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2 Forse ho fame e mi avvio alla mensa (universitaria?) poco distante. C una bella luce. Anche il locale luminoso, ricorda un p la mensa "dei poeti" di Bologna ma anche la caetteria dellUcam. La solita la coi vassoi dietro le pietanze. Al centro c un tipo che assomiglia a Gdel, anzi proprio Gdel! Sta studiando un roll di pollo, stringe il piatto senza decidersi. Resta cos per un bel p, per fortuna non crea ingorgo. Alla ne lo prende e si siede sul tavolo rosso in fondo. Mi siedo con lui. Ha alle spalle la parete e di fronte la sala che guarda ogni tanto. Io gli sono quasi di fronte, un p a destra, con la parete bianca davanti. Dopo una pausa, diciamo di cortesia, gli chiedo, con un p demozione, che cosa pensa del mio libro. Risponde calmo, quasi assente. Senza guardarmi. <<Non male. un buon libro, tutto sommato. Corregge diversi malintesi losoci intorno alla Logica, pur con uno scarso contenuto di Logica tecnica. C qualche sbavatura, ma quasi sempre le conclusioni sono corrette>>. Che sollievo (e che peccato sia solo un sogno...)! Mastico qualcosa per diversivo. Lui ha quasi nito il piattino dinsalata, lascia due fettine di pomodoro. Gli chiedo, mi preme farlo, di quella sua frase al convegno di Knigsberg che ritengo sbagliata. <<S. Vede, semplice: no al 34, grosso modo, si pensava che anche lAritmetica formale quella che Lei chiama PA - fosse categorica. Anche se la dimostrazione di unicit si riferiva a una Teoria dotata di uninduzione completa - che quindi includeva tutte le propriet esprimibili con linsiemistica (ingenua) - nessuno sospettava che una restrizione di tali propriet - in particolare a quelle formalizzabili nel Calcolo logico del primo ordine - potesse comportare lesistenza di modelli non isomor. Nemmeno Skolem lo ebbe chiaro prima degli esempi di Malcev>>. E ssa la sala, gomiti sul tavolo, mani rinchiuse a pugno sul mento. Dunque non mi inganno! Gli rispondo eccitato. <<Ah!!... E pensare che tutto deriva dal Suo teorema di completezza...>>. <<S, ma non certo una conseguenza diretta>> e si tocca gli occhiali. <<Allora lho detto male nel libro... non dunque che Le sia sfuggita linnumerabilit dellAritmetica integrale... Per...>> continuo <<non sembr paradossale la conclusione che per lAritmetica formale non valesse il teorema di completezza?>>. Una buona pausa. <<Suscit pi o meno lo scalpore che prevedevo suscitare...; paradossale non proprio: si pens, come era nellaria da un p di tempo, che il colpevole fosse il principio dinduzione, che esso nascondesse un criterio deduttivo capace dinvalidare lapplicabilit del teorema>>. <<Cio informale...>>, commento interrogativamente. <<S..., nelloriginaria accezione hilbertiana...>> e mi guarda. <<E dopo? Perch non ha mai corretto quellaermazione?>>. Mi guarda di nuovo; poi il roll sul tavolo, con unespressione di amara pacatezza. <<Beh, i fatti dimostravano che tutti si erano sbagliati, Hilbert in primis. Ma, come spesso succede, non si fece nessuna pubblica ammissione di colpa. N mi ritrovai a farla giusto io, giovane emergente e, inoltre, ben occupato con tuttaltra materia...>>. E si ssa con nuova intensit sul roll di pollo. <<Capisco, capisco... ma il guaio per i posteri che troppi niscono per idealizzare i personaggi importanti come Lei... Come se fossero perfetti, infallibili... come se non fossero stati anchessi degli uomini...>>. O dei ragazzi poco pi che ventenni, penso tra me. Gdel alza gli occhi sulla sala.

3 <<Pur di non ammettere che quella Sua frase possa essere scorretta>>, continuo, <<molti, moltissimi, continuano a ritenere che il teorema dincompletezza sia valido anche per lAritmetica integrale, cio quella chiamata usualmente del secondo ordine! Non pazzesco?!>>. << deplorevole>>, risponde con la solita emma, soermandosi ancora sul roll con unespressione neutra. Penso a come retticare il libro su questo punto e a cosaltro chiedergli, quando sopraggiunge un distinto signore, massiccio, vestito allantica, orologio sul taschino, barba e ba curati, occhietti vivacissimi dietro occhiali rotondi. Sorregge un vassoio e sta per sedersi accanto a Gdel, proprio di fronte a me. I suoi movimenti sono celeri, impavidi, quasi impazienti. <<Chi abbiamo qui oggi?>> e mi scruta senza pudore. Gdel risponde con un bisbiglio quasi disapprovatorio, sempre ssando la sala: <<Ragun...>>. <<Ah haah!!! Ragun! Bene, bene!!>>. La notizia lo eccita palesemente. Perch mai? Mi sento incomodo... Lascia il vassoio sul tavolo e, arettandosi, si allontana per prendere il sale. Mi si gela il sangue al pensiero di dover discutere con Poincar, tanto pi perch il suo tono esprimeva non solo curiosit, ma anche una punta di sda e beardaggine. Ritorna subito, si siede sistemandosi accuratamente la sedia e, cominciando a mangiare con appetito (ha preso un sacco di cose) parte senza indugio: <<Vediamo Ragun, nel paragrafo III.2 Lei aerma tranquillamente che la Teoria formale degli insiemi (TI ) eettivamente assiomatizzabile... posso chiederLe in base a quali argomenti?>>. Pausa prudente. <<Beh... in n dei conti i suoi assiomi sono decidibili e quindi... il suo criterio deduttivo pu essere adato ad una macchina...>>. Poincar mastica nervosamente tanto il cibo come la replica. Che non tarda. <<Allora mi spieghi perch questa macchina non pu essere simulata dallo stesso TI : non dovrebbe, questo Sistema, esser capace di rappresentare qualunque macchina?>>. Ci siamo, cominciano i guai. Qui c qualche profonda obiezione e su chi ha ragione e chi torto non ci saranno dubbi, purtroppo. <<Beh, in eetti... che il caso di TI un caso peculiare... che...>>. Poincar continua a masticare, mentre Gdel, allontanato denitamente il piatto di roll, seguita a contemplare il fondo della sala, quale rilassante panorama. <<...Forse bisognerebbe assumere come convenzione>>, continuo, <<che TI sia eettivamente assiomatizzabile, senza che sia richiesta la sua rappresentabilit in TI stesso...>>. Mi guarda sornione. Rettico: <<No, no, credo che sia meglio non denire aatto questa propriet per TI...; no? Mi aiuti Lei ad aggiustare le cose, per favore...>>. Poincar inlza qualcosa con la forchetta mentre risponde. <<Beh! Beh! Lei che ha voluto tirare in ballo una Teoria formale degli insiemi...>>. E dopo una bella masticata continua. <<Finch pretende conservarne la formalit non se ne pu venir fuori...>>. E inlza unoliva. <<Si potrebbe sorvolare su tale propriet per TI e poi...>>. Mi interrompe: <<Quando dice...>> pausa per masticare <<...quando parla della rappresentazione in TI di un Sistema matematico... che pu essere fedele, non fedele, totale, etc...>> e descrive cerchi con la forchetta <<non si riferisce forse ad un TI interpretato in un modello - diciamolo standard - in cui N linsieme dei numeri naturali standard e cos via?>>. <<Certo, in verit...>>.

4 <<Quando nella sua revisione semantica, propone che le Teorie matematiche debbano essere studiate (allo scopo di concludere o escludere cardinalit, formalit, decidibilit degli assiomi, etc.) mediante una rappresentazione in TI...>> e qui sorride ironicamente, <<...non intende forse un TI interpretato in tale modello standard ?>>. <<S! Infatti lo dico chiaro nellarticolo La logica matematica dopo Gdel (nota 4) anche se mi sfuggito di farlo nel libro...>>. <<Ed ecco che tutte le meravigliose classicazioni insiemistiche>> continua impietoso <<come formalit, numerabilit e, naturalmente, anche eettiva assiomatizzabilit (cito dal paragrafo III.3: i Sistemi non fedelmente rappresentabili in TI sono tutti e soli quelli i cui assiomi non sono eettivamente numerabili ) richiedono un TI interpretato in un opportuno modello (peraltro intrinsecamente ambiguo, come Lei stesso ammette) e dunque un criterio di tipo semantico, metamatematico>>. Fa una pausa per inghiottire. <<Tanti saluti alla formalit di TI !!!!>> e scuote la mano. <<S, vero... non ho mai nascosto, quando le ho capite - e riconosco che purtroppo non stato sempre - le dicolt intrinseche di TI... Tuttavia ho voluto provare a constatare...>>. Ma Poincar smette di ascoltarmi e si gira verso Gdel che non si mai schiodato dal ssare la sala con placida serenit. <<Allora?? Cosha quel roll? Perch non lo mangi?>>. <<Non mi va>> risponde tranquillo Gdel. Io, naturalmente, zittisco. Poincar replica spazientito. <<Non mi va! Non mi va! E allora perch lhai preso? Eh? Rispondi!>>. Silenzio glaciale. Poincar continua. <<Sempre la solita storia! La solita storia! Cosa c stavolta che non va in quel roll? Rispondi, per favore!>>. Gdel paziente: <<Te lho detto: non mi va>>. <<Non mi va, certo...! Non mi va! Kurt, quando cambierai? Eh? Coshai mangiato oggi? Niente, niente!>>. Gdel non si scompone e alterna la visione della sala con la supercie del tavolo. Altri attimi eterni. <<Non c nulla che non va in quel roll! Nulla!>> insiste Poincar asciugandosi la bocca. Nessuno, a parte Gdel, sa cosa guardare. Poincar continua con paternale durezza. <<Non avvelenato quel roll, lo puoi mangia...>>. <<Lo so che non avvelenato>> interrompe Gdel con un moto di leggera impazienza. <<E allora perch non lo mangi??>>. Silenzio prolungato. Gdel torna a distrarsi, placido, con la sala. Poincar espira verso di me. <<... Mi dica pure, continui...>>. Riprendo con lieve imbarazzo. <<Stavo dicendo che, pur consapevole dei problemi di TI, ho seguito il criterio di analizzare ci che consegue dalla sua mera considerazione...>>. <<E beh! Forse queste erano le sue intenzioni, ma diverse volte Lei si spinto ben oltre, mio caro!>> e sorride per commiserarmi. <<Lei, per esempio, ha voluto generalizzare il Metateorema di Church-Turing come una propriet di TI : nel paragrafo III.4 lo enuncia infatti come se TI coerente allora incompleto. Ma poi lo dimostra proprio tramite leettiva assiomatizzabilit di TI !>>. <<Accidenti...>> e resto di sasso. <<Accidenti, vero...>> ammetto amaramente.

5 <<Lei cos dimostra lincompletezza non di TI, ma di TI rappresentato in TI stesso. Un Sistema, certo, del tutto diverso, come Lei stesso aerma altrove. Daltronde la versione di Gdel pu essere letta come una formalizzazione di questo metateorema per PA e non per TI. Per TI, come Lei stesso osserva pi avanti, lincompletezza non pu che concludersi metamatematicamente>>. <<Ho esagerato>> sbotto rassegnato. << facile esagerare quando si considera una Teoria formale degli insiemi...>> osserva Poincar. <<Tuttavia...>> riprendo con le ossa un p rotte <<non c niente di male nel fatto di considerarla: dopotutto T I in grado di risolvere alcuni problemi, di formalizzare la correttezza e i modelli, di dimostrare lesistenza delle interpretazioni standard per le principali Teorie e...>>. <<Come li pu concludere standard ? Il TI formale non pu concludere che N lN standard !! Di nuovo, lo pu fare solo un TI interpretato nel modello standard !>>. Taccio. <<Che oltretutto, >>, continua <<nessuno sa davvero cosa sia...>>. Pausa riessiva. Gdel non sembra seguire, anche se nessuno potrebbe scommetterci. <<Tutti i problemi che TI risolve>> continua Poincar <<li risolve in tale interpretazione. Misteriosa. Dunque non pi una Teoria formale, non pi TI : equivale a una Teoria ingenua... Lei stesso dice nel paragrafo II.20>> e mi sorride <<che in realt cos che TI viene sempre usato>>. << vero, ha assolutamente ragione. E ammetto che, purtroppo, lho perso talvolta di vista nel libro>>. <<Tuttavia, sviste a parte,>> continuo dopo un p <<volevo rimarcare la mera comodit di considerare una Teoria insiemistica formale allo scopo di concludere le pi importanti limitazioni epistemologiche della Matematica, inclusa la stessa non necessit - o se preferisce chiamarla inutilit - di considerarla>>. <<Che ne diresti, Georg?>> chiede Poincar girandosi alla sua sinistra <<ti avrebbe fatto comodo?>>. Guardo alla mia destra. Seduto oltre due posti liberi c Cantor dinanzi a un vassoio in penombra! Non lavevo notato. Occhi scavati, carnagione olivastra, i suoi occhi vagano, incerti, su punti indenibili del sotto, della sala, del tavolo. Ha come unaria spaurita, ma sembra aver seguito per lo e per segno la conversazione. Ha infatti un moto di annuenza alle ultime parole di Poincar. <<Lui ha scoperto la potente Teoria degli insiemi...>> continua Poincar <<...della Teoria ingenua degli insiemi... Perch altra non c!!>>. Cantor fa un gesto nervoso. Dio mio, Cantor! Gli chiedo: <<Dottor Cantor, come reag quando seppe delle Teorie che formalizzavano la sua Teoria degli insiemi?>>. Esita alquanto prima di rispondere. <<Io studiavo...>> la sua voce roca <<...un ambito semantico, perch volevo capire i fondamenti delle Teorie...>>. <<Della Matematica>> puntualizza Poincar. <<S...>> continua Cantor <<...non mi interessavano altre Teorie astratte, prive di signicato, perch... avrebbe signicato ritornare alle...>>. <<Al punto di partenza>> interrompe Poincar. <<S...>> continua incerto Cantor <<.. alle discipline, al tipo di discipline che volevo chiarire...>>. <<Anche se si trattava di formalizzazioni della Sua stessa Teoria?>> chiedo sempre pi convinto.

6 <<S... perch....>> i suoi occhi vagano incerti <<...erano sempre Teorie astratte... reinterpretabili..., no?>>. <<Certo!>> risponde Poincar. <<Teorie che si possono concludere come formalizzazioni della Teoria ingenua degli insiemi solo... interpretandole in opportuni modelli! Che, a parte dessere oscuri, le rendono equivalenti, di fatto identiche, alla stessa Teoria ingenua. Il paradosso servito!>>. Cantor distoglie lo sguardo come per assentire. Sto per aprir bocca, ma inaspettatamente interviene Gdel. <<Una Teoria formale degli insiemi praticamente necessaria, comunque, per risolvere problemi come lindimostrabilit dellipotesi del continuo>>. Lungo silenzio. Cantor ha abbassato gli occhi sul tavolo. Poincar inspira lentamente e profondamente. Poi obietta: <<Beh, beh... io non direi che necessaria...>>. <<Praticamente necessaria>> insiste Gdel. <<Che signica praticamente?>>. <<Signica che altrimenti, senza il riferimento a una precisa schiera di assiomi formali, la metadimostrazione di tale indimostrabilit sarebbe oggi contestata da molti>>. <<Sarebbe contestata da quei molti che non capiscono la metadimostrazione!>> esclama Poincar. <<Ma non aatto facile, forse neanche possibile, capirla senza una completa assiomatizzazione>> osserva Gdel. <<Ci discutibile>> insiste Poincar. Gdel si risoerma sul fondo della sala senza apparente intenzione di ribattere. Cantor, visibilmente accigliato, cerca di pensare ad altro. Aspetto ancora un p eppoi riprendo. <<Secondo me>>, faccio conciliante <<TI risponde allesigenza naturale, quasi automatica, di unicare i concetti matematici; e i suoi stessi limiti costituiscono le pi ineccepibili metadimostrazioni circa il conne che separa il linguaggio sintattico da quello semantico>>. <<Secondo Lei...>> ironizza Poincar. <<Secondo me e secondo altri...>>. <<Che prediligete una visione piramidale della Scienza. Ma non c nessuna argomentazione puramente logica capace di rendere preferibile questa visione>>. Rietto un p. <<Probabilmente no... Potrei dire che la visione piramidale sia preferibile in quanto minimizza i concetti (che vengono considerati solo per la TI ); per, se poi ci si trova a disagio per via della nebulosit del suo modello da chiamare standard, ecco che... per esempio, sarebbe preferibile la visione, autonoma, del classico PA col suo spontaneo modello standard >>. <<Si nisce sempre per lavorare nel classico PA, caro Ragun...>> argomenta Poincar <<perch la domanda : esiste realmente unalternativa? Si pu davvero formalizzare linterpretazione standard dei numeri naturali a partire dallambiguo concetto semantico di insieme?>>. <<Beh, sulla carta s. Per esempio, il numero 2 potrebbe essere rappresentato da {,{}} (o da uninnit di altre possibilit come {{}})...>>. <<Ma questa soltanto unipocrita eleganza!! Nessuno intende davvero cos il numero 2!!>>. <<Sta di fatto che tutte le propriet standard possono rendersi in base a questa rappresentazione...>>. <<Ammettiamolo pure. Ma poi viene la domanda: linsiemista formale che ha cos denito 2, sopprimer in futuro il concetto di numero 2 per sostituirlo col concetto di insieme che contiene

7 linsieme che contiene linsieme che non contiene nulla? (Frase in cui, come se non bastasse, il concetto di insieme , per sua stessa ammissione, piuttosto incerto?)>>. <<No davvero>> ammetto sorridendo. <<Allora dov nita la lodata semplicazione concettuale cui prima si riferiva?>>. <<Ma certo, soltanto unutopia, uniperbole teorica! Nessuno pu nascondere che le unicazioni insiemistiche sono pur sempre un articio. Comunque...>>. <<Un ipocrita articio>> interrompe Poincar. <<Ma pur sempre eettive unicazioni>>. <<Teoriche, non eettive!>>. <<Teoriche, certo. Con eettive intendevo dire rigorose>>. <<Rigorose unicazioni di ambiguo signicato e discutibile (a parte che irrisoria) utilit. Quale dottore me le ha ordinate?>>. Sorrido di nuovo. <<Nessuno. Non ho mai detto che necessario... Nessuno lo potrebbe sostenere. Comunque volevo precisare che, come sapr, esiste una denizione insiemistica di numero ben superiore a quella di cui stavamo parlando: quella che denisce i numeri naturali come le cardinalit degli insiemi niti. Il numero 0 la prima cardinalit, cio la classe di equipotenza di tutti gli insiemi che non hanno elementi; e i successori vengono deniti tramite lordinamento delle cardinalit (par. II.12). la denizione giudicata immigliorabile>>. <<Gi! E che mi dice del concetto di ordinamento? Lo ritiene davvero precedente al concetto di numero?>>. <<Beh... e perch non potrebbe esserlo?>> chiedo dubbioso. <<Cosa si in grado di ordinare se non si hanno prima degli oggetti individuali, unitari?>>. <<Ma sulla carta non ci sono problemi per denire previamente in TI la relazione dordine minore di>>. <<Certo, sempre sulla carta! TI , per lappunto, un solidissimo castello di carte, in onore del quale>>, continua Poincar con sarcasmo, <<dovrei sacricare - sempre idealmente sintende - lautonomia di ogni disciplina che, poveretta, ha un modello del tutto trasparente!>>. << tutto in teoria, chiaro:>> rispondo bonario <<non solo nessuno lo pretende, ma nessuno lo fa! E comunque, a proposito della trasparenza di certi modelli, proprio dalla nebulosit di TI discende che molti modelli che ci sembrano assolutamente trasparenti in verit non lo sono pi allora di considerare propriet sempre pi astratte...>>. <<Ma questo si pu concludere anche senza TI ! Si pu concludere metamatematicamente>>. <<Certo... In fondo si conclude sempre metamatematicamente. Cambia solo il modo>>. <<Gi...>> sussurra Poincar guardando il piatto vuoto di fronte a s. Poi riprende. <<Il nostro caro Georg se ha vuelto loco per capire i fondamenti... E cap tante, tante cose... che non avrebbe potuto capire in nessuna Teoria formale... Tante cose che qualche geniale bourbakista vorrebbe adesso attribuire alla Teoria formale degli insiemi...>>. <<Il bourbakismo ormai fuori moda, per fortuna...>>. <<Ma limbecillit mai...>>, sentenzia serio Poincar. Sorrido. <<Daccordo. Ma non bisogna dimenticare che in questi argomenti facile, almeno per i comuni mortali, perdere la bussola e confondersi...>>. <<E allora si occupino daltro!>>. <<Gi... solo che non sempre facile accorgersi dei propri limiti... Comunque>>, continuo sollevando gli occhi <<la ringrazio molto per le sue critiche che mi permetteranno lennesima rettica...>>.

8 <<Di nulla, stato un piacere...>>. <<... e lennesima illusione di aver denitivamente perfezionato la mia opera>>. <<Lopera perfetta non esiste, mio caro; e un libro quando si termina, si termina. Non ha senso continuare a retticarlo!>>. <<Forse potrei invece... raccontare questa piacevole conversazione?>>. <<Forse potrebbe!!>>. <<Beh, ci prover!>>. <<Beviamoci su!>>. Sono apparsi dei bicchierini di Pisco Queirolo nelle nostre mani, tranne che in Gdel (dovrei dire naturalmente?). Brindiamo in tre, mentre Gdel non si scongela dal suo tranquillo rimirare. <<E Hilbert?>> chiedo di colpo, chiss perch. <<Hilbert?>> chiede Poincar girandosi verso Gdel. Poi continua: <<Credo che qualche volta mangi allAcoser 1 >>. Gdel annuisce. <<Cosa pensa che direbbe in questa conversazione?>>. <<Oh, beh! Parlare di lui come parlare dellinsondabile...>>. <<Cio?>>. <<Cio... Sospetto che non gli sia mai andata gi la storia dellincompletezza...>>. Gdel ha un movimento. <<In che senso?>>. <<Nel senso che considera - e a ragione - di essere stato frainteso. Daltra parte bisogna dire che un po c rimasto male...>> continua Poincar. <<Da che?>>. <<Dallincompletezza, suvvia! Non se laspettava... ora fa il superiore e non parla pi di queste cose... forse ci evita>>. <<S ma... che ore saranno? Come mai la sveglia non ha gi suonato? Vuoi vedere che ho sbagliato a puntarla?>>. Cerco con la mano la mia vecchia Psion serie 3 sul comodino: appena la soro suona. Mi sarei svegliato se non lavessi puntata? Bel paradosso! E inoltre: cosa non andava in quel roll? Murcia, 1 ottobre 2013

1 Compagnia

del gas di Bologna, la cui mensa (era?)

convenzionata con luniversit.

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