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Bosnia, neonati senza identit

A causa del perenne contrasto etnico presente nel Paese, tutti i bimbi partoriti da met febbraio non possono avere accesso a qualsiasi servizio pubblico, inclusa lassistenza sanitaria. Una storia assurda e paradossale che coinvolge centinaia di neonati bosniaci. Secondo il sito internet Balkan Insight, tutti i bimbi partoriti da met febbraio sono finiti in una sorta di limbo amministrativo: nove mesi nella pancia della mamma, il parto e poi le prime pratiche burocratiche come la registrazione allanagrafe. Ma dopo il buio: i bambini nati nelle ultime settimane, infatti, non hanno ricevuto il proprio numero personale identificativo di 13 cifre (maticni broj) che garantisce laccesso a tutti i servizi pubblici come lassistenza sanitaria o il rilascio dei documenti di viaggio. La causa di un tale vulnus amministrativo? Le autorit competenti a registrare lidentit dei neonati sono state messe da parte a causa delle rivalit continue tra politici serbo-bosniaci da una parte e musulmani e croati dallaltra. Il problema riguarda principalmente la Legge sul numero di identificazione personale, approvata nel 2001 ed emendata nel 2008: una norma che vale su tutto il territorio nazionale e che regola lemissione dei codici identificativi assegnati a ogni cittadino bosniaco. La disciplina, per, contiene una grave falla: larticolo 5 che definisce le aree di registrazione. Secondo la Consulta bosniaca, larticolo va in contrasto con i principi della Costituzione nazionale: lerrore fondamentale risiede nel modo in cui sono stati chiamati molti comuni della Republika Srpska (lentit serbo bosniaca del Paese), ossia con i loro vecchi nomi preconflitto e non ufficiali. Da qui la richiesta della Corte costituzionale ai parlamentari bosniaci di cambiare larticolo 5, adattandolo allutilizzo dei nomi di localit decisi autonomamente dallentit serba. Ma per mesi il Parlamento non riuscito nellintento, blindato dalle diatribe interetniche e dal 12 febbraio, decorso il termine ultimo imposto dalla Consulta, la legge stata sospesa. In questo modo, a partire da quella data, i comuni non possono pi assegnare i numeri personali ai nuovi nascituri.

Sarajevo, si litiga sulla riforma

Emergono proposte per modificare la Costituzione bosniaca in accordo con la sentenza Sejdic-Finci, ma continuano ad abbondare le critiche ed i contrasti interetnici. Emergono proposte di attuazione della sentenza Sejdic-Finci, anche se i diretti interessati a Sarajevo appaiono ancora insoddisfatti. Lo scorso fine settimana si tenuto a Bruxelles un incontro incentrato sull'attuazione della sentenza del Tribunale per i diritti umani di Strasburgo nel caso Sejdic-Finci. Alla riunione hanno presenziato i leader dei sei partiti che compongono la maggioranza in Bosnia, oltre ai rappresentanti del Partito d'azione democratica (Sda). La sentenza, la cui mancata attuazione per Sarajevo rappresenta ancora l'ostacolo principale per avviare il processo di adesione all'Unione europea, definisce discriminatoria l'attuale Legge elettorale del paese e l'impossibilit per i rappresentanti delle minoranze, ovvero di tutti i cittadini bosniaci che non fanno parte dei tre popoli costitutivi (serbo, croato, bosniaco musulmano), di accedere all'incarico di membro della presidenza tripartita. Secondo i commenti rilasciati dai leader politici in questi giorni non emergono ancora tutti i dettagli delle proposte discusse a Bruxelles, ma sembra che sia stato concordato un modello di attuazione della sentenza. Secondo quanto riferisce l'emittente "Radiosarajevo", i leader dei sei partiti che compongono la maggioranza parlamentare, il Partito social-democratico (Sdp), l'Alleanza dei social-democratici indipendenti (Snsd), il Partito democratico serbo (Sds), l'Unione democratica croata (Hdz) e l'Unione democratica croata 1990 (Hdz 1990) si sono dichiarati "soddisfatti" su quanto stato concordato, mentre i vertici dell'Sda hanno criticato duramente le soluzioni proposte. A criticare tali proposte si aggiunto inoltre lo stesso Jakob Finci, presidente della Comunit islamica bosniaca e uno dei due cittadini bosniaci, assieme al rappresentante del popolo rom, Dervo Sejdic, che hanno vinto la causa contro la Bosnia a Strasburgo. All'incontro avvenuto a Bruxelles hanno partecipato anche il direttore generale per l'allargamento dell'Ue, Stefano Sannino, e altri rappresentanti della Commissione europea. L'Sda pertanto ha annunciato in questi giorni, in una nota pubblicata dall'agenzia "Fena", anche una possibile causa contro la stessa Commissione europea per "le soluzioni discriminatorie imposte".

Secondo quanto si legge nella nota, "la proposta discussa, se dovesse essere approvata, prevede che la Repubblica Srpska, l'entit a maggioranza serba, rimanga una circoscrizione elettorale unica, mentre la Federazione di Bosnia-Erzegovina, l'altra entit, sarebbe suddivisa in dieci circoscrizioni, in base alla suddivisione per cantoni". I mandati diretti nella Camera dei popoli, secondo la proposta, sarebbero in tutto 73, mentre il numero dei mandati premio non ancora stato precisato. Ciascuna delle circoscrizioni della Federazione avrebbe diritto a tre grandi elettori (in maniera simile a quanto avviene negli Stati Uniti), indipendentemente dal numero di abitanti. A giudizio dell'Sda, partito composto prevalentemente dai bosniaci musulmani, "questa proposta pu soddisfare soltanto i rappresentanti del popolo croato, mentre i bosniaci musulmani sarebbero discriminati". L'Sda ha precisato che "la proposta prevede infatti che il cantone di Sarajevo, che pu contare su 800 mila cittadini aventi diritto di voto, avrebbe il diritto allo stesso numero di grandi elettori del cantone di Posavina, dove i cittadini con diritto di voto sono solo 40 mila. In altre parole, se la proposta verr accettata, il valore di un grande elettore nei cantoni a maggioranza croata varrebbe cinque volte tanto quello di un cantone a maggioranza musulmana. L'Sda ha annunciato pertanto che non accetter "mai" una soluzione del genere, in quanto "non risolverebbe la base del problema della sentenza Sejdic-Finci, ovvero la questione delle minoranze, a parte il fatto che lascia aperta la possibilit di presentare una propria candidatura, lasciando per un netto vantaggio ai popoli costitutivi. Il presidente dell'Snsd, Milorad Dodik, si invece dichiarato "molto soddisfatto" dalle proposte emerse a Bruxelles e ha sottolineato che "a vincere stata la politica che la Repubblica Srpska ha perseguito da molto tempo". Il leader dell'Sds, Mladen Bosic, ha dichiarato che un accordo finale potrebbe essere raggiunto entro l'11 aprile, data della visita di Stefan Fuele in Bosnia, e ha aggiunto che "la patata bollente passata ora al governo federale, che deve attuare l'accordo". Per Jakob Finci, "appare del tutto chiaro che quanto accordato a Bruxelles non l'attuazione della sentenza SejdicFinci, bens la soluzione al problema del terzo popolo costitutivo (il popolo croato), ovvero una garanzia che i cantoni croati saranno in grado di decidere sul loro membro di rappresentanza della presidenza, invece di vedersi occupare l'incarico da persone che si

definiscono come croati soltanto formalmente". Anche per Dervo Sejdic, "a Bruxelles si discusso dei diritti dei popoli costitutivi, ma non dei diritti delle minoranze".

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