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Leonardo Fibonacci da Pisa, noto matematico italiano vissuto a cavallo tra il XII e XIII secolo, è stato uno dei più grandi
matematici della storia.
Dopo un lungo viaggio in oriente, contribuì a diffondere in Europa il metodo arabo di calcolo, che ha rivoluzionato e dato una
grossa spinta allo studio ed alle applicazioni, nella vita quotidiana, della matematica.
Rimase affascinato dalla piramide di Giza, a tal punto da studiarne tutte le proporzioni geometriche e scoprirne alcune
ricorrenze matematiche.
Da queste ricorrenze nacque la famosa serie, chiamata allora dai contemporanei "la divina serie di Fibonacci", le cui
applicazioni permeano la nostra vita in manifestazioni nelle quali non ci sogneremmo, neppure lontanamente, di trovare la
successione numerica. Queste vanno dalle piene del fiume Nilo nell’antichità, ai cicli delle fasi solari e sembrano permeare ed
influenzare tutte le manifestazioni naturali.
Si tratta di una serie progressiva numerica, in cui ciascun numero è dato dalla somma dei due numeri immediatamente
precedenti:
1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,…
• la somma di due numeri contigui forma il successivo numero della serie, ad esempio 34 è dato dalla somma di 21 e
13, numeri che lo precedono;
• il limite tendente all’infinito del rapporto tra un numero ed il suo precedente è pari a 1.618;
• il limite che tende all’infinito del rapporto tra il numero ed il suo successivo è pari a 0.618;
• il rapporto tra un numero qualsiasi della serie ed il numero che lo segue di due posizioni tende ad una costante pari a
0.382;
• la sommatoria dei quadrati dei numeri della serie fino ad un punto qualsiasi è uguale al prodotto dell’ultimo numero
per il suo successivo;
• il quadrato di qualsiasi numero della serie meno il quadrato del secondo numero precedente è sempre un numero
della successione.
Gli stessi numeri 1.618, 0.618 ecc., noti come "golden ratios", stanno tra loro secondo relazioni molto interessanti:
• 2.618-1.618=1
• 1.618-0.618=1
• 1-0.618=0.382
• 0.382*2.618=1
• 2.618*0.618=1.618
• 1.618*0.618=1
• 0.618*0.618=0.382
• 1.618*1.618=2.618
Come sopra accennato, l’influenza di tali numeri, e delle relative proprietà, sono individuabili empiricamente in una lunga serie
di fenomeni naturali (ad esempio astronomici), ma anche di altro genere.
Numerosi studi hanno mostrato come la serie di Fibonacci si manifesti anche in ambito finanziario, e particolarmente
nell’evoluzione delle variabili finanziarie. Ciò ha indotto molti analisti a realizzare tecniche basate proprio su tale serie, con la
finalità di individuare futuri obiettivi di prezzo, piuttosto che validi livelli di supporto-resistenza o possibili punti di inversione.
Tra i più diffusi software di analisi tecnica troviamo le più frequenti applicazioni che si riconducono alla serie di Fibonacci:
• Rintracciamenti di Fibonacci;
Uno degli aspetti maggiormente interessanti nel trading è costituito dall’individuazione teorica di obiettivi di prezzo per un
titolo.
I sostenitori delle tecniche che esporremo, basano i propri studi sul presupposto che, qualsiasi sia la direzione dei prezzi del
titolo, sia sempre possibile, attraverso una corretta applicazione della serie di Fibonacci, individuare possibili obiettivi di prezzo
con una ragionevole affidabilità.
Innanzi tutto occorre distinguere gli "obiettivi di impulsione", cioè quelli posizionati nella direzione del trend, dagli "obiettivi di
ritracciamento", livelli di prezzo che vengono toccati in caso di inversione o correzione del trend primario.
E’ proprio in quest’ultimo caso che l’applicazione della serie di Fibonacci ha trovato particolare successo, grazie soprattutto alla
tecnica di previsione dei prezzi di ritracciamento sviluppata dal famosissimo trader William D. Gann, il fautore di numerosi
studi grafici basati sulla ricorsione numerica di Fibonacci.
La tecnica dei ritracciamenti di Gann (Gann Retracement) mira ad individuare livelli di prezzo (target virtuali del movimento
correttivo in atto) a partire dai punti di inversione del trend (massimi e minimi relativi detti anche "Pivot Points"), applicando
percentuali fisse dell’estensione complessiva dell’ultima onda significativa (precedente al ritracciamento). Per estensione
s’intende proprio la differenza tra il minimo e il massimo relativo che hanno caratterizzato il principio e la fine del precedente
movimento tendenziale.
Il tutto parte dall’osservazione empirica che, nella maggior parte dei movimenti di ritracciamento, il prezzo si ferma nella sua
corsa ad obiettivi posti al 33%, al 50% e 66% dell’ampiezza della fase precedente; livelli che rappresentano rispettivamente
una correzione minima, equilibrata e massima.
Strada facendo la tecnica divenne sempre più affinata e Gann riuscì ad individuare altre percentuali di ritracciamento, per le
quali non possiamo non notare una certa somiglianza con i numeri appartenenti alla serie di Fibonacci:
12.5, 25, 37.5, 50, 62.5, 75, 87.5, 100.
Fu lo stesso Gann a proporre in seguito la tecnica "Fibonacci Retracement", in cui le percentuali di ritracciamento sono
strettamente riferite ai golden ratios: 23.6%, 38.2%, 50%, 61.8%.
Tuttavia queste percentuali forniscono solo delle risposte parziali, in quanto possono risultare previsionali solo nei
ritracciamenti, in funzione di un fenomeno già accaduto(l’onda di riferimento), ma non sono utili per i movimenti di impulso.
La risposta alla necessità di stimare su quali livelli di prezzo possa giungere un nuovo trend si basa su un’estensione delle
tecniche di ritracciamento descritte, attraverso l’osservazione accurata della prima fluttuazione del trend appena iniziato e
l’utilizzo di coefficienti moltiplicativi appartenenti alla serie di Fibonacci. L’individuazione del punto iniziale di un nuovo trend e
l’applicazione di questi coefficienti, dovrebbe permette con ragionevole sicurezza di individuare i futuri possibili punti impulsivi
e di correzione/debolezza del trend.
GRAFICO 1. Fibonacci Retracements: un’applicazione sull’indice Mibtel.
Il bottom pivot è individuato nel minimo registrato in dicembre ’95, dopo due anni di trend ribassista. A partire dal pivot si
sviluppa una fase rialzista, non molto sostenuta durante il ’96, ma che assume un notevole slancio a inizio ’97, proseguendo
senza notevoli correzioni fino ad aprile ’98, quando si verifica un repentino e violento ritracciamento. Il massimo registrato in
aprile ’98 costituisce quindi il top pivot. Da questo punto d’inversione si definiscono i livelli di ritracciamento di Fibonacci. La
distanza del primo retracement dal top è pari al 23.6% dell’estensione bottom-top. Gli altri livelli sono posti al 38.2%, 50% e
61.2%. Come si nota dal grafico il primo livello costituisce effettivamente una valida barriera al movimento correttivo, che
riprende più tardi con estrema forza. Il livello del 38.2% si dimostra inefficace come supporto. Solo la successiva quota di
ritracciamento del 50% è significativa, determinando l’esaurirsi della correzione. Il recupero riporta rapidamente le quotazioni
nell’area compresa tra il top e il primo livello di retracement.
• 1°obiettivo: k*0,236;
• 2°obiettivo: k*0,382;
• 3°obiettivo: k*0,500;
• 4°obiettivo: k*0,618;
• 5°obiettivo: k*1;
• 6°obiettivo: k*1,618;
• 7°obiettivo: k*2,618;
• 8°obiettivo: k*4,236;
• 9°obiettivo:k*6,853;
I trading system sono sistemi di negoziazione, elaborati con l’ausilio di computer, che generano in automatico segnali
d’acquisto e di vendita.
L’investitore, una volta costruite ed ottimizzate le regole che generano i segnali di compravendita sulla base delle specifiche
esigenze operative, dovrà solamente eseguire in modo meccanico quanto disposto dal computer, senza alcuna discrezionalità
(fatta salva naturalmente la necessità di rivedere periodicamente il sistema per verificarne la validità e porre in atto quegli
adeguamenti che si rendono indispensabili per le mutate condizioni di mercato o per nuove esigenze operative).
Lo sviluppo di questi strumenti è stato parallelo a quello dell’informatica e della tecnologia. Computer e software sempre più
potenti e "user friendly" consentono oggi a chiunque abbia minime conoscenze di matematica e analisi tecnica di costruire e
sperimentare nuovi sistemi automatici.
Accanto all’analista tradizionale si affianca quello esperto di programmazione, che applica le stesse tecniche ma in modo
diverso: meccanicamente.
Le regole utilizzate, dunque, sono sempre le stesse: ciò significa che i segnali generati dal computer si rifanno sempre all’
analisi tecnica (medie mobili, volumi, indicatori e nei sistemi più complessi, figure grafiche e segnali candlesticks).
LA BASE
I problemi che si riscontrano nelle creazioni di un trading system sono fondamentalmente di due tipi:
• scegliere fra le possibili tecniche a disposizione quelle che si ritengono più adeguate all’operatività che si intende
porre in essere e combinarle tra loro in modo da raggiungere l’obiettivo dell’investitore.
Ora, il primo punto può facilmente essere superato con un po’ di studio e pratica di programmazione che varierà a seconda dei
software utilizzati.
Il secondo punto è molto più complesso, ed è di fondamentale importanza per ottenere buoni risultati. Ed è su quest’ultimo
che ci soffermeremo maggiormente.
• contenere la perdita massima realizzata durante una qualsiasi operazione (il cosidetto "maximum drawdown");
• massimizzare il rapporto profitti/perdite (intesi rispettivamente come totale dei guadagni delle operazioni vincenti e
totale delle perdite delle operazioni perdenti), detto anche profit&loss index;
• mantenere il più possibile nel tempo buoni risultati;
La fase di test e validazione è basilare per effettuare confronti tra diversi trading systems, va quindi condotta con particolare
cura e attenzione.
Infine è possibile procedere a un’ottimizzazione, cioè alla taratura dei valori dei parametri utilizzati. Operazione però che si
rivela spesso molto pericolosa, quindi sconsigliata a coloro che non hanno una grande padronanza di questa disciplina.
Quante volte infatti, un pessimo sistema automatico, una volta ottimizzato, si rivela sorprendentemente efficace? Quasi
sempre ed è naturale, poiché, effettuando la taratura ex-post, il computer selezionerà, tra migliaia di possibilità, quella
combinazione di valori che meglio si adattano all’andamento passato della serie. Trovando la combinazione ottimale, non potrà
che aver generato eccellenti segnali.
Ma tutto questo in teoria: quando si tenterà di utilizzare il trading system nella futura evoluzione della serie quasi sempre si
andrà incontro a risultati disastrosi. Meglio perciò utilizzare parametri i più possibili standard e, se proprio si desidera
effettuare delle ottimizzazioni, è buona regola testarne a lungo il risultato con delle simulazioni prima di operare.
A questo punto, solo dopo le fasi di studio, elaborazione, test ed eventuale ottimizzazione, se il risultato è soddisfacente si
potrà cominciare ad utilizzare il sistema, in genere all’inizio solo in simulazioni. In caso contrario lo si abbandonerà.
Partiamo quindi con un semplice sistema che genera segnali d’acquisto e vendita alla rottura di una media mobile pesata a 21
sedute, periodo che corrisponde ad un mese. Si tratta, di conseguenza, di un banalissimo sistema che cerca di cogliere le
opportunità che si verificano in fasi di mercato dotate di sufficiente direzionalità.
Per semplicità si stabilisce che il sistema possa assumere solo posizioni al rialzo (ovvero posizioni lunghe) o porsi al di fuori del
mercato (si possono generare periodi di inattività).
Le regole operative sono:
La prima impone di acquistare nel momento in cui il prezzo di chiusura della seduta (close) è superiore alla media mobile
pesata dei prezzi di chiusura delle ultime 21 sedute (mov(), dove il termine w sta per weighted).
La seconda invece, in modo esattamente contrario, impone di vendere nel momento in cui il prezzo di chiusura scende sotto la
medesima media mobile.
I risultati ottenuti dal test sul periodo considerato sono piuttosto poveri: 216.47% nell’intero intervallo (che equivale
rendimento annuo del 53.9%) ipotizzando l’assenza di commissioni e il reinvestimento degli utili: livello che non migliora in
modo particolare il profitto ottenibile seguendo una strategia Buy & Hold (compra il primo giorno e mantieni la posizione) pari
a +199.01%. Inoltre il numero di operazioni in perdita è eccessivo : 30 su 54. Ciò incide naturalemente sul rapporto
profitti/perdite del 72.94%. Perdita massima:-113.09.
Un primo passo avanti consiste nel cercare di limitare i falsi segnali: cioè i segnali di acquisto che vengono smentiti già dalla
seduta successiva, fenomeno particolarmente diffuso nelle fasi di mercato congestionate. Uno dei rimedi più classici consiste
nell’inserire un filtro verticale, che si concretizza nel pretendere, per le operazioni di acquisto, che il prezzo di chiusura superi
la media mobile di una data percentuale (che dovrebbe essere determinata tenendo conto della volatilità della serie). Fissiamo
tale percentuale nel 0.5%. La regola di vendita rimane invariata.
Enter long: cross(c,mov(close,21,w)) and c>mov(c,21,w)*1.005
Close long: cross(mov(close,21,w),c)
La semplice modifica apportata consente già di apportare risultati significativi, permettendo sostanzialmente di eliminare molti
falsi segnali.
Il rendimento migliora in modo evidente passando al +254.29% di profitti netti (63.35% annuo dal precedente 53.93%). Ma
nono solo, cosa ancor più rilevante il numero di operazioni si riduce considerevolmente, a discapito soprattutto delle operazioni
perdenti: 13 su 31. Ovviamente anche l’indice profit/loss ne trae beneficio salendo al 82.2% da 72.94%. La perdita massima
rimane stabile: -117.47.
E’ evidente, tuttavia, che in alcuni periodi il sistema continua a generare ripetuti segnali con esito negativo, nei giorni
successivi. Questo è del tutto normale, infatti, è ben noto che le medie mobili si rivelano inadatte ad operare durante
movimenti laterali dei prezzi. Ecco quindi che si procede ad inserire un ulteriore filtro che cercherà di impedire la generazione
di tali segnali nelle fasi congestionate, prive di un trend ben definito.
Per fare ciò utilizzeremo un indicatore volto a qualificare le fasi di mercato, ovvero l’ADX, che con valori superiori a 25 indica in
generale una fase tendenza definita. Imporremo così al sistema di operare solo in presenza di valori di ADX superiori a 25,
quindi, in presenza di trend definiti, e di lasciare gli altri segnali.
Enter long: cross(c,mov(close,21,w)) and c>mov(c,21,w)*1.005 and adxr(5)>25
Close long: cross(mov(close,21,w),c)
I risultati si rivelano interessanti.
Il rendimento rimane sostanzialmente stabile, ma il numero di operazioni si riduce ancora (24 contro le 31 precedenti), a
beneficio di quelle vincenti: 16 contro solo 8 perdenti. Di conseguenza anche il profit/loss index migliora ulteriormente: 86%.
Perdita massima a –114.69.
Il sistema considerato si rivela abbastanza adatto a sfruttare trend di ampia durata. Si tenga presente che, per un’operatività
più dinamica, si possono abbinare i tranding systems dalle diverse caratteristiche.
Con questo esempio si è voluto porre l’accento sull’importanza di ottenere un sistema che sia il più possibile affidabile. La
valutazione dei trading systems può e deve essere certamente più dettagliata di quanto fatto in questa sede.