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Le immagini del web: mappe solo in - Vale per la geografia, e per il suo - Il Sole 24 ORE

25/08/13 16:38

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Le immagini del web: mappe solo in apparenza


Franco Farinelli

Vale per la geografia, e per il suo attuale infermo destino scolastico nel nostro Paese, la stessa sorte toccata al continente americano in seguito alla conquista romana del Mediterraneo. E per la stessa ragione. Spiega Lucio Russo nel suo ultimo, fulminante libro (L'America dimenticata. I rapporti tra le civilt e un errore di Tolomeo, Mondadori Universit, 2013) che in epoca ellenistica si faceva coincidere le Isole Fortunate, termine occidentale del mondo conosciuto, con le Piccole Antille, mentre due secoli dopo Cristo Tolomeo le sposta in corrispondenza delle Canarie, contraendo in tal modo di molto le dimensioni della sfera terrestre. Con il crollo di Cartagine la conoscenza dell'Atlantico svanisce, argomenta Russo: certo, ma non basta. Quel che a Tolomeo pi che ai suoi predecessori, a partire da Eratostene, importava era l' esaustiva, sistematica riduzione del globo (modello che implica un soggetto mobile e perci la visione processuale della realt) a una mappa, a una descrizione fondata sull'immobilit del soggetto e sulla simultaneit dell'informazione, resa disponibile a colpo d'occhio. Senza tale radicale mutamento del regime cognitivo sarebbe stato difficilmente concepibile il repentino e arbitrario trasferimento tolemaico del limite del l'ecumene, perch soltanto su di una mappa tutti i nomi sono nomi propri, e la relazione biunivoca tra il nome e la cosa riesce, in assenza di memoria, assolutamente arbitraria e perci normativa. Ma tra Eratostene e Tolomeo un'altra geografia era stata possibile, e l'averlo dimenticato equivale alla scomparsa del limite americano dalla conoscenza classica occidentale: in ambedue i casi si sconta l'effetto della subordinazione del discorso geografico alla totalitaria logica della rappresentazione cartografica. Di Eratostene, lo scienziato che tre secoli prima di Cristo aveva calcolato con straordinaria precisione le dimensioni della Terra, oggi non sapremmo quasi pi niente se non fosse stato bersaglio delle critiche di Strabone, all'inizio dell'era volgare. E proprio perch di tali critiche si persa memoria ci si meraviglia (come ancora in queste settimane sui giornali ) per l'assurda espulsione degli insegnamenti geografici, persino dagli istituti tecnici nautici, voluta quattro anni fa dal "riordino" della scuola secondaria promosso dall'allora ministro Gelmini. Eratostene si era comportato non da geografo ma da astronomo secondo Strabone perch, limitandosi a prendere le misure del nostro pianeta aveva trattato la dimora umana come fosse un qualsiasi altro corpo celeste. Al contrario, il problema di Strabone consisteva in un programma che Wittgenstein avrebbe perfettamente compreso: la descrizione di quella parte di Terra per la quale si possedeva il linguaggio perch concretamente percorsa e praticata, agita. Per Eratostene e poi per Tolomeo il mondo era insomma uno spazio: parola che deriva dall'antica misura lineare greca, lo stadio, e implica in ultima analisi la sottomissione dell'intera faccia della Terra a un unico criterio standard di misurazione, dunque gi include, attraverso la mediazione cartografica, l'avvento di quel mercato che a Marx appunto apparir come il regno dell'equivalenza generale. Per Strabone invece, che pure conosce le distanze e la loro importanza, il mondo restava, come gi per Aristotele, un insieme di luoghi, di parti l'un l'altra irriducibili perch ciascuna dotata di valori propri e qualit specifiche. E la geografia serviva proprio a trasformare la mappa in un discorso, in una versione alternativa, e perci potenzialmente critica, rispetto a quella spaziale, e perci apodittica, della realt. Perci non a caso nella Germania "tra riforme e rivoluzione" del primo Ottocento sar proprio Strabone il geografo di riferimento dell'Erdkunde, del sapere geografico funzionale all'avvento al potere dell'elemento borghese, della societ civile: sapere che, contrapposto alla Geographie di marca aristocratico-feudale, per
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Le immagini del web: mappe solo in - Vale per la geografia, e per il suo - Il Sole 24 ORE

25/08/13 16:38

Alexander von Humboldt era appunto la teoria critica della Terra e riconosceva nella filosofia, la storia, il linguaggio le sue armi, contro quella che Carl Ritter chiamava la dittatura cartografica, il pensiero unico spaziale dei funzionari della corte della vecchia verit. L'intera modernit sar per costruita, alla fine, sulla trasformazione della Terra in un'unica, gigantesca mappa, e per sincerarsene basta far mente alle tre caratteristiche di cui ogni territorio statale deve essere costitutivamente dotato: deve risultare tutto di un pezzo, tutto della stessa sostanza (di cittadini che condividano la stessa cultura), deve comporsi di parti orientate nella medesima direzione (di qui l'esistenza di una capitale, tendenzialmente al centro, il punto verso il quale tutto lo stato funzionalmente voltato). Come dire che il territorio statale dev'essere geometrico, perch le tre propriet appena richiamate, la continuit l'omogeneit e l'isotropismo, sono appunto quelle che per Euclide definiscono la natura geometrica del l'estensione. Dunque il mondo davvero diventa, in epoca moderna, un'immane mappa, un gigantesco spazio, suddiviso in meno di duecento formazioni spaziali, cio statali. Ed questo il motivo per cui l'idea che abbiamo del sapere geografico compiuto coincide con l'immagine cartografica. Se fosse soltanto cos gli estensori della legge Gelmini avrebbero ragione anche nel caso della geografia: perch studiarla se per fare il punto nave basta adesso affidarsi alla navigazione satellitare? Il problema che affidarsi a quest'ultima, e pi in generale all'intreccio tra telematica, cibernetica e informatizzazione da cui sempre pi dipende oggi il funzionamento del mondo, comporta appunto il riconoscimento della crisi irrimediabile della riduzione spaziale, e perci cartografica, della realt: quello al cui interno la distanza fisica lineare risulta la relazione decisiva. Non improprio sostenere (anche se ancora va mostrato) come buona parte del l'umanesimo sia stato nient'altro che il prodotto della riflessione sulle implicazioni del trattamento cartografico dell'informazione, le cui regole ricompaiono a Firenze all'inizio del Quattrocento con il ritorno in Occidente (da Bisanzio) dell'opera di Tolomeo, di cui s'era persa memoria dopo il crollo dell'impero romano. Allo stesso modo pare difficile pensare ai giorni nostri in termini di "umanesimo digitale", come ad esempio fa Ulrich Beck, senza passare attraverso il tentativo di comprensione dello statuto e della funzione ontologica della numerosa famiglia di immagini (mappe soltanto in apparenza) che popolano la Rete. Al riguardo il sapere geografico ha ancora molto da insegnarci, proprio perch il pi arcaico di tutti: nella sua strutturale bipolarit di globo e mappa, luogo e spazio, esso resta la forma pi antica del sapere occidentale, la matrice di tutti i modelli con i quali abbiamo fin qui tentato di addomesticare il Vecchio Mondo. E come tale anche dei nuovi di cui abbiamo urgentemente bisogno per la comprensione del Nuovo. RIPRODUZIONE RISERVATA

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