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Skopje, si dimette il capo del Tribunale

Un gesto plateale contro il verdetto della sua stessa Corte che ha annullato lunica vittoria degna di nota dellopposizione: Isamedin Limani ha voluto esprimere cos tutta la sua frustrazione. Il presidente del Tribunale amministrativo della Macedonia, Isamedin Limani, si dimesso luned sera: un gesto plateale che incarna tutta la frustrazione provata dal magistrato in seguito al verdetto emesso dalla sua stessa Corte che ha annullato lunica vittoria degna di nota incassata dallopposizione alle recenti elezioni amministrative. La Corte, infatti, ha annullato il risultato elettorale registrato a Centar (un distretto di Skopje) e a Struga, dove lha spuntata il candidato albanese. Secondo il sito internet Balkan Insight, Limani ha annunciato le proprie dimissioni a pochi minuti dalla decisione emessa dal suo stesso tribunale che ordina la ripetizione del voto a Centar, dove aveva vinto Andrej Zernovski dellUnione dei socialdemocratici (Sdsm), e a Struga, dove aveva trionfato invece Zijadin Sela, del Patito degli albanesi (Dpa). Il Tribunale amministrativo ha infatti accolto quasi tutti i ricorsi presentati dal Partito democratico per lunit nazionale (VmroDpmne) del premier Nikola Gruevski e rigettato ogni esposto presentato dallopposizione; le nuove elezioni si terranno comunque domenica 21 aprile. Il candidato dellSdsm Zernovski ha affermato ieri che questa decisione una "mossa vergognosa, caratteristica dei regimi totalitari" e ha accusato il governo di aver influenzato la sentenza del Tribunale amministrativo. Anche Sela ha definito vergognosa la decisione della corte riguardante Struga. La vittoria dei socialdemocratici nel distretto di Centar rappresentava un successo importantissimo per lopposizione. Il comune stato infatti la nota d'eccezione al predominio Vmro-Dpmne: solo per un soffio il candidato SDSM Andrej Zernovski non ha battuto il sindaco VMRO uscente Vladimir Todorovic al primo turno, sconfiggendolo per al secondo turno con il 50,3% delle preferenze. Centar anche lo scenario di Skopje 2014 , controverso progetto governativo di rinascimento urbanistico, che combina una marea di monumenti e grandi edifici con prospettive quasi barocche. Il progetto ha polarizzato la popolazione per motivi ideologici e religiosi oltre che estetici. Durante la campagna Zernovski ha ribadito che, se eletto,

avrebbe trasferito alcuni dei monumenti. Anche se il progetto caldamente sostenuto dal governo centrale, i monumenti sono legalmente sotto il mandato del sindaco di Centar: quindi le elezioni locali erano in un certo senso anche un referendum su Skopje 2014; il trasferimento dei monumenti sarebbe un duro colpo al progetto caro alla leadership VMRO. Per questo, il partito di governo non sta risparmiando risorse n esitando sui mezzi per ribaltare il risultato in questo comune di cruciale importanza. Lattuale sindaco del Vmro-Dpmne, Vladimir Todorovic, ha raccolto il 46,84 per cento delle preferenze, mentre lo sfidante dellSdsm, Zernovski ha pi volte accusato i suoi avversari di riciclare denaro e ha annunciato che se avesse vinto avrebbe avviato indagini per stabilire il reale livello di coinvolgimento della municipalit di Centar Skopje allinterno del progetto per il rinnovo della capitale. Per quanto riguarda Struga, cos come a Kicevo, governo e opposizione avevano messo da parte le loro divergenze presentando candidati comuni contro gli esponenti dellUnione democratica per lintegrazione (Dui) e del Partito democratico degli albanesi (Dpa), formazioni politiche della minoranza albanese, con forte presenza nella regione occidentale della Fyrom. E stato lo stesso primo ministro Gruevski ad invitare il suo partito di governo e le forze dellopposizione a dimenticare la lotta politica perch Struga ha un problema.

Bosnia, stop agli investimenti arabi


Malgrado i legami di amicizia sono diventati rari in Bosnia gli investitori che provengono da paesi musulmani, rappresentando soltanto il 3% dei capitali esteri nel Paese. Malgrado i legami di amicizia sono rari in Bosnia gli investitori che provengono da paesi musulmani. Secondo Radio Free Europe non rappresentano che il 3% del totale dei capitali esteri nel Paese. Troppo piccolo e troppo povero, la Bosnia non rappresenta un obiettivo strategico per i paesi arabi. Secondo la Banca centrale i sauditi hanno investito, nel 2011, 109 milioni di marchi convertibili (55 milioni di euro). Ma analizzando i dati che abbiamo a disposizione non vi alcun investimento da segnalare per il primo

semestre del 2012, spiega Jasmina Devlan, portavoce della FIPA, Agenzia per la promozione degli investimenti esteri in Bosnia. Al 31 dicembre 2011 gli Emirati arabi uniti avevano investito 93 milioni di marchi convertibili (46,5 milioni di euro, ndr), continua. Non desta sorpresa il fatto che il paese musulmano a risultare in cima alla lista per gli investimenti in Bosnia la Turchia che occupa il nono posto assoluto, con i suoi 10,5 miliardi di Km (5,25 miliardi di euro) investiti in questi anni, cio il 2,6% di tutti gli investimenti esteri realizzati dopo la guerra. Enes Alikovi, direttore dell'Agenzia per la promozione dell'export della Camera di commercio della Bosnia Erzegovina sottolinea che la distanza spiega solo in parte questo vuoto di investimenti. Il commercio della Bosnia Erzegovina con i paesi dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC) stato nel 2012 di appena 415 milioni di euro. I nostri principali partner sono la Turchia e i paesi del Golfo. Avevamo anche buone relazioni con i paesi dell'Africa del nord, per esempio con la Libia, ma la guerra ha bloccato i nostri progressi nella regione. Per rinnovare legami che altrimenti hanno tendenza ad allentarsi la Bosnia Erzegovina ha recentemente inviato una delegazione in Qatar e presso gli Emirati arabi uniti. Sotto la direzione del ministro degli Esteri, Zlatko Lagumdija, quest'ultima aveva come obiettivo l'elaborazione di progetti pi concreti di quelli passati. Ma, nonostante questi sforzi, Sarajevo non riuscita ad attirare nuovi investimenti provenienti da questa regione del mondo. Nel 2008 una delegazione proveniente dall'Arabia Saudita aveva visitato la Bosnia Erzegovina, incontrando anche il presidente Haris Silajdi. Ma con scarsi risultati. Nonostante qualche proclama, l'influenza dei paesi musulmani rimane molto marginale per la Bosnia. Gli investimenti del Kuwait si sono limitati all'acquisto delle acciaierie di Zenica, poi cedute agli indiani di Mittal e alla ricostruzione delle Torri unite di Sarajevo. Anche i malesi hanno contribuito alla costruzione di qualche edificio, i sauditi non hanno invece fatto nulla, ad eccezione della costruzione di qualche moschea. Altri paesi ricchi di risorse petrolifere come il Bahrein, l'Oman, il Qatar o il Pakistan non hanno dato alcun seguito alle promesse iniziali. Stessa constatazione per l'Iran, che aveva annunciato l'investimento di 100 milioni di dollari per la costruzione di una centrale elettrica. Secondo alcuni esperti i paesi arabi non hanno alcun interesse a sviluppare relazioni economiche con la

Bosnia Erzegovina, un paese piccolo e povero alla periferia dell'Europa. Da un altro punto di vista, occorre sottolineare come Sarajevo non faccia niente per incoraggiare questi investimenti, data l'instabilit cronica che regna nel Paese e la drammatica mancanza di infrastrutture. Gli arabi non amano i rischi, soprattutto dal punto di vista finanziario, sottolinea Hasan Muratovi, ex diplomatico e professore di economia presso l'universit di Sarajevo. Nella pratica la Bosnia Erzegovina non ha nemmeno una propria Banca centrale che possa dare sostegno alle banche straniere". Questi ultimi vent'anni i Paesi musulmani hanno investito soprattutto per costruire edifici religiosi, per sostenere progetti umanitari e infine per acquistare alcuni beni immobili. I soldi indonesiani hanno permesso di costruire una moschea a Sarajevo e la Giordania ha eretto una moschea a Grbavica. La moschea di Re Fahd a Sarajevo stata costruita grazie ai petroldollari sauditi, un'altra stata costruita con i soldi del Kuwait. I Paesi musulmani hanno quindi raramente investito nello sviluppo economico della Bosnia e gli investimenti che sono stati fatti mancano spesso di trasparenza. Dalla fine della guerra i paesi musulmani avrebbero, secondo alcune stime, investito pi di 3,5 miliardi di euro in Bosnia, senza che alcuna istituzione del paese abbia controllato l'utilizzo di queste risorse. In Bosnia Erzegovina non esiste alcun registro che dia conto degli edifici religiosi costruiti grazie a donazioni straniere. La commissione incaricata di studiare la provenienza e l'utilizzo di questi fondi non riuscita a dare indicazioni precisi se non nel 30% dei casi analizzati. La direzione della Vakufska Banka conferma che impossibile individuare i destinatari di questi aiuti economici. Anche in seno alla Comunit islamica della Bosnia nessuno sembra in grado di fornire ulteriori informazioni sull'utilizzo di questi fondi.

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