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MARTIN HEIDEGGER

ESSERE E TEMPO Unesposizione del pensiero di Heidegger1 deve procedere da Essere e Tempo. La composizione 1927 rappresenta infatti un imprescindibile punto di riferimento per la comprensione della riflessione del filosofo di Messkirch oltre che unopera capitale della filosofia del novecento. Heidegger esordisce affermando che il problema dellessere stato dimenticato lungo il corso della storia della filosofia e che, evento ancora pi sorprendente, tale dimenticanza non stata avvertita. A seguito della riflessione platonica, la filosofia non solo ha trascurato la posizione del problema del senso dellessere ma, addirittura, non si accorta di averlo trascurato o perch, consapevolmente preoccupata daltro, ha rinunciato a interrogarsi sul significato del termine essere o perch ha creduto di interrogarsi sul senso dellessere equivocandolo per con lente. Occorre quindi riproporre il quesito relativo al senso dellessere. Poich impossibile qualsiasi indagine nellignoranza di ci che si intende trovare, ogni ricerca presuppone una cognizione, per quanto media e vaga, del ricercato. Dellessere possediamo perci una precognizione, un sapere incompleto e approssimativo. Sappiamo che lessere non lente, anche se poi non riusciamo a indicarne compiutamente le differenze. Poich in ogni ricerca si esamina qualcosa, nellindagine sul senso dellessere linterrogato lente stesso. Verr quindi esaminato lente in rapporto al suo essere. Tra tutti gli enti ne esiste tuttavia uno che possiede un rapporto privilegiato con lessere in
Martin Heidegger nasce a Messkirch, nel Baden, il 26 settembre 1889. si laurea nel 1913 in filosofia con una tesi sullo psicologismo. Nel 1916 diviene assistente di Edmud Husserl alluniversit di Friburgo, dove tiene seminari sulla filosofia medievale. Dal 1923 professore a Marburgo. Nel 1927 pubblica Essere e Tempo, che segna la rottura con Husserl, cui succede lanno successivo sulla cattedra a Friburgo. Pubblica poi numerosi testi mirati a precisare ed approfondire il pensiero dellopera maggiore. Nel 1933 diviene rettore dellUniversit di Friburgo, dove pronuncia la famosa prolusione dal titolo: Autoaffermazione delluniversit tedesca, contenente accenti filonazisti. Lanno successivo, tuttavia, si dimette dallincarico e si astiene da ogni pubblicazione fino al 1942 limitandosi alla redazione dei suoi corsi. In quegli anni Heidegger elabora uninterpretazione del pensiero nietzscheano lontanissima dalla strumentalizzazione nazista. Dopo la conclusione del conflitto, gli alleati impediscono ad Heidegger di insegnare. Si dedica quindi esclusivamente alla pubblicazione. Escono cos lEssenza della verit (1943), la Lettera sullUmanismo (1947) e i Sentieri interrotti (1950). Tra il 1951 e il 1958 riprende progressivamente lattivit di insegnamento e redige saggi su Parmenide, Eraclito, Aristotele, Leibniz, Hegel. Muore il 26 settembre 1976 a Messkirch.
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quanto quellente che si interroga sul senso dellessere e per il quale, di conseguenza, ne va del senso dellessere. Laccesso al senso dellessere quindi rappresentato dallindagine su quellente, che noi stessi sempre siamo, che si rapporta allessere nel modo privilegiato dellinterrogarsi sul suo senso. Il metodo seguito sar, assicura Heidegger, fenomenologico. Consister nel rifiuto di ogni cognizione che non risulti dalla immediata datit di ci che si offre. Lindagine dovr procedere dallaccoglimento delle cose cos come esse si danno e nei limiti in cui esse si danno, prescindendo quindi, per esempio, da ogni spiegazione scientifica dei fenomeni. La caratteristica qualificante lente che noi stessi sempre siamo e che si interroga sul senso dellessere, lesistenza. Esistere non sinonimo di essere. Indica infatti il nulla, in quanto progettualit, dellEsserci. Noi siamo in quanto progettiamo, siamo il nostro progetto. La nostra vita interamente attraversata e sostenuta dalla progettualit. Dobbiamo decidere cosa fare domani e lo decidiamo anche se decidiamo di non decidere e, per esempio, deliberiamo di lasciarci dirigere dalle opzioni altrui. Qualunque cosa il nostro amico Ermenegildo faccia domani, sar il frutto di una deliberazione, cio di un progetto. La progettualit non quindi unopzione (come se potesse scegliere se progettare o piuttosto non progettare), ma una condizione in cui si trova. Impiegando una terminologia kantiana, possiamo dire che la progettualit un trascendentale di quellente che noi stessi sempre siamo e il cui essere consiste nellinterrogarsi sul senso dellessere. , in linguaggio heideggeriano, un esistenziale2. In quanto progetto, Ermenegildo una possibilit, solamente in quanto pu essere. Lesistenza poter-essere. Lessenza di quellente che si interroga sul senso dellessere non consiste quindi nellessere in questo piuttosto che in un altro modo, non un esser cos piuttosto che altrimenti. Non possiede una natura (come accade agli animali e ai vegetali) perch non possiede realt ma possibilit. ci che sar in virt del proprio progetto. Progettare per possibile solo se non sono Dio, solo, cio, se sono finito, limitato, manchevole di ci che il progetto mi consentir di realizzare. Dio, infatti, non pu fare progetti perch non manchevole di nulla. Essendo finito, sono temporalizzato, sono in un qui-ora che, in quanto condizione di possibilit di ogni progetto e quindi di ogni scelta, non potr essere stato scelto. Essendo in un qui e ora che non ho scelto, sono gettato. Sono cio un progetto gettato, un Esser-ci (Dasein). Attraverso il progetto realizzo ci che attualmente non . Nego il presente e le configurazioni del mondo che lo contraddistinguono. In quanto essere per il futuro, non sono nulla di ci che attualmente . In quanto progetto, perci, non sono, esisto, cio ex-sto, sto fuori, oltre lattuale configurazione del

Come per Kant le determinazioni a priori dellIo penso sono i trascendentali, cos le determinazioni a priori dellente il cui essere linterrogarsi sul senso dellessere saranno gli esistenziali ed Essere e Tempo conterr unanalitica esistenziale.
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mondo. In quanto progetto ne sono la negazione. La mia esistenza quindi, in tal senso, nulla. Heidegger ama deformare il lessico filosofico tradizione per attribuirgli echi ad effetto che rischiano pi di confondere il lettore che di approfondire lanalisi. Il progetto la trasformazione del mondo. Le cose che lo riempiono sono quindi disponibili alla trasformazione, docili al progetto. Non potrei essere progetto senza un mondo disponibile a sopportarne lesecuzione. Il mondo non perci qualcosa indipendentemente dal mio progetto e dal mio essere progetto, esistenza, possibilit. Il mondo un essere per il mio progetto come io sono solo in quanto progetto. I due termini (esistenza e mondo) rappresentano un plesso inscindibile, non si aggiungono luno allaltro, si coappartengono. Il mondo solo in quanto c il mio progetto. Non possiede alcuna esistenza autonoma. Non una collezione di oggetti cui successivamente sopravviene lEsserci imponendole un progetto. Ecco il senso della fenomenologia: il martello non una semplice presenza (Vorhandenheit) di materiale legnoso e ferroso formati secondo specifiche modalit. Lessere del martello il suo essere per martellare. Esiste, cio, solo in quanto un utilizzabile. Il suo essere utilizzabilit (Zuhandenheit). Fenomenologicamente, cio cos come si presenta ad unispezione che rimuove ogni altra considerazione che voglia anticipare il darsi immediato della cosa stessa, il martello un utilizzabile. ci che serve per conficcare il chiodo nella parete ed conosciuto non contemplandolo e svolgendo unanalisi fisico-chimica dei suoi componenti (legno e ferro), ma impiegandolo allinterno del progetto che prevede laffissione di un quadro alla parete. Allo stesso modo un fumante piatto di spaghetti posto in un piatto alle ore 13.00 non un composto di acqua e carbonio, ma ci che ispira e realizza un progetto famelico. Cos si danno originariamente, fenomenologicamente, le cose: nel loro essere in un progetto. Se le cose non sono fuori dal progetto, se il mondo non senza lEsserci, la funzione di apertura del mondo, che per Kant era svolta dallIo penso, per Heidegger sar svolta dallEsserci. Per il saggio di Knigsberg, per, il soggetto era spettatore disinteressato, coscienza teoretica, mentre per Heidegger lEsserci pragmaticamente coinvolto nel mondo. Il mondo , cio, un insieme di enti raccolti nellorizzonte del progetto. Le cose, che si danno unicamente in un progetto, non si danno originariamente allocchio (cio alla teoresi disinteressata) ma alla mano (cio pragmaticamente). Le cose sono, originariamente, cio fenomenologicamente, ci di cui ci si prende cura in un progetto. Poich alla maniera kantiana, per, n loggetto (il mondo) n il soggetto (lIo) possono separarsi, lEsserci non pu stare senza il mondo come il mondo non pu stare senza lEsserci. quindi un essere-nel-mondo. Esistenza, Esser-ci ed essere-nel-mondo sono quindi sinonimi3. Se lEsser-ci originariamente un essere-nel-mondo, se gli enti
Essere-nel-mondo cio un esistenziale.

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intramondani sono originariamente degli utilizzabili, allora non esiste alcun problema della conoscenza, non esiste cio alcuna problematica relazione tra un ente-soggetto e un ente-oggetto. Se lEsser-ci lapertura del mondo, non c alcun problema cartesiano, alcuna questione relativa allesistenza degli enti intramondani e alla loro fisionomia. Il vero modo di essere delle cose il loro darsi nellimmediatezza fenomenologica, cio nellutilizzabilit. La scienza, viceversa, asserisce che la verit pu essere attinta unicamente prescindendo da ogni interesse. Essa si vanta dellobbiettivit che contraddistingue lassenza di presupposti accompagnante il disinteresse della visione scientifica e classifica come pregiudizi le qualificazioni della fenomenologia. Heidegger capovolge la lettura della scienza iscrivendo i programmi e i risultati della sua ripulitura nel registro dei progetti: gli oggetti intramondani vengono solo illusoriamente spogliati dellutilizzabilit perch la loro riduzione a semplici presenze rappresenta lapertura di nuovi orizzonti pragmatici, come testimonia il legame tra la scienza e la tecnica. Il martello, insomma, viene ridotto a composto fisicochimico (e quindi purificato da ogni pregiudizio) unicamente per renderlo utilizzabile in un ulteriore progetto. Anche la visione scientifica (e non solo lintenzione) diviene pragmatica. Gli enti intramondani non sono quindi originariamente delle semplici-presenze e la scienza non ci offre la verit perch non esiste un in-s delle cose, unoggettivit prescindente dalla mano di chi le usa. Gli strumenti non si danno per mai isolatamente, ma sempre entro un progetto4. Ciascuno strumento quindi un distretto di rimandi: il martello c solo in relazione al chiodo, il quale c solo in relazione alla parete e al quadro che voglio appendervi. Martello, chiodo e parete, infine, ci sono solo entro il progetto. Gli oggetti intramondani, in quanto si rimandano lun laltro entro il progetto in cui sono connessi, sono dei segni. La verit degli enti intramondani per lutilizzabilit (entro la realizzazione di un progetto) e non la rimandativit. Sono ci che sono in quanto impiegati, non in quanto fanno, per cos dire, rimbalzare lattenzione dellEsserci verso altro. La rimandativit appartiene in senso forte a quellutilizzabile intramondano rappresentato dal segno, che tale in quanto usato unicamente per rimandare. La sua utilizzabilit la rimandativit. Tramite il segno, cio tramite il linguaggio, che apre lorizzonte delle loro possibilit, gli utilizzabili si illuminano. La funzionalit di un ente intramondano manifestata attraverso (e nel) linguaggio: Ermenegildo apprende ci che pu fare con un martello tramite il linguaggio. In tal modo possiamo dire (riecheggiando Wittgenstein) che i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo. Le possibilit del mondo, i
Come in Kant il soggetto trascendentale non mai chiuso in s, ma interamente mondano perch rappresenta il fondamento del mondo stesso (Io sono la casa, il cielo, la montagna), cos lEsser-ci interamente fuori, nel mondo, nel proprio progettare. LEsser-ci, essendo il proprio progetto, lintero mondo-progetto.
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diversi possibili progetti, sono pre-compresi nel linguaggio e rappresentano uninterpretazione (Auslegung) della pre-comprensione (Vorverstehen) costituita dal linguaggio. Proprio perch lEsser-ci progetto, poter-essere che proietta gli enti intramondani verso un assetto non ancora esistente, essi sono privi di definitivit. Il linguaggio non pu perci delinearne la totalit dei significati. Le possibilit si definiscono nellelaborazione dello specifico progetto (che coinvolge il commercio con gli enti intramondani). La parola martello suscita in Ermenegildo una serie indefinita di possibilit, che si specificano nellelaborazione di un progetto che coinvolge lutilizzabile nominato. La parola martello quindi pre-compresa quando viene udita e bisognosa di interpretazione attraverso lelaborazione di un determinato progetto. Ermenegildo pu elaborare lo specifico progetto coinvolgente il martello solo perch ha compreso il significato, ancora aperto, della parola martello, ma pu comprendere il significato ancora aperto della parola martello solo elaborando lo specifico progetto5. Si produce cos il circolo ermeneutico, da cui errato cercare di uscire essendo necessario imparare a starvi dentro nella giusta maniera. Poich lEsser-ci (che finito in quanto progetta e progettando parla) non mai spettatore disinteressato, in quanto progetto sar sempre gettato in una situazione emotiva. Il linguaggio che gli apre il mondo non una semplice descrizione di possibilit che lo lasciano indifferente6, sempre affettivamente colorato. Cos Ermenegildo pu essere affaticato, annoiato, deluso o invece pimpante, incuriosito e speranzoso, mostrando che lesistenza, in quanto gettatezza (Geworfenheit) fatticit (Faktizitt) da cui non pu evadere. La pre-comprensione funzione del con-essere (mit-sein) e del si (man). Eredito il linguaggio da quanti mi hanno preceduto nel mondo che ora e qui esperisco e leggo il mondo secondo le interpretazioni correnti, secondo quanto si dice e si pensa, cio secondo la chiacchiera e la curiosit. Esse hanno gi da sempre approntato la risposta a qualsiasi domanda: mi sposo perch ci si sposa (tutti si sposano), vado in vacanza perch si va in vacanza (tutti ci vanno), ecc. Il si elide alla radice ogni domanda fornendo una preventiva risposta. Quando, affidandosi al si, lEsser-ci rinuncia a prendere su di s la responsabilit della propria esistenza, quando rinuncia ad elaborare il proprio progetto e quindi ad incontrare in prima persona le cose, cade nellinautenticit. Autentico, viceversa, lEsser-ci quando rimuove il velo che il si interpone tra lesistenza e le cose, tra lesistenza e se stessa, quando allanonimato del si sostituisce la responsabilit del s, quando, insomma, prende su di s, accetta
Circoli ermeneutici infestano quotidianamente la nostra esistenza. Lo studente alle prese con una versione latina, ad esempio, deve comprendere il senso complessivo del brano cui stato inchiodato dallinsegnante prima di riuscire a scegliere dal vocabolario la corretta traduzione del singolo termine, ma la comprensione complessiva del brano presuppone proprio la comprensione del singolo termine. Il tutto precede le parti che lo precedono. 6 Propriamente anche lindifferenza un modo emotivo di essere.
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e vuole, essere se stesso sfuggendo alla deiezione (Verfallenheit). La cura (Sorge) caratterizza le varianti, inautentica e autentica, dellesistenza. Curandosi del mondo, lEsser-ci decide se essere se stesso o decadere da se stesso. Con lesame della cura si conclude la prima parte di Essere e Tempo. Heidegger, analizzando gli esistenziali, ha inteso approntare gli strumenti per approfondire, nella seconda parte, lindagine. La finitezza dellEsser-ci sar ora rivisitata in relazione alla temporalit7. LEsser-ci non semplice-presenza ma possibilit, incompiutezza. La morte, tuttavia, sembra compierla. Heidegger non intende la morte come decesso. Non la intende, cio, come cessazione biologica della vita perch lEsser-ci non una semplice-presenza di cui si occupa una specifica scienza. La morte non quindi un evento, sia pure il pi significativo, che occorre al vivente uomo. Essendo lEsser-ci progetto, finitezza, la morte non un semplice accadimento, ma un modo dessere: il modo dessere di una possibilit che, in quanto tale, finita, limitata. LEsser-ci quindi fin dalla nascita per-la-morte. Essa la sua possibilit pi propria, certa e insuperabile. la possibilit dellimpossibilit di ogni altra possibilit. Progetto, infatti, perch sono finito e quando la morte sopraggiunge mi sottratta ogni possibilit. Attraverso la morte lEsser-ci non viene compiuto, viene invece interrotto, perch lesistenza non pu mai diventare totalit (smettere di essere finitezza, progetto). La morte una possibilit e non una realt perch non pu mai essere sperimentata. Nessuno pu infatti vivere la propria morte. Autentica quindi quellesistenza che assume lessere-per-la-morte, quellesistenza che la anticipa. Heidegger non invita n al suicidio n ad unostinata meditazione sulla morte. Invita invece a non stimare definitiva nessuna acquisizione, invita, cio, a non dimenticare la perenne incertezza che accompagna ogni situazione. LEsser-ci continua a progettare fino allistante della sua morte. Lautenticit esige che lEsserci assuma ci che gli proprio. Esige cio che assuma la situazione emotiva dellangoscia (Angst) e che in essa si sperimenti come libert. Lesistenza vi si rivela come possibilit perch mentre la paura ha sempre un oggetto dinanzi al quale si sperimenta, langoscia tale dinanzi al nulla. Lapertura della possibilit in quanto tale angoscia rivelando la propria correlativit allessere-per-la-morte. Perch progetto, perch essere-perla-morte, lEsserci si angoscia dinanzi al nulla dellattuale configurazione mondana, si angoscia dinanzi a se stesso. Lanticipazione della morte, lautenticit, quindi langoscia. La gettatezza, la gratuit, inoltre incombono sullesistere e mostrano che lorigine del suo essere la nullit (Nichtigkeit), la deficienza e quindi la colpa (Schuld). LEsser-ci, per il semplice fatto di esistere,

A differenza di Hegel, Heidegger ritiene che la finitezza dellEsser-ci sia radicale, indissolubile, non possa cio essere risolta nellassolutezza dello Spirito.

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angosciato e colpevole. Lultima porzione8 di Essere e Tempo che Heidegger ha composto contiene unanalisi della temporalit alquanto ermetica e giocata sui funambolismi etimologici della lingua tedesca. LEsser-ci, in quanto progetto e cura, avvenire (Zukunft), futuro e quindi anticipazione che attribuisce significato al passato e al presente. La temporalit inseparabile dal progetto quindi un elemento a priori del mio essere. Non sono nel tempo come il pesce nellacqua. Sono in me stesso temporalizzato perch, essendo progetto, vivo al futuro. Ci che noi siamo stati e ora siamo devessere interpretato alla luce di ci che saremo. Le tre estasi temporali non sono quindi una giustapposizione di istanti, ma la trascendentalit dellEsser-ci. Essere e Tempo (come lEsser-ci) si interrompe senza concludersi. La comprensione del senso dellessere a partire dal tempo si rivela impossibile per la mancanza del linguaggio adeguato. Linterpretazione dellessere come semplice presenza ha infatti impedito la sua elaborazione. Heidegger affider la propria successiva riflessione a brevi saggi.

LETTERA SULLUMANISMO La Lettera sullUmanismo rappresenta uno dei documenti pi significativi della Kehre, cio del tornante, della svolta, che Heidegger ha impresso al proprio pensiero. Poich il senso dellessere si rivelato inaccessibile tramite lanalitica esistenziale, il discorso prende direttamente le mosse dallEssere. da Heidegger definita come metafisica ogni posizione dellessenza delluomo che trascuri la verit dellEssere. metafisica la definizione pi antica e corrente delluomo come animale razionale. Non errata, ontica perch concepisce luomo come un ente tra gli altri, sia pure il pi elevato. Definisce cio luomo come un ente intramondano, lo colloca tra gli enti limitandosi a distinguerlo dai vicini: luomo un animale con laggiunta specificante del nobile attributo del pensiero. Le scienze (la chimica, la medicina, la biologia, ecc.), in quanto si limitano al piano ontico, non sono in grado di chiarire la fisionomia ontologica delluomo. Non sono in grado di dire cosa veramente sia luomo perch si pongono e presuppongono il piano ontico dellindagine che classifica luomo come un ente tra gli enti del mondo. Umanismo la concezione delluomo che ne presuppone una definizione metafisica. La critica heideggeriana, il suo rifiuto dellumanismo, non intende proporre una concezione antiumanistica o addirittura disumana. Intende solamente richiamare luomo alla consapevolezza della propria identit.

Il progetto originario dellopera contemplava una terza parte, mai scritta.

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La metafisica non pensa luomo in rapporto allEssere. Lessenza delluomo, dichiara Heidegger, lesistenza. Il termine, per, nella sua riflessione, assume un significato lontanissimo dallaccezione tradizionale. Per la metafisica lesistenza la realt contrapposta alla possibilit9, ma ontologicamente luomo lEsser-ci, e il ci dellEsser-ci rappresenta lapertura dellEssere, das Lichtung des Seins. Luomo il luogo in cui lEssere giunge al dispiegamento, alla manifestazione. LEssere quindi si rivolge alluomo e lo richiama. La decisione, che in Essere e Tempo si presentava come appello rivolto allEsser-ci perch scegliesse lautenticit dellesistenza, nella Lettera sullUmanismo viene attribuita allEssere. la Kehre, la svolta che Heidegger impone alla propria riflessione. Liniziativa e quindi la storia non appartengono pi alluomo, che non pu scegliere la tipologia del rapporto a se stesso e a allEssere, ma allEssere, che invia e richiama se stesso provocando aperture e chiusure del senso dellEssere stesso. Luomo diviene il pastore dellEssere, che accoglie quanto lessere stesso gli destina. Lintera storia della filosofia diviene il luogo delloblio e delloblio delloblio del senso dellessere. Anche dove la filosofia sembra acquistare particolare acutezza critica, come, ad esempio, in Descartes o in Kant, il pensiero rimane ancorato alla metafisica. Luomo amministra sempre lente ma in tale attivit non pu evitare di rappresentarsi lEssere, che per interpreta come un ente. Lidea, Dio, il soggetto trascendentale, lo Spirito, sono metamorfosi dellente che prevarica lEssere. AllEssere si sostituiscono diverse figure di superente. Allinevitabile domanda relativa allidentit dellEssere, Heidegger risponde affermando che lEssere Se Stesso (meglio si direbbe che il Se Stesso) e che non n Dio ne qualsiasi fondamento del mondo. il non di qualsiasi dicibilit. il pi lontano dalluomo ma al tempo stesso il pi vicino, e gli si apre nel linguaggio. Ai poeti e ai presocratici e non agli scienziati o ai sofisticati armamentari di una filosofia che si presuppone riservata a pochi iniziati lEssere ha disvelato, rimanendo nascosto, se stesso. Il linguaggio rappresenta infatti lapertura di un mondo e quindi di un senso dellEssere. La semplicit connota la rivelazione dellEssere. Solo uno specifico linguaggio pu dire ci che dice, come attestano le impossibili traduzioni. Heidegger definisce il linguaggio la casa dellEssere10.
Per Tommaso dAquino lessenza (quod est) ci che pu essere, quanto Dio concepisce dellente precedentemente alla sua creazione (omnes creaturae sunt in mente divina sicut arca in mente artificis), mentre lesistenza (quo est) lactus essendi, la perfezione delle perfezioni, il concreto essere presente di ci che Dio aveva in precedenza solamente pensato (esse est actualitas omnium actum, et propter hoc est perfectio omnium perfectionum). 10 Esemplifichiamo. Il romantico Tristano conduce nottetempo la delicata Isotta in riva al placido mare con lintento di contemplare allassieme allamata lo specchiarsi della luna tremolante sulle acque. Isotta, estasiata dallo spettacolo, volendolo descrivere, non riesce ad oltrepassare espressioni scialbe. meraviglioso dichiara. Anzi, stupendo aggiunge. Pi abilmente invece declama Tristano: Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, contemplando i deserti; indi, ti posi. Ancor non sei paga di riandare ai
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Loblio del senso dellEssere ha tuttavia coperto le sue iniziali manifestazioni. Rimane quindi ancora incompresa la semplice espressione parmenidea: infatti lessere. Alluomo rimane da compiere il passo indietro11 (Schritt Zurck). Il rifiuto dei superenti che costellano la storia della metafisica e quindi del Dio cristiano non intende accreditarsi come ateismo. Loltrepassamento della metafisica pone domande pi radicali dellalternativa tra teismo e ateismo e, in ogni caso, non decide nulla circa lesistenza o linesistenza di Dio.
sempiterni calli?. Isotta riconosce che lamato ha finalmente enunciato quanto entrambi avvertono dinanzi allo spettacolo: le parole avrebbero adeguatamente espresso i loro sentimenti. Tristano per irritato dallapprezzamento dellamata perch gli sembra riduca la poesia alla banalit. infatti persuaso di aver raccontato la verit e non semplicemente espresso quanto la loro soggettivit avverte. Ma la luna un pianeta! replica Isotta, intendendo ricordare che la scienza (lastronomia) e non la poesia descrivono la realt. Ma il pianeta di cui si occupa la scienza aggiunge Tristano il plantes di Euripide, che significa errante, vagante. Nel termine i greci riassumevano un intero mondo di legami tra luomo e il cosmo, dicevano lintero senso dellEssere. Isotta sorride dinanzi alla disarmante ingenuit dellamato: Ma il pianeta di cui discorre lastronomo non il pianeta di cui discorreva Euripide. Lo scienziato (in quanto scienziato e non in quanto poeta) non sa nulla del dilettevole sentimento associato dal tragediografo al corpo celeste. Ma Tristano non si arrende: indubbio che lastronomo, pronunciando lespressione pianeta, non sappia nulla della sterminata ricchezza di senso che Euripide vi ha rilevato. La scienza, infatti, impoverisce il linguaggio, lo prosciuga del suo significato pi profondo. Non di meno la parola conserva, custodisce, (nasconde e rende disponibile) proprio ci che lo scienziato ignora e senza il quale non potrebbe n intraprendere la ricerca in cielo, n, in maniera ancora pi elementare, parlare e quindi neppure pensare. Da plantes deriva infatti pianeta e non c termine della scienza che non affondi le proprie radici in unespressione che erroneamente definiamo poetica in senso soggettivo ed emozionale. Le cose e le situazioni che le invischiano ci sono solo quando il poeta riesce a dirle. Pi tardi sopraggiunge la scienza, che si nutre del cadavere della parola viva. Senza il linguaggio non potremmo n dire n pensare alcunch. Tutto affonderebbe in un caos originario da cui solo la parola (in s poetica) pu salvarci. Poeta chi produce perch piesis la produzione. La parola poetica mette ordine nel caos trasformandolo in cosmo. Ben lungi dal limitarsi ad esprimere i sentimenti, apre (e tiene costantemente aperto) un mondo. Il mancamento del linguaggio il mancamento del mondo. Isotta per non si arrende alle argomentazioni di Tristano: Ci non significa che senza linguaggio non ci sia nulla. Le cose continuano ad essere anche se indicibili. Una precisazione di Tristano conclude per largomentazione: Il linguaggio non crea le cose dal nulla (intendendo il nulla nellaccezione della metafisica classica, cio come la negazione dellessere, il non essere). Le cose sono anche al di l del linguaggio. Ma come sono? Se il linguaggio pone un ordine, sono o senza ordine o in un ordine differente. Sono ineffabili. Se le cose vengono ad essere ci che sono nel linguaggio, prima e senza il linguaggio sono avvolte nel mistero, in una lontananza infinita. Luomo uomo perch parla, ma il linguaggio possiede luomo e non luomo il linguaggio. Luomo non pu infatti inventare a proprio piacimento nuove parole. Volgarmente diciamo che il poeta devessere ispirato. quindi lEssere, lineffabile originario, che si rende presente o assente tramite il linguaggio. 11 Heidegger non propone unantistorica riesumazione di pensieri ormai consegnati al passato, ma la riproposizione della disponibilit allascolto della parola dellEssere che i presocratici avevano sperimentato. Nelleconomia del pensiero heideggeriano lo Schritt Zurck riveste lo stesso significato che Hegel attribuisce allAufhebung.

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Lessere, aprendosi, giunge al linguaggio. sempre in cammino verso il linguaggio, il cui compito consiste nel dire lEssere. Per tale motivo i pensatori dicono sempre il Medesimo.

LA SENTENZA DI NIETZSCHE DIO MORTO. Heidegger stima la filosofia di Nietzsche il luogo privilegiato per lavviamento dellindagine sul nichilismo. Attraverso la sua riflessione la metafisica occidentale raggiunge infatti lo stadio finale, la forma inoltrepassabile, lesaurimento delle possibilit. Ogni fase, ogni epoca della metafisica, rappresenta una stazione lungo il percorso tracciato dal destino dellEssere. Lo stesso Nietzsche ricostruisce la storia della metafisica (la storia della civilt occidentale) come la vicenda del nichilismo. Lindagine heideggeriana presuppone da un lato che il pensiero di Nietzsche venga esaminato come la riflessione di un grande filosofo e non di un semplice antropologo o di uno psicologo autore di profonde osservazioni sulluomo e dallaltro che lindagine assuma come tema quanto Essere e Tempo aveva gi espresso: la persuasione che la metafisica avesse obliato il senso dellessere e il suo oblio. La sentenza relativa alla morte di Dio non quindi la sentenza di un pensatore che sappiamo con certezza aver concluso la propria esistenza nella follia, n il nichilismo, in cui il motto nietzscheano si riassume, una caratteristica del XIX secolo. Anche se nellultima fase della storia mondiale assume una visibilit precedentemente sconosciuta, il nichilismo non un fenomeno epigonale e non concerne principalmente o esclusivamente gli uomini che ne hanno scritto o parlato o le nazioni in cui sembra essersi dispiegato in maniera compiuta. Possiamo individuare nel nichilismo lessenza della metafisica purch evitiamo di riferirci ad essa pensando a specifiche dottrine di questo o quel filosofo o addirittura a una parte speciale della riflessione filosofica. Per nichilismo usualmente si intende la perdita di valore, cio di senso, dellente che diviene, quindi lo svuotamento di significato di ogni mondo soprasensibile che dovrebbe fungere da garante. Poich ci che diviene non possiede pi un senso, assimilato al nulla: nichilismo. Il mondo stato di volta in volta interpretato secondo diverse tavole di valori: le idee platoniche, il Dio cristiano, la legge morale kantiana, la ragione, il progresso, la societ senza classi. La nietzscheana Genealogia della morale ne ha individuato la fisionomia e tracciato la progressiva dissoluzione. Per Nietzsche (e per Heidegger) inessenziale la dimensione trascendente o immanente del senso dellente. Lateismo positivista e lateismo marxista non sono meno teologici del platonismo e del cristianesimo perch entrambe le coppie pongono per lente un valore capace di salvarlo dal nulla. Labbandono della fede cristiana nella trascendenza non perci la causa

del nichilismo, ne semplicemente una manifestazione. La storia della metafisica caratterizzata da un capovolgimento dei valori e dalla esplicitazione compiuta del nichilismo. Mentre in passato, quando il nichilismo era ancora incompiuto, un valore scacciava il precedente sostituendovisi nella regione della teologia, ora il nichilismo, compiendosi elimina la teologia. Naturalmente teologici sono non solo i valori del platonismo e del cristianesimo, ma anche i valori cosiddetti laici o atei o immanenti, i valori del positivismo (il progresso) e del comunismo (la societ senza classi). Il valore infatti un punto di vista. Qualcosa vale in rapporto a qualcosaltro, che ne istituisce il valore12. Ci che vale, lente valutato, deve quindi il proprio apprezzamento ad altro, che lo trascende come Dio trascende il mondo. Per Nietzsche lorigine di ogni valore la volont di potenza. La comprensione che la volont di potenza lorigine di ogni valutazione segna il discrimine tra il nichilismo incompiuto e il nichilismo compiuto. Quando luomo comprende che la fonte di ogni valutazione posta nella volont di potenza e non in altre realt (che ne sono unicamente un camuffamento), il nichilismo si compie. Allora altri valori vengono scientemente posti. La nuova posizione di valori, il loro radicamento nella consapevolezza del ruolo della volont di potenza, interpretata da Nietzsche come oltrepassamento della metafisica. Il compimento del nichilismo, il suo inoltrepassabile sviluppo rappresenta, al tempo stesso, un oltrepassamento della metafisica. Heidegger ritiene per che loperazione nietzscheana, anzich svincolare il pensiero dal reticolato della metafisica, ve lo avvolga in maniera ancora pi salda perch lo rende libero solo illusoriamente. Lessenza della volont infatti il comandare, che consiste nel disporre dellente. La volont di potenza dispone dellente, ordina il mondo (tramite le idee platoniche, il Dio cristiano, le cartesiane idee chiare e distinte, il positivistico progresso dellumanit, la comunista societ senza classi), gli prescrive una normativa e una gerarchia scrutandolo dal proprio angolo prospettico. La volont di potenza, per, malgrado tutte le proprie metamorfosi, vuole sempre e solo se stessa13. La volont si circonda di strumenti e costruzioni capaci di garantirne lefficacia: costruisce lente inteso come semplice-presenza. La volont pu infatti volere solamente se qualcosa di durevole la circonda. Lumanit che approda al nichilismo compiuto viene designata col
Ad esempio, per lavaro loro possiede un valore che al vigliacco sconosciuto perch il punto di vista (e quindi la valutazione) del primo non il punto di vista (e quindi la valutazione) del secondo. Il valore quindi un punto di vista. 13 In terminologia corrente: luomo, dominando il mondo, vuole il proprio potere. Dominando vuole il dominio, la signoria sulluniverso (interno ed esterno). Non si accontenta della semplice persistenza nellessere, vuole il potere, come testimonia il gesto di chi preferisce morire piuttosto che negare il senso che, tramite la volont di potenza, ha attribuito al mondo. Una vita senza senso non infatti stimata degna di essere vissuta, ma il senso il prodotto della volont di potenza, che, in quanto potere che istituisce il senso, conta pi della semplice sopravvivenza.
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termine di oltreuomo. Egli sostituisce le antiche divinit che hanno perso ogni potere, ogni efficacia suscitatrice di nuove configurazioni del potere. Lassunzione della volont di potenza come sorgente di ogni valutazione, come fonte di ogni valore, ben lungi dal liberare dalla valutazione, trasforma la volont di potenza in valore supremo (in realt rende noto che la volont di potenza gi da sempre il valore supremo). Ora lintero mondo assunto nellorizzonte della tecnica, che sanziona il potere illimitato della volont. Lassunzione dellente nellorizzonte del valore equivale alla sua degradazione. Lente non viene umiliato perch subordinato a valori infimi piuttosto che a valori elevati. Lente viene umiliato perch concepito a partire dal valore in quanto tale. La metafisica la decadenza dellessere a valore. In essa perci lessere non lasciato essere. subordinato alla volont14. Se il valore impedisce allessere di essere, allora dellessere, a partire dalla metafisica, noi non conosciamo nulla. La verit ci sconosciuta. Non per una decisione umana a sbarrare laccesso allessere, ma lo stesso essere a rifiutarsi. Se la metafisica consiste nel pensare secondo valori, a partire da valori, allora Nietzsche ha certamente compiuto la metafisica, ma non lha, come pretende, oltrepassata. E se la metafisica la divisione dellente nelle regioni sensibile e soprasensibile con la conseguente subordinazione della prima alla seconda, allora la metafisica in se stessa, fin dai suoi albori (fin da Platone), nichilismo perch non lascia che lessere sia15. Loltrepassamento del nichilismo non si vale perci di argute proposte politiche o articolati interventi sociali o di prodigiose innovazioni tecnologiche. Loltrepassamento della metafisica frutto di un ascolto che non dipende da una deliberazione umana.

LORIGINE DELLOPERA DARTE Ad una prima, apparentemente ingenua ispezione, lopera darte innanzitutto una cosa. Si presenta infatti come una semplice presenza tra altre semplici presenze intramondane. Lopera darte, tuttavia, sembra possedere anche qualche cosa che le rimanenti presenze intramondane non posseggono, quasi un sovrappi che la rende estetica. La semplice presenza che accompagna le opere darte sembra quindi una specie di basamento su cui viene edificata la loro dimensione, il loro valore, estetico. Poich lopera darte sembra presentarsi come una cosa provvista di uno speciale, differenziante valore da ogni altra cosa, necessario indagare ci
Luomo e non lEssere decide ci che accadr o non accadr. La volont di potenza prevarica i diritti dellEssere. 15 Le idee platoniche sono valori e prescrivono allente se e come essere.
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che costituisce la cosit della cosa, ci che fa s che la cosa sia cosa. Nel lessico tradizionale diremmo: lessenza della cosa. La cosa il prototipo dellente. Ogni ente, infatti, innanzitutto una cosa. Quando diciamo che la cosa rappresentata da un blocco di marmo ruvida, resistente, estesa, colorata, intendiamo affermare che la cosa (il blocco di marmo) il supporto delle propriet che le ineriscono. Ruvidit, resistenza, estensione, colore sono le propriet di quella cosa che denominiamo blocco di marmo. Sembra che la costituzione della cosa (il blocco di marmo), contraddistinta dalla differenziazione di sostanza (la cosa) e accidenti (ruvidit, resistenza, estensione, colore), si rispecchi nella distinzione tra soggetto e predicato che caratterizza la proposizione. Non possiamo tuttavia decidere se la struttura della cosa (in cui si distinguono sostanza e accidenti) si rispecchi nella struttura della proposizione (in cui, corrispondentemente alla distinzione tra sostanza e accidenti, si individuano il soggetto e i predicati) o, viceversa, la struttura della proposizione si rispecchi nella struttura della cosa. Non possiamo stabilire se il pensiero rispecchi o produca la realt. Occorre quindi andare alle cose stesse, disporci a lasciarle apparire cos come esse sono e si danno. Ci accorgiamo allora che non percepiamo immediatamente suoni o colori ma situazioni e circostanze. Udiamo infatti immediatamente la porta che sbatte e non una semplice sollecitazione acustica. Il puro suono, spogliato di ogni complessit e ridotto alla nuda semplicit, lesito di un lungo e difficile processo di astrazione, che isola componenti che non sono originariamente separati. Limpegnativo processo, che intende avvicinarci alla cosa, in realt vi si sovrappone allontanandola. Non possiamo stabilire se la cosa portatrice di accidenti o unit della molteplicit delle sensazioni. Non abbiamo maggior fortuna definendo la cosa (e quindi lopera darte) materia formata. Ogni cosa, secondo le pretese della tradizione metafisica, composta di materia e forma. Ogni cosa materia formata. Anche il blocco informe di marmo possiede una propria forma, rappresentata dalla indescrivibile complessit della sua sagoma visibile. Quando per esaminiamo una brocca, una scure, una scarpa ci accorgiamo che la materia determinata dalla forma perch ciascuna delle tre cose sarebbe inservibile se composta di una materia inappropriata. La morbidezza della scarpa esige ladozione di una materia che la durezza della scure esclude. La forma della brocca, della scure e della scarpa subordinata alle finalit cui si ordinano. Lutilizzabilit delle cose non si aggiunge perci in seguito, ma costituisce il loro essere e il loro manifestarsi. Le cose si danno nella loro originaria utilizzabilit e tali in se stesse sono: utilizzabili intramondani. La distinzione di materia e forma non quindi originaria, originaria essendo solo lutilizzabilit della cosa. Il blocco di marmo, tuttavia, non , come la brocca, la scure e la scarpa, un prodotto. infatti incontrato come gi esistente nel mondo, sorto da XIII

s (cio non prodotto). Lartificialit accomuna il mezzo (lutilizzabile intramondano) allopera darte, ma lopera darte, non offrendosi come un utilizzabile intramondano, presenta analogie con il blocco di marmo. Entrambi si danno come enti gi esistenti nel mondo. Tuttavia lopera darte ed ha qualcosa in pi (e di diverso) dalla cosa semplicemente presente. Il mezzo perci una cosa (composizione di forma e materia) con qualcosa di pi (lutilizzabilit) e unopera darte con qualcosa di meno (mancandogli lautosufficienza dellopera darte). Sta cos in mezzo tra cosa ed opera darte. Dalla posizione mediana che occupa irradia la struttura ilemorfica che lo connota verso gli estremi: ogni ente viene concepito come composto di materia e forma. Corrobora linterpretazione ilemorfica la tradizione cristiana, che concepisce ogni ente come prodotto del fabbro divino. I paradigmi del cristianesimo sopravvivono al tramonto della fede e anticipano, precomprendendola, la datit immediata dellente. Heidegger esclude ciascuna delle tre interpretazioni della cosa proposte (la cosa come portatrice di accidenti, la cosa come unit della molteplicit delle sensazioni, la cosa come materia formata) e invita a riprendere il difficile esercizio fenomenologico del lasciar apparire le cose cos come esse si danno. Consideriamo allora un paio di scarpe cos come appaiono in un celebre quadro di Van Gogh. Vediamo una contadina calzarle mentre lavora nel campo. Qui esse sono loro stesse tanto pi quanto meno la contadina ricorda di averle ai piedi. Passando inavvertite, manifestano la loro fidatezza. La contadina conosce le scarpe non quando le contempla, ma quando le usa ed esse sono non nella loro semplice presenza ma nella loro utilizzabilit. Le scarpe testimoniano di un intero mondo, scandito dai ritmi delle stagioni e da un ingrato lavoro campestre, di unesistenza sempre incerta, compresa tra la nascita e la morte. La contadina, tuttavia, non tematizza, impiegando le proprie scarpe, lorizzonte dei significati che invece lo spettatore del quadro, il fruitore dellopera darte, afferra. Il quadro ha rivelato un intero mondo attraverso limmagine di un semplice paio di scarpe. Van Gogh ha mostrato ci che le scarpe sono in verit. Lesito non stato ottenuto attraverso lillustrazione dei procedimenti tecnici che guidano la produzione delle scarpe, n lindicazione dei materiali impiegati e dei problemi che essi sollevano. Van Gogh mostra lessere del paio di scarpe. Mostra ci che le scarpe e lintero mondo che vi si raccoglie sono in verit. Lopera darte dischiude un mondo, permette di gettare uno sguardo che scopre quanto ordinariamente rimane celato. Svela. Non ha quindi innanzitutto a che fare, come usualmente si crede, col bello, ma col vero (che quindi non appartiene pi alla logica). Per i greci la verit era aletheia, ci che non nascosto. Ascrivere larte alla verit non significa sostenere che lopera vera in quanto copia della realt. Nessuno infatti, osservando il quadro di Van Gogh, penserebbe di vedervi una rappresentazione di un paio di scarpe n che il XIV

valore del quadro risieda nella loro fedele riproduzione. Lopera darte non nemmeno la riproduzione dellessenza di ci che rappresenta. Sarebbe infatti assurdo sostenere che un tempio greco rappresenta lessenza del tempio. Lopera darte quindi leventualit (il farsi evento, cio il mostrarsi) della verit. Loriginario darsi dellopera darte ha escluso ladeguatezza dellinterpretazione che la riduce (lopera) ad una delle tre definizioni della cosa che la tradizione veicola, come ha negato che sia una cosa cui si aggiunge un sovrappi, lartistico, che ne trasfigura il basamento cosale. Lartisticit non qualcosa che si aggiunge alla cosa come lutilizzabilit non si aggiunge al mezzo. Mostrandoci ci che un paio di scarpe sono in loro stesse, lopera darte mostra ci che le scarpe sono in verit, mostra la verit delle scarpe, apre quindi lessere dellente. Larte la presentificazione della verit. Per approfondire la propria analisi, Heidegger si vale un secondo esempio. Un tempio greco non rappresenta nulla. il perimetro entro il quale Dio presente e distribuisce il significato allesistenza perch interpreta la nascita e la morte, la vittoria e la sconfitta, la felicit e la fortuna. Indica il destino del popolo che gli appartiene. Il tempio riconduce alla roccia sulla quale edificato, riconduce alla Terra. Madre, essa, come mater, come materia, racchiude la riserva di eventi e significati ancora e sempre oscuri, nascosti, illimitati e limitabili, che il futuro, il destino, pronto a dispiegare. Il tempio non aggiunge un significato alle cose e agli uomini, il tempio costituisce cose e uomini. Essi quindi ci sono solo in quanto originati dal tempio16. Il tempio, eretto sulla Terra, apre un Mondo come il caos genera il cosmo. Gli eventi della storia si disegnano cos sullo sfondo di un oscuro e inesauribile mistero che tutto avvolge e sorregge. Il Mondo non una semplice collezione di oggetti. lorizzonte del significato dellesistenza, della sua progettualit. Solo la contadina, a differenza della pietra e dellanimale, possiede un Mondo. Lopera darte espone un Mondo e lo tiene aperto. Il tempio riconduce il Mondo alla Terra, mostra che il cosmo fondato sul caos. Nellopera darte, perci, il rapporto tra forma e materia capovolto rispetto allutensile. Mentre nel secondo la materia ricondotta alla docilit alla forma (il cuoio delle scarpe deve essere adeguato alla propria funzione), nella prima la materia ad assumere rilievo primario: i colori divengono lucenti, i suoni argentini o profondi, le parole eloquenti. la Terra che compare entro il Mondo. La Terra, la materia, limpenetrabile che nessuna oggettivazione tecnico-scientifica potr scalfire. lautochiudentesi che non pu essere schiusa. Viceversa il Mondo autoaprentesi. Terra e Mondo si richiamano come i due poli17. La loro contesa lesistenza, che lopera darte testimonia18.
Come, secondo la gi collaudata analogia, lutilizzabilit non si aggiunge agli enti intramondani. 17 Kant e Schelling, due pensatori che Heidegger ha lungamente studiato, hanno impiegato una coppia di concetti che possono utilmente essere sfruttati per comprendere le
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riflessioni sullopera darte contenute nel saggio che stiamo esaminando. Esemplifichiamo. Immaginiamo un pianeta: c perch rappresenta la composizione, lequilibrio, di una forza centripeta, lattrazione, e una forza centrifuga, la repulsione. Se mancasse la prima il pianeta esploderebbe o dilaterebbe la propria circonferenza allinfinito, se mancasse la seconda imploderebbe o ridurrebbe la propria circonferenza ad un punto privo di dimensioni. Lespansione, la forza centrifuga, viene paragonata allapertura, allesplicitazione, la contrazione, la forza centripeta, viene paragonata alla chiusura. Il pianeta quindi lequilibrio, la contesa, tra espansione e contrazione, apertura (il giorno, il maschile, il dispiegamento, il chiarimento, la razionalit) e chiusura (la notte, il femminile, il ripiegamento, loscuramento, lirrazionalit). La Terra, quindi, la madre, rappresenta la riserva di significati raccolti e perci nascosti nel grembo della notte, il Mondo rappresenta invece il dispiegamento dei significati che la madre custodisce. La verit aletheia in quanto apparire, venire in luce (e quindi fenomeno) di quanto la Terra, la madre, nasconde. Naturalmente possiamo produrre numerose varianti. Cos la madre lillimitato, lapeiron, che nel padre trova la propria limitazione, la propria definizione. Il caos si contrae in cosmo. Esemplifichiamo ancora: un rozzo villano del tredicesimo secolo in una sontuosa cattedrale entra per la celebrazione festiva. analfabeta. Probabilmente crede perfino che la terra sia piatta. Non ha alcun sentore delle ardite speculazioni filosofiche e teologiche dei suoi dotti contemporanei. Nellaltezza e nelloscurit delle volte del tempio, nella vastit dello spazio, nella policromia delle vetrate che intendono disegnare pareti di luce avverte per la misteriosa presenza della trascendenza. Avverte la presenza di qualcosa che rimane tuttavia indicibile, inafferrabile, totalmente altro. Avverte una presenza che non smette di essere assenza, una presenza che in se stessa assenza, ulteriorit impensabile, mistero profondissimo e oscuro, arcano ed eterno. La cattedrale un simbolo perch raccorda il finito e linfinito mostrando, nel primo e attraverso il primo, il secondo, ma non come il segno, che indica qualcosa di noto. Il simbolo rende presente lignoto come ulteriorit rispetto ad ogni notoriet. Nel simbolo la trascendenza si mostra, si schiude, mentre si ritrae, si cela. Il suo mostrarsi il suo stesso ritrarsi, il suo schiudersi il suo stesso celarsi, come la vita, che si manifesta nei viventi, ma proprio manifestandosi in essi si sottrae allesplicitazione. Nessun vivente adega infatti se stesso alla vita in quanto tale. LEssere allora il silenzioso che parla, dice e il suo dire negare il dire per accennare allindicibile. Il villano non tematizza la riflessione sul simbolo. Pi semplicemente lo vive. Lapproccio al simbolo non per puramente contemplativo: quel Dio altissimo che si annuncia nella cattedrale anche (e soprattutto) simbolo dellesistenza del Signore. Sui suoi decreti, sulla sua rivelazione, vengono misurati gli accadimenti della vita dei mortali. Il calendario ordina i tempi sacri, la topografia circoscrive i luoghi sacri. I momenti fondamentali della vita umana (nascita, matrimonio, morte) sono regolati dal sacro, che conferisce loro il senso. La misteriosa presenza del Dio altissimo non quindi relegata alla pura dimensione contemplativa. Dio non presente solo nella cattedrale e a chi vi si introduce. Di Dio parla ogni istante e ogni luogo, ogni azione, ogni gioia e ogni dolore della vita del villano. Lintera sua esistenza , al pari della cattedrale, manifestazione di Dio, mondo delluomo che quindi disvelamento (aletheia) del divino. La quotidianit inappariscente delluomo, nel suo raccogliersi intorno al divino, nel suo esibirlo, dono del divino stesso, che si accumula in modo privilegiato nella cattedrale, per potersi, dalla cattedrale, irraggiare sullintera esistenza del villano. Immaginare quindi che lopera darte debba essere giudicata in rapporto al bello anzich al vero significa perci fraintenderne la fisionomia: nellopera darte si manifesta lintero Mondo, che lascia sullo sfondo la Terra. Chi, inoltre, riconduce il significato dellopera darte al vissuto che procura, alle emozioni che suscita, esprime lo stravolgimento soggettivista dellepoca moderna. La sensazione (il sentimento) un rapporto del soggetto con se stesso, unattenzione al fluire della
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La differenza tra mezzo ed opera, tra le scarpe impiegate e le scarpe presenti nel quadro di Van Gogh la differenza tra inappariscenza e appariscenza. Il mezzo, le scarpe, tanto meglio mezzo quanto meno ci accorgiamo di impiegarlo. Il mezzo scompare nella sua utilizzabilit, nella sua affidabilit. Le scarpe che invece compaiono nel quadro di Van Gogh non devono passare inosservate, devono piuttosto attrarre lattenzione dello spettatore. Lopera darte deve provocare un urto19, che non un impatto violento, ma un risveglio allevidenza di ci che prima passava inosservato. Nuovi rapporti tra Terra e Mondo si profilano rompendo la crosta delle relazioni abituali. La verit non appartiene a quanto abituale, a quanto reso abituale e perci, implicitamente, monotono20. Salvaguardare le opere darte significa mantenere efficace il loro urto e non istituire musei e centri di conservazione dei beni culturali, scrivere ponderosi testi di critica, esibire sofisticate competenze. Quando, alluscita di una mostra, lintervistatore, ansioso di mostrare la propria mezza cultura, chiede alleccitato visitatore di descrivere le emozioni che lispezione (forse faticosa per le lunghe ore di attesa allingresso) ha suscitato, il valore rivelativo dellopera gi sfumato perch stravolto in vissuti del soggetto. Lopera non annuncia pi un al di l dellente che si manifesta mentre si ritrae, la lotta tra Terra e Mondo, lepifania dellEssere, ma la narcisistica coltura delle emozioni, linfantile adorazione della propria soggettivit, che rinchiude lo spettatore nel riduttivo cerchio della egoticit anzich aprirlo alla verit. Analogamente, la creativit non pu essere intesa come loperazione ispirata di una superiore genialit perch rivelazione dellEssere. Lopera darte tale in quanto prodotta. Per comprenderla occorre perci esaminare il produrre, in particolare quel produrre che i greci qualificavano come tecnico. Essi impiegavano il medesimo termine per indicare tanto lopera dellartigiano quanto lopera dellartista. Il senso delloperare tecnico rimaneva per lontanissimo da ci che oggi noi intendiamo con la medesima espressione. Per i greci conoscere infatti aver visto e il vedere presuppone lessere tratto alla luce di ci che viene visto. Lartista quindi un tecnico in quanto fa apparire, manifesta, lente in quanto tale. Produrre,
propria coscienza e quindi un presupporre lavvenuta distinzione di soggetto ed oggetto (la cui differenza, col connesso problema della conoscenza caratteristico dellet moderna, appartiene allorizzonte ontico e non ontologico). Ontologico il problema del rapporto tra ente ed essere, non tra soggetto ed oggetto (che sono due enti). 19 Impiegando il linguaggio (ma non la sostanza) di alcune avanguardie potremmo dire che deve provocare uno straniamento. 20 Heidegger non intende esaltare lo stupefacente, linsolito, il fenomenale. Al contrario, intende valorizzare il quotidiano che, nella sua valenza autentica, non mai banale. In esso e non nello scuotimento emotivo che accompagna lo straordinario si rende presente il silenzioso apparire della polemica tra Terra e Mondo. Il quadro di Van Gogh non sconvolge, risveglia. Lo scuotimento emotivo, suggestionando, impedisce laccesso alla verit. Rappresenta infatti lesaltazione della soggettivit, la sua chiusura in se stessa, non lapertura alla verit.

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insomma, significa, per i greci, disvelare. Ha quindi un esplicito riferimento alla verit intesa come aletheia. Lartista un artigiano, un tecnico che padroneggia i segreti e gli strumenti del proprio operare, solo in quanto trae dalloscurit, manifesta, lente in quanto ente. Se e quando loperazione riesce, allora nasce lopera darte. La scienza, quindi, in quanto agisce su enti gi predisposti, in quanto manipola lente, giunge troppo tardi rispetto allarte, che rappresenta il preliminare aprimento dellente. La scienza in ritardo sulla verit. Lopera darte rappresenta lo storicizzarsi della verit. Apre infatti un Mondo, che tempo21. In quanto azione tecnica, in quanto storicizzazione della verit, la produzione artistica Poesia. Ci non significa che, ad esempio, larchitettura e la scultura siano sottospecie dello scrivere poesie perch la poesia (Poesie) non la poesia (Dichtung). In quanto dire che apre il Mondo, la poesia linguaggio. Non possiamo quindi interpretare lopera darte come una cosa con una caratteristica nobilitante (lartisticit), quasi una misteriosa vernice che si applica a soggetti privilegiati. Dobbiamo piuttosto interpretare la cosa come unopera darte in cui qualcosa (la fosforescenza dellessere) andata perduta. Coerentemente con la svolta successiva ad Essere e Tempo, non possiamo concepire lopera darte come un prodotto dellartista, ma lartista come un prodotto dellopera22. lopera, come dono dellEssere, che sopraggiungendo restituisce alluomo lautenticit del rapporto con lEssere stesso. La decisione, che in Essere e Tempo era prerogativa dellEsserci, ora attivit dellEssere. Larte non storica perch le sue opere si situano nel corso del tempo. Larte in se stessa storicit perch lapertura del Mondo. Concludendo il saggio, Heidegger ricorda e reinterpreta la sentenza hegeliana che ascrive larte al passato chiedendosi se la nostra e la futura et veicoleranno ancora suo tramite il disvelamento dellEssere.

Heidegger non si premura di distinguere i due possibili sensi in cui il Mondo aperto dallopera tempo. infatti tempo in quanto ogni mondo un progetto (che necessariamente una proiezione, un futuro) ma anche tempo in quanto lEssere, la Terra, invia di volta in volta nuove opere darte, nuovi mondi, che si succedono nel tempo. Non distingue, insomma, un tempo interno a ciascun mondo e un tempo in cui si iscrivono i diversi mondi. 22 Ovviamente sul piano empirico sono le mani dellartista il soggetto dellazione che produce lopera.
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