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La Commissione europea ha invocato per la quinta volta lapertura dei negoziati di adesione della Macedonia, ma la Grecia non ha intenzione di ritirare il veto Altro giro, altra corsa bloccata: la maledizione del veto greco torna a perseguitare le speranze europee della Macedonia, ferma al palo anche questanno nonostante nel suo rapporto presentato mercoled a Bruxelles la Commissione europea abbia chiesto, per la quinta volta dal 2009, di aprire i negoziati per ladesione comunitaria di Skopje. Ma niente da fare, Atene ha il veto in tasca e ha chiaramente avvertito i Paesi membri favorevoli allintegrazione europea della Macedonia che non esiter ad opporlo nuovamente. S, perch le trattative intessute negli ultimi mesi tra le autorit greche e macedoni sotto legida di Bruxelles sono clamorosamente affondate, confermando i sospetti suggeriti da molti analisti ed esperti internazionali che non vedevano alcuna speranza allorizzonte. Eppure Skopje recentemente aveva allentato le tensioni, accettando finalmente di modificare la bandiera e la carta costituzionale per indurre Atene a far rientrare il suo niet, ma non ha voluto compiere nessun passo indietro sulla scottante questione del nome, alla base della storica rivalit che impedisce alla Macedonia di entrare nellUe. Una querelle ormai antica, che nasce pi di venti anni fa (1991) quando la Macedonia, ottenuta lindipendenza dalla Jugoslavia, fu costretta ad utilizzare nel contesto internazionale la sigla Fyrom (Former Yugoslav Republic of Macedonia), invece della denominazione Repubblica di Macedonia. La Grecia, infatti, scart immediatamente unipotesi del genere, temendo una futura rivendicazione territoriale sulla sua omonima regione settentrionale e tuonando che i macedoni sono solo i greci della Macedonia greca. Ma a influire pesantemente sullostilit tra i due Paesi sono anche interpretazioni completamente opposte della storia regionale, che vengono periodicamente sfruttate in modo alquanto strumentale da entrambe le parti, seppur principalmente da Skopje. Certo, non si pu dire che la Macedonia, come ricorda il sito internet Balkan Insight, presenti le giuste condizioni politiche per laccesso: lo spettro nazionalista continua a imperversare arroventando le relazioni tra la
comunit albanese in minoranza e quella slavo-macedone in ampia maggioranza, lo scontro perenne tra lopposizione e la maggioranza governativa rischia di esplodere nuovamente in una lunga stasi politica interrotta solo due mesi fa grazie allintervento di Bruxelles, la corruzione e la criminalit organizzata si allargano a macchia dolio senza che le autorit abbiano adottato le necessarie riforme costituzionali per rafforzare lo stato di diritto e liberare da ogni laccio governativo il settore giudiziario, e linformazione si trova costantemente sotto scacco del potere politico. Non uno Stato modello, quindi, ma pronto ad affrontare i negoziati per ladesione europea, come recitano le indicazioni dispensate marted dalla Commissione Europea. Del resto anche la Grecia presenta attualmente un fragilissimo tessuto democratico e la corruzione dilagante nelle alte sfere politiche viene considerata da molti economisti la vera artefice della debacle finanziaria che ha piegato il Paese. In ogni caso, trovandosi di fronte allennesimo vicolo cieco, il Commissario europeo per lAllargamento, Stefan Fule, ha suggerito un diverso sentiero da battere per non sprecare inutilmente altri dodici mesi: procedere senza indugio allavvio dello screening (procedura con cui la Commissione presenta ai Paesi candidati lacquis, cio linsieme dei diritti, degli obblighi giuridici e degli obiettivi politici che devono essere accolti senza riserve) pur non aprendo formalmente i negoziati di adesione. Uno strappo alla consuetudine, ma la possibilit di deroga alla normativa contemplata dalla stessa legislazione comunitaria e la Macedonia potrebbe subito affrontare i punti pi spinosi racchiusi in due capitoli negoziali, il 23 e 24, relativi rispettivamente alla riforma del sistema giudiziario e al rafforzamento dello stato di diritto. Al momento si tratta solo di unipotesi sollevata da Fule durante una conferenza stampa sulla quale dovr decidere tra qualche mese il Consiglio dellUnione Europea. Intanto la cocciuta ostinazione di Atene ha fatto scattare in Macedonia la contro-offensiva mediatica e diplomatica: le infuocate dichiarazioni di esponenti governativi e politici della maggioranza fiancheggiano i cannoneggiamenti avviati da stampa e televisione. Secondo il quotidiano di Skopje Vecer, Atene sarebbe ingrata perch la Macedonia ha concesso molto in questi ultimi mesi e perch i due Paesi, paradossalmente, godono di uno strettissimo rapporto di partnership economica. Inoltre una dichiarazione congiunta rilasciata mercoled da due
europarlamentari greci, Iannis Kefaloyiannis e Dionisie Avgerinopulu, hanno fatto infuriare la compagine governativa macedone scatenando anche lopinione pubblica del Paese. Non possiamo concedere solidariet alla Macedonia perch ai nostri occhi un Paese con tale nome non ha diritto di esistere, hanno affermato i due europarlamentari.
limitazione del ruolo dei militari nel comparto pubblico, le aperture sulla decentralizzazione istituzionale e ladozione di lingue diverse dal turco, come il curdo. Inoltre, la Commissione Europea attende con ansia le riforme sociali annunciate qualche settimana fa da Erdogan, che dovrebbero essere in linea con i requisiti democratici pretesi da Bruxelles, e il completamento del fragile processo di pace avviato con i ribelli curdi del Pkk. Intanto secondo gli ultimi sondaggi, la maggioranza dei cittadini turchi rifiuta la prospettiva europea, mentre molti europei continuano a non accettare il fatto che un Paese musulmano con oltre 70 milioni di abitanti possa far parte dellUe.
l'intera realizzazione nel corso di circa 15 anni di lavori. Inoltre, il governo montenegrino ha partecipato finanziariamente allinvestimento con una quota del 10%. Sar una partita da giocare anche sul terreno della sostenibilit e per questo il progetto di Orascom verr certificato secondo i rigidi standard Leed.