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2009
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http://www.archive.org/details/lafilosofiagreca01deruuoft
LA FILOSOFIA GRECA
GUIDO DE RUGGIERO
PARTE PRIMA
LA FILOSOFIA GRECA
SECONDA EDIZIONE CORRETTA E AMPLIATA
Volume
BARI GIUS.
TIPOGRAFI-EDITORI-LJHKM
PROPRIET LETTERARIA
APRILE MCMXXI
57902
A MIA
MADRE
n J i,.VAL
STI
tf>
AVVERTENZA ALLA
2a
EDIZIONE
completamente rielaborata.
stata
mia
l
a
,
il
riesame dei
te-
uno studio molto pi accurato della letteratura moderna richiedevano ( ). Certo, non m'illudo, anche
e
1
appagato il lettore pi esigente me stesso in prima linea ma siffatti lavori sono suscettibili di un continuo e graduale miglioramento. Almeno, ho fiducia di offrire agli studiosi un libro vivo, dove i problemi del pensiero sono rivissuti da
stavolta,
d'avere
un uomo
petitore
di pensiero e
di
non da un raccoglitore
arguzie
erudite.
I
e ri
fonti
di
filologi
vorranno rimproverare, come al solito, tanto ardimento ma dovranno pur riconoscere con sopportazione che in cinquantanni di studi filologici non
;
hanno saputo trarre dal loro bagaglio un libro leggibile, una di quelle sintesi , che pur si compiacciono
(1)
P. es.,
il
AVVERTENZA ALLA
2.
EDIZIONE
vagheggiare nei loro programmi. Era pur necesche si decidesse infine all' impresa qualcuno che, pur non avendo speso gran parte della sua vita sui vecchi testi, sopperisse a questo svantaggio della
di
sario
sua preparazione, con una salda coscienza dei valori vivi del pensiero. Tale la modestia, tale l'orgoglio di questo ardimento.
tenuto dietro
;
Ai due volumi della filosofia greca hanno gi tre volumi della Filosofia del Cristiai
nesimo un volume in preparazione sul Rinascimento e la Kiforma; con altri due volumi finalmente sulla filosofia moderna l'intera opera sar compiuta.
G.
d.
R.
INTRODUZIONE
ALLA STORIA DELLA FILOSOFIA
Gli storici della filosofia, Dell'accingersi a esporre svolgimento del pensiero d'un vasto periodo, sogliono tutti indugiarsi a lungo in una specie di velo
dove
si
preliminari, che,
il
faticoso
a spianare
Ma
agevolano
per nulla
un intimo
disagio, e
sopra di s gravare
pensiero concepisca in un
graduale sviluppo.
Questo senso
all'inizio di
di
smarrimento
il
sintomo di un an-
dominante una ricerca, quando non ancora il pensiero s' immedesimato col suo oggetto, si elimina poi gradatamente, quando il calore dell'esposizione
tistoricismo latente in ogni storico, e che,
lo storico e la
una pi ricca
10
1NTRODUZIONH
sofia,
Se noi guardiamo dall'esterno la storia della filopresa nella sua totalit, e l' immaginiamo come
solidificata in blocco in
rale, allora ci
si
una pi ampia
presenta,
come unico
si
la necessit di
una
dee
aggruppi
mediante cui si delimiti l'oggetto particolare in quistione. Sorge cos il primo dei problemi che tutte le
storie sogliono affrontare: quello di conoscere l'og-
getto di cui
criterii e
il
si
occupa
la filosofia, e
quindi anche
si
premessa definizione, ne diviene una semplice prova o conferma. questo un modo d' iniziarsi alla storia con un
preconcetto antistorico, perch, se la filosofia real-
mente
come
la
definizione
data
tutte
il
lascerebbe
problema d'una
per sussistere,
quale
infatti,
richiede
un oggetto
ci
nizzazione.
risparmieremo d'anteporre alla nodella filosofia e lasceremo alla storia stessa il determinare l'oggetto di questa scienza, o per meglio dire, le varie espressioni che esso ha avuto, a seconda del vario atteggiamento
stra storia
Noi dunque
una definizione
defi-
la
immobilizzare quel che concepito nel mutamento ma da un fattore del tutto opposto, e cio dall'atteg-
11
di fronte
ad alcuni
problemi. L'attivit del filosofare quella che persiste identica nello svolgersi e nel
filosofie;
o,
pi.
tramontare delle
il
quale a sua
momento negativo
il
luppo.
E appunto
filosofare,
mento meramente psicologico, nel senso vagheggiato da una pigra psicologia, ma come quello che include
le stesse filosofie nella
in quanto
tivit
storia.
il
svolgimento
l'at-
Lo
Un'altra delle quistioni preliminari, che costituiscono impedimento anzich sussidio alla storia, quella della suddivisione in periodi, Certo, il motivo
di ogni
il
pen-
non procede mai livellando ci che tocca, ma sempre accentuando alcuni punti a preferenza di altri,
siero
in
modo che
in
le
pause
e gli accenti
costituiscono
e spontanea di periodi ('). Per la legittimit del motivo condizionata dal fatto, che l'accentuazione sia na-
turale e
non
le
artificiale.
si
Ora,
sogliono pre-
mettere
alle
(1)
il
Croce
12
INTRODUZIONE
non risponde pi un contenuto mentale, sono vuoti schemi classificatorii, da cui ha esulato ogni vita di pensiero. Ma anche qui, come nel caso precedente,
si
tutta in
una volta
storia.
la scienza nella
si
sua compiutezza,
Ond' che si rende innaturale ed un ritmo che, nella concretezza dello svial
uomo
di
troppa
non
media
tuttavia
indispensabile,
proprio
sapere
eli
L'ignoranza
ci
che trascende quel processo per lui dottrina. Noi dunque tralasceremo di affaticare vanamente
il
lettore col
problema
ficazione non
realt,
come
tale
un riassunto inoppor-
mente svolto nelle pagine seguenti; e va quindi anche pi energicamente proscritta. Quanto pi semplice invece lasciare che il periodizzamento, anzich una classificazione, sia l'accentuazione naturale del pensiero storico, ed abbia luogo perci nella sua vera sede nella storia e non gi nel vestibolo
della storia!
13
da questi due
senz'altro
fastidiosi
il
problemi, noi
potremmo
iniziare
nostro compito, di
il
suo svol-
gimento, se un'ultima
ferta
dall' incertezza
difficolt
non
ci
venisse of-
nella
scelta del
punto da cui
dalla filosofia
cominciare
la
narrazione.
Moveremo cinese? Le
filosofico,
briogenetiche, nel
campo
al pensiero,
il
quale, nel
ma
so-
Ora, se
il
punto
risolvere la questione, che quello con un atto di arbitrio da qual punto s' intende iniziare la propria esposizione. E cos fanno di solito gli storici, cercando per di lenire il dispiacere della rinunzia con qualche argomentazione che non del resto capace di scalzare il punto di vista su cui quella si fondava. Ma rimane nell'animo dei lettori un senso di scontento e di delusione, perch lo sconfinato campo storico, a cui si rinunzia con un atto di arbitrio, tuttavia presente nell'immaginazione, e grava con la sua presenza, determinando una certa sfiducia in una narrazione che pretende, senza alcun motivo logico, di fare a meno di una lunga serie di anelli nella ben connessa catena degli effetti. La sfiducia poi si aggrava quando, com' naturale, alla questione dell'origine si fonde quella del valore.
di decidere
ci assicura infatti, se prendiamo arbitrariamente mosse da un certo movimento di pensiero, che esso sia veramente spontaneo ed originale, o non sia piuttosto la ripetizione di un tema precedente? Tale questione stata assai vivacemente dibattuta
mezzo per
Chi
le
14
INTRODUZIONE
in un caso particolare che c'interessa da vicino, e che concerne l'originalit della filosofia greca dove ad alcuni sembrato che quella filosofia si svolga
:
unicamente dalla mentalit ellenica, perch, quanto il loro sguardo, non riescono a trovar tracce sicure di un remoto contatto con mentalit diverse; ad altri invece sembrata indilontano spingano
scutibile la derivazione del pensiero greco dall'orientale
lo
studio
Ma
si
risolvono col
il
deter-
minare se nei riguardi delle loro scienze abbiano o no valore le sottili ed erudite dispute degli orientalisti; in filosofia, o meglio, rispetto al problema che attualmente c'interessa, non ne hanno alcuno, perch quali che siano i loro risultati, non potranno mai decidere dell'originalit di un movimento di pensiero, n per conseguenza della necessit d'iniziare da un punto anzich da un altro l'esposizione storica. Esse infatti presuppongono un concetto dell'originalit assai diverso da quello che pu valere oggi nel campo della filosofia, e che si connette a vedute tramontate da lungo tempo. Secondo la vecchia idea, sarebbe originale, per esempio, il pensiero greco, se non avesse addentellati,
o se avesse scarsi addentellati, col pensiero prece-
un regresso
determinare
vista,
grado di autonomia. Questo punto di che ho chiamato embriogenetico, totalmente compendiato nel verso dantesco:
Ogni erba
si
conosce per
lo
seme.
15
fa valere
Ma
di fronte
di
ad
esso, la filosofia
moderna
un punto
vista
il
completamente opposto,
si
e che,
parafrasando
nel seguente
verso citato,
il
potrebbe formulare
modo:
seme
si
conosce dall'erba.
il secondo compiuta delle origini di un movimento d' idee data dal maggiore sviluppo di quelle idee stesse. Infatti, all'inizio, un movimento sempre troppo incerto e confuso perch si possa giudicare con sicurezza della sua energia e vitalit, e solo quando lo si segue per lungo tratto nelle sue esplicazioni sempre pi ricche, reso possibile comprenderne la portata. Cos, la quistione dell'origina-
principio: la spiegazione
converte in quella della fecondit. Se noi ora guardiamo da questo nuovo punto di vista la filosofia greca, e ci chiediamo se essa sia
lit si
stata originale,
solito
vediamo capovolgersi
a
il
nostro
modo
di
essere
penosa e
tutta
la
svolgersi
mondo,
possiamo senza pi incertezze e perplessit di meri eruditi asserire che quel pensiero originalissimo, perch s' dimostrato nella storia oltremodo fecondo. Sono sterili quelle idee soltanto che ripetono senza accento nuovo temi vecchi o che non hanno risonanza interiore in quegli animi stessi che le formulano, o che vengono accettate con un consenso del tutto passivo. Siffatte idee non si propagano, ma restano
e
stelo, fino al tempo in Mentre al contrario, delle idee che hanno fatto lungo cammino e si sono esplicate in una ricchezza esuberante di forme, si pu dire con
avviticchiate
al
loro esile
cui inaridiscono.
16
INTRODUZIONE
una
Certo,
non
si
del punto di vista erabriogenetico i fautori arrenderanno troppo facilmente a questa con-
siderazione.
sempre
pi ricche
di pensiero alle loro espressioni pi semed embrionali, possono facilmente illudersi di scoprire somiglianze, analogie, uniformit, con altre pi remote nel tempo e nello spazio. Ma non sarebbe qui il caso di ripetere il vecchio adagio, che nella notte tutte le vacche sono nere?
Io
talista
chiederei perci
in
filosofia
ai ai
fautori
della
tesi
orien-
ed
loro avversari]',
se quelle
pensiero greco e
di
l'
indiano,
penombra,
risposta
i
e somiglianze
La
dubbia, tanto pi se
si
pensi che
pi semplici espressioni,
anzi
si
rassomigliano
l'altro.
tutti,
fondono l'uno
nel-
Ma qualunque
risposta
si
meschina idea quella di volere abbassare e immiserire due organismi vivi e fiorenti, come son le due filosofie di cui parlavamo, fino al punto in cui si tocchino per qualche carattere embrionale. E chi si dedica a tali raffronti non dimostra di avere pi cervello di quello scienziato che voleva
stione, certo assai
studiare positivamente
il
sentimento dell'amicizia in
alcune modificazioni fisiologiche ereditarie, anzich nella stima reciproca di due uomini che si pongono
17
questione del
vai ire.
A
il
mente
criterio
il
problema degli orientalisti resta in tal modo completamente assorbito, e quello dell'originalit del pensiero greco perde per una opposta ragione ogni valore autonomo, perch si confonde col problema
stesso dello sviluppo delia filosofia givca.
Ma
listi,
qualche
modo
il
prescindendo da ogni loro influenza su quella che test c'interessava, noi crediamo che assai pi
fruttuosi possano riuscire
i
greca e
nali.
le filosofie
vale a
decisiva;
in
una
si
genio creativo
di
ciascun popolo.
filosofie assai
tratto
ci,
spirituale,
de Ruggiero,
l'intonazione e l'accento,
filosofia greca.
si
tra2
La
18
INTRODUZIONE
ma
necessaria
non
aver commesso alcun atto di arbitrio, iniziare la nostra storia della filosofia (che intende abbracciare
tutto lo
sofia
ma
diverr
quando
si
pensiero greco
mostrer in tutta
a tutta
In
la
si pu affermare che la filosofia greca riempie di s tutta la storia della filosofia, perch ancora oggi noi ci moviamo nell'ambito di quei
un certo senso
problemi e di quelle premesse, che furon posti con mente sicura dai greci, pi di duemila anni or sono. Ma in un senso pi circoscritto, bisogna designar come greca la sola filosofia antica, che precede il cristianesimo, perch, se anche attraverso di questo si tramandano e si perpetuano gli antichi dati ed
porati
elementi di pensiero, essi son tuttavia fusi e incorin un organismo nuovo, che si svolge con
forze proprie ed in maniera
autonoma
e originale.
cristianesimo non va per altro intesa in un senso puramente cronologico, ma in un senso principalmente ideale, che subordina a s il cronologico.
Filosofia antica quella che vive nell'antico spirito,
anche se cronologicamente si esplica nell'era cristiana. Cos noi impareremo a conoscere un vasto neo-platonismo che movimento di pensiero il
19
esplica fino al
VI secolo
d.
C,
e tuttavia
vedremo
filosofia antica,
di cui co-
del
cristianesimo
alcune
che per appartengono allo spirito cristiano. La storia non procede per misure geometriche,
per categorie.
ma
la
filosofia
antica non un
nome
che aggruppi dall'esterno talune manifestazioni di pensiero, ma per l'appunto una categoria che segna della sua impronta indelebile tutte quelle manifestazioni.
svolge
il
pensiero
un
identico spirito e
tonazione in
tutti,
per cui
si
rami moventi da uno stesso ceppo. E in tal riguardo, per accentuare il significato ideale della designazione scelta, possiamo specificarla anche pi, col dire che la filosofia antica essenzialmente filosofia greca, non gi nel senso che
gli
abitanti
del
dal-
ma
mondo
proprio indirizzo.
PRIMORDI
Le prime manifestazioni
presentano un interesse per
In questo periodo
si
lo-
svolgimento posteriore
VI
a. C.
come
le prime scuole filocon una fisonomia tutta propria e individuata, che esprime l'aspetto differenziale della mentalit che l'ha prodotta. 11 secolo VI per la storia dei greci ricco di rivolgimenti e di lotte. Vi si svolge quel potente moto, che s'era iniziato fin dalla seconda met del VII secolo, e che si suol designare come democratico, perch si chiude con l'avvento del popolo al potere, gi prima posseduto dall'aristocrazia. Interminabili lotte dei nobili e del popolo insanguinano le ricche citt, sorte da una vita industre e attiva, e nel sangue ristagnano le energie e tramontano rapidamente le glorie conquistate in breve tempo dalle piccole repubbliche. Noi vediamo infatti alcune citt distrug-
22
gersi,
LA FILOSOFIA GRECA
come
scompapunto
da cedere
dere
Cos
la loro
il
stati
pi potenti.
numero
a poco a poco,
punto
sar
solo,
il
come
le forze.
il
semplice
maggiore,
ma
ap-
punto l'espressione di quella lotta di principii, che si combatteva tra il popolo e l'aristocrazia. Lo spopolamento e l' indebolimento delle citt, come causa della perdita d'autonomia di molte tra loro, stava
egualmente contro i due partiti combattenti; eppure serv di mezzo e strumento a uno solo di essi, che rappresentava alcune esigenze pi alte di civilt.
Il
Grecia e dell'Asia Minore era esponente d'uno stadio ancora giovanile dello sviluppo politico, che doveva
si
fossero
nuove
dell'accre-
una
capace
di l'esistere alle
grandi
cultura, e
monarchie dei vicini continenti, di una intensificata di un sentimento nazionale, che i fresi
impersonava
regime aristocratico, fondato sopra ceti ried esclusivi, che riponendo unicamente in se
1.
PRIMORDI
23
stessi
il
tempo
Al regime castale dell'aristocrazia succede con la democrazia un regime di classe, che per- sua natura libero dalle ristrettezze del primo. Quando a una politica puramente personale subentra una politica di partito o di classe, non pi necessaria una sfera d'influenza immediata e diretta, che come tale sempre assai limitata, ma basta quell'influenza indiretta e mediata, che data dai principii direttivi
riamo,
il
democrazia, invece,
e
come
la
personificazione
qui la possibilit di
ma non
li-
vellamento generale della vita. C' qualcosa di vitale in questo attaccamento dei greci alla nokiq, che ha la sua pi elevata espressione nei grandi sistemi politici dell'et classica.
storia
La
stato
ha mostrato che l'avvento della democrazia anche la loro rovina e che il periodo della mase individualit
sima creativit
spirituale
si
chiude
quando
il
essi
dissolventi.
Alessandro Magno
24
LA FILOSOFIA GRECA
suole concludere rispettivamente la storia intellet-
si
Ma
c'
nondimeno nell'avvento
un valore
positivo di
vira greca al
di
dei suoi
originari confini e
fa
che le sue particolari conquiste diventino un comune patrimonio del mondo antico. La classica grecit confluisce nel pi
La
creatura di
nuove forme
di
vita, rispondenti
si
presen-
tano in quel dato momento storico. Essa ha per conseguenza la scomparsa dei piccoli centri autonomi, il livellamento di popoli, che prima erano vissuti chiusi in se stessi, e la formazione di centri maggiori, non pi sedi naturali di vita indigena, ma punti di accentramento di tutta la vita greca, ormai bisognosa di una pi rapida circolazione, e quindi esponenti dell' indirizzo e dell'azione democratica.
Le prime scuole
signate col
filosofiche, le quali
vengono de-
termine unico
di
presocratiche, ebbero
I.
PRIMORDI
a circondarsi
25
degl'improvvisati
eletti
signori
d'ingegni
al loro potere.
Una determinazione
tata dalle
non
che
ci
forniscono
le
fonti.
Come le maggiori opere storiche del nostro tempo hanno dimostrato, il regime particolaristico dei primi tempi ha una costituzione intimamente teocratica. Lo sviluppo dei vari poteri in seno alla xIiq muove dal ceppo comune della religione della citt, e questa a sua volta ha un carattere pienamente differenziato e distinto da quello di ogni altra, in quanto sorge
dal culto
che
divinizzati nella
citt
ha un
complesso di divinit affatto municipali, che esprimono e simboleggiano la sua individualit e la sua autonomia di fronte alle altre. Come avente una base teocratica, tutta la vita
della
rro/.ig
la
tradir
inflessi-
ma anche quella un tale formalismo: nessuna azione pubblica, nessuna deliberazione o linea di condotta ha un significato autonomo, n
N
la vita dei singoli soltanto,
ritrae
la
sua validit
dalla
ragione o dall'arbitrio
al-
degli uomini,
ma
21
>
LA FILOSOFIA GRECA
l'autorit,
come
che ha fuori di s la sua ragione, imposto da un potere sopraordinato, tanto pi rigido e inflessibile, quanto pi incomprensibile nella sua azione.
scendente della
e
vita,
realizza
un
fine
Ora, contro
particolaristico, la religione
reagiscono
fin
dall'inizio
La
genua
la
un gran passo verso che dividono le citt, come organismi separati ed eterogenei, e svelano una pi profonda identit nazionale e umana, che
e panteistica, sono gi
demolizione dei
confini
si
esplica sotto
una
secondo ragione le cose umane e naturali, allontanandosi coscientemente dalle tradizioni ed opinioni accolte dal volgo, costituisce
il
riguardi
del
La
filosofia inizia la
sua opera
ri-
mondo
che ripudia i dati della tradizione e dell'autorit, dovunque indagando le ragioni intrinseche delle cose, e instaurando un concetto imcerca e di
manente
Ci,
della vita.
come vedremo,
speculazione;
ma
l'efficacia
maggiore
di quest'opera
quando la crisi stessa della vita greca avr suscitato in una forma riflessa e cosciente il problema religioso e morale, e, ci che nei primi pensatori un irriflesso atteggiamento, sf sar convertito in un vero compito del pensiero.
si
non
I.
PRIMORDI
-21
filosofici,
dobbiamo
in
primo
La parola
come
noi
troppo, circoal-
l'antica, tranne
di
greci
dotti in
senso largo,
si
la
cui attivit,
svolgeva
in
campi
svariatissimi.
tramandati come
scienziati, e cos
uomini
di stato, artisti,
via.
Una
(p.
tale molteplicit
d'indirizzi
nella leggenda
riori
es.,
i
comporre
in
di
tutta
la
denotava una cultura alquanto bassa e superficiale, come siamo soliti di osservare in tutti coloro che non hanno specializzato (e per veramente esercitato) la propria
scienza del tempo;
in realt essa
ma
attivit mentale.
Doveva
assolutamente contraria
al
vero abito scientifico e contro cui si rivolge la filosofia posteriore, non appena, con l'approfondirsi,
comincia a delimitare i propri confini. Gi in Eraclito, che uno dei primi e pi fieri critici della scienza antecedente, noi troviamo qualche mordace
epigramma contro
(1)
la
polistoria
( );
e tale opposizione,
'.
Berlin
1906'-.
28
LA FILOSOFIA GRKCA
l
( ),
che
dotti dell'antichit
quello che pi
si
avvicina
moderno. Le prime scuole filosofiche, non altrimenti dai loro membri, non sono specializzate, n hanno confini precisi. E mancato al pensiero filosofico dei greci
tipo dello scienziato
l'urto d'interessi religiosi e politici, agenti
come
forze
fin
estranee ed
ostili;
anzi,
essi
sono
stati
inclusi,
dall'inizio, nella
sua corrente.
La religione gli ostile nel suo principio, ma, come forza politicamente effettiva, non ha una salda
costituzione e organizzazione da opporgli; inoltre le
esigenze spirituali,
possono
pongono
tutti,
pi o
meno recisamente,
non dobbiamo
irreligiosit,
contro
riti
ma
una
religiosit diversa,
tra quella e questi il legame di una chiesa unica, che simboleggi l'unit delle aspirazioni umane in
pensiero greco
si
proprio equilibrio.
Esso
attinge
tuttavia
alle
tradizioni
religiose,
libert,
non inceppata da nessuna irrigidita struttura di domini. La religiosit greca, per questa sua scarsa
//'.
1,1/
64, 65 (DlELS).
I.
PRIMORDI
29
compagine nicamente
ecclesiastica,
col
una
pluralit d'impulsi
altamente benefici. Dalla religione naturalistica del periodo omerico e di quello esiodeo, si passa per lente gradazioni alla religione antropologica dei misteri di Apollo e di Dioniso, che si diffonde su vasta scala nel
VI
e nel
l'interesse antropologico
trale
nella
si
la
filosofia,
che
riceve
egualmente
e del
dalle
primitive
cosmogonie e
umana
recenti
come
circoscritta in
un
sin-
Da
ricerche
moderne
sull'or-
leggende orfiche, alcune delle quali hanno lasciato tracce notevoli nei pi antichi monumenti del pensiero filosofico.
si
Ma
l'
steri,
sviluppando
in
un indirizzo del
tutto peculiare
leggende cosmogoniche. Cos accaduto per il mito di Dioniso-Zagreo. La leggendaria gesta dei Titani che uccidono e divorano Zagreo e vengono perci fulminati da Zeus Zagreo che risuscita sotto il nome di Dioniso; la stirpe umana che nasce dalle ceneri dei Titani: tutto questo intreccio fantastico d leggende assume nelT orfismo un caratteristico rilievo psicologico e morale. La lotta di Dioniso e
le loro
;
dei
il
male;
le
due na-
30
LA FILOSOFIA ORECA
vizio origina-
il
colpa titanica.
della vita
la
le et
pi antiche
vengono comprese
in
una visione
uomini acquistano coscienza che il progredire avvenga tra un bene e un meglio; mentre al principio credono che gli estremi di esso siano il male e il bene. L'idea di una caduta iniziale dell'umanit, per cui questa, perdendo una felicit che le era destinata senza
tetra e tragica, perch solo tardi gli
frutto delle
il
intende gi
ciando,
ma
prime riflessioni di un pensiero che bene che la vita umana si va procacnon intende che ci che lo fa un bene
e
ci
immagina
il
bene come
all'
fortemente
preoccupati
un interesse centrale
il
La forma
dell'espiazione di solito
le
sacrificio rituale,
con tutte
bolismo che vi connesso, e che sono tanto pi grandi quanto meno viva la coscienza che il male possa risolversi con la sola forza dell'individuo, e pi necessaria si dimostra un'azione emanante da
greci, limi-
degl'iniziati
ai
misteri. Nell'orti-
1.
PRIMORDI
l'ormarsi di tutto
31
il
un compli-
ma
stiche.
La
e,
divorato alla
il
simbolo
infatti,
natura del bene e del male, diviene il teatro della lotta divina e ne realizza in s il mitico epilogo, con un processo di epurazione e di espiazione. La macchia originaria ch'egli deve
della
come partecipe
suoi
protoparenti,
Titani.
Ma un
gl'individui, richiede
un soggetto
in tutto
il
cos
l'idea
dell'anima,
come un individuo
si
in
estende oltre
limiti della
car-
s'incarna
omerica:
e
il
quando, all'ingenuo naturalismo l'anima corpo non appaiono ancora dissociati n per natura, n per destino; e, anche dopo la morte delsopravvive che una vaga ombra, come gi, durante
di
l'individuo non
nello
vita,
spazio,
un'entit
sullo
tutta
corporea.
sviluppo- filosofico
nell' in-
principalmente,
il
come vedremo,
serire in esso
nuovo
La
una pi
32
LA FILOSOFIA GRECA
e sociale.
La colpa
origi-
dev'essere
lavata
si
perch
l'anima
riassorga
una pratica e di un rito di di una -mistica e trascendente azione teandrica, che ponga l'uomo in grado
quindi
la
necessiti!
di
purificazioni; e insieme
di rinnovarsi,
rinnovando
il
dio
che una sola e breve incarnazione esaurisca il processo espiatorio, pone l'esigenza di incarna zioni successive, concepite, per via della metempsicosi, in
una
gamma
della
caduta,
nel
all'espiazione,
all'estasi
all'
india-
ci
rima-
siache.
massima,
si
mistici-
smo
il
una sistemazione razionalistica del proprio contenuto, quand'anche le venga offerto in forma mitica
e simbolica.
Questa diversit
il
di
accento
ci
dove
l'
la
rarifica, e
periodo
sempre
I.
PRIMORDI
la
33
compagine razionalistica
riti
e delle
temperamento filosofico schiettamente greco, dominato da tendenze astrattive e scientifiche. Inoltre l'antitesi del bene e del
formule
dualismo dell'anima e del corpo, l'ascetimisticismo, discordavano con quel senso misurato ed equilibrato della vita, con quella comprensione armonica dei rapporti psicologici e morali, che formano il pregio della mentalit greca. Ecco perch, nel periodo classico, l'oscuro simbolismo e misticismo appaiono nello sfondo remoto e neb-'. il bioso di un pensiero che, nella sua prossimit, fa tutto trasparente e chiaro; e dov'anche intaccano in parte la visione, non riescono mai completamente ad annebbiarla. Ma, latenti e remoti, essi hanno tuttavia sempre una qualche presenza, e finiscono poi, col rivelarla pi imminente, quando la schietta
male,
il
smo
il
grecit
mondo greco
e l'oriente,
giovando nel tempo stesso a rallentare, trasformandola per quanto possibile, l'ondata dello spirito
orientale.
Ma
le
raggiungono la formulazione ben definita di sistemi di etica, prendono di solito una forma sentenziosa e precettistica, che rivela gi uno spirito di serena osservazione, capace di risolvere, senza il sussidio
d'un trascendente simbolismo, ogni idea di schiavit e di caduta. E, per quanto i frammenti morali non
G. de Ruggiero, La
filosofia greca.
34
LA FILOSOFIA GRECA
la
costituiscano
si-
una ricchezza di esperienza e una fiducia nelle forze umane, die contrastano con le idee che nello stesso tempo erano prevalenti nella coscienza popolare, e che hanno ricevuto la
stemi, pure v' in essi
loro ultima espressione nella letteratura.
dividuo
si
L'uomo
pur con l'accenno d'una coscienza nuova, che non vuol subire una sorte imposta arbitrariamente, e si ribella e lotta contro un fato incaduta,
popolo; e se l'artista,
col
saperle oggettivare
tuttavia
ma
solo di
non era il frutto di una pi alta moralit, una potente forza di visione artistica.
nella filosofia primitiva, noi troviamo cerlo stesso
Anche
tamente
scendenti.
corredo di concetti astratti e trail fato, che nelle rappreerano anteposti e sovrapposti
La
necessit,
sentazioni
religiose
vengono
inseriti nelle
nuove cosmo-
I.
PRIMORDI
principii direttivi per la
35
logie e
formano
cos
si-
stemazione e coordinazione dei fenomeni. Ma gi in questa funzione teoretica, la loro rigida trascendenza
si
tempera e
si
leggi costanti
matura
al
danno
affidamento
della
lo
successione dei fenomeni, assai pi che non sgomentino con una schiavit incombente dalSotto l'aspetto etico, poi, le frammentarie rifles-
l'alto
tempo sono rivelatrici di una coscienza morale che emerge quasi libera dall'antica schiavit del destino, e comincia a determinare le condizioni di una vita autonoma da realizzare. Da questo punto di vista, l'umile precettistica morale di quei frammenti acquista un significato
assai
delle riflessioni
norme
si
com-
pendia tutto nell'espressione: x cpgovev che non ha corrispondente in nessuna lingua moderna, perch appropriata unicamente alla concezione antica
della
vita,
e cio all'unit
ancora indifferenziata,
eppure armonica, di tutte le forze e attivit spirituali, in cui quela si compendia. <&qvioic la virt a cui ci avvia l'abito del rfQovev; noi possiamo renderla
con saggezza o prudenza, purch non cediamo alla suggestione dei termini moderni, e quindi non im-
putiamo
agli antichi
puramente teorico;
ziata
ma
36
LA FILOSOFIA GRECA
stesse vicende della sua Per conseguenza, essa si esplica, tanto nel porre in guardia gli uomini dal credere alle illusioni dei sensi, nella ricerca della verit; quanto
non v'
nell'atteggiamento loro,
come
pensatori,
in
quanto danno un maggior rilievo alla trattazione di problemi, che noi oggi siamo abituati a chiamare teoretici. Ed in questo senso noi diciamo che la filosofia greca non sia sorta da potenti preoccupazioni morali, e non abbia creato nei primi due secoli nessun sistema di morale. Non dunque che questa
distinzione rientri nella loro filosofia,
rio,
ma
al contra-
questa distinzione.
filosofico
greco di
quando
ci
madre
tamente,
muove da un punto
perch l'interesse filosofico non fisso, determinato una volta per tutte, ma da qualunque motivo spirituale, che nello svolgimento della vita si presenti, a un istante dato, come dominante e centrale. Quindi la filosofia si genera dalla meraviglia, come dal dubbio, o dalla fede, o dall'entusiasmo: la storia soltanto pu dirci quale sia stata l'origine di un dato movimento filosofico.
falsa,
Da un punto
di
vista storico,
si
invece,
l'osser-
vazione d'Aristotile
rivela
come profondamente
il
germe
I.
PRIMORDI
si
37
che suscitano
glia
e
sve-
da questo poi
i
a teorizzare
teristico,
sommamente
in
caratassai
compie
pensiero
fin
un tempo
si sia
fermato nelle
dall'inizio, la specu-
mira alla conquista della scienza nella imponente compiutezza della sua (.Tiati'inT), organizzazione formale, come profondamente distinta dall'opinione (8xa), come avente un metodo proprio e una propria luce intrinseca di verit. La coscienza
greca
dell'autonomia dell'edificio scientifico per essi infinitamente pi viva che per noi moderni. Noi infatti
portiamo
ci fa
tutti latente
nell'animo un empirismo
che
apparire
la
scienza
come
il
semplice perfe-
zionamento di un lavoro mentale prescienti fico; e un naturalismo, che ci fa considerare la scienza come il semplice riflesso di una realt naturale, in s compiuta e organizzata. Perci noi siamo spinti, per due vie opposte, a togliere autonomia ed originalit alla scienza. Per i greci al contrario 'mazr\ar] qualcosa
di
siero
rale
comune; e neppur
perde
la
all'altra
di
La
ma
ri-
sponde a una intima tendenza della mentalit greca. Dovunque essa mira ad epurare il contenuto sensibile
prin-
38
LA FILOSOFIA GRHCA
elementari e generali che sono in gioco nella
cipii
realt.
cepire
tal modo riesce assai di buon'ora a conantinomie primordiali che dominano le forze della natura, come quella del pieno e del vuoto,
Per
le
drammatica evidenza,
quei
primordiale che
ricerca filosofica
si
esplica attraverso
conflitti.
La
rigido e schematico,
intellettuali
di dati sensibili.
Ad
del vuoto
vazioni empiriche,
sul terreno
Il
come
ma
metafisico
dell'essere e del
non-essere.
la tesi atomistica,
secondo
la
quale
le particelle della
negando
Da questo atteggiamento
la
di pensiero
svolge-
non gi le scienze particolari della natura, come noi moderni intendiamo. E se pure indubbiamente gli storici di queste scienze possono trovare e trovano un'abbondanza di dati e di addentellati nelle antiche fonti, non c'
dialettica e la metafisica,
d*a
ranno
tali
reperti:
si
tratta di
dell'or-
ma non
ganismo
embrionale della scienza della natura ('). Altrimenti ci sarebbe da meravigliarsi di una cos lunga infecondit dei primi germi. Le scienze particolari della natura bene ricordarlo non sono il coronamento dell'antica fisica; sorgeranno
neppur
(1
tifico
tutto dipende
Uno spunto muntale isolato e quasi nulla; per lo sviluppo scienda un costante atteggiamento, da un indirizzo or-
I.
PRIMORDI
39
concezione del
il
mondo
degli antichi.
Demo-
non
ma
natu-
non
ma
cose, che
non accoglie
in s
il
mutevole e contin-
che diciamo propriamente naturale e ci che diciamo umano: una comune necessit presiede all'uno e all'altro. Lo sdoppiamento dell'uomo e della realt naturale non proceder che gradatamente, e, al principio, con un'apparente svalutazione del conci
for-
mano
sere
cos le
v[lco,
prime
la
tra
realt
la fittizia
convenzione
fronte
alla
arbitrio
di
imporsi anche
Ma
il
natura
non giunge
s'
illude di averlo
i
comdue ter-
ori-
mera apparenza. E
nome
stesso di soggetto (x
40
tOTo-xeiuevov,
LA FILOSOFIA GRECA
sub-jectum) rivela nella sua etimologia
di sottoposto e
un alcunch
dipendente.
Tale svalutazione del soggetto, nella pi antica filosofa greca si traduce, sia in un sentimento di sfiducia verso la percezione sensibile e l'opinione
che ne deriva,
le
quali
campo
un abbassamento
alle esigenze,
La
stessa
che hanno un valore tutto dialettico e costruttivo, quando quei filosofi alla luce del pensiero assalgono
le
opinioni e
significato
(che in ultima istanza attinge la sua forza alla soggettivit) finisce col perdere la fiducia in se
medeche
i
il
proprio oggetto
di
come impe-
nota
la
sentenza
di
Eraclito,
fanciulli
(*);
accenti pessi-
in
Democrito ha enunciato la massima: che niente sappiamo, perch la realt nel profondo (v $vQ>) ( 2 ).
e lo stesso
realt
Ma
il
quando
(1)
(2i
Fr. 70
(Diels).
II
PRESOCRATICI
1.
Caratteri generali.
compresa
le
L'immagine
dei
pi
in
dall'esterno. Noi
possediamo
solo
un
certo
numero
che, appartenendo a una dominata da forti interessi scientifici e razionalistici, hanno inconsapevolmente impresso questa propria maniera nei lontani predecessori, dando maggior risalto alla parte pi. propriamente scientifica dei loro scritti. Ma da qualche accenno luminoso, da qualche frammento superstite di tutt'altra natura, e anche dalla stessa intonazione fantastica di molti passaggi, che pure hanno un interesse per la scienza, possiamo facilmente intuire che quelle opere avessero una differente struttura. E^se erano opere di poesia non meno che di scienza (ed in forma di poemi erano in gran parte composte), intrecciavano l'analisi fisica con i miti della cosmogonia, ed
opere di
filosoft posteriori,
et storica
42
LA FILOSOFIA GRECA
Per
non
troppo
la
da rim-
parte mitica
prospettiva, l'una
doveva consistere
dimostra
filosofia
come
posteriore sviluppo ci
ha pi durevolmente sopravvissuto per l'appunto quello che era pi fecondo di avvenire. Ma la rimanente parte ha, pur nella sua prospettiva appropriata, un'importanza notevole: non soltanto essa ci mostra gli addentellati nel passato nella mitologia e nella
cosmogonia
pi ancora,
vela
ci fa
della scienza
ci ri-
carattere,
l'
intonazione di essa.
La scienza
una
ra-
rano all'epurazione intellettuale degli elementi e delle forze divinizzate delle antiche cosmogonie; e lo stesso carattere genetico della ricerca che vuol ripercorrere tutta la storia del mondo non che l'elaborazione concettuale dei vecchi racconti della ge-
I punti di contatto tra i dati delle leggende cosmogoniche e i primi concetti filosofici sono evidenti: Talete che pone nell'acqua l'origine delle cose non fa che prolungare il mito cosmogonico di Oceano; l'infinito di Anassimandro rassomiglia al Caos originario della leggenda, e cos via. Anche le forze con le quali i filosofi spiegano il differenziamento
nesi.
necessit e
il
le
personificazioni
II.
PRESOCRATICI
43
ci
spiegano l'ap-
filosofe:
che alternano
il
pi ar-
dito e
sviati sul
in
cui
potremmo
se
La
non
ci
soccorresse op-
portunamente quel
ravvisare in esse
il
criterio storico, e
non
ci
facesse
converte
nito
come
pen-
siero stesso
alternano e
si
scambiano
le parti, for-
mando una
Con questo preliminare accorgimento noi dobbiamo rivolgerci alla lettura dei presocratici; e se
pure le esigenze storiche e sistematiche ci costringono, nella nostra esposizione, ad accentuare il significato scientifico delle loro indagini, necessario
vivamente suggestivo. Tuttavia, anche in un'atmosfera leggendaria, sempre una scienza che si va svolgendo e che, col
rigore della sua
il
stula e
La novit,
sta
per-
44
LA FILOSOFIA GRECA
tanto nell'avviamento alla scienza, non gi nella sopravvivenza del mito; ed quindi del tutto naturale che, nella considerazione degli storici antichi e moderni, l'aspetto scientifico dell'opera loro abbia un rilievo preponderante, pur con quei necessari temperamenti che la presenza del contenuto mitico esige.
I filosofi greci anteriori a Socrate 2. Gli Ionici. vengono, da Aristotile in poi, designati col nome di linguaggio moderno, naturalisti, qpuai.oYoi, o, in
mondo.
Il
loro
ingenuo e indifferenziato, comprende tanto quel che noi siamo soliti di considerare come scienza fisica, quanto ci che con termine post-aristotelico vien chiamato metafisica, o ricerca dei principii supremi che reggono il mondo fisico. Cos, colui che la tradizione ci d come il pi
naturalismo,
antico
filosofo,
Talete
di
Mileto,
fondatore
della
celebrato,
pre-
compiuto alcune scoperte nel campo della geometria, quanto per aver tentato una spiegazione di ci che forma il principio e il fondamento del mondo fisico. Nato verso Ja 34 a Olimpiade (624 a. C) in Mileto, la sua vita cade nel periodo della lotta che si combatt tra i popoli della Lidia e della Media, e che, com' noto, termin con la disfatta che Ciro inflisse a Creso, e con la dissoluzione del vasto impero lidico. Durante questa lotta,
un'ecclissi solare e
Creso contro Ciro. La ragione per cui si d a Talete un posto cos importante nella storia del pensiero, s da iniziare
II.
PRESOCRATICI
45
con
lui
il
mondo
oc-
ebbe d'un
filosofia
la ricerca dell'p/ji,
se
anche
assai
nome
della ricerca
al
non
il
dovuto a
lui,
ma
probabilmente
lui tuttavia
dovuto
gine iniziata.
Per renderci conto del significato della ricerca dobbiamo por mente a quella rappresentazione ingenua, prescientitica, che l'uomo primitivo si forma del mondo, e da cui prende necessariamente le mosse
noi
la
considerazione scientifica.
all'esperienza immediata,
e
sempre rinnovantesi,
con
la
di
elementi sensibili:
ogni
sensazione,
aspetto nuovo del mondo, anzi potremmo dire un nuovo mondo, perch nella sensazione per s presa non v' nessuna coordinazione con le altre che l'accompagnano e la seguono. Quindi la vita sensibile una vita dispersa, dove nulla si conserva, ma tutto si dissipa, e muore e rinasce in una variet imprevedibile di forme e di guise.
Ma
una
finzione:
un semplice mezzo
di cui ci
serviamo
per indagare
dinatrice del
della
come
si
primitivo disciplinava
destinati a reggere,
e ben
formavano
in tal
modo
le
ti)
i,
ti,
1-7, etc.
46
LA FILOSOFIA GRECA
la natura appariva gi come che venivano elevate al grado di divinit, quasi a consacrarne il carattere elettivo.
cezioni del
mondo, dove
di forze,
un insieme
Questa pluralit
tastico-religioso
del
greco
antico,
rappresenta,
di
mente
sensibile, gi
un principio pi elevato,
di or-
immediata, ma gi cominciano a disporsi secondo una scala di dignit, avente il suo vertice in Zeus; indizi di un primo orientamento, bench nebuloso e vago, del pensiero umano verso l'unifisensibile
di-
Ma l'aspirazione non diventa un vero possesso se non quando alle costruzioni fantastiche della teogonia subentra uno spirito pi rigoroso di analisi, capace
di ricercare tra le forze effettualmente
operanti quella
si
da cui
tutte le altre
si
originano ed a cui
riferi-
come
pi semplice ed
cerca dell'appi intrapresa da Talete: un'analisi scientifica, intesa a scoprire il principio unitario del mondo
vincendo l'eterogeneit apparente dei dati che E quale che possa essere il valore delle conclusioni a cui Talete pervenne con tale procedimento, il suo merito grandissimo stato d'aver sentito il bisogno di dare una salda unit al mondo, cio di aver compreso che v'
fisico,
un'unit
naturale di tutte
loro
le
cose,
esistente
mal-
grado
tutti
i
la
variet,
e per
cui
sol
fenomeni formano un
esperienza, e son
II.
PRESOCRATICI
47
loro.
in
Le scoperte posteriori della filosofia gravitano massima parte intorno a questo nucleo centrale.
Nell'etimologia stessa del termine de/ji espresso
specifico
il
carattere
della
ricerca di Talete.
'Aq/.t)
quanto in quello moderno, si possono rintracciare due diversi significati, o che si ponga mente a qualcosa da cui s'inizia temporalmente una data serie, o che si consideri logicamente qualcosa di semplice che sottost a un certo complesso, di stabile a un certo mutamento. I due significati appaiono confusi
in Talete e nei naturalisti
fisica
posteriori, cos
come
la
cosmogonia. L'ispirazione dei racconti cosmogonici dava a\'Qyr\ un significato temporale, come di un punto d'inizio del divenire. Ma
confusa con
la
il
gi risvegliato interesse
scientifico, naturalistico,
doveva convertirlo in un significato logico, in un risultato d'un processo analitico, con cui si riduceva, via via, ci che forma la variet e la mutevolezza
dei fatti naturali, fino a scoprire la
comune
radice.
E che
si
VQxq,
argomenta da ci, che nella posteriore storia delil mero originario si epura sempre pi dalla scorie sensibile, acquista un valore razionale, incommensurabile con quello dei rozzi ed immaginari cominciamenti delle cosmogonie. Secondo Talete, il principio originario l'acqua: non certo questa o quell'acqua concreta, ma quell'acqua che esisteva in principio, e da cui si originarono cos le acque ora esistenti come le terre e l'aria. Noi non conosciamo in particolare il procedimento seguito da Talete nella sua scoperta: forse,
dice Aristotile
('),
egli trasse la
(1)
Metaph.,
1,
3,
p.
983 b 7 segg. V.
fr.
(Simpl.
in Phys., 6 a).
48
I>A
FILOSOFIA GRECA
1
nutrimento degli esseri sempre umido, che il calore stesso vien dall'umidit e che l'umidit fa vivere tutto ci ch'esiste. A questo primo motivo,
che
il
Talete aggiunse l'altra osservazione che i germi di tutti gli esseri sono di natura umida, e che l'acqua
il
Il
ragguaglio
come
determinazione specifica dell'elemento primordiale, che varia da un pensatore all'altro della scuola: per
Anassimandro
l'acqua
il
(n.
nel
610)
il
principio non
pi
ma
l'ujteioov,
Anassimene
terzo grande
l'aria.
momento per
il
lo
sviluppo po-
gato la sostanza unica, elementare e materiale delle cose {vht\), considerando, come dice Aristotile ('), ci
che resta identico nel movimento e nella corruzione. Donde il titolo di monismo astratto dato a questa
Monistica essa , in quanto d un principio unico alle cose: astratta, in quanto questo principio rappresenta solo il dato pi semplice ed elementare
filosofia.
del
mondo
fisico,
il
mero residuo
di
un procedimento
che forma
la
specificazioni concrete.
Un
tal principio, se
valido
mondo, ed
quindi attuabile
il
sue condizioni elementari, non serve poi a spiegare progresso da queste a quello, cio si palesa in-
(l).L,oc. cit.
II.
PRESOCRATICI
49
ginaria, che
capace a dimostrare come dall'unit semplice e orinon contiene in s nessuna ragione del
mutamento
e della specificazione,
si
sia
formata
la
altri
il
termini:
che
l'acqua, l'infinito o
tutto
si
l'aria,
siano
principio a cui
ben concepibile, ma non poi concepibile come da esse tutto si produca, una volta che non v' nulla in questi elementi che contenga
riduce,
la
Questa
difficolt
alla scuola,
tant' vero
e
Anassimandro
d'integrare
il
gare
Il
come avvengono
effetti,
il
primo, in
aggiunse
senza
quale,
),
primordiale
().
Ma
rilievo:
il
i
unitariamente
una
superato
il
suo vero appagamento se non quando sar monismo ingenuo dell' .Q%r\, e sorger con
Eraclito una nuova dottrina della natura, dinamicamente concepita. Nel monismo della scuola ionica
(1)
(2)
Phys.,
i,
121, 5.
I,
Hippol., Ref.,
7.
G. de Ruggiero,
La
filosofia greca.
50
LA FILOSOFIA GRECA
il
semplice presen-
quali concernono
non
la
sostanza originaria,
ma
ionica,
com'
con
la ricerca
sintetica
del
differenziamento e
che il nuovo problema, che esamineremo accuratamente in seguito, possa instaurarsi al posto dell'antico, dovr il principio dell' gxn svolgersi in tutta la sua pienezza: epurarsi e idealizzarsi dal primitivo materialismo con la scuola pitagorica; giungere al suo massimo sviluppo con la scuola eleatica, negando addirittura, nella sua identit incorruttibile e immobile, l'idea stessa del divenire; e quindi determinare per contraccolpo l'urgenza del nuovo problema la cui negazione non doveva essere che la riduzione all'assurdo del vecchio principio, per opera sua medesima. Ma nella scuola di Talete il principio deU'(>x* ancora alle sue prime espressioni pi rudimentali e non va oltre le premesse di un materialismo ilozoistico, che identifica la materia e la vita e immagina la materia vivente e generatrice. Per Talete anzi essa divinizzata, s che Platone (*) e Aristotile ( 2 atdella specificazione delle cose.
Ma prima
tribuiscono
al
concetto
esprime l' infinit della materia e la sua identit con se medesima: variano le sue parti, ma il tutto immatevole (uetaPTiTov (3 >). E, in forza di
(1)
Legg., x, 899 b.
(2)
(:)
De anima,
Diog.,
ii,
A,
5, 41
1-2.
II.
PRESOCRATICI
ni
la generazione avviene non per mutamento qualitativo, ma per separazione (xxQi<ng(')). Donde si ricava, che l'ajteiQov di Anassimandro non veramente una forza generatrice, ma contiene gi fin dall'origine tutte le cose come in un miscuglio
Anas-
simandro
e fa di
mondi
essi divinit
innumerevoli. In Anassimene,
si
infine, al principio
e la rappresentazione
di
una tavola
).
e tutti conterranei,
si
compendia
si
la primi-
ma non
esaurisce con
si
riattacca
Diogene d'Apollonia, contemporaneo e forse pi giovane di Anassagora, ad Anassimene: per in questi pensatori la purezza dell'antica dottrina appare corrotta dal miscuglio
al
principio di Talete;
di
alle
scuole posteriori, e
Intorno alla scuola di Pitagora 3. I Pitagorici. cominci assai di buon'ora il lavorio della leggenda, s che riesce difficile determinare il valore storico delle ricchissime fonti che ci sono state tramandate
intorno ad essa. Della vita di Pitagora poco
certezza. Egli visse nella
si sa con prima met del VI secolo
;
(1)
(2)
Simpl., Phys., 6 a. b
Arist., Melap/i.,
xil,
1.
2,
p.
1069 b 20.
(3)
(4)
De
52
LA FILOSOFIA GRRCA
citt natale,
da Samo, sua
Egitto (dove
si
dopo
ipotetici viaggi in
la dottrina
Magna Grecia
una
setta d'indirizzo
il
scientifico-politico-religioso.
Esoterico era
carat-
un
lungo periodo d'iniziazione. Gl'iniziati, almeno quelli di grado superiore, vivevano insieme, secondo il
regime della comunione dei beni, praticavano riti determinati e seguivano norme di vita assai rigorose. Tra gli scopi della setta era quello della rigenerazione morale della societ; tra le credenze
religiose, quella
tra le pratiche e
della
i
riti,
purificazioni e l'esame di
In ci
si
rico-
con l'orfismo (M, che anzi, nelle dottrine psicologiche e morali raggiunge un pi stretto grado di parentela un rapporto di notevole importanza per la storia del pensiero, perch il pitagorismo, che non si ecclissa mai totalmente nel
affinit
:
filosofia
greca,
custodir
il
La partecipazione
vita
dei
membri
Magna
anche la rovina dei pitagorici, perch, come fautori del regime aristocratico, vennero travolti in seguito alle vittorie
Grcia;
l'indirizzo
politico fu
ma
secolo, e
si
ec-
(l)
Ma
di
II.
PRESOCRATICI
n3
lino alla
in cui eb-
Poco
gora e dei suoi primi seguaci (Petron, Brontinos, Hippasos, ecc.); la ricostruzione filosofica del pitagorismo
fondata in
steriori, vissuti
come
Filolao, Archita,
Timeo, ecc., che esercitarono, da Socrate in poi, una notevole influenza sul pensiero greco. Ma, dato il carattere esoterico dell' insegnamento dei pitagorici, lecito presumere che la primitiva dottrina si sia conservata con sufficiente purezza nelle pi tarde esposizioni, e che quindi le notizie da noi possedute valgano a ritrarre la fisonomia dell'intera scuola. Al che contribuisce, oltre che il carattere domLiside,
mancanza di forti personalit in seno alla scuola, donde risultata, nelle fonti, la
rismo, anche la
nomi
il
Per limitarci
gorici,
si
rispecchiano
effetti,
caratteri
fondamentali
dell'Qxrp
In
nel
troviamo
il
numero,
sotto
forma
di
Cos
il
movimento
dei corpi,
si
causa di
risolve, in ultima
una
immutabili.
La materia dei Milesii risentiva ancora della mera immediatezza sensibile come acqua e come aria,
:
54
LA FILOSOFIA GRECA
sensibili.
essenziali
l'incorruttibilit. Assai
concetto del numero, che, ha un posto intermedio tra il sensibile e l'intellettuale, avendo di quello !a plura-
mente, vi
risponde
il
secondo Aristotile
lit
(''),
materia
eleatica, che ,
svolgimento
dell'o/jj,
riporta
La
sta,
difficolt
il
storicit,
come
si
maggiore per intendere, nella sua non pu immaginare comunemente, nella sua
soverchia astrattezza,
ma
al contrario,
nella sover-
noi moderni,
vissuti dopo Kant, riesce facile spiegarci come il numero possa essere principio delle cose, perch gli attribuiamo un valore puramente formale, e cio lo concepiamo come una forma mentale, in cui vien pensata una molteplicit sensibile materia di quella
forma. Al contrario
colt
qui sta
il
nodo della
ancora
diffi-
per
non
pitagorici
non
esiste
il
la distin-
numero
insieme
s'iden-
dunque
ma
con loro ( 2 ). Tale identificazione ha un carattere in parte scientifico, in parte fantastico. Innanzi tutto, conforme
(1)
Metapli.,
i,
6,
p. 987 b
i,
U.
(2)
Arist., Metaph.,
5-6.
II.
PKBSOORATICI
le
55
al
ma per quel che sono sostanzialmente; epper, una volta assunto il numero come principio, ne deriva che conforme ad
per quel che appariscono ai sensi,
esso
le cose, e
(*). Il
non sorgere
numero non
di
disporre
Questo oggettivismo chiaramente espresso nel principio enunciato da Filolao ( 2 ): che ci che noi possiamo conoscere ha numero. Senza di esso, niente si pu comprendere o conoscere >. Il che vuol dire che il numero non condizionato dal nostro apprendimento, cio
insito
esse.
ma
ad
non
come oggi
si
dice,
un principio gnoseologico,
ma
e
come
Ma,
ci che meglio
il
come astratto rapporto quanticome quantit concreta, estensiva o spaziale. Il numero infatti il pari e l'impari; come pari l'illimitato, come impari il limitato. Questa
inteso dai pitagorici
tativo,
bens
numerica e della quanprimo rudimentale abbozzo del principio cardinale della geometria analitica di gran momento per l' intelligenza del pitagorismo, perch una volta inteso che il numero la quantit estesa nella sua illimitatezza e nel suo limite, possibile intendere la genesi delle cose dal numero, nel senso che tutto nasce dal contrasto, dal contemperamento del limitato e dell'illimitato. La legge di
identificazione della quantit
tit
estesa o spaziale
un
questo contrasto in
effetti
insita
essenzialmente
(1) (2)
mni'ioei
6qi8)cv (Arist
loe. cit.).
Fr. 4 (Dikls).
56
LA FILOSOFIA GRBCA
al
numero, che,
se
nei
singoli
momenti
della sua
invece nelquesta
genera
la serie, e
il
aggiungendosi
pari
d l'impari e all'impari
pari, in
(giovai;)
il
parimpan
numerica
come unione
(*).
dell'illi-
mondo
naturale e
la
vediamo sorgere il dialettismo, la spiegazione del divenire del mondo, mediante il concorso degli opposti. Le coppie fondamentali dei contrari, secondo i
pitagorici, sono, oltre
<
il
pari e l'impari, e
il
limitato
l'illimitato, di cui
abbiamo gi
detto, le seguenti:
mina, riposo e moto, diritto e curvo, luce e oscurit, buono e cattivo, quadrato e rettangolo. Questa enumerazione, ancora caotica e arbitraria, di coppie di
opposti, gi
numero
e
la
principii dal
il
mutamento
specificazione
di
in
pimento
queste esigenze,
principio pitagorico
quanto che
tiene in
il
numero, dinamicamente
inteso, con-
come
abbiamo
la
si
polarizza
intimamente
ricchezza della
questo lievito
interno dell'opposizione.
Filolao, Fr.
(1)
1,
2, 5,
8 (Diels).
II.
PRESOCRATICI
57
Ma questa
ii.in
numero
una
sco-
ne ha intuito che
le
il
principio, e
non ne ha potuto
concezione del
sostanza
svolgere
ma come
immo-
non quella
concezione del principio, dall'altra l'esigenza di spiegare il divenire del mondo, in contrasto con quella concezione. Ond' che, malgrado tutti i tentativi dei pitagorici, per spiegare dialetti-
una parte,
la
camente, merc
il
mu-
tamenti che avvengono nel mondo, Aristotile poteva muover loro la critica che( ): col porre a fondamento
solo
il
pitagorici
e
non
movimento,
il
come, senza
lo sparire,
sorgere e
Anche
dunque, come per i milesii, sebbene sopra un gradino pi alto, si presenta la stessa difficolt, di spiegare il mutamento con l'immutabile,
per
pitagorici,
il
s'
gioveranno le successive filosofie. Fin qui abbiamo analizzato la parte pi propriascientifica del principio quantitativo dei pita-
mente
gorici.
Ma
di carattere
concetto
deri-
autonoma
del
numero,
vavano propriet e caratteri peculiari del numero in quanto tale; e la fantasia creava tutta una scala
Metaph.
(1)
58
LA FILOSOFIA GRECA
massimo
tra
valori,
tutto oscuro
( ).
si
dimostra special-
mente nella cosmogonia pitagorica, che rappresenta come formato da dieci corpi, disposti intorno al fuoco centrale, e moventisi con una divina armonia di suoni, che noi per non udiamo, data la loro continuit ininterrotta, mentre noi non siamo in grado di concepire i suoni se non col contrasto
l'universo
del silenzio.
In questa intuizione c' un intreccio, nel suo complesso potentemente suggestivo, di note fantastiche e razionali.
Il
numero
venivano contati che nove corpi od ordini di corpi visibili, i pitagorici ne immaginarono un decimo, invisibile perch situato di contro alla terra, e lo chiamarono antiterra, raggiungendo cos il numero perfetto secondo il loro sistema. Ma, nel tempo stesso, con l'idea di una rivoluzione generale dei pianeti, degli astri, quindi anche della terra, intorno al fuoco centrale, veniva abbandonato il primitivo supposto geocentrico, e l'astronomia passava dalla considerazione dei meri moti apparenti a quella di moti reali, anche contrastanti con le apparenze. Certo, il caril fuoco centrale dine del sistema cosmico era ancora fantastico; e d'altra parte il movimento traslativo dei pianeti non veniva integrato da quello
un nuovo fondamento era dato alla cosmologia, ed anche un suggestivo avviamento verso questa
ina
(1)
Fr.
11.
II.
PHESOCRATICI
59
ulteriore
della
nella rappresentazione
sferici,
terra e
come corpi
e
l'
non
im-
pi
come
maginazione dei Milesii. Un altro punto notevole del sistema dato dall'idea
ha nel numero
il
manifesta alla
colti-
da essa studiosamente
i
vata; e poi, analogicamente, nell'astronomia e nella scienza stessa dell'uomo. Cos Filolao e
suoi se-
guaci
in
(*)
professano
la
monia; e come armonia viene anche definita la virt seno alla scuola ( 2). Questo concetto dell'armonia integra e nello stesso tempo corregge col suo implicito finalismo, la rigida necessit, che era nella determinazione puramente quantitativa del principio. Tutto avviene insieme per necessit ed armonia secondo Filolao 3 ); e, con questa
idea finalistica, entra nella filosofia un'altra
nuova
il
guarda non pi
stessa
l'espressione
suggerisce,
alla
loro
ma come meta. E
quando anche questa esigenza sar adempiuta, alle rozze e primitive cosmogonie materialistiche subentreranno delle costruzioni ideali, dove il mondo sar
concepito secondo
i
fini
(1) (2)
(3)
Plat., Phaed. 85
Dioa.,
Diog.,
vili,
vili,
e,
di Filolao.
i3.
84-85.
HO
4.
LA FILOSOFIA ORKOA
Gli Eleati.
La
scuola eleatica,
come
la pi-
dionale. Colui
datore o precursore, Senofane, nato intorno al 580 a. C. a Colofone, nell'Asia Minore, si trasfer in Elea,
nell'Italia
il
nome
della scuola,
Parme-
teologica.
una forma non ancora scientifica, ma Polemizzando col politeismo popolare, egli
conquist un'intuizione chiara e vigorosa dell'unit di Dio: concetto profondo, che scalzava le basi stesse
del particolarismo della vita ellenica, fondato special-
mente
il
Egli concepisce
un Dio,
uomini
tut-
al
t'orecchio, che
si
addice andare or qui or l (-). E schernisce l'antropomorfismo, con parole che corrono anche oggi tra noi: se buoi, i cavalli
gli
si
i
leoni, egli
dice, avessero
compier opere come gli umani, forme divine simili a loro ( 3 ). Cos
che
i
fingerebbero
credono
loro
di
4
!
siano
j.
neri,
capelli rossi
fondazione pi propriamente metafisica del monoteismo non che appena rudimentale in Senola
Ma
un
solo; se fossero
il
due
il
pi potente e
migliore
(1)
Fr. 23 (Diels).
(2)
Fr.
24, 26.
(3)
(4)
II.
PRESOCRATICI
61
di tutti
( );
domiparti
ci ch' impossibile.
aloun
Ma non si creda che questo teismo rassomigli in modo a quello che si afferm cinque secoli
si
tratta del
Dio
ma
soltanto dell'odi
e cio di
diviniz-
dell'universo,
come uno
identit im-
xai Tt\
= uno-tutto),
una
mediata
di teismo e panteismo.
eleatico di-
seguace
Senofane,
il
(n.
ad Elea intorno
al
450
l'Uno perde
di Talete e
la pro-
come l'acqua
nella storia
numero
dei pitagorici.
di
La grande importanza
da
lui
Parmenide
data
dell'o;/)'],
sta nell'
il
mondo
mondo campo
dell'opinione, e quindi
della ricerca
per circoscrivere
veramente
scientifica,
consacran-
abbiamo gi
visto che
sorgeva dall'esigenza unitaria del pensiero, contro la pluralit del senso; ma la netta separazione tra pensiero e senso, e quindi
il
problema
deH'o/.ri
tra
satori,
quali, in contraddizione
mente logiche
propria
filosofia,
elementi spurii,
mondo
dei
(1)
Teophr., Pr.
5 (in Simpl.,
Phys., 5
b).
62
LA FILOSOFIA GRECA
Ma
con Parmenide,
la separa-
campo
Da
lisi
si
epura da tutte
dei
suoi caratteri
fondamentali
procede
indi-
pendentemente da ogni dato sensibile e come una deduzione logica. Il concetto della realt, dell'essere,
che
il
cardine di tutta
la
speculazione
:
filosofica,
immediatamente dal pensiero l'essere ci che, esso solo, pu esser pensato ('); e quindi il predicato che gli compete essenzialmente l'esistenza; l'essere , esiste semplicemente, in un presente infinito ed eterno. Esso infatti non fu e non sar: il che gli contraddice, e tanto perch se fu, non meno , se lo si ripone nel futuro. E non pu cominciare n cessar d'essere, perch ci che comincia, viene dal non-essere, ci che finisce va nel non posto
essere. Di
altri
predicati:
l'essere
ingenerato
(ok>v),
immutevole
(dvoUeOQov), intero
unico
senza
fine (zXeaxoy )
Il
criterio di questi
predicamene
nel principio
parmenideo, da noi enunciato soltanto a met col dire che l'essere , e che ora completiamo aggiun-
gendo
il
la proposizione
.
non-essere non
Per intendere
significato pro-
xai etvai
idealistico: esso si
famoso e controverso principio: x yo, auto voetv otiv re 5) a cui non bisogna dare per altro un significato troppo spiega, come ha ben veduto il Ribaud, integrandolo col principio complementare: che il non essere non . Parmenide ha voluto mostrare che, mentre il non-essere non , perch non pu essere pensato, l'essere , per la ragione opposta.
fi)
il
(fr.
(2)
Fr. 8 (Diels).
II.
PRESOCRATICI
63
che l'essere
Parmenide non
la realt stessa
pensa qualcosa
di astratto e vuoto,
il
ma
puro niente,
fronte
alla
ma
il
di
il
realt concepita
come corpo
esteso,
onde col dire che il non-essere non , non si vuol dir altro se non che la corporeit piena, continua, non inframmezzata di parti vuote o non circondata dal vuoto. E nello
non-essere
fisici;
vuoto dei
filosofia
noi
vedremo
nel-
sempre pi fecondo
parmenidea,far valere un'affermazione a prima vista il non-essere , volendo dire che la corporeit continua del reale non basta a spiegare i fenostrana, che
meni
fisici,
ma che necessario
aggiungere
alla realt
composizione dei due opposti sorger una nuova concezione della fisica: l'atomismo. Qui non abbiamo citato che un esempio solo per illustrare l'importante concetto; ma dobbiamo assuefarci
vogliamo inten-
dere in tutte
il
le
compatta costruzione metafisica non che di deduzioni secondo lo stesso schema posto l'essere, negare tutto ci che una deviazione
tutta la
una
serie
dell'essere,
un suo passaggio
al non-essere, circoscri-
non essere parmenideo non ha che la funzione puramente negativa di un limite, che dialettico in quanto trae la sua forza dall'affermazione stessa del-
64
LA FILOSOFIA GRECA
l'essere. L'essere ; in
quanto non muta, non si n perisce o termina in altro, per V impossibilit del passaggio al non-essere; u suddiviso
origina da
altri,
ma tutto eguale nella sua composizione; n possibile nella realt un essere pi o meno, ma tutto ugualmente pieno d'essere (rcv 'efuUev oTLv vTogW). La sua forma pertanto quella di una sfera, egualmente compatta e forte dall'interno alla
in se stesso,
superficie esterna, per la mancanza di un non-essere che ne impedisca la coesione indistruttibile ed eterna, per P insuscettibilit dell'essere all'esser pi o meno
;
o al
non essere affatto. La rappresentazione dell'essere come una sfera non un mezzo puramente figurativo dell'immaginazione,
ma
La
pensiero la pos-
siede in tutti
suna indeterminatezza. Questa tesi della finit dell'essere di gran momento nella storia della filosofia, e Aristotile attribuisce gran lode a Parmenide per averla formulata, mentre critica un altro pensatore della scuola, Melisso, per aver sostenuto l'infinit dell'essere. Parmenide, egli dice (-), sembra aver parlato dell'Uno ( 3 ) secondo la ragione, Melisso secondo la materia; cos l'uno l'ha detto limitato, l'al-
ti)
(2)
Fr,
8.
i,
Metaph.,
5,
p. 986 b.
L'uno e l'essere sono iu Parmenide concetti reciproci e s'identificano anzi tra loro. Noi non ci siamo indugiati a spiegar questa unit dell'essere, avendo gi sufficientemente illustrato il carattere unitario dell'&Qxfj, da cui immediatamente si deduce. Sinotticamente, la metafisica parmenidea si compendia nelle parole di Teofrasto (riportate da Simpl., Phys., 115, 11): x Jtag x v ovx v x ovx v ovSv 'v &Qa x v; oltre l'essere, il non-essere; il non-essere non ; uno dunque l'essere.
(3)
II.
PRESOCRATICI
65
tro infinito .
Per spiegare
la tesi
deremo che
di
Anassimandro
come sappiamo,
l'infinito, e infi-
Non
si
come
ma
che consiste nell'impossibilit di assegnar un limite, sia alla suddivisione della materia o alla sua estensione nello spazio, sia al progresso nello svol-
gimento della serie numerica. Pertanto, meglio che d'infinito pu parlarsi in questo caso d' indefinito o
indeterminato. Ora, nell'accennata impossibilit di assegnare un limite all'estensione o alia suddivisione,
ma
piuttosto
sub e pre-razionale, nel significato cio che si tratta di un'incapacit del mero senso a concepire
totalit chiusa e
come una
compiuta
suoi prodotti.
Di fronte a questa falsa infinit, la concezione del reale come limitato e finito, rappresenta il progresso
La
finit infatti
il
il
pensiero, in quanto
determina trice, che sostituisce all'indeterminazione sensibile la concezione del suo oggetto (il reale) come un tutto definito e compiuto nelle sue parti. In questo
tutto soltanto, le esigenze
vano
alcun
tutta
il
loro pieno
appagamento,
classica
reale
non
lascia
residuo
la
d' irrazionalit.
filosofia
66
LA FILOSOFIA GRECA
la
tesi
riaffacciarsi
dell'influito, ina
non pi come
come
che
si
continua fino
ai nostri giorni.
quando studieremo
un cenno
solo,
per
parmenidea. Nella concezione del mondo come un tutto materiale finito, donde era bandita ogni apparenza sensibile, e che era costrutto con le sole forze del puro pensiero, trovava il suo appagamento e il suo riposo la mente del grande Eleate. Un mondo eterno, incorruttibile,
su cui tutto il divenire delle cose la generazione e la corruzione degli esseri, il movi-
mento
materia che
sensi
ci
rivelano
non
forma che
muni
unica e incontrastata
la
immobile e rigida; un mondo infine in cui il pensiero non pone e quindi non ritrova che la sua legge formale e vuota della pura identit con se medesimo
e ripudia tutto ci che vi contraddice; ecco
il
cul-
mine
il
termine finale
si
rivela gi
Parmenide, il quale, dopo aver costrutto il suo mondo di puro pensiero, dov sentire il bisogno di passare dal regno della verit a quello dell'opi-
II.
PRESOCRATICI
67
mutamenti
di
delle cose.
qui egli
si
conforma
al
modo
che non
vanno
al di l del
servando anche
in
mondo
delle
due
e
corrispondenti
al
non-essere e all'essere,
dal cui concorso
cio
il
fuoco e
e
la terra,
come causa
come agente
si
Ma
di
data dalle conseguenze logiche che ne trassero i seguaci di lui, Zenone e Melisso, i quali, con l'approfondire la parte pi specialmente negativa e dialettica del sistema, andarono incontro consapevolmente all'assurdo. Di Zenone (che visse intorno al 464 a. C.) sono celebri i Wyoi Jteg! xi\r\oj)q: quattro argomentazioni
Parmenide
movimento.
La prima
corpo
poi la
si
si
met
argomenta-
zione: Achille
in
3
(
part
);
La
4a
Uno
stesso punto,
rispetto a
il
cui
una volta
(1) (2)
un corpo
Teophr.,
fr.
Arist., Phys., Z.
239 b 14.
239 b
9.
(3) Id.,
(4) Id.,
239 b 30.
68
LA FILOSOFIA GKEOA
volta rispetto a
un corpo che
si
muove
in senso
inverso
sto
in quesecondo caso lo stesso spazio nella met del tempo che nel primo; donde si ricava che la met del tempo
al
equivale all'intero^).
argomentazioni identico nei muove dal presupposto che lo spazio sia suddiviso in infinite parti e deduce l'impossibilit che un corpo percorra il numero infinito dei punti di cui consta lo spazio. Di qui si vede che la
delle
Lo schema
critica
zenoniana
solida in
quanto investe
la realt
gorica,
aveva dato
al
ma questa apparenza non doveva essere conforme alle premesse della scuola, che un fatto di pura opinione; ci che invece costituiva l'essenziale, era la spiegazione scientifica del moto; e
del moto;
per
lui,
contro di
le
sue
infi-
negazioni. Posto
come
pluralismo ingenuo
che
smo apparente del loro principio, la realt sostanziale del movimento diveniva logicamente impossibile. La giustificazione di essa invece non poteva aver
luogo che dopo scalzati
i
presupposti dell'antica
fisica;
quando cio fu spiegato, con Aristotile, che lo spazio non infinitamente suddiviso in atto, ma solo in potenza, e che il moto, come atto, trascende, con la sua unit indivisibile, la divisibilit meramente potenziale dello spazio. Cos, p. es., baster un passo solo di
Achille, per raggiungere d'un colpo la tartaruga, e la
(1) Li.,
II.
PRESOCRATICI
la difficolt
69
scesa in
una
volta, in
quanto
sta contro la
mera considerazione
astratta e atomi-
ma non
accenneremo qualcuna pi
uno spazio, anche lo spazio dovrebbe uno spazio, e cos all'infinito. Contro il movimento: x xivcvuuevov oute sv <y axi xtio xivstcu olite v $ pi eoTiv (') cio il corpo in moto non si trova n nel luogo dond' partito (perch non vi pi) n dove deve arrivare (perch non v' ancora); dunque il moto impossibile. Contro la pluralit:
essere fosse in
in
essere
se
il
molto
tato: limitato,
unit,
n pi n meno;
nuova
dualit, all'infinito
il
2
(
).
Nello stesso
:i
modo
sta
si
dimostra che, se
molto
insieme in-
Que( ). forma di argomentazione ha un grandissimo interesse storico, perch stata ai nostri tempi messa a profitto da Kant nelle sue famose antinomie cosmologiche. Essa consiste nel confutare indiretta-
mente un principio, mostrando che, se lo si accoglie, possono trarsi da esso conseguenze opposte, egualmente dimostrabili legittime e fondate.
L'ultimo rappresentante della scuola eleatica
Melisso di
Samo
ma
(1)
(i)
Fr. 4 (Diels).
Fr. 3 (Diels).
(a)
70
LA FILOSOFIA GRECA
sua importanza di gran lunga minore di quella
la
dei
soltanto
due predecessori, le cui dottrine trovano in lui un compendiatore. Egli accetta la tesi del-
l'eternit dell'essere: se fosse generato, bisognerebbe che, prima di nascere, non esistesse; ma dal niente non pu venire che il niente. Come ingene-
rato
fine,
ma
heiaov
),
avrebbe
finire). Inol-
l'essere
altri;
da
uno; se non fosse uno sarebbe limitato se gli esseri fossero due, non potrebbero
essere infiniti,
ma
si
limiterebbero a vicenda.
Non
pu mutare, altrimenti non sarebbe pi uno; divenendo altro, esso infatti non sarebbe pi simile a s, ma morirebbe il primo essere, e sorgerebbe ci che non era (il non-essere); ma il non essere non pu sorgere. Inoltre non c' il vuoto: il non-essere non : bisogna dunque che l'essere sia pieno; e come tale,
esso immobile.
Non
esiste la pluralit,
perch, se
la propriet
dovrebbero avere
che noi attribuiamo loro nella vista, nel tatto, ecc.; e queste propriet dovrebbero essere immutevoli; se
i
l'uno.
Ma
il
noi vediamo
il
duro molle, il vivo morto, ecc.; ci vuol dire che la pluralit un'apparenza ingannatrice ( 2 ). Chiarito con questi esempii il carattere della dialettica eleatica, giover richiamare l'attenzione del lettore sopra alcuni tratti essenziali dell' intera dottrina, che dagli esempi stessi si possono ricavare.
versa,
(1)
Qui M.
eit.
si
V.
il
passo
di Arist.
p. 58.
(2)
II.
PRESOCRATICI
71
si
riflette
sulla
maniera con
problemi e secondo cui procede la ricerca; naturalistico, se si riflette sul contenuto dd problemi stessi e sulla loro portata. I problemi
dell'unit e della pluralit, dell'essere e del non-esgere,
pro-
blemi del
zio, ecc. In
mondo
fisico,
della
dello
spa-
accennato nel capitolo I, ancora indifferenziato il campo della scienza della mente e della natura, della
logica e della fisica
ma gi dal fatto che gli Eleati non attingono alla realt fisica che i semplici dati e le premesse della loro speculazione, e poi li tra
;
danno, e pi ancora nelle conseguenze che traggono in maniera affatto indipendente dall'esperienza empirica, per opera del puro pensiero speculativo; si pu facilmente argomentare come l'interesse logico e metafisico sia prevalente, s che non tarder molto a divenire l'interesse precipuo
Un altro elemento da considerare nell'eleatismo concerne il carattere stesso dell'essere. L'essere ; questa affermazione, integrata dalla negazione corrispondente, implica, come abbiamo visto, la negazione
di ogni
Il
mutamento, generazione, corruzione, moto. prima formava tutto il contenuto della scienza, vien cos escluso da ogni considerazione scientifica: le critiche dei seguaci di Parmenide lo dimostrano contradittorio, impensabile, gli
divenire, che
tolgono
ricerca
filosofia.
ionica e pitagorica, la
si modellava ancora secondo i consueti schermi della cosmogonia, ora quest'ordine d'inda-
72
LA FILOSOFIA GRECA
gine sconfessato. Parmenide, non soltanto nella sua dottrina dell'ente, ma finanche nella dottrina
dell'opinione,
si
Il
guarda dal fare una storia dell'oricarattere puramente logico, extraindagine scientifica
acquista
un
nuovo
quel
l'QXT)
rilievo.
significato
temporale che aveva in origine: non pi ci che principia nel tempo, ma valore di una priorit ideale. Principio ci
di
Donde un concetto
movimento,
la
la
genesi, la corruzione, e
come
tale,
implica non
mera
ma
insieme l'identit e la variet. Cos, p. es., il movimento implica l'identit del corpo in moto nella molteplicit spaziale dei suoi stati;
non
vi
persisterebbe
traiettoria;
ma
il
variet, senza
nello spazio,
stesso corpo nei diversi punti della non esisterebbe neppure senza la pluralizzarsi, per cos dire, del corpo
identico attraverso questo
eleatica, col
negare
il
non-
relazioni, di ci che
forma
il
realt materiale.
La
ma
una
pe-
netra
il
mondo opaco
la filosofia
non potr vincere il primitivo e ingenuo materialismo, n potr intravvedere l'efficienza del pensiero sul
mondo
(e
cos
quando
II.
PRESOCRATICI
il
73
Questa l'opera che vedremo lentamente maturarci negli altri presocratici che ci resta a trattare. Un ultimo punto degno di nota nella filosofia eleatica riguarda le conseguenze ultime, da essa non intrav vedute, della propria dialettica, che portarono in seguito un traviamento completo della dottrina. Il concetto che l'essere e il non-essere non , trasferito dalla fisica alla psicologia,
nel
campo
dell'antitesi
pu tradurre col dire che la sola verit esiste e l'errore no, in quanto rappresenta un non-essere. Ma se non c' l'errore, se tutto verit, la verit stessa in fondo non si riduce
tra la verit e l'errore,
si
che
si
pu affermare
vero, niente in
come vedremo,
dalia
dandovi per un senso affatto nuovo, nuovo indirizzo che essa dar al lavoro del pensiero. Cos la serena contemplazione di Parmenide, in virt di una logica affatto aliena dal suo pensiero, ma che pur quella che regge lo sviluppo
e di Melisso,
in
servigio del
dema-
Eraclito. Mentre nell'Italia meridionale, con gli eleati si svolgeva il principio dell'acci, nell'Asia minore invece, che era stata la culla di quella corrente speculativa, sorgeva un indirizzo nuovo, che mirava a scalzarla dalle fondamenta. Tale indirizzo fa capo a Eraclito di Efeso, contem5.
coi pitagorici e
Senofane
quella
di Pitagora
uomo
di stirpe regale,
regime appar-
74
LA FILOSOFIA GRECA
teneva a colui che era preposto ai sacrifizii del culto; e quindi uomo di tendenze spiccatamente aristocratiche.
La dottrina
di Eraclito,
il
dimento, nel che lascia molto^a desiderare ed di gran lunga inferiore alla dottrina eleatica, ha un
profondo significato come intuizione geniale e vivissima dell'intimo dramma che agita e domina la realt.
Ivi la guerra, la lotta, elevata a
madre, regina
jxsv
2
(
e
\i
narrJQ
).
( ),
Generale
alla
la
guerra tra
vita attraverso
la lotta e la
necessit
3
(
).
Una
continua- vicissitudine di
morte forma il ritmo della realt: il fuoco vive della morte della terra, l'aria della morte del fuoco, l'acqua della morte dell'aria, la terra della morte dell'acqua ( 4 ). Questa lotta ha la sua ragione essenziale nella contrariet,
vita e di
te-
nebre e luce, giorno e notte, inverno ed estate, abbondanza e fame, sveglio e dormiente, giovane e vecchio,
umido
di
unisono e dissono,
essere e
opposti
forme.
non basterebbe per s sola potendo i contrari, in forza della loro stessa natura, distaccarsi per sempre l'uno dall'altro e vivere isolati; bisogna dunque alla legge della contrariet aggiungere quella dell'identit, che avvicini i contrari e li spinga l'uno contro l'altro.
a determinare
conflitto,
(1)
Ma
Fr. 53 (Dikls).
(2)
(3) (4)
Abist.,
Et/i.
Me,
6 2,
1155 b
4.
Fr. Fr.
80.
7(5.
II.
PRESOCRATICI
75
questo in realt
notte
si osserva nel mondo. Giorno e sono una sola e medesima cosa, cio a dire
Uno
e identico
il
il
vivo e
il
il
morto,
lo
sveglio e
il
dormiente,
'volta l'uno
esseri
giovane e
Di qui
e
si
( ).
sia
attiva
dinamica:
non potendosi realizzare in ci che radicalmente eterogeneo. Quindi, come ultima conseguenza, Dio, che esprime la realt nel suo tutto, pu dirsi insieme giorno e notte, inverno e estate, guerra e pace, ab-
trari
ritrova gi
si
negli
assume la realt nel suo tutto, poich in essa vivono egualmente la pace e la guerra, la fame e l'abbondanza, ecc., si pu dire che essa indifferentemente
l'uno e l'altro opposto, o per meglio dire l'unit pri-
mitiva che
e
la
di
si
pensa
mondo
nel
non fa che circuire immanente; essa non aggiunge nulla alla realt, anzi una demolizione che il pensiero riflesso compie di tutto ci che diverge dalla pura esistenza logica: dunque una dialettica
degli eleati: quest'ultima infatti
l'essere della negazione
che
gli
(1)
Fr.
Fr.
83. 67.
(2)
76
LA FILOSOFIA GRKCA
ma
eraclitea
perche
I
secondo essa, dall'urto dei contrari scaturiscono nuovi germi di vita e le nuove forme del reale; e
dunque non
finito
sottrae nulla all'esistenza, ma le d l' ir incremento del nuovo, del non esistente che s forma, che diviene, che sorge alla vita. La negazione parmenidea negazione sterile, puro artifizio lo
immanente
le
si
cose escom
svolgono
sorge
logica
della
la
non pi
realt
mn
clic.
ij
stessa
nella
appena abbozzata da
nelle
cose, sar
la
costante
pi
di
ttro fluisce:
1
non
).
ci
si
La realt non che questo fluire delle cose: ogni mutamento una transizione da uno stato ndlo stato opposto, una lotta e poi una pacificazione, come punto di partenza di una nuova lotta:
stesso fiume
(
nel suo moto infaticabile, la realt produce e distri successivamente contrari, svolge dall'opposizione
i
l'armonia, sempre
trionfatrice
del
suo prodotto, e
(i)
Flat., Cratyl.,
40j> h.
II.
PRRSOOKATICI
77
Ma
delle
cose
il
non
clito.
in cui naufraga ogni realt sostanziale, termine ultimo della speculazione di Era-
In
effetti,
non sono caotiche e arbitrarie ma la legge stessa della guerra; seguono una legge e per la considerazione che una sola realt, un
situdini delle cose
sol
la
loro
tutti
contrari esprimendo
dev'esservi
qualcosa
di
stabile, di fisso, di
ed la legge stessa del mutamento. La genialit di Eraclito si rivelata in questa intuizione profonda,
arricchita .poi dalla riflessione sul carattere e sulla
effetti la
legge non ha
armonia; come tale, ha la natura del nostro una realt d'ordine ideale, mentale; e la sua stabilit pertanto quella di un pensiero eterno, che domina il mondo e gli segna la via del suo moto. La legge si chiama: Altv, Ayo<;, Zeug:
zione,
stesso pensiero,
in
virt sua
il
ha un significato divino. premessa logica dell'o^T di gran lunga superata: all'astratta immobilit della materia subentura e la vita delle creature
Qui
la
ragione;
al
che come tale non pu avere una forza immanente e generatrice, subentra un principio dinamico e vivente e che si esplica e agisce su tutta la ricchezza delle forme che assume il reale e non
del reale,
La ricerca
dell'orari
ragione
78
del
LA FILOSOFIA GRBCA
differenziamento delle cose; invece l'indagin
appunto
la
alla
causa di questo
si
dil
t
realt
arricchisce e
Non
pi,
dunque,
la logica del
puro essere
che connette in con una connessione non mec canica e materiale, ma dinamica e mentale, perch come sappiamo, la relazione prodotto della mentalit Ma le ricchissime conseguenze di questo indirizz< non sono che soltanto adombrate e accennate in Era dito; egli non sa e non pu mantenersi all'altezza della sua posizione speculativa: alla mente non ani cora cosciente che solo in se stessa pu esistere i|
la logica sfessa della relazione,
la realt
ma
timamente
principio
reggitore del
mondo, non
si
riesce
sia
il
impossibile
divenite
in
.1
qualcosa
puramente materiale;
quindi
ultimai
corrompe conver-j
pri-j
come
il
stesso.)
le cose, in
forza
di'
fuoco
reggi-:
sia
il
mento
la
mondo.
sua costruzione
cicli
cosmogonica, e
concepisce
il
mondo come
eterno
trina a cui
si
riallacceranno pi tardi
(1)
Fr. 64.
II.
PRESOCRATICI
79
razionale che
cose,
si
esplica nel
mondo,
l'aspetto delle
che pi
si
mutamento, per cui quella filocon la concezione eleatica. Da una parte infatti, abbiamo la negazione completa del divenire, che non riesce tuttavia a scalforma
la pi spiccata antitesi
parte invece
il
feconda per i filosofi che trarranno motivo da essa per una concezione pi comprensiva della realt, che includa le due esigenze, egualmente reali, degli opposti prin-
Questa
posteriori,
cipii,
opera degli ultimi presocratici, Empedocle, Democrito, Anassagora. Ma la vera transazione non avverr che nel campo della metafisica, per
della fisica, per
opera di Platone, dopo che con Socrate all'immediatezza del punto di vista presocratico subentrer
la
tale.
La differenza delle due transazioni fondamenV' una portata puramente fisica e una portata metafisica dei principii di Parmenide e di Eraclito; la prima concerne l'antitesi meramente naturale del riposo e del movimento, dell'unit e pluralit delle la seconda invece concerne l'antitesi forze fisiche
;
metafisica della mentalit stessa, tra la logica dell'essere e la logica dello sviluppo.
piersi
Nel corso della nostra esposizione vedremo ademil duplice assunto, e spiegheremo in che senso
gli altri presocratici
Empedocle e
rarono essi
considerarsi, e
di
conside-
come continuatori
Parmenide
e di Eraclito.
80
LA FILOSOFIA GRFCA
Empedocle. I tre ultimi grandi presocraEmpedocle, Democrito, Anassagora, son quasi contemporanei, e la loro maturit cade nella seconda met del V secolo. Per non il tempo soltanto ma anche una certa affinit li unisce nella storia, mentale, e una comunanza dei problemi iniziali della loro speculazione e dell' indirizzo seguito per
6.
tici,
risolverli.
Empedocle
di
non
per-
ch pi vecchio,
risente
ma
perch in
lui
la
transazione
di Eraclito
e
non raggiunge l'originalit n la maturit delle costruzioni di Democrito e di Anassagora. Eppure, il suo stesso eclettismo non morta miscela di elementi non assimilati; anzi, i frammenti che di lui ci rimangono sono rivelatori di uno spirito acuto e nello stesso tempo entusiastico, che ricorda il pathos di Parmenide, capace di vivificare e drammatizzare l'astratta metafisica dell'essere. L'elemento leggendario in lui di nuovo prevalente. Il problema stesso ch'egli
ancora
di
si
propone, di reintegrare
il
divenire nell'essere,
ri-
pone in onore la cosmogonia, che gli Eleati avevano bandita dal loro sistema. Empedocle ricanta l'inno esiodeo della nascita dell'universo, pur compenetrandolo di quelle pi severe esigenze raziona-
che con la scienza degli Eleati e di Eraclito, erano acquisite al pensiero. E da Parmenide egli trae la salda convinzione dell'eternit e indistruttibilit dell'essere. Nulla in senso assoluto nasce n muore: come mai qualcosa
listiche,
al reale
qualcuno degli elementi perisse, dove mai derebbe, poich non v' nulla che sia vuoto
per-
di eie-
II.
PRESOCRATICI
81
'menti?
Non
isuo principio
che
il
non-essere non
e.
aveva posto bene in chiaro un aspetto del tutto diverso del reale,
d'altra parte, la filosofia eraclitea
la
Ma
pluralit
cose.
il
degli
esseri, l'instabilit
il
divenire
principii?
delle
Come
conciliare gli
di
opposti
Tale
problema
Empedocle;
i
e la soluzione
caratteri dell'eternit
parmenideo ad alcuni
in essi, ina
sono quattro: terra, acqua, aria, fuoco; essi costituiscono ci che v' di stabile e fisso nel variare e
nel pluralizzarsi degli esseri.
Conforme a questa
dottrina,
Empedocle pu
criti-
vera morte, spiegando come ci che si chiama con tal nome non sia che miscuglio (fnis) e separazione
(tdUa^ic)
degli
elementi
( ).
Inoltre, dalla
conside-
gono
le
separazioni e
spontanea l'idea di due forze in virt delle quali si realizza questo doppio processo: l'una, per cui le parti minute dei corpi si attraggono, l'altra per
cui
si
distaccano e
si
una similarit per la quale il simile richiama il simile, e una repugnanza per la quale l'opposto scaccia l'opposto: Empedocle personifica queste forze primordiali, chiamando l'una Amore (^ikx-qq), l'altra Odio
(Nexog).
Ed ecco che
come un
(1)
il
gli si raffigura
Fr.
8.
G. de .Ruggiero,
La
filosofia greca.
82
LA FILOSOFIA GRBXJA
mutamento degli esseri. Alternamente, egli dice ( ), predominano i quattro elementi, nel giro di un ciclo;
1
si
il
perdono l'uno
nell'altro, e si
accrescono secondo
gli stessi,
sempre
ma
altri cominciano e non durano eternamente. Ma in quanto non v' mai termine al mutamento perpetuo, in questo senso essi sussistono sempre in un ciclo immutabile. Con questa concezione del ciclo, la fsica di Empedocle sconfina nella cosmogonia. E qui, la mitica credenza nell'et dell'oro gli fa immaginare uno stato primordiale del mondo, in cui non ancora l'odio dissolvitore aveva esercitato la sua azione, e il tutto, che con reminiscenza parmenidea egli chiama lo acpalQoq, riposava nel seno della stabile armonia, nella sua perfetta immobilit. Ma quando l'odio si fu aggrandito nelle sue parti, allora successivamente furono scosse tutte le membra del dio. Cos nacquero dalla separazione gli esseri individuali ma poi il preva-
lere
dell'odio
lo
sparire
nuovamente
uomini ed animali;
ma
tempo verr in cui l'odio sar affatto scomparso dal mondo e il dominio unico e incontrastato dell'amore porter, col congiungimento di tutte le cose, uno stato
indifferenziato dell'universo, analogo all'originario.
Fr.
26.
(1)
II.
83
L'importanza
principio positivo
delle cose. II
di
dramma
sta nel
mincia
La
sua efficienza
si
filosofo,
un corpo,
e la
fiorente le
anima; ora
al
contrario la funesta
Nel riconoscimento dell'efficienza del non-essere, che positiva, in quanto nella stessa cosmogonia agli esseri particolari d vita cos l'amore come l'odio, v' gi la critica immanente del principio che il
non-essere non
tivo e
.
teoretico,
fermo alla negazione parmenidea del tempo stesso le esigenze del suo pensiero lo costringono ad ammettere l'esistenza di pori tra le parti minute della materia, per dar conto fisicamente delle uuioni e compenetrazioni dei corpi. Ora, i pori non sono altro che il vuoto. Con maggiore coerenza logica, non ostante l'apparente stranezza, gli atomisti, affermando l'esistenza del vuoto,
cosi egli
tien
vuoto
ma
nel
il
principio di
Parmenide
si
addentreranno assai meglio di Empedocle nelle intime ragioni che presiedono al mutamento delle cose.
7.
Gli Atomisti.
Con
la filosofia degli
Atomisti,
un sistema compiuto
di scienza,
che
84
LA FILOSOFIA GRECA
sar
sica.
sta nello svolgimento di tutte conseguenze logiche di un principio, mediante una dedazione rigorosa, che conserva in tutte lo spirito informatore da cui derivano, non ne rifiuta nemmeno le estreme, e sdegna di destreggiarsi in qualsiasi modo con le opinioni comunemente accolte, che lusingano le speranze o i pregiudizi umani. Nulla
le
filo-
che mossi da uno spirito puramente scientifico e avvezzi all'analisi rigorosamente quantitativa e meccanica della natura materiale, sentirono di dovere
alla
stessa
vien
detto
l'anima e' il pensiero, e negarono ogni finalit e provvidenza nel mondo. Certo, anche nelle scuole anteriori, noi troviamo una poderosa critica e confutazione delle opinioni e dei sensi, in pr del puro spirito scientifico; ma ivi manca quel significato vitale della critica che qui
ritroviamo, e predomina piuttosto uno spirito di ele-
gante sottigliezza e di aristocratico disdegno, che qui invece si converte in un atteggiamento pratico
e diviene
leggenda
critico
11
ci
una condotta di vita. Non per nulla la ha tramandato che Democrito, il fiero
realt sensibile,
si
della
cavasse
gli
occhi.
;
sua fama fu di gran lunga ecclissata da Democrito di Abdera, che visse intorno al 420 a. C.
la
ma
Di Leucippo
filiazione
Non
possibile deter-
(1)
ir.
PRESOCRATICI
55
dovuta a Leucippo, che di solito, nelle fonti, riunito a Democrito: i tratti essenziali dell'indirizzo la teoria del pieno e del vuoto ('), degli eTcdau,
della sensazione
del pensiero
corpo
2
(
),
sono
infatti
una portata
cetto
gli
punto di partenza della speculazione nel conche il bene e il vero siano identici per tutti uomini, mentre il piacere diverso per tutti ( 3 ).
sensibile e
affettiva
Della vita
non
;
si
d scienza,
la verit razio-
per
tutti
il
pi
spe-
celebre
atoiio.
vmico
il
Oegixv,
irei]
freddo e
caldo,
come
tutte le
il
pieno e
Democrito compie
ma dando una
dei
sensi,
illu-
Boriet
e perci
non ci dar come Parmenide una dottrina dell'opinione accanto a una scienza pura, ma una scienza sola, e compir un gran passo
dalla scienza. Cos egli
(1)
(2) (3) (4)
i,
8.
At.,
iv, 8, 5
(D
69.
394).
Democr., Fr.
Diog., ix, 72;
vii,
un
math.,
135).
86
LA FILOSOFIA GRECA
La seconda parte
reali-
del
il
soltanto
il
pieno e
vuoto, costituisce
in-
prolungamento e l'antitesi della dottrina eleatica. La consistenza degli atomi identica a quella dell'essere parmenideo: ma Tessere viene
sieme
frantumato, pluralizzato
all' infinito,
vuoto
l'e-
che senza il vuoto non intelligibile, tutto pieno non v' possibilit di passaggio per un corpo da un punto a un altro. Ammettendo il
vuoto, Leucippo e
non- essere;
e,
poich
questo
non necessario meno dell'essere, la sua esistenza ha lo stesso titolo di validit (*): t 8v equivale a
Da queste premesse, la tsica atomistica si svolge secondo criterii puramente razionali, non diversamente da quella eleatica. Negata la realt sostanziale
di ogni aspetto qualitativo e sensibile della realt,
di
L'affermazione dell'esistenza
continua
ma
discreta;
l'impossibilit
divisibilit della
di parti
si
il
nome
di
tibili,
il
sere dentro di
ma
soltanto
fuori,
come
(1)
(2)
Arist., Metaph.,
i,
4,
4,
985 b
2, p.
4.
1109.
II.
PRESOCRATICI
87
['qualitative
!
( ),
tutte
le
altre
immaginazioni sensibili (cpavtaaiai). Tali differenze valgono a spiegare la diversit dei loro aggregati, cio dei corpi che cadono sotto la nostra esperienza. Infiniti sono gli atomi, e infiniti i loro aggregati; donde l'ulteriore corollario dell'infinit dei mondi ( 3 ).
L'infinit del pieno implica inoltre l'infinit del vuoto,
e la rappresentazione dell'universo
sul vuoto infinito
(*).
il
come riposante
Se
gli
atomi e
vuoto sono
la sola realt, la
mondo
di
mente quantitativa e riducibile in ultima istanza a un movimento. Una cosa nasce dalla riunione degli atomi mediante il movimento, muore per effetto della
separazione degli atomi: nascere e morire, per De-
assoluto,
5 (
ma
pure relazioni
spiegabili
xat
-r
jtoav
).
Similmente tutte le propriet delle cose si spiegano meccanicamente, merc rapporti quantitativi degli atomi. Vi sono per differenze essenziali tra queste propriet, alcune delle quali esprimono rapporti imi
mediati tra
nostra
gli
atomi,
come
il
il
implicano
mediazione della
il
come
colore,
sapore, ecc.:
in seguito.
i,
15, 8 [314
segg. D]).
Arist., Metapfl.,
i.
4,
985 b
4.
Akt., Plac,
ii,
i,
3 (p. 327
a 13 D).
Epiphan., Adv. haeres., HI, 14 (p. 590, 30 D). At., Plac, i, 24, 2 (p. 320 b 20 D), dove si parla del nascere
5tt
LA FILOSOFIA CHIEOA
Ora
lizzi
il
volta mostrato
gli
effetti
come
naturali,
dovrebbe essere,
di|
spiegare la ragione stessa di questo intervento. La presenza degli atomi e del vuoto costituisce la ra-
gione necessaria
dice
che
il
per s solo
spiegare
tichi
come
movimento intervenga,
il
testi
ansa-
moto
ma
la diffi-
colt ricacciata cos pi indietro, perch l'urto presuppone gi un movimento. Secondo altri, pi attendibili, in quanto sono confortati dall'autorit
di
Aristotile,
il
degli
grandezza ('). Questa spiegazione quadra anche meglio col generale carattere dell'atomismo geometrico di
Democrito. Quale sia il carattere specifico di questo movimento, se esso si effettui lungo la verticale, o sia piuttosto un moto a turbine, assai dubbio; probabilmente, nel pensiero degli atomisti, alle considerazioni puramente meccaniche e geometriche s'in-
trecciavano
reminiscenze
la
cosmogoniche,
le
quali
suggerivano
degli
altro se
Tale sembra
alla 8ivtj.
non l'espressione meccanica del mitico caos. il significato che gli atomisti davano
(I)
Auisr.,
De
Coeo, iv,
2,
it.
Presocratici
89
iad aggrupparsi ed associarsi, in virt del vuoto interposto. E, voltando spiegare tutto questo lavoro col
solo sussidio
di
che
il
movimento
il
una lunga
tiziamente
serie di tentativi e di
movimento la capacit di un crivello, separando i contrari, riunendo i simili: una reminiscenza della vecchia fisica qualitativa, della quale anche Democrito non sa fare a meno, perch senza di essa non potrebbe rendersi conto della permanenza delle specie orgaCos veniva attribuito al
agire a guisa di
(*).
tutte
con egual titolo il caso e la necessit, esprimenti due aspetti diversi ma complementari della medesima legge. La cura costante dogli atomisti rivolta a bandire dal loro sistema ogni spiritualit. Questa esiste soltanto, per meglio dire, nel motivo iniziale
della speculazione, nell'assunto di voler costruire
il
mondo
puramente razionali; ma scompare poi, allorch l'opera compiuta. Infatti il mondo degli atomisti non conosce provvidenza (jt^voia), ma si regge in forza di una
della quantit secondo criterii
rivi lyq)
la
(*))',
che sconfessa
modo
pi patente
mismo
nima
e
ci
il
d una teoria della conoscenza, dove l'acorpo si livellano in una sostanza unica,
(1)
Democr.,
fr.
165.
3, 2.
(2)
Art., Plo.c, u,
90
LA FILOSOFIA GRECA
che varia soltanto per la densit. In effetti la distinzione, che appariva al principio radicale, tra sen-l
sezione e pensiero, opinione e ragione, non che
differenza pensieri
del
e
di
grado:
tanto
le
sensazioni quanto
2
(
(vorjaeis)
(');
(crepolameli;)
),
corpo
corpo che per la maggiore sottigliezza e mobilit degli atomi che la compongono. Questi sono sottili, lisci e rotondi, e costituiscono
non
differisce dal
cui
l'atomismo d
gli attri-
psicologici, la co-
che
le
poich
il
di
un corpo sopra un altro, ogni senso analisi, una variet del tatto (eprj ti?
rappresentazione delle cose
si
in ultima
(
oriv
>).
La
le
emanazioni,
le quali
muovono
le
distaccano
immagini loro
si
(eicoXa),
corporee anch'esse,
e minuti; queste
ma
immagini non
formano imme-
diatamente nell'occhio, a causa dell'aria che interposta; invece l'aria che viene impressionata e che
comunica mediatamente l'impressione ricevuta ( 4 ). Donde il corollario, che i sensi non ci danno la vera realt, ma una realt trasformata e falsificata dal mezzo interposto e dall'apparato ricettivo; e che
(1)
AT., Plac,
7,
iv, 8, 5.
(2) Id.,
(3) (4)
4.
Arist.,
De
sensu,
e. 4,
:
442 a 29.
% 50, p. 513, 17.
Teoria dell'JioQQOi)
Teophb., De sensu,
II.
PRESOCRATICI
91
qpuaei,
ma
f\\izxQOKq
).
le
qualit sensibili,
non
tutte
hanno
lo stesso
valore,
Si
detto che
tutti gli
tatto
si
un senso fondamentale,
il
cui
delle
altri
immagini
contatto
tra
il
senziente e
il
sentito.
E
;
il
tatto
vero e proprio,
come apprensione
dell'oggetto senza
mezzo interposto, non ha bisogno d'immagini quindi sue sensazioni non sono, come le altre, delle deformazioni della realt. Vi sono cos due categorie di sensazioni, fedeli le une e infedeli le altre: da una parte, quelle del pesante, del denso, del
le
duro, dall'altra quelle del colore, del suono, del sapore, dell'odore
2
).
In
questo significato
si
pu parlare
di
una
di
di-
secondarie:
si
tratta di distinzione di
grado
re-
lativit o di oggettivit,
non
di natura,
come
se le
le altre al soggetto.
es-
sog-
non implica,
col
massimo
il
nelle altre.
esiste.
Il
Come
sensazione,
etotaov
cos
anche
|o)8v itQoaivTov
( ):
esso
(1)
(2) (3)
62, 63.
>2
LA FILOSOFIA GRECA
l
si produce nella sostanza psichica ( ) non dovrebbe avere una certezza diversi da quella dei sensi; eppure con grandiosa inconsc
materiale che
Come
tale,
guenza, e come per un sicuro intuito della verit Democrito tien ferino alla distinzione netta, su cui tutta la sua costruzione scientifica fondata. In complesso, la filosofa atomistica appare come
la
fl
summa
come
l'esplicito
che in essa implicite. Ivi confluiscono il materialismo degli ionici e la loro affermazione dell'infinit del
l'essere; la considerazione quantitativa e
matematica
immu
il
moto
e la pluralit.
effi-
Un
la vita, la
sensazione,
il
pensiero,
son ridotti a movimenti atomici impercettibili; e dove quindi non si giustifica neppur la scienza che mira
a comprenderlo: tale l'universo atomistico, che un
gli
parr
pensiero
il
bruta e opaca materia la luce dell'idea; ma che un Aristotile apprezzer altamente, per la potente
unificazione
del
il
mondo
il
dell'esperienza che vi
si
compie e per
che
:
lo
le
domina. sopravva-
succederanno alle svalutazioni, e queste a quelle; tutte per con un proprio motivo egualmente fondato. Ci che nell'atomismo ripugna la compressione del pensiero e il suo livellamento al
lutazioni
Identit di V^X 1
e vovg: Akist.,
(1)
De
an.,
2,
404 a
27.
II.
PRESOCRATICI
93
animi
la
tempee in
ramenti religiosi
si
una panteistica aspirazione a unificarsi col tutto, da jcui l'individuo generato e in cui deve alla fine
annullarsi.
L'etica e la religione dell'atomismo materialistico saranno l'opera di scuole posteriori; in Democrito noi non troviamo che il solo addentellato di esse:
concezione dell'equilibrio dell'anima, che si uniforma alla legge nella sua perfetta tranquillit, non turbata da alcuna paura o superstizione; stato spirituale che prende nome di eDu^ta o eveax ( ). Tra i seguaci di Democrito son nominati Metroloro di Chio, che dal criticismo di Democrito trasse conseguenze scettiche, ed elev la massima democritea che nulla sappiamo, perch la realt nel profondo, a principio filosofico, affermando che nessuno di noi sa niente, nemmeno se sa qualcosa o niente ( 2 ); Anassarco di Abdera, celebre per la fermezza con cui affront l'estremo supplizio ( 3 ), e anla
8.
Anassagora
( ).
Con Anassagora
a.
di Clazo-
il
500
C.
la filosofia
greca
fa
(1)
(-')
19,
5.
(3)
La
descrizione in Diog.,
ix, 58-59.
Bench Anassagora sia anteriore cronologicamente agli atomisti (almeno a Democrito, mentre di Leucippo conobbe e confut la dottrina del vuoto) abbiamo creduto con l'Hegel e lo Zeller di posporlo ad essi, per la considerazione che egli forma l'antecedente immediato dell'in(4)
94
LA FILOSOFIA GRECA
inizia,
Fondatore della prima scuola ateniese, Anassagora antesignano di Socrate, la lotta contro i pregiu
nome
il
della scienza
valido appog
ma,
si
accusato
di
Atene,
guerra del Peloponneso, fu costretto ad abbandonare ridusse a Lampsaco, dove mor verso il
iniziatasi
la
empiet
e,
428
a.
C.
Scolaro dj Anassimene, egli enuncia le proprie vedute filosofiche come una correzione ed elaborazione delie dottrine ioniche, secondo
finito di
il
progresso
misti;
ma mentre
vuoto, ammette
un
formano
fatti si
l'infinito originario.
ma
persister
sempre
risulter
sempre composto di particelle ossee. Per designare questa irriducibilit dell'organico viene
ma
dai
termine: x
fioionEgvj,
che secondo alcuni testi rappresenterebbe l'atomo organico, secondo altri invece la semplice similarit
delle parti rispetto al tutto organico,
comunque
si
spinga la divisione all'infinito. Le due spiegazioni non si contraddicono necessariamente, perch anche
affermando in principio la divisibilit all'infinito, Anassagora ha ben potuto fermare la propria attenzione sopra alcuni nuclei relativamente primari, nello
stesso
modo che
la fisiologia
moderna muove
dalla
II.
PJRKSOCRATICI
95
-cellula,
Anassagora
vi implicita,
i
|un
intendevano spiegare tutto ci che organico come miscuglio di elementi semplici e quantitativi,
prin-
non viceversa. Al principio, tutti gli elementi esistevano insieme commisti nell'infinito {\iov jidvta zQr\\iaxa fjv )); e poich erano insieme, niente si poteva chiaramente distinguere a causa della loro piccolezza, che non
(
avea limite, potendosi dare sempre un pi piccolo del piccolo, senza di che, l'essere si annullerebbe nel non-essere ( 2 ). N si poteva chiaramente conoscere la quantit delle cose, che questo era impedito dal miscuglio di tutte, dell'umido e del secco, del caldo
e del freddo, del chiaro e dell'oscuro; e
vi
molta terra
di semi niuno dei quali somigliava all'altro ( 3 ). Dalla separazione (d^xoioic) sorgono tutte le cose 4 distinte, e questa opera della mente ( ). Ecco un secondo grande concetto di Anassagora, che sar tra non molto il centro della vita speculativa. Se dall'infinito caotico, in cui tutte le cose son mescolate, ha potuto formarsi un mondo organizzato, di(oTceQudtcov)
numero
(2)
ai Fr. Fr.
Fr.
1.
3.
(3)
4.
(4)
avx
iv.give xc iaxO|vr)ae
(At.,
3,
5.).
96
LA FILOSOFIA GRECA
armonico nel suo insieme, certo non potuto esser questa l'opera di una cieca p
stinto nelle sue parti,
come immaginava Democrito, ma deve essere intervenuto un principio teleologico, ca pace di dividere e di organizzare, un principio in telligente di ordine e di armonia: e questo il vog la mente. Con l'opera della mente, dell'intelligenza, inter
tenza meccanica,
Ma la mente un princinon divide soltanto, bens dividendo unisce; quindi gli esseri, pur divisi, non hanno un'esistenza
vita gli esseri particolari.
pio che
ma
tutto
le
un
sol
caldo
2 ( ).
mente soltanto non mescolata a niente altro, ma sola, autonoma, per s. Se non fosse per s, ma mescolata con alcun 'altra cosa, avrebbe parte ad essa; e allora non potrebbe esercitar dominio (jcQatev) su tutte, come quando sola per s. Essa
Tutto ha parte
e
in ogni cosa; la
infinita,
autocrate,
la pi sottile (e^rrarov) di
tutte
(yvcjitj)
le
cose, la
tutto.
pi
di
su
ha anima, grande o piccola, la mente esercita il suo dominio. Cos ha dominio sul moto rotatorio del cosmo (jteQixoQiion.g), perch gli d origine (px'nv). Ogni cosa che si mescola e si divide, tutto conobbe la mente. E ogni cosa che sar e che era (e non pi), tutto ordin la mente; e il movimento che compiono gli astri, il sole, la luna, e le
(1)
Fr.
6. 8.
(2)
Fr.
II.
PRESOCRATICI
97
la
il
materie aeree ed eteree. La loro separazione ne conseguenza; cos si divide il sottile dal grosso,
caldo dal freddo,
il
luminoso dall'oscuro, il freddo si divide completamente dall'altra, tranne la mente da tutte ('). Ma il vovg anassagoreo soltanto all'apparenza, o meglio nel suo motivo iniziale, un principio teleologico e immateriale per la spiegazione dei fenomeni. In realt, chi pensa che l'oggetto al quale esso si applica la stessa materia di tutta la fisica presocratica, e che la sua applicazione immediata e diretta, non pu non rimanere perplesso sul suo carattere intimo e sostanziale. Come pensare un inteldall'umido;
ma niuna cosa
letto
che
muova
quando
l'oggetto
non
il
mero imme-
medialo nella rappresentazione o nel concetto; quando, p. es., non si tratta della bruta pietra, mi della sensazione, dell'esperienza, del fenomeno,
ma
che ne l'equivalente mentale. Invece un'influenza immediata del pensiero sulla materia a parte le
fantasticherie delle scienze occulte che qui
non enil
trano in gioco
ridotto
voi)? di
concepibile solo in
fisico.
quanto
pendel
a un principio
in
di
Anassagora, a cui pi tardi Socrate (o meglio, suo uome, Platone) poteva muovere il rimprovero non dare quel che prometteva, di annunciarsi come
un principio immateriale e di dimostrarsi all'atto una forza fisica. E argutamente soggiungeva: Anassagora mi espone in termini generali, che quando Socrate fa una cosa la fa con mente: ma poi, quando vuole spiegare singolarmente
Fr.
12.
la
causa
di
quel che io
fo,
dice
(1)
G. de Ruggiero, La
filosofia greca.
JJS
LA FILOSOFIA GRECA
primo luogo che io sto qui seduto perch... il mio corpo composto di ossa e di nervi, e poi che le ossa sono solide, e hanno tra loro intervalli di giunture, ecc. ecc. Epper egli prende cose di tal
in
modo
la ra-
che
io sto
( ).
La mente
del
dunque meccanizzata,
la
sua teleologia
fisica
pesante umido e
il
freddo
si
-arrest
dove ora
2
la terra;
sottile
( ):
rassoda la terra;
infatti
dalle nuvole
condensa
pietre,
l'acqua, dall'acqua la
terra, dalla
terra le
si
3 ( ).
Qui,
come
vede, l'opera
mente vien
peso.
mondo come
strati-
seconda della diversa densit delle sue parti; e la rappresentazione della terra come un cilindro 4 piatto, sostenuto dall'aria per la sua larghezza ( ),
ficato a
non risentono pi
Anassagora, nella sua tendenza naha un prosecutore in Archelao, il quale pone come principio del moto e della quiete il caldo e il freddo; il caldo che si muove (xivea6ou), il freddo che sta fermo (riQnelv); donde il corollario dell' imfilosofia di
(1)
La
(8) (3)
(4)
Fr. Fr.
15. 16.
li,
Abist., de coelo,
13, 291
13.
II.
PRESOCRATICI
99
i (
).
Ma
il
principio immateriale
vasto teatro.
9.
Fin
qui
abbiamo seguito
fisico del
trine di
visione
spirito,
accenni e presenti-
come
atteggiamenti soggettivi,
atti solo
a prospettare, nella
sua verit, un
essi stessi
mondo
non fanno parte, o in cui almeno la loro apparente immaterialit si risolve e si annulla. In
queste. costruzioni oggettivistiche
del pensiero
v'
la
sostantivazione delle
un asso-
che meramente relativo. Pesante e leggero, denso e sottile, tutte queste relazioni e valutazioni
comparative dei corpi, assumono il carattere d'alcunch d'irrelato, e diventano determinazioni assolute della realt naturale. Allorch in questo sistema
prettamente naturalistico
si
saranno
infiltrate consi-
terra e
il
fuoco celeste,
si
il
consolider in
una
(1)
Hippol., Refut.,
i,
100
LA FILOSOFIA GRECA
cui
tenaci, e
il
dramma,
iniziato in Grecia,
si
svol-
moderna.
nel tracciare
il
Ma
un
po' in disparte
adattamento del pensiero di fronte alla realt oggettiva da esso contemplata e non posseduta; sforzi e tentativi che per sono notevolissimi, perch attraverso di essi si comtentativi di
si
determiner un orientamento nuovo nel suo indirizzo. Noi alludiamo alle ricerche psicologiche e antropologiche dei presocratici, che, scarse d'importanza
quando il pensiero, in uno slancio d'ingenua confidenza, mirava immediatamente alla contemplazione della realt, divengono via via pi profonde, quando quella prima confidenza scomparsa, e sorge il dubbio sul modo come l'uomo possa metall'inizio,
tersi
in
contatto col
mondo
della verit, e
quindi
che
il
pensiero
si
come
fitto
immediatezza, ne ritraggono una immagine sfigurata e falsificata; e quindi dichiarer vana quella scienza che pretendeva, nella sua cieca confidenza, di dar fondo alla realt ultima delle cose. Ma di questo processo dissolvitore, che avr nella sofistica il suo momento culminante, non v' che il solo inizio nella speculazione naturalistica che abbiamo fin qui considerato. Noi ci rifaremo pertanto brevemente dalle origini, per rintracciare questa tenue vena di pensiero. Sono scarse le notizie sulle ricerche antropologiche
II.
PRESOCRATICI
si
101
sa
cepiva l'anima e
xvev\io.
che abitano
ci
il
mondo
e
ci
rinsalda e
le
ricerche psicologiche
11
medico Alcmeone
3 ( ),
primo a localizzare
nominarlo Platone
per
la semplicistica
nione,
ma anche
lo
monia, e
legata al corpo, e
dei suoi peccati
4
(
come
).
trovano anche in
leggende ortiche si riparticolarmente in Eraclito e in Empedocle. Per il primo, l'anima non pi, come per la religione tradizionale, una vapoaltri
Tracce
scrittori,
rosa ombra,
ma un
come
pitagorici, fa dell'anima
colpa misteriosa;
e, chiusa nel corpo, partecipa della sua impurit, di cui soltanto il saggio sa liberarsi per mezzo delle purificazioni e dei riti (5 ). Il pi ca-
ratteristico
che questa dottrina vien fatta pacificamente coesistere con l'altra che considera L'anima come un prodotto puramente naturale, privandola di
(1)
(2) (3) (4)
Fr.
da AT., a
i,
3 (278 D).
lito i^i
(5)
Emped.,
115.
102
LA FILOSOFA RECA
compendiano
lo
veremo perfino
stappongono
le
Di valore fondamentale
senza dubbio
la distin-
non
il
confortata e sorretta
cio
risultati
dell'indagine
invece
il
muove
dal principio: tu
trova espres-
so
si
( );
quindi per
ci
lui dal
deduce
come autore
il
di
una
criterio
che
il
in contrap-
nascere
il
(~):
teorie
che
si
dimostrer non
dsjecta
la
due tesi da cui derivano sono una sola sintesi dialettica. Secondo Empedocle, fautore della prima teoria: con terra guardiamo la terra, con l'aria l'aria divina,
le
i
quanto
membra
di
(li (2)
li.
PRKSociiATrci
103
col fuoco
il
|e con l'odio
deriva da
porto tra
triste
odio.
sensazione
il
senziente e
mondo
esterno, inesplicabile
E
le
spe-
ticelle,
con
Ma
ci
tura di
particelle?
La
risposta
idoli,
mezzo interposto
natura stessa dell'organo. La sensazione non ci d quindi la vera realt, ma solo un segno convenzionale di essa, che ne disenziente e
il
sentito, e dalla
il
troviamo acriticamente
sono
il
dispregio in cui
filosofi
hanno
la realt sensibile
Un
poeta-filosofo, Epila
('),
con profondo pensiero, ai sensi, perfino ci che al volgo sembra ad essi soltanto dovuto. Alcmeone considera la sensibilit come appartenente all'animalit
bruta, col dire che l'uomo
si
sentono
senza pensare
('-).
ti) (2)
Fr. 12.
Teophb., de sensu, 25
5.
104
LA FILOSOFIA GRECA
tiplicarsi, tanto ricche ne sono le fonti; ma tuttavia nessuno di questi pensieri raggiunge una coscienza veramente critica e un significato gnoseologico. Al contrario, quella coscienza critica non sorge se non quando il naturalismo gi maturo, e l'originalit e autonomia della mente compromessa dalle premesse naturalistiche, secondo le quali tutto, in ultima
istanza,
si
risolve
nella
materia.
L'identificazione
un primo passo verso l'abbassamento avendo la sua origine nell'anima naturale e senziente, profondamente intaccato dalla
la
tyvyi]
gi
invadente di essa. Un passo ancora, e Democrito potr affermare che il pensiero un cambiamento materiale, non meno della sensazione. La conseguenza logica di questo passo che il pensiero anch'esso uno schermo alla realt, e non gi un potere atto a rilevarla nella sua immediatezza, e che
materialit
pur pensiero. Forse un presentimento delle ultime conseguenze deleterie del naturalismo dov avere Democrito, come testimonia qualche suo passaggio d'intonazione fortemente scettica; in complesso per, egli resta fermo al suo naturalismo, e continua a distinguere una conoscenza vera da una non vera (y\'r\air\ xai oxotir)) ), alla quale ultima appartengono
d (
la
il
gusto,
il
sentimento.
Ma
da una parte,
conoscenza vera, nelle sue ultime esplicazioni, smentisce la distinzione da cui si origina, e quindi precipita verso la conoscenza non vera: dall'altra, la distinzione democritea tra le qualit primarie della materia (peso, densit, durezza) dalle
0) Fr
ir.
PRESOCRATICI
si
105
presta ad
il
una uniri-
senso
delle
une che
delle altre, o,
allo stesso
il
fon-
conoscenza non vera s'innalza all'altezza della vera. In questo doppio prola
il senso e l'intelletto si attescomparire si forma cos grado a grado la convinzione che l'uno e l'altro si trovano sulla stessa linea ed esprimono un gioco puramente sog-
damento
entrambe; quindi
nua
fino a
d'immagini e di apparenze, senza contatto immediato con una realt oggettiva; e finalmente vini
gettivo
la
scienza oggettiva
questa
10.
Considerazioni finali.
dente abbiamo messo in luce l'aspetto puramente negativo del pensiero, che ha per effetto la dissoluzione
dell'antica scienza.
Tra breve
la
si
processo dissolutivo,
presenza di
Ma prima d'incamminarci per questa via, vogliamo ancora un poco indugiarci sulla scienza dei presocratici
che
ci
nuovo atteggiafilosofia
sono
Dapprima
un prin-
appaiono
in
assumono con
lo
l'e/jl
Ma
106
cipio, in
LA FILOSOFIA GRECA
e,
pi ancora
prima era problema dell'^ s'identifica con quello dell'essere stabile e permanente, in pieno conper opera degli
confuso, onde
differenzia ci che
il
trasto con l'esigenza del divenire, che viene anzi criticata e negata.
fisica
Il
assume con
gli eleati
tra
Mal' ipercritica dell'eleatismo risuscita per con traccolpo il valore di quel che pretendeva annullare. Le
sue negazioni appaiono piuttosto come confutazioni
di dottrine insostenibili sul divenire,
che come
la sop-
necessariamente. La
l'esigenza che esse
filosofia posteriore
intende
il si-
pongono
che
si
di
un integramento
delle
opposte
Ma
la scissione
filo-
Parmenide ed Eraclito, aveva acquisito al pensiero un risultato permanente. L'unificazione delle due tesi non poteva pi aver luogo sul terreno del
sofia tra
primitivo
monismo ingenuo:
l'essere,
mato con
la dialettica eleatica,
passiva-
caratteri di
permanenza,
anche in presenza di essi, problema della nuova fisica. E la soluzione vien fatta ingegnosamente consistere nel frantumare l'unit dell'essere in una pluralit, in modo che la possibilit del divenire trovi posto non ci che l'eleatismo ha gi nell'interno dell'essere
divenire, ecco
il
II.
PRESOCRATICI
107
mostrato impossibile,
cati.
Empedocle, degli atomisti, di Anassagora, hanno questo di comune, che esse trasferielementi, atomi, scono in una pluralit di esseri caratteri dell'ente parmenideo, e i omeomerie
Le
fisiche di
spiegano
il
divenire
come un'azione
avevano escluso.
C' in questi ingegnosi tentativi del nuovo pluralismo lo spunto di una mediazione degli opposti. Ma, che la mediazione sia inefficace, noi possiamo renderci
fondamentale
Abbiamo chiamato
aggiungiamo ora che si tratta di un oggettivismo immediato. Il pensatore cio assume come termine della sua speculazione non l'idea o il concratici;
cetto
stessa,
che
egli
si
forma della
realt,
ma
la
realt
quale pu esistere in
s,
indipendentemente
da ogni contatto col suo pensiero. Da queste premesse, la filosofia riesce a una serie di vedute antinomiche del reale: unit e pluralit, immobilit e movimento, indivisibilit e divisibilit,
infinit e finit, ecc.,
ciascuna
delle
quali total-
mente chiusa
ed esclusiva dell'altra, le cui ragioni non pu valutare o criticare, perch non rientrano nel suo quadro limitato. Apparentein se stessa
mente, Parmenide, assertore dell'unit, critica la tesi opposta della pluralit, ma in fondo egli non fa che ripetere in forma negativa la sua affermazione, senza
veramente conquistare
Il
la tesi
opposta.
ultimi presocratici, rivela anche pi chiaramente il dissidio. In effetti, il riconoscimento di un motivo intimo di verit in ciascun opposto,
preso dagli
108
e l'esigenza di
LA FILOSOFIA GRECA
una unificazione
messe oggettivistiche della speculazione, e rivelane! un problema superiore alle forze di quei pensatori.; Una volta ammesso, per un verso l'unit, per un
altro la pluralit delle cose, impossibile far coin-
mancanza di un termine medio che, subordinandole a s, le coordini tra loro. L'idea della totalit naturale, che come un recipiente vuoto accoglie passivamente i contrarli, non tale da operare quel processo attivo eli coordinazione, e anzi palesa l'incapacit di un mezzo puramente materiale a porre in essere qualunque relazione. La relazione, ripeto, una sintesi mentale, una funzione soggettiva del pensiero; come tale, essa non pu sussistere che tra termini di natura mentale
e immateriale: ora, finch l'uno e
l'infinito,
il
pi,
il
finito e
ecc., esistono
non sar
possibile
se
intesi
come
nostre
idee
che mentale: di qui il fallimento del tentativo di Anassagora, di servirsi della mente come di un principio agente sulla stessa materia; di qui il materializzarsi del vog, che pur voleva essere un principio
immateriale. D'altra parte, Democrito ed Empedocle,
che, senza far ricorso a un principio mentale, pre-
tendono operare
della materia,
la stessa sintesi mediante le forze non riescono che a un compromesso, cio a prospettare sotto due aspetti diversi gli opposti termini, senza veramente unificarli. La materia non unisce ma divide; un mondo cementato di materia perci un mondo di arena sie calce, intimamente
disgregato e frammentario.
si
II.
PRESOCRATICI
109
[;il
alla
suscitata dalla
N
I
j
1
venne in buon punto, non solo per accelerare un moto gi spontaneo, ma anche e specialmente per indicare in quale direzione un rinnovamento era possibile. Se lo spirito in contatto solo colle proprie immagini sensibili e intellettuali, e non ha
rapporto con
una
realt
al
chiusa in se stessa e di
pensiero, ci che vien pen-
come
men-
deve emergere dalla sfera stessa in cui la nostra attivit rinchiusa. Sorger cos il concetto di una realt ideale contrapposta alla realt naturale della filosofia presocratica, e briller di luce cos viva, che la pretesa realt immediata e naturale si attenuer
tali
di fronte
ad essa,
fin
quasi a scomparire.
Ili
I
SOFISTI
Dissoluzione della nliq. Abbiamo gi monell'opera delle prime scuole naturalistiche un elemento dissolvitore della primitiva vita ellenica, e fatto notare che esso consisteva pi nel loro atteggiamento avverso al particolarismo religioso e ai principii dell'autorit, che in una loro indagine ri1.
strato
flessa,
le
basi di
Tale invece l'opera della sofistica, che si esplica in un periodo immediatamente successivo, e rappresenta la continuazione ed insieme
quella
l'antitesi della
in
esiste
particolar
modo
dei
due periodi:
primi, preoccupati
compendiano
e dell'autorit.
III.
SOPISTI
111
,lutazione di queste
Igreco, gi
minato dalle lotte intestine nelle citt, non era stato che una sola volta sul punto di rifiorire, incluso in una pi organica e complessa forma ;di vita nazionale: al tempo delle guerre persiane Ma la scarsezza del sentimento nazionale dei Greci che ebbe soltanto un valore letterario e di culrese tura, come termine dell'antitesi coi pgPctQoi transitoria ed eflmera la coesione delle citt, e per conseguenza rivolse i frutti delle vittorie persiane in pr delle grandi egemonie. Dal particolarismo municipale dei tempi pi remoti, all'universalismo umanitario della decadenza, attraverso e mediante tale il cammino della il movimento democratico: vita greca, interrotto da fulgidi ma brevi episodi di unione nazionale, durante la guerra persiana e durante la conquista macedone. La rapida ascensione democratica nel V secolo ha per effetto la radicale rielaborazione e trasformazione
vita
pubblica.
Ormai
il
costume
l'autorit
non
valgono pi a dare un fondamento stabile alla costituzione e alla funzione dei pubblici poteri, ma sorgono principii e criterii nuovi, in conformit dei
nuovi ordinamenti. Se, con l'avvento della democrazia, spetta al popolo, riunito nelle assemblee, di decretar le leggi, certo che queste non possono
pi ritrarre
il
loro prestigio
stesso
degli
uomini,
ora comincia a
propria autonomia e
li-
112
LA FILOSOFIA GRECA
umana
immanente
nelle
che prima era del tutto assente, o almeno pada una trascendenza invincibile. Quella trascendenza in effetti vigeva non soltanto nel principio informatore dell'antica civilt; essa non era soltanto una formula filosofica asti-atta (come l'invita,
ralizzato
terpretazione
moderna
delle
supporre);
delle
ma
e
ecclissava ogni manifestava nella legge, come supremazia della parola o della formula,
di
leggi
norme,
cui
significato
umano. Essa
infatti si
per se sola
mutare
il
rito,
mutare
la
perch ne
n formula
erano
sorti
ma
quel che
gli di
avevano
fanno
la
fatto.
Ma
e
acquistando una
l'acquistano solo
quando
zano
la
essi stessi
legge
gli
uomini spezquesta
rigida trascendenza
la
della
parola;
non pi
pensiero,
il
ma
l'espressione
mutevole e contingente
del
proprio
mezzo per
nione nei comizii, la forza vera dell'individuo di fronte alle masse. La parola esce dal tempio e in-
vade
la piazza;
se stessa col-
III.
SOPISTI
113
non
vita
manifestazioni della
pubblica
si
osserva un
il
eguale
rinnovamento
delle vecchie
forme; anzi
secondo criterii e opportunit empiricamente umani, degenera spesso in una interpretazione arbitraria e semplicistica, che intacca profondamente il prestigio
per troppo umanizzare la vita, corrompe e la dissolve. Cos, negato al diritto il fondamento naturale dell'autorit e della tradizione,
delle istituzioni, e,
la
la vera forza, resta, come sua unica convenzione degli uomini come unico fine, l'utilit dei pi forti che son quelli che l'hanno decretato. Convenzionale il diritto non solo come diritto privato, ma anche come diritto pubblico e punitivo; il meccanismo della votazione e promulgazione delle leggi annulla, con la sua spiegazione apparente, ogni ragione ideale del diritto e delle leggi, che insito nell'idea stessa e non gi nelle
che ne sono
fonte, la
dell'apparenza, assumono
il carattere di un arbitrio convenuto dalle maggioranze: ci che a ciascuna citt pare giusto e bello, tale per essa . Similmente si attenua la forza dello stato. Distrutta la sua base teocratica che gli conferiva una salda continuit, non gli resta altro presidio che quello delle forze stesse degli individui che contendono per il dominio della cosa pubblica. Ancora il nascente
umanismo
tumultuosi
quanto
umana
flitti.
L'individualit
umana non
sa
assorgere aldello
stato
8
l'universalit
(.
umana; quindi
filosofia greca.
l'idea
db Ruggiero, La
114
LA FILOSOFIA GRECA
predominio dei pi forti a spese dei pi deboli. Infine, per limitarci alle istituzioni pi vaste della vita, anche la religione, anzi la religione in ispecial
il
spirito individualistico
dominante. L'uomo comincia a spiegarsi con ragioni umane e terrene la credenza negli di tramonta il
;
periscono
le
deit
avevano assunte a
nelle
dovunque
si
l'ateismo
E,
se
scettiche.
pure
animi
solo
non pi fonte della vita pubblica, ma un momento di essa, una delle forze che la
come ogni altra forza delle masse. I numerosi processi di empiet durante questo periodo tra i maggiori quello di Anassagora, di Protagora
e di Socrate,
non
hanno un
significato
religioso
ma
preoccuparsi, la corruzione e
vita pubblica.
il
sovvertimento della
mente
nessi
In questi mutamenti, che qui abbiamo sommariaanalizzati, bisogna vedere strettamente con-
una tendenza ricostrutun aspetto negativo, che ne l'immediata conseguenza. L'uomo rientra nel suo mondo, e, poich impara a trasformarlo e a reggerlo
positivo o
un aspetto
con le proprie forze, intende ch'esso opera sua, senza collaborazione con un potere trascendente e occulto. Per quanto egli esplori quel campo che i
III.
SOFISTI
115
maggiori
segni
gli
del
coopcrazione con
un mondo
di
pura
realt,
immune
le opinioni, e
pesare sul
mondo
e intuisce
che
la tradi-
hanno consolidato e ispessito al punto da farlo apparire come opera non pi sua. L'uomo pertanto, come reazione al lungo servaggio, sente il bisogno di proclamar forte la sua padronanza del mondo; la rivelazione immatura di se medesimo non gli fa ancora discernere nella propria sfera interiore un dominio intangibile non meno dell'antica
storia
trascendenza;
per
lui
ma
pone
allo
stesso
passioni,
sensi, le
opinioni, la
zione ne pareggia
stigio.
slancio
e ne
sublima
il
pre-
L'uomo
adente e pensante e opinante; il plurale uomini non rappresenta che una somma, un aggregato di unit e non qualcosa di nuovo e di originale, che implichi
una soggezione dei singoli. Gli uomini sono diversi tra loro, ognuno anzi diverso da quel che era in un altro momento della sua vita: com' mai possibile
alcunch di
fisso e di stabile in
questa radicalo
variet e mutevolezza? Altro non pu darsi nei rapporti tra gli uomini che un cozzare e poi un etmero comporsi d'interessi, in pr delle individualit pi forti. L'aggregato non crea nulla, perch non un organismo vivente; viventi sono invece soltanto gli individui che tumultuano nel suo seno.
Ufi
LA FILOSOFIA GRECA
Qui,
come
si
vede,
il
realt ,
lazione,
che lo compongono. E il rapporto, come diritto, come legge, societ, stato, e, rapporto dei rapporti, come ragione universale umana, scende al livello
lit
corruzione.
mondo, non per ci che in lui veramente degno di signoreggiare, ma per tutto ci che in lui forma l'ibrida e incomposta folla delle
attitudini, delle forze, delle facolt. Sta qui l'aspetto
Ed
egli
suffi-
un sentimento di profondo scetticismo, proprio di una vita travolta da un flusso perenne, dove nulla ha un'esistenza stabile e duratura, nulla un valore per s, indipendentemente dall'arbitrio, dall'interesse, dalla passione del momento. Una dura esperienza sar necessaria per operare quella discrimi-
nazione profonda nell'animo umano, che ricostituir valori immutevoli ed nella sfera stessa del soggetto
i
eterni,
lativa,
che sono
il
presidio
non
ma
di ogni
forma
di vita
privata e pubblica.
2.
L'insegnamento dei
precedenti
si
sofistt.
Nelle conside-
razioni
l'essenziale di
quella
il
greca, che ha
L'ap-
prezzamento giusto dell'opera dei sofisti gi da tempo un punto acquisito della critica storica: le denigrazioni di coloro che ponevano mente al solo
ili.
SOFISTI
117
aspetto negativo e
all'azione
gnamento
solstico e le sopravvalutazioni
esso,
trovano entrambe la loro spiegazione in un giudizio pi comprensivo, che spiega la stretta connessione
esistente tra
i
due
come
l'esigenza an-
la lenta
gestazione
problema socratico. Coi sofisti, l'insegnamento filosofico perde ogni carattere severamente scientifico e ogni funzione selettiva, e s'indirizza al gran pubblico. Il suo scopo non di creare dei filosofi o dei sofisti: per quanta ammirazione sentissero i Greci verso i nuovi maestri, ebbero sempre per essi quella certa ripugnanza
che
essi
si
nutre verso
la
mestieranti.
certo
il
fatto
che
prima volta cominciarono a richiedere mercede per il loro insegnamento e che, girovagando
per
per
le
citt,
ai migliori offe-
renti
la
loro
merce
intellettuale, era
tale
da non
pi
accrescere
Cos,
i
prestigio
dignit
alla
loro
i
funzione.
ritratti
danno
raramente
il
intenzionati a seguire
il
solo
Au-
la
professione volendo
diventare sofista
era fine,
(').
ma mezzo,
di cui
si
valevano
giovani, per
mizii.
maneggio degli affari, padronanza nei pubblici coOgni specialit richiedente una competenza
ti;
Protag., 315 a.
118
LA.
FILOSOFIA GRECA
geva
a
che
la
cittadini.
L'epiteto
professori
della
viriu*, dato ai
significativo,
di
il
sofisti, sotto
carattere
sono
e
come
dissimulano
impartiscono
le
utilitaristico e
( ).
si
prestava
le
in cui
gli
abili
maestri
facevano consistere
scientifiche, che esamineremo che ogni contenuto di pensiero oggettivamente si equivale, essi spiegarono tutti i loro sforzi nel mostrare come sia possibile dare maggior
per
loro credenze
tra breve,
le
lusinghe della
che conquista all'oratore le masse e pi abili. Questa predilezione della forma, che si dimostra nell'insegnamento accurato della rettorica, ha quindi un vero
fa prevalere le opinioni dei
significato filosofico ed in
concezione
speculativa,
che
completo scetticismo per ci che oggettivo, e in una risoluzione di esso nelle facolt e nelle forze
del soggetto.
La degenerazione ultima
immanca-
(1)
i
V.
li*
pini
platonici
il
Protagora e
li.
SOFISTI
119
l'eristica, che
dilaga con
complesso di regole, mezzi, espedienti, il pi spesso verbali, per far predominare una propria tesi, sofisticare su quella dell'avversario, capovolgere verit
il bianco in nero e viceversa: un insieme, dunque, di mezzi avvocateschi, che talvolta impressionano per il loro acume, tal altra stupiscono per la loro puerilit, ma pi spesso indignano per la loro impudenza. Certo, dalla rettorica di un Gorgia all'eristica di un qualunque Eutidemo o Dio-
ed errore, convertire
ep-
per la storia
Il
li
accomuna
in
tria della
lenza
durante
i
il
splendore,
pi celebrati maestri
come
Protagora, Gorgia, Ippia, Prodico, e vi ricevono accoglienze entusiastiche. Essi attirano a s i giovani
delle pi cospicue famiglie, impartiscono in
un tempo
ritrag-
relativamente breve
il
loro
insegnamento e ne
gono lauta mercede; indi trasferiscono la loro sede nelle altre citt dove possono far buona preda, a volte per libera elezione, a volte perch allontanati dal governo, preoccupato delle conseguenze nocive della loro opera. V' qualcosa di nuovo, di originale nell'atteggiamento di questi maestri girovaghi,
concetto nuovo
di
in
una
ma
tutti
che
gli
ama
prodia
garsi,
che pu comunicarsi a
uomini,
120
LA FILOSOFIA GRECA
e professione
qualunque ceto
c'
in
un fondo
di nozioni
comuni a
quanto uomini
concetto,
frivola e
Quefino
sco
vero,
sofisti
degenerazione; ma gli resta una scintilla di verit profonda, che non pu trascurarsi. Il sapere vien per la prima volta
alla pi
dilettantesca
tutti,
almeno accesintellettual-
gli
strati
mente meno elevati della societ: diviene cultura. Ma della cultura ha non soltanto pregi, bens ani
cora
difetti:
esso
filosofico
che
era conferito
originale. Cos
nuova ed
vanno a buon diritto tagliati fuori dalla linea di sviluppo rapidamente ascendente del pensiero filosofico dei Greci.
sopravvissuti a Socrate e
a Platone, che
3. LA CRITICA DELLA SCIENZA PRESOCRATICA. Non senza ragione la storia, o almeno la leggenda,
ha tramandato (quasi come prova tangibile di una continuit, che pu stupire a prima vista i non maggiori sofisti sono stati scolari dei esperti) che
i
Demo-
Gorgia
di
Empedocle
(').
(1, Diog., ix, 50 segg. II fatto controverso: negato dallo Zoller, affermato dall'IIerniaun. La pi antica testimonianza in favore una lettera di Epicuro (Dior,., ix, 53). Per il nostro scopo, non c'interessa
il
fatto sia
dall'antichit
attribuiva
due
indirizzi.
Iti.
soFrsTt
121
Questa dipendenza diviene chiaramente manifesta riflette sulla radicale trasformazione che subiscono i principii del naturalismo, una volta trasfese
si
rir
il
al
soggetto
i
umano ed
detto che
eotai
il
'v (*));
la
verit e l'errore,
si
bene e
male,
bello e
il
brutto
equivalgono.
Anassagora aveva enunciato il principio che tutto partecipe di tutto; da ci segue che la verit partecipa dell'errore, il bene del male, e cos via. Secondo Parmenide, l'essere soltanto , il non essere non ora nel campo della psicologia, non costituiscono un non-essere l'errore, il male, il bratto? Dunque l'errore non esiste ( 2 ); tutto per conseguenza
;
ripeta del
nulla
,
bene e del
bello. Eraclito
il
tutto diviene:
divenire, psicologicamente,
il
con-
il
loro
imme-
pensiero,
la
sottigliezza
i
dialettica
di
talune
sideriamo: e ben
avesse
la
si
sofistica nella
mutamento
vari
riferimento dei
Amsr.. Metoph*, V 4, 1007 b 18. Questa deduzione da Parmenide forma VEulidemo platonico, specialm. 284 a.
(1)
|.2)
il
nucleo dell'eristica:
122
La Filosofia greca
la
era
implicita
ci,
che
:
contrari
non essere, caldo e freddo, luce e tenebre, ecc. Ma le conseguenze scettiche della coesistenza dei contrarli sono patenti allorch l'uomo ne diviene il teatro, perch l'uomo non la mera passivit ricettiva di ogni contenuto,
ma
La prima conseguenza
delle
ritorcersi
tare
un'autonoma legittimit
certezza, che
di
mai
co-
naturalismo,
una scienza
Perci,
bando a quelle
l'uomo con
lo
le loro false
parvenze architettoniche, e
E per
ci che
umano
degli uomini.
L'indifferenza di ogni contenuto di pensiero, mostrata alla luce di quella stessa dialettica che
socratici
i
pre-
avevano scoperto, non rappresenta che un momento solo dello scetticismo sofstico, che non si
ferma a constatare l'impotenza della scienza della natura di fronte, alla realt, ma rivolge la constatazione fatta al fine di potenziare la libert e l'arbitrio
umano. Se ogni
ogni
altra,
tesi
intrinsecamente equifa
valente a
ci
che
prescegliere agli
III.
SOPISTI
128
l'altra,
non che
il
che
la
pratica avveduta
bentra
All'oggettivismo immediato dell'antica scienza suun soggettivismo del pari immediato. L'uomo
scena del mondo con una piena vergid'animo, non ancora scossa da quelle crisi interne, che creano dubbi sulle capacit e sulle facolt
entra nella
nit
borano e riassumono. Egli non pertanto riflesso in s, ma affatto immediato: il suo scetticismo iniziale non fa che rinchiuderlo nella sfera della propria soggettivit, di cui pago. Egli
non dice
ci
che
io sento, ci
che
io
ma
si
questa la barriera
separato dall'an-
una
che pu esistere in s, fuori di ogni rapporto fenomenico. Quindi l'uomo nel tempo stesso che si palesa centro dell'universo, dimostra la propria debo-
Egli non pu uscire dalla apparenze in cui si chiuso; invano s'illude di avere annullato il torturante problema dell' in s delle cose: questo gli sempre di presso per attestare la sua insufficienza; la sua molesta appendice. Egli infatti deve confessare che
lezza
e
insufficienza.
la
realt
da
lui
costruita
lui,
una
realt apparente,
altri
ma non
per gli
uomini,
non per
124
LA FILOSOFIA GRECA
la realt in s, nella sua intrinseca verit.
meno
g'
ma
ci
tra
sua rinunzia non tuttavia meno grave. Di egli si accorger quando avr sentito il conflitto
la
la
altri,
ma
pi ancora
siero,
quando avr sentito pungente lo stimolo del penche non si appaga di un mondo di apparenze, di un mondo che non va olire il soggetto che lo ha
fantasticato,
ma
medesima. Alnuovo, profondo problema, di toccare l'essere in se con gli stessi suoi mezzi mencose, vuol conoscere la realt in se
lora egli concepir
il
tali,
di
scoprire in lui
di
medesimo
la
sede di quel
e
mondo
si
profon-
spirito,
che
la
geniale intuizione sofistica aveva iniziato. Quell'uomo sar Socrate, sar Platone, sar Aristotile, sar la
travagliata maturit di un pensiero, non pi pago
delle facili rivelazioni di
un mondo esteriore
e og-
gettivo,
di quel
fatta,
ma
mondo
tutto
ma
fa col
il
teorico di
con
l'insegna-
mento della
rettorica.
si
Di Protagora
sa che
nacque intorno
al
480
a. C.
III.
SOFISTI
125
in
;
citt natia,
Abdera, e che profess la sua arte, oltre che nella anche nella Sicilia, nella Magna Grecia e specialmente in Atene, dove ottenne grande successo presso i giovani, e fu stimato e ricercato da uomini come Pericle ed Euripide. Accusato di ateismo, fu obbligato a lasciare Atene e a fuggire in Sicilia, mentre il suo scritto intorno agli dei, che aveva motivato l'accusa, veniva bruciato sulla pubblica piazza. Mor a 70 anni, dopo averne passati 40 nell'arte (*) Il principio fondamentale di Protagora si enuncia cos: di tutte le cose misura l'uomo: di quelle che
sono, per
Protagora ( 3 ), cos soggiunge per ispiegarne il senso: ci che pare a me, tale per me, ci che pare a te, tale per te; uomini siamo infatti tu ed io ( 4 ). Ci che pare non altro che ci che si avverte nella percezione sensibile (cpcdvetai = ao9uv8Tai): una identificazione di gran
mandato
momento
base di
ogni futuro empirismo. In virt di essa, l'uomo viene assunto come centro della realt, per
ci
pura immediatezza sensibile. E poisono incapaci a distinguere la verit dall'errore, Protagora pu concludere che tutto egualmente vero. Ogni sensazione infatti presenta un'immediata evidenza, che non pu essere
che
i
in lui
ch
sensi
da
soli
smentita dall'evidenza di una successiva sensazione con essa contrastante, perch l'una non si conserva
nell'altra e
alla stre-
gua
ti) (2)
(8)
di quella, ina
in s e si esali-
Plat., Men., 91
Fr.
3.
d.
Tkenit., 151 e.
(4) 1(1.,
152 a.
'
126
LA FILOSOFIA GRECA
risce
il
processo da sensae
verit.
inesauribile
('),
che
tra-
volge nelle sue distruzioni e creazioni incessanti quevalori verit, bene, ecc. che pur dovrebbero essere immobili ed eterni e costituire il centro fisso di riferimento di ogni divenire. Ma Progli stessi
tagora,
sensazioni
l'esistenza di
un'anima
oltre le
mutevolezza sensibile, senza di che l'uomo non potrebbe neppur vivere, avendo bisogno per vivere di qualche valore anche fittiziamente stabile, fa s che Protagora ricorra alla convenzione degli uomini per dare una certa stabilit al flusso sensibile e per determinare una certa zona abbastanza immune dalle maree, dove essi possano accordarsi ed intendersi. Di qui un concetto sociale della verit, che vince
l'estremo individualismo iniziale: vero non ci che
sente
l'individuo
nella
sua immediatezza,
di
ma
ci
chiamar con tal nome. E similmente, il bene, il bello, compresi anch'essi in quella convenzione, superano il mero individualismo e dissimulano, nel camuffamento empiristico,
che
la citt
ha convenuto
universali a cui son chiamati per natura a soddisfare. Cos l'empirismo tradisce un bisogno che al di l dei propri mezzi, e mentre crede di attenersi alla pura sensazione, in realt la
quelle esigenze
(1) Platone (Theait., p. cit. e seg.) gi considera Protagora come conseguenza di quella di Eraclito. (2)
In dottrina
ili
Diog., x, 50 segg.
III.
SOFISTI
127
Ma
e,
cos facendo, rompe la coerenza del suo sistema senza ancora conquistare una pi alta veduta, la
lo scet-
),
non
.
del
problema e
umana
fronte a ci che
non entra
nella rivelazione
imme-
che pure momento essenziale della vita umana, pi vasta e profonda di quel che
diata dei sensi,
ai sensi
ma
non
risulti.
Gorgia. Da Leontini in Sicilia, sua citt naGorgia fece la sua prima apparizione in Atene nel 427 a. C, come ambasciatore, per chiedere aiuto contro i Siracusani. Per la sua grande abilit oratoria egli seppe guadagnarsi tanta fama che pi tardi Platone pot chiamarlo il Nestore degli oratori. Nel dialogo platonico, che prende nome dal grande retore, vien ritratto con piena evidenza l'atteggiamento di lui e il carattere dell'arte, o, secondo la
5.
tale,
giudici in
un
giudizio,
cittadini
in
comizio, e
si
palesa
deliberanti
(1)
Fr. 4
128
LA FILOSOFIA GRECA
tesi
alla
dell'oratore.
poich Socrate
nel diail
incalza
sofista
per costringerlo a precisare la sua dottrina, egli soggiunge che la sua arte produce quella persuasione
che
ci
ci
fa
ammaestra
(').
intrinseche dell'oggetto
dimostra nel modo pi chiaro l'estremo soggettivismo della sofstica, che ripudia tutta l'oggettivit del contenuto del pensiero, miin quistione
Qui
si
rando a conquistare la mera adesione soggettiva, forma valida per qualsiasi contenuto. Di contro alla pretesa razionale secondo cui il convincimento
frutto
di
il
principio
affatto
irrazionale
che
il
convincimento
immediata
cre-
denza, fede
(nioxiq),
il
forma
altro.
in cui
un individuo sopra un
e po-
teto spregiativo di
mancando
non si pu parneppure di arte. Ma la critica socratica, se rappresenta un punto di vista di gran lunga superiore, ed tale da debellare pienamente la dottrina di Gorgia, non le toglie per il profondo valore che le dato dalla novit della sua posizione storica. Nel mentre che
non solo
di scienza,
ma
altri
sofisti,
nella
loro
abilit
di
dissimulatori
del
la
(1)
f\
T|TOQiy.r'|,
ina non gi
465 a: fiXoyov
3iQ.y\ia.
HI.
SOFISTI
129
del
renza per ogni moralismo (M e ad accettar la parto maestro di ginnastica che insegna ai suoi sco-
lari l'arte di assestar pugni sodi agli avversari, senza preoccuparsi dell'uso lecito o illecito che quelli fa-
ranno del suo insegnamento (-). Egli perci entra con animo spregiudicato nella palestra della vita, svela
le
am-
maestra a trarne
(piasi
egli pone le mani su di grande valore: che cio l'adesione pratica, la credenza, la fede, si esplicano in maniera indipendente da ogni presupposto intellettuale, hanno forze intrinseche e autonome di attuazione, e si creano immediatamente, nel contatto di individuo con individuo, per quel che ciascuno capace di conquidere, di soggiogar l'altro con la potenza della seduzione che la sua volont possiede. L'indifferenza verso ogni contenuto, come momento negativo di questo processo, e in Gorgia il
inconsapevolmente,
di
un principio
frutto di un profondo scetticismo scientifico, documentato dal suo libro Ileo xov javj ovtoc; f) mQi (puoetog, di cui ci ha tramandato memoria Sesto Empirico (3 ). Ivi, traendo partito da alcuni motivi dialettici, negativi, della scuola eleatica, egli imprende a dimostrare: 1 che niente ; 2 che se anche qualcosa , celato agli uomini; 3 che se pur non celato, non si pu comunicare e spiegare (vloiatov xol veQu/rjveuTov). Di questo momento negativo bisogna tenere il massimo conto, se si vuole intendere al
momento
4 ( ).
positivo,
come
Plat., Men., 95
e.
lico,
(4)
Adv. matti., vii, 65 e segg. V. anche De Melisso, Xenophane, Gorgia (v-vi). Cfr. anche il n. 1 di questo capitolo.
La. filosofia greca.
G. db Ruggiero,
130
LA FILOSOFIA GRECA
Al seguito dei due grandi 6. I sofisti minori. che abbiamo studiato, v' una innumerevole pleiade di sofisti minori. Alcuni di essi, come Prodico di Ceo e Ippia di Elide, hanno ancora una propria spiccata
fisonomia; del primo sono
indagini
sui
ricordate
alcune
r
sottili
nomi
un
QQou, che
contiene
la
il mito di Ercole al bivio ('); del secondo concezione dell'ate^eia come fine della vita e
la critica della
legge
come
Tuoavvog
xcv vBortcov
2 (
).
Questa dottrina ha grande affinit con quella Trasimaco, ampiamente svolta nella Repubblica Platone, la quale culmina nel concetto: elvai
Sixaiov
di di
ovk
il
ulko
ri
t to xpeitxovog lu^cpgov
3 ( )
cio che
forte.
diritto
non
i
altro
che
l'utile del
pi
Si
citano
inoltre
nomi
di
di
Polo d'Agrigento,
Antimero, discepoli
di
temporanei di Socrate. A partire dal IV secolo, col prevalere delle scuole socratiche, la sofistica perde ogni importanza come dottrina autonoma, per lascia il suo scetticismo in eredit ad altre scuole, che lo volgeranno a nuovi fini. Intorno all'apprezzamento che i contemporanei
fecero della sofistica, assai significativo
il
seguente
evipe
epigramma su Gorgia:
-rxviiv ,
xaUiov'
una
diffidenza,
di
ammirazione, dei
(1)
Xexoph., Mem., n,
Plat., Prot., 337 d.
Rep.,
i,
(2)
(3)
336 b.
III.
SOFISTI
131
un senso d'ironia
certo
ch'egli
tra
le
ma
tuttavia
dover molto ad essi, che avevano dato grande impulso alla formazione del suo pensiero. Ci pu ripetersi per lo stesso Platone, almeno nella fase formativa della sua dottrina, nel tempo di quell'aspirazione ansiosa alla scienza, che ricercare e apprezzare lo stimolo degli elementi negativi e scettici. Invece i pi tardi dialoghi di Platone ci rivelano uno spirito assai diverso; una
sentiva
di
i':i
disamina delle opinioni, egli non sente pi nessun contatto vivo coi sofisti, ormai divenutigli
estranei, e, lungi dal discuterne le tesi,
tutti
li
accomuna
sotto
una
il
trapponendo
di
dimostra come
fronte
all'essere, alla
il
primo rappresenta,
essere.
del
prelude in
della
tal
stotelica
sofistica,
senza realt.
come un
tutto
com-
mina.
Come
fu detto di Socrate,
la
pu
dirsi gi della
sofistica,
svelando cos
menti un orizzonte assai pi intimo e luminoso. Nessuna grande verit essa riusc a conquistare, ma seppe conquistar la via verso le grandi verit. Dimostr illusoria la scienza antecedente e fece presentire
l'antico
concetto della moralit della vita, fondato essenzialmente sull'autorit e sul costume, e scopr
132
LA FILOSOFIA (JRHCA
le prime incerte linee d'una moralit nuova, che ha per suo presupposto l'autonomia dell'individuo e la
rompendo il prestigio delle sue formule e insinuando dubbi sulla credenza all'inviolabilit delle
diritto,
avente le sue basi nella convenzione degli uomini e nella coscienza dei limiti (ancor da essa
diritto,
provvidenza,
assai
un soggettivismo che
al
una nuova
di trovarla.
si
pu aggiungere, che
si
IV
SOCRATE
Il problema.
il
1.
Per
intendere in tutta
la
sua
problema socratico, bisogna avere in vista non solo ci che forma il suo antecedente immediato il principio della sofistica, ma anche l'antecedente pi remoto la scienza dei (pikuoyoi. Soportata
crate
infatti,
ri-
pristina su
nuove basi
una nuova e pi profonda speculazione. La scienza presocratica, che abbiamo gi designata come immediatamente oggettivistica, un'apprensione diretta e immediata che il pensiero fa del proprio oggetto, una visione direi quasi intuitiva della compagine esterna delle cose, quale pu rivelarsi a uno spettatore estraneo e disinteressato. Quella scienza pertanto intimamente disgregata: ogni sistema filosofico non fa che cogliere un aspetto solo della realt, aspetto non riproducibile da un altro sistema, che muove da un punto di vista diverso, e
per cui muta del' tutto
la
che
le
manca
dei vari
134
LA.
FILOSOFIA ORECA
giamento del pensiero; ma ciascuna visione chiusa in se medesima ed esaurisce dal suo punto di vista il
reale; e l'estremo oggettivismo in cui tutte son con-
Quella scienza pertanto non cresce veramente su se stessa, per la mancanza di un unico germe di pensiero
che
si
fasi,
ma
si
ac-
come
la visione dell'occhio
La
sua immediatezza; l'opera di Socrate sar di disciplinare questa nuova forza, liberarla dalla inconsiil centro dinamico della grande problema che sar oggetto delle pagine seguenti, e da cui risulter attuata quella profonda differenza delle filosofie presocratiche e socratiche, che io voglio qui anticipatamente accennare, come per dare un primo provvisorio orientamento al lettore.
Ecco
il
La novit
di
vari aspetti
un tutto naturale dato o posto immediatamente come oggetto al pensiero, ma invece a riflettere sulla
attivit con cui gli oggetti esterni sono conosciuti, o in altri termini, sulla scienza, come conoscenza concettuale della realta. In questa
stessa facolt o
filosofia v'
dall'interesse
appunto subordinando a s,
Infatti la
si si
moltiplica
unifica in
concentra invece e
riguardo
deriva.
IV.
SOCRATE
135
Da queste premesse facile ora spiegare la profonda differenza delle filosofie presocratiche e socratiche.
reale,
In quelle abbiamo delle vedute istantanee del ciascuna chiusa in se stessa e in contraddizione
;
con altre in queste, oltre alle vedute, c' l'occhio che vede, e che organizza, fonde, prospetta in un accordo unico le singole visioni. La presenza di un
principio interno di organizzazione ci che
si
di-
grande chiarezza nei dialoghi socratici, dove non ha tanto rilievo la' somma di scienza posseduta da Socrate, quanto la possibilit, che il suo procedimento gli consente, d'includere oggetti nuovi nei modi di considerazione gi noti, e di prospettare, secondo un criterio unitario, una pluralit
mostra con
la pi
di ricerche.
Da
visione del
mondo
dei presocratici
nella
filosofa
isolata e
il
frammenvolta,
ma
l'organismo concettuale,
non
nell'essere
dato e spiegato in
una
ma
dia-
da se
medesimo.
lettica.
11
ma
In
questo sviluppo,
vanno considerati
1 il
attenta-
essenziali:
rapporto tra
immediata in principio di scienza; 2 il rapil nuovo punto di vista e la scienza presocratica, cio la ripristinazione della scienza mediante il concetto della soggettivit. Questi due punti t'or-
meranno oggetto
Ma
di
Socrate
v'
oltre
il
significato
epistemologico
test accennato,
fisico,
un
significato
136
LA FILOSOFIA GRECA
speculativa,
tuttavia
il
massima portata
frutto che dal suo
miglior
la vasta
mente
di Platone.
non
pi
ma
il
concetto,
il
deve
trasferirsi dall'antico al
nuovo oggetto,
dall'esil
sere dei
nuovo problema, che vedremo maturarsi attraverso la concezione che ora prendiamo ad esaminare.
2.
La
.vita di
Socrate.
In nessun grande
Le vicende
penil
pensiero e la vita,
come
in Socrate.
della
il dramma vivente del suo stesso megrande teorico della scienza seppe disciplinare scientificamente tutto il suo essere, coordinando
il
il
carattere, e
suggellare
che ne ha eternato
senso e
il
valore.
La data
zione, la
si
pu
fissare nell'anno
469
a. C.
mini che illustrarono il secolo di Pericle. Nato in Atene, nella sua giovent seppe compiere con decoro i doveri di cittadino e di soldato, combattendo
a Potidea, a Delio e ad Ainfipoli
(');
nell'et pi
le
ma-
tura
si
cui esi-
[1)
e.
IV.
SOCRATE
137
[riflessivo,
jsie e
le
critico,
l,i sua inflessibile dirittura da quegli adattamenti e compromessi che sono immancabili nella politica, tale insomma da non procacciargli il favore e la popolarit delle masse, che col regime democratico avevano l'incontrastata signoria della cosa pubblica. Nella sua vita non vi son pertanto date memora-
bili di avvenimenti, come nella vita. di coloro che, avendo rivolto alla realt esteriore la propria atti-
vit,
hanno trovato,
e confini ai
salienti.
l'et classica
partiene anzi
allo
temperamento ellenico
il
il
soggetto e
il
suo
che
i
lo
mezzi della sua stessa realizzazione. Socrate invece emerge dalla vita del tempo con un carattere affatto nuovo, e che i contemporanei trovano strano
esterna
(uoTtov) o
quanto esteriore,
tacoli naturali
interessa; egli
candidamente
si
da cui tanti pensatori hanno tratto momenti di divina commozione e rivelazioni granaiose per la ragione che la natura non pu apprendergli nulla ('). Eppei egli durante la sua vita non abbandona mai la citt e i concittadini, coi quali
pu discorrere degli argomenti che Ma anche qui, il suo isolamento
V.
gli
stanno a cuore.
la solitudine della
1)
l'
138
riflessione
LA FILOSOFIA GRECA
sili
non
modo
sua reafa-
mente
(eie,
dove pu
cilmente trovar
-101)5
cati,
negiTcdrov^), nei ginnasi, nel foro, nei merspecialmente sul mattino, quando questi luoghi
affollati,
sono pi
il
resto
del
giorno
il
dove
(').
Ma
suo colloquio
non concerne mai gli avvenimenti esterni; e nell'apparenza di aver vari interlocutori, in realt ne ha un solo: un continuo colloquio di Socrate con se medesimo. Gi il tema di esso non che il problema che appassiona la mente di Socrate lui che dirige
;
che crea
g'
interlocusi
ri-
Infatti, coloro
a cui
volge sono per lo pi gente ignara dei gravi argomenti intorno a cui si aggira il discorso essi parlano,
;
la
domande
costringe a determinare
ch'egli
solo
ha previsto, e
denza della sua tesi. La lettura dei dialoghi platonici, che sono un ritratto al vivo dei colloqui socratici, ci d l'impressione netta che Socrate sostenga insieme la parte sua e dell'avversario, che crei la tesi e l'antitesi, e che quindi il suo dialogo sia il ritmo
stesso del suo pensiero in via di svolgersi, sorpas-
poste volta a volta da lui medesimo. dunque, che Socrate fa di amici con cui parlare, non prova affatto un suo bisogno di
le difficolt
sando
La
ricerca,
(1) XiiNOl-H.,
Metri.,
I,
lo.
IV.
SOCRATE
139
non
i
invece che
una rappresentazione,
del
dramma
la
personaggi non
dialettici
sono che
della
momenti
mente; l'andamento del dialogo il corso stesso della mentalit, con le sue diversioni, con le sue pause, a volta con le sue distrazioni, ma soprattutto con la sua linea sicura, oltre e malgrado le pause e le distrazioni, mirante a un fine preciso, seguito
con tenacia.
Socrate isolato nel suo mondo, in quel mondo dove pur tanto assiduamente egli prodiga la sua pania. Questo prodigare non ha nulla di affine con
da
di
fede,
tilla
come un empito
di
come una
scin-
un interlocutore gli enuncia dommatieamente una verit; egli risponde: dubitiamo, cio esaminiamo, valutiamo insieme, cerchiamo di stabilirla criticamente. Questo atteggiamento non appartiene a un apostolato, neppur di scienza. L'apostolato di scienza, non altrimenti che quello di fede, sorge soltanto quando esiste una scienza gi solidamente costituita, che si trasforma essa stessa in una fede, e come tale vuole affermarsi nel mondo, vincerne
Socrate:
i
scoperte. Tale
scienza in
tica
fieri,
non la scienza socratica: che emergente appena dalla massa caoda dubbi molteplici, non solo ma la sua stessa forma, sua dignit di scienza, e che talfronte
alle
riguardanti
il
il
suo contenuto,
la
suo valore e
volta
soccombe
di
pi gravi
difficolt,
140
LA FILOSOFIA GRECA
la
convin
momento
la
restano insoluti.
i
La
il
divisa,
il
il
metodo,
dubbio,
sacrato
nel
Conosci U
ma
scruta entre
non appagarti di quel che puoi apparire a te medesimo; guarda invece nel tuo essere pi vaste
immediata pu dissimulare e celare, e l'opera e penosa della scienza mentale e riflessa pu svelare, e svelando intensificare e promuovere. Il Conosci te stesso il principio perenne della
sibile
difficile
filosofia,,
degl'impulsi che ha dato e dar alla vita speculativa di ogni tempo. Tutti
d' idee
i
il
frutto di
flessione
vale
per
dominio limitato e
vita psicologica;
ma non
in quel
mondo
l'azione
oggettivo,
umana
cor-
relato di
su se
s.
una pi profonda riflessione del soggetto stesso, di una sua pi vasta realizzazione di
ai liberi e coscienti destini
L'universo sospeso
della
si compiuto dai tempi priminon che opera di scienza, cio di riflessione del soggetto sulla sfera che egli pu dominare con le sue forze nei vari momenti del suo sviluppo. Il mondo angusto e incoerente dell'uomo primitivo non che l'esponente della sua soggettivit come l'ampio, disciplinato e armonico mondo dell'uomo civile l'indice del suo sviluppo mentale
ai
nostri,
IV.
SOCRATE
141
I e soggetti
e noi
o.
Il
medesimi,
te
che coinvolge
k
questo
il
eterno
del Conosci
derni,
loro
a Plotino, ad Agostino, a Cartesio, ai mohanno potuto farne il principio vivente della speculazione. Ma appunto perci, necessario
il
circoscriverne
si
secondo
t
l'
mentalit.
Il
significato
socratico
del
Conosci
te
stesso
sta nel
umana
realizza attraverso
un lungo
procedente attraverso il dubbio e la culminante con l'intrinseca coordinazione di tutte le forze e di tutti gl'impulsi dello spirito. Ecco lo schema generale del metodo, che vedremo dispiegarsi e svolgersi nell'indagine che ora intraprendiamo, sulla forma del dialogare socratico. Il tema costante dei colloqui l'uomo e tutto ci che lo concerne. Gli argomenti dell'antica filosofia naturale sono a Socrate affatto indifferenti, se non addirittura ripugnanti. Nella sua giovent, forse, suscitarono in lui un qualche efimero interesse; ma gi fin d'allora egli era attratto pi specialmente allo studio della filosofia anassagorea, perch questa cercava di spiegare con un principio umano, la mente, la ragione delle cose naturali ('). Ma come
scepsi,
Plat., Phaed., 97 b segg.
immediata,
(1)
142
LA FILOSOFIA GRICCA
profondamente differiva il voi)c meccanizzato di Anassagora dall'attivit vivente e teleologica con cui
Socrate
si
raffigurava l'intelligenza
umana! Gi
le
ab-
egli denunciasse
cause
finali,
cosciente di
pertanto
e
si
discost di buon'ora
rinunciando
e
cosmogod<-lle
niche, rivolse la
istituzioni
si
mente
allo studio
dell'uomo,
dei valori
umani pi
essenziali, dove
teleolo-
moderno, non investe l'uomo dall'interno, non analizza le facolt dell'anima, ma parte da ci che si gi esternato, da quelle azioni e valutnzioni che hanno una figura definita e un posto centrale nella vita della societ. Egli sempre discuteva, dice Senofonte (') delle cose umane, considerando ci che
fosse pio ci che empio, ci che bello ci che brutto,
ci
uomini
e di
chi
Questa cos vasta sfera coincide con quella dell'insegnamento dei sofisti: ecco quindi la prima ragione per cui l'attenzione di Socrate converge in
massima parte
trina.
Ma
tere pi
di
simpatia. Socrate
(i)
Mem.,
!.
IV.
SOCRATE
sofisti:
143
uno
spirito vigile di
critica,
un'abilit
nel
dialettizzare
talvolta
nel
che sono
in quistione, e in ge-
nerale tutte quelle attitudini alla schermaglia oratoria e verbale, che un Gorgia poteva desiderare in un suo discepolo. Cosicch talvolta accade, nel leg-
sofista
non
anzich l'avver-
Ma
la
sofistica,
quanto poi
la
distanzia
ma anche
per
la
dei sofisti
tici, si
confondeva con l'uso dei mezzi dialetesauriva nella schermaglia oratoria, che colla
il
attraversati
di
mezzi sono da un fine potente, che ne trascende gran lunga il valore: la conoscenza di s, la riIn
Socrate
Questa profonda differenza la forza vitale del quanto crea quello squilibrio delle forze antagonistiche, che necessario allo spiegamento del metodo. Socrate interroga il sofista, o chi, pur senza averne il nome, ha la stessa mentalit: che pensi della giustizia? o della prudenza? o della saggezza? o della forza? e cos via. L'interdialogo socratico, in
rogato risponde in
modo
dom-
secondo l'immediatezza del suo punto di critica socratica investe questa immediatezza, mostrando come la questione di cui si tratta, per la mancanza di ogni coordinazione con le altre
stagli,
vista.
La
si
annulla nel
144
T,A
FILOSOFIA GRECA
tratti, p. es., di de-
dell'uomo ingiusto ('). L'interpellato risponde che ingiusto chi inganna, chi froda, ecc. Ma, obbietta Socrate, permesso ingan-
terminare
il
carattere
nare
dell'oggetto
mancanza
di coordinazione e diil
valore della
ponendo l'esigenza
di
una
speci-
Ma
urge ancora
la
critica:
permesso ingannare gli amici in talune circostanze, p. es., al padre che vuol somministrare un farmaco al figliuolo. Dunque, nuova correzione: ingiusto chi inganna gli amici, per nuocere loro, e cos via Questo esempio, meramente formale e irrilevante per
:
<
).
quel che riguarda il valore del suo contenuto, e per importante da un punto di vista logico, come seheina
del
metodo
socratico.
,
come
si
vede, non gi
il
ma
l'irriflessione
l'assenza nel disputante, nel sofista, di quel principio interno e soggettivo di organizzazione che coor-
dina le parti dell'oggetto, svela i loro nessi mentali e trasforma quindi l'immediatezza sensibile nella
sofista dal
con-
come
presenza nell'altro della mediazione. L'opinione, la percezione sensibile da cui deriva, meramente immediata: sorge dal caso singolo e vale soltanto per esso; donde la sua estrema mutevolezza
(1)
(2)
segg.
IV.
SOCRATE
145
ed
incertezza,
costituito
i
e incerti sono i dati Nel concetto, invece, l'essenziale dai rapporti mentali che- il pensiero
come mutevoli
scopre tra
[contingenza dei
mutamenti
i
e della eor-
jruzione delle cose materiali. Cos variano e differiIscono tra loro infinitamente
singoli uomini,
ma
il
inquanto esprime l'essenza stessa :dei rapporti secondo cui la specie umana pensata, immutevole; variano all'infinito gli atteggiamenti
(concetto dell'uomp,
pratici e
le
valutazioni
dell'individuo,
ma
il
con-
cetto del bene, della virt, del giusto, del bello, ecc.,
parimenti,
i
concetti
esprimono relazioni stabili e fsse, rendono possibili le stesse variazioni. La mente dunque un principio che sottrae le cose, pensandole, alla contingenza del loro essere immediato; e cos opera in quanto sostituisce alla loro corruttibile materialit l' incorruttibile immaterialit dei rapporti che ne fissano l'essenziale e ne esprimono la legge invisibile e presente. Per noi che finora non conosciamo della filosofia che i primordi fino a Socrate, quest'opera della mente ha ancora alcunch di misterioso e d'incomprensibile. Ancora infatti non possiamo spiegarci come la sottile trama
della piccolezza,
e in
quanto
tali,
come un prodotto
di
mente
questo
la
la
come
il
miracolo
IO
filosofia greca,
146
L,A
FILOSOFIA GRECA
mente: miracolo che in noi e fuori di noi, che ne siamo gli operatori inconsapevoli, fuori di noi, dove una docile materia si adatta alla esigenza della legge, piegandosi nella forma dei concetti. Riprendendo l'esposizione del metodo socratico, dobbiamo aggiungere molte particolarit che danno
della
in noi
il
colorito
il
assai lunga
schema finora
espo-
Innanzi tutto,
le
propria
tesi, si
coloriscono e
la psicologia dei
rio, talvolta
personaggi
il
umile verso
di
attendere con
vero; l'altro
con
ar-
Ma
pi stringente, pi aggressivo, e
si
sofista,
il
cedendo
discorso
le
turba, ricorre
a cavilli, tira
per
le
sue
arti, costretto a
e a ripudiare
il
dommatismo
questo
il
mo-
mento
la
della critica e
principio della
Da
la stessa struttura formale del dialogo, con diverso intendimento. Socrate, dopo aver garbatamente e senza malignit sorriso dell'ignoranza dell'avversario, non si professa d'un colpo
procede con
ma
IV.
SOCRATK
147
ma
la
si
capace
estrarre dalla
mente
stessa dell'avversario
prima non
l'arte
mentali, che
aiuta
sapientemente
alla
non
con-
2 (
),
ma
la
meta
della verit, lo
generi e
le specie,
i
risultati
mirando
pi generali;
insomma
crea tra
articolazioni,
formando un
nella
rappresentazione
sensibile
era disgregato
frammentario.
Questo poderoso eppure svelto sistema l'ideale la sua solidit costituita dall'unione e compattezza di tutte le parti, per cui ciascuna ritrae la sua forza dall'unione delle altre; la sua sveltezza data dalla natura mentale dei nessi
socratico della scienza;
e delle articolazioni.
l'unit della
visione del
mondo
che
il
mentale e
non
fisica, e
ma
po-
(1)
(2)
Plat., Theail., 150 b segg. yovs 6t|u aocptag, egli dice, ibid.
148
LA FILOSOFIA GRECA
I momenti essenziali della scienza, che il proce dimento socratico rivela sono due: la definizione l'induzione ('), l'una che ne rappresenta l'aspetti statico, l'altra l'aspetto dinamico. La definizioni
il
valore og-
valore soggettivo,
disciplina mentale,
rire le proprie idee
come mezzo di educazione come dovere spirituale di chiacon definizioni precise, che ne
L'induzione socratica, poi, quella forma di argomentazione che dal particolare procede al generale, dall'individuo alla specie che ne contiene immanente la legge. questa la vera forza dinamica della scienza, che le consente di procedere dal noto all' ignoto, dalle verit conquistate alla conquista di nuove verit. Ma anche qui Socrate ha proceduto pi da empirico che da teorico: egli non ha formulato la grande legge intellettuale e non ha fatto che praticarla nei suoi dialoghi. Perci noi non possiamo dilungarci su questa scoperta, n mostrarne il profondo significato, n accennarne l'immensa portata: tutto ci sar il lavoro posteriore della filosofia, che giovandosi non poco della prassi socratica, formuler principii assai pi elevati di quelli onde Socrate era consapevole, data la sua mentalit storica. Ve nell'esempio vivo di tutti gli uomini che pi hanno contribuito al progresso mentale e morale dell'umanit, qualcosa che trascende di gran lunga la consapevolezza che essi
(1)
4,
1078 b 28.
IV.
SOCRATE
149
medesimi poterono conquistare del proprio lavoro. V' nella storia qualche cosa che par che trascenda la storia e si sottragga al destino che la circoscrisse
nel proprio
tempo
il
>
il
caso di mostrare
risolva;
si
in
[idi
ha suggerito
l'idea, risa-
liamo dunque
I
varr a confermarcela.
storia,
immune
antecedente immediato di
.
lo
suo
la scienza
oggetto,
una volta conquistato il proprio s'immedesima in esso e dimentica la proNoi intravvediamo gi l'essenza
di quella
pria origine.
conseguenza crea tutta una impalcatura di formule e schemi logici destinati a immobilizzare, a
e naturale, che si rinnova perennemente nella percezione del soggetto e nella vita della natura. Il soggetto par che non abbia attinto la sua pi profonda intimit che per porsi i ceppi, per annullare la libert dei propri movimenti,
del divenire psicologico
muore nell'immobilit
crearsi
nello
del
pensato;
la
scienza,
anzich
fa
sforzo
non
150
LA FILOSOFIA GRECA
ab
aeterno.
ohe esisteva
Riflettiamo
infatti
sulla
mente dell'interlocutore
di
la
un
abile ostetrico.
Son questi
sentano la parte
pi.
l'opera di Socrate.
Ma
mina gl'immortali
l'ostetrico,
egli rivelava
pensava
di essere
;
ed invece era
si
un sapere che
uomini, che
vit,
si
la
modella sugli oggetti, ma ha in s la sua misura, sua legge, il suo criterio; che non si accresce
dall'esterno,
ma
la
si
del
soggetto,
estrinsecazione,
essa
si
i
ma
si
a cui
ri-
cercar
il
mi-
creatore diverr
il
ma
il
simbolo dell'attivit
Ma
tavia
il
Socrate storico e
il
lo
trascende infinitai
mentale trascende
allo stesso
modo
limiti
inscindibile.
il
sorpas-
trascendere
del proprio
ol-
essere,
da cui
IV.
SOCRATE!
151
itreraodo
nalit. Cos
storico,
fiche e s'incarner in
intensamente ne esprimeranno
tutta
la
Qui,
storia,
lo
squilibrio
il
delle
forze,
causa di perturbamento,
continuit storica.
3.
La scienza morale.
Nella
si
esposizione pre-
presenta con un
la
scienza che
lo
delle passioni,
della vita
che formano l'atteggiamento pratico umana. Ma tale scienza non viene intesa
e indifferente
come un'astratta
forza
contemplazione del
fine di do-
in esse si rea-
ralit stessa
dunque elevata
verso
tica.
il
Tale reciprocit costituisce quell'unit della e pratica, quella convergenza della speculazione e dell'azione, in che giustamente si fa
vita
teoretica
consistere
il
inerito
precipuo di Socrate e
la
con-
Ma
l'unit
152
LA FILOSOFIA GRKCA
costituisce
che, se
motivo iniziale della dottrina una inadeguata attuavizio d'un irrimediabile intellettualismo
il l'
intera dottrina.
l'illustrare la novit del
il
Cominciamo con
di
punto
in
vista socratico e
cetto
della
primo luogo un rapido cenno degli antecedenti storici del problema, che gi sparsamente conosciamo,
ma
tratti,
per
meglio possederli.
concetto socratico della virt
il
come scienza
se-
gna
ralit
mondo greco
di
la
moralit popolare,
un abito, una consuetudine, una tradizione; la bont una pratica delle azioni buone, consolidatasi in natura. Tale rappresentazione appartiene alle convinzioni popolari d'ognitempo: l'empirismo ingenuo non coglie l'atto dell'azione virtuosa, ma registra il fatto dopo ch' accaduto; e, quando si
fa a
ci
conduce (la virt), non pu riguardarla che come un aggruppamento di quei fatti, o meglio, come
l'abitudine che risulta dalla loro ripetizione.
le
rapvir-
umana
pone
in
essere
uomini tentano
si
migliorare se stessi e di
(*).
tuosi
Se buoni
buoni fossero
si
nasce, se
per natura
(1)
Se
tali
IV.
SOCRATE
15."i
come pu sperare di diventare buono chi non dall'origine? come pu l'educazione mutar l'indole? come l'atto isolato pu rompere la tradizione, l'abitudine? come si vede, le conseguenze
soltanto,
tale
merito dei
;
sofisti stato di
concetto
si
essi
virt
pu insegnare,
di
sono
offerti
al
pubblico nella
tecnica, un'abi-
veste
professori di virt.
Ma
una
padroneggiare destramente il caso singolo, e non un organismo di vita, un vero possedersi della
personalit in tutti
tera opera loro,
i
propri
atti.
si
Qui,
come
azioni
nell'in-
sofisti
non
superficie
della
soggettivit e
cui
questa
si
estrinseca.
il
Al contrario,
listica
come
scienza,
monca
e intellettua-
datane da Socrate
('),
implica una
conside-
tra noi persone che farebbero conoscere quei natura buoni; e noi, dopo averli ricevuti dalle loro mani li porremmo in custodia nell'Acropoli, contrassegnandoli pi che non si fa con l'oro, affinch nessuno li corrompesse, ma, dopo
Mi'n.. 89
b)
avremmo
chi-
L'affermazione che la virt scienza, e quindi insegnabile, non esente da incertezze e pentimenti in Socrate e in Platone stesso. Nel dialogo Prolagnra noi troviamo che, contro la tesi del sofista, secondo cui la virt insegnabile, Socrate propugna la dottrina opposta; ma nel corso stesso dela polemica le due posizioni curiosamente senza tuttavia che da questo fatto si tiagtra alcun deciij' invertono, sivo ammaestramento. Anche nella conclusione del Menone (99 a segg.)
I
vieti
acquista n per scienza, ne per natura, ma si partecipa senza che ne abbiano coscienza coloro a cui si partecipa (X 8ei(j u.o(ga jrao a Y l Y vo M* v1 l lvev Vov, 015 lv jiaQaYtvvnrai). Tale difficolt insita al concetto stesso
che cio
virt
non
si
della virai come scienza, del che potremo renderci compiutamente conto quando avremo studiato l'etica aristotelica, che la risolve superandola.
154
'uA
FILOSOFIA GRBCA
realt
una valutazione
da cui sorge l'azione, e la presenza, nel soggetto, >li un principio di organizzazione, che coordina e
fonde i vari motivi, prospettando l'azione bene inquadrata nel concerto delle forze dell'agente e delle
circostanze in cui
dalla
egli
si
trova, e
come
risultante
sua intera personalit. Nell'empiria della coscienza popolare, l'azione slegata, priva di quell'intima finalit che pu risultare soltanto dalla sua
stretta
l'individuo
in
balia, caso
possiede
ma
posseduto da essa, o
me-
dalle
da Socrate (anzi, nelle conseguenze ultime di essa, che Socrate forse non intravvide) la forza determinante delle circostanze ,
s,
riconosciuta,
ma
il
come risoluzione ideale della realt circostante, come interiorizzamento dell'esteriore, epper come principio di una determinazione tutta intima e mentale, (che altro non significa se non autodeterminazione). Qui dunque l'individuo si possiede
scienza,
nella propria azione, la quale
fatale delle circostanze,
non
il
pi
il
prodotto
ma
del
mondo
come
nell'empiria
che test consideravamo, ma come un organo del suo organismo, cio insieme cointeressata e cointeressante rispetto
all'unit,
saldezza,
l'organismo
spirituale.
tutto l'organismo e
non
una parte
IV.
SOCRATE
155
rispetto all'organismo,
il
proprio valore
ma
conseguenza in nessun
due ragioni
i
('),
ditano
valerci
la
portata e
limiti,
come
criterio per
segnare
trina socratica.
La prima ragione
che, senza
una
giusta
infatti, per sussistere, implica la conoscenza bene e del male. La seconda ragione che ciascuno non fa se non ci che crede di dover fare, o che giudica sia un bene per lui: nessuno volontariamente cattivo. Tale la massima socratica che, con una formulazione diversa, pu esprimersi col dire che la condotta cattiva coincide con l'igno-
questa
del
come
equivalgono
ter-
di
modo che
le
due
mono
e del pratico.
che forma, come abbiamo detto, l'aspetto pi caratteristico della dottrina socratica. Il e
il
ma
il
il
(1)
e,
d; Men., 17
e, d.
156
LA FILOSOFIA GRECA
Innanzi tutto
la forza:
pre liberato
dall'empiria,
incertezze di
una
partiti e le direttive
che gli si presentano, e, per la coscienza che coni quista della razionalit della propria natura, non si applica pi immediatamente agli oggetti e ai dati
sono offerti dai sensi, ma, procedendo per ha di mira unicamente la finalit di un essere razionale. La vita sensibile, a cui l'empirismo ingenuo, privo com' d'ogni criterio, si affida ciecamente, perde qui quella sua forza fatale e brutale, che la sua stessa immediatezza e spontaneit le congli
che
concetti,
come
trasfigurata nella
mediazione del concetto. L'uomo, pur tra i piaceri dei sensi, in quanto non cede all'urto brutale delle
passioni,
lit
ma
sua dignit
sempre se stesso, non pi il bruto piacere: il godimento sensibile trasfigurato nel concetto ch'egli se ne forma, come di un mezzo per espandere la propria personalit, intensificare la propria vita: mezzo non unico, che anzi ha valore nel concerto degli altri mezzi che l'organismo mentale e morale, di cui fornito richiede, e a cui solo il concetto ch'egli si forma dell'unit armonica e complessa della vita pu attribuire il grado e il posto che gli spetta.
Queste
stretta
d'uomo. La sua
demonismo
trina
la
non disconosce
la dot-
che
umane
sia
il
piacere,
felicit,
anzi
monistica:
razionalit
ma
l'immediato
e
immanente
della natura
umana,
domi-
IV.
SOCRATE
157
nato dai
stinato
felicit,
fini
pi
alti
azioni,
stato
piacere cos compreso la non come scopo e movente immediato delle ma come conseguenza di esse, come quello
a realizzare.
ragione che
Convito
platonico
un orgiastico banchetto. A pu destare in noi meraviglia l'incontrar Socrate in un tale ambiente; ma presto il suo comportamento ci rassicura che la filosofia non si contamina. Non gi ch'egli si sottragga al godimento; no, egli vuol godere, vuol darsi un'ora gioconda di vita, nel lieto conversare tra le tazze: ancora in
mezzo prima
al
tripudio di
vista,
Ma, nel tempo stesso, come altamente commensali, che son posseduti dal piacere e non riescono a possederlo, e dopo una lunga orgia cadono prostrati dalla stanchezza e dal vino! Egli intanto continua a bere e a conversare
della rinunzia.
sovrasta agli
altri
coi
di tenersi ritti;
leva, e poi
si
reca
al
la
sua giornata
non diversa
dalle altre.
Un
di
l'elogio di Socrate.
Anche
conto di lusinghe e di
qui,
nata
la
sensibili e
di Socrate, che domina gl'impulsi giunge a disprezzar la bellezza, quando ragione ammonisce che l'appetirla turpitudine. Questo sereno equilibrio morale non tuttavia
la
figura
158
LA FILOSOFIA GRECA
che un aspetto solo del pi vasto equilibrio spirituale che si realizza merc la ragione e la scienza, che ne esprime la l'orza coordinatrice e regolatrice.
Lo sforzo costante
tutte
le
di Socrate di mostrare
come
e
si
virt,
il
coraggio, la
stretti
prudenza,
la
tempe-
compenetrano l'ima con l'altra; e come l'idea stessa del bene, che le compendia, confluisce in quella del
bello, sotto
il
comune
presidio
del
vero. L'ideale
somma
del
bene e del
bello,
l'armonia
suprema
della vita.
notevole osservare come Socrate, che abbiamo veduto all'inizio isolato e solitario nella vita greca, poi nella pi grande intimit della sua opera, profondamente greco. La riflessione su se medesimo, il yv(8i oowtv, non giunge ancora in lui a quella fase matura che cagioner in Platone un dissidio e una discordanza di forze spirituali. almeno, il dissidio soltanto iniziale, ma si appiana per via e si risolve in una concezione finale dell'equilibrio dello spirito, che coincide con quella valutazione della vita che
propria della mentalit ellenica, nel suo periodo
classico.
movendo
cio
in una forma di oggettivit ideale e mentale. Questo momento negativo della scienza socratica ci resta ora ad analizzare compiutamente, per intendere l' importante passaggio, e scoprire l'addentellato del platonismo.
Abbiamo
siste nella
gi detto che la forza della scienza concoordinazione che essa offre delle attivit
IV.
SOCRATE
1!I
armonica della
il
vita.
ond' affetta,
si
concetto
perdendo quella pi centrale dell'interiorizzare i suoi ciati. Il soggetto non fa che comparire sul limitare del mondo socratico, per poi scomparire subito, annullato nell'oggettivismo del concetto della scienza
e del bene.
Se noi in
crate
effetti
analizziamo
le
cipalmente
e del
concetto della
male, troviamo che in essa non c' tanto il scienza come scienza di s (come
autocoscienza),
trina
ma
platonica delle
idee:
cio
quella
conoscenza
postulata intesa
sistente,
e
immanente.
le
trascendente, e
che pa-
reva conquistato con l'unit della scienza e della moralit, invece spostato all'infinito, in una realizzazione, che
di
un
trascendente.
Che
il
foco,
cetti, sia in
vede chia-
ramente, se
scienza che,
considera
il
come abbiamo
tende
di esaurire col
oggetto, e perci
mente
la
suo contenuto tutto il proprio a estendere indefinitapropria sfera nello sforzo impotente di ab portata
le
bracciare tutte
160
LA FILOSOFIA GRECA
la
Noi
vediamo
sempre
sto,
di conclusioni definitive,
quando
si
tratta di
determinare
lorch
buono
il
come volont
buona
in
),
ma
l'uomo che,
nel-
zioni
meramente concettuali
e nel
vano compito
i
di
caratteri
che
la propria
non potr trovarsi che all'infinito, come all'infinito spostata l'idea stessa del bene; ma un contatto spostato cos all'infinito non produce
come convergenza
vano formalismo
mente, con
la
dei
rato dell'assunto.
La
attivistica,
risolve, in
ultimo, in
un mero
intel-
lettualismo.
Le manca quell'intima
virt dialettica,
le
che fonde
le
mancanza
si
rivela
principio dell'identit di
(1) (2)
la filosofa cristiana.
;
il
indeterminato
concetto dell'dvQsta,
IV.
SOCRATE
161
morale e scienza, oltre che sul criterio positivo acsi fonda sul criterio negativo, che nessuno fa volontariamente e scientemente il male; donde si
cennato,
deduce che il male pura negativit o ignoranza. Questa dottrina costituisce certo un gran passo nella
risoluzione del
possibile
soltanto
Ma il non-ente socratico affatto ogni forza dialettica: l'ignoranza che lo pone in essere non quella coscienza dell'ignoranza
come un non-ente.
privo di
intravvista da Socrate
bruta,
come
principio di scienza;
ma
opaca ignoranza; qualcosa dunque di assolutamente irriducibile, che cade fuori del processo
spirituale
in
cui la scienza
si
crea
ma
alcunch d'irrimediabile,
come un peccato
Il
dialettismo
suo filosofare,
la
si
ammorza per
via, e
speculazione socratica termina infine con la negazione pi completa di esso. La filosofia dopo So-
ci)
Nella stessa filosofia socratica ha luogo la distinzione dei due l' ignoranza, come
trasfigurata dalla coscienza, che la converte in un'ansia, in un bisogno di apprendere, di colmare il vuoto spirituale. Ma v' inoltre .un'ignoranza greve, spessa, senza coscienza di s, insuscettibile di
|
gfl'
ignoranti non
amano
la sapienza,
desiderano divenir sapienti; perch l'ignoranza ha questo di male che chi non onesto n saggio, erede tuttavia di esserlo; infatti non desidera quelle cose di cui non
si
crede privo
a).
Dal
concetto della
filosofi
filosofia.
Nessuno filosofeggia
gono
j j
il
sono
sapere.
mai un pieno
G. de Ruggiero,
La
filosofia greca.
11
162
LA FILOSOFIA GRECA
Fin qui abbiamo parlato della propriamente speculativa dell'opera di Socrate; ma c' una somma d'insegnamenti di carattere etico, politico, religioso, che non rientra nelle linee di un sistema filosofico definito, ma che forma
4.
La morte.
parte pi
tuttavia
un
non
si
dovuto dagli uomini (*). Nondimeno, talvolta egli si eleva alla concezione dell'unit divina, che per riesce a conciliare col politeismo, riducendo gli di multipli alla funzione di strumenti del dio unico. Pi importante il suo pensiero politico. Le considerazioni sulla citt e sul governo di essa ricorrono continuamente nei dialoghi socratici; la loro nota dominante si compendia nel seguente ricordo di Senofonte. Ad Aristippo che gli diceva di non voler essere nella condizione n di chi comanda, n di chi serve, ma in una condizione intermedia di libert, sciolto da tutti i vincoli del cittadino, Socrate dimostra l'inferiorit di questo ideale, rispetto alla
Xknoph., Mem.,
(1)
IV.
SOCRATE
perch
leggi, in
il
163
preteso
uomo
bitrii e delle
altrui,
finirebbe
di
soccombere
dunque ha
convivenza sociale;
il
ma
al
tempo
stesso ne riconosce
i
affermando contro
sofisti,
che distinguono
e di
il
tit
del legittimo
del giusto:
2
un principio
oltre-
modo fecondo
di
obbedienza
tutti
( ).
Vissuto in un tempo
bi-
democrazia, quando
diritti
noscere
di
risalire
loro
fonte
gogia
ne ottenebrava
la
carattere.
la
La sua mentalit
un governo
politica in antitesi
con
al
demo-
che subentri
governo
Lo sviluppo
di queste idee
ancora incerte e frammentarie sar la Repubblica di Platone, il cui presentimento dato, oltre che dall'affinit delle idee,
anche
i
dall'
sofisti
Anche
come
legislatore al
demagogo.
si
i
mento
socratico,
concernono
meglio subire
il
male anzich
(1) (8)
Mera., u,
Id.,
iv,
1.
12 segg.
Ifi4
LA FILOSOFIA
(5RPJCA
farlo; e, fattolo,
meglio soffrirne
la
impuniti
);
il
valore dell'amicizia
);
l'educazione
mostrare la finalit umana in tutte le cose del mondo il graduarsi delle utilit che gli uomini possono
conforme ai fini della loro natura. ancora una teleologia ingenua e irriflessa quella di cui Socrate fa uso: essa non giunge alla finalit interna
realizzare,
e
immanente
che
delle cose,
gli
ma
(xqtjctiuov)
pensa-
che non concernesse l'uomo, dimostra anche qui la medesima predilezione, forse con poca levatura speculativa, certo con molta assennatezza e forza di persuasione di fronte agli uomini ai quali parlava, pi
facilmente propensi a riconoscere la finalit e
l'ar-
temperamento pu ora sembrare strano il tragico deera riserbato dalla sua stessa citt,
stino
che
gli
ch'egli tanto
ostilit e
un
astioso
malcontento per
le
sue dottrine,
negli
accusa promossa da un tal Meleto, a cui si associ un secondo accusatore, Anito. Lo incolparono di corrompere i giovani, (xovq vou; oiaqpOeiQEiv), di renderli
dispregiatori
delle
leggi
della famiglia, di
basi
della
vita pubblica.
Il
contegno
di
(1) (2)
Plat., Gorg., 469 b segg. Xevoph., Mem., li, 6, 35; Plat., Crit., 49 a segg.: quistione conMem., dando per socratica la forfar
mula
del
male
ai
IV.
SOCRATE
165
di
clemenza:
la
l
al
ma
della
propria opera,
lo
voce
pi.
intima
della
co-
scienza glie
stessa
e
viet
( ).
pone
rilievo tutti
essa
il
8aiu.viov,
il
momenti spirituali della vita una personificazione: demone, il consigliere delle ore
i
e delle decisioni
fa
pi gravi,
il
si
udire
la
chiederemo a Soper
lui
demone
in generale
un essere
e
sovrana
di
questo, superiore
all'efimero
contin-
umana
il
demone
di
sonalit
neit e
di difen-
giudici.
Il
si
compendia
da lui data a Erraogene che gli chiedeva: perch non pensi alla tua difesa? Non vedi, rispose, che vi ho pensato tutta la mia vita, vivendo onestamente? ( 2 ). Di qui, la condanna a morte che, forse, con un pi remissivo contegno, gli sanella
risposta
gi
(1)
Xevoph., Mem.,
v, 6, 5.
3.
(3)
Xk.moph., Apolog.,
166
LA FILOSOFIA GRECA
ma
la
preferendo
dicando una vita pi lunga, guadagnare una vita peggiore della morte (').
Una
rante
di
il
tempo in cui si compiva il viaggio votivo una nave a Delo, ritard di un mese l'esecuzione
condanna. In questo tempo, Socrate, in prisuoi amici pi fidi, e a i discorrere, come per l'addietro, con essi. A Critone che gli offriva i mezzi di sottrarsi, fuggendo, alla morte, egli rispose confermando ci ch'era stato la costante divisa del suo insegnamento morale: la necessit di obbedire alle leggi della patria, anche a costo dell'estremo supplizio. L'uomo che si sentiva affatto immune di quelle colpe che gli avevano attribuito, non si credeva per ci stesso in grado di
della
so-
cosi
confermava eroicamente
subire
l'
il
ai
grandi problemi
spegneva con serenit nella fiducia del nuovo giorno, per gli amici che con animo meno oppresso
che
gli
si
chiusero
che
la cicuta,
lentamente
(1)
Id., 9.
IV. SOCTt.VTE
167
irrigidito
il
l'anno 399
C,
il
due
scritti
apologetici intorno
a Socrate, che ancora possediamo. L'Apologia di Senofonte, unita all'altro scritto, / Memorabili, ribatte minutamente tutte le accuse: l'Apologia d Platone invece mira a scagionare il filosofo principalmente
ch riproduce
rilievo
le
non
si
pu negare che
stato.
giudici giudicas-
tavano
il
bene dello
bio; era
del soggetto,
dizione, l'autorit,
non svalut la religione popolare, non corruppe i giovani, non tolse prestigio alle istituzioni ma forse coloro che lo condannarono intravvidero nell'opera sua i germi di una dissoluzione
pubblica. Socrate
;
Ma
sofisti,
in verit, questa
si
crazia; e fu
questa
si
la
vera
follia
vano pronunziata
In un
mondo che
avverava
dissol-
(1)
si
la profezia di Socrate,
nell'Apologia di Platone.
168
LA FILOSOFIA GRECA
I
veva,
si os condannare per timore di un dissolvi mento! Ma, se anche folle, non priva di grandezza quella condanna, che assurge al significato di una
rij
Non
tivi e dissolvitori
dell'opera di Socrate,
intravvedere
morte.
in
si
del quale era possibile condannare; gli altri appuntavano in un ignoto futuro, che non era dato alla mente di quei tardivi conservatori d' intrav-
nome
vedere.
Ma
se
guadagnarono l'immortalit presso posteri, nei quali quel futuro and germogliando via via come un presente ricco d'una vita inesauribile.
5. I
SocRATicr.
sui
L'insegnamento contemporanei
di Socrate
;
ebbe
ma
in Platone
conseguimento delle pi immediate esigenze meNei pi modesti scolari, invece, s'innest in alcune correnti d'idee gi preesistenti, dando luogo a sistemi filosofici, che, se pure son fuori della grande linea speculativa culminante in Aristotile, contengono tuttavia molti spunti d'idee ancora immature, di cui si gioveranno i pensatori post-aritafisiche.
stotelici.
Tra
gli
amici pi
lo slancio
fidi di
ralizzando
rismi
morali, che
compendiano
risultati
delle
ri-
IV.
SOCRATE
169
le
l'ormano
un
nei
Simmia
Cebete
restano al-
dialoghi,
proprie. Di
La scuola di Megara ebbe per fondatore Euclide Megara, da non confondere col matematico, posteriore di pi di un secolo) amico e ammiratore di Socrate, a cui sopravvisse per molti anni. La sua
(di
familiarit
con
la
Morendo
una scienza
fon-
il
pensiero
ci
fa
conoscere l'essere
questo
principio,
giovano non poco della dialettica eleatica. Diodoro Crono, polemizzando contro il concetto del divenire, ripristina gli argomenti enoniani contro il moto. Lo stesso svolge il principio posto da Euclide: che la potenza non esiste se non in quanto si esercita, e cio che il solo reale possibile ('); mentre il mero possibile senza realt e insieme non : una contraddizione che la logica parmenidea denuncia come incompatibile col pensiero ().
suoi seguaci
si
filosofia presocratica.
invece
la critica iniziata
il
contro la stessa
logica socratica
da Stilpone,
si
rappresentante pi
ti)
(Sj
3,
lOtt;
h 30.
ir
18,
18; n,
170
LA FILOSOFIA GRECA
il
traverso
sibilila
la posi
il|
di
che
il
non possono essere dichiarate una solj cos;i (M. Qui Zenone veramente rammodernato; non pi il vecchio Eleate che combatteva contro la fisica ionica e pitagorica: ma una personalit nuova che ha di fronte il dinamismo logico che si
fa strada attraverso l'opera di Socrate col principio
della
sintesi
dialettica, e
con essa
l'eristica,
che n'
la
degene-
Tutto questo logico armeggio rivolto al fine dimostrare criticamente i predicati parmenidei che
per
altro
dell'essere,
viene
inteso,
il
conforme
come
bene. Quindi
non v' che un bene, immutabile, incorruttibile, simile sempre a se stesso ( 3 ); e questo unico bene chiamato con pi nomi: ora saggezza, ora dio, ora mente (';. Il carattere eleatico del principio morale
induce inoltre
di
i
com-
(1) (2)
22,
1,
p. 1119.
Dioc,
n, 10S segg.
esset
(3) Id bonum solum esse dicebant quod per idem. Cic, Acnd., ir, 42, l'29.
unum
et
simile et sem-
(4)
Diog.,
li,
10G.
IV.
SOCRATE
171
i
li
filosofia
megarica converge
3:icon
scuola cinica.
Ma
come maestro
confluire questi
del grande Zenone, che far due rami del socratismo nell'ampia
si
osservano nella
fondata in
Elide da
opinioni
religiose,
prelude all'indirizzo
parentela spirituale gi
ei
rivela
intende
il
concetto socratico,
maestro per conquistare con le facolt del soggetto l'oggetti vita, e spiegando il concetto non pi come l'essenza delle cose, ma come la riflessione soggettiva dell'uomo sulle cose: donde un certo accenno di nominalismo, in quanto il concetto, come opera di postuma riflessione del
sconfessando
lo sforzo del
si
risolve
in
un mero nome
8.
celebre
il
il
IRdTCOV,
vedo
ma
ti
non
men
gli
mancano
Da
172
LA FILOSOFIA GRECA
il
1
la sofistici
1
ripercorreva a ritroso
sia
cammino verso
la possibilit di
unire
predicato al soggetto, sia ritenendo che, siccome ci scuna cosa vuole il suo nome ed imparagonali con ogni altra, impossibile il disputare, non p tendo incontrarsi domanda e risposta ('). Di qui l'u teriore conseguenza che non possibile l'errore. Questa critica non ha, del resto, come quella m<
garica,
il
significato
il
i
valore
positivo
della
di
volt
fondare dialetticamente
principii
moralit
ma
di
piuttosto l'indice di
un disprezzo della
filosofia cinica
non
sia
tica vien
immediatamente asservito ai fini della pra combattuto; una stessa severa condann
le
coinvolge
arti,
anzi dannose alla vita pratica Questa negazione iniziale dell'etica cinici ricev< il complemento di nuove, pi profonde negazioni. I nella logica stessa della soggettivit, che, una volti isolata da tutto ci che non conferisce alla sua im mediata realizzazione, la sua opera si compendii ir una continua rinunzia e circoscrizione della propria sfera. L'esempio stesso di Socrate ci mostra il filosofe che si rende estraneo alla vita, si isola nel proprio mondo interiore, indifferente a tutto ci che lo circonda. Ma in Socrate lo squilibrio iniziale della soggettivit si annulla in un profondo equilibrio mentale e morale, che ha le sue radici in quell'oggettivit che la costante aspirazione del suo pensiero; nei cinici invece, le cui vedute sono pi ristrette e nei
inutili e
come
il
(1)
nf]
IV.
SOCJJATB
173
accentua, e con esso la stranezza della loro condotta pratica, di fronte alla vita del tempo. La sola determinazione positiva della moralit
!
r.i
^n
';|jon
una reminiscenza socratica: la virt coincide ed , come per Socrate, tSaxtrj ( ). assai pi restritVla la determinazione del bene iva: non v' altro bene che la virt, altro male jihe il vizio; e ci che non n vizio n virt ndifferente (d5idcpoQov( 21 ). Il concetto del moralmente indifferente avr una grande importanza nella filoifla stoica e sar allora da noi esaminato; ma gi una forza notevole di selezione e fin d'ora esso l'isolamento per la personalit. Dal concetto che 'l'uomo non possiede di veramente proprio se non beni dell'anima, segue una piena indifferenza verso ile cose esteriori: onore e disonore divengono cose vane; la stima degli uomini un male; indifferente
essi
la cfpvncag,
1
i
'
altres la
Ida
che
dell'anima
quelle cure e
la
turbarla.
La
della
pubblica.
saggio di amministrar
non secondo
le leggi,
secondo le norme della virt ( 3 ); per l'aspirazione pi intima la negazione dello stesso stato, l'ideale cosmopolitico ( ). E questo il pensiero di Dio-
ma
(1) Dior,.,
vi, 10,
13.
104, 105.
11.
Diog., vi,
174
LA FILOSOFIA GRECA
di Sinope, lo
gene
strano e angoloso
i
personaggio'
il
popolarissimo presso
beni}
i|
appropriato
nome
quale
conseguenze.
Con
lui
il
ma
autopossedimento nelh
f
mondo. Veri cappuccini dell'antichit, come giustamente li chiama lo Zeller, gli ultimi cinici vivono da poveri, mendicando; la
rinuncia completa al
loro cura di sopprimere tutti
i
bisogni
artificiali,
ridueendo a un minimum irrisorio le necessit della vita. Essi rinunciano al vivere sociale, e fuggono perfino .la famiglia, come dura servit. Misero vestigio di libert questo ideale monastico della vita, nou in servigio d'alcun dio, ci che dar un significato al mistico eremitaggio medievale; e vagheggiato in
un principio la soggettivit che vi ripugna totalmente, avendo per sua finalit la masforza di
Tra gli ultimi cinici si ricordano Crates di Tebe, contemporaneo di Teofrasto, che convert al cinismo la moglie Ipparchia e il cognato Metrocle; Menedemo e Menippo, col quale ultimo il cinismo come scuola e non come atteggiamento muore nella satira, di quel yvog 0irouSoi<A.oiov, che fu cos caro al
mondo
latino.
La scuola cirenaica
o
come
le
tra
Il
semi-socratiche, che
resta a considerare.
re-
carsi in
ma
Atene dal desiderio di avvicinar Socrate, forse gi prima aveva acquistato familiarit con
IV.
SOCRATE
175
la
filosofa
di Protagora.
Anche per
si
lui
la
doppia
gue
la necessit di
una rinunzia
giungere, e
il
non pu svolgersi che immediata attivit. Di qui la dottrina etica che il piacere il bene, dolore il male 2 ): una dottrina tanto avversata
il
da Socrate, per cui il piacere e il dolore sensibile immediato erano al di qua della sfera del bene e del
male, concettualmente determinata.
di
che subentri del tutto pugnata da Socrate. In effetti, noi studieremo in seguito una dottrina, che ha con questa una grande affinit: l'epicureismo; ebbene, la nota differenziale tra le due sta proprio in ci, che la scuola epicurea ammette una scelta tra piaceri e li distribuisce secondo criterii razionali; mentre la scuola cirenaica
vita par
i
(ht|
Siacpgeiv
ri6ovfjg( 3 >), e
gativo, consistente in
vista
tivo,
una rinunzia al godimento, in d'un danno, e ammette il solo piacere posiche scaturisce dall'attivit immediata dell'inad affermare
la
sua
(1)
KgiTTiQia slvai x
il,
Jt8ti.
Sext., Matti.,
vii,
191;
V. anche Cic,
Acad.,
(2)
24.
x Xyeiv
Diog.,
li,
xa>c,
vii,
x f|5a yaOd, x S
199.
|jtexa|v
87.
176
LA FILOSOFIA ORECA
piaceri del corpo rispetto a quel)
e
preferenza per
dello spirito
s'
(*),
una
scelti
imporrebbe necessariamente.
Tuttavia, questa posizione
si dimostra insostenibil quanto il piacere eie
come
pur(
non e
delle
potremmo che
viverlo brutal
pire
mente, abbandonandoci all'istinto sensibile. Conce il piacere come scopo della vita significa invece
la
comprenderlo in una veduta razionale della vita, quale valuti il bene che essa pu realizzare, e,
in
conformit di questo fine sopraordinato. prospetti la serie dei mezzi atti a conseguirlo. Questa prima mediazione, che
sibile,
rompe la primitiva immediatezza sen ne porta con s altre ancora: una volta che il piacere viene subordinato nel suo tutto alle fina lit della vita, necessario che sia subordinato anche
V
e
corporeo,' nocivo
individuale e collettivo
debbono per necessit graduarsi nella valutazione non tutte contribuiscono in egual misura alla finalit cui son subordinate; e la graduazione implica una radicale trasformazione del
del filosofo, poich
il
fon pro-
il
lo
aveva soltanto
il
princi
si
cirenaici;
fa
IV.
SOCRATE
177
che tale predicato non possa attribuirsi a un piacere se non in seguito alla valutazione delle sue conseguenze:
il
della moralit
non
pi
il
il
piacere,
ma
l'intelletto.
cirenaica, che al principio pareva affatto scomparso. Teodoro l'Ateo, seguace di Aristippo, scalz l'altro postulato dell'edonismo, che fa consistere il piacere nella sensazione singola; per lui invece consiste in uno stato durevole dell'anima, nella gioia (yo-Q), ele*
Egesia va molto pi oltre. Egli vede nel piacere immediato e sensibile alcunch di dannoso e condi felicit che Quindi con lui si fa strada nell'edonismo uno strano motivo di rinunzia al piacere in vista del piacere; poich ogni sforzo, ogni esplicazione di attivit un turbamento
trastante
come
fine etico.
dell'anima, e in ultima
della
istanza
un
dolore, l'ideale
saggezza non pu consistere che nell'inerzia, nell'apatia, la quale allontana ogni fonte di dolori. Questo piacere negativo non pi un vero piacere,
perch
tosto
gli
manca ogni
un calcolo ragionato, non dissimile da quello che sta a fondamento della dottrina cinica ( ). Egesia in realt un cinico, che sopravanza perfino i maestri della scuola, per una tendenza spiccatamente pessimistica, che a quelli mancava. Il suo ideale negativo di virt una vera svalutazione della vita,
che spinge la rinunzia fino
lenta della propria esistenza:
di ITei<n6avaTos
alla
soppressione vioil
donde
soprannome
come
(i)
Diog.,
ii,
95 seg.
G. de Rug6ieeo,
La
filosofia greca.
178
LA FfLOSOFIA (iRRGA
re Tolomeo, in vistili conseguenze deleterie della dottrina. Una propaggine della scuola cirenaica il razio| nalismo ateistico di Evemero. Gi il suo predeces sore Teodoro ebbe l'appellativo di ateoq per la su; incredulit; in Evemero, poi, questa tendenza ne gativa in materia religiosa forma parte integranti) di una organica dottrina, per cui gli di sono orili ginariamente uomini, divinizzati dopo la morte il causa dei loro meriti segnalati. Questa spiegazione razionalistica dei culti, che ha preso nella storia nome di Evemerismo, ha avuto un larghissimo sviluppo: la sua importanza sta nell'aver tentato um spiegazione prettamente umana della religione, cor un criterio che tuttavia non investe se non la superfcie della vita religiosa, e si appaga facilmente di riconoscere nell'uomo il fattore dei propri dell senza preoccuparsi se non sia una facolt veramente divina, insita nel suo animo, quella che presiede
delle
a tale divinizzazione.
La scuola cinica e quella eirenaica sono, come| avremo agio di constatare in seguito, l'anticipazione
dello stoicismo e dell'epicureismo, sia nel loro motivoi
iniziale, sia
nella
loro
convergenza
finale.
Il
loro
tema dominante
il
ripiegamento dello spirito sopra se medesimo, e la| conseguente indifferenza per tutto ci che oggettivo,! tanto nel riguardo teoretico quanto nel riguardo pratico. L'immaturit di questo tema costituisce la suai
stranezza: esso infatti sorge da un indirizzo speeu-
lativo in via di svolgersi verso
una meta
affatto op-
nunziata dal concetto socratico, conseguita con l'ideai platonica. Cinici e cirenaici son fuori di questa linea:
IV.
SOCRATK
179
stretti
tra le
tone, essi
autonoma e una figura propria e definita, ma un valore mediato, come precursori e preannunziatori di un movimento, che si far strada dopo
tanza
soltanto
che in
la
essi
appare
non trover
dopo che
il
propria confi-
quali, sorti
tema dell'oggetil
lavorio dissolvitore
t'altro
scetticismo,
daranno
tut-
fondamento
gettivit e al
ripiegamento dello spirito sopra se medesimo. La storicit del tema far s che assai pi vaste e profonde saranno le sue esplicazioni, e mag-
gior rilievo
avranno
le dottrine volte a
dimostrarlo.
Ve
cosa che
tico-platonica,
che costituisce
la
da Socrate.
che per
la
filosofia,
mo-
della scienza.
Mentre
forze
era consentito
V
PLATONE
Platone nacque in Atene Vita di Platone. a. C. da Aristone, della stirpe dei cui antenati vantavano la Codridi, e da Perittione,
1.
intorno al 428
tra-
la
20 anni entr in dimestichezza con Socrate, di 40 anni pi vecchio di lui, e nel periodo pi maturo della sua attivit. Nella scuola socezione politica.
cratica,
ebbe agio
di rivelarsi
il
suo temperamento
dialettico; e le sottili
si
agitavano nei quotidiani colloqui, piegarono alla il suo ingegno che, negli anni pi giovanili, aveva secondato le aspirasevera disciplina della logica
numerosi saggi poecontemperava la sua attivit dialettica con quella fantastica: un felice connubio che le stesse opere dell'et matura ci dimostrano, tanto erano a lui connaturate le due tendenze spirituali.
zioni della potente fantasia, con
tici.
Cos
si
V.
PLATONE
1
181
stesso ricorda,
La scuola "socratica diede a" Platone, come egli una educazione di libert. Coloro che
dice nel Teetelo
(')
egli
posti
che sono
brar servi educati fra liberi. Essi infatti son costretti a parlar sempre in agitazione, per la limitazione del
tempo
alla
e per
i
la
necessit
discorsi
di
attenersi strettamente
causa;
compagno
che regge
di
la
concernono sempre un servit e si rivolgono a un padrone giustizia; ond' che vivono in contiloro
nuo urto e in acredine tra loro, in servilit verso piccoli sempre e obliqui nello spirito. Ini giudici: vece, agli educati alla filosofia propizio l'ozio, che
suggerisce tranquilli discorsi:
loro colloqui
di
essi
trascorrono nei
argomento, compiacendosi della variet e novit di ci che il pensiero loro presenta, non preoccupandosi di andar per le lunghe, purch posseggano la solida realt delle
in
argomento
cose.
filosofo
momento: essa ci spiega la sinuosit e la libert di movimento dei dialoghi platonici, come una conseguenza consapevole della sua educazione socratica. Questa del resto, come ogni educazione, non faceva che svolgere i germi del suo temperamento idealistico, capace delle rivelazioni inaspettate e luminose, insuscettive di ordine rigoroso e schematico, per le
quali anzi
il
disordine arte.
tolse a
filosofie.
Gi
egli
prima
ma
(1)
182
LA FILOSOFIA GRECA
la
che frequent
in particolar
modo
dovevano esercitare
siero.
L'interessamento
scienza,
ma non dava
come
sufficiente allo
Ma
nell'antica scienza,
una salda un vastissimo campo da esplorare col nuovo metodo, un ricchissimo contenuto da possedere nel nuovo spirito. Cos lentamente, la confluenza dei due interessi nella sua mente poderosa preparava quella sintesi, che doveva pi tardi riassumere in un solo pensiero frutti di due secoli di vita speculativa. La morte di Socrate port un grande mutamento
cos ricca di pensiero, per quanto priva di
coesione, e disciplina
formale, v'era
filo-
Egli visit
a Cirene, nella
Magna Grecia
e in Sicilia,
dove prese
conoscenza della
gli
filosofia pitagorica.
In Sicilia per
occorse
il
vecchio, tiranno di
Siracusa, riusc inviso per la sua franchezza al sospettoso tiranno, che in un momento d'ira lo consegn all'ambasciatore spartano Pollis, il quale lo fece vendere come schiavo sul mercato di Egina. Ma un amico filosofo, Anniceri di Cirene, lo liber,
V.
PI.ATOXK
183
che
Da
questo tempo,
infatti,
comincia
l'attivit di
Platone
di
come maestro;
prese V immortale
riunione.
nome
di
il periodo dei viaggi non ancora chiuso. Gi tempo della prima visita all'inospitale corte di Siracusa, egli aveva stretto amicizia col cognato del tiranno, Dione. Quest'ultimo, dopo la morte di Dionigi, l'indusse a ritornare a Siracusa, dove il nuovo principe, Dionigi il giovane, si mostrava desideroso di stringere rapporti con lui. Ma anche questo secondo viaggio, se non ebbe l'infelice esito del primo, non fu gran che fortunato. Ben presto il nuovo tiranno si stanc degli ammaestramenti del filosofo; e per di pi temo in lui un alleato di Dione, nella mira di usurpargli il trono. Platone fu per conseguenza costretto a lasciare Siracusa; nondimeno vi ritorn, ancora una volta sei anni dopo, per tentare un riavvicinamento tra Dione e il tiranno. Questo ultimo tentativo non era esente da mire e speranze
Ma
dal
una
co-
struzione speculativa
alla
modo
Ma
presto delusa.
qualcosa
di
strano, a
prima
vista, in
filosofo,
questo per
at-
una meta
stabile e fissa;
Ma
le
sue peregrina-
In
realt,
sentiva
profondamente
84
LA FILOSOFIA GRECA
non soltanto il valore ideale e immutevole delle cosp,! ma anche il mobile flusso del divenire; il suo idealismo non era per nulla ascetico, rifuggente paurosamente dalla sensibilit e dalle apparenze, ma do-j minato dall'ansia di partecipare ai fenomeni il bene
della sostanza, al divenire quello dell'essere.
Il
suo
idealizzazione, uu'ele-j
vazione di tutta
la realt
a un
lo
modo
di essere stabile
non
un profondo contrasto
ir-
Peloponneso e dalle lotte civili che ne erano l'inevitabile prolungamento e ci che nel suo concetto si
chiariva
concetto,
come
del
egli
non
si
sentiva pago,
e,
ma
ne studiava
realizzazione pratica,
come
le
ultime opere
sformava secondo
Ma
troppo
lo
squilibrio dell'apparire
grande. Fallita
viaggio a Siracusa, e
Platone consacr
suoi
ultimi
anni
tutti
all'inse-
gnamento
C.
filosofica,
si
scritti,
singolarmente presi
La
loro
Ma
V.
ALATONE
185
sua lenta e progressiva evoluzione, lo sviluppo mentale del filosofo e il suo graduale allontanamento dal
1
conversazioni socratiche,
in via
creare
il
movenza
e di at-
ha quindi l'aria di volerla comunicare con l'autorit di un insegnamento; egli spesso oscillante e incerto,
tenta varie vie, lascia talvolta in sospeso le conclusioni dei temi pi
non hanno la funzione meramente passiva di assentire e cos di creare, col loro assenso, le pause del discorso; invece attivamente inparte, gl'interlocutori
tervengono nella ricerca, e sono spesso perfino impetuosi e violenti contro Socrate.
nei dialoghi
satori
La
loro personalit
riproduce talvolta
la personalit di
pen-
che hanno un
nome
nella
storia, e
portano
partengono. Platone
zioni,
stiche,
perch
la
storicit
dei
personaggi, cio
la
come continuata
e svilupfilo-
pata in quel
sofo.
teatro
Leggete, p. es., il Protagora: vi troverete una efficacissima dipintura di una scuola sofistica, anzi
di
diversi maestri,
i
propri
Gorgia',
questo sofista vi
fisso
nel ricordo, e
con
lui
186
i-a
Filosofia greca
mente pi arroganti e impetuosi del maestro; spe cialmente quel Polo, che pretende dar lezioni a So
crate, e
la
ne riceve pi d'una. i dialoghi del periodo pi maturo, quand<| dottrina platonica , almeno nelle sue grandi linee.
Invece
altrettanto
in
si
dagnando
intimit e concentrazione.
fa pi sbiadita; nel Sofista.
La
figura di Socrate
dono nome
assertivo e
che
gli
sempre
si
pii
dommatico; gl'interlocutori
limitano
forma interrogativa,
ma
in sostanza son
talijs
che
la risposta
gi contenuta nella
domanda;
si
il
filosofo
il
Ma vi
rinunzia talvolta:
frequente intercalare,
si
la brevit delle
domande, che
il
osservano nei pi
meglio conformi
al
movimento
della dottrina
ormai formata; finch nel Timeo, dove culmina il pensiero platonico, la forma dialogica pu dirsi interamente soppressa, e le subentra la forma del trattato, con la sua pi serrata e rigorosa struttura, insuscettiva degli ondeggiamenti e delle divagazioni dei dialoghi, scevra da ogni dipintura di ambienti e di caratteri, adatta al movimento piano ed eguale del pensiero scientifico, nella sua nuda idealit. Platone si avvicina gradatamente ad Aristotile.
La
stessa evoluzione
si
V.
PLATON'
187
*flo
forma della scienza; il contenuto indifferente, almeno secondario. Si sente che il pensiero gioca jcon se medesimo, senza preoccuparsi soverchiamente
alla
Idei
risultati
del
mancano
del tutto.
La sua mira
organizzazione
di cui
mezzi euristici
Siamo nel campo delle esercitazioni socratiche. Ma a grado a grado, poich non v' organizzazione della forma mentale che non abbia un contenuto, e anzi il progresso di quella organizzazione non che una progressiva formazione del contenuto stesso, noi osserviamo che il dialogo si arricchisce e si potenzia, offrendoci una sistemazione sempre pi vasta del sapere. Il contenuto che si modella nella nuova forma
per l'appunto
non
si
pologiche, o, in
gevano gl'interessi mentali di Socrate e dei sofisti, i dialoghi del periodo pi maturo invece rielaborano
i
della scuola
Apparprimo gruppo l'Apologia di Socrate, il Orione, il Lochete, il Carmide, V Euti frotte, VIppia maggiore, VIppia minore, l'Ione, e, per quanto stosimativamente
tengono
al
il
Menesseno, l'Enti-
immediatamente socratica.
Protagora e
il
Gorgia
188
LA FILOSOFIA ORBO A
la fase
formano un gruppo a s, in quanto rappresentan< formativa ed euristica del pensiero platonico Costituiscono il terzo gruppo le opere costruttive del l'et pi matura, cio il Menone, il Cratilo, il Fedro
Teeteto,
il
il
il
Coni-ito,
il
il
Fedone, la Repubblica,
il
il
Parle
menide,
Leggi e
Sofista,
Politico,
Filebo,
il
Timeo,
frammento del Crizia. L'ordine di questa enumerazione riproduce abbastanza fedelmente il riil
un lavoro che non viene abbastanza utilizzato dagli storici, i quali, preoccupandosi soverchiamente di dare un'esposizione sistematica dei pensiero di Platone, hanno trastabilire la cronologia dei dialoghi:
se-
condo un piano non ideato da Platone, irrigidisce e immobilizza ci che invece concepito in un continuo movimento; quindi falsifica in qualche modo
la verit storica.
La
difficile,
e
si
non esente da apparenti arbitrariet, le quali per risolvono a una considerazione pi approfondita,
la
che subordina
non teme
di
3.
In
un senso
assai lato
lettica
possiamo dire che secondo Platone la diacoincide con la sfera di tutta la filosofia; in
ristretto essa
un senso pi
procedi-
mento
V.
PLATONE
nel Sofista
(')
189
che pensiero e
con
si
chiama discorso,
la dialettica,
come
mente.
mente
nella
sua purezza
il
grave
delle
at-
massa
tivit dialettica,
siero,
delle
tale,
un'apprensione diretta del penuna conquista di preziosi risultati, senza l'onere ricerche. Ma l'organismo dello spirito umano
ma
dagine e di cernita.
il
suo nemico:
il
epper
gl'
combattere ci che
le toglie
che un andare e riandare, un progredire un riflettersi, un affermare e un negare, come momento di una pi fondata affermazione; insomma una discussione o un colloquio, secondo il termine usato da Platone. Questa profonda verit vale a spiegarci il significato della struttura dialogica delle opere di Platone, nelle quali l'intimo colloquio dell'anima con se medesima, cio il pensiero, si estrinseca nella drammatica evidenza dei discorsi. Noi abbiamo gi spiegato tale concetto, parlando dei colloqui socratici; qui aggiungiamo soltanto che il significato che
e
(1)
Soph., 2G3
e.
190
LA FILOSOFIA GRBCA
Se
crate,
Se l'attivit discorsiva della mente ha il su motivo in ci, che il pensiero non ha il possess immediato della verit, ma deve faticosamente ri cercarla, se ne deduce che filosofo non il beati possessore della sapienza: nessuno filosofa tr;i g
lettico.
di
(*),
si
palesa la verit
nelle
sua immediatezza.
Ma
nessuno filosofa non hanno neppur coscienza di un sapere da conquistare. Filosofo invece un essere intermedio tra sapiente e ignorante 2 ), acu l'ignoranza d il pungolo, la spinta alla ricerca; e la sa-j pienza, la meta, l'indirizzo al suo movimento. Questa mecUetas, che nella sua essenza, dunque la causa
l'indirizzo, identica nella sostanza,
che
la
la
sua irrequie-
sforzi.
dialettica,
da individuare
sua
filosofia.
11
carattere
di-
scorsivo dell'attivit mentale un principio generalissimo, che riceve figurazioni diverse dalle diverse
mentalit che
lo
attuano. Platone
si
varie volte,
(1) (2)
Coni:, 203
e.
>tal
ftaBov;.
V.
Pr,ATONK
191
grado
di
prio
e
metodo,
al
la
medecorso
svolgimento mentale. Se
la dialettica l'at-
esplicite
definizioni,
supplire
dialettica
immanente alle opere dei diversi periodi. Cominciamo dai pi rudimentali abbozzi. La diasi
lettica
che
che troviamo nei primi saggi platonici ci potrebbe chiamare una dialettica delle opinioni.
eleva sulla trama dei comuni discorsi degli
Essa
si
uomini e delle opinioni correnti intorno ai temi delle ordinarie conversazioni. Non ancora v' la posizione
di
un problema
filosofico,
ma
la
filosofia
emerge
grado a grado dalle dispute amichevoli tra Socrate e i suoi compagni. V' in ogui disputa, anche banale, un carattere eminente che l'accomuna alle pi
profonde controversie filosofiche:
opinioni,
il il
polarizzarsi delle
tanto pi nettamente,
sario,
un pi illuminato pensiero,
una trama o fondo comune, che forma come il campo necessario dove l'opposizione stessa pu svolgersi,
192
LA FILOSOFIA GRECA
e, in
quanto
tale, costituisce
di
accordo,
contendenti.
di tutt
solutamente esclusive Puna dell'altra, che non offronc speranza di unione; mav sono anche delle opposi
zioni relative, propizio terreno per un'attivit
diatrice e
unificatrice.
me
Di
tali
coppie di opposti
che abbiamo gi notata negli uomini a polarizzare le proprie idee. Prendiamo ad esempio un argomento offertoci da Platone nel Liside ( ). L'amicizia nasce da somiglianza o da dissomiglianza? Poniamo il primo caso; e. ancora, nel bene o nel male? Nel male non
possibile, perch
tivo,
in
quanto
tale;
buono
trari si
sufficiente
cattivo
nel
miglianza e opposizione.
Ma
gli
assolutamente con-
mai essere amici. Di qui una ulteriore specificazione; ed ecco come. La malattia, p. es., un male, la medicina un bene; il corpo in s non bene ne male.
la
Avviene ora che il corpo, in vista del morbo, arai medicina, ami cio il bene in vista del male ( 3 ).
si
Similmente, nell'amicizia
ama
nemico; l'opposizione tra il bene e il male risolta, in quanto l'uno necessario all'altro: la presenza del male spinge il bene a propagarsi, a diffondersi,
a rinunciare alla propria sufficienza.
(1) (2)
Lysis, 215
e.
Ibid., 214 e, d.
V
conflitto,
PLATONE
193
del filosofo
che abbiamo gi trovato nella definizione come essere intermedio tra il sapiente e l'ignorante, e ritroveremo ancora nel Convito, nella
definizione dell'Amore
di
come
figlio di
Penia e
di
Poros,
in
quanto dirime
li
il
considerazione
contrari,
Cosi
definizione
pienza e quello
fine, l'altro
li
danno movimento ed azione. Non dunque una sterile lotta, n una sterile composizione; anzi, una vera vita che si crea in virt
riassume,
le
dell'uno e dell'altro.
Ora, qual
vince
il
il
riconduce al principio socratico, che abbiamo gi esaminato, ma con una pi viva coscienza
dell'attivit
immanente
selettiva
dell'efficienza
quel processo.
Scoprire
che v' d'instabile e mutevole nella pluralit, epurare il pensiero schietto dalla scorie che lo circonda e l'avviluppa, ascendere grado a grado alla comprensione della verit pura,
l'identit infatti eliminare ci
La
filosofl-a
greca.
13
194
4.
LA FILOSOFIA GRECA
Tale
pr<0
bozzi che
quali
perviene l'indagine.
sta in ci, che, dalla!
cede alla critica della sensazione e dell'opinione. Laj differenza, che verbalmente pu apparir minima,
invece sostanzialmente assai grande. Altra cosa
la
causa
pensiero comune, la
delle
deal
qualcosa.
Moviamo dunque
?
il
dalla sensazione
('):
che cosa
rias-
sume. Ci avviene perch la necessit del discorso ci spinge a prolungare nella parola l'istantaneit di quell 'apparire: cos noi parliamo della qualit degli oggetti che i sensi ci rivelano, e, come correlato di essa, della sensazione: e parliamo di un'attivit dell'oggetto a cui risponde
una passivit
del soggetto,
(1) Qui mi piovo dell'indagine del Teeteto. Se pure questo dialogo cronologicamente posteriore al Menane come pare assodato e al Fedone e alla Repubblica, come pare dubbio, esso ha tuttavia un carattere preliminare e preparatorio, e non enuncia verit storicamente posteriori a quei due dialoghi ai quali pertanto l'antepongo, per dare
maggior
V.
PLATONE
195
che ne riceve l'impressione. In realt, questi termini sono opera di una riflessione posteriore nel mo:
mento dell'incontro dell'organo, p. es., l'occhio, con l'oggetto sensibile, non si genera una qualit (un colore), ma un quale (un bianco), non una visione
ma
l'occhio veggente.
il
il
duro,
caldo, ecc.,
ma
si
ge-
Se tale la genesi della sensazione, se ne deducono: 1 la sua relativit, in quanto funzione del
una diversa disposizione un diverso accomodamento dell'oggetto determinano una diversit nella sensazione; 2 la sua fenomenalit o mera apparenza. La sensazione e non ; generata, diviene, quindi priva
senziente e del sentito. Cos,
degli organi o
di
si
una
Essa
genera, quindi
tit
non colpisce nulla di generale, ma soltanto una quandeterminata; 4 per conseguenza, essa affatto
senso che non ha in s
la
irrelata, nel
ragione di un
questi carat-
tutti
noi
Supponiamo
essere la pi elementare
ci
questa la
la
tesi
empirica, propugnata da
(1) (2)
Theait., 156 d, e.
Ibid., 151 e.
196
LA FILOSOFIA GRECA
conseguenze molto strane. P. es., chi vede, conosce; se chiude gli occhi, non vede: dunque non conosce ('). E di chi vede con un occhio solo, mentre tien l'altro chiuso, non pu dirsi che conosce insieme e non conosce? (-). Son questi dei veri giochetti; ma irrefutabili dal pun empirismo, che, per sormontare la difficolt da essi posta, deve ammettere che
ma
la
realt
non
tutta
presente
nel senso,
ma
in
l'immediatezza del suo punto di vista e riconoscere una mediazione (l'idealit, il ricordo), con tutte le conseguenze sovrasensibili che questa implica. Pi generalmente, il principio che la sensazione verit
instaura
il
la
Ognuno, in base alle condizioni pu vantar pretese d'aver in suo possesso la verit; nessun giudice pu dar torto all'uno piuttosto che all'altro, anzi non pu neppur
l'adulto? e cos
si
"via.
in cui
trova,
esservi
un
Ma c' nella verit qualcosa che pu imporsi con efficacia ben diversa: lo stesso Protagora, quando enunciava il suo principio che l'uomo misura di tutte le cose, intendeva per uomo se stesso, in quanto pretendeva imporre agli altri il proprio pensiero, a cui dava tanto valore da farsi pagare per impar3 tirlo! ( ). In verit, di quali cose misura l'uomo? di quelle che sa o di quelle che non sa? L'astuzia pialbid., 164 a.
fi)
(2)
lbid., 165
b seg.
(3) lbid.,
161 d, e.
V.
PLATONE
il
197
principio protagoreo
l'uomo non misura che delle cose che ha imparate ('). Il che vuol dire che l'esperienza immediata, lungi dal possedere la verit, la presuppone, e quindi contiene
risolve in
una petizione
di principio;
Ma
tale,
come
proprio
ma
fenomeno, epper non ha essenza. Come dunque pu aver verit ci che non ha
cuno
(rivi yiy\eaQai)-
essenza?
2 (
).
che, oltre a
portanza.
valgono a darci un risultato positivo di grande imLa sensazione , come sappiamo, indivi-
ma
la
dell'orecchio,
n viceversa:
ciascuna
o grave
Il
come acuta
ci
una
stessa cosa
senso,
come
tale,
il
similmente, nel
campo
un
solo senso,
non
(1)
(2)
Ibid., 171 e.
Ibid
18G e segg.
198
LA FILOSOFIA GRECA
un con-
aggiunge
al
ma non
al
i
confusa col
simile
e
al
disuguale,
rapporti pi
brutto, del
buono
dal
forma una
le
costruisce
zioni le
proprio fondo,
riferendo
sensail
une
il
alle altre e
paragonando
in se stessa
passato e
(').
Movendo
dunque pervenuti
alla scoperta di
sensibile,
ma
di na-
ma
la dialettica
non ha tardato a
che sta
al
il
rivelarci.
;
La prima
resta ora la
nell'
quella trama.
Siamo senz'altro
.senza
procedimento dialettico ci prometteva? Non ancora. Pu insinuarsi il dubbio che le relazioni mentali possiamo dire i concetti anzich avere un'esistenza propria e Tina luce inmiscuglio, che
trinseca
di
verit,
siano a
il
dell'opinione. Di qui
duce, mutati
nanzi tutto,
il precedente: l'opinione conoscenza del reale? Ma, inl'opinione pu essere vera o falsa, il
i
termini,
che implica
tre,
la
nell'opinione falsa,
e inolfalsit,
l'errore?
Non
gi
(1)
Ibid., 186 b.
V.
PLATONE
199
suscettibile di
come non
non
suscettibile di errore;
ma,
non
conosciamo per ora altra via, dall'erronea unione dei dati sensibili con quelle relazioni mentali ultrasensibili, che gi conosciamo. L'errore, in altri termini,
da ricercarsi nel contatto della sensazione col pen(v tij avverei aladr)ae(og ngg 8idvoiav O). Di qui chiaro
risulta
come
la
verit sia
presupposta dalil
li
dunque
Ma prima
grare
il
d'iniziare l'indagine,
dobbiamo
inte-
trascendono
fare della
il
senso; la stessa
analisi
vita pratica,
movendo da
quegl' impulsi
(1) Ibid., 195 e, d. Ma Platone non si accontenta di questa soluzione. crede che possa darsi un errore di natura puramente intellettuale, un errore nello stesso pensiero: ci che contrasta nel modo pi completo con lo spirito della sua filosofia, e forma una dissonanza cosi grave che stupisce in un pensatore tanto acuto. Egli tratto in inganno da un esempio preso dalle matematiche: se uno d come somma di 7 e 5 il numero il, anzich il 12, l'errore, secondo Platone, puramente intellettuale, perch la somma viene operata senza soccorso
Eyrli
questo scambio del 12 e dell'll, la confusione tutta sensibile: l'intellettualismo matematico ha tratto Platone in errore; il che vale a
scagionarlo, se
si
V avere
V.
T/ieait., 197 e.
200
vita pratica
LA FILOSOFIA GRECIA
il
Esaminiamo i desideri pi Aver sete, dice Piatone, non significa esser vuoto? Certo La sete non un desiderio? S, un desiderio della bevanda. Della bevanda o d'essere riempito dalla bevanda? D'essere riempito, a quanto pare. Cosicch chi vuoto, desidera, come pare, il contrario
teoretica la sensazione.
elementari,
come
fame
e la sete.
di ci
riempito
affatto ci
che
vuoto? Non
il
corpo,
non
la
sensazione stessa;
il
ma
suo
in
questa che
comanda
( ).
Pi generalmente, in ogni forma di attivit prav' una istanza sopraordinata a ci che costituisce l'immediatezza delle azioni che gli uomini compiono. La realt di ci ch'essi fanno non il loro empirico agire; ina la visione di qualcosa che trascende quell'agire. Chi beve una medicina, in realt non la beve cos per berla, ma in vista di un bene
che
si
ma
tale,
appar-
sull'attivit pratica
tendenze,
ci
sulle
opinioni.
Come
postulano
(l;
J'/nleb., 34
35
d.
V.
PLATONE
201
pura, che viene in tal modo, per via di una selezione ed epurazione dialettica, isolata e liberata da tutta corporeit che la circondava, s che in la spessa
essa
potremo ora
fissare
con sicurezza
lo
sguardo.
5.
La reminiscenza.
si
Qualche
parte gi di quella
luce ci
con le tenebre. Noi sappiamo che la realt vera non fenomeno, ma e-senza, non immediatezza, ma mediatezza o idealit. La dialettica del senso ha cominciato a rivelarci la profonda opposizione tra ci che sensibile e ci che appartiene di proprio all'anima. Di fronte all'indivi rivelata, nella lotta
vediamo affermarsi
l'uni-
mutevolezza e contingenza di quelle, l'invariaquesti: variano le quantit naturali, variano le grandezze, ma non varia la quantit, la grandezza che anzi, nella sua immobilit il criterio di ogni mutamento. E similmente la relazione subentra all'irrelato, l' immateriale alla materialit del sensibile: diremo ancora l'ingenerato al generato, la sostanza all'apparenza? Son due gravi problemi che dobbiamo esaminare. Ancora non sappiamo in che rapporto Stanno i concetti verso l'anima; quel che soltanto e mesciamo che la loro luce s'irradia dall'anima sul senso; ma sono essi un prodotto dell'anima, o alcunch di autonomo ed ingenerato, che si comunica mediante l'anima, senza tuttavia nascere da essa? Nella soluzione di questo problema riesce a Platone di gran giovamento un principio della filosofia socratica: la maieutica. Socrate diceva di essere
alla
bilit di
sterile di sapere, e
tali'
men-
all'arte
di estrarre dalla
mente
la
dell'interlocu-
tore la scienza
che gi
vi
riprova di questa
202
LA FILOSOFIA GRECA
scem
affatto
il
Menane
e,
uno schiavo
un
ignaro di matematica,
zioni. lo
pone
in
grado
lo
di risolvere
pr
bleraa.
Donde traeva
assente;
ma come dal fondo riposto della propri:) anima, per una specie di risveglio o di reminisa nza
(.xM\<i]oiq).
di
quel
);
e;
sapere non acquisito, anteriore alla nascita dell'individuo, in cui l'anima alberga, che altro pu significare se
in
di
un sapere gi posseduto'
una
talit
si
Ma
come vedremo, hanno uni grande sviluppo nel sistema platonico; limitiamoci per ora ad esaminarne il valore logico e metafisico.
logiche del principio, che,
Sotto questo aspetto,
si
il
come il primo, grandioso tentativo di dare un'origine non equivoca a ci eh' di natura
presenta
l'opi-
concetti
nascono dall'esperienza
sensi-
non v' altra ammettere che essi non hanno una vita segnata dai limiti della vita umana, ma preesistono all'individuo e sono come un sacro
e
possibilit se
non quella
di
(1)
Men., 81
d.
<
V.
PLATONfl
si
203
la
ieposito dell'anima,
;
che
perpetua oltre
nascita
la
verosimile
Quel che pu rendere a noi moderni strano e inil principio della reminiscenza, il presup-
posto psicologico
[
su cui si fonda: l'idea cio che 'anima ricordi quel che aveva appreso in una vita ulteriore; idea che forma il nucleo della dottrina della
colt
netem psicosi. Ma se riusciamo a sorpassare la diffiche questa psicologia cos diversa dalla nostra
appone a una giusta valutazione del principio piatoin esso uno spirito profondo di non hanno origine empirica. L'uomo In dal nascere ha in potenza un patrimonio latente, 3he sta nella sua stessa costituzione mentale e forma fondo delia sua anima. V' qualcosa di eterno in quelle leggi del pensiero, un valore che trascende a vita empirica degli individui. Come mai refi mero nascere e morire degli uomini potrebbe coinvolgere
lieo, noi
troveremo
perita. I concetti
.1
io
le
generazioni,
l'eter-
pensando
l'uomo
li
sorta di
leggi
immanenti
menson
di filosofe diverse;
ma
tutte
Il
alla
eterni,
insuscettibili
di
mutamento
di
corruzione.
lesso,
Ma
che
ci
Secondo Platone
(spiega la
204
LA FILOSOFIA GRECA
ma
questi
sostegni di
quella.
la
incorruttibile ed eterna.
Che
altro resta, se
concetti
il
-
reale,
tea":
'
iti
socratica, verso
m
iati
ormai necessario che il concetto socratico si spogli dell'antica sua veste, appropriata al compito meramente logico che Socrate gli aveva assegnato; e che assuma un nome nuovo, conforme al pi alto compito che g' incombe: l'Idea.
6.
ita;
{te
:,
fa
non
ma
La considerazione dell'anima do
ttr.-.:
,
igni
reale:
com'
possibile
conoscere l'anima
,.
senza conoscere la natura universale? ( 2 ). La supremazia dei concetti nel dominio psicologico, la lorc realt sostanziale di fronte alle apparenze sensibili
trovano nel dominio della natura un'esatta corrispon
denza: cos
L'in-finita
(1)
la
trasvalutazione
<1<
come quella
b.
che
oXei 5v-
205
mimali, vinta e soggiogata dall'unit della specie; lascono e muoiono gl'individui, ma la specie perlura eterna, immutevole,
ebili
riet
imprimendo i tratti indepermanente identit nella loro vafuggevole. che cosa la specie, se non un'idea
della sua
si
mica, che
/ita
semplice, schietta,
dei singoli?
*ealt.\
quale l'essenza
lello stesso
mondo
movi-
non apparenze fuggevoli che i sensi ci rivelano, u nelle relazioni immutevoli ed eterne del pensiero, he formano come il tipo costante, a cui lo stesso iivenire naturale si conforma.
nenti dei corpi?
>ta nelle
La vera sostanza
della natura
mondo dunque ideale e mentale. tema che cos il reale svapori nel vuoto; esso on pu riposare che sul pensiero, il quale soltanto *li pu conferire una solidit che nulla riesce a scuoere. Riconoscere al mondo una natura mentale non
L'essenza del
STon si
funzione delle nostre contingenti quanto sostanza, l'idea non dipende lai nostro apprendimento: essa esiste in s e per s, come tale condizione del nostro soggettivo apprendimento. Questa priorit dell'idea si esprime, ial nostro punto di vista soggettivo e psicologico, col dire che essa l'intelligibile. In quanto noi non ontribuiamo con la nostra opera particolare alla formazione del mondo, che gi formato ed organtellezioni. In
significa renderlo
prima
Come potremmo
206
LA FILOSOFIA GRECA
le
leggi della
stesso
mente
se cio
il
mondo
non
intelligibile?
come sarebbe
pu che
sua struttura non fosse a sua volta mentale? La logica socratica non
se
la
stificazione e legittimazione.
Inoltre,
l'intelligibilit dell'idea ci offre
un
p-.;
nostro apprendimento
(').
L'idea l'essenza pensabile che l'attivit del pensiero presuppone; epper la conoscenza non la crea, jie e 11 ma la suscita dal fondo dell'anima, che il fondo lonao
stesso del reale.
o,
come prima s' detto, reminiscenza pressa nella memoria come suggello
l'esternit, direi quasi,
nella cera.
Il
non toccata
o modi-
alcun
modo
il
st'ultimo,
come
Il
la cera
suggello,
come
l'occhio la visione.
ma
essere agito;
vere
un crearla;
un ricecome una
passione dell'anima.
Di qui scaturiscono nuove, importanti conseguenze. L'idea per noi, abbiamo detto, l'intelligibile; cio
l'essenza del
e
pensabile indipendentemente da noi pensata; , come dire, un pensiero che non si pensa, almeno dal nostro punto di vista umano; un pensiero oggettivato, cri-
mondo
prima
di
essere
in
(1) Kep., vi, 007 d sejcg. L'accordo tra pensiero e pensato esiste quanto l'anima, illuminata dalla verit, intende e conosce il vero.
V.
PLATONE
207
come pensato una volta per tutte Ma un pensato deve anche presupporre a sua volta un penstallizzato e
siero; l'idea cio
pi alta dell'umana, che ne sia l'origine e la fonte. Altra istanza: l'idea per la nostra mente alcunch
di oggettivo,
il
ne adombra soltanto la soluzione, con la fantastica visione del Fedro, secondo cui le idee albergano presso
gli di,
che ne fanno
le
il
gi
ci
consideriamo,
vinit,
la
di-
come
intellezioni divine,
ma
le
esistono per s,
presuppongono
le
un
coscienza
del
problema
il
ci
riveleranno
il
ultime
opere platoniche:
Filebo e
Timeo.
intelligibile
Un'altra conseguenza.
Come essenza
ma ancora
v
dalle intelle-
per
s.
Il
pensiero
umano
pertanto non
le si
adegua
che trascendendo
umanit, epurandosi di tutta la spessa materialit che lo circonda e l'inquina: un processo che non ha il suo vero compimento se
la propria
non dopo la morte, quando l'anima affatto scevra da ogni impedimento corporeo, nella purezza della sua essenza pu Analmente contemplare l'idea in tutta la
sua luce. Un'anticipazione
di
mana la Ma qui
filosofia,
noi
dobbiamo renderci
alle suggestioni dal
eccessivamente
trascendente, sepa-
208
T..A
prLOSopr.A.
greca
un dualismo
tr<
r
essa e
il
mondo
potremmo
essei
questa una trasposizione da cui dobbiamo guardarci. Nella genesi psicologica che noi abbiamo tracciata della dottrina, ci risultato invece che il mezzo, la trama da cui si libera l'idea ed a cui si contrappone, non che il sensibile, il divenire fenomenico. Il termine
l'idea e della materia.
storica di concetti,
minazione qualitativa, facente da sostrato a tutto mondo corporeo. Siffatta entit familiare a noi moderni, ancora sconosciuta a Platone, e la sua intru sione inopportuna pu generare non pochi equivoci Tale peculiarit dell'idea espressa da questi altr suoi attributi: essa l'ingenerato, in antitesi con ci
che
si
dualismo
getto,
come
un concetto
della materia
non
attribuire all'idea,
come
fa,
ma
si
permanente,
il
lo stabile,
non
ma
Nulla sottost
originario,
siero
il
divenire; esso
dato primario e
il
il
pencon-
bisogno
di risalire;
una
ulteriore elaborazione
permanenza,
gi
un barlume
della luce
di-
V.
PLATONE
209
pure confusamente, in una fase pi matura dello sviluppo del pensiero platonico, .piando esso cercher di compenetrare l'uno delliti-avveduto,
sia
aveva separato, l'idea e il difenomeno gli si mostrer la presenza di un ricettacolo o sostegno fisso e permanente di ci che fluisce. Questo quid dovr necessariamente apparirgli come mediato da quella idealit, da quella esigenza concettuale che lo pone
l'altro
i
principii che
vi-nire,
e lo riconosce:
e ini
la
le
strane
prevedute impronte
Platone
finir col
a questa
postula, a
massima aporia del sapere scientifico: che fondamento dei fenomeni, qualcosa di ase
mente
alle
con-
essere
dev'essere elevato a un concetto. Per veramente materia dev'essere immateriale. Allo sguardo di Platone questa idealit non potr sottrarsi bench egli (fermo nella concezione delle
lente,
ma
avr
fatto gi
un gran passo
sul
il
e l'annulla poi in
nesi
se
idealistica di
culazione platonica
(1)
Mi
il
n. 10 di
questo capitolo.
G,
uf.
Ruggiero, La
filosofia greca.
14
210
LA FILOSOFIA GRECA
Ma gi
i
in
ma
due!
l'
pur
divers
da quel che noi saremmo tentati d'immaginare non perci meno suggestiva. Essa anzi il deci sivo avviamento di quei fecondi contrasti e duali
tra spirito e natura, cielo e terra, ed altri consimili
che tanto gioveranno, nell'avvenire, a individuar spirito umano, a separarlo dalla natura, non pii come oggetto da oggetto, ma come soggetto da og getto, e a far scaturire questa divisione non da ui
lo
ma
dalla stessi
legge dello spirito, che redistribuisce, secondo h proprie esigenze, i valori delle cose. Prima di Pia
tone non erano mancati quei conflitti di coscienza ch<
sdoppiavano il mondo, in un regno di realt e in un< di apparenza, o, come nella considerazione astrono
mica dei pitagorici, in un cielo ordinato e annonicc e in una terra in preda al mutamento e al disor dine; o, come nell'intuizione etico-religiosa degl orfici, in un'anima e un corpo. Ma generalmente
alla
comune
religiosit,
si
tutto
il
reale, dagli
esser
infimi ai supremi,
turalit, pi o
diversa di natura.
socratici l'uomo e
in
pre
Platone noi
ritroviamo
cos,
le
tracce d
egli si
fi
quando
umana da
e
fisiologo (dimentico
de
lato) la naturalizza
morale che egli stesso ha formili non meno dei suoi predecessori, ne fa un elemento pi sottile, ma non meno corporeo dei rimanenti. Ma non ostante tutto ci, v' in lui la coscienza incomparabilmente pi viva di un di
dualismo religioso
V.
PLATONE
tra le cose,
211
stacco che
tra
lo
si
va effettuando non gi
ma
che interrompe la rigida compattezza naturalistica dell'universo e prepara all'uomo una sua pi appropriata sede del mondo, in virt di quei valori che lo fanno partecipe di un celeste e invisibile sopramondo.
spirito e le cose;
Abbiamo fin qui parlato dell' idea al singolare, come per esprimere il significato unitario dell'essenza mentale della realt; ma l'idea non unica; v' anzi una pluralit d'idee nell'universo, com' concepito
da Platone. Abbiamo
infatti
incontrato nella
mondo organico
e cio di origine
il
mondo
frammentario? ovvero la pluralit forma un sistema di carattere rigidamente unitario? La dialettica del senso ci pu gi dare un affidamento che questa seconda alternativa sia la
realt, disgregato e
vera.
stenti
Come
gi,
indipendentemente
uni dagli
altri,
siamo
riusciti
ora la dialettica delle idee pu mostrarci nella moltitudine delle idee un'idea pi generale, fino a rag-
le
altre
sono
(').
212
LA Ftt.OSOFfA GRECA
dialettica delle idee pi alta della precedente:
al
La
loro
senza soccorso dei sensi; ed e quindi la suprema forma di raziocinio: il pensiero puro (vernai?) ('). Vi
e
dunque,
prema dignit
Bene, sopraordinato
quanto gli d luce, ed causa di scienza e di verit ( 2 ). Questa idea cos alta, che appena si vede (fiyis QoGai) ( 3 ), ma appem vista bisogna giudicare che essa causa di tutt Je cose giuste e belle, e tale che crea la luce nel
mondo
visibile e la verit e la
Il
intelligibile.
Bene
Dio,
ma
sonalizzato, oggettivato,
come
il
Da
La
finalit nell'es-
il
ma
la corrente
animatrice del-
appare dominato da una tendenza verso la perfezione suprema, verso somma bellezza e verit, che hanno nel somm( l.i bene, nella provvidenza regolatrice del tutto, la lorc unit finale. Ormai sono tramontate le primitive col'universo
li)
(2)
a segg.
e.
Rep.,
vi,
508
(3)
b segg.
V.
PLATONE
213
smogonie, che spiegano meccanicamente il mondo, riducendolo alla sua pi povera ed elementare espressione, al principio originario
il
{Q-/r\),
e lungi dal
dare
perch delle cose, ne adombrano soltanto il come. La spiegazione finalistica invece pi intima al
quanto ne spiega la formazione come reaun modello, conseguimento di un fine, idealmente preesistente ai mezzi della sua attuazione. Ecco aperto al pensiero un campo sconfinato
reale, in
lizzazione di
di
fini
penetrare
che esse
realizzano,
nell'universo esplicarsi
lunghe esperienze
luminose intuizioni, si chiarir sempre meglio l'essenza mentale del mondo, e il pensiero si posseder sempre pi profundamente nella svelata spiritualit
dell'universo.
Ma
soddisfano
le
genza teleologica? sono veramente la causa finale della formazione delle cose? In questa fase almeno della concezione platonica, che culmina nel Fedro, nel
Fedone, nella Repubblica, noi dobbiamo rispondere
negativamente
e troppo
al quesito. L'idea troppo sostanza poco causa: come un mero pensato, essa
si
pensiero concepito
come
attivit.
che abche tutto ci che abbia nell'idea la propria essenza e sostanza, si spiega agevolmente; ma non invece spiegabile
ideale, essa riproduce quella stessa difficolt
nell'Qxii dei presocratici:
biamo notata
omc dall'idea ogni cosa si produca. Noi troviamo in effetti due tentativi di spiegazione, in Platone, concepiti in un ordine di sviluppo. Il primo che fenomeni partecipino alle idee: la cos detta mei
214
tessi (fi8e|is)
LA.
FILOSOFIA GRECA
siste!
!
uno stadio iniziale, preparatorio della dottrina dell idee, quando l' idea si distriga appena dal divenir sensibile. Ma, una volta fissata la rigida struttur.
del
mondo
1:
appariva prima del tutti naturale e spontanea, diventi a sua volta un arcano
partecipazione, la quale
il
divenire partecipare d
al concetto
gradatamente quello dell'imitazione, della mimes (fiipioig). Cosi il carattere trascendente ad esemplar*
delle idee salvato;
ma
dare un nuovo orientamento teleologico e attivisticc al sistema. Perch le cose sorgano per imitaziont
delle
idee,
il
guardando
produttivo di tutto
il
mondo
delle
critica che
muover
matura
(il
il
Demiurgo,
il
Dio creatore
le
la cui
funzione
il
cose secondo
modello
la dottrina
svolgimento a questa esigenza teleologica che nel suo principio, e, lungi dal giungere a una costruzione finalistica del mondo, capovolgendo la vecchia
concezione meccanica
(ci
spi-
V.
PLATONE
215
della,
rito),
:
ricalca
ancora
le
orme
cosmogonia
Mav'
da queste
difficolt.
noi possiamo,
come
attivit,
supera
l'ipostasi
sfera della
causalit teleologica,
pensiero
platonico
mento. Tale
che
ci
dove la pi alta esigenza del pu trovare il proprio appagar progresso sar compiuto nel Filebo,
e nel
ci
L'Idea e la Filosofia.
alla
Ma prima
col
di
av-
viarci
pensiero ai
momenti pi salienti di questa fase speculativa gi esaminata. La metafisica dell' idea da noi esposta non ne che un aspetto solo; v' poi tutta una ricca psicologia che la completa, individuando con caratteri assai vivi quella forma mentis che passata alla
storia col
nome
di platonismo.
oggettiva ed autonoma, apprendimento. Conoscendola noi non l'accresciamo, non la trasvalutiamo; ma, semplicemente, la vediamo. L'impassibilit e indifferenza
rispetto al nostro
si
riproduce
('), in un senso non dobbiamo alla vista la stessa filosofia, il pi nobile dono .:he il genere umano abbia ricevuto o possa mai ricevere dalla munifi-
che
noi
cenza degli di
(1)
li,n., 47 a.
216
LA FILOSOFIA GttBA
Quindi, l'atteggiamento del
filosofo,
che gi
si
de-
prima considerazione, meramente contemplativo: egli non mira a possedere la realt e sa di non poterlo ina a contemplarla sempre pi compiutamente nella sua purezza. Dalla sua conoscenza non scaturisce azione, ma solo un bisognolinca da questa
di
conoscere pi intensamente,
quasi ad
annullarsi
in esso.
di
purificarsi
nella
nel
proprio oggetto,
poich
la
meta
di
platonico
una assoluta quiete, un'aspirazione senza fine, che pur vorrebbe tendere alla fine di ogni aspirazione.
Di fronte a ci che
ma
sem-
pre
via di
attuarsi;
mortificazione
continua
Ma mentre
l'ascetismo meil
una
dis-
pura
(').
contemplativa del suo pensiero, si rivela una profonda efficienza pratica del platonismo ma il fine
retica,
;
assorbi-
nel pen-
siero.
Tutto
il
che
si
chiama sentimento
riscalda, diviene
amore
la
si
(1)
V. nel
Fedone
V.
PLATONfc
217
accende nell'entusiasmo, allorch si compie la rivelazione del Dio. Noi esitiamo a dare a questo atteggiamento speculativo, per cui tutta la vita rifusa nel pensiero, il nome d'intellettualismo, che pure sotto un certo aspetto gli compete, e sotto il
quale passato alla storia.
11
titolo
d'intellettuali-
smo
troppo spregiativo,
fiamma
di cui
si
accende tutta
la vita, e
il
non
si
reste-
mano che
constatare,
le ceneri, cio
quando
pensiero di Plapotr
riduzione e
nell'assottigliamento
contempla-
mente,
il
tualismo.
il
germe del
come
nella sua
in in-
visione,
esteriorizza a se
medesima, perde
che
la
dell'anima;
guerriti
ma
meno
ag-
contro
si
il
pericolo insito
in
al
loro atteggiacrea,
mento, e
esauriranno
vorrebbe elevar l'uomo al di sopra della personalit, soltanto impersonale; l'uomo perde ogni possedimento di se, annulla il suo carattere. L'ideale supremo della saggezza l'inerzia, lo scomparire e
il
218
LA FILOSOFIA GRECA
Il
il
che
ad ogni sforzo, ad ogni lavoro mentale. La scienza compiuta in s, prima che si faccia in noi: che altro vuol dire se non che tutta l'opera nostra diminuita, ridotta ad un riflesso o ad una copia di un modello preesistente? Sul nostro pensiero incombe, col suo grave fatalismo un pensato; qualcosa in cui, pur riconoscendo la nostra medesima essenza, sentiamo tuttavia un potere estraneo e
toglie valore creativo
Crediamo
di
ed la realt pensa in noi, ricettacoli incoscienti di un potere sovrumano; crediamo di agire e siamo agiti. Tutta l'oggettivit del mondo grava su noi, mentre noi vorremmo che gravitasse intorno a noi. Non pi la greve materia dei presocratici, bens un'oggettivit ideale, tramata da un pensiero divino; eppure questo pensiero, straniato da noi, reso trascendente a noi, una nostra schiavit, pi alta della precedente, ma che non meno di quella opprime la
di essere artefici del nostro pensiero,
che
si
nostra
soggettivit.
Il
nuato nella fase culminante del pensiero dello stesso Socrate, si annulla in un nuovo oggettivismo. In questo significato passato per lungo tempo
alla storia
listica,
il
nome
stata
chiamata
La posizione
due
filosofie
molto
da sola a
219
il
reintegrato;
Ideale
contemplativo
dinamico
s la
e attivo:
fuori di
propria realt,
ma
la
scopre in
lui
medesimo, nella fiamma d'amore e di carit che s'irradia dal suo spirito, e che colma con lo slancio dell'azione l'abisso della trascendenza, che l'inerte visione platonica misura senza colmare. Cos la partecipazione alle idee, o all'essenza divina espressa
nelle idee, la quale nel
inola,
quanto che l'individuo ha in s, nella il criterio e la misura di quella partecipazione, e agendo santamente realizza la propria
zione,
propria attivit,
divina natura.
8.
L'immortalit dell'anima.
il
V ancora
che
un
ci resta
a considerare:
bile,
ha nella metafisica il proprio fondamento, dualismo epistemologico del sensibile e del mentale s'ipostatizza necessariamente nel dualismo metafisico del corporeo e dell'incorporeo. L'uomo non contempla le idee se non per quel che d'ideale v' nella sua natura, per quel che in lui partecipa all'essenza immateriale delle idee. Tutto ci eh' sensibile e corporeo un impedimento alla pura condelle idee
il
templazione; epper
perturbatori e
il
filosofo
ne allontana gl'influssi
fin
purifica
l'anima
quasi
a egua1
( ).
Nella
si
afferma
(I)
Phaed., 65 C 66
e.
220
LA FILOSOFIA GRECA
li dis-l secondo contrari indirizzi. Che', di strano allora, nelF ipotesi che la morte completai dei sensi sia vita piena dell'anima, liberazione da ogni!
fa svolgere
generazione dell'individuo in cui alberga; e cos regressivamente all'infinito ('). Ma, pure ingenerata, non potrebbe perire? La dottrina pitagorica non
sia
una sorta
di
armonia?
come
corpo,
tale,
non
cui
di
domina,
lo
signoreggiai
semplice risultante?
L'armonia
una composisem-
l'anima essenza
ai Phaed.,
(2)
7f>
segg.
Phaed., 92 b segg.
V.
PLATONE
221
ed ha pertanto una propria legge autonoma. Solo quel eh' e composto, cio il corpo, soggetto alla dissoluzione e alla morte; non gi l'anima, che non avendo parti, per la semplicit della sua natura, non suscettibile di nessuna displice e individua,
sociazione.
Inoltre, l'anima principio della vita e del
vimento; e
il
monon
fonte
ed non potrebbe rinascere da altro, e perderebbe quel carattere essenziale che ne fa un principio ('). All'anima dunque il movimento intrinseco ed essenziale (ev8o8ev orin) | ato) e pertanto non suscettibile di dispersione; al corpo invece il movimento estrinseco (|co0ev), e non appena gii sottratto, esso subisce la sorte di ci eh'
da cui tutto
il
resto trae
movimento
e vita;
pensarne
la
distruzione significa
la morte.
le
Son queste
non dissociabile da quella dell'intero sistema, e quindi apprezzabile solo da chi intende il valore
sostanziale
delle
idee.
Ma
queste argomentazioni,
tutti
come per
orme, non sono che la giustificazione logica di un sentimento pi elementare dello spirito. L'uomo non pu pensar distrutta la propria indivi-
ranno
le
dualit
il
(1)
222
LA FILOSOFIA GRECA
il
vuoto dell'ai di
si
ri
come
grado a grado morte vien figurata come un'ascensione nella vita tutto ci che nella nostra esistenza terrena inade guato alla nostra essenza trova nell'ai di l la sin completa adeguazione: cos la verit eclissata dal l'errore, cos la giustizia compressa dall'ingiustizia cos l'amore avvelenato dall'odio. L'idea della rnortt porta con s una purificazione dello spirito; come puro il dolore alla presenza della morte, pura, la speranza che da esso risorge. A questa speranza ogni forma di mentalit religiosa ha dato un particolare colorito e una propria
fa la vita. Il tal guisa,
la
morte
realizzazione. Cos il pensiero orfico-pitagorico, a cui Platone s'ispira, ha collegato l'idea della sopravvi-
venza a quella della trasmigrazione. Noi leggiamo nel Fedone la descrizione fantastica di questa vita dell' oltre tomba. Platone stesso ha coscienza che la sua
costruzione fantastica,
ma,
tale,
egli
non vai
('):
il
pena
di credere a
T(*
un
tal
sogno?
come un
al
mito,
che ha ricevuto da altri, una coscienza filosofica profonda, fino allora sconosciuta: l'idea cio che il pensiero dell' immortalit abbia il proprio oggetto
adeguato;
tra
i
perch,
pensieri
se
non esser
d'un che
d'esi-
stente,
pensiero con-
(1)
Phaed., 114 d.
V.
PLATON
223
la visione
dell'oltretomba,
adeguando resistenza
all'essenza,
Ma
che
il
il
culmine
il
anche
il
principio di
una
nanzi tutto,
ma
questo
si
ri-
gorismo morale subentra alla concezione armonica delle attivit umane. Ma, come gi Socrate, cos neppure Platone pu restare a lungo in una posizione
tanto aliena dalla mentalit del suo popolo.
fetti le
in ef-
mostreranno la sua attivit mentale rivolta al conseguimento di un nuovo equilibrio spirituale, che riabiliter la vita sensibile, reintegrandola in quella visione razionale, che prima se n'era sdegnosamente appartata.
opere posteriori
ci
Ma
la crisi del
si
limita
Come
si
224
LA FILOSOFIA GRECA
dell'anima con quella che d come fondamenti
lira
di essa le idee?
come
le
il miracolo della sogget che l'anima? Questa inoltre, come principe di vita e di movimento, ha un'attivit che man ci alle idee; ed insita a ci eh' generato e corniti tibile, senza tuttavia confondersi con esso: esempk
si
esplica
nellj
propria attivit
limitato, di quel
alle
d quindi l'anima umana un saggio, per quante compito che invano proponevamo
idee: di spiegarci la formazione di ci che ad
esse sottoposto?
In realt, l'apparizione dell'anima individuale nel sistema di Platone, inesplicabile da un punto di
puramente speculativo. Essa ha principalmente un motivo religioso e un contenuto mitico. Platone attinge l'uno e l'altro all'orfismo: l'anima un demone piuttosto che un'ipostasi metafisica, ed anche il rigorismo morale che si deduce dall'assunzione
vista
di essa attinto al culto dei misteri dionisiaci.
il
Ma
che Platone trasferisce questi elementi estranea provenienza nel suo sistema di gran eli momento per la speculazione pura, perch tale infatto stesso
serzione diviene uno dei fattori determinanti dell'ulteriore sviluppo della dottrina delle idee.
9.
Il
Se, di
problema dell'anima e dei suoi rapporti con le idee, la crisi nel platonismo pu venire soltanto argomentata indirettamente, invece, rispetto ad altri problemi, essa ha un'ampia documentazione diretta. Nel Parmenide, si affollano i dubbi sulla pofronte al
sizione
V.
PLATONE
i
225
i Filebo
dialettica;
cominciano a maturare frutti di questa scepsi risultati delle, precedenti innel Timeo
i
dagini convergono in
matica.
I
I
siste-
rapporti tra
le
pano.
Come sono
concepibili
delle
specie
separate
specie fuoco,
e
('). Vi sono allora anche una una specie acqua, separate dal fuoco
dall'acqua
meramente
sensibile egli
nega che
il
si
diano idee
2 (
Ma come
si
spiega allora
sensibile,
una volta
pri-
come pu
molti? non
la
si
pandosi
ai
a sua volta
se
il
rap-
a questo
che
li
all'infinito?
Ma v'di
pi: dato
il
conoscenza adeguata trascende le nostre facolt umane e non appartiene che a Dio; ma Dio a sua volta, in virt della stessa separazione, non pu avere scienza delle cose umane ( 5 ).
delle idee, la loro
Pana., 130 b segg.
130 d.
Ibid., 132 a.
(1)
(2) Ibid.,
(3)
132 d segg.
Ibid., 134
d segg.
G. de Ruggiero,
La
filosofia greca.
226
LA FILOSOFIA GRECA
e inadeguatezza,
idee e gl'individui,
Parmenide una lunga discussione movente dal presupposto dell'esclusione reciproca dei contrari: essere e non essere, unit e
moltitudine,
somiglianza
il
dissomiglianza;
il
cui
scopo di mostrare
deriva da
zioni,
siffatta
groviglio dei
la
concetti
che
rela-
esclusivit, per
quale
le
che
le
varie
vengono sostantivate in ciascuno dei termini. Donde la conseguenza, non formulata ancora nel Parmenide,
lebo,
ma
contrari
debbono essere
al
conciliati,
fusi
l'altro,
mondo
degli esseri
il compito eracliteo attribuito alla logica compito di quella vasta sintesi della generazione e dell' ingenerato, del temporale e dell'eterno, del mobile e dell'immobile, che Empedocle, Anassagora e Democrito non seppero adempiere, sul terreno della fisica, non avendo il soccorso della dialettica della mente. 11 caposaldo della dialettica degli opposti, che
questo
il
eleatica:
Platone intraprende nel Sofista, sta in un principio gi enunciato nel Fedone. Tutte le cose generate
hanno origine
non che un
la
es..
gran-
ma
le
cose
sono suscettibili di accogliere l' uno e l'altro contrario, e quindi a formarsi e a svolgersi in conseguenza del loro contrasto ( ). Cos possiamo dire che
J
il
movimento
ci)
non
in
quanto partecipa
dol-
V.
PLATONK
('):
227
il movimento, o lo negherebbe negava la dialettica eleatica. Similmente pu dirsi, senza nessuna stranezza, che movimento identico e non identico; l'apparente il contraddizione eliminata dal fatto che i due opposti non sono affermati nello stesso senso; ma il primo come partecipe dell'idea dell'identico, il secondo dell'idea dell'altro, del diverso ( 2 ). In questa loro convergenza, gli opposti non sono dunque da intendere come assolutamente opposti,
derebbe inesplicabile
addirittura,
come
lo
si
escluderebbero;
ma
ciascuno
la
come
pre-
il
non-essere
che quindi
la
realt
un miscuglio
di essere e di
3
(
),
l'inseparabile negativit, col cui concorso l'essere esplica la sua virt generatrice: Pena che fecon-
Un
nente
esempio notevole
al
di questa negativit
immaeppur
reale
la
).
Dove
sog-
esprimente
di
il
l'azione.
La differenza
e
il
questi
due
giudizi,
secondo falso: Teeteto siede, Teeteto vola, sta in ci che il primo predica
il
primo vero
(1)
Sophist., 256 a.
(2)
(3)
(4)
Sophist., ibld.
Ibid., 258 b.
Ibid., 860 C.
228
di Teeteto cose
LA FfLOSOFIA GRBOA
che sono, il secondo cose che non Ma, e qui l'essenziale, le cose che non sono vengon tuttavia predicate coni,: esistenti ('). Il non essere nel giudizio non dunque il nulla, ma l'altro
sono.
dell'essere affermato
come
mentale,
il
Donde
Con
la
conclusione che
).
sua necessit,
ma
concezione della verit, come processo di ricerca, come superamento dell'errore: una concezione dinamica della generazione dei discorsi e delle scienze; nel mentre che l'idea di una verit pura e senza
miscuglio con l'errore sarebbe un'estatica contemplazione, senza sforzo, senza lavoro,
intuitiva che noi, troppo propensi
una rivelazione
ad abbassare
la
ma
pi
giustamente potremmo degradare all'istinto degli animali, non soggetti al traviamento degli errori, ma
neppure
al
del vero.
un grande importanza, gi trattato dai Pitagorici e dagli Eleati, che ne avevano tentato opposte soluzioni. Si tratta del problema del finito e
l'identico e dell'altro, innestata, nel Filebo, in
problema
di
dell'infinito.
L'infinito
l'
indeterminato, VntiQoc,
della
fisica
pitagorica;
(1)
Ibid., 262
a segg.
(2) Ibid.,
261 a segg.
V.
PLATONE
varia
soltanto
(jt'pag),
229
misura
(quanto),
ma
per
intensit
appartiene in-
mediazione
sica,
della
mu-
dove l'armonia sorge da un contemperamento di toni opposti ('), dove il numero, il rapporto, detiii.see e accorda i suoni. Ma questa analogia, che da sola non sarebbe di alcun valore, avvalorata da una poderosa argomentazione. Il senso ha il carattere dell' infinit, sia per la sua indeterminatezza,
perch non comporta misura quantitativa, ma ha soltanto una qualit intensiva. L'intelletto ha e il carattere della finit, in quanto essensia
defili
i-
termini, entoltov
il
problema del
una
grande chiarezza e
la soluzione.
si
esamina da un punto di vista partico di gran momento: dall'aspetto cio della moralit. Come sappiamo, egli nel Fedone era giunto a un dualismo estremo tra i sensi e l'inPlatone
lo
lare,
che per
lui
telletto,
per cui
la
che corporeo e terreno. Qui egli invece tenta una composizione del conflitto, in un'idea che armonizzi
i
termini
si
antitetici.
aspetto pratico,
zza
nit,
(((Qvi]aic);
Luna ha
finitezza.
il
carattere dell'infiil
l'altro
della
Ora,
problema pu
(1)
Phileb.y
i't
a segg.
230
LA FILOSOFIA GRECA
il
gerlo? o
non piuttosto un conservarlo? uomo che si proponga come fine della vita
si
).
Un
da
il
puro
si
annulla da se medesimo.
Gi il semplice ricordo del piacere gli precluso, perch nella memoria il piacere non pi immediato,
ma
idealizzato, riflesso.
il
gli
soccorre
l'in-
Ma non avendo ne memoria, n scienza, n giudizio, una necessit che, privo com' di ogni riflessione, egli ignori perfino se ha del piacere o no ( 2 ). Questa vita, soggiunge argutamente Platone, pu essere appropriata a un'ostrica, non a un uomo! La necessit di compenetrare di ragione e di saggezza il senso scaturisce dunque immediatamente dalla dialettica del piacere. E, poich il piacere sempre in via di generazione e mai nello stato di esistenza ( 3 ), mentre la ragione ingenerata ed eterna, la portata della sintesi diviene ancora pi vasta, in quanto mira a rifondere insieme tutto ci che la precedente speculazione platonica aveva separato. La presenza della ragione nell'orizzonte sensibile ha per il senso il valore di un riconoscimento e insieme di un limite;
la
intelligenza, n
la
Questo nuovo orientamento dell'etica platonica un pi completo e vero riconoscimento della realt
(1) (2)
Phileb., 26 b.
(3)
V.
PLATONE!
231
morale dell'uomo; la santit, la virt, la saggezza, non si esplicano nella rinunzia, nel vano tormento di 'Ila carne, che e pur tanta parte di noi stessi, ma nel saggio possedimento di questa forza, che
esa nelle pi alte finalit
rifica e
dell'anima,
si
pu-
La
purifi-
ine
non
un
privilegio
dell'ascetismo,
dove
anzi
si
ma
impie
senza diminuzione
dell'
uomo, compenefinalit la
trando di
pi bassa e
Baperficiale
lire.
degna
parte
un
finito e l' inil problema del rapporto tra il non ha un valore limitato alla concezione della moralit; esso ha ancora una vasta portata metafisica. Gi i Pitagorici e gli Eleati avevano comfinito
Ma
del
finito
la
realt
come
illimitata estendefiniti.
dagli
le
altri
come avente
tesi,
si
limiti
Ri-
prendendo
verso
due
come
come
il
che riassume
le
Questa visione non pi il sistema ipostamobile e generato, massimo organismo, in cui vivono gli organismi
che ne traggono
finito
particolari,
la vita e l'alimento.
Ma
in virt di quale
principio avviene la
e
comil
penetrazione del
loro
dell'infinito?
Quale
il
composto? Nell'organismo umano noi sappiamo che l'anima la forza organizzatrice e sintetica che
fa
232
contrari.
LA FILOSOFIA GRECA
Ma
palesa
come causa;
vefinale che
modo, noi
diamo
esplicarsi, nell'universo,
le
una causa
penetra tutte
cose,
come nell'anima
l
in-
si accentra il nostro organismo ( ). Questo concetto di grande importanza. Noi qui troviamo quell'attivit di cui mancava il sistema delle idee, che giova a spiegarci la formazione delle
dividuale
il
pu attribuire una virt generatrice: intelligenza e causa fanno tutt'uno, secondo Platone ( 2 ). Al contrario le idee, essendo meri intelligibili, sono necessariamente sterili e inattive. La forza dell'attivit mentale si perde
attivit vivente, si
infatti nei suoi prodotti, la vita del pensiero si an-
come
pensato; e le idee, come sappiamo, non sono che un pensiero gi pensato, da una immobile e vuota eternit.
nulla nel
Con
del
il
la scoperta dell'intelligenza,
come causa
at-
dramma
Timeo.
'.,
80 a seg.
(2)
V.
PLATONE
233
mondo, che. secondo il modello trascendente plasma e foggia, dalla materia caotica del divenire, il cosmo ordinato e armonico. Convergono
fcore
del
delle Idee,
qui,
in
questo foco,
le
tutti
gli
platonico e tutte
esigenze che
hanno spinto a
il
Repubblica, verso
dina-
mismo
il
Le idee
ma
al
una
il
fe-
mutedel
vole dell'eterno.
il
Demiurgo rappresenta,
il
in
questa
fast-
pensiero platonico,
divenire,
suppone insieme il mondo delle idee e quello del senza identificarsi n con l'uno n con l'altro, ma pur ricevendo l'influsso di entrambi. Egli
non
del
pi certamente
il
col
nome
Bene, sta al vertice della piramide delie idee; ma ha acquistato una personalit, sia pure mitica, ed divenuto il Dio buono, il Padre, diverso
dal precedente
Sommo
come l'individuazione
del
soggetto
buono dal concetto del bene. Che cosa ha giovato a dargli questa personalit? Noi possiamo rispondere pia- argomentazione indiretta, riflettendo sulle tappe intermedie che separano e congiungono i due periodi della speculazione platonica.
Abbiamo
idee
gi visto
ciane sul
sorgessero
esso: cos
il
problema
di attribuire
una causalit
e tutto
mondo
234
ci, sotto
LA FILOSOFIA GRECA
l'impulso del bisogno fondamentale di
i
com
fenomeni delle idee. Ma le idee soni irrimediabilmente meri intelligibili, oggetti razionai a cui la nuova esigenza estranea; di qui la ne cessit che questa si personifichi in qualche mode a Infere, e che attinga insieme con la razionalit la trascendenza delle idee, anche elementi estrane cio quell'attivit, quel movimento, che e o del sottoposto inondo del divenire, o almenc ne l'orma la pi alta sublimazione. Nasce cos la figura alquanto ambigua del Demiurgo, che PI.
penetrare
<
me
sia
una precisa risposta a questo quesito non pu ni-rsi se non interpretando Platone col platonismo,
col neo-platonismo o addirittura col
lo
cristianesimo;
mentre
in lui
incerto dello
generazioni
filosofiche.
possiamo valutare
che il concetto del Demiurgo occupa nella metafisica del Timeo lo stesso posto
intermedio tra
l'anima, tra
le
le
idee e
il
mondo
Fedone occupava
i
concetto del-
idee e
sensi. Solo
nel
mezzo
sta
l'attivit vivente,
che
estranea al
mondo
pura-
mente ideale, il quale si esaurisce in una in contemplazione di se medesimo. Ma l'essenza intermedia non ci viene mai data da Platone come uu superamento dell'idea astratta, bench essa porti con s una tale esigenza: quindi una continua oscillazione, che in rapporto al problema dell'anima ci
235
iviene chiaramente testimoniata, tra
il
concetto del-
saremmo pertanto tentati di attribuire le idee a un termine immanente alla sua attivit. e dell'anima come modellata sulle ideo, e cio termine e momento a sua volta di un'azione trascennoi
guisa di
In
termini
nella
e la
rispettiva
sta
il
Demiurgo
propria
la
nell'altro
con-
sua sanatoria
personale,
apparente in
un
atto
di fede, in
sofia del
come gli veniva offerta dalla misteriotempo, quanto di un Dio Creatore e Padre,
apparizione non
delle idee.
meno
Dato questo carattere e questo significato del Demiurgo, si spiega quale possa essere l'opera sua. Egli non un creatore, nel senso elio n moderni,
>i
non
costituisce
dal nulla
da se
fin
dal
principio,
bile
come egualmente
(').
il
esisteva la realt
immo-
La sua azione
il
consiste
nel plasmare
nel
manifatture umane; e il racconto dell'opera sua quindi concepito nella forma tradizionale della
delle
cosmogonia, come spiegazione di un passaggio graduale dall'informe al formato, dal caos al cosmo.
(1)
Ti,,,.,
52 d.
236
LA FILOSOFIA GRECA
ci
Platone
orij
nario di confusione
disordine di cui
presocratici, e
religiose
attin,
l'immagine
ai naturalisti
anche I
la
in l, alle rappresentazioni
popolari, e
ai
successori-,
che
custot
ranno (si ricordi la sylva dei platonici medieva anche quando la coscienza filosofica e l'intuizioi
religiosa l'avranno resa superflua.
come <m
tutto
m
li
d<
( ),
tra breve,
nando
la
le
aporie
del
mondo
delle
idee) viene
in
qualche modo,
non totalmente, corretta, con l'introdurre un rapporte dialettico dei due termini, in modo che la loro preesistenza assume un certo valore trascendentale, come quello di momenti ideali della sintesi cosmica effettuata dal Demiurgo. Tuttavia il mito continua a
intrecciarsi col ragionamento; ed forse in questo
connubio l'aspetto pi caratteristico della personalit mentale di Platone. Le considerazioni precedenti ci spianano anche la via a comprendere il carattere logico del racconti
(1)
il
luogo e
il
divenire,
anche prima
che
vi l'osse
cosmo.
V.
PLATON*!
nel
237
'ijdella
creazione che
Timeo.
mente concettuale e scientifica, perch non si d scienza se non di quello che eternamente , non una
saccessione frammentaria d'impressioni sensibili immediate, che potrebbero ritrarre
caotico della generazione;
soltanto
il
mondo
ma
e l'altra,
com' intermedio,
la
divenire,
l'oggetto a cui
nel
mezzo, tra
mile e
il
verisi-
conferma con la forza della credenza, se non con 3e argomentazioni della scienza (*). L'oggettivismo del sistema platonico
aspetto
al
rivela qui
un suo
anche mero probabile una propria adeguazione oggettiva; col farne un riflesso, un' immagine, nel conoscente, di una probabilit intrinseca nella cosa stessa che viene conosciuta. Cosicch la graduazione delle forme
caratteristico, col dare
sommamente
modella sopra
le
il
discorso
Cominciamo, dice Platone ( 2 ), col distinguere le due cose seguenti: che mai ci che esiste dall'eternit, senza aver mai avuto origine, e che
ci che
mai esistere? L'uno ci che vien compreso razionalmente dal pensiero ed sempre identico; l'altro ci che forma oggetto dell'opinione sensibile e ir-
ti)
Ti:n., 29 b.
(2)
Tim., 27 d segg.
n
LA FILOSOFIA GRECA
razionale. Ora, tutto
ci
sanamente da una eausa; perch nulla di ci che) nato pu esser nato senza causa. Il mondo nato infatti visibile, tangibile e corporeo. Son quest
altrettante
qualit
sensibili,
ci
eh'
sensibile
nasc deve avere una causa; quale dunque la causa de mondo? e quale il modello che questa causa h; seguito? L'artefice che, l'occhio sempre intento alj realt immutevole, servendosi di un tale modello ne riproduce l'idea e la potenza, non pu non pr durre un'opera di una bellezza compiuta mentre se ha l'occhio intento a ci eh' generato e tran seunte, non far nulla di bello. Ora. l'artefice del mondo Dio, il Demiurgo: t l sua saggezza e la bellezza sovrana della sua opera ci attestano che nel compierla egli si attenuto al modello incorruttibile ed eterno. Il mondo visibile
;
come
Ma
ci che
Come suprema
dalla
buone e belle; e pertanto, massa caotica del divenire, che si agitava senza freno n regola, egli fece uscire l'ordine, pensando che fosse migliore del suo contrario ('). Inoltre, perch il mondo fosse simile in unit all'essere perfetto, egli non ne fece due o pi, ma quel solo ed unico, oltre del quale non ve ne sar altro ( 2 ). E volle che
volle che le cose fossero
la
sua opera fosse sufficiente a se stessa, senza aver bisogno di soccorso estraneo: pertanto la form come
per
un perfetto organismo, che dot di un'anima diffusa il corpo, ed a cui diede una forma arrotondila e sferica; s che ne fece un globo girante sopra se
(1)
(2)
Ibid., SO a.
Ibid., 31 b.
V.
PT-ATONE
unico, solitario. sufScienl
239
imo, un
:
mondo
che di
(').
piano della
creazione,
passiamo
il
ai
particolari
dell'esecuzione.
cio t'ormato
Posto che
di
mondo
sia
un organismo,
la
anima
e corpo,
viene
necessit di spiegare di
mondo
ili,
l'identico
mutevole, l'idea e
cui
il
divei
nire.
Dagl'ingredienti di
ione intermedia che
consta,
si
spiegano
l'altro,
rende ragione del confluire in essa, in una mobile sintesi, delle opposte determinazioni ideali e
Ci
si
bili.
si-
inil
un principio
psicologico.
Sotto
primo aspetto, essa il motore dell'universo, ed ira prime al corpo del grande organismo due sorte di
movimento, uniforme
e variabile, in
conformit della
le
forme di moto corrispondono nel soggetto conoscente due forme note di conoscenza, il sapere scientipercezione sensibile. Come causa del movimento del mondo fisico, l'anima imprime al sistema
lieo
lieo e la
'teleologico: la sua
le
muove
cose in vista
dei fini
nomeni,
in
opposizione con
gli atomisti,
mostrando
(l) Ibid.,
34 b.
?40
LA FILOSOFIA GRECA
essi
il concorso degli element secondo un piano ideale, in cu esso gi anticipato nella piena organicit della sua
che in ciascuno di
si
costitutivi
verifica
struttura; e rispettivamente
il
complesso fenomenico che destinato a realizzare Ma il finalismo sottentra integralmente al meccanismo, oppure gli lascia una propria, se par r: stretta, sfera di azione? Per rispondere, bisogna
incontrastatamente
sai
corpo;
assimilar;; al
principio
animato.
ci
espone
risultato piuttosto
si
che
il
travaglio
via
di
della ricercai
Egli
della speculazione
cosmogonica, con
e mutevole.
scorta
due
il
soli
principi^
divenire fluente
Con questi aveva spiegato la formazione mondo, con questi aveva tentato primi saggi di una spiegazione del mondo corporeo. Ma, spingendosi pi innanzi, aveva dovuro accorgersi della presenza, nei corpi, di un residuo ir
dell'anima del
i
che servisse
corporeo.
di sostegno al divenir
1
mondo
il
Seguiamo pi da vicino
cosa
ci
il
testo
platonico.
Ch
manifesta
l'acqua, p. es.:
da liquido che
ancora,
il
noi
lo
vedianr
e
questi
fondersi
pi
diventar aria,
andarsene in forma
di
aria, e di
nuovo
l'aria sti
V.
PLATONE
poi
241
pata
farsi
ancora
Ogni singolo
trapassi
stadio
tale
del
tal
processo da noi
contrassegnato con
nei continui
modo
contrassegnata,
e
che
il
stesso, identico
immobile,
quel passare in altro. Essa ci che, nelle trariceve sempre in s tutte le cose e
non esce mai dalla propria natura: innon prende giammai alcuna forma somigliante alle cose che entrano in essa^). Perci noi non la diciamo n terra, u aria, n fuoco, n acqua, n altro che nasca da Iquesti elementi o da cui questi nascono, ma piuttosto una specie invisibile e amorfa, capace di qualsiasi contenuto, e che partecipa in un certo povero
sformazioni,
fatti
3 ( ).
nome
a questo
tquid*
chiama spazio
principii gi posti, ai
( ),
bisogna convenire,
modo
n trapassa
in altro,
ed invisibile e imper-
cettibile ai
origine in
h conquistata dall'opinione
v'una
(1) Ibid., 49 e.
(2)
(3)
lbid., 50 e. Ibid., 51 a.
(4)
Ibid., 52 a
segg
filosofia greca.
de Ruggiero, La
212
LA FILOSOFIA GRECA
intelligenza
come
in
un sogno;
ficato naturalistico? o
non piuttosto
citati (a
la materia,
come
proposito delle
I
trasformazioni
corpi)
lasciano
intravvedere?
commentatori si sono gravemente affaticati su questo problema, trasferendo nei nomi di spazio e materia ci che la suggestione del contenuto scientifico moderno attribuiva a questi nomi. Ora indubitabile che Platone non potesse significare con quell'oscuro quid, che forma il residuo della sua particolare speculazione, n la materia della concezione scientifica moderna, n l'estensione dei cartesiani, che formano momenti o residui di altri procedimenti mentali. La
Xoqoi
quel che
renziato,
zione platonica:
e indiffe-
possono identificare egualmente le caratteristiche della materia e dello spazio non pura
si
dove
materia, posta
come una
con la sensibilit," perch ha ancora un innegabile residuo sensibile, e, dalla negazione stessa di ogni caratteristica sensibile, trae ancora con s alcunch di appartenente ai sensi: quell'apparenza velata, indistinta, distesa quasi in
fuori di ogni rapporto
uno spazio annebbiato. Ma, nel medesimo tempo, la xcpa non il puro spazio, la semplice estensione
matematica, privata
di ogni consistenza materiale e
V.
PLATONE
essa
243
(corporea:
1
sulla
spazialit
porta l'incremento
della quantit
meccanica.
Noi possiamo individuarla come l'unit ancora indifferente e neutra dello spazio e della materia.
Giova
come
y."'J
numero non
ma quantit
che
all'dQ/CT]
da un vincolo assai
in s
pi stretto che
la
non
la
quantit matematica e
tura,
al
meccanismo
al
meccaniche;
il
Sotto il primo aspetto, la materia , di fronte al Demiurgo, una concausa del mondo, di valore e
dignit
secondarli,
ma
tuttavia irriducibili
e inelitra
i
minabili. Dio e la
materia:
alla
ecco
il
due
poli
quali
si
mover
fino
fine
pensiero greco; e
della causalit
te-
non mai
tale
da
rimere o risolvere
la
materia, indipendente. Tra le cause finali e le cause meccaniche, il lavoro cosmico diviso e distribuito:
prime spetta il compito di dirigere e regolare forze secondo il loro piano ideale; ma il lavoro, direi quasi, manuale, della costruzione spetta alle cause secondarie e meccaniche.
alile
varie
244
LA FILOSOFIA GRECA
Il
mondo
un misto d'intelligenza e
ai
fini
di necessit;
di quella
ed ha un
due ordini
ai
di
cause ha tuttavia un
vedremo anche
con coil
pensatori, fino
indagini, ed affermare
regno
intorno
dominano
risultati di
la
materia; significa,
sublimare
certo di
azioni
riassumendone le immense forze in un unico pensiero, che l'adegua a noi, e con noi a Dio. Nel sistema platonico della natura, il meccanismo si esprime in esatti rapporti matematici. Poich a fondamento dei corpi sta la materia, nella sua figurazione spaziale, e questa si lascia decomporre e ricostruire geometricamente, trovato cos in ci che pareva pi riluttante all'azione delle idee,
stessa natura,
i
mezzo
il
efficacia
sul
mond
della natura.
carattere razionai*
pu facilmente piegarsi
decompone
semplici
la stessa tea.
indivisibili,
fisica
democriloro
di-
Essi
hanno forma
triangoli e dalla
si
spiega la for
il
fuoco
V.
PLATONE
245
la
quella
l'icosaedro,
della
terra
e
il
cubo
(come
figura
meno
di
tutte
mobile
pi pla-
smabile M). Con ci la fisica assume il carattere di una scienza quantitativa; ma tuttavia la vecchia
fisica
qualitativa
s'intrec-
cia,
La dottrina
del moto,
sizioni.
a sua volta ha
che sta nella forma dei triangoli dementali e delle figure che ne risultano (-'). Ma il movimento, e >s ridotto alla sua espressione quantitativa, non ci Bpiega da solo la distribuzione delle parti e degli
sua radice nella diseguaglianza,
stessa diversit di
elementi del
incorre
alle
mondo
fisico: in
ragioni
della
fisica
Leggerezza e pesantezza non sono, contrariamente a quel che pensava Anassagora, funzioni dell'alto e del basso: non c' in natura un basso verso cui gravita tutto ci che ha un corpo, e un alto verso cui non si pu spingere un corpo che sormontando la sua resistenza. La sfedel mondo impedisce questa netta separaricit
nella dottrina della gravit.
zione
( "). Al contrario, la gravitazione si spiega, Secondo Platone, con la tendenza di ciascuna cosa a unirsi alle cose della stessa specie, la quale rende
i'i
pesante ci che
verso cui tende
si
il
solleva, fa
chiamare
alto
il
punto
altri
gli
).
nomi
(1) (2) (3)
Questa
IbiJ., 53 e segij.
Ibid., 58 a.
Ibid., 62 e.
(4)
Ibid., 63 e.
246
LA FILOSOFIA GRECA
meramente meccanica della fisica anassagorea; essa insinua, qui come altrove, l'idea del fine nel concerto delle forze brute della materia, in quanto che
la
tendenza
di
tutte
le
cose a
riunirsi
secondo
la
loro specie
quella di
La rappresentazione totale del mondo divien cos una sfera, nel cui mezzo sta la terra, anch'essa sferica, e attorno alla quale si muovono i
pianeti e le stelle fisse: gli uni
littica, le
altre
rei
cerchio
dell'equatore.
le
moti
dei
due forme di
e
variabile
all'iden-
dei
pianeti fa riscontro
Complemento
);
con
la
ma
piOfiv
lovoay)
che noi
col
i
tempo.
Il
con
esso.
gli
giorni,
notti,
i
mesi e
passato e
(1)
v. Pi .atonw
247
trasferiamo erroneamente nella sostanza eterna, diC indo che fu, , e sar. Essa , ecco tutto quel che bisognerebbe dire. Passato e futuro non convengono
che alla generazione, che si succede nel tempo ma la sostanza eterna, sempre identica e immutevole, non pu divenir n pi. vecchia n pi giovane. Essa
:
la ge-
muove
in
il
Ad
anime delle stelle, dei pianeti, degli uomini, secondo un ordine di perfezione decrescente. Dell'uomo non direttamente formata da Dio se non l'anima vera e propria, razionale e immortale; mentre sottoposti principii animati che presiedono alle funzioni inferiori della vita umana, comuni anche agli animali bruti, sono opera di esseri creati a lor volta dalla divinit e da essa delemondo, sono
costituite le
i
zione
( ).
La
l'uomo
psicologia
tre
esposta nel
Timeo enumera
nel-
anime, o meglio
la
tre parti
dell'anima, a
cui tuttavia
nazione d figura
questa immagine
dell'auriga e
Gi nel Fedro adombrata col mito del cocchio, dei cavalli: dove l'auriga simboleggia
il
pi nobile,
(1) Ibid.,
(2)
37 e, 3S
a aegg.
Ibid., G9 e.
248
in alto,
I>A
FILOSOFIA GRKCA
mentre
basso.
scientifica,
Lo
si
stesso racconto, in
una veste pi
treccia con quella fisiologica, e, nel tempo stesse che vengono distinte le tre parti dell'anima, si spiega anche in che modo sia ad esse finalisticamente adattata la formazione del corpo. Cos, gli dei inferiori che ebbero affidato dal Demiurgo la creazione dell'uomo, posero l'anima razionale (che ricevettero gi fatta da lui) in una sede appropriata, la testa, che separarono con un istmo (il collo) dalle rimanenti parti. Poscia nel torace legarono la specie mortale
la parte dell'anima
potendo sentire la voce della ragione, reprimesse insieme con essa l'anima passionale e concupiscente ('). Quest'ultima poi essi ricacciarono e legarono come una bestia selvaggia pi in basso, plasmandone, in conformit della sua destinazione, 2 il domicilio corporeo ( ). Nasce cos la dottrina delle tiv anijnf^razionale, irascibile e concupiscibile, che avr tanta fortuna nelle filosofie platonizzanti d'ogni tempo. 11 suo aspetto pi caratteristico sta nell'aver nettamente separato una parte immortale dell'anima umana dalle rimanenti parti mortali, nell'averle
allontanate nell'origine, nelle funzioni, nella
destisi
nazione
finale.
(1) Ibid.,
(2)
9 d segg.
70 d, e.
V.
PLATONK
249
sieme
timi
gli
attraendola, suo
malgrado,
la
alla
terra,
la
co-
nuovi corpi;
ma secondo
l'anima razionale, infusa al corpo dall'alto, non ha che un commercio transitorio con
le
anime
si
inferiori
Ma
la psicologia del
Timeo non
lascia
ricon-
due motivi
composizione nel pensiero platonico. mondo ci apparsa come una mdiet di due principii, l'identico e il diverso, l'essere e il divenire; quindi l'anima umana, che a sua somiglianza formata, anch'essa una tale mediet, e pertanto realizza la sua natura contempcrando il molteplice con l'unit, il divenire con l'essere, e armonizzando in se le proprie parti e le
prendere
la loro
vediamo maturare tutte quelle esigenze propriamente scientifiche che avevano spinto con piena
consapevolezza
Platone
a correggere
il
primitivo
mondo
del divenire.
di
tale
Le conseguenze pedagogiche
psicologia
ter-
schiettamente greca
anima, Platone dichiara, che, per non lasciar l'altra di esse, vivendo nell'ozio s'indebolisca e turbi l'armonia dell'insieme, si ha da curare che abbiano tra loro movimenti proporzionati ( 1 ).
che l'ima o
Ibid., 90 a.
(1)
250
LA FILOSOFIA GRECA
mento
non esercitare l'anima senza del corpo o il corpo senza dell'anima, affinch, difendendosi l'una dall'altro, si equilibrino e siano
Conviene dunque,
egli dice,
sani.
che
il
matematico
al corpo il suo dovuto con la ginnastica, e viceversa colui che coltiva con cura il corpo, ripaghi il cambio coi movimenti della sua anima, servendosi della musica e della filosofia, se vuol essere chiamato bello e buono veramente ('). Questa dottrina della mediet o dell'armonia si
anche
integra
ultimi
col
principio
nel
negli
scritti,
pensiero di Platone:
quello per
il
cui nessuno
malattie del-
vengono spiegate
disgrazie,
piuttosto
come
le
).
se mai,
che sui
sugli educatori pi
3
(
).
tale psicologia
suoi
corollari pedagogici e sociali ripugnino vivamente con quel rigorismo psicologico e morale che gi abili uno appreso dal Fedone e che cominciavamo nuova monte a intrav vedere nel Timeo, con la separa-
zione dell'anima
razionale
dalle
anime
sottoposte.
(1)
Ibid., 88 b,
Ibid., 86 d.
(2)
(3)
Ibid., 87 b.
V.
PLATONE
s,
251
un
prin-
u Essa non
ma
un'assunzione quasi
idee,
Dell'atto
una rivelazione improvvisa, che mostra, gi del suo apparire, una ben diversa fonte d'ispirazione che non il ragionamento filosofico. Essa
ci si
palesa
e ingenua,
le
conseguenze
questa prima
assunzione
ma una
ma
La celebrazione
della
sua natura
come sappiamo
gliersi da ogni legame corporeo, nel ritornare alla propria fonte divina. La moralit di quest'anima Bella purificazione, che non si compie in una sua
singola
incarnazione terrena,
la
ma
esige
successive
il
incarnazioni. Di qui
metempsicosi.
E ancora:
la
mal-
ma domina
profondo e pessimistico che s'imprime nell'anima anche oltre la sua esistenza terrena e temporale ed
il passaggio in altri corpi. La colpa diviene una vera caduta che si espia nel eorso delle generazioni, e che per espiarsi richiede un misterioso aiuto divino. Noi siamo qui in una tutt'altra corrente spirituale, religiosa e mistica, che contrasta con quella, razionalistica e dialettica, che gi conosciamo. Ora, noi non possiamo isolare tale misticismo in una singola
252
la filosofia greca
pensiero platonico: noi ne
oltre
ri-
troviamo anche in
segni
distintivi,
evoluzionismo a rovescio, che non si spiega se non riconoscendo la continuit dell' ispirazione mistico
gono rappresentate
esseri
convertirono in donne,
terrestri
si
animali
ed acquanel
).
Immaginazioni consimili
-
ritrovano
lo stesso carattere fondamentale: di dare alla trasmigrazione delle anime il significato di un castigo
Non
vi sono
che
filosofi,
quali siano
immuni da
queste peregrinazioni e che sian degni di passare direttamente nella sede beata degli dei.
La
diversit
di
pensiero
platonico
non
non
soltanto
segnalata
dalla
un'argomentazione indi-
ma
posta in rilievo
forma estrinseca dell'esposizione. Le immaginazioni della vita d'oltretomba, della metempsicosi, della catarsi mistica, prendono la forma di miti, vaghe descrizioni di penombra, tutte velate di poesia, che nulla hanno in comune col serrato argoperfino nella
(1)
Tim., 90 e segg.
V.
PLATONE
253
Ma
il
un religioso mistero, che vietano di almeno nel pensiero del suo creatore o ripetitore, un significato meramente fantastico e leggendario. Il mito accompagnato e rafforzato dalla credenza; la sua rappresentazione immaginaria non che l' involucro che riveste un nucleo pi solido
solennit, con
attribuirgli,
di religiosit positiva.
la
sua fonte
d' ispirazione
il
appunto nella
i
re-
quale diffondeva
suoi
riti.
il
suo culto e
Solo
questo influsso
filosofia pi-atonica,
e
ci si
come un
corpo, e dimo-
qui ancora
accentua
Il
il
significato morale.
dissidio delie
in-
vando a ciascuna di esse la sua forma appropriata, al mito la forma del mito, al ragionamento il rigore
del ragionamento. Pure, al di sopra
sidi
i.
di
questo dis-
si
palesa
rapporto, di
pure esternamente, in una medesima esposizione, gli elementi di fonte diversa, dando ai misteri della religiosit popolare un ricodel raccostare, sia
noscimento quasi ufficiale nella filosofia. Ma c' un ravvicinamento anche pi intrinseco, se non nei
particolari delle
254
LA FILOSOFIA GRECA
speculativo,
e
se
anche
la
sua
filosofia
lo
spinge a svalutare
sua religiosit
gli fa
I due impulsi, pur non riuscendo a comporsi, tuttavia hanno una certi
armonia, che ci si rivela nel comune affiato che anima il Timeo: opera di pensiero e insieme atto di
fede.
Ma
il
valore di
questo superiore
e fede.
accordo,
tra religione
gi posto, e affaticher
filosofiche.
fruttuosamente
correr, .perch
le
venture generazioni
stretta
Oc-
una pi
intrinsecazione sia
mento della loro stessa novit; e d'altra parte, che l'accentuazione religiosa della ricerca filosofica in Platone ancora scarsa, perch troppo recente per lui il ricordo dell'umanismo sofistico e dell' indagine
s'intensifichi e si ravvivi. Nella pi tarda scuola platonica, noi osserveremo una prima, potente convergenza dei due impulsi spirituali.
socratica
di quest'ultima fase
osservare nelle singole vedute una grande profondit di pensiero: l'idea del mondo come un organismo
sufficiente a se stesso,
il
e del meccanismo, sono vedute di un valore inestimabile intorno a cui graviter il pensiero filosofico per molti secoli, e che
la
tempo,
sintesi
della
V.
PLATONE
255
ancor oggi hanno un interesse attuale e vitale. Ma il nesso che lega tutti questi concetti forma la parte pi debole della costruzione e risente del vizio originario del platonismo, che in quest'ultima fase
soltanto attenuato,
ma non
reale
compenetrandole col flusso del divenire; ma intanto non rinunzia all'antico concetto dell'idea separata e trascendente: ond' che il vecchio dualismo si riproduce come dualit
mondo
della generazione,
un mondo ideale preesistente a ogni generazione, un mondo generato, che non se non la copia di quello. L'idea si scinde in se medesima, mirando insieme a due mondi eterogenei, e quel che acquista in efficienza reale perde in unit e compattezza /ideale. L'ambiguo e mitico concetto del demiurgo tradisce questo profondo dissidio. Il demiurgo non il dio che si contempla nell'eternit immutevole della propria essenza il vero Dio platonico n il
di
Dio creatore originale della metafisica cristiana ma un dio espediente, destinato a sanare l'impotenza
;
delle idee
l'
inoriginalit
delle
non crea,
vitale,
ma
sopraordinato anche a
causatrice
nisce e
si
che pur nel suo concetto, cio l'efficienza dell'intelligenza, della mente, cos svaannulla; la sua opera creativa non che
di ci
un raddoppiamento
che
e quindi
il
mondo
ideale.
due opposti
un
loro
256
11
LA FILOSOFIA GRECA
del
raddoppiamento del mondo, che nella prima fase; platonismo avveniva nella conoscenza, intesa
visione di ci che , qui si riproduce nella stessa creazione. Di nuovo non c' che
del pensiero
platonico, di
riabilitare
le
cose generate;
tale,
ma
la
struttura del
suo sistema
che questa esigenza esattamente controbilanciata dall'opposta, per cui la copia una diminuzione del modello.
la persistente
che pure era una delle esigenze del pensiero platonico. Dov' quell'aspirazione intima alle cose che
le
guida con
loro
fini?
creazione; e
trascendenza ineliminabili
non ancora veramente interna, sovrasta non penetra in esse; non l'impulso di un graduale sviluppo, per un lievito interno del reale,, ma l'opera di un calcolo e di una estrinseca
esterna e
alle cose e
convenienza.
In quest'ultima fase, noi
dunque possiamo
la
Il
dire
che
il
propria risoluzione,
concetto delle
ma
nuove esigenze,
ma, poich non vi intrinsecamente adattato, palesa una profonda discordia, e con essa l'urgenza di un nuovo problema, che sar sentito non pi da Platone, ma da Aristotile. Il dualismo della realt, il raddoppiamento del mondo tanto nella conoscenza quanto nell'esistenza, la separazione e trascendenza
delle idee, l'esternit dei fini, la preesistenza della
V.
PLATONE
257
suo artefice,
insufficienze;
che
compendia
in
tutte
le
altre
in breve tutto il residuo dell'antico platonismo, che deve ancora risolversi, affinch l'esigenza, che
il
pensiero
si
realizzi
veramente
nel
mondo,
trovi
il
Lo Stato.
corso del
Il
nel
sue
fasi.
concentrare l'attenzione del lettore sullo sviluppo del pensiero speculativo di Platone, senza distrarlo con
Ma non
si
creda
artificio
che noi separiamo, ivi sia realmente separato. La politica non forma per lui una sfera distinta e subordinata; se mai, saremmo
portati ad affermare tutto l'opposto: che quel che Platone ha di mira pi direttamente e immediata-
mente
sue
e chiarire quei rapporti, che no avere la loro ultima ragione solo nel sistema
mondo.
si
In ci
mostrano
frutti
dell'insegnamento so-
anche pi in l, le' caratteristiche del temperamento schiettamente greco di Platone. Egli subisce, suo malgrado, gl'influssi di quella democrazia che aveva acceso la discussione dei procratico e sofistico, e,
6. de Ruggiero,
La
filosofa greca.
17
258
LA FILOSOFIA GRECA
blemi della politica, umanizzandoli e facendone un patrimonio degl'individui. Per anti-democratico che
egli sia, tutti
i
tico e sociale
non
presupposto di quella contingenza, di quella riconosciuta capacit e attitudine degli uomini nel regolare
propri rapporti, che appunto la democrazia aveva
instaurato.
la
fa dei
valori politici
non deve
e
farci disconoscere
il
fonda-
mento
storico
si
quella trasva-
lutazione
che ne forma
presupposto e la
condizione:
familiare
:
la
lo
sconvolgimento della vita pubblica in seguito alla rovinosa guerra peloponnesiaca; il bisogno di ritrovare qualche punto fermo disciplina, autorit, moralit
il
dissolvimento
esempi e mo-
tese.
Ma
un
fondo insospettato
Egli
di
non guarda
i
lo
anche pi
numero
delle
non
avvede che
il
il
stato travolto, o
sarvi
e
almeno non vuole o non sa ravviideale, ben altrimenti novatore rivoluzionario che non quello delle sue stesse cosignificato
V.
PLATONR
259
democrazia
della
mento c'
vita greca,
che caratterizzer il periodo della conquista macedone. Ma, sorpassato in questo dalla storia, Platone
storia,
duca
dello,
di
una rappresentazione
le
vivono
esigenze eterne,
aspirazioni fon-
a tutte
le
rapporti
tra
gli
uomini,
dell'autorit
come suo
stabile
come
sciplina,
che subordina
singoli
quell'armonia
superiore. In
una parola,
vano
zione
umana. La concezione
le
Queste due opere rapdue fasi del pensiero platonico, rispetto a tale probema: nell'una delle quali lo Stato inteso Bcondo il sistema trascendente delle idee; nell'altra invece l'interesse empirico e realistico rompe a poco a poco la rigida struttura del sistema. Lo Stato descritto nella Repubblica non questo
nella Repubblica e nelle Leggi.
presentano
o quello
Stato,
stato
esistente;
ma
lo
Stato ideale e
formazione di ogni stato empirico. La grande cura di Platone nel descrivercelo perfino nelle sue pi piccole minuzie ci mostra quale alta coseienza egli avesse del proprio
260
LA FILOSOFIA ORRCA
che,
in
quanto
colari.
suoi parti-
Lo Stato
la realizzazione del
che
lo costituiscono.
il
bene,
si
scienza, secondo
postulato socratico-platonico,
deduce facilmente che la signoria dello Stato spetta a coloro che sanno, ai filosofi ('). Molti empirici hanno non riso e molti ancora rideranno di questa verit essa in quanto empirici, ma in quanto sciocchi invece s'impone a chi considera che ogni organizzazione pratica , nel suo motivo creatore, un'organizzazione mentale, e che coloro che posseggono ed
blica. Soltanto,
a reggere la cosa pubi pi atti bisogna liberare il concetto del filosofo dalle ristrettezze dottrinali ed accademiche a cui l'hanno condannato, nell'opinione delle masse,
cio
i
filosofi,
sono
le
filosofanti antichi e
mo-
La
principio
una
ulteriore
Platone immagina una genesi ideale dei vari organi della jtXig, secondo la finalit delle funzioni che son
chiamati ad esplicare. Si former innanzi tutio un primo nucleo di contadini e di artigiani, che spe-
co Rep.,
v, 473 e
segg.
V.
PLATON Hi
261
coalizzeranno
i
le
rispettivi
prodotti, per
Questo primo nucleo si andr gradatamente ingrandendo, coll'accrescersi dei bisogni dai pi elementari ai pi elevati della e insieme col complicarsi dei rapporti vita civile sociali, che esigeranno nuove specificazioni. Cos
formi
bisogni
ingrandendosi la citt, e le sue risorse interne rivelandosi pi insufficienti, nasceranno i bisogni di espansione, di conquista: la citt sar posta nelia
necessit di fare la guerra.
A
Delle
memore
lo
guerre peloponnesiache
a
s,
vuole
la
che
Stato
soddisfi in
guerra un
mestiere
una specializzazione
sorge quella dei
di polizia
anche
il
compito
interna;
donde
il
nome
di
guardie
(qrtftcwcEg).
l'ad-
destramento di esse curato da Platone fin nei pi minuti particolari, non solamente per quel che riguarda l'educazione propriamente fisica e militare,
ma
artistica, re-
ligiosa.
ordini, nasce
l'ultima
specificazione tra
data
l'affinit
della
funzione di tutelare
che,
filosofi
come coloro
lo Stato, ed educano la classe sottoposta. La partizione cos ottenuta riproduce, nell'organismo collettivo, nell'uomo in grande che lo
le leggi,
reggono
262
LA FILOSOFIA GRECA
dell'anima individuale. Quel che sono i filosofi nello stato, la ragione nell'anima dell'uomo; e la classe
dtn
guerrieri
corrisponde
alla
parte
animosa
(t
grande
dell'uomo
il
anche in
ci, che,
come
strettamente aderente a quello razionale, di cui forma il valido presidio nel tenere a freno le basse voglie
guerrieri sono
il
braccio
e indi-
dominare
Questa gerarchia ha
tanto nel
la
quanto nella
Lo Stato
forza so-
perfetto, dove
la
ragione domina, e
la
stiene la ragione, e le
masse addette
alla
economica
si
subordinano all'una e
all'altra
produzione senza
con
l'etica,
quanto
si
esplica entro
una propria
e infine
il
Stato platonico.
La pi
rieri di
fronte ai
produttori
suggerisce a Platone
263
e sociali delle lasciato e ad essi
i il
due prime
classi.
Mentre
ai
produttori
vengono
familiari,
diritti
perdio
si
riconosce in ci
le
uno
economica,
classi dei
debbono rinunciare a questi appannaggi dell'individualismo, ed educarsi ad una impersonalit superiore di rapporti, che assicuri il loro pi puro disinteresse e la loro completa dedizione alle cure dello Stato. Quindi vige per essi la comunanza dei beni economici, delle donne e dei figli, che, sopprimendo le famiglie particolari, deve formare l'unica e pi vasta famiglia, che coincide
con
la
da ogni forma
si
di
comufilo-
tratta per
il
nostro
un comunismo
aristocratico,
non
ispirato a
nessun sentimento economico, anzi a disprezzo e ripugnanza pei beni economici, come atti soltanto a
cittadini dalla loro missione pi elevata. Noi non seguiremo pi nei minuti particolari le infinite disposizioni che si affollano nel grande dia-
distrarre
palesa
rispetto agl'individui, conforme alle premesse metafisiche del sistema delle idee. La soggettivit, l'individualit, non ha ivi nessuna pretesa, nessun diritto da vantare; manca, non
ordinato
cittadino,
ma
l'idea stessa
delia
libert
in
ogni esplicazione
dell'attivit
umana:
A
il
questi
cristia-
nesimo hanno
in seguito sancito
come
la
loro
pr-
264
LA FILOSOFIA GRECA
Lo Stato pu sopprimere
decreta l'allevamento
bambini
deficienti
(');
esso
comune, in modo che non conoscano loro genitori ('-); esso determina perfino il numero dei cittadini che devono comporlo. Come tra la sovrastante idea e gli esseri singoli non v' nulla d' intermedio, che da questi conduca a quella; cos tra lo cittadini non v' nessuno di quei nuclei inStato e
dei fanciulli in
i
i
la
souo mitigare la forza impersonale dello Stato, incanalandola per quella vie che la stessa natura si d cura di tracciare, e rendere pi intima all'uomo
la coercizione, in
nome
un dovere. Nello Stato platonico non ci sono n diritti n doveri; un mondo dove tutto , dove tutto esiste con una realt a cui l'idea ch'esso impersona conferisce una specie di necessit ideale e fatale. Pertanto, ivi non sono leggi: la legge esprime uno stato d'inadeguatezza dell'essere all'essenza, che non ha luogo in un mondo perfetto, dove l'essenza
in
mandola
fa tutt'uno
con l'esistenza.
il
sua pura speculazione, come invece lo sentiamo lontano ora, che il suo pensiero politico ci palesa una cos profonda discordanza con le nostre idee, che son
materiate di una secolare storia di lotte per l'eman-
che siamo che tanta parte di noi, a riguardare come irrilevanti le divergenze metafisiche dalla trascendenza all'immanenza dell'idea non pare breve il passo? mentre nel campo
cipazione e la libert degl'individui.
abituati, per quella superficialit
(1)
Rep.,
v,
460
e.
u.
(2) Ibid.,
457
V.
Platone
le
265
"U
(
necessit dell'esperienza
sa
.
nente valutare
sentiamo tutto
le
dramma
della sLoria,
da noi quanto
lo Stato platonico,
Questa considerazione ci si pu dimostrare storicamente feconda. Noi siamo soliti a non apprezzare al giusto valore il lento lavoro degli anonimi o dei piccoli tutta la noi diciamo nomi: che mai rappresenta speculazione greca dopo Aristotile? E, di fronte al pensiero greco, che costituisce di nuovo il pensiero romano? Eppure la storia vi riconosce un progresso,
ma
sostanziale.
noi pos-
siamo rendercene
quali
coscienti,
considerando
di pietre miliari
proprio
Idei
un maggior numero
ha colmassa dei
uomini s'adegua alla mentalit dei maggiori, almeno per l'intensit e tenacia dello sforzo e per
l'assiduit del lavoro. Cos noi
del pensiero greco,
i
vedremo
gli
gi'
epigoni
industri
pensatori cristiani,
nuovo concetto dell'individualit e della libert umana, rendendosi cos assai pi vicini a noi di un Platone o di un Aristotile. Il ristretto pensiero di un giurista romano ci parr pi intimamente umano del
sublime pensiero dei classici;
le
Cosi
2fab
LA FILOSOFIA GRECA
il
maggior nuj
mero
valerci
come un valido
realizza, per
sussidio nell'interpretazioni
viverle pi continuamente,
ir
grado
modo
smo
un lavoro
di
pu sembrare, alle menti debolil di un vero sviluppo e| Sisifo, mentre considerata nellej
come
entit
trascendente!
della meta-
abbiamo
fisica
E,
strada degl'interessi
cos
pensiero di Platone,
si
anche grado
la
avvicina grado a
storici.
alla
governo
l'uria dall'altra:
democrazia la tirannide, per la legge dei contrarli, dominatrice di tutti gli esseri, che trae l'uno dai molti, il tiranno dalla massa (*). Una profonda intuizione, che vale per tutte le democrazie, antiche e moderne!
L'interesse empirico e classificatorio prevalente
nel Politico, dove la tripartizione delle forme di go-
ti)
Re}
..
viti,
103
e.
V.
PLATONE
267
e architetto-
Platone distingue
la
democrazia
('),
li
problema della necessit, delle i legsri (*), che nella Repubblica aveva trovato una soluzione negativa; ci che dimostra la tendenza del pensiero platonico verso una maggiore concretezza e verso una visione pi realistica della struttura dello fflStato. Secondo il piano del Crizia (un dialogo che rest incompiuto), lo Stato vagheggiato da Platone, trasferito in una fantastica storia del passato ed incarnato proprio in un'Atene di cui gli ateniesi contemporanei avevano perduto anche il ricordo, doveva cimentarsi vittoriosamente con un grande Stato, Atlantide, egualmente immaginario. Ma la tendenza verso l'empirismo e lo storicismo trova la sua pi ampia esplicazione nelle Leggi, dove per purtroppo si osserva anche la stanchezza men\i
viene esaminato
il
e|
tale del
vecchio Platone.
i
al
trasferisce
diritti privati.
Ma non
anzi
si
allargano,
che compongono lo Stato fissato rigorosamente il meccanismo della produzione e degli scambi controllato
restringono:
il
numero
delle famiglie
;
(1)
Polit., 291
d segg-.
(2)
208
fino alle
LA FILOSOFIA GKEC
minuzie pi stucchevoli; in generale, g' isti vengono reintegrati, ma con restri zioni che ne soffocano ogni efficacia. La religion
tuti tradizionali
un
assai pi
ampio
rie*
noscimento, anzi assume l'importanza che nella pubblica aveva la filosofa. L'ostracismo per man
tenuto contro l'arte. Qui la linea del pensiero pia
Ionico
si
dove
ma
non qui
la
sua inferiorit
che imitazione anch'essa. La vera differenza invece sta in ci che, mentre la scienza imita il modello
eterno delle idee, la mimesi artistica
la
si
volge alla
di fronte
all'
tista
solo alcune
la
forme
di-
musica, la poesia
modo
la
tragedia.
Ma
le espres-
vengono condannate;
finzione
perfino l'epica e la
e di
12.
Nelle
abbiamo
che predomina nei primi dialoghi, si l'onde, nei dialoghi euristici, con altri svariati interessi, attinti non solo alle scuole presocratiche, ma anche alle scuole
semi-socratiche, e principalmente a quella di
M egara,
V.
PLATONE
269
critico.
con
le
la
trasmigrazione delle anime La tendenza pi spiccatamente speculativa degli ultimi dialoghi ha, tra suoi motivi storici, l'approfondimento che Platone i fece della metafisica pitagorica ed eleatica da una parte, dell'eraclitea dall'altra. Pu apparire a prima vista un po' strano il notare come proprio nel tempo
in cui
si
l'esi-
genza
di
vano
tone
le
si
Timeo
la definizione
parmenidea dell'essere
Ma
ogni stranezza
scompare se
si
riflette
non intendeva
forte-
anzi,
quanto pi
mente sentiva il dinamismo delle cose, tanto pi fortemente doveva ribadire il concetto di ci che deve sottrarsi alla genesi e al divenire. Ma la sintesi del pensiero eracliteo ed eleatico pu
dirsi
compiuta nel sistema di Platone? Quel che v' compiuto e che sar acquisito per sempre alla filosofa l'impostazione idealistica del problema. La sintesi del mutevole e dell' immutevole, del condi
divenire e dell'essere, non dominio del pensiero, dove gli opposti vivono concordi senza annullarsi, anzi creando una inesauribile ricchezza di vita spirituale; dove
del pi e dell'uno, del
nel
pu darsi che
270
la realt
LA FILOSOFIA GRECA
mentale
si
afferma e
e
si
potenzia nel
pensiero
venire psicologico,
l'unit
del
emerj
verso
l'efi mero,
11
il
mov
di
r
mento.
solvere
degli opposti
stess
contri
passivamente nel suo seno, ma non li svolge, no li dialettizza. Questa l'opera del solo pensiero: ecc la grande scoperta di Platone. A partire da lui, 1 filosofia sar per sempre idealistica, cio non avr altro teatro che il pensiero, non altro attore che pensiero, anche quando sar filosofia della naturai
i
della
sar
una
filosofi;]
sempre pi
dram
Ma il compimento della sintesi di Eraclito e d Parmenide non pi l'opera individuale di Platone. Questi, come abbiamo veduto, lascia ancora in molti punti aperto il conflitto, e non riesce a compenetrare veramente le idee della realt, l'essere del divenire.
M;l l'opera della
sintesi
la psrennis philosopluai
che rinasce in Aristotile e negli altri grandi maestri del pensiero che gli succedono; opera mai compiuta, perch il suo compimento sarebbe la fine del pen-| siero; per sempre in via di compiersi, in modo che da ogni conquista risorgono le nuove aspirazioni, da ogni risultato risorgono i nuovi problemi, con quel ciclo, che significa svolgimento e progresso dello
spirito.
13.
La scuola platonica.
si
Dopo
la
morte
di
neo pla-
tonica;
ma non
conserva in tutto
il
suo svolgimento
V.
Pr.ATONE
271
alla dottrina
d|lo
stesso spirito, ne
si si
mantiene fedele
delle quali
le altre
prima soltanto
meno
diverse.
men-
tre le
j
pensiero post-aristotelico.
Tra
i
immediati
di
Platone
si
ricordano
mento; Senocrate, che dopo di lui ebbe la direzione Eraclide di Ponto, Filippo Opunzio,
Eudosso. L'indirizzo della prima Accademia pu apparire
che Senocrate
le
abbia am-
messe con un significato ben diverso dall'originario, identificandole coi numeri. Ma l'esposizione, che Aristotile ci
quanto dissimile da quello che conosciamo attraverso i dialoghi, un Platone che spinge il suo pitagorismo
al
punto da ridurre
le
Evidentemente, cos
Aristotile,
pigli
altri scolari,
fase
noi
avevano pi presente nel ricordo l'ultima dell'insegnamento platonico, di cui non resta a nessun documento diretto, e credevano di poconsiderare
terla
come
l'espressione
di tale
definitiva
del
si
suo pensiero.
Ma
l'errore
apprezzamento
sopra un residuo
quanto nel meschino e inadeguato sviluppo che gli Accademici seppero dare
del pensiero di Platone,
al
Un
d>-l
platonismo trova
il
suo
272
LA FILOSOFIA GRECA
ri conosci
vero
mento
in
mistico-religioso. Gi
mostra preoccu-|
trascendenza divina
il
che arricchiscono
dello spirito.
Il
la realt intelligibile
architettonico.
dare un' intima organizzazione alle dottrine, in quanto impossibile conoscere alcuna cosa isolatamente,
per
Cos
lo stretto
il
collegamento
rapsodico insegnamento
Ma un
sistema, che
non esca
pen
pria forma a quel pensiero, gi dato e fissato con una forma diversa, degenera necessariamente nel
formalismo artificioso e arbitrario. Cos la filosofia di Platone s'irrigidisce nel platonismo; a porlo in essere hanno lavorato non solamente l'Accademi
ma anche le altre scuole filosofiche, le quali, a seconda dei propri interessi mentali, attingono ai dia
loghi
di
Platone
le
soluzioni di problemi
isolati e
frammentari.
percorrere
le
fonti
pi
ci si rivela dello
vivo dei
dialoghi, ed
classi-
generale tutto
il
sovrabbon-
273
tradizione storica, le idee s'isteriliscono nei vani problemi che ne toccano la superficie senza sondarne l'intimit; il dramma potente della psicologia si affiora nella tripartizione
x OvfAoeiSg, x
juOujxTixixv (*):
Tutto ci
si
trova in Platone,
ma non
Pla-
trina,
sua attenzione a questo assottigliamento della dotperch rivela la mentalit storica di coloro che
l'hanno operata.
Dopo Senocrate impartirono il loro insegnamento nell'Accademia Polemone e Cratete. Col successore
di quest'ultimo, Arcesilao,
l'Accademia entra in un
nuovo periodo
di vita.
(1)
Tira., 34
a segg.
G. de Ruggiero,
La
filosofia greca.
INDICE
p.
.
7
9
I primordi I Presocratici:
1.
21
II.
I caratteri
generali
>
.
41
2. 3.
Gli Ionici
I
44
51
Pitagorici
4. 5.
6.
Gli Eleati
60 73 80 83
93 99
Eraclito
Empedocle
Gli Atomisti
7. 8.
9.
Anassagora
La
...
10.
III.
Considerazioni
Sofisti:
105
I
1.
2.
3.
L'insegnamento dei
Sofisti
. .
110 116
120
124
127
La
4.
5.
6.
130
483070
IV. Socrate:
1.
INDICE
Il
problema.
p.
1331
2.
3.
4.
5.
1361
151
169
V. Platone:
1. 2.
Vita di Platone
Gli scritti di Platone
3.
Avviamento
alla dialettica
. . .
4.
5. 6.
sua dialettica
7. 8.
la Filosofa
. .
L'immortalit dell'anima 9. Il nuovo orientamento del sistema 10. Il sistema filosofico del Timeo
.
11.
Lo Stato
Conclusione La scuola platonica
12.
13.
B 87
.R83 1921 v.1 SMC Ruggiero, Guido de, La filosofia greca 2a. ed,
ampi.