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desinenza, e la posizione in genere irrilevante. Le lingue europee moderne hanno perso gran parte di questa caratteristica, e hanno sostituito la flessione con la posizione; questa trasformazione arrivata al massimo grado nell'inglese, dove le parole non hanno praticamente flessione, e la sintassi basata quasi esclusivamente sulla posizione delle parole. L'italiano (pi ancora del francese: non ingannino distinzioni puramente grafiche) a met strada. Ha mantenuto una flessione verbale piuttosto complessa. Ha mantenuto (nel nome, nell'aggettivo, nel participio passato) la distinzione tra singolare e plurale, tra maschile e femminile. Ha perso la flessione dei casi, tranne, in parte, nei pronomi personali, dove si distingue tra soggetto (nominativo) e complemento, e, nella III persona singolare, tra complemento oggetto (accusativo) e complemento di termine (dativo). In compenso, sempre per rimanere nei pronomi, ha aggiunto una distinzione che al latino era sconosciuta: quella tra forma forte (tonica), e forma debole (atona): vedo lui lo vedo. Tutto ci che ha perso nella flessione, ha dovuto, ovviamente, recuperarlo nella posizione. L'italiano si trova quindi a seguire due logiche completamente diverse. In genere questo non crea guai, ma a volte le due logiche entrano in conflitto fra di loro, e la lingua comincia ad avere comportamenti schizofrenici. Casi tipici sono, appunto, le concordanze verbali, e, peggio ancora, l'uso dei pronomi personali (si veda, su questa stessa pagina,la discussione su gli a loro). Quindi abbiamo la seguente situazione: 1. mi ha rottO la testa: all'interno della frase le funzioni sono determinate prevalentemente dalla posizione delle parole; in questo caso la lingua tende all'economia, e la concordanza fra il participio passato e il compl. oggetto cade perch superflua; 2. finitA la festa, gabbatO lo santo: il participio passato ha valore aggettivale, e concorda con il nome, perch rientra nel caso pi generale della concordanza dell'aggettivo; 3. me L'ha (LA ha) rottA: il pronome personale atono strettamente legato al verbo; ha quindi una specie di forza di attrazione che impone la concordanza al participio passato, nonostante la situazione, dal punto di vista dell'analisi logica, non sia diversa dal caso 1.
Note:
eccezioni alla regola del riflessivo. Il Serianni cita due esempi opposti del Manzoni: ... altri passeggieri s'eran fattA una strada ne' campi. (XI) ... le strade e le piazze brulicavano d'uomini, che ... si riunivano in crocchi, senza essersi datI l'intesa ... (XII) domum constructam habeo = ho una casa costruitA = ho costruitO una casa
Indefiniti e Negativi
Aggettivi (+ nome) ogni (+ sing.)
Ogni giorno/Ogni persona
nessuno
Non conosco nessuno che...
alcuni/e (+ pl.)
Alcuni amici...
alcuni/e (+ pl.)
Alcuni credono che...
nessuno (+ sing.)
Nessun amico
tutto/a/i/e (+ art.)
Tutta la vita Tutti gli amici
tutti/e (+ pl.)
Tutti vanno in vacanza
nessuno (+ sing.)
Nessun amico Nessuno va in vacanza
tutto
Capisco tutto
niente
Non capisco niente
sempre
Studio sempre
non... mai
Non studio mai
qualche volta
Esco qualche volta
non... mai
Non esco mai
gi
Ho gi finito i compiti
non... ancora
Non ho ancora finito i compiti
ancora
Studier ancora
non... pi
Non studier pi
e/o
O studio o lavoro
n... n
N studio, n lavoro
qualunque (+ sing.)
Mi va bene qualunque lavoro
nessuno
Non mi va bene nessun lavoro
Periodo ipotetico
Possibilit reali (Indicativo) Se non piove --> vado al cinema Se non piover --> andr a correre Se non capisci --> dillo! Se non hai studiato --> Non capisci/Non hai capito/Non capirai Situazioni immaginarie-improbabili (Congiuntivo + Condizionale) Se facesse bello --> andrei a correre
Se tu avessi detto la verit --> non saresti nei guai Se avessi studiato di pi --> avrei avuto un voto migliore
Congiuntivo o infinito?
Soggetto diverso = che + congiuntivo Voglio che tu vada Credo che abbiano capito Stesso soggetto = di/niente + infinito (io) Voglio andare (io) (io) Credo di aver capito (io) (noi) Crediamo di aver capito (noi)
FRASE PRINCIPALE
FUTURA NELLA FRASE DIPENDENTE [congiuntivo presente] [congiuntivo passato] Credo (oggi) che tu sia andato (ieri) Creder (domani) che tu sia andato (il giorno prima) se me lo diranno Siate contenti (oggi) che lui vi abbia aiutato (ieri) [congiuntivo trapassato] Vorrei (oggi) che tu mi avessi telefonato (ieri) Credevo (ieri) che tu mi avessi capito (il giorno prima) Ho creduto (ieri) che tu mi avessi vista (il giorno prima)
Voglio (oggi) che tu vada (oggi/domani) Chieder (domani) che to vada (domani) Siate contenti (oggi) che lui vada (oggi) [congiuntivo imperfetto]
Vorrei (oggi) che tu andassi (oggi) Credevo (ieri) che tu capissi (ieri) Ho creduto (ieri) che tu mi amassi (ieri)
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