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“La Chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità
civile. Anzi, essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente
acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità
della sua testimonianza” (Concilio Vaticano II, gaudium et spes)
SOMMARIO
Introduzione p.2
Dossier a cura di
Radio Città Aperta
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Introduzione
“I diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella
natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al
Creatore”. Questa è la tesi del messaggio che Papa Ratzinger ha inviato al convegno
dei neocons italiani organizzato il 15 ottobre scorso a Norcia dal Presidente del
Senato Marcello Pera.
In queste poche parole c’è materia sufficiente non solo per una vasta e intransigente
battaglia politica e culturale nel nostro paese contro l’ingerenza del Vaticano, ma
anche per suonare l’allarme rispetto all’involuzione regressiva e reazionaria in
corso nella politica e nella società.
Esiste però un altro fattore che pesa in questa vicenda. Che il Vaticano curi i suoi
affari può essere in qualche modo comprensibile. Che la politica, il governo e
l’economia del paese se ne rendano subalterni è un processo in corso che va
fermato….senza “se” e senza “ma”.
“Dobbiamo radicalizzare lo scontro con la sinistra sui temi più tipicamente cattolici.
Dobbiamo far capire che siamo noi i più vicini alla Chiesa, noi gli unici
interlocutori”. E’ questo uno dei parametri con cui Berlusconi intende affrontare la
prossima campagna elettorale soffiando sul fuoco di uno scontro frontale con la
sinistra e il mondo progressista ed entrando in competizione con Pierferdinando
Casini, attuale Presidente della Camera, ritenuto da mons. Fisichella (rettore
dell’università Lateranense) “chiaro esempio di politico cattolico, sostenuto da
coscienza cristiana che offre a tutti noi un chiaro esempio di fede del bene comune”.
La scelta di campo di un potere forte come il Vaticano a sostegno di un governo
reazionario come quello Berlusconi è ormai evidente anche agli occhi dei semplici.
Ma la sinistra, come reagisce?
Dentro la coalizione del centro-sinistra convivono posizioni diverse. Alla solidità dei
partiti che si rifanno all’esperienza democristiana fa da sponda una ambiguità dei
partiti della sinistra che continua a confondere i credenti con un potere forte come il
Vaticano, ritenendo che sia necessario assumere gli interessi del secondo per fare
propri i consensi dei primi.
Ci sono in questo due errori clamorosi.
a) Il primo sopravaluta quantitativamente e qualitativamente il peso dei
sostenitori del Vaticano. Solo il 21% della popolazione italiana infatti è
praticante e frequenta la Messa domenicale (con punte del 30%). La metà
sono ultracinquantenni e il 43% ha un livello di istruzione basso. I più umili e
gli anziani meritano tutto il rispetto perché sono più facilmente
strumentalizzabili e influenzabili. Non a caso il Vaticano si è dotato della
teologia per discutere con ristrette èlite e della dottrina per condizionare i
semplici. Ma accettare questo parametro e porsi la questione in termini di
“questi votano come dice il vescovo oppure sulle proprie convinzioni”,
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significa negarsi ad ogni ambizione di emancipazione sociale e culturale del
paese
b) Il secondo errore è quello che consegna la giusta battaglia per la revisione del
Concordato e per la riaffermazione del carattere laico dello Stato, solo al
Partito Radicale – recentemente entrato nella coalizione al fianco dello SDI–
cioè ad un partito portatore di contenuti antagonisti a quelli della sinistra sulle
questioni della pace e della guerra, dell’economia, della politica estera. Per
questo riteniamo che la sinistra abbia bisogno urgentemente di dosi massicce
di ri/Costituente che recuperi un intero patrimonio di alterità e opposizione
all’ingerenza del Vaticano sulla vita politica, culturale, economica e sociale
del nostro paese.
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PAGHEREMO CARO… MA PAGHEREMO TUTTI?
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APSA E IOR. I PILASTRI ECONOMICI E FINANZIARI DEL VATICANO
Analizziamo ora , le specifiche entità economiche che rappresentano lo Stato del
Vaticano, e su cui si basa la gestione economica e finanziaria della Santa Sede. Sono
quattro, ben distinte, con funzioni diverse tra loro. La prima è l’APSA, ovvero l’
amministrazione che gestisce il patrimonio della Sede Apostolica . In pratica è la banca
centrale del Vaticano, essa svolge funzioni di tesoreria e gestisce gli stipendi dello stato.
Ufficialmente il patrimonio che l’APSA gestirebbe si aggira sui 700/ 800 milioni di euro, ma
la cifra non sarebbe completa visto che il Vaticano non è in grado a tutt’oggi di sapere a
quanto ammontano i suoi possedimenti e le sue enormi proprietà immobiliari, pur avendo
avviato una verifica nel 2001, ma che stranamente, non è mai giunta ad una conclusione.
Tra i suoi compiti c’è anche quello di coniare moneta, lo fa dal 1998 ,quando la UE gli
permise di emettere denaro per valore di 670 mila euro, con la possibilità inoltre, di
poterne stampare altri 210 mila in occasioni di Concili Ecumenici e anni santi. Gli altri
due uffici sono il Governatorato dello Stato Vaticano e la Prefettura degli Affari Economici,
uffici che si occupano tra le altre cose di verificare il bilancio consultivo anno per anno,
parliamo di entrate ed uscite, come per il bilancio consultivo riguardante la tutela del
patrimonio artistico del 2004, dove si legge: “l’esercizio si è chiuso con un risultato positivo
di euro 5.371.194,00. sostenuto per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico
della santa sede e per sostenere in parte radio vaticana”. Tutto questo è stato possibile,
ma il bilancio non lo dice, grazie al versamento dell’8 per mille , e va aggiunto che la cifra
in questione è solo una parte, perché il resto del denaro è stato versato dallo Stato
italiano con fondi pubblici, e servizi gratuiti. Tornando al patrimonio , quello immobiliare ha
chiuso il 2003 con un avanzo di 22,4 milioni di euro, contro i 19,1 dell’anno precedente.
Ma la struttura più attiva nel panorama economico-finanziario , della Santa Sede, è la
banca vaticana per eccellenza: lo IOR La suddetta banca, opera in assoluta libertà e
senza responsabilità alcuna nei confronti degli altri tre uffici economici. Amministra un
patrimonio di 5 miliardi di euro (anche se la cifra tende ad aumentare anno per anno),
garantendo ai suoi clienti un tasso del 12%, annuo e con il solo scopo, (solo sulla carta) di
far fruttare i patrimoni, immobiliari e finanziari della chiesa per opere di bene. L’istituto
intrattiene rapporti valutari e creditizi con clienti e banche straniere, gioca in borsa, investe
e raccoglie capitali. E’ una banca molto particolare e interessa soprattutto a quei clienti
che vogliono far passare inosservati i loro movimenti di capitali. Lo IOR è il centro di una
organizzazione mondiale di banche sotto il diretto controllo del Vaticano. Tra le altre cose,
non è soggetta a controlli internazionali, come il meccanismo di trasferimento di denaro e
fondi, non è soggetta a nessuna legge anti-riciclaggio e non incorre in nessuna sanzione,
né penale né amministrativa, questo gli consente di movimentare somme di denaro
sconosciute agli uffici tributari di tutto il mondo Diversa invece, la situazione per le altre
nazioni che incorrerebbero loro sì, in sanzioni qualora venissero trovate a violare le leggi
internazionali sulla movimentazione e sul riciclaggio di denaro. Inoltre “batte” sul proprio
territorio l’euro come moneta, riuscendo stranamente ad eludere i controlli della UE e
della Banca Centrale Europea. Questo permette allo Stato del Vaticano di muovere grandi
somme di denaro, senza per questo pagare nessun tipo di interesse, inerente al costo del
denaro.
La gestione “allegra”, ha visto lo IOR finire in una miriade di inchieste giudiziarie , la più
nota e controversa fu quella del Crack del Banco Ambrosiano, ma la lista delle sue
collaborazioni è molto più lunga. Negli anni ha intrattenuto rapporti per nulla occulti con
la massoneria , collaborato con politici italiani ed esteri e di fatto ha deviato e re-
interpretato a suo favore leggi economico-finanziarie. Ha avuto rapporti con la mafia e
servizi segreti non deviati, come del resto hanno appurato le varie inchieste giudiziarie che
si sono succedute negli anni. Mentre si sa tutto o quasi su chi ha avuto rapporti con lo IOR
, questo non vale per le cifre raccolte ed investite dalla banca della Santa Sede che
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risultano a tutt’oggi un mistero. Le finalità principali dello IOR sono gli affari innanzi tutto ,
come dimostrano tra l’altro le vicende di quattro condomini , siti in Roma e Frascati, che lo
IOR a cavallo del 2002 e il 2003 ha venduto alla società Marine Investimenti sud, all’epoca
di proprietà al 90% della Finnat fiduciaria di Giampietro Nattino. Che ricopriva la carica di
laico nella Prefettura degli Affari Economici del Vaticano. La stranezza della vicenda sta
nel fatto che il pagamento del canone di affitto continua ad essere pagato allo IOR, dove
compare come Ocrot ed è l’acronimo di Officia Pro Caritatis Religioniaque Operibus
Tutandis e che opera grazie ad un codice fiscale italiano. Rimanendo sulle finalità dello
IOR, non dobbiamo dimenticarci degli aumenti di locazioni degli appartamenti di sua
proprietà, che hanno subìto nell’ultimo anno aumenti del 240%.
Come nel caso specifico del sig. Franco Lattughi che si è visto aumentare l’affitto da 610
euro a 2100 euro. Questo perché i lavori di ristrutturazione ,che il sig.Lattughi aveva fatto
negli anni (tra l’altro dovevano essere a spese del proprietario) avevano fatto salire il
prezzo dell’immobile. Questo riguarda anche gli sfratti, che da qualche anno sono
aumentati in modo esponenziale, visto l’interesse da parte di società di investimento ed
immobiliari straniere (citiamo la Carlyle che negli ultimi tempi si sta muovendo in questo
settore) ad acquistare gli immobili della Santa Sede.
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La partecipazione sindacata di Mittel , unitamente a quella detenuta a titolo di usufrutto su
azioni , la cui nuda proprietà appartiene all’istituto per le opere di religione (IOR) ammonta
al 0,753% del capitale sociale votante. Questo dimostra in un quadro puramente
economico, la strategia di reperimento capitali ed investimento dello IOR e consolida
sempre più l’idea di una banca interessata al semplice profitto che alle sole opere di
bene.
Vi è anche una certa impossibilità e difficoltà nel reperire dati sulle società finanziarie ed
immobiliari che intrattengono rapporti con la banca della Santa Sede. Ciò anche per il
fiorire di società “fantasma” create apposta , come azione di disturbo sia per il mercato
finanziario che per le autorità giudiziarie e tributarie, qualora decidessero di indagare per
capire a monte, chi detenga il reale potere di controllo. Il meccanismo dello scatole cinesi
Quello che invece è noto , è il passaggio del controllo e del comando, sulle isole Cayman,
(noto paradiso fiscale ) dalla diocesi giamaicana del cardinale Adam Joseph Maida
membro del collegio di vigilanza dello IOR ad una diretta gestione dello Stato Vaticano.
Lo IOR , a differenza delle altre banche , non emette libretti di assegni intestati. Chi li
desidera deve appoggiarsi alla Banca di Roma, (gruppo Capitalia) convenzionata con
l’istituto Vaticano. C’è poi un'altra anomalia, come quella di poter aprire il conto in valute
diverse quali dollari, euro, ecc, circostanza questa inedita rispetto alle altre banche. Vanta
investimenti di miliardi di euro, con operazioni finanziarie sulle monete forti come il dollaro,
yen, ed euro dimostrando un’efficienza di tutto rispetto anche in momenti di difficile
stabilità economica. Questo grazie al fatto che non paga nessuna tassa e nessun
interesse. La sua unicità è quella di trarre profitti sempre e ovunque, grazie alla sua
particolare disposizione geografica e soprattutto diplomatica, che gli consente di
movimentare enormi cifre, con la scusa che queste servono per opere di bene.
In sintesi , la somma di cinque miliardi di euro, amministrata dallo IOR appare infondata,
se non altro partendo dal fatto che i guadagni incassati dall’istituto sono a tutto oggi
segreti.
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riesce a mantenere l’alto introito della Chiesa Cattolica. Il comma 3 dell’art. 21 della legge
testè citata infatti prevede che in caso di mancata scelta da parte dei contribuenti, la
destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.
Insomma se su cento cittadini, novanta non si esprimono (per vari motivi) e solo otto
firmano per la Chiesa Cattolica, l’80% della quota andrà proprio al Vaticano. Se poi si
optasse per lo Stato, anche in quel caso il denaro andrebbe alla Santa Sede, visto che lo
Stato convoglia le somme raccolte verso le opere assistenziali, in larghissima parte gestite
dallo Stato Vaticano. Si arriva cosi a cifre quintuplicate in anni che vanno dal 1990 al 2003,
e incamerati dalla Chiesa Cattolica, con la promessa di farne un uso primario per le
persone bisognose.
Vediamo nel dettaglio come vengono ripartiti i soldi dei contribuenti. Il 77% serve per
mantenere lo status quo della Città del Vaticano, un 42% per gli stipendi dei prelati, il
rimanente viene diviso tra lavori di restauro ( a questo proposito è di solito lo Stato italiano
che paga) di edifici di proprietà delle diocesi, un fondo per la cultura, fondi per case
canoniche delle parrocchie del sud Italia e in ultimo , molto in ultimo, per spese di carità.
Segnaliamo che “solo” i soldi dell’8 per mille vengono destinati se pur in minima parte alle
opere di carità, mentre nulla arriva dai fondi e dagli interessi maturati dallo IOR, questi
infatti sono tenuti segreti e sono rivolti a ben altri scopi. Insomma il Vaticano incamera
per sé tutto il denaro possibile , destinando solo le briciole ai bisognosi.
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dimenticare l’Istituto S. Gabriele di Roma, che viene trasformato in case con piscina e
giardino, un pizzico di uffici e un centro commerciale di 2000 metri quadri? Oppure l’ex
convento di suore francesi sulla via Camilluccia, sempre a Roma, trasformato in abitazioni
di lusso?
Ma la lista degli immobili è molto lunga, basti pensare alle proprietà dislocate nelle varie
zone riguardanti il centro della città che, da Campo de’ Fiori si estendono fino a
Trastevere, oppure le grandi enclavi come di S. Maria Maggiore e di S.Giovanni. Senza
dimenticare aere urbane di pregio, come via Condotti, piazza di Spagna, tutta la zona che
parte da via Nazionale e si estende sino al Colosseo. Oppure da via Merulana a viale
Manzoni, dove ci sono una fetta non indifferente di proprietà immobiliari. Ebbene grazie
alla legge di dispensa del pagamento dell’ICI, le trasformazioni di destinazione d’uso
continueranno, anzi tenderanno ad aumentare. La cifra che i cittadini italiani dovranno
sobbarcarsi nel prossimo futuro, si aggira per difetto tra i 400/ 700 milioni di euro l’anno
(stime dell’ANCI) e solo nella città di Roma, si arriva a cifre sopra i 35 milioni di euro.
Senza dimenticare poi tutti quei comuni “ricchi” di proprietà immobiliari del Vaticano, che
dovranno necessariamente aumentare le tasse, a scapito di tutti i cittadini per riuscire a
far quadrare i conti. L’anomalia di questa legge, oltre che nel merito sta anche nella
legittimità, ovvero: due sentenze della Corte di Cassazione, hanno decretato che “il
beneficio dell’esenzione dall’ICI, non spetta in relazione agli immobili appartenenti ad un
ente ecclesiastico che siamo destinati allo svolgimento di attività oggettivamente
commerciali”. In parole povere, se gli istituti religiosi vogliono gestire un albergo ( di fatto
già accade) DEVONO pagare l’ICI , perché tale attività è di natura commerciale e non
destinata a finalità religiose. Siamo di fronte alla chiara incostituzionalità della legge.
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viene proposto una sola volta , il giorno dell’iscrizione e non viene poi detto che si può
revocare in qualsiasi momento. Inoltre, con la riforma Moratti, la religione entra di
prepotenza tra le materie “ufficiali” e curricolari. In conclusione , ci troviamo di fronte ad
una ingerenza economica di uno stato sovrano nei confronti di un altro, che dal lontano
1929, contribuisce a rendere sempre più povero. Anzi per l’esattezza, ci troviamo di fronte
ad un buco nero, che continua ad aumentare sempre più coinvolgendo tutti i cittadini .
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frazioni e complessi abitativi situati a Roma Nord, in una porzione di territorio al cui centro
sorgono gli impianti radiotrasmettitori della Radio Vaticana.
Questi impianti occupano una superficie di circa 425 ettari che gode del privilegio della
extraterritorialità, grazie alla legge n. 680 del 13 giugno 1952 che ha ratificato l’accordo tra
lo Stato Italiano e la Santa Sede dell’8 ottobre 1951.
Si tratta di 58 antenne alte quasi 100 metri che irradiano trasmissioni radiofoniche ad
elevatissima potenza, utilizzando numerose frequenze in onde medie e onde corte, verso
l’intero globo terrestre senza l’ausilio di ponti-radio, ma sfruttando il rimbalzo della
ionosfera.
Le emissioni di Radio Vaticana sono caratterizzate da copertura circolare con
caratteristiche fortemente direzionali (elevati guadagni d’antenna) e utilizzano potenze di
trasmissione dell’ordine di centinaia di migliaia di watt, sia in onde medie che in onde
corte, che determinano essenzialmente l’elevato fondo elettromagnetico delle zone intorno
agli impianti.
Queste trasmissioni disturbano altri segnali radiofonici e radiotelevisivi e provocano
interferenze elettromagnetiche su alcuni apparecchi domestici quali citofoni e telefoni.
Disturbi sempre dovuti ad emissioni elettromagnetiche vengono costantemente rilevate su
protesi acustiche, cancelli automatici, strumentazioni elettroniche delle autovetture,
addirittura termosifoni e profilati in metallo. In corrispondenza di Cesano si sono verificate
interferenze sull’elettronica di controllo dei treni che percorrono la ferrovia ad alto
scorrimento, effetto quest’ultimo ufficialmente confermato dalle Ferrovie dello Stato.
Per limitare i disturbi e le interferenze, ma soprattutto per tutelare la salute dei cittadini
sottoposti a questo tipo di emissioni, lo Stato Italiano è intervenuto stabilendo dei limiti ben
precisi: per quanto riguarda i sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisioni, sono
in vigore attualmente i limiti posti dal Decreto Ministeriale del 10 settembre 1998, n.381:
“Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza
compatibili con la salute umana”.
Tale decreto, che regola le emissioni dei campi generati nell’intervallo di frequenza fra 100
kHz e 300 GHz, prevede, nel secondo comma dell’art. 4 “… in corrispondenza di edifici
adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore non devono essere superati i seguenti
valori, indipendentemente dalla frequenza, mediati su un’area equivalente alla sezione
verticale del corpo umano e su qualsiasi intervallo di sei minuti: 6 Volt / metro per il campo
elettrico, 0,016 A/metro per il campo magnetico intesi come valori efficaci, e per frequenze
comprese tra 3 Mhz e 300 Ghz, 0,10 elevato a 2 per la densità di potenza dell’onda piana
equivalente”.
Una campagna di rilevazioni, effettuata tra aprile e ottobre del 1999 contenuta nella
“Relazione conclusiva sulla caratterizzazione elettromagnetica del sito di Radio
Vaticana”, a cura della Regione Lazio – Dipartimento Ambiente e Protezione Civile, e
pubblicata l’ 8 novembre 1999, ha accertato che nelle zone circostanti l’impianto di radio
vaticana si è riscontrato in diverse circostanze il superamento dei 6 Volt / metro previsto
dal Decreto Ministeriale: superamento confermato a più riprese negli anni successivi da
ulteriori rilevazioni, che misero in evidenza anche la consistente entità di questi
“sforamenti”, che in alcuni casi consistevano nel raggiungimento di quasi 12 Volt / metro,
in pratica il doppio dei limiti previsti dalla legge italiana.
Questo elevatissimo fondo elettromagnetico nei territori adiacenti l’impianto di Radio
Vaticana, oltre a causare disturbi, interferenze e malfunzionamento delle apparecchiature
elettriche, determina anche una conseguenza infinitamente più grave: un concreto rischio
di tumori e leucemie infantili.
L’allarme sanitario fu lanciato a metà degli anni ’80 dall’allora medico di zona, che aveva
riscontrato in tutto il territorio interessato dalle emissioni un aumento inspiegabile di
decessi causati da malattie neoplastiche, con particolare riferimento proprio alle leucemie
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infantili. La percentuale di morti per tumori era di gran lunga superiore a quella del resto
del Lazio e di tutta Italia.
La prima indagine epidemiologica, messa a punto dall’Osservatorio Epidemiologico della
Regione Lazio sui casi di mortalità per leucemia nella popolazione adulta( “Indagine
epidemiologica tra i residenti in prossimità della Stazione Radio Vaticana di Roma,
1987/1995” ), rileva che …”nei maschi la mortalità per leucemia nell’entro i 3 km. risulta
significativamente maggiore dell’atteso. …è stato riscontrato un eccesso di mortalità per
leucemia nella popolazione adulta residente fino ai 4 km. dagli impianti; tale eccesso è
stato riscontrato sia nell’analisi geografica che nello studio caso – controllo”.
Nei primi giorni di marzo 2001 sono stati resi noti i risultati di una nuova indagine
epidemiologica, svolta dall’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio ( “Mortalità per leucemia
nella popolazione adulta ed incidenza di leucemia infantile in un’area caratterizzata
dalla presenza di un sito di emissioni di radio frequenze – Cesano, Olgiata, La
Storta, Osteria Nuova, Santa Maria di Galeria, Anguillara e Formello”).
In questa indagine, che oltre alla popolazione adulta prendeva in considerazione anche i
residenti da 0 a 14 anni, vengono messi in evidenza i dati, rilevati nel periodo 1987/1999,
di leucemia infantile registrati a Roma con quelli diagnosticati nelle zone a ridosso
dell’emittente: il risultato è che a Cesano e dintorni il rischio di contrarre la leucemia è
notevolmente più alto rispetto a Roma.
L’indagine ha anche evidenziato il fatto che, aumentando la distanza dall’impianto di Radio
Vaticana, diminuiscono le percentuali di casi di leucemia registrati: l’eccesso di incidenza
della malattia osservato risulta pari a circa tre volte l’incidenza di casi attesi entro 0 – 4 km
dalla stazione radio, e comunque più alto dell’atteso fino a 6 km di distanza.
Altro dato significativo: secondo alcune statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità sulle
cause di mortalità in Italia nel 1994, in tutto il Lazio, su 759.506 bambini in età compresa
tra 0 e 14 anni, si sono registrati 24 decessi causati da leucemia: uno ogni 31.646. Nel
corso del 2000, nella zona di Cesano e dell’Olgiata, su una popolazione infantile ( 0 – 14
anni ) di circa 6000 individui, è stato registrato il decesso per leucemia di due bambini,
ossia uno ogni 3000.
La pericolosità delle emissioni elettromagnetiche che insistono sul territorio in prossimità
delle antenne di Radio Vaticana è evidenziata anche dalla stessa Santa Sede: in una
raccomandata datata 26 ottobre 1987, indirizzata dal “Pontificium Collegium Germanicum
et Hungaricum” al mezzadro che curava un podere situato nei pressi dell’impianto, si
afferma:”Nel lontano 1957, a cui risale l’intesa fra la Santa Sede ed il nostro collegio,
nessuno poteva immaginare questo dirompente sviluppo e questa dinamica estensione
dell’attività della Radio Vaticana… Nel frattempo, furono installate due grandi antenne
rotanti, ed una per onde medie con quattro tralicci di una impressionante intensità di
trasmissione. In breve tempo sarà, notevolmente, aumentata anche l’intensità della
stazione trasmittente, installata nella vicinanza del vostro casale. A quanto si è sentito,
seguiranno forse ulteriori installazioni di nuove antenne, per poter soddisfare le esigenze
della Radio Vaticana. Tutto questo porta con se costruzioni di nuove strade, posa in opera
di nuovi cavi sotterranei e condutture elettriche in aria che traversano ed intersecano il
terreno, ostacolando il nostro lavoro di agricoltori, e rendono l’attività svolta anche
pericolosa, per le radiazioni emesse. Quest’ultimo campo è ancora poco conosciuto… Una
legislazione in merito è ancora mancante… Gli specialisti raccomandano prudenza,
vietano l’accesso a chi porta apparecchi speciali per il cuore”.
La lettera, inviata per sciogliere il contratto di mezzadria, dimostra che già nel 1987 fosse
ben nota la pericolosità degli impianti di S. Maria di Galeria, e fosse nota proprio al
Vaticano.
A seguito della denuncia delle ASL ed agli esposti dei cittadini, i primi di settembre del
1999 si apre una inchiesta dalla Procura della Repubblica di Roma, che a febbraio del
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2000 ha portato il procuratore Amendola ad aprire un procedimento penale nei confronti di
tre dirigenti di Radio Vaticana, accusati di “Getto pericoloso di cose” ai sensi dell’art. 674
del Codice Penale.
A questo procedimento se ne affianca un altro: il 26 marzo 2001, in seguito ad una
denuncia da parte di un comitato di cittadini la Procura della Repubblica, viene aperto un
fascicolo di indagine in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo plurimo, nel tentativo di
stabilire un nesso causale tra la potenza delle emissioni dei ripetitori di Radio Vaticana e
l’elevatissima incidenza di mortalità per leucemia e tumori segnalata dalle indagini
epidemiologiche.
Il Vaticano si difende invocando il difetto di giurisdizione, e avanzando la richiesta di
archiviazione ai sensi dell’art. 11 dei Patti Lateranensi.
In un primo momento la magistratura italiana dà ragione a Radio Vaticana: il 19 febbraio
2002: il giudice Andrea Calabria decreta il non luogo a procedere per difetto di
giurisdizione nei confronti di Roberto Tucci, Pasquale Borgomeo e Costantino Pacifici, i
responsabili di Radio Vaticana sotto accusa. La motivazione della sentenza fa riferimento
proprio all’articolo 11 dei Patti Lateranensi, che assicurano agli enti centrali della Santa
Sede l’esenzione da ogni ingerenza da parte dello Stato Italiano.
Da segnalare le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, che alla notizia
della sentenza si dichiarò soddisfatto per la conclusione della vicenda.
Ma la Corte di Cassazione, interpellata dal ricorso della Procura e delle parti civili, riapre il
processo, fondando la decisione sul fatto che, pur essendo il territorio dove sorgono le
antenne effettivamente territorio estero, le emissioni vanno ad insistere sul territorio
italiano, generando effetti a danno di cittadini italiani.
Il processo per getto pericoloso di cose riparte, e il 9 maggio 2005 si giunge alla sentenza
di primo grado: condanna a dieci giorni di reclusione per padre Pasquale Borgomeo,
direttore generale di Radio Vaticana, e per il cardinale Roberto Tucci, presidente del
comitato di gestione, e disposizione di risarcimenti per le parti civili.
La sentenza del giudice Luisa Martone conferma quindi che Radio Vaticana ha più volte
superato i limiti precauzionali nelle emissioni di onde elettromagnetiche, causando
interferenze nelle apparecchiature elettriche e causando molestie ai cittadini residenti nelle
zone limitrofe.
Il giorno successivo alla sentenza, la direzione di Radio Vaticana dichiara di esprimere
rincrescimento per il fatto che le sue posizioni non siano state riconosciute valide, e si
riserva di impugnare la sentenza in appello.
Per quel che riguarda il processo per omicidio colposo plurimo, la situazione è in fase di
stallo: a dicembre 2005 scade il termine di due anni previsti per effettuare le indagini
epidemiologiche necessarie ad istruire il procedimento. Vista l’impossibilità di portare a
termine le perizie e le indagini entro questa data, il GIP ha rimandato gli atti alla Procura,
che ha chiesto l’archiviazione .
Le parti civili e le parti offese hanno presentato opposizione, inoltrando varie memorie
arricchite da nuovi elementi. Si attende la convocazione di una udienza, presumibilmente
entro il 2005, per discutere sia della richiesta di archiviazione che delle opposizioni.
Qualora venisse respinta la richiesta della Procura, dovrebbero partire le indagini
epidemiologiche, già stabilite.
Resta un solo aspetto, per completare questo pur breve resoconto della vicenda: quello
istituzionale, ossia l’atteggiamento delle istituzioni nei confronti del problema.
A parte la dichiarazione del Ministro Matteoli prima citata, utile a comprendere
l’atteggiamento di riluttanza dell’attuale governo a porsi in contrasto col Vaticano, bisogna
dire che neanche il precedente governo di centro – sinistra si è impegnato più di tanto per
risolvere il problema rappresentato dalle antenne di S. Maria di Galeria: problema, è utile
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ricordarlo, che andava a gravare sulle spalle di cittadini italiani, residenti su territorio
italiano.
Dopo una petizione popolare presentata a Camera e Senato nel 2000, sono state
presentate alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati due risoluzioni, che
impegnavano il Governo a porre in atto tutte le misure possibili per tutelare i cittadini
residenti nell’area interessata dalle emissioni delle antenne.
Il 28 settembre del 2000 si è aperto un tavolo di trattative diplomatiche fra lo Stato Italiano
e la Santa Sede, in seguito alla disponibilità del Vaticano di diminuire le emissioni:
disponibilità puramente teorica, visto che dopo aver dichiarato di aver abbassato la
potenza di uno dei ripetitori a partire dal 1° febbraio 2001, successivi monitoraggi e
rilevazioni hanno accertato valori di campo magnetico tre volte superiori ai limiti consentiti.
In quelle settimane della primavera 2001, le istituzioni italiane sembravano essersi rese
conto della gravità del problema: l’allora ministro dell’ambiente Willer Bordon annunciava
l’intenzione di ripristinare forzatamente la legalità, ingiungendo all’Enel di sospendere la
fornitura di energia elettrica agli impianti della radio. L’intervento del Presidente del
Consiglio Giuliano Amato impedì l’attuazione di questa ordinanza, ottenendo in cambio
l’impegno da parte della commissione bilaterale Stato – Santa Sede di definire in tempi
brevi la vicenda.
Il 18 maggio 2001 la commissione concludeva una intesa che prevedeva il rientro nei limiti
di legge delle emissioni a partire dal primo settembre, e stabiliva lo spostamento di parte
delle trasmissioni su un impianto preso in affitto nella Francia Meridionale, naturalmente a
spese dello Stato Italiano.
Determinazioni, queste, rimaste lettera morta, in quanto misurazioni effettuate dai Comitati
di cittadini in date successive al 31 agosto 2001 indicavano un campo magnetico di
potenza doppia rispetto ai limiti di 6 Volt / metro consentiti dalla legge italiana.
Questo per quel che riguarda il Governo nazionale: ma anche il Comune di Roma e la
Regione Lazio, nel corso degli anni, non hanno mai realmente assunto una posizione
netta e decisa, ne tantomeno assunto decisioni significative.
Per non parlare dell’atteggiamento di rappresentanti istituzionali al limite dello
sconcertante: esempio estremo il professor Veronesi, ex Ministro della Sanità e oncologo
di fama internazionale, che anche recentemente ha minimizzato il rischio di tumori in
seguito all’esposizione a campi elettromagnetici.
Ci sarebbero molte altre testimonianze per evidenziare la clamorosa assenza delle
istituzioni nella vicenda dell’impianto di Radio Vaticana di S. Maria di Galeria: assenza
evidentemente dovuta alla difficoltà a porsi in contrasto con la Santa Sede, anche in un
caso evidente di lesioni e privazioni di diritti subite da cittadini italiani.
I Comitati che negli anni si sono formati e si sono opposti a questo enorme abuso da parte
del Vaticano (l’esistenza del reato commesso è sempre stata sotto gli occhi di tutti ),
hanno lottato praticamente da soli, spesso contro tutto e tutti.
E la sentenza di condanna, emessa da un tribunale italiano nei confronti di Radio Vaticana
all’interno del processo per “getto pericoloso di cose”, pur se in primo grado, e pur se
prettamente simbolica, è di fondamentale importanza: per la prima volta sono stati posti in
primo piano i diritti dei cittadini italiani nei confronti di quello che è, andando oltre la
valenza religiosa e lo strapotere politico, uno stato estero.
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