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Pagheremo caro…ma pagheremo tutti?

IL VATICANO NON DA’ UNA MANO

“La Chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità
civile. Anzi, essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente
acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità
della sua testimonianza” (Concilio Vaticano II, gaudium et spes)

SOMMARIO

Introduzione p.2

Pagheremo caro… ma pagheremo tutti? p.4

APSA e IOR. Pilastri economici e finanziari del Vaticano p.5

Il particolare ruolo della Mittel SpA p.6

L’inganno dell’Otto per mille p.7

L’esenzione dal pagamento dell’ICI p.8

Quanto costa l’ora di religione? P.9

Radio Vaticana: una radio al di sopra della legge p.11

Dossier a cura di
Radio Città Aperta

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Introduzione

“I diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella
natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al
Creatore”. Questa è la tesi del messaggio che Papa Ratzinger ha inviato al convegno
dei neocons italiani organizzato il 15 ottobre scorso a Norcia dal Presidente del
Senato Marcello Pera.
In queste poche parole c’è materia sufficiente non solo per una vasta e intransigente
battaglia politica e culturale nel nostro paese contro l’ingerenza del Vaticano, ma
anche per suonare l’allarme rispetto all’involuzione regressiva e reazionaria in
corso nella politica e nella società.
Esiste però un altro fattore che pesa in questa vicenda. Che il Vaticano curi i suoi
affari può essere in qualche modo comprensibile. Che la politica, il governo e
l’economia del paese se ne rendano subalterni è un processo in corso che va
fermato….senza “se” e senza “ma”.
“Dobbiamo radicalizzare lo scontro con la sinistra sui temi più tipicamente cattolici.
Dobbiamo far capire che siamo noi i più vicini alla Chiesa, noi gli unici
interlocutori”. E’ questo uno dei parametri con cui Berlusconi intende affrontare la
prossima campagna elettorale soffiando sul fuoco di uno scontro frontale con la
sinistra e il mondo progressista ed entrando in competizione con Pierferdinando
Casini, attuale Presidente della Camera, ritenuto da mons. Fisichella (rettore
dell’università Lateranense) “chiaro esempio di politico cattolico, sostenuto da
coscienza cristiana che offre a tutti noi un chiaro esempio di fede del bene comune”.
La scelta di campo di un potere forte come il Vaticano a sostegno di un governo
reazionario come quello Berlusconi è ormai evidente anche agli occhi dei semplici.
Ma la sinistra, come reagisce?
Dentro la coalizione del centro-sinistra convivono posizioni diverse. Alla solidità dei
partiti che si rifanno all’esperienza democristiana fa da sponda una ambiguità dei
partiti della sinistra che continua a confondere i credenti con un potere forte come il
Vaticano, ritenendo che sia necessario assumere gli interessi del secondo per fare
propri i consensi dei primi.
Ci sono in questo due errori clamorosi.
a) Il primo sopravaluta quantitativamente e qualitativamente il peso dei
sostenitori del Vaticano. Solo il 21% della popolazione italiana infatti è
praticante e frequenta la Messa domenicale (con punte del 30%). La metà
sono ultracinquantenni e il 43% ha un livello di istruzione basso. I più umili e
gli anziani meritano tutto il rispetto perché sono più facilmente
strumentalizzabili e influenzabili. Non a caso il Vaticano si è dotato della
teologia per discutere con ristrette èlite e della dottrina per condizionare i
semplici. Ma accettare questo parametro e porsi la questione in termini di
“questi votano come dice il vescovo oppure sulle proprie convinzioni”,

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significa negarsi ad ogni ambizione di emancipazione sociale e culturale del
paese
b) Il secondo errore è quello che consegna la giusta battaglia per la revisione del
Concordato e per la riaffermazione del carattere laico dello Stato, solo al
Partito Radicale – recentemente entrato nella coalizione al fianco dello SDI–
cioè ad un partito portatore di contenuti antagonisti a quelli della sinistra sulle
questioni della pace e della guerra, dell’economia, della politica estera. Per
questo riteniamo che la sinistra abbia bisogno urgentemente di dosi massicce
di ri/Costituente che recuperi un intero patrimonio di alterità e opposizione
all’ingerenza del Vaticano sulla vita politica, culturale, economica e sociale
del nostro paese.

Esiste dunque rischio di confondere il Vaticano con i credenti. Denunciare le pesanti


responsabilità del primo non significa offendere i secondi, al contrario significa
riconsegnarli ad una cittadinanza consapevole e autonoma come quella che solo uno
Stato laico può assicurare. Si tratta dunque di perseguire un obiettivo minimo
(l’ateismo appartiene infatti al “regno della libertà”) che la sinistra può e deve
tornare ad impugnare con forza prima, durante e dopo la prossima campagna
elettorale.
Devaticanizzare il paese significa rimettere le cose al proprio posto. Di fronte
all’offensiva clericale e reazionaria della destra e alle capitolazioni della sinistra sul
terreno della laicità, occorre creare una polarizzazione politica e culturale che
riequilibri la situazione.
Alla battaglia tesa a impedire misure regressive sui diritti civili e delle donne,
abbiamo voluto affiancare la denuncia documentata degli immensi privilegi di cui è
tornato a godere il Vaticano, delle violazioni legali che commette a danni di un
criterio obiettivo (e non divino) di giustizia, dei crescenti costi che impone ad una
società che da tredici anni subisce tagli ai servizi, ai salari, ai diritti in nome del
“risanamento economico e della competitività”. Riteniamo questo un diritto/dovere
al quale non ci siamo sentiti di sottrarci. In questo abbiamo deciso di essere
“egreferenti”. Questa parola – di origine francese e caratteristica della fase
rivoluzionaria alla fine del XVIII Secolo – significa cessare di essere “deferenti”
verso i poteri forti (ieri nobili e prelati ed oggi finanza, Vaticano, militari) che stanno
portando indietro la ruota della storia e rendono incerto e inquieto il destino
dell’umanità del XXI° Secolo.

Un augurio laico, ateo, rivoluzionario ed egreferente per il 2006

Radio Città Aperta 88.9 mhz


www.radiocittaperta.it

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PAGHEREMO CARO… MA PAGHEREMO TUTTI?

Questa relazione intende mettere in evidenza le condizioni economiche e finanziarie dello


Stato del Vaticano, che come vedremo sono solidissime e a senso unico. Evidenzieremo i
tanti aiuti da parte dello Stato Italiano , nei confronti di una nazione aperta , nel ricevere
ma che diventa sovrana e chiusa quando si tratta di dare(questo riguarda sia il denaro per
tasse e servizi che informazioni) La questione “Vaticano” comprende vari aspetti , le leggi
finanziarie che lo Stato Italiano fa a suo favore, quelle tributarie che lo assolvono da
qualsiasi contenzioso e in ultima la gestione di capitali sul nostro territorio, senza per altro
avere un ‘ idea della movimentazione esatta del denaro lavorato dallo IOR. Questo
dimostrerà senza alcun dubbio il costo eccessivo, che ogni cittadino che abita e vive sul
territorio italiano , deve pagare annualmente per sostenere gli oneri e i lussi della Santa
Sede. Senza per questo ricevere nulla in cambio, ci riferiamo alle tanto decantate virtù di
carità e re-distribuzione dei soldi ricevuti, espresse ogni qual voglia i cittadini sono in
procinto al pagamento delle tasse.
Iniziamo con lo spiegare, che la Città del Vaticano , è uno Stato con propri confini , con un
capo supremo (il Pontefice ) che ha la facoltà e la pienezza di poteri legislativi, esecutivi,
e giudiziari. Inoltre esiste al suo interno una nomenklatura che fa politica, anche e
soprattutto nello Stato italiano, un proprio corpo di polizia e un piccolo esercito. Dispone
tra l’altro, di una banca , ha la piena disponibilità di coniare moneta , emettere valori
bollati. Dispone di una ferrovia , una stazione radio ,una televisione (Tele Pace) vari servizi
tecnici e sanitari. Fa inoltre parte di varie organizzazioni internazionali, come Unione
Postale Universale, l’Unione internazionale delle Telecomunicazioni e dell’Unione Europea
Radiotelevisiva. Ha inoltre rapporti diplomatici con una miriade di nazioni e mantiene un
solido contatto con l’ONU, pur non avendo un seggio. E’ quindi , a tutti gli effetti uno stato
sovrano, con una certezza quella di potersi mantenere economicamente da solo, senza
per questo ricorrere ad aiuti finanziari da parte dello stato italiano e dei suoi cittadini.
Partiamo, dalle proprietà immobiliari, terreni ed edifici vari. Nel trovare una risposta a
quante siano le unità immobiliari è veramente difficile, e riguarda, sia la città di Roma che
quelle sparse su tutto il territorio nazionale. La ricerca e l’individuazione degli immobili
della santa sede nella città di Roma, si ebbe per la prima volta nel 1977 da giornalisti
indipendenti, che evidenziarono , che nella sola Capitale più di un quarto degli immobili
esistenti era, ed è tutto oggi, saldamente in mano al vaticano. Il censimento ha
evidenziato, che lo Stato Pontificio, aveva ( e ha tutto ora) la piena disponibilità di
parrocchie, conventi, istituti e seminari pontefici, compagnie di opere, case generalizie,
università, atenei, comunità , uffici vescovili, conventi, confraternite, terreni, appartamenti di
ogni genere e metratura, disponendo inoltre di quantità di immobili con una destinazione
uso non ben definito, sparsi nei quattro punti cardinali della Capitale. Immobili avuti da
lasciti o comprati speculando sull’importo d’acquisto. La ricerca dimostrò senza ombra di
dubbio che lo stato italiano non interferiva in nessun modo nella gestione degli immobili e
soprattutto in quel che avveniva al suo interno. La Santa Sede è uno Stato che, a
differenza di altri, non produce beni ma solo profitti. I quali nascono prevalentemente da
un giro enorme di investimenti sia finanziari che immobiliari . Sarà come vedremo in
seguito difficile anche calcolare il giro d’affari annuo dello Stato Vaticano, questo grazie
all’ immunità diplomatica (che il Vaticano sovente esercita sugli organi finanziari e
giudiziari italiani) e alla impossibilità di poter accedere alla contabilità sia bancaria sia
amministrativa, anche in virtù del fatto che - secondo una dichiarazione rilasciata dal
procuratore della banca Franzo Grande Stevens - la documentazione cartacea, verrebbe
bruciata dopo 10 anni. E’ ovvio che ciò non può corrispondere alla realtà , visto che
nessuna banca distruggerebbe il proprio archivio storico senza averne fatto
preventivamente delle copie.

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APSA E IOR. I PILASTRI ECONOMICI E FINANZIARI DEL VATICANO
Analizziamo ora , le specifiche entità economiche che rappresentano lo Stato del
Vaticano, e su cui si basa la gestione economica e finanziaria della Santa Sede. Sono
quattro, ben distinte, con funzioni diverse tra loro. La prima è l’APSA, ovvero l’
amministrazione che gestisce il patrimonio della Sede Apostolica . In pratica è la banca
centrale del Vaticano, essa svolge funzioni di tesoreria e gestisce gli stipendi dello stato.
Ufficialmente il patrimonio che l’APSA gestirebbe si aggira sui 700/ 800 milioni di euro, ma
la cifra non sarebbe completa visto che il Vaticano non è in grado a tutt’oggi di sapere a
quanto ammontano i suoi possedimenti e le sue enormi proprietà immobiliari, pur avendo
avviato una verifica nel 2001, ma che stranamente, non è mai giunta ad una conclusione.
Tra i suoi compiti c’è anche quello di coniare moneta, lo fa dal 1998 ,quando la UE gli
permise di emettere denaro per valore di 670 mila euro, con la possibilità inoltre, di
poterne stampare altri 210 mila in occasioni di Concili Ecumenici e anni santi. Gli altri
due uffici sono il Governatorato dello Stato Vaticano e la Prefettura degli Affari Economici,
uffici che si occupano tra le altre cose di verificare il bilancio consultivo anno per anno,
parliamo di entrate ed uscite, come per il bilancio consultivo riguardante la tutela del
patrimonio artistico del 2004, dove si legge: “l’esercizio si è chiuso con un risultato positivo
di euro 5.371.194,00. sostenuto per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico
della santa sede e per sostenere in parte radio vaticana”. Tutto questo è stato possibile,
ma il bilancio non lo dice, grazie al versamento dell’8 per mille , e va aggiunto che la cifra
in questione è solo una parte, perché il resto del denaro è stato versato dallo Stato
italiano con fondi pubblici, e servizi gratuiti. Tornando al patrimonio , quello immobiliare ha
chiuso il 2003 con un avanzo di 22,4 milioni di euro, contro i 19,1 dell’anno precedente.
Ma la struttura più attiva nel panorama economico-finanziario , della Santa Sede, è la
banca vaticana per eccellenza: lo IOR La suddetta banca, opera in assoluta libertà e
senza responsabilità alcuna nei confronti degli altri tre uffici economici. Amministra un
patrimonio di 5 miliardi di euro (anche se la cifra tende ad aumentare anno per anno),
garantendo ai suoi clienti un tasso del 12%, annuo e con il solo scopo, (solo sulla carta) di
far fruttare i patrimoni, immobiliari e finanziari della chiesa per opere di bene. L’istituto
intrattiene rapporti valutari e creditizi con clienti e banche straniere, gioca in borsa, investe
e raccoglie capitali. E’ una banca molto particolare e interessa soprattutto a quei clienti
che vogliono far passare inosservati i loro movimenti di capitali. Lo IOR è il centro di una
organizzazione mondiale di banche sotto il diretto controllo del Vaticano. Tra le altre cose,
non è soggetta a controlli internazionali, come il meccanismo di trasferimento di denaro e
fondi, non è soggetta a nessuna legge anti-riciclaggio e non incorre in nessuna sanzione,
né penale né amministrativa, questo gli consente di movimentare somme di denaro
sconosciute agli uffici tributari di tutto il mondo Diversa invece, la situazione per le altre
nazioni che incorrerebbero loro sì, in sanzioni qualora venissero trovate a violare le leggi
internazionali sulla movimentazione e sul riciclaggio di denaro. Inoltre “batte” sul proprio
territorio l’euro come moneta, riuscendo stranamente ad eludere i controlli della UE e
della Banca Centrale Europea. Questo permette allo Stato del Vaticano di muovere grandi
somme di denaro, senza per questo pagare nessun tipo di interesse, inerente al costo del
denaro.
La gestione “allegra”, ha visto lo IOR finire in una miriade di inchieste giudiziarie , la più
nota e controversa fu quella del Crack del Banco Ambrosiano, ma la lista delle sue
collaborazioni è molto più lunga. Negli anni ha intrattenuto rapporti per nulla occulti con
la massoneria , collaborato con politici italiani ed esteri e di fatto ha deviato e re-
interpretato a suo favore leggi economico-finanziarie. Ha avuto rapporti con la mafia e
servizi segreti non deviati, come del resto hanno appurato le varie inchieste giudiziarie che
si sono succedute negli anni. Mentre si sa tutto o quasi su chi ha avuto rapporti con lo IOR
, questo non vale per le cifre raccolte ed investite dalla banca della Santa Sede che

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risultano a tutt’oggi un mistero. Le finalità principali dello IOR sono gli affari innanzi tutto ,
come dimostrano tra l’altro le vicende di quattro condomini , siti in Roma e Frascati, che lo
IOR a cavallo del 2002 e il 2003 ha venduto alla società Marine Investimenti sud, all’epoca
di proprietà al 90% della Finnat fiduciaria di Giampietro Nattino. Che ricopriva la carica di
laico nella Prefettura degli Affari Economici del Vaticano. La stranezza della vicenda sta
nel fatto che il pagamento del canone di affitto continua ad essere pagato allo IOR, dove
compare come Ocrot ed è l’acronimo di Officia Pro Caritatis Religioniaque Operibus
Tutandis e che opera grazie ad un codice fiscale italiano. Rimanendo sulle finalità dello
IOR, non dobbiamo dimenticarci degli aumenti di locazioni degli appartamenti di sua
proprietà, che hanno subìto nell’ultimo anno aumenti del 240%.
Come nel caso specifico del sig. Franco Lattughi che si è visto aumentare l’affitto da 610
euro a 2100 euro. Questo perché i lavori di ristrutturazione ,che il sig.Lattughi aveva fatto
negli anni (tra l’altro dovevano essere a spese del proprietario) avevano fatto salire il
prezzo dell’immobile. Questo riguarda anche gli sfratti, che da qualche anno sono
aumentati in modo esponenziale, visto l’interesse da parte di società di investimento ed
immobiliari straniere (citiamo la Carlyle che negli ultimi tempi si sta muovendo in questo
settore) ad acquistare gli immobili della Santa Sede.

IL PARTICOLARE RUOLO DELLA MITTEL SpA


Dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano la massima carica vaticana, (il Papa) decise che
lo IOR non dovesse più possedere azioni e intrattenere rapporti fiduciari con società
finanziarie e bancarie . In parole povere la banca doveva smobilitare tutte le partecipazioni
finanziarie possedute tramite altre società. Eppure secondo i dati forniti dal Dipartimento
del Tesoro Americano, dove uscì la segnalazione che nel solo 2002 una quantità enorme
di titoli Usa per un controvalore di 300 milioni di dollari erano di proprietà vaticana. Questo
a dimostrazione dei reali interessi che persegue l’istituto bancario ,un istituto nato per
raccogliere fondi per opere di bene e non per speculare in borsa. Inoltre l’advisor inglese
Guthrie Group rese note una serie di joint venture tra lo IOR e partner americani , che
avevano come valore nominale la somma di 280 milioni di dollari. Possiede tra le altre
cose, il controllo di una finanziaria: la Mittel e con essa l’ 0,8 % del maggiore gruppo
bancario privato italiano, la Banca Intesa. Secondo il Vaticano questa proprietà doveva
rimanere l’unica, ma l’interesse che ha nei confronti di altri sportelli bancari e società
finanziarie, in particolare banche del nord, (dette anche banche cattoliche) dimostra la
volontà di controllare sempre più il mercato italiano sia bancario sia finanziario, attraverso
partecipazioni con società italiane ed estere di solito americane. Questo è confermato
dalle innumerevoli partecipazioni della Mittel in svariate società finanziarie e immobiliari.
Una nota di riguardo la merita proprio la società Mittel, una holding di partecipazione
quotata in borsa. Il gruppo si articola così: il Capogruppo Mittel spa , oltre a svolgere
funzioni di holding del gruppo, investe direttamente in operazioni di private equity e in
alcune cosiddette Partecipazioni “storiche”. La private equity investe direttamente e/o
attraverso la sottoscrizione di fondi chiusi e specializzati nel capitale di medie imprese non
quotate con l’ obbiettivo di di-sinvestire il tutto dopo alcuni anni . In questa ottica si tende
a privilegiare l’acquisto di partecipazioni di maggioranza ovvero di minoranza qualificata
con significativi accordi di governance e precise prospettive di way out. Per quanto
riguarda la Finanza Operativa , essa viene svolta direttamente dalla Mittel General
Investiment, con l’obbiettivo e tramite le proprie controllate e collegate operative , con
l’intento di fornire una gamma di servizi finanziari aventi RILEVANTI sinergie tra loro e con
l’attività di investimento con la stessa MGI, pacchetti azionari di società quotate in borsa,
come appunto la Banca Intesa s.p.a, la Banca Lombarda e Piemontese s.p.a e (guarda
caso, a volte ritornano) la RCS Mediagroup s.p.a .

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La partecipazione sindacata di Mittel , unitamente a quella detenuta a titolo di usufrutto su
azioni , la cui nuda proprietà appartiene all’istituto per le opere di religione (IOR) ammonta
al 0,753% del capitale sociale votante. Questo dimostra in un quadro puramente
economico, la strategia di reperimento capitali ed investimento dello IOR e consolida
sempre più l’idea di una banca interessata al semplice profitto che alle sole opere di
bene.
Vi è anche una certa impossibilità e difficoltà nel reperire dati sulle società finanziarie ed
immobiliari che intrattengono rapporti con la banca della Santa Sede. Ciò anche per il
fiorire di società “fantasma” create apposta , come azione di disturbo sia per il mercato
finanziario che per le autorità giudiziarie e tributarie, qualora decidessero di indagare per
capire a monte, chi detenga il reale potere di controllo. Il meccanismo dello scatole cinesi
Quello che invece è noto , è il passaggio del controllo e del comando, sulle isole Cayman,
(noto paradiso fiscale ) dalla diocesi giamaicana del cardinale Adam Joseph Maida
membro del collegio di vigilanza dello IOR ad una diretta gestione dello Stato Vaticano.
Lo IOR , a differenza delle altre banche , non emette libretti di assegni intestati. Chi li
desidera deve appoggiarsi alla Banca di Roma, (gruppo Capitalia) convenzionata con
l’istituto Vaticano. C’è poi un'altra anomalia, come quella di poter aprire il conto in valute
diverse quali dollari, euro, ecc, circostanza questa inedita rispetto alle altre banche. Vanta
investimenti di miliardi di euro, con operazioni finanziarie sulle monete forti come il dollaro,
yen, ed euro dimostrando un’efficienza di tutto rispetto anche in momenti di difficile
stabilità economica. Questo grazie al fatto che non paga nessuna tassa e nessun
interesse. La sua unicità è quella di trarre profitti sempre e ovunque, grazie alla sua
particolare disposizione geografica e soprattutto diplomatica, che gli consente di
movimentare enormi cifre, con la scusa che queste servono per opere di bene.
In sintesi , la somma di cinque miliardi di euro, amministrata dallo IOR appare infondata,
se non altro partendo dal fatto che i guadagni incassati dall’istituto sono a tutto oggi
segreti.

L’INGANNO DELL’OTTO PER MILLE


Ma cerchiamo ora di capire quanto denaro “guadagna” lo Stato del Vaticano grazie all’8
per mille. La cifra in gioco va ben oltre il miliardo di euro e la partita si gioca tra varie
confessioni religiose e lo Stato. Un esempio nel solo 1996 la cifra aggiudicata al Vaticano
tramite la distribuzione dell’8 per mille è stata di 1500 miliardi di lire, mentre nel decennio
compreso tra il 1990-1999 la somma è stata di oltre 9000 miliardi di lire. Vediamo di capire
come avviene questo “gioco di prestigio”. Il nuovo sistema di finanziamento è regolato da
una legge di attuazione della legge concordataria, e cioè dalla legge 222 del 20.05.1985.
L’entità dell’8 per mille dell’IRPEF (cioè del reddito denunciato come tassabile d’imposta) è
attualmente di circa un miliardo di euro, ma per effetto dell’inflazione e a presunti aumenti
di reddito sull’ imponibile di lavoratori, ecco come per incanto, che la percentuale
attribuibile alla Chiesa Cattolica è in continuo lievitare. Così mentre il paese stringe la
cinghia, il Vaticano si ingrassa. A questo vanno aggiunti anche i costi, (e non sono pochi)
della pubblicità che sistematicamente appare in televisione, e che ci ricorda il pagamento
dell’obolo. I costi dei passaggi televisivi sono sempre a carico dei contribuenti. Il perverso
meccanismo che favorisce il Vaticano è il seguente: la quota dell’8 per mille dei circa
22milioni di contribuenti, (la cifra si riferisce al solo 1999) che intendono sottrarsi a tale
invito e non firmando nessuna preferenza , li porta loro malgrado ad essere quasi
totalmente aggiunti alla quota riservata alla chiesa cattolica. Questo anche se la loro scelta
è caduta sulla Chiesa Valdese o su un ‘altra confessione religiosa.
Ciò in virtù di uno stratagemma ideato per aggirare l’ostacolo dei non credenti o di tutti
coloro che pur credendo non hanno nessuna fiducia nello Stato Vaticano. Cosi facendo si

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riesce a mantenere l’alto introito della Chiesa Cattolica. Il comma 3 dell’art. 21 della legge
testè citata infatti prevede che in caso di mancata scelta da parte dei contribuenti, la
destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.
Insomma se su cento cittadini, novanta non si esprimono (per vari motivi) e solo otto
firmano per la Chiesa Cattolica, l’80% della quota andrà proprio al Vaticano. Se poi si
optasse per lo Stato, anche in quel caso il denaro andrebbe alla Santa Sede, visto che lo
Stato convoglia le somme raccolte verso le opere assistenziali, in larghissima parte gestite
dallo Stato Vaticano. Si arriva cosi a cifre quintuplicate in anni che vanno dal 1990 al 2003,
e incamerati dalla Chiesa Cattolica, con la promessa di farne un uso primario per le
persone bisognose.
Vediamo nel dettaglio come vengono ripartiti i soldi dei contribuenti. Il 77% serve per
mantenere lo status quo della Città del Vaticano, un 42% per gli stipendi dei prelati, il
rimanente viene diviso tra lavori di restauro ( a questo proposito è di solito lo Stato italiano
che paga) di edifici di proprietà delle diocesi, un fondo per la cultura, fondi per case
canoniche delle parrocchie del sud Italia e in ultimo , molto in ultimo, per spese di carità.
Segnaliamo che “solo” i soldi dell’8 per mille vengono destinati se pur in minima parte alle
opere di carità, mentre nulla arriva dai fondi e dagli interessi maturati dallo IOR, questi
infatti sono tenuti segreti e sono rivolti a ben altri scopi. Insomma il Vaticano incamera
per sé tutto il denaro possibile , destinando solo le briciole ai bisognosi.

L’ESENZIONE DAL PAGAMENTO DELL’ICI


Altra nota dolente che riguarda i cittadini italiani e non solo , è la legge sulla cancellazione
dell’ICI su tutti gli immobili di proprietà del Vaticano . E’ ormai certo che lo Stato Vaticano,
ha nel parlamento italiano “molti santi” che lo proteggono. La dimostrazione l’abbiamo
avuta con il blitz sull’ICI del 17 agosto del governo Berlusconi, una data che coincideva
stranamente che le vacanze estive e dove era impossibile trovare una fervida
opposizione, visto che tutti o quasi erano al mare.
Ma con il passar dei giorni la questione veniva comunque a galla , grazie anche alla presa
di posizione di Radio Città Aperta, che informava la cittadinanza della notizia tramite i GR
quotidiani. In sintesi il governo dovette cambiare la legge , aprendo di fatto anche alle
altre religioni, lasciando solo fuori dal decreto legge (e del tutto arbitrariamente) la
religione islamica, adducendo motivi più che altro farneticanti sui legami della stessa con
il terrorismo, quietando cosi la Chiesa e la Lega Nord. Ma cosa vuol dire in termini
economici, “non far pagare l’ ICI” alle proprietà immobiliari e alle attività commerciali della
Chiesa Cattolica? E perché il maggiore interesse lo si ha nei confronti del Vaticano? Per
un semplice motivo: i soldi che non entreranno nelle casse comunali dovranno essere
sborsati dai cittadini, grazie ad una ridda di nuovi balzelli, inoltre una serie di servizi sarà
inevitabilmente tagliata causando danni enormi alla cittadinanza. Un esempio ci farà
capire di cosa si parla. Nell’ottobre del 1995 la procura di Napoli mette sotto inchiesta la
Curia e 380 luoghi di culto, sparsi nel capoluogo campano e nei suoi dintorni. Il motivo era
rappresentato dalla mutata attività di tredici chiese e altri luoghi di culto, che senza
chiedere alcun permesso, erano diventate officine per auto, negozi, palestre o posteggi.
Eppure una vecchia legge - la 1089 tuttora valida - sancisce il divieto di destinare beni di
interesse religioso , artistico e storico per fini non compatibili con la loro natura. L’inchiesta
come altre aperte nei confronti di curie sparse sul territorio nazionale, finirà come al solito
archiviata. Questo però generò un innalzamento delle tasse locali e un mancato introito
fiscale, visto che la curia non denunciò mai le attività presenti nei suoi immobili. Un vero
esempio di evasione fiscale mai punita.
Ma gli esempi di trasformazione di luoghi destinati al culto, e diventati poi alberghi,
convitti, negozi, riempiono la storia immobiliare e finanziaria del Vaticano. Come

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dimenticare l’Istituto S. Gabriele di Roma, che viene trasformato in case con piscina e
giardino, un pizzico di uffici e un centro commerciale di 2000 metri quadri? Oppure l’ex
convento di suore francesi sulla via Camilluccia, sempre a Roma, trasformato in abitazioni
di lusso?
Ma la lista degli immobili è molto lunga, basti pensare alle proprietà dislocate nelle varie
zone riguardanti il centro della città che, da Campo de’ Fiori si estendono fino a
Trastevere, oppure le grandi enclavi come di S. Maria Maggiore e di S.Giovanni. Senza
dimenticare aere urbane di pregio, come via Condotti, piazza di Spagna, tutta la zona che
parte da via Nazionale e si estende sino al Colosseo. Oppure da via Merulana a viale
Manzoni, dove ci sono una fetta non indifferente di proprietà immobiliari. Ebbene grazie
alla legge di dispensa del pagamento dell’ICI, le trasformazioni di destinazione d’uso
continueranno, anzi tenderanno ad aumentare. La cifra che i cittadini italiani dovranno
sobbarcarsi nel prossimo futuro, si aggira per difetto tra i 400/ 700 milioni di euro l’anno
(stime dell’ANCI) e solo nella città di Roma, si arriva a cifre sopra i 35 milioni di euro.
Senza dimenticare poi tutti quei comuni “ricchi” di proprietà immobiliari del Vaticano, che
dovranno necessariamente aumentare le tasse, a scapito di tutti i cittadini per riuscire a
far quadrare i conti. L’anomalia di questa legge, oltre che nel merito sta anche nella
legittimità, ovvero: due sentenze della Corte di Cassazione, hanno decretato che “il
beneficio dell’esenzione dall’ICI, non spetta in relazione agli immobili appartenenti ad un
ente ecclesiastico che siamo destinati allo svolgimento di attività oggettivamente
commerciali”. In parole povere, se gli istituti religiosi vogliono gestire un albergo ( di fatto
già accade) DEVONO pagare l’ICI , perché tale attività è di natura commerciale e non
destinata a finalità religiose. Siamo di fronte alla chiara incostituzionalità della legge.

QUANTO COSTA L’ORA DI RELIGIONE?


Ogni anno, il bila ncio dello Stato versa circa 527 milioni di euro per le scuole private (oggi
definite parificate) in grandissima parte gestite da organismi religiosi cattolici. Inoltre 50
milioni di euro vengono distribuiti “a pioggia” per il bonus alle famiglie che mandano i figli
nelle scuole private (senza distinzioni di reddito come invece per i contributi alle famiglie
delle scuole pubbliche).
Altro nodo cruciale resta la collocazione e l’assunzione degli insegnanti di religione nelle
scuole pubbliche. Va precisato che la religione cattolica in quanto disciplina , non può
essere assimilata alle altre discipline di insegnamento. Né gli insegnanti laici di religione
cattolica possono essere equiparati agli altri insegnanti precari, poiché mancano dei
requisiti richiesti dalla attuale legislazione scolastica. E’ la natura stessa dell’insegnamento
della religione cattolica che condiziona pesantemente la definizione giuridica dei relativi
docenti: è ben noto come il potere di nomina e revoca di tali docenti è di competenza
dell’autorità ecclesiastica sulla base del diritto canonico, che non coincide con quello dello
Stato. In parole semplici, gli insegnanti vengono assunti dal vescovo, senza un criterio di
trasparenza e coerenza nell’assunzione (basti pensare che a volte capita che lo stesso
insegnante lavori in più istituti in due regioni diverse, costituendo un illecito) e pagati dallo
Stato italiano. Ma le incongruenze non finiscono qui, esiste il problema del titolo di
studio, che come prevede la legge 341/90, dall’inizio dell’anno scolastico 1990/91 il
possesso di laurea è diventato obbligatorio. Mentre molti insegnanti di religione hanno solo
il diploma, e non sono quindi in regola con la legge che prevede di possedere il titolo
inerente al proprio insegnamento. Dovrebbero avere una laurea in teologia o similare,
mentre invece sono diplomati o laureati in altre discipline. C è d’aggiungere inoltre, che
oltre al danno si incorre anche nella beffa, visto che gli insegnanti di religione godono
degli stessi diritti (acquisiti con anni di lotte) degli altri docenti di ruolo e come loro hanno la
possibilità di fare carriera. È automatica anche l’iscrizione all’ora di religione, visto che

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viene proposto una sola volta , il giorno dell’iscrizione e non viene poi detto che si può
revocare in qualsiasi momento. Inoltre, con la riforma Moratti, la religione entra di
prepotenza tra le materie “ufficiali” e curricolari. In conclusione , ci troviamo di fronte ad
una ingerenza economica di uno stato sovrano nei confronti di un altro, che dal lontano
1929, contribuisce a rendere sempre più povero. Anzi per l’esattezza, ci troviamo di fronte
ad un buco nero, che continua ad aumentare sempre più coinvolgendo tutti i cittadini .

QUALCHE ULTERIORE DETTAGLIO


Nel marasma dei soldi che lo Stato regala alla Santa Sede ci sono d’aggiungere nell’ultimo
DDL legato alla Legge finanziaria una nuova agevolazione che consente , di aggiornare i
valori di terreni e partecipazioni. Una agevolazione che consente alla successiva vendita
di un bene di pagare solo l’imposta del 4 % del suo valore. Quanto potranno le
Congregazioni risparmiare? Dipende, ma se pensiamo a quanti terreni possiede lo Stato
del Vaticano, la cifra in questione sarà molta alta. Eppure la Santa Sede ha una miriade di
modi per reperire denaro, vi è tra l’altro anche l’Obolo di San Pietro, nato nel medioevo
come colletta umanitaria e ancora oggi esistente,in pratica esso è costituito dall’insieme
delle offerte, destinate ad assistere il Papa nella sua missione apostolica e caritativa:
comprende infatti sia la colletta effettuata nelle chiese che un conto corrente nelle agenzie
di banca Intesa. Nel solo 2004 sono arrivate donazioni per un totale di 51.710.348.45
milioni di dollari, con una sensibile diminuzione del 8% rispetto al 2003 Ci sono anche gli
introiti che in prossimità di feste o ricorrenze, lo Stato Vaticano raccoglie tramite le
esclusive delle immagini televisive, come accaduto per il Giubileo, dove il 75 % degli utili è
andato alla Santa Sede. E per di più imponendo al servizio pubblico, di escludere o
mandare in onda un programma a piacimento del Vaticano. Un’altra questione riguarda la
cittadinanza romana. Il debito di oltre 50 miliardi di lire che lo Stato del Vaticano ha nei
confronti dell’ACEA, visto l’art. 6 del Concordato che dà modo alla Città del Vaticano di
dissetarsi senza pagare un centesimo. I litri d’acqua in questione sono oltre cinque milioni.
Ma la questione non finisce qui e si complica ancor di più.
La recente normativa italiana include nella bolletta, anche il canone per fognature e la
depurazione. Fino al 1970 , gli scarichi fognari scaricavano direttamente sul fiume Tevere.
Successivamente si è cominciato a riversare gli scarichi e liquami in vasche e depuratori,
che hanno un costo per chi li gestisce, e non rientrano nei termini del Concordato. Tutto
questo fu tenuto lontano dalla Santa Sede, ma quando i costi sono diventati proibitivi,
l’ACEA ha sollevato la questione, che si è conclusa ancora una volta con il pagamento da
parte dei cittadini. È stato possibile grazie alla finanziaria del 2004, dove è comparsa una
voce , relativa ai 25 milioni di euro da versare all’ACEA, per gli arretrati della Città del
Vaticano, a partire dal 2005

RADIO VATICANA: UNA RADIO AL DI SOPRA DELLA LEGGE


La storia dell’impianto trasmettitore di Radio Vaticana situato a S. Maria di Galeria, Roma
Nord, è uno dei casi più significativi dei rapporti anomali tra Stato Italiano e Vaticano.
Rapporti anomali sotto diversi aspetti: legale, economico, istituzionale, politico. Ma
l’aspetto più grave di questa situazione è che il prezzo, altissimo, di queste anomalie,
ricade tutto sulle spalle di cittadini italiani, residenti su territorio italiano: e non si parla
soltanto di denaro, ma di salute, della possibilità di condurre la propria vita in modo
sereno, di poter vivere nella propria abitazione senza la percezione di essere in continuo
pericolo.
Stiamo parlando dei cittadini delle località di Cesano, Olgiata, La Storta, La Cerquetta, S.
Maria di Galeria, Osteria Nuova, Anguillara, Campagnano e Formello: sono tutti comuni,

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frazioni e complessi abitativi situati a Roma Nord, in una porzione di territorio al cui centro
sorgono gli impianti radiotrasmettitori della Radio Vaticana.
Questi impianti occupano una superficie di circa 425 ettari che gode del privilegio della
extraterritorialità, grazie alla legge n. 680 del 13 giugno 1952 che ha ratificato l’accordo tra
lo Stato Italiano e la Santa Sede dell’8 ottobre 1951.
Si tratta di 58 antenne alte quasi 100 metri che irradiano trasmissioni radiofoniche ad
elevatissima potenza, utilizzando numerose frequenze in onde medie e onde corte, verso
l’intero globo terrestre senza l’ausilio di ponti-radio, ma sfruttando il rimbalzo della
ionosfera.
Le emissioni di Radio Vaticana sono caratterizzate da copertura circolare con
caratteristiche fortemente direzionali (elevati guadagni d’antenna) e utilizzano potenze di
trasmissione dell’ordine di centinaia di migliaia di watt, sia in onde medie che in onde
corte, che determinano essenzialmente l’elevato fondo elettromagnetico delle zone intorno
agli impianti.
Queste trasmissioni disturbano altri segnali radiofonici e radiotelevisivi e provocano
interferenze elettromagnetiche su alcuni apparecchi domestici quali citofoni e telefoni.
Disturbi sempre dovuti ad emissioni elettromagnetiche vengono costantemente rilevate su
protesi acustiche, cancelli automatici, strumentazioni elettroniche delle autovetture,
addirittura termosifoni e profilati in metallo. In corrispondenza di Cesano si sono verificate
interferenze sull’elettronica di controllo dei treni che percorrono la ferrovia ad alto
scorrimento, effetto quest’ultimo ufficialmente confermato dalle Ferrovie dello Stato.
Per limitare i disturbi e le interferenze, ma soprattutto per tutelare la salute dei cittadini
sottoposti a questo tipo di emissioni, lo Stato Italiano è intervenuto stabilendo dei limiti ben
precisi: per quanto riguarda i sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisioni, sono
in vigore attualmente i limiti posti dal Decreto Ministeriale del 10 settembre 1998, n.381:
“Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza
compatibili con la salute umana”.
Tale decreto, che regola le emissioni dei campi generati nell’intervallo di frequenza fra 100
kHz e 300 GHz, prevede, nel secondo comma dell’art. 4 “… in corrispondenza di edifici
adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore non devono essere superati i seguenti
valori, indipendentemente dalla frequenza, mediati su un’area equivalente alla sezione
verticale del corpo umano e su qualsiasi intervallo di sei minuti: 6 Volt / metro per il campo
elettrico, 0,016 A/metro per il campo magnetico intesi come valori efficaci, e per frequenze
comprese tra 3 Mhz e 300 Ghz, 0,10 elevato a 2 per la densità di potenza dell’onda piana
equivalente”.
Una campagna di rilevazioni, effettuata tra aprile e ottobre del 1999 contenuta nella
“Relazione conclusiva sulla caratterizzazione elettromagnetica del sito di Radio
Vaticana”, a cura della Regione Lazio – Dipartimento Ambiente e Protezione Civile, e
pubblicata l’ 8 novembre 1999, ha accertato che nelle zone circostanti l’impianto di radio
vaticana si è riscontrato in diverse circostanze il superamento dei 6 Volt / metro previsto
dal Decreto Ministeriale: superamento confermato a più riprese negli anni successivi da
ulteriori rilevazioni, che misero in evidenza anche la consistente entità di questi
“sforamenti”, che in alcuni casi consistevano nel raggiungimento di quasi 12 Volt / metro,
in pratica il doppio dei limiti previsti dalla legge italiana.
Questo elevatissimo fondo elettromagnetico nei territori adiacenti l’impianto di Radio
Vaticana, oltre a causare disturbi, interferenze e malfunzionamento delle apparecchiature
elettriche, determina anche una conseguenza infinitamente più grave: un concreto rischio
di tumori e leucemie infantili.
L’allarme sanitario fu lanciato a metà degli anni ’80 dall’allora medico di zona, che aveva
riscontrato in tutto il territorio interessato dalle emissioni un aumento inspiegabile di
decessi causati da malattie neoplastiche, con particolare riferimento proprio alle leucemie

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infantili. La percentuale di morti per tumori era di gran lunga superiore a quella del resto
del Lazio e di tutta Italia.
La prima indagine epidemiologica, messa a punto dall’Osservatorio Epidemiologico della
Regione Lazio sui casi di mortalità per leucemia nella popolazione adulta( “Indagine
epidemiologica tra i residenti in prossimità della Stazione Radio Vaticana di Roma,
1987/1995” ), rileva che …”nei maschi la mortalità per leucemia nell’entro i 3 km. risulta
significativamente maggiore dell’atteso. …è stato riscontrato un eccesso di mortalità per
leucemia nella popolazione adulta residente fino ai 4 km. dagli impianti; tale eccesso è
stato riscontrato sia nell’analisi geografica che nello studio caso – controllo”.
Nei primi giorni di marzo 2001 sono stati resi noti i risultati di una nuova indagine
epidemiologica, svolta dall’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio ( “Mortalità per leucemia
nella popolazione adulta ed incidenza di leucemia infantile in un’area caratterizzata
dalla presenza di un sito di emissioni di radio frequenze – Cesano, Olgiata, La
Storta, Osteria Nuova, Santa Maria di Galeria, Anguillara e Formello”).
In questa indagine, che oltre alla popolazione adulta prendeva in considerazione anche i
residenti da 0 a 14 anni, vengono messi in evidenza i dati, rilevati nel periodo 1987/1999,
di leucemia infantile registrati a Roma con quelli diagnosticati nelle zone a ridosso
dell’emittente: il risultato è che a Cesano e dintorni il rischio di contrarre la leucemia è
notevolmente più alto rispetto a Roma.
L’indagine ha anche evidenziato il fatto che, aumentando la distanza dall’impianto di Radio
Vaticana, diminuiscono le percentuali di casi di leucemia registrati: l’eccesso di incidenza
della malattia osservato risulta pari a circa tre volte l’incidenza di casi attesi entro 0 – 4 km
dalla stazione radio, e comunque più alto dell’atteso fino a 6 km di distanza.
Altro dato significativo: secondo alcune statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità sulle
cause di mortalità in Italia nel 1994, in tutto il Lazio, su 759.506 bambini in età compresa
tra 0 e 14 anni, si sono registrati 24 decessi causati da leucemia: uno ogni 31.646. Nel
corso del 2000, nella zona di Cesano e dell’Olgiata, su una popolazione infantile ( 0 – 14
anni ) di circa 6000 individui, è stato registrato il decesso per leucemia di due bambini,
ossia uno ogni 3000.
La pericolosità delle emissioni elettromagnetiche che insistono sul territorio in prossimità
delle antenne di Radio Vaticana è evidenziata anche dalla stessa Santa Sede: in una
raccomandata datata 26 ottobre 1987, indirizzata dal “Pontificium Collegium Germanicum
et Hungaricum” al mezzadro che curava un podere situato nei pressi dell’impianto, si
afferma:”Nel lontano 1957, a cui risale l’intesa fra la Santa Sede ed il nostro collegio,
nessuno poteva immaginare questo dirompente sviluppo e questa dinamica estensione
dell’attività della Radio Vaticana… Nel frattempo, furono installate due grandi antenne
rotanti, ed una per onde medie con quattro tralicci di una impressionante intensità di
trasmissione. In breve tempo sarà, notevolmente, aumentata anche l’intensità della
stazione trasmittente, installata nella vicinanza del vostro casale. A quanto si è sentito,
seguiranno forse ulteriori installazioni di nuove antenne, per poter soddisfare le esigenze
della Radio Vaticana. Tutto questo porta con se costruzioni di nuove strade, posa in opera
di nuovi cavi sotterranei e condutture elettriche in aria che traversano ed intersecano il
terreno, ostacolando il nostro lavoro di agricoltori, e rendono l’attività svolta anche
pericolosa, per le radiazioni emesse. Quest’ultimo campo è ancora poco conosciuto… Una
legislazione in merito è ancora mancante… Gli specialisti raccomandano prudenza,
vietano l’accesso a chi porta apparecchi speciali per il cuore”.
La lettera, inviata per sciogliere il contratto di mezzadria, dimostra che già nel 1987 fosse
ben nota la pericolosità degli impianti di S. Maria di Galeria, e fosse nota proprio al
Vaticano.
A seguito della denuncia delle ASL ed agli esposti dei cittadini, i primi di settembre del
1999 si apre una inchiesta dalla Procura della Repubblica di Roma, che a febbraio del

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2000 ha portato il procuratore Amendola ad aprire un procedimento penale nei confronti di
tre dirigenti di Radio Vaticana, accusati di “Getto pericoloso di cose” ai sensi dell’art. 674
del Codice Penale.
A questo procedimento se ne affianca un altro: il 26 marzo 2001, in seguito ad una
denuncia da parte di un comitato di cittadini la Procura della Repubblica, viene aperto un
fascicolo di indagine in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo plurimo, nel tentativo di
stabilire un nesso causale tra la potenza delle emissioni dei ripetitori di Radio Vaticana e
l’elevatissima incidenza di mortalità per leucemia e tumori segnalata dalle indagini
epidemiologiche.
Il Vaticano si difende invocando il difetto di giurisdizione, e avanzando la richiesta di
archiviazione ai sensi dell’art. 11 dei Patti Lateranensi.
In un primo momento la magistratura italiana dà ragione a Radio Vaticana: il 19 febbraio
2002: il giudice Andrea Calabria decreta il non luogo a procedere per difetto di
giurisdizione nei confronti di Roberto Tucci, Pasquale Borgomeo e Costantino Pacifici, i
responsabili di Radio Vaticana sotto accusa. La motivazione della sentenza fa riferimento
proprio all’articolo 11 dei Patti Lateranensi, che assicurano agli enti centrali della Santa
Sede l’esenzione da ogni ingerenza da parte dello Stato Italiano.
Da segnalare le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, che alla notizia
della sentenza si dichiarò soddisfatto per la conclusione della vicenda.
Ma la Corte di Cassazione, interpellata dal ricorso della Procura e delle parti civili, riapre il
processo, fondando la decisione sul fatto che, pur essendo il territorio dove sorgono le
antenne effettivamente territorio estero, le emissioni vanno ad insistere sul territorio
italiano, generando effetti a danno di cittadini italiani.
Il processo per getto pericoloso di cose riparte, e il 9 maggio 2005 si giunge alla sentenza
di primo grado: condanna a dieci giorni di reclusione per padre Pasquale Borgomeo,
direttore generale di Radio Vaticana, e per il cardinale Roberto Tucci, presidente del
comitato di gestione, e disposizione di risarcimenti per le parti civili.
La sentenza del giudice Luisa Martone conferma quindi che Radio Vaticana ha più volte
superato i limiti precauzionali nelle emissioni di onde elettromagnetiche, causando
interferenze nelle apparecchiature elettriche e causando molestie ai cittadini residenti nelle
zone limitrofe.
Il giorno successivo alla sentenza, la direzione di Radio Vaticana dichiara di esprimere
rincrescimento per il fatto che le sue posizioni non siano state riconosciute valide, e si
riserva di impugnare la sentenza in appello.
Per quel che riguarda il processo per omicidio colposo plurimo, la situazione è in fase di
stallo: a dicembre 2005 scade il termine di due anni previsti per effettuare le indagini
epidemiologiche necessarie ad istruire il procedimento. Vista l’impossibilità di portare a
termine le perizie e le indagini entro questa data, il GIP ha rimandato gli atti alla Procura,
che ha chiesto l’archiviazione .
Le parti civili e le parti offese hanno presentato opposizione, inoltrando varie memorie
arricchite da nuovi elementi. Si attende la convocazione di una udienza, presumibilmente
entro il 2005, per discutere sia della richiesta di archiviazione che delle opposizioni.
Qualora venisse respinta la richiesta della Procura, dovrebbero partire le indagini
epidemiologiche, già stabilite.
Resta un solo aspetto, per completare questo pur breve resoconto della vicenda: quello
istituzionale, ossia l’atteggiamento delle istituzioni nei confronti del problema.
A parte la dichiarazione del Ministro Matteoli prima citata, utile a comprendere
l’atteggiamento di riluttanza dell’attuale governo a porsi in contrasto col Vaticano, bisogna
dire che neanche il precedente governo di centro – sinistra si è impegnato più di tanto per
risolvere il problema rappresentato dalle antenne di S. Maria di Galeria: problema, è utile

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ricordarlo, che andava a gravare sulle spalle di cittadini italiani, residenti su territorio
italiano.
Dopo una petizione popolare presentata a Camera e Senato nel 2000, sono state
presentate alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati due risoluzioni, che
impegnavano il Governo a porre in atto tutte le misure possibili per tutelare i cittadini
residenti nell’area interessata dalle emissioni delle antenne.
Il 28 settembre del 2000 si è aperto un tavolo di trattative diplomatiche fra lo Stato Italiano
e la Santa Sede, in seguito alla disponibilità del Vaticano di diminuire le emissioni:
disponibilità puramente teorica, visto che dopo aver dichiarato di aver abbassato la
potenza di uno dei ripetitori a partire dal 1° febbraio 2001, successivi monitoraggi e
rilevazioni hanno accertato valori di campo magnetico tre volte superiori ai limiti consentiti.
In quelle settimane della primavera 2001, le istituzioni italiane sembravano essersi rese
conto della gravità del problema: l’allora ministro dell’ambiente Willer Bordon annunciava
l’intenzione di ripristinare forzatamente la legalità, ingiungendo all’Enel di sospendere la
fornitura di energia elettrica agli impianti della radio. L’intervento del Presidente del
Consiglio Giuliano Amato impedì l’attuazione di questa ordinanza, ottenendo in cambio
l’impegno da parte della commissione bilaterale Stato – Santa Sede di definire in tempi
brevi la vicenda.
Il 18 maggio 2001 la commissione concludeva una intesa che prevedeva il rientro nei limiti
di legge delle emissioni a partire dal primo settembre, e stabiliva lo spostamento di parte
delle trasmissioni su un impianto preso in affitto nella Francia Meridionale, naturalmente a
spese dello Stato Italiano.
Determinazioni, queste, rimaste lettera morta, in quanto misurazioni effettuate dai Comitati
di cittadini in date successive al 31 agosto 2001 indicavano un campo magnetico di
potenza doppia rispetto ai limiti di 6 Volt / metro consentiti dalla legge italiana.
Questo per quel che riguarda il Governo nazionale: ma anche il Comune di Roma e la
Regione Lazio, nel corso degli anni, non hanno mai realmente assunto una posizione
netta e decisa, ne tantomeno assunto decisioni significative.
Per non parlare dell’atteggiamento di rappresentanti istituzionali al limite dello
sconcertante: esempio estremo il professor Veronesi, ex Ministro della Sanità e oncologo
di fama internazionale, che anche recentemente ha minimizzato il rischio di tumori in
seguito all’esposizione a campi elettromagnetici.
Ci sarebbero molte altre testimonianze per evidenziare la clamorosa assenza delle
istituzioni nella vicenda dell’impianto di Radio Vaticana di S. Maria di Galeria: assenza
evidentemente dovuta alla difficoltà a porsi in contrasto con la Santa Sede, anche in un
caso evidente di lesioni e privazioni di diritti subite da cittadini italiani.
I Comitati che negli anni si sono formati e si sono opposti a questo enorme abuso da parte
del Vaticano (l’esistenza del reato commesso è sempre stata sotto gli occhi di tutti ),
hanno lottato praticamente da soli, spesso contro tutto e tutti.
E la sentenza di condanna, emessa da un tribunale italiano nei confronti di Radio Vaticana
all’interno del processo per “getto pericoloso di cose”, pur se in primo grado, e pur se
prettamente simbolica, è di fondamentale importanza: per la prima volta sono stati posti in
primo piano i diritti dei cittadini italiani nei confronti di quello che è, andando oltre la
valenza religiosa e lo strapotere politico, uno stato estero.

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