in tutti gli uomini . Prendiamo un gatto : cosa che rende quel gatto diverso dagli altri gatti ? E' la materia , che fa s che lui sia , esista ; la forma fa s che lui sia un gatto e non un cane . La materia individua la forma : la forma gatto non esiste da nessuna parte : essa solo in tutti i gatti esistenti , ma di per s non esiste . Quando il gatto muore la forma e la materia si disperdono : in realt la forma non sparisce perch in tutti gli altri gatti (anche in quelli che l'han procreato) . Aristotele un FISSISTA : le specie , secondo lui , sono sempre esistite e sempre esisteranno . In ogni trasformazione c' sempre qualcosa che cambia , che si trasforma : la materia (o SOSTRATO , dal latino "substratum" = ci che giace sotto ; dal greco "upokeimenon").Facciamo un esempio : una persona va al sole e diventa scura : c' un sostrato che muta , pur restando in fondo lo stesso : in questo caso il sostrato la persona stessa : ci che permane nella trasformazione . Si passa dalla privazione di una forma all'acquisizione di una forma . Facciamo un esempio : nella procreazione Aristotele (come Platone ) era convinto che la madre fornisse la materia ed il padre la forma : la materia passa dal non possedere la forma del padre ad avere la forma del padre . Dunque abbiamo in gioco : a)il sostrato (o materia) b) la privazione di forma c) l'acquisizione di forma . Il concetto di materia puramente relativo : ogni processo non riguarda mai la materia pura : uno che si abbronza , passa dalla privazione di colorito all'acquisizione di colorito : la persona funge da sostrato , ci che perdura nel mutamento . La materia della persona che si abbronza passa dalla mancanza di una forma all'acquisizione di una forma (l'abbronzatura) : la

persona gi strutturata , un sinolo di forma e materia . Aristotele parla allora di materia prima ("prote ule") , della materia priva di forma , senza il sinolo : un concetto solo teoretico : in realt in ogni ente c' sempre il binomio . Ogni processo parte da qualcosa che funge da materia pura priva di forma per arrivare ad acquisire la forma : per in realt la materia che deve acquisire la forma , gi un sinolo di materia e forma . Nel nostro caso la persona che si abbronza funge da sostrato : deve acquisire la forma abbronzatura : funge quindi da materia pura , ma in realt gi un sinolo di forma e materia . Ha gi cio subito un processo di formazione dal padre e dalla madre . E' quindi passato da privazione abbronzatura ad acquisizione abbronzatura : ma qualcuno potrebbe dire (giustamente) " passato da acquisizione pallore a privazione pallore" . Noi infatti abbiamo una concezione meccanicistica : le cose che avvengono in natura non sono n buone n cattive : Aristotele un finalista e per lui la natura non fa nulla invano : tutto ci che fa ha uno scopo (positivo) . Aristotele ha dunque una concezione finalistica (o teleologica) della natura : ogni ente la forma la porta dentro di s e tende a realizzarla il pi possibile . Per Aristotele le cose negative non hanno forma (come per Platone non c'era l'idea di cose negative , come il fango o il capello) . Per noi il processo con cui si nasce analogo a quello con cui si muore : in entrambe i casi da una forma si passa ad un'altra . Per Platone la morte un processo degenerativo . Aristotele analizza il movimento vedendolo come il passaggio di un sostrato da privazione di una forma ad acquisizione di quella forma . Comunque questi tre aspetti si possono ricondurre a due : infatti sia privazione sia acquisizione sono riferiti alla forma : sono privazione e acquisizione di forma . Il cambiamento lo si pu anche vedere sotto la celebre dottrina delle 4 cause : 1)materiale : indica ci di cui una cosa fatta (nel caso di una statua , per esempio , il bronzo) 2)efficiente (o motrice) : indica ci che mette in moto la cosa , ci che fa avvenire il processo (nel caso di una statua , lo scultore) . 3) Formale : indica la forma che acquisir (forma di statua) . 4)Finale : indica lo scopo per cui fatta (nel caso della statua , per venerare la divinit ). Aristotele utilizza le 4 cause per gli enti naturali , ma si serve di esempi del mondo artificiale-umano perch cos pu rendere pi visibili cose che nel mondo naturale sono meno visibili . In effetti che in natura ci sia il finalismo difficile dimostrarlo : invece , un architetto che fa una casa la fa per mettere al riparo delle persone . Nella natura il finalismo immanente . In Platone il fine stava al di fuori delle cose stesse (consisteva nell'imitare le idee nel miglior modo possibile) . In Aristotele l'essenza delle cose nelle cose stesse e l'essenza un qualcosa di dinamico : non solo ci che un cavallo , ma anche ci che mira ad essere (un cavallo mira ad essere un buon cavallo). Per Aristotele il mondo fisico non va svalutato come era per Platone : proprio nel mondo fisico che si trova l'essenza delle cose . Aristotele sa bene che anche il mondo naturale finalistico , che un fiore ha il suo scopo , ma sa anche che meno evidente rispetto al caso della casa . Anche Aristotele , un p come Talete con il magnete , prende esempi significativi per poi estenderli all'intera realt . Nel mondo artificiale , poi , le cause sono caratterizzate dal fatto di essere totalmente separate e distinte le une dalle altre;prendiamo il caso della casa : c' il materiale (i mattoni , il cemento... emerge come la materia sia un concetto relativo : il mattone gi un sinolo di materia e forma , ma funge da materia prima ), l'architetto (che la causa efficiente : mette in moto la materia) , la forma (che l'architetto ha in mente) e lo scopo (far vivere delle persone all'interno) . Le opere biologiche di Aristotele sono molto importanti perch da l ha derivato le sue ideologie : per esempio , i fenomeni riproduttivi animali : la madre fornisce la materia , il padre la forma (la madre fornisce la materia priva di forma,quindi causa materiale : tutte le altre cause sono nel padre : egli possiede gi la forma da dare ed quindi causa formale , causa

efficiente perch mette in moto il processo fecondando , ed pure causa finale : lo scopo dell'uomo essere uomo ) . L'essenza quindi , come abbiamo detto , ci che una cosa , ma anche ci che mira ad essere ; in fin dei conti le cause sono riconducibili a due principi : la forma e la materia . Per Aristotele gli enti naturali hanno dentro di s il principio del movimento : nel caso delle produzioni tecniche esterno . Un altro modo con cui Aristotele spiega il movimento quello della POTENZA e dell'ATTO : questa coppia un altro modo per ammazzare Parmenide : gi Platone aveva commesso il parricidio di Parmenide introducendo l'essere diversamente . Aristotele lavora per nel campo del cambiamento : dall'essere una cosa al non essere pi quella cosa e viceversa . Introduce quindi la coppia potenzaatto . Aristotele fa notare che quando qualcosa cambia non passa solo da privazione ad acquisizione , ma subisce anche un altro processo : in partenza era potenzialmente quello che poi diventato effettivamente . La pianta trasformazione del seme : il sostrato da privazione di forma albero passa ad acquisizione di forma albero : ma si pu anche dire che il seme un albero in potenza : pu diventare albero , come pu non diventarlo . Il seme pu quindi diventare albero : da albero potenziale diventa albero attuale . Aristotele afferma che questa coppia spiega anche una cosa che nella forma di cambiamento sostrato,privazione,acquisizione non era spiegata : non sempre il seme diventa albero . Certo un seme di quercia ha pi possibilit di diventare albero rispetto ad un chicco di grano : il primo un albero in potenza , il secondo no . Ci sono quindi varie canalizzazioni : prima si deve appurare che sia un albero in potenza (il chicco di grano non pu esserlo) , poi occorre che ci siano le condizioni favorevoli perch diventi albero attuale . Un uovo di struzzo sar per forza struzzo in potenza e non potr mai diventare gallina . Aristotele insiste particolarmente sul fatto che ogni cosa per passare da potenza ad atto ha bisogno di qualcosa che sia gi in atto : l'uovo di struzzo , per esempio , per diventare struzzo attuale ha bisogno di essere fecondato da uno struzzo gi struzzo , uno struzzo attuale . Se non intervengono i fattori necessari alla realizzazione del processo , esso non avviene . Il processo di canalizzazione molto meno forte nel mondo artificiale rispetto al mondo naturale (a differenza del finalismo) : se ad esempio prendiamo un pezzo di legno , a differenza di uno struzzo , pu diventare non tutto , ma pi cose : un tavolo , una sedia , un mobile ... E' interessante ricordare che Aristotele ha dato una sua risposta al quesito " nato prima l'uovo o la gallina ? " : lui rispose che nacque prima il gallo ; questa domanda era problematica pure per lui (ricordiamo che era un fissista) ; questa domanda pu anche essere interpretata come " nato prima l'atto (la gallina) o la potenza (l'uovo) ?" . Aristotele a questo punto fa notare che l'atto sta prima della potenza ontologicamente e concettualmente : non possiamo definire fino in fondo un uovo se non specifichiamo di che cosa (di gallina , di struzzo...) : se invece diciamo gallina tutti capiamo senza problemi . L'uovo non quindi definibile perfettamente se non faccio riferimento all'atto , se non dico che una gallina in potenza (per definirlo ho quindi bisogno di conoscere l'atto) . La potenza ha come fine l'atto , ma l'atto non ha come fine la potenza . Un bambino un uomo in potenza : questa teoria per ha creato problemi ed esagerazioni sul piano pedagogico (soprattutto nella pedagogia gesuita) : si negata l'autonomia delle varie et basandosi sul fatto che il fine essere uomo . Anche nella storia si fa spesso cos : si valuta ci che viene prima in funzione di ci che viene dopo : cos anche per i Presocratici , che sono stati appellati in questo modo in funzione della venuta di Socrate , negando loro autonomia . Sul piano ontologico abbiamo visto che , ad esempio , l'uovo per diventare gallina deve essere fecondato da un gallo gi in atto . Addentriamoci ora nella cosmologia aristotelica : di che cosa fatto il mondo ? In ultima istanza sar

fatto di forma e materia , come tutto il resto : ma sono concetti puramente teoretici e relativi : non esiste mai (o quasi) materia senza forma o forma senza materia . Aristotele riprende Empedocle ed individua 4 sinoli elementari : acqua , terra , cielo , fuoco . Ciascuno di questi sinoli caratterizzato dal possedere due delle quattro qualit base : secco e umido , caldo e freddo . La terra per esempio fredda e secca , il fuoco caldo e secco e cos via . Ma dove sarebbero questi sinoli elementari ? Prendiamo un qualsiasi elemento di questo mondo : ad esempio un uomo : la materia sono i suoi organi , la forma il modo in cui sono stati strutturati ; prendiamo ora il suo cuore : anch'esso un sinolo di materia e forma : la materia il tessuto , la forma quella del cuore . Ora prendiamo il tessuto : anche lui sinolo di materia e forma : la materia sono i quattro elementi , la forma la proporzione in cui sono stati mescolati . Prendiamo ora l'acqua (uno dei 4 elementi) : quale la materia e quale la forma ? Qui la separazione pu essere solo concettuale : si pu dire che essa fatta di materia prima (prote ule) : abbiamo gi detto che per in realt il sinolo materia forma inscindibile . Oltre alla materia prima troviamo anche due coppie di realt : il caldo e il freddo ; il secco e l'umido : combinando queste 4 coppie si potrebbero teoricamente ottenere 6 cose , ma in realt se combino il caldo con il freddo e il secco con l'umido non mi ricavo niente : cos sono solo 4 le coppie combinabili . Ogni accoppiamento caratterizza ciascuno dei 4 elementi : abbiamo gi detto che la terra caratterizzata dall'essere fredda e secca . I 4 elementi sono la base dalla cui aggregazione e disgregazione deriva tutto il resto : sembra uguale ad Empedocle , ma in realt non cos : per Aristotele , infatti , non sono le parti ultime della realt (che invece sono le coppie caldo-freddo e secco-umido) : di conseguenza gli elementi possono trasformarsi gli uni negli altri , ad esempio tramite processi di evaporazione o di congelamento : mediante questi processi si possono spiegare , tra l'altro , i fenomeni metereologici . Ogni elemento pu trasformarsi immediatamente in quello con cui ha una caratteristica in comune acquisendo l'altra . Per esempio la terra ha in comune con il fuoco il fatto di essere secca , per lei fredda mentre il fuoco calda : acquisendo il calore diventa fuoco . Gli elementi hanno poi un'altra caratteristica : il peso . Due elementi sono leggeri (fuoco,aria) , due pesanti (acqua,terra) . Il PESO per Aristotele la tendenza ad andare verso il centro della terra (che per lui pure centro dell'universo) : il basso in generale il centro della terra . Noi pensiamo che il centro della luna sia sulla luna , Aristotele invece pensa che sia sulla terra . Per lui alto e basso hanno valore assoluto : il basso il centro della terra . Tutti i corpi tendono o a scendere o a salire : sono i movimenti naturali . Ogni elemento si muove per propria natura in una direzione determinata dal suo peso : ciascuno di essi ha dunque un proprio LUOGO NATURALE , al quale tende . Quindi il luogo naturale di ogni elemento corrisponde al suo peso : in ordine di peso stanno cos : 1)terra 2)acqua 3)aria 4)fuoco . Da notare che il finalismo vale perfino per le realt pi elementari : se il fine del cavallo essere cavallo , quale il fine della terra (uno a caso dei 4 elementi) ? Il suo fine comportarsi come le compete , stare cio verso Terra . Il finalismo dei 4 elementi tendere ciascuno al proprio luogo naturale . Facciamo un esempio : prendiamo un libro ; esso fatto di terra (di materia , insomma) : se lo mettiamo per terra non si muove perch nel suo luogo naturale . Se lo alziamo e lo portiamo in aria e poi lo lasciamo , esso cade perch l'aria non il suo luogo naturale e tende quindi a ritornare alla sua collocazione . Lo stesso discorso vale per una bottiglia d'aria messa in acqua : essa tende a salire (dal momento che l'acqua non il luogo naturale dell'aria) per raggiungere l'aria . Aristotele dice che ci sono due tipi di movimenti a) Quelli che riportano gli elementi ai loro luoghi naturali b) Quelli violenti o contro natura : posso lanciare una pietra in aria o mettere una bottiglia piena d'aria sott'acqua : la pietra ricade e la bottiglia

risale . Se tiriamo una penna per aria , noi sappiamo che per un p sale in quanto le diamo un impulso che la fa salire per un p : per Aristotele non cos . Lui convinto che ogni cosa che si muove mossa da altre (da una causa efficiente) : non ammette che una cosa tenda a mantenere lo stato in cui viene posta (principio di inerzia) ; Questo vale sia per i moti naturali sia per quelli violenti . Aristotele dice che se lancio in aria una penna essa trascina movimenti circostanti e composti : viene qui messo in gioco l'ambiente : l'ambiente che secondo Aristotele porta su per un p la penna . Facciamo qualche osservazione : se Aristotele ammette quest'idea , vuol dire che nega l'esistenza del vuoto : non esiste neanche come vuoto relativo (come era per Democrito) : se ci fosse il vuoto salirebbe all'infinito . Il principio di inerzia mi dice che se conferisco movimento ad un corpo , esso tende a tenere quel moto all'infinito : questo significa che sia quiete sia moto sono stati : se un oggetto si muove quindi ci che va spiegato perch si fermi : dovrebbe per il principio di inerzia proseguire in quel moto all'infinito . Bisogna quindi spiegare il mutamento di stato (da moto passa ad inerzia) . Per Aristotele invece non va spiegata la quiete ma il movimento , che una forma di cambiamento : un passaggio da potenza ad atto : la penna qui ma potrebbe essere l ; la sposto ed ecco che l . Il mutamento-movimento per Aristotele richiede una causa . Per noi va invece spiegata l'accelerazione , il cambiamento di velocit . Il lancio della penna mi spiega che acquista un movimento teoricamente infinito ; per Aristotele normalissimo che la penna dopo un p cada : essa tende al suo luogo naturale : quello che per lui va spiegato perch per un p essa tenda a salire . Per Aristotele la quiete uno stato , il movimento un mutamento (ed i mutamenti vanno spiegati) . Per noi sono entrambe stati . Abbiamo detto che si accus Aristotele di essere poco attento alla realt : qui abbiamo una prova per smentire quest'affermazione : infatti la realt a riguardo della penna sembra proprio dare ragione a lui e non a noi . Guardiamo ora alla concezione cosmologica aristotelica : Aristotele sostiene il geocentrismo : la terra , in quanto corpo pi pesante , occupa il centro dell'universo . Da notare che il mondo di Aristotele un mondo finito : a partire dai Pitagorici era prevalsa l'idea che l'infinito fosse qualcosa di negativo (diversamente da come la pensava Anassimandro) . Il finito quindi sinonimo di perfezione . Aristotele dice poi che c' un centro : ci sono i luoghi naturali e alcuni corpi tendono al centro , altri alla periferia . Se ci sono un basso e un alto ci deve per forza essere anche un centro : se esistono gli elementi ed i luoghi naturali , allora il mondo finito . Nell'infinito infatti non ci sono n l'alto n il basso . Ma attenzione , si pu capovolgere il ragionamento : l'infinito esiste , quindi l'alto ed il basso non ci sono . Aristotele parte per dal presupposto che il basso e l'alto esistano . E' un p come per Melisso : le sue tesi vennero riprese dagli Atomisti per capovolgere le tesi eleatiche . In sostanza Aristotele nega l'esistenza di pi universi : Democrito e Anassimandro invece la sostenevano . Se la tendenza di andare al centro della terra non ci devono essere altri universi altrimenti collasserebbero tutti al centro della terra : Aristotele si serve della dimostrazione per assurdo : se esistesse un altro mondo esso sarebbe costituito dagli stessi elementi del nostro : ma in base alla dottrina dei luoghi naturali ciascun elemento tenderebbe ad esso e quindi la terra di questo secondo universo tenderebbe a congiungersi con la terra del nostro universo e cos tutti gli altri elementi ; il carattere finito dell'universo contrassegnato dalla sua perfezione . I 4 elementi spiegano il funzionamento del mondo sublunare , che per Aristotele assai differente da quello celeste : il sublunare caratterizzato dai 4 elementi , il cui destino di nascita e di morte . Essendo una realt fisica , per essere eterno dovrebbe avere un movimento eterno , che per non ha : il movimento del mondo infatti rettilineo : l'eternit non pu identificarsi con qualcosa di rettilineo . Cos il destino degli enti fisici di nascita e di

morte . Una forma di eternit sul nostro mondo pu essere reperita nelle specie , che sono eterne (Platone diceva che l'eros era un tentativo degli enti mortali di eternarsi) , o nei 4 elementi che si mutano tra loro . Queste cose godono di una eternit indiretta . Il mondo celeste (quello che va dalla luna in s) differente : a quei tempi si pensava che fosse immutabile perch per intere generazioni si vedevano costellazioni immutate , sempre disposte nello stesso modo . Solo le comete si muovevano , ma Aristotele pensava che esse fossero un fenomeno metereologico del mondo sublunare . Quindi il mondo celeste per Aristotele immutabile : abbiamo detto che il mutamento pu essere secondo 4 qualit e Aristotele credeva che fossero gli altri pianeti a ruotare intorno alla terra e non viceversa (come invece aveva ipotizzato Platone ) : ma se si muovono devono per forza mutare e quindi non sono eterni , direbbe qualcuno . Aristotele per dice che il loro un movimento circolare , che ritorna su se stesso . E' un movimento che non comporta alcuna forma di corruzione : Platone aveva parlato del movimento circolare come immagine mobile dell'eternit : Aristotele riprende questa concezione . Aristotele dice che il mondo sublunare costituito da un quinto elemento , l'ETERE , privo di peso e dotato di movimento circolare : di esso sono dotati i corpi celesti . Dicevamo che per Aristotele il vuoto non c' : come non esiste nel mondo sublunare , cos non esiste fuori dall'universo : per lui tutto pieno . Ma fuori dell'universo cosa c' ? La risposta di Aristotele "niente" , che diverso dal vuoto : finisce proprio l'universo . Se ci fosse il vuoto ci dovrebbe essere un luogo che lo contiene , un contenitore di vuoto : per Aristotele proprio non c' niente ! L'universo non in nesun luogo perch : Aristotele definisce un luogo come la superficie contenuta da qualcosa : ma dato che nulla pu contenere l'universo , esso non in nessun luogo . Se non in nessun luogo non nel vuoto . Non un nulla fisico , ma un nulla metafisico . La finitezza stessa della materia impedisce che ci sia uno spazio infinito . La fisica moderna ha fatto marcia indietro perch tende a dire che l'universo non n finito n infinito . Aristotele invece convinto al cento per cento che sia finito e che non ci sia vuoto n nel mondo sublunare n nell'intero universo . L'infinito abbiamo visto che esiste solo potenzialmente nei numeri : essi non sono n finiti n infiniti . Ma come funziona il cosmo aristotelico ? Il mondo sublunare costituito da 4 sfere ; poi ci sono la luna e gli astri . L'universo nel suo insieme una grande sfera . Dalla luna fino al confine estremo tutto fatto di etere . L'equilibrio dell'universo dato dall'orbita : ci sono 2 forze , una che spinge per far andare il tutto sulla retta (come va il mondo sublunare) , l'altra che spinge per far cadere : le due forze contendono e ne consegue che l'universo giri su se stesso . La luna non nient'altro che un oggetto incastrato nell'etere che ruota intorno alla terra : la luna conficcata nella sfera dell'etere . In sostanza tutta la sfera che ruota e non solo la luna : essa ruota proprio perch ruota la sfera . Aristotele distingue i PIANETI dalle STELLE FISSE , che hanno la caratteristica di girare tutte insieme . I pianeti , invece , vagano per conto loro (il termine pianeta in greco significa letteralmente "vagante") .Per ogni sfera ci sono pianeti ed ogni gruppo di sfere fa muovere un pianeta . Ma quali sono i pianeti ? Il sole , la luna ed altri ancora , come Mercurio . Come abbiamo detto Aristotele d per scontato che le realt celesti siano immutabili : egli arriva ad ammettere la circolarit e la regolarit partendo dal presupposto che fossero immutabili ; da questo derivava che avessero movimenti circolari : il movimento circolare infatti quello che suggerisce maggiormente l'idea di eternit . Chiaramente non erano dati osservativi , perch Aristotele vedeva che i pianeti son fermi e a volte in movimento , a volte accelerano , a volte rallentano : per motivare questi moti irregolari Aristotele doveva ricorrere a pi sfere concentriche che insieme muovevano un pianeta (ogni gruppo di sfere muove il suo pianeta). Il

movimento di ogni pianeta era ottenuto con la combinazione di pi sfere ed ogni sfera era legata a sua volta a pi sfere : ne consegue che Aristotele arrivi ad ammettere che non siano le 4 che abbiamo detto pi quelle necessarie a muovere un pianeta (che , per dire , erano 3) : in tutto erano circa 47 o 55. Aristotele acquis queste idee da Eucnosso di Cnide , un platonico . Le sfere rappresentano l'eternit , o meglio , un'eternit speciale . Sia la realt sublunare sia quella celeste ha una sua forma di eternit : il mondo sublunare ha un'eternit specifica , che cogliamo soprattutto nell'eternit delle specie , il mondo celeste ha una eternit numerica : tra queste due forme di eternit intercorre una forma di rapporto : la ciclicit degli enti celesti detta l'alternarsi delle stagioni : possiamo quindi affermare che la ciclicit specifica in gran parte dettata da quella numerica . Abbiamo gi detto che per Aristotele dove c' movimento ci deve essere per forza essere qualcosa che muove (causa efficiente) perch " omne movens ab alio movetur " : anche il movimento celeste va quindi spiegato . Quale la prima cosa che muove tutta la realt celeste (Aristotele dice :"quale il primo mobile ?") ? La risposta sta nel CIELO DELLE STELLE FISSE , una specie di pelle dell'universo : le stelle sono infatti fissate nel cielo . Ma se il cielo delle stelle fisse muove tutto il resto , vuol dire che anche lui si muove : dove c' movimento c' qualcosa che muove : quindi qualcosa deve mettere in moto il cielo delle stelle fisse . Sembra che si possa andare avanti all'infinito nella ricerca del "primo motore" (ci che per primo ha messo in movimento tutto) . Qualcuno potrebbe dire : ma non c' un movimento ciclico che possa spiegare tutto ? Aristotele dice di no . Bisogna trovare un punto fisso che muove senza essere mosso . Se A causato da B , B non ha bisogno di motivazioni oppure si fa riferimento a C e poi a D . Ma andare all'infinito alla ricerca delle spiegazioni un processo privo di senso . Come nella logica occorreva trovare qualcosa che fosse cos e non avesse bisogno di spiegazioni : chi pretende che tutto debba essere dimostrato , secondo , Aristotele una persona con cui non si pu ragionare . Si deve quindi trovare qualcosa che causi il movimento ma che non venga mosso . Ebbene una cosa che muove paradossalmente pu non essere mossa . Esiste quindi un primo motore che pur senza essere mosso e senza muoversi mette in moto l'intero universo : il "motore immobile" , come lo chiama Aristotele : esso si identifica con la DIVINITA' . Abbiamo gi detto che Aristotele aveva risposto alla domanda "che cosa esiste" dicendo "intanto esistono indubbiamente le cose fisiche che vediamo intorno a noi" : ora arriva a dimostrare l'esistenza di una realt immateriale . Il movimento dei cieli abbiamo detto che eterno (proprio perch il cielo eterno) : se il movimento eterno , allora il motore dotato di pura attualit ed privo di potenza : essa infatti implica che una cosa possa accadere , ma anche che possa non accadere . Un qualcosa fatto di potenza e atto destinato a fermarsi prima o poi . Il motore immobile (la divinit) quindi atto allo stato puro . Ma sappiamo che l'atto si identifica con la forma e la potenza si identifica con la materia : di conseguenza la divinit forma allo stato puro : non un sinolo di materia e forma . Abbiamo detto che nella concatenazione dei motori bisogna per forza arrivare ad un qualcosa che muova senza essere mosso senn si andrebbe avanti nella ricerca all'infinito . A questo punto quindi Aristotele introduce la divinit . Questo motore deve poi essere eterno perch deve giustificare il movimento eterno delle sfere celesti . La divinit l'unica realt immateriale che Aristotele individui . Abbiamo gi detto che la divinit l'oggetto principale della filosofia prima , che ha le istanze di ontologia e di teologia . Ma se la divinit una realt immateriale , come fa a muovere , visto che il movimento avviene per contatto ? Aristotele risponde che la divinit muove il cielo delle stelle fisse non come causa efficiente , bens come causa finale : se fosse causa efficiente , la divinit dovrebbe effettivamente agire sul mondo spostandolo . Ma

questo impossibile perch una realt immateriale . Ma c' anche un'altra motivazione , altrettanto importante : la divinit proprio perch una realt suprema non pu "interessarsi" e quindi agire effettivamente sul mondo : la divinit non fa nulla direttamente sul mondo , non ha una volont d'azione sul mondo . Ha un'attivit tutta sua e particolare che si svolge interamente dentro di lui . Agire sul mondo significherebbe autodiminuirsi : una realt superiore quale la divinit che si occupa di una realt inferiore quale il nostro mondo sarebbe un controsenso , una forma di autodiminuzione della divinit stessa . Sarebbe un' imperfezione della divinit . La divinit agisce sul mondo come "oggetto di amore e desiderio" : come la cosa amata attrae chi la ama , cos la divinit attrae il mondo . Quando una cosa attrae qualcuno non si pu propriamente dire che la cosa agisca su questo qualcuno , anche se in un certo senso causa (finale) del movimento : per quella cosa che quel qualcuno muove . Cos la divinit causa del movimento dei cieli e quindi indirettamente dell'intero universo (ricordiamoci che la ciclicit del movimento dei cieli poi causa della ciclicit delle stagioni che a sua volta influisce sulla ciclicit particolare del mondo sublunare : la riproduzione che rende le specie eterne) . La divinit diventa quindi la causa (finale) del movimento dell'intero universo , quindi la si pu chiamare motore immobile o causa incausata . La divinit non produce l'universo dal nulla , come fa invece nella tradizione ebraico-cristiana , n lo plasma , come faceva invece il demiurgo platonico : lo mette semplicemente in moto . Non ha quindi nessun rapporto causale con l'esistenza del mondo , ma ha solo rapporto causale (finale) con il movimento del mondo . Cosa vuol dire che la divinit attrae il mondo ? Non bisogna pensare che sia come un cane che sente il cibo e gli si avvicina , perch cos non quadrerebbero alcune cose : l'universo si sposterebbe , e per andare dove ? La divinit priva di materia e quindi non sta in nessun luogo , dato che puramente formale . Bisogna quindi rettificare che il primo mobile cerca di avvicinarsi alla divinit nel senso che cerca di imitarla . L'avvicinarsi del mondo alla divinit va visto come un tentativo del mondo di assimilarsi alla divinit . Ma cosa vuol dire assimilarsi alla divinit ? Abbiamo visto che la caratteristica fondamentale della divinit la sua eternit , data dalla mancanza di materia e di potenza . Come fa la realt fisica ad imitare , ad assimilarsi ad una realt immateriale ed eterna ? La risposta sta nel moto circolare , la miglior imitazione di eternit da parte degli enti fisici in movimento . Perch il cielo delle stelle fisse gira ? Perch imitazione dell'eternit divina . Questo il moto del primo mobile , ma come si muovono le sfere successive ? Qui i passi di Aristotele non sono chiarissimi (ricordiamoci che si tratta di appunti) . Ci sono due ipotesi : 1) che si muova per attrito : una volta che si muove il cielo delle stelle fisse , tutti gli altri cieli inferiori si muovono per attrito . Ma poco probabile quest'ipotesi perch vero che tutte le sfere si muovono in modo circolare , ma il movimento dato dalla combinazione di pi movimenti , tutti circolari , ma gli uni differenti dagli altri . Se andasse davvero per attrito , le sfere avrebbero tutte la stessa direzione . 2) Gi Platone ipotizzava che i cieli fossero realt viventi ed intelligenti : per lui movimento era sinonimo di vita ed in pi movimenti cos ordinati presupponevano un'intelligenza . Aristotele riprende in sostanza questa teoria (in maniera meno animistica) : probabile che pensasse che non solo il primo mobile imita la divinit col moto circolare , ma anche le sfere inferiori , a modo loro , operano alla stassa maniera , ciascuna secondo la propria natura . Dato che ciascuna lo fa secondo la propria natura , evidente che lo fanno in modo diverso : ci sono quindi movimenti differenti e questo implica che ogni sfera abbia un qualcosa di molto simile ad un'anima : le sfere celesti sono dotate di una specie di anima . Quest'idea dell'intelligenza celeste aristotelica viene in qualche modo tradotta nell'intelligenza angelica dantesca : gli angeli del Paradiso che muovono le sfere

celesti , sono proprio dei governatori di queste sfere . E' la traduzione in chiave cristiana della teoria aristotelica . Ma la divinit cosa fa in buona fine ? Certo non agisce sul mondo in modo provvidenziale . E' stato detto che l'ateismo ha due varianti : a) c' l'ateismo nel senso pi classico , che la nagazione dell'esistenza di dio ( come esempio si pu citare Leopardi ) . b) Ma si pu parlare di ateismo anche quando si dice che dio non si occupa del mondo . Gli epicurei per esempio non negavano l'esistenza degli dei , ma dicevano che proprio perch erano perfetti non si occupavano del mondo dell'uomo : sarebbe un abbassamento delle divinit . E' un ateismo pi sfumato . Aristotele assume una posizione che una via di mezzo : anche per lui la divinit non si occupa del mondo , ma tuttavia lo governa : si configura come causa finale ultima : tutto il finalismo che governa l'intera realt ha il suo punto di riferimento nella divinit , che quindi garante dell'ordine e della regolarit , ma non in senso attivo : non c' nessuna provvidenza . Governa il mondo perch il mondo cerca di imitarlo . Dante conclude la Divina Commedia dicendo "... l'amor che muove il cielo e le altre stelle" : da notare che c' un richiamo ad Aristotele , ma attenzione : Dante sta parlando dell' l'amore di Dio (genitivo soggettivo ) , l'amore che dio prova per gli uomini : Aristotele invece dice l'amore di dio , ma con il genitivo oggettivo : l'amore nei confronti di dio : l'amore che il mondo prova per dio che lo fa muovere . La divinit aristotelica non provvidenziale e non la si pu pregare : la preghiera di Aristotele l'intera sua opera , in particolare le parti biologiche : c' chi l'ha definita una preghiera apofantica : non una preghiera con cui si prega e si chiede , ma con cui si illustra la perfezione dell'universo . Nel mondo classico non c'era n politeismo n monoteismo : anche in Aristotele cos : c' la divinit come realt suprema , ma in un certo senso le intelligenze celesti sono divinit minori : c' quindi una sorta di mescolanza tra monoteismo e politeismo . La divinit non si occupa del mondo , ma non pu non fare niente . La perfezione e la felicit sono per Aristotele legate all'attivit e quindi anche la divinit deve fare qualcosa : ha un'attivit tutta interna a se stessa . L'attivit suprema per Aristotele il pensare , quindi la divinit essenzialmente una mente . Ma a che cosa pensa ? Di sicuro non pensa ad una realt inferiore come l'universo e quindi pensa solo a se stesso . Emerge qui la definizione della divinit come "pensiero di pensiero" . Ritorniamo ora sulla nostra terra . Vediamo ora il pensiero di Aristotele a riguardo del vivente e dell'anima : Aristotele ha scritto parecchi libri a riguardo : "Historia animalium" , "De partibus animalium" , "De generatione animalium" , "Parva naturalia" , "De motu animalium" ... Le opere biologiche sono importanti perch i concetti fondamentali della metafisica derivano da qui in Aristotele . Il concetto di movimento , per esempio , particolarmente evidente nel mondo naturale . La riproduzione degli animali deve avergli dato lo spunto per formulare la teoria della privazione forma , acquisizione forma , sostrato ... Le realt viventi sono realt fisiche e quindi dotate di materia e forma : nella fattispecie la materia e la forma di cui composto un sinolo vivente sono quelle che comunemente chiamiamo anima e corpo . L'anima non una realt fisica ultima : fatta di materia e forma . Sono dotati di anima gli uomini , gli animali e le piante . L'anima la forma particolare che hanno gli esseri viventi . Questo significa che non c' una differenza qualitativa radicale tra le cose inorganiche e gli esseri viventi , c' solo una differenza quantitativa : l'anima non altro che un tipo di forma particolarmente complesso . Facciamo un esempio : anche gli elementi hanno forma : la forma della terra l'essere fredda e secca . Se metto insieme alcuni o tutti e 4 gli elementi ottengo una realt complessa . Significa aggiungere sempre aspetti formali nuovi : la terra ha solo quei 2 aspetti formali , se mescolo con alcuni dei 4 elementi ottengo una realt complessa e composta : ottengo un tessuto ; se aggrego tessuti

diversi posso ottenere un organo . Allora significa aggiungere sempre aspetti formali nuovi . Se prendo un p di muscolo , un p di tessuto tendineo ed un p di tessuto osseo ottengo per esempio una mano : non la stessa cosa che i tessuti di cui fatta : c' un elemento formale in pi . C' una differenza : a livello di elemento l'aspetto formale di quelli che abbiamo detto ; a livello di tessuti etc. l'elemento formale che si aggiunge il modo in cui sono combinati : i tessuti da Aristotele vengono chiamati parti OMEOMERE , cio sono parti che quando vengono divise sono costituite della stessa materia : se divido un muscolo in 2 parti , ottengo 2 parti di muscolo . Significa "parti simili" . Se invece ho una mano , che la combinazione di tessuti ed un ORGANO , essa si chiama parte non omeomere , non simili tra loro : se divido una mano , non ottengo 2 mani , bens pi tessuti differenti . Se metto insieme diversi organi ottengo un SISTEMA (ad esempio il sistema nervoso , o quello respiratorio) e se invece unisco tutti i sistemi ottengo un ORGANISMO complesso . Aristotele dice che l'anima " l'atto puro di un corpo che ha la vita in potenza " : in un corpo costituito da tessuti , organi e sistemi , l'anima la forma di quel corpo l , non di un corpo qualsiasi , ad esempio un libro che non ha la struttura adatta per avere un'anima . Tutte le cose hanno una forma , ma solo le cose strutturate in maniera complessa (complessa = capace di svolgere tante funzioni diverse ; una penna non pu fare che cadere ; un corpo vivente , una pianta , svolge diverse funzioni) hanno un'anima ; questo consente ad Aristotele di negare la reincarnazione dell'anima , che invece sosteneva Platone : la trasmigrazione presupponeva che ogni anima potesse starsene da sola ; e poi non pu andare da qualsiasi parte l'anima : per Platone l'anima poteva finire in un corpo femminile , nel corpo di un animale ... Questo per Aristotele impossibile perch un'anima strettamente connessa ad un corpo : la forma vale solo per un corpo . Per Platone anima e corpo sono due cose distinte , una abita nell'altra : per Aristotele l'anima non una sostanza , una forma : la sostanza solo il sinolo materia-forma . Di conseguenza viene negata la trasmigrazione delle anime , dove ogni forma andava in ogni corpo ; ma viene anche negata l'immortalit dell'anima : se l'anima la forma di un corpo vivente , quando il sinolo si rompe , la forma non pu vivere da sola (solo quella divina pu) : essa vive solo calata nella materia . Certo abbiamo detto che la forma uomo non muore quando muore il singolo uomo : continua ad esistere in tutti gli altri uomini . Non si pu per parlare di sopravvivenza individuale . Abbiamo gi visto che il mondo aristotelico dominato dal finalismo , che emerge soprattutto nel mondo biologico : i cavalli hanno gli zoccoli per poter camminare su determinati terreni . Il finalismo non per perfetto : un p come per Platone : c' di mezzo la materia che interferisce : quella cosa priva di forma necessaria a far realizzare le forme ; per Aristotele vale ancora di pi che per Platone che le forme per esistere abbiano bisogno della materia : per Platone infatti c'erano le idee che esistevano di per s . La materia fa s che le cose materiali siano destinate a morire . E' con Aristotele che la parola ULE (materia) assume il significato di materia : essa infatti prima significava legname ed aveva la stessa derivazione del latino "silva" , senza la v e la s : il legname suggerisce proprio l'idea di materiale da costruzione . Tutto quel che nasce destinato a perire ; certo vero che "la natura non fa nulla invano" , come ripete sempre Aristotele , tutto finalizzato ; tutto dotato di forma e quindi tutto bello per Aristotele anche l'insetto pi ripugnante ha una sua forma e quindi va apprezzato . Va per detto che la natura pu fare tutto , ma con quello che ha a disposizione : Aristotele convinto che nel metabolismo degli esseri viventi si producano materiali di scarto : tra di essi Aristotele annovera pure le produzioni di carattere corneo : le unghie , i capelli : non vengono prodotte per un fine ; ci sono anche produzioni casuali : ma la natura per quanto pu usa tutto ci che ha a disposizione : ha a disposizione questi scarti e lei li

usa per i capelli e le unghie . Non tutto quindi finalizzato : utilizzando ci che ha a disposizione la natura fa del suo meglio , ma non sempre ci riesce . Ad esempio : la riproduzione un processo finalistico (dare la forma paterna) : se tutto funzionasse bene i figli sarebbero tutti maschi : ma dato che la materia elemento di imperfezione , pu succedere che nascano femmine o bambini difettosi . Pu succedere che non assomigli al padre , n a nessun parente : quando la forma non riesce a dominare la materia allora si verificano questi casi . Non c' un salto netto tra mondo vivente e mondo non vivente , cos come non c' un salto netto tra mondo vivente superiore (uomini) e mondo vivente inferiore (piante , animali): entrambe sono costituiti dal sinolo materia-forma . E' interessante il fatto che Aristotele credesse nella generazione spontanea : credeva che gli animali superiori si riproducessero in maniera sessuata , mentre che gli esseri inferiori (come i piccoli insetti) si generassero spontaneamente : Aristotele non era in grado di vedere che in realt si riproducono con le uova , le larve ... Lui ipotizzava che l'energia del sole fosse in grado di far passare in certe occasioni dal mondo inorganico al mondo organico . Diceva che nelle acque stagnanti riscaldate dal sole potevano generarsi organismi viventi . Ovviamente questa idea si basava sul fatto che non ci fosse un salto netto tra mondo organico e mondo inorganico : era solo una differenza di complessit . Naturalmente Aristotele aveva torto , come spesso accadeva (Aristotele va ricordato che non era riuscito a capire che cosa fossero effettivamente i fossili) : si scopr nel '600 che in realt c'erano le uova , la larve e quant'altro mediante un esperimento : misero della carne in un barattolo privo di contatti con l'esterno : la carne and in putrefazione , ma non nacquero gli organismi perch gli insetti non poterono depositare le larve . Nel '600 per si arriv ad una conclusione giusta in merito alle circostanze , per in generale meno giusta di quanto si possa pensare : veniva negata ogni forma di passaggio dal mondo inorganico a quello organico , come se il mondo organico fosse differente qualitativamente . In realt non cos : la scienza moderna ci suggerisce che in qualche situazione questo passaggio si verificato . Aristotele non aveva concettualmente torto : l'idea di fondo era giusta . Questo consente di dire che certe cose che per un verso sono progresso , per un altro non lo sono e viceversa . Dunque abbiamo detto che gli organismi viventi hanno un'anima : Platone aveva parlato di 3 parti dell'anima (la biga alata) : Aristotele fa un discorso che presenta analogie con quello platonico , ma che in realt diverso : non parla di 3 parti dell'anima , ma di tipi diversi di anima , alcuni pi semplici , altri pi complessi . I pi semplici presentano determinate funzioni , quelli pi complessi presentano accanto alle funzioni pi semplici possedute dagli altri , alcune funzioni pi complesse . Aristotele parla di tre tipi di anima : 1) VEGETATIVA 2) SENSITIVA 3) INTELLETTIVA . Apparentemente sembra che parli di 3 anime diverse : in realt sono 3 tipologie di anime dotate alcune di poche funzioni , altre di pi funzioni . In sostanza lui divide i vegetali dagli animali , dall'uomo . I vegetali hanno l'anima vegetativa ; non possiede n le funzioni intellettive n quelle sensitive (alle quali sono connesse le funzioni del movimento) : la pianta ha solo la funzione vegetativa , si nutre , cresce e si riproduce . Sono anime vegetative perch hanno solo l'anima vegetativa . Gli animali possiedono altre funzioni , per cui la loro anima sensitiva : ma attenzione , l'anima sensitiva oltre a possedere le funzioni vegetative possiede ulteriori funzioni . L'anima sensitiva fa s che gli animali mangino , crescano , si riproducano (come le piante) ma in pi provino sensazioni ed abbiano (di conseguenza) il movimento perch solo l'animale sentendo che l c' il cibo si muove per prenderlo . L'uomo ha l'anima intellettiva : non un'anima che si aggiunge , solo un'anima pi complessa : possiede le funzioni vegetative (come piante e animali) , quelle sensitive (come gli animali) ed in pi possiede la funzione

intellettiva , la capacit di ragionare ed universalizzare : scire per causas e generalizzare . Le anime si distinguono quantitativamente e non qualitativamente . E' interessante notare che queste anime vengano chiamate con la funzione che le contraddistingue dalle altre : l'anima sensitiva possiede anche le funzioni vegetative , ma ci che caratterizza l'animale il fatto di provare sensazioni . Cos l'anima intellettiva caratterizza l'uomo per la facolt di ragionare : vuol dire che l'uomo non caratterizzato dal fatto di vivere , ma di pensare . Il pensare l'essenza dell'uomo . Infatti quello che lo contraddistingue dagli altri animali : un animale razionale . A riguardo dell'intelletto umano nata una delle questioni pi complesse della storia della riflessione , questo perch Aristotele ci fornisce poche informazioni e non chiarissime : abbiamo visto la questione della potenza e dell'atto : ogni cosa che passa dalla potenza all'atto , ha bisogno per far questo dell'intervento di qualcosa gi in atto . Questo vale anche per i processi conoscitivi : l'uomo senziente in potenza finch non ha una percezione specifica ; cos il blu di un libro un sensibile in potenza finch non viene percepito : finch la mia capacit di vedere non si incontra con il colore , io rimango un senziente in potenza ed il blu sensibile in potenza . Quando si incontrano io divento senziente in atto ed il blu sensibile in atto : vale anche per l'intelletto ; nella mia anima si forma la forma sensibile dell'oggetto che vedo , vale a dire la forma senza materia : la forma sensibile in potenza diventata forma sensibile in atto . Una volta che ho una forma sensibile (o pi di una) , devo fare un ulteriore passaggio che non percepire il libro , ma pensarlo . Pensare e conoscere vuol dire secondo l'universale . Vuol dire deprivare una forma sensibile dalle sue caratteristiche specifiche che ne fanno la forma di quel particolare oggetto per cogliere quell'aspetto generale che ne fa una forma intellegibile : incontro una persona (sensibile in potenza) e diventa sensibile in atto , io senziente in atto : nella mia mente entra la sua forma con le sue caratteristiche specifiche e sensibili ; la capacit intellettiva quella che fa un altro passaggio : fa passare la forma sensibile in atto al livello atto : conoscere nella persona che incontro la forma uomo (tramite l'induzione) : tolgo le caratteristiche specifiche per arrivare al generale . La forma sensibile in atto quindi forma intellegibile in potenza : le forme sensibili di tizio e di caio , possono diventare il punto di partenza per il processo di astrazione che mi porta alla forma uomo . Potenzialmente la forma di tizio forma uomo . L'intelletto in potenza diventa intelletto in atto : l'intelletto in potenza inizialmente una tabula rasa : prima di arricchirsi con esperienze vuoto . Ma l'intelletto per passare da potenza ad atto deve avere l'aiuto di qualcosa gi in atto ed ecco che Aristotele fa riferimento ad un intelletto definito POIETIKOS (intelletto attivo o produttivo) : io ho intelletto in potenza ; con le esperienze sensibili diventa intelletto in atto : ma ci deve essere qualcosa in atto che consenta il passaggio : ecco il "nous poietikos" (che compare una volta sola in tutte le opere di Aristotele) , quel qualcosa che essendo gi in atto (ha cio gi in atto tutte le forme)mi consente il passaggio ; che cosa sia il nous poietikos Aristotele lo dice solo di sfuggita : dice che qualcosa che sopravviene dall'esterno ed incorruttibile . Da questa frase buttata l da migliaia di anni si discute : le possibilit sono diverse : 1) una parte dell'anima umana : ma se parte dell'anima umana , sembra che ci sia un pezzetto di anima umana immortale , che gi quando nasciamo ha tutte le forme . 2) Questo nous poietikos uno solo , esterno all'anima : a questo punto una divinit , ma la stessa che abbiamo incontrata nella cosmolgia ? Cadremmo di nuovo in contraddizione , perch quella l pensava solo a se stessa . Qui aiuta gli uomini a pensare , provvidenziale . Alessandro di Afrodisia diede la prima interpretazione : il nous poietikos parte dell'individuo e quando si muore muore anch'esso . Averro dir che il nous poietikos si identifica con la divinit : unico e separato . Accettata quest'ipotesi viene

comunque negata l'immortalit dell'anima : il nous poietikos qualcosa al di fuori dell'uomo . Averro diceva "chi pensa immortale , chi non pensa crepa" : se pensando si partecipa dell'attivit del nous poietikos si partecipa all'immortalit del nous poietikos : si ha una forma di immortalit . Per capire il finalismo aristotelico interessante il confronto con Anassagora : Anassagora diceva che l'uomo intelligente perch ha la mano che gli consente di avere un particolare rapporto con la natura ; Aristotele diceva che l'uomo l'animale pi intelligente e che di conseguenza la natura (che non fa nulla invano) gli ha dato la mano . Passiamo ora ad esaminare la politica e l'etica aristotelica , che stanno nelle scienze pratiche . La politica riguarda il comportamento della societ , mentre l'etica quello del singolo . In Platone il cittadino e l'uomo erano ancora grosso modo un tutt'uno , ma con Aristotele la distinzione si accentua . Aristotele dedica un libro alla politica ("La politica") . Il punto di partenza la frase famosa "l'uomo per natura un animale politico" ; Aristotele dice che non sono politici n gli animali n gli dei : solo l'uomo lo . Cosa significa quest'espressione ? Vuol dire sia che per natura legato ad una vita comunitaria con gli altri sia che la forma tipica della vita sociale la polis (termine dal quale deriva la parola politica) . Aristotele come sappiamo ha vissuto rapporti stretti con la Macedonia : tuttavia la politica di Alessandro Magno ha poco a che fare con il pensiero di Aristotele : legato all'idea che l'uomo legato alla polis e Alessandro Magno la nagazione della polis . Aristotele innanzitutto fa notare una cosa : aqltri animali vivono in societ , ma un fatto istintivo : in loro manca l'aspetto organizzativo . Dire che l'uomo per natura un animale politico significa anche implicitamente negare il cosiddetto "CONTRATTUALISMO" , la tesi secondo la quale lo stato un contratto , una convenzione fatta a tavolino dagli uomini , che si rendono conto che stare insieme vantaggioso . Aristotele la pensa diversamente : un'attitudine naturale ; vero che gli uomini si raggruppano anche per interesse , per trarre vantaggi : nessuno pu fare tutto bene e da s ed meglio che ciascuno si specializzi in un'attivit . Ma non un processo convenzionale , bens spontaneo . Aristotele dice poi che il fatto di vivere insieme non solo dettato da esigenze materiali : anche se l'uomo avesse tutto ci di cui ha bisogno e fosse autonomo tenderebbe lo stesso a vivere insieme ad altri . Vi una spontanea voglia di stare insieme . L'uomo tende quindi ad aggregarsi in modo naturale : i contrattualisti dicevano che ogni uomo era un atomo nella societ . Il carattere naturale per Aristotele comporta il carattere gradualistico : vede nella polis l'ultima gradino dei processi aggregativi : prima c' il villaggio , e prima ancora la famiglia , il nucleo naturale dei processi di aggregazione sociale , il cui culmine nella polis . Che la famiglia sia un'associazione naturale e precedente alla polis un'affermazione importante perch ha influenzato molto la dottrina cattolica sulla famiglia . La famiglia la societ naturale e primordiale : nata prima e autonomamente e quindi ha dei suoi diritti . Quando Aristotele parla della famiglia la chiama OIKOS (casa) : interessante perch la famiglia il nucleo primario non solo sul piano degli affetti , ma anche sul piano economico : economia infatti significa regolamentazione dell'oikos . Quando Aristotele parla della famiglia cita 4 figure : padre , madre , figli e schiavi , che svolgevano attivit agricole e di servizio per la casa . Anche nella famiglia si formano diversi rapporti di autorit : il padre (il pater familias latino) ha diversi rapporti di autorit sulla moglie , sui figli e sugli schiavi . Il rapporto nei confronti dei figli temporaneo e dura finch essi non crescono ; il rapporto nei confronti degli schiavi permanente . A noi pare sconcertante il concetto di schiavit , ma Aristotele cerca di fornire argomentazioni valide : tuttavia , lui stesso si accorge di alcune contraddizioni . Lui dice che la schiavit un qualcosa di naturale e necessario (da notare che Aristotele tende molto di pi di Platone ad accettare le

cose come sono : non ci dice come Platone come dovrebbe essere il mondo , ma come effettivamente) ; anche nello studio della politica Aristotele parte dai phainomena , dalle documentazioni storiche per poi fare confronti tra le varie forme di governo : raccolse tantissime costituzioni e fece le sue considerazioni . Come giustifica la schiavit ? Dice che esistono individui per natura liberi ed altri per natura schiavi ; l'argomentazione fondata sulla capacit di deliberare , di ragionare ; Aristotele dice che c' una parte dell'umanit capace a mettere in pratica le sue capacit mentali (in potenza le abbiamo tutti , si tratta di farle passare in atto ) e una parte che non capace : non sa fare scelte razionali . Se cos , dice Aristotele , meglio non solo per i padroni , ma anche per gli schiavi stessi essere schiavi (va ricordato che la schiavit greca era molto meno pesante di quella romana) : una persona incapace di governarsi autonomamente trae solo benefici dall'essere governata da qualcun altro . Aristotele arriva a definire lo schiavo STRUMENTO INANIMATO . Il vero problema che in concreto non si diventa schiavi per il fatto che non si in grado di pensare : si diventa schiavi con le guerre : chi perde diventa schiavo , chi vince diventa padrone . Ricordiamoci che Platone stesso aveva rischiato di diventare schiavo perch era stato catturato dai pirati : certo Platone in quanto a pensare ne sapeva qualcosa ... Aristotele se ne rende conto ma non trova altre via di uscita . Aristotele stato il fondatore della scienza economica : uno dei concetti fondamentali da lui elaborati la concezione del denaro e delle sue funzioni . Per lui esistono due modi per usare il denaro , una legittima , l'altra no . L'economia il governo della casa , il processo con cui si procurano i beni per far funzionare bene la casa . Naturalmente bisogna fare acquisti e scambi : c' il baratto ma anche l'uso della moneta . Le idee di Aristotele sul denaro verranno addirittura riprese da Marx : l'uso del denaro legittimo se viene usato per fare acquisti , ma diventa illegittimo se lo si usa non come mezzo ma come fine , quando cio non lo uso pi per fare acquisti ma per accumularlo : Aristotele quindi condanna l'accumulazione (in Greco "crematistik") . E' un uso contro natura del denaro ; questo concetto di secondo natura e contro natura sempre presente in Aristotele . La natura del denaro , la sua essenza quella di essere mezzo di scambio . E' una condanna ante litteram del capitalismo . Passiamo all'analisi politica vera e propria : opera anche lui una catalogazione delle forme di governo . E' una catalogazione abbastanza simile a quella operata da Platone nel "Politico" : la distinzione tra forme di governo negative e positive data dal fatto che chi governa governi per l'interesse pubblico o personale . La monarchia la forma di governo dove il singolo governa per il bene di tutti ; la tirannide quella dove il singolo governa per il proprio bene . L'aristocrazia e l'oligarchia sono lo stesso e cos anche la democrazia e la politeia . La democrazia il governo dei molti : la collettivit pu governare negli interessi di tutti (politeia) o in quelli della maggioranza che governa (la democrazia) . La politeia la costituzione per eccellenza (secondo Aristotele) ; in realt bisogna fare attenzione al fatto che Aristotele divida secondo due criteri politici : a)numerico : governano tanti , pochi... b)sociologico : la democrazia non solo il governo dei pi , ma anche il governo del demos (popolo) : anche in Italiano l'espressione popolo ha duplice valenza : pu essere governo della popolazione , ma anche governo del popolo inteso come parte inferiore della societ . Condanna la democrazia perch il governo della maggioranza popolare , socialmente inferiore , che tende a governare per il proprio interesse , varando leggi a proprio interesse . Per Aristotele la miglior forma di governo la politeia , la democrazia positiva , quando i pi governano bene . La politeia viene vista secondo un criterio quantitativo , ma anche secondo un criterio sociale : Aristotele dice che tutti accetteremmo che fosse uno solo a governare se egli avesse pi virt di tutti gli altri messi insieme : sarebbe il miglior governo , ma

puramente astratto . Nella politeia , per quanto la maggior parte delle persone abbia virt mediocri , tutto sommato mettendole insieme qualcosa si ottiene : messi insieme non saranno gran ch , ma insieme riusciranno a far funzionare il governo . Sul piano della sociologia come si caratterizza la politeia ? Per il prevalere del ceto medio : la politeia una democrazia moderata , del ceto medio . Il motivo principale che una societ non polarizzata , dove non c' netta distinzione tra ricchi e poveri : una societ troppo polarizzata instabile perch in perenne conflitto . Quindi sar una societ pi stabile ; ma c' poi un effetto paradossale : noi siamo abituati all'idea che una democrazia funziona tanto meglio quanto pi compartecipata : Aristotele fa un ragionamento opposto . In sostanza dice in maniera pi realistica quanto Platone aveva detto nella " Repubblica " : il ceto medio non ha alcun interesse a governare (come i filosofi per Platone ) ; se diamo il potere al ceto medio , presumibile che esso sar poco attirato dal governo perch ha una sua attivit economica . Parteciper moderatamente : Aristotele ha in mente una democrazia tranquilla . Passiamo ora all'etica : primo concetto fondamentale quello di felicit ; l'etica di Aristotele un'etica eudaimonistica (che mira alla felicit) . Va per fatta una distinzione tra etica EUDAIMONISTICA ed EDONISTICA (che mira al piacere) : Aristotele tende a descrivere come l'uomo si comporta e non come dovrebbe comportarsi . Dice che l'uomo mira alla felicit ; l'etica edonistica una variante dell'etica eudaimonistica . L'etica epicurea sar edonistica : l'uomo cerca il piacere . Aristotele non nega che il piacere abbia la sua importanza ; ma la felicit non il piacere , qualcosa di pi ampio che contiene anche il piacere . L'etica di Aristotele eudaimonistica ma non edonistica . Il ragionamento di Aristotele questo : deve arrivare a capire quale il fine ultimo dell'uomo . Quindi dice che bisogna distinguere i fini in s ed i fini che mirano a realizzarne altri : vero che ciascuno ha fini personali , ma in realt il fine ultimo di tutti la felicit : cosa vuoi fare ? voglio acquisire un titolo di studio . Ma non un fine in se stesso : lo fai in funzione di qualcos'altro . Per svolgere una professione . Non un fine ultimo : lo fai per fare qualcos'altro : per avere soldi . Ma coi soldi voglio andare in vacanza . Ma perch vuoi andare in vacanza ? Per fare cose che mi piacciono . Perch vuoi fare quelle cose ? Perch cos sono felice . La felicit il fine ultimo dell'uomo . Il piacere non il fine ultimo , ma accompagna e perfeziona ogni attivit e sar tanto migliore quanto migliore l'attivit che esso accompagna . La felicit non viene mai concepita come far niente : sempre legata all'attivit , sia fisica sia intellettiva : la felicit l'atto di un'azione ben riuscita . Il piacere si accompagna a queste situazioni . Che cos' la felicit per l'uomo ? La felicit deriva dall'esercizio di un'attivit e visto che la specificit dell'uomo la razionalit , si pu dire che la felicit derivi dall'esercizio della ragione . Per gli animali in teoria non si pu parlare di felicit , ma comunque la felicit di un cavallo , per esempio , fare il cavallo . Lo stesso in un certo senso vale per l'uomo . E' meglio essere sani che malati , belli che brutti e cos via , ma non l'elemento centrale : l'elemento centrale fare l'uomo , esecitare la ragione . Esercitare la ragione vorr dire due cose distinte . Aristotele ha distinto ragione teoretica (quella che ci fa conoscere) da ragione pratica (quella in grado di goverrnare razionalmente il nostro comportamento ) . Questa distinziona delle funzioni della ragione governa la distinzione delle due tipologie di VIRTU': la parola virt va intesa in senso pi generico da come siamo abituati : in Greco "aret" ed l'eccellenza , ci che fa s che l'uomo sia veramente uomo , esercitando al meglio le facolt che gli sono proprie . Ci sono le virt etiche e le virt dianoetiche , che riguardano la ragione , la virt teoretica di per se stessa : le etiche riguardano l'uso della ragione volto a finalit pratiche , mentre le dianoetiche riguardano l'uso della ragione di per se stessa . Le etiche invece hanno a che fare con il costume , l'ethos (il

mos latino) . Sono legate a funzioni pratiche . Aristotele considera le virt etiche come "habitus" , la tendenza di fondo a comportarsi in un determinato modo . Nella fattispecie la virt habitus a comportarsi secondo la mediet : la mediocritas latina , la via di mezzo , l'evitare gli estremi . Aristotele in greco la chiama "MESOTES" , la capacit a tenere il giusto mezzo . La virt quindi in generale la disposizione costante a cogliere la via di mezzo sempre . Cosa vuol dire ? Ricordiamoci che quella aristotelica (come quella platonica) l'etica della metriopazia , del controllo delle passioni . Rispetto ad ogni passioni bisogna evitare sia l'eccesso sia l'eliminazione . Per passione intendiamo quegli istinti naturali che la ragione deve saper controllare . Prendiamo come esempio la virt del coraggio : consister in una habitus a mantenere il giusto mezzo di fronte ad una paura . Quale il giusto mezzo ? Non la codardia , ma nemmeno la temerariet . Consister in una mediet . La mediet di cui parla Aristotele pi qualitativa che quantitativa : l'esempio classico di Aristotele quello della generosit : non si deve n essere avari n prodighi (lo dice anche Dante nel settimo canto dell'Inferno) : la generosit consiste nel dare il giusto . Se essere prodighi vuol dire dare 10 denari ed essere avari vuol dire darne 2 , non che la generosit consista nel darne 6 (che la media matematica) : il giusto mezzo qualcosa di molto pi sfumato . Essere generosi vuol dire cogliere il giusto comportamento in ogni singola circostanza . Non sempre la met : a volte pu essere di pi , a volte meno . Chiaro che la generosoit per chi ha tanti soldi diversa rispetto a chi ne ha pochi . Il problema questo : l'habitus innato o acquisito ? Don Abbondio avrebbe optato per la prima ipotesi : il coraggio se non lo si ha non pu nascere da s . Aristotele non sarebbe d'accordo : per lui infatti c' il problema di un'apparenza di circolo vizioso che lui vuole risolvere . Quale ? E' questa : compir azioni coraggiose chi coraggioso ; per anche vero che compiendo azioni coraggiose che si acquisisce l'habitus . Quindi c' un circolo vizioso apparente : chi coraggioso compie azioni coraggiose , chi compie azioni coraggiose diventa coraggioso . In realt molto meno vizioso di quel che sembri : evidente che solo chi sa suonare il pianoforte suona bene il pianoforte . E' anche vero che non c' altra maniera per imparare a suonare il pianoforte che suonare il pianoforte . In realt cosa che realmente succede ? In una sorta di circolarit aperta mi si dice a livello teorico come fare un accordo con il piano : si acquisiscono pian piano le basi fino ad arrivare a suonare autonomamente . Non un circolo vizioso . E' presumibile che Aristotele intendesse dire che ci fossero proprio momenti in cui mettersi a tavolino e studiare il da farsi . La ragione pratica mi fa scegliere il comportamento giusto . Aristotele individua poi il concetto di giustizia distributiva e commutativa . E' un concetto gi intuito da Platone : la giustizia distributiva quella che distribuisce secondo certi parametri ; quella commutativa quella che distribuisce in parti uguali . La giustizia distributiva distribuisce determinate cose a gruppi di persone : denaro , onore , potere ... Ma secondo quale criterio ? Aristotele sottolinea che i criteri variano a seconda del regime . I regimi democratici distribuivano il potere in base alla cittadinanza , quelli oligarchici in base alla ricchezza e cos via . La commutativa quella che regola gli scambi : non una questione di proporzione , ma di uguaglianza . In poche parole , mentre con la distributiva ci sar chi ricever di pi e chi di meno a seconda dei criteri in vigore , con la commutativa non cos : negli atti di compravendita non conta che una persona sia nobile , bella ricca e altro ... Se io vendo una cosa voglio che mi si dia in cambio lo stesso valore : irrilevante se sono pi ricco , pi bello ... Aristotele dice che questo vale sia per i contratti volontari (come quello di compravendita) sia per quelli involontari . Lui definisce il furto "contratto involontario" : uno prende ad un altro una cosa che l'altro non disposto a dargli ; per vale anche qui la giustizia commutativa : bisogna punire il ladro in

modo equivalente al danno che la vittima ha subito e questo vale per tutti . Da notare una cosa : uno dei tanti modi di concepire la punizione , ma non il solo . Poi Aristotele fa una classificazione delle virt dianoetiche , che corrisponde all'elenco dei diversi tipi di scienze : l'arte (tekne) , la saggezza (phronesis) , la scienza , l'intelletto e la sapienza . Apparentemente non corrisponde : le scienze erano 3 e qui troviamo 5 nomi . In realt in pratica corrisponde : sono 5 virt del sapere . L'arte corrisponde alle scienze poietiche ( un sapere che mira a produrre) , la saggezza corrisponde alle scienze pratiche (saggezza ben diverso da sapienza : il sapere che mi permette di governare il mio comportamento) , tutte le altre 3 corrispondono alle teoretiche : la sapienza la somma di scienza ed intelletto : l'intelletto la capacit di cogliere i principi di una dimostrazione , la scienza la capacit di dimostrare . Mettendo insieme queste due facolt ottengo la sapienza . C' una sovrapposizione tra le scienze etiche e tra le dianoetiche : la saggezza : una forma del sapere , ma essendo forma di sapoere che riguarda il saper fare , il comportarsi chiaro che la ragione che mi consente di sviluppare le virt etiche : le scelte umane si fanno con la saggezza . Il tema conclusivo dell'etica l'AMICIZIA : ci son diversi tipi di amicizia : a) per utilit : sono amico di uno perch ne traggo vantaggi ; b) per piacere : sono amico di uno perch mi fa piacere (magari una persona divertente); c) amicizia disinteressata , fondata sulla virt : lega i buoni ed i buoni naturalmente . L'amicizia non necessariamente legata all'utilit o al piacere ; come nella politica dicevamo che l'uomo per natura animale politico , qui l'uomo per natura cerca amicizie , animale socievole . Nessun uomo fa a meno di avere amicizie . La vera amicizia quella fondata sulla virt : l'unica che lega buoni con buoni . Aristotele fa notare che se anche l'uomo potesse fare a meno da un punto di vista pratico delle amicizie , tenderebbe ugualmente ad averne . La conclusione incentrata sulla ricerca del modello ultimo di vita da imitare . Fa una distinzione che in Platone non c'era : Platone era molto socratico ed il sapiente platonico era quello che sapeva e che era giusto di conseguenza . In Aristotele c' collegamento tra scienza e virt , ma non una sovrapposizione (come invece c'era per Platone); sul piano umano il modello di vita quello fondato sulle virt etiche : il modello del buon cittadino . In realt per le virt dianoetiche sono superiori , per il seguire perfettamente le virt dianoetiche un qualcosa di sovraumano . Chi il modello del sapiente che segue la virt dianoetica ? La divinit . Essa pensa sempre e all'oggetto supremo : una vita contemplativa , di studio , intellettuale . E' ancora superiore rispetto al cittadino , ma sovraumano : anche il filosofo che cerca di seguire le virt dianoetiche si avvicina alla divinit . Ma la divinit svolge quell'attivit di continuo , il filosofo lo pu fare solo in qualche momento : ha esigenze biologiche , politiche , economiche ... Solo in pochi momenti gode della virt divina . E' una posizione intermedia quella di Aristotele . Il sapiente ancorato al divino in primo luogo perch gli oggetti del suo sapere sono divini : egli infatti cerca di scoprire i principi e le cause che sono all'origine del mondo . Va poi detto che la divinit stessa l'esatta proiezione della vita del sapiente : il pensare , la "theoria" , l'attivit propria della divinit , che per a differenza del sapiente , la esercita ininterrottamente : " sedendo et quiescendo efficitur sapiens " ( sedendo e riposando si diventa saggi ) .

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