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Eutifrone (dialogo) - Wikipedia

Eutifrone (dialogo)
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LEutifrone () un dialogo della giovinezza di Platone. In esso viene trattato il tema della piet e i protagonisti del dialogo sono Socrate ed Eutifrone.
Indice 1 Struttura e contenuto dell'Eutifrone 1.1 La cornice del dialogo: in coda per parlare con l'Arconte 1.2 La richiesta di Socrate e la prima definizione di santo 1.3 Seconda definizione di santo: ci che gli di gradiscono 1.4 Terza definizione di santo: ci che tutti gli di gradiscono. Obiezioni di Socrate 1.5 La piet una parte della giustizia 1.6 Quarta definizione di piet di Eutifrone: la piet prendersi cura degli di 1.7 Precisazione alla quarta definizione: la piet rendere servizio agli di 1.8 L'ipotesi di Socrate: la piet come scienza del pregare e del sacrificare 1.9 Confutazione di Socrate: di che cosa hanno bisogno gli di? 1.10 Si ritornati al punto di partenza 1.11 Conclusione: commiato di Eutifrone 2 Dialogo ed aporia: l'Eutifrone come dialogo aporetico esemplare 3 Dedalo e Proteo: il tema dell'inafferrabilit dei discorsi socratici 4 Voci correlate 5 Altri progetti 6 Collegamenti esterni

Eutifrone
Titolo originale Altri titoli Sulla santit

Eutifrone nell'Edizione di Stephanus

Autore 1 ed. originale Genere Sottogenere Lingua originale Personaggi Serie

Platone IV secolo a.C. dialogo filosofico greco antico Socrate, Eutifrone Dialoghi platonici, I tetralogia

Struttura e contenuto dell'Eutifrone


La cornice del dialogo: in coda per parlare con l'Arconte LEutifrone si apre con Socrate che incontra linterlocutore (appunto Eutifrone) in coda per andare dallarconte. Socrate si trova in fila poich ha appena saputo che Meleto ha pronunciato un esposto contro di lui, accusandolo di empiet e corruzione dei giovani. Eutifrone, invece, si trova in coda perch vuole accusare il padre di omicidio: egli ha infatti battuto e imprigionato un servo e, abbandonatolo a se stesso, ha lasciato che morisse di stenti. Da questo discorso Socrate trae la seguente conclusione: Eutifrone deve essere un grande esperto di giustizia se addirittura trascina il suo stesso padre in giudizio. La richiesta di Socrate e la prima definizione di santo
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Socrate chiede allora ad Eutifrone di istruirlo sulla giustizia o, meglio ancora, sulla natura del santo, poich essendo lui stato citato in tribunale con laccusa di empiet, possa in seguito redimersi con una perfetta conoscenza su questo campo. Esorta allora Eutifrone a definire il pio e l'empio. Eutifrone risponde sostenendo che pio quanto lui sta facendo ora: ossia denunciare il padre che ha commesso ingiustizia, e comportarsi in modo tale con tutti in materia di omicidi. Alla fine della sua definizione, Socrate obietta che Eutifrone non ha realmente risposto. Egli infatti non ha fatto altro che mostrare degli esempi di santo, di comportamento pio, senza entrare nellessenza del santo come qualcosa di universale. Seconda definizione di santo: ci che gli di gradiscono Eutifrone, trovandosi abbastanza d'accordo con le obiezioni mossegli da Socrate arriva a sostituire la definizione precedente con la seguente: pio ci che gradito agli di. Socrate concorda col fatto che questa effettivamente la forma di una definizione universale. Ma vera la definizione? Socrate ha dei dubbi. Di fatti egli afferma che spesso accade a due persone di discutere: ad esempio sulla stima di una lunghezza, o sulla grandezza di un numero; tuttavia la disparit di opinioni verrebbe subito chiarita con degli opportuni calcoli e la questione sarebbe risolta. Socrate afferma, di contro, che le questioni pi difficili da risolvere sono quelle incommensurabili, come appunto le discussioni su ci che sia pio o empio; in quel caso allora ognuno dei due interlocutori cercher di trarre laltro dalla sua parte e, qualora convinca laltro, non ci sar nessuna misurazione che possa confermare chi dei due avesse ragione e chi torto. Se Eutifrone daccordo con questa affermazione (come ) allora dovr convenire che ci sar disaccordo anche tra gli di su che cosa sia pio e su che cosa sia empio; la definizione data da Eutifrone errata o, almeno, incompleta: ad alcuni di apparir pia una certa azione, ad altri unaltra e cos via e ci sar perenne dissenso. Dunque una cosa potr essere nello stesso tempo santa ed empia. Terza definizione di santo: ci che tutti gli di gradiscono. Obiezioni di Socrate Eutifrone allora si corregge: pio ci che tutti quanti gli dei gradiscono ed empio tutto ci che tutti gli di detestano. Eutifrone inoltre convinto che la definizione data sia impeccabile. Inizia qui il passo pi complesso di tutta lopera. Socrate non ancora certo della perfezione della definizione data da Eutifrone, e dunque lo invita a riflettere su un certo punto: "il pio amato dagli di perch pio, oppure pio perch amato dagli di?". Eutifrone mostra dapprima di non capire, poi protende per la seconda ipotesi. Allora, se vera la seconda ipotesi bisogna riconoscere che la definizione di santo non ancora stata data: si infatti confusa la sostanza con laccidente: essere gradito agli di non definisce la piet, ma solo qualcosa che le accade. Difatti il fatto che unazione sia pia non deve dipendere dall'apprezzamento degli di, ma da una sua propriet altrimenti accertata. Socrate sprona ancora Eutifrone a definire il santo. La piet una parte della giustizia Dato che Eutifrone non riesce a proseguire, Socrate gli chiede di definire se la giustizia sia una parte della piet, o se piuttosto non sia la piet ad essere una parte della giustizia. In conseguenza della risposta di Eutifrone ne conseguir che o tutto ci che giusto pio, o che tutto ci che pio anche giusto. Eutifrone protende ancora per la seconda ipotesi. La piet parte della giustizia. Socrate gli chiede allora di spiegargli di quale parte si tratti. Quarta definizione di piet di Eutifrone: la piet prendersi cura degli di Eutifrone molto preciso questa volta: la piet consiste nel prendersi cura degli di. Socrate per ha seri dubbi al riguardo: che cosa intende Eutifrone col termine prendersi cura? Socrate elenca numerosi esempi di prendersi cura: lippica si prende cura del cavallo, la cinegetica dei cani. Eutifrone dichiara che proprio questo il genere di prendersi cura che intende. Tuttavia Socrate fa notare al suo interlocutore che quel tipo di prendersi cura
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fatto per procurare giovamento a chi ne subisce gli effetti. Di fatti il cavallo ben curato e sta bene e lo stesso dicasi dei cani. allora possibile che gli uomini contribuiscano a rendere migliori gli di, a procurar loro giovamento? Non dovrebbe piuttosto essere il contrario? Precisazione alla quarta definizione: la piet rendere servizio agli di Eutifrone specifica che il prendersi cura degli dei proprio della piet consiste piuttosto in un render loro un servizio, come i servi fanno nei confronti del padrone. Socrate conduce ancora una volta Eutifrone ad un ragionamento pi profondo: i padroni, infatti, richiedono il servizio degli schiavi o dei subalterni quando serva loro; ad esempio si pu ordinare ad un servo di zappare il terreno, o ancora un medico pu chiedere ad un suo assistente di tamponare la ferita di un paziente. Eutifrone si dichiara daccordo. Ma allora quale servizio potrebbero mai rendere gli uomini agli di? La questione pu anche essere posta cos: per fare che cosa gli di chiederebbero lausilio degli uomini? L'ipotesi di Socrate: la piet come scienza del pregare e del sacrificare Dato che Eutifrone oramai scoraggiato Socrate prosegue, lasciando cadere lultima definizione di Eutifrone ed ipotizzando che la piet consista in una sorta di scienza del ben sacrificare e del ben pregare. Il sacrificare in onore agli di consisterebbe in una sorta di ricompensa per i giovamenti che loro possono dare agli uomini attraverso le loro preghiere. Con la preghiera, infatti, gli uomini chiedono laiuto degli di e con il sacrificio fanno loro dei doni come ringraziamento. La piet una specie di commercio con gli di. Eutifrone convinto che questa volta la definizione sia giusta. Confutazione di Socrate: di che cosa hanno bisogno gli di? Socrate obietta per domandando ad Eutifrone di che cosa abbiano mai bisogno gli di: se non hanno bisogno di nulla, allora il commercio prima ipotizzato unilaterale, perch solo gli uomini ne traggono giovamento e non certo gli di. Eutifrone risponde che non necessario che gli di traggano dalle nostre offerte giovamento, quello che conta per loro il gesto di sacrificare: ossia la piet. La piet allora la cosa che per loro conta, ci che da loro gradito e a cui tengono di pi. Si ritornati al punto di partenza Socrate accusa Eutifrone di essere tornato al punto di partenza, definendo nuovamente la piet come ci che gradito agli di. Conclusione: commiato di Eutifrone Allulteriore domanda di Socrate di definire in modo preciso la piet, Eutifrone si mostra riluttante a continuare e mostra di avere fretta (forse arrivato il suo turno di entrare dallarconte), prende congedo da Socrate e si allontana.

Dialogo ed aporia: l'Eutifrone come dialogo aporetico esemplare


LEutifrone un dialogo tipicamente aporetico: non giunge infatti a nessuna conclusione specifica; anzi esemplare tra i dialoghi aporetici, perch arriva nellesatto punto da cui era partito. La sua complessit lo rende uno dei dialoghi pi maturi di Platone, forse, come alcuni hanno fatto notare, molto prossimo al Menone. Tuttavia, nonostante lEutifrone mostri un impianto argomentativo molto vario, indubbio che in esso domini ancora la figura di Socrate e non rivela ancora nulla della teoria delle idee pi tardi espressa da Platone.
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Dedalo e Proteo: il tema dell'inafferrabilit dei discorsi socratici


Nel dialogo Eutifrone si fa pi volte riferimento al personaggio di Dedalo (11b9-15b7). In particolare Socrate accusa Eutifrone di essere una sorta di Dedalo, mentre Eutifrone ricambia laccusa. Il personaggio a cui i due si richiamano il medesimo Dedalo che costru il famoso labirinto al cui centro pose il Minotauro. Tuttavia, la caratteristica di Dedalo che qui viene passata sotto silenzio, quella di saper costruire statue cos perfette che si muovevano come se fossero vive. Questo concetto della statua che fugge da Platone utilizzata per sottolineare la capacit di Socrate di rendere precarie le statuarie definizioni di Eutifrone. Per contro Socrate accuser Eutifrone di essere meglio di Dedalo, poich non solo rende mobili i discorsi, ma addirittura fa muovere in circolo, poich tornano al punto di partenza. La stessa caratteristica di inafferrabilit sottolineata dalla menzione alla figura di Proteo (15d1), personaggio mitico famoso per la sua abilit nellimpedire di essere catturato.

Voci correlate
Dilemma di Eutifrone

Altri progetti
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Collegamenti esterni
Il testo greco presso il Perseus Project (http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text? doc=Perseus%3atext%3a1999.01.0169%3atext%3dEuthyph.) Guida ipertestuale alla lettura del dialogo, con link all'originale greco (http://bfp.sp.unipi.it/dida/eutifrone/) Portale Filosofia Portale Letteratura

Categorie: Opere letterarie in greco antico Dialoghi platonici Opere letterarie del IV secolo a.C. | [altre] Questa pagina stata modificata per l'ultima volta il 18 set 2013 alle 21:55. Il testo disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le Condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc.

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