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Sarajevo paralizzata

Totalmente fermi da luned i trasporti pubblici nella capitale bosniaca a causa del tracollo dellazienda: una delle tante fotografie di un Paese ormai in ginocchio Limmagine che ormai salta agli occhi anche dei pi ingenui osservatori stranieri quella di un Paese in ginocchio, stravolto e dilaniato dalla terribile recessione economica, dalle dirompenti tensioni sociali e dal drammatico e perenne lassismo politico, una malattia genetica della classe dirigente bosniaca che si acutizzata in questi ultimi anni, rendendo impossibile ladozione di qualsiasi riforma. La Bosnia, dunque, si trova a dover fare i conti con le macerie di un capitale economico e sociale frantumato e dissipato sia dalla miopia e dallirresponsabilit della classe politica che dalla spregiudicatezza di molte persone che si sono arricchite sulle spalle dei lavoratori bosniaci. E la fotografia della capitale, Sarajevo, interamente paralizzata e congestionata per il blocco dei trasporti pubblici causato da anni di maldestra e disinvolta gestione dellazienda municipale che ne ha prosciugato le casse, non fa che riflettere la rovinosa situazione in cui si trova la Bosnia, sbocco inevitabile dellinfausta congiunzione tra stasi politica ed economica. Secondo lagenzia Reuters, infatti, i tram e i filobus del servizio pubblico di Sarajevo da luned sono completamente fermi a causa della voragine di debiti che sta affossando lazienda municipale dei trasporti Gras, incapace persino di saldare i conti per la fornitura energetica. Appunto per tale motivo si giunti al blocco totale dei trasporti pubblici: la compagnia statale di distribuzione dellenergia elettrica, EPBiH (Elektropriveda Bosne i Hercegovine) di fronte allennesima rata mensile da 200.000 euro non pagata da Gras, ha deciso di tirare fuori gli artigli staccando la corrente alla societ dei trasporti, certamente lopzione pi drastica vagliata dalla dirigenza. Del resto il debito totale di Gras per il consumo di elettricit non saldato ammonta ormai a oltre 1,5 milioni di euro e la EPBiH gi a fine agosto aveva minacciato il taglio delle forniture energetiche, salvo poi ritornare sui suoi passi e congelare lultimatum grazie a un accordo siglato allultimo momento. Adesso, per, troppo tardi, le maniere forti sono gi scattate e il direttore generale di EPBiH Elvedin Grabovic non ha alcuna intenzione di

fare dietrofront. Sono mesi che avvertiamo i politici di intervenire con fermezza sulla vicenda - garantisce Grabovic - ma adesso ci siamo stufati. I debiti di Gras sono diventati ormai insostenibili, troppi per poter continuare a fornire elettricit a un cliente in pratica fallito. Intanto i cittadini di Sarajevo rimasti a piedi sono stati costretti a prendere lauto causando lunghe code e intasamenti sotto la pioggia torrenziale di questi giorni. La debacle di un architrave fondamentale del comparto pubblico di Sarajevo, nel suo piccolo, rispecchia limpasse in cui avviluppata la Bosnia, un Paese ingessato e fermo che paga specialmente il lassismo politico. Non c lo straccio di una riforma, leconomia immobile e lintegrazione europea appare lontana anni luce. La crisi, inoltre, ha provocato una nuova recessione nel 2012 (-0,7%) e la ripresa prevista questanno dal governo bosniaco si rivelata, in verit, alquanto striminzita. Di conseguenza, la disoccupazione non fa che galoppare e presto potrebbe anche sfondare la soglia del 25%, nonostante lesecutivo abbia assicurato una settimana fa di poterla portare nel 2014 al 22%. Ma, come ricorda Dragan Maksimovic su Osservatorio Balcani e Caucaso, gran parte dei posti di lavoro sono stati falcidiati a causa del disastroso processo di privatizzazione che ha lasciato dietro di se un cumulo di rovine: quasi mezzo milione di disoccupati (dei quali circa 100.000 senza continuit nel versamento dei contributi) e l80% delle societ appartenenti a entrambe le entit del Paese (la Republika Srpska e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina) distrutto.

Bosnia, via al censimento


Sono partite luned le operazioni di rilevamento che termineranno entro il 15 ottobre, sebbene per lelaborazione completa ci vorr oltre un anno Sono scattate luned alle 9 del mattino le operazioni di censimento in Bosnia-Erzegovina, che non vengono svolte dal 1991, quando il Paese faceva ancora parte dell'ex Jugoslavia. Secondo il sito internet Balkan Inisght, 19 mila censori dovranno portare a termine il loro lavoro entro il 15 ottobre e i primi risultati preliminari verranno dopo 90 giorni, mentre per lelaborazione completa dei

dati ci vorr oltre un anno. Sono anni che i politici bosniaci discutono delle questioni relative al censimento e in particolare quelle riguardanti la parte del questionario relativa all'appartenenza etnica, religiosa e linguistica. Alcuni partiti musulmani ritenevano che l'applicazione dei risultati del censimento cos formulato, senza aspettare il compimento di un effettivo ritorno dei profughi alle loro case, avrebbe rappresentato la ''legalizzazione della pulizia etnica''. I nazionalisti serbi insistevano invece che tali questioni venissero inserite nel questionario, nonostante secondo gli standard europei debbano essere raccolti i dati sulla sola cittadinanza. Del resto la cosiddetta formula etnica voluta dalle autorit bosniache non far che confermare il predominio del principio etnico nella Bosnia del dopoguerra e nell'attuale distribuzione del potere nel Paese. In base a indicazioni fornite dall'Eurostat, i cui osservatori seguiranno l'intero processo, le domande sull'appartenenza etnica, religiosa e linguistica sono poste in forma aperta: i cittadini potranno formulare cos le risposte come vogliono e anche rifiutare di rispondere, mentre il censore dovr incassare ogni tipo di risposta anche nel caso in cui il censito si dichiari ''marziano''. Ventidue anni fa la Bosnia aveva 4,38 milioni di abitanti e il gruppo etnico pi numeroso era quello dei bosgnacchi (bosniaci musulmani) che rappresentavano il 43,5 per cento del totale, rispetto al 31,2 per cento di serbi e al 17,4 di croati.

Skopje, 600 mila euro da Pechino


Grazie al prestito incassato dal governo macedone, ancora da approvare in Parlamento, partiranno a breve importanti lavori autostradali Non appena il Parlamento avr approvato il cospicuo prestito stanziato dalla banca di Pechino Export-Import Bank, i lavori autostradali sul tratto di 50 chilometri che collegher la capitale macedone, Skopje, a Stip, importante bacino economico della Macedonia, partiranno senza indugio. Il prestito concesso dalla banca cinese, ben 574 mila euro, servir appunto a finanziare questo e altri lavori autostradali come il tratto da 57 chilometri che collegher Ohrid con Kicev e quello da 38 km che fa parte del

Corridoio 8 per collegare meglio la Macedonia con Bulgaria e Albania. Secondo il sito internet Balkan Insight, il tasso dinteresse sul prestito sar del 2% e Skopje dovr restituirlo entro venti anni.

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