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Argomentazione
L'argomentazione un ragionamento situato. un ragionamento nel senso che consiste nell'inferire, da enunciati che fanno da premessa, un enunciato che costituisce una conclusione. situato perch si argomenta solo entro un determinato contesto, costituito da interlocutori, saperi, premesse esplicite o implicite, credenze accettate o comunque riconosciute. A differenza di quanto avviene nella logica formale, nel ragionamento argomentativo le premesse non sono vere. Sono solo assunte come vere da chi sviluppa il ragionamento e/o da chi lo ascolta e lo valuta. Il valore di verit di quanto affermato nelle premesse dipende dal livello di credenza sia di chi enuncia che di chi ascolta e valuta l'argomentazione.
Argomentazione e dimostrazione
Dicendo "ogni A B, ogni B C, x un A, allora x un C" si sviluppato un ragionamento dimostrativo. Non si argomentato: si ragionato senza contesto, senza una semantica riferita ad un mondo reale, usando la capacit di condurre inferenze, codificata dalla logica attraverso schemi e regole consolidati. Se invece si afferma: "Aldo amico di Barnaba, Barnaba amico di Carlo, allora Aldo amico di Carlo" si articola un ragionamento formalmente simile, ma sostanzialmente diverso. Questo ragionamento, propriamente un'argomentazione, si sviluppa assumendo la premessa generale che "gli amici degli amici sono amici tra loro". Tale premessa non vale sempre, n per lo pi. Argomentare significa quindi ragionare in un contesto probabile e non certo, partendo da premesse accettate ma non necessariamente vere, rivolgendosi ad interlocutori situati, cio portatori di credenze, principi, assunti che possono divergere dai propri e da quelli di altri interlocutori. Anche per questo alcuni studiosi utilizzano il termine "logica informale" per designare l'argomentazione. Si pu riassumere la differenza tra ragionamento dimostrativo e ragionamento argomentativo seguendo lo schema seguente:
Dimostrazione Impersonale Indipendente dal tempo e dallo spazio Situata nel tempo e nello spazio Valida sempre e per tutti Incontrovertibile Superfluit di un'ulteriore dimostrazione Fondata su assiomi Vale il principio del terzo escluso Carattere di verit logica, valida sempre e ovunque Evidenza e necessit Brevit e semplicit Usa un linguaggio che pu essere anche artificiale, simbolico Indifferente rispetto al destinatario Non negoziabilit Implica la possibilit di un calcolo, anche meccanico Esclude la possibilit di accrescimento dell'adesione Definitiva e ultimativa Personale Dipendente dal tempo e dallo spazio Vincolata al qui ed ora Valida nella situazione in cui proposta Sempre rivedibile Opportunit dell'accumulo Fondata su opinioni presupposizioni, precedenti Non vale il principio del terzo escluso Carattere valutativo, tipico della giustificazione della ragionevolezza di una scelta Verosimiglianza, plausibilit, probabilit Ampiezza e ornamento Usa un linguaggio naturale Argomentazione
Postula un uditorio determinato Negoziabilit delle conclusioni Implica comunicazione, dialogo, discussione, controversia Ammette gradi di adesione diversa Comporta decisioni modificabili, in caso di intervento di nuovi fattori o mutamenti nelle valutazioni
Argomentazione
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Giudicata in base a criteri di rilevanza, di forza o debolezza Mira all'adesione; volta all'azione, immediata o eventuale
(adattamento di A.Cattani, Forme dell'argomentare. Il ragionamento tra logica e retorica, Padova, GB edizioni 1990, pp.2223).
Argomentazione e incertezza
Argomentare significa ragionare in un contesto di incertezza. Come scrissero Chaim Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca nel 1958, in un testo che rilanci lo studio dell'argomentazione nel Novecento, grande l'importanza che continua ad assumere il verosimile e il probabile nel determinare le nostre scelte: sebbene nessuno possa negare che la capacit di deliberare e argomentare sia un segno distintivo dell'essere ragionevole, lo studio dei mezzi di prova utilizzati per ottenere l'adesione stato completamente trascurato, negli ultimi tre secoli, dai logici e dai teorici della conoscenza. Ci si deve a quanto vi di non costrittivo negli argomenti sviluppati a sostegno d'una tesi. La natura stessa dell'argomentazione e della deliberazione s'oppone alla necessit e all'evidenza, perch non si delibera dove la soluzione necessaria, n si argomenta contro l'evidenza. Il campo dell'argomentazione quello del verosimile, del probabile, nella misura in cui quest'ultimo sfugge alle certezze del calcolo.[1]
Argomentazione e filosofia
Argomentare non solo una procedura razionale per stabilire delle conclusioni in contesti di incertezza, per persuadere razionalmente un uditorio e stabilire un consenso in presenza di posizioni diverse. L'argomentare il modo stesso con cui agisce la filosofia. La filosofia, infatti, discussione razionale sui fondamentali. Siano essi principi etici, strutture ontologiche, valori politici, condizioni di pensabilit, la filosofia riflette su tali fondamentali cercando di coglierne le implicazioni e le relazioni, immaginando mondi in cui essi agiscono e criticando mondi e modi in cui vengono disattesi.
Argomentazione Da Platone in poi per lungo tempo si chiamer "dialettica" l'esercizio del ragionare argomentativo sui fondamentali. Secondo Platone solo la filosofia svolge questa attivit. Le discipline "scientifiche", come diremmo oggi, accettano i principi da cui esse partono senza discuterli; cos facendo, per Platone, nello studio dell'essere procedono come sognando e non riescono a scorgerlo con perfetta lucidit finch lasciano immobili le ipotesi di cui si servono, essendo incapaci di renderne ragione. Chi accetta come principio una cosa che ignora e se ne vale per intessere conclusioni e passaggi intermedi, cosa potr mai fare per trasformare una simile convenzione in scienza? Nulla, rispose. Ebbene, dissi io, il metodo dialettico il solo a procedere per questa via, eliminando le ipotesi, verso il principio stesso, per confermare le proprie conclusioni; e pian piano trae e guida in alto l'occhio dell'anima.[4] Aristotele non fa che precisare e articolare meglio questa intuizione platonica. Per lo Stagirita scopo della dialettica mettere alla prova una tesi[5], conoscere e saggiare le opinioni degli uomini[6] e, infine, come in Platone, saggiare il valore epistemologico dei principi da cui parte ogni scienza. Scrive infatti Aristotele nei Topici: (Lo studio della dialettica) utile altres rispetto agli elementi primi riguardanti ciascuna scienza. Partendo infatti dai principi propri della scienza in esame, impossibile dire alcunch intorno ai principi stessi, poich essi sono i primi tra tutti gli elementi, ed cos necessario penetrarli attraverso gli elementi fondati sull'opinione (ndoxa), che riguardano ciascun oggetto. Questa peraltro l'attivit propria della dialettica, o comunque quella che pi le si addice: essendo infatti impiegata nell'indagine, essa indirizza verso i principi di tutte le scienze.[7] Aristotelicamente definita, la dialettica cruciale per saggiare la tenuta dei principi primi di ogni scienza: ma non una scienza, poich procede per interrogazioni e si serve di premesse concesse dall'avversario, senza la garanzia che esse siano vere e adeguate per una dimostrazione. Aristotele ribadisce anche un altro aspetto dell'argomentare, una sorta di sua "doppia natura". La dialettica si riferisce anche agli elementi che appaiono accettabili a tutti, oppure alla grande maggioranza, oppure ai sapienti, e tra questi o a tutti, o alla grande maggioranza, o a quelli oltremodo noti e illustri."[8] Cos, se ben condotte, usano la stessa strategia tanto la discussione razionale sui principi, propria della filosofia, quanto la discussione ordinaria su argomenti di interesse limitato.
Argomentazione e scienza
Verso la fine degli anni cinquanta del secolo scorso anche la riflessione sulla scienza ha attraversato una fase di profonda revisione. Esauritasi la spinta di matrice neopositivista, appare in difficolt il modello che cerca un metodo nella scienza. La riflessione di Quine sulla circolarit tra analitico e sintetico (I due dogmi dell'empirismo, 1951), il libro di Hanson sulla teoreticit dell'osservazione (I modelli della scoperta scientifica, 1958), ma soprattutto La struttura delle rivoluzioni scientifiche di Kuhn (1962 -1970), aprono la strada ad una prospettiva diversa. Centrale la nozione di paradigma. Costituito dalle nozioni di base con cui si articola una scienza, esso consiste in una visione del mondo, storicamente determinata e condivisa da una comunit di scienziati, in grado di fissare la lista dei problemi verso cui indirizzare la ricerca, di fornire le tecniche e le strategie di base per la soluzione di tali problemi, di determinare le procedure di verifica sperimentale e di impostare la formazione dei futuri scienziati. Fare scienza riprodurre il paradigma, mostrare che funziona, normalizzare i problemi risolvendoli al suo interno. Ma certe anomalie non si risolvono, anzi crescono. in questa fase che nascono discussioni e rotture tra sostenitori di diverse teorie, alcune interne al paradigma, altre esterne, e da questo travaglio prima o poi emerge un corpus teorico che si candida a sostituirsi al paradigma precedente, determinandone uno nuovo. accaduto cos nel passaggio dalla fisica aristotelica a quella galileiana, dal sistema tolemaico a quello copernicano, dalla teoria del flogisto alla chimica di Lavoisier, dalla fisica classica a quella di Galilei. Qui nasce il ricorso all'argomentazione. Non solo nella filosofia ma anche nella scienza il cambiamento paradigmatico richiede il ricorso al ragionamento argomentativo. Solo cos possibile sospendere i principi e immaginarne di diversi.
Argomentazione Sondare le conseguenze di queste intuizioni, valutarne la portata, calcolarne i rischi e le possibilit, giustificare ci che ne deriva: cos gli scienziati argomentano nei passaggi paradigmatici. Lo hanno fatto Galileo contro i suoi avversari aristotelici, Newton per giustificare la forza di attrazione gravitazionale, Darwin nei confronti del fissismo e del creazionismo biologico Ogni significativa variazione paradigmatica, entro una data disciplina scientifica, consistita nel ricorso all'argomentare sui fondamentali di quella disciplina, mostrando che potevano cambiare generando nuove prospettive di ricerca, o producendo delle sintesi insospettabili.
Teorie dell'argomentazione
Durante la lunga stagione della retorica antica e medievale, lo studio dell'argomentazione stato parte integrante della formazione culturale superiore. Nel trivio (grammatica, retorica e dialettica) introdotto da Capella nel IV secolo e poi stabilizzato con Boezio e Isidoro di Siviglia nel VI secolo) le artes sermocinales richiedevano una conoscenza non solo linguistica ma retorica e logica, una capacit di analisi dei problemi e una tecnica di svolgimento della disputa filosofica (la quaestio) in cui la strategia argomentativa era parte decisiva. Per molte ragioni il periodo moderno espunge la dialettica dal campo di formazione del buon pensatore, riducendo sempre pi la grammatica a logica, almeno a partire dalla Logica di Port-Royal. La svolta cartesiana della filosofia moderna non fa che accentuare questa cattiva fama della dialettica e della retorica, ormai accomunata da un unico destino di vaghezza e oscura incertezza conoscitiva, per lasciare il campo alla scienza e in particolare al metodo analitico e dimostrativo proprio delle discipline matematiche. L'interesse moderno per l'argomentazione rinasce con il lavoro di C. Perelman e L. Olbrechts-Tyteca, che recupera in chiave moderna gran parte della tradizione argomentativa classica. A questo approccio si affianca la teoria degli argomenti di Toulmin, volta a ricostruire lo schema di giustificazione di una tesi. Anche gli studi di Grize rientrano in questa ripresa di interesse, affiancata da quella che nel mondo anglosassone si chiama Informal Logic, rappresentata da Blair e Johnson, Groarke, Woods e Gilbert. Vanno ricordati gli studi di logica dialogica di Lorenzen, quelli di dialettica, in particolare riferita alle fallacie, di Hamblin, la logica interrogativa di Hintikka e la logica conversazionale di Grice. Un forte impulso allo studio moderno dell'argomentazione viene dalla Pragma-dialettica di van Eemeren e Grootendorst e dalla pragmatica normativa di Habermas e Apel.
Argomentazione Le fallacie sono modi di ragionare errati, perch si parte da premesse false, oppure perch si adottano delle inferenze scorrette, oppure perch si producono a sostengo delle proprie tesi argomenti irrilevanti dal punto di vista razionale. Ci non toglie ampiezza alla diffusione delle fallacie: non sempre si vuole far leva sulla razionalit dell'interlocutore. Talvolta pi semplice puntare sulle emozioni o pi efficace ricorrere all'inganno. In questo ambito propriamente retorico si consuma molta parte della comunicazione contemporanea.
Argomentazione Argomento di Ad humanitatem:argomento che rimanda a una sorta di uditorio universale, attraverso il ricorso a un quantificatore universale (tutti, nessuno, chiunque, ogni ecc.). Luniversalit potrebbe essere solo una pretesa. Si replica a questo argomento verificando (con un controesempio) leffettiva applicabilit del quantificatore universale e il significato dei termini utilizzati.
Argomentazione tuttavia, la maggiore semplicit di unipotesi o di una spiegazione rispetto a unaltra non significa di per s che tale ipotesi pi semplice sia vera e quella pi difficile sia per ci stesso falsa. Argomento di Coerenza degli effetti: questo argomento mostra che, in presenza di una causa comune, gli effetti da essa prodotti non possono divergere. La stessa causa, si sostiene, non pu produrre effetti contraddittori.
Argomentazione
Fallacie deduttive
Le fallacie deduttive sono errori nel ragionamento prodotti da un'inferenza errata, cio dalla violazione di una regola logica. In senso pi generale tra le fallacie deduttive si possono classificare anche gli errori di definizione, cio le fallacie prodotte da una cattiva definizione dei termini, che si trascina nel ragionamento producendo l'errore nella conclusione. Sono fallacie di questo tipo: Fallacie sillogistiche Fallacia di affermazione del conseguente Fallacia di negazione dell'antecedente Fallacia di autocontraddittoriet
Fallacie di definizione
Definizione troppo ampia Fallacia di definizione troppo stretta Fallacia di definizione oscura Fallacia di definizione circolare (circulus in definiendo, o diallellon) Fallacia di definizione autocontraddittoria
Fallacie pseudo-deduttive
Le fallacie pseudo-deduttive sono errori nel ragionamento di ambito genericamente logico, dovuti a una cattiva organizzazione del materiale inferenziale, ad un uso scorretto degli operatori logici, ad una semplificazione eccessiva degli elementi probatori, a una cattiva distribuzione dei predicati. Sono fallacie di questo tipo: Fallacia di falsa disgiunzione Fallacia di falso dilemma Fallacia di ad ignorantiam Fallacia di domanda composta (plurium interrogatio) Fallacia di questione complessa Fallacia di conclusione irrilevante (ignoratio elenchi) Fallacia di composizione Fallacia di distinzione 1 Fallacia di uomo di paglia Fallacia di assenza di explanandum
Fallacie a priori
Le fallacie apriori sono prodotte pi dal tipo di premesse assunte che dal tipo di inferenza adottata. Sono fallacie relative ad un quadro di valori, credenze, principi, gerarchie, spiegazioni... che si pretende accettate dall'uditorio mentre non lo sono. Tra queste fallacie si possono annoverare anche quelle legate alla cattiva spiegazione di problemi o alla cattiva interpretazione dei termini, un modo diverso per affermare lo stesso errore, cio ritenere valido un principio (esplicativo o interpretativo) mentre non lo o non lo per tutti. Sono fallacie di questo tipo: Fallacia di petizione di principio (circulus in probando, diallellus) Fallacia di regresso all'infinito Fallacia di transitus de genere ad genus Fallacia di fallacia d'accidente Fallacia di falsa etimologia Fallacia di explanans ad hoc
Argomentazione Fallacia di explanandum minato Fallacie di interpretazione Fallacia di anfibolia Fallacia di accento Fallacia di linguaggio pregiudizievole Fallacia di espressione prevalente sul contenuto
Fallacie a posteriori
Le fallacie aposteriori sono relative ad un uso indebito di dati, fatti, situazioni impropriamente considerate rappresentative, cause ed effetti individuati per illustrare nessi o per fornire delle spiegazioni. Sono fallacie di questo tipo: Fallacia di generalizzazione indebita (a dicto secundum quid, ad dictum simpliciter) Fallacia di generalizzazione indebita (enumeratio imperfecta, ab uno descendet omne) Fallacia di esempio non rappresentativo Fallacia d'accidente converso Fallacia di controevidenza
Fallacia di esclusione Fallacie causali Fallacia di correlazione casuale (post hoc ergo propter hoc) Fallacia di effetti congiunti Fallacia di irrilevanza causale Fallacia di causa complessa Fallacia di causa errata (non causa pro causa) Fallacia di inversione causale Fallacia di appello alle conseguenze negative (pendio sdrucciolevole) Fallacia di explanans non controllabile
Fallacie strutturali
Le fallacie strutturali sono prodotte da una forzatura nel cercare corrispondenze di struttura tra ambiti, problemi, processi, fatti... diversi Sono fallacie di questo tipo: Fallacia di falsa analogia
Fallacie pragmatiche
Le fallacie pragmatiche nascono dalla forzatura che si opera nel collegare l'argomento proposto con il soggetto che lo sostiene, o lo confuta. Si eccede nel collegare detto e atto, eludendo la giustificazione razionale che dovrebbe essere data, o impedendo che essa si manifesti appieno. Sono fallacie di questo tipo: Fallacia di argumentum ad baculum Fallacia di argumentum ad verecundiam Fallacia di argumentum ad misericordiam Fallacia di argumentum ad judicium Fallacia di argumentum ad populum Fallacia di argumentum ad personam: abusivo, circostanziale, tu quoque
Fallacia di ridicolo
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Note
[1] , Chaim Perelman, Lucie Olbrechts-Tyteca, Trait de l'argumentation. La nouvelle rhtorique, PUF, Paris, 1958; trad. it. Trattato dell'argomentazione. La nuova retorica. Torino, Einaudi, 1966 [2] Chaim Perelman C., Argomentazione, in "Enciclopedia Einaudi", Einaudi, Torino 1977, vol. 1, p. 791). [3] Toulmin S. E., Knowing and Acting. An Invitation to Philosophy, New York, Macmillan, 1976, p. 89. [4] Platone, Repubblica VII, 531c-534a [5] Topici, VIII, 159, 161 [6] Topici, I, 101 a [7] Aristotele, Topici, I, 101 [8] Aristotele, Topici I, 100b [9] Logon Didonai, Dizionario di Logica e Argomentazione.
Bibliografia
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Sitografia
Riviste tematiche Argumentation Informal Logic Argumentation and Advocacy Argumentation, Rhetoric, Interpretation Argumentation et Analyse du Discours DIOGENE Filosofare oggi Fallacy Files
Associazioni di teoria dell'argomentazione ERGO - Associazione italiana di teoria dell'argomentazione ISSA International Society for the Study of Argumentation OSSA Ontario Society for the Study of Argumentation IADA - International Assoication for Dialogue Analysis IDEA international debate education association IASC International Association fot the Study of Controverses
CRARR Centre for Research in Reasoning, Argumentation & Rhetoric ADARR Analyse du Discourse, Argumentation et Rhtorique GRAL Groupe de Recherche en Rhtorique et en Argumentation Linguistique
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