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Giovani filosofi, vecchie sle

Scritto da: Gianni Petrosillo (17/08/2013)

Non c niente di meglio di una renaissance per seppellire definitivamente un autore. Quando poi il pensatore da smummificare si chiama Marx, state certi che il sarcofago rester ben sotterrato. Marx pi lo spingi gi (fingendo di recuperarlo) e pi ti tira sulla cattedra . Lennesima reinterpretazione fasulla di Marx serve ad illuminare la carriera accademica di qualcuno e spegnere definitivamente le idee di tutti. Lalba tragica di una finta rinascita filosofica coincide sempre con il tramonto della scienza critica. Mors tua vita mea. Ma costoro non erano gli apostoli della buona novella comunitaristica da opporre al truce individualismo egoistico? Il comunitarismo soltanto lennesima maschera indossata dai filosofi utilitaristi per fottere il prossimo e farsi belli nelle Universit. La comunit il luogo comune delle loro imposture intellettuali. Il trucco lo conosciamo dalla notte dei tempi, una ricetta antica che d sempre lo stesso piatto indigeribile anche se ottimamente apparecchiato. Volete riconoscere al primo sguardo uno di questi ciarlatani che spaccia una sbobba per una leccornia mai assaggiata prima? Lingrediente che li smaschera istantaneamente leruditismo col quale amalgamano tutto ci che insieme non potr mai stare. Pi lo fanno strano e pi passano per geni. Cos troviamo Marx condito con un po di Fichte, di Gentile, di Nietzsche, di Freud et, voil, la zuppa servita. I lettori suscettibili si fanno impressionare dalla preparazione, dal culturalismo esasperato, dalle citazioni pindariche (purtroppo anche quelli che leggono noi) e credono di aver trovato il profeta. Ce lo indicano e ci chiedono di aprire alla filosofopazzia perch dietro quellorizzonte potrebbe esserci il sol dellavvenire. Noi non facciamo tentativi a vuoto, non siamo degli avventurieri scriteriati ma procediamo col metodo rigoroso della scienza che ci tiene lontani dalle infatuazioni e dalle mode del momento. Piuttosto, domandatevi come mai certi guazzabugli concettuali si accasino immediatamente negli atenei, sui quotidiani, negli incontri estivi tra bella gente che discute educatamente di tutto non fregandosene di niente. Eppure, basterebbe virgolettare poche frasi per svelare le assurde prestidigitazioni categoriali di questi master chef della chiacchiera. Facciamo qualche esempio: Avviatosi con lautoposizione corrispondente alla fase tetico astratta e proseguito con lantitesi della contraddizione della fase dialettica, il processo fenomenologico pu cos dirsi

giunto alla sua ultima figura (non infatti ipotizzabile alcuno stadio ulteriore di sviluppo), a quella fase sintetica che segna lemersione di un capitalismo assoluto-totalitario o speculativo. Per poter essere corrispondente al proprio concetto (begriffsmassig), il capitalismo deve transitare per il negativo della fase dialettica, superarlo, e, in tal maniera, raggiungere hegelianamente una condizione speculativa, senza pi opposizioni interne e contrasti di alcun tipo, saturando ogni poro delesistenza umana e paralizzando ogni istanza critica. (Diego Fusaro, Minima mercatalia). Non lasciatevi impressionare, si tratta di una supercazzola, se Fusaro avesse detto che il capitalismo come se fosse antani e Marx un ispettore tombale avrebbe ottenuto lo stesso risultato, ugualmente senza senso ma con il pregio di strappare qualche sorriso. Fusaro ne sa pi di me ma, buon dio, lo capisce che ci peggiora la sua situazione? Dopodich, uno che non vede le insanabili opposizioni interne e contrasti del capitalismo, i quali non sono stati affatto sintetizzati da una condizione speculativa (pi o meno hegelianamente intesa), dovrebbe, quanto meno, farsi ricalibrare le lenti interpretative da un bravo teorico (accadr quando smetter di circondarsi di cattivi numi tutelari che poi sono gli stessi che gli garantiscono un roseo futuro accademico. Presumo, dunque, che non succeder mai). Dovrei rimandarlo agli innumerevoli testi di Gianfranco La Grassa, che purtroppo sono pi difficili da reperire perch questultimo non viene pubblicato da il Mulino o dalla Bompiani. Chiss perch Infine, per piacere, smettiamola di fare i dermatologi, i pori dellesistenza umana non hanno nulla a che vedere con la buona filosofia che non cade in siffatte impressioni epidermiche, o almeno non dovrebbe. Comunque, Fusaro ha ottenuto recensioni ovunque, persino su Il Giornale da parte di Marcello Veneziani (che ha preso una brutta cantonata), andato in Rai, e non si fatto mancare niente per la promozione dei suoi saggi. Anche lui dovrebbe interrogarsi circa il successo del suo pensiero critico presso il circuito del mainstream mediatico che stride con la sua presunzione di essere un ideologo antisistema. Tuttavia, accade che qualcuno faccia un pezzo senza tener conto delle indicazioni degli editori, i quali si scambiano spesso reciproci favori, ed allora viene fuori la verit: Prendiamo il caso di Diego Fusaro, che viene considerato una sorta di nfant prodige della filosofia italiana. Non c suo lavoro, anche il pi lontano dalla politica, che non contenga unimprecazione contro il capitalismo. Che in lui diventa un concetto talmente largo e totalizzante, non definito se non in modo vago, da farsi ricettacolo di ogni malvagit o cattiveria umana, di ogni ingiustizia Sar poi lardore giovanile, fatto sta che Fusaro usa paroloni che sembrano fatti apposta per dare un lenimento agli animi afflitti. Dopo aver disquisito in maniera dotta sui legami intrinseci del pensiero di Fichte, Marx e Gentile (lo aveva gi fatto in verit Augusto del Noce), il nostro, manco a dirlo, affida nellultimo suo libro al ritrovato idealismo proprio il compito di mettere fine allodioso monoteismo idolatrico del mercato (Idealismo e prassi, Il Nuovo Melangolo). E anche in questo caso non si capisce bene con quali argomenti. Gli esempi potrebbero estendersi a dismisura, ma ci che a me sembra che la ciliegina anticapitalista posta su ogni torta teoretica sia messa l per banale conformismo. Che quanto di pi lontano possa esserci dallo spirito vero della filosofia. (Corrado Ocone, Libero) Ecco qui, facciamoci pure prendere in giro dai soliti liberali

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