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LIA

mk

DELLE

OPERE

DI

UGO FOSCOLO

MODENA:

TIPI DI NICOLA

ZANICHELLI MDCCCLXXXI

CARLO GEMELLI
DELLA VITA E DELLE OPERE
DI

UGO FOSCOLO
SECONDA EDIZIONE

CORRETTA

MIGLIORATA

BOLOGNA
NICOLA ZANICHELLI
LIBRAIO-EDITORE-TIPOGRAFO

1881

Propriet letteraria.

L'

EDITORE

Questo
sulle opere

lavoro
di

storico-critico

sulla

vita

Ugo

Foscolo, che io

metto a

stampa, fu la prima volta pubblicato in Firenze,

Tanno

18i9, per

Tipi

della Societ

Italiana.

L'autore, esule fin dal 1837 in Toquegli anni fatto relazione

scana, avendo in
di amicizia colla
la

Donna

gentile

del Foscolo,

buona

impareggiabile

signora

Quirina

Margiotti, fu sospinto a scrivere questo studio

per allenire

il

dolore risentito da questa donna

per la pubblicazione della Vita del Foscolo di

Giuseppe Pecchie,

in cui leggevansi molti or-

rori ed inesattezze,

che offendevano la

memo-

ria del

grande Poeta.

11 Glemelli

giovane ancora e caldo amatore


oltre
il

delle

lettere italiche,
i

bisogno di sce-

mare
colse

mesti ed infecondi
volontieroso

ozii dell' esilio, ac-

l'invito,

scrisse

cotesto

lavoro
tutti
i

dopo

aver

avuto

sua
dal

disposizione

manoscritti

lasciati

Foscolo alla

sua unica amica e poscia venduti dagli eredi


di

quella

Donna

all'

Accademia Labronica

di

Livorno. In pari tempo la pubblicazione dell'

opera bellissima del Glemelli

si

ebbe tanto

buon successo in
la
io

Italia,
al

che in breve tempo


tutto esaurita, per cui
le ricerche

prima edizione fu

ho piena fede^ che per

continue

che vengon fatte, per la grande fama del Foscolo e per


l'

amore ed ammirazione
questo

de' giovani

italiani verso

sommo

scrittore,

la

mia

edizione sar benignamente

favorita dal pub-

blico e dalla generosa giovent italiana.

Nicola Zanichelli.

LIBRO PRIMO

SOMMARIO.
rarie

Introduzione
nel

dell'Italia

Primi studi Passaggio nell'Universit Padova Cesarotti Progressi nelle lettere Tieste Rivoluzione francese Caduta Venezia Esilio Soggiorno Toscana Prinao amore Arrivo Milano Parini, Monti ed celebrati uomini quel tempo Entrata esercito italiano Confederazione Austro-russa Caduta della repubblica Cisalpina AsGenova Lettera a Buonaparte, primo console sedio Ode alla Pallavicini e all'Amica risanata Battaglia di Milano Jacopo Ortis Nuovo Marengo Ritorno amore Orazione pel congresso Lione Volgariznezia
di
fatti

1777

Condizioni politiche Nascita Venuta


di

e lettein

Ve-

in

in

altri

di

nell'

di

in

di

zamento del poema


nice

di

Partenza pel

Valenciennes
al

Arrivo Traduzione di Sterne Ritorno in Italia Edizione delle opere di Montcuccoli Soggiorno in
Difesa del

Callimaco su la Chioma di Berecampo di Boulogne Confino a

sargente

campo

Armani

Brescia.
Scender noi vidi ad
artifizi

mai,

vilt gli mettea cruccio ed orrore.

Vate era sommo, ed avea cinto 1' armi, E alteri come il brando eran suoi carmi.
Pellico.

Una

delle maggiori sventure, di che

colpita la vita di
intelletto, e di

pu esser un uomo, che Dio cre di alto anima generosa, si quella d'esser
1

non

solo da' suoi contemporanei indebitamente reGemei.li.

2
tribuito,

DELLA VITA E DELLE OPERE

ma

con indegne e bugiarde opinioni anco


calunniato.

al di l del sepolcro

Or crediam

noi,

che ben venir possa senza verun fallo anche Ugo Foscolo noverato in questa schiera d'illustri sfortunati. Cresciuto in una et di gagliarde e terribili vicende,

di

tante

deluse promesse,

di

tanti

errori, di tante

guerre giuste ed ingiuste, di tanto

cozzamento di popoli, di opinioni, di sistemi, e in mezzo a tanti umani dolori, egli visse una vita di agitazione, di amari disinganni, di perpetuo esilio, e fra gli stenti sempre di una implacabile fortuna. Le forti ed ardenti passioni, l' alto ingegno, la severit della indole, il libero amore del
vero, e la santissima carit della patria, nuli' altro
gli procacciarono in

tempi

di pretese rigenerazioni

ed inatteso speranze, che pochi caldi ammiratori;

ma

pi molti nemici,

quali,
d'

sospinti
e di

da stolta
mente,
e

malevolenza, o da servit
flissero

animo

af-

bene spesso con basse opere

con arti

indegne i corti e travagliati giorni del Foscolo. Finalmente non gli manc una voce irreverente ed ingrata, che, sotto il velame sacro dell' amist, venne a turbare il riposo delle tranquille sue ceneri, neglette oramai, e quasi al tutto obbliate in

terra straniera, scrivendone la vita con pochissima

ninna verit,

e spesso

ancora con molta legge-

rezza e non credibile derisione.


l'offesa

Santa opera quindi reputiam noi il rivendicare memoria di uno de' pi nobili scrittori di questa et nostra, procurando, senza vanit di

pompose promesse,
verit, e colla

di ritrarre colla coscienza della


dell' avvenire,

fede

quegli avveni-

menti

e quelle svariate vicissitudini, alle quali il

DI

UGO FOSCOLO.

3
e procelloso corso

Foscolo soggiacque nel suo breve


mortale.

Correva l'anno 1777. L'Italia quietava da ogni turbamento di guerra, da civili dissensioni, da politici sconvolgimenti, e da altre calamit, che pur troppo state son sempre il retaggio di questa terra infelice. Pareva che una durabile pace la volesse
rinfrancare dalle passate fortune, tanto pi che
secolo volgendo
il

miglioramenti e al progresso di una pi illuminata civilt, mostrava di esser


a

compreso

quasi

precorso

da
fra

alcuni
1'

potentati

della diletta Penisola. Divisa

austriaca do-

minazione, la romana teocrazia,

le

repubbliche di

Venezia, di Genova, di Lucca, di

San Marino, e fra pochi principi indipendenti, tutta la sua vita politica era unicamente riposta in queste quattro forme di governo, che disputavansi a vicenda la
loro supremazia.

La Chiesa, bench serbasse ani

cora tutte

le

idee,

costumi,

le

pretensioni del

bramasse una reazione religiosa su tutta l'Italia, pure avea essa l'opera di Paolo III. quella formidabile famiglia dei Gesuiti, dopo due
evo, e

medio

secoli e pi

di

vigorosa esistenza

con

universal

contentezza fulminata.

Regnava

in

Napoli FerdiIII
ito
il

nando IV dopo
occupare
il

la dipartenza di

Carlo

trono delle Spagne, e gi, sotto

ad mi-

nistero Tanucci, eransi


liti
i

soppresse le
i

decime, abodel
clero e

conventi,

abbattuti
i

privilegi

della nobilt, espulsi

Gesuiti, secolarizzato l'in-

segnamento, proposti novelli codici, affrancata gran parte del regno da' ceppi feudali, ed altre salutari
ritorme
intraprese

per iscemare

in

parte

quelet

l'abiezione e quella miseria in che da molte

DELLA VITA E DELLE OPERE

la nazione si giaceva per le turpitudini di

un de-

testabile governo vice-reale. Meravigliava

il

mondo

dei generosi sforzi che scana, e Giuseppe II in

il

primo Leopoldo in ToLombardia operavano per


e

accrescere

il

ben

essere,

migliorare
il

le

condi-

zioni civili de' lor popoli.

Donava
il

dice al suo stato, e proteggeva


stoia contro la
il

primo un coVescovo di Pi-

Santa Sede. Si dichiarava 1' altro primo magistrato del suo regno, e si poneva a

capo di un movimento nemico alla feudalit ed al

Grandi veramente furono le buone opere e che questi due principi lasciarono; uomini di non volgare ingegno, e ben atto a sentire i nuovi bisogni, che tempi men crudi e meno stolti imperiosamente richiedeano. Combattevano i duchi di Parma e di Modena le pretensioni della
clero.
le istituzioni

chiesa,

ed
e

Genova

i privilegi dell'aristocrazia. Venezia, Lucca, co' loro reggimenti in parte buoni

e in parte pessimi, poich il patriziato, impadronendosi del governo, erasi identificato collo stato, e la democrazia neppur trovava il mal certo soc-

un dispotismo illuminato; tuttavolta fai nomi di cittadino, di libert e di repubblica. Finalmente Carlo Enimanuele in Piemonte col suo devoto e feudale governo, amante per naturai sua condicorso di

ceano in Italia altamente risuonare

zione pi della

divisa

del

soldato

che della sale due purgava in

pienza del letterato, pur fondava anch' egli


universit
di

Cagliari

di

Sassari,

parte

gli

far presentire
effetti

e bramava, bench lentamente, a quell' italiana provincia i primi dell' incominciato progresso. Cotanti buoni

studi,

provvedimenti

alzavano

gli

animi a nobili spe-

DI

UGO FOSCOLO.

5
civilt, e pre-

ranze, perch superiori alla


cursori di

comune

men

tristo

avvenire. In cotal
si

modo
e
l'

le

idee del
e si

XVIII

secolo

diffondevano da per tutto,

formavano

le opinioni, le

tendenze

indole

dell' etade.

La

setta dei filosofi surta

in Francia,

e seguita con

maggior moderazione

in Italia,
e di

era

la principal cagione di tal

mutamento

tante
li-

savie riforme. Le dottrine di questi apostoli di

bert e di umanit, lungi dallo avvolgersi in vane


speculazioni, in astruserie metafisiche, ed in
stioni di lieve importanza,

qui-

eran volte a ragionar


?

di giustizia criminale, di amministrazione di reg;ni,


di

nuove forme governative, di moderata podest suprema, e di novelle istituzioni pii confacenti a migliorare il viver sociale, a render gli uomini

meno

miseri ed oppressi. Le

Filangeri, di un Beccaria, di

Mario Pagano,
la

di

opere infatti di un un Genovesi, di uu un Galiani, di un Pietro Verri,

e d'altri intelletti furono quelle che

prepararono

mente de' reggitori e l'animo de' soggetti alle buone riforme, e alle nuove dottrine. Ma non per
tutta

questo possiam dire che l'Italia fosse ancor libera


della direzione morale di quei governi, che
la lor potenza

fondavano suU' inquisizione politica,

e talvolta ancora sulla tolleranza dell'assassinio. Spento era gi da cinque secoli il genio delle repubbliche, e degli andati tempi nuli' altro rima-

neva che

la

divisione,

l'

astuzia,
si

il

servaggio,

quelle risorse governative, che


volta per soffocar le grandi

adoperarono una
'"'

rivoluzioni del
pili

medio

evo e del risorgimento. Infatti non pi aborrimento allo straniero,

unit, non

ma una

profonda

DELLA VITA E DELLE OPERE


consuetudini poanch' esse un una novella scinben vero che, al
lidi

e generale corruzione in tutte le

litiche della Penisola.

Tuttavia

le

lettere

ricevettero

maggior impulso, una


dire

vita nuova,

tilla d'estro fecondatore.

Egli

del Botta,

fuggivano da' duri

del

Pie-

monte un Lagrange. un Alfieri, un Deniua, uu Bertt)llet, ed un Bodoni; pure quegli eletti ingegni
il

nome

italiano

appo straniere nazioni o


pii

nella
critica

stessa

Italia

sommamente onoravano. La
maggior
filosofia.
11

per mezzo del Cesarotti avea acquistato


pili libert, e

forza,

Baretti

fulmi-

nava r abborainevole razza dei pedanti, de' parolai, e di que' tanti versiscioltai, di che era miseramente infestata in quei tempi l' Italia senza ritrarue neppur l'ombra di un bene apparente o reale. 11 Bettinelli colla sua opera del Bisorgimento illustrava un' et memorabile non solo per gl'italiani, ma pel progresso dell'umano ingegno.
all' antico suo ufficio, miglioramento della civile comunanza, e creando un novello genere di satira dopo la greca e la latina. Goldoni riformava il

11

Parini revocava la poesia


al

volgendo l'arte

teatro comico italiano. Il

Metastasio

fermava

le

vere leggi proprie del

melodramma non ben note

ai precedenti poeti di codesto genere. L'Alfieri de-

corava con ispleudido manto la derisa nudit dell'

italiana

Melpomene, ridestava
ed a sensi

alle antiche virt,

al valore

magnanimi
di volger
i

di

libert

e di

coraggio gli assonnati spiriti di quel tempo. Tutto


in

somma mostrava
e civile. I
si

ad un miglioramenti
sapienti
i

morale

buoni ed

si

allegra-

vano, gli ipocriti

adontavano,

popoli comin-

DI

UGO FOSCOLO.
i

7
effetti,

davano a sentirne

salutevoli

meno

bistrattati

dalle sventure,

ad esser da quel duro


travagliata,

servaggio,
sia per

che avean per pi secoli

infamia straniera, sia per iniquit di do-

mestica tirannide, questa beata ed invidiata terra


Italiana.

Or,

mentre

tali

erano

le

sorti

dell' Italia

nel-

l'anno 1777, in questo tempo nell'Isola di Zante

nasceva
ziana.
^

Ugo

Foscolo, traendo la sua origine dalla

nobilissima ed

antica famiglia de' Foscolo, vene-

Kiparatosi

un ramo

di

questa casa nelle

tempo della guerra fra la repubblica di Venezia e il regno di Candia, dimor in Grecia fino al 1756, nel qual tempo Niccol, avolo di Ugo, si trasfer a Spalatro in Dalmazia
Isole Jouie sin dal

per esercitar col medicina, ed amministrare l'ospedale civile e militare di quel paese. Andrea, padre
di

Ugo, fu medico parimente, ed

in

Padova am-

maestrato, ebbe ancor fama di colto nelle scienze,


nella filosofia e negli antichi idiomi. Compiuti gli
studi, viaggiando per
la Grecia, conobbe egli in ed impalm Diamante Spaty, vedova del nobil uomo veneziano M'arco Serrii. Da colai ma-

Zante,

trimonio ebb' egli quattro

una femmina. Ugo,


vita nel 1802,
italiano.

figliuoli, tre maschi ed maggiore, fu destinato alla medicina. Giovanni mor negli anni ventuno di sua
il

servendo

da ufBziale
Venezia.

nell' esercito

La

sorella

(Rubina) rimasta vedova

in
il

giovane
pili

et, visse ritirata in

Giulio,

giovane de'

fratelli, elesse all'et di

anni quatita-

tordici la carriera militare, foce nell' esercito

liano alcune campagne, e finalmente


vizio dell'Austria, ix',rveuendo al

si

die al serdi

grado

tenente

DELLA VITA E DELLE OPERE

colonnello di Cavalleria. Morto Niccol in Spalatro,

Andrea

vi si rec

immantinente con tutta


il

la

sua
al-

famiglia per indossar la carica paterna.


lora toccava

Ugo

appena

sesto

anno.

Ma

venendo a

morte anche il padre nel 1788, la madre ricondusse in Zante la famiglia, e per domestiche faccende recandosi poscia in Venezia, fece dopo alquanto tempo venir a se i suoi figliuoli, pigliandosi le pi calde cure della loro educazione. Ugo
in quel

tempo avea circa dieci anni, e fu condotto a Venezia dal Patrizio Paruta, provveditore dell'

Isola di Zante.

Abbandonata per
e toccando in s

tal

guisa la dolce terra natia,


il

tenera et

suolo italiano,

il

giovanetto Foscolo cominci nella veneziana repubblica, in quella citt, per dire le sue stesse parole

meravigliosa ne' suoi principii, ne' suoi progressi,


nella sua caduta; meravigliosa nella sua presente

miseria; meravigliosa un giorno nelle sue rovine

incominci in mezzo alla laguna

e al

canto del gon-

doliere a bere le prime aure dell' italico cielo, ad

ascoltare i nomi di patria e di libert, ad informar l'animo alla severit del costume, alla personale indipendenza, e alla dignit di cittadino. In Venezia

dunque die egli cominciamento Frequent le pubbliche scuole,

ai

primi suoi studi.

ma

non pare che ne

abbia ritratto molta utilit e vantaggio, perocch la fallacia de' metodi, che in quei tempi regnava nel-

r avviar

tere, era tale e s spesso funesta allo

prima istruzione delle letsvolgimento delle facolt intellettuali de' giovanetti, che ben sovente accadeva vedere un miserabile pedagogo giudicare stupido ed inetto *an Gaetano Filangeri,
le

menti

alla

DI

UGO FOSCOLO.

perch non intendeva latino nella sua prima fanciullezza; ed un Vittorio Alfieri ignorar la natia lingua per istoltezza d'insegnamento in una et
gi adulta abbastanza. Or nel Foscolo a siffatta

sciagura
da'suoi

si

aggiunse quella sua indole, che

fin

potentemente si appales, vogliam dire, veemenza ed impetuosit nelle passioni, capriccio ed elevatezza, e quel primo germe di triste suscettibilit, e di cupa melanconia, che
prim' anni

non

lo

scompagnaron mai nella

vita,

che gli

dieder poscia tante sventure, tanta gloria e tanti


nemici.
Io fui, egli scrive, nella fanciullezza tardo e

caparbio, infermo spesso per malinconia, e talvolta


feroce ed insano per ira: fuggiva dalle scuole, e ruppi la testa a due maestri, Visse egli pertanto fino al sedicesimo anno

sempre

in

Venezia; quando, sia fortuna

o laudevole
il

deliberazione, corse in

Padova per

porsi sotto

Cesarotti, che allora dava in quella Universit

le

sue lezioni di ebraico e di greca eloquenza. Era r abate Melchior Cesarotti uno di quegli uomini, che giudicati come scrittori si aprono strade novelle, destano lo stupore e l'ammirazione,

una grandissima brama di seguirli, ma che si rendono coli' esempio quasi sempre funesti agli imitatori.' Dotato di vasto ingegno, di vivace ed ardita immaginazione, e d' animo vigoroso e
ispirano
virile, egli

os francarsi dalle servilit della scuola,


al

credette dover preferire

purismo
il

al

trecen-

tismo
derni.

lo scriver libero

e indipendente, alla super-

stiziosa adorazione per gli antichi


^

gusto pe' moscuola


gli

L' ambizione

di

divenir capo

10

DELLA VITA E DELLE OPERE


il

fece sprezzare le battute vie, ed elevar

vessillo

della letteraria riforma col farlo slanciare in

una

novella carriera piena di licenza

di

rovina per

r italica letteratura. Nessuno, scrive il Botta, avrebbe potuto pi del Cesarotti, colla sublimit del suo ingegno a sublimi e sincere opere italiane
dare origine.
direni noi,

Ma

uissuno

pii di

questo ingegno,
le

ha recato nocumento

alla castit e alla

purezza del nostro gentile idioma, guaste


dell'italiana poesia, e snaturata
e
l'

forme

indole maestosa

nobilissima dell' italica prosa.


in quella

Ad una

scuola,

che

et

in

Italia

padroneggiava piena
di

di leziosaggini, di falsi concetti, di fiorite dilicature, priva di forza, di

naturalezza,
il

maschi e
e di venti
il

vigorosi pensieri,

il

Cesarotti, dice

Pecchie, fece

succedere un po' di tempeste, di nebbie

boreali. Il suo volgarizzamento dell'Ossian, che

Gioja ripone fra


tellettuali per
il

prodigiosi

esempi

di forze

in-

superato

ostacolo

della

brevit
di sei

del tempo, poich fu eseguito nello spazio

mesi, venne non solo universalmente

laudato,

ma

ebbe imitatori,
egli cominci, di arder
tini.

potenza

d' influire

sul gusto ge-

nerale della poesia italiana di quel tempo. Allora


scrive

l'Ugoui,

a creder

momento

meno

incensi sulle are de' Greci e de'La-

che avea ne' suoi primi anni profondamente

meditati, e di rivolgere una parte del culto letterario agli scrittori delle

novatore,

il

Cesarotti

non

moderne nazioni. Divenuto altro bram ardentenelle italiche

mente che riforme ed innovazioni


lettere.

Ma

spinse egli cotant' oltre,

malgrado

le

sensate teoriche che predicava ne' suoi


deste riforme, che commise de'
falli,

scritti, co-

che tornarono

DI

UGO FOSCOLO.
fair.a e

11

a detrimento della sua


tere. Egli

del bene delle letle

avea per principio

che

lingue

vi-

debban esser progressive, e che il loro avanzamento dee proporzionarsi al progresso delle coventi

gnizioni e del sapere.

Santa verit:
di

ma

l'abuso
stile,

incessante che fec' egli in fatto

neologismi, e
al

l'impronta

tutta

francese

che

die

suo

pieno spesso di goiifiezza, d'artitzio


tezza, noi potranno che far biasimare

e di

ratlna-

grandemente
del

da quei che nudiiti sono


vero bello e del gusto.
lodi
e

alle
l'

sane teoriche
Italia gli

Pur

tributer

riconoscenza

pel

ministero,

che sostener
filosofo.
11

seppe di critico sapiente e di letterato

vasto sapere ch'egli avea delle letterature di ogni

et e di ogni nazione, la grande erudizione, la facilit

alle

impressioni

del

bello,

la

potenza di

ragionare, congiunta
1'

ad una certa amenit nel-

esporre le sue idee, quella consueta sua critica,


Cesarotti al di l de' suoi contem-

e quella filosofia che d vita a tutte le sue opere,

fecero levare

il

poranei. Tuttavolta

esempio non fu che di il suo gravissimo danno alle lettere: egli non seppe migliorarle,

ma

sospingerle

solamente

ad una pro-

gressiva decadenza.
Sotto un
letterario,

uomo adunque, che avea tanto valor una mente filosofica, un'anima libera
il

ed una grandissima fama,


studi

Foscolo
delle

si

volse agli
facolt,
e

con

tutta

la

potenza

sue

l'ardore delle sue passioni. Applic iirimieramente

l'ingegno

ai Greci, ai

Latini, e ai grandi Italiani.

Mi abbandon,
il

scriv' egli,

prima degli anni

gio-

vanili

dolce spirito delle muse, che primo m'ini-

zi nelle lettere, lo

m'era appena

tinto della lingua

12
latina, e

DELLA VITA E DELLE OPERE


ignaro
al

tutto

della

Toscana, quando

venni di Grecia in Italia, e quei primi anni della

mia giovent, sebbene

circondati da molte miserie,


il

furono nondimeno illuminati dalla Musa, e fu

mio ingegno come inafifiato dalla poesia, alla quale tutta l'anima mia si abbandonava. E dal suo amore incitato, tutti lessi in quel tempo e gl'italiani e molti de' latini poeti; pili

assiduamente

il

padre nostro Alighieri e Omero, padre di tutta la


poesia. Cos
sioni degli

mi ravvolsi senza avvedermi nelle pasuomini e nello studio dei tempi e delle nazioni onde di mano in mano, dopo avere scritto molti ardenti ed ineruditi poemi di ogni specie,
m'inoltrai nella storia e
nelle

dottrine

morali e

politiche ^ Studi nautica parimente e le

mate-

matiche sotto
rono

lo

Stratico. Mirabili e singolari fu-

suoi progressi negli studi. Varcava egli i appena il ventesimo anno, ed era gi noverato fra gli uomini pi ragguardevoli nelle lettere. Il Tieste tragedia che scrisse di anni diciannove, fu il primo saggio del suo felicissimo ingegno, il primo segno
d' esser

su la sana
il

via
la

de'

buoni studii, di
e

aver

compreso

secolo e

sua condizione letteraria,


le

e f' concepire di lui le pi belle

pi genesecolo tra-

rose speranze.

La
scorso
vella.

letteratura

verso

la

met

del

ad assumere un' indole noLa tendenza del secolo che correva a libert,
incominciava

la critica negli scritti del Cesarotti, gli

avanzamenti

della

filosofia

razionale,

ed un cotal

movimento
fecero
si

generale per la novit o pel bene sociale,

che

in

quel tempo gl'italiani scrittori


partire in

cominPro-

ciassero a

due letterarie

fazioni.

DI

UGO FOSCOLO.

13

clamava

la

prima

di

rimaner salda per l'antichit,


i

gridava la seconda, doversi spezzare


ceppi, che tenevano

vergognosi

schiavo

il

pensiero in Italia.

Ne

nasceva per servilit e


e

pedanteria

da

una
egli

parte, licenza

decadenza
e

dall'altra.

Uopo

era dunque di nuovi e robusti

intelletti,

che con

opere

alte,

generose

di creazione

interamente
le vere let-

italiana, mostrassero coli' esempio,

che

tere e la vera critica si fondano sulla conoscenza


de' bisogni, delle
coli;

qualit

e al

delle

passioni
e al

de' se-

che debbono servire

bene

migliora-

mento civile; e che una nazione, la quale avr una letteratura povera d' alti pensieri, non atta a
destare
il

sentimento del vero onore, della gloria,

della libert e delle pubbliche virt, sar


lina nazione

sempre

impotente a scuotersi dalle abiette consuetudini, dalla servile ed eifemminata mollezza, e dal turpe languore di un vergognoso servaggio. Tali furono le opere di un Parini, di Vittorio Alfieri e d'altri ingegni, che altro scopo
si
l'

non

ebbero, che la pubblica utilit,


incivilimento,
la

il

progresso del-

dignit della patria e de' lor


il

cittadini. Il Metastasio era stato in Italia

poeta

dell'amore; fu l'Alfieri in cambio quello della libert. Di mente e d'indole energica, indipendente, orgogliosa, passionata per tutto ci che possa esservi di grande e di

sublime

nell'

umano

pensiero,

e confidente nelle proprie forze, egli non volle, ne seppe in alcun modo piegare le sue alle altrui
opinioni. Fiero ed indomabile,
ei

far

non poteva
il

un' annegazione di se stesso.


di

La

libert e

furore

gloria agitarono
lui

soli

la
e

sua anima. L'amore


debole sentimento,

non fu per

un tenero

ma

14

DELLA VITA E DELLE OPERE


violento,

un movimento
libert,
le

die

degenerava talvolta
e difensore della

in ira e in disperazione.

Amico
o
di

grandi immagini, piene di nobilt e


della

altezza

Grecia
nella

Roma, vagheggi
e

incessantemente
esse
ei

sua immaginazione,
l'

in

present quell'ideale dell'arte che

Italia

ebbe per lui. L'Alfieri insomma apparve una grande ed imponente figura, che si elevava al di sopra del suo tempo e della sua nazione. L' uomo era in lui tanto grande quanto il poeta, e presi insieme hanno seminato e diffuso sentimenti ed idee, che fruttarono a' contemporanei, e ben frutteranno
all'Italia futura fertilissimi o fecondissimi germi.
Il

Maffei primo apport con la sua Merope la


il

semplicit, una tal dignit, e


della passione nella tragedia.

vero linguaggio
il

Ma

suo merito fu
nell'arte

pi ammirato che compreso; ebb' egli imitatori,

ma

operar

non
in

seppe
Italia.

un

mutamento

drammatica

Questo onore era serbato all'Alfieri. L'apparizione delle sue prime quattro tragedie, dice il Sismondi, fu il pi grande avvenimento letterario, che vantar possa il secolo XVIIl. Tralasciando di voler parlare sulle leggi e sul-

r essenza

del

dramma

alfieriano,

egli

un

fatto

per, che la creazione del teatro di questo Italiano

un fenomeno, che empie


il

della pii

alta

mera-

viglia. L'Alfieri solo

dar seppe alla pi elevata


pi nobile,
il

delle poetiche produzioni

pi im-

portante del

pubblico bene, un fine tutto pura-

mente

politico. Egli scosse le

menti

coli'

austerit

e l'energia de' suoi sentimenti.


le opinioni,

Egli ha cambiato
quegli

ha creato un nuovo avvenire, ed una


l'

nuova poesia per

Italia,

Tutti

uomini

DI

UGO FOSCOLO,

15

adunque,
impresa,
il

la cui
si

anima fremeva per l'umiliazione


sentiron
tosto

della patria,
e
il

legati

nobile

gusto dell'alta tragedia, dice anche


si

Sismondi,
libert

confuse con quello della gloria e


nazionale.
Il

della

Foscolo
Il

appartenne a
suo
Ticste fu

questa generosa scuola italiana.


lina

pura

nuda imitazione dell'astigiano poeta.


1'

L'

economia de' personaggi,


delle
caratteri sono

ordine del piano,


unit,
la

la

rigorosa osservanza

tre

condotta

ed

un vero esempio
e

della novella

tragedia alfieriana. L' argomento


ripide e da Seneca, da Crebillon

trattato da

Euda Voltaire

povero in se stesso,
si

e di

veruna importanza, poich


di

riduce

all'

amore incestuoso
e

Tieste per la
all'iniquo

moglie di Atreo,
banchetto, che

tutta la catastrofe

questi
il

quale beve, ignaro,

imbandisce al fratello, il sangue del proprio figliuolo.

Ma

il

Foscolo seppe dar prova d'ingegno nel mas gretto ed odioso, mostrando veemenza nella espressione della passione,

neggio di un soggetto
forza e

mitigando

la

generale
di

tristezza
pili

del

dramma

con

l'eccitamento

un

dolce

interesse,

quello

vogliam dire, dell' effezione materna di p]rope, e dando infine un' impronta di cotale entusiasmo da
distinguere
rivali.
il

Tieste da' suoi tanto deboli e freddi

Una

tragedia scritta in quella et di


Tieste infatti
poeta.

anni

diciannove dovea naturalmente esigere l'indulgenza


della critica,
e
il

giovane,

ma

di

un giovane
e

l'opera di un Venne general-

mente laudata,
del

rappresentata
di
S.

in
e

Venezia per
con
plausi

dieci sere al Teatro

Angelo,

pubblico veneziano.

Fu

poscia inserita nella

raccolta del Teatro applmidito Italiano.

16

DELLA VITA E DELLE OPERE

Il Foscolo intanto era ritornato da Padova a Venezia nella vaga et delle speranze e dell'avvenire; ma non pare eh' ei si fosse in quel tempo deliberato a veruna professione, e massime ad una

di quelle, che per

la

condizione

delle

nostre ci-

vili societ nuli' altro

dar gli potevano, che poche

esose e

mal

certe

sostanze,
1'

una effimera reputail

zione, spesso r odio, e

oblio. I fati

serbavano

a tutt' altra ed a ben diversa carriera.

Gi

sin dal

1789 l'Europa era rimasta sbalore straordinari

dita da uno de' pii grandi

avveni-

menti

politici,

di

cui

possa la storia

tramandar
improvvisa
i

ricordanza ai secoli venturi.


zione, preveduta

La Francese Rivolu-

da alcuni

filosofi,

ma

pei popoli, abbatt e spense gli errori di dieci secoli,

rovesci troni ed altari, impaur

re pe' suoi

effetti e pel

suo terribile esempio, incoraggi nalusinga


di

zioni

colla

maggiore
inattese
felicit

ingrandimento,,
redenzione.

dest nuove opinioni,


al

speranze, e diede
e

mondo promesse

di

di

I furori di setta, di

nate e
time,
i

fanatismo e di parte, le sfrecrudeli ambizioni, il sangue d'infinite vitpericoli di civile guerra, la potente alleanza

di formidabili nemici, ed altre cagioni non basta-

com'era speranza, a distrugger l'opera delle nuove dottrine, e quel che avea di gi apparecrono,

chiato

la

debolezza del

re,

l'

alterigia or
d' Artois,
l'

prepo-

tente, or debole della regina e

ambi-

zione dell' inetto Orlans,

il

debito delle finanze,

Necker,

l' assemblea de' notabili, gli stati generali, ed altre cagioni gi da parecchi secoli esistenti. Le prime battaglie dieder tosto alla novella repubblica le Fiandre, la Olanda, la Savoia, ed una

DI

UGO FOSCOLO.

17

grandissima

parte

lungo la sinistra

sponda del

Beno.

repubblicani eserciti per non esperimenfortuna appi


delle Alpi. Volgevano monti non erano ancor superati.
la terra

taroiio pari

tre anni, e quei

Par che Dio protegger volesse


nabili

prediletta

dal suo sorriso, e stanca ornai dal peso d'intermisciagure.

Un

figlio

per

di

questa terra
g' insuperati

con anima gigante, e con la potenza del genio negli anni ancora della
giovinezza
varc

monti, e capo di stranieri


coir ira del conquistatore
le
i

eserciti

discese,

corse

campi

italiani, trad

speranze, rap

tesori

della patria, us

parole

di libert vituperandola co' fatti,

derise e
1'

schern
di

con militare insolenza quanto ha


caro, di pili sacro, e di pii

uomo

pi
na-

venerando sulla
fratellanza ed

terra,

spogli finalmente
zione, che

ed oppresse un' innocente

aspettava pace,

amore.

Le battaglie di Montenotte, di Millesimo, di Dego e di Mondov ridussero primamente in poter di


Bonaparte tutto
assicur,
o,

Piemonte. Quella di Lodi lo lo rese padrone della Lombardia. Dopo siffatte imprese le campagne di Napoleone furono una serie continuata di splenil

per dir meglio,

didissime vittorie nell'italiana Penisola. Distrusse

cinque eserciti nemici. Spense antichissime repubbliche.

Ne

f'

sorgere delle nuove. Gi quel corso


cre altri elementi sociali

maraviglioso d'inaudite vicende e di straordinarii


successi,

che scosse

nella vecchia Europa, avea condotto alle porte di

Vienna le armi francesi gi il mondo aspettava da un istante all' altro pili grandi e pii strepitosi avvenimenti, quando improvvisamente si vide, che ad una pace, il Direttorio di Francia condiscese
;

Gkmki.li.

18

DELLA VITA E DELLE OPERE

perla quale veniva in possesso della sinistra sponda del Keno, ed acquistava l' importante piazza di Magonza. L'Austria poi da sua banda riconosceva
l'indipendenza del cisalpino governo, ricevendo per
tal perdita
i

domimi

della veneta

repubblica.

La

codarda ed ostinata deliberazione del Senato Veneziano di voler rimanere in mezzo a quel turbine di guerra, che ardeva quasi intera l' Europa, nel-

r impotente condizione
tica repubblica.

della neutralit disarmata,

condusse ad estrema ruina quella gloriosa ed an-

La Francia, dopo

averla con inique

fraudi, e con le arti dell'inganno, dell'ingiustizia


e della tirannide distrutta, ne fece con maggior impudenza un pii iniquo mercato. Il trattato di Campio-Formio fu utile per le due potenze con-

traenti,

ma rese meglio accorte e meno illuse le menti italiane sull'ingannevole natura del francese governo, fece vedere a qual duro prezzo vendeva le sue promesse e le sue minacce; quanta contraddizione, tra
i

proclami de' generali


parole

le

negoziapopoli e

zioni de' ministri, tra le

date

ai

quelle date ai re, e


traddizioni
traffico
si

come

tra queste continue conco' popoli,

faceva ora

ora co' re

un

continuo di timori e di speranze.


della patria fu

L'amore
l'anima del

una

delle pii gagliarde

passioni, che incessantemente agit,

Foscolo.

Ma
di

questo

ne' generosi

bene spesso per la

ed infiamm amore potente sua ingenua nadisinganni a

tura una triste cagione


giati. Il Foscolo, negli

dolorosi

quei gentili che ne sono

veracemente signoreg-

anni delle illusioni e delle

speranze, di bollente immaginazione, d'


dita, di cuore candidissimo,

colla

anima armente piena

DI

UGO FOSCOLO.

19

di alte e severe discipline, sper anch' egli e cred


alle

promesse di quegli uomini, che

in

mezzo

alla

militare licenza, agi' incendii, alle


alle rapine predicavano, o,

devastazioni e

per dir meglio, profa-

nomi di libert e di rigenerazione. Appena cadde Venezia e fu occupata dall'esercito


navano
i

francese, nel nuovo reggimento, che

si

elev sulle

rovine del vecchio,

il

Foscolo venne prescelto alla


^

carica di segretario del novello governo.


sta

Fu quefrang' in-

una

delle

non poche

arti

del

direttorio

cese e del suo Generale, di onorar sempre

Onor Naastronomo Oriani; eleggeva al consiglio municipale un Francesco Visconti, un Galeazzo Serbelloni, un Giuseppe Parini, e un Pietro Verri. Carezzava in Pavia uno Spallanzani, uno Scarpa, un Volta, Mascheroni,
gegni
pili

chiari de' conquistati


in

paesi.

poleone,

appena giunto

Milano,

l'

Presciani, Brugnatelli. ed
gloria
e

altri

celebrati uomini,

Il Foscolo quindi ottenne anch' egli una carica, e fu con ogni

sostegno

del

nome

italiano.

maniera di onori lusingato ed


brevi le sue illusioni
gli mostr,
:

accolto.

Ma

fur

il

trattato di

Campo-Formio
libert

come una nazione, che aspetta

sempre una nazione infelice, che si trasciner continuamente di servit in servit perpetuando i mali e i dolori di un vilissimo
dallo straniero, sar

servaggio.

non rimase al Foscolo che Esul egli dunque coli' anima inasprita, e profondamente lacerata da cruda ed inaspettata sciagura, recando con se l'onta e la maledizione contro i trafifcatori della terra degli avi suoi. Ripar primamente in Toscana,

Perduta

la patria,

la

dura salvezza

dell' esilio.

20
in

DELLA VITA E DELLE OPERE


queir avventurato paese, ove tutto a lui era

caro, e la terra eh' ei

nomava un
e
il

giardino, e
cielo

il

po-

e naturalmente r aria piena di vita e di salute, in quella Toscana, ove anche il Pecchio soggiunge, possono riposarsi tutti quegli italiani della bella Penisola, che stan-

polo

gentile,

sereno,

chi ed

afflitti

sono dalle sventure.

Ma

un

tal sog-

giorno fu al Foscolo cagione

di altri

tormenti e
la prostrasi

di angosce novelle, che ancor molto travagliarono


la

sua anima dolente ed esacerbata per

zione della patria. Le pene dell' amore

vennero

a congiungere alla disperazione del cittadino. In-

namoratosi
costume,
e

di fiero e ferventissimo affetto di


"

una
con

pisana giovinetta,
d'

carissima di forme, gentile di


l'

anima leggiadra,

am
il

egli

tutta quella potenza di affetto di che

suo cuore,

e la sua indole maschia ed elevata erau degni e solamente suscettibili. L' amore la pili gentil cosa e sublime, che dal purissimo essere della di-

vina sostanza sia discesa a nobilitare la ragionevol


natura, la
pili

gentile operazione dell' uomo,

il

pi

degno
infatti

e dolce conforto della

sua

vita.

In un' anima

traboccante di
il
il

affetti, e colpita

da gravis-

sime sventure,
il

prepotente bisogno

dell'

amore

pi caro e
iniquit

pi delicato
alle

de' sentimenti,

che

pu porger un balsamo
dalla
e

piaghe sanguinose,
degli

dalla

ingiustizia

uomini

aperte sovente nel santuario degli umani petti.

Un

amor
e

vero,

pieno di virt e di avvenire, pu solo

far tollerare e sentire in parte la vita

abbattuta

disingannata ne' primi passi di questo nostro brevissimo esilio. Quanta poesia, quanti sogni beati,

quanti incolpabili ed incomprensibili piaceri abbia

DI

UGO FOSCOLO.

21

dovuto creare nella mente del Foscolo questo purissimo


nelle
affetto,
lo

immagini chi crebbe avvolto


sofferto, com'egli immeritata sventura. Questa

umane amarezze, ed ha
il

soffriva,

peso

di

passione congiunta a quelle


gloria,

della

patria e della

formarono insieme legate sin da quel tempo

r impronta dominante della sua indole fino agli estremi giorni di sua vita. Ma il Foscolo nato non
era alla felicit, poich troppa altezza di spiriti, e

molta immaginazione
dell'

Io

agitavano perpetuamente

per poter esser felice in mezzo alle tante sozzurre

ad una movimento e di pericolose avventure, lungi sempre da domestiche dolcezze, e da queir ineffabile contento che spira la serenit di una
societ. Egli era predestinato

umana

vita d' aziono, di

pace non sturbata dall' affaccendarsi di basse ed


interessate
passioni.
Il

Foscolo

quindi non prov

che brevissime

illusioni,

lunghi ed intensi dolori.

Ma

la fierezza e la dignit della

fatto

sua indole lo han coraggiosamente staccare da un legame che

l' infelicit di una carissima ed ingenua fanciulla. La natura poi di questa sua passione la fa ben egli comprendere, quando gi stanco dalle delusioni o da' travagli di una penosa

riuniva alla sua

esistenza, scrive in tal

modo

di se e del

suo infe-

licissimo amore: Due donne sole mi allettano ancora a tollerare la vita: 1' una I' ho perduta, ma pur vive ancora, e la mia morte affliggerebbe il V altra vecchia, suo cuore e il suo nome. stanca lontana da tanto tempo dai suoi figliuoli, mia madre in somma, non avrebbe pili omai per rifugio del suo dolore se non I' altare e il sepolcro: e nel rimorso di abbandonarla spietatamente sento

22

DELLA VITA E DELLE OPERE

che dovrei morire tremando. Ma questa seconda donna basta a farmi vivere a forza, non gi compiacermi della mia vita. L' altra non 1' ho gi per-

duta? Ne potrei narrar mai


ch'io

la serie degli affetti,

de' tormenti, delle torture delle funeste risoluzioni

non

mantengo, divorandomi le lagrime, perch prorompano e divengano furori contro me ne lo sviaMa la colpa mia tutta stesso. mento eh' io cercava alla mia passione in quelle

frenesie pubbliche

bast a moderarla; io cercava


pericoli in ogni

con gioia secreta

modo
!

per libe-

rarmi se fosse possibile da secreto dolore, e per Stolto ed intanto io farlo se non altro tacere. faceva tremare quella misera donna, e cos accresceva i miei lunghi rimorsi: e la pena di averla perduta per sempre non basta a calmarli. Or da

queste parole ben

si

scorge non solo


il

l'

intensit di

codesto amore, e le angosce che

Foscolo sostenne,

ma

la cagione per la quale egli lasci la

Toscana,
di agita-

e si slanci in

un avvenire

di pericoli,
il

zioni, e di dolori.

di passioni infelici,

La sua giovane et, una mente tutta

cuore pieno

poetica ed ar-

dentissima, un'indole risentita e severa, la brama della gloria, e la coscienza degli studi, noi po-

teano far certamente impigrire nel silenzio


l'

del-

inerzia, in quell' ozio ignobile


e spesso codardo,

eh'

infruttuoso

sempre

La

vita

pur troppo non

, dicea egli,

che agitazione, agitazione alterna e


al

perpetua, simile
il

pendolo di un oriuolo: arrestato


si

pendolo,

le

ruote non

muovono pi

spente le
assoluta
si-

passioni e le loro illusioni, non v' pili corda; le

ore dell'

uomo non progrediscono

pili, e l'

tranquillit di ogni ente mortale

comincia col

DI

UGO FOSCOLO.

23
coli'

lenzio, coir oscurit, e si

compie

eterna disso-

luzione.

Partito da Firenze
in cerca di

bolazioni e

s' avvi alla volta di Milano una carriera turbolenta, piena di tridi vicende. Era Milano in quel tempo

la capitale di

una
il

di quelle

improvvisate repubmilitare
libere,
e

bliche

d' Italia,

alle

quali la prepotenza
delle

avea diminuito

numero

azioni

cresciuto quello delle obbligatorie, concesso licenza


di pagare assai pii, e di piantar su le piazze

un

grand' albero

intorno a cui far gazzare, e risa e

balli e canti, finche a qualche burbanzoso uffiziale non piacesse d' intimare silenzio. Il Foscolo per vi fu ben accolto per la sua fama letteraria, per

la sacra divisa di esule, e per le sicure speranze,

che gi s' eran concepite dell' ingegno e della generosa sua indole. Ivi egli rinvenne tutte quelle condizioni che potean meglio conformarsi col suo " Molti grandi uomini stato e colle sue passioni.
traevau di quella stagione nella citt capitale della
cisalpina repubblica.
Il

grido di libert,

le

improv-

vise speranze, la gloria delle risorte virti italiane,


e
il

vagheggiato pensiero di un

lieto

avvenire,

eran cagioni per far raccorr dalle varie parti della Penisola il fiore degl' italici ingegni in quella magnifica Milano. Noveransi di fatti gli Aldini,
radisi,
i i

Pai

Beccalossi,

Dandolo,

Kasori,

Gioia,

Monti, ed
scienza,
lolarc,

altri nobilissimi intelletti.

Ma

sovrastava

fra tutti per austera natura, e per dignit di co-

Parini. Nato f/t casa jw1' abate Giuseppe com' egli stesso dicoa, povero di fortuna,

liberissimo d'animo, severo e sdegnoso coi potenti

ed

vili,

amator caldissimo delle pubbliche

virt.

24
e del

DELLA VITA E DELLE OPERE

ben della

patria, riprenditore della ridicola

nuUezza.

e delle miserevoli
il

costumanze della vita


Parini era
1'

signorile del suo secolo,

uomo

pii

autorevole

pi

venerando di quel tempo. Comnella

battuto da vilissimi nemici, angosciato da gravi infermit, tradito


paese,

accattando un misero
e

madre

per se stesso,
e

promessa libert del natio pane per la povera in mezzo alla corruzione, ai
ei

tradimenti
dice

alla

sventura

seppe render bui

giarda la stolta sentenza di coloro


il

quali,
i

come

suo biografo, proclamano tutti


Foscolo

partigiani

della pubblica libert esser partigiani del proprio

bene.

Il

am

il

generosa del Parini,


suto
ne'
il

e fu

maschio ingegno e 1' anima parimente riamato da


il

quel vecchio, degno, scrive


pi be' tempi
di

Pecchio,
e

d'

esser vis-

Roma

della
il

Grecia.

Onde
si

pi solenne testimonio che abbia


rendere alla virt e
nel
all' affetto

Foscolo

potuto
dettata,

del Parini

quella eloquente lettera del 4 dicembre 1797,

suo

Ortis,

nella

quale,

dipingendo
egli quasi

l'anima sdegnosa
presentato

di quell' Italiano, lo

ha

come esempio sublime e santissimo di vita illibata, di magnanimo coraggio e di alta sapienza, non prostituita alle antiche tirannidi, n alla nuova licenza. Voglia l' infinita Bont, che
uomini simiglianti
al Parini

possano servir sem-

pre colle lor sane dottrine, di saldo e salutare so-

stegno alla crescente giovent, di vergogna ai non


pochi codardi ed
Il

a'

corruttori delle
il

patrie lettere.

Parini fu in Italia
libert,

poeta del suo secolo


in

e della sua nazione. Il

Monti

cambio,

il

Bardo
e

della

della

tirannide,

della

religione

della licenza.

Salutato

principe

de' poeti viventi,

DI

UGO FOSCOLO.

25

d'indole passionata, irritabile, signoreggiato sem-

pre dal sentimento presente, agevole


air odio e
all'

e leggiero

amicizia, ricco di vasta

immaginacolle virt

zione, povero di coraggio, trepidante nella sciagura

ardimentoso nella prosperit,


dell'

il

Monti

ingegno, e colle colpe


e

della

coscienza,
riverito

ebbe

molti ammiratori

nemici,
il

fu

oggi da

una

fazione, esecrato

domani da un'

altra,

comanche

pianto da' pochi, invidiato dai molti, fu utile alle


lettere,

non sempre utile alla patria.


il

Am

egli ed odi

Foscolo

a vicenda.

La
il

difformit

dell' indole e delle opinioni f'

vano
de'

desiderio di

amist

fra
al

quegli
potere

altissimi
alle
le

ingegni.

Monti
fortuna.

vicende
glorie

Piegava il tempi e della


le

Cantava

del tiranno,
licenza,

spe-

ranze

della

patria,

la

straniera

le

do-

mestiche virt, carezzava o sprezzava indistinta-

mente
quista,

il

dispotismo, la libert, la chiesa, la con-

qualunque fazione, prostrava insomma la sua lira a strumento di lucro o di salvezza. Ben
diversi per erano
lo
i

principii del Foscolo,

quali

guidavano nella sua intrapresa carriera. Fra le strette sempre della povert e del bisogno ei render
si

seppe indipendente dalla fortuna, fu irremolunghissimi; professava


gli studi

vibile nelle sue politiche opinioni a prezzo di sacrifizii

senza pro-

stituir la

sua anima ne l' ingegno, non vendeva la sua opinione ne la sua penna, non palpava l'ignoranza, la vilt ed il delitto, e credeva onorate le lettere, quando quei che le coltivano son
nobili negli affetti; e nemici d' ogni servile falsit.

Ma

nel ragionar del corso di sua vita s'intender ancor meglio la sua civile e letteraria condotta.

26

DELLA VITA E DELLE OPERE


Ordinata la cisalpina repubblica, riconosciuta

dal francese direttorio e dagli altri governi d'Europa, Bonaparte conceder anco le volle

una

civile

milzia per

farla

pii

temibile ai suoi nemici, e

l' antico valore nell' Italia moderna. Gi la Lombardia sin dal tempo delle gloriose bande, che combatterono sotto le straniere insegne di Carlo V e di Filippo II, era rimasta dispogliata dalle armi proprie, e da quasi due secoli poltriva in una vituperevole mollezza. Ma le lombarde legioni rchiamaron tosto gli assopiti spiriti italiani, e il novello esercito della giovine repubblica non

per ridestar

solo emul,

ma

spesso ancor vinse


1'

il

valore de' solclie

dati di Francia. Inenarrabile fu

entusiasmo
e

mosse ogni ordine


milizia
dente.

di persone al vedere in

una nuova
indipen-

cittadina
Il

uno stato libero


il

Foscolo anch' egli fu preso dalla


il

brama

di profferire

suo braccio sotto

vessillo de' ri-

sorti difensori della patria Il rare,


lo

bisogno di modepassioni

scriv' egli, o di far

tacere le tristi

spingevano ne' pericoli della guerra, e nel turbine delle tante frenesie di quel tempo. Entrato ueir esercito ebbe tosto il grado di capitano aggiunto allo stato maggiore de' generali Toullier,

Pino e Caffarelli. Combatt a Cento, a Forte Urbano, alla Trebbia, a Novi a Genova e in
Trivulzi,

Toscana, riportando, sempre,


nia e ferite,

die' egli, lode, prigio-

non mai lustro, ne sostanze. L' opera intanto di Napoleone innalzata con
avventurati
augurii di

ma

tanti

durevole esistenza,

non ebbe che un corto e mal sicuro avvenire. Era la Francia, dopo il trattato di Campo-Formio, in
pace con tutte
le

potenze continentali, ed alleata

DI

UGO FOSCOLO.
e

27
alla

alla

Spagna, al Piemonte, alla Cisalpina


si

Olanda. Pareva ormai, che dopo coiai ordine di


cose volger
tro r

volesse con tutte le sue forze

con-

emula Inghilterra. Agevolavano questa impii,


v'

presa abbondevoli mezzi, e quei che


il

era
il

voler di Bonaparte,
dell'esercito, e

il

desio di nuova gloria,

vagheggiate illusioni. Ma, deposto inopinatamente da Napoleone il pensiero di conquista su la gran Brettagna, corse egli
voto
mille

a Tolone, apparecchi altre forze,

confidente nel

suo genio
altra

e nella

potenza

dell' esercito si volse

ad

non manco straordinaria di conquistar 1' Egitto. Mentr'


gliava e coglieva

intrapresa, quella
egli

quindi
l'

battala

allori in Oriente,

Austria,

Russia

e la

Porta Ottomana, collegate fra


in

loro,

movevano minacciose
Francia.
generali,

Europa

ai

danni

della

Due eserciti capitanati da espertissimi Suwarow russo, e Melas tedesco, scende-

loro colle

vano in Italia a combattere i Francesi, e ritoglier armi quel eh' eglino avean parimente

coir armi acquistato. Vinti in breve


blicani
soldati

tempo

repube

guidati da Scherer,

generalissimo

di Francia, a Legnago,

Lodrone,

Verona,

Ma-

gnano; rotto Moreau. successore


sano, e ridotto tutto
1'

di Scherer, a Cas-

esercito

francese

sulla de-

stra sponda del Ticino,

dia e

il

Pemonte
il

in

rimase tutta la Lombarpreda sicura de' confederati.

28 aprile 1799 Melas nella citt capitale della gi spenta repubblica cisalpina, vi giungeva poscia Suwarow in mezzo a feste, canti, balli, fuochi e ad altre consuete allegrezze. FugArrivava
d

giva al

di l
i

delle

Alpi

il

Direttorio
d'

cisalpino,
sesso,

fuggivano

repubblicani

italiani

ogni

28
d'

DELLA VITA E DELLE OPERE


Ogni et.
terzo
d'

ogni grado, miseri, esuli e squallidi


la

in terra straniera, cadeva infine non ancor giunta


al

anno di sua vita

sede di una repub-

blica fondata colla

speranza che fosse per durar


di

tranquilla e potente per pi secoli.

questo

primo rovescio

fortuna seguiron
la battaglia
l'

tosto le tre sanguinose giornate della Trebbia, che


tolsero

r Italia alla Francia, mentre


ancor perdere
in

di Stoclcack le faceva

Alemagna.

Ma

la

Francia non punto invilita per cotante rotte

e sventure,

ragunando

un subito

due contrari
e

partiti, quello degli

amici della costituzione

quel

della patria per rivendicare colle

comuni

forze la

prostrata gloria francese, deposti Larvelliere. Merlin, e

Treillard, antichi direttori, eletto Jubert su-

premo duce di un esercito novello, mand su 1 campi italiani altri nuovi e formidabili difenditori pieni di ardor di vendetta e di conquista. Pur la battaglia di Novi spense le lusinghevoli speranze, cost
alla Francia la giovine vita di
rieri, la total

perdita

del

uno dominio

de' suoi guerd' Italia,

e ri-

cacci ogni francese insegna nella sola Liguria.

La

guerra allora

si

ridusse sulle terre


il

genevesi,

ma

presa la Spezia e
di
d'

forte

Santa Maria, venne fatto

finalmente agi' imperiali di poter cingere


assedio
col

Genova

soccorso

della

potenza marittima

Inghilterra.

Ora

in

questo memorabile assedio trovossi

il

nostro Foscolo

durando

le

pi
d'

gravi

fatiche,

porgendo prove di valore ad una crudissima fame,


e

ingegno in mezzo
pestilenziali febbri

alle
le

tutti

gli

stenti

pene acerbissime, in
i

che furono avvolti nel volger di quei nove mesi

DI

UGO FOSCOLO.
la

29
guarnigione fran-

miseri Genovesi,

valorosa

cese sotto gli ordini dell' indomabile Massena.

Ma

gi nella Francia era surta

1'

alba del d nove no-

vembre, gi Napoleone Bonaparte abbandonando i deserti dell' Egitto, dopo aver trionfato alle Piramidi, a Sdiman, al Taborre, al Giordano, ad Aboukir, erasi tacitamente e con subitanea deliberazione ricondotto in Parigi, ove rinvenendo un

governo

al tutto disordinato, mille opposti partiti

inetti al governare,
l'

ed intolleranti alla forza del-

autorit, gravi pericoli al di fuori, dissensione e

debolezza nell' interno, una specie insomma di dissoluzione sociale,

con una di quelle straordinarie


i

arditezze, di che sono solamente atti


biziosi, senza

grandi am-

punto esitare, come Cesare sul Rubiil

cone,

Cromwell nel chiudere


i

parlamento, cacci
del consiglio
il

a punta di baionette
legislativo, cacci
il

cinquecento

direttorio, indoss

nome

di

primo console, e fece prendere alla francese rivoluzione, dopo essere stata monarchica, repubblicana, democratica, un' indole militare, energica, ed
altamente tirannica. Allora fu che il Foscolo gli si rivolse da Genova con una Lettera, che alla forza e brevit del
dettato riuniva molta generosit e libert di pensieri.

Napoleone, primo console, era ancora accessibile al vero; il Foscolo quindi os con libera eloquenza parlargli de' durevoli ed inevitabili mali
di

un usurpato potere; os consigliarlo


l'

di ristarsi

in quel primo passo di potente dittatura per non


far declinare

pubblicani

vessilli

immovtal gloria gi colta sotto reed os ancor dirgli, che la sua


;

rovina e quella de' popoli romperebbe dal suo troppo

30

DELLA VITA E DELLE OPERE


voler

sentire la sua superiorit, e dal suo troppo

giovarsi dell' avvilimento degli uomini


gli venisse
l'

che dove

avversit, ei

mai fatto di fuggire dalle mani delmorrebbe lasciando i popoli miseri

verit, di che

ad esecrarlo. Insomma ard predicargli quelle alte han d' uopo sovente pel bene della travagliata ed afflitta umanit i grandi reggitori
de' popoli.

Ma

egli era gi ne' voleri della Provvil'

denza destinato

immenso avvenire

di Bonaparte.
1'

Laonde

al

Foscolo nuli' altro rimase che

onore e

la semplice laude d' incontaminato scrittore, onore

per ben singolare, anzi invidiabile, ove

si

ponga

mente

alle

adulazioni e alle non poche bassezze,

con che gi in quel tempo cominciava ad esser salutato da ogni generazione di persone la stella
napoleonica. Molti, scrive
il

Foscolo,

non aduquant' egli


l'

lando Napoleone,
cere,

si

giovarono della libert del ta-

taluni alle volte lo punsero:

ma

sorgeva giganteggiando potente pur tutti


Senati
e

ammii

ravano. Le Universit, le Accademie e gli Istituti


e
i
i

Capitani

co' loro

eserciti

Mo-

narchi s'erano impratichiti dell'arte poetica


rettorica ad abbellire
i

e della

meriti del vincitore, e no-

minarlo divinit, e adorarlo, e tremare, mentre che io solo di anno in anno gli predicava le sue
sciagure e
pubblicati
sdica,
l'

le nostre.

Ne

in alcuno de' miei scritti

sino

al

1814 troverete parola che di-

che non affermi quant' io diceva sin dalanno 1800. Ma spenta la libert, il Foscolo si
In mezzo
il

chiuse nel silenzio.


dice
il il

alla

comune

vilt,

Pecchio, e quando

libero dire proscritto


virti

tacere ancora

una negativa

concessa ad

ogni

uomo

conscio della dignit propria.

DI

UGO FOSCOLO.

31

Fu

ancora in quel tempo, che Foscolo scrisse

un' Ode per una bella e gentil donna genovese, la

Luigia Pallavicini. Avvenne un d che cavalcando


ella a diporto,

rotto

il

destriero
ivi

il

freno, la tra-

sport furiosamente sul mare,

lasciandola quasi
siffatta

morente

in sul lido.

Or

tolta dal Foscolo

occasione, ei dett subitamente quell' ode


I

balsami beati

cos piena di candore, di semplicit e di greco sa-

pore.

questa segu quel!' altra

all'

Amica

ri-

sanata
v

Qual dagl'antri marini L'astro pi caro a Venere


di grazia,

Ode, piena ancor essa

di

vivacit e di

quella secreta armonia eh' un mistero a chiun-

que non abbia sortito anima altamente poetica. Solo dolse r uso che 1' autor fece della mitologia in tempi in cui le menti svincolate dalla serviti delle idee e delle forme greco-latine avean fatto
succedere alla servile adorazione il pili inverecondo dispregio per tutto ci che serbava aspetto di classiche reminiscenze, autorit di scuola, e di pedantesca imitazione delle
infatti,
pili

due letterature. Giidavasi

ma

che la moderna poesia non debba esser un puro diletto e un semplice passatempo, un linguaggio, che innalzi e svolga la natura
al

morale dell'uomo, mentre


e lo alletti.

tempo

istesso lo scuota
i

Che

se

assoluti sono

principii del
all'

vero e del bello, pure relativamente


l'

opera delinflussi

uomo

son

sempre modificabili per

gli

potenti delle opinioni, dell' et, del clima, e dello

32
stato

DELLA VITA E DELLE OPERE

maggiore o minore dell' incivilimento. Quindi una nazione, che ha mestieri di alta e civile poesia, che ha costumi, leggi e religione difformi al tutto da quelli di un antico popolo, se vuole imitarlo

nelle

religiose credenze, animatrici de' poe-

tici cauti,

avr un ostacolo fortissimo al suo mo-

rale e civile progresso, e

non avr mai interamente una vera originale poesia da poter destare 1' amore, r entusiasmo e il sentimento della patria. Facciamoci pur noi imitatori de' divini Greci, ma bene
in tutt' altro, che nell' infrascare g' italiani carmi

Pure da siffatti pregiudizi moderni francarsi ne un Canova, ne un Alfieri, ne un Foscolo, ne altri intelletti. Grave fu dunque l' errore del Foscolo nel voler presentare in Venere la ligure donna, nel ripetere la similitudine con quella Dea punta dalla spina, ed altre imagini di greca mitologia; tuttavolta codeste due Odi furon bene accolte, e generalmente reputate come una delle pili gentili cose eh' egli abbia donato all' italiana poesia. Fu in Genova inoltre che il Foscolo con un
di mitologiche imagini.

non seppero

tra

fatto che si narra di lui die prova solenne dell'ar-

dita sua indole.

di

Era il mese San Lorenzo

di
la

maggio. Suonava alla Chiesa mezza notte; ed un uomo a


vicino
alle

passi concitati attraversando

annerite

muraglie che formano una piccola curva presso il porto Cariguano, giungeva sulla piazza San Geronimo, e ad un tratto arrestando il cammino, volgeva lo sguardo verso un palagio gotico ed angolare, sostenuto da colonne di marmo massiccio. Codest' uomo era Ugo Foscolo, il quale entrando

DI

UGO FOSCOLO.
in

33
tre per-

in quel palagio trovava

un gabinetto
il

sonaggi. Sedeva

in

mezzo

generale

della Re-

pubblica francese. Alla sua diritta colle braccia


pendenti, la fronte pallida, la testa calva, gli occhi cerchiati di

uno strato
il

di bistro stava

il

dotto

Svetone: ed alla sinistra


riso faceva

generale Paolucci, anima

gi venduta al nemico, e che col suo maligno sor-

uno strano contrasto col severo e franco portamento di Massena. Appena Ugo penetr nel gabinetto i tre personaggi si alzarono. Massena il vecchio Svetone mestamente gli stese la mano
:

gli sorrise,

il

Paolucci contrasse
silenzio,
il

il

suo volto.
di

Dopo un breve
prese a dire.

generale

Francia

"Valorosi

cittadini cisalpini, la posizione di


i mezzi Voi bene conoscete, che

Genova uon

pili sostenibile, poich tutti

di difesa son gi esauriti.

se la lotta fosse arn^ora possibile

io

nvrei

fulmi-

nato dal forte


si

1'

armata degli anglo-alemanni. Mi


e

offre di capitolare;

voi

sapete che
e

la

sorte

di

Genova nelle mie mani, all'onta una orrevole morte!


all'

eh' io

preferisco pria di ve-

Ma

nire

rire!

la

Morire, grid allora il Foscolo, piuttosto moSarebbe ben vergognoso il cadere E se Francia ci abbandona, lo Spielberg aprir le

estremo partito ho voluto consultarvi.

sue spaventevoli gole per divorarci

tutti.

Voi siete un grande italiano!


L' Italia si sovver
i

gli

rispose

Massena.

di avervi noverato fra

un giorno con fierezza suoi figli. La Francia arrosini-

sirebbe di vedervi esposto alla vendetta di un'

mica reazione,
Gemelli.

e se noi

slam costretti
il

a cedere sar

nella capitolazione stipolato

vostro salvacondotto.
3

34

DELLA VITA E DELLE OPERE

Ugo

Dubito bene che possiate

riuscirvi, disse to-

sto con

un sardonico

sorriso

il

general Paolucci.

suddito dalmatino.
Io son

cittadino cosmopolita, rispose


la

il

Fo-

scolo,

ne ho gi venduta

mia

persona,

ne la

mia spada, ne la mia penna, a chicchessia. Una il mio primo respiro, una parola sar r estremo, foss' anche spezzata a met dal rantolo
parola fu
di morte.

Ma

io

vi conosco, o

generale,

meravigliarmi de' vostri


capo, e la lunga sua

detti.

per non
il

E
gli

scuotendo

chioma che

cadeva sulla

spalle gi incurvate dalle laboriose veglie e da' mali

della patria, con gli occhi scintillanti di fuoco, si

avventava contro

il

Paolucci,
il

ma

lo

Svetone gli

rattene rapidamente
fesa dichiarava, che

braccio.

Massena intanto esponendo tutti i mezzi di dimalagevolmente si potean pi


nemici, e prolungare
e
l'

sostenere gli assalti


i

invano
spe-

disagi

de' soldati

degl' infelici

abitanti,

rando

di favoreggiar

impresa del primo console,


le Alpi, e

quella cio di rivarcare


le italiane terre in

correr di nuovo

mezzo ad altre vittorie, a nuova Laonde non potendo pi sangue. a nuovo gloria ed durare nell' assedio protestava che il domani il
cannone del forte annunziato avrebbe la resa di Genova. Infatti il 4 giugno Genova cadde in potere alle forze austriache ed inglesi. Il Foscolo
segu pel

momento

la

trista egli

condizione

de' suoi

commilitoni.
il

Ma

non avea

punto dimenticato
suo

sardonico sorriso di Paolucci. e sapeva bene che


il

l'avrebbe denunziato ponendo


di proscrizione,
de' Banchi,

nome

nella lista

incontrandolo quindi sulla piazza


si

Ugo

slanci verso di lui gridando.

DI

UGO FOSCOLO.

35

Il

Arrestatevi, generale.

vento del nord sferzava

suoi capelli,

una

schiuma biancastra orlava il suo labbro e la sua voce era cupa e cavernosa.

inferiore,

Ob, oh, rimira Genova, prosegniva egli che


sotto
i

traballa

passi

di

un

traditore.

Dimmi,

quante teste hai tu destinato a far schiacciare daldelle arti restaurate ? Ma tu tremi, o l' infamia fellone! 11 popolo accorreva da ogni parte, i Francesi

scendevano

dall' alto della citt a


il

marcia im-

ponente. Allora veggendosi


scosse bruscamente
il

Foscolo circondato,
astanti que-

Paolncci, facendo scoppiare

dal suo petto col volgersi alle turbe


sto terribile

anatema:
e

E
ripet
:

Morte
il

dannazione
applaud,

al traditore.
e
l'

popolo

eco

di

mille

voci

Morte

dannazione

al

traditore.

Un' ora dopo di questa scena l' esercito francese si allontanava silenzioso da Genova. Ma gi in pari tempo Bonaparte con meraviglioso ardimento e con mirabile arte,
la natura, valicava
le
il

domata quasi

piemontesi

e le

gran San-Bernardo, correva lombarde pianure, ed entrava


il

nuovo conquistatore

d 2 di

giugno

in

mezzo

alle vincitrici sue schiere nella citt capitale della

Lombardia. Risorgeva immantinente la cisalpina repubblica, s'innalzavano gli animi ad alte speranze, coronavano la sua impresa pubbliche feste ed infinite allegrezze, si decidevano infine ne'campi
di

Marengo

destini

dell'Italia,

ed una

memo-

randa battaglia rendeva Napoleone arbitro supremo della Francia e della bella Penisola. Allora parve

36
che una
pili

DELLA VITA E DELLE OPERE

benigna fortuna arridesse ai travaBonaparte vincitor di Marengo avea in sua mano le sorti di Europa liete o
gliati popoli italiani.

triste,

la pace o la guerra, la civilt o la barba-

ria, la libert o la

schiavit: gloria civile

1'

aspet-

tava

ugnale alla guerriera; ma l'ultima, ed un deso fiero ed indomabile di comandare, non lasciarono luogo alla prima: caso deplorabile per sem-

pre.

Tale

la

sentenza gravissima del Botta, alla

quale non possiam noi per 1' esperienza delle accadute vicende, che far un'eco di dolore e di altissimo rammarico. Pure Milano divenne in quei giorni un
centro
le
d'

italiana sapienza. Gli stipendi, gli onori,

riaperte

universit

fecero

accorrere
di

da ogni
virti e

banda uomini
di

di vasto sapere,

grandi

molta

gloria.

Ritornava

il

Francia accattata la vita, e suto in Savoia razzolando mal sani frutti sotto gli alberi; ed anche il Foscolo vi ritornava con pensiero di eleggere a sua stanza quel paese, di ripo-

Monti dopo aver in per parecchi mesi vis-

sarvi l'animo

martellato pur sempre dall'amore,


illusioni,

stanco dalle fatiche della guerra, disinganato ora-

mai crudelmente dalle prime


promesse,
e

da bugiarde

da mille
all'

dolori.

Una

delle maggiori e delle pi importabili fe-

rite arrecate

anima del Foscolo,

di

che

non

potea egli mai senza ira ripensare, si fu il trattato di Campo-Formio, pel quale fu dallo straniero venduta
tore
di
tutti

iniquamente
gli
effetti

la

sua patria. Spetta-

lagrimevoli e tristissimi

della straniera conquista, egli avea veduto g' italiani

campi bagnati

d' italiano

sangue, citt

e terre

fiorentissime combattute e vinte, innumerabili vit-

DI
tirae

UGO FOSCOLO.

37
di falsi
alle

immolate dal fanatismo, dal bagliore


fatti

nomi
poli
;

velo alle rapine,

alle

prepotenze,

offese apportate sovente ai dritti piii santi dei po-

egli infine era stato presente a

molte opere

di crudele natura,
si

ed a mille azioni
l'

in cui spesso

celava la vilt del tradimento, e


Infastidito

infamia dello
altaegli in

spergiuro.

dunque ed esasperato
al

mente per cotante cagioni appena giunse


Milano,
il

primo pensiero

quale rivolse la mente

fu quello di vendicar la patria oppressa, e di sfo-

gar
lice.

1'

anima afflitta e logorata da un amore infeTremenda, inesorabile e santa vendetta contro

la
i

codarda arroganza della tirannide

quella che

sublimi ingegni tramandano nelle lor pagine immortali alle pi tarde generazioni. Infamatevi coi
fatti,

dicea Carlo Botta, che la storia


scritti.

v'

infamer

cogli

gridava

il

Giordani: Se mai la

giustizia

mi mancasse, non perci g' iniqui sfuggirebbero alla mia giustizia, poich Dio mi ha dato una potenza che nessun re mi pu togliere: mi ha dato un'artiglieria, che tira pili lontano,
pili

tuona
noni.

a lungo, e conquassa pi forte dei can-

Or tale fu il cencetto del Foscolo. Abbozz egli dapprima un' operetta titolata Lettere di due amanti, lavoro per non finito, e che rimasto dipoi in potere di una egregia e carissima sua amica in Firenze.^ Ma imbattutosi poscia, come creder si volle, nel romanzo di Carlotta e Wetlier
primo diseguo dett il suo tanto conosciuto romanzo dell' Ortis. Molto pertanto e da molti s' dissertato e giudicato sulle Uttime Lettere dell' Ortis. Noi quindi
del Goethe, deposto
il

non avvisiamo

di dovercene

lungamente

intratte-

38
nere,

DELLA VITA E DELLE OPERE

ma

cenno, che

reputiam debito per di far quel breve non sar al nostro proposito inconve-

niente. Parlerem

dunque

dello scopo,

della origi-

nalit, del piano, de' caratteri e della verit storica.

Leggendo
d'

l'

dente altro non essere

opera del Foscolo, pare a noi eviil fine dell' autore, che quello

infamare

gli oppressori di

un popolo

tradito e

generoso; dipinger lo stato di un'anima delusa sulle sorti future del natio paese; la sventura di

un cuore sanguinante
ed infelicissime, cio
patria venduta.

fra due passioni prepotenti un amore sfortunato; ed una

sto

Lo svolgimento dell' immaginazione e del gunon pu non esercitare un' alto influsso suU' ore

dine dell'incivilimento, sui morali

politici sen-

prima una letteratura, ebbe una poesia originale, un idioma superiore agli altri idiomi dell' Europa latina, ed i
timenti di un popolo. Or se
dalla
schiaviti e dalla
l'

Italia surse la

barbarie, cre

beuetizi di tal superiorit

si

distesero fino al

XVII
^

secolo sulle letterature spagnuola, francese ed inglese, ci mostra, e lo confessa


l'Italia al corainciamento

un francese,
secolo

che

del

XIV

sorpas-

sava in sapere, in grandezza, e in progresso sociale tutte le altre


rit

nazioni

europee.
e

Una

tal ve-

non potr mai essser negata,

per quanto

siansi sforzati taluni reggitori o aggiratori di

mo-

derni popoli a spegnere codesta gloria dell' italiana


terra col tradimento, colla prepotenza del pili forte
e con mille stolte rivalit ed insulti codardi, pur non hau potuto nascondere agli occhi del mondo e di loro stessi qual parte abbia avuto nella tanto

vantata civilt loro

l'

antica

libert,

il

valore e

DI UGO FOSCOLO.

39
ben vero, che il sociale, onde

r ingegno italiano.
secolo gi

Ma

s'

egli

move

a quella perfezione

veder una volta la giustizia e la verit innalzate

su

le

ceneri dell' impero della forza e dell' ipocrisia

speriamo allora quando 1' umana famiglia avr un interesse, ed un avvenire, di non pii udir l' Italia esser madre feconda di soli briganti e d' uomini impotenti. Or la nostra letteratura non ancor noverava fra la tanta copia delle sue opere un lavoro
simigliante
a

quel

che

il

Foscolo

intraprese

al

primo nascere del

secolo presente.

Anzi stoltamente
g' italiani

credeasi per molti, che

poveri

di co-

stumi, di passioni e di carattere,

non avrebber

mai potuto veder


tal

liete le

patrie lettere di

un

co-

genere di composizione. L' esempio del Foscolo


quella

sment

misera

sentenza.

Un

popolo,

che

precorse ogni altra nazione nella civilt e nel sapere, eh'

ebbe un tempo potenza


pieno di

e libert, e

che

possiede un linguaggio altamente musicale, armonioso,

pieghevole,

affinit e di
il

analogia

colla greca o latina lingua,

credere che manchi


virti

di

domestici costumi,

di

grandi

rare, di alte passioni

da dipingere,

e di

da ammimolte ca-

lamit da compiangere, stata una delle pili triste opinioni del secolo trascorso. Sian rese adunque
sincere laudi
l'

al

nostro Foscolo per aver dato


di

al-

Italia

un romanzo
piano.

cotal

natura, di che
lettere.

fino

allora pativan

povert

le italiche

Ma

ec-

cone

il

Un giovane

veneziano per nome Jacopo Or-

tis,

di un' indole elevata, e

profondamente melannatio paese, e


il

conica, pieno di ardente affetto per la patria, ap-

pena vede mercanteggiato

il

suo

40

DELLA VITA E DELLE OPERE


nella lista
di

nome

proscrizione,

vinto

dalle la-

grime della madre, lascia Venezia per fuggir le prime persecuzioni, e si ritira su i colli Euganei.

Da questa solitudine corrisolamente con nn suo fedele amico per nome Lorenzo, al quale manifesta la sua peregriCi accade nel 1797.

sponde

nazione, la storia de' suoi pensieri, de' vari propo-

nimenti, de' suoi dolori, de'suoi deliri.


fortuna,

Non

ricco di

ma

nato di gentile famiglia, non ha sulla


lui

terra che

un amico, ed una vecchia madre, da

spesso rammentata con


degli sforzi oltre
le

somma

tenerezza, e che fa
i

sue sostanze per apprestare

mezzi
s'

al proprio figliuolo di

scampare

da' pericoli

della tirannide. Intanto nel ritiro in che egli vive

imbatte in una famiglia rifuggita col per evitar parimente i primi furori della persecuzione. Una tal conoscenza cagione eh' ei riman preso di un violentissimo amore per una divina fanciulla di

nome

Teresa
e gi

figlia del sig,

T... capo di codesta famiglia,

promessa

in isposa

ad un Odoardo, ricco gen-

tiluomo, giovine buono, esatto, paziente,


cui volto non facea argomentar nulla di

ma
se.

il

di

Per domestici interessi il povero Jacopo non politici pu in verun modo legarsi colla sua Teresa, ancorch gi fosse ben certo d' essere riamato con pari amore da quell'angelica creatura. Cacciato
dalla patria, arso dall'amore, pieno d'ira e d'alto

disdegno contro la tirannide, fugge dal suo


e

ritiro,

prende

le

mosse per Bologna; indi passa


Milano,

in Fi-

renze, di l in
d si volge per

dove soggiornando

pochi

Genova ed Antibo, col pensiero di recarsi in Avignone; ma ad un tratto lascia Antibo, ritorna sulle prime orme, e si ritrova in Ki-

DI

UGO FOSCOLO.
lia la
si

41

mini. In questa citt

maritata: la passione

nuova esser gi Teresa cangia in un martirio che

rende pi crudele la sua condizione. Stanco di vita


scioperata e solitaria, infastidito degli uomini, del

continuo viaggiare, disperato da ogni consolazione,


e d'

ogni avvenire, sente finalmente


s

il

bisogno di
pria di

por termine a

dura esistenza.

Ma

ab-

bandonare questa terra 1' unica brama che ancor gli rimane quella di rivedere per una ultima volta la donna del suo cuore, quell' angelo che l'amore gli avea dato, e che \\ pregiudizio e V interesse gli aveano rapito. Kitorna dunque su i Colli Euganei, rivede Teresa in que' luoghi stessi, ne' quali avea preso ad amarla; ha dal suo labbro la certezza di averla perduta irreparabilmente, e si accomiata da lei, che in tal momento non lesse la sentenza di morte nel cuore del suo amante. Si reca poscia in Venezia per ricever la benedizione dalla madre, simulando d'imprendere un lungo viaggio. Fa ritorno a' Colli Euganei, e in quella casa, ov'egli abitava quando la prima volta vide Teresa, compie lo sciagurato proponimento facendosi ritrovare la mattina nuotante nel sangue con un pugnale fitto nel cuore, e col ritratto dell' amata donna pendente dal collo.
Tal' r intero piano del Romanzo del Foscolo. Senza complicazione di avvenimenti, ma povero quasi e semplice nel suo principio, nel progresso,
e nella catastrofe,

sdegna

1'

aiuto di qualsiasi or-

ditura, e tutto

l'

interesse fa sorgere dalla vergine

eloquenza delle passioni che descrive. Aggiunse


egli per, per dare
l'

una

cotal verit

di

tinte

al-

azione, alcuni episodi, che son quelli della gen-

42
tl

DELLA VITA E DELLE OPERE

donna

di

della

giovinetta

col Parini;

Padova, della vecchiarella romita, maritata di fresco; de' dialoghi del mendico vagabondo, del contail

dino calpestato dal cavallo: e


Lauretta.

frammento sulla

In quanto

ai

caratteri

il

protagonista

tale

qual era

l'

autore nelle varie vicende della vita,


e nelle

nella giovine et, nelle passioni

opinioni,

nell'indole impaziente, ne'moti impetuosi del cuore,


e sino nella

tendenza a ragionar sovente sulla nulil

lit della esistenza, a tener sacro

disprezzo della

morte, ed a giustificare

il

suicidio. Il Foscolo

non
il

avea che
tirannide

ventidue
francese,

anni

quando
le

egli

scrisse

suo romanzo. Senza patria, perch trafficata dalla


senza beate illusioni delgli

l'amore,

poich

ostacoli

potenti

rapirono le
e

speranze di una vagheggiata felicit

di

un

ri-

posato avvenire, altamente sdegnato della vilt e


dell' universal silenzio de' suoi cittadini,

in

mezzo
se

alla

comune
il

prostrazione,
i

egli

os

dipinger

stesso,

suo amore,

mali della patria, l'aborriil

mento d'ogni straniera dominazione,

dispregio

d'ogni fazione letteraria, politica e religiosa, che dividendo e lacerando l'Italia la rendono preda
del pi scaltrito potente; ei ritrasse infine le scia-

gure di un popolo, manifest le opinioni di chi non ardiva renderle coraggiosamente palesi, e lasci una viva imagine de' suoi tempi e della sua generazione. Un carattere di tal tempra parve alla plebe de' critici nuovo ed anche strano, ma tale non parve ai veri Italiani, ne tale potr mai essere
giudicato da quanti

uomini avran potenza

d' in-

fiammarsi

in sacre passioni.

DI

UGO FOSCOLO.
fu
scritto

43
esser

Quello di
tore

Teresa,

un

carat-

muto e velato. Egli vero, che Romanzo non agisce, ne opera mai

nel corso del


nulla,

ma

vero altres che nell'immagine di Jacopo agli occhi


del lettore pur viva quella di Teresa, e mentre
ella

non viene a rivelarci

le

doti

che la natura
il

larg alla sua

mente

al

suo

cuore,

rispetto

per la sventura di Jacopo, la crescente ammirazione, e la

passione che ne
e
i

seguono,

contrasti

del

piii

santo pudore,

fierissimi di che la virti


il

filiale e

l'amore affannavanla, infine


sacrifizio, al

sublime

quanto crudele

quale

si

rassegn, chi

potr mai dire non aver tutte queste cose vedute

non

solo,

ma

sentite? Anzi l'amore per un


e

uomo

che non poteva esser suo,


martirio di
altro che

la

rassegnazione al

esser legata

irrevocabilmente ad un

non poteva amare giammai, avrebbero perduto gran parte della loro potenza, ove Teresa non avesse procurato con sanguinosi sforzi di chiudere nel suo segreto tanto tesoro di passione e di sventura. Il silenzio sublima e santifica quasi la

virti che soffre. Quanto Teresa avesse voluto concedere a se stessa nella espansione de' suoi dolori

tanto avrebbe perduto di affetto,

di

ammirazione

e di compianto nel cuore de' lettori.

l'

debito infine rammentare, che la Teresa del-

Ortis non

una

felice creazione dell'


la

ingegno

dell' arte,

che

abbelliscono

natura imitandola
fece al Fopii

ma

belisi

una gentile
le

giovinetta, che
di

scolo

conoscere

gagliarde passioni.
bili in Italia virti: e

torture

una delle sue

Molte delle

donzelle no-

amano quanto Teresa, o con pari vanno vittime silenziose al sacrificio:

44
e se pur
sciagura,

DELLA VITA E DELLE OPERE


tentano di deviare la loro imminente
i
:

loro tentativi

riescono

sem[re
il

vani

ed ignoti le vede

rare volte finche sono nubili,


in alcune citt:
il

mondo
quando

massime

ed

rarissimo

che se ne parli. Se poi

loro contegno,

sono accasate, non risponde a questa educazione

e alla loro innocenza, e alla specie di religione con che

sentono sin da quindici o sedici anni

l'amore, se ne incolpi l'uso di maritarle

appunto

come

fu maritata

Teresa. Chi ha viaggiato in

Italia ha veduto,
tezza e le

come

1'

orgoglio e la scioperai

richezze

inducono quasi tutti

pa-

trizi a costumi molli, ridicoli e abietti, de' quali


le loro

giovani mogli

devono necessariamente
patrizie

partecipare. Le spose ricche nelle case


non sono

madri

di famiglia; e

quando

il

volessero

non sarebbe loro conceduto


rito le loro anime, rompono,
all' a' vizi

d' ingerirsi nella

doir-

mestica economia. Alla tirannide paterna che


de' mariti
le

che
all'

le cor-

ozio che

non

induce ad alcuna

occupazione e le liberi

dalla noia,

esempio

delle loro madri guastate dalle stesse cause, ag giungasi certe confraternite di uomini, che sotto
colore di

dirigere

le le

passioni

di

depurarle

nelle ricche

dame,
la

adulano. Quindi la scia-

gura di quelle misere; la sciagurata educazione


de' figli;
e

sciaguratissima fama delle ita-

liane:

bench molte, specialmente negli altri ceti, non abbian potuto esser guaste dagli usi patrizi, ma il mondo non le conosce; e le poche splendidamente ree versano la macchia sovra tante altre che vivono modestamente innocenti-

DI

UGO FOSCOLO.
l'

45
della

Or r amor
Il

di

Teresa per
s'

Ortis pieno
^^

religione, di cui

dianzi parlato.

padre di Teresa non opera neppur egli alcuna

cosa di

momento

nello sviluppo degli

aveniraenti

romanzo. Presentato come uno di quei genitori inflessibili, i quali sovente condane nel corso del

nano

le loro

innocenti creature, anelanti alle gioie


allo

fuggevoli della vita,

strazio

perenne di una

infrangibile catena non formata dal voto della coscienza, ne dalla santit dell' amore; pure con questo tal carattere, e con quella

sua ostinata passilo


l'

ha talune nobili doti che sprezzo, e scemano di molto


vit

salvano

dal di-

usata

ingiustizia

verso la infelice figliuola.

La

politica persecuzione

nella quale egli avvolto, e che lo astringe a le-

garsi ad un potente, le domestiche circostanze, la

tenera piet che mostra per Teresa, e la sincera


fiducia con che tratta

sempre

1'

Ortis,

muovono a

compassione anzich a dispetto. Ne Odoardo carattere interamente ideale, ma vero pur troppo ed agevole a scontrarsi nell'umana razza. Un uomo che parla spesso di se e dello cose suo, che gliioca
hcne a Scacchi, che sa di musica, che mangia, legge, dorme, passeggia, e tutto coli' oriuolo alla mano, ma col cuore sempre morto, e con una
faccia magistrale non animata mai n dal sorriso deli' allegria, u dal dolce raggio della piet
e

uno

di quegli

esseri

ordinarli e

comuni, disualtri

tili

a se stessi, e bene
1'

spesso agli

dannosi.

11

disprezzo quindi che

Ortis sentiva per

Odoardo
Odoardo

la sola

pena dovuta

alla ridicola gravit di coe boriosi.

desta razza di uomiciattoli vuoti

senza apparire di aversela colpevolmente procac-

46
ciata,

DELLA VITA E DELLE OPERE

ha contro

di se

V avversione

di tutti, ed in-

vece di destar piet,

muove

a disdegno con quella


di

sua irremovibile

stoltezza

volersi

legare

ad

una fanciulla non nata per uomo di cotal natura. La madre di Jacopo finalmente, ancorch si mostri verso il termine dell' azione, pure ha tutto il carattere di madre veracemente italiana e la sua apparizione apre il cuore a sentimenti di una tenerezza e di un alfetto tutto nuovo fino a quel momento nel romanzo. La scena di quella divisione
nella quale
il

figlio

ha la certezza

di

non pi riab-

bracciare quella vecchia donna, mentre la misera

madre spera ancora ribenedirlo


di

altra volta piena

nuova bellezza, della pi alta commozione, e non pu leggersi senza lagrime da chiunque non abbia anima muta a' sentimenti figliali o materni. Or questi caratteri saranno stati per certo in parte modificati, e forse anche creati dall' autore ma quello per che possiam dire, ritratto dal vivo senza verun dubbio il protagonista. L' amore del Foscolo una storia, di cui egli stesso fa motto
nelle sue opere descrivendo
i

dolori, la fierezza e

la indole di cosijffatta passione.

Vere ugualmente

son le dipinture di taluni luoghi: la scena soltanto


tramutata da
i

una

in un'altra contrada dell'Italia;

nomi

de' personaggi cambiati,


il

qualche quadro di

paese ideato:
i

tolto ci che imponevano di torre ed ha immaginato quello che gli era d' uopo per dar vita e movimento al piano del suo semplicissimo romanzo. Molte e varie sono le sentenze sul merito let-

Foscolo

insomma ha
g'

riguardi e

le

convenienze

terario, sulla originalit, e sugli effetti morali di

DI

UGO FOSCOLO.

47

codest' opera.
si

Primamente strana ed anco non vera


forti

reputata la esistenza di due

passioni.

quella della patria e dell' amore, ardenti simulta-

neamente neir anima di un uomo. Tal fenomeno, si dice, che pu solo e raramente aver luogo in una due scene di qualche tragedia, diviene poco naturale nella lunga e svariata tela di un romanzo. A questa accusa non crediamo possibile una risposta,
tire

poich
si

quei

critici

dai quali
in

pu parqual senso
e la

non

giungerebbe mai a provare

r autore
i

dell' Ortis

intenda la parola amore


de' poeti

parola patria.
filosofi

se vogliono costoro

una prova che

non meno
1'

abbian riconosciuto

la coesistenza delle passioni politiche ed amorose,

consultino

autorit del Montaigne, che vale ben


^' e facciano buon senno. romanzo del Foscolo fosse quello della Carlotta e Werther

quella di

un Areopago
il

Si disputato, se

una imitazione
del Goethe.

di

I lettori

dell'Ortis furon

tutti

viva-

mente richiamati ad una immagine, che gi da parecchi anni era stata presentata dal poeta Tedesco:

immagine alla cui vista non pianse sol chi non aveva amato: immagine, che posteriori opere dello
stesso autore e di altri Tedeschi scrittori

hanno

al-

quanto indebolita, ma non interamente cancellata da' nostri cuori. L'Ortis quindi ha risvegliata con un dolce sentimento di melanconia la rimembranza del Werther. Ambo gli autori rappresentano uu suicida de' nostri giorni. Perci han comune fra
di un uomo al quale il bollore anima fu martirio, comune quella di fatti avvenuti ed osservati, comune il metodo, e il preparato suicidio. Echi vuol giudicare dalle somiglianti

loro la dipintura

dell'

48

DFLLA VITA E DELLE OPERE

forme esteriori senza por mente all' intrinseca differenza di questi due libri, pu ben dire V uno
esser imitazione dell' altro.
il

Ma
si

chi vorr leggere

Werther
han

1'

Ortis per dividere davvero la pas-

sione de' loro personaggi, ben


autori
prio

avvedr che
la

due

tratto dalle proprie circostanze, dal pro-

ingegno,

dalla

propria

indole

creazione
sentito ed

de' lor

celebrati romanzi, e perci


le

han

espresso diversamente
L'

proprie passioni.

amore
tin

dell' Ortis un' infermit, di

che egli
1'

s'avvede

da principio,
le

lo

alimenta come riparo


ani-

a pi duro passioni,

quali aspreggiandogli

ma
ne

di

rabbia impotente, lo inviliscono in faccia a

se stesso,
gli

non gli lasciano speranza di satisfarle, porgon nutrimento ad una vita angosciosa

Nel Werther la passione dell' amore si ad una conoscenza poco esatta del mondo congiunge ed alle meditazioni di un' anima sentimentale, per rappresentare con questo singoiar modo una ma-. lattia morale nel suo tempo. Infatti il sentimento
e deserta.

amore si accende lentamente nel cuore del Werther, allettato dalle gioie e dalle illusioni, che ingannano sovente le giovanili fantasie: eia sua melanconia, e l'indole sdegnosa eh' ei prende, senza che pur se ne avvegga, traggono origine dall' irritazione che gli dava una passione profonda ed occulta. Cos pure il carattere di Carlotta ha
dell'
pili

del reale,

o,

per dir meglio, del

comune

e del

volgare. L' amica dell' Ortis in cambio, mentre non


lascia d' esser piena di verit, inoltre ingentilita
ideale. Teresa rattiene il l'amore a non compiere la sciagurata deliberazione di torsi la vita amaregdi

una maggior bellezza


e

suo amante colla virt

DI

UGO FOSCOLO.
:

49

giata da mille sventure


e delicato,

Carlotta, dopo aver ispi-

rato un invincibile affetto ad

quando

si

bile ardore, tenta di

un giovane ingenuo avvede di quell' inestinguispegnerlo con freddi ragionacV altra

menti,

gli consiglia
lui,

a ricercare

degna di
cro.

ed esacerbando in tal

donna pi modo 1' anima


nel
all'

di queir infelice

giovane, lo sospinge
sacrificata

sepol-

Teresa

una vittima
Carlotta

obbe-

dienza

figliale.

ama

Alberto, e gli divien

consigli

moglie per obbedire con religiosa piet agli estremi della madre, la quale moribonda 1' avea a queir uomo raccomandata. Finalmente le due catastrofi porgono un' ultima prova solenne della dissomiglianza di questi due libri. La natura ha
dettato air Ortis quanto egli opera e scrive in quei

momenti

di disperazione e di dolore, che lo assa-

livano di repente per lo stato di angoscia, in cui

era immerso

il

suo cuore in quel duro conflitto di


nel

due

fiere passioni. L' effetto

taneo, quasi, impreveduto, e spaurisce con


terrore,. allorch egli

Werther subiun muto

ribile

pone in esecuzione il suo terproponimento. Tutta la differenza sta unicariposta

mente

nel

vigor

dell'

anima. Neil' Ortis


nel
altro

fortissima ed educata al dolore,


delicata ed inesperta. L' uno e
1'

Werther

piii

non possono lottar lungamente con una febbre potente che scoppia minacciosa, e li riduce alla frenesia. Nella
dipintura del Werther apparisce
quasi di una grande
la necessit di morire,
dell'
il

genio guidato

dall' arte; in quella dell' Ortis, la storia viva e

nuda

anima, che dopo

sventura di una patria oppressa e

grande perduta sente


la

quando

le

sperate dolcezze
in furore
4 di-

amore

si

convertono anch' esse

Gemei.li.

50

DELLA VITA E DELLE OPERE


smarrita la mente ed un
ri-

sperato. W.erther lascia


tal crepacuore,
flettere.

che non presenta alcun tempo a


all'

Ortis

opposto riempie con la sua fine

di potenti riflessioni le

sdegna
alla
ci chi

la vita perch

terra

materna, o

anime non volgari, dacch non gli dato consacrarla alla donna adorata. Dopo

non vede la differenza delle passioni e dello scopo de' due romanzi, quella dell'ingegno, del sentire, e delle

condizioni sociali dei loro autori?

si detto, che il romanzo dell' Ortis molto nocevole pe' suoi effetti, poich dipinge virti e passioni, che raramente si possono nella generalit degli uomini rinvenire. Cresciuto il Fo-

Da

ultimo

scolo sotto gli influssi delle

una

filosofica scuola, straniera di origine, e

non sane dottrine di domi-

natrice nel varcato secolo in Italia, sparse questo


libro ed altre sue opere d' idee e di opinioni scon-

solanti anzi funeste

sulla
l'

vita

de' popoli, e sulle

leggi che governano


cecit

uman

genere destinato sem-

pre, secondo lui, a guerra perpetua,

ad insanabile
le virti

ed a fatale miseria;

esager

e le

passioni;

gett lo sconforto e la disperazione,


il

ed
del

ondeggiante tra
trov
nella

fatalismo
il

il

materialismo,
e la

distruzione

riposo

pace

mortale. Infatti maturato dall' et in parte ripentito scrivea:

Pubblicai, sono oggimai sedici anni

certo volumetto, e non potendo per anche esporre


le opinioni che allora, ed in gran parte, mi parevano vere, le ho rinfiammate delle lugubri passioni che allora mi ardevano. E temo non siano luce tristissima da funestare ai giovanetti anzi

tempo

le vie

della vita, e disanimarli dall' avviarsi

con allegra spensieratezza.

Ma

nissuno

pii di lui

DI

UGO FOSCOLO.

51

ha ritratto con maggior verit e dolorosa evidenza r infortunio dell' esule, i suoi martirii, le privazioni, r onta e la rabbia della propria impotenza nel vedere una patria bistrattata, lacerata ed oppressa da una impudente tirannide. Nissuno pi di lui ha fatto meglio abborrire lo straniero invasore, ha svelato le arti infaraissime della licenza, della rapina e del tradimento. Nissuno ebbe pi sentita riverenza a' nomi di Alfieri e di Parini, i
due sommi
la
italiani,

che colle opere insegnarono


vita le dottrine

religione
opere,

della
e

patria, e colla

delle

quindi

furono spettri increscevoli

agli occhi dell' onnipotente conquistatore.

Nissuno

seppe meglio dipingere i dolori di un popolo tradito, e le fallaci speranze della straniera conquista.

Nissuno infine ebbe maggior coraggio per coprire di vergogna i conculcatori di una patria misera ed inerme. Ma siano pur potenti le armi della tirannide, siano ben fortunate le sue colpe, innaccessibili alla giustizia e alla

vendetta de' popoli;

havvi per un' altra sacra vendetta, nella quale si rompe ogni fraude, ed ogni potenza, e Iddio 1' ha

commessa al tempo ed a' grandi scrittori. Or siffatta vendetta fu quella che il Foscolo
consegu colla pubblicazione del suo romanzo. Dovremmo ormai far parola della lingua e dello
stile

di quest' opera,

ma

della
del

che in onta alle censure


schietta
e
e

prima direm solo purismo offre una


del-

rapida rivelazione di ogni moto

l'anima;
da' critici

del secondo, eh' fedele imagiue della

indole del protagonista, e quindi le colpe apposte

comuni sono
a'

il

pi grande elogio dacch

r ubbidienza

precetti dell' arte, lo splendore e la

52
serenit

DELLA VITA E DELLE OPERE


dello
stile

ove l'anima, e torbida, irre-

quieta e convulsa, sarebbero difetti non che gravi


imperdonabili. Finalmente concludiamo colla sentenza di uno straniero, il quale, parlando dell' Ortis lo ha giudicato come letteraria produzione

ma

uno
colo,

de' libri pii energici e pili famosi del suo se-

tezza, ed
Il

come opera nazionale una meravigliosa ardiuna coraggiosa e novella catilinaria. '^

Romanzo del Foscolo apparve nell' ottobre anno 1802. Un' opera di tal genere non potea per la sua novit non esser accolta con generale plauso, ed universal desiderio. Gli amatori della patria videro esporsi i lor sentimenti, snudata l' infamia del comune oppressore: le donne piansero sulle miserande sciagure del giovine suicida, sulla trista sorte della buona e virtuosa Teresa. Molto
dell'

quindi la fama del Foscolo s'accrebbe; ed invano


ei cel il

alla

suo nome, poich il prima edizione manifest


1'

ritratto che appose


il

vero autore, e le
di questo no-

nobili passioni che agitavan


vello

anima
il

ingegno italiano.
la

Ma

oltre alle lodi

ritratte

per la pubblicazione dell'Ortis,


in

Foscolo ebbe pure


l'

quel tempo
1'

ventura

d' esser

oggetto di

secreti palpiti di bella e gentilissima signora.

La

giovanile et,

altezza della mente,

accresciuta

riputazione, e l'esser autore di un

romanzo che de-

stava cotanto interesse, ed un forte affetto per le

sventure

e pel carattere

del protagonista, doveano

naturalmente fargli acquistar la grazia, o il favore, di nobile donna. Breve vita per ebbe questo altro amore del Foscolo, perocch la sua amica bella di
forme,

ma
1'

d' indole

leggera ed incostante,
di

irrit

ed offese

anima del Foscolo,

maniera

eh' ei

DI

UGO FOSCOLO.

53

ruppe ben presto un legame non degno del suo


cuore.

Napoleone

in questo

mezzo usurpato

il

primo

grado di potere nella Francia, dopo avere in Italia e in Egitto operato quel che menar lo poteva ad

una volta signore, tutte le sue stabilmente e ben securamente raffermare. Mutata la costituzione dell' anno III, e fondato un nuovo patto costituzionale, nel quale furon gravemente danneggiate e ristrette le libert nazionali, ed augumentate contr' esse le armi del potere esecutivo, quando gli parve di aver dominato le parti politiche, riconciliati gli animi

un

cotal fine, reso

cure

rivolse a potersi

turbolenti colla moderazione e


priet, alla libert

il

rispetto alla proe

delle

persone

de' culti,
i

adno-

dolcito
bili
i

il

rigore

delle

leggi

contro

preti,

e g' infelici

parenti degli esuli, ricompensato


degl' illustri
tra-

valorosi,

onorata la memoria
e

passati;

concep grandi
e

smisurati disegni utili

e gloriosi alla Francia,

molte opere f sorgere


e

guidato sempre dai calcoli dell'ambizione


politica. Infine
liatosi

della

dopo aver vinto l'Austria, riconciingannato Alessandro,


ei si volse

col

Papa,

fatta
sotto
la
Il

pace coir Inghilterra,


le

a fondare,

forme e le leggi del dritto e dell'equit, sua potenza di fatto sopra la povera Italia.

Campo-Formio avea dato esistenza alla cisalpina repubblica; le vittorie di Melas e di


trattato di

Suwarow Marengo

aveano spenta rapidamente, quella di un baleno a nuovo splendore ed a vita novella. Nel mese di novembre dunque 1802 le autorit della risorta repubblica annunziavano ai popoli r imminente confermazione dei
1'

la restitu in

54

DELLA VITA E DELLE OPERE

loro destini per

verno
sulta

pii

mezzo dell' ordinamento di un gopotente e meglio ordinato alla nuova


31 dicembre una straordinaria Con-

esistenza.

Il

di

quattrocento cinquanta deputati era di

gi ragunata in Lione. Sedeva capo di questa Consulta Bonaparte, sedevano gli uomini
devoli della repubblica,
della
i

pii

ragguardelle

rappresentanti del clero,

magistratura,

delle

amministrazioni
delle

province e delle citt principali,

camere di

commercio, delle accademie e delle universit, delle guardie civili e delle milizie di tutti gli
ordini,

insomma

di

tutte

le

professioni.

^^

Eleg-

geva Bonaparte vice-presidente della repubblica il cittadino Melzi, prendeva egli, per voto della Consulta, quello di presidente colla facolt di

rimaner

dieci anni nelle sue funzioni e di poter esser anco


si promulgava alfine e si accettava una nuova costituzione in mezzo ad acclamazioni, a feste, ad infinite adulazioni, ed a straordinarie

rieletto;

contentezze.

Or fu

in siffatta occasione,

cbe

il

Foscolo, pel

nome
scelto

di

che generalmente

si

godea,

venne pre-

da' governanti della

cisalpina a dettare

un

elogio per Napoleone Bonaparte, colla profferta di

ricever cariche in compenso, e dodicimila franchi


in anticipazione

del

suo lavoro. Molte cose


il

si

scrissero in quell' et, dice

Botta,

nissuna che
nissuna

avesse nervo, nisssuna che avesse dignit, serpeg-

giando

r adulazione

da per tutto,
i

che

avesse novit, perch la lingua ed


levati di peso dalla

pensieri erano
francesi, e

lingua

e da' libri
i

ne anco da' buoni,

ma

da' pi cattivi:

pi insipidi

libriccittoli, le pii informi gazzettacce servivano

DI

UGO FOSCOLO.
e dolorosa

55
sen-

di esemplare.

Vera pur troppo


verso
il

tenza per r Italia di quel tempo,


sta,

ma
La

bene ingiuorazione, che

crediam

noi,

libero ingegno, e la ono-

rata

memoria

del nostro Foscolo.

egli scrisse pel congresso di Lione, prova altis-

sima

e solenne, che eranvi pure in quella stagione menti incontaminate e purissime non vendute ne prostituite alla onnipotenza del conquistatore, non corrotte dalla pravit dell' esempio, non insozzate dagli abietti costumi, non invilite dalla paura, ne dall' universale servaggio. Il Foscolo infatti rigett

sdegnosamente la somma de' dodicimila franchi, ^* non accett le cariche proffertegli, ma scrisse liberissimo, senza vilt, senza adulazione, e con una

maschia, vigorosa, ed inusitata eloquenza, di

modo
l'af-

che debitamente

si

procacci l'ammirazione e

fetto nazionale, l'odio e l'inimicizia

del governo.

Poich da coloro, cos egli d cominciamento

alla sua orazione, che nelle terre cisalpine

tengono

la

somma
nome

delle cose,

mi venne imposto
affatto

di laudarti

in
la

del popolo, e di erigerti, per quanto pu


libero
scrittore,

voce di giovine e non

un monumento
testi

di riconoscenza,

che

ai posteri at-

Bonaparte istitutore della repubblica

cisal-

pina, io

quantunque del mio ingegno,

e de'

tempi

or licenziosi, or tirannici diffidente,


l'

ma

pieno del-

alto soggetto, e del furore di gloria (furore che

anime hanno comune con te,) e infiammato dal patrio amore e dal voto di sacritutte le sublimi

ficarmi alla verit, volentieri tanta impresa


sunsi,

mi

as-

sperando di trarla almeno in parte al suo fine, non con la disciplina dello stile, ne con la magnificenza degli encomi, ma liberamente par-

56
land
al

DELLA VITA E DELLE OPERE


grandissimo de' mortali. Ch'
parler
io

per lau-

darti non dir che la verit e per procacciarmi la

fede delle nazioni

come uomo che nulla

teme
virt,

e nulla spera dalla

tua possanza, volgendomi

a te con la fiducia della mia onest e della tua appunto come le dive anime di Catone e
si

di quei grandi

volgeano alla

suprema mente

di Giove.

intatta fonte di gloria per te reputo

lo scoprirti le

piaghe tutte, che per colpa della

fortuna, per la prepotenza e rapacit della conquista,

per r avarizia ed ignoranza de' governanti gran

afflissero e affliggono or fieramente queste misere provincie d'Italia, onde tu risanandole con la forte tua mano, immenso si accresca e non pi

tempo

veduto splendore

al tuo

Dopo

tale introduzione,

com' egli dice, si de' tre elementi di ogni politica societ, Leggio Armi, Costumi, che tutta infestava in quei tempi
la cisalpina repubblica.

nome. incedendo storicamente propone chiarire la corruzione

Mostra come

inutile e per-

niciosa diviene ogni costituzione, che fondata non


sia su la natura, le arti, le forze e gli usi del po-

polo costituito, e che sfrenando


rio, della milizia, e

1'

arbitrio dell' era-

delle cariche alla podest ese-

cutiva,

appena
il

del nome,
ticata

ambizione la dimendelusa sanzione di opposte ed innumeraa'

legislatori

concede

1'

furore

delle

ringhiere,

bili leggi.

Or

tale fu
il

la

costituzione che alla

ci-

salpina dar volle


la

francese direttorio. Quindi se

Francia governata

da simiglianti leggi ebbe


all'

mestieri di ricorrere per suo salvamento

ardi-

mentosa dittatura di Bonaparte, quale rovina non sovrastava a noi italiani, dice il Foscolo, non riu-

DI
niti,

UGO FOSCOLO.
armati,

57
atterriti

ma

legati,

non

ma

dalle

armi, non fatti dotti,


rivoluzioni
?

ma
ei

insaniti

da sanguinose

Dipinge
vennero

poscia

a che

mani ed

qual

senato

queste fondamentali

leggi

commesse. Forte, ardita ed eloquente


desta dipintura.
le leggi,

tutta co-

Ma

ottime ed eterne pur fossero

cipio, sicurezza

vane tornerebbero senza la milizia, prined ingrandimento degli stati. Provveduta da Napoleone la repubblica di una italiana milizia per destar gli animi all' ardor di gloria e
alla

carit
i

della
vili

patria,

impaurendo

di

siffatta

istituzione

reggitori dello stato strozzarono,

scriv'egli, in sul nascere con dissidi, con vilipendi,

danaro quest' Ercole vendicatore, che ove robustamente cresciuto, avrebbe la repubblica dalle ladre e tremanti lor mani ritolta. Quindi la militare licenza, i delitti e le pene della fame, il furore, le arti e la impunit della rapina, la dee

con

fosse

vastazione e gli omicidi


ire

nelle terre, le reciproche

dei

cittadini e

della milizia, g'

immensi

sti-

pendi, e la ninna

difesa

della

repubblica. Final-

mente passando

a' costumi propri al governo o dal governo originati, fa egli parimente l'altra non breve, libera e coraggiosa dipintura della indole

delle persone, che usurparono autorit,

cariche

e
li-

ricchezze

in

quei

tristi

giorni

d'

invereconda

cenza

e di

tirannide.

egli scrive, ci governavano, per educazione ne politici n guerrieri (essenziali

Uomini nuovi,
delle

doti

ne' capi

repubbliche;) antichi schiavi,

novelli tiranni, schiavi pur

sempre

di se stessi e

delle

circostanze,
fra
i

mare;

che ne sapeano, ne voleano dopericoli e l'amor del potere ondeggianti,

58

DELLA VITA E DELLE OPERE

tutto perplessamente operavano; regia autorit era


in essi;

ma

per inopia di coraggio ed ingegno ne


addossantisi scambievoli vitu-

violenti ne astuti; consci dei propri vizi, e quindi


diffidenti, discordi,

perii;

datori di cariche e palpati, non temuti; alla

plebe esosi come potenti, e come imbecilli, spregiati; convennero con jattanza di pubblico bene e
libidine di primeggiare,

ma

ne pensiero

pure di

onore;
le

vili cogli

audaci, audaci co' vili spegneano


e le

accuse

co' beneficii

querele colle minacce;


di oro puntel-

e per la
lati

sempre imminente rovina


i i

con la fortuna, di brighe con


principi

proconsoli e di

tradimenti con
concussioni,

stranieri.

Nella povert

dell' erario, nelle

lagrime delle

citt, nelle protette

unica, perpetua,

troppo forse cre-

duta la colpa secretamente vociferavano doversi alla spada straniera ubbidire, e per sommi danni
soltanto
s

ricomperarsi
s

lo stato.

Perfidi! Cotanti, e
i

ampli, e

profondi moltiplicavansi
e

danni, che

per voi non di presta

generosa morte,
la

ma

di lon-

tana agonia obbrobriosamente


il

Repubblica intera

periva. Forzati invero talora voi foste,

ma

voi stessi

pi delle volte volevate la forza; che ne

umana

ne divina possanza pu mai costringere a delitti


chi alla salute della patria e al proprio onore for-

temente
schiavo,

lealmente la sua vita consacra


ritorcerla a proprio

So-

stenere la ingiustizia da forte, dissimularla da

ma

vantaggio, divi-

dendo quasi opime spoglie, le vesti de' propri concittadini, da bassissimo scellerato. Dir io quanti
e quali complici intorno a siffatto

governo sudas-

sero? Mostri fra

il

popolo e

il

trono, peste di tutti

gli stati, e di queste assai pi,

dove molti e varii

DI

UGO FOSCOLO.

59

sono

tiranni,

ninno l'assoluto signore. Gente di

abietta fortuna, di altere brame, codarda e inve-

reconda,

al

comandare incapace, delle leggi impa-

ziente, ne' fastosi vizii del molle secolo corrotta, e

corrompitrice; mercatanti del proprio ingegno, delle

mogli, delle sorelle

e della

fama

se

fama avessero,
angariate fa-

di tutte le fazioni, di

uiuna patria, barattieri, devenali, e

latori, citaredi, usurai, delle patrizie

miglie

patrocinatori

quindi turcimanni
persecutori dei

delle occulte

avanie

de' regnanti,

buoni
cabala

ma
e

ne amici

pure

ai

malvagi, tutto colla

con

le servili

colpe e con la speranza in-

goiando, di matrone e di vergini incettatori, agevole scala alle regali amicizie, prodighi di danaro

quasi semenza di letame


di vizi e di

orribile

mistura e
necese

nomi

di vituperii, ed al secolo infali

mia, ed alla terra che


sario

sostenne!

ma
si

stromento

alle

scelleraggini del

Governo

alla tirannide degl' invasori.

Fornita

questa parte,

il

Foscolo

rivolge al

primo Console, esortandolo

a por

termine alla lunga

serie di cotanti mali: gli addita alcuni mezzi, e quasi con profetica eloquenza gli appalesa talune solenni verit, che ove fossero state messe in opera

dal Potente, al quale erano indirizzate, ben altro


forse sarebbe stato
poli di Europa.
il

suo avvenire e quello de' po-

Esagerate alquanto parvero, a dir vero, in queBonaparte: egli vede neW altissimo intelletto semi di universa sapienza
sta orazione le lodi inverso

concedutigli delle sorti; lunga parve la digressione


intorno ai romani
diato
il

senatori,

quando Brenno

asse-

Campidoglio, scese nel foro

e fece strage

60

DELLA VITA E DELLE OPERE

di quei venerandi vecchi, che avea dianzi reputati

pi che mortali. Anche la lingua e


orazione
sfren
i

lo stile

della

rimproveri di quei
stile

tali

critici,

che giudicano dello


i

misurando con

la sesta

periodi, e giudicano della lingua cercando ne' voil

caboli

battesimo

conferito
e dall'

dal reverendissimo

monsignor della Casa

eminentissimo Card.

Bembo.

Ma la giovent
ma

italiana ardentemente inna-

moravasi, ed innamorasi in essa non solo de'fecondi

pensamenti,
e

altres della ricchezza, dell'armonia

dello

del Foscolo

quella

dell' idioma. Fu questo lavoro monumento di quel coraggio civile, di magnanima indipendenza, che santifica agli

splendore

occhi del popolo


patria. In tal
tori,

sacerdoti

delle
l'

lettere e della
Italia gli scrite fortis-

modo possono
dire, coli'

servir

vogliam
il

amare caldamente

simamente

vero, pubblicarlo senza paura, ed im-

primerlo con alta eloquenza negli altrui animi; possano esser di


nobilissimo

sprone e di salutevole

esempio

alla poster giovent, speranza della patria.

s solenne prova d'ingegno e che non solo il f' degno di pubblica riconoscenza ed affetto, ma pur temibile al governo ed a quella trista schiera di non pochi falsi ama-

Data dal Foscolo

di principii,

tori di patria e di

libert,

volse

tosto

la

mente

ad un lavoro di ben altra natura, che non gli procacci molta lode ed onore, ma forti e severe critiche dalla misera schiatta d'censori pedanti. Pose egli a stampa voltato in volgare idioma V inno di garizzamento
comento, in
svolto assai

Callimaco sulla chioma di Berenice, al quale volgli piacque di aggiungere un ricco


cui,

bene

secondo la sentenza del Monti, ha la ragione poetica di Callimaco,

DI

UGO FOSCOLO.

61

e le idee religiose di quel poema.

Primieramente

fa

egli

precedere una dedica a Giovan Battista


di

Nicolini, nella quale par che manifesti la cagione


e
lo

scopo

un

sitfatto

volgarizzamento,

Ne

mi

da commentatore, se in questa infelice stagione non avessi bisogno di distrarre, come per medicina, la mente ed il cuore dagli argomenti pericolosi, ai quali attendo per istituto. Per dopo avere illustrato questi versi com'io so, mandandoli a te. intendo di mandarli
sarei accinto, egli scrive, a farla

senza lusinga di
pari,
sici,

gloria, a tutt'

giovanetti
i

tuoi
clas-

come tentativo del metodo

di studiare

role

sole fonti di scritti immortali. A queste pasegue V Argomento del poema; poscia quattro
ei

Discorsi, ne quali

mette

al

chiaro con

molta

critica ed erudizione la discrepanza degl' interpreti


e delle edizioni, l'oscurit della storia sull'assunto,

r et

le

opere di Couone, e la ragion poetica di


la

questo componimento.

Nel primo discorso, dopo aver noverato

lunga

serie degli editori, degl'interpreti, e traduttori di

questo poema, dopo aver dichiarato a quali edizioni ed a quali codici si attenne, ei conclude, che

a conseguire

il

vero

nome

d'

interprete d' uopo,


il

interpretandosi un antico poeta, che

commento

sia critico per mostrare la ragione poetica; filolo-

gico per dilucidare


gini delle voci

il

genio della lingua, e le oriistorico per illuminare


i
1'

solenni;

tempi

ne' quali scrisse

autore, ed

fatti

da

lui

cantati, filosofico, acciocch dalle origini delle voci

solenni e da'

monumenti

della storia tragga quelle


all' utilit

verit universali e perpetue, rivolte


l'

del-

animo, alla quale mira

la

poesia.

62

DELLA VITA E DELLE OPEKE

Nel secondo chiarisce quale

delle Berenici, re-

gine di Egitto, sia stata quella che abbia cantato


Callimaco, desumendola dagli stessi versi del poeta
e dall' applicazione degli storici documenti, di

ma-

niera eh' egli prova

l'

errore di molti commentatori

ed interpreti, i quali hanno attribuito codesto poemetto alla moglie di Tolomeo Lago, o a quella di Filadelfo. Prova ancora la poca critica del Mureto, del Doering, e del Valkenario, che la dicon moglie di Evergete, l'errore del Pagnini, che volle consecrato il poemetto a Berenice, madre di Filadelfo e quel del Bayle, che lo ha creduto dedicato alla moglie di Tolomeo Sotere. La storia della famiglia de'Tolomei toglie ogni dubbio, e mostra che la Berenice di Callimaco fu la moglie di Evergete,
successor di Filadelfo; l'autorit di Giustino e di altri storici

stabiliscono la guerra, che die cagione

al voto di Berenice,

Nel

terzo discorso

s'

intertiene di Cenone e della

Fu Cenone di Samo, contemporaneo di Arato e di Callimaco, amico di Archimede, visse neir Olimpiade CXXX, cio verso gli anni 260 avanti G. C. God della fama di celebre matematico, e fra tutti gl'ingegni raccolti da Tolomeo Filadelfo fu egli uno de' primi che colla
costellazione Berenicea.

scuola alessandrina restituirono


l'Egitto, la metamorfosi della
in

V astronomia alChioma di Berenice


opinione, o per
dir

costellazione
all'

si

deve

alla

meglio,

astuzia di quest' uomo.

Era sentenza
all'

politica de' savi e de' governi consegnare

ammi-

rando

perpetuo corso degli astri la memoria delle

gesta e delle arti pi chiare. Per far credere quindi


la divina origine della famiglia de' Tolomei, e la

DI UGO FOSCOLO.

63

possanza in cielo della prima Berenice, diva assoil re fece rapire dal tempio la chioma regale avvalendosi della mano sacerdo-

ciata a Venere,

tale,

della

fama

di

Conone.
si

dell'

ingegno

di

Callimaco.
11

quarto discorso infine

raggira intorno la

ragione poetica di Callimaco. Risalendo alla natura


della poesia, e spezialmente della lirica, dimostra
il
i

Foscolo, che questo

poema racchiude quasi

tutti
ef-

fonti del mirabile e del passionato.

Molte ed
critica

ficaci ragioni egli

adduce per sostenere questa senper


1'

tenza,

degna

di attenzione
il

alta

che

appalesa in tutto

lavoro.

Non possiamo
e sola

per espresti

ser dello avviso del Foscolo intorno la greca reli-

gione risguardata come unica


al mirabile, e

che

si

ad un uso continuato nella poesia.

L' esempio del Milton, del Klopstok. del

Vida

e del

Dante
dere,

ci

sembra smentire
la

tale opinione, e ci fa ve-

che
a

religione
le

del

Vangelo soccorre annecessit

ch' essa

tutte

umane

tutti

gli

eventi naturali a tutte le passioni


l'

ed azioni delgli

uomo,

pu

e sa

rappresentare
abitato
e

enti

e gli

aspetti

del

mondo

dell'invisibile.

Ma

non crediam addentrarci


solo,

in cotal quistione: direra

che questo discorso ha di molte verit, di buoni principii, e ci par degno d'essere attesamente
considerato.

questi

discorsi

intorno

alla

critica

ed alla

storia del
rianti, le
cetti, le

poemetto tengon dietro il testo, le vapostille grammaticali, l'esposizione de'cone

note intorno alle bellezze poetiche ed a'co-

stumi, r italiana versione,


di storia e di filosofia.

molte considerazioni

In quanto al merito della

64
versione
il

DELLA VITA E DELLE OPERE

potr esser superato


egli

ingenuamente confessa, che da chi verr dopo lui, ma per ora par che abbia avanzato quanti lo han
Foscolo

preceduto in siffatta impresa. Chi vorr confermarsi in tale sentenza faccia un confronto di alquanti versi con quelli del Mattei, del Pagnini e del
Conti, e vedr la superiorit
e

la

eccellenza

del

nostro volgarizzatore.

Tali sono
volle
il

pregi e

il

lungo comento, di che


questo suo
si il

Foscolo corredare
lettore, in
il

lavoro.

Ma
al-

quello per che parr strano


l'

Commiato
si

amico

cui

apertamente

manifesta
contro le

il

vero perch ed

come

di questo libro. I pe-

danti gridarono,

scriv' egli, la

crociata

Ultime Lettere
tori

dell' Ortis,

perch non citavano auscritte


e
co' vezzi

greci e

latini,

non erano

del contino
di

Algarotti cortigiano

quodlibetario

le accademiche lascivie animetta del cavalierino Vanetti. Allora io maledissi ai pedanti, ed ho posto mano a questo comento, nel quale poche e rare cose ho dette davvero, molte da scherzo, e parecchie ne davvero ne da scherzo. Mi sovviene, soggiunge egli, com'io. pubblicando or sono tre anni questo libro, ho tentato a ogni pagina se l' ironia, non

buona memoria, ne con

di quella divota

fosse

altro,

potesse fare che la letteratura tutta


in deificazioni e filologie.
il

quanta non degenerasse


Il

soggetto,

il

modo ed

discorso tendevano
i

ma-

nifestamente ad avvertire, che

conquistatori, se-

gnatamente

di nazioni letterarie,
s'

studiano di pa-

rere Deit, e

aiutano di sacerdoti, di scienziati


adorare, non

e di letterati a farsi

potendo

altro,

per costellazioni

e pianeti.

E appunto

allora le su-

DI

UGO FOSCOLO.

C5

perstizioni grammaticali e rettoriche si raffrettano

immaginazione, e le letdunque quale si fu il vero scopo del Foscolo nell' imprendere il volgarizzamento in parola, vogliam dire, il ridere con poca spesa di quella clamorosa ed implacabile genia de' pedanti, pericolosa non meno all' inimicizia che
a immiserire le passioni,
l'

tere d' ogni popolo Ecco

all'ossequio, scopo in vero molto laudevole, e che

se

cultori delle lettere avessero sovente seguito,

forse a quest'ora

condizioni doli'
la guerra fra

men umana

tristi

sarebber

le sorti e le

razza.
e dichiarata

Eotta frattanto la pace di Amiens,


l'

Inghilterra e la Francia, guerra in


e violati

cui furono

iniquamente infranti

tutti

dritti pili sacri delle nazioni e delle genti;

Napori-

leone dopo aver sicurata la difesa delle coste della


Francia, vinto ed invaso
il

regno di Aanover,

fatto novelle fortificazioni in

Olanda ed occupate

ta-

lune piazze nel regno di Napoli, rivolse il pensiero ad una delle guerresche imprese la pii ardimentosa
della

moderna

istoria, e

che

pili

onora per la parte

mente del Bonaparte. Medit egli di assalir l'Inghilterra, ed il porto di Boulogne attrasse per due anni gli sguardi dell' intera Europa,
del concetto la

come
alla

il punto di riunione e di partenza destinate grande armata d' invasione. Fu per questo avvenimento, che il nostro Foscolo venne distolto da' suoi studii, costretto a lasciar Milano, e rivarca

le

Alpi
il

con una

divisione

dell' esercito

italiano

sotto

comando

del

general

Pino,

col grado di

capitano addetto allo stato maggiore del generale


Tullio.

Una

lettera

indiretta al cittadino

Melzi.

vice presidente della


Gemilli.

Repubblica italiana mostra


5

66

DELLA VITA E DELLE OPERE

la non fortunata condizione in che egli viveasi al-

come la malignit e la calunnia incessantemente lo travagliavano. So che le altrui maligne riferte e le mie imprudenze hanno alienato 1' animo vostro da me. Ma devo io abbandonare la mia patria senza la stima di chi la governa, e, quel che mi duole ancor pii, senza la vostra? Facilmente si osa sentenziare un uomo giovane e straniero, il quale non ha per aiuti ne la ricchezza che compra i vili, ne
lora, e

la vilt che
d'

placa

potenti: facilmente si accusa

indole violenta chi respinge le ingiurie con co;

raggio
fianco

mostra generosamente qual' , d pi di colui che si copre col manto dell'ipocrisia. Lo confesso, cittadino vice-presidente, sono stato inesperto ed imprudente: ma il mio contegno fu ad un tempo severamente probo. Non ho mai venduta la mia opinione ne la mia penna, non ho palpato l'ignoranza, la vilt ed il
e chi si

alle

ferite

delitto

che

governavano.

Ecco

le

ragioni

delle

mie

colpe,

non per

voi,

uomo

egregio,

ma

per

ad allontanarmi dal vostro favore. Non accuser l' invidia non ho ancora acquistato tanta fama da meritarla; ma, e la conoscenza degli uomini, e i difficili tempi del
taluni di coloro
interessati
;

vostro reggimento vi hanno dimostrato, che

vili

odiano naturalmente

le

anime generose,
selvaggio,

che
ten-

d' altra parte certe qualit fiere e

magnanime
per

gono del veemente

del

cui chi

le possiede si attira nel

mondo molte
nell'

inimicizie.

Ardisco diflfendermi, cittadino vice-presidente, per-

ch la calunnia mi assale

ora appunto della

mia

partenza.

DI

UGO FOSCOLO.

07

Partito da Milano, e giunto a Parigi in tenapi


di congiurazioni trovossi avvolto fra
i

sospetti, le
tristi

paure ed
e

pericoli,

che dominavano in quei

sciagurati

momenti. La macchina infernale,

storico francese, avea fatto console a Bonaparte. La congiura di Georges, di Pichegru e di Moreau, insieme alle indegne trame

scrive
vita

uno

il

degli agenti inglesi

Drake

Spencer-Smith,
il

lo in-

nalzarono ad imperatore. Or mentre che


quistatore del Belgio periva strozzato in

conpri-

una

gione, mentre Georges Cadoudal lasciava su di

un

patibolo la vita, e
tria sbandeggiato,

il il

General Moreau era dalla panostro

Foscolo fu sospettato

che caduta della possanza napoleonica agognava. Perci dopo molti travagli cagionatigli da Murat
alla

di aver parte anch' egli in quella cospirazione,

venne imposto di raggiungere T esercito; poi sotto apparenza di comandare i depositi di tre reggimenti, fu confinato
allora governator di Parigi, gli

a Valenciennes,

e
s'

gendarmeria.
la causa che

Ma
lo

messo sotto la vigilanza della egli ben vero che il Foscolo


era certo

avesse avuto alcuna parte in quelle macchinazioni,

sospingeva

diversa di

quella de' congiurati francesi. Perocch questi eran

mossi dall'affetto
ingratitudine;

a'
l'

Borboni, dall'ambizione e dalla


Italiano a rincontro dall'

ma

amore

verso r infortunata sua Italia, e dall'abborrimento


d'

ogni straniera dominazione.

Nel soggiorno
Chierico, cio

di

Valenciennes ebbe occasione


quel eh' egli dicea di Didimo
e

di porre in pratica

che scrivea aringhe,

faceva da

difensore officioso ai soldati coievoU sot/ojosii a


consigli di guerra.

Un

sergente per

nome Gio-

68

DELLA VITA E DELLE OPERE


assassino del

vanni Armani venne accusato come


rite e

suo capitano; e l'accusa era fondata


sulle

sulle fe-

armi che sono


testimoni

il

corpo del delitto;

sulla deposizione dello stesso capitano

Gerlini;
del
reo.

su vari Or
lo

nomato

e sulla confessione
il

Arraani

prescelse

Foscolo a

suo difensore, il quale, presentandosi al consiglio de' giudici, pronunzi una ben ordinata ed elo-

quente orazione da non disgradire, credi ara


a'

noi,

pi reputati oratori della moderna

palestra fo-

rense. Primieramente procedendo da' testimoni pro-

va egli quelli esser tutti inattendibili e di verun peso legale o morale. Prova esser nulla la confessione dell' accusato, poich un

uomo

caldo di una

azione sanguinosa,

colto dal poter della giustizia

facilmente nel primo impeto cade in deuienza, ed


i

suoi atti e le sue parole son dettate dalla febbre

delle passioni, e dalla terribile idea, che abbando-

nato da ogni speranza,

altro

non
1'

gli

rimane dindel futuro.

nanzi che la sola morte, cio

orror

Laonde

tutt'

codici criminali escludono la confes-

sione spontanea di

un uomo,

il

quale o per

ira, o

per prepotenza di dolore, o per disperazione o per

ma indizio semdemenza. Smentisce 1' accusa del capitano, perch non pu esser accusatore e testimonio ad un tempo. Finalmente le ferite e le armi non provano il reato dello Armani, poich fra tutt' i fatti contro del
infermit, pu dare non certezza,
plice di

prevenuto, uno solo

il

certo, quello d' esser

il

ser-

gente entrato armato nella stanza del capitano,


dersi, per

ma

questo fatto dimostra, eh' egli sia entrato per ucci-

contaminare
il

la casa del suo persecutore col

proprio cadavere,

che evidente dal colpo che

DI

UGO FOSCOLO.

69

rivolse

contro se stesso, e dalla tranquillit colla


dell'

quale aspettava con imperturbabilit


onore, che nulla
de' giudici.

uomo

di

teme e nulla spera, la sentenza Chiude infine 1' arringa con queste
il

calde parole:

Ma

per appagare
1'

simulacro della disciplina

coglierete voi

opportunit di dissetarla nel san-

gue di un giovane militare nel fior dell' et, di un giovano il di cui ingegno non soltanto limitato
negli esercizii
bisce tutt'
i

della sua professione,

ma

che

esi-

frutti di un' utile e colta educazione,

che possiede pi lingue, che da sette anni siegue


le

insegne nostre non solo nelle liete fortune (come

tale,

che ora non mi giova di nominare, ha fatto e nelle disavventure, che ha perduto un fratello per Ja repubblica, che scenvilmente,) ma'ne' pericoli

derebbe sotterra desiderato da molti riori, compianto da' suoi camerata, e


dita rapirebbe
alla

de' suoi supela di cui per-

patria

un uomo
portato

intrepido,

il

quale anche

in

questo avvenimento, atto a turbare


si

l'anima

pili

costante,

con

eroico co-

raggio e con filosofica tranquillit? Tuttavia se la


giustizia lo esige,
riti
si

coprano di un velo
i

tutt'

me-

dell' accusato, e tutt'

dritti

che

egli potesse

mai avere su la nostra piet: egli stesso scegliendomi per suo difensore, m'impose ch'io non cerMaturate dunque cassi piet, ma giustizia
nella vostra saviezza la sentenza, e prima di pro-

nunziare una pena capitale,


scolpe,

badate che mille

di-

che

la

fortuna ed
la vostra

il

tempo potessero

far

emergere dopo

decisione,

non potranno

risuscitare la vittima; badate che la societ perde

un individuo,

il

quale sino a questo sciagurato av-

70

DELLA VITA E DELLE OPERE

veniraento non ha date prove di delitto o di vizio;

badate che la patria perde un soldato generoso,


la patria, la quale traendovi in questo giorno dal

numero

di ciechi esecutori, vi

onora altamente con-

ferendovi la parte pi nobile della legislazione, la

punizione della colpa,


l'

ma

insieme la protezione del-

innocenza, e che se fosse da voi sacrificata, non

potreste

morso, e

mai per mille pentimenti liberarvi dal rivi vedreste macchiati sempre del su^
al

sangue.

Pervenuto
sti

campo finalmente

fra gli stenti e


in

le fatiche de' militari esercizi,

non ha egli

que-

due anni
i

di lontananza dall' italico cielo trasan-

dato

cari suoi

studi ne

1'

amore. In Fiandra fu

preso di una giovinetta inglese; dal quale amore

ebbe una

figliuola (simile in ci al Petrarca) che

gli fu poscia

sostegno e compagna, scem in parte


i

e consol la povert e
giorni.

dolori degli

estremi suoi

Ecco com' egli scrivea da Londra nel 1826 narrando quest' avventura, e la storia di codesta figliuola. Io qui aveva un tetto mio finalmente,
e

una

libreria e certezza di vita frugale,

ma

suf-

una figliuoletta. Ma ora dopo molte improvvise ed accumulate disavventure ho perduto ogni cosa dalla mia figliuola in fuori, alla quale pur troppo le mie disgrazie hanno rapito quel po' di eredit sua propria che aveva, ed ora non le rimane altro che il suo povero padre. Mi nacque in Fiandra da una signorina ingVese a quei tempi, co' suoi parenti, e altre molte famiglie mentre io per sospetti pazzi di quel misero cuore di Leone e teficente, e inoltre

sta d' Asino di Murat, allora governatore di Parigi

trovavami confinato in quella fortezza. Avrei tolta

DI

UGO FOSCOLO.
s'

71
allora

in moglie la

signorina

io

avessi

potuto

avventurarmici senza pericoli suoi


bina era appena in fasce quand'

e miei.

La bam-

io

fui

mandato a
in

militare per due anni nell' esercito sulle coste dell'

Oceano, ed

io

per la figliuoletta

mi viveva

pace sapendo che la madre sua non era povera, e che


la vecchia sua

nonna pigliavasene cura. Poscia nel 1805 tornatomi in Italia non ho potuto pi udirne novella, e dappoich giunsi or sono dieci anni

in Inghilterra, trovai che la madre s' era allogata a un marito recandogli in dote tutte le sue sostanze, e lasciando la mia bambina alla nonna, che la provvedeva d' educazione, e so la teneva sempre in campagna fino che visse. Morta la vec-

chia, e fu nel 1822, lasci tre mila lire in legato


alla

mia

figliuola, e gli esecutori

testamentari, an-

che coir avviso mio, investirono quel piccolo capitale in terre di lunghi livelli di novantacinque anni
ne' dintorni di Londra, che ben tenute ed appigionate cominciavano a fruttare da. cento a pili lire all' anno, oltre la villa pii grande

in tre villette

che fu alzata di pianta da me, architettata a


italiano,

modo
giar-

ornata classicamente, circondata di

dini ed orto e boschetto, e mobiliata con ricchezza

insieme
e

con eleganza. Pure era preparata da


agli studi, e

me
mia

come tempio

come

asilo alla

vecchiaia, e finalmente

come

la migliore sostanza

dotale della mia figliuola.

Ma

d'allora in poi coe le

minciarono

la

calamit di molti,
d'

mie. e anda-

rono crescendo

anno
i

in

anno, e poscia infierirono,

ed

io

per soddisfare

creditori,
le

che per processi

legali

raddoppiarono

gliato di

mie spese, mi sono spoogni cosa mentre quelli che m' erano de-

72
bitori,

DELLA VITA E DELLE OPERE


essendo mercanti, avevano
falliti, e
i

il

privilegio di

dichiararsi

La

terra

pagarmi pochi scellini per lira. livelli della mia figliuola erano e
il

stanno e staranno ancora per alcuni anni ad usufrutto di quelli che prestavano

danaro per fabdelle


tre

bricare la villa maggiore, e le pigioni

case (che con tutte le altre pigioni in tutta Lon-

in

dra sono scadute di un trenta per cento da un anno qua ) sono rilasciate a scontare gradatamente il
l'

capitale e

interesse del prestito. Cos siamo re-

stati senza alcuna speranza che de' miei lavori letterari,


i

quali quanto vi ho detto dianzi

mi hanno

deluso lasciandomi le spese da pagare per giunta a


traduttori e copisti. Avrei potuto e potrei

campare dando delle letture in italiano, e il primo corso di esse nel 1823 mi frutt da forse mille lire, ma r anima mia si umili, e credo che morrei di dolore
e

bisogno

innanzi

di

riassaggiare

un' altra

queir amarissmo calice di esporre la mia faccia ad insegnare pubblicamente a gente che non intende, e che accorre chi per curiosit di vedere
volta

un animale famoso,
la carit.

e chi

per desiderio di fargli

L' ozio
militoni

intanto

dell'

del

Foscolo

accampamento che i comconsumavano fra giuochi,

per affetto alle lettere


famiglia

danze ed amoreggiamenti, egli per consuetudine e lo impiegava a studiare


di

r inglese idioma, profittando della occasione


di

una

Saint-Omer,
il

presso

la

quale

eragli

stato destinato

suo alloggio. Frutto di un tal stuil

dio stato per noi

volgarizzamento del viaggio


lungo
la

sentimentale di Sterne

Francia,

opera

come

dice

il

Pecchie, scritta in uno stile semi sa-

DI
tirico.

UGO FOSCOLO.

73

or gaio, ora patetico,

e talvolta scritturale.

Prese egli dapprima a traslatarla per esercizio di lingua ma poscia in tempi pi riposati e tranquilli,

soggiornando

in Toscana, rivide e ripul

questo

la-

voro, mettendolo a

stampa
le

sotto

il

mentito nome di

Didimo
lie, le

Chierico, rapresentando se stesso, le sue fol-

sue speranze,

sue opinioni, gli errori, le meraccolte in

morie

e le osservazioni

Francia.

'^

In-

fatti nella notizia

intorno a Didimo Chierico, che

fa egli precedere alla versione, lato


delle
vita

opere,

volendo dar

anche
e

dopo di aver parragguaglio


del

della

dell' autore,

porge un saggio de' suoi


indole,

pensamenti,
di vivere.

della

sua

suo

modo
al

Teneva,

scriv' egli,

fra

le

doti

naturali

l'uomo primamente

la bellezza; poi la forza del-

l'animo; ultimo l'ingegno. Delle acquisite, come a dire della dottrina, non facea conto se non erano congiunte alla rarissima arte di usarne. Lodava la
ricchezza
la
pili

d quelle cose che essa

pu dare;

teneva a vile paragonandola alle cose che non

pu dare
sott' occhio,

Leggeva quanti

libri gli

capitavano
a

ma

non

rileggeva da capo

fondo

fuorch la Bibbia
giche.

Sapeva a memoria molti


il

versi di antichi poeti, e tutto

Era devoto
e e s'

di Virgilio

poema delle georDi Omero aveva

un busto,
Cantava,

se lo trasporteva

Pindaro

di paese in paese. intendeva da per se, quattro odi di Scriveva aringhe, e faceva da difen-

sore ufficioso ai soldati colpevoli sottoposti a consigli di guerra S' addomesticava alle prime, bench cogli uomini cerimoniosi parlasse asciutto: ed

a ricchi pareva altero, evitava

le sette e le confra-

74'

DELLA VITA E DELLE OPERE

ternite; e seppi che ricus

due patenti accademi-'

che.

Usava per

Io piii

ne' crocchi delle donne, per-

^3m liberalmente dotate dalla na-e di pudore; due forze pacifiche, le quali, diceva Didimo, temprano sole tutte' le altre forze guerriere del genere umano. Era vo*ch'ei le reputava

tura di compassione

lontieri ascoltato, ne so dove trovasse materia, perch alle volte chiacchierava per tutta una sera* senza dire parola di politica, di religione, o di Accoglieva lietissimo nelle sue amori altrui

stanze: al passeggio voleva andar solo

Teneva

chiuse lo sue passioni


riva,

quel poco che ne traspalontana.

pareva calore

di

fiamma
s'

chi gli

offeriva

amicizia lasciava intendere, che la colla


attacca
all' altro T aveva erano giunti innanzi, vita passata, ma non mi

cordiale per cui V uno gi data a quei pochi

eh'

Karamentava volentieri la accorsi mai eh' egli avesse


nire,

fiducia ne' giorni avve-

che ne temesse
e

Mostravasi gioviale e

compassionevole,

bench fosse allora mai intorno a trent' anni, aveva aspetto assai giovanile Ammirava assai, ma pi con gli occhiali, diceva
egli che col telescopio: e disprezzava con

tacitur-

nit
il
il

sdegnosa da far giusto e irreconciliabile risentimento degli uomini dotti. Aveva per altro
si

non patire d' invidia, la quale, in non trova mai luogo. In chi somma pareva uomo che, essendosi in giovent lasciato governare dair indole sua naturale, s' accomodasse, ma senza fidarsene, alla prudenza umana. E forse aveva pi amore che stima per gli uomini

compenso

di

ammira

e disprezza,

per non era orgoglioso, ne umile. Parca verecondo, perch non era ne ricco, n povero. Forse non era

DI

UGO FOSCOLO.

75"

avido, ne ambizioso, perci parea libero

Inoltre

86mbravami
ceva

non so qual dissonanza neir armonia della cose del mondo non per lo dieh' egli sentisse

Ma

pareva quand'

io lo vidi, pii

disingan-

nato che rinsavito; e che senza dar noia agli altri


se ne andasse quietissimo e sicuro di se

medesimo

per la sua strada:


In quanto
il

sostandosi spesso, quasi avesse

pi a cuore dinon deviare che di toccare la meta.


poi al merito
del

volgarizzamento,

Foscolo per opinione dei critici

par che abbia

dato air Italia un lavoro nel suo

genere non che

altamente pregevole, me quasi impareggiabile. Primissimo certo de' pregi che rendono utile e commendevole r arte del ben tradurre, si quella

tamma che scaklando


sparir del tutto
il

il

cuore o la mente, fa di-

traduttore, e non

frappone ve-

runa distinzione
di

tra l'originale e la copia.

Or

tal

pregio stato raggiunto eminentemente dal Foscolo

maniera che per questa traduzione


fra
i

molte

al-

tre di sirail valore pot, anco in fatto di versione,

andar superbo l'ottocento


delle italiane lettere. Oltre

pi gloriosi secoli
fedelt, di vocaboli,

una temperata

una aurea ed ingenua eleganza

regrinit e propriet di espressione, ed

una peuna grazia


i

di elocuzione, che ritraggono siffattamente


sieri

pen-

ed

sentimenti del testo

da

far

leggere la

versione con non minor satisfazione e diletto dell'

inglese originalo.

Ma
sche

mentre pel nostro Ugo scorreva


delle lettere,
le

il

tempo
guerre-

fra le grate lucubrazioni

faccende, e le care
si

dolcezze

dell'

amore, in
fatto,

Francia

maturava ed avea luogo un gran


novella segnava

che un'

t'ra

nella storia della re-

76
gale

DELLA VITA E DELLE OPERE


dignit,

nel

politica de' gabinetti


l'

moderno incivilimento, e nella europei. Il 18 maggio del-

anno 1804 il senato conservatore della Francia proclamava a Saint-Clond il primo console della repubblica Napoleone Bonaparte imperator de' Francesi. Avvenimenti che la potenza del tempo, il
progresso delle idee, delle opinioni, e tante eventualit inattese

bau reso

possibili e desiderati, lo-

carono sul trono di Carlo

Magno
1'

il

general Bonapili

parte. e diedero ai giorni nostri

esempio

me-

morando, quello

di

vedere la sovranit del popolo


sol

passare nelle mani di un

uomo,

di vedere in
1'

Napoleone

la personificazione dello stato,

eredit

della sovranit, e della maest del popolo francese.

Esclamava egli infatti Chi mai fu eletto coni' io da diciotto milioni d'uomini? Chi pi di me rappresentante del popolo? ^^ Fiere per ed acerbe rampogne si levarono contro l'ambizione di quelr uomo; ma 1' ambizione non cre gli avvenimenti,
:

solo

li

colse, e
il

li

f'

servire a' suoi disegni.

Ma
;

qui

non

spetta

ragionare

su tale obbietto

direm

solo che

Bonaparte pel voto unanime della franvolle, o

cese nazione sed sul trono de' re, fu deposta, per-

ch non

non seppe imprimere

al

suo imil

pero, alle sue istituzioni, al suo governo pio della durata e del progresso: fu

princi-

grande, per-

ch la Francia, ritornata sotto

le forme monarguerre continue travagli da' di non pos chiche, e prodigiose, pat nuovi dolori, e novella gloria

acquistossi
citrici

civile e guerriera

sotto le aquile vin-

del

conquistatore fatale.
dai

dalle potenze continentali

La guerra mossa ad istigazione dell' Inpericoli


e

ghilterra per

salvarsi

dal

timore

DI
dell'

UGO FOSCOLO.
il

77

imminente invasione contro

francese, obblig Napoleone a levare nel

nuovo impero 1805 il

campo
cito

di Boiilogne, correre alla testa di

un

eser-

nel
di

corto

spazio di due

mesi

fin

dentro le

mura
plice

Vienna, trionfare in una sola battaglia di


1'

due imperatori, costringere


al

un

di essi
1'

andar supgenerosa-

suo padiglione, rinviar

altro

mente nel suo regno, e dettare una pace, che dispogliava r Austria di una gran parte delle sue possessioni, discioglieva il corpo germanico e poneva la
casa di Lorena nell'alta necessit di rinunziare al
titolo d' imperatori di

Alemagna.
il

Sciolto intanto

il

campo
ferte
il

di

Boulogne,
i

Foscolo

rivedeva
vessilli,

l'

Italia.

la quale, deposti

repubblicani

avea profe

anch'essa una corona a Napoleone;


isplendidissime
e d'

quindi
di
l'

26 di maggio del 1805 nel gran

Duomo

Mieroe

lano con
di

pompe indossava

Marengo

Arcole

il

titolo di re d' Italia, pro-

nunziando neir afferrar la corona quelle memorande Iddio me la diede, guai a chi la tocca parole Un Eugenio Beauharnais. principe, e figliuolo adottivo del Bonaparte, col nome di vicer d' Italia il

novello italico regno rappresentava.

Fatto ritorno in Milano,


siero

il

Foscolo pose

il

pen-

ad una letteraria intrapresa, che ben

gli tor-

nava per parecchie ragioni giovevole


liera, scrive
il

alla sua fama, ed utile alla patria. L'et che correva era un po' ciar-

Botta,

ma

piena altres di prodigi

di guerra, e la gloria delle

nome
polo.
i

per illustar la

virtli e la

armi pareva il pili bel grandezza di un porivendicar


1'

Laonde

il

Foscolo, per

onore e

diritti letterarii della


le

sua

Italia, prese a pubbli-

care ed illustrare

opere militari di uno de' pi

78

DELLA VITA E DELLE OPERE

grandi capitani e de' pi nobili ingegni, di ohe

ben pu superbire

l'

italica

nazione.
nel

Il

principe

Eaimondo Montecuccoli, nato

Modenese negli

anni 1608, una delle pili splendide glorie patrie, come grande guerriero e famoso letterato. Dopo aver corso una luminosa carriera ne' campi di battaglia

porgendo prove di valore e di somma perizia nelarte della guerra, venendo a morte nel 1681 lasciava qual frutto de' suoi studi, della sua lunga
esperienza, e di rara felicit d' ingegno le sue

Me-

morie intorno all' arte della guerra, che per unanime consentimento sono state sempre giudicate opera di un genio. Pubblicate per queste Memorie dopo la morte dell' autore giacquero per lunghi anni
neglette,

mutilate, scorrette e difettose, di

modo

che non solo rarissime divennero,

ma

furon tanto
d'essere

che molti stranieri

le ascrissero financo

alla lor letteratura,

volendo far credere

state originalmente dettate nell' idioma francese o


il Foscolo, mosso da carit di patria, veggendo che la sola men cattiva edizione era quella Argentina del 1735, tolse a ripubblicare le opere del Montecuccoli, e dopo molte ricerche ed investigazioni, gli venne fatto di metterle a stampa in due volumi ornati di molti pregi, e di molta

alemanno. Ora

tipografica eleganza.

alla splendidezza dell' edi-

zione aggiunse ancor egli delle

annotazioni, oltre
le

alquanti articoli originali riguardanti


venzioni ed
i

nuove

in-

miglioramenti, che dopo la et del

voli sono quegli Articoli

Montecuccoli ricevette la militare scienza. Laudeintorno V uso degli an-

tichi libri di

guerra dopo
quello

il

decadimento della

di-

sciplina

romana;

intorno ai Dragoni; e

DI

UGO FOSCOLO.

,7^

quello tratto da una

Memoria manoscritta comuCarlo e GiambatMine. Pure malgrado le tante

nicatagli da' capitani ingegneri


tista

F intorno

alle

cure del Foscolo la sua intrapresa


alle

non satisfece
tardi a Giu-

comuni brame,
il

serbato era

pili

seppe Grassi

vanto di presentare ai suoi concit-

tadini una pregevole ed intera edizione delle opere genuine dell'emulo del Turenna, diffondendo un libro fra noi che ci fa meglio conoscere ed onorare i domestici eroi, meditare i lor precetti, ed emularne gli esempi Sia per sempre laude al pensiero del Foscolo: pensiero nobilissimo, che fin dal

Macchiavelli occup
patria, vogliam dire,

le

menti de'

veri

amatori della

di

cooperare con ogni possa


1'

a restituire

all' Italia

guerriera

antico suo splen-

dore, ad accender negli animi

il

desio della gloria

militare, a dar

bando

in fine

colla

potenza delle

armi

alle triste cagioni produttrici della

sua debo-

lezza e delle sue tante sventure.

Pubblicata
egli Milano, e

1'

edizione del Montecuccoli, lasci


rec in Brescia a dimora, peroclui
il

si

ch era surto gi in

concetto di un' opera,

che dar gli dovea un maggior nome fra i posteri e molta celebrit presso i contemporanei. Volendo

dunque por termine a codesto pensiero, divis di abbandonare il soggiorno della capitale, ove le mutate condizioni politiche, una corte novella, le grandi idee e le nuove opinioni, che colle armi e le rivoluzioni diffondeva da per tutto la Francia, avevano non solo potentemente influito su i costumi e sulla pubblica morale, ma financo sulle consuetudini della vita sociale. Laonde il Foscolo non pot neppure egli sfuggire a questa influenza,

80
poich
si

DELLA VITA E DELLE OPERE


narra di
i

lui,

che dalle
i

pili

profonde medi-

tazioni sui

Greci e su

Latini esemplari, passava


e alle

di repente alle pili

matte

pi rotte dissi-

pazioni della vita. Per questo dunque, e forse per


altre

cagioni, ei prefer la

quiete e la solitudine
e

della provincia.

Ma

questa quiete,

questa brasepolcri.

mata
la

solitudine fruttaron tosto alle italiche lettere

pubblicazione del famoso

Carme su

NOTE AL PRIMO LIBRO

L'anonimo autore de' Ragguagli intorno ad Ugo Fo-

scolo lo fa nascere nel 1775

La
la

Revue Enciclopdique de
dal
nel
75.

Paris
1772.

octobre
1773.

1827, nella Notice

Saffi, nel

sur U. Foscolo dettata La Biographie des Contemporains,


Conversation nel 1774 o
il

Le Dictionnaire de
Professor Caleffi,
il

Il

Pecchio,

Carrer, ed alcuni gior-

nali nel 1778.

Ma
il

dall'albero genealogico della famiglia


nostro

Foscolo, pare che

Ugo
nella

sia nato nel 1777.

Arbore della
famiglie

fanaiglia

Foscolo tratto dal Campidoglio delle


pubblica biblioteca
in

Venete,

esistente

San

Marco,
glia

e condotto in giornata con arbori


la

moderni della fami-

che trasse

sua origine negli anni 423-424, e faita dal

Consiglio l'anno 1120 Tabarella nella sua Aula

Hugo

Fue

sco

familiae

originum

dedisse

aiunt.

Vedi

Malfatti

Fuschot.

Gemelli.

NOTE.
1192. Andre."! Foscolo
I

Andrea

Almar
I

Nel 1296 nel serrare del gran

Francesco
I

Andrea
I

Consiglio renne confermato Patizio con tutta la sua posterit.

Senatore

Kiccol
I

Andrea
Marco

Senatore

N.B. Da

questo pervennero Zaccaria le tre dinastie esistenti Senatore Marco attualmente. in Donna Pesaro
| I

Fu

il

primo
le

eletto

provvisorio

so-

pra

pompe

Zaccaria
in donna Bragada
I

N. 1522, 3 dicembre.

Lnigi N. 1560, 26 agosto.

Francesco
Discendenti di altra linea

in

Donna Emo

Niccol. N. 1596

in

Maria Guardini
Francesco Discendenti d'altra linea.

Leonardo.

1588 25 agosto

1660.

Leonardo nel 1645 fu


Generale in Dalmazia, nel 1647 prese
la fortezza di Glissa. In questo stesso anno venne acclamato Provveditore. Nel 1651 poi fu Ge-

Andrea K. in Corf nel 1636, in Donna fu Capitano nel 1674. Michel


(

Consola

d.

4"

Antonio
Pietro N. in Corf nel 1679, 4 gennaro.
I

neralissimo di mare per la guerra di Candia, Console ed anclie Doge.

_
*
a

Maria Cinda
Niccol N. al Zante 1716, 22 settembre in Caterina Serra.

Ferara

Pietro
I

Marco
I

in

Andrea N. in Corf 1756. Diamante Spaty Margherita Apollonia


| |

9t

Giulio Angelo Costantino Niccol Ugo Giovanni* nato in Spalatro 1787 1777. 1780. 25 novembre.

ubina 1775

Venezia

li

7 gitigno 1825.
Firmato: Salibrandi
ecc. ecc.


NOTE.
2

83

Ginguen Biographie Vniver selle Art. Cesarotti.


Ugoni
St. della Lett.
It.

nella seconda

met, del secolo

XVIII. Art. Cesarotti.


*

Non ancora a
due
parti.

vent' anni

il

Foscolo dettava un lavoro


studii, e

diviso in

Nella prima esponeva un piano di


di tutto

nella seconda

un elenco

quello che
al

avea
li

scritto o

ideato in prosa ed in verso


studii logia,

fino

1796.

piano degli

abbracciava
la

la

morale,

la politica, la metafisica, la teo-

storia, la poesia,

la critica e le arti.
o

Il

numero

delle poesie e delle prose

composte

immaginate era ben cosaggio sull'egloga.


il

pioso e svariato. Si noveravano

Un

Parallelo fra Pastor fido e r Aminta, Lettere ad una fanciulla. La riconoscenza e la solitudine Racconti Morali. Laura lettere. Una stoXIV. La ria filosofica della poesia dal secolo XII fino Repubblica, osservazioni, Logica 'per se stesso. A codeOsservazioni sulla poesia pastorale.
:

al

ste prose originali

tengon dietro
primi
si

il

volgarizzamento del Condegli

tratto Sociale, e

tre

libri

Annali

di

Tacito

il

Fra

le

poesie tradotte

novera per intero l'Anacreonte; per

tratti Saffo,

Teocrito, Catullo, Tibullo, Properzio, Pontano,


Idilli

terzo libro del Milton, alcuni


nette dall'Inglese, ogni

del Gessner, e varie canzo-

cosa fatta su traduzioni francesi.


si

Ge-

Fra

le

poesie originali

leggono sei canzoncine.

Dodici
il

Odi col motto Vitam impendere vero


nio, incominciato e diviso
di Pindaro.
in fine fra le
in

Un poema

tre canti.

Parodie delle Odi

Oda
in

Mosaica.
il

Capitoli fidenziani.

Si nota
liberatra
i

Tragedie
i

Tieste: l'Edipo,

da non istamparsi; Bonaparte


i

meditate, Focione e
s

Gracchi:

Scrisse
e

codesto

tempo

l'inno

tore,

r Ode indiritta a Bonaparte,

pi

notabili

primi lavori della giovent del nostro poeta.


6

Questa giovinetta chiamavasi Isabella R....,

vive

in

Firenze maritata con

Il

Foscolo nel suo


il

Romanzo

volle con lodevole delicatezza celare


sorella di lei Teresa.

nome

sotto quello della

84
7

NOTE.
In Milano
il

si

die a

scrivere
la

nel

Monitore Italiano.

Scrisse

famoso Sonetto contro


la

barbarica sentenza, che


che dopo al-

volea abolire
Gioia,

lingua latina. Pubblic, insieme a Melchiorre


titolo V Italico, e
1'

un novello giornale col

quanti mesi venne soppresso. Dett

Esatne sulle accuse di


poscia lo han

Vincenzo Monti. In somma


dar prove
di

fin

da quel tempo incominci a

quel coraggio civile, che tanto

reso ammirato ed infelice.


8

La signora
il

la

quale ebbe

la cortesia,
il

du-

rante

nostro soggiorno in Toscana, di farne

bel dono di

molti pregevoli manoscritti del Foscolo, in

modo che abbiam


Fran^aise.

potuto dettare pi agevolmente questo lavoro.


9
10

Villemain

Cours de

la Littrature

Osservazioni intorno alle

Ultime Lettere di Iacopo

Ortis.
11

Londra
Ved.
il

1829.

12

dell' amore. Biographie nouvelle des Contemporains, voi VII.

Gap. Se V ambizione possa pi

Paris.
13 i<

Bignon

le

Histoire de France.

On alme
offerts

pote refusant les 12 mille francs que

lui

avaient
qu'il
ft

les

chefs

de

la

rpublique cisalpine

pour

l'eloge

du vainqueur de V Italie

Revue de deux
fais
les

Mondes.
15 J' ai

achev Sterne;

egli scrive;

maintenant j'y

des
er-

notes: j'cris les folies, reurs, les

les

esperances, les opioions,

remarques de M. Foscolo en France;

ma piume

barbouilie sans attendre les conseils du peu de bon sens qui

me

reste

mon huraeur

diete et V art se tait.


j'

Imaginez-vous
aurais de vousl

donc quelle espce de commentaire sombre amis qui quejque jour liront
logne su
is

Ainsi jevous remercie et pour moi et pour T

ma

traduction, et

amour de mes mes notes. Bou-

mer 25

octob. 1805.

Guizot. Histoire de la Civilisation en Europe.

LIBRO SECONDO

SOMMARIO

deir Iliade

Carme

su

Sepolcri

Saggio

di

traduzione
Elezione

Duello

Nomina ad

Elettore

a professore di Eloquenza nella universit di Pavia

Orazione intorno

all'

origine e

all' ufficio

della Letteratura
limiti

Lezioni

Orazione sull'origine
sul

della

Giu-

stizia

Dimora

lago di

Como

tiro in

Ritorno a Milano L'Ajace Firenze La Ricciarda

Persecuzione Ri Ritorno Milano


in

Inno alle Grazie

Indirizzo per la Guardia Civica Occupazione Austriaca Rifiuto a dirigere un Giornale pensionato di Milano Satira Esilio in Isvizzera dal governo austriaco dell' Hypercalypsius.

La

nostra

letteratura

ebbe in gran parte

il

suo cominciamento dalle traduzioni \ Ma nata appena, r ingegno italiano surse gigante, ed ai primi
fiori

seguiron tosto la Divina Commedia,

le

soavi

e generose canzoni a

velle del

Laura ed a Rienzo, e le noCertaldese. Pure le italiane lettere sfug-

gir non poterono la sorte


Il

medesima

delle

latine.

secolo che segu l'et del Petrarca e del Boc-

caccio fu secolo d' imitazione.


dell' antichit,
i

Ridestato

lo

studio

padri

nostri

rimaser presi alle

tanto care e potenti attrattive delle elleniche lettere. L' affinit dell' indole delle

due lingue,

e il

86

DELLA VITA E DELLE OPERE


l'

non aver saputo dalle estrinseche forme


sostanza separare furon
cieco culto.
la

intima

vera

cagione di quel
si

grave danno esso

fu,

perocch se
l'

la forma per molte ragioni potea ritenersi,

altra

per dopo tanta diversit di credenze, di costumi,


d' interessi,

non
l'

si

potea, ne si

dovea.

Quindi ne
le

avvenne, che
trie

epica poesia,

disconosciute
le

pa-

ne avvenne che la tragica musa sforz i cuori a sparger sulle altrui sciagure quella lagrima, che esser dovea sacra e fruttuosa ai fratelli: e l' italica lira sprec per bugiarde Deit, per nomi, per cose
glorie,

imprese

celebrare

altrui;

fantastiche o strane, quell' affetto e quell' entu-

siasmo, che soli doveano esser sacri al Dio vero,


agli eroi,
alle
virtli,

agli

affanni,

alle

speranze,

alle gioie inenarrabili dell' Italia. Certo, stoltezza


e vanit

che fra
il

solo

non perdonabile sarebbe il voler negare, mille volumi del nostro Parnaso, tolto Dante, alquante cose del Petrarca, pochisi

simi sonetti del Guidiccioni, del Maggi, del Filicaja, tutto


il

civile poesia,

rimanente non porge alcun tipo di non ammaestra sull'istoria, su i sen-

timenti, e sulle aspettazioni italiane.

Ma

pel vol-

ger di

piii secoli,

veggiam
delle

noi

l'

italica

musa

tutta

aggirarsi

nel

vacuo

mitologiche

fantasie,

nella fredda imitazione di freddissimi ed insulsissimi amori, nelle impotenti declamazioni contro ai
tiranni, e nell'affettata ed esagerata deplorazione
di personali sventure. Tuttavolta

sempre

la civilt, sul

procedendo pur cominciare dell' et nostra


le lettere
Il

apparve tnalmente quell' aurora, in cui


furono irradiate dalla sana ragione.
della filosofia fece
nel secolo

progresso
gli

XVIIl accorger

DI

UGO FOSCOLO.
errori
alle
1'

87
nella

animi una volta de' loro


bello, e ricondusse
le

scienza

del

arti

pure

ed antiche

lor fonti. Kisanati quei mali,

opera e gli sforzi

di una ciuna letteratura eh' abbia al tutto un' indole sua peculiare, una letteratura in cui il bello abbia una forma ed un culto, quale la vicenda degli avvenimenti lo han

degl' intelletti fur volti


vile letteratura,

alla creazione
dire,

vogliam

di

determinato, in cui la poesia fatta nazionale per-

suada
sentire

la ragione,

commuova
e

il

cuore,

esprima
le

il

de' contemporanei,
pii

richiami
tutto

pi recolorito

centi e le

generose ricordanze; una letterail

tura infine che abbia


dell' et nostra.

fare,

il

Grid infatti fra


incivilimento.

primi

il

Baretti di volgere

gli studi all' utilit pubblica,


l'

ed ai progressi delfalse

Combatt

le

opinioni

lette-

rarie, derise

ed invil
e

le ciance

canore degli Ari

cadi,

il

ridondante

lusso antiquario,

gelati cone

cetti del

Bembo

degli altri

petrarchisti

cin-

quecentisti,

insomma

tutti gli studi inutili e grami,

che pur troppo usurpavano un tempo prezioso per gli alti e severi -. L'Alfieri scosse il servaggio delimitazione, e cre un dramma, quale 1' umana mente, ispirata dal genio e corretta dal sapere,
l'

pu suggerire
la letteratura

^.

11

Pariui profess religiosamente


sociale,

come un sacerdozio
e

desti-

nato ad illuminare

migliorar gli uomini, a sce-

mare

co' piaceri dell'

ture, ond' egli alla sua poesia die

ramente morale
la pigrizia,
tilit
i

immaginazione le loro svenuno scopo intecivile, fulminando la nullit e


aristocratico de' suoi tempi.
Il

superbi fastid, la mollezza e le fu-

dell'ordine

DELLA VITA E DELLE OPERE

Monti, bench ondeggiante ognora fra la lotta delantica autorit e gl'insegnamenti della ragione, pure in molti suoi canti non fu greco di credenze, ne di modi, ne di affetti, ma seppe imprimer nel'

gli

animi de' suoi cittadini


il

pensieri e le passioni

della sua et con imagini

forme
il

forti

grandi da destare

pi alto e

pii

nobile entu-

siasmo ^ venust

Pindemonti riuniva alla gaiezza, alla armonia dei classici il genere contemplativo e morale degli stranieri, usava una nuova mitologia pi significativa, pi cara, rendendo sensibili le astrazioni, diffondeva in tutte le
Il

e all'

sue poesie quella dolce melanconia, che non proviene solo dall' amore,

ma

dalla compassione delle

umane

sciagure, e da quell' arcano timore, che seci

gretamente

avverte di non poterle

fuggire, in

somma

concorreva anch' egli, insieme


della
lirica

al Parini, alla

rigenerazione

italiana^.

Dettava

il

Manzoni una storica e civile poesia, quale l'indole dei tempi a lui parve richiedere, diffondendo nel sentimento religioso una soavit e dolcezza di
affetto evangelico, di che eran prive del

tutto le

precedenti poesie.
Pellico,
altri

Ed

infine

seguivano a questi un

Leopardi, un Grossi, un

Niccolini, un Arici, un un Borghi, un Romani, un Berchet, ed valorosi, che ispirati tutti da quel sublime

raggio che sorgeva col secolo, cooperarono poten-

temente

alla fondazione della civile letteratura. In


il

questo mezzo
filosofia civile,

Romagnosi fondava anch'


le

egli

una

applicandola a tutte

cognizioni

sociali, filosofia

nata dalla natura e dalla pienezza

dei tempi, e che queir altissima

mente seppe
il

ve-

dere e ridurre a fermi principii siccome

Galileo

DI

UGO FOSCOLO.

89

avea fatto alle scienze fisiche e astronomiche ^ Tutto in breve sia dalla parte delle lettere, che da
quella della
della
filosofia,

della politica, della


arti,

morale,

storia e

delle

tutto

si

avvicinava ad

una

vita di progresso possente,


co' precetti e cogli

immortale; tutto
della

mostrava
e la

esempi, che ove non


letteratura
tradite:
vero,

esiste scopo

morale

la

missione

causa dell'umanit sono altamente


e

che la vera forza risiede unica


nel buono e nel retto.

sola nel

Ora

il

Foscolo, pare a

noi,

che

ben

si

possa
o

allogare nel

novero di

questi

cooperatori,

per

dir meglio, fattori della nostra civile

letteratura.
i

Educato
il
l'

egli alla scuola del Cesarotti, fra

magsi

giori beni

che ritrasse da un tanto maestro


alla

fu

rispetto

pi cara e

preziosa
dire,
l'

facolt

del-

umano

intelletto,

vogliam

indipendenza.
superstiziosa

Al culto

pe' Greci e

pe' Latini,
il

alla

venerazione per la mitologia,


lo studio e la

Foscolo

aggiunse

conoscenza delle moderne letterai

ture straniere; comprese che l'et e


secolo non tolleravau ceppi
e

bisogni del
alla

catene

mente
e

de' liberi cultori delle arti e delle

lettere,

che

merc
non
che
si

le

nuove teoriche di una

pili

sana

filosofia,

e gli sforzi di altissimi ingegni le

lettere

ormai

debban disgiungere dalla storia politica e religiosa de' popoli, ne da quel reciproD^ legame
han
e
le

leggi
bello
'.

del

giusto

dell' oneste

con

quelle

del

Egli dunque mentre serbava


ai

amore
si

reverenza

classici scrittori,

dipartiva dalla

lor

mentre non forma schietta, elegante e


sotto le

castigatissima, pur cresciuto


rali del Cesarotti,

norme

libel'

sentiva al pari di costui

alta

90

DELLA VITA E DELLE OPERE


colla potenza della mente bene umanitario, e sentiva

necessit di cooperare
alla santa opera

del

sino al

delirio

il

bisogno di consacrar tutto se


il

stesso al bene della sua patria. Infatti

suo ceintera-

lebrato

Carme su
civile. Il

sepolcri alla forma

mente

classica riunisce

altamente

uno scopo puramente ed novello andamento di questa

poesia, l'indole al tutto originale, la splendidezza

delle imagini, la sublimit delle sentenze, la

ma-

gnificenza delle digressioni,

una forma

di

elocu-

zione, ricca, ardita e purissima, e quel fine tutto


sociale, quello

della

virti,

d'infonder l'amore dell'umanit e non solo mostrarono gli studi e lo

scopo dell'autore,

ma

accrebber benanco
lettere,
g' italiani

il

patri-

monio
al

delle italiche
il

perocch grande ed
innalzarono

universale fu

plauso che

primo apparire
moltiplicate

di questo nobilissimo
in

Foscolo.
alle

Tuttavolta

mezzo
e

alle

Canto del comuni lodi,


versioni

edizioni,

alle

latine

non mancaron voci sinistre e nimiche che apponevan colpe e difetti a codesta poesia, ed il Rosmini infine non ha avuto punto timore di dirci,
che niente

end'

ad Ugo suffraga V ammirevole lavorio forma del Carme su i sepolcri, il quale esanime per la sostanza, sol per quella vive e viveva. Ma ecco le parole
ei

foggi e torn V esterna

del Poeta, con

che manifesta

il

concetto

propo-

stosi nel dettare questi suoi versi.

I monumenti, scriv'egli, inutili ai morti, gio-

vano
che

ai vivi

perch destano affetti virtuosi lasciati

in eredit dalle persone


si

sentono immeritevoli
la

dabbene: solo i malvagi, di memoria, non la


legge accomuna
le se-

curano; a torto dunque

DI

UGO FOSCOLO.

91

polture de'

tristi

e de' buoni, degl' illustri e degli

infami.
Istituzione delle sepolture nata col patto sociale.

Keligione per gli estinti derivata dalle virt


eretti
dall'

domestiche. Mausolei
tria agli
eroi.

amor

della

pa-

Morbi

superstizioni

de' sepolcri

promiscui nelle cinese cattoliche. Usi funebri dei


popoli celebri, inutilit de'
zioni corrotte e
vili.

monumenti per

le

na-

^ Le reliquie degli eroi destano a nobili imprese,


e

nobilitano

le

citt

che

le
i

raccolgono;
sepolcri

esortazione agl'Italiani di venerare


loro illustri concittadini;

dei

monumenti ispireranno r emulazione agli studi e 1' amor della patria, come le tombe di Maratona nutriano ne' Greci r abborrimento ai barbari. Anche i luoghi ov' erano le tombe de' grandi, sebbene non vi rimanga vestigio, infiammano la mente de' generosi. Quantunque gli uomini di egregia virti sieno perseguitati vivendo, e il tempo lor monumenti, la memoria delle virt distrugga e de' monumenti vive immortale negli scrittori, e
quei
i

si

rianima negl' ingegni che coltivano


il

le

muse.

Testimonio
a

sepolcro d'
1'

Ilo,

scoperto

dopo tante
privilegiato

et da' viaggiatori, che

amor

delle lettere trasse

peregrinar

alla

Troade;
il

sepolcro

da' fati, poich protesse

corpo di Elettra, da cui


dell' origine di

nacquero

Dardanidi autori
de' Cesari
infine

Roma,

di-

e della prosapia

signori

del

mondo.

Chiude

con

un episodio, nel quale


le

pinge intorno a questo sepolcro


patria e da' lor congiunti

Troiane donne.

che, sciolte le chiome pregano ad allontanar dalla


l'

imminente sciagura

92

DELLA VITA E DELLE OPERE


che guida
i

la vergine Cassandra,

nepoti a piangloria dei

ger sulle ceneri degli antenati, confortando la lor

povert e

1'

esilio col

vaticinio che

la

Dardanidi risplender sempre in quelle tombe; la preghiera alle palme e ai cipressi piantati su quel sepolcro dalle nuore di Priamo, e cresciuti per le lagrime di tante vedove; la benedizione a chi non
toccher quelle devote frondi, sotto la cui ombra un d si vedr Omero mendico e cieco branco-

lando

interrogar

gli

spettri

degli

Eroi

Troiani

sulla caduta d' Ilio per celebrar le vittorie dei suoi

concittadini;

gli

spettri

due

volte e

due risorto par far


e

che piangono Ilio raso pili splendida la


bello
l'

vendetta

de' Greci,
il

pi

ultimo
le

trofeo

ai fatati Pelidi;

sacro vate,

che, celebrando le
afflitte

glorie de' vincitori,

placa pietosamente

alme

de' vinti;

Cassandra finalmente, che cerca un


quella
di

conforto nel vaticinare ad Ettore una gloria pura,

santa e

verace,

un

infelice

guerriero,

che cadde difendendo la patria.

tu,

onore

di

pianti, Ettore, avrai


il

Ove Per

fia

sacro e lagrimato

sangue
il

la patria versato, e finch

sole

Risplender sulle sciagure umane.

Or

tale

il

piano

dell' intero
1'

lavoro

del

Fo-

scolo, in cui

par che

elemento

civile

formi tutta

la sostanza poetica e

il

vero fine dell'autore.

Vane

dunque, reputiam noi, ed irragionevoli le critiche appostegli. Egli ha donato una poesia conforme
all'indole
del gusto;
de' tempi,
ai

bisogni

della

ragione e

genere, di

ha arricchito le italiche muse di un che andavan prive le patrie lettere;


ai

ha contribuito insieme

grandi ingegni contem-

DI

UGO FOSCOLO.
della

93
novella.

poranei

alla

creazione

letteratura

chi pu contendere all'autore dei Sepolcri una

mente sublime e immaginosa, una fantasia veracemente poetica, una profonda e melanconica natura, e un cuore intimamente penetrato dell' alto soggetto? Se vuol ritrarre al lettore la grande anima di Vittorio Alfieri, un breve cenno, una
rapida dipintura basta a tant' uopo.
Irato
a' patrii

Numi, errava muto


i

Ov'Arno

pi deserto,

campi e

il

cielo

Desioso mirando; e poi che nullo

Vivente aspetto
Il

gli

molcea

la cura,

Qui posava l'austero, e avea sul volto


pallor delia morte e la speranza.

E
neri

pochi versi
il

chiudono
quelle
di

interi

benefizi
le

che
ce-

l'Italia e

mondo debbono
con

a' divini,

cui

riposano

Alfieri

in

S.

Croce.

Ne men

possente aura di santo affetto spirano le

parole sacre a Firenze, ed alla


bella

Musa
sento

del

Parini.

Musa, ove

sei tu?

Non

Spirar l'ambrosia, indizio del tuo Nume,

Fra queste
Il

piante, ov' io siedo e sospiro

mio

tetto

materno.
lui

tu venivi,

sorridevi a

sotto quel tiglio,

Ch'or con dimesse frondi va fremendo Perch non copre, o Dea, 1' urna del vecchio Cui gi di calma era cortese e d' ombre. Forse tu fra plebei tumuli guardi. Vagolando ove dorma il sacro capo Del tuo Parini? A lui non ombre pose

Fra

le

sue

mura

la citt,

lasciva

D'evirati cantori allettatrice.

Non
Che

pietra,

Col mozzo capo

non parola; e forse l'ossa g' insanguina il ladro


i

lasci sul patibolo

delitti.

94

DELLA VITA E DELLE OPERE


Infine la descrizione
de' portenti
di

veduti fra
il

notturni

silenzi

ne'

campi

Maratona,

vati-

cinio di Cassandra, e la pittura del cieco

Omero,
e le

che penetra negli


di

avelli, e

abbraccia le urne

interroga, non possono

un senso

religioso, e
1'

non comprendere l' animo non farci scorrere un fre-

mito sacro per


.

ossa.
.

Un

di vedrete

Mendico un cieco errar sotto le vostre Antichissime ombre e brancolando Penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne.

E
Il

interrogarle

Foscolo celebrando la santit e la gloria de' se-

polcri, volle
siero,

che

tutto,

sia

dalla parte

del

pen-

che da quella

dell' affetto, fosse dettato dalla


ci

ragione e dalla verit. Egli non solo


diletto soave, indistinto, profondo,
tire

desta un
fa sen-

ma

ben

l'amore, l'ammirazione, la tristezza, la magnanimit, l'ira, il dolore, e tutti quegli affetti,


che gli doveano agitar l'anima meditando e scrivendo. Egli alterna i forti co' gravi pensieri; passa
dal patetico allo sdegno, dallo sdegno alla melanconia, alla

meditazione,

alle
all'

sentenze filosofiche.
indole del soggetto,

Egli fa tutto rispondere

e per evidenza d'imagini, e per

ardore di sentidi

menti, e per energia di locuzione e

numero.
d'

Quindi queir armonia


gini e di versi, scrive

d' idee,

d' affetti,

immaci

un suo
da

Critico,

che

pe-

non lasciarci quasi campo a considerarla, perocch siamo rapiti dalla


netra
s

profondamente

verit de' suoni e dalla serie

delle
i

pitture,

nelle
i

quali
pii

veggiam

convertiti tutt'

pensieri,

anche

astrusi, che

compongono questa

poesia.

DI

UGO FOSCOLO.
doti

95
il

A
monia

siffatte intrinseche

aggiunga

lettore

la vaghezza, la potenza, e le attrattive di un' ar-

non ha nulla di conarmonia nuova e sentita, che sembra anch'oggi inimitabile: aggiunga tutto lo splendore e la severa maest di una lingua sovrana, e vedr senza alcun dubbio che questo carme pu ben noverarsi nella schiera delle opere, che pi potentemente influiscono suU' immaginadi versi e di stile che di

venzionale,

un'

zione

sul

cuore.

Egli

vero,

che

il

Foscolo

crebbe sotto V influenza di alcune teoriche della


scuola cesarottiana, pure anche
nella

forma posal

siam

dire, eh' ei

serbar
si
Il

volle

un' indole

tutto

propria ed originale, e
de' migliori esemplari.

attenne ognora alle fonti


Baretti avea nel varcato
il

secolo preteso non essere


agi' Italiani dalla

verso sciolto insegnato

natura,

ma

unicamente inven-

tato dall'arte, ne proprio, ne naturale alla nostra

lingua, ne suscettibile di alcuna poetica bellezza,

onde credeva una sccminaggine, ed una yQ\'?i poltroneria r averlo introdotto nella nostra poesia.

Ma, mentr'egli presentava


tore
il

del bel titolo di tradiil

verso sciolto, l'Italia lodava


il

Frugoni,

riveriva

Paiini quai fondatori di due scuole di


di
sciolti

diverse specie

colle

lor

particolari

va-

riet e filiazioni.

Furono

infatti giudicati

una va-

riet della scuola frugoniana gli sciolti del Cesarotti,

del Monti, del

L'Alfieri fu giudicato formare

Pindemonti e de' lor seguaci. una variet della

scuola del Parini con quel suo verso che parve s

nuovo anche

al

Parini stesso.

fu altres

comun
Foscolo

giudizio scendere dal genere pariniano gli sciolti


del Foscolo, del Torti e del

Manzoni ^

Il

96

DELLA VITA E DELLE OPERE


siasi, in ci

pare in vero che non

che riguarda la
scuola del-

forma del suo


l'

sciolto,

dipartito

dalla

autor del Mattino.

Ma

il

suo verso ha un' eneralla

gia ed
dole,

una concisione tutte proprie

sua

in-

mentre ad un tempo

mirabile per la inge-

gnosa invenzione de' colori, la lor avveduta ed opportuna disposizione, la sobriet degli ornamenti, la vaghezza delle metafore, la propriet de' vocaboli, la bella e variata armonia, e la squisita eleganza, di modo che mentre l'autore si attiene al suo esemplare, non lascia di costituirsi un tipo
tutto speciale, che rende ben agevole
i
il

riconoscer

suoi versi e la sua vera forma. Questa lode nep-

pur negata gli venne da' suoi pili acerbi nemici. Onde il Pecchio scrivea, che la poesia italiana

non ha
Sepolcri

forse

un componimento

pii

perfetto,
colorito

pi
dei

forte, pii musicale, pi

brillante

in

E
sol

se

di

Foscolo non fosse rimasto


la

che questo
la

poema,

posterit

forse

avrebbe
di

pi

alta

venerazione del Foscolo come poeta j

nello stesso

modo che avvenne


di

co'

Frammenti

Alceo, coir Inno


Saffo.

Callimaco,

colle

due Odi di

Ma
qualche
altro

qui reputiam debito oramai


fallo

il non tacere non senza ragione apposto al Carme s*

del nostro Foscolo. Gli

incolpa, che ne' suoi versi


il

non

si

rinvenga che

nulla delle cose umane,


l'

r
la

orrore della distruzione,


vi sorrida la

eterno silenzio

della

morte, ne

speranza,

ne

vi

presieda

religione.

Anche

la

speme, egli cantava, ul-

tima Dea fugge i sepolcri. Di cotal colpa pare debbano accagionarsi pi i casi della vita del poeta che il di lui cuore. Le amarezze del disin-

DI

UGO FOSCOLO.
e lo sconforto

97
della vita, la

ganno, la stanchezza

depravazione

la

licenza

degli

uomini del suo

tempo,

le

le catene della patria, la

bugiarde promosse, le perdute speranze, onnipotenza dello strafilosofiche

niero, e infine le

dottrine

del

passato

sua sempre trista e melanconica natura, par che gli abbian fatto obbliare, che il Vangelo, come credenza, perfezion 1' uman
secolo, insieme a quella

cuore

e lo

spinse verso le virt sociali, divenendo


il

ad un tempo
Intanto
il

vero palladio dell' Unit europea.

plauso, che da ogni parte sorgeva ad


del

onorare

il

valor poetico

Foscolo,

mosse

altri

ingegni a correr
lettere di

lo stesso

aringo, e far dono alle

un

tal

genere di poesia. Primo fra tutti,

ed anco per invito dello stesso Foscolo, venne in campo l'Ippolito Pindemonti, che non fall, com' era

ben
Il

certo, all'arduo cimento,

ed attinse

la

meta.

Carme
verso

eh' ei dett intorno a' sepolcri in risposta

il

amico, che temea non udir pili da lui mesta armonia che lo (joverna, fu con altissimo gradimento accolto, ammirato e celebrato dall' universa Italia, anzi taluni non certo a quello
dell'
e la

acutissimi critici elevarono al di


del Foscolo
il

sopra di quello

il

novello canto del Pindemonti, onde

nostro

Ugo con

altezza

generosit

d'

animo

Dei Sepolcri vostri ho udito dire meraviglie da' nostri letterati, ed in casa di una
gli scrivea

gentile e bella

brunetta
i

il

signor Ricbi in

mia
in-

presenza prefer

vostri a' miei versi: per

ho

cominciato

stimarlo,

veggendo eh'

ei d'

dava

le
s

lodi dovute all'

amico

e
il

mi reputava

animo
o

liberale da intendere

vero: giustizia

schiet-

tezza rara in questi tempi, e rarissima


Gemelli.

in quella 7

98

DELLA VITA E DELLE OPERE

specie d'uomini. Per

me

tengo, che altre


pii terse,

poesie

vostre saranno pi gentili e

ninna si alta e s calda: e trovai il cavalier Rosmini del mio parere. Una bella Epistola critica Giovanni
Torti
al

ma

scrisse

in

questa occasione,
si

indirizzandola

De

Cristoforis. nella quale

d coscienzioso
de' lor

giudizio del merito di questi due poeti, e


lavori.

Laudevole ancora

stata reputata la ver-

sione in esametri, clie


versi del Foscolo,

Federico Borgno fece dei accompagnandoli di una assen-

nata ed erudita dissertazione.


altra latina versione.
li

E vuoisi pure, che l'abate Francesco Filippi ne abbia anch' egli fatto
Finalmente
e
il

signor Pascalis

ha

traslatati in prosa francese. In

somma

questo

Carme venne

dappertutto

generalmente giudi-

cato un ammirevole capo lavoro fra i pi grandi onde onorinsi le italiane lettere, massime per le

sue sublimi verit, per quella solenne melanconia,


e

per

quel

suo colorito soave,

incantevole,
^

spi-

rante tutto r odore dell' antichit.


^q" Sepolcri,

Nella dimora di Brescia, dopo la pubblicazione


il

nostro

Ugo imprese

altr'

opera che

non ha poscia potuto condurre a compimento, e gli procacci anche il dolore di perdere 1' amicizia di quel felicissimo ingegno del Monti. Egli pose

mente a dar
e

veste italiana al
il

poema
canto

dell' Iliade,

volle

metter fuori

primo

insieme

quello di gi volgarizzato dal Monti. L' alta rive-

renza in che dal risorgimento degli studii,


nero sempre
le

si

tenle

opere di

Omero
mai

in Italia,
difetto

non

fecero, possiam dire, aver


tori,

di

tradut-

ne di commentatori appo noi;

ma

pure fino
voi-

ai d nostri la letteratura

bramava ancora un

DI

UGO FOSCOLO.
alla

99"

garizzaraento
poeta.

conispondente
Paolo
la

fama

di

quel

E questo
da

desiderio era maggiore per l'Iliade,

ancorch

nel 15G4 pubblic in

Badessa Messinese, Padova primi cinque


i

che
libri

in versi sciolti, fin gi

al Salvini,

al

Cerutti,

al

Cesarotti, al Lucchesini, al Fiocchi, al Mancini, al

Leoni, al Lampredi e ad altri moderni, la schiera


dei volgarizzatori dell'Iliade sia stata ben
rosa, e forse increscevole.

Ora

il

Monti

si tolse

numeuna
So-

tale

impresa

rifermando quella sentenza di


il

crate,

come

gli scrivea

Foscolo, che

l'

l'

intelletto

altamente spirato dalie Muse


gliore di

interprete

miita-

Omero. Privo della conoscenza del greco


stesso

idioma, com' egli


liani,

protest

a'

letterati

coir aiuto di

un popolo

di chiosatori, dichiae

ratori, spositori, interpreti e traduttori,

col

po-

tente a generoso soccorso di un Mustoxidi, di

un

Lamberti, di un Morali e di un Visconti, il Monti pot riuscire a donare alla patria la sua pregevolissima ed invidiabile versione dell' Iliade, che si

pu ben riguardare qual prezioso anello che unisce italica letteratura alla greca. '" Or certo soil

spinto

Foscolo da nobile emulazione,

si

volse anaffetto

ch' egli alla stessa intrapresa, e con

modesto

ed ingenua amist sottopose


il

emulo Monti recitandogli in cambio la sua versione e confessando all' amico di aver tradotto senza greca grammatica. Il quale esempio mostra da una parte la indole e il cuore di codesti due ingegni, e prova dall' altra che il lor legame sarebbe stato in Italia una potenza morale temibile a' nemici di questa terra. Ma volle altramente il destino. Il Monti prest fede alla
al giudicio dell'
il

suo lavoro,

il

che fece anco

100

DELLA VITA E DELLE OPERE

malignit letteraria, cred alle stolte voci degl' invidi,

onde per questa


e

per altre cagioni disdisse

la sua amicizia

ad un uomo che altamente am-

mirava,

che

gli era stato carissimo.

La

lotta fra

questi due

sommi

fu indecorosa e

lagrimevole. e

segna una pagina infelice della vita del Monti. Pur troppo essi obliarono quella gentilezza propria de' buoni, che uno de' pi bei
lettere.

frutti

delle
la

Pur troppo ridestaron degli esempi che


i

vergogna di rammentare, e che i costumi non pi comportavano.^^ Ma tempi ed parliamo del volgarizzamento dell' Iliade. Ogni scrittore ha la sua particolar fisonomia,
civilt italiana

ed Omero non solo fu in ogni tempo reputato come il primo esemplare dell' arte poetica, come
la

pittore delle vetuste


tica erudizione,
il

prima fonte della mitologica tradizione, memorie, un tesoro


pi autentico
dell'

il

primo
an-

dell'

svolgimento
poesia dello

primitivo

monumento dello umano ingegno, ma

quel che pi in lui gli antichi ammiravano era la


stile,

piena di moltissime bellezze tutte

reali, incontrastabili,

eminenti; non agevolmente

una straniera verOr a ben tradurre' un poeta, dicea il De La Motte, non si riesce con annoverare le patrasferibili in altra lingua, e in
sificazione.
role,

ma
si

il

pi

diflScile

il

piii

importante

si

coglierne perfettamente lo spirito.

Ma come

con-

seguir

potr un cotal fine senza

alta conoscenza dell'originale

una piena ed idioma? Il Foscolo


ellenisti
dell'

fu uno de' pi dotti e


sua; fu

profondi

et

poeta di altissimo
all'

valore;

avea l'anima

informata
tire, la

mobile fantasia,

elemento greco, ne avea tutto il sene la vasta immaginazione

DI
Il Cesarotti

UGO FOSCOLO.

101

avea reso Omero francese. Il Monti avea dato una splendida veste italiana. Il Foscolo volea far conoscere V Iliade tentando di adgli

dentrarsi nella
nelle

vera diversit omerica di


qualit
la

stile,

precipue

caratteristiche

di
la

quella

poesia, vogliam dire,


Il

semplicit

maest.

Monti non ha donato una classica traduzione, ma come ne giudica quel potente ingegno del
Leopardi, ha dato solo
Il
l'

Iliade

in nostra

lingua.

Foscolo per procurava di presentare un volgaai dotti la

rizzamento

ed

ai

grandi letterati, afferrar


dell'

r indole
prendere
le colpe

e
il

vera

essenza

omerica poesia,
stile,

tuono generale
i

dello

schivar

ed

falli

de' suoi predecessori.


pili

Egli cre-

deva, che r italica favella

che

le

altre

possa

assumere
r Iliade.

le

virt del padre de' poeti senza timor

di avvilirsi. Perci, scriv' egli,

imprendo a tradurre
da' pochi

Or

noi

potremmo
il

saggi

che

abbiamo dimostrare
tore conseguito.

vero fine di
lo

questo volgail

rizzamento, ed in quanta parte

abbia

tradut-

non volendo allargarci in una lunga disamina, presceglieremo alquanti passi del terzo libro, bastevoli a render palese la perizia
del Foscolo nel greco, e
l'

Ma

arte del suo traslatare.

Paride
di

Nel giuramento e Menelao la narrazione e solenne, arcaismi, ed alquanto monotona. Or ecco

alle condizioni del duello

tra

piena
in

cha

modo rendono italiano questo squarcio il ed il Monti. Agamennone levando al cielo


ad alta voce prega:
Ze-j TziTtp,

Foscolo
le

mani

"lor^Osv [jls/wv, x65:ate,

{JLsy'.aTe,

Giove padre, imperante in Ida, gloriosissimo,

massimo

102
Il

DELLA VITA E DELLE OPERE

Foscolo traduce
speciale al

il

Giove,

massimo

eterno
il

brevit non laudevole, poich non troviamo

Tiaiep,

nome

sommo

degli Dei; non troviamo

"ISrjOev [xeewv,

ne

x-jiaie

che significa gloriodall'originale,

non eterno. Il Monti non tralascia nulla bench si dilunghi in due versi
sissimo
e
:

Giove, d' Ida Signor, massimo padre,

sovra ogni altro glorioso Iddio.


oc,

'HXti; 5,

Tiavi' ^opxi;

xa/

Travi' sTraxouctg

Sole, che tytto vedi, e tutto ascolti.

Foscolo

e tu che d' alto Tutto rimiri e tutto intendi, o Sole.

Vi sono aggiunte

le

parole

tu

che cV alto

come

altres eTiaxouei;

tradotto per intendere, e

non per udire, mentre intendere sta per apprendere coir


intelletto,

capire colla mente, aver intenverso

zione
11

intendimento.

Monti rende

il

greco

con altro verso

italiano:
Sole, che tutto vedi e tutto ascolti.

xat UoTa^ot,

xeni

Fata, xac

ot

uTisvepGe xa|JivTas

'

v6p)7cooi; x' vua6ov, Stts x' Trtopxov fjLoaaig.

Fiumi, o Terra, o Dei che sotto (terra)

morti uo-

mini punite, e chiunque


Il

Foscolo:
Fiumi,

Moderate sotterra,
Punite

Terra, o Deit che i morti e lo spergiuro

DI

UGO FOSCOLO,
1'

lOS

Moderate
Il

di pi,

o|xoaaT(j

omesso.

Monti:
Alma
Tellure genitrice, e voi

Fiumi, e voi che punite ogni spergiuro Laggi nel morto regno, inferni Dei.

Numi

Qui manca un' idea, cio la punizione che i di sotterra danno agli uomini morti. Nel Foscolo v' maggior intelligenza del testo.
Ofiers [iptupoc eats,

(^oXaaaete o
serbate fedeli
i

opyaa. Ttwxa.

Voi testimoni

siate, e

giuramenti.

Foscolo
.

io,

voi, miei testimoni invoco

Tutti, e custodi e vindici del patto.

Troviamo gravit ed
delt Io,
voi,

altezza,

ma

non molta
tutti

fe-

mici sono superflui,

di

pi,

vindici aggiunto inutilmente.


Il

Monti meglio:
Siate voi testimoni e in un custodi

Del patto die giuriam


ef [AV

XV MevXaov 'AX^av^po?
5' V

xaxaTicpvifi,

ahxc, 7it6 'p]Xvr;v yix(j) zat xTy^fxata Trxvxa,


Yi\xe;,

vy\tooi vW[JLOa Tcovxo7rGpo''ot'Jiv.

quindi Elena e

Se mai Alessandro ammazzer Menelao, s' abi)ia egli tesori e noi ritorneremo sulle onditutti
i

gradi navi.

Foscolo

Se Menelao morr sotto Alessandro, Elena resti e il suo corredo a Troja,

in

Grecia

io

ritrarr

le

navi e l'armi.

104
Belli
gravit,
i

DELLA VITA E DELLE OPERE


primi due versi pieni di forza o di non ci sembra ben tradotto il terzo,
il
1'

ma

ove non vediamo Il Monti non

rovxoxpoiacv.

omette, bencb traduca con un

un

po' di prolissit.
Se a Menelao
Dar, morte Alessandro, egli in sua possa

Eiena

e tutto

il

suo tesor

si

tegna.

noi spedito promettiam ritorno


al patrio lido.

Su Tondi-vaghe prore
ZI

x'AX^avopov
7ri6 Erjvyjv
o' %pYeloic,

xxetvTg

^avBoq MevlaoQ,

Tpwa?
T!,|JLy;v
Tj

xai xxryfxata nvx* noZoya.'.,

7roT:v{JLV tjvtiv' eoixev


[JLx'

T xa: oaoiiivoiG'.

vOpmoiai TiXrjxat

Ma

se

il

biondo Menelao ammazzer. Alessandro, Troja


tutti
i

allora renda Elena e

tesori,

ed agli Argivi
gli

si

paghi

una multa, qual


si

si

conviene, che anco fra

uomini avvenire

ricordi.

Foscolo:
Se
sotto

Menelao more Alessandro,

Troja a noi renda ed Elena e il corredo, E quanto giusto pagher un'ammenda,

Memoria

a' figli, e de'

nepoti ai

figli.

Nel primo verso


di biondo, e nel
givi, ai quali

tolto

a Menelao
si

1'

aggiunto
gli
Il

terzo
si

non

nominano
la

Ar-

pagar

debba

milita.

rima-

nente
Il

traslatato con molta arte ed intelligenza. Monti pi lungamente:

Ma

avverr che Menelao di vita Teucri allor la donna i Ne renderanno e V aver suo con ella, Pagando ammenda che convegna, e tale Che ne passi il ricordo anco ai futuri.
se

Spogli Alessandro,

DI

UGO FOSCOLO.
rTpiajJLC^
Up'.y.iic.

105
xe Tzacza

Ei

o'

av

[JLo' v.ixYj'^

a'Jtp y) xac STrstta


oX'j0'.

(xay('y^<70jJLa'.

evsxa rcivv^s-

[JLvwv,
se

SCIO?

x xc?
figli

TTo/iji-Gio xr/e^co.

Ma
me
per
la la

Priamo ed

di

multa, morendo Alessandro, allora


multa, rimanendo qui
finch

Priamo non voglion pagare a io ancor pugner


raggiugner
il

termine

della guerra.

Foscolo

se

fratelli e il re, morto Alessandro, Mi disdiran l'ammenda, io per l'ammenda Guerra guerregger fino all' estremo.
i

Ammirevole

brevit, forza ed eleganza.

Ed

il

Monti:
i

Se Priamo e

figli

suoi, spento

Alessandro

Negheraa di pagarla, io qui coli' arme Sosterr mia ragione, e rimarrovvi Finch [unito il mancator ne sia.
Solita prolissit,

ma

non colpevole
versi,

d' infedelt.

Or da questi pochi
tradotti, analizzandoli

che abbiam riportati


possiani
dire,
de'
i

colla ferulii,

del pedagogo,

si

potr

ben vedere qual

due
penser-

volgarizzatori abbia reso meglio in italiano


sieri dell' originale, e la

maniera
la
il

di

esporli,

bando per quanto


poeta,
i

possibile

effige

del

greco

suoi lineamenti,
il

suo

fare, la

sua indole.
pili

A
di

noi pare che

Foscolo,

quantunque non scevro

mende, pur con intelligenza del testo colga


lo

addentro
oltre
i

spirito del suo Autore, e ne ritragga,

pensieri,

anche

la

forma speciale

propria

del padre della poesia.

Nella versione del Monti

106
noi

DELLA. VITA E DELLE OPERE

abbiamo nn eccellente traduzione

de' pensieri
Il

deir originale,
stile, il

rimanente d'Omero? suo modo di adoperar gli epiteti,


il

ma

suo ed il

singoiar carattere di quel poeta?

cura di questo, ed

ama

leggere

Onde Omero

chi non si
vestito di

una forma splendida, elegantissima e nobilissima, legga il Monti. Chi avesse bramato conoscere la
verace natura e la essenza di quella poesia, avrebbe

dovuto attinger
stato
altro

al lavoro del Foscolo, se gli fosse

concesso

di
ci

condurlo

al

suo

termine.

Un

esempio

confermer in questa sentenza.

Non addurremo
in questi
il

il testo, perocch non a molti tempi torna di buon grado il leggere o comprender greca poesia, ne tutti son vaghi di

cosiffatti confronti,

ma

ci

limiteremo solo all'ita-

liano volgarizzamento.

Nella presentazione che

Venere

fa

di

Elena

a Paride dopo il combattimento.


e

Omero ha dato a

queir abboccamento un colorito di stile voluttuoso delicato, qual si conveniva alla sitnnzione di

passo,

due amanti, onde il Foscolo, nel traslatare quel ha felicemente tentato con egual gusto e de-

strezza d' imitarne tutte le bellezze dell' originale.

Or

vieni;

Alessandro nel talamo, e t'aspetta; Vedrai fiorirgli di bellezza il viso,


Fiorir
le

vesti; e

non

dirai ch'ei torni

D'una

battaglia, ben dirai che al ballo

S'accinge, o siede a respirar dal ballo.

Ogni parola ad Elena piovea Nel segreto del cor; poi quando a
11

lei

roseo collo della Dea rifulse,


la

spirante volutt dal petto


il

"Vide, e

foco raggiar dalle pupille,

DI

UGO FOSCOLO.
tu

107
?

Funesta Dea, mi sedurrai

sempre
in

Che

sai pi

farmi? Strascinarmi
vinto,
le si

altre

Citt di Frigia, e di Meoiiia a

un nuovo

Paride Amico tuo? La guard impaurita,

fu e

dolse:

tu air insidie torni, onde alle case

Io, trista! io

mai

di

Menelao non torni?

Va
N
Le

tu,

se r ami, a Paride, e per lui


lui

Vivi, per

dimentica l'Olimpo,
pasci

pi attentarti di toccar co' piedi


vie de'

Numi; presso a

lui

ti

Giorno e notte di spasimi, e tei serba Fin ch'ei ti nomi sua consorte e ancella; Ch'io non v'andr, non io, quando il suo letto
Pi indegnamente abbellirei, vedrei Pi amaro
il

ghigno delle Iliache donne:


. . .

piena ho gi l'anima mia di pianto


ai

Paride

rimproveri da Eleua fatti alla sua

codardia risponde:

Non

pili,

diss'ei,

non accorarmi, o donna,

De' tuoi dispregi. Or Pallade e l'Atride

M'han

vinto.

Anch'io veggio presenti


sia.

Numi,

il

vincer quando che

Deh

sorgi,

Pace farem dolcissima abbracciati. Ardemi amore or pi che mai, n quando


Predaiti a Sparta,
e,

veleggiando

mari.

Di Cranae t'approdai nell' isoletta,

Quel primo
Fui

di

ch'io delle tue bellezze

non mi strnggea si fiero m'innamora. Ei sali primo a' molli strati, ed ella Seguialo; e il sonno li sopla congiunti.
lieto alfn,

si

caro

il

desio che

Or ecco

il

modo con che


laminosa
e

il

Foscolo

traduce.

Un

grave critico al quale la traduzione del canto


fervente,

terzo sembrata

crede che

non son
lezze, e

le

bellezze del testo,


il

ma

soii

pur
all'

le

bel-

che

Foscolo

vest

Omero

Inglese.

108

DELLA VITA E DELLE OPERE

Noi non risponderemo a questa opinione, ma direm solo, che r opera del Foscolo doveva e poteva esser sanamente giudicata, allorch fosse stata condotta
al

suo

fine,

che per ora tutti


dell'

gli

amatori delle

buone lettere e tamente dolersi


Intanto
il

onor dell' Italia dovranno alFoscolo avea intermesso non avea cessato di apdi

di

una cotale sventura.


il

fin

dal 1807

servigio de' campi,

ma

partener

sempre

colla

qualit

capitano
Il

dello

stato maggiore

all'

italiana milizia.
di

governo larriguardi
il

gheggiando con

lui

favori

di

per
te-

alta

fama

di

che

egli

godeva, non solo

neva esente da ogni militare dovere, ma ben gli concesse di potersi liberamente occupare e vivere
in quel

modo che
in Milano,
il

pii

dunque stampe
il

a lui talentasse. Ritornando dopo avere in Brescia dato alle


dell' Iliade,

saggio del volgarizzamento

nostro

Ugo

si

abbatt in uno di quei non rari

accidenti, a cui gli

uomini talvolta non possono


provveditore
insolenti
e

sfuggire.
l'

Un

cotal signor Wolf,

delvil-

esercito francese,

parlando con

lane parole di

persona amica al Foscolo in sua


dell'onore.

presenza, lo astrinse per debito di amicizia a profferirgli le vie

Ebbe luogo
fiiron

infatti

un

duello,

ma

avventuratamente non
effetti.

funesti ne

lagrimevoli gli

Verso la fine dello stesso anno 1807 il Foscolo ebbe, non chiedente, T onore d' esser prescelto a pieni suffragi ad Elettore del regno per rappresentare insieme al Canova la citt di Venezia e
il

dipartimento dell'Adriatico.
Leopardi,
il

Ma

siccome, scrivea

il

mondo

una lega
di
vili

di birbanti contro

gli

uomini dabbene,

contro

generosi,

DI

UGO FOSCOLO.
e

109
per

avvenne che
consuete
vilt,

per
i

pratiche cortigianesche,

Censori de' voti espulsero

il

nome
che
ve-

del Foscolo, e preferirono quello di

un

altro

allegava minor numero di voti, e


sersi arricchito e nobilitato

si

vantava d'escelebrit

impalmando una
di

dova d'illustre patriziato,


nel bel

ma

turpe

mondo

di Venezia.

Pur dopo qualche tempo


di

quel preferito fu dal Consiglio


con ignominia, ed
il
i

Stato
i

cacciato
Collegi,
i

Foscolo,

ragunati

ebbe
zione

di

nuovo tutti
il

suffragi, senza

che
di

Cenquesto

sori de' voti e


si

regio veto a questa seconda elesi

opponessero. Cos egli


di

god
i

onore

questa

carica

finche

tempi non

mutarono.
In questo mezzo il regno d' Italia e la Corte Beauharnais avean creato una nuova letteratura, che il genio nazionale al tutto spegneva;
di

una letteratura splendida


di pensieri,
fatta

di

pompe

servili,

povera

istromento vilissimo alla poli-

tica di Napoleone, alla bassa e volgare

ambizione
cortigiani,
alla

delle turbe accademiche,

de' professori

e de' poeti coronati. Il Foscolo

per

avverso

Francia ed a Bonaparte, fedele ed irremovibile sempre ai principii proclamati, colla sua indipen-

denza
trono

e colle forze della

mente combatteva contro


si

questa imperiale letteratura, non


del
sire

appressava al

francese,

ma
vita,

solitario
l'

cantava
e
le

Seiolcri,

traduceva la

istoria

virti

de' prischi eroi, gridava

contro

la

tirannide,

im-

piegava in
terra
straniere.

somma
i

ogni mezzo per veder libera la


dalla

de' padri

suoi

insolenza

delle

armi

Ma

ministri dell' italico regno, di sangue


al certo

non francese, mossi

da un cotal senso di

110 pudore
allogare

DELLA YITA E DELLE OPERE


o di orgoglio nazionale
il

pensarono ormai di

Foscolo in qualche carica ben convene-

vole al suo
fatti
il

nome

ed al suo valore. Scriv'egli inler


l'altro

ventisei

marzo 1808:

sono

stato eletto successore a Cerretti nella cattedra di

eloquenza in Pavia,
in

Eccolo dunque

professore

una

delle pi celebrate universit

della

Peni-

sola, eccolo di

nuovo rivale del Monti, ed eccolo nella posizione di poter porgere alla patria ed
suoi cittadini novelle prove dell' altezza de' suoi

a'

studi e della incorruttibilit della indole.

Ma

sfol-

gorato perpetuamente dalla sventura, non ebbe la


elezione che
strettezze
vole,

in
cui,

un momento di tali domestiche mancandogli financo il bisognei

accettar non potea


al

favori del governo. Vol-

gendosi

suo

Ugo

Brunetti,

ecco

come

egli

di-

pingeva in quel duro frangente la sua delicata condizione. Io vedo, mio caro amico, che questo
aiuto del ministro va
alle

calende

greche; e la
e di

mia anima
brini

frattanto marcisce nella perplessit

nella tristezza.

Tu

hai letto

il

biglietto

Ca-

ier sera sono stato dal ministro, e

mi fu
:

impossibile di parlargli.
brobrio:

il

tempo stringe

ogni

giorno che passa mi pare per


beli'

me
nel

giorno di obprofessorato!
nell'

incominciamento

Non

penso a Pavia senza vedere

universit

mille accusatori giusti contro di me, senza udire mille maligni esagerati.

Ma

come

partir

io

se

mi manca

il

necessario?

esibito la tua borsa

Tu mi

hai nuovamente tua borsa non


in

ma

io dalla

voglio, ne devo, ne posso

non voglio
io ti

somma

accettare
io ti

pili

nulla a verun costo.

devo seicento franchi

Mio Brunetti,
devo ducente

DI

UGO FOSCOLO.

IH

lire

date per mio conto allo stampatore


pili

io

ti

devo

di mille lire

per la biancheria. Questo

debito, ormai rilevante,

mi empie V anima
e

di ri-

conoscenza,

molto pi di rimorso, pensando ch'io


presto,
sei

non potr soddisfarlo trato con te che non

ch'io l'ho incon-

ricco.

Lascia dunque da
il

parte ogni esibizione, perch, qualunque sia


sogno, io non accetter mai.
sisto,

bi-

tu sai eh'

io

per-

non so
1'

dire,

se

fermo o ostinato ne' miei


di

proponimenti.
proteste,
il

Ma

pure a dispetto

queste sue

affetto e la generosit di questo

amico
di

ritrassero

da quella posizione. Infatti

gli scrivea:

lo non so

come

ringraziarti, ne compensarti
11

tanto calda e vera annicizia.


pe' miei

mio cuore piange

nel vedere incomodati e sacrificati gli amici miei


cattivi
calcoli,

questa la maggiore

delle

mie afflizioni. Finalmente giunto

in

Pavia, insignito a venti-

nove anni della toga di professore, vi rinvenne Scarpa e Volta, nomi europei, ma il primo, die' egli, viveva sdegnato de' tempi, e l'altro era senatore
del regno; quindi leggevano assai di rado.
Il

Monti

era stato richiamato sotto altro titolo; e non avea


letto pili di tre o quattro volte in
al

due anni. Onde


gli

Foscolo

si fece

intendere, che a lui era debito

sul riaprirsi di

che se

gli

ogni anno inaugurare rimaneva tempo potea negli


per

studi;

altri

mesi

leggere in domenica,
fine

modo che

gli

alunni

delle altre facolt vi potessero

attendere;

ed in-

emolumenti accademici non lo priverebbero degli stipendi militari. Egli dunque si


che
gli

volse tosto al lavoro dell' Orazione, ed in

quella

sala nella quale Vincenzo Monti avea parlato Del-

112

DELLA VITA E DELLE OPERE


i

V ohhligo di onorare
in fatto di sciente,
pili

primi
il

scopritori del vero

il

Foscolo
d

circondato

dalla

eletta gioventi italiana

22 gennaio 1809
plauso

discorse dell' Origine e dell' Ufficio della Letteratura, orazione

accolta con

incredibile

ed

universale entusiasmo, solo compenso

all'inconta-

minato cultore delle sante muse e delle vere lettere. ^^ Ma non perci egli non ebbe in mezzo agli encomi delle acri censure che, trascurando le vere

mende,
giuste,

apponevano accuse mal provate ed innon giovevoli, die' egli, ai leggitori che bramano d' esser consigliati, ne all' autore che ha
gli

mestieri d' esser persuaso.


le critiche

Non

rispose,

spregi

velenose e plebee; fu riconoscente alle


fatte

osservazioni

con competenza ed
e

equit
di

di

giudizio, con amorevolezza

sincerit
di

parole.

Primieramente reputiamo degna


orazione pel fine col

laude questa
suo Autore,
quali
uflSci

quale stata essa dettata.


il

ove

Le origini
si

delle cose, stabilisce

riesca

vederle,

palesano
vicende de'

ogni cosa fu a principio ordinata


dell' universo, e

nell'

quanto

le

economia tempi e delle

opinioni ne abbiano accresciuto l'uso e l'abuso

si

In tal

modo investigando
il

l'

origine

delle lettere
solo

nelle facolt e ne' bisogni dell'

uomo, non
arti

verr a discoprire

vero scopo delle lettere,


alle

ma
la

benanche

doveri annessi

letterarie,

loro influenza sulla propagazione

nel

sapere,

sul

bene della vita


limento.

civile

ed

progressi

dell' incivi-

La

parola, avvisa
il

il

Foscolo,

mezzo
facolt

di

raparti-

presentare

pensiero.

Or questa
i

di

colar la voce applicandone

suoni agli oggetti,

1)1

UGO FOSCOLO.

113

ingenita nell'uomo, e contemporanea alla formazione


de' sensi
le

esterni
e
le

delle

potenze

mentali.

Quindi

passioni

immagini, mancando di
le

segni che nell' assenza degli oggetti reali

rape

presentassero, rimarrebbero tutte indistinte

tu-

multuanti,
le

svanirebbero per lasciar vive soltanto


accennabili

pochissime idee connesse all'istinto della propria

conservazione, ed

appena
sien

dall' azione,
i

dalla voce inarticolata.

Ne
ai

prova

sordi-

muti, che non conseguono ne ricchezza ne ordine


di pensieri, se

non quando

segni

della

parola

articolata riescano a supplire co' segui della parola


scritta.

Ne la ragione destituta della parola sarebbe prerogativa dell' uomo, ma, come negli altri
animali, ridurrebbesi

ed

all' istinto di misurare i beni mali imminenti con la norma delle sensazioni..

inerente alla natura dell'

Questo bisogno per di comunicare il pensiero uomo. Nelle primitive societ poche articolazioni di voce eran bastevoli all' uso e alla memoria. Ma crescendo le nazioni,
propagandosi
i

il

commercio,
usi,

le

arti,

le

ricchezze,
le

vizi, le

virt, gli
si

le

religioni
le

e e

lingue,
passioni,

non solo

moltiplicarono
all' infinito
i

idee

le

ma

variarono

loro

aspetti

le
si

loro

combinazioni,

il

progresso del loro moto

ac-

crebbe, di maniera che non poteva esser


Costituita

piii

ornai

secondato dal suono fuggitivo della parola.

dunque

la civile

comunanza,

pro-

gredito

il

linguaggio, ecco la necessit delle leggi,

dei riti e delle tradizioni, dalle quali fonti trasse

origine ogni

umano sapere. Ma 1' uomo veggendo caduche ed incerte le opere della sua mano, pens per premunirle ed accrescerle di rivolgersi al cielo
Gemelli.
8

114

DELLA VITA E DELLE OPERE


1'

che parevagli eterno, ed ecco Confidando perci nel cielo


la
i

origine de' simboli.

terreni

monumenti,
e

la tradizione delle leggi, de' riti,

delle conquiste,

fama

de' primi artefici, degli

uomini egregi,

de' principi fortunati, ecco parimenti l'origine delle


arti della divinazione e della allegoria,

fondamento

alla politica teologia.


Il

Foscolo dunque crede che. senza la facolt

della parola, le potenze mentali dell'

uomo

giace-

rebbero inerti
di

e mortificate: poich, privo de'

mezzi
le

di comunicazione necessari allo stato

progressivo

guerra
ne

di

societ,

confonderebbesi
di

con

fiere.

Crede, non esservi societ


forza senza

nazioni senza
stabilit

forza,

concordia,

ne

di

concordia senza leggi convalidate dalla religione,

ne lunga utilit di riti e di leggi senza tradizione, ne certezza di tradizione senza simboli. E poich
i

simboli consegnati

ai

tumuli, ai simulacri ed ai
alle

geroglifici

furon

trasferiti

apparenze
dal cielo, e

degli

asterismi, noi

abbiam veduta

la religione de'

grandi
fon-

popoli dell' antichit

riprodursi

darsi la teologia politica per

mezzo della divinaarti esercitate dai

zione e dell' allegoria.


principi, da' sacerdoti
all'

Le quali
e

da' preti

diedero origine
divide in

uso ed
L'

all' ufficio

della letteratura.
il

uman

genere, secondo
pili

Foscolo,
1'

si

molti servi, che tanto


loro forze, quanto

perdono

arbitrio delle

men sanno

rivolgerle a proprio

che fomentando premi della giustizia terrena, e con le promesse e le minacce del cielo le passioni degli altri, hanno arte e potere di promuoverle a pubblico bene. Elementi perci della societ
vantaggio,

ed

in

pochi signori

co' timori

e co'

DI

UGO FOSCOLO.
la

115

sono

il

principato e

religione.
i

La
il

parola,

che

sola svolge, od esercita


l'

pensieri e gli affetti delfreno.


Ufficio
il

uomo, ne governa e ne modera dunque delle lettere debb' essere


sentimento
e
1'

di

rianimare

uso delle passioni, di abbellire le


1'

opinioni utili alla civile concordia, di snudare con

generoso coraggio
altre,

abuso

e la

deformit di tante
li-

che adulando l'arbitrio de' pochi, o la


i

cenza della moltitudine, roderebbero


e

nodi sociali,
del

abbandonerebbero

gli stati al terror


alle

carne-

fice,

alla congiura degli arditi, alla

gare cruenti

degli ambiziosi, e

invasione

degli stranieri.

Pur

si

crede che la teologia legislatrice e la poesia


1'

storica si dileguarono con le opinioni e con

et

per cui nacquero, e che


dicato
il

le scienze,

sendosi rivendilettarla.

dritto d'illuminare la

mente, non rimase


di

alle arti letterarie

che

l'

uSicio

Ma

siffatta distinzione d' illuminare e di

dilettare fu

dal principio pretesto di scienzati, che non sapean


pensare.

La

filosofia

morale
1'

politica

rinunzi

la sua preponderanza su la prosperit degli stati,

da che abbandonando

eloquenza,

si

smarr nella
filosofia,

metafisica; e l'eloquenza perde la sua virt e la

sua dignit da che fu abbandonata dalla


e

manomessa
Intanto
il

da' retori.

tempo

e le vicende,

svelando molti arle pri-

cani della legislazione teologica, dissiparono

me

illusioni;

mala

poesia segu a confortare con


le utili

l'entusiasmo, con la pittura, e con l'armonia

passioni degli uomini, concesse agli storici d'illu-

minarle con r osservazione degli avvenimenti, ed


agli oratori di persuaderle col calore della poesia,

con r esperienza della storia,

con l'evidenza della

116
ragione.

DELLA VITA E DELLE OPEKE

Ne' poeti dunque, negli

storici

negli

oratori contiensi la letteratura delle nazioni, poich


essi interessano l'intelletto nei tre grandi fini della
verit, della moralit e della bellezza.

La

letterat-

tura quindi tanto

pi utile e pregna di

bella

eloquenza, quant' pi derivata da' sentimenti del


cuore, dalle ricchezze della fantasia, dal nerbo del
raziocinio e dalla
il

convinzione del vero.

Perocch
il

pensiero e

il

modo

di rappresentarlo sono
dell'

ri-

sultamento della tempra e


dell'

accordo del cuore,

immaginazione o del

raziocinio,

onde la vera
poich

eloquenza non

frutto

di

verun' arte,

facolt di persuadere, che non si

pu dipartire n

disgiungere dalle
dalla verit.

umane
mentre

passioni, dalla ragione e


la civile filosofia era dal-

Ma

l'arte dialettica adulterata, la eloquenza cominci

ad esser manomessa dalla


parl pi alle passioni,
fantasia, destituta dalle

rettorica.

L' arte

non

perch non

le sentiva; la
si ritir

fiamme del cuore,

fredda nella memoria; destituta dal criterio, invent mostri e chimere: trasform il falso nel vero
e
il

vero nel falso; l'ozio, la vanit, l'avidit acscrittori, e la facolt

crebbero la moltitudine degli


della parola
si

ridusse a musica senza pensiero.


i

Tali furono
sofisti.

rovinosi

artifizi

degli sciagurati

La

letteratura non solo divenne disutile e


scellerata ed infame. I retori
il

vana;

ma

professa-

rono un' arte che coronava


santificava le libidini

delitto,

insanguinava

l'innocenza, esaltava le usurpazioni degli opulenti,


della democrazia, e le car-

neficine della tirannide, tradiva la patria, vendeva

r anima,

contaminava

di

fiele e

di

sangue la

vecchiaia di Socrate.

DI

UGO FOSCOLO.
della

117
giustizia

Ma

Socrate,

uomo tenerissimo
veggendo con
la

e della verit,

potenza creatrice

della sua mente, che le virt cittadine, l'onore e la


libert della patria scadeano con la vera eloquenza,

diede una pratica direzione agli studi, insegnando

che la vera eloquenza nasce col genio,

si

nudre

di

grandi passioni, e mira alla pubblica utilit. Onde


il

Foscolo, non trovando nelle poetiche e nei tratdi professore, si rivolge alle

tati aiuti all' istituto

sentenze socratiche

facendole servire come unica

norma

alle lezioni della cattedra.


1'

Tuttavia

arte che fino ai d nostri

and de-

non valse per ad annientare natura, che le destin ministre il decreto della delle immagini, degli affetti e della ragione del-

turpando

le lettere,

l'uomo. La natura
lettere,
all'
li

creando alcuni
all'

ingegni
allo

alle

confida

esperienza

delle

passioni,

inestinguibile

desiderio del vero,


all'

studio

da'

sommi

esemplari,

amore della

gloria, alla

della patria.

indipendenza della fortuna, ed alla santa carit Italiani, esclama l'autore, qual
pili di voi

popolo

pu lodarsi
querelate se
dagli

de' benefizi della na-

Ma nefizi? A
tura?

chi pili di voi trascura o profonde que' be-

che

vi

germi dell'italiano
che ve
il

sapere sono

coltivati

stranieri

gli

usurpano? Meritamente ne colgono


letteratura che illumina
gli
il

frutto: la

vero, fa sovente obbliare

scopritori e lodare

con

gratitudine chiunque
vera-

sa renderlo amabile a chi lo cerca. Altra

mente non men grave ed


per la Italia, e che
il

intollerabile

sventura

Monti procur

colla sua sa-

pienza

di

rivendicare pagando un debito di grati-

tudine alle ombre di quei valenti Italiani, che, be-

118

DELLA VITA E DELLE OPERE

nemeriti indagatori del vero, rimasero non solo iniquamente dimenticati, raa non raccolsero la meritata gloria per l' ingratitudine, la invidia l' impostura e r impudenza straniera.

Dopo

ci l'Autore passa a lamentarsi della colil

pevole negligenza in che gli scienziati tengono

materno idioma, non degnandosi promover gli studi con r eloquenza, e colle attrattive e le grazie della
natia
agi'

favella per farli

propriet

ingegni concittadini.
i

cara e

comune

Si duole,

perch non

vede nel dovuto onore

classici

scrittori.

Non

un

libro che discerna le vere cause della

decadenza
che

dell'utile letteratura, che riponga l'onore italiano


pili nel

merito che nel numero degli


di

scrittori,

nudra
col

maschia
dell'

spregiudicata

filosofia,
all'

poter

eloquenza accenda

degli

uomini

grandi.
il

che emulazione
e

Non vede una


di
i

storia

d' Italia, a,nzi

dolore e la vergogna
secoli di
Italiani,

udir al
il

di l dell'

Magnifico

e di

Oceano illustrati Leon X.

Lorenzo
egli

grida,

io vi esorto alle storie,

perch niun popolo pi di


vi

voi pu mostrare ne pi calamit da compiangere,

ne pi errori da evitare, u pi virt che


cino
rispettare,
ne' pi

fac-

grandi anime

essere

liberate

dalla

oblivione

da
padri

degne di chiunque di
la
e
e

noi sa che deve amare, e difendere ed onorare


terra che fu nutrice
ai

nostri

noi,

che dar pace e memoria alle nostre ceneri. Io vi


esorto alle storie, perch tutta in esse
si

spiega la
virt,

nobilt dello

stile,

tutti

gli

affetti

della

tutto l'incanto

della

poesia, tutt'i precetti della


i

sapienza, tutt'i progressi e


sapere.

benefizi dell'italiano

Non vede

infine le lettere rivolte a nutrire

DI
le

UGO FOSCOLO.

119
sane opi-

vere ed utili passioni, a dipinger le

nioni, gli usi e le

sembianze

de' giorni presenti, e

ad

ammaestrare con
solazione
d'

la storia delle famiglie.

miei

concittadini; prosegue egli, quanto scarsa la conessere puro ed

illuminato senza prelettere e

servare la nostra patria dagl'ignoranti e da' vili!

Amate palesemente
voi,

generosamente
alfiue

le

la vostra nazione, e potrete

conoscervi

tra

coraggio della concordia; ne la fortuna, ne la calunnia potranno opprimervi mai,


il

ed assumerete

quando

la coscienza del sapere e dell'onest

v'arma

dal desiderio della vera ed utile fama.

Osservate

negli altri le passioni che voi sentite, dipingetele,

destate la piet che parla in voi stessi, quella unica


virt disinteressata negli uomini, abbellite la
vo-

stra lingua dell'evidenza, dell'energia e della luce

delle vostre idee

amate

la vostr' arte,

disprez-

zerete le leggi delle accademie

grammaticali, ed

arricchirete lo stile; amate la vostra patria, e non contaminerete con merci straniere la purit e le ricchezze e le grazie natie del vostro idioma Visitate l'Italia! amabile terra! tempio di

Venere

e delle

Muse! E come

ti

dipingono

viag-

giatori che ostentano di celebrarti!

Come

ti

umi-

ammaestrarti! Ma chi pu meglio descriverti di chi nato per. vedere fino eh' ei vive la tua belt? Chi pu pardi

liano gli stranieri che

presumono

larti

zioni di
ti

pili ferventi e con pili candide esortachiunque non onorato ne amato se non onora e non t' ama. Ne la barbarie dei Goti, ne

con

le

animosit provinciali, ne

le

devastazioni di tanti
Latini, che

eserciti spensero in quest' aure quel fuoco


tale che

anim

gli

Etruschi e

immoranim

120

DELLA VITA E DELLE OPERE


nelle calamit dell'esilio, e
il

Dante

Macchiavelli

nelle angosce della tortura, e

Galileo nel terrore

della inquisizione, e Torquato nella vita raminga,

nella persecuzione de' retori, nel lungo


felice,

amore
ne

in-

nella

ingratitudine

delle

corti,

tutti

questi, ne taut' altri grandissimi ingegni nella do-

mestica povert. Prostratevi


rogateli

su' loro sepolcri, interinfelici,

come furono grandi ed


della patria, della gloria

come
ac-

r amor
ingegno Tale
offerire

del

vero,

crebbe la costanza del loro cuore, la forza del loro


e
i

loro beneficii verso di noi. >

la

Orazione del Foscolo, in che


di

ei volle

un esempio nobilissimo
d'

alta indipenprincipii,

denza,

impavida costanza ne' professati

e d' illibata coscienza nella indossata missione

di

libero scrittore. Egli infatti non fall alla pubblica

aspettazione, ne ai voti de' suoi partigiani ed

am-

miratori. I tempi non liberi, la consueta vilt dell'

umana

indole, e la paura, elemento unico d' ogni

tirannide, pretendevano dal Foscolo

che esso nel

dettare la sua orazione, dettasse pel capo dell' Im-

pero quelle laudi, che menzogneri scrittori in siffatte occasioni tributar sogliono per consuetudine
al vizio
all'

errore potente. Frutto e

compenso a

tanta abiezione sarebbe stata per lui la decorazione della Legion d'onore,
il

satisfatto desiderio

del suo amico e ministro conte Vaccari, e la grazia di bellissima donna lombarda, che il richiese e

preg con affetto di cotal favore.

Ma
il
il

il

Foscolo

ri-

mase invincibile rispondendo, dice una distinzione ancora maggiore


decorazione

Pecchio, che

meritare una
propria di-

senza di

averla.

Trionfando dunque
solo
alla

di ogni ostacolo, e

mirando

DI UGO FOSCOLO.

121
lettere,

gnit,

al

debito sacrosanto

delle

egli

scrisse senza invilire, ne imbrattare di adulazione


la

sua opera, ne

il

suo

libero

ingegno,
ai

scrisse

senza prostrare la sua mente

principii

della

nuova letteratura, senza mercar protezione, o favori, senza sapere precipitare ai piedi di Napoleone Mecenate Augusto le lettere, eh' ei per pi atterrirle

nutriva ed usurpava.
restituir

Oh

1'

esempio del Fovie

scolo

possa sulle

vere

della

gloria
av-

quei tanti traviati che, coltivando


visano di conseguir fama,
onori

le lettere, si

potenza colle
e prostituir

sole arti dell' adulazione, col vendere

l'anima

e la coscienza.

scolo servir possa di

Oh! s, l'esempio del Forampogna a quei tanti scia-

gurati, che sedotti dalle aure della protezione, accoccati dalle lusinghe e dalla vanit degl'impieghi,

accattando un pane bagnato da rimorsi

da

vilt,

rinnegano la santit de' principii, l'integrit della vita, e rifatti al battesimo dell'apostasia, credon
essi,

coir effmera potenza del presente, far dimen-

ticare la

vergogna che

li

attende nel futuro!

Il

Foscolo misero, mancante financo del necessario,


costretto ad accattare sovente dagli amici

una

tra-

vagliata esistenza, non accetta dodicimila franchi

per adulare Napoleone nella orazione pel congresso


di Lione;

non accetta
in tal

la croce della

e respinge la calda preghiera di

Legion d'Onore; donna carissima,


il

serbando

modo

il

suo cuore e
in

suo intelquesto

letto incontaminati e liberissimi.

Le

teorie poscia eh' egli svolse


al

suo
pe-

lavoro non sono per vero

tutto

laudabili;

rocch seguendo una filosofica scuola, che scoraggia


e inaridisce
1'

uman

cuore, che confonde

principi

122

DELLA VITA E DELLE OPERE

pi fondamentali della legge morale, che disconosce


le idee del merito, e

del

demerito, che

sacrifica

tutt'

dritti sul l'altare del potere,

che stabilisce

lo stato naturale dell'

uomo non
e la

esser di pace,
felicit

ma

di discordia e di
sione,
bile

guerra,

una

illu-

un moto continuo, un progresso interminada una in altra lusinghevole cupidigia, '^ sein breve le dottrine dell'
il

guendo
vezio,

Hobbes

e dell' El-

Foscolo

non

seppe

sfuggire

nelle

sue

opere
l'

le stesse teorie, e

massime

nelle Lettere del-

Ortis, nei Sepolcri, e in questa Orazione. Egli in-

fatti

ripone la felicit nella speranza, la vita nel


l'

solo moto, nella quiete

etorno silenzio della morte,


1'

perci neir agitazione esser

uomo

felice,

nell'agisi

tazione sentir l'esistenza: cessato ogni operare,

Ricercando l'origine del linguaggio ei non cura se sia 1' effetto dell' arbitrio e della convenzione; se sia un prodotto del sentivita.

spegne ogni

mento
l'

della

umana

ragione, anzi crede, che la ra-

gione, senza la parola non sarebbe prerogativa del-

uomo, sendo una emanazione del linguaggio


perfezionata a norma che
pili o

pii o

meno
il

meno

perfetto

sistema de' segni rappresentativi de' nostri penCos egli non vide, che la ragione la facolt
1'

sieri.

di applicar

essere, e quindi di rendere intellettive

le percezioni, di

staccarne le idee, d'integrarle, di


in raziocini.^*

congiungerle in giudizi ed
facolt del

Onde
uomo,

la

linguaggio congiunta a quella della


il

ragione sono
concorrono

maggior

privilegio

dell'

insieme allo

svolgimento dell'umana
1'

natura. Cos egli non vide che

uomo, come anello


legge

della gran catena dell' universo, dotato per

derivante dalla sua natura della facolt volente

DI di agire,

UGO FOSCOLO.

123

non

solo tende alla propria conservazione,

cio ad

esistere

nel

miglior

modo

possibile,

ma

per mezzo di questa facolt, o per dir meglio libert, determinata dal vero giudizio dell' utile o
del danno, del bene o del male, diede per tal

modo
do-

origine a tutt'
veri.

suoi dritti ed

a tutt'

suoi

Imperocch questa

libert, o attivit

umana,

diretta all'altrui bene, obbliga gli uomini a viver

Quindi dell'uomo esser la societ: il principio, r attrazione morale che lo sospinge verso
in societ per la scambievole conservazione.
lo

stato

naturale

suoi simili, ed

reciproci vantaggi;

mezzi, la
sottoposto,

lunga infanzia, per cui per sua natura


e
il

linguaggio della parola.


degl' individui,
e
l'

Il
il

fine,

la

conserva-

zione

ossia

conseguimento del

bene

naturale dell'

allontanamento del male. Perci lo stato uomo non esser di guerra e di dieterna
e

scordia, poich fra le propriet essenziali della sua

natura ebbe ancor quella legge


vatrice di tutte le create cose.

conser-

Ma

il

Foscolo vede
1'

le idee del dritto ne' soli interessi e nelle passioni

degli uomini, anzi crede, che, se

perisse

uman

genere, perirebbe ogni essenza di giustizia, errore

che r 'Hobbes,

l'

Elvezio

il

han
gli

voluto

proclamare,

Tracy ed il Bentham negando che esista fra

uomini una giustizia universale indipendente da ogni umana convenzione. Ond'egli altro non vede che gli uominie sclusivamente destinati da una inesorabile necessit a combattersi reciprocamente e perpetuamente, il qual principio contrario alla legge di
al fine della

conservazione, legge
e

imposta
riposta
agli

Creazione,

che sta tutta


Il

nella conservazione dell' opera.

dar quindi

124
esseri

DELLA VITA E DELLE OPERE


creati

propriet opposte fra loro, e


lo stesso

che

distruggono a vicenda,
senza

che crear un'opera

volerla far sussistere, il che sarebbe una manifesta contraddizione. Lo stato di guerra tra gli uomini contro natura, e perci momentaneo,

accidentale
seri

e di traviamento, perch tutti gli estendono efficacemente ed eminentemente a conIl


i

cipii del

Foscolo insomma abbracciando prinsistema morale e politico dell' Hobbes, le sue metafisiche dottrine, e quelle degli altri
servarsi.

pensatori

della

stessa
errori;

scuola,
e
si

s'

imbatt agevolincarnare
i

mente
suoi

ne' loro

piacque

pili

be' lavori letterarii di alcune opinioni,

di alquante idee desolanti, disperate, e proprie di

una

filosofia

non confacente

alla felicit

e al

ben

essere della

umana

natura.
si

Ma

sieno pur dannabili per quanto

voglia gli

errori del Foscolo, tuttavolta ei tent con

questa

orazione di restituire qualche dignit alle italiche


lettere, e render

seppe

s facili e

corporee le astra-

zioni recondite della letteratura, rivestirle di tanta

eloquenza,

animarle con

tai

colori

poetiche, che a dispetto delle

ed immagini non sane teoriche,


entusiasmo.
Sforzo

dest meraviglia ed

altissimo

nuovo scrive il Pecchie, ed intentato in Italia. La seconda parte risplendente di s nobile eloquenza che merita sia attesamente considerata ed ammirata. I pensieri sorgono maschi, pieni, ordinati: r affetto caldissimo, lo stile rapido, agevole, e non disgiunto da quella elevatezza e dignit proprie

a tutti
procacci

gli

scritti

del

Foscolo. L' apostrofe


e

agi' Italiani
gli

commosse indistintamente,
i

non solo

pili

spontanei plausi

dall' intera

DI

UGO FOSCOLO.

]25
che
le

udienza,

ma

lo riferm in quella sentenza,

lettere coltivate con purit e santit di

coscienza

sono

possono esser temibili ed onnipotenti.'^


le

Alla prolusione tenner dietro

Lezioni. Egli

avea gi apertamente dichiarato, che la eloquenza non frutto di verun' arte, e che nelle poetiche e ne' trattati non si rinvengono aiuti all'istituto di
professore.
Il

che mosse tutta la impotente ira


il

de' pedanti, e

forte risentimento di quei che pro-

fessavano arte rettorica.

Ma

il

Foscolo rifuggendo

dalla falsit e dall' impostura, convinto

che

s'

in-

segna e
si

s'

impara
di

la facondia

non
di

l'

eloquenza,

propose

leggere

istituzioni

letteratura.

Onde

nella prima lezione presenta un disegno ge-

nerale del metodo che terr nel corso degl' intrapresi studii, protestando
di

non dipartirsi dagli


di

enunziati principii, e che lo scopo unico


le

tutte

sue lezioni sar la prosperit delle lettere e


utilit della patria.

Riduce egli codesti principii

a sei

sommi

Capitoli.

Primo mostra che lei letteratura annessa alle Che queste facolt dipendono dal sentimento del piacere e del dolore. Che questo sentimento mira al passato, al presente ed al fufacolt naturali.
turo, e proviene
siderio,

da

tre facolt: la
le

memoria,
dirette

il

de-

r immaginazione,

quali

dalla

ragione, e possedute eminentemente, rendon l'uomo

valendosi dell' uso della parola,

atto

alla

grande

ed utile letteratura. Chi privo o povero di queste doti non otterr mai verace merito letterario. Queste facolt naturali sono annesse allo studio.

Lo studio ha per elemento


il

sapere, e la fantasia. L'

la brama di accrescer uomo che pi sente

126

DELLA VITA E DELLE OPERE


forti idee, e di

pi capace di
tensa.

applicazione pi ini

Uopo

gli

dunque studiare
vero

grandi esemsensa-

plari, acquistare idee proprie colle proprie

zioni;

desumere
e

il

morale per mezzo delle


altri

passioni,

propagar negli
cognizione
gli altri

esercizio

delle

passioni, e la

del

vero

morale, cono-

scendo come

possono sentire, e sappian ra-

gionare. Perci allo studio dei

grandi modelli
e

si

unir lo studio

dell'

uman
il

cuore

della
utili

natura
ne la

vivente, senza di che

non tornerebbero
genio natio.

privata meditazione, u

Le

facolt naturali e lo

studio sono annessi

ai bisogni della societ. Ogni societ

un com-

posto di pochi che comandano colla forza e le opinioni, e di molti che ubbidiscono. L' uso della pa-

rola destinata dalla natura

all'

esercizio delle

fa-

colt e delle passioni, ed alla comunicazione delle


idee, deve

mantener l'equilibrio tra

il

potere

di

chi domanda, e la docilit di chi ubbidisce. Questa

alleanza tra la parola e la forza costituisce la per-

suasione
dell'

la

persuasione costituisce

1'

unico fine

eloquenza. Perci la poesia, la storia e

elo-

quenza costituiscono la letteratura di ogni nazione, congiunta sempre ai bisogni, al clima, agli usi,
stessa nazione.

leggi ed alla fortuna della Chi non ama la patria, non pu esser utile letterato mai; ne sar veramente utile e glorioso, se non conosce le istituzioni sociali, se non vede molti paesi e costumi, se non paragona
alla

religione,

alle

ed illumina
politica e

meriti, gli errori ed

fatti de' propri

concittadini, se

non legge nel cuore della filosofia morale, se finalmente non attende all' inall'

dipendenza

onor della patria.

DI

UGO FOSCOLO.

127

Questi

hisogni per della societ dipendenti


tra
il

dalla letteratura sono annessi alla verit. La verit sola vive eterna
gli

nomini:

le

opinioni

passano
colo

co'

tempi, onde

letterato che lusinga le

sole opinioni, e tace la verit,

morr

col

suo se-

poco dopo. Quegli scrittori quindi che


o

non

il voto de' cuori, che ben superiore ad ogni altro di fama e di gloria. Perci i letterati di corte, non parlando agli uomini con quello

han conosciuto ottennero mai

trasandato questo principio, non

spirito

di

verit

che diversifica

dall' arte,
co' lor

come
cada-

dalle tenebre, la luce,


veri
i

seppelliranno

lor

nomi.

La
Il

letteratura inoltre

annessa alla lingua.

pensiero rappresentato dalla parola;


il

ma

per
co-

ben rappresentare
noscere
il

pensiero d' uopo anche


il

valore della parola,

quale consiste nel


e si

suo significato primitivo ed originale,


flato delle idee accessorie,

desume
si pu minimi,

dalle lingue che ne furon madri. Consiste nel con-

che distinguer

negli scritti d'ogni secolo: e ne' conflati

che discendono dal suono necessario della parola


giudicandosi dall' analogia colla cosa che esprimono.

Qualunque autore dunque conoscer deve


delle voci, studiare
il

il

valor

carattere della propria lingua,

serbarne
larla con

1' andamento e le sembianze senza viomodi stranieri, perocch, altrimenti acqui-

sterebbe tutta r apparenza di


di povert, e la nazione
infine
di
e

plagiario,

l'

idioma

servit.
si

Ogni lingua
dee

ha

la

sua

et,

perci

adoperar
sente

sempre
se

nelle fogge e nell' uso del suo secolo, poich

si scrive

perch gli uomini sentano, e non


s'

si

non quello che

intende.

128

DELLA VITA E DELLE OPEEE

Da
stile

ultimo la lingua

annessa

allo stile, e lo

alle

facolt naturali d' ogni individuo.

La

diversa modificazione dell' organismo di ogni mortale mostra, che

non tutti aver possono


dentro
1'

lo

stesso

ordine, e la stessa vita nel loro pensiero.


le passioni eccitate

Sentire

uman

cuore, ecco la
razio-

vita del pensiero. Ordinarle per


cinio, e colorirle per

mezzo del

mezzo della lingua, ecco l' idea dello stile. Lo stile dunque dipende dalla lingua, quanto Li pittura dal colorito. Quindi non frutto di veruna regola, ne suscettibile di alcuna imitazione, perocch le regole tolgono allo stile gli ele-

menti originali della nazione


l'arte non pu
la

e della passione, e

che

prescrivere:

l'imitazione prova
a for-

mancanza d' mare uno stile

intelletto e di cuore capaci

proprio ed originale. Inutili perci

s' inondarono le scuole, poich siccome la letteratura annessa alle facolt in-

tutte le regole, di cui

dell' uomo, lo stesso avviene per forma esterna del pensiero, cio dello stile,

tellettuali

la
il

quale sostanzialmente aderente ciascuno individuo.

alle

facolt di

Ecco fondava

principii

su' quali

il

novello professore

le

suo venture lezioni. Adottando un me-

todo al tutto analitico e sperimentale, divide,

come

abbiam veduto,
1.

la

letteratura in

poetica,

storica

ed oratoria, divisando di mostrare;

Chi sia atto alla grande ed utile letteratura;


In che studio;

2.

modo

la natura

debba essere aiutata


agi' istituti sociali;

con

lo
3.

4.

Come la letteratura giovi Come tenda alla verit;

DI
5."

UGO FOSCOLO.

129

Come
;

la

lingua dev' essere considerata nella

letteratura
6.

Come

si

deve desumere

lo stile

dalle nostre

facolt naturali.

Chiude

infine

questa prima lezione


giovani, fu

colle

se-

guenti parole.
sudore, e

sempre ed

agedei

vole impresa l'usurparsi titolo di maestri con poco


l'

ostentare

al

volgo de' letterati

grandi certo lusso d'inoperosa dottrina; vano non-

dimeno ad onta
riescir,

d'

ogni ambizione, ed impossibile

che gli scrittori non salutari ne gloriosi all'umana progenie sieno consacrati dalle postero gea tutti
doveri dell' arte sua
s

nerazioni sull'altare dell'immortalit. Chi adempie


i

che egli sia

ri-

putato di ornamento e di vantaggio


dini, quel

ai suoi citta-

che sale

s alto,

che l'occhio dell'invidia


sa-

non giunge a malignarlo: quel solamente pu


crificare con

religione

al
l'

proprio

genio

nel

san-

tuario dell' arte, senza

infelice bisogno di profail

narla nei convitti delie accademie, ove

timore

e la vanit profondono scambievoli panegirici; d prostituirle


agli altari

ne
gli

della

possanza o della
d' oro

ricchezza,

le

quali

spesso

coronano
del

scienziati e gli

artefici,

ma

lauro

immortale

non mai. La seconda lezione riguarda


tanto

la lingua italiana

storicamente,

che

letterariamente

conside-

rata. Egli avea detto, che la letteratura annessa


alla lingua; perci risalendo alla origine e all'an-

damento

del

nostro

idioma,
riposte

crede

senza
le

dubbio che proviene dal


cipali differenze son

latino.

Che

veran due prinpassaggio


9

nelle

terminazioni e
il

negli articoli. Mostra coni' ebbe effetto


Gemelli.

130

DELLA VITA E DELLE OPERE

dal romano plebeo al volgare italiano.


la necessit

Come nacque
for-

degli

articoli.

Come
delle

g' Italiani

marono

le

prime regole del dialetto volgare.


la

E come
e
i

abbattuta
scosso

letteratura
la

cronache
sbanditi

della
frati,

teologia, vinta
il

superstizione,
g'

servaggio, e rivolti

ingegni dalle com-

merciali speculazioni, e dalle cabale de' gabinetti


e delle coiti ai pubblici interessi, alla vita di fazione, e all'

amor vero
Dante,
del

della patria e della libert,

l'italica favella illustre e letteraria divenne.

Onde

ne' libri di

stanno
tina,

Petrarca e del Boccaccio veri fondamenti della lingua italiana.


scrisse con voci di origine e sostanza la-

Dante

non us spezzature, n trasposizioni. Il Boccaccio, imitando la sintassi latina, snatur colle


trasposizioni de' verbi e de' casi
Il

ma

Maccbiavelli fu
e netto. Il

il

purgato
il

il materno idioma. primo cbe adoper l'Italiano Casa ed il Bembo ricbiamarono

gusto del Certaldese, anzi


11

lo

spinsero

ad uno

stomacbevole raffinamento.
siasi

Tasso, bench

non
pure

potuto

francare
e

dal

gusto

regnante,
i

scrisse preciso

chiaro.

Vennero

Francesi,

ed

allora si tent di conciliar lo stile di Maccbiavelli

con quello del vocabolario francese. L'Algarotti ne porge un esempio. Ma i gesuiti ripararono cotal
danno, ed ornarono
retti. Il

la

lingua di mille inutili

fio-

Roberti ne
il

ultimo

un perfetto esemplare. Da Cesarotti, volendo rompere la schiavit


a favoreggiar la lingua
il

de' Cruscanti, si die


stile francese.

lo

Dopo

Cesarotti vennero
l'

Toscani,

che scrisser
nella verace

tutti

male. Solo

Alfieri,

non
il

cre-

sciuto ne educato nelle gesuitiche

scuole,

scrisse

lingua italiana,

ridestando

gusto

DI

UGO FOSCOLO.

131

La lingua dunque impara al presente in tre cattive scuole. La prima del Boccaccio, del Casa, del Bembo, e degli altri seguaci. La seconda la gesuitica rappresentata dal Bettinelli e dal Roberti. La terza
dell'Alighieri e del Maccliiavelli.
si

la cesarottiana

la francese.
il

Bisogna, conclude

Foscolo, studiare que' pochi,

che hanno scritto con lingua esatta e di pronuncia intera, quelli che mantennero nella lingua italiana
la pi

giusta analogia che pu aver colla latina. Finalmente quei che conservarono quella sintassi che pili insegna la eleganza congiunta alla natu-

rale chiarezza dell' espressione.

Or

tale quest'altra lezione, la sola che

par-

tecipi del disegno del nostro professore,

perocch

tempo dacch il Foscolo avea cominciato le sue lezioni, che un decreto del governo improvvisamente molte cattedre soppricorso appena brevissimo

meva, compresa ancor quella di eloquenza, serbando pel periodo di quell' anno scolastico (1809)
gli stipendi

ed

privilegi

a tutt'

soppressi,

la libert di fare e tal

non far lezione. Distrutto in


ei

modo

l'

avvenire del Foscolo,

mut

pensiero,

e pria di
sta, gli si

abbandonare una carica che, non chieavea voluto indossare, dett altre tre
le-

zioni, alle quali

dava nome

Della Morale Let-

teraria.

Nella prima considera camente al lucro.


alla storia.

la letteratura rivolta uni-

Nella seconda la letteratura rivolta unicamente Nella terza la letteratura rivolta


all'

esercizio

delle faeoll intellettuali e delle ixissioni.

182

DELLA VITA E DELLE OPERE


lettere,

Le

secondo la opinione del nostro autore,

offrono
diletto,

tre
il

specie di traffico.

Primo s'acquista

il

sapere e la dignit della mente; s'acqui-

sta la stima de' concittadini e la celebrit del


tra' lontani e
fra' posteri
;

nome

si

acquistano gli onori


e tutti

le cariche, gli

emolumenti,
agi
e

quei beni, che


della
vita.
e

giovano

agli

alle

volutt

Ma
ad
il
il

questi tre

beni

non possono esser insieme

mi tempo

conseguiti.

mestieri

dunque, che

letterato procuri di trarre per la propria felicit

maggior frutto possibile dalla sua arte. Or la letteratura essendo inerente ai bisogni e alle facolt dell'umana societ, par che non debba, ne aver possa nel commercio sociale altre relazioni che con le passioni degli uomini e colle opinioni
si reputano le pi vere e le pi utili ai tempi ed alla societ, in cui i cultori delle lettere si vivono. Il letterato quindi che professa gli studi col

che

solo e precipuo scopo di procacciar ricchezze, deve

per suprema necessit secondar le passioni e le


opinioni di coloro che sono ricchi e potenti.

Ma
beni
il

una

trista esperienza
il

dimostra che fra

tutt'

pi facile e

pi certo a corrompersi nel-

l'uomo
per
lo

sia quello della ricchezza.


le

Or

se tali

sono
il

pi

passioni e le opinioni degli opulenti,

letterato che, per aver danaro, cerca di secondarle,

non pu esser che infelice e sciaguratissimo. Stazio che voleva oro ed impieghi da Domiziano, uccisore di Tito, dovea compor la Tebaide, e dipinger Tito sotto le sembianze di generale usurpatore del trono
del fratello. Orazio che conosceva
il

timore che Aue la

gusto ancor nudriva per la memoria di Bruto,


costanza di Labeone, dovea insultare
all'

ombra

di

DI

UGO FOSCOLO.
e

133

Bruto, e versar

fiele

sarcasmi sul nome di Laciie la

beone. Virgilio che ben sapeva,

memoria

di

Cicerone dovea esser temuta da Augusto quanto la presenza di Labeone, non


letterato non solo
lo

nomina mai.
gli

tanta
Il

sventura s'aggiunga ancor quella dell'infamia.

debbe tacere a chi


l'

pu dare
gli piace.

ricchezze la verit che

offende,

ma

bens dire,
dei

sostenere
pivi

adornare la menzogna che


il

Cos perduto

pudore, uno de'

pii

potenti

nobili freni che gli

uomini hanno nella


il

civile

convivenza, non rimane allora che


il

carceriere e

Lo scrittore dunque, che ha per sua unica meta il mercar oro e favori, trascurer 1' uticarnefice.
lit universale,

perder la fede pubblica, ed acquipensiero


e

ster servit di cuore, di


la serviti

di

vita.

Or

nuoce alle lettere. Nuoce all' umana felicit, poich non v' ne pili cara, ne pili sacra, u pili necessaria cosa a' mortali quanto la libert de' moti del cuore, e la magnanima indipendenza
della mente.

Le

lettere

dunque non possono,


solo
fine

ne

debbono
pe-

esser coltivate pel

della
1'

ricchezza,

rocch non solamente privan


della vita,
onore,
e

uomo

de' veri beni

rare volte gli tornano a profitto e ad

ma

lo

rendono anco

infelice, e spesso scia-

gurato ed infame. Nella seconda

La

gloria,

egli

scrive,

un

desiderio inestinguibile, che non pu per se stesso

render V uomo di lettere avventurato e felice per molte cagioni, ed inerenti all' umana natura. Le
opinioni
e
le

passioni

dei

tempi,

la

ingiustizia

degli uomini, la cecit e

l'ignoranza de' conteme

poranei, r umiliazione del confronto, la rivalit

134

DELLA VITA E DELLE OPEKE

invidia, la persecuzione e la disperazione di


pili

nou
pas-

poter soddisfare alla


sioni, e il terribile e
il

cara

delle

proprie

l'ultimo de' mali dell'uomo,

disinganno, insieme ad altre non poche cagioni,


argomento.,
alla

porgono

che

il

letterato

che

aspira

unicamente
sar

celebrit,

consecrando a questo
i

solo desiderio tutte le forze e tutt'

pensieri, non

misero ed infelice di colui che coltiva la letteratura per venalit e per bassezza di adulazione.

men

Le

storie

delle

arti

delle

lettere,

la

vita di tanti antichi filosofi,

l'esempio

di

Dante,

del Milton, del Camoens,


e di

del

Tasso, dell' Ariosto

molti

altri

rendono sventuratamente innegache


e
il

bile questo vero pur troppo doloroso e tristissimo.

Ma

sia pure,

letterato

abbia non solo


s'

lusinga,

ma

piena certezza morale che.


con verit,
fra
gli
il

egli scri-

ver con eloquenza


sar

suo nome diterra,


e

verr chiaro ed eterno


perci,
solo eh' ei

uomini, ne segue
il

men

misero sulla

amor

della gloria gli procaccer la riposata e

facile vita, a cui ogni

uomo

aspira naturalmente?

Per soddisfare a
gli

siffatta quistione infiniti

sarebber

esempi,

ma

basta quello

vanni
Locke,
ziosi,

Locke.
i

E non
i

memorabile di Giosempre, come avvenne al


i

nemici della gloria de' letterati sono


fanatici,

fa-

maestri da trivio

sovente

ac-

cade che due uomini grandi si contendono questo nome, e si combattono con armi vilissimc, piene di
fiele

di

sangue.

Il

libro

del

Galileo
il
il

contro

il

povero

Tasso:

quel che
la

scrisse
lite

Pascal

contro
e
il

Michele
felice

Montaigne:
il

tra

Newton

Leibnizio: le sanguinose persecuzioni contro

l'in-

Abelardo:

rogo di Michele Servet per or-

DI

UGO FOSCOLO.
gli odii di

135

dine di Lutero: la discordia e


e di Voltaire, e mille altri in ogni

Rousseau
e

esempi provano come


di
e

secolo sono stati profanati di dolori


delle

vituperi gli altari di Pallade

Muse. AgVirgilio
vifilo-

giungi la tirannide dei principi, per cui Caligola


volea esiliare dalle biblioteche
e di Livio, facendo venti,
sofi,
i
i

libri di
i

guerra a tutt'

letterati
i

Vespasiano che cacci d'Italia tutt'


si

ed allora

vedranno in tutta

la lor

amarezza
per

frutti

della celebrit

quando

posta

unica

meta

della letteratura.
se tali sono gli effetti della passione della
ai

Ma

fama applicata

grandi

intelletti,

considerandola

nelle sue naturali e generose disavventure, che si

dir poi di questa passione quando ha vita ne'


diocri ingegni, ed
in

me-

persone

basse

ed indegne?
e

Allora

le

sue degenerazioni son false


allora
e di

vituperose,

allora contrae tutta la vilt e la sciocchezza, e la

malignit delle anime


bidine
di

vili,

si

converte in

li-

applauso volgare,
1'

onori cortigianela

schi, e chi cerca

applauso per isgombrarsi


denaro,

via

degli onori
di falsit
a'

e
e

del
di

maestro

d' ipocrisia,

perfidia.

qui l'autore

dipinge
e

giovani la vita di coloro

che aspirano soltanto


le

allo

applauso volgare,

ne svolge

cagioni,
ciie
le

tristissimi effetti.

Conclude finalmente,
anco
alla
i

let-

tere debbonsi coltivare

per amor di

gloria,

ma

ove siano unicamente rivolte


il

gloria,
vizii,

non
e
il

possono se non accrescere


vituperio di chi
le

dolore,

professa.

Nella terza.
utilit.

Pone

egli

il

principio, che

ofj/ni

arte deve essere dall' nrlefce rivolta alla propria

Ma

siccome la ricchezza

e la gloria

recar

136

DELLA VITA E DELLE OPERE


ai letterati,

non possono alcun bene verace


a vedere in che

rimane
let-

modo

si

possa pervenire colle


1'

tere a conseguir la felicit, che pur

unico

ed

universale e perpetuo sospiro de' mortali. Or la letteratura, sendo la facolt di diffondere e di perpe-

tuare
del

il

pensiero, facolt somministrata

all'

uomo
si

dalla natura per mantener le tante comunicazioni

suo stato essenzialmente sociale, rivolger


all'ufficio,
i

dee interamente
destinata.
si

a cui
i

la

natura l'ha

Onde

beni

ed

vantaggi che ritrar


derivano
tutti

possono dalle lettere, non temono minaccia di


sorte,

scettro, ne ira di

ma

dalla

virt dell' arto, e son tutti riposti ed inviolati nel

cuore del letterato.


Questi beni son di

due

specie.

Quelli

che

si

apportano alla societ del genere umano; e quelli

che

si

procacciano

al

proprio cuore.

L' oratore, che

colla

potenza della parola didelle

rige le opinioni per


sentire ed

mezzo

passioni, che

fa

imitar

le

amare la verit, abborrire i vizii. ed virti adempiendo per cotal guisa all' ufeloquenza, arreca utilit grandissima alla

ficio dell'

patria, perocch chi

delle sue passioni pu

non vende l'anima, ne schiavo degnamente e drittamente


in

seguir r arte

sua.

Ed

vero,

se

mai

vi

possa

esser gioia nobile e pura sulla terra quella cer-

tamente

di dilettare e giovare ai proprii concittadini


l'

che, per quanto

invidia del
del caso
e di

mondo
si

la

cecit

del volgo

la

follia

oppongono, sa-

ranno pur larghi di stima


storico, oratore o poeta,

gratitudine a quello

che dester in essi la coe


i

gnizione del vero, l'amore del giusto,

dolcis-

simi sentimenti della piet e della

virti.

DI

UGO FOSCOLO.

137

Ma
una

il

letterato

pu non solo procacciar vananimo.

taggi alla patria, bens anco a se stesso, e crearsi


felicit nella soddisfazione dell'

Vive neir uomo un istinto ingenito, arcano, e che ha un tal che di divino, che non pu parola
esprimerlo, ne mente
istinto crea
ziati
e
i
i

umana

conoscerlo.
i

Or questo
ed

pittori,

gli oratori,

poeti, gli scien-

filosofi,

rende inquieto,
lo

affannato,
lo

infelice

colui

che

possiede

non
e

seconda;

air incontro

soddisfatto,

laborioso

beato colui

che

gli sacrifica. L'esercizio

e felice di un' arte

dunque pieno, libero, partorisce un piacere sicuro e


L' uso intero e liberis-

una perenne soddisfazione.

simo d'ogni nostra facolt il maggior diletto a cui la natura ci abbia destinati. L'amar quindi,
il

vagheggiare, ed onorare la

propria

arte

una

naturale e perpetua compiacenza; l'esercitare per


essa
le

forze che la natura ha in noi appositamente

riposte
labile,

una soddisfazione

generosa
noi

invio-

che per questo sol


i

piacere

crediamo
i

d'esser compensati di tutt'


ricoli della vita.

sudori e di tutt'

pe-

Or queste facolt morali son tutte propriet


nostre, che non

posson esser violate,

se

noi

vil-

mente

ciecamente

non

le

vendiamo.

Per cui
i

ogni uomo per secondar la natura


ceri, ai quali lo

e ritrarre

pia-

ha
le

ella riserbato,

debbe

far
e

1'

uso

maggiore

il

pili

libero delle sue


false opinioni del

facolt

non
o
le

permettere che

mondo,

lusinghe della fortuna possano in alcun

modo

in-

cepparle. Il Parlili si reputava liberissimo, perch non era n avido, ne ambizioso. Cos per lui la sventura non fu una terribile Dea, perch' egli co-

138

DELLA. VITA E DELLE OPEKE

nobbe, che l'uomo creato ad un'arte non pn ne


deve dolersi dei mali che
congiunti.
le

sono necessariamente
la

Amando

fortemente
le

sua arte, ed indell'anima,

dirizzando
egli

ad essa tutte

potenze

ha potuto serbarsi

illibato ed indipendente in'

mezzo a' vizii e alla tirannide dei mortali. Per ricavare dunque dalla letteratura un
letto puro ed invidiabile,

di-

bisogna volgersi
l'

all'

espe-

rienza ed alla
e la vita;

filosofia.

Bisogna guardare
la
i

ingegno
e

bisogna percorrere
ed
meriti

prosperit
de'

la

fortuna, gli errori


scrittori.

morali

sommi

Allora apparir in pieno lume quella ve-

rit: che la

morale letteraria
il
i

V unico conforto

degli scrittori. Se

Tasso avesse creduto di

non

aver trascurato
di quel

tutt'

doveri dell' arte sua, la vita

deplorabile e misera.

grande intelletto non sarebbe stata tanto Il Petrarca che trov sfogo

e compenso all' ardente passione, rivolgendola alla sua arte, eccit negli uomini presenti e futuri

que' sentimenti e quegli affetti caldi e

dolcissimi
vissuto
in

che

gli

viveano nel cuore.

L' Ariosto,

una

corte cotanto bassa e

maligna da vedersi
1'

tratil

tare da uno de' suoi principi d'inezie e di fole

suo libro, non

am

tanto la ricchezza e

applauso
eh' ei

da trascurare la
della sua arte.

soddisfazione dell'animo

riponeva nella indipendenza delle sue opinioni e

mestieri quindi per trovar le vie pili sicure

alla soddisfazione dell'animo, giovarsi dell'esempio


de' grandi uomini.

E mestieri che
e

le loro

sventure

sien di norma, e la lor filosofia di consiglio.


stieri infine di

me-

una grande

saldissima costanza di

mente

ne' principii che si sono adottati; quella co-

DI

UGO FOSCOLO.
i

139
nelle

stanza che preserv

grandi nomini

perse-

cuzioni e nelle sventure inseparabili della vita. In

questo modo

il

miglior frutto della letteratura sar


alla

quello di volgerla
alla costanza della

soddisfazione

dell'

animo,
al-

mente, all'unione ne' principii


all' aitior

della morale letteraria,


l'

della patria,
ai pili

indipendenza dell'opinione, ed
del cuore.

nobili af-

fetti

Finalmente riassumendo le tre lezioni conclude egli nel seguente modo: Cbe le passioni sono agenti perpetui nell' uomo, cbe da queste passioni
derivano
e
le

arti,

che
i

le

arti offrono vari

vantaggi

vari

danni.

Che

vantacjgi

inerenti

ad
la

oofni

arte non derivano che dalla natura dell' arte stessa,


e sono sacri, puri, liberi per
1'

uomo che
non

pro-

fessa;

che

vantaggi
nella

accessori

derivando

che
delle

dalla

natura

dell'arte,
societ,

non dal
sono

commercio
e

opinioni

incerti

ca-

duchi. Che per conseguenza la letteratura, avendo

per vantaggio inerente

l'

la

soddisfazione dell' animo,


del-

r unico

a cui si deve mirare nell' esercizio

arte; che la ricchezza e la gloria,


e

essendo vane

taggi accessori
caso,

dipendenti dagli uomini

dal

devono prefiggersi per unica meta. In secondo luogo mali che accompagnano ogni arte
non
in
i

come

tutte le cose, sono anch'essi o


i

naturali
vi-

acquistati;

mali
della

acquistati;
all'

non
degli
il

hanno

gore nelle forze unite


ch' essi in bala

arte, e quindi sono

an-

malignit

uomini o

della fortuna. I mali naturali hanno


nell'arte stessa, e
il

compenso
noi

consolarcene dipende da

e dalla nostra esperienza; questi dolori sono utili


lezioni,

quando siano susseguiti da una ragione

140

DELLA VITA E DELLE OPERE


per cui
la la

proporzionata; sono colpi


utile insieme

passione

rialza con pi energia. Cos


alla

sciagura non che

natura

dell'

colla forza dell'

anima perch
le lezioni

ella

uomo, ed unita ha allora in se

stessa le molli della ragione.

Or queste sono

pronunziate dal Foscolo


il

in Pavia, nel corto spazio di due mesi, dopo

qual

tempo fu dispogliato
astretto
di

del

titolo

di

professore, ed

abbiam voluto
le

nuovo a vita incerta ed errante. Noi !di queste lezioni darne uu parti-

colar sunto, perocch fra le sue opere par che sieno

men

note e le

meno

popolari. In

tal

guisa

si

vedr di leggieri in che modo egli considerava la


letteratura ne' suoi principii e
ne' suoi
effetti;
si

vedr con qual metodo


buono.

forma svolgeva

le

sue

idee e le sue dottrine applicandole al bello ed al

Ma

duole che questo lavoro sia stato anche

intermesso, e non abbia potuto volgere al suo ter-

mine. Pure mentre il Corretti, nel leggere le sue lezioni, non faceva che compendiare alla parola il
corso di Belle Lettere del Batteux,
il

Foscolo sucdignit le
ispirava

cessore, non solo ridestava alla debita


italiane lettere,

ma

con senno e

filosofia

nel petto
il

dell' italica

giovent quelle teoriche, che

progresso della civilt potentemente richiedeva.

Egli presentiva, che non debbano la scuola e la


vita andar disgiunte, e che nella missione de' cultori delle lettere sta la
fetti della

rappresentazione degli efdestino


delle

letteratura sul

nazioni,
vita in-

sul progresso dell' incivilimento, e fra la

terna intellettuale e

il

mondo

reale.

Quindi inculla co-

cava

la purit e la santit della coscienza,


e

stanza

r illibatezza

de' priucipii. Cos si

pu

ser-

DI

UGO FOSCOLO.
esser
utile
i

141
alle

vire ed

amar

la

patria,

lettere,

acquistar nome, e scemare in parte


parabili della mortale
esistenza.

dolori
la

inse-

Ma
come

filosofica

scuola, eh' egli seguiva, lo fece,

in altre

sue

opere, cader anco in questa nelle consuete contraddizioni, ed in talune opinioni

non sempre sane e


critico

adottabili, per

modo che un moderno


un

che.
ri-

ove

gli

pu

accoccare

amaro

strale

noi

sparmia, anzi talvolta discende alla menzogna ed


alla calunnia, invita a

leggere

questi
j2:>oyero

frammenti
filosofante

di lezioni per vedere


il

quanto era

nostro Foscolo.
In Pavia scrisse pure un' Orazione per laurea

in legge suU' origine e i


orazione, che

limiti della

Giustizia,

sembra appositamente dettata da un retore, e che porge un documento non solo dell' ingegno, ma delle idee un po' strane e singolari del Foscolo. Ignorando egli, che la storia non pu
servir
di

sorgente

per discovrire

principii

del

dritto e della giustizia naturale, pretende coli' espe-

rienza del fatto dimostrare,

che la ragione
fatti

la

necessit non han veruna differenza tra loro, e che


il
l'

dritto

la

giustizia,

esaminando

del-

uman

genere,

non

presentano altra norma, ne


il

altri simboli,

che la fortuna delle armi, ed

cal-

colo dell'interesse.
tica storia, vede

Rivangando

le

pagine dell'an-

molo,

il delitto di Caino, quello di Roromano cittadino col dritto di carcere servi flagellati e di sangue su i proprii figli, ed ed uccisi come animali senza parola. Vede gl'Iloti sacrificati come bovi; e sulle rive dell' Eurota le madri annegare i lor figliuoli. Vede la gioventi ateniese giurar solamente di risguardare come con-

il

142
fini

DELLA VITA E DELLE OPERE


della patria tutte le terre, clie prodiicon
viti

fru-

mento, orzo,
le

ed

olivi. Si

volge in Asia, e vede


le figlie

mogli, le sorelle,

le

madri,

serve della
alle

gelosa libidine di un

uom

solo.

Guarda

re-

gioni lontane dal sole, e vede in Eussia, in Svezia,


e nella Polonia milioni d'

uomini schiavi

di pochi

patrizi!. In Inghilterra mille navi cariche d'

uomini
Negri,
le

negri incatenati, battuti e condotti da' tugurii dell'

Africa alle glebe dell'America. Presso

il

padre che vende

il

figlio.

Appo

selvaggi,

terre insanguinate da' cadaveri degli abitanti, che


si

contendon
presso
i

la preda abbondantissima per tutti. Germani, gli uomini che giuocano ai


le

dadi gli armenti,


presso

armi,

figliuoli, e
1'

se

stessi.

In tal guisa egli non trova


le

equit naturale ne

pertutto

barbare ne le r onnipotente

incivilite nazioni.

Ma

dapil

necessit,

dappertutto

dritto della forza e dell' interesse. Perci confonde

giustizia, patria, ragione di stato, dritto divino

dritto delle genti, e dopo

un

siffatto

garbuglio ne

ritrae le seguenti conclusioni:


1.

Che

le

norme

del giusto, bench facciano la


filosofi,

gloria e la prosperit de'

non possono esser

ne conosciute, ne praticate mai da' popoli, ai quali non si pu parlare, che per mezzo di leggi positive:
se
2. Che non vi siano norme positive di giusto non da cittadino a cittadino, e da governo a
;

governo
3.

Che non possono u nascere, ne sussistere

senza forza; e questa giustizia, e questa forza costituiscono la ragione di Stato;


4.

Che quella ragione

di

stato
civili

pi giusta,

che pi concilia colle leggi

g' interessi re-

DI

UGO FOSCOLO.

143

ciproci de' cittadini, e con leggi politiche gl'interessi

reciproci dei governi, dirigendo cos a

comune vansi

taggio

le

umane
le

passioni, onde

mantenere comode
perch
possa

ed attive
5.

forze

d'un popolo,
darsi

imporre, e non pagare tributi ad un altro;

Che non possa

equit assoluta nella

sentenza di veruna legge;


siste nella

ma

che l'equit con-

eguaglianza universale, religiosa, sevetutt'


diritti,

rissima dell'applicazione;
6.

Che per praticamente


in

natu-

rale, divino,

pubblico e civile devono emanare

sola legge e riconcentrarsi

una

sola

da suprema:

Lex popull salus Potremmo ben


lo

est.

di leggieri

combattere la falsit
e

di questi principii,

ma

sarebbe ormai tardi


pili

vano

sprecar parole contro una scuola ed una dottrina,


al

che

presente non trovali


il

ne difensori, ne seil

guaci. Se

Foscolo neir investigare

principio del

dritto e della giustizia avesse

interrogato la pro1'

pria coscienza, avrebbe conosciuto, che

uomo

pos-

mezzo della quale porta involontariamente su tutte le azioni della vita un sentimento di giustizia ed ingiustizia. Che questo fatto
siede
facolt, per

una

innegabile, e

si

manifesta in
1'

tutt'
il

gradi dello
il

sviluppo intellettuale sia presso


selvaggio, sia presso

fanciullo ed
e
civile.

uomo adulto

Che

questa facolt di concepir l' idea della giustizia non speciale e distinta, ma originaria, non derivata,

ma

innata, e costituisce

il

carattere distin-

tivo dell'

umana

natura. Che da questa facolt pri-

mitiva,

per dir meglio, attitudine di conoscere,


nelle
relazioni

e giudicare quel che giusto

ge-

nerali dogli uomini fra loro, e con gli esseri e gli

144

DELLA VITA E DELLE OPERE


nozione geIn
fra
tal
le

Oggetti dell' universo, ne proviene la

nerale del diritto, nozione eh' pur essa originaria


all' uomo quanto la facolt donde deriva. modo il dritto una quantit di rapporto

azioni volontarie di un essere ragionevole, e la na-

tura di un altro essere,


riferiscono. In tal

al
l'

quale queste azioni

si

modo
line

uomo che ha una


mondo,
istintiva

dee

stinazione

ed un

compier nel
essendo

questa

destinazione

non

come

quella dell' animale,

ma

razionale, libera e morale,

ne segue che la sua esistenza deve rivestire un carattere di moralit, perch la sua vita una, ne pu esser divisa in pi parti. Perci egli operer
il

bene non per personali riguardi,

ma
1'

perch
azione
natura,

bene in se stesso, perch riconosce che

che commette, conforme

ai principii, alla

e allo sviluppo della generalit degli esseri. Perci

r uomo
tal
Il
il

pu, e far deve

il

bene per
nelle

il

bene, poich

suo scopo individualmente

socialmente.

dritto

dunque fondandosi

condizioualit

esteriori dell'

umana

vita,

porge origine ad un cri-

terio di giustizia,
tutti gli

che pu esser riconosciuto da


'

uomini, e per conseguenza adottato da


Il

ogni legislazione.

un

non vi sia una giustizia universale, un voler distruggere la umana natura, un voler rompere tutte le relazioni fisiche ed intellettuali dell' uomo, ed i suoi fini razionali, individuali, e
dir quindi, che
diritto universale ed
sociali. Il

negare
e

la

verit

del

dritto,

perch

se

ne abusa,

sempre iniquamente violato, lo stesso che porre in dubbio una forma reale di bellezza, perch gli uomini non san bene addittarla, o perch nel mondo vi sien
perch nel fatto
quasi

n
de' mostri
di

UGO FOSCOLO.
e

145
Codesta non perper
al-

deformit

di

bruttezza.

per vero una logica

al tutto

nuova,

donabile alla mente del Foscolo.

Abbandonata Pavia,
quanto tempo sul lago
solitudine di contrade

si

ridusse

egli

di

Como, perch molte ca-

gioni lo sospingevano a riparare nella pace e nella

dall' affaccendarsi degli

mare

le

amenissime non isturbate uomini, e ben atte a sceamarezze del disinganno. Perduta la cat-

tedra, e posto fra le incertezze dell' avvenire e lo

scontento del presente, incominci egli a conoscere

per esperienza che


elle

il

fatto innegabile, la sola realt


1'

non iscompagna mai


il

contrastabilmente
a

dolore.

uomo sulla terra, sia inEd invero la sua anima


solo

quei

momenti dolorava non


esistenza,
e al

per le

triste

cure di una infelice

ma

pe' martiri

di

tempo stesso colpevole passione. Una cara giovinetta, nata di alto sangue patrizio, fu presa in quel tempo della persona di lui, e lo am di un amor puro, ingenuo ed ardentissimo. Or questa passione, corrisposta dal Fo-

una nobilissima

scolo,

g' intristiva

e gli

angosciava

1'

animo, pei

rocch lo poneva nel duro contrasto


dell'

fra

doveri nel

amicizia

quelli

dell' onore,

lo

poneva

pericolo di macchiare la sua fama, perdere la in-

dipendenza, sacrificare la religione de' suoi principii,

e la fierezza della

infatti eloquente e caldissima, con

sua indole. In una lettera che egli palesa


la

alla

sua amica

il

suo affetto, e nella quale norara

tevole la

delicatezza, e

nobilt d'

del Foscolo, scriveva con accento di


di elevatezza:
io

animo rammarico e

dove, e in che casa vi condurr

traendovi dalla vostra? Dopo venti anni di doGemelli.


10

146

DELLA VITA E DELLE OPERE


io.

mestiche avversit

di fanciullo ricco,

uomo povero, forse la prima mia geme contro la fortuna


incerto ci che possiedo, e
il

volta

mi vedo l' anima Scarso dunque ed mio solo tesoro sta


che
i

nella filosofia insegnatami dalle lezioni della sven-

tura

Addio, ascoltate per carit


a'

consigli del

vostro misero amico; abbiate piet delle mie preghiere, obbedite ranno mai farvi
vostri

genitori,

che

non vorvirt,

infelice,

sacrificatevi

alla
le

unica consolazione delle disavventure;


passano,

passioni

ma

le

sciagure restano perpetue nella no-

dobbiamo almeno esacerbrale co' nostri rimorsi, e renderle irrimediabili, lo vi amer sempre, ve lo giuro dal profondo del cuore, vi amer sino all' estremo sospiro; e giuro suir onor mio di non ammogliarmi, finche voi non sarete d' altri. Se l' infermit, se rH anni,
se gli accidenti vi rapiranno la belt e gli agi; se

stra vita; e se non possiamo evitarle, non

sarete padrona di voi, se sarete disgraziata, se vi mancasse nel mondo un marito, un amico, io voler
voi, io vi sar marito, perch amico, fratello. Ma non sarete mia moglie finche potr comparire vile d'innanzi a me, seduttore verso i vostri parenti e crudele con voi. Addio con tutta 1' anima, addio. Vivendo in preda ad una pensosa solitudine,

propria al tutto delle

anime

forti

passionate,

meditando
i

e scrivendo, egli trasse per

breve spazio

suoi giorni fra le dolci e soavi impressioni della

i conforti di una generosa amicizia. Alloggiando in Borgo di Vico alternava il tempo fra le care e domestiche consuetudini della famiglia

natura, ed

Giovio, e le corse che solitario faceva sovente all'

eremitaggio della Pliniana,

su pel monte che

DI

UGO FOSCOLO.

147

torreggia

il

caste! Baradello, preparandosi ed ispiil

raudosi a cantare

suo Inno delle Grazie. che poco o nulla arrise alla vita del Foscolo, neppure gli concesse di condurre a

Ma

la fortuna,

fine

codest' altro

lavoro.

Abbiamo

solo

parecchi

frammenti, che porgono un documento


del

dell' indole

componimento
il

e del concetto nobile e gentile,

poich
la

poeta

si

proponeva di allegrare col carme

sua Italia

afflitta

da regali

ire straniere. Perci

divideva in tre parti, o per dir meglio in tre Inni

questo Carme,
nova. Mirabile

dedicando ciascuna parte ad una


l' l'

delle tre Grazie, e

intero

componimento
del
verso,

al
e

Ca-

non invano chiedeva alle tre Dive l'arcana melodiosa armonia. Vi si scorge una rara potenza di parola e d'immagini, che rendono il Foscolo in questa parte maestro ed esemplare inimitabile. Quantunque dalla odierna critica sia stato codest' Inno
architettura

giudicato languido e fosco, ed

il

poeta sia caduto


il

nella consueta idolatria mitologica, pure

pregio
la

della forma stato reputato incontrastabile, e


forbitezza, la eleganza, la forza e
la

brevit

del

verso sono un vero modello, di che pu esser atta


la sola favella d' Italia
dall'

padroneggiata
''

dall' arte

Queste Grazie furono il lavoro eh' ei vagheggi in tutto il rimanente di sua vita, e nella fuga d' Italia si consolava che scamparono dal naufragio degli oggetti perduti, lo seguirono nell'esilio, e crebbero per le sue paterne ed assidue cure belle e divine vergini; onde
ingegno di un Foscolo.

pregava
vita, e

il destino che dato gli avesse quiete e un po' di gioia nel cuore per dar fuori interamente questo suo Carme prediletto e carissimo.

l'48

DELLA YITA E DELLE OPEEE


le sole Grrazie

Ma

non eran punto bastevoli ad occuper mantener viva la sua fanta-

pare la mente del Foscolo; egli avea d'uopo d'altre

meditazioni
sia, e
il

pii alte

suo intelletto. Voltosi adunque ad altri la-

vori, divis di

movere

alla volta di

Milano per av-

volgersi in un maggior

movimento morale, potente


alti studii e di alto cuore.

bisogno agli uomini di


Il

la

come abbiam sua drammatica carriera


Foscolo,
1'

detto,
col

avea intrapreso
tragedia,

Ticste,

della quale si narra che

Alfieri esclamasse

se

r autore ha solamente diciannove anni, ei certo mi sorpasser. Intanto, maturato dalla esperienza e da pili forti studii, correr volle di nuovo l' arringo teatrale, e la sera del nove dicembre 1811 fece rappresentare in Milano una sua tragedia titolata r Ajace. Il soggetto riposto nella contesa che surse tra il furibondo Ajace e 1' astuto Ulisse per le armi
di Achille, che
il

re de' re

Agamennone aggiudic
per

a favore di codest' ultimo, veramente povero in


se stesso, sterilissimo, e di ninna importanza
noi.

Molte
il

e gravi osservazioni

sarebbero da farsi

per
le

mal vezzo un tempo

de' nostri poeti a voler

ma dopo nuove teoriche, dopo l'et della rigenerata drammatica italiana, reputiam vane ed inefficaci le noprescegliere pel teatro siffatti argomenti,
stre

parole.

La fama
di

del Foscolo era tale, che al

primo annnnzio
lavoro,
il

questo suo novello drammatico


si

pubblico milanese

commosse, ed attese
il

con molta espettazione ed impazienza

giorno de-

putato a questa rappresentazione; onde non fu mai,


si

dice,

il

teatro della Scala accalcato

di

cotanta
quella

gente, e di tanti uditori, quanto


sera in cui
si

lo sia stato

present la tragedia del Foscolo.

Ma

DI

UGO FOSCOLO.

149

si

V Aiace non ebbe quella ventura che il pubblico aspettava. Non piacque sia per diffetto dell' ar-

gomento, sia perch forse delle allusioni ad alti personaggi obbligavano 1' uditore a vedere non solo se il protagonista della tragedia era nobilmente ritratto e conforme al genio di Sofocle,

ma

s'era simile

a Moreau; se
il

il

poeta avea saputo ben nascondere


le vesti

suo moderno imperatore sotto

dell'antico

re

d'Argo
i

e di

Micene:

se

avea saputo ben lumeged ogni


del suo

giare

detti equivoci, le lontane allnsioni,

politica significazione: infine sia per queste, o per

altre cagioni l'Ajace

non rispose

al

nome

autore, non rispose alle

brame

del pubblico, ne a

quelle de' partigiani e degli ammiratori


colo.

del

Fos-

Eppure
i

egli scrivea alquanto

tempo innanzi
letto

la rappresentazione. ler sera

ho

ad alcuni
versi

giovani
l'

mille

settecentocinquanta
del

del-

Aiace. Piacque, o cos almeno mi fecero credere;


io

ma

da' muscoli

viso

m' accorsi, che a chi


che
il

r avea udito
pi assai.

recitare a squarci altre volte piaceva

Ad

ogni

modo

tutti giudicarono,
altri,

primo atto fosse peggiore degli

e e e

mi

racco-

mandarono
riescono

di accorciarlo...

Il

quarto

quint' atto
rapidi,

sommamente
il

patetici, tragici
tre,

e
il

compenseranno
secondo a

cattivo de' primi


il

bench

me

paia

migliore di tutti. Tecmessa

riescita bellissimo carattere, cosi parve a tutti;

perch tutti piansero.


nel suo genere
il

A me

pare

men

imperfetto

carattere di Ulisse, forse perch

mi ha

costato sudori, sudori, sudori. Ai primi di di-

cembre,

poco dopo, vedr l'effetto della scena, e

potr farne giudicio

meno

inesatto,

correggere

pi utilmente. Ed

invero,

dispetto le molte

150

DELLA VITA E DELLE OPERE

mende, pur vi sono in questo componimento alcuni tratti, e massime nella parte di Tecmessa, che han ora tutto il carattere della poesia drammatica greca, e son di tale bellezza che vincono quanti altri ne conosciamo negli scrittori delle moderne
letterature straniere.

Ma

il

Foscolo al dolore

di

non veder rimune-

rata dalle debite

laudi la sua tragedia, ebbe anin

cor quello d' imbattersi

una persecuzione del

governo. I piaggiatori del potere, che gi di quei

tempi diveniva ognor


zarono
di
alti
si

pili

assoluto e tirannico, al-

clamori asseverando, che nel carattere

Ajace
di

alludeva

all' esilio

del

generale

Mo-

reau; nella spregiata santit

di

Calcante alle scia-

gure

Pio VII;

e nell'

alla onnipotenza di
l'

ambizione di Agamennone Napoleone; onde il Foscolo alal

inattesa perfidia

grave pericolo

oppose

il

silenzio,

ed ottenne di poter riparare pel


l'

in

Toscana. Pari sventura ebbe pure


si

momento Arminio

del Pindemonti, in cui

volle che

il

poeta, sotto

la maschera di un antico repubblicano, dipingesse un repubblicano moderno, che avea cessato d' es-

ser tale.

Ma
e

la persecuzione contro
pili

il

Foscolo fu

pi aspra

ingiusta.

Egli

dovette

scampar
coli' esi-

Tira

de' governanti

e la vilt de'

nemici

gilo. Il

che anco avvenne alla baronessa di Stael,


si

perch

pretese che analizzando nella

sua Ale-

magna una
allusione

tragedia tedesca, abbia fatto anch'essa

all'

Uomo

del secolo, e perci fu astretta,

come
cia.

il

poeta italiano, a lasciar Parigi e la Franil

Or ecco come

Foscolo narra la storia di


fu rappresentata

questo infortunio: Pochi di voi non sanno come


certa

mia tragedia

insieme,

DI

UGO FOSCOLO.

ISl Or
i

inibita sul palco scenico dal Vicer. sor! cliiaraati tuttavia magistrati della stampa, la licenziarono perch
zio: V ho letta io. Per

con-

della
il

libert

conte Vao-

cari, ministro dell' interno, scrisse sul frontespisi

udirono significare in
inetti
si

nome

della corte, eh' erano

ad attendere
stessero nelle
il

alla libert, ed alla stampa, e

loro case.

A me

taluno, fra

1'

esortare e

minac-

ciare, venivami notte e d consigliando, che

mi

umilmente. Scrissi dunque al Vicer supplicandolo che si degnasse di rimettere la


scusassi colpa

ai

miseri magistrati, e di ritornarli ai loro

stipendi!.

La mia

intercessione irrit

le

ire;

mi

fu intimato

o che mi chiamassi
il
il

in colpa

in

che viaggiassi a Parigi per impratichirmi nelministro della polizia delministro


Italiano
disse
alla
il

r arte tragica sotto


l'Imperatore.

Ma

presenza di molti a viso apertissimo Francese


:

corte

Che avendo esso firmato


i

suo

nome

sul manoscritto,
getti,

censori che gli venivano sog-

anzi erano innocentissimi, ne

non doveano arrogarsi di disapprovarlo; 1' autore doveva pa-

tiene:

ma

ch'esso ne darebbe ragione,


di

si

sta-

rebbe al decreto

Sua Maest.
di

A me
il

parve

tempo ad ogni modo

non porre ne

Vaccari,

ne altri a nuovi pericoli.

Onde per

pratica del

conte Veneri, ottimo vecchio, e eh' era ministro

starei fuori del regno,

temperamento, eh' io mi ma non fuori d'Italia; e mi scelsi Firenze, e vi trovai mio tutore quel Lagarde, eh' era stato commissario di polizia in Lisbona. E questo fu tutto il vero de' rumori che allora davano tanto da pensare e dire, e clie
del Tesoro,

venne

il

152
io ricordo

DELLA VITA E DELLE OPERE


acciocch

ne

risulti

la

generosit e

l'anima di quei ministri, da voi

e calunniati da
lanesi.

altri, e

mal conosciuti chiamati forastieri da'Mialcun


di

lo ricordo,

per dare anche oggi

onore meritato

all' Italia.

La mia perseveranza

non mai smovermi dalle opinioni politiche mie, ne


tacerle, aveva per

meta quell'unica

eh' io dichia-

rai per suggello delle edizioni del discorso provole

cato dal congresso di Lione, e vi leggerete alla

fi-

ne dell'ultima pagina queste parole:

Che

il

mondo
vili.

sappia die
In

siamo

servi,
gli

ma

non

ciechi,

Toscana

rivide

antichi
luoghi,

amici,

rivide

quella terra e quei

cari

eh' ei

perpetuagli

mente
il

sospirava, trov quella

quiete che

era

stata sempre contesa, e rinfrancando la

mente ed
aure

cuore esacerbali dalla sventura

e dalla ingiusti-

zia

umana,
sua
fra

si

diede, bevendo le balsamiche

de' colli toscani, a novelle lucubrazioni


alla

confacenti

indole,

ed
di

a'

suoi

studii.

Ritirato
il

su suo
ri-

r amena
tempo

collina
il

Bellosguardo, passava
e
i

tumulto
il

piaceri della citt capi-

tale, e la solitudine della

campagna.

Quivi

ei

corresse e miglior

volgarizzamento del Viaggio


il

sentimentale di Sterne, pubblicandolo sotto


di

nome

Didimo Chierico, insieme ad alcune osservazioni, come gi abbiam detto, intorno alla propria indole
e alle

proprie

opinioni.

Quivi

scrisse un' altra

tragedia,

ancora medit e non punto scoraggiato

dall' esito sfortunato del

suo Ajace, e che gli pia-

cque intitolare Ricciarda. L' argomento tratto da' mezzi tempi d' Italia svolge passioni feroci e
crudelissime,

ma

pur mostra uno storico fonda-

mento

atto a destare interesse ed afletto.

DI UGO FOSCOLO.

153

Guelfo, principe di Salerno, abhorre, di

odio pi che tebano, Averardo, die da astuta

un ma-

trigna ehhe fratello,

che considera quale usur-

patore della sua eredit, e conculcatore de' suoi diritti.

Nel

terribile pensiero della sua vendetta egli


1'

finge di favoreggiare

amor
figli

di sua figlia Ricciarda


di

verso di Guido, uno de'

Averardo.

Quindi

al banchetto di nozze avvelena

uno

de' suoi nipoti,

ma
dia

non

dalla sua
il

avvelenare Guido scampato amata Ricciarda. Allora Averardo assetiranno in Salerno, ma il giovine Guido rigli riesce di

mane
Il

dentro

le

Ricciarda.

mura
si

per vegliare

sui

giorni

di

primo atto

apre con un dialogo fra Guido

e Corrado,

fedele

amico

guerriero

dell' esercito

di Averardo,

che introdotto

di nascosto

dentro di

Salerno, vuol persuadere Guido ad abbandonare la

sua disperata impresa; ma l' innamorato giovine risponde, che, siccome Ricciarda aveagli salvato la vita, egli la dedicava interamente a lei, e perci rimaneva in Salerno, affinch il tiranno non vendicasse
sulla

propria figliuola

il

salvamento del-

l'amante,

mettesse la citt a fuoco, sacrificando


suo

se stesso e quella misera innocente nelle fiamue.

Partito l'amico, Guido sdegnoso tollera male


vile

il

nascondimento. Entra Ricciarda, giovinetta carissima pel suo carattere tutto modestia affezione
per r amante, e compassionevole tenerezza pel padre.

Odono rumore. Guido


il

si

ritira fra le

entra

padre, e

il

suo irrequieto sospetto

si

tombe: mani

festa palesemente nel lor primo incontro.


smarrita

esangue

Tu

qui! che

il

padre

ti

chiedea, sapevi!

154

DELLA YITA E DELLE OPERE

Ella risponde, che ben conosceva eh' ei desiderava che fosse in qualche parte del palazzo.
Dianzi Roggier

me Timponea

ma

quando....

N dove
Il

incerto m'era.

secondo

atto
il

incomincia con una scena fra


Il

Eicciarda ed

padre.

capriccioso

tiranno rim-

provera la figlia

della sua

passione per Guido, e


e

dopo averla costetta a rinunziare,

ad odiarlo, pro-

rompe
lui, e

in pianto per la tenerezza di essa verso di

per la proferta eh' essa gli fa di consacrargli

la vita nella tristezza e nella solitudine. Apparisce

Averardo

finto

ambasciatore di se stesso.
effetto di alta

11

dialogo

pieno di generosi pensieri e di calda eloquenza,

ma

non produce alcun


L' atto terzo

importanza:
tra

colpisce, senza per condurre a verun resultamento.

contiene

una scena
d'

Guido

suo padre, che tenta invano


rardo per porger

indurlo a lasciar

Salerno. Viene Ricciarda condotta innanzi ad Avel'

ultima prova della sua obbe-

dienza

figliale,

La guerra

di

all' amore di Guido. nuovo formalmente dichiarata, ed

rinunziando

Averardo si ritira. Nel quarto abbiamo


teresse.

1'

ultimo addio tra Guido

e Ricciarda, che scena bellissima e di molto in-

Guido si sforza di persuadere l'infelice sua donna a fuggire, non gi per romper il voto fatto
alla ferocia del padre,

ma

per impedire ch'ei po-

tesse ammazzarla, onde protesta che rimarr sem-

pre a vegliare su

lei, e

che non morr invendicata.


il

Allora Ricciarda gli chiede

a un tempo iniqua
dre.

pugnale per non esser all' amante ed al paGuido parte. Entra frettolosamente Guelfo, ed
e

funesta

DI ella
si

UGO FOSCOLO.
il

ISS
pugnale

lascia

cadere

pugnale. Questo

era appunto

quello stesso che Guelfo

avea tratto

dal seno del proprio figliuolo morto nella battaglia

contro

il

partito di Averardo, e cb' egli avea fatto

adornar di

gemme

da Ricciarda, cedendolo nel giorno


so-

delie nozze, e del suo meditato assassinio contro di

Guido. La vista di questo ferro gli accresce


spetto. Ricciarda

il

temporeggia a rispondere, ed egli crede che tutto ci si adopera ad arte per intrattenerlo a non correr alla battaglia. Teme qualche inganno dalla parte di Guido, e minaccia di ritornare e porre in chiaro
dialogo
le
1'

orribile secreto. In questo

scuse di Ricciarda hanno qualche cosa

di gesuitico, che

mal

si

adatta alla sua cara inge-

nuit, e alla delicatezza del suo carattere.

S'imbatte

Nel quinto, Guelfo ritorna disfatto e disperato. iu Ricciarda, e gli aggiunge altre ragioni intorno al sospetto che Guido le avesse dato il pugnale con qualche scopo fatale, e perci ch'ei

fosse nascosto vicino a quei luoghi.

La rabbia

ri-

torna in cuore al tiranno,


dre, Guelfo

mentre Ricciarda abbraccia con silenzioso timore la tomba di sua mae


si

precipita verso le volte

sotterranee
silenzio
la figlia

chiamando
esclama

Guido

ritorna indietro, e col


:

Dopo un istante di pugnale alzato su

Codardo, Codardo Intendi, o la tua donna morta. Intendi. Trenaendamente io grido


I

Apparisce Guido, ed

oftVe

la

sua vita

al

tiranno

se risparmia quella di sua figlia. Si avvicina, mal-

grado

le

lagrime di Ricciarda, a compier la sua

of-

156
feria.

DELLA VITA E DELLE OPERE


Guelfo
lo trafigge. In

quel

momento entrano
il

vittoriose le truppe di Averardo, ed

tiranno uc-

cide la figlia, e poscia se stesso.

In tal

modo ha termine questa

tragedia; degna
al tutto di

iu vero di molta lode,

ma
pili

non scevra

qualche difetto, che la


le

indulgente critica non


l'

potrebbe perdonare. Primo la natura e

intrec-

cio sono di tal crudelt, che

ben disconviene alla


certa uniformit
il

pieghevolezza de' nostri costumi. Secondo, pare a noi


esservi nel corso del
di situazione, e
il

dramma una
Bench

che ronde un po' debole


il

movimento

contrasto di azione.

Foscolo disser-

tando alcuna volta intorno la drammatica abbia


con
sottilissima
il

critica

riconosciuto e

confessato,
sia indi lui

che

priiicipal

fondamento

di quest* arte
1'

teramente riposto nell'azione: pure


era lirica, lirica in ogni cosa,
fin

anima

nelle lettere fa-

migliari, negli articoli di giornale, nelle traduzioni


nelle prefazioni, e nelle postille da conmientatore.

Ma

difetti son

poetico,

che regna

largamente compensati dal valor in tutto il dramma; son comesecuzione de' carat-

pensati dal concetto e dalla


teri

veramente tragici ed originali. Guelfo ha un non so che di tremendo, che prende financo ali-

mento

dalle

pili

triviali

circostanze;
fino al

si

vede

un

uomo

avvolto

ne' delitti

punto di compia-

cersi dell'

e nella colpa. Iddio per lui

indurimento del suo cuore nelle atrocit un Dio di vendetta.


gli

Egli ha
dono, e

fallato al di l d' ogni

quindi

Pure alcuna
le

volta la

speranza di peruopo di andare innanzi. natura parla al suo cuore;


d'

qualche raggio

di affetto paterno passa a traverso tenebre della sua anima; egli vacilla, ed ir-

DI

UGO FOSCOLO.
lo

157
spinge

resolnto, finche
di

nuovo alla frenesia,

una inattesa circostanza e lo abbandona

in

preda

sua furente passione tenera, delicata nell' amore,


alla
la

Ricciarda sempre
volenterosa ad esser
il

vittima,
di

purch
e
si

il

padre schivar possa


ella

de-

litto

ucciderla; perci
offre

rinunzia all'amore
il

per Guido,

commettere

suicidio.

Guido
v'

infine

nella sua peculiare

situazione pi

inattivo di quanto
in
lui

avremmo

desiderato,

ma

pure

del

grave e dell'imponente colla sua


di

calma, e con quella sua inalterabile generosit.


Il

Foscolo fu storico,

una natura, per

dir

cos,

tutta achiva nel Tiesie e nell' Ajacc. per cui

non seppe ne pot ritrarre sentimenti e credenze che andar potessero a grado do' suoi contemporanei

bench
liana;
d'

nell'

ordine della

novella

drammatica
ei

ita-

ma

nella

Tticciarda,

finalmente
1'

mostra
inco-

aver compreso quello di che


I

et

nostra
i

minciava ad esser desiderosa.


degli attori

sensi e

caratteri

porgono in questo
sentimenti

dramma una
al

idea

convenevole della vera indole degli uomini


dio evo, e destano
leggitori.

menon isconosciuti ai

lodare la scelta della Bicciarda,


il
i

Noi non possiamo, come abbiani detto, ma lodiamo bens pensiero del Foscolo di abbandonare una volta
le

soggetti di ellenica origine, e di seguir


i

idee

bisogni del suo tempo.


al

Sappiamo

infatti,

che

insieme

Pellico avea egli divisato di dipingere

que' secoli con una serie di tragedie della qualit


della sua liicciarda, ed
di poesie narrative.
il Pellico con una serie Ancorch fosse fautore caldissimo degli studi classici, amava pur egli, dice il Pellico, i soggetti de' mezzi tempi, volendo solo

158
che
si

DELLA VITA E DELLE OPERE


trattassero

con

severo

gusto,

e
e
s'

non con
di
stile,

quelle

soverchie

licenze

d'invenzione

che da taluni della scuola romantica


introducendo.
11

quint' atto

andavano della Ricciarda ve-

ramente condotto con isquisitissima arte e con ammirevole effetto scenico. La verseggiatura dell'

intera tragedia bella, piena di variata armonia,

e di nobile

semplicit ed eleganza.
1'

Pare eh' egli


secco dell'Al-

abbia ben saputo evitare


fieri,

arido e

il

il

troppo

fiorito

del

Monti.

Questi

pregi

non han potuto negare anco


Foscolo;
col

gli stessi

nemici del

ma

pur seppero rivendicare la loro vilt


e corretta

non permetterne la rappresentazione in Milano,


censura.
letteraria

pretendendo che fosse prima mutilata


dalla
nit
Il

Foscolo

alla

posponendo la vadignit, ricompr la sua traper,


n'

gedia da' comici, che


redimerla
dall'

eran gi possessori, e per


presentata al pub-

obbligo

d' esser

blico, al quale era stata promessa,

stamp

nel gior-

nale italiano, che


s'

autore per molti errori, di cui

era

avveduto, la reputava indegna delle scene


1'

della capitale, e perci

avea egli

ritirata.

Or mentre traeva giorni


occupato della
pii

tranquilli in

Toscana
tramonto

cara sna passione, quella degli

studii, la battaglia di Lipsia

segnava
si

il

di Napoleone, ed annunziava, che gli avanzi delle

armi italiane dalla Germania


ricongiungersi alle altre

affretterebbero a

venute dalla Spagna, ed

insieme a novelle soldatesche, tutti riuniti coopererebbero a difender l'indipendenza d'Italia. Allora parve al Foscolo

tempo

di

rompere senza

li-

cenza

il

suo

esilio, e

verso la fine dell'anno 1813,


di soggiorno, si part

dopo quasi diciotto mesi

da

PI

UGO FOSCOLO.

T59!

Firenze, recandosi in Milano per indossare la militare

divisa, e per

sostener la

libert

l'

onor
fu-

della patria.

Napoleone avea fondato quali stroment


tura grandezza la repubblica cispadana
e

di

la tra-

spadana;
questo

poscia le

riuniva

nella

cisalpina;

indi

nell'italiana; e finalmente

nell'italico

regno.

Or

regno

potente di sei

milioni

di

abitanti,

uomini tutti d' ingegno e di alte passioni, potente di un esercito, e di una nobile giovent cresciuta fra le armi, e ne' campi di battaglia; questo regno che, come un corpo politico, nel corso degl' imperi sar un punto quasi impercettibile ma come un fatto, come un avvenimento della storia italiana sar sempre di una grande importanza, pure allo scroscio della caduta del colosso napoleonico, rovin
;

anch' esso e fur vane le speranze,


sacrifizi

gli

sforzi

ed

i.

degl' Italiani per


e
i

serbare la lor
sacri
di

politica

indipendenza,

dritti

libera

nazione.

Era opinione del Foscolo, che la rigenerazione di un popolo non potr mai conseguirsi senza la forza delle armi. La vanit del Bonaparte aveasi in pochi mesi divorato da settantatre mila giovani fortissimi, e tre

mila agguerriti

figliuoli di onesti cit-

tadini e patrizi, divina generazione italiana, esclama


il

Foscolo, rinata dopo venti e pi secoli, e dalla


si

quale

potea sperar solo nel caso

d' infortunio, o

di morte del Dittatore,

un vero

e sicuro
l'

principio
italico re-

di nazionale indipendenza. Tuttavolta

corso in

gno possedeva ancora un esercito, ed il Foscolo era mezzo a quelle schiere colla speranza e
quasi certezza, che la patria affidata
al

valore dei

suoi guerrieri non cadrebbe.

Ma

pure ella cadde,

160
e

DELLA VITA E DELLE OPERE


trista e sciagurata
I

ben

la

storia

di

codesta

caduta.

soldati italiani

non ebbero chi additasse

loro la via.

sero perplessi, e mentre aspettavano

Rimasero non domati, ne iPlusi; rimaTor per com1'

battere disperatamente contro


la patria era bistrattata e

abborrito nemico,
dall' in-

mercanteggiata

famia dei

traditori,

dalla

discordia calunniatrice

de' deboli e dallo spergiuro di mille codardi.

Ma

non bastavano

le

catene e
1'

il

servaggio dello

straniero;

v'era ancor d'uopo

d'italiano

sangue

per assodarne la forza e

onnipotenza. Or mentre
col

che
tre

il

Beauharnais patteggiava

Tedesco; mendi salute si

Mantova cadeva, ed ogni speranza


i

dileguava,

partigiani deli' austriaca dominazione

con onta e vitupero alla lor fama e al

nome

loro,

ordinavano in Milano una congiura per mover la


plebe del municipio a tumultuare, a trucidare, ed
a sparger sangue
cittadino ed italiano.

La
le

carni1'

ficina del conte Prina, ministro delle finanze,

as-

salto

al

senato, ed altre ribalderie

fur

triste
il

opere delle apparecchiate macchinazioni.


scolo,
d'

Ma

Fo-

indole

ardita

ed

impetuosa, non rimase


spettatore
inerte
alla plebe delirante

nel terribile giorno del tumulto

ed ozioso. Slanciatosi
e furibonda, salv

in

mezzo

con grave suo pericolo dalle mani


il

di molti manigoldi ubbriachi

general Pino, che

per la somiglianza chiamavano

Prina,

e sei con-

dusse fra
ei si vide

il

petto e le braccia a traverso la folla

arrabbiata. Intanto sull' imbrunire di quel

giorno

improvvisamente circondato da una turba furente con fiaccole, ed uno fra questa gente lo ravvolse in un baleno con una corda che gli stringeva tutta la persona. Il Foscolo per armato sin

DI

UGO FOSCOLO.

161
s

dal mattino cV

una daga, che teneva nascosta,


al collo dell' assassino,
a' suoi,

avvent colla punta


seguissero in quel

ed

aflo

ferrandolo pel braccio diceva a lui ed

che

modo

fino a

che entrasse in una

vicina casa. In tale attitudine pervennero al palazzo


de' Belgioioso. Col la folla si distese, ed alcuni al

lume
il

delle fiaccole lo ravvisarono, gridando ch'era


e

galantuomo della tragedia proibita, avrebbero accompagnato salvo ovunque derasse. Allora il Foscolo, mostrando
rale, e

che

lo

egli

desisi

fiducia,

pose a predicare di patria, di pace, di buona mo-

che andassero

a' loro

figliuoli.
si

Quella moltitudine in un subito


vedere trascinare e sbranare
il

disperse per

cadavere del conte

Prina condotto solennemente


lagio del Podest, dove, dice

miseramente
il

al

pa-

Foscolo,

moltisi

simi trucidatori di un solo, e


glieri municipali, e
i

il

Podest

consi-

primati della congiura crea;

rono una Reggenza del regno

crearono un' assemdiritti dell'ingli

blea di legislatori, e deputarono ambasciadori agli


Alti Alleati in Parigi a perorare
i

dipendenza italiana.
striaci,

Ma

in

questo mezzo
e

Au-

per

mantener pace
Sei

concordia (dicean

essi), con alcuni reggimenti vennero, e s'insigno-

rirono d' ogni cosa.


la

Guardia Civica

di
i

e dignitoso silenzio

mila giovani componenti Milano ricevettero con mesto ventimila Austriaci, che pro-

testando di non violare la tregua o derogare alla sovranit milanese, invasero ogni autorit ed ogni
potere usurparono.

Fu

allora,

che

il

Foscolo dett

un breve ed energico Imiruzo, nel quale alle Collegate Potenze si domandava l' indipendenza di un
regno costituzionale. Questo Indirizzo
Gemelli.

degno, dice
Il

162
il

DELLA VITA E DELLE OPERE

Pecchie, della penna del Macchiavelli, e fu 1' ultima produzione del Foscolo in Italia, onde sar sempre ad ogni cuore italiano un monumento pili prezioso d' ogni altra sua opera. Intanto la novella Reggenza avea promosso il Foscolo a Capo di Battaglione, grado superiore a
quello che dianzi nell' esercito
si

godeva.

Ma

egli

rassegn questo grado e gli emolumenti; la Reg-

genza per non accolse il rifiuto, e lo astrinse ad il suo primo pensiero fu volto alle italiche milizie, acci non fossero annientate senza
accettare. Allora

essere state

mai

vinte.

Bene importava, che


si

si

co-

noscesse una volta quel che

farebbe di codeste

milizie, e degli orfani, e delle vedove di tanti valorosi

morti in battaglia, e del

nome

delle

armi

italiane.

Fu

preso partito di farle tostamente mo-

ver di notte, ed accampar fra le gole dei monti attraverso il Bergamasco, la Valsisana, la Valtellina,

ed i Grigioni Italiani. Ivi potenti e sicuri avrebbero colla stampa protestato all' Italia. Il Foscolo dettava queste proteste, ed alcuni figliuoli generosi,
die' egli,

di

patrizii tristissimi

vegliavano

con lui nelle sue stanze a ricopiare quei fogli. Ma pria di porre in opera l' impresa, non volendo, ne

potendo aver fede


gl' Inglesi, il

a'

manifesti ciarlataneschi de-

Foscolo
il

si

mosse

alla volta di

Genova

per interrogare

Bentinck del modo con che egli aiutar potrebbe, o almeno impedire non la salute ma r onore tradito dell' italico esercito. A mezza
1'

via per gli pervenne

avviso di far tosto ritorno

in Milano. Ritornato, abboccossi col generale

Mac-

pherlane,

e gli

ei=!pose

quel eh' erasi di gi appa-

recchiato; gli espose r usurpata autorit degli

Au-

DI
striaci, e

UGO FOSCOLO.
d'

163

che ogni ora

indugio avrebbe distrutto

l'impresa. L' Inglese non lod la deliberazione dell'esercito, ed in

bench si da lasciare che consultassero la loro coscienza. Siffatte parole palesarono in che condizione era ormai ridotta la patria, onde il Foscolo ragguagli subito
i

comportassero arbitrariamente,

quanto agli Austriaci rispose, che pur era

suoi

commilitoni

della

risposta

del
altro

britannico

ufficiale,

ed egli da quel

momento

non vide,

che abbandonare per sempre l' infelice sua Italia. Fu ancora in quel tempo che fece a Bologna

una corsa mezzo militare


i

mezzo diplomatica,
si

ma

torn vana ogni sua opera, perocch gli

negarono

passaporti

per

varcar

istesso gli fu scritto

al tempo l' Appennino, e da Milano, che si aff'rettasse


si

a ritornare prontamente, poich

divulgava eh'
ritorn, ed

ei

fosse stato consigliato a partirsi, ch'era stato bandito,


e

peggio ancora. In

tal

modo

ebbe
si-

pur

fine quest' altra

sua missione.
venete provincie, distrutto
gli

L'Austria in questo stante, riacquistata la


gnoria delle lombarde
e

ogni elemento francese, premiati


gli avversarii,

amici, puniti

ed imposto silenzio

ai desiderii

im-

potenti d'indipendenza, senz'armi, sicura e

tran-

quilla della sua occupazione, si volse a careggiare con atto di vecchia politica propria ai soli governi deboli, tutti quegli uomini di fama e d* ingegno

che

influir

potevano sulla opinione pubblica degli


infatti

Italiani,

Fu
ed

cortese

benevola
effetto

al

nostro

Foscolo,

immaginando quale
fiera, gli

avrebbe

prodotto lo assoldare uno scrittore della sua tem-

pra inflessibile e

f proporre la direzione

di un' opera periodica, colla quale

avrebbe procu-

164

DELLA VITA E DELLE OPERE


diffi-

rato di disingannare gl'Italiani della molta

denza nel novello padrone, nuove rivoluzioni, giovando


salutg',

e della in tal

lor

fiducia
alla

in

modo

loro

alla tranquillit della patria, ed a se stesso.

Ma
d'

il

Foscolo

alle

ragioni
di

degli

agenti di casa

Austria, alla seduzione

mila franchi,

un stipendio di sei rispose dapprima temporeggiando, e


sarebbero
che ogni sua parola,

spesso proponendo termini che non gli


stati assentiti: rispose infine,

ogni sua esortazione sarebbe stata una eresia d'apostata infame, e che l'Italia non avrebbe pili

mai

uomini atti e degni d' esser creduti. Rifiutando adunque magnanimamente, indoss ad altri il carico di quel Giornale, ed egli guardandosi attorno
esplor tutte le vie per espatriare finalmente dal-

l'infortunata terra Italiana.


Intanto, mentre si affrettava a fuggire, gli venne repentinamente ordinato di prestar giura-

mento

di fedelt al novello
il

governo. Rispose, non

avere ancora

Congresso degli Alleati pronunziato


Preg, se mai fosse poin

intorno alla Italia, e eh' egli gi da un anno avea

rinunziato al suo grado.

tuto partir liberamente con un passaporto, promet-

tendo di non avvolgersi mai


faccende politiche;
e

pii

avvenire

in

protest infine che non avrebbe

Ma la legge non amimmunit, ed ordinava che tutti giurar dovessero ad ogni modo. Allora il Foscolo, simulando di voler adempiere alla formamai giurata
fedelt militare.

metteva privilegi

ed

lit

del

giuramento,
all'

si

fece

misurare
le

il

dosso,

scriv' egli,

da un sartore per abbellirlo di un abito


austriaca; distolse

soldatesco

premure degli

amici, che per preservarlo dalla vita di fuoruscito

DI

UGO FOSCOLO.
indicato

165
imprudentedelle

avrebbero forse precluso, o

mente

suoi passi; ingann la sorveglianza

spie dilettanti e delle involontarie, che spesseggia-

vano in sua casa facendo continue inchieste di lui: quando sul far della notte del 30 marzo s' avventur finalmente ad un perpetuo
esilio,

toccando a

mezzod del giorno vegnente (mentre i suoi compagni circondati da' battaglioni Ungheresi profferivano il giuramento) i confini degli svizzeri, non perch, egli scrive, si sperasse un asilo, ma perch le lor Alpi e la loro indigente venalit gli promettevano un tranquillo e sicuro nascondimento. Tale fu il procedimento del Foscolo in mezzo agli avvenimenti di quel tempo, ma la calunnia destino ai non vili, ond' egli non potea certo sfuggire

a cotale

destino.
il

Mille

basse calunnie non

solo afflissero

suo cuore,

ma

tentarono di conta-

minare la sua pura ed irreprensibile condotta. Creduto fu complice de' ladroni del tesoro; fu gridato capo de' cospiratori e
praticava, non fosse caduta
di ogni

congiura: per

cui pareva strano che la sua testa,


e

come

allora si
al

mostrata
che
il

popolo

dal carnefice; pareva strano,

demonio dei

demagoghi non
proclamar
lo

fosse morto ancora.

Ne

fur baste-

voli tante malignit,

ma

le

pratiche

co'

Tedeschi

una spia, ed un suo amico os ancor dirgli, che da che egli s' apjwggiava alle colonne del governo non potea cadere. Finalmente la sua dipartita venne ascritta ad una secreta commissione dell' austriaco governo per far che i
fecero

magistrati de' piccoli cantoni rimandassero in catene quanti


uftciali

sarebber fuggiti per non gin-

166

DELLA. VITA E DELLE

OPEKE

rare; che venuto in tanta grazia al novello reggimento, era prova eh' egli avea indicato taluni degl' imprigionati; che gi avea ricevuto alquante

migliaia di
quasi

lire

per

iscrivere

sotto la dettatura

dell'Austria: ed altre novelle di simil natura. Or


eh' ebbero

sempre la sorte di quegli uomini un vero culto alla santit della coscienza, una fede alla virtii ed all'onore! La fuga del Foscolo nn atto d' indomabile coraggio, che non pu esser da tutti ben valutato ne compreso. Povero, di cagionevole salute, non pili negli
tale

anni
senza
il

vigorosi
il

della

giovent
il

delia

speranza,

commiato ed

bacio dell' amicizia, senza

conforto di persone care e dilette al suo cuore,


egli

sprovvisto delle pi piccole agiatezze,


solitario con

fugge
sulle

un

solo

misero

fardelletto
gli

spalle, fugge,

ed abbandona una terra che

avea
che
ingedi e

ispirato

il

fervore delle lettere e della gloria, che

amava con
avea difeso

tutta la potenza della sua anima,


col

suo braccio, ed onorato

coli'

gno: fugge,
tutt'
i
i

e lascia

una cadente madre orbata


lascia

suoi figliuoli fra le strette della miseria

dolori di

una sconsolata vecchiezza,


fratello,

una

vedova sorella, amici,


che pu rendere
tutto ci che

tutto

insomma quel
1'

men

triste ed

angosciata la vita,

ha

di sacro e di

reverendo

uman
alle

cuore, e

si

slancia

impavidamente incontro

umiliazioni, le miserie, le privazioni e gli affanni

un perpetuo esilio. Ed ecco com' egli in quei momenti di palpiti e d' incertezza scrivea all' infelice madre sua il trentuno marzo 1815. L'onor mio, e la mia coscienza mi vietano di dare un giuramento che il presente governo domanda per
di

DI

UGO FOSCOLO.

167

obbligarmi a servire nella milizia, della quale le mie occupazioni e l'et mia e i miei interessi

m' hanno

tolta ogni vocazione. Inoltre

tradirei

la

nobilt, incontaminata fino ad ora, del


tere, col giurare cose

mio carat-

che non potrei attenere, e


Io per

col

vendermi a qualunque governo.


l'

me mi

sono inteso di servire

Italia,

ne come scrittore

ho voluto parer partigiano di tedeschi o francesi. di qualunque altra nazione. Mio fratello fa il militare, e dovendo professare quel mestiere ha fatto bene a giurare; ma io professo letteratura, eh' arte libralissima e indipendente, e quando venale, non vai pili nulla. Se dunque, mia cara Madre, io m' esilio, e m' avventuro come profugo alla fortuna ed al cielo, tu non puoi, ne devi, ne vorrai querelartene, perch tu stessa m'hai ispirati e
radicati col latte questi generosi sentimenti; e

mi

hai

pili

volte

raccomandato di sostenerli,

li

sosterr

con la morte.
rato se
ti
t'

Non

sono figliuolo disleale o snatupii

abbandono, perch, vivendoti sar sempre pili vicino col cuore,

lontano,

con tutt'i

pensieri; e

come

in tutte le circostanze della

mia
meche

diversa fortuna io fui sempre uguale nell' aiutarti,


cos continuer.

Madre mia,

finch avr vita e

moria, e la mia santa intenzione e la tua benedizione m'assisteranno...

E
e

poi,

non

detto

non

ci

dovremo rivedere
i

alloggiare

insieme, e

forse fra pochi mesi, perch io

non faccio delitto


ripatriare

a serbar intatti e mi sar data


tranquille.

mici principii e la mia religione:


la

facolt

di

a cose
ti

Or
bacio

addio,

addio... cara

Rubina,
letto,

mando un

e mille baci a te,

Madre mia,
la

di cui chiedo tutte le

sere

che vado a

168

DELLA VITA E DELLE OPERE


e

santa benedizione. Addio,

silenzio.

Or sieno
anco
creri-

pur molti i scolo (cbe


sceso nel

falli
i

le

debolezze della vita del Fo-

suoi nemici

nemmeno
di

vollero,

sepolcro,

perdonargli), basta

per,

diam

noi,

questo sol atto

coraggio, questa

soluzione per porgere un' idea del suo cuore, della

sua indole, e dell'inflessibilit de' suoi principii; basta questa cruda ed amara dipartita per redi-

merlo da ogni colpa e da ogni errore; per renderlo infine sempre imitabile, sempre venerevole
e caro all' italica gioventi.

In Isvizzera non trov quella sicurezza e quella

pace che

le

condizioni del paese gli promettevano.

Fu

accerchiato da esploratori, cacciato infermo da

una locanda, respinto ed incalzato da ogni parte, posteri di Guglielmo Teli non rinvenne presso quel bramato asilo, che la libert del paese e il
i

dritto

delle

genti
la

gli

garentivano

d'

incontrare.

Infatti ei

comperando ovunque r ara dell' ospitalit, e ricercando invano un onesto e tranquillo riposo. Stette pi lungamente a dimora in Hottingen presso Zurigo, e col gli pervennero le tante calunnie scagliate alla sua fama per la fuga d'Italia, col ebbe nuovi disinganni
corse

Svizzera

nuovi dolori,
suo,
e
le

seppe

le

paure
dello

dell'

Austria sul
procedere

conto

cagioni

strano

una libera terra verso un infelice profugo straniero. lu una lettera ch'egli scriveva da Londra al Direttore della Polizia Generale del Cantone di Zurigo, nella quale dava rade' Magistrati di

gione del

suo vivere

in

Isvizzera,

degl' ingiusti
e

sospetti dell'Austria, e della debole

non gene-

rosa condotta de' governanti l'elvetica libert, let-

DI UGO FOSCOLO.
tera

169

piena di coraggio, di dignit e d'altezza d'animo, egli dolorosamente esclamava. E quanto pi le calunnie si van rinnovando, tanto men
dano.

debbo sperare che il tempo e la verit le disperUna due ingiurie virilmente sofferte riil

mandano
continue

vituperio su chi le fa.

ma

ove le siano
il

continuamente

dissimulate,

silenzio
colpa,
la

deir innocenza ascritto a

coscienza

di

alterezza, del forte a


il

vilt.

coscienza, che affida

pura mortale dinanzi a Dio, non

Pur troppo

basta a procacciargli riposo di vita sociale.

per,

onde preservarmi illibato anche


gl'

al

tribunale de-

inimici miei, ho sacrificato e patria e interessi

e studi, ed affetti domestici, e tutto.

Ma
e

non ho
parere
pi semgli

la

sovrumana

filosofa di

sentirmi onesto per vedermi

infamo;
pre

e tacere; e tacere e

esasperato;

vedere

insieme

incolpati

amici miei.

per oltre alla tutela dell' onor mio,

che unico

in terra

mi avanza, mi
i

corre

obbligo

di scolpare que' cittadini svizzeri,

quali, per aver

consolato l'esilio mio d'affettuose accoglienze, po-

trebbero essere o inquisiti, o additati come fautori


di libelli di

brighe.

Ma

soprattutto

obbligo

mio
che
per

di fare, per
s'

quanto

io posso,
i

risapere all'Italia,

oggi ai pi devoti fra


d'

suoi figliuoli non


generosi, non sono

concesso
s

essere

impunemente

da lasciarsi immentre il Foscolo sacrificava tutto per serbarsi illibato, mentre lottava contro le persecuzioni di una formidabile potenza e contro l' inquisizione della repubblicana democrazia, ramingando fra i monti e le nevi delatterriti dalle persecuzioni

punemente disonorare.

Cos,

l'

Elvezia,

g' italiani

in

Italia

tentavano

d' infa-

170

DELLA VITA E DELLE OPERE


il

mare

suo nome,

calpestavano con ogni ma-

niera di ribalderie la nobilt e la purit della sua


indole.

Fra
d'

le

non
e

poche

calunnie

v'

era ancor

quella

esser

fuggito
l'

oppressato

gando coir inganno


il

da debiti, paingratitudine, 1' amist e

benefizio.

Ma

ecco

quel eh' egli scrivea su tal

proposito a donna sua amica e carissima.


di agguerrirmi

forza

contro
il

la

fortuna
si

e la

malignit

degli uomini,
flessibile;

mio cuore

fatto aspro ed in-

ma

voi

sapete l'arte d'intenerirlo.

Non

vi dir la bugia; le

cose mie mi vanno male,

non per mi trovo in bisogno, anzi sono ancora in istato da trovarmi presto pari in dare ed avere; e quel molto o poco che mi avanzer, baster, o
sapr farmelo bastare. Oltre a questa ragione,
progetto, ch'io vo maturando,
di
il

lasciar

l'Italia,

m' impedirebbe di contrarre alcun debito. Diceva r Ortis il viaggio lungo, la vita incerta, e la mia salute infermissima; io posso dire altrettanto. Ed in altra lettera alla stessa amica dalla Svizzera dicea. Debiti qui non ho, e non me ne avrei voluto, ne potuto mai fare: per di questo non bai da pigliarti sollecitudine; e t'ho anche scritto di non aver lasciati debiti in Italia: guai a me! Se ne sarebbe parlato nelle gazzette.
:

L' ira per,

l'

indignazione,

la

brama
i

della
li-

vendetta
di

g'

inspirarono finalmente quell' amaro

bretto r Hgpercalypsios, che scrisse contro

dotti

quel tempo

la

schiera de' suoi implacabili


inasprita da personali in-

nemici.

La sua anima,
per
l'

giurie e dolente

abiezione in
arti

che lasciava
in
Italia,

contaminati dalle male

gli

studii

non poteva

non maledire

ad

uomini che

avean

DI

UGO FOSCOLO.
di

171
di

creata una letteratura


e
di

venalit,

menzogna,
dell'

tutte

le

pii

turpi

inclinazioni

uman

cuore.

Era
il

la prostrazione a tal grado


pili

ormai per-

venuta, che nella


stagione,
principio:
de' versi

Poligrafo,

rinomata effemeride di quella si giunse a proclamare il


della

Che chiunque rideva


cZ'

autori stiiendiati dal Re,

prosa e inqmtava

ignoranza al suo Be; profanava di ridicolo il He, come se avesse eletti uomini degni di riso; e per ogni critico non amorevole era reo di lesa Maest. Siffatte dottrine venivan fuori da una letteraria congrega, della quale eran presidi e capi un Luigi Lamberti e un conte Paradisi; venivan fuori da uomini, che trafficavano l'anima e l'ingegno.

Ma

il

Foscolo stava solo,

ritto,

impavido, inacces-

sibile

ad ogni adulazione, inesorabile con ogni tirannide, procurando di rendere pi spregiata la


di

condotta de' suoi nemici, e


la letteratura ad

elevare

colle opere

unit dell' Italia.


sia stato dettato

una meta tutta politica, e alla Il Didimi clerici Hyperclypsios


con questo
scopo,

pubblicato in Zurigo colla data di Pisa '^ par che

ma

non mo-

stra per ch'abbia avuto la ventura di conseguirlo.

una

satira in prosa latina in istile biblico, pieno


e
d'

di affettazione profetica

enigmatica oscurit.

Malgrado
licissimi,

sia puro

il

latino, ed alquanti tratti fe-

pur

si

rende inintelligibile a chi non ne


allude
a gente ed a

possiede la chiave, perocch


fatti

mal noti ed oscuri. Quindi 1' autore, prevedendo questo effetto, lasci cento copie stampate per gl'indovini, e dodici che hanno una chiave le
affid

pochi

suoi

amici.

Ecco

il

suo pensiero.

L' Hypercalypsios una satira contro gli uomini

172
ciotti

DELLA VITA E DELLE OPERE


d'Italia,
i

quali,

il

sapere e la verit mer-

canteggiando, corruppero le lettere di questo popolo; l'ambizione e


gli
si

errori

di

mentarono. In essa
dole, coir

fa

allusione

Napoleone alia' costumi di

codesti dotti, alle lor turpi passioni e alla lor in-

intendimento di far comprendere, chele


in

calamit avvenute
l'

Italia ebbero origine

Europa e la servit delda questi uomini di lettere,

che colle promulgate falsit provvidero

Forse, chi sa? scritemporaneo dei governanti. veva poscia, verr d che a taluno de' loro nepoti quegli scarsi aneddoti, e strane maschere e guerre d' eunucoraachie parranno d' alcuno aiuto a conoscere l'et nostra notabile;
dello Istituto Reale,
e
gli
e

al

bene-

intendere
del

gli Atti

Editti

Principe e
torn al

del Senato. Poca per, o nissuna

lode

Foscolo da questo lavoro.


il

una
e

apocalissi, scrive
l'

Pecchie,

religione.

il

senza

il

mistero
il

interesse

della

Tolto

pregio
il

della

lingua,

che

molto

gli

giov ad accrescere

suo merito presso

gl'Inglesi,

rimanente del libro non par degno


all'

dell'ingegno ne degli studii del Foscolo.

Ma
placava
pili

in
il

mezzo
dolore

esacerbaziene

dell'animo,

ei

colla

dolcezza di

lucubrazioni

care volgarizzando il suo Omero, ed ingannando per cotal guisa i tristi giorni del nuovo suo esilio. Sappiamo che gi tradotti ne avea nove
canti,
e
alle

ritradottine

altri

due.

In

Isvizzera
col

die

pure

stampe un
ventisei
lui,

altro

libricciuolo

titolo:

Vestigi della Storia del Sonetto

Italiano,
al

consi-

stente in
postille

sonetti

dal

1200

1800 con
di

di

elegantissimo per l'edizione,


tre

cui ne fece sol tirare

copie,

ed invi pel co-

DI

UGO FOSCOLO.
gennaio

173
1816
alla

rainciamento

del

primo

sua

amica
vere
i

in Firenze. affinch, le scrivea. se per gli

anni avvenire la fortuna

mi contendesse di ricee di mandarvi alcuno de' miei, voi. rileggendo ad ogni principio d' anno questo libretto, possiate, donna gentile, e ricordoni vostri graziosi,
darvi e accertarvi ch'io vissi
e vivr

sino all'ul-

timo de' giorni miei, vostro amico.


e

Ritocc anche
il

miglior per
e

la

parte

dello stile

suo Ortis,

pubblicandolo
tile;

presentandolo alla sua donna gen-

ed infine, per provvedere alle domestiche stret-

tezze

che

cotidianamente l'incalzavano,
di

imprese
suoi

con tre librai, uno di Ginevra, V altro di Basilea,

l'ultimo
scritti,

Lipsia,

una edizione
gli

di

tutt'i

ricavandone due luigi d'oro per foglio,

ma

la

sua poco amica fortuna non

permise di dar
mille afflizioni

effetto a questa intrapresa. Intanto

laceravano la sua anima. La partenza del fratello


per l'Ungheria; la miseria della madre abbandonata da tutti, e costretta a fidarsi a persone che

infedelmente amministravano
e della

il

pane degli orfani

vedova;

la

fallita

speranza di far ritorno


trarre

in Italia, ed altre non poche cagioni gli fecero alla


fine por

mente
che
l'

a trovar
e

modo per
ancor

una

vita

men combattuta
patrimonio

travagliata, impiegando V unico


terra
gli

sulla

rimaneva,
undici
set-

vogliam dire

ingegno. Dopo un soggiorno dunque

in Isvizzera dall'aprile

1815

fino agli

tembre 1816, mosse egli alla volta dell'Inghilterra, cercando un ultimo rifugio presso i focolari della britannica libert. Ottenuto un passaporto
dal ministro inglese alla
rato da

Dieta Elvetica, ed ono-

un

altro

col

suggello della stessa Dieta,

174

DELLA VITA E DELLE OPERE


in
altre

sicuro di non imbattersi

molestie,

prov-

vedendo ai mezzi del viaggio, part finalmente, inviando un mesto addio al continente ed alla sua
sventuratissima Italia.

NOTE AL SECONDO LIBRO

Giordani, Opere.

2 3

Ugoni, Op. cit. Sacchi. Saggio intorno all'indole della Lett.

Ital.

nel

secolo
* 5

XIX.
Sacchi. Op.
cit,

Montanari. Vita d'Ippolito Pindemonti.


Op.
cit.

* Sacchi.
'

Sismondi.

De

la litterature

8 Maffei. St.

Lett.

che comprende

du midi de r Europe. primi XXXII anni


i

del secolo
9

XIX.
Sepolcri.

C est
I

intitul

encore Milan qu'il publia son adrairable pome, est dans ce petit chef-d' oeuvre, que Fo-

scolo tala une poesie brillante d'images, pleine


verits, empreinte

tle

sublimes

d'une mlancolie solennelle, respirant un parfum d' antiquit. Dictionnaire de la Conversation et de Ove la Lecture. Paris. E il Pindemonti gli scrivea. trovaste quella melanconia sublime, quelle immagini, quei

suoni, quel misto di soave e di forte, quella dolcezza e quell'ira?

cosa tutta vostra che star vuole da se, e non

si

pu

a verun' altra paragonare.


*<>

Mustoxidi. Prose varie.

due seguenti versi in quel tempo per l'Italia da incidersi sotto il ritratto del Monti, credendosi esserne il nostro Foscolo l'autore:
11

Corsero

Questi Tiiicenzo Monti Cavaliero

Gran

tradtittor dei tvaJuttor d'

Omero.

176
Ai quali versi
il

NOTE.
Monti rispose:
Foscolo detto,

Questi il rosso di pel,

S falso, che fals fino se stesso

Quando in Ugo cangi ser Piccoletto Guarda la borsa, se ti viene appresso.


:

stampato per solo dovere del mio impiego, ma amor del mio scritto, si percli lo vidi accolto con silenzio appassionato e con lagrime dall' universit che l'ud recitare, si percti io mi sperava che l'inesperienza nelr assumere per la prima volta le parti di professore, mi saria perdonata dallo zelo con che sempre, e piti allora, sostenni le parti di scrittore libero e cittadino, il che da' letterati dovea meritarsi consigli amorevoli anzich adulazioni che addormea12

lio

benanclie per

tano

gli

ingegni nella superbia, anzich rimproveri magistrali


si

per cui non


narsi.
^3

pu che disanimarsi
al sig.

e,

quel che peggio, osti-

Lettera dedicatoria

Giambattista Giovio.

Hallam. Histoire de la lUterature de


Rosmini. Op.
cit.

V Europe.

Rosmini, Opere.
14
15 si

Fra

tutti

suoi lavori, quello di cui egli

maggiormente

compiacea era questa orazione, della quale lasci scritto. La prima mia colpa presso a' letterati fu l'orazione AeXY Origine e deW Ufficio della Letteratura... che non pertanto profondamente, nuovamente, e caldamente pensata; e per quanto a me pare, la prosa da me scritta il meglio che
potessi allora, o che potr fare per l'avvenire .

Ahrens. Cours de Droit Naturel. alle Grazie, riordinato su gli autografi per cura di F. S. Orlandini, venne finalmente pe' tipi del Le sinceri Mounier pubblicato non guari, con plauso di tutti amatori delle glorie Italiane, onde il Niccolini manifestando
1* 17

Questo Carme

la

role,

sua esultanza scrivea Mi gode l'animo


lia

all'

Orlandini

le

seguenti

nobili pail

nell'udire
alle

dalla

sua lettera che

buon successo
spese
nel

risposto
alla

cure di

V.
g'

S.

meritamente
di

restituire

sua integrit

Inni

Foscolo.

nuovamente la luce di una viril poesia... Oh, se quel grande, che mi amava come fratello, potesse riveggendo ricoprimi^ sorgere, egli direbbe al sepolcro:
L'Italia saluter

la

miseria nella quale la sozza Italia caduta! Intanto riviva

NOTE.

177

merc di V. S. una parte del suo spirito immortale; ed io non ho parole, le quali bastino a mostrarle la gioia che provo.
'8

Questa elegante edizione ornata


finti

di

rametti

pe" tipi di

Orelli Fussli e

portano

comp. 1815 si raddoppiata: XCII esemplari nomi di Lorenzo Alderani Rainieri I. C. e di

Giulio Riccardo

Worth

cav. Sai. colla data

di

Pisa

nel pa-

lazzo della sapienza 1815; edizione contraffatta poi in

XII esemplari portano il vero nome cosi dell' dell'amico M. Williams Stawart Rose, a cui dedicata, e nella fine la Clavis Hypercalipseos, che svela i veri nomi delle persone adombrate in questa satirica allegoria.

Lugano: autore come

Gemelli.

12

LIBRO TERZO

SOMMARIO.
Banck
sul

Rifugio

in

Inghilterra

Accoglienza lusin-

ghiera e nuove conoscenze

Ritiro in un casino a South-

Scrive per Giornali Letterari

del volgarizzamento di

Omero
di

Libro

su Parga

Continuazione Saggi
in

Petrarca

Letture
di

Letteratura Italiana

di

Spese Debiti Edizione quattro Classici Italiani Discorso sul testo del Decamerone Discorso sul testo della Divina Commedia Discorso sulla Gerusalemme Malattia Ritiro una piccola Casa a Turnham Green Visita del Conte Capo d'Istria Morte Vizi Virt Conclusione.
dra

Lon-

Fabbrica

Case

in

Presso una nazione,


propri principii hanno
gio,

in

cui

l'

altezza

dell'iu-

gegno, la dignit, della morale e la coscienza dei

un un uomo della fama


alle

alto

valore

ed un predel Foscolo,

letteraria
e

congiunta

sue

sventure,

alla

venerata di-

visa di esule, ricever dovea le pi lusinghevoli ed

affettuose accoglienze.

Ebbe
terra
il

egli, al

primo giune

gere
l'

nella

pii

antica

della libert

del-

ospitalit in Europa,

compenso serbato
all'

talvolta
eh'

alla

perseguitata
e coscienza.

innocenza,

uomo
colse

onore

In Inghilterra
sent
la

il

ebbe premio

de' suoi

sacrifizii;

elevatezza,

la volutt

del dolore, e tutta la forza della

dignit umana.

180

DELLA VITA E DELLE OPERE

Col egli comprese, che la virt non vano


sulla terra, che
l'

nome

intelletto

una potenza; col


Egli vide
onoil

infine si rifranc delle passate procelle.

che

le

sue opere non eran del tutto in quella reil

gione sconosciute, che


rato sulle labbra di

suo

nome suonava
isolani;
la

quegli

vide,

che

coraggio,

le

maschie risoluzioni,
e

saldezza in-

vincibile, e le altre fiere qualit della

sua indole,
quella
passioni.

avean pregio
gente
libera

destavano
dotata
di

rispetto

presso

nobilissime

Giunto appena, fu visitato da' primi valentuomini di quel paese, e conobbe tosto i Brougham, i Mackintosh, i Russell, i Lansdown, gli Hallam; conobbe Lady Dacre, Byron, Rogers, Moore, Campell,
e finalmente in
tesia,

Lord
in

affetto

ed

amicizia.

Lady HoUand trov corVivendo dunque per


elettissima
societ,

qualche

mese

questa

ed

usando, come Addisson un tempo, della splendida


biblioteca di lord Holland,
il

Foscolo obbli per

poco

passati dolori, ed accolse non vane speranze

di vita

men misera ed

infortunata.
ei
il

Ma

varcato questo primo periodo,


e

pens di
pensiero

smettere queste consuetudini,


a procacciare
sussistenza. Il
soli
i

volse

mezzi per

una libera ed onorata


ingegno eran per
ed
lui
i

tempo

l'

capitali

che gli rimanevano; non dovea ne


invano
vivere
in

potea
trasse

consumarli

inutilmente. Si

ri-

una remota parte di Londra, dandosi tutto a vita puramente letteraria,

dunque a

lontano
varlo

da politiche

faccende,

ed

avvolto

fra

prediletti suoi libri.

Ma

ci

da nuove

calunnie,

non valse a preserda forti dolori, e da


lo

molte amarezze, che da ogni parte

assalivano,

DI

UGO FOSCOLO.
lo

181

ed inesorabilmente
Inghilterra furono
da' suoi

seguirono infino al sepolcro.


fra
1'

Gli anni eh' ei visse


i

esilio

e la

povert in

pi crudelmente combattuti
i

nemici,

ed

pi

lagrimevoli

della

sua

vita. Il destino gli sorrise talvolta per

un

istante,

ma
le

r umana pravit non


armi della

lo

dimentic mai. tutte


suo nome, la

vilt, dell' invidia, e delle pi stolte

passioni fur volte sempre

contro

il

sua fama, ed
Stette

miseri suoi giorni.


in

quindi

una

piccola casetta posta in

Sonth-Bank, lungi dal rumore della citt capitale,


abbellita e rallegrata della presenza di tre leggia-

drissime giovinette inglesi, che teneva a suo servigio


forse,

come
si

tre grazie redivive, per

non ismentire

crede,

che stato era egli


tre

veramente
Dive.

il

cantor dell' inno alle

vergine

Ma

una

fra queste grazie gli fu cagione


ricolo, cio di

di

un

duello.

Un

certo
di

un grave peGraham, che


traduttore
il

frequentava
copista,

la

casa colla qualit


conquistare

volendo

anch' egli

cuore

della

giorno, in
losia,

maggiore di queste tre giovani sorelle, un un momento di ebbrezza o d'insana geaggred


il

Foscolo con
il

insolenti e brutali rispose con


il

maniere, alle quali


sfida.

nostro

Ugo

una

Condotti sul campo, l'inglese tir

primo,

ma

il

Foscolo, non degnandosi di scaricare la sua


di

arma su
in aria
il

un nemico per
e

lui

spregievole, trasse
di

suo colpo

mostr
patire

non temere la
quel tempo una
il

morte, ne un simile avversario,

Ebb'
dell'

egli ancora

in

delle gravi sventure, di

che

pu essere
ferito

cuore
terra.

uomo
la

pi

acerbamente
infelice

sulla

Pianse

morte della

madre sua, onde

182
scrivea:

DELLA VITA E DELLE OPEKE

La morte

della

mia povera madre, che

da Dio, mi ha aperto nel cuore una mi nuova sorgente di perpetua malinconia e di rimorso; e questo paese, tristissimo per me, diverrebbe micidiale, tanta fu fino ad ora 1' afflizione
fu tolta
di spirito e di salute che
rire, e

mi ha quasi
oggi un
le

fatto

mose-

mi par anche
vivo.

di essere

uomo

polto

Cos finirono

per lui

dolcissime

speranze di rivedere e riabbracciare altra volta quella vecchia e misera donna, e tutte le persone

che pi occupavano
sacri dell'

gli

affetti

della

sua anima.
delle

Cos, a poco a poco dispogliato de' sentimenti pi

uman

cuore,

cio

della

religione

domestiche

affezioni,

incominciava a vedersi solo


agli

nella vita, e guardando


triste vecchiezza

anni

fuggiti,

alla

che

lo

incalzava,

abbandonavasi
prepoten-

a quella desolata solitudine, alla quale

temente
nali,

lo sospinse

sempre

la

sua indole.

Erasi egli intanto deliberato a scrivere ne' gior-

perocch in questa
i

sola guisa serbar poteva

puri ed intatti
dente.
Il

suoi principii, e

vivere
di

indipene

pi potente strumento
le

civilt

di

progresso sono in Inghilterra

opere periodiche,

alle quali indistintamente concorrono,

come

a no-

bilissimo ministero, tutti gli uomini pi ragguardevoli e notabili per niente e per cuore. Coopera-

vano

infatti a

quei tempi Southey, Scott,


Hazlitt, Coleridge,
Jeffroy,
il

Bentham
Mackinstranieri
Il

Brougham, Campbell, tosk, Gifford, Lamb,


per la condizione
debito
di

fra

gli

Telesforo di Trueba, e
in

nostro Foscolo.
si

quale
per

che

vivea,

credette

prudenza far noto

che scrivendo

non

sarebbesi frapposto mai nelle facendo

e nelle parti

DI
politiclie della

UGO FOSCOLO.

183

nazione che gli accordava un rifugio.

Forniva quindi i suoi articoli all' Edimburgh rewiew Quarterly rewiew, senza mai dipartirsi dalle
sue opinioni che gli costavan tanti sacrifizi e do-

Or iu in questi articoli per giornali eh' egli una tale e tanta erudizione, una cos sensata filosofia, ed un si gran lume di critica da
lori.
^

dispieg

farlo allogare nel posto de' primi critici dell'Alema-

gna

e dell' Inghilterra, e
i

da porlo indubitatamente
avea
grette
e

a capo di tutti
dispogliato la

suoi cittadini. Il Cesarotti

critica dalle

pedantesche

sue forme, rivestendola di un carattere di gravit,

d'importanza
sane dottrine,

e di utilit fino all'et

sua

iu parte

al tutto ignorate; e

ma

il
l'

Foscolo nudrito a pi

meglio
elev

avviamento del secolo


a
quell' alto
e

comprendendo,
riempiendo
dell' Italica

codest' arte

nobile grado, cui gi gli stranieri l'avean condotta,


in
tal

modo uno
I

de'

maggiori
teorie

vuoti

letteratura.

suoi

critici

lavori

soq

pieni di tanta storica sapienza,

di

cotanto
filo-

ragionate ed assennate, di considerazioni tanto


sofiche,
e

di

vedute

profonde

sottili,

con-

giunte ad un acume, e ad una penetrazione straordinaria


d' intelletto,

che ben

possiam

dire,

che

l'arte critica

non

sia stata mai, innanti al Foscolo,

trattata in siffatta guisa in Italia. Si leggano gli


scritti critici

volgarizzati

dagli
dal

inglesi

giornali,

Maggi, vogliam dire, i tre Discorsi sulla Democrazia della Bcpubblica di Venezia; su i poemi Narrativi e romanzeschi Italiani; e sul digamma Eolico. Si legga l'articolo sa Dante e il suo secolo. Si leggano infine tutti quelli, che ei dett negli Annali
e

massime

quelli pubblicati

184

DELLA VITA E DELLE OPERE

di Scienze e Lettere del Rasori. e quelli nel giornale

d'incoraggiamento,
parte
il

si

vedr quanto
e

per

questa

Foscolo valeva, e quanto


l'

gli Italiani ve-

nerar debbano
di quest'

ingegno, gli studi

la

memoria

uomo. Gli Inglesi pregiavan tanto questi be' lavori, che gli pagavano quindici lire sterline ad ogni sedici pagine, e per quello sul Dante
gliene

inviaron

trentadue,

pregandolo

di

prose-

guire con articoli di simil fatta suU' italiana letteratura, ritraendone in

compenso due ghinee per


si

ogni pagina,

il

che mostra in quale opinione presso


il

quegli stranieri

Foscolo

teneva.

Ma

pur egli lieto non era di questa sua con-

dizione, ed

amaramente

si

doleva colla sua amica

di Firenze, alla quale scrivendo nel marzo del 1818


dicea.
vero che le tante sciagure

Grandi forze di cuore mi sento tuttavia, non hanno distrutto


la

r ingegno,
oh' io

mia memoria mi suggerisce


pili

de' passi
io

avea letto
d'

anni addietro,
dimenticato:

de' quali

stimava

anche di ragionare meglio, e di sapere quello che io fo; e piango le facolt datemi dal cielo, educate con
credo

essermi

tanta cura, preste a perdersi, ed occupato frattanto


in cose ne gloriose, ne utili:

piango tanta costanza


in

di cuore e di opinioni, che sta per convertirsi

ignominia
che pure
la

di

indigenza

e di debiti,

piango la fama,

della quale io non ho avuto grande ambizione,


l'unica consolazione,

ma

che potrebbe dopo

morte mia restare in eredit agli amici miei. Tuttavia in mezzo a questi lavori, eh' ei chianiava ne gloriosi, ne utili, frammetteva ad intervalli r intrapreso volgarizzamento dell' Iliade, ch'ei continuamente careggi, e che non poteva ne sapeva

DI

UGO FOSCOLO.
dotato
il

185
Foscolo di
ingli

dimenticare.

La natura avea

cotal senso incomprensibile ed arcano, di tale

comparabile squisitezza per la poesia, che non


si

rendea agevole

il

dipartirsi

da quel poeta: anzi

Bravisi siffattamente addentrato, che ninno al par


di lui sentiva o notava con tanto sottilissimo gusto

ed alto discernimento la vera armonia,


il

il

moto.
e

colorito delle parole,

il

passaggio di

tuono,

tutte le gradazioni, per dir cos, della musica poetica di

Omero. Scrivea

infatti.

Traduco Omero
uno;
cos

alle volte: ora sei versi, ora dieci; ora

non aguzzo l'ingegno,

ma

impedisco

che

pigli
ri-

ruggine: e posso lavorar senza penna, friggo,


friggo, macero, tormento in mille
fra

me,

poi lo

modi ogni verso copio; vedi d'impetrarmi da Domi-

neddio una vita di centoventanni, che tanti a dir


poco,

mi

ci

vorrebbero a terminare la mia trache


e

duzione. Sappiamo,

ponea egli tanta cura


nella

ed

affetto, tant' arte

magistero
di
lui,

struttura
e
la

ed armonia del verso, che la pi sicura


glior

miri-

fama

letteraria

simile

Virgilio,

gli sar tutta

precipuamente in questa parte


versione

posta.

Ma
si

la

non

varc

il

dodicesimo
quei

canto, ne
soli

son veduti a stampa finora che


pubblicati,
e

saggi da lui

de' quali

abbiam

noi gi fatto parola.

Frattanto un grave e deplorevole fatto suscit


in quel tcm.po in

Europa un grido

di

sdegno
e

e di

maledizione contro V avara ambizione del


nico impero.

britan-

scrittori e poeti

narrarono

canta-

rono

venduta Parga, o meglio le miserande sciagure di un popolo cristiano ed eroico mercanteggiato dal diritto del pii forte.
i

dolori della tradita e

186

DELLA. VITA E DELLE OPERE


si

come
bovi.

mercanteggia un armento
la

di pecore o di

Ma

storia

riparatrice
e

delle

ingiustizie

umane ha ben
Kussia, e non

chiarito

dimostrato

che

alla

all'

Inghilterra, debbasi imputare la

prima causa della cessione di Parga fatta alla signoria Ottomana. Fu con onta de' due potentati il 21 marzo 1800 stipulato, che i paesi soggetti un tempo alla veneta repubblica lungo la costa dell'

Epiro,

cio

Prevesa,
al

Parga, Yonizza, Butriuto,

dovessero sottoporsi

mano, serbando

barbaro dominio musulgodendo i privilegi di che erano

investiti, somiglianti a quelli posseduti da' princi-

pati di Moldavia e Valachia. Cos questo trattato


fra Russia e

Turchia dava quei paesi

al

governo

di Costantinopoli e

lazioni religione e

mutava in quelle infelici popolamenti, le procivilt. Vani


i

testazioni, e le resistenze. Crudeli le lotte

fra

le

forze soverchianti de' nemici, e quelle de' popoli resistenti

voler riconoscere

padroni musulmani.

I Pargiotti, dissotterrate le ossa de' loro padri, le

raccolsero sopra

ed appiccatovi

il

un rogo innanti ad una chiesa, fuoco, stettero muti spettatori ed


e tanto dolore

immobili, finche tutto non fosse arso e distrutto.

Tanta enorme ingiustizia


pacifica

sdegn
sulla

la

Europa,

1'

ira

accumulossi
fiero

po-

tente Albione, onde

il

Berchet con

disdegno

esclamava

Se un

Che t'importa, o rammingo

vilissimo Inglese
di

Parga mori?

Il

Foscolo in quella occasione maled la svenla

tura del debole: esecr


giustizia di questi

prepotenza
che
senza

la

in-

trattati,

consultar

DI

UGO FOSCOLO.

187
le
1

la volont
la

ed

voti di
le

un popolo,

sue leggi,
costumi, e
ge-

sua

religione,

consnetudini,

l'inviolabile diritto delle genti, ne

fanno un ima'

pudentissimo mercato; onde piause anch' egli


miti, alla disperazione ed al
infelicissimi

sangue

di

quei suoi

scrittura
alla

Dett tosto una lunga Parga nell' Edinihurg rewiew, quale segu un'anonima risposta nel Quarterly
concittadini.

intorno

rewiew, in cui colle sfacciate armi del mercenario


s'insultava alla verit,
alla

giustizia,
in

alle

ca-

lamit de' miseri Elleni.

Ma

questo mezzo persi


si

venuti in Londra tre deputati di Parga.


sero al Foscolo pregandolo, che addossar
la difesa o la vendetta

rivol-

volesse

almeno

della sfortunata lor

patria. Allora attese egli pili di proposito alla storia

di Parga. e dopo

un anno
lire

di assiduo lavoro,

e la

spesa di trecento
fatto di

sterline,

per copiatori, libri

e per procacciar testimonianze

oculari, gli venne comporre un libro col i\\.o\o'. Narrazione di avvenimenti, da servire d' illustrazione alle vicende e alla cessione di Parga. Ma questo storico lavoro stampato non si pubblic mai. il che porse argomento ai nemici del Foscolo di avventar nuove

calunnie
creder

all'

integrit

della

sua

vita,

perciocch

si volle,

che questa soppressione sia avvenuta


Castelreag,
e

per intercessione di lord

perch

il

Foscolo

ebbe largo e magnifico compenso dal tesoro della gran Bretagna. Or le ragioni che mosn'
il

sero r autore a sottrarre


tura, che
i

suo libro son di tale na-

suoi avversari non sapevano n potevan

comprendere.
1

principii

proclamati e adottati

dalla

santa

alleanza mostravansi in tutta la lor nudit ed onni-

188
potenza
nell'
i

DELLA VITA E DELLE OPERE


applicazione fatta sulla misera Parga,
i

perocch
venti,

pazienti ed

carnetci, dice
i

il

Foscolo,

eran pochi e conosciutidsimi,

testimoni tatti vi-

documenti innegabili e parlanti. Or quei avvenimento fondava in Europa un novello sto dritto delle genti, in forza del quale sbrancando come armenti le popolazioni, cacciar si potevano dalla terra de' loro avi, costringerle ad esulare, e gloriarsi di averle ben compensate col pagamento de' lor poderi e delle abbandonate lor case. Onde il Foscolo esaminando le prime origini e le varie
vicissitudini del dritto delle genti, e in che
soleasi in altri secoli adoperare,
cos

modo
che

concludeva,
porr
in

funestamente
le

rimutato,
noi,

si

pratica

da oggi innanti fra


Intanto
e degli Italiani

forse

per l'avvenire.

inattese rivoluzioni degli Spagnuoli

provocarono la Santa Alleanza ad


il il

estender

1'

applicazione di tutto il suo dogma,


il

che, scrive
libro.

Foscolo,

mi

astrinse a sopprimere

Assai de' fatti secreti, prosegue egli, e documenti autentici m' erano stati fidati anni addietro talor conversando meco, e talor in copie se mai potessero giovarmi quando che fosse alla de'

storia del secolo: e alcuni degli amici miei erano


stati attori e spettatori prossimi di facendo militari
e politiche di

varie

nazioni.
io

Quindi

allo

scoppio

di

nuove rivoluzioni,
fors' altri

temendo non

tutti, o taluni

cadessero sotto sospetto d' avermi par-

tecipato quei documenti,


il

m' indussi a sopprimere

ho adempiuto al debito d' amico e d'uomo: da che ne libri stampati avrebbero


libro. In ci

allora giovato alla giustizia pubblica, ne per

me

dichiarazioni

Monarchi

lor ministri si sareb-

DI

UGO FOSCOLO.

189

bero ristati dal sospettare, e punire or l'uno or altro individuo come complici miei, e rivelatori

di secreti di stato.

Or queste,
tennero
il

non
a

altre, fur le cagioni,

che

ri-

Foscolo

non

pubblicare questa sua

storia di Parga,
de' bisogni del

degna al certo del suo ingegno e tempo che correva. Cos mentr' egli

dalla opinion pubblica per

avrebbe dovuto ritrar lode, ed essere rimunerato un procedimento tanto

delicato ed onestissimo, 1' umana malignit gli apponeva a colpa ed a delitto questa inattesa soppressione.
^

Ma

r opera, dalla quale

ei trasse
si

e singoiar

plauso in Inghilterra

furono

maggior fama * Saggi

sopra il Petrarca, che scrisse in inglese, e che una nobile penna italiana, quella, vogliam dire, di Camillo Ugoni, ha poscia volgarizzati e donati all'Italia. Mosse il Foscolo a questo lavoro la coltissima lady Dacre, sua amica, la quale voltando
nel suo idioma molti sonetti ed alquante canzoni
del Petrarca,
si

merit

le

sue lodi,
il

e la

dedica di
Petrarca,

codesto suo libro.

vano

ripetere, che le trenta

e pi vite, che sono

scritte

intorno

al

non han finora satisfatto al bisogno e di vedere un lavoro degno della mente
di genio qual' era
il

alla di

brama
il

un uomo
Fopii

Cantor
vita,

di
ei

Laura.
dett

Ma

scolo

non

scrisse

una

uno de'

be' giudizi critici, che si sien dati fino al presente

sopra r Amore, la Poesia,

e il Carattere di questo gran poeta, chiudendo il suo libro con un parallelo fra Dante e Petrarca.

Ammirevole

infatti la critica ed

il

senno, con

che egli svolge la vera indole della passione del

190
Petrarca-,

DELLA VITA E DELLE OPERE

riponendone

le

cagioni nella

filosofia,

nella

religione, negli usi cavallereschi, nelle corti

d'amore

ed in altre consuetudini ed opinioni di quei tempi,

che concorrevano a gara a lusingare ed abbellire la pili potente ed irrefrenabile di tutte le umane
inclinazioni.

Lodevole la dipintura
il

dell'

amor

di

Laura verso

suo amante; ne strana la opinione,

che questo amore pel corso di anni


siasi al tutto serbato

ventuno
la

non

platonicamente purissimo.
poesia del
e

Nel secondo saggio mostra, che


Petrarca non

opera della sola ispirazione,

che
di

l'armonia, l'eleganza, la perfezione son


i

frutto

primitivi concetti e l'affetto lunga fatica; ma provengono dalla subita ispirazione di profonda e potente passione. In tal modo si spiega il perfetto accordo tra la natura e l'arte, tra l'accuratezza
del fatto e la

magia dell'invenzione;

tra

la

pro-

fondit e la perspicuit; tra la passione divorante e


la

pacata meditazione.

Onde
il

le

poesie amorose del

Petrarca sono, secondo

Foscolo, un anello inter-

medio
la

fra quegli antichi


dell'

ed
all'

moderni. Innalzando
della

passione
e

amore

altezza

propria
i

mente,

adornandola

colle

metafisiche teorie e

costumi del suo tempo, il Petrarca ci pone innanzi agli occhi molte sembianze e memorie de' nostri
sentimenti ed
affetti, le pii
le

lievi circostanze della

nostra passione;

pene,

piaceri, le speranze,

timori da noi sperimentati; e con un sol verso


trasporta indietro e ci fa rivivere colla

ci

persona,

che un tempo fu a
questo sentimento,
conflitto

noi-

cara e diletta. Sovrano nella

espressione del dolore, tutto cede alla violenza di


e

noi

miriamo

lo

spaventoso

tra

la

ragione e la disperazione, tra la

DI

UGO FOSCOLO.

191
stesso la dole

passione e la religione.
cezza,
la rapidit, la

Ma

nel

tempo

variet,

l'ardore

l'anda-

mento, solenne, profondo ed appassionato dello stile son tali, che nessun lirico italiano ha mai conseguito r uguale.

Nel terzo saggio parlando

del

carattere

pre-

senta questo grande intelletto irritabile ed intollerante, tal volta pieno di gravit pedantesca e di

simulata modestia,

ma
e

sempre

libero,
ai

sempre

in-

dipendente, terribile

formidabile

papi, ai re,

ed
la

a'

tanti tirannetti, di cui brulicava a suoi


Italia.

tempi
ai

misera

Amantissimo della patria


e

e della

sua libert, allorch egli scriveva agli


cardinali, agli

amici,

imperadori,

alle

genti

italiane,

r anima generosa del Petrarca si elevava a magnanimi sensi, e dispiegava i pii be' tratti di un genio che sembrava creato alla grandi-loquenza de' sommi oratori. Abborriva gli stranieri. Chiam pazzi
snervati
i

Francesi, schiavi brutali

tedeschi. Di-

fese e sostenne l'impresa di Cola di

Rienzo. Graall'

tissimo a' benefizi,


lazione.

Am,

non prostr mai l'anima sent un potente bisogno


lui,

adu-

d' esser

riamato. L'affetto, secondo

toglieva la disugua-

glianza dell'educazione e

della fortuna. Protest,

che

l'

invidia non trov


il

mai

luogo nel suo cuore.


affett di
gli

Ma
mai

proffer di rado
le

nome, ed

opere di Dante.
e

Ebbe per
a'

non legger uomini pili


le do-

timore
vizie,

piet,

che odio

e disprezzo.

Sprezz

ma

fu largo agli amici,

congiunti ed al podella solitudine;

vero delle sue sostanze.

Amico

padre

infelice d'illegittimi

figliuoli,

temperantis-

simo per costume, irrequieto per abitudine, sospir sempre 1' eremo di Valchiusa. Cerc un posto per

192

DELLA VITA E DELLE OPERE


mai. Visse non lieto, ne
per
del
secolo,

riposarsi, e noi rinvenne


felice, forse, die' egli,

per propria colpa, forse

colpa degli uomini; o forse per colpa

nel quale fui destinato a trar la vita. Credeva che

filosofare

amare

la saviezza

e la

vera saviezza
di
relile passioni.

essere

Ges
gli di

Cristo.

Un
e

alto

sentimento
Colonna.

gione

tenne in perpetua lotta tutte

La morte

Laura,

di

tutti

la

ver-

gognosa disfatta di Cola di Rienzo, le civili guerre d' Italia, il colmo della consumata corruzione della Chiesa, la peste che desol il mezzod d' Europa e r invasione di Napoli per gli Ungheri, tutto contribu in quel periodo ad opprimerlo, ad affliggere il suo cuore, ed a volgere le sue speranze ad una vita futura. Allora egli si assuefece a guardar senza timore la morte, a tollerare le pene di una stanca ed amara esistenza, ed a rassegnarsi a tutti quei vaneggiamenti, che ingombrano le fervide menti, le spingono a sospirar sempre il passato, a pentirsi e stancarsi del presente, a sperare e temere del
futuro.

Nel parallelo
e le

fra

Dante

e
1'

Petrarca prova per


educazione,
i

quali opposte vie la natura,

tempi

vicende della fortuna trassero questi due uo-

mini all' ammirazione delle venture generazioni, e all' immortalit del nome. Tal paragone condotto
con
si alta e sottilissima critica, che porge un documento' della mente del Foscolo in siffatti lavori, perocch non lieve, ne facil cosa il porre in confronto i caratteri di questi due ingegni cotanto diversi fra loro, che non possono per molte parti agevolmente ravvicinarsi. Ma il Foscolo incomincia a ben ritrarli con quel verso: L' un disposto a

DI

UGO FOSCOLO.
e poscia

193
con brevi
tratti,

patire

V altro a fare,

e con pennellate di

sommo

critico ne dipinge questi


intelletti.

due grandissimi
rato in

venerabili

Conside-

somma

questo lavoro da ogni parte altae

mente pregievole,
questo saggio
tico,

degno delle
il

lodi che

ha dap che
cri-

pertutto riscosse, onde


in

Pecchio scrivea:
il

verit

pi bel

giudizio

che mai sia stato scritto su questo grand'


le

uomo
senti-

sendo la critica maestrevolmente intrecciata con


le

circostanze,

vicende,

il

carattere,

menti del poeta. Senza essere ne una vita, ne una relazione, ne un romanzo, uno scritto che
incanta
e

molte

volte

incanta

come
forza

la

stessa

poesia del Petrarca, senza neppure scuotere o lasciare

profonde
talvolta

impressioni.

dire,

che

r anima irrequieta del Foscolo,


tonica,
lirica,

triste, talvolta pla-

era

fatta per
e

interpretare

l'anima,

sebbene pi elastica

pi profonda, di

Petrarca.

Ma

egli astretto

dopo la pubblicazione di questi Saggi fu ad accettar la profferta fattagli dalla

sua amica lady Dacre, vogliam dire di esporsi, a dar pubbliche lezioni d'Italiana letteratura. Era ben agevole per lui siffatta impresa, poich le idee
e

r erudizione raccolte

al

tempo del Professorato

in Pavia gli tornavano

ad utilit ed a giovamento, onde sappiamo, ch'ei comp con sommo plauso r indossato carico, imbors molte centinaia di lire sterline, ma la sua anima rimase prostrata, ed offeso T orgoglio e la dignit della indole altamente umiliata e quasi avvilita. Avrei potuto, scrivea un anno prima della sua morte, e potrei campare dando delle letture in Italiano, e il primo corso
Gemelli.
13

194
di esse

DELLA VITA E DELLE OPEEE

mi

frutt da forse mille lire;

ma

1'

anima

mia

si

umili, ecredo che morrei di dolore e di bi-

sogno innanzi di riassaggiare un'altra volta questo amarissimo calice di esporre la mia faccia a insegnare pubblicamente a gente che non intende, e
che accorre chi per curiosit di vedere un animale famoso, e chi per desiderio di fargli carit: Or
queste parole non han duopo dicomento. Un' anima
altera ed educata alla scuola
stretta a ritrarre
il

dell' infortunio,

co-

pane e la mercede del suo lavoro da gente che non comprende l' importanza od 1' amarissima il pregio, potr ben intendere tutta
verit delle dolorose espressioni del Foscolo.

Egli

che aveva dalla cattedra dettato, che le lettere coltivate per ricavare danaro rendono infelicissimo il
vette poscia in Inghilterra barattare

mortale che l'esercita con questo solo scopo, doV ingegno per
e

moneta,
gli

mercanteggiare

le

nobili

facolt

che

eran state da una benefica natura largamente

impartite.

Oh

se

nemici del Foscolo avessero anima,


e

potuto negli ultimi anni della sua vita penetrare


ne' misteri di quell'

vederne

il

conflitto,

le atroci torture e lo strazio, certo

che mosso non

gli

avrebbero tante codarde battaglie, ne amaregi

giati ed inveleniti

giorni estremi dell' esule sfor facil

tunato!

Pur troppo

opera in mezzo agli


pronunziare
sentenze

agi domestici, ne' gabinetti, ne' convegni, e fra le

dolcezze della terra natale


e giudizi su gli

uomini eh' ebbero fama ed ingegno, che mantennero incontaminato col sacrifizio e la sventura il dono di Dio, e dopo morte seppero la chiarezza del nome ad esempio de' nipoti senza infamia tramandare. Quante opinioni, quante idee

DI

UGO FOSCOLO.
si

195

strane ed ingrate, non


la

sono sparse sulla vita e


e

memoria del Foscolo, non fur mai tocchi dallo

massime da
strale

coloro che

della

sciagura
il

e
in-

dal battesimo della persecuzione?

Ma

tempo

giuridici

comincia oramai a disperdere le calunnie ed i torti gi il suo nome incomincia ad aver la


;

debita riverenza, ed a grandeggiare con


dell'Italica letteratura,

sommi

mentre quello de' suoi tanti detrattori cadde rapidamente nell' oblio e nel meritato dispregio.

Intanto da credere, che i lavori della mente inatteso guadagno ritratto da queste pubbliche r e
lezioni, sieno state le cagioni

che

il

ravvolsero, pii

per istordirgli la mente forse che per ricreargliela


in quelle spese prodigate
in

case

giardini,
in

ed

in altri dissipamenti, che gli partorirono

quel

tempo nuove ed
terreno, edific
la parola

irreparabili sciagure.

Compr del
e
si

una

casa, alla quale pose in fronte

Digamma,

architett un
il

giardino,

diede non solo a sprecare

guadagnato danaro,

ma
(

a contrar debiti per fornire ed arricchire di ele-

gantissimi addobbi questa sua abitazione. Furono


brevi per le sue illusioni.
tosto,
I

creditori cominciaron

ed inesorabilmente, ad agitarlo ed inseguirlo.


le

Egli dovette abbandonare la sua casa in Soutk-Bank


i

suoi

fiori,
il

tre grazie

ed ogni cosa pia cara


secondo

scrive

Pecchio. Ripar in un solitario

piano delle cento mila case che compongono Londra;

Ma

invano; ei non pot

scampare da' suoi persetrafugarsi per le


vie
pili

cutori.

Fu

costretto di

deserte di quell'immensa capitale, celar nome, ed


accattarsi

un

ricovero. In tale

miseranda condizione
parve,
e

trasse per alcun

tempo

la vita. Gli

con

196

DELLA VITA E DELLE OPERE

ragione, perduta la dignit del


e la

nome

e della indole, la

sua abituale infermit, vogliani dire,

melan-

conia, lo assal prepotentemente prostandogli tutto


il

vigore e la fierezza dell' animo.

Ho

tutte, scrive,
sfinite.

le

potenze della mente e della vita sbattute,


tanto lottato di e notte, e
d'

Ho
le

ora in

ora,

con

sciagure e le infermit questi due anni, che ogle

gimai quando
pili forza

mi

lascino respirare, io non trova

ne coraggio dentro di me.

Non ho anima
e

nata che mi consoli, o che mi consigli

mi

aiuti

sopportare le fatiche nelle quali bisogna pure eh' io

spenda quattro o cinque anni indefessamente per uscire una volta della schiavit vergognosa della povert; ma temo che le forzo mi manchino. E pure non gli mancarono. Perdur negli studi ed incalzato dal bisogno, intraprese col libraio Pickerin una splendida edizione de' quattro classici
italiani Dante, Petrarca, Boccaccio e Tasso, obbli-

gandosi di sovraintendere
testo, e di far precedere

alla

retta

lezione

del

ragionamento a ciascun classico. Da questa intrapresa ne avrebbe egli ritratte lire seicento, purch il lavoro fosse condotto a termine nel volger di due anni. Dett
critico

un

quindi sul testo del Decamerone


riparo
a'

un

isterico

Di-

scorso coir intendimento, non gi di porre alcun


a'

guai della lngua,


a'

e di far

posare le armi

combattenti ed

litiganti,

ma

bens per indicare

ad ogni modo la radice delle quistioni e de' guai. Infatti colla consueta sua critica, e con quel giudizio proprio dell'alto suo ingegno, discorre

dapprima

delle varie fortune del testo, delle

edi-

zioni, della

censura de'

frati e della

romana

corte;

indi passa ad alcune ragioni, che mossero le tante

DI

UGO FOSCOLO.
:

197
pone

e misere quistioni intorno al nostro idioma

in ordine tutte le qualit precipue e speciali della

mente, dello

stile,

della lingua del Boccaccio:


e
le

ed

in fine svolge le ragioni

necessit

politiche

per cui il Decamerone fu proclamato dagli Accademici unico regolatore e vera norma dell'italiana prosa. Paragona con Tucidide e Lucrezio la descrizione della peste, mostrando in
trassero a disegnare

che

modo
i

la

di-

versa tempra de' loro ingegni, e la diversit de' loro


studii
li

colorire

medei

simi fatti in maniere interamente diverse. Xota

mali ed

beni,

che

il

Decamerone apport
il

alle

lettere e all' italico

idioma;

culto, la venerazione

e r autorir che

riscosse

per parecchi

secoli;

le

puerili esagerazioni e le battaglie de' grammatici,

de' retori,

delle

accademie,

e delle

scuole;

final-

mente conclude, che


voli a farli

la troppa

ammirazione

di que-

sto libro insinu nella lingua infiniti vizii, pili age-

conoscere che a ripararli, e guast in

mille guise per lungo corso di generazioni le menti


e la letteratura in Italia.

Tale brevemente questo Discorso, degno invero di laude, perocch pochi per certo avean finora
dissertato con tanta giustezza e verit critica
in-

torno ad una delle


dell'

pili

celebrate e maggiori opere

ingegno italiano.
il

Pubblicato

Boccaccio, pose

mano

al

Dante.

Aveva egli volto il pensiero da qualche tempo ad un Coment della Divina Commedia; e diffatti scrivendo il 26 settembre i826 da Londra all' amico
Gino Capponi
gli

parlava dello scopo di questo lasottoposto,


e

voro, delle contrariet cui venne

di

altre sue opere. Sperava, dicea, di lasciarti sapere

198

DELLA. VITA E DELLE OPERE

ch'io vivo, mandandoti la


strata da

Commedia
non

di

Dante

illu-

me:

e se

il

libraio

si fosse

dato al

tristo, tutto intero

il

pato e pubblicato e arrivato in


era
1'

poema og^mai sarebbe stamItalia. Da prima


non pi
belle
io

animo mio

di stamparlo in quarto, e

di cinquecento copie, non aspettandomi

per come

pratori se non alcuni amatori di edizioni


corrette, e
i

bibliotecari

delle

pubbliche librerie

1' Europa, e parecchi lettori di Dante, importasse di vederlo illustrato in guisa tutta uuova, e non tentata mai da veruno, bench' io mi creda sia 1' unica possa giovarne a far conoscere

qua

e l per

ai quali

davvero la poesia,
di

il

secolo, e la

mente tutta quanta


di far

Dante. Era intendimento del Foscolo

precedere

al

Poema

tre Discorsi. Il

primo premesso alla prima


ri-

cantica trattar dovea delle condizioni civili dell'Italia,

poich r originalit dell' ingegno di Dante


il

sult, secondo

Foscolo, in gran parte dalla ori-

ginalit de' suoi tempi: e per nell'Inferno ritrasse

r umana natura,

qual' ei la

vedeva schietta,
patire

vio-

lenta, ed eroica, e qual vive a

ed operare

fortemente in tutte le et, mezzo barbare. Al Purgatorio era destinato un Discorso intorno
alla letteratura di
i

queir

et, a fine di rintracciare

principii,

progressi, e le modificazioni della ciil

vilt, alla

quale

genere umano europeo comin-

ciava allora a rinascere.

Alla terza cantica infine un Discorso sullo stato


della Chiesa di quel tempo, facendo osservare

come

la religione fosse sentita e praticata a quei giorni;

quanto riuscisse utile o dannosa all'Italia; quanto


e

perch Dante volesse rivocarla

a'

suoi primi isti-

DI
tuti.

UGO FOSCOLO.

199

Intendeva inoltre di corredare ogni Cantica di


a' passi

osservazioni intorno

ne' quali la storia e la

poesia s'illustrano scambievolmente, e dar lunghe

note sul sistema teologico del Poema, sulle applicazioni della teologia alla politica, su
i

latinismi di

Dante,

e
il

suU' aspetto e senso corporeo delle ombre.


Foscolo
afflitto

Ma

da gravi sventure, non ha


pen-

potuto mandare ad effetto questo suo primo


siero, e dovette

rassegnarsi ai patti che esibir gli


d' illustrare
il

volle

un libraio proponendogli

per suo

conto la Divina Commedia. Mutato

disegno del

lavoro, e ridotto a minori proporzioni, pure

non

si

pot condurre a suo termine per la morte del Fo-

con danno e vergogna dell' Italia, scrive un Italiano, rimase inedito il manoscritto, e si rimarrebbe tuttavia, se la generosit di un libraio
scolo, e

italiano in Londra, Pietro

Rolandi, non lo ricomsterline dal

prava pel prezzo


libraio

di

quattrocento lire
a

inglese,

avventurandosi
quali
egli
forse

forti

spese

di

stampa,

dalle

non

ritrarr che

l'onore di averle affrontate.

Vide per

la luce in
il

quel

tempo

il

solo

Di-

scorso sul testo, che

Pickering nel 1825 pubil

blic pieno di errori, e che

Raggia due anni dopo

ripubblic con nuovi errori, finche venne con esatta


correzione, e con emendazioni ed aggiunte ristam-

pato dal Rolandi. Discorso, che


pieno
di

buona logica
utile

di

il Pecchio giudic molta critica, e che

tornar potrebbe

vere una vita di Dante


e

un giorno a chi vorr scripii schietta, dopo le tante


nota-

troppe che gi ne abbiamo.

Quello pertanto che ha reso veramente


bile questo discorso
si

la inaspettata

opinione,

200

DELLA VITA E DELLE OPERE


ijotesi, alla

per dir meglio

quale

il

Foscolo spe-

rava dar lume e sostanza di verit; opinione, che

non sarebbe stata degna


la celebrit
dell'

di

molta attenzione, se
le

autore non

avesse

fatto

otte-

nere una cotal rinomanza. Volle egli credere che


il principal fine,

anzi sommo, se non unico della Divina Commedia sia di riformare tutta la disciplina e parte anche dei riti e de' dogmi della chiesa papale. Perci dipinge il Poeta come papa di una riforma della Cattolica Romana Religione, attribuendogli una divina missione, come gli Apostoli, una consecrazione come Barnaba e Paolo, e tutte le qualit, di un uomo divinamente ispirato.
Ecco
infatti le sue ragioni
il

per far credere

1'

esule

ghibellino

Profeta de' Riformati.

Le guerre

civili, scriv' egli,

inferocivano verso la fine della sua

vita, tanto

tardava un anno a morire, sarebbe stato anche cacciato dal suo ricovero di Ravenna. Le pubbliche calamit provocavano pii vee-

che

s' ei

menti invettive contro


speravasi in
strutto

pontefici.

Mezza
se

l'

Italia,

merito

il

Paradiso,
gli

avessero

dile

r altra met, finche

anatemi vinsero

armi.

Frattanto la resistenza de' Ghibellini,

e le

imprese di Cane della Scala accrescevano ira e speranza e furore al Poeta, ed allora sentitasi pi
fortemente ispirato a riordinare per mezzo di celesti

rivelazioni la religione di Cristo e V Italia.

A dir vero ei tencvasi uno de' pochi degni dell' amicizia dello Spirito Santo.

Ne

questa riforma dovea aver luogo nella sola

parte della disciplina e de' costumi de' ministri del

Cristianesimo. Dante non vedeva allora santit,, che


nel suo fondatore; n credeva che
il

sacerdozio

e la

DI

UGO FOSCOLO.

201

clliesa fossero

cose divisibili mai, n diverse: e

bisognava mutarle. Divenuto il Poeta uii altro apostolo delle nazioni, tendendo a riformare la religione, importavagli di vedere

correggerle

San Pietro per circondargli

la fronte tre

volte

di

San Paolo. Quel beato lume tre volte cinse me colla sua luce. In tal modo ordinato al sacerdozio, la sua impresa opera commessa da Dio, quella cio di santificare i costumi e le leggi e la filosofia, e ridurre a concordia
luce, e consecrarlo alla missione di
il
l'

popolo cristiano sacrificato dalle guerre

civili al-

ambizione avidissima de' Pontefici. Quindi i tre Apostoli, che nel Paradiso esaminano il Poeta nella fede, speranza e carit, porgono forza di vero all'ipotesi della missione divina di Dante, che nell' altissimo de'cieli lo consecrarono a militare. Quindi questa divina missione dar morte alle tre Fiere, che
tolgono al Poetala speranza dall'altezza; liberer
l'Italia; e frutter al Profeta, che con altra voce e

con altro vello torner alla sua patria diverso e


grande, e per
la

sua novella riformata religione

avr quasi un nuovo battesimo.


Con altra voce
ornai con altro vello

Ritorner poeta, ed in sul fonte Dei mio battesimo prender il cappello.

Tali sono le idee

del

Foscolo,

colle

quali ai

procura ad ogni modo di jrovar la sua ipotesi,

che non

si

sa donde gli sia caduto nella fantasia.

Che

l'Alighieri

mosso da' dolori


dalla

dell' esilio e dalle

sue sventure; mosso da' traviamenti, dalla avarizia


dalla ambizione,
della

prepotenza, e dagli
i

abusi

romana

corte vituperasse

vizi e le turpitu-

202
di

DELLA VITA E DELLE OPERE


taluni
prelati e
pontefici,
e

bramasse che

si

togliesse loro quella temporale potenza che

s ini-

quamente adoperavano; e desiderasse, che dispogliato il Papa del suo usurpato potere, Italia tutta
si costituisse,

per opera delle principiali ghibelline

potenze, in un sol regno possente ed unito, fondandosi r unit e


l'

indipendenza da una parte,

il

sa-

cerdozio e la religione dall' altra, di maniera che


il

papa fosse sommesso


ed
il

all'

impero per

la parte po-

litica,

Monarca
l'

al

Papa per

la parte

morale

r uno

altro

governassero

pacificamente la

terra: codeste ormai son verit, che

non han duopo

di schiarimenti, ne di novelle dimostrazioni.

Ma

che

mutar
parte

volesse la religione di Cristo, riformando la

dogmatica

e la disciplinale col farsi

creare

autore ed istitutore di una nuova religione, recon-

non solo colla filosofia de' pagani, ma fosse anche colla favola santificata, per vero un tale sbalestramento logico che non par eh' abbia potuto aver luogo nella mente del Foscolo. Ne vale, che come inventore di questo sistema egli ne vede la confermazione in ogni cosa, perfino nel rito sacerciliabile

dotale dell'ordinazione in quelle semplici

parole;

benedicendomi
posizione delle

tre volte

cinse

me V apostolico

lume,

ravvisando in questo triplice lume

la triplice

im-

mani

del vescovo agli ordini della

gerarchia' ecclesiastica.

Ma
il

bisognava pel Foscolo smentire

mille luo-

ghi della Divina Commedia, ne' quali Dante mostra


suo rispetto e la sua obbedienza per la Chiesa,

che

per lui

il

santo ovile; e per la religiosa po-

tenza de' successori del maggior Piero. Bisognava

smentir

la fede e la

credenza eh' egli mostra per

DI

UGO FOSCOLO.

203

la base del cattoliquel eh' egli crede distruggere Annullare e cismo. intorno alle indulgenze, alle sconauniche, al Limbo,

le

dottrine, che costituiscono

ai miracoli

all'

eternit

delle

pene, e alle

sacre

immagini

de' beati spiriti, ritratte e venerate dalla

chiesa. Bisognava

smentir la opinione, che ogni

verit rivelata obblighi

come dogma

la nostra cre-

denza, allorch dalla chiesa venga proposta a credersi con divina fede: e che dalla grazia dello spirito santo proviene
il

dono della fede,


fede,
e
le

il

che un

dogma

della nostra religione.


il

Finalmente nel simbolo della


novera ed illustra tutte
queste

Poeta an-

altre verit

della cattolica religione, ed a ciascuno di codesti


articoli aggiunge come di suggello il verso Siccome santa chiesa aperto canta. Infatti egli non

risparmia di punire gli stessi suoi ghibellini, che non ebber verso la chiesa la debita reverenza ed
ossequio.

Chiama Federigo secondo

Quel signore

che fu di onor si degno e poscia nel canto decimo chiude questo Federigo dentro un sepolcro

ardente nel cimitero di Epicuro. Confessa

il

gran

Farinata un magnanimo,

ma

perch ebbe in dispre-

gio la cristiana piet, lo dipinge dritto dalla cintola in su dentro quell'arche, che non
si

chiude-

ranno finche

corpi

non

tornino

da
ei

Giosafatte.

nelle istesse ingiuriose parole, che avventa a' cor-

rotti Prelati,

ed

a'

Guelfi
1'

nemici,
e di

serba
il

il

bel

modo

di vituperar

uomo,

venerare
le

sacer-

dote. Sciarra

Colonna, che pone

profane

mani

sul vecchio

Pontefice, gli fa gridare;

Cristo im-

prigionarsi nel sito vicario, rinnovellarsi l'aceto e il fiele e di nuovo infra vivi ladroni essere ne-

204

DELLA VITA E DELLE OPERE

ciso. Cos egli distingue la purit della chiesa,

che santa dal fango de' colpevoli e de' viziosi. Ne Dante ignorava quello che abbisogni un mortale per esser ad una divina missione consecrato, perciocch, s' egli ben vero che r eterna sapienza sia discesa sulla terra ad illuminar gli uomini, dovette rivestire il suo Inviato

chiama

bella

di tutti

veraci caratteri di questa adorabile sala

pienza, la verit, la elevatezza,


gli apologisti

sublimit, che
di

appellarono

le

note interne

una
certo

divina rivelazione.

Onde l'Alighieri non potea


senza quei

reputarsi divinamente ispirato


teri, eh' egli stesso

carat-

con

somma

chiarezza e preci-

come indispensabili a questa presovrumana ispirazione. Molte infine e ben altre ragioni addur potremmo contro questa ipotesi del Foscolo, ma vano ormai il combattere una opinione, non eretta sopra solidi
sione descrive

tesa

fondamenti

rabbaruffata tra cose fantastiche ed

irragionevoli,
religioso del

che degrada poema, riduce


e

il

carattere morale

la confession della fede

ad una mera parodia,

sparge

sul

sacro

poema
il

una indelebile macchia. Han creduto taluni, che


dalla

nostro Foscolo sia stato sospinto a cosifatto delirio

brama

di careggiare le opinioni religiose della


si

nazione presso la quale

viveva, presentando ai ri-

formati una profezia della necessaria loro riforma


nella religione: nel ghibellino poeta un primo Lutero, e nella

Commedia un preliminare
di

della confes-

sione di Augusta. Altri, eh' egli abbia immaginato


in

Dante una specie

Maometto,

e nel

suo divino

Poema un

secondo Corano.

Ma

senza attenerci ne

a queste, u ad altre simili sentenze, concluderemo

DI

UGO FOSCOLO.

205

con uno straniero scrittore, che in queste interpretazioni del Foscolo, ed in molte del

Rossetti

ab-

biamo un esempio

del

male

inevitabile, che risulta

dal trasfondere le dottrine in allegorie ed in istudiate ambiguit di linguaggio: male


di

cui

fre-

quenti
quella

esempi
di

si

son
^

veduti

nell'

interpretazione

di altra infinitamente pi

importante visione che


Foscolo co-

Dante.

Nel Discorso sulla Gerusalemme

il

mincia a fermar 1' et che il poeta sceglier debbe per cantar un eroico poema, il quale per sua indole non solo dovr dilettare, ma esser al tempo
stesso utile e giovevole
ai

contemporanei. L' Eu-

ropa non offre nella sua storia un et di maggiore

importanza come quella delle Crociate, poich la


liberazione di

Gerusalemme
Il

oltre

la

dignit modi

rale dell'avvenimento, ancor piena

politiche

Tasso professando una solenne e mistica venerazione per la fede cristiana, seppe
considerazioni.

trasfondere uno spirito di tranquilla dignit


altezza ne' suoi poemi. Egli non
poti',

e di

come Omero,

confidare la verit storica alla sola poesia; ne


Virgilio
tolse la
tici

come

edificare

una macchina d'illusione;


i

ma

trama

e scelse

personaggi dagli
che narrano
il

autenle va-

monumenti
le

e dagli storici,
Il

rie

vicende delle Crociate.

Tasso fu
la

diradar

ombre che avvolgevano


i

primo a guerra santa.


;

Veri sono
se talvolta

suoi racconti nelle parti sostanziali


si

diparte dalla storia, ci avviene per


all'

concitare

posteri

emulazione di quelle virt,


i

per

le

quali

furon famosi

nostri

antenati.

Ben

diverso

del
il

poeta romanzesco che non ha altro


diletto,

scopo che

egli nobilita

il

nostro iutel-

206
letto, e ci

DELLA VITA E DELLE OPERE

ammaestra
storici.

colla narrazione de' casi so-

stanzialmente

Una
tigiani,

schiera di pedanti, di poeti, di critici cor-

insieme a tutte
i

le

accademie cospirarono
odii e le implacabili

per isfrondare

suoi allori, e travagliare la misera


gli
I

sua

vita.

Ne mancarono

inimicizie di municipio.

Fiorentini non

potendo

pi difender la lor politica indipendenza misera-

cali.

mente perduta, si rivolsero alle contese grammatiLo stesso Galileo non seppe scampare da codesto contagio, e bevve intera la pedanteria de' sac-

centuzzi toscani. Innumerevoli volumi furou pro-

da queste letterarie fazioni, e mantennero lungamente in Italia il nome di Ariostisti e di Tassisti. Ma venne tempo ormai di obbliare quedotti
ste

sciagurate
ci

battaglie, le quali non altro argo-

umano si sublima abbassa a norma deli' impresa che esercita, ed a seconda dei sentimenti e delle passioni che
mento
si

porgono, che l'ingegno

lo agitano.

Dopo questa prima parte, il Foscolo discende ad un esame delle qualit precipue e caratteristiche del Tasso. Passa poscia all' analisi de' guerrieri della Gerusalemme, che li trova tutti ben adatti dentro gli umani confini, mentre gli eroi della romantica cavalleria sono degli enti cui non dato agli altri uomini di potere emulare. Tocca
canto ineffabile,
poesia.
trarca.

^q\V Aminta, opera che spira, egli scrive, un ine che gli stessi critici del Tasso

han reputato un modello perfettissimo


1

d' italiana

sonetti cedono

soltanto a quelli del Pefilosofiche, quasi tutte in

Le molte scritture

forma

di dialogo, sono dettate in

uno

stile chiaro,

DI

UGO FOSCOLO.
i

207
nuovi
e

solenne, e spesso fiorito:


fondi,
il

pensieri

pro-

modo

di ragionare logico e stretto.

Chiude

infine colle seguenti parole. Malattie, miseria, e

malignit persecutrice; tutto insomma cospir ad abbreviargli la vita. Egli moriva di ciuquant'uuo
anno, e dove noi non fossimo sicuri di questo fatto,
il

numero

e la variet de' suoi scritti ci

condurrebbe
e

a credere eh' egli andasse lieto di lunga


vita;

riposata

ma

egli

non ebbe amico, non conforto, eccetto


i

la penna.

Troppo furono intensi

suoi sentimenti,

troppo gli esercizi intellettuali indefessi. Egli costa

nobbe i dolori che aveva adunati sopra la sua tequando compose 1' Aminta: contava allora
che
il

trent' anni, e presagiva

mondo
i

lo

avrebbe

considerato

folle.

In ultimo, declinando gli anni,


gli

suoi dolori

persuasero la necessit della prudenza, e allora

divent pi infelice di prima, come quello che senza

amicizia e confidenza non poteva vivere.

Il

Tasso

non seppe mai adattarsi a sostenere


per
lui.

il

disprezzo,

ed anche questo fu sorgente inesausta di miseria


Egli tem ancora che le sue passioni non
lo dominassero, per cui lo

preoccupava sempre

il

pensiero di essere tolto

in

balia dalla impetuosa

sua immaginativa. Ebbe cara una fiamma divorante ed intensa, riposta ne' penetrali dell' anima,

come

del pari

il

fuoco della sua fantasia concen-

trava nelle sue vene. Talora non visibile lo incendio,

ma

noi

sentiamo

lo

inestinguibile calore

del genio.
Il

soltanto. Egli
i

Tasso pens avere scritto per gli eruditi moriva ed essi discussero sottilmente
d' in-

meriti del poema, e continuarono la guerra

208
chiostro;
i

DELLA VITA E DELLE OPERE

ma

da

diio-ento e pili anni a

questa parte
umili
tetti

versi del poeta di Palestina

amano

gli

del contadino, del pescatore, e del gondoliere.

Or tante lucubrazioni, tante


crebbero
pili

veglie e fatiche, af-

fievolirono nel Foscolo la salute

non solo

e gli ac-

lo sconforto e la tristezza,

ma

quel che

non miglioraron per nulla le sue economiche condizioni. Nella sua prima giovinezza era egli stato affetto da una grave malattia, che lo pose nel pericolo di rimaner cieco. Nella mia prima giovent
minacciato dalla morte e dalla cecit e per conservarmi alla mia famiglia furono come inviate dal cielo le cure del sig. Verdoni: ed io non posso
fui
;

se

non amare

il

figlio di

un tanto benefattore.

il

Ebbe ancora

altre

infermit che gli gravarono

peso della combattuta esistenza; e massime fu sovente colto da febbre infiammatoria, malattia, di-

cea

egli,

propria al mio temperamento.


e

La melan-

conia era in lui naturale


scica; fu preso alfine

continua; pat di ve-

fegato, che

degenerando

da una mortale affezione al in idropisia lo condusse

miseramente, gi stanco di tutte le umane cose, alla pace perpetua ed inviolabile del sepolcro. La povert non gli permise la dimora di Loudra, quindi lasciando quella capitale, si mosse in mezzo ai dolori della malattia e quelli dell' anima,

guard

ad abitare una piccola casa a Turnham-Green. Col egli il vicino termine della vita con quel
dispregio e quella filosofia,

che abbandonato non

r avean mai in tutto il corso de' suoi giorni. Non un motto, non un cenno, non un lamento sulla fine immatura, sull'inesorabile e prepotente destino,
sulla sventura di morir lontano dall' italico
cielo,

DI

UGO FOSCOLO.

209

lontano dalla terra die lo vide nascere. Visitato e


soccorso da alcuni amici fu a tutti grato o riconoscente, e fino
la
all'

estreme parole non isment mai


le

sua indole, ne
dell'et
degli

sue virt, che tanto singolare


resero

ed ammirevole
distinti

lo

presso gli uomini

pili
il

sua.
sforzi,

Sebbene
per

sia
1'

per

me

massimo
al

scrivea

ultima volta

canonico Kiego, pure la gratitudine mi d qualper

che vigore

prendere

la

penna, onde ringra-

ziarla della sua lettera e de' suoi regali.

Abbiamo
car-

questa mane ricevuto

il

tutto per

mezzo del

rettiere, biscotti, libri, giornali,

infine

ogni cosa.

Ma

pili nulla.

mi permetta di pregarla di non mandarmi Far nondimeno sempre caso di lei ogni volta che mi occorreranno compre o commissioni
citt.

in

Ella soffre gi abbastanza disturbi porla

rne con

sua continua sollecitudine per la mia


chi-

salute.

L' idropisia cresce rapidamente, pure

il

rurgo non
razione.
e
Il

la

crede abbastanza matura per l'opevisitarmi,

dottore Holland venuto a


il

vuole che
visiti.

dottor

Laurence, esimio chirurgo


di

mi

La

visita

Lo aspetto di giorno in giorno. dunque ch'ella disegnava

fare

Holland sarebbe ora superflua. La prego, e sia .una delle mie pili calde preghiere, non ricorra ad anima vivente, sia uomo, sia femmina,
al dottor

per informarla del mio stato, o per ottenere


corsi.

soc-

Io le faccio

questa fervida istanza, perch

intesi alcuna cosa intorno a ci

da miss Floriana,

ma
che

la

di

lei

bont su questo punto non farebbe

straziare
i

crudelmente

il

mio cuore, ed
14

ac-

crescere

patimenti del mio animo, e l'infermit

Gemelli.

210
del

DELLA VITA E DELLE OPERE

mio

corpo. Addio,

l'

aspettiamo domenica, s'ella


Foscolo

pu

venire.

In cotal
1827.

modo
e tre

scrivea

il

il

3 agosto

La

sera del 10 settembre dello stesso aimo

alle ore

nove

quarti in

Tuuhram-Green mezzo
e del

miglio distante da Chiswik, e sette da Londra, spi-

rava fra

le braccia del

canonico Kiego,
all'

dottor

Negri
tributo

di

Parma, che insieme

esule spagnuolo

porgeva anch' egli al fratello di esilio l' estremo di lacrime e di amore. La sua spoglia

venne sepolta nel cimitero della Chiesa Parrocchiale di Chiswick; e il sig. Hudson Gurney di Liverpool alquanti mesi dopo la morte gli fece porre

una lapide con questa semplicissima

iscrizione:

UGO FOSCOLO
OBIIT XIV DIE SEPTEMBRIS
A. D, 1827.

AETATIS

LII.
1'

Ma

in essa si

notano due errori


1'

uno intorno
all' et.

al giorno della morte,

altro

riguardo

Molte famiglie inglesi nel corso della malattia


proffersero
egli
al

Foscolo soccorsi

d'

ogni sorta,
di

ma

respinse
gli

sempre queste generose

profferte:

pur

amici accettarono la
per pagare un

somma

cinquanta

lire sterline

residuo della pigione

di casa, e per far le spese de' funerali. Cos .periva

r Autore del Carme sui


ore dell' agona ebb' egli
chio, del conte
vere, ei

SeiJolcri.

Nelle supreme
il

una

visita, scrive

Pec-

Capo
il

d'Istria,

ma

gi fatto cadal'

non vide

compatriotta e

amico, non
inglese

ud

le

parole di affetto e di amist. I suoi scritti

superstiti furono depositati dalla

giovine

miss Floriana presso

1'

avvocato Cullen. Fra questi

DI

UGO FOSCOLO.

211

roanoscritti
altri

v'

eran molti canti di

Omero

tradotti,

poemetti gi da parecchi anni prima in Italia


manoscritto italiano

abbozzati, alcuni squarci del suo Inno alle Grazie,


alcuni schizzi di Romanzi,
del libro su Parga, ed
il

alquanti

frammenti delle
potea dire

sue letture fatte in Londra suir italiana letteratura.

Ma

fra codesti lavori nissuno si

esser ridotto a quella perfezione cui mirava sempre

r Autore.
uore,

ebbe grandi virt di mente e di pur egli era uomo, perciocch potente per quanto si voglia la scintilla di Dio nell'umana
11

Foscolo

ma

creatura, tuttavolta sentir sempre della sua

ter-

rena origine, sentir sempre della creta e


polvere,

della

Da

che

ci

siamo detto addio,


forte,

io

non ho
e

fatto, scrivea alla

sua amica, u detto cosa che

non

sia

degna

d'

uomo
i

generosissimo,

savio; alcuni forse mi contenderanno quest'ultimo


epiteto; nessuno, fuorch
vilissimi, potr conteni

dermi
i

primi due. Eppure non solo


titolo di savio.

pochi,

ma
inso-

molti ancora non gli concessero ne conceder gli


il

vogliono

grata, ed irriverente opinione gli

Anzi una bugiarda, appone ben

vente

il

nome

di

uomo

strano, di capriccioso,

in-

considerato, e financo talvolta di matto.

Una

vita

piena di tante avventure


de' libri o ne'

e di svariate

fortune, er-

rante sempre e deserta, e consumata fra lo studio

campi

di battaglia,

ben diffcilmente
ed inimplacabili.

poteva esser

immune

di colpe o di difetti,

contrar censori indulgenti o


il

meno

Che

Foscolo abbia avuto de' difetti non iscusabili in


di vizii

ragione al suo ingegno ed alla sua fama, noi non

osiamo, ne possiam pretendere di negarlo

212

DELLA VITA E DELLE OPERE


ei

ricco e di virtii
nino,

chiam

se stesso. L'

umor

satur-

r asprezza

de'

modi, un'alterezza intollerante^

una ostentata

taciturnit, un orgoglio ed

verit spesso inopportuni e ributtanti,

una seun amora

futuro, ed altre bi zzarle


diffcile

smoderato pel gioco, una certa imprevidenza del facean di lui un uomo
alle amicizie, alla confidenza,

ed

alla

fa-

migliarit,

un uomo, che non

si

attraeva

agevol-

mente la simpatia e l' affetto, per modo che chi non conosceva la sua anima o il suo cuore, lo rifuggiva, lo disamava, e bene spesso gli donava
quei tali nomi, che ancor molti di ripetere non isdegnano insultando alla memoria di quel nobilo intelletto. Ma s' pur vero ch'abbia sortita una
cotal

indole,

pare

per ch'egli talvolta accrebbe

parte di questi difetti per la pretensione di alfiereggiare, poich la gloria di quel primo
Italiano-

non solo era per lui un perpetuo incitamento a nobili imprese ed a liberi scritti, ma tutti suoi
i

pensieri
l'

le

sue

passioni

traevan origine

dal-

esempio di quel grande. Onde gli scrivea mandandogli il suo Ortis. Se i cieli mi concederanno vita spero di dimostrare con pili alte cose agli Italiani avvenire, che io, minore a voi d'ingegno, era bens per V altezza
servi
d'

animo degno d'esstati in

contemporaneo ed amico.
il

L' Alfieri ed
veri fondatori di

Manzoni sono
eh'
Il

Italia

due scuole,

gnaci e grandi imitatori.


studi, e nudrito alle

ebber molti seprimo guidato dalle


pochi
filo-

forze prepotenti della sua mente, povero di scientifici

opinioni di

sofi

del decimottavo secolo, non

sione e la

comprese la missantit del Cristianesimo, anzi maled

DI

UGO FOSCOLO.

213

a questa
il

religione, perch, credeva, che Cristo ed


e

Vangelo eran veraci stromenti di tirannide

di oppressione.

Guard

all' Italia, e

la vide debole,

misera, corrotta,
snti

infemminita, e profondata nele

l'abiezione, nella nullit,


il

nel

servaggio.

Onde

potente bisogno di ridestarla, di scuoterla,

di richiamarla alla

maschia ed antica
la

virt, flagel-

lando

sozzi costumi, le codarde consuetudini, la

molle ignoranza, la miseria,


i

debolezza, e

tutti

vizii in

che avvoltati

si

giaceano

gli italiani di

quel tempo. Si rivolse quindi alla libert greca e

romana;

si rivolse al valore,

all'eroismo, e all'amor

di patria di quegli

antichi

mortali;

si

volse

ad

esempi italiani, e cred che codesti esempii stati sarebbero ben sufiQcienti e bastevoli al suo scopo.
L' Alfieri perci colle sue idee e colle sue dottrine

non vide, u

altro veder potea che

il

solo civile e

politico elemento.

Non parliamo

della sua

forma,

sia arida, nuda, povera, sia greca o latina, sia qualsivoglia dalla difficile critica odierna,
il

fine per

della sua scuola

innegabilmente generoso, noqual


e
si

bile, patriottico, altissimo: tale

richiedea
civilt

da' bisogni dell' et, dalle lettere,


italiana.
Il

dalla

Manzoni dotato anch'

egli di

un ingegno

ori-

ginale e potente

conobbe a rincontro il vero mireligione nistero della di Cristo, che carit, amore, fratellanza, per cui sent il bisogno dell'elemento religioso, come mezzo sicuro e non fall'Italia

libile

conseguimento di un fine, al quale ardentemente sospira da pii secoli. Ma per quanto 1' arte abbia sotto le orme del Manpel

zoni progredito e

grandeggiato, poich' egli seppe

214

DELLA VITA E DELLE OPERE


sen-

ricondurla al suo principio, vogliam dire, al

timento dt4 bene emancipandola dalla servit dell& regole e dalla imitazione; per quanto ei si possa

ben dire poeta cittadino, pur


mali della vita
si

la

divisia

della
la

sua
i

scuola una rassegnata credenza, per

quale

debbono raddolcire

colla fiducia

in Dio procurando di renderli utili

per

una

vita^

migliore. Or siffatta dottrina, che proclama la necessit e la bellezza del credere, che

predica gli

elementi della rigenerazione esser la


la fede,

pazienza e

una schiera cos detta di cattolici scrittori, che senza 1' ingegno l'immaginazione, l'affetto, e l'altezza del Manzoni, intolleranti delle proprie opinioni, con un linguaggio
ha fatto sorgere
in Italia

di convenzione, e poveri di spiriti ardimentosi, osano

maledire al passato, ed abbattere


glorie italiane.

le

vere e grandi

Ma r

Italia

ormai ha dato lunghe


di

e solenni ri-

prove di alta pazienza e


zione. Ella

altissima

rassegna-

dunque non ha duopo di codeste teorie, ne di cosiffatti scrittori. La fede, l'affetto, e la credenza in Dio possono e debbon servire a tollerare
i

dolori ed

martirii del servaggio,

ma

non

saranno bastevoli mai a restituir l'Italia alla sua


antica potenza, alla sua libert, e ad una formidabile

concordia.

Or

l'alfieriana scuola prepar progenie

novella, infuse nell' arte lo sdegno del male, grid

con ira

catena, sprezz, derise, e schern

potenza contro ogni abiezione ed ogni una generazione


e

codarda, infiacchita

travolta in
l'

tutte

le

male

arti della tirannide, avvi

et

ad un

migliora-

mento morale
clam
l'odio,

di

che non pareva suscettibile, pror abborrimento, e la maledizione

DI

UGO FOSCOLO.
dell'italica
terra.

215
Codesti
in-

contro

nemici tutti

principii son quelli di

cui

pili

abbisogna ed
di

voca la patria,

se si voglion disconoscere o spre-

giare, ogni speranza di

bene,

progresso, o

di

risorgimento torner vana non solo ed irrisa dall'

insolente

straniero,

ma

rinnoveller

perpetua-

mente quelle
lici

giustizie di lagrime con che


i

abbiam
infe-

noi pagato finora


fratelli.
11

cotidiani

sacrifizi

degli

Foscolo ebbe un' anima capace


della

comprengenerosit
e

dere la sublime mente dell' Alfieri, la

ed importanza
le

sua scuola,
e

le

condizioni

necessit

delle

egli

uno

de' pii

onde fu potenti cooperatori all'alta imlettere


dell'Italia,

presa, cui mirava la dottrina


Italiano.

del

sommo
di

tragico

Dotato

di calda

immaginazione,

un'in-

dole indipendente, di purit e severit di gusto, e


di

molte sane teoriche


servili, e la licenza

in fatto di letteratura, con-

dann parimente
tori

la sterile

impotenza degli imitade' novatori.

audace

Amico
ten-

del progresso, ei vide

sempre con dolore ogni


arrestare

tativo che avrebbe potuto

l'avviamento
il

delle italiche lettere.


vili

Non chiam, come

Botta,

schiavi delle idee forestiere, e traditori della


i

patria

romantici;
all'

ma

non fece alcun plauso

al

dispregio o

ignoranza de' grandi antichi, alle


le

fantasie povere e strane, alla scelta di argomenti

bassi ed inetti a tutte

licenza della goffaggine.

novit che volevano la Comprese, che uno spi-

rito d* innovazione e di libert

creava del

secolo

che correva un' era


calcate
rale
e

di transizione,

che sviando dalle,

orme

gli ingegni,

apportava nel

mondo mopolitico

letterario,

nel

mondo

religioso e

216

DELLA YJTA E DELLE OPERE

novelle opinioni, e novella sapienza, e poneva l'umanit sulla via di

era per anco


lettere

un perfezionamento, al quale non Quindi egli consider le non disgiunte dalla vita, e conobbe che il
aggiunta.
d'

santo lor fine quello


destare in loro
1'

illuminar gli

uomini, e

amor

del vero e della patria.

Ma

svincolare

pur codeste verit non bastarono a fare il Foscolo da taluni pregiudizi, eh' ei
ei

serb immutabilmente in letteratura. Seguace ed

ammiratore del classicismo


servatore di tutte le
e spinse
il

fu irremovibile
di

os-

dottrine

questo sistema,
le

suo culto financo a propugnare

re-

gole di Aristotile, ed a sostenere pertinacemente

r uso

della mitologia.

Ma

questi

pi'egiudizi

per

eran sopraffatti dalla altezza

della

mente, dalla

potenza degli studi, dalla squisitezza del gusto,


e dalla filosofia della critica. Le sue opere infatti, bench informate sieno alla purit ed alla severit classica, pure sognano l'et del risorgimento in Italia, e portan l' impronta della nuova scuola,

e della novella razza d' Italiani, figli, scrive

il

Pec-

chio, della rivoluzione e del pensiero.

L'italiana
originalit a

filosofia,

quella

francese,

minore in audacia ed in ebbe a compenso


il

per per compier pienamente la sua missione genio


e
la

straordinariet
o

de' nostri

poeti.
i

In
Al-

Francia pochi
fieri

niun poeta rappresenta

bisogni
1'

e la tendenza del varcato secolo.

Appo

noi

ed

il

Parini la espressero avanti della rivo11

luzione francese.

Foscolo lo fece
della

dopo di essa.
colla
filosofia

Codesta

associazione

poesia

cre la nuova generazione in Italia, cre una novella scuola, che abbatt
i

vizi sociali, dest

ma-

DI

UGO FOSCOLO.
pose
l'

217
Italia

schie e

virili

passioni, e

su

quella

via di progresso civile e morale, per la quale oggi

ne

raccogliamo

splendidissimi
fu
il

esempi.
principio

Il

senso

dell'

umana

oppressione

predomi-

nante di codesta scuola. La Francia colla sua rivoluzione proclam i diritti dell' uomo, proclam
la libert universale,

ma

popoli a questa procla-

mazione videro congiunta la rapina e la licenza, videro il dominio militare, i santi desideri di libert e di iudipendonza conculcati ed oppressi,
ribaldi in potere,
i
i

virtuosi bistrattati o negletti,


feroci,

videro atti inumani, avari o

ed

invece

di

quiete, di fratellanza, di disinteresse, e di amore,

uno spaventevole soqquadro, che


nati, e fieramente contristati
Il

li

ha disingandi

ed abbattuti.
stato
cose.

Foscolo espresse un tale


dalla

La
di-

sua anima contristata anch' essa, esasperata dal

singanno
f'

prepotenza
v'

del

pi

forte,

gli

gridare, che non

ha giustizia, se
che
1'

la forza
e la

la convalidi e la sostenga,

equit

nou scam-

bievole benevolenza sono illusione e chimera, che


gli

elementi

dell'

uman genere
che
e

sono la cecit, V indote


ra-

ganno, la forza, e tutta la sequela inevitabile di


pianto
e di

delitti, in fine

la

virt,

rissima in pochi mortali, non


privato
dalle
consorzio.
Illuso

esiste che nel solo

trascinato

anch' egli

vicende

del

suo tempo, non ritrasse dalla


relo

esperienza, che amarissimi disinganni, che lo

sero vittima fremente di splendide teorie, che

fecero dubitare di tutto, non fidare di nulla, e lo

sbalzarono in una misera e sciagurata desolazione.

Malgrado

ci

am

egli gli uomini,


filosofiche

am

la

virt

per se stessa, e se le

dottrine

del di-

218

DELLA VITA E DELLE OPERE


fecero
ei

ciottesimo secolo lo

talvolta dubitare

delri-

l'anima

e di

Dio,

tosto

ne

rifuggiva con
battaglie

brezzo, ed implorava dal cielo che accogliesse be-

nignamente
primo stadio
suo Ortis.

lo

spirito

sciolto
l'

dalle

da' dolori della terra. Sotto

influenza di
ei

questo
il

violento

dell'

animo
prese

dettava
tardi

Ma
trine ne

questo primo stadio


pili

pili

nel

Foscolo un carattere
i

pacato.

Non mut
1'

le dot-

sistemi, che gli studi e

esperienza gli

avean fatto acquistare,


mortali, con
il

ma

incominci a rassegnarsi
le

ed a guardare con maggiore indulgenza


pili

cose

tolleranza le ingiustizie,
i

1'

egoismo,

freddo calcolo, ed
di

vizi degli

uomini. Sotto tal

tempra
l'

animo

ei scrivea

1 Sepolcri, l'orazione
Giustizia, quella delle

sulV origine
zioni sulla

e i limiti della

origine ed ufficio della letteratura, e

tre

le-

morale letteraria. I tempi, che seguirono dopo tante rovinose e turbolenti vicende delia francese rivoluzione modificarono
il

suo spirito. Appell pazzie


lo

le

brame

che per tanti anni


agitato, e die ancor

avevano con intenso furore


di matti a quanti erano
di

nome
si

invasi del santo

amoro

umanit, poich dopo


nell'

tante svariate fortune

riferm
il

amara

e sco-

raggiante credenza, che


luttabilmente dannato

genere

umano

sia inele

al servaggio.

Kotte tutte
e

illusioni, gli anni estremi della vita furon consu-

mati nella povert, nella solitudine,


deluso nelle sue smisurate speranze.

col

cuore

II Foscolo non fu grand' uomo, ma grande fu r influenza che esercit nel suo secolo, ed il bene che apport nelle lettere. Poeta, prosatore, critico,

DI

UGO FOSCOLO.

210

traduttore, tutte le sue opere considerate nella loro


specialit
rito
ciso,

hanno im valore, un pregio, ed un meIl

incomparabile.

suo

stile

puro,
la

forte,

con-

ha nel tempo stesso tutta


e
filosofica.

forma
ed

dell' et

nostra rapida

Predilesse

ebbe a

maestri Omero,

Dante,

Shakspeare. Alla pro-

fonda conoscenza delle antiche letterature congiunse quella delle moderne, ed a lui devesi il
vanto d'aver introdotto nell'italica
le lettere

poesia

il

ge-

nere contemplativo e morale degli inglesi. Profess

con fede verace, religiosa, incontaminata.


e

Serv la patria quando sper poterle acquistare in-

dipendenza

libert. Si ritrasse da'

campi

di bat-

taglia e fugg dal sacro suolo italiano allorch lo

vide vinto da' barbari e preda delle armi straniere.

Nella terra dell'esilio onor il nome d'Italia colla potenza dell'ingegno, colla sventura, e la nobilt
delle opere. Pianse sulle dure
sorti

della

patria,

lament

sangue versato per vederla libera e potente, ma non disper del suo avvenire. L' Italia caduta sotto 1' austriaca dominai

sacrifzii

ed

il

zione,

restaurata

dal

ritorno
le

dei

suoi

antichi

governi, pure non dimentic

miserie, l'onta, la

vergogna,
libert,
figli.

dolori

della

schiavitli.
i

non

tic la gloria de' suoi eserciti,


il

giorni

della

dimensua

valore,
al

il

senno, e

la

sapienza

de' suoi

Guard

suo passato, guard alla presente


i

abiezione, e matur nel silenzio

frutti della

sua

futura rigenerazione. Conobbe

le

colpe,

le

debo-

lezze e le cagioni delle sue sventure, conobbe che

avea duopo di maggiore abnegazione, di superiorit sulle piccole gelosie, di

una

pili

chiara e pal-

pabile comprensione del suo stato, do' suoi bisogni

220

DELLA VITA E DELLE OPEKE

e delle sue speranze, pi unit di proposito,

magad
tale la

giore pazienza infine

ed indefessa attenzione

elevare
si

il

carattere morale delle moltitudini.

fu

r opera degli uomini che consacrarono


voti dell'

lor vita al risorgimento Italiano.

Tale la speranza

ed

anima
i

del Foscolo pe' venturi destini


e

della italica terra. Voti

speranze non vane, poich


del riscatto, suon
1'

giunsero ormai
finalmente in
rona, la

giorni

ora

cui

l'Italia
le

riprender
e

la

sua coalla

sua spada,
volta,
e

gina altra

per

sua bandiera, sempre, in

seder Re-

mezzo

grande famiglia delle nazioni europee.'*

Or
tadino.

tale fu

il

Foscolo

come

scrittore e

come
vita,

cit-

Le narrate

vicissitudini

della

lo

esame riamo
dalla
volle

delle pii laudate sue opere, potranno, spenoi. farlo alla fine giudicare
e

con minor leg-

gerezza

con pi verace ed

imparziale giustizia
Italiana.
11

presente

generazione

Il

Pecchio
dovette

ingratamente calunniarlo.

Carrer scrisse
e

sotto le torture dell' austriaca censura,

parlar di lui senza offender la potenza dello straniero dominatore. Noi quindi
tisfare

abbiam creduto

sa-

ad un debito sacro verso la memoria di codesto altissimo ingegno dettando questo qualunque
siasi nostro lavoro.

Una

nazione, che per supreme sventure e

per

la forza di

un fato nemico

altre glorie non

ha da

contrapporre alle stolte rivalit ed agli insulti codardi di avventurati popoli stranieri, che quelle
delle arti e delle lettere, sarebbe

ben degna delle


i

sue sciagure, se altamente non onorasse


nitori del suo

soste-

nome ed
e nel

cultori delle nobili discidi fortuna, nelle

pline.

Ne' rovesci

mutamenti

DI

UGO FOSCOLO.

221

varie vicenrle, alle quali

stata

pur troppo pel

volger di pi secoli sottoposta questa nostra povera


Italia,

quando
vili

la

ferocia

di
e

orde straniere sotto


mille tirannetti l'han
derisa,
e

despoti

od insolenti,

tutti a vicenda tradita,

spogliata,

ed

op-

pressa, quali conforti,


gloria,
letti,

quante speranze,

quanta

non ha essa ritratto da' suoi grandi intel-

che r han tanto splendidamente onorata colle

divine lor opere, colla lor sapienza, e colla nobilt


degli esempi
?

Bisogna guardare
si

l'Italia, dicea

un

francese scrittore, ivi

riaccese la

prima

fiaccola

del genio europeo, ivi fu l'antichit per la


volta uguagliata, e la potenza creatrice di

prima

ricominci sotto altra forma


polo, che per

novella.

Omero

Un

poe

rappresentante

della

sua

civilt

ha creato il pili grande e il primo genio nell'Europa moderna, qualunque saranno suoi dolori e le sue sorti avvenire, non sar mai
delle sue lettere

ne potr essere a dispetto di tutte


balderie,
gloria di aver ridonato

le

umane

ri-

un popolo codardo ne ingrato. La sola


l'

incivilimento e la sapienza

allo altre nazioni giacenti nella barbarie e nell'av-

vilimento baster

solo

per rinfrancar l'Italia di

ogni passato o presente calamit, o dalle tante ca-

lunnie che spesso


tate.

lo

vengono ingratamente avven-

La

terra,

che diede vita ad un Alighieri, ad

un Macchiavelli, ad un Ferruccio, ad un Michelangelo, ad un Raffaello, ad un Galileo, ad un Tasso, ad un Ariosto, ed a mille altri ingegni sovrani, che hanno meravigliato il mondo col loro genio e co' loro lumi, non potr esser mai una terra povera
esaurita di glorie novelle, di generose virti. e di figli

magnanimi.

11

secolo che valic e quello

222

DELLA VITA E DELLE OPEKE


e

che corre porgon prova irrefragrabile

ben lumi-

nosa a quei balordi ed iniqui, cbe non vedono o

pretendono

non

veder

altro,

che vilt ed ignoin

ranza nel venerando suolo italiano. L' Italia dunque

amer ed onorer sempre quanti sorgono


degni
d' esser

essa

superbi del suo nome,

opere dell'ingegno o della

mano

si

che colle renderanno mee

ritevoli dell'affetto o dell' onor nazionale. In cotal

modo scemer in parte 1' acerba ed incessante ricordanza della sventura; in cotal modo pi degna
si

render

di

sacra

venerazione,
il

mostrer

al

mondo che Iddio protegge


le

suo avvenire, poich


l'

ha serbato
Italiani!

e le

serber sempre

onnipotenza

delle opere e del pensiero.

Ugo Foscolo merita una pietra, meuna parola, merita che l' Italia onori finalmente il nome e le ceneri di codesto suo figliuolo. I giorni avventurati son giunti. Onore a' martiri
rita

ed

a'

propugnatori

della

libert

della

gloria

italiana!

NOTE AL TERZO ED ULTIMO LIBRO

'

Oltre codesti due giornali

il

Foscolo scrivea nel


nel

reign
ster

Quarterly

nell'

Rewiew

nel
poi

European Rewiew London Magazin, e nel

FnWest.min-

lietrospective

vorr conoscere il catalogo di molti e vari scritti pubblicati dal Foscolo ne' giornali inglesi, legga un articolo stampato poco dopo la morte di lui, nel Liwerpool Commercial cronicle.
2

Magazin. Chi

cernente

Ved. Lettera francese il libro su Parga.

di

Foscolo a lord Holland con-

S.

* Dello spirito Cattolico di Dante Alighieri di Carlo Lyell, M. tradotto dall'inglese da Gaetano Polidori.
*

Quando furono

scritte queste parole le condizioni d'Italia

erano ben altre

di quelle

che sono

al

presente.

LETTERE
DI

UGO FOSCOLO

Gemelli.

,-

AVVERTENZA

In appendice a questo

libro,

ristampo

tali e

quali le letfin

tere del

Foscolo che

io

pubblicai

per primo

dal

1849.

Oltre tenermi alla prima

mia

edizione, intendo con questo di


ci fosse

mostrare

al

pubblico quanta sincerit

nei raccoglitori

deW
dopo

epistolario foscoliano, edito dal Lemonnier, che tre anni


le

riprodussero o non citandole o a caso inverso ostenritoccarle di piii d'

tando

di

una omissione

inesattezza!

C. G.

LETTERE
AL
Sia.

CONTE GIAMBATTISTA GIOYIO

7 settembre 1808.

Eccole,

Sig.

Conte, un bislacco componimento

latino che la far ridere: ella per


al

mio naso l'elemosina d'un

po' di

pagarmene mandi rape in quetijpo-

sta tabacchieruccia cappuccinesca. Vorrei pure ve-

derla stamattina:

ma me

impcriosus vocat
il

graphus, ed

io

spendo

gli occhi,

tempo

e il brio

sulle stampe.

Vive valeque.

Al Medesimo.
Milano, 23 settembre 1808.

Alla sua de' 17 settembre rispondo oggi 23, perch, cangiando di casa, ho dovuto far burato delle

mie
giti,

carte, e riordinare gli scartafacci, e

annoiarmi

della fatica manuale; e dolermi de' bei giorni fug-

minciati o non bene

ed arrossire di versi ed abbozzi o male iucofiniti Bii meliora liis.


:

Le rendo infinite grazie delle memorie intorno a Giovanni delle bande nere. Temo che nel secondo volume non mi cadr in acconcio l' inserirle e farle onore del beneficio; vedr ad ogni modo
s'io potr intarsiarle in

qualche considerazione; ed

ma

io

abborro dalle intarsiature;

amo pi

228
rozzi

LETTERE
carnei
tutti

di

un pezzo

che

gli

eleganti

musaici. Tenter. Diversamente

me

ne varr per
o nella

la terza consider asiane del primo

volume

seconda edizione che


dell'

io

apparecchier per la fine

anno 1809,

che dedicher a Benedetto Giovia


saluti di
i

a Giulio Foscolo. Il mio Giulio accolse

lei

con grati-

tudine, e spera eh' ella ricever


tilezza tutta propria de' Giovii.

suoi con la genfaccia


e

Ella

acco-

gliere

miei dalla signora contessa

da tutta la

bella famiglia; e

mi abbia sempre per estimatore

ed amico.

Ugo Foscolo.
P.
/S'.

Mandole

la

lista

de' nuovi

eiettori.

Piacciale di

rinviarmela,

perch

di

pugno del

segretario della Censura, e spedita


lettera di

me

con

la

nomina dal Ministero

dell'

Intern.

Al medesimo.
Milano, 3 Ottobre 1808.
Il

signor

Bartholdy di

Berlino,

viaggiatore,

amico
tore di

agi' Italiani

ed alla loro letteratura, ed auin Grecia, le presenter

un viaggio
il

questa

lettera; egli desidera di vedere la casa

di

Bene-

detto e Paolo, e

discendente che la illustra.

Piacciale, sig. conte, di accoglierlo con l'usata

gentilezza di Giovii, e di ricompensarmi anche in

questo

modo

della

stima

dell'amore

che

io

le professo,

Ugo Foscolo.

UGO FOSCOLO.

229

Al medesimo
Pavia, 6 gennaio 1809.

Sig.

Conte mio.

Confesso eh'
lei

io

non aveva
io

speranza di essere da

prevenuto, e davvero

voleva e doveva mandarle a

Como

voti ed augiirii,
io avessi

Montevecchio
curo che
il

li

avrebbe

portati,

s'

avuta

la crudelt di palesarmi indovino; e sono quasi si-

puntiglio di farmi falso profeta

l'

avrebbe

inchiodato a Milano. Tacqui dunque mentr' ei partiva, e lasciai

che

il

suo calesse viaggiasse, o per


partenza
dell' ospite, e

amore,
s'

per forza. In quei giorni gli occhi


e la

infiammarono,

miei Bru-

netti che

di Battaglia, e

non potea pi venire, attesa la lontananza i corrieri che impediti dal gelo e
le

da' fanghi ritardavano per pi ordinar]


di Venezia,

lettere

mi

fecero tristi quei giorni, che ralle-

grano
gurii

il

focolare anche de' pi sciagurati. Gli aualle feste di Natale,

dunque che non vennero


io

verranno all'Epifania; ed

la

prego di darli in
ebbi per pi ore

mio nome

e alla dotta, e alla saggia, e alla gentile,

e alla saltante
sott' occhio,

famiglia.

Ma

io

ed ho tuttora nella mente l'incominciadella

raento
cielo

scritturale
il

sua lettera;

prego

il

fu non divenga per me impercettibile 86 non quando il mio cuore sar freddo per sempre.

che

Amor

col

rimembrar

so!

mi mantiene;

ed

io

credo di dirlo con pi verit del

Petrarca,

e di averne pi bisogno di lui, che pur era allet-

230
tato

LETTERE

da mille

e pi

larghe speranze.

Ma

la

na-

tura

mi

fece
Alle

speranze incredulo

e al

timore;

libri

congiurarono colla natura.


e

la

fortuna

mi

trasse in molti errori, e per nelle necessit di


;

ricordarmeli per non ricaderci


fratelli

ed amici
si

persone care

all'

mi die madre e anima mia, che


con
ed ora

consolarono con
tante cure e

lungo amore,

e beneficarono

generose la mia giovent;

mi

lascia solo, quasi solo! e senza le


s'

rimembranze,

in che freddo e taciturno deserto

affannerebbero

le mie potenze vitali Non so se l' ingegno ormai stanco o la ragione troppo avveduta vo-

tutte

gliano
sioni;

inumanamente

disfare
il

1'

incanto delle illu-

ma

tutto lieto e

mondo delle illusioni, gi tumultuante, mi si va spopolando divedo che


pochi
e

nanzi;
s'

vedo che a
il

fragilissimi
la

stami
se

attiene

velo da cui

mi

traspare
verso

gloria, la
lei

volutt e la dottrina.
forse le

Ma

io

in

non

mie malinconie, certamente

la piet delle

mie malinconie. Ho preso a scriverle appena partito Brunetti. Mi ha lasciato dopo ventiquattr'ore,.
perch la sua catena inargentata torna a strascinarlo a Milano; ed anch' egli non mi lascia che rimembranze, e le lagrime inaridite sugli occhi. saluti di queir egregio amico e Le mando per recentissimi; ed io la prego di accoglierli affettuoi

samente, perch'
lei.

ei

me

li

lasci tutti affettuosi per


lettera,
e

Montevecchio
la

la ringrazia della
s'

la

ringrazierebbe con la sua penna,

ei

fosse in casa;

ma

posta

inesorabile

il

corriere

sta

sulle

mosse, ed aspettando Montevecchio per

un' altra

ri

UGO FOSCOLO.

231

mezz'ora, questo foglio aspetterebbe sul mio tavolino per altri

due giorni.

Io lo lascio frattanto, sig.

Conte, per tornare ?i\Vu/fcio della letteratura: parmi d'avere scoperta V origine, interpretando con la na-

tura
l'

dell'

uomo

il

silenzio delle

prime storie del-

umanit. Onde ebbi occasione di abbracciare intnite idee, e d'illuminarle e di rannodarle fra di

non che forse mi compiaccio oltre il merito; ma ho lavorato ultra vires; ne ho mai sentito il rigore di quella sentenza di Bacone: l'uomo non si accorge quanto ci possa fare, se non
loro: se

quando tenta, inedita e vuole. Frattanto ami com'io l'amo e la stimo. Suo
A/fez.

ella

mi

Amico

Ugo Foscolo

Al Medesimo.
Milano, 25 marzo 1809.

Ieri

un ordine del giorno impose


il

alla

guardia

reale di partire verso

palazzo di Sfra situato su la

e Padova, ove S. A. I. intende primavera con tutta la sua casa reale: queste, a quanto mi fu riferito, sono le precise parole dell' ordine. Mi fu riferito perch io da marted, giorno in cui le inviai la mia lettera,

Brenta tra Venezia


di

passare

la

ed andai a visitare Benedetto


ted sino ad oggi sto
e

al quartiere,

da mar-

in

casa vinto dalla febbre,

non tanto

dalla

noia
e

Oggi, dopo molta quiete


e pazienza

quanto dalla tristezza. molte cure, e medicine,

mi sento

assai meglio, e

uscir di casa

domani

forse

Benedetto, a cui feci leggere la

232

LETTERE

lettera si mostr compuntissimo, e

mi

fece vedere

due lettere preparate per Como, e 1' avranno, spero, a quest'ora ricevute. I suoi libretti furono accolti con gratitudine dalle persone a cui ella mi comand d'inviarli; Brunetti segnatamente e l'avvocato
Marliani, che risponder al suo
gentile biglietto,

mi raccomandarono
mio
che,
la ringrazier
s'

di

ringraziarla.

Montevecclii
io

personalmente, percli'

credo

io

andr con Marliani alla Villa- Amalia, egli

correr sino a

Como

per ricongiungersi a me, o a


ieri
1'

Erba, o sul Lago. Torn


di me,
si

altro sera, e tranne

annoia di tutto Milano. Io ho gi tagliato, se non sciolto il nodo Gordiano, col mio risolutissimo no. Per Pavia m' avr sino a tutto

mezzo giugno: Hapianms... occasionem de


Caetera mifte loqui; Deus
reducet in sedem vice.

die.

Jiaec forlasse

benigna,

passi graviora, dabit

Deus

liis

quoque finem.
Io per

me

sento

Dolce nel cuor conforto Quando bella virt veggio trascorrere

Un mar

di guai,

n disperar del porto;

Che questo

di valor saldo

argomento
de' mali,

Saper precorrere Con la speme del ben Pira

saper come di volubili


i

ali

Armansi

beni ancora,

N N

gli

uni o gli altri fede

In ferma sede
certa fanno qui tra noi dimora Prospere cose Non empiam dunque 1" alma

Il

Di superbi pensier, di voglie indomite: bene fomite

Di pi fiere talvolta aspre venture.

DI

UGO FOSCOLO,

233

e del Menzini ben mi ricordo; e ieri dal mio letticciolo io spiegava queste sentenze dell'alto Tebano, cantate

Quest' imitazione da Pindaro,

se

con arditissimi versi greci


ed

nell'

olimpica

seconda,

assaporate e sentite nella


il

mia spiegazione da
le lettere

Montevecchi,
della filosofia

quale confess che

sono

di dolcissimo aiuto,

quando l'anima sappia nudrirsi condita della soavit delle muse.

Ed

io vivr

con la filosofia delle

muse

Duni tiemor

ipse mei, cium spiritus hos regit artus.

Frattanto se Marliani andr alla sua villa lu-

ned prossimo,

io

corsa sino al Lago,

l'accompagner: s'ei far una io la rivedr, sig. Conte mio;


io

diversamente per marted


ami, com'
io

ho deliberato di de-

sinare a Pavia col matematico Giulio.

Ella

mi

candidamente l'amo;

prima

di giu-

gno la nuova edizione dell'orazione lo dir pubblicamente ad ogni gentile persona, siccome questa e tutte le mie lettere lo dicono, e lo diranno perpetuamente a lei.

Ugo Foscolo.

Al Medesimo.
Pavia, 21 aprile 1809.

Signor Conte.
al Battistino

Alla sua del 10 risposi a


copie
della
al

vi-

sta consegnando quattro

tra al Prefetto.

due per che


Il

lei,

una

Palingenesi marchese, 1' alil

le

ridico perch' Ella al-

meno

lo sappia, se

mai

l'

involto e

biglietto fos-

sero andati smarriti.

Da

pi giorni siamo in Pa-

234
via, e

LETTERE

non mi sento e non mi presento lieto. Quecalma al parere degli altri ma chi pu sapere con quale inquietudine il sangue mi urti nel Brunetti lontano, e non ho sue lettere, cuore? ne Giulio mi scrive; ne so certissime notizie delle
sto
;

nostre guerre, eh' io sono


e desidero pace a

ad ogni modo

italiano,-

ed indipendenza alla mia patria, ed onore alle spade dei


stesso ed agli altri,

me

miei cittadini. La guerra arde frattanto vicino alle mie messi: e a dirle vero, io non amo ne con la
ragione ne col cuore
gli austriaci;

ed

io

sono nel-

l'et da ridere degli entusiasti,

ma

da desiderare

ad ogni modo che


stanno. Assai

le

cose abbiano a restare


oltre a queste
e

come
e

ragioni

mi tengono

agitata l'anima inoperosa;


vigili e

tre

potentissime,

imminenti,

le quali e

per ora devono rima-

nersi dentro di
solo.

me

non
s"

parlare se non con

me

Non
la

so

dunque

io

potr

studiare, e molto

meno
in

se far lezione; ch'io posso bens secondare

la mia penna mente il cuoi-e; ma il cuore la mia penna. Passeggio sempre, e torno a casa pi volte al giorno, ed esco di nuovo e passeggio; e buon per me ch'io stando in citt posso camminare per la campagna e non incontrare anima nata. E quando sto nella mia stanza leggo r Alcorano. Ella ride Sig. Conte eppure io

me

natura,

ma

non costringerla;

segue la mente, non seguir mai

e la

leggo r Alcorano con


consolazione.
e quella religione

certo

rispetto

con

certa

Anche quel

libro viene

dall'

Arabia,

germoglio della religione di

Abramo; lo stesso stile, la stessa morale, e lo stesso dogma dell'unit ed incomprensibilit dell' Eterno
punitore delle colpe, e rimuneratore
delle
virti.

DI

UGO FOSCOLO.

235

Montevecchio frattanto pare pi lietamente tranquillo e corre le scuole, e si compiace di questi


agi domestici, e in quel poco tempo die ci vediamo

parla e ride

ed

io

ne godo, e di ci solo godo

in questo soggiorno eh' io

non so per quale malin-

conica bizzarria, considera


Io

come
della

esilio

spontaneo.

ho ricevuto

la

lettera
e le

Contessa datata

prima di Pasqua,

rendo grazie; solo non posso


ed
insultante

lodare quella sua perpetua

umilt

insultante davvero a chi, al pari di me, non sa

ne vuole professare modestia:

Ma

talor umilt spejjne disdegno,


lo

Talor

infiamma.
al

Ed
degli

in ci

credo
affetti

Petrarca;
nelle

quando

ei

parla
per-

umani

giuro

sue parole;

ch'egli aveva visceri palpitanti sempre, ed


desti ed
acuti.

occhi

Ella intanto, Sig. Conte, faccia di vivere lieto;


saluti in

mio nome

tutti

suoi cari; e

tr scrivermi le sar gratissimo se


di Benedetto.

quando pomi dar novelle

Tutto suo

Ugo

Foscolo.

Al medesimo.
Pavia,
1

maggio

1809.

La sua del 20 diretta a ^lilano, e l'altra del 23 giunsero a un tratto. E tutte le pagine sono
piene di affanno: n
visione di
tlosota
1'

io

trovo in quel poco di prov-

eh' io posso
afflizione

avere

gione che consoli

di

veruna raun padre. Dallo

236
stato in cui

LETTERE

vivo e dalle lunghe battaglie ch'io muovo, non so dire se pi al corpo che all' animo mio. m* avveggo, che il dolore talvolta va seconsolo

dato; l'opposizione delia ragione lo irrita, e


il

tempo ed
non
le

casi possono

moderarlo: cos ho semlo

pre creduto; ora non lo credo soltanto,


Io
d'

so

dir per quali cause io

mi

sia poco lieto;

alcune tal altro potrebbe ridere forse; altre perle

cuotono, senza ch'io possa oppormi,


i

mie

fibre e

miei nervi, ond'


Ireddo.

il

come Dal mio caso desumo


io le

piglio

la pioggia
lo

ed

stato di chi

geme
che

nella lontananza e ne' pericoli della persona


pili

gli

cara; non nego che

ci

possa essere

certa debolezza ne' sospiri della contessa, e ricor-

domi d'aver
e vedo quanto
di

filosofato e predicato;
i

me

ne pento,

sospiri e le palpitazioni del cuore

una donna e d' una madre vadano rispettati. Quale antidoto stoico potr risanare quel cuore che trema involontariamente? Qual mai voce d'uomo
potrebbe giovare, se
a'

la religione e la

rassegnazione

non giovano? Mia madre, e molto pi mia sorella, mi vanno narrando i loro guai: desideravano di rivedere Giulio; egli corse settanta miglia, le abbracci, e le lasci dopo un'ora; nuove lagrime, e timori pi funesti; meglio Sua madre lo accoms' ei non le avesse vedute
decreti
del
cielo
!

pagn per un pezzo

e lo

benedisse come

s'

ella in

quell'ora stessa dovesse scendere nel sepolcro: vero; tutti guai di fantasia, ma potranno esse im-

maginare altrimenti, ne

risentirsi altrimenti?

Ed

non gi del dolore: e devo affliggermi molto pi ed averne piet, appunto perch quelle buone e deboli creaio rider delle cagioni del loro dolore,

DI

UGO FOSCOLO.

237

ture sono soggette a

contro

le

quali

il

maggiori cause d'angoscia, balsamo della ragione men


dell'anima nostra risiede
cuore di
dita della
le

efficace.
filosofia,

Ah! pur

troppo, tuttala forza della nostra

tutta la forza

nelle forze de' nostri muscoli, del nostro

carne, e del nostro cervello, tal quale

madre natura
No,
io

1'

anno impastato.

lei felicissimo; ne lei ne verun altro mortale. Bens considerando i doni, che la natura, 1' educazione e la sorte versarono sopra

non credo

di lei,

parmi
la

eh' ella possa portarsi

men

faticosa-

mente
Parmi;

soma che pesa su


all'

le spalle d'

ogni

uomo

dal d del vagito sino

ora del de irrofundis

di la

ma

considerando in

me

stesso

quante

altre doti fanno ch'io sia pure invidiato dagli uo-

mini; (e

gli

amici miei se ne consolano credendole


il

mio mortale pellegrinaggio) e vedo, e sento, e conosco invece che appunto queste doti deriva una sorgente amarissima.
atte a rallegrare

quale inond assai volte di dolore


la

e di noia tutta

mia

gioventi, e rattrister, temo, tutta la


io

mia

vita.

Certo che

devo ringraziare

la

natura di
altres

quest' acciajo ch'ella ha liberalmente speso nella

creazione del mio cuore, e

ringraziare

la

fortuna ed

tempi che l'anno temprato con onde


se

forti

e frequentissimi colpi;

fuoco

martello

potranno consumarlo
piegarlo mai.

e spezzarlo,

E somma

dote

non per potranno certamente la co-

stanza ne' propri principii, e la indomabile fortezza


della nostra mente:

ma

per serbare appunto questa

prerogativa chi sa mai quanto ho lottato e lotto?

Chi pu pagarmi
vuto
e

le dolci illusioni alle e


i

quali ho do-

devo pur rinunziare,

piaceri che ho ab-

238
bandonato.
e la

LETTERE
povert a cui

mi

arrischio?

vero

che

in fondo tutto
e

sar compensato

compenso nella natura, ed io mi pare talvolta d' essere com-

pensato
io

assai

largamente,

ma

spesso

ancora

sono costretto a confessare che tutto sacrificio

nella virt e nella ragione degli uomini: che tutto


contradizione ne' lor sentimenti.

accuso l'ar-

roganza del mio giudizio su

le

passioni e la
forse

im-

maginata
si

felicit del

mio prossimo. Ella


filosofia

non
di-

attendeva questa tollerante

in

\m

scendente del senatore Foco-curante, e in un uomo,

che accusa in Virgilio lo sguaiato libertinaggio di Enea, e in Orazio g' insulsi, ed ingrati, e venali
2)roverhj contro la

memoria

di

Labeone
la

e di

Bruto.

Ma

io

giudico l'arte in Virgilio, e

Orazio
rotti,

morale in

ed

il

appunto come critico 1' Omero del Cesamatrimonio di Giorgio Zicchi. Biso-

gna pure che nelle lettere, e nella vita io abbia esempi da imitare e da fuggire; e ch'io sia fortemente compreso dal senso, e dalle ragioni eccitatemi dagli esempi,
e
e

che finalmente e scrivendo


io

parlando

io

dica deliberatamente ci eh'

penso,

e mostrimi tal quale io


di

mi sono perch' altri elegga


:

seguirmi
il

fuggirmi

cos vorrei che ogni

uomo
colpa

facesse nel mondo.

Or

io

mi

taccio

quando veggo
di

che

dolore, o tal azione che


e dalla

ha nome
forza

sgorgano dalla natura


passioni;

delle

umane

maio

grider contro quei vizii, che protriste e sciocca

vengono dalla

abitudine del misero


dalla ciarla-

calcolo, dalla servit delle scuole, e

taneria de' moralisti e de' dotti; vizii

insomma non

generati dalla natura dell' individuo,


dall'

ma

procurati

educazione che peste attaccaticcia. Le pas-

DI
sioii

UGO FOSCOLO.
le

239

veementi sono

meteore tempestose del ge-

nere umano; possono agitarlo, scaldarlo, e talvolta


nobilitarlo;

ma

le

sciocche e laide abitudini sono

le corruzioni della nostra natura. Talvolta l'oceano

nelle grandi bonaccie suole putrefarsi in

modo che

ammorba

1'

atmosfera; ed avvelena

naviganti che

non possono ne progredire, ne retrocedere; nudre


bens ne' suoi profondissimi seni un' infinit di pesci,

che trovano maggiore

pi pingue

alimento

nelle particelle
siffatta la

dell'acque corrotte
di molti,

dalla

calma:
e ti-

calma

che nutrono segreta-

mente
mide.
di

loro vizii illudendo le

anime credule

per applicare

questa mia massima

alla

letteratura, chi non vede le colpe e le stravaganze

Dante

e di

Shakespeare?

ma

chi non

si

sente

magnificarsi

ed elevarsi

nell'

di quei sublimi scrittori?


il

il

anima

alla lettura

L'eleganze invece e

raziocinio, ed

il

gusto del

Bembo
gelo,
il

del

Trisla

sino potranno

mai vincere

sonno, e

noia di cui

loro vizii scolastici intorpidiscono la

nostra mente? E questa applicazione corre per se medesima alla morale, ed al principio universale

d'ogni morale;
e
si

il

fanatismo
v'

l'ipocrisia
si

hanno
divino

sorgente dalla religione, ne

ha dogma

tali

puro, che mescolandosi alle infermit de' mornon abbia Seid, e Tartuff; ma il fanatico sembra quasi forzato da prepotenza di temperamento, e di circostanze; il fanatismo in somma, pas-

sione che inganna e strascina lo spirito e

il

che

n'

invasato;

corpo

trattanto

T ipocrisia

addotcielo
altri,

trinandosi per lungo

tempo a ridere del


se
gli

e
e

degli uomini, non inganna se non

senza mettere

il

suo carato nel grande commercio

240
delle passioni
sociali,

LETTERE
tende

tremante epa di prete.


divozione
le

ingrassare la sua
preghiere,

Kispettiaino dunque la
le

della
i

contessa Crevennaf
vecchiaia,

macerazioni,

digiuni sono stimoli a quello spicos

rito

languente nella

converte

al

cielo

l'amore ch'ella non pu dare caldissimo e vero a niun vivente di questa terra; non ha ne marito ne figliuoli che le destino affetti e tioiori,
e tutte le palpitazioni del
l'

suo cuore

si

destano

al-

aspetto d'una lapide sepolcrale;

ivi

stanno tutte

le

speranze della sua gioia futura; questo

mondo
ri-

freddo, nero,

vano per
la

la

sua immaginazione;

spettiamo dunque

sua devozione per quanto

ci

sembri esagerata ed irragionevole. Non per questo


rispetter la furberia di

un

direttore bacchettone,
e co' sotterfugi

che con
d'

le

melate condiscendenze

un molinista, accendesse dentro il petto di quella donna l'ira, la spingesse all'austerit, eda'cilicj d'un giansenista; che atterrisse una coscienza gi scrupolosa con le fiamme sempiterne, o facesse impazzire una debole fantasia con la certezza del paradiso; che in una parola per proprio interesse facesse divenire quella buona vecchia pili crudele
contro se
stessa,

scimunita,

ed

orgogliosa ed
con

avara

co' suoi

per essere prodiga con gli estrani.


le

Questa mia
ed

filosofia tollerantissima

passioni

intollerantissima

co' vizii,

si

irremovibile

ne' suoi principii,

almeno dentro

di

me, ch'io come dal


l'

patisco la signora Cecilia, la quale vecchia, brutta

ed inferma, combattuta dalla carne


sore, cerc

confese
il

almeno

di

rappacificare

amore

rimorso col santo contratto del matrimonio.

chi

poteva

omai pi correggere

quell' infelice ?

Chi

DI

UGO FOSCOLO.

241

le

r avrebbe dissuasa senza piantarle un aspide che consumasse quel po' di fegato che le rimane? Ma grido ad un tempo contro quell' uomo, che
pili

adul per che


si

anni

le

libidini

di

quella

donna,

f'

ministro
i

che spos
provvide
ficio: e

suoi

pagato delle sue dissolutezze, danari, che per essi va amolite

reggiando, che la tiene in


alla

co' suoi

parenti, e
sacrisi

propria

utilit

con

1'

altrui

tanto

pi grido quanto pi vedo che


chi

fatta gente tollerata e lodata; e

lode

feri-

sce il pudore, e perduto il tribunale del pudore, non rimane alla societ se non il tribunale che ha per primi ministri il carceriere ed il boia. Non eli' io creda che il mondo stia male cos, e che si possa correggere; sta bene anzi, poich
cos e stato e sta

siamo avere
i

l'

idea

da tanti sesoli; e mai non posdel meglio universale se non

nella nostra frenetica fantasia: e se d' altra parte

non hanno potuto emenvorremo noi parlare al deserto? Or, poich tutto quello che deve essere, e se non dovesse essere non sarebbe; a noi non resta che
iilosofi

predicatori

darlo, a che

rassegnarci a questo
e di virt, di

bizzarro

miscuglio di
e di
di
e

vizii

commercio protetto
ladri

perata;

usura ricudorati;

di

impiccati,

ladri

di devoti e d'increduli; di poveri e di ricchi; biz-

zarro miscuglio,
del genere

ma

che

fa tutto il bello e

mirabile

se non moto e fuoco ed attrito negli uomini, passioni insomma; e quanto pi le passioni si urtano, si

umano. La natura non vuole

combaciano,
tazione, e
ciet. Cos

e si

confondono: tanto
e

pili

cresce l'agidella
so-

la fecondit,

la

ricchezza
cos

sia

dunque,

poich

sempre fu:
16

Gemelli.

242

LETTERE
a noi tocca non pertanto di eleggere in questo
ci

ma

miscuglio ci che
stre passioni
e

sembra pi conveniente
ci

alla

dolce e nobile vita, purificando ed elevando le no;

dove

vogliono matti e savi, birsta tra

banti e galantuomini, ignoranti e dotti, cerchiamo


di essere per
i

quanto
i

in noi

men

matti,

meno

ignoranti, ed

pi galantuomini. La madre

natura dot alcuni di noi di tali facolt, che, ove non fossero indebolite dall' educazione, ci darebbero ali e muscoli da correre come per istinto alle virt per cui ci ha creati: ed inoltre ci ha dotati di ragionamento e di libero arbitrio libero arbitrio eh' io prendo nondimeno, se non nello spirito, certamente negli angustissimi limiti

teologici.

Io per

credo di seguire l'indole


e di

mia

naturale, e d' obbedire alla ragione

valernai

del mio

libero

arbitrio,

eleggendomi questo me-

stiere e diritto di compatire le passioni, e di vitu-

perare

le

vili

sguaiate abitudini, perch taluno


le

vergine ancora non


a

contragga.
a
dito

Ond'
certa

io

grider

Paolino

mostrandogli
est.

canaglia:

Hic niger
Che
appunto
vivacit.
s'

Ma

finisca

omai
mio,
io la

colla

pagina questa
e

lunghissima diceria
ella, sig.

filosofica.

conte

ha avute occhi

pazienza da considerarla,
al

suo Paolino.
,

Una

prego di applicarla grau croce per lei e

a quanto mi pare, la sua non ristar dalla mia profezia. Non so s' egli sar uomo letterato o amabile gentiluomo; ma egli ha tutti i caratteri con che la natura contrassegna gli uomini leali, nobili e coraggiosi. Egli ha il cuore passionato, ma ancora intatto da' vizi finche ei continuer cos non tra-

per la contessa fu ed

Or

io

DI

UGO FOSCOLO.
pudore; non trafficher

243

dir
cizia

il

secreto e

il

T ami-

l'ingegno; e

queste doti bastano. Forse


su
e gii

quel fuoco che

gli corre

per

le

vene, e che

lo fa irrequieto ed indocile, si ritorcer

un giorno

a farlo ostinato ne' suoi

principii

ed innamorato

dell'arte eh' ei piglier a coltivare.


sconfortarsi, ne sconfortarlo: e a

Ma

non bisogna
tal-

me sembr
umiliato.

volta

troppo irritato, o troppo

alla sua precoce filosofia

Forse l'intolleranza di chi r educ, nelle scuole lo ridusse a ribellarsi, ed ora si vendica: certo si ch'io esapertinente
chi
la

filosofia

Quanto matta ed im-

n'ha

colpa?

minando la mia vita, mi accorgo che non mai rispettate tanto le opinioni degli altri in fatte materie, se non quando ho veduto che
altri rispettavano
le

ho
sif-

gli

mie.

se

un

frate

avesse

avuto la forza di farmi

divenire incrfdulo, mia madre certamente con pi indulgenza e con migliore esempio mi avrebbe riconvertito. E a me

pure
e di

mai mai

non parlando sempre, pensare a loro modo. E chi pensa a suo modo
riesci,

convivendo

co' giovani, e

di religione, di farli tacere per

senza rigori di principii, o presto o tardi ritorna


agli altari de' suoi

padri,

si

ricorda

con

com-

punzione del suo battesimo.


Io ciarlo, ciarlo sempre

ore

eh' io

scrivo,

staccarmi
io

vane sentenze.
strarmi da
alla noia.

Ma

e non so, da pi da lei. e dalle mie scrivo non so dire se per di-

tristi

pensieri,
io

per cercare
nulla sto

rimedio

Quand'

non

fo

peggio del

pover
con
le

uomo che
d'ogni

aspetta la quartana; parlo dunque

persone lontane,

ed

empio

le

pagine

fa-

cendo

erba fascio.

Ed

ella

sig.

Foscolo

244
scriva lezioni
voce tuonarmi

LETTERE

all'

s'ha un bel dire; ed odo la sua


orecchio sino da

Como

ma

io
ri-

non posso se non ringraziarla del consiglio, e sponderle schiettamente eh' io mi sento:

Secca la vena dell'usato ingegno;

almeno per
ponimento
stare
il

ora.

Ond' ella vede eh'

io

non posso
il

studiare, ne ardisco asserire ch'io manterr


di abitare

pro-

Pavia sino

al

termine delle
potr de-

scuole. Tenter ad ogni

modo

e s'io

mio cervello assonnato come marmotta,


1'

far di apparecchiare

epistola e

le

note per la

seconda

edizione
il

della

prolusione,

E devo pur

anche compiere

Montecuccoli:

e questo poco sarebbe

come

se

poco mi manca, mancasse il tutto

dopo tante veglie

e tanto

vere due considerazioni

danaro;
e

ma

devo

scri-

mi stanno come due

spine nel cuore che non so ne tollerarle u strap-

finisca

parmele coraggiosamente: ma converr pure ch'io una volta. Pavia, questo focolare di Pallade, e per me un paese di tristezza ed im-

pazienza, e assai volte di letargia: solitudine, solitudine

senza

pace:

ne

di

ci

posso parlare a

Montevecchio senza
tanto pi eh'
ei
si

afiiggerlo ed offenderlo forse,


e

vive qnieto e contento,

se vi
e

fosse salute per me, certo che la

sua

gioia

la

sua compagnia basterebbero a risanarmi.

Ma

le

cose della

guerra mi toccano nel promalato, poi la novit del


final-

fondo del cuore. Brunetti non mi scriveva: temeva

da prima

eh' ei

fosse

giorno 16 mi turb con mille sospetti; seppi

mente ch'egli era malato;

ma

dove? Mi fu detto

DI

UGO FOSCOLO.

245

che la signora Lucilla aveva su l' alba lasciato Milano dopo 1' arrivo d' una staffetta, e non ebbe tempo di scrivere sillaba; solo seppi ch'ella paril medico di Brunetti, tiva col medico Cerri e che andava ottanta miglia lontano. Ed io frattanto mi stava in angoscia. Ieri una lettera dell'amico mio, affliggendomi ad ogni modo, mi ras-

sicur.

Mi narra che
sta

gli

pare

d' essere

uscito

di

non in modo da continuare per questa campagna; ed appena potr soffrire la carrozza, torner alla sua quiete in Milano. Ed io temo che dovr presto vedermi senza
sepoltura; che

meglio,

ma

di lui, e parlargli, e scrivergli

ascoltarmi

senza eh'

ei

possa

Haeret infixa

sagiita,

va sem-

pre

pili

nelle viscere

penetrando ed alimentandogli sempre pi i dolori e la consunzione, e non


gli

molto se

lascia

su

quella

piaga

il

balsamo

della speranza: ed egli lusingato, non si ha cura

quanto dovrebbe,

e spesso

pur troppo
altrui.

L'infinita

speranza uccide

Ricevo oggi lettere anche dal mio Giulio;


teva trovarsi nella battaglia del

il

suo reggimento essendo nell'ultima linea non po16;

per
Il

gli

fu

accordata licenza di correre sino a casa.

reggi-

mento non combatt; nando la notte de' 17,


ne' pericoli della

ma
il

il

povero ragazzo ritor-

dopo
e
il

si

vide

ravvolto
a'

guerra;

pass

traverso

ne-

mici che

s'

erano accampati
in
pili

dispersi

per quei

villaggi, cerc

luoghi

reggimento, che
riusc
di

frattanto aveva cambiato campo, e non gli


di raggiungerlo se non dopo

due giorni

corsa

246

LETTERE
e l per la posta; e

qua

s'

dovuto giovare dei


per

suoi mustacchi e della

sua scimitarra per avere


cittadini

cavalcature, e battere

non essere

battuto da' nemici. Ora credo ch'ei possa trovarsi


di

qua

dall'

Adige verso Caldiero.


per Benedetto
;

Io vivo con ansiet

ella

omai

sar libero d'ogni ansiet perch'egli le avr scritto;

parmi eh'
de' 16,

non possa essersi trovato all' affare m'inganno; se nondimeno gli fosse accaduta qualche disgrazia, Brunetti e Giulio me ne avrebbero scritto; tanto pii che Brunetti s' era fatto condurre a Verona non tanto per avere
ei

ma

forse io

migliore assistenza, quanto per avere notizie


sollecite e pi sicure.

pii

Ogni nostro timore trattanto deve essere sa. moderato: le vittorie di Germania assicurano di
im' invasione la povera Italia:
striaci
s' io

Mi

scriva

dunque

ci eh' Ella

fossi negli

au-

attacherei
cos

l'esercito

italiano

suU' Adige:

e potrebbero

almeno cercare alcun conforto


pili

nella vendetta: credo nonostante che non avreb-

bero

vendetta allegra. Bench siano


le

forti

in

numero,
bili.

cose della guerra in Italia sono riordi-

nate, e le posizioni nostre

mi sembrano inespugnaMa. s' io fossi negli austriaci, non avrei ne mossa la guerra, n guerreggiato in tal modo; cos almeno mi pare, se per altro si pu giudicare di cose s matte e s lontane.
Io vorrei pur dirle

ancora assai cose, e segui-

tare a parlare con lei;

ma la pazienza le manca, temo; ed a me non resta se non questo ultimo avanzo di bianco. Onde, signor conte, io dimander a lei perdono, e le prometto in ricompensa di non condannarla mai pi a leggere otto pagine

DI
fitte

UGO FOSCOLO.

247

delle

mie fantasie

cielo versi sopra la

e de' miei scarabocchi. Il sua famiglia molta felicit.

Ugo Foscolo.

Al medesimo.
Pavia, 8 ma^'gio 1809.

Sig. Conte,

Viva sicuro della


nella

ritirata degli

Austriaci;

s'io

fidassi

coscienza postale le

dal giorno 14 aprile sino


in

compiegherei un luago diario del nostro esercito a' 4 di maggio. Lo ricevo


questo

momento da un

antico commilitone, che


filosofici

in ricambio de' miei ghiribizzi

eh' io gli

mando
Il

talvolta,

me

lo

sped e scrisse

(luod oculi

sui viderunt. quod


d 4
il

manus suae
generale
i

contrcctaceriint.

quartiere

era

Castelfranco

a'

5 partiva per Treviso;

ponti

della Brenta e

della Piave costrutti e distrutti da' Tedeschi sono

gi rifatti da' nostri ingegneri, ed oggi, forse mentre


le

scrivo,

si

sta

lavorando sul
si

Tagliamento.
con

Sino

al

4 gli austriaci

ritirarono

contegno
costretto

minaccioso;
e
il

ma

le

sciagure sul Danubio crebbero,


si

generale
la

Marmont non
Dalmazia con
li

trov

piii

a coprire

le

sue divisioni: viene

dunque

sui nemici, e

grandi giornate,
assicurano
le

non retrocedessero a s' essi prenderebbe alle spalle, e forse

nelle gole della Stiria e della Carinzia.

se.

come
ral-

gazzette, Salisburgo fosse espugnata,

actum

est dell' Austria.

noi pure

dobbiamo

legrarci in tal qual

modo

delle sciagure de' popoli


!

e della rovina degli imperj

Ma

senza la sciagura presente

dell'

Austria che

sarebbe ornai dell'Italia? Campo di nuove guerre.

248

LETTERE

Beato il regno di Saturno! premio della vittoria. Ma quel tempo, credo, non pu vantare le sue storie se non nelle inquiete fantasie de' mortali: appunto come il gius delle genti, e l'equit naturale non si vedono mai tra le genti, ne tra gli eifetti delle perpetue ed inapplicabili leggi della
vesse essere
essere, e se non domi acquieto in questo assioma dettatomi dal senso comune, ma che non trovo mai scritto nelle dottrine de'tlosoti. Le distinzioni di diritto e di fatto, di natura e di societ, di ragione e di passione guastano ogni ve-

natura. Tutto quello che

clev'

non

sarebbe. Io

rit: tutto uno,

indivisibile,

incomprensibile, e

non se non perch dev' essere. Or io fino che non vegga il vero del diritto mi atterr sempre al
certo del fatto.

fatto ch'io odo cantare:


rv.ge

bene Saturno vivebant


cosa trasparente
dalle

Quam
di

sempre cerco
eterne

tenebre

de' secoli

ch'erano fuggiti precipitandosi l'uno sull'altro.

Ma

negli

anni

primi della terra,


storie

nelle

pagine delle sue

pi

solenni

del

prime mondo,

leggo che Caino uccise Abele, e

Romolo Remo.
et

Nunc love sub domino caedes seniper E tutti i popoli adoravano


;

vulnera

Saturno, ed

obbedivano a Giove. Cos , perch cos sempre fu, alle donne tocca di querelarsi de' dee cos sar
stini dell' Universo,
gliosi di volerli

ed agli impostori
io

agli orgoe
li

correggere;

mi rassegno

mi conforto con gli altri compensi, che la natura ha conceduto a noi che ad ogni modo siamo suoi figliuoli primogeniti tra gli animali camminanti, nuotanti, serpeggianti e volanti sulla
aspetto, e

superficie del globo.

DI

UGO FOSCOLO.
le

249

Or Giulio mio

sue lettere

mi consolano.
di

Ed
se,

Ella avr, spero, lette a quest'ora novelle


s' si

Benedetto. Che

non avesse potuto scriverle, o

com'Ella

si

duole, le poste ritardassero, le sia

d'alcuna quiete l'annessa, partita da Caldiero oggi


sono otto giorni. Piacciale di rimandarmela quando

che

sia.

Il

combattimento
e

de' 30

d'aprile,

di

cui

Giulio parla, avvenne alla valle de'


di l
Si

Lagi 16 miglia
e

da Verona
voleano

6 da Caldiero. quelle
posizioni,

pigliare

credo

che

si

volesse anche cogliere qualche foglia di alsi

loro; e vi

colta,

ma

sanguinosa. Mille seicento

due battaglioni cio della Guardia a piedi, e i Veliti con un avanzo del P reggimento di linea) affrontarono nove mila Tedeschi. Il combattimento dur sette ore, accanito, e gl'Italiani
de' nostri (i

ebbero morti gloriosi e


delle
terribili

ferite, e

Francesi confesdisperazione
del
doti

sarono, che r accanimento e la

fiera

circostanze

sono

soldato
tra

italiano. I nemici lasciarono tremila sul

campo

morti e prigioni.

Eccole

un rapidissimo estratto

del diario, che nella narrazione di questo affare impiega quattro lunghe pagine: ed io gli credo, perch mi scrive tale che non cieco ne per na-

tura d'ingegno, n per passione di circostanza.

Quanto
e de' suoi

alle fazioni della nostra cavalleria sulle

pianure, io le presumo speranze boriose di Giulio,

commilitoni, che non

campagna sfoderata ancora


mento
ed inoperosi

la spada.

hanno in questa Quel reggi-

tutto di veterani, e si

stanno impazienti

Guerra anelando ed

il

clamor

di

guerra.

250

LETTERE
se
1' arte del mio Eaimondo, e l' esperienza mia giovent spesa nella milizia mi, conce-

Che
della

dono

di congetturare, credo
le

che

gli Austriaci fug-

giranno

pianure per non avventurarsi a battaglia

stataria: cercheranno bens stretti e monti e passi


interrotti

da fiumi

ed

il

Friuli e la

meridionale ne sono pieni, alpes juliac


dell' esercito forti e

Germania
perch
corpo
di
il

resisteranno con la sola retroguardia; ed

andr dove

1'

Austria ha bisogno
la

celeri aiuti.

Oramai anche

vittoria in

Italia agli

Austriaci

sarebbe fatale; non potrebne


retrocedere
e

bero avanzare seuz' essere chiusi,


seuz' essere prevenuti
;

una battaglia per quanto sia prospera dissangua anche il vincitore.


Ricevo in questo momento lettere de' miei; la
desolazione dello Stato-veneto
irreparabile; non
v'

rapina,

inesprimibile ed n incendio, ne stra-

zio di cose e di persone, ne ferocia di vittoria bar-

bara e vandalica che non sia stata tentata e talor maturata dagli Austriaci, che pur venivano a portarci libert

ed indipendenza politica!
i

Intanto

mi ami,

signor conte, ed accolga


la

ringraziamenti di

Montevecchi per

memoria

eh' ella serba di lui.

Ugo

Foscolo.

Al medesimo.
Pavia, 29 maggio 1809.

Sig. Conte.

ha data ne
le lettere d'

di luogo ne di giorno:

Benedetto non mi giunge con oggi per la via di Udine, unitamente

Questa lettera

di

DI

UGO FOSCOLO.
da
Klagenfurt, 18
sono
de' prosperi
i

251

ad un'

altra

datata

maggio.
d'Ita-

Ella vede che gli Austriaci

fuori

lia,

Ed ho

notizie

eventi

senza

sangue

de' nostri,

dacch

nemici fuggono a grandi

giornate. Le altre novelle


e di Trieste, ella le

come
s'

la

presa di Vienna
fogli.

sapr da' pubblici


io
i

Ma
la-

mio

fratello

tace

non so
il

devo

ancora

sciarmi an<]are tra


parole di

dolore e

sospetti: le poche
gli
e

dentr' oggi. Ella, sig. conte,

Benedetto mi rassicurano; mi ami,

scriver

viva lieto.

Ugo Foscolo.

Al medesimo.
Pavia, Lunedi 29 maggio.

Sig. Conte.

Ho

posteggiato

anch'

io

sino a

Milano per riabbracciare Brunetti. Seppi degli stati recenti della guardia Reale, che il di 21 Benedetto era a Ponteba. Da un officiale spedito in commissione seppi che Benedetto ebbe una risipola,

ma

che gi era guarito. La Compagnia delle

Guardie d'onore di Milano era scorporata dalle altre, e stava intorno al Principe ai Dragoni Reali. Benedetto dunque vive sempre con mio fratello, del quale non so nulla or sono 12 giorni, poich r ultima sua fu scritta il d 17. Bens il figlio del cavaliere Caleppio, tenente, arrivato a Milano ieri sera chiese di me, dicendo d' avere lettere dal campo. Mi sono ivi fermato oggi tutta mattina; 1' ho cercato per mare e per terra, e non 1' ho trovato; io doveva ad ogni modo essere dentr' oggi in

252

LETTERE

Pavia. Gli ho scritto perch

mi spedisca
di

sollecita-

mente quelle

lettere: se parleranno

Benedetto

e di Giulio, ella

ne sar avvertita a posta corrente.


lettere, le

Ov' ella voglia spedire

ricapiti
di

Brunetti a Milano: egli avr mezzo

al mio mandarle al

Campo

tutti

giorni nell'involto della Segreteria di

Stato: gliene ho gi parlato. Cos pure Brunetti

ha

occasione di avere frequenti notizie delle guardie,

perch gli
naliere
d'

passano sottocchio

le

situazioni giornostri della


il

ogni soldato nominativamente. Ella sapr


il

gi da' fogli che


vi entr d 21

giorno 18 a sera

vanguardia entrarono a Klagenfiirt,


il

principe

alle ore

9 della mattina, di che

so d' averle dato alcun cenno.

battuto oltre
e gli

confini della

Anche Marnaont ha Tedeschi, Dalmazia


i

Schiavoni che aveva con lui

si

mostrarono

guerrieri veterani, bench siano soldati nuovi.

Pare dunque che la guerra si allontani dal nostro dolce nido, e possiamo piangere sulle calamit
de' nemici
:

piangere ad ogni
e sciagurati.

modo, ch'essi pure

sono uomini

la
fo

Montevecchio sta bene e la saluta; io incalza Non per sono lieto; ma penna alle lezioni. come posso per divagarmi, e giovare a questa

giovent:
ser, e
il

ma

anche questa forzata distrazione paset


io solo

mio animo continuer ad impazzire:


e

servare sihi curani certmnqiie dolorem; ed so il perch, e ognuno mi compiacerebbe,

niun
tacer

uomo mortale

potr indovinarlo;

ed

io

lo

sempre perch non potrei ricavare n onore n ma si cura egli del mio laaiuto. Dio solo sa mento ? Ond' io mi rassegno; ed puro da molti

anni che studio quest'arte della rassegnazione!

DI

UGO FOSCOLO.
i

253

Ella mi ami frattanto;

miei saluti alla famiglia,

ed accolga quei di Montevecchio.


Tutto suo

Ugo Foscolo.

Al medesimo.
Milano, venerd 23 giugno 1809.

Sig. Conte.

Da

pili

giorni sono a Milano in1'

tento totls viribus a finire


cuccoli.

edizione
il

del

Moutee

tempo
libro.

ornai ch'io ricavi


tanti
il

danaro

la

tranquillit d'

animo che da
1'

mesi spendo per


della

questo

Per non levo

pensiero dalle note

che vado scrivendo, ne

occhio dalle prove

stampa.
de'

raptim per ringraziarla quattro esemplari della seconda edizione, due


le

scrivo

de' quali saranno co' primi incontri spediti

al

Pindemonti ed a Montevecchio Montevecchio posteggia, tnch' ei mi veda libero da


valiere

ca-

questo impaccio; ed allora verr a posarsi con


sulle sponde fresche del Lario.
Ieri

me

una lettera di Giulio giugno da Neustadt cinque ore di l da Vienna: mi parla di Benedetto, e m'assicura della sua salute, ma senza dirmi ne dov' ei fosse, ne da quanti giorni o minuti non lo vedesse. Dal colonnello Tacicr che ier 1' altro rec la nuova battaglia in Ungheria tra gli eserciti del vice-re e dell'arciduca Giovanni, si sa che le guardie d'onore e i dragoni non si sono battuti, tranne i
ricevei dalla posta
d G

scritta

il

picchetti che trovavansi di guardia presso


cipe.

il

prin-

Or

chi sa se Benedetto e Giulio

fossero ap-

254

LETTERE

punto con quei picchetti ? Quattro probabilit corElla mi ami, rono per il no, ed una pel s

sig. Conte, e

mi

creda.

Tutto suo

Ugo Foscolo.

Al medesimo.
Milano, sabato 11 luglio 1809.

Sig. Conte.
lettere,
tale,
1'

Molto vorrei rispondere alle due una ricevuta da lei nella stanza ospir altra riscossa ieri dalla posta bench scritta
ventiquattro.

sino dal d
vella.

De' nostri niuna no-

Brunetti non pi malato, infermo; ed io quindi non lieto mai


stanze

ma

sempre
le

e talvolta tre-

mante.
la

Ho paura

di starmi solo,

fuggo

per la prima volta in vita

mia

pace.

e fuori non trovo ne gioia, ne anche questa pazzia passer o passeremo noi e questo almeno sicuro, ed io in tanti dubbi crudeli, ringrazio di questa certezza la natura. Incalzo il Montecuccoli male in fretta, a forza; ma purch finisca una volta. Del dragone della Regina raccomandatomi nel suo bigliettino, io cercher, non da Brunetti, ch'egli non ha ispezione e notizia che delle guardie; anzi

solitudine

temo

mie

Ma

mi volger al Ministero della guerra: bisognerebbe ad ogni modo sapere in che squadrone si trova e
in che

compagnia del reggimento: perch altre di sono in Spagna; altre in Germania e s' ha almeno a sapere in che luogo si possa scrivere. Viva lieto, sig. conte, lieto per
quelle compagnie
:

DI

UGO FOSCOLO.

255

quanto pu;
senti,
il

e in

cielo

mander un giorno

ricompensa degli affanni premolta felicit

sopra di

lei e di tutta la

sua famiglia.
Tutto suo

Ugo

Foscolo.

Al medesimo.
Domenica, 13 agosto 1809.

Signor Conte.

La pena ha

seguito la colpa

non

pede claudo, ed io subito dopo quei clamori


e

souo tornato a casa con la testa intronata,

mi

sono destato col


quant'
io

petto

affannato,

vo

tossendo
la

iersera
di

andava gridando.
sudare,
le

Le scrivo da
tosse

letto ove cerco

di

placare

col Liken.

Ne

per

due sar in

istato d' alzarmi

ne Montevecchi
trare eh' ei

me lo permette, ne posso impevenga a cercare a Como un desinare pi lieto. La ringrazio dunque dell' invito; mi curer quando sapr meglio, ed eviter l' ire e i clamori per non vedere nuovamente punito per mia
colpa
il

taciturno ed innocentissimo Giulio. Io spero


e

che alcune once di LiJcen,


calda e
pili

molte tazze

d'

acqua
non

ancora un pentimento sincero mi cone di venire se


all'

cederanno d'alzarmi verso sera,


altro a

fare

olmo
d'

la

mia

corte

alla

signora

contessa; io la pregher di ratificare d'ora in poi


se non

un patto

alleanza

con me, almeno un

trattato di silenzio.

Suo Ohhl. Amico Ugo Foscolo.

256

LETTERE

Al medesimo.
Domenica, 15 ottobre 1309.
Sig. Conte.

l'

levi

appena arrivato sono corso


Benedetto
e

a consegnare

involtino delle lettere con altre due

eh' io avea preparate per

per Giulio.

Mi
e
i

fu risposto, che

non era espediente di manil

darle per mezzo di Fontanelli, perch


suoi generali
si

Principe

stavano aspettando a momenti.

La pace sicuramente conchiusa, e mancano appena alcune formalit. Dalle lettere di persone, che possono vedere e che sanno parlare, pare che
l'Austria perder sei milioni di sudditi: tutta la
Galizia sar divisa; due terzi al Ducato
savia, ed un terzo
di VarKussia: Trieste. Fiume,

della
la

tutto

il

littorale

terra continente

sino

alla
il

Drava saranno
Tirolo Italiano.

uniti al

Regno

d' Italia;

inoltre

La Baviera
letto
i

sar compensata e ac-

cresciuta di molto con altre cessioni dell'Austria

da quella parte; ho
cordo
certa,
pili

paesi,

ma non mi
anche
e
il

ri-

quei barbari nomi. Aggiungesi per cosa


fissato

che nel trattato sar


forze

numero

delle

armate dell'Austria,
mallevadorie
pel

saranno date

validissime
delle

contribuzioni composte dal

pagamento residuo vincitore, e non

ancora scontate.

Queste cose non sono ufficiali;


scritte.
si ,

ma

io

ne credo gran parte per certa convinzione


e

morale,

perch so d chi furono


dell'

Quello che di positivo e di ufficiale


la

che

Guardia

Imperatore
Parigi,

s'

gi

da quindici

giorni avviata verso

segno evidentissimo

DI

UGO FOSCOLO.

257

della pace. Quanto alle nostre guardie, e specialmente a quelle d' onore, pare fuori di dubbio che debbano tornare a Milano. Mjen fatto conte

con 30,000

lire

di

entrata; e molti altri dalle pa-

role dell' imperadore ritraggono


e di premii.

speranze di onori
e

Per
.

le nostre lettere

1'

unico

migliore

com-

penso mi sembra

di spedirle a Battaglia,

che do-

vendo accompagnare le sue guardie di giornata in giornata non potr come gli altri volare in postale si trover sempre con Benedetto. Cos far, e sono certo che giungeranno sicure.
Brunetti
la

ringrazia
le

de' saluti;

non

pu

quest'ora sapere se
al

lire

trecento Italiane furono

ricevute da Benedetto. Scrisse a Battaglia perch


solito
le

pagasse:

ma

non vede risposta: ad

ogni modo da credere che Battaglia abbia ese-

guita la commissione.

Di

me

de' miei affarucci

non so ancora nulla:


trovi

vivo sulla locanda finche

da passare questo mese


sento ne lieto,

una casa tanto ov' io non mi ne sano. Milano non mi piacque


in Milano,

mi

mai, ed ora peggio che mai.


Pavia, a cui
perdi'

sospiro la pace di

Montevecchi
savio,

s'

gi

ridotto,

forse

pi

ma

certamente,

perch'

pi

fortunato di me.

mi duole
sdraiato.

sino

mi casca sul petto, tanto da venerd sera. Appena esco di


La
testa

casa costretto, ne trovo qualche sollievo se non se


sig. conte, mi ami quanto io l'amo moltissimo, sino a pentirmi d'avere talvolta palesate un p troppo le mie oi^inioni. Ecco passata a Como un'altra parte della mia vita che ha accresciuto il fascio delle rimem-

Intanto,
io

l'amo; ed

Gemelli.

17

258
branze
in poi
e

LETIGRE

de'pentimenti! E vedo ch'io andr d'ora continuando il mio viaggio sino al luogo ove non vi saranno pi ne affetti, ne pentimenti: sar ad ogni modo meno infelice s' io in quell' ul-

timo passo mi trover nella disposizione


in cui

d'

animo
alla

mi trovo
saluti

in questo

momento.
e

Mille

tutti,

mille

preghiere

signora contessa perch perdoni alle mie dispute.

Tutto suo

Ugo Foscolo.
P. S. Ore 10 pomeridiane,
la Principessa

La pace
si

firmata;
le con-

n'ebbe avviso; non

sanno

dizioni; questa notizia

mi

scritta

da Monza da

un Veneziano che

di Venezia.

Ai medesimo.
Signor Conte.

Eccole in succinto

il

trattato

di pace di Vienna.
1 villaggi della Boemia che sono chiusi nel regno di Sassonia, ceduti a Napoleone. Parte della Gallizia riunita al Granducato di Varsavia: parte

tocca alla Russia: e la parte minore

che avanza rimane all'Austria. La provincia dell'Austria superiore in parte ceduta alla Baviera unitamente al salisburghese e ad alcuni paesi adiacenti. Trieste, Fiume, la Croazia, la Carniola, la Carinzia e il
littorale

tutto

dell' Istria

sono

in

arbitrio

della

Francia: tutte queste cessioni dalla parte

d' Italia

hanno per confine la Sava. Alle insorgenze del Tirolo promessa un'amnistia plenaria da Napoleone;

DI

UGO FOSCOLO.

259

come pure

dall' imperadove Francesco alle insorgenze della Gallizia. La casa d' Austria rinuncia a tutti i beni allodiali che trovansi ne' paesi cei

duti: l'Austria riconosce francesi anche

beni in

simile posizione appartenenti all'Ordine Teutonico.

Kiconosce inoltre tutti

cangiamenti gi

fatti e

che potrebbero farsi in segtiito nella Spagna, nel


Portogallo, e in Italia. Si obbliga a pagare tutti
debiti che ha contratti coi
i

Principi

della

confe-

derazione del Reno, e quelli ancora del monte Santa Teresa, ora Monte Napoleone in Milano. I
tributi da pagarsi ascendono a 40 milioni di fiorini,
il tempo e il modo saranno dopo accomodati con un trattato particolare. La guardia partita il d 18 ottobre da Einsestad: il di primo novembre sar, a Weilac; se da Weilac continuasse a marciare sarebbe in Mii

ma

pagamenti,

le ratifiche

lano verso santa Caterina.

Ugo

Foscolo.

Al Medesimo.
Milano, sabato 21 ottobre 1809.

Sig. Conte.

Le
mia

speranze di molti
port

si

sono avprofezia.

verate,

la

lettera le

una

Solo

il povero Zicchi stanc in vano scaloni, anticamere, ed orecchie; rimanesi con le mani riene d'aria; la sua Giunone s' convertita in nuvola

tra le sue braccia.


spero, n temo.
Il

Me

felice

almeno, che ne

Principe non torner


le

presto,

perch atche

tende ad ordinare
tare
il

provincie acquistate, ed acquevolle


l'

Tirolo:

cos

imperadore,

oggi

260

LETTERE

forse sar giunto a Fontainebleau.

il

La guardia
v' pili da mio Giulio

Eeale

s'

avviata verso di

Leoben, ne

sospettare che vada a Parigi

sognava;

come

fra

un mese

la nostra

giovent sar
no-

nel regno Italiano.

Madama
stro

Battaglia
di
le

mand

a suo marito

il

involtino

lettere;

ella

pu essere sicura

che Benedetto

avr fra non molti giojni.

Sono

partiti col corriere di

Domenica

notte.

offrono,

Di me non so, ne spero, ne desidero; dicono, promettono; ma se saranno rose fioriranno

presto; ne ora sto fra le spine, perch sono libero,


e se la fortuna avesse

miglia, e se mia
e
i

meno madre non

flagellata la

mia

fa-

fosse troppo vecchia,

miei nepoti troppo giovani io sarei liberissimo.


lettere, di ri-

Questo soave frutto ho tratto dalle


dere della fortuna.

Montevecchio a tutta

Conte e Pavia malaticcio. I conti del Montecuccoli m'impediscono di andarlo a trovare, e a fargli da infermiere. Ed io pure avrei bisogno d'infermiere, perch il mio male di testa si mitiga talvolta, ma non cessa mai.
Brunetti
i

manda

suoi
la

saluti, al sig.

famiglia,

vive

in

Vive Valeque.

Ugo

Foscolo.

Al Medesimo.
21 ottobre 1809.

La sua

lettera tard tanto che

sare; ed io che da

me

stesso

cornea in assai cose del

mi diede da penmi accuso di fibra mondo, nondimeno in al-

cune poche mi risento per troppa delicatezza. Kin-

DI

UGO FOSCOLO.

261
ed accuserei la

grazio dunque Lei che

mi

scrisse,

fortuna delia tardanza delle lettere, se la fortuna

non

si

ridesse delle

umane

querele. Nelle
di
dirle,

mie pre-

cedenti mi sono
-detto e Ciani

dimenticato

che Bene-

erano brigadieri prima eh' io partissi da Como. Ora sono avviati verso l'Italia, e quantunque il vicer soggiorni per alcun tempo a Weilan per organizzare la nuova Stiria, le guardie continueranno il viaggio, perch' ei malgrado la sua dimora sar in Milano assai prima dell' esercito. La principessa lo aspetta per la met di novembre,
e
si

stanno apparecchiando balli


sono
pili

e spettacoli.

Non
assai

alla locanda, perch

mi costava

non sono da Vaccari. perch mi avrebbe costato un po' di pudore: dicono che la maiivaise honte nasca dalla superbia: non lo credo,
danaro;

u
pili

lo

nego; questo so ch'io malgrado,

le offerte

calde, non ho potuto

mai superarla.
traslo-

Questa volta l'ho indovinata; Vaccari sloggia,


e la casa tutta in parapiglia, perch' egli
casi
l'

col corpo e con gli arredi

al

ministero
di

dele

interno.

Io

dunque dovea scasare

nuovo,

questa vita da zingaro

tanto contraria alla

mia

natura, eh' io dopo tanti anni non suefarmi vi mai.


Il

ho potuto as-

da questo nuovo mipii, ma vedo e so tutti i giorni che mi sono dipinto esattamente chiamandomi: alle speranze incredulo e al timore. Sar dunque quel che sar. Dir bens per onore di Vaccari ch'egli mostrasi amico amorevole e schietto; ne il nuovo onore gli ha gonfiato il cervello come a tanti altri. Continua a stringere la
pubblico spera molto
ed
io

nistro,

dovrei sperare assai

262

LETTERE
a'

mano

vecchi

compagni

rigetta

l'

eccellenza

dalla loro bocca. Ci almeno


certo di non perdere

mi
;

giova, perch sono

un amico e gli onori me ne Giovami anco come paliativo alla mia non so dire se misantropia o dispre00antropia. Del rimanente non mi abbandono a nessuna lusinga, quantunque i miei poveri affari Gli associati al Montediventino poverissimi. cuccoli sono lontani, e non li potr avvicinare se e i non r arrivo del principe e degli eserciti

hanno

fatto perdere molti!

pochi

vicini

stentano

pagare.

Ma

finir

spero
mille

anche questo fastidio. Intanto vive valeque


chio
alla

et

saluti a tutta la famiglia,

menior nostri uno a parte e


perch' io
i

all'orec-

Signora Contessa,

con questo
suoi defatta
si

saluto intendo di dar di bianco a tutti


biti di

scacchi;

onde
il

beneficii

di

tal

hanno
e per

a fare in segreto per

non mostrare iattanza

non umiliare

beneficato.

Tutto suo

Ugo

Foscolo.

Al Medesimo.
Milano, 11 novembre 1809.

Sg. Conte.

Ho

ricevuta a letto

1'

ultima sua

con involto per Battaglia; m'alzo oggi dopo cinque giorni d'emicrania e di febbre; e l'emicrania
continua: non ho quindi potuto risponderle prima.

La lettera per Battaglia non pu spedirsi, perch


non
si

sa dove; per consolarla di questo inciampo


l'originale

le

mando

d'una letterina scrittami dal

DI

UGO FOSCOLO.

263

cavalier Zanoli commissario di guerra della guardia


reale. Ella vedr

che Benedetto
a'

e Giulio

sono alle

novembre potranno scriverci da Verona. Questa non notizia; Venim est Creclite me folium vohis recitare sihillae, da che il Zanoli quello che precede sempre la marcia della Guardia. Serbo dunque la lettera per Battaglia, ed ella mi ordiner ci eh' io devo farne. Se le preme di sapere di me, le dir eh' io Montevecchi stesso non ne so nulla: aspetto:
porte d' Italia, e che

19

Pavia e la malattia e la stagione fredda e nebbiosa mi contendono di condurgli la mia magra e stanca persona perch' egli possa abbracciarla; oltre di che dovrei ritornarmene subito,
perch la negligenza e la mala fede,
del tipografo m'involgono
in
e la

povert

pensieri
ra'

noiosissimi

ed obbesiani, del mio e del tuo, e

involgerebbero
di scendere nel

anche

in

liti,

s'io

non avessi giurato

sepolcro

come Montaignoum senza aver

litigato

mai

ne udita voce di avvocato per me, ne implorata per me giustizia di giudice. Ma finiranno anche
questi fastidii. Se non che ho detto troppo presto

che nascono dalla mala fede dello stampatore: questo non che sospetto; solo vero che senza
la sua negligenza e la sua povert le cose

non sainsieme

rebbero in questo stato


rerei.

s'

io

giurassi, lo giututti

Vive valeqiie. Mille saluti, a

della famiglia Giovio, e

ad uno per uno.

Tutto suo

Ugo Foscolo.

264

LETTERE

Al Medesimo.
Milano, domenica 19 novembre 1809.

La guardia si aspetta in Minovembre, cos mi assicura Brudi 28 lano pel netti, che pur in caso di saperne; e cos sar,
Signor Conte.
ove non giungessero contrordini, de' quali per altro non vedo apparenza. Brunetti mezzo malato, e

l'hanno gi salassato; egli la ringrazia e le ricambia i saluti. Vedr Vaccari marted; avr anch' egli i suoi complimenti, e s' gi parlato altra
volta di lei alla tavola del ministro del tesoro; e

Benedetto suo far che se ne parli ancora pili. Questi, appena giunto, avr la lettera. Al Montecuccoli in 8 non posso per ora pensare, perch mi manca quiete e danaro: ho per altro composto le faccende con lo stampatore, ed ho final-

mente avuta una


le

ricevuta, e saldate le spese: oltre

vendute

donate

mi

restano copie

60 tutte a

mio profitto: e che smerciate in due o tre anni mi daranno sei mila lire italiane di guiderdone
per le cure, le fatiche, le noie ed
sino dal 1807.
il

frutto di quasi

due mila scudi, che ho cominciato

sborsare

Quando comincer
si

a smaltirsi que-

sta edizione ambiziosa penser subito alla utile e

maneggevole,
si

perch avr

pili

mezzi

alle spese,

perch

lo studio,

gli avvisi degli

amici,

ed

tempo mi avranno dato agio

alle correzioni

ed ag-

giunte, di cui quel libro abbisogna.

Ho

bens pensato alla ristampa dell'orazione:


le

non potendo per

nostre

liti

l'

indiscrezione
de' suoi
tor-

sperimentata del Mussi valermi

pili

DI
chi,

UGO FOSCOLO.
al

265
stampatore
egli

mi sono

rivolto
nell'

Bettoui

pure, stampatore

anima,

ma
il

con pi pudore
testo con alcuni

sul volto. Gli ho gi

mandato

pentimenti, e per incominciare aspetta la dedica.

Ma

sa

il

Cielo eh' io

non ebbi mai ne coraggio,

ne libero arbitrio da trar fuori dei miei scartaove giace da pi mesi sepolta, la minuta di queir epistola. Ed ora vedo eh' io devo rifarla, perch il Giornale Enciclopedico di Firenze, e un
facci,

altro intitolato Bibliografa universale, parlarono


dell' orazione.

Ad

ogni

modo

ora eh'

io

sono

pi

quieto procurer che prima di dicembre la dedica


riceva
l'

approvazione del Mecenate.

Di
zone;

me
che

non so
spero

dirle, se

non se la vecchia can-

poco,

temo
favore,

nulla.

potenti

sembrano propensi
piangermi;
io lascio
e

a favorirmi, e gli altri a


il

com-

perch n

ne la compas-

sione fruttano libert di vita, n


fare, e fingo di

onore di nome, non intendere, ed invoco frattanto un sorriso delle sacre muse. Non ho mai risposto alle sue replicate domande

pel libretto del Verza,

Non

l'ho

mai trovato

in

Milano presso i librai, e ho gi scritto a Verona. Se mi avessero compiaciuto subito, io le avrei

mandato
scrivere.

il

libro

per

tutta

risposta.

Torner a
io

Montevecchi se

la passa a

Pavia; ne

posso

non dolermi della fortuna che mi obbliga a lasciarlo in quella solitudine, ch'egli non ha trovata se non perch cercava la mia compagnia. Stasera forse o domani verr a vedermi; cos al-

meno mi
che
i

fece sperare. Saluto la Contessa, e spero

suoi malucci

V avranno

lasciata, e in istato

266

LETTERE
il

da ricevere

mio saluto con un


l'

sorriso.

Che

so

mai

fosse ancora incomodata,


cosi

arrivo di Benedetto

la guarir presto. Io sto

ne

bene,

ne male.

Vive valeque.
Tutto suo

Ugo Foscolo.

Al Medesimo.
Milano,
1 del 1810,

Bicanms bona verba, ed io le Signor Conte. mando auguri amorosi di pace e di felicit. Ricever insieme un Panegirico di San Tommaso da
Acquino, scritto da un plebeo
bile

non ateo, divoto letterato non letterato e poeta divoto, non come Dio vuole, anzi come Dio non vuole. Menstampava il suo libro ascetico amoregtr' egli

non nobile,

ateo

non plebeo, no-

giava,

paralitico

com' egli

sessagenario,

con

una grottesca sul palco scenico di Verona. Onde io, che per mia disgrazia bado pi a' fatti che alle parole, mi rimarr inconvertito, anzi non creder se non se nel primo punto dell'orazione: da

che

secoli di

Platone

e di

Cicerone, e questi ula

timi due nostri non hanno

Tommaso, gloriosissimo ad ogni modo.

San Al Panegirico aggiungo un magro estratto del Montecuccoli, che con que' dell' incoraggimento m'hanno dissanguato, spolpato e scannato, non gi smidollato; onde chi si diletta d'ossame, roda quel!' artiche fare con

colo,

ma

non isperi

di trarne succo.

Hanno

voluto

ristampare quella mia diceria militare; ho detto di

DI
si e

UGO FOSCOLO.

267

mi sta bene; imparer d'ora innanzi a non pi in fretta, e a non trattare argomenti noiosi. Quando avr letta la Cantata di Monti piacciale di mandarla a Vismara, a cui la ho proscrivere

messa. Avrei pure voluto unire


altri

al

plico

ritratti

della Verza: bench'io abbia scritto e riscritto, ed

mi abbia promesso

ripromesso non

li

vedo

giungere mai:

ma

verranno senza alcun dubbio.


visita di

Dall' oggi al

tevecchi.

domani spero una

Mon-

Ella Signor Conte m' ami e mi abbia

sempre per estimatore ed amico.

Ugo Foscolo.
P. S. Oggi due gennaio, rivedo Montevecchi : Monti mi manda in dono un' edizione in grande della Cantata, ella dunque la riponga presso la Palingenesi in foglio.
e

Al Medesimo.
Mercoled, 8 maggio 1810.

Signor Conte.
tepida

Oggi sono
il

sette giorni

ho

desinato con Benedetto fuori di citt; la terra era


e

limpidissimo
allegro;

sole:

v'era con noi un

compagnone

precetto oraziano

onde abbiamo obbedito al Omne malum, vino canfuque

levato dcformis ae(jrimoniae, dulcihus alloquiis


e

non essendo noi ne bevitori ne musicanti, ab-

Due giorni biamo ricorso didcihus alloquiis. dopo Benedetto venne a trovarmi. Poi non 1' ho veduto
pili;

ma

s'ei fosse

malato
i

gli

amici nostri, che


e

convivono con esso tutti

giorni,

tutti

giorni

268
con me,

LETTERE

me

lo

avrebbero detto. Io non esco se non

a sera; egli abita due miglia lontano da me, ed Ad ogni modo far eh' altri ora piove, piove.

lo veda, o gli

raccomandi

di trarre di sollecitudine

la

sua casa.
Il

un mese,
di
le

povero Brunetti giacque malato per pi di e sempre del suo solito male. Ebbi da
della

lui l'orazione inaugurale

societ

letteraria

Como; ringrazio

l'autore, e

mi congratulo con
per

Muse
Ella

del Lario.

mi

abbia, Signor Conte

amico

leale.

Ugo Foscolo.

Al Medesimo.
Milano, 3 giugno 1810.

Signor Conte.
novelle,

Io la ringrazio della circolare


e
i

sull'inondazione del Lago;

bench porti
terrori

infelici

mi
il

tolse

almeno
di citt

che la previfatto venire

denza

rumor

mi avevano
1'

nel cuore. Delle due copie ne ho data


nistro dell' interno,
il

una

al

mi-

quale

aveva gi ricevuta
viene mercoled

per mezzo della prefettura. Egli

Como con

Moscatti, e col consigliere Cossoni di-

rettore d' acque e strade. Dissemi che molte cose

ch'Ella con

veracemente esposte, ma si dolse poca prudenza avventurasse alcune frasi, le quali non aggiungono, ne levano all'utilit del suo scritto. Ed io pure aveva osservate quelle parole la misera consolazione d' un' imposta
erano vere, e
si

e quella citazione della


dio.

medaglia di Tiberio Claui

Pur

troppo, Signor Conte,

modi sono

osser-

DI

UGO FOSCOLO.
ed
ella

269

vati pi
certi

delle

cose;

che

appunto per
assai
pili

modi usati

altre

volte

osservato

molte parole che saranno interpretate come epigrammi. S'ella invece di stampare quella lettera l'avesse diretta-

degli altri, dir innocentemente

mente

scritta

al

Ministro
e

dell' interno,

il

frutto

sarebbe stato pari


avverso
al

maggiore; ed ella non sarebbe incorsa nella taccia di poco prudente e di


forse

governo.

Non

che

il

Ministro
lei.

le

dia
e

questa taccia; egli


egli

ha molta stima di
la

sa

quanto sia mossa dal zelo per

sua patria,

ma

teme che molti malevoli,

o per malignit na-

turale,

per farsene merito, dicano e facciano sail

pere ch'ella continua a pungere sempre

governo.

Di queste cose peraltro la prego in viscerihus di non farne parola al Ministro. Ella lo vedr forse, e ho voluto avvertirla acciocch sappia come rispondere e comportarsi caso eh' egli movesse il discorso ma Ella mi nomini in tutto, fuori che in
:

quello che

le

scrivo

in

questo
ei

foglio:

lo

con-

segno a Benedetto, perch'


tare per

glielo posta.

faccia

recapila-

mezzo diverso della

vero.
di

Latro ad
io

troncm!
le

Signor Conte,
ardite

ma

infine

dei

conti non sono padre

famiglia e d'altra parte

che scrissi e che vado scrivendo, sembrano pii generose che amare. E cos vorrei eh' ella pure facesse, e che trat-

molte cose, o vere, o

tanto

perdonasse

questi

miei

consigli

ma
e

io

non
l'

lo

ho data ancora prova della stima


che
pili

delfor-

amicizia

sento

per

lei,

che ninna

tuna potr

ornai far languire nell'animo mio.

Tento dunque di fare con le parole ci che non Del rimanente ho ancora potuto fare co' fatti.

270

LETTERE

di ci che avvenuto

non occorre
la

eh' ella si

metta
di-

in affanni, da che

il

Ministro ha mostrato pi
cosa in se stessa.

spiacere per

lei,

che per

Tutto suo

Ugo

Foscolo.

Al Medesimo.
Milano, 13 Giugno 1810.

Signor Conte.
tera ch'ella

Il

signor Vaccari vide la lete

mi diede aperta per Benedetto,

non

ve n' era bisogno perch' ei considerasse V impruIl lidenza come frutto di generose intenzioni.

bretto in
sei copie a

mano del legatore; ed io ne mander Como per mezzo del signor Bollati, se

una a
sia,
si

pure non partir troppo presto; se no l'involto le verr per la diligenza. Le sei copie vanno ripartite
Lei, una al marchese Porro, una a Tamasuna a Catenazzi, una alla societ Comasca dove leggono i libri e giornali, ed una al sig. Carlo

Londonio, che sta villeggiando a Cernobio. Sopr' a


tutto questa al Londonio preme,
Sig. Conte, di trovare

ed

io

la

prego,

mezzo prontissimo.
spero.

S' io

stasera

vedr,

come

Benedetto

al

teatro,

lo avvertir dell' arrivo

imminente

di sua sorella,

e dell' oriuolo, aggiungendo alla raccomandazione

ascetica quell' altra de' buoni Pagani Ruit

Le disgrazie

eh' ella

mi narra

della figlia

Hora. ma-

ritata in Modena m' erano gi note, e m' affliggevano da gran tempo. Sono sicuro che Vaccari e i Modenesi, e quanti hanno viscere generose e sen-

timento

di

giustizia,

favoriranno

la

causa della

DI

UGO FOSCOLO.
non
essere
tale

271

pupilla.

A me

duole di
sono

da moa
leale, e

strarmi

quant' io

riconoscente

ed amico
falli.

quegli uomini, che

mi mostrano amicizia

che perdonano amorosamente a miei

Ma

cos

Dio vuole, ond'io non mi dolgo nemmen per questo del mio basso e povero stato. E Dio protegga Lei e la sua famiglia ne' matrimoni di tre altre figliuole, da che 1' umana provvidenza pub rara-

mente fuggire

il

peggio, ed eleggere

il

meglio!

Ugo Foscolo.

Al Medesimo.
Milano, 20 dicembre 1810.

A' ringraziamenti per la sua letaggiungo buoni augurii per l' anno nuovo imminente; e se alcuna i}arte de' miei voti sar
Sig. Conte.

tera

ascoltata dal cielo, Ella,

Signor Conte, vivr an-

cora per molti anni tranquillo e prospero in mezzo


alla

sua famglia.
dico questo per gratificarmi que' che
si

cordano talvolta di
sapessi;

non saprei dire il perch, ne vorrei ne dovrei forse dirlo quand' anche
;

me

ri-

il

ma

la

benevolenza degli uomini

cosi instabile per se stessa, e dipendente dalla for-

tuna

e dagli

eh' io penso

umori accidentali d'ogni individuo, omai pi ad amar gli altri nel mio
e

secreto, che a desiderare d' essere amato,

dirlo

e testificarlo e ripeterlo, e sentirmi dire altrettanto

a qual pr? certo per dolermi poi d' avere per-

duti gli effetti ch'io

mi credeva
ho

sicuri.
tal

Per confessare

la verit io

mistura di

272
pregi
e

LETTERE
di colpe, e tanta

ostinazione

nel

bene e
e tol-

nel male, che bisogna trovare

anime buone

lerantissime, le quali amino in


di buono, e

me

quello che v'

non mi fuggano per tante cose che io non vorrei nemmeno correggermi. Ecco eseguito il precetto dell'Apostolo: confessatevi reciprocamente i vostri
ho
di cattive, d'alcune delle quali
'peccati, e se Ella

me

gli perdoner, io

avr nuove

ragioni di stimarla e di amarla.

Ma

a lei non re-

ster se non di pregare Dio Signore che

muti in qualche parte l' indole che gli piacque di farmi sortire; ed s prepotente quest' indole, che nemmeno r anno trentesimo terzo che mi sovrasta pu6
farmi conoscere ch'io ho
spesso invece di seguire la
il

lihero
e

arhitrio: ho

bens la conoscenza del bene


batto
tabile

del

male: onde

finche
s'

la commi strascina: cosi al danno ineviaggiunge un dolore procacciato inutilis-

mia natura,

simamente.
Delle cose mie non posso dirle nulla: ne delle
cose
di

Montevecchi

che

ora

Modena con

mente certa;

ma

l'evento delle sue deliberazioni


altri.

dipende anch' esso dagli


poco;

Mio

fratello fu pro-

mosso, ed ora a Vigevano. Studio molto, e lavoro

ma

studiando passo

il

tempo
il

la

noia;
il

se lavorassi ci

s'aggiungerebbe

la vanit, e

pe-

ricolo e la fatica, o poi

dopo?

disinganno di dire
inutili
a'

cose

gi dette assai troppo,

discen-

denti della peccatrice Eva, che


volle

avvertita

da Dio

mangiarsi il pomo. Cos fu, cos , cos sar sempre: ed io pure vivo in un attimo di questo sempre. Ella faccia, Sig. Conte, di vivere bene, e di continuare ad essere felice. Giuochiamo ai dadi
:

DI

UGO FOSCOLO.

273
il

oggi
pili

assi,

domani

sei; finche

venga

giorno

del

nulla: e allora beato chi trover un altro


bello di questo!

mondo

e chi

nel nulla non

v'

nulla

non trover nulla? sonno profondissimo

senza sogni:

vi

sarebbe anche un terzo caso;

ma

una Dio

compartitemi da si di sperare il paradiso, e di non temere ed Ella, Sig. Conte, Io sa: non pal'inferno, tisco io la mia parte di pene quaggii? Frat-

delle benedizioni pochissime

tanto buone feste e buon capo

d'

anno a

lei,

alla

Signora Contessa,

a tutti

Giovio.

Ugo

Foscolo.

Al Medesimo.
Milano, 11 aprile 1811.

Signor Conte.

ned scorso mandata la lettera,

mi ha consegnato
e

mi ha promesso
si

sino da luBenedetto non versi. L' ho veduto e riveduto, ripromesso; lo aspetto invano:

La posta mi ha

ma

ne in che ora egli non sia Per non tardare a risponderle e a ringraziarla le scrivo oggi mezza lettera; l'altra mezza la scriver quando avr potuto leggere le poesie. E me ne vengono da ogni parte e in tre
ne so dov'egli
fuori di casa.
abiti,

lingue;

io nel

leggerle non ardisco

biasimare ne
le profezie.

lodare; e solo desidero che s'avverino

Dio

aiuti l'Italia!

Anch'io per compiacere


banchettanti,

agli amici, e

commilitoni esultanti,

festeggianti, ho dovuto fare iscrizioni edaugurii;

ma

io non ho festeggiato, e mi basta di essere spettatn-c ed uditore soltanto; ed ho lasciato che

Gemelli.

18

274
altri si faccia

LETTERE
onore di quelle iscrizioni profetiche,

che secondo
nata.

me

non possono fare onore ad anima


la

E mi
mi

pareva anche che

fortuna, (ch'io

talvolta

diletto d' insultare satiricamente e cie


le

nicamente) quand'
politico
io.

mi facesse le boccacce Ugo Foscolo, seduto con tre

fiche

altri dottori

andava stendendo certo articolacelo di giornale et incurvava se liomo et humiliatus est E solo mi pare vir: ne ergo dimittas mihi di essere assoluto dinanzi a me stesso da che ho dissimulato il mio nome; ed ho anche impedito

che

si

pubblicassero in stile barbaro

le

usate ciar-

Or io mi sono, dopo tre settimane di noia, ridato ad altri profeti, e prima di ripigliare l'Ajace voglio piamente spendere la settimana santa a rileggere Isaia: e mi dar vigore all'imlatanerie

maginazione,
io

e consolazione all'

anima,

speranza

per la nostra disgraziata Gerusalemme.

perch

non credo
altro

di

fede

quel doversi confessare

ad

un

adempier in parte agli della mia religione meditando i libri pili


mortale,
sapienti
e
pili

ufiBci

belli,

mi conosca. Quo milii multitudinem victimarum vestrarum? dicit Dominus: plemcs sum. Incensum abominatio est mihi. Neomceniam et sahathum et. festivitates alias non feram; iniqui sunf coetus vestri: solemnitates vestras odivit anima mea. Quicscite
pii

sacri

eh' io

ager e perverse; discite benefacere; quaerite

jtidi'

cium

suhvenits oppresso, judicate pupillo, de fen-

dile viduani, et venite et arguite

me, dicit Dominus.

Onde

io

cellino le

non credendo, ne volendo che si canpartite delle mie colpe, vado tentando

che sieno controbbilauciate dalle partite dell'opere

DI

UGO FOSCOLO.

275

buone, e su questo libro voglio essere giudicato ed assolto o punito. Con quel dare ed avere delle colpe e de' meriti andr anch' io ad arguere dominum, senza compromettermi nelle altrui orazioni, e neir assoluzione del primo prete che mi
capita innanzi.
tristo, e

Amen.

Le presenti cose mi fanno


:

mentecatto quasi

non temo, ne spero,

ma

la certezza del tal

danno mi

si

ttta in fantasia di

modo

eh' io vorrei potere


lieti.

a tempi pi
se in

addormentarmi sino
Intanto Ella, Signor

Tutto va bene; che monta?


!

me

tutto sta

Conte, viva

memore

male di me.
i

P. S. Schiudo questo foglio per dirle

che Bedelle

nedetto
accuse

mi ha

portato

versi;

mi pento

ad ogni modo sono

scritte,

ed egli se

r era meritate. Or Ella paternamente, ed io fraternamente lo assolveremo. Le terzine mi sembrano belle, e stanno tra lo stile de' profeti. dell'Alighieri, e de' trionfi di ser Petrarca. De' versi latini non ardisco dire, se non ch'io stenterei, ne

riescirei forse, a

fare

altrettanto.

Io

le

desidero

non la lode del premio, ma il premio della lode; da che molti saranno lodati, solo perch furono rimunerati; e il nome del lodato far lodare a torto
e a

traverso

lodatori

pii

fortunati.

Eccole

un

concetto vero,

ma

detto un po' rettoricamente: po-

trebbe quindi parere falso: non ho saputo dir meglio: che la posterit far la chiosa a questa verit che
i

preti presenti rinnegano.

fossero

soli preti!

Tidto suo

276

LETTERE

Al Medesimo.
Milano, 8 novembre 1811.
Il Manuale cristiano, spedito Signor Conte da Verzago il d 28 del mese scorso, mi giunto ieri. E ho abbandonato Sallustio, eh' io rileggeva, per accettare l'invito di lei e meditare sulla religione de' miei Padri. Ho dunque considerato il testo e la traduzione, incominciando dalla dedicatoria sino alla pagina 106. Il rimanente del libro, perch

contiene

pensieri

ascetici,

frasi

eh' io

lessi

leggo nella Bibbia, parverai di guardarlo qua


Ella sa, Signor Conte, eh' io

e l.

amo ed
e

adoro

Iddio,

ma

che non ardisco pregarlo,

desiderando che
piace. Bens

altri lo

preghi a suo modo, desidero ad un tempo

di poterlo adorare siccome a

me

non

ho potuto astenermi dal sorriso, quando senza av-

vedermi a bella prima dell' error tipografico, lessi a pagina 350: Fosculos lios inter ridentesque Jierhas praesentio anguem latere venenosum. Or quanto alla parte del libro da me letto, le dir,
eh' Ella Sig. Conte, interpreta

un

po' troppo a suo

modo
il

passi di Senofonte, di Cicerone e d Plinio:


stare.

passo di Platone pu

Ma

se

Senofonte

parla di due anime pu egli intendere del peccato


originale? I due elementi dell'umana vita dolore
e

piacere,
il

donde viene poi speranza


il
i

e timore, e
1'

donde

bene oprare e

male, e quindi
cose

espe-

rienza e la previdenza, e

ragionamenti, e la dele

terminazione forzata ad agire per


fanno maggior sensazione)
si

che

ci

trovano forse oscurail

mente accennate da Senofonte; ma

peccato cri-

DI

UGO FOSCOLO
di

277

ginale!
pretta

d^l

Il

passo

Cicerone

conseguenza
di

sistema

Pitagoreo;

su

che

io

la

prego di leggere un articolo intorno a' Druidi ed e! Bardi, e a' loro sistemi, da me scritto tra l' atto
terzo e
il

quarto dell' Ajace, e che Easori stamp


se

nel

XVIII numero,
io,

di scienze e lettere.

non m' inganno, degli Annali

Ognuno vede

co'

suoi

oc-

chiali; ed

che pur non sono Ateo, non vedo

Ateismo
tati

in Plinio seniore;
il

ma

ne' passi

da

lei

ci-

vedo

commento
il cielo

della terribile sentenza

di

Tacito, che

i)ensa pili a punire die a salv'

vare

mortali. Anzi se
il

testo

che possa ab al
ci-

battere

sistema della divina Provvidenza,


i

certo quello di Plinio. Se

Santi Padri hanno

tato e travolte le parole de' gentili, potevano forse

sperarne frutto, dati gli uomini


e
i

a'

quali parlavano,

tempi un
s

po' ottenebrati

dall'ignoranza.

Ma
se-

Ella, Sig. Conte, veda di grazia se nel nostro

colo

fatte

stiracchiature
agi' increduli,
si

di

testi
i

non possano
propugnatori

anzi
della

far

dire

che

d'armi debolissime e false. Ma sopra queste materie ad iman Apollinem referendum censeo. A pagina 50 e 52 mi sono
religione

valgono

accorto ch'Ella intendeva di parlare di

me;

le

sono gratissimo, da che conosco che ne la meditazione di soggetti importanti,

ne la cura dell'elo-

quenza l'hanno potuto

torle le

rimembranze ch'io

bramo

serbo perpetue, e delle quali mi compiaIl

cer sempre.

detto di

Medea:

Vdeo meliora proboqtic, deteriora seqiior,

profondamente sviscerato da Giovanni Loke nel


dell'

suo trattato

intendimento.

Non mi

ricordo del

278
luogo:

LETTERE

so che egli ne parla a lungo, e prova uomini sono perpetuamente e necessariamente mossi dalla pii forte sensazione, e che si opera il male presente ad onta delle ragioni poste

ma

che

gli

innanzi dalla esperienza del passato, e dalle pre-

videnze del futuro, pel solo motivo, che


presenti fanno pi forza
all'

le

cose

animo

nostro.

S'

Ella

Sig. Conte, avesse la versione del Coste, potr fa-

cilmente
sioni

trovare

quel ragionamento del filosofo


ver-

inglese; non lo trover ne' compendi e nelle


italiane, perch
s'

avuto cura di troncare

ogni vertenza ed ogni argomento che ferisse la religione.

per parlarle anche intorno allo stile


in tutti gli altri suoi
libri.

del libro, che a lei piacque di regalarmi, dir che

mi pare migliore che

vorrei che molti autori traducessero se


si

medesimi
di altri

da che
aiuti
(

troverebbero forse esempi e teorie di

ottime traduzioni. Bens vorrei, che invece

pag. 48, 49) ella avesse tradotto stranieri


di

aiuti: la voce alienis di Plinio la contraria


lJroiriis\ e cos presso
i

migliori aurei ed argentei

scrittori

di

Koma. Eccomi anche pedante.

Di

Benedetto posso darle recenti novelle. Marted ho letto un suo biglietto, nel quale egli mi avverte
che
il

reggimento moveva verso Padova:


ier
1'

gli

risposto
scrisse,

altro.

ho

Il

sig.

Provasi a cui ella

tenteranno tutte

di dirle che si anche spinose e murate, perch Benedetto torni a Milano aiutante del Ministro. Ma il principe da gran tempo ripete, che gli aiutanti di campo devono essere officiali esperimentati, e col grado almeno di capitano; s'egli non si rimovesse da questa opinione, che a me par
le

mi raccomanda caldamente
vie,

PI

UGO FOSCOLO.
rester

279
infrut-

severa,
tuoso.

ma
vi

giusta, ogni tentativo

sarebbe una strada verso la quale Beei

nedetto correrebbe volontario, anzi par eh'

la

brami. Ov' egli cangiasse di reggimento,

fosse

incorporato fra i dragoni, che sono alla guerra, il suo avanzamento sarebbe rapidissimo, certo, e passerebbe senza cavilli a Milano col generale o ufficiale nella cavalleria della

guardia.

Ma
ai

bisogna
altri-

traversare lo spazio forse lungo di due anni, e le


fatiche e
i

pericoli della guerra.

Ne
gli

pu

menti

salire

gradi militari,
lo

ne in concetto

di

valoroso.

Benedetto

ha:

ma

uomini sono

pronti a ripigliarsi la stima che concedono,

quando

vedano alimentata da molte e perpetue prove di fatti. Per sembra che Benedetto desideri di passare in Ispagna. ne so se gli sar permesso: questo bens posso asserire che nulla s' ancora
la

non

deciso per parte di chi governa.

ne scrivo a

lei

per tenerla avvertita, raccomandandole nondimeno


eh' ella ne taccia

religiosamente con

tutti, affinch

r invidia cortigianesca non


che
e
si

trovi occasione di dire,

abusa delle parole del principe, bucinando ci che egli pu dire o non dire, pensare o non pensare. E bench ella si stia in campagna, non mancher chi presto o tardi ridica ci che ha inteso dire; non v' paese dove si ciarli de rebus domibusqfte alienis quanto nella Brianza, nido di nobili e di oziosi, da' quali, quando non sono che nobili oziosi, Dio ce ne guardi Or

commentando

Ella,

Signor Conte,

si

viva lieto,

mi

ricordi

alla

Sig. Conlessa, e se questa sdegner di ricordarsene,

non per tanto le sar men servidore ed amico: ed anche dopo morte, sono sicuro di offerirle una

280

LETTERE
la

presa di tabacco iu paradiso, dove

peccatrice

ed
la

il

peccatore

si

troveranno per vie diverse, tanto


si

bont divina ha

gran braccia
che
si

Che prende

ci

rivolve a

lei.

Di Montevecchi. non so dirle se non eh' egli campagna per ora, e lietissimo della sposa eletta dal suo amore e dal suo buon giudizio. Scrivendomi, mi raccomanda di salutare in suo nome tutta
in
la

famiglia loviorum: la saluto dunque:


i

ma

io afio
i

desidero che

miei saluti

pili

cordiali

vadano

fettuosissimi e caldi alla signora Vicenziua, eh'

bramo
Se
le

assai

assai di rivedere:

mentre riserbo

saluti rispettosi al

Padre

e alla

Madre

di famiglia.

cora' io

due zitelle crescono in virti ed in bellezza non dubito, io adorer in esse 1' opera del Creatore dell' Universo, che mi form di una creta
atta

a ricevere

tutte

le

pii

gentili

impressioni

della grazia e della belt.

Ella Sig.

Conte m' ab-

bia sempre per servidore ed Amico.

Ugo Foscolo.

Al medesimo
Milano, 5 agosto 1812.

nostri, mentre io desumesse dal mio silenzio eh' io mi sono dimenticato e della sua amicizia, e delle gentilezze da lei ricevute, ella Sig. Conte, s' ingannerebbe. Ma io sono da gran tempo malato, e vivo in quella specie di languore

Signor Conte.

Vive

memor

mi

star lontano da

lei.

S' ella

e di noia per cui

1'

uomo pu appena pensare

so-

DI

UGO FOSCOLO.
mentr*
io

281
leggeva,
dagli

vente

libri scapparono,

mano. Questa valle lombarda mi vuol esule ad ogni modo, o prigione; da che senza parlare dell' anno scorso, io appena tornato da Venezia vissi in clausura: quaranta giorni passati a Belgioioso non mi giovarono, ne alla mente, ne al corpo. Eccomi da un mese nuovamente in Milano e perfettamente febbricitante; ed febbre cos bizzarra che non si sa come ella venga, ne come parta, ne quando stia per ritornare, ma torna pur sempre. I medici a forza di spiarla trovarono che la febbre reumatica incostante; ma senza negare l' incostanza, io posso giurare sulla sua fedelt. Tra la prigionia dunque e l'esilio, elessi r esilio. E perch le memorie degli anni miei che
occhi, e la

penna

di

fuggivano, e

1'

amor

delle lettere e della lingua assai volte la bella Toscana,


ci

mi fecero desiderare
io

fra

pochi giorni partir per Firenze;

star

sino a dicembre, e poscia cercher a


pii

Roma

verno

temperato.

sieder e

gemer presso a quel

grande cadavere:
Jacet

ingens litore triinexis


et

Avulsumque hximeris caput

sine

nomine corpus.

Frattanto non abbandono questi paesi senza vol-

germi addietro, e lasciare un sospiro e uno sguardo. Vero eh' io penso di tornarvi fra otto o dieci mesi, ma!... quid brevi fortes jaculamur aevo?

Ne

io

sono forte, che anzi

Fioca ho
ci

la

voce, e

il

pie debole al corso

e
il

la

morte

seguita dappertutto finche giunge


ella ci ordina
di seguitarla:
e

tempo che

per

282
tutto
v'

LETTERE

una casetta per


di

l'

uomo morto senza


in

bii

sogno di andare
vivi in questo,

locanda
forse in

locanda,

onde

stanno peggio.
tire verrei

come
:

molte altre cose,


aria

si

Or, Signor Conte, io pria di pare

Como

la

corsa e

l'

mi

gio-

verebbero: non posso: onde


detto
le

le scrivo e le

desidero

dal Cielo ogni felicit. Oggi scrivo anche a Bene-

perch diriga
diriger

pur so buonissime nuove, perch in due recenti lettere del 13 luglio fu da' suoi commilitoni nominato com' uomo nitidae et curatae ciitis. Ne questa
si

le

sue lettere in

modo

se

che non

smarriscano. Di lui

guerra che faccia palpitare

le

madri per

le ferite,

bens per la salute dei loro figliuoli.

Benedetto sort muscoli erculei, e sanissima

me non si guerreggier, almen per gran tempo, se non se con marce e contromarce, devastando da un lato, ed occupando dall' altro immense vastit di terreni, che n gli antichi n i nuovi possessori potranno difendere ma a quetempra. Pare a

sto ci pensino

Dio

Ke

vicari

di

Dio.

Un

giovane poeta

di belle

speranze mi

mand

a'

giorni

passati un' ode che incominciava


Al domator dell'onda, nome liba un nappo, o bionda Poligna; ed uno al forte Marte, che i regni e le atre pugne ha in Sacro all'olimpio Giove Conservator sia il terzo; cieli ei move
All' islmio
i

sorte.

Col pensiero immortai

1'
;

arti

leggiadre

il

lui

son care,

ei delle

Muse

Padre...

Lodai r imitazione di Pindaro, che anch' egli libava e beveva alla salute di molti numi; ma pregai il

DI

UGO FOSCOLO.

283
buona licenza appena solo Giove; non
si

poeta, Nettuno e Marte, che con loro

mi

scusassero dal troppo


fare

bere,

perch' io

avrei potuto

un
i

brindisi al

gi perch

muove

cieli;

ch'io non vo' sapere, uoci

micciattolo com' io
dre, ed padre

sono,

che

faccia

in si

alte regioni, bens perch egli

ama
le

le arti

leggia-

delle

Muse con
all'

quali

anch' io

mi
che

diletto di far talvolta

amore.

Eccole lungamente scritte alcune di quelle cose io bramerei di dirle vedendola, parlandole ed
ne
ella,

ascoltandola;

spero, si

noier delle

mie

chiacchiere; e lo

proveranno ch'io ripiego come


Piacciale di dire
alla Sig.

posso alla lontananza.

Contessa, eh' io le bacio ossequiosamente la


di consegnare l'annessa lettera; e di

mano;

tenermi sem-

pre per servidore ed amico.

Ugo

Foscolo.

Al Medesimo.
Firenze, 19 ottobre 1813.

Signore mio

Perch nel tempo

rio

Dimora tuttavia aspettando peggio, Non so com' io mi deggio


Mai consolar,
se

non

ni'

aiuta Dio.

Cos incomincia una Canzone, se ben


di
rei

mi

ricordo,

Messer Gino, poeta vezzoso, a Catullo, dove questi non


Virgilio
tolse
i

eh' io

paragonen laido.

freddo

E come
cos
il

versi a

quel

di

Verona,

Petrarca ne ha pigliati

parecchi a quel di

284

LETTERE

Pistoia: e so d' averli notati in

un mio volumetto

di

Gino rimastosi derelitto con gli altri miei compagni d' amore e consolatori, a Milano. Ma io vorrei pure che
si

leggessero

con religione,

ma

non

s'imitassero con superstizione quei Patriarchi dell'idioma. Didimo forse ne parler incerte omelie,
eh' egli

ha intermesse a cagione del tempo


io ripeto
:

rio

d'oggi. Davvero
rei
s

quei versi di Gino,

e vor-

pur sorridere

ma

le

cose d' Italia sono oramai

perplesse, eh' io vado perdendo la gioia secreta

la quale

malinconia

ed

della fortuna e

unico compenso alla mia naturale m' insuperbiva contro le minacele del mondo. E questa gioia consi-

steva nella coscienza delle mie forze interne, e nel-

r essere io persuaso che v' tal cosa dentro di me formata da lunghe meditazioni e forti passioni, e perpetua esperienza, la quale m' insegna a pigliare
il

mondo siccome viene, e a fidarmi in me solo che non sar soggetto a pellegrinare di speranza in timore, e di perplessit in perplessit. Non so qual nome dare a questa specie d'alleato che ho dentro di me, ma credo che si possa tanto quanto spiegare col nome di forza d' animo, se non che non ho mai potuto fra gli elementi che la compongono
mescolarvi neppure un' unica

dramma

di filosofia

cosmoiolitica. Aristippo diceva:

Nessuna terra m' patria; Socrate meglio: Ogni terra m' patria; ma il meglio sta nella nuda parola. Per me mi credo creato abitatore d'un solo spazio di terra, e concittadino d' un numero determinato d' altri mortali e s'io non ho patria, l'anima mia cade avvilita: per vivo sconsolatamente, e la mia forza interna mi giova poco, ora che vedo in nuovi pericoli
:

DI
d'

UGO FOSCOLO.
di

285
concussioni,
di

usurpazioni,

eli

devastazioni,

sangue

e persecuzioni d'innocenti, o d' incauti

queperal-

sta cara e misera Italia.

Di
si

prohibeie

minas!
degli

ch qualunque fosse per ora


leati in Italia, le cose

la vittoria

non

starebbero mai quiete

per lungo tempo.

che sarebbe

mai

dell'Italia

quand'anche l'asta teutonica ci si conficasse perpetua? Nuove divisioni, e peggiori e pi infami assai delle prime, perch non vi sarebbero pi ne
la santit delle antiche

leggi, ne la libert

indi-

pendente, ne r ombra del nome venerando di due

repubbliche:
schini
s,

1 principati, meModena, e di Firenze, e di Parma, ne la maest del trono Pontificale. E s' inganna chi pazzamente crede che la coscrizione e il registro e s fatti guai cesseranno. L' Austria guerreggia esaurita, e vorr armi e danaro.

non

vi

sarebbero

ma

Italiani di

riempir di carta

fallita l'Italia: e la

mia

scia-

gurata Venezia ne ha patito la prova. Che


volesse; e penso che

le cose
il

stessero cos lungamente, non credo che veruno

nemmeno

chi suscit

questa

guerra stimasse che si potessero reggere a questo modo. Ma se v'era speranza per l'Italia, io la de-

sumeva
tanti in
si

tutta dall'unione di parecchi milioni d'abi-

un

solo regno, peli'

animo militare che gi

assumeva, e dalla corona d'Italia che un giorno r altro sarebbe stata indipendente in uno de' successori di chi oggi comanda. Comunque sia

Il

mal mi preme

mi spaventa

il

peggio

Al qnal veggo si larga e strana via, Ch'io sono entrato in simil frenesia
cose, e di

di scrivere a Lei di siffatte

spoliticare

contro

il

mio

solito.

vo spesso leggendo la Bib-

286

LETTERE

bia e poeti, e canto versi da


il

me, u

so

fermare

capo in nulla di concludente.


Natn neque nos agere hoc patriai tempore iniquo Possumus aequo animo: neque.... Talibus in rebus communi deesse saluti.
il

vero oh' io paio cos


e

raoscherino che

ara col

bue;

sorrido
d' Italia,

anche pensando

che per troppo

amore
della

sono esoso agli uni, e sarei forse

perseguito dagli altri; Don-Chisciotte afflittissimo

mia

politica Dulcinea.

Ad

ogni

modo non mi
1'

pare n sicuro di confinarmi

pii oltre

Appennino,
l,

ne onesto: pigliata una volta l'Italia di potrebbe


pii

chi

contendere questa? ed

io

andrei o
inospitali

in bala de' vincitori, o esulando per le

montagne Liguri:

Fra

Lerici, e Turbia, la pi deserta

La

pi romita via

dicea Dante che la f co' suoi

piedi.

non sa-

rebbe onesto per me; credo che s'abbia a cadere con la sua patria, e pericolare con tutti i suoi
concittadini.

che sarebbe inoltre di


della pace
e

me
vita

in-

certo

delle

sostanze,

della

di

tanti amici, e diviso, e forse per sempre, da


fratello?
Friuli,
io

mio
il

Per se
torner

le cose

non

si

Milano.

ristanno verso

Vorrei scriverle

dell' altro,
pili

ma

sono stracco, ed notte avanzata e

consumato dal troppo fantasticare che dal desiderio di sonno. Or il mio Sig. Conte mi ami e si ricordi di me; ne io posso dimenticarmi di Lei perch ne d ne notte viene per me. eh' io non nomini con lungo e secreto gemito il giovine ch'Ella,

DI

UGO FOSCOLO.

287

ed

io, e l'Italia

sequii, poich non posso le

abbiamo perduto. Presenti i miei osmie consolazioni, ed essa

forse le sdegnerebbe, alla Sig. Contessa, e a tutte


le

sue figliuole; e m'abbia sempre, e in tutte le


i

fortune ed

luoghi per servidore ed amico

Ugo

Foscolo.

Al medesimo.
2 dicembre 1813.

Signor mio. La lettera sua de" 28 ottobre scrittami da Verzago mi capit, non so come, ier l'altro a Milano ed eccole in prova la soprascritta coi
:

che aveva tempo di trovarmi mi trovava il d 18 del passato. Le risponder raptim per dirle, che l'Italia e r onore mi hanno Don-chisciottescamente fatto ace si

marchi postali;

in Firenze, dov' io

cettare
eh' io

il

servizio militare offertomi


di

il

stesso

tornai
pii
i

Toscana
i

tornai

perch' io
cose

non
della

poteva

sostenere
timori e

l'oscurit

delle

guerra, ed

pericoli di tante

persone,

che quanto in questi tempi mi erano pi lontano tanto m' erano assai pi care. Or dunque che in Italia il peggiore partito, secondo me, si lo
vergognoso piacere di queho creduto bene di risalire a cavallo, ed avere la spada in mano. Star
starsi
il

per aver poi

relarsi degli lini e degli altri,

vigilando e parato.

nare

alla

Non mi mancher tempo a tormia prima pace studiosa e v' pur


:

sempre

la pace eterna santissima del sepolcro.

Non
di

so vaticinare pi nulla delle cose nostre; ad ogni

modo non

passer mai l'Alpi: bens

in

caso

.288

LETTERE
si

servit universale in Italia, e sia oggimai che

mare e andr a fornire 1' avanzo della mia vita nella materna Zacinto. E le scriver anche dalla materna Zacinto.
vorr passer
il

Frattanto, Sig. Conte mio; ella faccia gradire i miei ossequii alla Sig. Contessa, e mi ricordi a
tutta la casa Giovio.

Ugo Foscolo

Al

jprincipe

Eugenio Vicer

ecc.

Altezza Imperiale,

Ho
le

consecrata la gioventi alla milizia seguendo

e vostra Altezza pu essere non militai senza onore, e senza ferite. Ma u la calamit di que' tempi, ne gli obblighi del mio stato mi distolsero mai dagli

fortune d'Italia,
io

informata eh'

studi;

perch

io

credeva

di

soddisfare

doveri verso

me

stesso e la patria,

ai miei secondando la

mia naturale Due miei


delle

inclinazione alle lettere.


fratelli

mi seguirono
il

nella carriera
1'

armi; uno mor:

pili

giovane ha

onore

Guardia di vostra altezza Imperiale. Rimasi unico appoggio alla mia famiglia, che nelle mutazioni dei tempi mut fortuna: una madre priva di tutti i suoi figli e due nipoti orfani esigevano i miei soccorsi e la mia
di servire nei dragoni della

personale assistenza.
Io riponeva ogni

rato
alla

ambizione nell' essere considebuon cittadino, ogni fortuna nel procurare mia famiglia una esistenza modesta e sicura
nell'

ogni obbligazione

onorare coi miei

studi la

DI

UGO FOSCOLO.
il

289
Vostra Altezza

patria e

nella

patria

Sovrano.

nominandomi professore colmava i miei voti; ed io tentando di adempiere al mio impiego mi preparava a mostrarle quant' io mi riputassi beneficato da
quel decreto.

La soppressione della Cattedra; mentre pareva che distruggesse l'opera benefica di Vostra Altezza
aument
le

ragioni della

mia gratitudine:
il

il

mi-

nistero dell' Interno

mi

eccita di esternare in qual

modo

io

desideri di

servire

governo ed

io ar-

disco credermi onorato da questo eccitamento, poi-

ch deriva dalle generose intenzioni di Vostra Altezza Imperiale!

Parevami di non poter meglio interpetrarle se non esponendo le mie circostanze. E quando a Vostra
Altezza Imperiale
derazione
ricchezze
piaccia di

prenderle in consiio

potr desumere eh'


e

senza lusinga di

di dignit,
virile

non tendo che ad impie-

gare r et
i

che ancora mi resta, negli studi,

frutti de'

glia,

ed
se

il

miei sudori ne' doveri verso la mia famimio poco ingegno nel servigio del mio
d'

paese e nella gloria del Principe.

non temessi taccia

arrogante,
o

ardirei

supplicare che, se per sistema,


risultanti dall'

per circostanze

ingrandimento del Kegno. si dovesse aggiungere un terzo membro agli ispettori della pubblica istruzione, io fossi in tal caso considerato. Questo impiego senza accrescermi gli emolumenti

mi accrescerebbe
ratura.

mezzi e

doveri

alla

lette-

Ma

quali sieno per essere le decisioni di Vostra

Altezza, io continuer a cercare occasione di

mofino

strarmi grato ed utile suddito, tanto


Gemelli.

pili

che

19

290

LETTERE

ad oggi non ho fatto cosa che mi renda degno dei henefizi di cui Vostra Altezza mi onora, benefizi
che

domandano

in

corrispondenza

tutte

le

mie

forze.

Di Vostra Altezza Imperiale


Milano, 12 aprile 1809.

Beale

Devotissimo Suddito

Ugo

Foscolo.

Senza Indirizzo.
Milano, 31 agosto 1814.

ier

Le sue lettere cominciano a venire pili esatte; r altro mattina ho ricevuto la sua del 28, e

dianzi quella del 26: e trovandosi


caritatevole che aveva indosso

son

fatto,

com' Ella

meco un' anima un temperino, mi vede, aguzzare una penna,

tanto eh' Ella non torni a perdere gli occhi.

co-

mincer dal ringraziarla con tutta


della piet eh' ella sente con
di
si

1'

anima mia
pro-

affettuosa indulgenza

me,

de' consigli de' quali la


il

mia ragione

fitterebbe se

mio cuore non

fosse ostinatamente

malato.
a

Ogni sua

lettera ad ogni

modo mi aiuta

riconfortarmi, e questa occupazione

ripigliata dello scriverle


e guarirei, credo, se

che io ho mi serve di grande sollievo destandomi tutte le mattine


1'

fossi certo eh' io potrei venire tutte le sere vicino

a Lei.

Ma

l'

inculcarmi che

uomo

d'

anima

forte
resi-

e d' alto ingegno pi eh' altri obbligato a

DI

UGO FOSCOLO.
della tristezza,

291

stere

alla tirannide

come dire

che

un corpo
degli

di complessione
lasciarsi
il

robusta dovrebbe
pochi

meno

altri

preservare dalla quarcontrario; e fra


i

tana: r esperienza mostra

versi francesi che ho letto, questi

da molti anni in
Il

due mi rimasero qua piantati nella memoria.


d'

y a des jours d'ennui,

O r
io

esprit le plus fort est

accablement extrrae, charge lui mme.

Ed
esame
i

non per modestia, virt ippocrita,

nella quale io non credo, ne la professo


eh' io fo di

l'

ma

per

me

stesso, e

pel

confronto di
altezza

molti altri conosco, che non sono fra quei mortali


quali

possono

opporre

alle

infermit

dell' intjegno,

ne vincerle colla estrema forza del-

l'animo; seguo il mio destino, e mi contento di tollerare con tranquilla e sdegnosa rassegnazione: e come le scrissi altra volta, non mi presumo di

mi basta di non ripendo tanto quanto al materialismo, e son certo che le nostre perturbazioni da noi chiamate spirituali e morali, due
vincere o di non esser vinto,

manere

avvilito.

Anch'

io

qualit indefinibili, siano alla stretta de' conti prodotte in quel pezzo di muscolo carneo
del

cuore,

che se non

il

principio delle nostre inquietudini


il

ne

certamente

ministro.

Ma
il

se la sciagurata at-

tivit di quel muscolo, che diffondendo or con pi

impeto or con freddo languore


nostre

sangue in tutte
il

le

membra,

talvolta irrita con troppo urto

no-

stro cervello, talvolta lo eccita appena, o lo lascia

sonnacchioso ed inerte, talvolta lo allaga e lo somse questa sua sciamerge come negli apopletici gurata attivit mossa dai pazzi capricci della for-

292
tuna, allora
1'

LETTERE

uomo non ha pi
l'

difese, e se soffre

senza dolersene

indizio pi nobile eh' ei possa

dare della sua ragione.


Tutto suo

Ugo

Foscolo.

Ad

1.

i?

Ore

5.

Se parto, mia cara con 1' amarezza nel cuore, e col presentimento di non rivedermi mai pi, spero che quella divina fanciulla non sar sdegnata con

me,

che la sua compassione accompagner questo

infelice nelle fiere disavventure che forse lo aspet-

tano.

che

mai potr placare


di

miei mali nei

paesi dove non potr ne vederla, ne udirla? unica

mia occupazione sar


perch
1'

piangerla sempre.

Ma
pi

ho perduta senza speranza. se anche io tornassi in Firenze

oser

io

mora nel mio dolore innanzi eh' io le sia cagione di una lagrima sola. Sono stato pure imprudente a confessarti la mia passione e a dirlo o mia buona amica ti sconvederla?
no! ch'io

No

giuro con

le

lagrime agli occhi del pi alto secreto.


delle

Abbi piet della mia giovent, e di questo povero mio cuore.

mie sciagure

Taci se credi meglio; taci tutto: non svelare

nemmeno a lei. Sono pure un ranon ho osato io stesso ier sera?... ed ella?... Oh! a questa io sento tutto tutto quello ch'io perdo abbandonandola.
una
sola parola
e

gazzo!

DI

UGO FOSCOLO.

293
io

Ella sposa
oserei mai,

se

pure noi fosse,

non

mai

offrire la

mia mano ad una donna

pili ricca di

r amore.
pili

me. La delicatezza in ci supererebbe Ma non per altro che per gettarmi

presto nel sepolcro.

le

Addio addio: perdonami: ardi per carit tutte mie lettere, scrivimi: fidati affatto nel Nicolini.
Consegnagli
le risposte; presto.

Salutami mille volte quella divina fanciulla.


Pregala di abbracciare
forse sparge su le
il

mio Cecchino,

di baciarlo

mille volte, e di asciugargli le lagrime, che solo

mie memorie. Domenica t'aspetto

LuKj Arno. Se io sar a Firenze vi andr. Scrivo pur male. Addio, Ch'ella si fosse sdegnata? No no, tu mi dicesti eh' ella mi compianger e
che...

Addio addio. Perdonami: non


io
pili

ti

scordar di

me:

sono infelice, veramente infelice.


forse.

Non

la

vedr

fra

Quante cose vorrei dirti! sono mezz'ora si parte; domani chi


Il

lasciami
sa dove!...

tuo amico.

P. S.

Vorrei scrivere qualche cosa ancora

Oh!
di

se tu
all'

mi

stassi qui, qui, dentro questo cuore


il

creato

affezione

mio nome non

t'

uscirebbe

bocca senza compiangermi.


Silenzio!

vi ha riparo, io devo lasciarla. Ma fossi almeno certo! ... oh come la beatitudine di essere amato raddolcisce qualunque dolore! Il mio dovere, il mio onore, e pili di tutto il mio destina mi comandano di partire. Torner forse se i mali e la morte non mi allontaneranno per sempre da

Non

294
questo sacro
paese

LETTERE

di

io

verr a respirare
le

l'

aria

che tu respiri, ed a lasciare

mie ossa
scriverti,
ti

alla terra

dove
pili

sei nata.

M' era proposto


vederti.

Ma

non pi io non

e di

non

vedr: no.
io

Soffri soltanto

queste ultime righe eh'

bagno
ami-

delle pili calde lagrime,

fammi
ti

avere in qualunque
di

luogo

il

tuo riscontro. Se un sentimento

cizia e di compassione

parlano per questo svenil

turato... non

mi negare

piacere che compense-

rebbe tutti
ti

miei dolori. Quel giovine felice che


consentir egli medesimo. Egli ria-

ama
e

te lo

mato

piange,
io

da

ci

potr
di

egli
lui,
il

argomentare

quanto

sono

pii infelice

che potr ve-

derti ed udirti, e dividere teco


nelle fantastiche ore del

pianto; mentr'io

mio cordoglio e delle mie passioni, annoiato di tutto il mondo, diffidente di tutti, malinconico, ramingo, con un pie sulla fossa mi conforter sempre baciando di e notte la tua sacra immagine e tu da lontano mi darai costanza per sopportare ancora questa mia vita. Morendo io ti volger r ultime occhiate, io ti raccomander il mio estremo sospiro, io ti porter con me nella mia sepoltura, con me attaccata al mio petto... Oim! io credeva d'essere pili forte di quello che io sono. Per carit non mi negare questo
;

conforto

Consegnalo
i

al Niccolini.

L'amicizia trover tutti


custodir

mezzi.

S' io

morir egli

lo

come cara

preziosa
virti.

memoria

della tua bellezza, o delle tue

Egli

pianger

sempre
pili.

l'

ultimo,

infelice,

eterno amore del suo povero amico.

Addio addio. Non posso

DI

UGO FOSCOLO.
io

295
scrivo

Baciami Cecchino,

te

lo

piangendo

come un ragazzo
Addio.
Risovvengati qualche volta di
e
t'

me

T'amo,

amer sempre, Addio


Il

sar sempre infelice.

tuo amico.

Senza Indirizzo.
Lunedi mattina.

Era piegata
leggenda,
corriere d' oggi,
e gratissimo
1'

e sigillata

fino

da

ieri

1'

annessa

e la lettera

per Marliani. preparata pel

di saluti.

quando m' capitato improvviso amico Castiglia, carico di notizie e


s'

egli,

come prometteva
io gli

ieri,

tor-

ner stamattina senza lasciarsi disanimare

dalla

neve cresciuta due palmi


piego.
di

consegner questo
filo

perch non v' dolcezza senza uu

amaro, una domanda di Castiglia mi turb per qualche minuto il piacere della sua visita. Mi
chiese una
fra
certi

mia orazione

letta in

morte

di Cartier

tenebrosi

lavoratori:

sogghignai,

ma

il

ghigno divenne amarissimo nell'udire che sta orazione s'era asseverantemente parlato

di quein casa

Bignami,

e s' era

creduta alcuna cosa.

Non

eh' io

mi

curi di far tacere, o di disinganare le persone

che non conoscendomi non possono ne amarmi ne farsi amare da me. E bench ne io abbia chiesto
ne Castiglia m'abbia palesato
l'

inventore dell'ora-

zione, io sono sicuro che niuno di quei che

mi

co-

296

LETTERE

noscono e mi amano in casa vostra pu averne parlato. Bens mi duole che ci si creda in im
luogo, ov'
io

ho dichiarato altamente che disprezd' esploratori io sa


si

zava quelle congreghe di scioperati,


e di furbi
:

ne

pu credere, senza che

ritamente tenuto per simulatore e per


col pensiero; e l'unico torto ch'io

falso. Io

menon

sono stato mai tra quei lavoratori ne col corpo ne

m'abbia

in ci

s' ch'io pi con passione che con ragione, pili con

fermezza che con prudenza mi sono sempre scatenato e

mi scateno contro

istituzione e persone

sentenziate da me, senza conoscerle, e solo per certa

persuasione morale. Del resto

io

conoscevo Cartier;

ma

quando mor,
i

io

era in Francia.

in

Francia

tutti

nostri insanivano per fabbricare senza fonil

damenti. Soli
capitano

generale Teuli, certo Maflfei che


principe
reale, ed io

ne' cacciatori del

eravamo

soli profani in tutta la divisione Italiana.

Se chi spacci la favola, la spacci suU' altrui fede,


lo compiango: chi assicur di aver veduta T orazione, e maligno o lo disprezzo: ma non mi curo ne di sapere chi sia, ne di giustificarmi presso di lui. L' altra lettera per la vostra

creduto io

mamma
Addio

per voi. Questa per la vostra Societ.

di nuovo.

SQLLA STORIA DI NAPOLI

FRAMMENTO

SULLA STOPJA

DI

NAPOLL
i

FRAMMENTO

Giunti i Francesi in Napoli avevano perduta la prima riputazione, tanto che continuarono ad esserne fautori cercando chi volea vendicarsi,
e chi

sperava signoria ed armi. Onde


licenziosamente ed armati
la calma.
i

si

videro correre

patriotti affettando soi

vranit. Oppressero questa licenza

Francesi. Torn Qualunque governo dopo tante calamit

e dissensioni soddisfaceva.

Riempiutesi

le

contrade
pe-

d'uomini dabbene gi chiusi


zioni de'propri ed altrui casi,
ricoli;

in casa: baci, narra-

come dopo gravi


n
Italia.

orazioni
e

nelle

chiese;
in

pareano esservi

stranieri

conquistatori

Sparsesi,

11

Foscolo ebbe

il

pensiero di scrivere de' Commentari

sulla Storia di Napoli e sulla

Repubblica Cisalpina. La Signora Q. M. possedeva il 1 e 2" libro de' Commentari su Napoli, ma richiesta da un suo amico del primo libro per farlo leggere al Colletta, non le fu pi mai restituito. Noi quindi pubblichiamo un frammento del secondo, non potendolo pubblicare per intero, perch il Foscolo par che non lo abbia
n compito n corretto.

300

SULLA STORIA DI NAPOLI.


e coraggio ai

Championnet per mettere compenso


soldati ordinare
il

saccheggio,
generale.

patriotti

aver

ri-

cevuto

il

biglietto di sicurezza. Moliterno ed altri


il

capi placavano
citt

Non

parer

giusto la

altro faceali liamica beri, pagar la pena del furor pazzo de' lazzaroni. Il sacco fu esentato con due milioni e mezzo ducati alla sola citt,
e furou

de' Francesi, che per

tutti

contenti.

Arci-

Te Deum. Championnet lo ascolta con grande ceremonia come un He. La moltitudine ama la divozione da' Francesi mostrata; Championnet don un anello al Santo, e distribu davescovo canta
il

naro
il

a'

Lazzaroni uscendo

di

chiesa.

Aggiungi

Vesuvio
e

da cinque

anni
il

quieto;

apprensione

perci in citt; perch

turbine faoea lo scoppio

veemente

rovinoso: quella sera fece una erazione


i

mite, dissip

timori, e fu preso per santo indizio.


i

Ne

profittarono

patriotti

avere

il

favore

del

cielo tutto, doversi attribuire ai

presenti signori.

Avere

il

Ke

tre volte rotta la far

pace con Francia;


e

tasse enormi per

guerra reale
le

capricciosa,

senza assenso de' seggi, violando


e la marina. Spogliate
le

leggi del regno


altari

case e gli

degli

argenti; diecinuove milioni di ducati tolti da' banchi, santa sostanza de' privati,
rapitili

in
fatte

Sicilia,

involati

pegni

de'

monti
le

di

piet;

incen-

diare sotto gli occhi

navi

fabbricate,
a'

demolite

le batterie del cratere

senza scudo

barbareschi

corsari, ed a navi inglesi avere ordinato


il

partendo magazzini e 1' arsenale, e punirlo per non 1' aver fatto. Acton re ben s' era partecipe anche del talamo; e poi storia d'amicizia
vicario d' incendiare
i
;

d'antichi ministri paragonata alla

generosit dei

FRAMMENTO.
francesi, che spesero
il

301

sangue per propria salute,

e convertirono la conquista nella libert di Napoli,

Ma

altre

erano queste speranze de' patriotti,

l'Italia,

Il direttorio temea massime la Cisalpina, e quindi unione degli Italiani. Lunga catena di cospirazioni per r unit, e quindi tremenda rivale. Quindi le spesse

altre le

mire di Francia.

i Troev. i Brune, i Kivaud; persecuzione ai patriotti forti, e temendo unione ne' Francesi dimoranti in Italia per matrimoni e commercio, spogli di cittadinanza g' im-

riforme in Cisalpina, e

piegati

fuori

di

Francia.

din

d' altri

arresto sfuggito,
patriotti.

Richiam generali, orperch commesso a


potente
i

comandanti
lei, il

Era

si

la parte

re-

pubblicana, che per acquetare

temuti da direttorio s'indusse alla conquista di Roma:


furori
1'

ma

altra costituzione le diede e

aggiog.

Fece finalmente
poli per indebolire

il

direttorio la guerra di
re,

Naalle

quel

onde

non fosse

nuovamente combattenti con tregua di Capua era l' imperadore. Conchiusa la ottenuto l'intento. Ma Championnet, a cui fu commesso l'affare, ora patriotta; entr in Napoli: imspalle
de' Francesi

previdente giunse forse per trarne profitto e pos-

sanza e fece questo editto. Il vostro tiranno, Napoletani, ha da se stesso rinunziato al trono provocando la Francia clemente per pi volte.
Sottentrate
a' diritti

usurpativi. .Avrete
dell'

un go-

verno fondato

sui

principii

uguaglianza e

libert. Elesse un governo provvisorio di 25 membri; presidenti Carlo Lamberti, con lui Bassial, bench come di unitari italiani avesse il direttorio

decretato l'arresto, e fra varii mercatanti di rivo-

302

SULLA STORIA

DI NAPOLI.
Il

luzione creatura del Lamberti.

medico celebre
presidente
di

Cirillo e filosofo, Flavio Pirelli gi

Camera

avvocato ed
odio

di

lesa

maest,
geloso;

disperarono
circuiti

delle cose, e sdegnarono siifatti colleghi. Insolenti,

ignoranti,

al

popolo

da

affamati ed ambiziosi vantanti anima libera


la presa di S.

suc-

chiata col latte, chi uno de' primi congiurati, chi

Elmo, prigionie, persecuzioni, emiil

grazioni, quindi gelosie, e questo partito diviso in

pi, e odioso

titolo di patriotta dell' ottantanove.

avean liste di favoriti, che piaggiavano o minacciavano. Faypoult tutti i beni del re pretendeva essere della Francia, i FarFasulo
e gli altri
i

nesiani,

feudi della corte,


III

gesuitici, gli acquisti,

eredit di Carlo

suo padre,

gran parte in

somma

delle pubbliche rendite.

Championnet neg.

Faypoult allegava ordini ed interessi della Francia, e il generale us della forza. Part il commissario

maturando vendetta.

Il

popolo
i

am

pili

il

generale.

Ma

chiari troppo erano

disegni e gli ordini del

direttorio;

non

commissarii,

ma
il

suoi

generali

avea per nemici.


del
re.

Non

raccolse

disperso esercito
de' patriotti,

Non

us

dell'

entusiasmo

pronti a guerreggiare
la citt tutta di

Disarmata appena concesse quattro compagnie guardie nazionali, ove tutti concorrendo non
nelle

provincie.

ascrivevano che gli antichi congiurati e


cile e si

principali
il

Baroni, e con favore e con danari ottennero


videro far la
il

fu-

guardia

al

palazzo.

Odia-

vano

Lazzaroni

governo,

vociferandolo napoletano, perch uno di tal

amavano Championnet nome

trovavasi inscritto ne' libri battesimali: approfitt


della credenza, e cre capo di battaglione francese

FRAMMENTO.
Michele Capozzo soprannominato
prava
i

303
il

"Pazzo.

Tem-

mantenere soggezione. Moschett alcuni assassini di un monastero. Michele in queir incontro arring esortando all' ordine. Ogni governante faceva leggi, demoliva l'antico senza fabbricare, Bassal compartiva la Repubblica con carta antica, confusi i limiti usurp nomi,
favori con rigore per

oggetto di
e la
doli,

riso.

De Renzis persuase
gli

la diserzione

congiura a tutti
bagordi.

antichi

uflfziali

abolen-

piantavansi alberi non con pubbliche feste


Giovinastri
il

ma
Pro-

privati

mandati nelle
di

vincie ad ordinare

governo.
editti

Sontuose vesti nei


libert,
e

magistrati,
nelle

magnifici

fame

non partecipanti al governo. Nasceva la miseria pubblica dal discredito delle pofamiglie
lizze di banco, principale sostanza de' cittadini.

Per
con-

antica politica depositavano in vari banchi

il

tante da ripigliare quando che fosse, o trasferirlo


altrui, e

dica cauzione,

perch acquistava cos pagato una giuritutti quasi i pagamenti per tal
e fino artigiani

mezzo facevansi. Mercanti

de-

ponevano il danaro traendone la fede di credito, la qual carta errava anteposta all'effettivo, credendo il governo non esposto ai rischi ed alle necessit. Cominci la guerra, ridomandava chi per bisogno, chi per sospetto il denaro, molto si era levato dal re, si restrinsero i pagamenti, scaderono le polizze.
Cresciuti
i

bisogni crebbero

prestiti fino

in

aril

genti e in masserizie rilasciando polizze. Part


re rilev
il

contante, e le polizze
Il

perderono

1'

ot-

tanta per cento.


pagarsi
a'

Francesi,

denaro rimasto in citt dovea diffidenza quindi ne' ricchi,


e

penuria no' cittadini

fame nel popolo.

304
Moliterno
triott

SULLA STOEIA DI NAPOLI.


confermato
generale,
inviso
a'

pa-

perch fresco repubblicano, mandato oratore


col principe

a Parigi
libert.
11

d'Angri per rallegrarsi della


e ringraziare della

nuova conquista della Francia

generale Koccaromana occup un giardino


di

reale del principe

Francavilla, e

attendeva a

donne

e a mollezza.

Frattanto provinciali deputazioni ogni giorno a

Championnet.
Part Duesmo alla volta della Puglia: taglie e ogni capo di battaglione, o di legione le levava a proprio conto, viveri il doppio, e gli avanzi derubati
si

vendevau pubblicamente agli


il

stessi

munipa-

cipali, e notato e ingiuriato chi si doleva.

Non

garsi abbastanza

sangue

de' Francesi che acqui-

st a' popoli la libert.

atterrivano,

ma

le provincie lontane, e le

Le armi, termini ignoti, due Cala-

brie protestarono di voler libert,

ma

non Francesi.
gli

Calabresi vendicativi di padre in

figlio e

odi

in dote e in eredit, pi rispettato chi meglio tira

con l'archibugio, con cui duellano; la morte e la vita de' duellanti parimente gloriosa; vituperio la morte comune. Cacciatrici le donne sprezzanti pericoli, briganti cogli uomini, che sono assai gelosi.
Deboli
i

magistrati non attentano d'imprigionare,


i

perch ammazzano
scontenti del
re,

ministri e poi vivono masna-

dieri. Superstiziosi, e

credon divini
i

preti.

Bench

odiavano

Francesi per

le rapine.

Biagio Rinaldo parroco di Scalea nella Citeriore

ne

profitt, predic, congiur, scrisse al re il

primo

di febbraio

domand persone

autorevoli.
i

Non

per speranza,

ma

per allontanar Buffo

cortigiani,

FRAMMENTO.
e

305

il re lo mandarono. F costui quel che ne tante armate, ne generali, ne re poterono. Educato a Roma

accetto a Pio VI;

prima per

meriti dello

zio,

poi

per

le

cognizioni,

con lucro e dignit.

eletto

tesoriere apostolico
di

Innamorato

una donna

imperiosa con scandalo e danno pubblico, il papa dopo inutili riprensioni per togliergli onorevol-

mente

la

carica

lo

cre cardinale.

Abbandonato

dall'amica avvezza a pili lusso, ambizioso, disgustato and a Napoli malgrado il papa per le vertenze di allora. Accus al re
dine.
il

papa d'ingratitu-

Lo

f' il

re

Intendente di Caserta (inferiore


il

al cardinalato. Scrisse

papa lasciasse la carica,

tornasse

Roma, sarebbe ben provveduto. Ruffo


all'
1'

rispose altero

gina, e ottenne

amorevolezze, carteggi colla reordine di S. Gennaro. Ma n fede


ritir

aveva dalla corte, ne stima da' cittadini. Si


in Sicilia col re, e parlando

assennatamente di ricuperare il regno con Nelson ne acquist l'amicizia; ma fu del pari temuto. Fu dunque mandato nella Calabria, e ben s'avvide l'astuto che era pili l'odio, che la fede che lo mandavano. Chiese ma non ebbe ne danaro ne truppa, e per acquistare un regno s' imbarc con quattro familiari e
tremila ducati.
S'

imbaiHi a Scilla

di

notte.

An-

giolo Fiore avvocato, e con lui raccolse cinquecento


calabresi. Pass a

Bagnara feudo

di

sua famiglia.
altri

Rinforzato dal preside Winspeare con

armati
si

scomunic con autorit pontificia chi non

ar-

mava

per la religione.
il

Una

croce

bianca al capvescovi e

pello fu

segno: acquistar la vita in paradiso chi


a'
l'

per tal causa la perdesse. Scrisse


bidirono, e
i

ub-

preti armati di croce e d' archibugio.


20

Gemelli.

306

SULLA STORL\ DI NAPOLI.


e

Perdon a sbanditi
massero.
I

a tutti

rei

purch

s'

ar-

capi masnadieri erano generali. Einaldi


tolti al

primo con due cannoni


Scalea, accrescea
l'

vecchio castello di

esercito. Galeotti e carcerati di


e fuoco

Napoli l rifuggitisi ferro


ricchi chiamati giacobini.

nelle

case
di

dei

Primo era Pan

grano

masnadiere terror delle Calabrie, che avea per trofei anche le spoglie di pi regii procacci. Poi Panzanera reo di quattordici omicidi capitano di masnada. Sciarpa caporale di sbirri di Salerno capitan
tutti
i

carcerati,

sollev

la

Basilicata.

Kuffo raccolse tutto alla volta di Monteleone. pas-

sando saccheggi, imprigion


per fuggire
il

pi ricchi vendendo
incor-

la vita a proporzione delle sostanze. Molti patriotti

martirio davano danaro,


I

s'

poravano nelle truppe del cardinale.


disperato ogni

meno

sicuri

scampo

si

ammazzavano,
di

e fra questi

monsignor
Sconfitti
i

Potenza letterato. pochi patriotti di Monteleone e di CoSerruo


vescovo

trone. lasci Ruffo le citt a discrezione dell'esercito delle cui crudelt atterriti quei di

Catanzaro
le

chiuser

le

porte e muniron d' artiglieria

mura.

Ruffo senza cannoni propose condizioni. Furono


accettate, non entrare le truppe nella Citt, riub-

bidire

al

Re, pagar contribuzioni

pel

prosegui-

mento della guerra; amnistia. Si osserv per allora il trattato, e formatavi una guardia nazionale dei
partigiani del Re. Marci verso Cosenza, metropoli
della citeriore. Il

Re
e

lo dichiar

Vicario del regno

di Napoli: gli sped

tore in Cisalpina,

Micheroux gi suo ambasciail principe di Leporano col

suo Reggimento di cavalleria.


s'

a questi principi
e
si

affidarono

realisti ritirati in Sicilia

uni-

FRAMMENTO.
rono.
I

307

Cosentini patriotti escon in

campo aperto
li

per dar battaglia.


e
il

De Chiara

canonico

tradisce,

partito reale della citt

prende
patriotti

le
si

armi per
difendono
a

toglier loro la ritirata.

Ma

da pertutto con

sommo

coraggio; entrano

viva

forza in Cosenza, e dopo tre giorni di ostinata difesa si rendono onorevolmente. Poco dopo caduta Kossano, ed incendiata Paola, le Calabrie caddero Giunsero allora rinin potere del Cardinale.

forzi

da

Sicilia,

onde Ruffo proclam laudi del Ee


tri-

a Calabresi, promessa di dieci di detenzione di

buto dopo guerra. Avrebbe mandato in avvenire il figliuolo suo primogenito ad udire i lamenti. Poi
Ruffo sped Commissari alle Provincie per tagliar

r albero

e innalzar la Croce.

Pubblic filippiche e

manifesti contro Francesi. L' armi Russo-imperiali


Inglesi.

aveano invaso la Lombardia. Napoli quasi degli Quarantamila Russi e Turchi attendevansi da Corfii. Lecce, Taranto, Brindisi, e il Contado di Molise instigati da pochi si armarono e si ridusse tutta la Puglia
al

Re.

Sciarpa,

Rinaldi

mandaronsi a guardar Campestrino, parte importante per custodir le Calabrie, ed entrarono in Basilicata. Col resto egli si condusse ad Altamura luogo eminente e difeso d'assai patriotti. Frattanto i Francesi di Duesme inoltrandosi nella Puglia trovarono resistenza in SanseveriiiO popolatis-

simo, e

il

posero a ferro e fuoco. Poi Andria malvalore


fu

grado

gran

presa d'assalto

dal

Duca
allora

medesimo, gi feudatario di quella comandante d'un corpo di patriotti

citt,

spogliata
i

Duesme

si

stabil a Barletta per

impedire

socil

corsi di Corfii, e poi passare in Calabria contro

308

SULLA STORIA DI NAPOLI.


avvicinandosi
i

Cardinale. Ne' vegnenti soccorsi e

Francesi raflfreddavansi le Calabrie e la Puglia. Kuffo rivest un certo giovane Corso regalmente,
popolo, e cos

mostr come primogenito del Ke; arring il f' in molte provinole. Le principesse di Francia, allora in Manfredonia, prevenute fecero accoglienze al Principe, e convalidarono lo stratagemma. Frattanto il Governo democratico in Napoli; ottenuto finalmente da Championnet lo
e lo

assenso

di

formare la

guardia Nazionale, arm

dodici mila giovani. Span veterano capitan generale.

Gennaro Serra
per

di Cassano suo Luogotenente.


di

Tribunali
d'

delitti

lesa

nazione.
le

Patriotti

fuggiaschi nelle provincie turban

gioie.

Popolo

Arpino donde passa


il

la

truppa Francese insorge.

Trucida Francesi diGiovanni Turco Commissario di Governo trucidato, e sollevazione di Provincie in provincie. Prete Pronio Solmonese capitano della ribellione d' Abbruzzo, Mammone di Sera. Fradiavolo di gran parte della Campania, e tenendo tra Itri e Fondi toglieva la comunicazione fra Napoli e Poma. Personaggio arpinate d'alta nascita scortato da cento giovani traversa la ribellione, e a Napoli informa di tutto; chiedeva di molti cacciatori del gi reggimento Siri ed altri soldati del disperso
sacco

possidenti.

spersi. Strade coperte di cadaveri ignudi.

esercito.

Derelitti

domandan

servigio.

Chiese

di

arruolare una Legione denominata Tullia a spese


del dipartimento.

Championnet non acconsent, o non potesse, o non volesse. Manda Dombrowski con quattro mila uomini a sgombrare la via di Roma.
Ruffo
vinceva,
Patriotti

disauimavansi.

Calabrie

FKAiniENTO.

309

perdute. Baroni l possidenti propongono dal principio

una spedizione,

tre

mila uomini pronti a


alle-

loro spesa. Francesco Pignatelli di Strongoli e Schi-

paui dispatan preminenza. Kabbia di parte, e

namento

della spedizione. Schipani vince,

Repubsi

blicano, intrepido, temerario, stravagante, libertino,

avido, giocatore, e

pili

seguaci del Pignatelli

sconfortarono.

Egli raduna Calabresi.


si

Parte Sici-

gnano

Terranova
di
d'

oppongono, a viva forza prese,


in zuffa Spinelli patriotta e

spogliate ed arse.

More

commendatore espugna Rocca


Castelluccia
zione,

Malta. Rinforzato di 200 uomini


Aspide, piccola citt in
patti.
i

altura.

domanda

Pagherebbe contribunella terra:


i il

ma

non entrino

patriotti

patti rigettati, si difende. Sta

paese sul monte

scosceso da parte di Salerno ad

tagna, che la domina, donde


tacco.

un lato una monmeno dubbio l' atla facilit

Ma

egli

comanda
I
i

assalirla peli' erta, e venir

sul fatto alle mani.


dall' altro lato, e

suoi dimostrano
di

pericoli

questo.
lo

Egli

rami

pogna. Rampica primo. Tutti

seguono.

Ma

ne-

mici ruotolano macigni


Sedici ufficiali muoiono.

dall' alto. Si

sperdon

le file.

La fortuna

salva Schipani.

Tornano a Napoli debellati non dall' armi nemiche, ma dalla temerit del Comandante. Gli oratori a Parigi alteramente cacciati. Faypoult rimandato a Napoli. Championnet deposto. Sottentrato Macdonald burbero e prepotente. Faypoult rinnova le
pretensioni. Governanti esosi. In questa sconfitti
francesi in Lombardia,
i

Macdonald deve

accorrere.

La truppa
di vittoria
i

di
il

Duesme occupa

a forza Trani. Ebbro

soldato e di desio di preda.

Ammazza

patriotti che gli venivano incontro a festeggiarlo.

310

SULLA. STORL\ DI

KAPOLL

Saccheggia, incendia senza distinzione Macdonald


lo fa ritirare a Caserta,

dovendo partire, temendo

Buffo, masnadieri e la plebe napoletana.

Tutti nemici alle spalle.


sero da se,
stelli.
i

Lasci

le briglie

patriotti godessero dell'intera libert. Si sostenes-

assoldassero

truppa,
e

custodissero

Ca-

lor

senno governinsi
le

combattano contro
i

ribelli.

nerosit

Furon conosciute

cagioni di tante gepatriotti,


e

ma

eran gi troppo trascorsi

dover affrontare, non


sperare nell' avvenire.

potendo

pii

retrocedere,

Chiamasi l'Arpinate. S'assolda con 200


zeri veterani la

sviz-

Legione Tullia contro Fradiavolo.


ne

Troppo
Teano.

tardi

s'incammina,

pu oltrepassare
Abrial da Parigi.

Giunge Commissario

Ma

in

fatto

osservatore

operatore

secondo
il

le

circostanze. Literesse era in


torio aver partito a Xapoli. Il

quel

punto

diret-

amicizia, esamina, interroga, onde dare

a cittadini che

il

Commissario stringe il governo facessero amare.


Flavio Pirelli, Pietro

Domenico
relli

Cirillo,

Signo-

accettano vinti dalle preghiere, e


si

dalle spe-

ranze che lor

dava

d'

esser utili alla patria.


il

il

Con proclama

s'affezion

popolo, destituendo
abasi.
i

provvisorio e dipingendo gli


torio e Corpo legislativo.

Espone

Form Diretnomi alla pubapprovano. Cierano


i

blica censura, e
rillo

universalmente
de' Legislatori
e

s'

presidente

che

pi

egregi del Clero, Nobilt

Magistratura.

Direttori Ercole Dagnesi venuto con Abrial di

Francia, Ignazio Ciaja, Giuseppe Abbamonti. Giu-

seppe Albanese, Melchiore

Delfico

riputatissimi.

FRAMMENTO.
Tutti entrano in carica, tranne

31
Deltico eh' era in

Abbruzzo. Scatenasi il popolo contro i despoti. Laubert passeggiava sul molo, e fu arrestato temendo che non isfuggisse. Laubert al popolo insultatore arring, e fu accompagnato a casa in

mezzo
Il

gli

applausi.

nuovo governo soccorse con truppa assoldata sul fatto Altamura. Capitano Mastrangelo Altamurano. Altri diede a Schipani contro gli ammutinati di Lauro terra della Puglia. Sped Celentano presso la Cisalpina. Il Duchino di Cassano alla Ligure, e il Duca di Cassano a Roma.

Manthon ministro
donia Finanza.

della

guerra,

De

Filippis

Interno, Pighiacelli Polizia, Doria

Marina, Mace-

Ma

tremendo irreparabile male la giornaliera


f' stabilire

miseria. Cirillo

case di

soccorso, e fu

primo a versare gran parte delle sue ricchezze, Molti ecfrutto della medica sua professione.

clesiastici e probi imitarono. Poi

scelto

per

ogni

via

un
e
a'

cittadino repubblicano e una Matrona, detti

padre
corso

madre

de' poveri, visitando e arrecando soc-

tuguri, e procurare lavoro agli artigiani. Poi

vuotandosi la cassa propose Cirillo convertire gli

emolumenti e gli abiti in pubblico soccorso, egregiamente arringando. Poveri e infermi si soccorrevano,
e successe a quegli orrori l'amor della patria.

Ma

la vera causa della miseria eran le scadute polizze.

Manthon pose ogni studio per


vide
i

assoldare. Prov-

soldati e gli ufficiali del re sino a che fosil

sero uniti in Legione. Presidi Napoli,

Castello

Nuovo,

il

Castello dell' Ovo, ed esercitava la guar-

dia nazionale.

312

SULLA STORIA VI NAPOLI.

Macdonald crescendo le avversit in Lombardia, temendo tolta la ritirata in lui posta ogni
Part,

speranza.

ma

per non dar ansa

a'

Realisti e disal'

nimare

patriotti, vocifer

levar

esercito

dalla

mollezza della Metropoli, accampare sulle colline


pronti a' bisogni. Pochi ingann. I capitani di al-

cune navi del


il

re,

che
a'

con

gl'Inglesi assediavano
vicini
al

porto,

sbarcarono

paesi

Golfo con
i

bandiere, oro, armi,

uflfziali.

Sollevarono

popoli,
le
e

presero Castello
diere regie che

a Mare,
si

su cui

misero

ban-

scorgevano da Napoli,

medi-

tavano r assalto alla Citt avvilita dalla partenza


de' Francesi.

Sciarpa s'avanz nel tempo istesso

Macdonald, bench decisa la parSalerno la mattina de' 4 maggio, ruppe i sollevati, fece trecento prigionieri, fug sulle navi gl'Inglesi, riprese il
fino a Salerno.

tenza, marci su Castellamare e

Castello, oltre Salerno distrusse Cetara, e

la

sera

torn a Napoli recando in dono


zionale tre bandiere riportate e
blic suo
i

alla

guardia na-

prigionieri.
e voleva

Pub-

accampamento a Caserta,
d
S.

quindi
Bri-

relazione di quanto d in

avveniva.
col

Part la-

sciando

Elmo

mille

soldati

capo

gata Mejean, due mila a Capua col generale Girardon, settecento a Gaeta, e con Abrial e gli
ospedali part.

Prete Pronio

Fradiavolo ardirono fra


d' azzuffarsi

le

mon-

tagne

d'

Uri

Pondi

con Macdonald,

ma

sconfitti, e tutti i paesi che avean prese le arma spogliati ed arsi. Pretesto ed esca ai saccheggi, onde poi cos licenziosa divenne quell'armata, e fu il flagello della Lombardia, e la totale

FRAMMENTO.
rovina di quella campagna.

313

De' quali diremo nei


indicibili
a'

Commentari

Cisalpini. Gioie

patriotti

fu questa partenza. Clamori, libelli,

giornali, an-

tiche glorie, sprone per le presenti. Ruffo capo di

pochi sbanditi, flotta Gallispana a vista di Genova,

donne

arringavano.

Teatri repubblicani,
societ

eroi

di

Grecia e di

Roma

portati ad imitazione. Molte sofilantropica

ciet patriottiche, e la

predi-

cando per
alla plebe.

le

piazze e le taverne e affratellandosi

Michelangelo Ciccone volgarizz il Vani dogmi alla democrazia. Parrochi ed altri ecclesiastici obbligati alla stessa
gelo

accomodando

cosa. Pili di tutti Belloni

Francescano Bolognese
al

in Piazza predica con

profitto

popolo.

L'Arci-

vescovo settuagenario incoraggiava col suo esempio


il

Clero.
a'

Neg

assoluzione
della

a'

nemici del
rovina,

Governo,
in

ed

macchinatori

sua

fuorch

punto di morte,

non rivelavano congiure ed armi. Diresse pastorale a tutto il regno come primato, sment Ruffo dichiarandolo scellerato, scoo se

munic

lui e

suoi seguaci. Cos fecero


I

il

vescovo

di Vico e quello della Torre.

devoti,

bench in

ambiguo, anteponevano al Ruffo l'Arcivescovo per sua giurisdizione e fama di santit. Trov la societ degli amici delle leggi giunti ad ottomila membri. Sorvegliava il Governo, sprela

giava

gi ligi de' Francesi; doversi escludere da

cariche.

Propose commissione censoria,


i

tutti

gli
il

impiegati esaminarsi, rimuoversi


presentavano o
pii

tristi,
i

onde

Governo elesse cinque, che rimuovendo


degni o
pili cari.

sospetti

Cos era tranquilla Napoli,

ma

turbolla l'espual

gnazione di Matera. Cede Altamura

numero,

314
il

SULLA STORIA DI NAPOLI.


irrit
i

gran valore

vincitori.

Macello nel primo


Chiese,

furore, violamento di vergini, sacrilegi di

bambini

lattanti svenati in seno alle madri, mori-

bondi strascinati, e le membra coliate fitte nelle asti. Orrendi avvenimenti, pi orrendi dal timore de' fuggitivi, che orrore inspirando e compassione, confermarono i patriotti nel proponimento di vincere
morire.
discordie intanto
fra

Ma

Legislatori

Diretcolla vinti

torio smentirono la pubblica fama.

D'Agnese

vanit e
dalla

l'

ignoranza, Abbamondi, Albanese


del carico;

grandezza

tutta

l'autorit

in

Ciaja tenuto virtuoso,


potere;
tivo.

ma

romanzesco ed avido di

domand 3 milioni di ducati al LegislaBruno, Pignatelli, Doria negarono acremente, ne concedere verun denaro senza il conto del gi
il

conceduto. Pensava
gli occhi a

Direttorio doversi rivolgere


d'

Luigi Medici

Ottaiano: accrescerebbe

con r esperienza
tenza anche

gli affari, e

reputazione alla retratto a questa sen-

pubblica colla propria fama.


Abrial.

Fu

chiam a se Franco Salfi, il Governo ritardarsi da continue societ patriottiche, riunirle in una moderata dai pi zelanti, che sarebbe alla repubblica gloria, al governo sostegno. Conceduta ampia sala nell' antica accademia de' nobili a S. Lucia. Ninno impiegarsi se non a quella societ inscritto, e come Ciaja distribuiva g' impieghi ninno gli si opporrebbe.
Ciaja

Convocossi la societ. Presidente


giati

Salfi.

Poten-

tissima divenne la fazione di Ciaja. Onorati e piagpi furibondi accusano Medici. Egli essere i queir inquisitore regio che sentenzi a morte i

FRAMMENTO.
repubblicani, onde a richiesta della societ
rettorio sforzato imprigion Medici.
il

315
di-

Quindi Ciaja
pi
difficolt,

si

volse colle stesse arti,

ma
e

con

contro
i

Bruno Pighiacelli
furibondi contro

Doria

incolpabili.

Suscit

questi tre

come
lo

fautori de' feudatari.


i

Avea

il

Legislativo per

innanzi aboliti

diritti feudali

con questa legge

rinnegata sempre da Macdonald, che oltre la perdita de' diritti presentassero i Baroni i titoli, e

compra

de' boschi,

pascoli,

presumendosi usur-

pati dalla forza nell' evo medio, e quindi in

manfa-

canza di carte distribuirsi

beni alle

povere

miglie, fra Baroni e sudditi decidersi in favore di questi; ragione: perocch grande ed ltima neces-

il

conducono l'oppresso ad imitare con l'accuse padrone potente. Molti legislatori, bench possessori di feudi, giudicano dover approvare la
sit

legge,

ma

altri

considerato

il

potere dell' abitudine

ne' popoli, e la riverenza per gli antichi padroni, e


il

danno della repubblica


a
cui
si

nell' inimicizia

de'

Bale

roni,

lasciava la vita

per vendicare

chiamarono inopportuna la legge, ed ottima soltanto quando fosse ferma la Repubblica. Doria e gli altri due parlarono in questa sentenza, per cui fu giurato pubblicamente nella sala patriottica la loro morte, se non venivan deposti, e il Presidente Salti mand una deputazione ad accusarli al Corpo legislativo dichiarando non sciogliersi l'adunanza fino al ritorno degli oratori. Partivano i rappresentanti, quando s' intima loro da parte della societ di riadunarsi. Si accusano i
tolte sostanze,
tre. Oltre la

contraddizione alla legge per proprio


de' parenti

interesse

temere

corrispondenze

316

SULLA STORIA DI NAPOLI.


in Sicilia,

trame

Bruno

fra gli altri, e

si

mostra

una

lettera intercetta alla posta

come

delitto evi-

dente. Conteneva la suddetta descrizione delle cose.

Boria intanto ministro di Marina, avere chiesto passaporto per Genova, e abbandonare la carica e la Bepubblica ingratamente ne' frangenti. Condussero al tribunale i tre ed a giudicio secondo le

non il passaporto, bens dimissione. conveniva morire, morisse con tutti. L' accusa si discusse, dicesi, a lungo per far venire guardia nazionale e ribattere la sentenza; ma i
leggi, a Boria
e se
tre accusati con

moderazione rinunziano
l'

alle

ca-

riche ed abbracciano
alla societ di questo
ritto a'

accusatore.

Ardire quindi
il

primo evento. Usurp


i

di-

Censori di nominare

tre posti vacanti, e


si

per evitare timore di guerra civile


il

cede. Scelse

Salfi,

che pi sperando dalla presidenza, e per


1'

levarsi

odio non accett, e propose due reputati

popolani. Festa in

Maggio

di S.

Gennaro vescovo

di Benevento, protettore del regno. Popolo aspetta


il

del Santo

sangue conservato in una ampolla: e la testa si mette dirimpetto. Se il sangue, quale


si

desio di congiungersi alla testa


se tarda minaccia ed

liquefa
il

presto

e di opaco e denso vien vermiglio, lieto

popolo:

ammutina. Segnarsi quindi minuti dell' indugio annualmente per le piazze per calmare il popolo. L' anno in cui il re dovea
i

e la

guerreggiare tard il miracolo, orrendo presagio, persuasione di sconfitte da ci entrata nel


le

popolo forse

avver.
a'

Ora
di

patriotti dichiararono
il

a quattr' occhi

Canonici, o presto

miracolo o
il

la lor vita; e in

meno

due minuti

popolo

giulivo e tripudia.

FRAMMENTO.

317

Necessaria intanto truppa. Mancher buona intenzione,

ma

danaro? Le duchesse

di

Cassano

e di

Popoli virtuosissime fanno a richiesta del governo

una colletta. Tanno alle famiglie, pregano, arringano per la Eepubblica, e si ritraggono sussidii
per qualche Legione. Se ne erano decretate quattro
di sei

mila

1'

una.

La Tullia gi richiamata da

Teano. Bruzia calabrese gi capitano loSchipani;


la Sannita da Caraffa d'Andria: la Campana da Span che avea ceduto il Generalato della Guardia Nazionale a Bassetti, le quali quattro appena ar-

rivavano a cinquemila. Pericolosa


difficile la

s'

era violenta,

reclutazione.

Uomini

d'

armi, lazzaroni

e ciurmaglia capitanati

da Fasulo, mille. Altretde' fratelli

tanta cavalleria da Pignatelli Strongoli.

Domestiche congiure
zionali, e tutto presto al
figlio

Baker

mer-

canti co' Lazzaroni e Kealisti. Corrotte guardie na-

macello de'patriotti.

Un

di

Baker era innamorato della San


1'

Felice, e

volendola salvare dalla strage le offriva

biglietto

che ricus, volgendo

offerta in ischerzo.

Addortasca,

mentatosi

il

giovine, lev ella

biglietto

di

lo copi e lo rimise.

Dicesi

che la esort a scoprire,


no, esortandola a

ma

che fu un tal Ferri che Cuoco voleva che

non compromettersi. Ella scopr per timore o per altra ragione. Donne e nazione napoletana incapaci di secreto; o perch temea del Ferri, il quale egli stesso l'accompagna al Governo. Baker visitati trovansi distintivi, e bandiere reali, e nota di duemila congiurati. S'imprigionano. Onori solenni alla San Felice come salvatrice.
Il

numero

sbigottisce

il

Governo.

Temea

non r impunit desse ardire, non

la severit infe-

318
rocisse.

SULLA STORIA DI NAPOLI.

gere libert: tutti


none, e
si stiano,

Ardiva cose che f pi congiure a respinsi chiudano a un colpo di canchiuse le finestre, in casa.
'

Ogni ascritto alla Guardia nazionale si armi e vada a suoi designati quartieri; a un'altro colpo uscirebbero: chiunque a quell'ora preso moschettarsi se

armato, carcerarsi se disarmato. Esperi-

mento

grande per la quiete del poanche per il troppo timore, e pi senza sapere il perch. Guardie nazionali accorsero. Bassetti Generale visitava tutti i quartieri, lodava, animava; il corpo legislativo ondeggiava immerso nel pensiero de' mali. Colobrano principe era di guardia al Palazzo legislapericoloso
polo, che diviene furente spesso
tivo.

ma

Nascita illustre, versatile ingegno, ambigua fama; pass per delatore della Eegina di cui fu intrinseco; patriotta per ambizione. Avvisarono i
Legislatori di udire
il

suo parere. Egli disse di


parti, quasi in-

aver parlato cos:

La repubblica minacciata da
le

vasa dagli esterni nemici, ben vuole politica na-

scondere

avversit

al

popolo,

ma
a

ben animare
Salerno.
Sol-

noi stessi a vederle e prendere. Buffo in Calabria,

Puglia
levati
i

e Basilicata, Sciarpa

sino

circonvicini popoli al Golfo. Pronio e Fra-

diavolo armano gli Abbruzzi, Terra di Lavoro e Campania. G' Inglesi signori del mare. Congiura. Popolo, per la natura de' luoghi
incostante, e per
nell' avvenire,

sua feroce,
il

per miseria sperante

e per esperienza

credente agevoli rivoluzioni.


e

Ma
ri-

re amano,

temendo per abitudine

forza e

Questo del cannone avvenne quaranta giorni dopo.

FRAMMENTO.
verenza, ne voi
verire.

319
ri-

ama

che ne forti crede ne pu

Questo

lo stato.

Ne amico
v'

o parente, ne

alleato difende chi non seppe

quando aveva l'armi


scampo, saranno

difendersi.
inutili
i

Resa Napoli, non

consigli, se inutili le armi, in queste tutta

la

salute.

Ne mancano

mezzi.

Abbiamo tremila
mila patriotti mila guardie naforze
fedeli

Francesi, ottomila soldati,

quattro

rifugiati dalle provincie; dodici


zionali,
le

quali

non

essendo tutte

18 separate o vinte, e le nazionali dannose. Forminsi quattro legioni, ove formino tre
conter
soli

campi

Portici,

Poggio Reale, Caserta,

sempre

al

caso di nimicizie formare un solo campo.


resti alla citt e

La quarta
lon-

ne' castelli in presidio. Cos

tano

nemico dalla metropoli, i soldati assuefaransi a campi e disciplina, e la forza stessa conil
i

terr

turbolenti
i

intorni.

Imprigionansi

allora

quanti sono

rei,
1(1

o si scoprono, poi le legioni pro-

Che Ruffo avanben avrebber vittoria legioni disciplinate, e ci darebbe anima a noi, ed infamia a Ruffo gi odioso nelle provincie, che stanche da tanti assassini! e tasse aprirebbero le porte, e avremmo ingrossato l' esercito da tanti
grediscono con
stesso ordine.
zasse, e lo scontrassero,
patriotti,

fuggiaschi, o nascosi. Se sar

avversa

la fortuna, ricordatevi di
de' tiranni implacabile.

Altamura:

la

vendetta

figliuole in

Vedresti le spose e le preda alla libidine di gente crudele e barbara. Imploreremo una morte che sembrer troppo tarda. Sfoghi il re il suo furore sopra queste

mura
moci

deserte e ne' suoi schiavi.


tutti
e

E
i

noi con figliuoli,


patriotti

moglie, coso preziose, con


e

unia-

andiamo per Gaeta

Capua verso Roma,

320

SULLA STORIA DI NAPOLI.


sia,

serbandoci a vendicarci quando che


rire in libera terra.

mo-

Approv

e si riconfort

il

legislativo;

chiam
si ese-

Manthon
Tremavano

e f di poi avviso, S'

ordin che

guisse. Pass la notte in profonda


i

tremenda calma.

realisti e tante famiglie avvolte nella

congiura in un paese

d' onde non v' era scampo. temea il macello degli altri consanguinei. La mattina spar il cannone, ninno os per pretesto uscire, temendo di trovare amici morti, e cangiata in ct,rnificina la Citt. Ma quando la

Ognuno

in casa

sala patriottica ci seppe, assordano strida,


tutto da nobile peste,

venir
citt;

ammutinare

essi

la

disanimare con queste paure i patriotti. Che armate? Che truppe? ladroni essere di campagna, bastare un pugno di veri patriotti. Aspirare Manthon alla dittatura; si, si; serva finche se ne

ha

di mestieri, e poi sia pugnalato.


si

tribuna
parte

dissiparono

nemici.

Cos

dalla

Lasciasi

da

Terra di Lavoro e Campania. Guardie nazionali di Gaeta e Capua le frenano; e Caraffa d' Andria. Freninsi i ribelli di Puglia e

Abbruzzo,

l'armata di Buffo: il resto agevole. Matera uno de' primi fuorusciti Napoletani, gi da' Francesi con cui guerreggi apprese 1' arte e

fama
con
i

e ladreria; fatto per avere in


il

una battaglia
Brigata, serv

salvato

general Bertht capo di

Francesi tutta la campagna d'Italia, e Span

capo della legione


sta spedizione.
soldati,
tutti
gli

Campana
si

furono scelti per que-

Al primo

unirono fuggendo, come

ufiSziali

da
con

Manthon
ordine
di

presi

al

soldo

della

repubblica,

arruolar

truppe nella Puglia, formare legioni, e riprendere

FRAMMENTO.
il

321

loro grado;
il

Pugliesi e
di
tre

a questi si aggiunsero fuggiaschi Generale Federici: colonna questa


sei

mila,

cannoni. S' avvi verso


e

Reale ed Avellino. Span con due mila,


d'artiglieria andare per

Poggio due pezzi


esplo-

Portici

a Nocera,

rare e riferire. Francesi a Napoli e Calabresi cu-

stodiscono Castelnuovo, dal Governo tolto non senza

ragione

alle

Guardie nazionali. Ben se ne


vendicati.
:

luo-

strano degni. Scrivono che combatteranno. Saranno


liberi,

morranno

Eispose
poi
si

Manthon
volse a' pa-

ringraziando, e riavvicinandoli
triotti della sala.

Non
i

turbassero l'operazioni con


in pace dopo la
loro salvatori se

dicerie; andassero a combattere;


vittoria sacrificassero

avevan vo-

glia;

ma prima

lasciassero salvar la patria, senza

di che e gli accusatori e gli accusati erano involti


in

eguale rovina.

Per dare

alla

citt

spetta-

colo e conforto si schier la fanteria


di Toledo, la Cavalleria nella piazza,

nella strada
e la

truppa

assoldata presso
i

il

Castello nuovo. Si trassero quindi

prigioni

le

bandiere riportate da Macdonal.


;

Strascinavansi per terra vergognosamente


legati
i

passano

prigionieri, per lo spavento moribondi. Si

arrestano sul piedistallo dell' Albero


posto su la piazza, dove
i

della libert

prigionieri a capo chino

aspettavano
dati. Sciolti

il

colpo di morte.

Spettatori

intervee
sol-

nuti gridano grazia, popolo

insieme tutto,
e

abbracciano

l'

albero,

gridano viva
denaro^

la repubblica. Si raccolse l sulla


si

piazza

distribu:

si

rimandano

a raccontare la

fama

e la generosit

repubblicana,

da cui KuUb trasse

forse
le

argomento
I

di vittoria. Si arde pira per gittar

bandiere.

patriotti tuniultuariameute le sbra21

Gemelh.

322

SULLA STORIA DI NAPOLI.


a' soldati,

nano, e le danno

che

le poi-tavano

su le

baionette in trionfo. G' Inglesi intanto che con la


flotta

assediavano
e

il

golfo,

s'

impadroniscono
Miseno,

di

Ischia

Procida.

Sbarcano

ma

sono

pagati da' patriotti: pure animano i popoli a sollevare, e danno armi e danaro, e comunicano coi
congiurati in citt. Caracciolo che aveva accompa-

gnato

il

re in Sicilia,

eh' era

tornato,

fu

fatto

ministro della Marina in luogo di Boria. Delle navi Inglesi non comparivano pi che una fregata
e qualche legno leggiero.

Mauthon propose

arri-

schiare una battaglia colle

poche bombardiere

cannoniere conservate a Castellamare, e li feluconi procurare uno sbarco nelle eh' erano nel porto
;

isole scacciando gl'Inglesi. Procida dalla parte di

terra

fa

un seno con due promontori,


muniti di batterie.

eh' erano

stati dagl'Inglesi
I

repubblicani ne avevano una in un luogo detto Miniscola, e in fretta ne costruiscono un' altra
nella

medesima

linea.

Tiensi a Miseno consiglio


delle

di guerra. Il

comandante

due batterie dice


si-

doversi la flottiglia spiegare trasversalmente a

nistra in salvo dell' artiglieria de' promontori, e l

battagliare con la fregata che doveva a forza venire per opporsi allo

sbarco nella costa laterale.

Tener pronte le tartane, perch rese le navi nemiche potessero con cinquecento uomini fare lo
sbarco.

Ma

tutto di notte

perch suU' alba alzarsi


1'

solitamente un vento fresco che avrebbe spinta la


flottiglia nel canale verso

artiglieria.

Fatto forte dalla repubblica, Caracciolo bench


reputato grande ammiraglio, o perch meglio vedesse,

per aver tutta la gloria, o per non arren-

FRAMMENTO.
dersi al parere di

323
la
flottiglia

un giovane, stese

in linea retta fra le batterie dell'isola e Miniscola

dall'altra. Marinai, ufficiali, prodigi di valore;

le

navi nemiche in pessimo stato; la fregata appena

poteva far fuoco con un cannone e lentamente, ed


erasi gi quasi resa.

Le truppe delle trincee gi


il

pronte a sbarcare, levossi

vento

dell'alba;

la

corrente spinge la flottiglia alle artiglierie cariche;

che

le

avrebbero distrutte se abbandonando l'imil

presa e perdendo
largo

frutto
si

di

tanto

sangue
la

di

tanta speranza, non


il

fosse affrettata

a prendere
libert

per

ritirarsi.

Per consolidare

non mancherebbe
truppe.

di Robespierre. Poi

riassumer lor

combattuto con quei ladroni Tuttavia il valore e il disegno di nuova impresa attirava le laudi del Danno alle vedove de' Marinai nella governo. battaglia 50 ducati per una e la stessa paga dei
elle

Avevan

degni discepoli di Ruffo.

mariti,
tria.

figli

risguardati

come

prediletti della pa-

Ordinasi convito in piazza, perch tutti quei


si

che

trovavano nella piazza intervenissero.


gli

Ma
giurie,

animi erano tutti in aspettativa per


d'

la
in-

truppa di terra, speranze


unione
case di solitudine
Discoli e
cesi
:

ambo

partiti,

ov'

nelle campagne, o in bucinavano contro i giacobini. a spender tutto in bordelli, seme di Franla Religione ? Presto Ruffo, Peste, Turcode' realisti
gli
altri

Russi. Scipani sconfitto, e per


supplicio.

pronto

il

Ma

patriotti insolentemente ireste


tutti
i

pepe

chiamavano; schiavi;
partito, fuori

pezzenti,

letterati.

Clero, nobilt, fiore dei

cittadini,

erano del loro


re.

che pochi nobili schiavi del


lasciata
la
vita,

Gepre-

nerosit de' liberi aver

ma

324

SULLA STORIA
le

DI NAPOLI.

sentemente pronte

forche.

Non

prestassero fede

alle spie siciliane se forzassero di venire al

sangue
Alte-

per Matera discepolo francese in Avellino.

rigia e lusso minacciar popolo e soldati. Span in

Nocera moderato facevasi partito. Esplorato il nemico del numero e della posizione ne scrisse a Era sbarcato di fresco a Salerno il Manthon. reggimento Valdemona e compagnie dell' estero venute da Palermo. Murano la porta di Salerno verso Napoli, per aspra strada di montagna fra la lava e Citara vanno nella valle tra S. Severino e Montuori a poche miglia d'Avellino campo di

Euffo.

Un

cosentino passa capitano


;

sollevati
e

di
e

Montefusco

recluta soldati

disertori

spese,

conduce 6 mila all'antico comandante della banda di avventurieri. Soldati veterani del re circa 6 mila
con 5 mila cannoni dati dagl' inglesi,
voli per essere

ma

disageinfi-

su

gli affusti di

marina.

Ma

nita la gente ragunaticcia. Calabresi, Pugliesi tutti

insomma
parte

i su nominati convennero. Tanto esercito non fedele, parte indisciplinato trovasi in valle angustissima ha alle spalle ed a fronte due

montagne, due strade a sinistra, una ardua per Salerno, l' altra per mater domini a Nocera ec. due a destra; una per Avellino, l'altra alpestre per la Puglia. Resta il Cardinale a Salerno. Continue risse con quei banditi e veterani chi deve capitanarli. Tutti andavano senz' ordine,
inaccessibili

senza disciplina, tutti correvano nemici, giravano


per le montagne, saccheggiavano, portavano teste
di miseri quasi trofei di
ni mici,

gozzovigliavano.

Span tutto

scrisse a Napoli: la porta di

Salerno

essersi chiusa per far

impeto dalla parte di Avel-

FRAMMENTO.
lino,

325
e

penetrando a Napoli per Nola


le

Poggio reale
l'

opportune
ove
il

angustie per sorprendere

inimico
tutta

numero

dannoso, e finire in un

la guerra e la fortuna della

Repubblica

....

INDICE

VITA
LlBKO PhlMO

DI

UGO FOSCOLO.
Pag.
1

Note

al

Primo Libro
Secondo Libro
Terzo Libro

81

Libro secondo

85
175

Note
Note

al

Libro Terzo
al

179

......
ugo foscolo.

223

lettere
Lettere al
S.

di

Conte Giambatosta Giovio

227

Memoria al Vicer
Lettera senza indirizzo
.
.

288 290 292

Ad

L...

R
Napoli.

Senza indirizzo
di

295 299

Sulla Storia

Frammento

LANDINO ^LU

PiUVZ 5 m\3'

me

fM

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