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La guerra dei contadini

La guerra dei contadini - Der Bauernkrieg


di Harm Wulf
La grande guerra dei contadini fu la prima rivoluzione sociale e nazionale della storia della Germania ma anche dellEuropa. I contadini tedeschi avevano anticipato i programmi rivoluzionari dei secoli seguenti. Avevano formulato la loro visione in un modo pi ingenuo, ma anche pi audace di quello che faranno le classi borghesi e proletarie dopo di loro. Avevano sollevato le fondamentali questioni dellesistenza sociale e nazionale. W. Venohr, H. Diwald, S. Haffer in Documente Deutschen Dasein: 1445 1945: 500 Jahre deutsche Nationalgeschichte, Krefeld, Sinus Verlag, 1983. I prodromi: la grande rivolta dei cavalieri Si erano avuti diversi sintomi premonitori, come la predicazione del cosiddetto Pifferaio di Niklashausen' del 1476; nel 1514 una rivolta della lega contadina dell'Armer Konrad (povero Corrado) viene soffocata nel sangue da Ulrich von Wrttemberg . Gi nel 1513 era nato nellAlsazia meridionale il Bunschuh, letteralmente 'lega dello scar rivolta che, iniziata come s detto in Alsazia, si propagher nella Svevia,in Franconia, nella Germania centro-meridionale, nella Stiria, in Boemia e nel Tirolo. Ma i prodromi delle guerre contadine si hanno con la rivolta dei cavalieri, che decret il colpo mortale per questo ceto ormai agonizzante. Abbiamo gi parlato della spaccatura che vede una parte della nobilt schierarsi con i poveri e gli oppressi: questo il caso della piccola aristocrazia rurale europea. In Italia essa stata gi piegata prima del 1500; nella Germania al principio del XVI secolo la piccola nobilt era pronta a combattere per una radicale riforma della patria. Tutti quei nobili cavalieri che non avevano lasciato i loro castelli per mettersi al servizio dei vari potentati nei pi svariati paesi, vivevano nella pi grande povert; come potevano assistere passi-al declino della loro influenza, alla miserevole vita che conducevano, mentre gli altri ceti - principi, grossi prelati e borghesi si arricchivano tirannegiando il contado? La storia medievale ci narra delle imprese dei cosiddetti Raubritter (cavalieri predoni) che in odio al clero e ai cittadini facoltosi, alla testa dei loro armigeri assaltavano e saccheggiavano conventi e cittadine sedi di ricchi mercati, imponendo pesanti balzelli ai mercanti che osavano far passare i loro carriaggi lungo le vie di comunicazicazione dominate dai loro castelli. Ma l'unica speranza era un cambiamento radicale della societ da attuarsi dopo la distruzione del ceto dominante e conseguente liberazione dell'Imperatore dall'influsso deleterio e dal parassitismo dei principi guelfi, del clero corrotto, degli usurai e dei vari Fugger, Welser, banchieri che tentavano gi allora di monopolizzare il commercio; una salda cavalleria avrebbe difeso il nuovo Stato e costituito la sua classe dirigente. L'ambizioso progetto crede di trovare in Martin Lutero ideologica dopo la pubblicazione del suo appello alla nobilt tedesca (An den christlichen Adel deutscher Nation ) , ma gli eventi vanificheranno anche quella speranza. Il tentativo dei cavalieri di sollevarsi contro i principi in nome d i tutto il popolo tedesco, del Vangelo e del Protestantesimo naufragragher sanguinosamente per la dfaillance dell'Imperatore, dellalta nobilt, della borghesia cittadina e non ultimo per il voltafaccia di Lutero che rimane abbarbicato al potere. A guidare la rivolta troviamo il cavaliere-poeta Ulrich von Hutten e il suo amico Franz von Sickingen. Nell'estate del 1522 raccolgono un esercito di 5.000 fanti e 1.500 cavalieri, col quale battere i mercenari dei Vescovi di Treviri, Magonza e Colonia. Sickingen capiva che, senza una sollevazione popolare all'interno delle citt, poco poteva contro le guarnite mura; ma la sua fiducia nei cittadini angariati dal regime curiale venne delusa durante l'assedio di Treviri. I borghesi dei ricchi centri commerciali avevano capito che i loro interessi si identificavano con quelli della cricca dominante e non lesinarono gli aiuti in danaro che permisero 1'arruolamento di altri mercenari, mentre i contadini che avevano seguito i cavalieri cominciavano a tornarsene ai cascinali. A Sickingen non rimase altra alternativa che quella di rinchiudersi nel suo castello di Landsstuhl, nellillusoria speranza che altri rivoltosi accorressero in suo aiuto dalla Boemia e dalla Svizzera, ma invano. Nella primavera del 1523 un grande esercito con moderni cannoni sottopose ad un massiccio bombardamento i bastioni della cittadella che vennero sbriciolati da oltre 500 palle di pietra: lo stesso Sickingen venne mortalmente ferito e fece in tempo ad assistere alla capitolazione del suo maniero prima di spirare. Altri 26 castelli e borghi dei cavalieri rivoluzionari furono distrutti nei giorni successivi. Hutten si salv con la fuga in Svizzera, ospitato da un certo Zwingli (che troveremo tra gli ideologi del movimento) e mor il 29 agosto 1523. La guerra dei contadini del 1524-1526 Negli anni 1524-1526 si registrano numerose rivolte contadine in Germania che sfociano, all'inizio del 1525, in una vera guerra delle schiere contadine, contro gli eserciti mercenari dei diversi principati tedeschi. Lutero mettendo alla berlina i preti indegni, aveva dato il segnale della rivolta; alcuni suoi seguaci, quali il predicatore Thomas Mntzer, Sebastian Lotzer, Ulrich Zwingli e altri, tengono prediche infuocate nei villaggi. Si formano le prime leghe contadine come quelle della Svevia che nel febbraio del 1525 sforna i dodici articoli nei quali si richiede la libera elezione dei parroci nei comuni rurali, la consegna delle decime in natura direttamente alle parrocchie locali, una riforma della giustizia che consenta la reintroduzione nei processi giudiziari dellantico diritto germanico e labolizione dellincomprensibile diritto romano, infine la restituzione ai contadini, da parte dei Signori, dei terreni comunitari costituenti lAllmende. Si costituiscono bande armate come l'Odenwlder Hau,fn organizzata dalloste Georg Metzler e comandata da Wendel Hipler, ex segretario di corte del Principe Hohenhohe, lo Schwarzer Haufen (il battaglione nero) guidato dallex condottiero di lanzichenecchi Florian Geyer; nella zona di Francoforte operava un gruppo capitanato dal celebre cavaliere Gtz von Berlichingen; l'intera Turingia era nelle mani delle bande condotte da Thomas Mntzer. In Alsazia e nel monastero di Bamberga i 12 articoli vennero accettati, altrove vengono imposti con la forza: conventi, chiese, borghi e citt

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La guerra dei contadini subiscono saccheggi ma, tranne che nella cittadella di Weisberg che aveva resistito a lungo, non ci furono eccessi da parte dei rivoltosi; la citt di Heillbronn si consegna spontaneamente. Un contemporaneo dell'epoca informa da Trento che 300.000 contadini avevano aderito alle leghe, ma tra loro militavano pure minatori, proletari cittadini, nobili spiantati, lanzichenecchi, preti spretati e monaci smonacati. Un odio quasi incomprensile per tutto ci che finora stato sacro per loro, un furore bestiale di distruzione verso chiostri e chiese, la profanazione delle suppellettili e degli usi liturgici, la derisione e il maltrattamento di preti, monaci e monache, inoltre la distruzione delle biblioteche - tutto _ mostra come i contadini considerino questa antica civilt, in cui sono vissuti per secoli, come qualcosa di estraneo, a loro nemico. Rimane l'infantile fiducia nella figura dell'Imperatore che ormai troppo debole per imporre una pacificazione fra i principi e i suoi sudditi. La reazione non si fece attendere: vennero arruolati anche mercenari stranieri - croati, ungheresi e perfino albanesi e si scaten la vendetta dell'alto clero e dell'aristocrazia guelfa. I contadini, inferiori per armamento e addestramento, vengono sconfitti dai soldati di professione, anche per la frantumazione e la scarsa coordinazione delle bande ribelli. Nella battaglia di Frankenhausen in Turingia, combattuta il 15 maggio 1525, fu catturato Thomas Mntzer e subito eliminato . Altre battaglie perdute dalle bande contadine: quella del 12 maggio a Sindelfingen, a Zabern (Austria), il 16 maggio, a Knigshofen in Franconia il 2 giugno, a Schwaz in Tirolo nel 1526; Florian Geyer muore presso Schwbischhall, ma il suo nome rivive in numerose ballate e marce militari. In un anno la rivolta contadina della Germania meridionale fu soffocata nel sangue, con inumana ferocia, con distruzioni e saccheggi, con la tipica spietatezza che caratterizza gli anni della Santa Inquisizione. Queste le cifre: 80.000 giustiziati, 50.000 tagli della mano con la quale i villici avevano giurato, 35.000 accecati; istruttivo lonorario presentato da un boia della Franconia per le sue prestazioni: 80 decapitazioni, 165 accecamenti, 532 tagli della mano! Si strapparono pure molte lingue a quanti avevano fatto propaganda rivoluzionaria. Le cause Dallevoluzione del sistema feudale si andavano formando i primi elementi dell'economia capitalistica per un elevato grado di accumulazione di capitale commerciale e di capitale usuraio. Si assiste in quegli anni alla riapertura delle miniere e al tentativo di grandi societ minerarie bavaresi capitanate dai Fugger, dai Welser, dagli Hochstetter e dai Baumgartner, di assicurarsene lo sfruttamento. La ricchezza cresce in misura mai vista, ma essa nelle mani della grossa nobilt e del ceto mercantile cittadino; nelle campagne invece, accanto a pochi contadini benestanti crescono quelli poveri e i non liberi ma soprattutto si accresce la massa dei senza terra che sotto lincalzare dell'usura delle citt hanno perduto i campi che una volta coltivavano: gli espropri ai danni dei contadini e la miseria dei piccoli artigiani crea grandi proprietari da un lato e declassati dall'altro; accanto a questo fenomeno vi l'impoverimento della nobilt rurale minore, erede della primitiva aristocrazia germanica e dei cavalieri, molti dei quali si mettono alla testa dei rustici in rivolta. Se a ci si aggiunge la corruzione del clero romano che porta alla crisi confessionale, sfociata nella ribellione di Lutero, si comprenderanno appieno i motivi che portano alla pi grande rivolta del XVI secolo. Ladesione formale dei e dei contadini al Protestantesimo solo l'accentuazione de l tentativo di liberarsi dalla tutela del Vaticano e soprattutto dallaborrito Diritto Romano: il Los von Rom di allora era causato dallidentificazione del Diritto Romano e del Cattolicesimo corrotto e intollerante, con i suoi corollari di papismo, clericalismo e gesuitismo con la Romanit. La condanna delle rivolte contadine da parte di Lutero si articola fra il 1523 e il 1525, in un profluvio di libelli e opuscoli tra cui le Lettere ai Principi di Sassonia sullo spirito sedizioso del luglio 1524; l Esortazione alla pace in risposta ai dodici articoli dei contadini svevi dellaprile del 1525; ed infine lo scritto Contro le bande omicide e saccheggiatrici dei contadini del maggio 1525, nel quale spicca un invocazione tanto violenta e decisa da non lasciar adito a dubbi sulla sua interpretazione: Signori, liberateci, sterminate, e colui che ha il potere agisca. Con questa esortazione sanguinaria il luteranesimo consolida la propria alleanza con i principi territoriali tedeschi. Da G. Ciola, A. Colla, C. Mutti, T. Mudry Rivolte e guerre contadine Societ Editrice Barbarossa, Milano, 1994. Societ Editrice Barbarossa C.P. 136 20095 Cusano Milanino (MI) tel. 0266400383 E-mail: barbarossa@tiscali.it Gli usurai pagavano la repressione: Rex Denariorum "Interesse: bella parola per usura. Finanza: bella parola per furto." Matthus Schwarz

Se Marx ed Engels s'erano occupati della guerra dei contadini perfino discutendo, come si visto, il testo teatrale di Lassalle Franz von Sickingen, certamente volentieri avrebbero letto un lavoro drammatico di quasi trentanni fa, ricco del senno e delle conoscenze del poi, e dedicato allo stesso evento. Nel testo di Bloch, dove tanto si parla di cose occulte, v' un occulto cui non si fa cenno, ma che veramente sta al di sotto di tutta la vicenda dei contadini e delle azioni di Mntzer e Lutero e condiziona la storia della Germania, non solo di allora. Questo occulto il capitale, di cui invano si cercherebbe la traccia in tanti testi dedicati alla guerra de contadinz; che tanto si occupano, invece, di beghe teologali. Va dunque segnalato un testo teatrale di Dieter Forte, scritto negli anni 1968-1970 (e si percepisce benissimo!), che dichiaratamente non tratta di teologia (171) , ma, narrando i casi della rivolta, intrecciati con quelli di Lutero e Mntzer, valendosi di documenti "rigorosamente storici'' (172), finalmente mette in scena anche il personaggio del banchiere Jacob Fugger, che di quegli eventi il deus ex machina. Pi precisamente e giustamente, non Jacob, ma il suo capitale, che lo domina e lo fa agire, governa tutta quella storia. Non inserendosi in particolare nella diatriba Lutero/Mntzer e neppure nell'evento della disfatta contadina presso Frankenhausen, ma interagendo anche con esse, in quanto decisiva potenza mondiale. Alla morte di Jacob Fugger, al termine del 1525, infatti "il capitale totale

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La guerra dei contadini della societ Fugger era (...) il pi grande del mondo" (173): dunque superava in potere economico qualsiasi regno ed impero e lo condizionava, come accadde nell'emblematico caso dell'elezione dell'imperatore Carlo V, quando Fugger corruppe gli elettori imperiali con 545.585 fiorini e, da quel momento, ebbe in mano il pi potente monarca della terra, suo debitore, come os ricordargli anche in una famosa lettera: " noto ed evidente che senza di me Vostra Maest non avrebbe potuto ottenere la corona romana, come io posso dimo strare con lo scritto di tutti i vostri imperiali commissari" (174). D'altra parte, prestava delicati servizi anche al papa. Asserisce Lutero, nelle Tischreden: "Su di un messo che era stato disarcionato, furono trovate delle lettere papali indirizzate ai Fugger, che contenevano l'invito a dare a Lutero trecento fiorini, perch tacesse" (175)! Se questo finanziamento avesse raggiunto i suoi scopi, la Riforma non sarebbe forse nata, il che svela i profondi rapporti che possono esserci fra banca e religione, capitale e spirito! Non solo Jacob Fugger poteva esclamare: "Ho nella mia borsa Papa e Imperatore" (176( (era primo banchiere e coniatore di monete per la Santa sede, anch'essa ampiamente indebitata con lui), ma poteva imporre e distribuire cariche laiche ed ecclesiastiche a suo piacimento. Impone a forza la nomina del vescovo di Augusta, nel 1517 (177). E pronto a prestare all'imperatore Massimiliano 300.000 fiorini, perch sia nominato papa, alla morte di Giulio II; solo che quel papa non muore e sfuma la corruzione del collegio cardinalizio (178)... Hutten lo chiama rex dcnariorum e, nei suoi Praedones, definisce i Fugger anche re delle puttane: " Essi hanno impiantato l il loro banco e comperano dal Papa ci che rivendon poi a pi caro prezzo (179). Hutten allude qui al traffico di bolle, benefici ed indulgenze, che erano diventati, con Jacob, nient'altro che interessi bancari. Da padrone del mondo (e dunque anche della cultura) Jacob aveva pure voluto cancellare la nomea di usuraio che gravava sulla sua professione `onorata' di banchiere. Se il suo capo-contabile Matthus Schwarz continuava a scrivere, in un suo Nota bene famulus: "Interesse ist hflich gewuchert. Finanzen ist hflich gestohlen (Interesse: bella parola per usura; finanza: bella parola per furto)" (180), Jacob volle manomettere anche la tradizionale teologz dell'interesse e incaric, su lauto compenso, Johannes Eck, l'avversario di Lutero, perch sostenesse che il tasso d'interesse al 5 % era legale. Per questo teologo, profumatamente sovvenzionato, l'interesse altro non era che "compenso per mancato guadagno": Jacob gli pag un tour universitario (a cominciare da Bologna) che propagandasse le sue tesi economiche. Eck tocc anche le facolt di Vienna, Lipsia etc. etc. Cos Jacob ottenne "de jure l'autorizzazione a prendere interessi e la classe dei mercanti ora poteva cal colare apertamente le sue percentuali, senza velarle col nome di fatica e rischio. Tuttavia la taccia di usurai nei confronti della societ Fugger non veniva messa a tacere. Wuchern e Fuggern furono usati come sinonimi. Ulrich Hutten aveva persino scritto un'opera (...) in cui Fucker vale usuraio (181) . Ovvio che Martin Lutero, contrarissimo all'usura e al papato, vedesse come fumo negli occhi il rivenditore di indulgenze Fugger e rinfacciasse "ai Fugger di Augusta le compere, le vendite, i cambi, i baratti, le menzogne, gli inganni, furti" (come scrive in Alla nobilt tedesca) (182) ; tuttavia anch'egli dipendeva da quei principi che di Jacob, volenti o nolenti, erano sudditi; come il papa, che aveva dovuto farlo appaltatore generale delle indulgenze. E Lutero ben lo sapeva e scriveva che l'interesse un "uso, che non esiste da molto pi di cento anni ed ha gi ridotto quasi tutti i principi, le fondazioni, i comuni, la nobilt e gli eredi in povert, miseria e rovina. Il diavolo lo ha escogitato e il Papa con la sua approvazione ha fatto del male a tutto il mondo" (183). "Con il prendere interessi - continua Lutero - i Fucker si sono acquistati la loro grande ricchezza": anch'essi dunque emissari del diavolo, diavoli incarnati! E come gli adepti del diavolo (maghi, streghe etc.) essi impiegano fornmle magiche adatte alla loro attivit. Nel 1538, secondo le Tischreden, a Lutero si mostr "una scrittura dei Fugger i quali cambiavano in vari modi la disposizione delle lettere dell'alfabeto, onde nessuno le potesse leggere. Lutero rispose: `Queste sono invenzioni di ingegni eccezionali e sono strumenti adatti alle et peggiori (...). E dicono che anche il nostro imperatore Carlo, a causa della slealt dei suoi segretari, scriva sempre nei casi pi difficili due lettere di opposto contenuto (184): magia politica e magia bancaria qui si sovrappongono nell'uso del criptolinguaggio, come osserver, nel '600, Gabriel Naud, che di maneggi politici si intender a fondo (185). Ma Jacob Fugger testimone prezioso anche delle rivolte di poveri e contadini contro signori e mercanti. Contro Fugger, nella loro stessa citt di Augusta, aveva osato predicare, mettendosi dalla parte dei poveri, il monaco Johannes Schilling, nel 1524. Richiamandosi agli hussiti, i poveri si ribellarono, costituirono un comitato rivoluzionario, capeggiato da tre tessitori, che produsse anche un programma, in cui, tra l'altro, "si chiedeva che mercanti e le societ commerciali, che erano colpevoli di tutto il male, dovessero essere tolte di mezzo" (186) . Per precauzione, Jacob "mise al sicuro s e la sua famiglia nei suoi castelli e fece portar via da Augusta il denaro liquido"'"'. In Tirolo accadevano, nel frattempo, cose simili. Gli Articoli meranesi testimoniano le richieste dei rivoltosi del 1525: "Poich - si dice in questi - sono sorte tante societ, specialmente i Fugger, gli Hchstetter e i Welser, e bisogna acquistare dalle societ tutto quello di cui si ha bisogno, tutte queste cose, siano piccole o grandi, devono essere abolite; cos tutte le merci potranno tornare ad un giusto prezzo"(188)! E Michele Geismair, figlio di un minatore di Vipiteno, chiedeva: "Anzitutto tutte le fonderie, miniere d'argento e di rame e dipendenze, che appartengono alla nobilt, a mercanti stranieri ed a societ, devono diventare propriet comune del paese" (189). Le rivolte si propagano dappertutto, allora, nella Germania meridionale e anche nei domini dei Fugger. Per Jacob si trattava degli effetti della dottrina erronea propagandata dalla riforma luterana. Scrive infatti ad un suo agente di Cracovia: "Fanno questo i nuovi predicatori, che predicano che non si deve badare ai comandamenti degli uomini; questo era quello che volevano i contadini, di non obbedire pi ai loro padroni. Questa nuova fede si diffonde ancora in molti luoghi presso di noi. Io non so dove si andr a finire" (190). Il signore economico del mondo ha paura di poveri, minatori e contadini! E si barcamena come pu: in parte con diplomatici accordi coi rivoltosi, in parte con la repressione: per esempio, la lega sveva, finanziata dal Fugger, svent l'assedio di Weisserhorn, contro cui si erano coalizzati 12.000 contadini. "Le localit di Leipheim, Tetheim e tutte le altre che si fossero unite alla massa dei contadini, furono severamente punite per la loro miscredenza eretica, luterana', perdettero i loro diritti"(191). Nel caso di Weisserhorn, l'arciduca Ferdinando s'era rivolto direttamente a Jacob, perch proteggesse la citt. Alla fine "i ribelli furono definitivamente sbaragliati e i loro capi giustiziati. Cos, in pochi mesi era terminata la rivolta dei contadini nei territori dei Fugger" (192). Si fra il marzo e l'aprile del 1525. In maggio avverr la disfatta di Mntzer e dei suoi. A pochi mesi dalla sua decapitazione, in dicembre, anche Jacob muore, non senza essersi confrontato con una situazione in cui, come scrive a un amico sconsolatamente "il basso popolo ha preso completamente la mano. La plebe desidera diventar ricca e nessuno vuol lavorare e i contadini vogliono essere esenti da imposte". Dal suo trono di barili d'oro (come diceva Lutero) questo re del mondo forse si rende conto, alla fine della vita, che il suo dio/ denaro non onnipotente (sebbene il suo culto non sia ancor oggi terminato!), che pu talvolta deludere ed invia ambigui segni. Scrive Clemens Sender che, prima della morte di Jacob, "il giorno di Natale verso il vespro apparso ad Augusta sulla Madonna un segno premonitore, un arcobaleno nero, che fu visto da tutti (194). Un arcobaleno aveva presieduto anche alla strage dei contadini di Mntzer, quasi a sottolineare

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La guerra dei contadini un ironico cinismo del cielo. L'arcobaleno nero sul letto di morte di Jacob Fugger era forse, a sua volta, un memento sulla non eternit della sua potenza e della potenza del capitale, che, tuttavia, da allora, si talmente consolidata da apparire un'incombenza insopportabile, anche se gli scricchiolii si avvertono! questa onnipotenza che viene sottolineata nel testo di Forte, non a caso, perch proprio con Fugger il capitale diventato cosmico! "ll capitale monopolistico (rappresentato da Fugger) (...) regge e muove gli eventi e si individua infine come un'entit astratta, assoluta, un Leviatano che vive de se ipso ad se ipsum, in s circolare, opprimendo e distruggendo ogni moto liberatore dell'uomo nella storia". In sua dipendenza "si dispiega il processo storico di un'et fondamentale per la costruzione del mondo moderno". "Il potere politico nullo di fronte al potere economico (...) che, attraverso l'introduzione delle impersonali leggi della contabilit, diventa una gelida divinit alla quale asservito lo stesso Fugger" (195). La marcia trionfale del nuovo dio/denaro (cui si deve non solo il massacro dei contadini e di Mntzer, ma, in ultima analisi, quello contemporaneo di 69 milioni di amerindi) (196), si dispiega, nel lavoro di Forte, in una serie di scene in cui, volta a volta, si vede come Alberto di Brandeburgo, Federico di Sassonia, il papa, le miniere, l'imperatore Massimiliano, le guerre, le elezioni di imperatori e papi etc. etc. dipendano dal nuovo Libro, dalla nuova Religione: il Testo della contabilit, che l'anima del capitale. Tutto passa attraverso questa nuova Bibbia (197), di cui umilissimo servitore e predicatore Fugger! Con cui sono indebitati principi, papi, imperatori. Da questo punto di vista, anche le vicende di Lutero prendono un colore inedito. Dice Carlo V (pensando ai suoi debiti): "Se condanno Lutero, i principi non mi danno pi n un centesimo n un soldato(198). Da parte sua, Fugger incrementa il suo capitale col traffico ormai mondiale: "Abbiamo bisogno di miniere nostre in America, e meglio ancora direttamente colonie nostre (...). Purtroppo gli indios non ce la fanno a sopportare a lungo i nostri avanzati meto Bench si sia introdotta la pausa meridiana, muoiono come mosche (... ) Grazie a Dio i negri si sono dimostrati pi resistenti, e i negri, com' noto, vengono consegnati in Africa franco costa (... ). Venderemo i negri in America, porteremo in Europa l'oro e l'argento americano, in compenso venderemo il nostro rame in India, e le spezie indiane le venderemo in Europa. Miei signori, questo globo prezioso"(199). E all'interno di questa globalizzazione, mediante la quale il capitale si avvia a permeare tutto, che va collocata la guerra dei contadini, anche i cui protagonisti risentono di quella globalizzazione. Se Lutero dipende dai principi e dall'imperatore Carlo V, l'imperatore dipende da Fugger e dalla sua... contabilit. Dice Fugger a Carlo V: "Maest, se faccio sapere in Borsa che Lei insolvente, il mercato dei prestiti per Lei chiuso (...) - Lei parla con l'Imperatore - Io parlo col mio debitore, Lei maest perch io ho pagato. Quellaffare che porta sul capo gliel'ho comprato io (200). Ed estorce all'imperatore la direzione del commercio delle spezie, l'appalto delle miniere d'argento vivo, il monopolio del legno di Guuzcca (medicina allora eccellente contro la sifilide, di cui v'era grande smercio), terminando cos: "Io Le compero il dominio dell'Europa e Lei mi protegge il capitalismo monopolistico"! Naturalmente Fugger interviene anche nella lotta di Sickingen e dei cavalieri: "Desidero che il partito dei cavalieri venga liquidato. Completamente"(202). Naturalmente d desiderio accompagnato da competente assegno. Aggiunge il suo braccio destro Schwarz: "Poi non rimarrebbero che i lavoratori e i contadini". Risposta: "Anche loro sono quasi maturi"(203)! E infatti Fugger foraggia con armi e denaro i principi in lotta con i contadini, con una raccomandazione: "Non uccidetene troppi, senn dovrete ararli voi i vostri campi. E mettetevi in mente, una volta per tutte, che la vostra Germania stata salvata dal mio denaro". Poi, guardando la contabilit, commenta il riporto totale di 25 milioni: "Per centomila contadini morti. Questo fa 250 a contadino. a buon mercato. Un buon affare (...). Io sono ricco per grazia di Dio" (204)! Cos signori e sovrani diventano buoni dipendenti dell'amministrazione Fugger (205) . D'altra parte, Fugger , a sua volta, dipendente, del proprio capitale, cosa di quella cosa, cui, mentre viene issata su una picca, in fondo alla scena, la testa di Mntzer rivolge questa ispirata preghiera: "Tu principio e fine di ogni cosa / Tu che eri, sei e sarai / Da cui, per cui e in cui tutto esiste/ in cui noi viviamo, ci muoviamo e siamo / Che hai ogni potere in cielo e in terra / Che possiedi le chiavi della morte e dell'inferno / Che hai ordinato tutto secondo peso, ordine e misura / Tu re dei re e signore dei signori / La tua maest riempie la terra / La tua sapienza governa possente e tutto amorevolmente ordina. / Abbi piet di noi / O Capitale. . . "(206)! contro questa nuova teologia (e nuova divinit) che fa naufragio la guerra dei contadini (e non solo quella, purtroppo). Il merito di Forte di aver spostato l'interesse, appunto, dalla teologia tradizionale, sulla quale i vecchi storici misuravano le vicende dei contadini e di Mntzer, a questa nuova teologia del dio/denaro, tuttora imperante, investendo le antiche vicende della realt che ancor oggi (e soprattutto oggi) condiziona il non-uomo che tutti siamo. Ovvio che impieghi, nella sua impresa, il linguaggio di oggi, ma mai tradendo i documenti storici cui esattamente si ispira. Certo il suo Mntzer ha perso quasi del tutto l'alone vecchio/ teologico e apocalittico che conserva in Bloch, ma direi che la cosa dipende dall'enfatizzazione che vien data alla nuova divinit, la cui crudissima luce non pu non porre in ombra quella della vecchia, assieme ai suoi portatori. Se il sottotitolo del Mnzer di Bloch era teologo della rivoluzione, il Martin Lutero e Thomas Mntzer di Dieter Forte ha per sottotitolo L'introduzione della contabilit: quando l'uomo diventa calcolabile, merce, cosa in mano aduna cosa (il capitale), non v' pi apocalissi o chiliasmo che tengano: sulla cosa, su come ha potuto trionfare, che vanno diretti i nostri occhi. E Forte lo fa, a mio parere, egregiamente e, proprio per questo, trascura (come gli stato rimproverato!) la "funzione della personalit nella storia"(207). Come la "concreta individuazione delle forze sociali che hanno sorretto quell'importantissimo momento di ristrutturazione della societ non soltanto tedesca, che viene connotato come et della Riforma" (208). Ma non esisteva gi, in proposito, "la magistrale analisi di Engels" (209)? Sicch non difetto, ma pregio, che Forte delinei il suo dramma "arcuando (...) su tutto il decorso degli eventi la potenza arcana del capitale monopolistico"(210), che, come s' visto, il deus absconditus (ma non troppo) dell'opera e la sua cifra pi specifica. Qualcuno lo rimprovera anche del fatto che "oscurando la complessit della situazione di classe che sorregge gli esiti della riforma luterana ed elevando la presenza del capitale monopolistico in una sfera destorificata, cos da conferirgli quasi un'ineluttabile razionalit, il Forte finisce per colorare il processo storico da lui raffigurato di tratti di cupa fatalit" (211) . Una critica del genere era possibile, intorno agli anni settanta, alla luce di recenti studi (Baran e Sweezy) sul capitale monopolistico. Oggi, dopo la caduta del muro di Berlino, con la globalizzazione, non mi pare che la cupa fatalit con cui si pu guardare al capitale monopolistico sia trascurabile. La "visione `ideologica' di una societ capitalistica neutra e astratta, privata di ogni connotato di classe e dell'evidenza dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo" (212) purtroppo diventata ideologia dominante e il testo di Forte ha dunque il merito, semmai, di porla sotto il suo efficace riflettore, lasciando al lettore di trarne l'ammaestramento che desidera. Ma ora di passare dalle interpretazioni ai personaggi e alle vicende storiche che li riguardano. Dalle interpretazioni di Mntzer a Lutero, il suo maggiore ed acerrimo antagonista; alle parole che Lutero ci ha tramandato. Inutile dire che proprio l'argomento che si scelto di trattare fa privilegiare questi due protagonisti a scapito delle classi e delle masse che essi personificano, ma la presente una analisi

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La guerra dei contadini molto pi delle idee che degli ambiti sociali che esse vanno esprimendo; d'altra parte, appunto, il diavolo non pu essere collocato che in una ideologia. Da Luciano Parinetto La rivolta del diavolo. Mntzer, Lutero e la rivolta dei contadini in Germania e altri saggi Rusconi, 1999 Note 171 Cfr. D. Forte Martin lutero e Thomas Mntzer, ovvero lintroduzione della contabilit, pag 269, Einaudi, Torino 1974 172 Cfr. ibidem pag. 279 173 Cfr. Will Winker Fugger il ricco , pag. 206, Einaudi, Torino 1943 174 Cfr. ibidem pag. 138 175 Cfr. Martin Lutero Discorsi a tavola , pag. 172, Einaudi, Torino 1969 176 Cfr. Will Winker Fugger il ricco , pag. 151, Einaudi, Torino 1943 177 Cfr. idem 178 Cfr. ibidem pag. 138 179 Cfr. ibidem pag. 138 180 Cfr. P. Jeannin I mercanti del 500, pag. 170, Mondatori, Milano 1962 181 Cfr. Will Winker Fugger il ricco , pag. 251 - 252, Einaudi, Torino 1943 182 Cfr. ibidem pag. 183 Cfr. ibidem pag. 184 Cfr. Martin Lutero Discorsi a tavola , pag. 273 274, Einaudi, Torino 1969 185 Cfr. L. Parinetto, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei diversi, Rusconi, Milano 1998 186 Cfr. Will Winker Fugger il ricco , pag. 255, Einaudi, Torino 1943 187 Cfr. idem 188 Cfr. ibidem pag. 138 189 Cfr. ibidem pag. 138 190 Cfr. ibidem pag. 138 191 Cfr. ibidem pag. 138 192 Cfr. ibidem pag. 138 193 Cfr. idem 194 Cfr. ibidem pag. 138 195 Cfr. D. Forte Martin lutero e Thomas Mntzer, ovvero lintroduzione della contabilit, pag. 280 - 281, Einaudi, Torino 1974 196 Cfr. L. Parinetto, Streghe e potere: il capitale e la persecuzione dei diversi, Rusconi, Milano 1998 197 Cfr. D. Forte Martin lutero e Thomas Mntzer, ovvero lintroduzione della contabilit, pag. 42 - 43, Einaudi, Torino 1974 198 Cfr. ibidem pag. 112 199 Cfr. ibidem pag. 1146 200 Cfr. ibidem pag. 162 201 Cfr. ibidem pag. 164 202 Cfr. ibidem pag. 176 203 Cfr. idem 204 Cfr. ibidem pag. 224 205 Cfr. ibidem pag. 246 206 Cfr. ibidem pag. 261 207 Cfr. ibidem, Nota finale di Giorgio Sichel, pag. 283 208 Cfr. ibidem pag. 282 - 283 209 Cfr. ibidem pag. 283 210 Cfr. ibidem pag. 282 211 Cfr. ibidem pag. 288 212 Cfr. ibidem pag. 288 Storia di Florian Geyer Il villaggio di Giebelstadt giace nella pianura della Franconia nel cosiddetto "Ochsenfurter Gau". Non ci sono testimonianze sulla fondazione del villaggio ma si pu affermare che Giebelstadt uno dei primi insediamenti in questa ricca area agricola. Ad est della cittadina in un piccolo bosco si trovano i resti di un cimitero preistorico. Gli scavi effettuati dal Prof. Dott. Heck di Wrzburg nel 1920 hanno rivelato che queste tombe sono il luogo di sepoltura usato dagli antenati teutonici e risalgono ad un periodo tra il 1000 e il 2000 anni prima dellinizio dellera cristiana. Ci sono due versioni sullorigine del nome Giebelstadt. Nellantico Tedesco il nome "gir" significa cavallo - stallone mentre il suffisso "stat" significa stalla posto dove sono messi i cavalli. La seconda e pi vecchia versione vede nel nome"Gibulesstat" vale a dire il nome "Gibule" ed il suffisso "stat" "la casa di Gibule". Egli avrebbe potuto essere il nome di un Carolingio della Franconia che si era installato nella zona. I Carolingi erano una dinastia franca che regn in Francia dal 751 al 987 e colonizz questa parte della Germania. Sotto i re carolingi questa terra divenne ducato di Franconia. Il re pi famoso di questa dinastia fu Carlo Magno, primo imperatore del Sacro Romano Impero di nazione germanica. I ministri del re, i cosiddetti "Gaugrafen" Conti del Gau, furono il braccio

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La guerra dei contadini armato della dinastia con compiti di giudiziari e di polizia. La pi antica testimonianza sulla citt di Giebelstadt datata al 20 gennaio 820. Il Conte Radulfus ebbe una disputa col Vescovo Wulfgarius di Wrzburg a proposito dalcuni villaggi tra "Gibulostat" e "Eichesfeld", ora conosciuti come Giebelstadt ed Essfeld. Lantico documento afferma che limperatore germanico Luigi il Pio da Aquisgrana stabiliva che la chiesa e le propriet in questione rimanessero in possesso del Vescovo di Wrzburg .I Conti ressero il "Badanachgau"fino a circa il 1000 quando anche questarea cadde sotto linfluenza del Vescovo di Wrzburg che divenne Duca di Franconia e governatore per conto del re. Il ducato di Franconia retto dal principe vescovo di Wrzburg dur fino alle guerre napoleoniche e divenne parte della Baviera nel 1806. Dallinizio del 948 sono menzionate le famiglie nobili dei Geyer e dei Nobel. Questultima ancora presente a Giebelstadt con il Barone Stefan Freiherr von Nobel capo della casata. Fin dai tempi pi remoti questa zona era stata usata come posto per la riproduzione dei cavalli e senza questa attivit lo sviluppo della cavalleria non sarebbe stato possibile, cos fu naturale per entrambe le famiglie nobili adottassero la testa di un cavallo nel loro stemma araldico. Nel quindicesimo secolo la famiglia Geyer mise nel suo stemma una testa dariete. Il 24 agosto 1708 il Conte Heinrich Wolfgang von Geyer mor. Lui e sua moglie Helene Julianne von Wolmershausen zu Amlishagen non avevano figli cos la famiglia Geyer si estinse.

Il pi famoso esponente della casata dei Geyer fu il Cavalier Florian Geyer, nato a Giebelstadt bei Ochsenfurt nel 1490, eroe della Guerra dei contadini. Di nobili natali, Florian Geyer fu educato in Gran Bretagna e, dopo il ritorno in patria, nel 1512, venne mandato in missione dal Re dellInghilterra. Come feudatario del Margravio von Ansbach partecipa nel 1513, agli ordini dellImperatore Massimiliano, alla campagna contro la Francia. Per il suo atteggiamento anticlericale e per una questione di tributi col monastero di Neumnster scomunicato nel 1517 e rimarr al bando fino alla sua morte. E comandante dei lanzichenecchi al servizio della Lega Sveva contro il duca Ulrich von Wrttemberg nel 1519. Membro dellOrdine teutonico fu capo militare e diplomatico al servizio del Gran Maestro del Deutschen Orden, Albrecht von Preuen a Knigsberg. Con questincarico partecipa a diverse missioni diplomatiche con limperatore Carlo V. Guida le trattative che portano allarmistizio con la Polonia nel 1520. Nel 1523 invia i suoi dignitari a Wittenberg per colloqui con Martin Lutero. Lascia volontariamente il suo castello e, aderendo alla riforma, lesse dal pulpito della chiesa evangelica luterana di San Giacomo in Rothenburg sul Tauber i paragrafi dei Dodici Articoli, dellaprile 1525 che prevedevano l'abolizione della servit della gleba e la distribuzione delle terre confiscate alla Chiesa dai principi passati al luteranesimo. I contadini si organizzarono in bande armate (Haufen) con lo scopo di controllare le loro truppe. Pochi erano i veri capi militari. Soprattutto in Franconia i cavalieri si unirono alle schiere contadine insieme con artigiani e gente comune. Chi per convinzione, chi per difendere i propri beni, ma la maggior parte per vedere rinascere un Impero fondato su forti assise popolari che si sbarazzasse dei potentati dinastici e dei principi corrotti. Tra i pi determinati di questi aristocratici che sostennero la causa contadina troviamo Florian Geyer. Egli reclamava il ristabilimento del potere imperiale, la destituzione dei principi e il sequestro dei beni ecclesiastici. In Franconia la rivolta si diffuse in molti centri. Il 25 marzo, insieme a Gtz von Berlichingen, egli si pose a capo dei contadini ribelli costituendo il famoso Schwarze Haufen (battaglione nero) con cui partecip allassedio di Wrzburg e alla presa di Rothenburg. Nello Schwarzen Haufen si radunano lanzichenecchi e contadini radicali venuti da tutta la regione. Il battaglione diventa lavanguardia dei ribelli per la sua determinazione e la sua preparazione militare. Geyer prende dassedio con i suoi la citt di Weinsberg e lespugna insieme alla banda dei contadini della valle del Neckar comandati da. Jcklein Rohrbach, Su iniziativa di questultimo si compiono diversi eccessi tra cui il das Recht der lange Spiesse il il tribunale delle lunghe lance la domenica di Pasqua. Quattordici prigionieri sono uccisi mentre sono condannati a passare tra due file di lance brandite dai contadini. Unico episodio di questo genere sar preso a pretesto per rappresentare la rivolta come un bagno di sangue gratuito. Florian Geyer alla testa del suo Schwarze Haufen parte per andare a combattere nella regione di Wrzburg e del Neckar. Dopo la conquista della citt comincia il contrattacco dei principi. Il 12 maggio, rompendo un armistizio appena concluso, Georg Truchsess, capo della Lega Sveva sbaraglia i contadini del Wurtemberg nella battaglia di Bblingen. Fatto prigioniero Jcklein Rohrbach, considerato il responsabile degli eccessi di Weinsberg, viene portato in catene a Neckargartach e bruciato vivo. La citt di Weinsberg viene bruciata per rappresaglia contro luccisione del conte di Helfenstein. Tra le schiere contadine divampa la paura e le diserzioni si moltiplicano. Il capo Wendel Hipler cerca di riorganizzarli ma senza successo. Le bande contadine furono isolate ed attaccate una alla volta dalle forze coalizzate dei principi e annientate. Le battaglie della disfatta contadina avvengono a Knighofen sul Tauber, in un posto che ancor oggi chiamato Schlachtholz bosco del massacro, e a Frankenhausen in Turingia. Uno dei capi della rivolta Thomas Mntzer fatto prigioniero. Sotto tortura, prima della decapitazione, urla: Omnia sint communia!. La battaglia contro legoismo e lavidit dei signori era stata uno dei motivi dominanti della sua teologia. A migliaia i contadini sono sterminati. A strage avvenuta Lutero in una lettera del 30 giugno 1525 scrive che se tra i contadini vi sono degli innocenti, Dio sapr ben proteggerli e salvarli se egli non li salva perch sono criminali! Esattamente come il Tuaz! Tuaz! Dieu fara la triada ! Tanto rimproverato al legato pontifici nel massacro di Bziers durante la guerra contro gli Albigesi. Sia i preti cattolici che i predicatori protestanti chiedono le teste dei contadini e dei loro capi. Si calcola che alla fine furono sterminati, in battaglia o sulla forca circa 100.000 contadini. Al solo Georg Truchsess von Waldburg si deve limpiccagione e la decapitazione e laccecamento di circa 12.000 contadini. Mancava al movimento contadino quella compattezza di cui aveva dato prova nella fase iniziale. Le truppe di Geyer non hanno scampo. Ben addestrati ma molto inferiori di numero i lanzichenecchi del battaglione nero vengono sconfitti dalla lega a Sulzdorf. I cavalieri cercano di radunare i sopravvissuti, circa seicento uomini per organizzare la difesa attorno al castello di Ingolstadt. Dopo una resistenza eroica lo Schwarze Haufen viene annientato. Florian Geyer riesce a sfuggire al massacro. Rifugiatosi dopo la disfatta, a Rimpar a nord di Wrzburg, viene assassinato il 9 giugno 1525 da un servitore del cugino Wilhelm von Grumbach. Geyer fu immediatamente sepolto in un bosco dal suo uccisore ed il posto rimasto a tuttoggi un segreto. La Lega Sveva vittoriosa marcia su Wrzburg. Georg Truchsess non ha difficolt ad espugnare la citt che diviene il centro della repressione. Il giorno in cui il Vescovo Corrado reintegrato con gran pompa nella sua residenza, 81 contadini vengono giustiziati. Centocinquanta persone, tra cui lo scultore Tilman Riemenschneider, antico borgomastro di Wrzburg, sono appese e torturate: restano esposti per una settimana. Inizia la

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La guerra dei contadini rappresaglia: la citt di Deiningen data alle fiamme con molti altri villaggi. I principi ed il clero invocano la repressione pi spietata. I capi dellOdenwald Haufen vengono decapitati. Wendel Hipler imprigionato a Rottweil morr lanno seguente. Georg Metzler,r riuscito a fuggire, si unir ad una banda davventurieri.

Florian Geyer Nella citt di Giebelstadt presso i resti del castello della famiglia Geyer si celebrano e ricordano le gesta del condottiero. Dal 1976 nei primi tre fine settimana di luglio migliaglia di spettatori assistono alle rievocazioni storiche in costume. http://www.florian-geyer-festspiele.de/ Il nome di Florian Geyer cavaliere fedele alla causa dei contadini viene eternato da artisti e poeti. Gerhart Hauptmann (1862-1946) scrittore e drammaturgo tedesco, premio nobel del 1912, scrisse nel 1896 lopera Florian Geyer. Die Tragdie des Bauernkriegs in fnf Akten mit einem Vorspiel dedicata al condottiero e alla rivolta dei contadini. Il Botho Luca Chor ha registrato cd e musicassette con musiche e canzoni originali del periodo tra cui la celebre Wir sind des Geyers Schwarzen Haufen http://www.landini-baumbach.de/test/mtm/shop/select.php? start=31&grp=10

Lottava divisione di cavalleria SS adott il nome di Florian Geyer. L 8 SS-Kavallerie Division Florian Geyer partecip alla campagna di Russia e fu distrutta durante lassedio di Budapest nel 1945. Il 12 febbraio del 1945 con la caduta di Budapest solo 170 sopravvissuti riescono a raggiungere le linee tedesche. Lultimo comandante della divisione SS-Brigadefhrer Joachim Rumohr si suicid per non cadere nelle mani dei russi.

Incisione del 1936 dellartista tedesco Georg Sluyterman von Langeweyde (www.geocities.com/stromerhannes/ ) che rappresenta un membro delle Haufen contadine. Da notare la bandiera con lo scarpone simbolo del Bundschuh e la mano con il segno del giuramento. La frase: Chi non sa morire per la libert pronto per la catena del poeta romantico G. A. Brger (1747 1794)

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La guerra dei contadini

Gi dallinizio del 16 secolo i contadini si erano riuniti sotto il simbolo della lega dello scarpone. Lo scarpone con legacci era il calzare delluomo comune., mentre i cavalieri e i ricchi borghesi delle citt indossavano scarpe con fibie. Il giuramento alla lega dello scarpone significava fedelt alla causa dei contadini. I Dodici Articoli Redatti tra il febbraio e marzo del 1525 dal pellicciaio di Memmingen Sebastian Lotzer con laiuto del predicatore locale Schappeler furono ad un tempo documento di protesta, programma di riforme e un manifesto politico. Il titolo originale era: Articoli fondamentali di diritto, con cui i contadini ed i servi reclamano contro le proprie autorit ecclesiastiche e mondane . Raccolsero circa trecento liste di doglianze sporte alla Lega Sveva. Ebbero una grande diffusione, nel volgere di due mesi furono stampati in venti edizioni. Nel 1526 furono oggetto di discussione alla dieta di Spira, intenta a prevenire future insurrezioni contadine. Articolo Primo Primo, umilmente noi chiediamo - secondo la volont e l'intendimento di noi tutti - che in futuro tutta la comunit goda dell'autorit piena di eleggersi e scegliersi il pastore; e che nostro sia anche il potere di deporlo qualora egli dovesse dimostrarsi indegno. Lo stesso pastore eletto deve predicarci il Santo Vangelo con purezza e chiarezza, senza l'aggiunta di insegnamenti o comandamenti umani. Giacch proclamarci di continuo la vera fede ci stimola a chiedere a Dio la Sua grazia, affinch Egli possa istillare e confermare in noi quella stessa vera fede. Giacch se la grazia di Dio non viene istillata in noi, sempre rimarremo carne ed ossa, cose prive di valore. La Scrittura dice chiaramente che possiamo arrivare a Dio solo per mezzo della vera fede e che possiamo essere salvati soltanto dalla Sua misericordia. Per questo abbiamo bisogno di una simile guida e di un simile pastore; la nostra richiesta si fonda dunque sulla Scrittura. Articolo Secondo Secondo, sebbene la vera decima sia ingiunta nel Vecchio Testamento ma sostituita nel Nuovo, pagheremo tuttavia volentieri la vera decima sul grano, ma ci deve essere fatto rettamente. Poich dovuta a Dio e da dividersi tra i Suoi servitori, essa spetta a un pastore che proclami chiaramente la Parola di Dio. Vogliamo che in futuro questa decima venga raccolta e ricevuta dal nostro sacrestano, che sar nominato dalla comunit tutta intera. Questi ne dar al prete eletto dalla comunit intera una porzione congrua e sufficiente per il sostentamento suo e dei suoi dipendenti, secondo il giudizio della comunit tutta: Il restante sar distribuito ai poveri bisognosi che si trovino presenti nello stesso villaggio, secondo le circostanze e il giudizio della comunit. Qualsiasi sopravanzo dovr essere conservato nel caso che diventi necessario andare in guerra per la difesa del paese; vi si dovr contribuire prelevando da questa eccedenza affinch nessuna tassa debba essere imposta sul povero. Nel caso che uno o pi villaggi abbiano alienato le decime perch spinti a ci dal bisogno, colui che pu dimostrarne l'acquisto dall'intero villaggio non dovr subire perdite. Giungeremo infatti con lui a un giusto accordo secondo le circostanze per riscattare la decima in rate convenevoli lungo un certo periodo. Nel caso che qualcuno abbia acquistato la decima non dal villaggio, ma dai suoi antenati che se ne erano appropriati, non vogliamo, non dobbiamo, n siamo pi a lungo obbligati a versargliela, bens unicamente, come detto sopra, a mantenere con la decima il nostro pastore eletto e raccogliere quindi il rimanente, oppure, come dice la Sacra Scrittura, distribuirlo ai bisognosi, siano essi chierici o laici. La piccola decima non la pagheremo affatto, poich il Signore Iddio ha creato il bestiame affinch sia liberamente usato dall'uomo, e la consideriamo pertanto una decima impropria, inventata dagli uomini, che non verseremo pi. Articolo Terzo Terzo, stato uso finora dei signori considerarci loro servi. Ci esecrabile, visto che Cristo versando il Suo prezioso sangue ci ha redenti e riscattati tutti, dal pecoraio fino al rango pi elevato, nessuno escluso. Pertanto dimostrato nelle Scritture che siamo liberi e desideriamo essere liberi. Non che desideriamo essere completamente liberi, n avere alcuna autorit, poich non questo che Dio ci insegna. Dobbiamo vivere secondo i comandamenti, non secondo la libera licenza della carne; ma dobbiamo amare Dio, riconoscere in Lui il nostro Signore nel prossimo, e fare tutto ci (come volentieri faremmo) che Dio ci ha comandato nell'Ultima Cena. Dunque dobbiamo vivere secondo il Suo comandamento; e questo comandamento non ci indica n ci insegna a disobbedire all'autorit, ma anzi a prostrarci davanti a tutti, e non solo a coloro che comandano. Noi quindi obbediamo di buon grado ai nostri governanti prescelti e designati (a noi designati da Dio) in ogni questione giusta e cristiana. E non dubitiamo che voi, da veri e genuini cristiani, sarete lieti di liberarci dalla servit, oppure dimostrarci sul Vangelo che siamo servi. Articolo Quarto Quarto, stato uso finora che a nessun povero fosse permesso di catturare selvaggina, volatili o pesci in acque correnti, il che ci appare assai ingiusto e contrario al buon vicinato, e per di pi egoista e contrario alla Parola di Dio. Vi sono luoghi dove i signori conservano la selvaggina con nostro enorme danno e patimento. Ci tocca sopportare che bestie dissennate divorino sfrenatamente e senza ragione i nostri raccolti (fatti crescere da Dio perch gli uomini se ne servano); sarebbe empio e contro ogni norma di buon vicinato tacere questo abuso. Quando infatti Dio nostro Signore cre l'uomo gli concesse il dominio su tutti gli animali, sugli uccelli, dell'aria e i pesci delle acque. Noi dunque chiediamo che se qualcuno ha delle acque egli debba provare con documenti adeguati che quell'acqua gli sia stata

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La guerra dei contadini volontariamente venduta. Nel qual caso non richiediamo che gli venga tolta con la forza; in nome dell'amore fraterno si dovr anzi dare prova di cristiana comprensione in questa faccenda. Ma chi non sia in grado di produrre prove conformi dovr cedere debitamente le acque alla comunit. Articolo Quinto Quinto, abbiamo una rimostranza riguardo al taglio della legna, poich i nostri signori si sono appropriati dei boschi, e quando il povero ha bisogno di legna deve pagarla un prezzo doppio. A nostro avviso i boschi tenuti dai signori, sia ecclesiastici che secolari, senza che questi ne abbiano fatto acquisto devono ritornare all'intera comunit. La comunit dovrebbe essere libera di consentire a tutti, ordinatamente, di usare gratuitamente quanto necessario per il fuoco domestico e di prendere altres gratuitamente il legname da costruzione quando necessario, pur dovendosene informare l'ufficiale eletto all'uopo dalla comunit. Qualora non vi siano altri boschi fuorch quelli debitamente comperati, si dovr raggiungere con il proprietario un accordo fraterno e cristiano; ma se la propriet era stata venduta in seguito ad un esproprio arbitrario verr raggiunto un accordo secondo le circostanze del caso e i precetti dell'amore fraterno e della Sacra Scrittura. Articolo Sesto Sesto il nostro oneroso gravame di servizi in lavoro, che quotidianamente si accrescono in quantit e variet. Chiediamo che si compia una giusta inchiesta e che cos aspri gravami non ci vengano imposti; che il nostro caso sia benignamente preso in considerazione sulla base dei servizi forniti dai nostri antenati, ma anche secondo il tenore della Parola di Dio. Articolo Settimo Settimo, non consentiremo in futuro ad alcun signore di opprimerci oltre. Ognuno invece condurr il proprio podere secondo le condizioni proprie alle quali gli stato affidato, cio secondo l'accordo tra il signore e il contadino. Il signore non potr imporgli altro, n sotto forma di servizi n sotto forma di tributi non compensati, affinch il contadino possa usare e godere in pace e libero da gravami quanto in suo possesso. Se per il signore richieder dei servizi, il contadino dovr servire di buon grado il suo signore prima di ogni altro, ma in tempi e giorni non svantaggiosi per il contadino, e dietro ricompensa confacente. Articolo Ottavo Ottavo, molti di noi che conducono un podere sono gravati dal fatto di non riuscire a pagare i canoni, motivo per cui molti contadini perdono la terra e vengono rovinati. I signori devono fare ispezionare i poderi da uomini degni di fede per stabilire un canone equo, affinch il contadino non debba lavorare in cambio di niente; giacch ogni lavoratore degno di essere retribuito. Articolo Nono Nono, siamo gravati nelle questioni di giurisdizione criminale, per le quali vengono fatte in continuazione nuove leggi. I castighi non ci vengono comminati in merito ai fatti, ma talora in grave malafede e talaltra con grande parzialit. A nostro avviso dovremmo essere puniti in base alle antiche leggi scritte e secondo le circostanze, non faziosamente. Articolo Decimo Decimo, siamo afflitti per il fatto che alcuni si sono impadroniti di prati o campi arabili che un tempo appartenevano alla comunit. Noi li restituiremo alla propriet comunale, salvo che siano stati debitamente acquistati. Se invece l'acquisto avvenuto impropriamente, si dovr raggiungere tra i contraenti un accordo amichevole e fraterno sulla base dei dati di fatto. Articolo Undecimo Undicesimo, vogliamo abolite completamente le tasse di successione per causa di morte. Non permetteremo che vedove ed orfani siano cos vergognosamente spogliati e derubati dei loro averi, contro Dio e contro l'onore, come avvenuto in molte localit e in vario modo. Ci hanno estorto e strappato quegli stessi beni che spetterebbe loro custodire e proteggere; e se avessero un minimo appiglio legale ci toglierebbero ogni cosa. Dio non lo tollera pi oltre; tutto ci sar abolito. D'ora in avanti nessuno sar pi obbligato a pagare alcunch, in nessuna misura. Conclusione Dodicesimo, nostra conclusione e risoluzione finale che, qualora uno o pi dei soprascritti articoli non risultasse in accordo con la Parola di Dio (cosa che non crediamo), dovr esserci dimostrato sulla Parola di Dio che essi non sono ammissibili e noi li abbandoneremo quando ci sar chiarito in base alla Scrittura. Se ora dovessero venirci concessi alcuni articoli che siano in seguito trovati ingiusti, essi da quel momento saranno considerati nulli e invalidi, privi di valore. Parimenti, se altri articoli si troveranno nelle Scritture che onestamente parlano di atti contrari a Dio e gravosi per i nostri simili, ci riserviamo di aggiungerli alle nostre risoluzioni. Ci eserciteremo e ci metteremo alla prova in tutta la dottrina cristiana, e pregheremo a tal fine il Signore Iddio; giacch Lui solo, e nessun altro, pu concedercela. La pace di Cristo sia con noi tutti Wir sind des Geyer schwarze Haufen Melodia di Fritz Sotke,1919 testo di Heinrich von Reder,1885 1.Wir sind des Geyers schwarze Haufen, 1. Noi siamo la schiera nera di Geyer, Hei a ho ho! Hei a ho ho! Und wollen mit Tyrannen raufen, E vogliamo annientare i tiranni, Hei a ho ho! Hei a ho ho! Refrain: |: Spie voran! Drauf und dran! Setzt aufs Klosterdach den roten Hahn! :| 2. Jetzt gilt es Schlo, Abtei und Stift, Refrain: : Lance avanti! Alte sopra! Incendiamo il tetto del Monastero!: 2. Non ci servono vescovi, preti e signori,

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La guerra dei contadini Hei a ho ho! Uns gilt nichts als die Heil'ge Schrift, Hei a ho ho! Refrain: 3. Wir woll'n's dem Herrn im Himmel klagen, Kyrieleis! Da wir die Pfaffen mg'n erschlagen, Kyrieleis! Refrain: 4. Als Adam grub und Eva spann, Kyrieleis! Wo war denn da der Edelmann? Kyrieleis! Refrain: 5. Des Edelmannes Tchterlein, Heia hoho! Wir schicken es in die Hll' hinein, Heia hoho! Refrain: 6. Uns fhrt der Florian Geyer an, Heia hoho! Den Bundschuh fhrt er in der Fahn', Heia hoho! 7. Bei Weinsberg setzt' es Brand und Stank, Heia hoho! Gar Mancher ber die Klinge sprang, Heia hoho! Refrain: 8. Geschlagen ziehen wir nach Haus, Heia hoho! Unsre Enkel fechten's besser aus, Heia hoho! Hei a ho ho! a noi basta la Sacra Scrittura Hei a ho ho! Refrain: 3. Nostro Signore in cielo preghiamo, Kyrei elison! (nelle litanie Signore, piet) di poter uccidere la pretaglia Kyrei elison! (nelle litanie Signore, piet) Refrain: 4. Se Adamo zappava ed Eva filava Kyrei elison! (nelle litanie Signore, piet) Dovera allora, l, il nobile? Kyrei elison! (nelle litanie Signore, piet) Refrain: 5. La figlia del nobile Heia hoho! Anche lei spediremo gi allinferno Heia hoho! Refrain: 6. Ci guida Florian Geyer Heia hoho! Con la bandiera della lega dello scarpone, Heia hoho! 7. Abbiamo messo Weinsberg a ferro e fuoco, Heia hoho! Quanti ne abbiamo passati a fil di spada, Heia hoho! Refrain: 8. Vinti siamo tornati a casa, Heia hoho! I nostri nipoti combatteranno meglio, Heia hoho!

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