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196 Sergio Scalise, Morfologia, il Mulino, Bologna, 1994

PREFAZIONE Questo manuale fa parte di unopera in quattro volumi dedicata alle strutture del linguaggio: oltre alla presente introduzione alla morfologia, appartengono alla stessa serie un volume sulla fonologia di Marina Nespor, uno sulla sintassi di Giorgio Graffi, ed uno sulla semantica di Gennaro Chierchia. Ognuno di questi quattro lavori , al tempo stesso, autonomo (nel senso di autosufficiente) ed integrato con gli altri, non solo per una fitta serie di rimandi interni, ma anche perch tutto il progetto stato concepito come un insieme unitario. Per la sua realizzazione ci siamo incontrati di frequente a Milano, prima per discutere limpianto organizzativo da dare ai singoli volumi e gli obiettivi che desideravamo raggiungere, e poi per esaminare i prodotti effettivi. Ognuno di noi ha letto e commentato tutti i manoscritti degli altri man mano che erano pronti, capitolo per capitolo. Ci ha assicurato un alto grado di coesione tra i quattro volumi previsti. Inutile dire che qualche incongruenza rimasta, a continua memoria dellimperfezione del lavoro umano... Poich lidea iniziale di questa piccola impresa collettiva stata del sottoscritto, desidero chiarirne le motivazioni. La spinta pi forte mi venuta dallimbarazzo che puntualmente mi coglie ad ogni inizio danno accademico quando devo consigliare agli studenti un manuale di linguistica. Alcuni appaiono ormai invecchiati, altri, pi fortemente centrati sulla storia del pensiero linguistico, non forniscono esempi di analisi, altri ancora, seppur di buon livello, presentano tracce troppo evidenti della loro origine anglosassone. Il secondo punto che mi stato chiaro fin dallinizio, che, oggi, dato lo sviluppo degli specialismi nei vari settori, un manuale non pu essere scritto da ununica persona. Devo dire che, alla fine di questo lavoro, ne sono ancora pi convinto. Ho quindi illustrato la proposta a colleghi che da anni praticano la loro disciplina con ampi riconoscimenti internazionali: lidea piaciuta subito e ci siamo messi al lavoro. /pag. 5/ Lobiettivo principale stato quello di realizzare un manuale rivolto innanzi tutto agli studenti universitari. Un manuale non tradotto (con esemplificazione prevalentemente in italiano), esauriente (senza tendere ad una enciclopedia) e moderno, cercando di sviluppare al massimo la parte metodologica e di ridurre al minimo laspetto trattatistico-nozionistico. Abbiamo cercato, cos, di rendere trasparente ai lettori (tra i quali, oltre agli studenti, vorremmo contare anche chi si occupa di discipline vicine alla nostra ed il pubblico colto in generale) il meccanismo della ricerca linguistica, il gioco complesso delle ipotesi e della verifica empirica. Abbiamo cercato, inoltre, di fare un manuale che riuscisse a conciliare la specificit della cultura universitaria italiana con il carattere decisamente internazionale degli studi linguistici contemporanei. LItalia oggi in grado di produrre ricerche specialistiche di ottimo livello e, di conseguenza, di elaborare strumenti didattici pi che adeguati, senza dover ricorrere a traduzioni, come dimostra, ad esempio, la Grande Grammatica di Lorenzo Renzi, pubblicata presso questa stessa casa editrice. in questo spirito, mirando ad una circolazione non solo nazionale, che abbiamo lavorato per realizzare un manuale di metodo, chiaro, e, nei limiti del possibile, aggiornato alle teorie pi recenti. Per quanto riguarda il presente volume, va detto che la morfologia ha subito oscillazioni degne di rilievo nel corso di questo secolo. Schematizzando molto, si pu dire che la morfologia stata ben presente nel programma di indagine della linguistica strutturalistica dallinizio del Novecento agli anni Cinquanta. Questa attenzione derivava dal fatto che il programma della corrente nota col nome di strutturalismo linguistico prevedeva che una lingua fosse studiata a partire dai componenti pi piccoli via via verso i pi grandi: prima

veniva lo studio dei suoni (fonologia), poi lo studio delle parole (morfologia), poi lo studio dei sintagmi e delle frasi (sintassi). Tale impostazione ha fatto s che lo strutturalismo abbia, di fatto, sviluppato fonologia, morfologia e sintassi in misura decrescente. Con lavvento della grammatica generativa, la cui data convenzionale si suole far coincidere con la pubblicazione di Strutture della Sintassi di Chomsky, nel 1957, il metodo strutturalistico viene, per cos dire, capovolto: di una lingua va studiata, innanzi tutto, la struttura sintattica. ll nuovo programma fa presa nelle comunit scientifiche di tutto il mondo, gli studi sulla sintassi si moltiplicano, i modelli si susseguono. Anche la fonologia subisce un profondo rinnovamento, mentre la morfologia viene letteralmente dimenticata, a parte qualche lavoro isolato, come quello di Lees [1960], dedicato ai composti, dove, comunque, alla morfologia si applicano un po troppo meccanicamente le procedure dellallora nascente sintassi generativa. Un rinnovato interesse per la morfologia suscita il lavoro pionieristico di Halle [1973], che postula lesistenza di regole specificamente morfologiche . Da questo momento in poi il panorama cambia ad un ritmo vertiginoso: continuano il lavoro di Halle, Dorothy Siegel [1974], che imposta una morfologia basata su livelli diversi; Jackendoff [1975], / pag. 6/ che studia il rapporto tra la parte formale e la parte semantica delle operazioni morfologiche; si giunge cos ad Aronoff [1976], il quale, con la prima monografia organica sullargomento, fonda un intero settore disciplinare. Aronoff affina la nozione di regola, imposta in modo sistematico la nozione di restrizione sulle regole morfologiche, intravvede limportanza della produttivit, e 1) propone una morfologia basata sulle parole (e non sui morfemi). Seguono poi varie applicazioni, quella di Booij [1977] allolandese; di Allen [1978] allinglese (che allarga anche la discussione ai composti); di Pesetsky [1979] al russo; di Scalise [1980] allitaliano. Altri tre lavori - di Lieber [1980], Williams [1981], e Selkirk [19821 - raffinano le ipotesi precedenti, introducono altre nozioni importanti, rafforzando definitivamente il campo. Questo il nucleo originario di una teoria morfologica nota col nome di Morfologia Lessicale. Ovviamente, questa non lunica teoria oggi esistente in ambito internazionale: esistono anche la 1) Morfologia Funzionale [Dik 1979], 2) la Morfologia Naturale [Dressler et al. 1987], la 3) Morfologia Non Lineare [McCarthy 1979]. A queste va aggiunta, inoltre, la cosiddetta Morfologia Estesa Parole e Paradigmi - ad opera soprattutto di Anderson [1982], Thomas-Flinders [1981], ed altri che si rifanno al modello di Matthews [1972] - nata principalmente allo scopo di render conto dei fenomeni flessivi. A tuttoggi, la morfologia un settore disciplinare molto vivace, ricco di ipotesi, di indagini empiriche applicate ormai a moltissime lingue. Lapprofondimento della ricerca in morfologia ha avuto conseguenze rilevanti per tutti gli altri settori della linguistica, divenendo un campo di studi riconosciuto, dove teorie diverse possono essere misurate sulla base dei risultati prodotti e della semplicit e coerenza delle analisi proposte. In Italia, tra le varie teorie elencate sopra, quelle maggiormente presenti sono la 1) Morfologia Lessicale e 2) la Morfologia Naturale. Questo manuale si inserisce nella linea della Morfologia Lessicale, teoria caratterizzata da assunti molto semplici e da obiettivi mediamente ambiziosi, che presenta il vantaggio di essere altamente integrabile ed ormai consolidata da quasi due decenni di intensa ricerca in tutto il mondo. una sensazione confortante quella di sentirsi parte di una comunit scientifica, ed questo che ho provato dando in lettura le diverse versioni del mio manoscritto a molti colleghi ed amici, ricevendone una grande quantit di osservazioni critiche, di spunti che hanno decisamente migliorato il testo. Ai miei soci Marina, Giorgio e Gennaro va un ringraziamento caloroso per linfinita serie di commenti e di suggerimenti. Ha inizialmente fatto parte del gruppo anche Emilio Manzotti, che ringrazio altrettanto calorosamente per le discussioni programmatiche e per la lettura dei capitoli iniziali. Ringrazio Paolo Ramat, che ha letto e commentato il capitolo sulla tipologia. Sono molto grato anche ad Andrea Fass dellUniversit di Bologna, ed a Sharon

Peperkamp dellUniversit di Amsterdam (borsista, allepoca, presso lUniversit di Ferrara), per una lettura accurata del manoscritto. Ringrazio, inoltre, Annamaria Thornton ed Antonietta Bisetto che hanno letto il manoscritto da specialiste fornendomi, con grande generosit e competenza, indicazioni indispensabili. /pag. 7/ Un ringraziamento particolare va ad Alberto Mioni che ha tempestato il manoscritto di osservazioni critiche ed ha discusso con me su molte questioni, e a Giulio Lepschy, che ho disturbato nel bel mezzo delle sue vacanze con pacchi di posta celere, fax e telefonate: i loro commenti, acuti e rilevanti come sempre, hanno migliorato in modo decisivo il testo qui presentato. Lepschy, poi (ma come fa?), risponde a tutti ed a tutto praticamente a stretto giro di posta... A lui debbo anche parole di incoraggiamento, per le quali gli sono molto grato. Naturalmente, la responsabilit della redazione finale di questo manuale non pu che restare del suo autore. Non avrei potuto portare a compimento questo lavoro senza attingere ai fondi ministeriali del 40% e del 60% e senza ricorrere alle strutture della Facolt di Lettere e Filosofia di Ferrara. Gli amici de Il Mulino hanno subito reagito positivamente allidea di un manuale collettivo di linguistica. In particolare, mi gradito ringraziare Ugo Berti, con il quale ho discusso un primissimo piano dellopera e dal quale ho avuto tutto lappoggio necessario per impostare il lavoro e Nicola Rain e Biagio Forino per la precisione e laccuratezza con cui hanno seguito la produzione di questo libro. Mala collaborazione di tutta la casa editrice stata decisiva per poter ultimare il lavoro intrapreso. Ho scritto parte di questo manuale durante un periodo particolarmente complesso della mia vita professionale: facendo il Preside di Facolt a Ferrara. La difficolt maggiore stata quella di trovare la concentrazione necessaria tra le mille piccole, ma ben collaudate, assurdit della nostra burocrazia. In questo sforzo, a volte davvero arduo, ho sempre avuto accanto Loretta, cui dedico questo lavoro. /pag. 8/ S. S. Suoni dellitaliano (nella trascrizione dellAlfabeto Fonetico Internazionale) CONSONANTI E SEMICONSONANTI p occlusiva, bilabiale, sorda b occlusiva, bilabiale, sonora t occlusiva, dentale, sorda d occlusiva, dentale, sonora k occlusiva, velare, sorda g occlusiva, velare, sonora f fricativa, labiodentale, sorda v fricativa, labiodentale, sonora s sibilante, alveolare, sorda z sibilante, alveolare, sonora S sibilante, palatoalveolare, sorda Z sibilante, palatoalveolare, sonora ts affricata, alveolare, sorda dz affricata, alveolare, sonora tS affricata, palatoalveolare, sorda dZ affricata, palatoalveolare, sonora m nasale, bilabiale come nasale, labiodentale come in pappa, impero, rimpianto come in-bar, rabbi, ambiente come in tutto, tara, rata come in dado, indice, addio come in caro, bacca, anche come in gara, angolo, leggo come in faro, afa, baffo come in varo, avido, avvio come in scarpa, sale, rebus, asse come in rosa, sbaglio, asino come in sciame, asceta, scienza come in garage come in stazione, pazzia, ozio come in zanzara, azzerato, zaffiro come in ciao, cenere, acino come in ragione, giro, raggio in maremma, amo, impervio come in invidia, arifibio, infuriato

n l r j w

nasale, alveolare nasale, palatale nasale, velare laterale, alveolare laterale, palatale vibrante, alveolare semiconsonante, palatale semiconsonante, labiovelare

come in nonno, antico, insidia come in ragno, gnomo, agnello come in anche, angusto, inchiostro come in albero, alloro, lato come in aglio, gli, paglia come in raro, ferro, ariete come in iodio, aia, arpione come in uomo, quadro, ruota come in pino, ira, rami come in uva, puro, ciurma come in nero, edera, perch come in rosso, odioso, arto come in bene, festa, come in poveri, oro, porro come in lama, arso, fiaba 17 17 18 20 22 24 24 25 27 29 30 32 33 34 35 36 38 39 41 42 42 45 45 45 46 47 53 53 54 55 56 4

VOCALI i anteriore, alta, labbra distese u posteriore, alta, labbra arrotondate e anteriore, media, labbra distese o posteriore, media, labbra arrotondate E anteriore, medio-bassa, labbra distese O posteriore, medio-bassa, labbra arrotondate a centrale bassa, labbra distese

INDICE I. Grammatica e morfologia 1.0. Introduzione 1.1. La grammatica 1.1.1. Organizzazione della grammatica 1.2. Morfologia 1.3. Morfologia e altri componenti 1.3.1. Morfologia e fonologia 1.3.2. Morfologia e semantica 1.3.3. Morfologia e sintassi 1.4. Identificazione delle categorie 1.4.1. La nozione di contesto 1.4.2. I1 criterio distribuzionale 1.5. Morfologia come classificazione delle parti del discorso 1.6. Morfologia come processo 1.7. La base empirica della morfologia 1.7.1. Il corpus 1.7.2. Corpus e segmentazione 1.7.3. La competenza dei parlanti 1.7.4. Morfologia minore 1.8. Sommario 1.9. Indicazioni bibliografiche II. Morfema e parola 2.0. Introduzione 2.1. Morfema 2.1.1. Morfema e allomorfi 2.1.2. Analisi in morfemi 2.1.3. Morfemi liberi e morfemi legati 2.1.4. Morfemi lessicali e morfemi grammaticali 2.1.5. Analisi in costituenti 2.1.6. I1 morfema classico 2.1.7. Problematicit della nozione di morfema

2.2. La parola come primitivo 2.2.1. Problematicit della nozione di parola 2.2.2. Tema e radice 2.2.3. Forma di citazione 2.2.4. Parola come parola astratta 2.3. Sommario 2.4. Indicazioni bibliografiche III. Rappresentazioni lessicali 3.0. Introduzione 3.1. Ancora su morfologia e sintassi 3.1.1. Memorizzato vs. costruito tramite regole 3.1.2. Esistente vs. Possibile 3.1.3. Struttura interna vs. struttura esterna 3.1.4. Parole semplici e parole complesse 3.2. Obiettivi di una teoria morfologica 3.3. Rappresentazione 3.3.1. Unit del componente lessicale 3.3.2. Confini e parentesi 3.3.3. Parole semplici 3.3.4. Semiparole 3.3.5. Lessicalizzazioni 3.3.6. Affissi 3.4. Entrate lessicali 3.4.1. Quadri di sottocategorizzazione 3.4.2. Struttura Argomentale 3.5. Sommario 3.6. Indicazioni bibliografiche IV. Le Regole di Formazione di Parola 4.0. Introduzione 4.1. Generalit 4.2. Le Regole di Formazione di Parola (RFP) 4.2.1. Semantica delle RFP 4.2.2. Le RFP costruiscono struttura 4.2.3. Le RFP agiscono su parole 4.2.4. Produttivit 4.2.5. Centro e periferia delle RFP 4.3. Restrizioni sulle RFP 4.3.1. Restrizioni sintattiche 4.3.2. Restrizioni semantiche 4.3.3. Restrizioni fonologiche 4.3.4. Restrizioni morfologiche 4.3.5. Tratti di strato 4.3.6. Restrizioni sulluscita 4.4. Sommario 4.5. Indicazioni bibliografiche V. Composizione 5.0. Introduzione 5.1. Composizione

59 60 63 64 65 68 69 71 71 71 72 74 75 76 77 78 78 79 80 81 81 82 82 83 88 90 91 93 93 94 96 101 103 104 106 107 108 108 109 112 113 115 116 118 119 121 121 122

5.2. Composti dellitaliano 5.3. Composti larghi e composti stretti 5.4. Testa dei composti 5.4.1. Ancora sulla testa dei composti 5.4.2. Testa nei composti latini 5.4.3. Testa e calchi dallinglese 5.5. Composti endocentrici e composti esocentrici 5.6. Composti di subordinazione e composti di coordinazione 5.7. Composti Verbo + Nome 5.8. Composizione e derivazione 5.9. Composizione e flessione 5.9.1.Flessione di Parola2 e flessione di tutto ilcomposto 5.10. Composti e sintagmi 5.10.1. Incorporazione 5.10.2. Composti e struttura argomentale 5.11. Sommario 5.12. Indicazioni bibliografiche VI. Le Regole di Riaggiustamento 6.0. Introduzione 6.1. Regole di Riaggiustamento e Regole Fonologiche 6.2. Regole di Cancellazione 6.2.1. Cancellazione di vocale in suffissazione 6.2.2. Cancellazione di vocale con gli avverbi in-mente 6.2.3. Cancellazione di vocale in prefissazione 6.2.4. Cancellazione di vocale in composizione 6.2.5. Cancellazione di sillaba 6.2.6. Cancellazione di suffisso in derivazione 6.2.7. Cancellazione di suffisso in composizione 6.3. Regole di allomorfia 6.4. Altre regole 6.4.1. Regole di inserzione in derivazione 6.4.2. Regole della composizione dotta 6.4.3. Regola di palatalizzazione delle velari 6.5. Regole di raggiustamento dellaccento secondario 6.6. Sommario 6.7. Indicazioni bibliografiche VII. La nozione di testa 7.0. Introduzione 7.1. Percolazione 7.2. La testa nelle parole suffissate 7.2.1. Stessa categoria e tratti diversi 7.2.2. Stessa categoria e stessi tratti 7.3. La testa nelle parole prefissate 7.3.1. Un controesempio in inglese 7.4. La testa nelle parole flesse 7.5. La testa nelle parole composte 7.6. Testa sintattica e testa semantica 7.7. Sommario 7.8. Indicazioni bibliografiche

123 125 127 129 129 131 132 133 134 136 137 138 139 144 144 148 149 151 151 152 154 154 156 157 158 160 163 165 166 169 169 171 172 174 179 180 181 181 183 184 185 187 188 189 191 193 195 196 197

VIII. Condizioni sulle Regole di Formazione di Parola 8.0. Introduzione 8.1. Lintegrit lessicale 8.2. La condizione di adiacenza 8.3. Lipotesi della base non flessa 8.4. La condizione sui sintagmi 8.5. La base unica 8.5.1. N, V, A + Suffisso 8.5.2. N, V + ata 8.5.3. Base unica e deverbali 8.6. Ramificazione binaria 8.6.1. I parasntetici 8.7. I1 blocco 8.8. Sommario 8.9. Indicazioni bibliografiche IX. Interazione tra le regole 9.0. Introduzione 9.1. Regole di derivazione e regole di flessione 9.2. Regole di composizione e regole di derivazione 9.3. Regole di composizione e regole di flessione 9.4. Combinazioni di affissi 9.4.1. Combinazioni di suffissi 9.4.2. Combinazioni di prefissi 9.4.3. Ricorsivit 9.4.4. Combinazioni di suffissi e prefissi 9.5. Struttura interna delle parole derivate 9.5.1. Quale struttura? 9.5.2. Quale categoria? 9.5.3. Quale semantica? 9.6. Struttura interna delle parole flesse 9.7. Sommario 9.8. Indicazioni bibliografiche X. Alcuni casi speciali 10.0. Introduzione 10.1. Prefissazione 10.1.1. Classificazioni 10.1.2. Prefissi verbali 10.2. Suffissi valutativi 10.3. I pronomi cltici 10.4. Semiparole 10.5. Suffisso zero 10.5.1. I1 participio passato e il suffisso zero 10.5.2. Un falso caso di suffisso zero? 10.6. Allomorfia della base o del suffisso? 10.7. Allomorfia e suppletivismo 10.8. Sommario 10.9. Indicazioni bibliografiche

199 199 199 201 205 208 210 212 213 215 217 218 222 225 227 229 229 229 237 241 241 241 244 244 246 247 247 248 249 251 254 256 257 257 258 260 262 264 267 269 271 272 274 275 279 281 282

XI. Questioni di tipologia 11.0. Introduzione 11.1. Tipologia morfologica 11.2. Non esistono tipi puri 11.2.1. Violazioni della corrispondenza uno-a uno 11.3. Tipologia basata sullordine delle parole 11.4. Morfologie concatenative e morfologie non concatenative 11.4.1. Il suffisso -able 11.4.2. Approccio multilineare 11.4.3. Reduplicazione 11.5. Sommario 11.6. Indicazioni bibliografiche XII. Conclusioni e riepilogo: la morfologia dellitaliano

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CAPITOLO 1: GRAMATICA E MORFOLOGIA 1.0. Introduzione Nel presente capitolo verr introdotto il quadro teorico generale allinterno del quale opereremo, che quello della grammatica generativa. Tale teoria, sviluppata da Noam Chomsky a partire dagli anni Cinquanta, soprattutto una teoria del linguaggio umano, inteso come il principale dei sistemi cognitivi che gli esseri umani hanno per dotazione biologica. I parlanti di una lingua hanno uri insieme di conoscenze (per lo pi inconsapevoli) relative alla propria lingua che costituiscono la loro competenza linguistica. ll linguista cerca di costruire una g r a m m a t i c a, vale a dire un modello di tale competenza. Il linguista formula cio delle ipotesi sulle conoscenze linguistiche dei parlanti, vale a dire tutto ci che i parlanti di una data lingua sanno per poter parlare come parlano e per poter capire una lingua come la capiscono. Forse non siamo consapevoli del fatto che le conoscenze linguistiche che abbiamo della nostra lingua sono immense. Non ne siamo consapevoli cos come, pur sapendo camminare, ignoriamo cosa davvero facciamo per muovere un passo: laltissimo numero di muscoli implicati, tutti gli spostamenti del corpo, delle braccia, tutti i fatti di equilibrio che entrano in gioco. Il linguaggio non meno complesso: per esempio, per pronunciare una [b] dobbiamo provocare un flusso di aria egressivo (dai polmoni verso lesterno), laria passa ai bronchi e quindi alla trachea, attraversa la laringe, dove le corde vocali vibrano, laria si accumula poi dietro le labbra che restano chiuse per un istante prima di aprirsi in modo da causare una sorta di esplosione. Si pensi ora a cosa necessario sapere e fare per realizzare una parola come decongestionamento: non solo si debbono mettere insieme diciotto suoni, ma anche diverse sottoparti. Poniamo che si tratti di sei sottoparti diverse, (de-congest-ion-a-ment-o), ebbene la combinazione /pag. 17/ di queste parti non casuale e non priva di problemi: -mento non si pu aggiungere a tutte le parole in -ione (cfr. delusione -> *delusionamento2, concussione ---> *concussionamento), e daltra parte -ione non si pu aggiungere liberamente a qualsiasi tipo di parola (tavolo -> *tavolione, povero ---> *poverione). Lordine delle sottoparti quello dato e non pu essere altrimenti: non si pu dire *decongestamentione con linversione di -mento e di -ione, ecc. Si pensi ancora alle capacit necessarie per costruire frasi complesse come la seguente: Se solo avessi potuto lontanissimamente immaginare luso che avevi intenzione di fare di quel

flauto - un uso, lasciamelo dire, francamente improprio - pensi tu che mi sarei data tanto da fare prima per andare a cercarlo in soffitta, poi per toglierlo dal suo contenitore ed infine per spedirtelo tramite un corriere espresso fino a Maglie?. In una frase come questa ci sono fatti di sintassi assai complessi (subordinazione e coordinazione, frasi ipotetiche, frasi interrogative, parentetiche, ecc.), ci sono fatti di accordo, di reggenza ecc. di enorme complicazione. Anche la comprensione del significato di una frase come quella appena citata non cosa di poco conto. Di tutte queste questioni si occupa la grammatica che, come vedremo, suddivisa in vari componenti, quello fonologico, quello morfologico, quello sintattico e quello semantico3. In questo primo capitolo, dopo aver introdotto la nozione di grammatica (l. L) daremo un primo, approssimativo, quadro di cosa si intende per morfologia (1.2.) e di come essa interagisca con gli altri componenti della grammatica (1.3. ). Passeremo poi a discutere i modi in cui vengono identificate le cosiddette parti del discorso (1.4.) e discuteremo due approcci alternativi (1.5. e 1.6.) per finire col dare una risposta alla domanda: quali sono i dati di cui la morfologia deve rendere conto? (1.7. ). 1.1. La grammatica La grammatica, intesa come quel sistema cognitivo che i parlanti di una lingua hanno interiorizzato, concepita nelle teorie correnti come un insieme modulare. 1 vari moduli, o c o m p o n e n t i 4 corrispondono, grosso modo, a quelli che, in tradizioni linguistiche precedenti, si chiamavano 1 i v e 11 i 1 i n g u i s t i c i. Fondamentalmente, una grammatica consta, al minimo, dei seguenti componenti: /pag. 18/ ______________ 2 Qui ed in seguito, un asterisco premesso ad una stringa (parola, gruppo di parole, frase), indica che quella stringa non grammaticale, non ben formata. Sulla nozione di b u o n a f o r m a z i o n e, cfr. 1.1. pi avanti e [SINTASSI 1.1.1.]. 3 A questi componenti, si pu aggiungere quello pragmatico testuale, che in questo libro, per, non discuteremo. Cfr. Levinson [1983]. 4 Un componente un sottosistema coerente di regole che formano un livello di rappresentazione o che collegano un livello di rappresentazione ad un altro. Cfr. Sproat [1985: 480]. FONOLOGIA MORFOLOGIA SINTASSI SEMANTICA Una grammatica esplicita deve a) avanzare proposte su qual la struttura interna di ogni componente e b) avanzare ipotesi sui modi in cui questi componenti interagiscono tra di loro per poter produrre il risultato finale e cio frasi ben formate5 di una data lingua. Non ci addentreremo qui in questo compito difficile e delicato; il nostro obiettivo in questo volume di sviluppare nei dettagli quel componente che nella fig. 1.1. abbiamo chiamato m o r f o 1 o g i a. La morfologia - a dire il vero - a sua volta parte di un componente pi ampio, il componente lessicale che composto da un 1 e s s i c o vero e proprio (o Dizionario) e da un insieme di regole morfologiche. Possiamo schematizzare la struttura interna di questo componente nel modo seguente:

Componente Lessicale LESSICO

REGOLE MORFOLOGICHE Ogni componente della grammatica consta di determinati elementi di base e di regole per combinare tali elementi6. Per esempio, la fonologia consta di suoni e di regole per combinare i suoni in sequenze ben formate o grammaticali (parole e frasi). La fonologia dellitaliano conster dunque di un inventario di suoni come ad esempio [a], [e], [p], [n] 7, ecc. e di regole che permettano la formazione della sequenza [pane], ____________ 5 La buona formazione come una condizione sul prodotto della grammatica, cfr. [SINTASSI 1.3.2.]. La grammatica deve produrre (o generare) stringhe (cio sequenze) ben formate, siano esse frasi, combinazioni di parole o parole. Una frase come I quadri trafugati furono ben presto ritrovati una frase ben formata, al contrario di I trafugati ritrovati furono quadri presto ben. Una combinazione di parole come con sette valige ben formata al contrario di valige sette con. Una parola come divertentissimo ben formata di contro a simodivertent che malformata. 6 Con i limiti con cui valgono i paragoni si pu dire che anche la chimica consta di elementi di base e di regole per combinarli. Ad esempio per ottenere lelemento complesso acqua c bisogno dei due elementi semplici H (idrogeno) e O (ossigeno). Questi due elementi vanno per combinati in certi modi e non in altri (due parti di idrogeno e una di ossigeno) per ottenere il prodotto finale corretto H20. In fonologia, le parentesi quadre racchiudono dei suoni (ad es. [a], [s], ecc. Cfr. [FONOLOGIA 1.2.]). In morfologia, come si vedr pi avanti, le parentesi quadre racchiudono parole (ad es. [libro], [donna], ecc.). /pag. 19/ che una sequenza grammaticale in italiano ( una parola ben formata) ma che escludano la sequenza *[pnae] che costituita s dagli stessi elementi ma che non ben formata. Allo stesso modo, il componente lessicale consta di unit di base (vedremo quali) e di regole che le combinano in modo da produrre tutte le parole di una data lingua, dalle pi semplici alle pi complesse. Ad esempio, per formare la parola barista si parte dallunit di base bar (che rappresentata nel Lessico) alla quale le Regole Morfologiche aggiungeranno secondo modalit che si verranno chiarendo via via -il suffisso -ista. Le regole non dovranno formare, per contro, sequenze malformate. Cos, vi saranno dei meccanismi che eviteranno di aggiungere -ista ad una parola come avventuroso, dato che *avventurosista non una sequenza ben formata. 1.1.1. Organizzazione della grammatica 1 componenti visti nella fig. 1.1. interagiscono naturalmente tra di loro in vari modi. Unipotesi di come questi componenti debbano interagire costituisce gi una teoria sul linguaggio umano. In questi ultimi trentanni stata molto accreditata in ambito internazionale la teoria cosiddetta generativo - trasformazionale che ha avuto il grande merito di sviluppare tutti i componenti della fig. 1.1., anche se il componente pi studiato stato

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quello sintattico. Seguiremo qui tale impostazione che vede i componenti di cui sopra organizzati come segue1: Componente di struttura sintagmatica struttura sintattica profonda Sintassi (movimenti) struttura sintattica superficiale Fonologia Semantica _______ 1. I termini struttura profonda> e struttura superficiale sono stati sostituiti in tempi pi recenti rispettivamente da struttura-p e struttura-s. /pag. 20/ Questa proposta di organizzazione della grammatica si pu descrivere (semplificando molto) nei termini seguenti. Vi un primo componente (quello chiamato di struttura sintagmatica) che introduce la struttura di base di una frase. In particolare, introduce le categorie di cui costituita una frase. Tali categorie sono rappresentate in un diagramma ad a1b ero1 come esemplificato in (1): (1) F SN Det N V SV SN Det N Componente lessicale

(1) rappresenta la struttura profonda di tutte le frasi dichiarative attive semplici. Il diagramma si legge come segue: una Frase (F) analizzabile in due sintagmi 2: il Sintagma Nominale (SN) e il Sintagma Verbale (SV); a loro volta questi due sintagmi sono analizzabili il primo in un Determinante (Det) e in un Nome (N) e il secondo in un Verbo (V) e in un Sintagma Nominale. Questultimo ancora analizzabile in un Determinante e in un Nome. In questa struttura (se si vuol realizzare, ad esempio, una frase come Il fornaio vende il pane) si dovranno inserire le singole parole dal componente lessicale; si otterr cos un diagramma ad albero come quello seguente, dove in corrispondenza alle varie categorie Det. N, V, sono state inserite le parole specifiche: F (2) SN Det N SV V Det il fornaio vende il SN N pane 11

_______ 1. Tecnicamente, tale diagramma chiamato indicatore sintagmatico (ingl. phrase marker). 2. Un sintagma ununit del livello sintattico. , di norma, pi grande di una parola e pi piccolo di una Frase. Le unit che formano un sintagma hanno una certa coesione interna e sono spostate in blocco dalle regole di movimento. La casa, scrivere lettere, con le valigie, sono esempi di sintagmi, nominale il primo, verbale il secondo e preposizionale il terzo. / pag. 21/ Ad ogni livello della rappresentazione ad albero corrisponde una rappresentazione, del tutto equivalente, con parentesi etichettate: (3) a. [il fornaio vende il pane]F b. [[il fornaio]SN [vende il pane]SV]F c. [[[il]Det[fornaio]N]SN[[vende]V [il pane]SN]SV]F d. [[[il]Det[fornaio]N]SN[[vende]v [[il]Det[pane]N]SN]sv]F (3a) rappresenta il livello frase; (3b) rappresenta il livello in cui la frase analizzata in un sintagma nominale e in un sintagma verbale, e cos via. Alla struttura in (2) si possono poi applicare diversi tipi di regole sintattiche (trasformazioni) che sono sostanzialmente regole di movimento. Per esempio la sequenza SN + SV pu essere mutata in SV + SN, ci che d luogo allinterrogativa vende il pane il fornaio?. A questo punto, la struttura superficiale della frase riceve uninterpretazione fonologica e uninterpretazione semantica. Ritornando ora alla parte che qui ci interessa, vediamo in prima approssimazione in che cosa consiste la morfologia. 1.2. Morfologia Su cosa sia la morfologia, quali i suoi compiti, quali le sue relazioni con gli altri componenti della grammatica, diverse teorie hanno dato risposte diverse. La morfologia infatti stata definita di volta in volta come lo studio delle forme, lo studio della struttura delle parole, lo studio delle regole che reggono la struttura interna delle parole nella loro formazione e nella loro flessione, ecc. In 1.5. e s. ritorneremo su queste definizioni. Per ora, ci limitiamo a constatare che nel quadro dato sopra (cfr. la fig. 1.2.), la morfologia consta di regole che si applicano alle unit del lessico. Tali regole dovranno formare (e quindi definire) linsieme delle parole possibili in una data lingua L (cfr. il cap. 3). Ma devono altres definire quali sono i processi morfologici possibili (cfr. il cap. 4), stabilire su che basi un processo morfologico diverso da un processo fonologico (cfr. 1.3.1.) o sintattico (1.3.3. e 3.1.) e definire i principi generali della formazione delle parole (cfr. il cap. 4). I processi morfologici pi comuni sono 1) la derivazione e 2) la composizione . Accanto a queste bisogna poi collocare la 3) f 1 e s s i o n e, anchessa un processo morfologico ma di natura diversa, come sar chiaro pi avanti. Il termine derivazione raggruppa tre diversi processi: /pag. 22/ (4) Derivazione (affissi) Prefissazione (prefissi) Infissazione (infissi) Suffissazione (suffissi)

Si pu definire la derivazione come aggiunta di un affisso ad una parola. Se laffisso si aggiunge a sinistra della parola, allora laffisso sar un prefisso e il processo si chiamer di prefissazione (5a); se laffisso si aggiunge a destra della parola, allora laffisso sar un

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suffisso e il processo si chiamer di suffissazione (5b); se laffisso si aggiunge nel mezzo della parola, allora laffisso sar un infisso e il processo si chiamer di infissazione (5c): (5) a. marito ex + marito (prefissaxione) b. dolce dolce + mente (suffissaxione ) c. cantare cant + icchi + are (infissaxione) 1 La composizione forma invece parole nuove a partire da due parole esistenti (6) capo, stazione capostazione dolce, amaro dolceamaro La flessione un processo nel senso che aggiunge alla parola di base informazioni relative a genere, numero, caso, tempo, modo, voce, aspetto 2 come si vede qui sotto: (7) genere: bello > bella numero: bello > belli caso: lat. rosa > rosam rosa - la rosa (acc.) tempo: ama > amava modo: ama > amando voce lat. amo -j > amor amo - sono amato aspetto: scrivo > sto scrivendo ______________ 1. Litaliano, in realt, non possiede infissi per formare parole nuove (nellesempio dato linfisso aggiunge al verbo un valore frequentativo). Per un esempio di infissazione che forma una parola nuova, cfr. il tagalog (lingua parlata nelle Filippine), dove su:lat uno scritto pu diventare sumu:lat uno che scrisse tramite infissazione di um. Cfr. Bloomfield [1933 (1974: 218)]. 2. In italiano, il genere pu essere maschile (allegro) o femminile (allegra); il numero singolare (allegro) o plurale (allegri); il tempo presente (amo), passato (amai) o futuro (amer); il modo indicativo (amo), congiuntivo (che io ami), condizionale (amerei), ecc.; la voce (o diatesi) attiva (amo) o passiva (sono amato); laspetto imperfettivo abituale (scrivo), durativo (sto scrivendo), perfettivo (scrissi). Litaliano non ha casi (se non dei residui nel sistema pronominale: io, me, mi). /pag. 23/ La flessione funziona nello stesso modo sia nelle parole semplici (8a), sia nelle parole derivate (8b), sia nelle parole composte (8c), come si vede qui sotto per la formazione del plurale: (8) a. Dolce > dolci b. Dolciume > dolciumi c. Dolceamaro > dolceamari Quelli appena elencati sono i processi morfologici pi comuni dellitaliano. Naturalmente non esauriscono lintero campo delle possibilit delle lingue del mondo, le quali ricorrono ad una grande variet di processi 1 come avremo modo di illustrare pi avanti. 1.3. Morfologia e altri componenti Nel quadro che abbamo sin qui delineato, le regole morfologiche costituiscono un sottoinsieme specifico ed autonomo della grammatica. Tali regole non agiscono per del tutto isolatamente rispetto agli altri componenti della grammatica. La morfologia interagisce in modi complessi con tutti gli altri componenti, come si vedr brevemente nei prossimi tre paragrafi e come sar pi chiaro nel corso di tutto questo manuale. 1.3.1. Morfologia e fonologia Morfologia e fonologia interagiscono in modi assai complessi. Innanzi tutto perch nelle lingue del mondo vi sono processi morfologici che si realizzano attraverso un processo esclusivamente fonologico. Per esempio in inglese vi una classe di nomi che si differenziano

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dal verbo corrispondente solo per la posizione dellaccento2: (9) Verbo Nome contrst cntrast contrastare - contrasto imprt mport importare - importazione tormnt trment tormentare - tormento La formazione del plurale in tedesco pu realizzarsi sia attraverso un processo morfologico, come in (l0a) (aggiunta di una desinenza di plurale), sia attraverso un processo fonologico, come in (l0b) (mutamento del timbro di una vocale), sia attraverso una combinazione dei due, come in (l0c): __________ 1. Per esempio: spostamento di accento allungamento vocalico, tono, apofonia, reduplicazione, cambiamento consonantico, suffisso zero (o conversione), ecc. Diversi di questi fenomeni saranno illustrati e discussi nelle pagine seguenti. 2. In italiano sono invece frequenti differenze di tempo legate allaccento, cfr. porto versus porto, cpito versus capito versus capito. /pag. 24/ (10) singolare plurale a. Berg Berg+e montagna/e b. Apfel pfel mela/e c. Artz rtze medico/i Vi sono poi processi morfologici che causano lapplicazione di regole fonologiche. Si considerino due parole come dttile e sottile: hanno laccento in posizioni diverse. Laggiunta del suffisso -mente fa s che le due parole derivate (duttilmnte e sottilmnte) abbiano uno schema accentuale identico. Vi sono pertanto delle regole fonologiche (che spostano gli accenti delle parole) che entrano in funzione in seguito alloprazione di regole morfologiche (aggiunta di un suffisso). Le regole fonologiche indotte da quelle morfologiche non riguardano solo fatti accentuali. Si pronuncino le due parole amico e amici: si noter che nella prima vi una velare [k], laddove nella seconda vi una palatale [tS]. laggiunta della vocale i (un processo morfologico per la formazione del plurale) che causa la palatalizzazione di [k] in [tS] (un processo fonologico). I rapporti tra fonologia e morfologia sono stati sempre al centro delle varie teorie linguistiche, al punto che nella tradizione strutturalista 24 si era individuato un livello intermedio tra questi due, chiamato appunto morfofonemica (o morfofonologia) e nella tradizione generativa pi recente si sviluppato un intero modello di fonologia, basato sui rapporti tra regole morfologiche e regole fonologiche, detto fonologia lessicale. Ai rapporti tra fonologia e morfologia sar dedicato lintero capito1o VI. 1.3.2. Morfologia e semantica La semantica, che si occupa del significato delle parole 1 rilevante per la morfologia sotto diversi aspetti, innanzi tutto perch un processo morfologco in genere modifica non solo la forma ma anche il significato della parola di b a s e, e poi perch il significato delle parole pu favorire o bloccare determinati processi morfologici. Che i processi morfologici cambino il significato delle parole, si pu facilmente constatare: 911) statalizzare > destatalizzare bagnasciuga > bagnaasciuga cane > canile ______ 1. Questa definizione riguarda la semantica lessicale, cui si pu opporre una semantica frasale che si occupa del significato delle frasi. /pag. 25/

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In (11), infatti le parole a destra della freccia non hanno lo stesso significato delle parole da cui derivano. Ma vi sono fatti assai pi sottili di questo. Per esempio, i processi morfologici non si applicano globalmente a tutti i significati e sottosignificati che una parola pu avere. Al contrario, operano delle scelte. Per esempio, la parola rivoluzione ha sia il significato a) rivolgimento dellordine politico-sociale che il significato b) movimento di un corpo intorno a un asse. Se formiamo la parola rivoluzionario evidente che stato selezionato, per cos dire, il significato (a), ad esclusione del significato (b ). Un processo derivazionale pu essere bloccato dallesistenza di una parola con significato contrario. In (12a) si vede che ad un aggettivo si pu premettere un prefisso negativo, ma se esiste (come in (12b)) un contrario che gi esprime quel significato, il processo bloccato. (12) a. elegante > in + elegante b. bello > *in +bello (brutto) Il significato delle parole dunque molto importante per i processi morfologici, non solo perch tali processi cambiano il significato delle parole ma anche perch il significato delle parole di base pu condizionare in vari modi lapplicazione (o la mancata applicazione) dei processi in questione. Va tenuto presente che il cambiamento di significato operato da processi sincronici e produttivi sempre regolare e prevedibile. Le irregolarit di significato nascono quando una parola non pi formata tramite regole ma immagazzinata nel lessico e, col tempo, assume significati imprevedibili, idiosincratici. Quando le parole sono formate tramite regole produttive, hanno significato composizionale1: il loro significato globale cio ricavabile in maniera regolare dalla combinazione dei significati dei singoli componenti che la costituiscono: (13) ricicla + bile lava + bile rimedia + bile 1. Una parola (o una frase) ha significato composizionale quando il significato del tutto desumibile dalla composizione del significato delle parti. Cfr. [SEMANTICA.]. Capostazione ha significato composizionale, madreperla no. La frase prendere il treno per Milano ha significato composizionale, prendere lucciole per lanterne no. Tutte queste parole in -bile hanno la stessa parafrasi: che pu essere / pag. 26/ V+ato (dove V sta per Verbo). Se il Verbo riciclare, allora riciclabile significa che pu essere riciclato, se il verbo lavare allora lavabile significa che pu essere lavato, ecc. Ma per una parola come dirigibile, che non significa soltanto che pu essere diretto ma anche aerostato, si deve sostenere che ha acquisito nel corso del tempo, accanto ad un significato composizionale anche un significato idiosincratico, non pi ricavabile dalle sue parti componenti. Dei rapporti tra semantica e morfologia ci occuperemo in seguito a pi riprese. 1.3.3. Morfologia e sintassi Morfologia e sintassi interagiscono a tal punto che diverse tradizioni grammaticali, anche recenti, le hanno fuse insieme. In questo manuale assumeremo invece che morfologia e sintassi; pur interagendo in molti modi, siano due componenti ben distinti della grammatica. Quindi, prima di discutere i punti di contatto tra morfologia e sintassi, ne metteremo in evidenza alcune differenze. Una prima differenza sta nel fatto che la sintassi tipicamente sposta categorie, mentre la morfologia tipicamente cambia categorie. La formazione delle interrogativo, per esempio (cio unoperazione sintattica) consiste nel collocare il predicato prima del soggetto: (14) dicbiarativa: [il vigile] [fa la multa] interrogativa: [fa la multa] [il vigile?] Per formare linterrogativa, come si vede, si applicata unoperazione sintattica che ha

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invertito di posto il soggetto (il vigile) e il predicato (fa la multa) A dire il vero litaliano ha unaltra possibilit di formare le interrogative s-no, mutando soltanto lintonazione della frase senza spostare i costituenti: il vigile, fa la multa?] La morfologia non ha regole di spostamento, ha invece, come vedremo meglio in seguito, regole che cambiano la categoria, come ad esempio in (15): (15) a. [vigile]N > [vigilare]V b. [atomo]N > [atomizzare]V In (15a) un nome (vigile) diventato, tramite una regola morfologica che ha aggiunto un affisso ad una parola, un verbo (vigilare). Lo stesso /pag. 27/] cambiamento si verifica in (15b). La sintassi non ha, per contro, regole che cambiano la categoria delle parole. Una seconda differenza tra morfologia e sintassi sta nel fatto che la prima identifica delle categorie mentre la seconda attribuisce delle funzioni35. Alla morfologia spetta dunque il compito di stabilire, per esempio, che una certa parola un nome, mentre alla sintassi spetter decidere se quel nome svolge la funzione di soggetto, oggetto, oggetto indiretto o altro ancora. Si considerino le due frasi seguenti: (16) a. I magistrati amano i democratici b. I democratici amano i magistrati La parola magistrati morfologicamente identica nelle due frasi, ma non svolge una medesima funzione sintattica. morfologicamente identica perch si tratta in entrambi i casi di un nome comune, animato, maschile, plurale. sintatticamente diversa perch in (16a) funziona come un soggetto mentre in (16b) funziona come un oggetto [Ad essere precisi, negli esempi dati, sia il soggetto che loggetto sono costituiti dal sintagma nominale i magistrati.]. Nozioni come quelle di nome, verbo, aggettivo, ecc. sono nozioni c a t e g o r i a 1 i, mentre nozioni come quella di soggetto, oggetto, predicato, ecc. sono nozioni f u n z i o n a 1 i. Semplificando un po si pu dire che le nozioni categoriali si individuano tramite la relazione E UN mentre quelle funzionali tramite la relazione FUNZIONA COME. Cos negli esempi dati sopra, la parola magistrati UN nome (sempre) ma FUNZIONA COME un soggetto in (16a) e come un oggetto in (16b). Le nozioni di tipo categoriale valgono sempre o, almeno, valgono indipendentemente dalla funzione che quelle categorie si trovano a svolgere allinterno della frase. La parola cane, per esempio, un nome: questa propriet non cambia col variare delle funzioni sintattiche che il nome in questione pu svolgere; il nome cane sempre nome sia che funzioni come soggetto (cfr. il cane corre), come oggetto (cfr. Gianni vede il cane), come agente (cfr. Gianni stato morso dal cane), o come complemento di termine (cfr. non si danno calci al cane). Morfologia e sintassi, per, come abbiamo detto allinizio del paragrafo, interagiscono; innanzi tutto vi una nozione, quella di parola, che costituisce un sicuro punto di contatto tra le due. Si pu infatti dire che un verbo (per es. leggere) rientra nel dominio della morfologia per quel che riguarda la sua flessione (leggevo, leggeste, leggerebbero, ecc.) o la sua derivazione (rileggere, leggibile, lettura, ecc.) ma rientra nel dominio della sintassi per quel che riguarda i rapporti che intrattiene con gli altri membri di una frase, per esempio se ammette un SN oggetto (leggere un libro), se entra in costruzioni dette progressive /pag. 28/ (sto leggendo un libro), se ammette degli oggetti indiretti (leggere il giornale ai nonvedenti), ecc. Le parole interessano dunque morfologia e sintassi, ma in modi diversi: per la morfologia la parola lunit massima, per la sintassi la parola lunit minima, dato che - di norma - la sintassi tratta gruppi di parole (sintagmi) o frasi. La morfologia costruisce, per cos dire, le parole e d conto delle variazioni che le parole possono subire (sicuro, sicuri, sicura, sicure, sicurezza, sicuramente...). La sintassi, al contrario, istituisce delle relazioni tra le parole in virt di certe propriet che le parole stesse hanno: laggettivo sicuro, per esempio,

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pu reggere un complemento come di se stesso (ma non pu reggere un complemento come Dagli altri) mentre un aggettivo come utile esibisce il comportamento opposto (cfr. utile agli altri ma utile di se stesso). Oltre a condividere la nozione di categoria sintattica, morfologia e sintassi interagiscono in diversi domini grammaticali. Per esempio in quello che si chiama accordo: perch una frase sia grammaticalmente corretta debbono essere rispettate le regole dellaccordo. In italiano, per esempio, il verbo si accorda in numero col soggetto (17a-a ), laggettivo si accorda in genere e numero con il nome (17b-b): (17) a. il bambino afferra il giocattolo a. i bambini afferrano il giocattolo b. la casa nuova e costosa b. le case nuove e costose Ora, come si vede, laccordo un fenomeno che riguarda sintagmi interi e non una singola parola (per esempio in (17b) si vede che tutto il sintagma nominale al plurale) e in questo senso un fenomeno sintattico [Le categorie sintagmatiche sono al di fuori della portata della morfologia in quanto tipicamente la morfologia (secondo quanto visto in 1.2.) aggiunge un affisso ad una parola di una determinata categoria e non ad un sintagma. Cfr. pi avanti 8.4.]) ma laggiunta delle desinenze flessive unoperazione compiuta dalle regole morfologiche. Riassumendo, potremmo dire che sintassi e morfologia sono due componenti separat della grammatica ed hanno funzioni diverse nel senso che la sintassi si occupa della costruzione dei diversi tipi di frasi, mentre la morfologia si occupa della costruzione dei diversi tipi di parole. La nozione di parola per quel che sintassi e morfologa hanno in comune, dato che la parola ha sia aspetti morfologici (per esempio le diverse forme che pu assumere) sia aspetti sintattici (per esempio i complementi che pu reggere). 1.4. Identificazione delle categorie Nel diagramma ad albero in (1) vi sono due tipi di categorie: le / pag. 29/ categorie sintagmatiche e le categorie lessicali. Le prime sono di esclusiva pertinenza della sintassi e sono del seguente tipo: (18) sintagma nominale (SN): i magistrati sintagma aggettivale (SA): molto intelligenti sintagma verbale (SV): leggono gli atti sintagma preposizionale (SP): con attenzione Le categorie lessicali, come si detto sopra, sono di dominio sia della sintassi, che della morfologia; sono anzi al confine tra le due come si vedr meglio in seguito, e sono del seguente tipo: (19) nome (N): magistrati, atti, attenzione aggettivo (A): intelligenti verbo (V): leggono preposizione (P): con avverbio (Avv): molto, intelligentemente Il problema che affronteremo ora il seguente: come si identificano le categorie lessicali? In altre parole, come facciamo a sapere che magistrato E UN nome? Oppure che intelligente E UN aggettivo mentre intelligentemente UN avverbio? La tradizione aristotelica risponderebbe a questo quesito su basi semantiche: i nomi rappresentano una sostanza (ed infatti quelli che noi qui chiamiamo nomi vengono chiamati nella tradizione aristotelica sostantivi), gli aggettivi rappresentano qualit e cos via39. Questo criterio stato soppiantato in tempi recenti per via di incongruenze ovvie cui va incontro: ad esempio, difficilmente si potrebbe sostenere che un nome come leggerezza rappresenta una sostanza. In luogo di criteri semantici, si fatto strada un criterio

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distribuzionale, che si basa fondamentalmente sulla nozione di contesto. 1.4.1. La nozione di contesto Ogni unit linguistica (suono, parola, frase...) pu occorrere in certe posizioni, o contesti, e non in altri. Il suono [p] in italiano per esempio pu occorrere nei seguenti contesti [Il segno # indica il confine di parola, sia linizio sia la fine, per cui una parola come fame pu essere rappresentata come #fame#. Il segno - indica il luogo in cui ununit designata si trova. Quindi # - indica la posizione iniziale di parola, altrimenti detto, la posizione che segue immediatamente il confine di inizio, quella occupata da f in #fame#. - # indica la posizione fine di parola, altrimenti detto, la posizione che precede immediatamente il confine, quella occupata da e in #farne#. La posizione V - V (cio tra due vocali) indica ad esempio la posizione di m infame; la posizione C - C (cio tra due consonanti) indica la posizione occupata da a sempre in fame.] /pag. 30/ (20) inizio di parola prima di Vocale # V [p]are inizio di parola prima di Consonante # C [p]rima [Una [p] pu stare allinizio di parola prima di certe consonanti, ma non di tutte, cfr. premere plenilunio pneumatico, ecc. ma *pf_ *pb_ *pv.. ecc.] tra due vocali V V a[p]e lo stesso suono non pu occorrere in unaltra serie di contesti: (21) fine di parola # * ... p [In italiano, parole come stop sono uneccezione dato che di norma in questa lingua le parole terminano in vocale. Fanno eccezione poche parole indigene come non, per (che terminano in sonorante - o prestiti come sport, scoop, spot, audience [O: djans].] dopo una occlusiva b *bp prima di una occlusiva b *pb tra due consonanti occlusive C C *tpg, *kpt [p], [b], [t], [d], [k] [g] sono suoni occlusivi. Se le due consonanti sono invece due [r] o [r] ed [1], allora la sequenza possibile (cfr. sorpresa, surplus). Un suono pu essere definito (formalmente) attraverso la somma dei contesti in cui pu comparire. Lo stesso pu valere per le parole. Gli articoli, per esempio, quando vi sono, occorrono obbligatoriamente in italiano [Ma anche in inglese, francese, spagnolo ecc. Non cosi in rumeno, per esempio, dove la sequenza cursurile i corsi significa letteralmente corsi i.] prima del nome (cfr. (22a)), mai dopo il nome (cfr. (22b)): (22) a. un ufficiale b. *ufficiale un il libro* *libro il Si potr simbolizzare questo fatto, dicendo che larticolo in italiano occorre nella posizione N cio in posizione prenominale. Laggettivo definito invece da contesti di occorrenza diversi, dato che (in italiano) pu occorrere sia in posizione prenominale che postnominale: (23) un alto prezzo Det N un prezzo alto DetN Sulla nozione di occorrenza in un dato contesto o in una certa serie di contesti si basa il criterio distribuzionale. /pag. 31/ 1.4.2. II criterio distribuzionale Cerchiamo ora di dare risposta al quesito che ci siamo posti sopra: come fare a distinguere tra laggettivo intelligente e lavverbio intelligentemente. Iniziamo col considerare i diversi

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contesti in cui le due parole possono o non possono occorrere: (24) a. G. intelligente b. il cantautore intelligente c. lintelligente gattino a. *G. intelligentemente b. *il cantautore intelligentemente c. *lintelligentemente gattino d. *G. discute intelligente e. * intelligente che G. discute d. G. discute intelligentemente e. intelligentemente che G. discute f. intelligente +issimo (intelligentissimo) g. intelligente + i (intelligenti) f. *intelligentemente +issimo (*intelligentementissimo) g. *intelligentemente +i (*intelligentementi) In (24) si osserva che laggettivo pu comparire in posizione predicativa (24a), in posizione postnominale (24b) e in posizione prenominale (24c) mentre nelle corrispettive costruzioni in (24a-c) lavverbio non pu comparire. Si osserva ancora che laggettivo non pu occorrere dopo un verbo come discutere (24d) e nemmeno in costruzioni scisse (24e), mentre il contrario vero per lavverbio (24d-e). Infine, si osserva che laggettivo pu essere unito al suffisso del superlativo (24f) o alle desinenze del plurale (24g) mentre lavverbio, essendo invariabile, non pu prendere tali terminazioni (24f -g ). In sostanza, la forma intelligente pu comparire in un certo numero di contesti, mentre la forma intelligentemente pu comparire in un altro insieme di contesti. Questa distribuzione delle due forme ci dice che si tratta di due categorie grammaticali diverse [A dire il vero, aggettivo e avverbio sono sl categorie diverse, ma non poi tanto lontane, come potrebbero esserlo, per esempio Nome ed Avverbio. Ed infatti esiste almeno un contesto comune sia allaggettivo che allavverbio, come si pu vedere dal seguente esempio: meno intelligente e meno intelligentemente.]. Per lidentificazione delle varie categorie, sono stati sviluppati dei veri e propri test. Un test per aggettivit, per cos dire, prevede risposte positive ad interrogativi come i seguenti: (25) si pu trovare dopo il nome? [Come si visto, in italiano laggettivo pu trovarsi sia in posizione prenominale sia in posizione postnominale, anche se la seconda quella pi normale. Vi sono, infatti, certi aggettivi che possono comparire solo in una delle due posizioni, quella postnominale, come si vede con i seguenti esempi: la scatola cranica ma *la cranica scatola, lorario ferroviazzo ma *il ferroviario orario.] /pag. 32/ si pu trovare in posizione predicativa? si pu trovare prima di -issimo? Concludendo, si pu supporre che ogni categoria sintattica (nome, aggettivo, verbo, avverbio, ecc.) sia caratterizzabile in base alla somma dei contesti in cui pu occorrere e che la somma dei contesti in cui occorre una categoria sia diversa dalla somma dei contesti in cui pu occorrere unaltra categoria. 1.5. Morfologia come classificazione delle parti del discorso Se consultiamo una buona grammatica di impostazione tradizionale, come Battaglia e Pernicone [1951], apprendiamo che la morfologia distingue e valuta la parola [...] come semplice categoria o parte del discorso (p. 82). In altri termini, alla morfologia assegnato, in questa prospettiva, il compito di classificare le parti del discorso e le loro variazioni formali. La morfologia di una data lingua dovr dunque identificare i verbi, i

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nomi, gli aggettivi, ecc. e definire le loro possibili variazioni formali (singolare/ plurale, presente/ passato, ecc.) [La morfologia classica dellitaliano identifica nove parti del discorso di cui cinque variabili (nome, aggettivo, verbo, pronome, articolo) e quattro invariabili (avverbio, esclamazione, congiunzione, preposizione)]. Questa visione della morfologia, che di tipo classificatorio, una fase necessaria, ma non esaurisce tutti i possibili obiettivi della morfologia. una fase necessaria [Lidentificazione delle categorie non di per s un compito n facile n banale. In somalo, ad esempio, esistono parole per le quali molto difficile decidere se si tratti di verbi o di aggettivi, ma anche in lingue pi studiate e pi note esistono problemi di classificazione. In italiano, per esempio, vecchio nome o aggettivo? Ridente verbo 0 aggettivo? Sopra avverbio o preposizione?] perch lidentificazione delle categorie grammaticali fondamentale per la conoscenza di un sistema linguistico; basti pensare a quante differenze (morfologiche, sintattiche, semantiche) vi sono tra le diverse categorie e al fatto che, comunque, ogni frase ha un impianto categoriale che ne costituisce, per cos dire, lossatura. Lidentificazione delle categorie non per sufficiente perch se la morfologia deve includere lo studio delle forme, deve poter cogliere anche laspetto dinamico della formazione delle parole e cio per esempio quali sono i derivati possibili di vecchio (vecchiaia e vecchiezza ma non *vecchitudine o *vecchit). Tale aspetto affidato ai processi dei quali ci si serve per formare parole nuove e cio derivazione e composizione. /pag. 33/ 1.6. Morfologia come processo Si consideri una parola come indubitabilmente. Dal punto di vista categoriale un avverbio. Il compito classificatorio potrebbe dunque concludersi qui. Dal punto di vista che abbiamo chiamato dinamico invece ci si pu chiedere come questo avverbio stato costruito. Per esempio, si pu supporre che allaggettivo indubitabile sia stato aggiunto il suffisso -mente secondo la modalit suggerita qui sotto: (26) indubitabile aggettivo di base indubitabile + mente aggiunta di -mente indubitabilmente cancellazione di e Ma laggettivo da cui siamo partiti, indubitabile, a sua volta scomponibile in un prefisso in- pi un aggettivo, dubitabile, e questultimo a sua volta costruito a partire dal verbo dubita(re) [Abbiamo posto tra parentesi la desinenza flessiva del verbo (re) perch supporremo qui che la forma del verbo cui si applicano i processi derivazionali non sia linfinito (dubitare) ma il tema (cio la radice dubit pi l vocale tematica a, che in italiano segnala lappartenenza del verbo alla prima coniugazione)] pi un suffisso -bile. Ricostruendo tutto il processo, possiamo supporre che le varie fasi di formazione della parola in questione siano le seguenti 54: (27) dubita verbo di base dubitabile aggiunta di -bile indubitabile aggiunta di inindubitabilemente aggiunta di -mente indubitabilmente cancellazione di e La parola indubitabilmente, che categorialmente un avverbio, stata costruita attraverso una serie di processi, ognuno dei quali ha portato ad una nuova categoria: Verbo > Aggettivo > Aggettivo > Avverbio. questo aspetto di formazione che chiameremo dinamico. Anche per quel che riguarda la composizione, ci si pu concentrare sul solo risultato (capostazione un nome, dolceamaro un aggettivo), oppure sul processo: capostazione formato da due nomi, capo e stazione, che intrattengono tra di loro un certo tipo di relazione grammaticale e semantica, nel senso, per esempio, che si tratta del capo della stazione e non

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della stazione del capo; dolceamaro un aggettivo formato da due aggettivi che stanno tra loro in un rapporto di coordinazione. Ci si pu quindi domandare quali nomi, quali aggettivi, quali verbi possono essere combinati per formare parole composte, dato che, come si vede qui sotto per un piccolo campione, non tutte le combinazioni portano a risultati accettabili (come composti): /pag. 34/ (28) Nome Nome *capo-telefono *sollievo-autarchia *luce-interrogazione Agg Agg dolce-vecchio *amaro-dispari *contrario-agricolo Si pu poi affrontare la questione dellordine degli elementi costitutivi dei composti, detti costituenti. Perch capostazione un composto ben formato mentre stazionecapo sembra non esserlo? Perch cassaforte ben formato mentre fortecassa no? Si pu ancora cercare di capire perch stazioncina e fortissima sono due parole del tutto normali ma poste in un composto rendono il composto anomalo: ?capostazioncina [Un punto interrogativo premesso ad una forma indica grammaticalit dubbia. Vi sono quindi diverse gradazioni di grammaticalit: a) forme perfettamente grammaticali, b) forme di grammaticalit dubbia, precedute da ?, c) forme non grammaticali, precedute da *.], ?cassafortissima. E perch, ancora, la combinazione di categorie uguali non d sempre, come risultato, la stessa categoria, come si vede qui sotto: (29) Nome +Nome > Nome: capo stazione > capostazione Agg +Agg > Agg: dolce amaro > dolceamaro Verbo + Verbo > Nome: sali scendi > saliscendi Possiamo ancora chiederci come mai nella combinazione di Aggettivo e Nome una volta prevalga il nome e una volta prevalga lAggettivo: (30) Agg +Nome > Agg: verde botiglia > verde-botiglia Agg +Nome > Nome: alto piano > altopiano Ci si pu pertanto porre il problema non solo di classificare le parole, ma anche di capire attraverso quali vie sono state formate, obbedendo a quali principi, violandone quali altri. In conclusione, esiste un punto di vista che abbiamo chiamato dinamico che consiste nello scoprire attraverso quali vie le parole arrivano ad essere costruite. Naturalmente questo punto di vista presuppone ed integra lapproccio che abbiamo chiamato classificatorio, il cui scopo principale quello di identificare le parti del discorso o le categorie lessicali. 1.7. La base empirica della morfologia Sulla base di quanto si visto sin qui, si pu sostenere che la morfologia ha s un compito classificatorio, che consiste nella individuazione /pag. 35/ delle parti del discorso o, come diremmo con terminologia pi aggiornata, nella individuazione delle categorie lessicali di cui dispone una lingua, ma la morfologia deve occuparsi anche dei processi produttivi che sottostanno alla formazione delle parole (e quindi dei processi di derivazione e di composizione) e della loro flessione. importante che i criteri e i presupposti delle analisi siano definiti esplicitamente . Ma quali sono i dati che la morfologia chiamata a descrivere ed a spiegare? Fondamentalmente sono state fornite, nel corso del tempo, due risposte diverse a questo quesito, e cio il corpus e la competenza dei parlanti. Anche in questo caso, sosterremo che si tratta di due punti di vista non antitetici ma necessariamente complementari. 1.7.1. II corpus La morfologia tradizionale si basa essenzialmente sulla nozione di corpus, vale a dire su un insieme di dati (nel caso della morfologia di parole, nel caso della sintassi di frasi) derivanti

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da testi scritti o da registrazioni di testi orali. La Divina Commedia potrebbe costituire un corpus, ma anche i copioni cinematografici dei film di Antonioni, cos come le registrazioni dei discorsi di Pannella, ma anche i graffiti sui muri di una citt o i fax di una ditta, e cos via. Anche la somma di tutti questi corpora costituirebbe un corpus, ma naturalmente un corpus eterogeneo, dato che - mescolando tutti i corpora indicati qui sopra - si troverebbe che la terza persona plurale del presente indicativo del verbo potere presumibilmente possono nellitaliano contemporaneo (Antonioni, Pannella) ma ponno (Inf XXI, 10) o posson (Inf. VII, 126) in Dante. Naturalmente ogni tipo di corpus avr delle propriet specifiche: se confrontiamo un corpus scritto con un corpus orale troveremo delle differenze dovute alle due diverse condizioni duso. Per esempio, potremmo trovare geografia nel corpus scritto (con la conservazione della struttura morfologica della parola, cio geo+grafia) ma giografi in quello parlato (dove la struttura morfologica parzialmente oscurata). Dato un corpus, il linguista dovr analizzare le forme ivi contenute e da quelle estrarre delle regolarit. Ogni corpus ha per delle limitazioni intrinseche. Basta un piccolo esperimento per provarlo. Il LIF un Lessico di frequenza della lingua italiana ricavato a partire da mezzo milione di occorrenze tratte da diversi tipi di testi (opere teatrali, romanzi, copioni cinematografici, periodici, sussidiari scolastici). /pag. 36/ Scegliamo a caso un verbo, il verbo incidere. Le forme elencate sono le seguenti: (31) incidere incide incidendogli incidere incidersi incisa incise inciso Qualunque parlante nativo dellitaliano in grado di aggiungere altre forme che il LIF non contiene, come ad es. incido, incidiamo, incideva, incisero ecc. e forse incisore, incisori, reincidere, ecc. Se la base empirica da cui partiamo un corpus i risultati cui possiamo pervenire sono predeterminati dal corpus stesso. Un corpus non ci pu dire per esempio se un dato fenomeno produttivo oppure no: se il corpus in questione, ad esempio, contempla parole come ramingo, casalingo e solingo, saremo portati a pensare che esiste un suffisso -fingo, ma non possiamo interrogare il corpus su quante altre formazioni in -fingo sono possibili. Molte altre? Oppure pochissime altre? Se interroghiamo invece un parlante nativo avremo la risposta, dato che solo a fatica sar in grado di trovare altre parole in -fingo. . Un corpus un insieme chiuso. Pu essere molto ampio, ma sempre chiuso. In genere, un corpus non contiene indicazioni di forme non grammaticali. Il confronto tra forme grammaticali e forme non grammaticali invece prezioso. Se il nostro corpus, ad esempio, contiene la forma comodoso [neologismo coniato nella prima met degli anni Ottanta e usato nella propaganda di una autovettura.] avremo limpressione che il suffisso -oso si pu aggiungere ad aggettivi (comodo +oso). Ma solo il controllo con diversi aggettivi (facile + oso, *dolce + oso, *gentile + oso, ecc.) che ci rivela come questa prima impressione sia erronea e che la stranezza di comodoso deriva proprio dal fatto che si tratta di una parola costruita in violazione di qualche norma (per esempio una norma che impone che -oso si aggiunga a nomi, come in famoso, scrupoloso, ecc.). E per altamente improbabile che in un corpus si trovino le forme asteriscate che hanno reso possibile la conclusione che -oso di norma non si aggiunge ad aggettivi. Se ne pu concludere che ogni corpus incompleto e che necessario integrare i dati di un corpus con altri tipi di dati.

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Il corpus per non solo un insieme di dati incompleto, anche un insieme di dati che condiziona le analisi possibili, come si vedr nel paragrafo seguente. /pag. 37/ 1.7.2. Corpus e segmentazione Analizzare un corpus (scritto od orale che sia) di una lingua significa innanzi tutto segmentarlo in unit (parole); tali unit vengono poi analizzate nelle loro parti costituenti pi piccole. ll prodotto finale di tali operazioni sar fondamentalmente una lista di parole elencate come parti del discorso e una lista di unit come prefissi, suffissi, desinenze flessive, ecc. Ad esempio una parola come ineludibile pu essere segmentata nel modo seguente: in +eludi +bil +e [Quella data non lunica analisi possibile (cfr., per es. in +elud+ibil+e, in +elud+i+bil+e).] e le sue parti classificate come Verbo (elud-ere), prefisso (in-), suffisso (bil(e), e desinenza flessiva (-e). I limiti di tali procedure sono molteplici. Lo strumento della segmentazione come tecnica di analisi, porta s allidentificazione dei costituenti [Un costituente un elemento che entra a far parte, insieme ad altri costituenti, di una costruzione pi grande. Se a+b formano una costruzione, si pu dire che a e b sono due costituenti di quella costruzione. La nozione di costituente vale per tutti i componenti della grammatica. In sintassi, per esempio nella costruzione frasale> Giovanni lesse, vi sono due costituenti: Giovanni e lesse. Nella costruzione morfologica dolcemente vi sono due costituenti: dolce e mente. In fonologia, nella sillaba con vi sono tre costituenti, lincipit (c), il nucleo (o) e la coda (n)] delle forme complesse, ma poco ci dice sul tipo di rapporti che intercorrono tra i costituenti stessi. Le parole complesse sono pi che una semplice giustapposizione di pezzi: la parola famoso evidentemente costruita a partire da fama +oso ma in che modo? fama che seleziona il suffisso o oso che seleziona la parola? Le due unit stanno allo stesso livello o fanno parte di livelli linguistici diversi? Una analisi della parola famoso in fan +oso non pu rispondere a quesiti di questo tipo. Inoltre, le parole complesse non sono solo formate per semplice giustapposizione; in certi casi si pu dimostrare infatti che esiste una storia derivazionale e una sola, si pu cio dimostrare che se la formazione di una parola richiede pi processi, tali processi debbono essere ordinati in un modo e non in un altro. Si consideri, ad esempio, la parola immangiabile, una parola con una base (mangia) un prefisso (in-) e un suffisso (-bile). Lanalisi di questa parola non pu essere soltanto in+ mangia+ bile (vale a dire una semplice concatenazione di elementi) perch tale analisi non rende espliciti i processi attraverso cui la parola in questione stata formata. Vi sono diversi modi in cui si pu ipotizzare che tale parola sia stata costruita, tra cui i seguenti: (32) a. mangia mangia +bile in + mangia + bile b. mangia -in + mangia in + mangia + bile Alle due analisi di (32) corrispondono ipotesi diverse su qual / pag. 38/ la struttura interna della parola in esame: a (32a) corrisponde (33a) ed a (32b) corrisponde (33b) [La struttura data qui molto semplificata. Sulla struttura interna delle parole complesse, cfr. cap. 4 e 9.5.]: (32) a. in [mangia + bile] b. [in + mangia] + bile Secondo (33a) la parola stata prima suffissata e poi prefissata, (33b) presenta invece lordine inverso. Ora (33b) non accettabile perch prevede una fase (in + mangia) altamente controintuitiva e cio laggiunta di un prefisso negativo ad un verbo [il prefisso negativo in- si aggiunge ad aggettivi (cfr. in +adatto, in +elegante, ecc.) non a verbi. Vi un prefisso in- che si aggiunge a verbi (cfr. in +mettere, in +correre) ma ha significato direzionale]. Da questo esempio si possono trarre alcune conclusioni (che dovranno tutte essere sviluppate pi avanti) e cio: a) esistono modi diversi per costruire una parola complessa, b) le parole complesse hanno una struttura interna, che desumibile dalla loro storia derivazionale, c) la tecnica della segmentazione, basata su un corpus statico, non fornisce

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elementi per scegliere tra analisi alternative. E pertanto necessario corroborare i dati tratti da corpora con altri dati. 1.7.3. La competenza dei parlanti Un parlante nativo di una data lingua possiede, come si detto, delle conoscenze sulla propria lingua. Queste conoscenze o sono acquisite nel corso della vita o sono parte di una dotazione biologica innata. Non entreremo qui in questo importante dibattito della linguistica contemporanea, ma assumeremo che ogni parlante abbia presente nella propria mente una certa competenza linguistica. Tale competenza tutto ci che un parlante sa della propria lingua. Ci che il parlante sa un insieme difficilmente determinabile di conoscenze, dalle pi banali alle pi complesse. Banalmente, un parlante nativo dellitaliano sa che tavolo una parola della sua lingua mentre Tafel non lo . In modi pi complessi da spiegare, un parlante sa che mentre da (34a) pu ricavare (34a), da (34b) non pu ricavare (34b) [La non grammaticalit della frase in b determinata dalla violazione della condizione di soggiacenza, per la quale]: (34) a. G. ha trovato una foto di qualcuno a. di chi G. ha trovato una foto? b. G. ha sentito una storia su una foto di qualcuno b. *di chi G. ha sentito una storia su una foto? /pag. 39/ Ci che il parlante sa della propria lingua costituisce la sua competenza linguistica mentre ci che il parlante fa appartiene al dominio della esecuzione. ll paragone non perfetto, ma si pu pensare al fatto che dello stesso spartito musicale diverse orchestre possono dare esecuzioni diverse. Cos come unesecuzione musicale pu essere influenzata da fattori non musicali (come lacustica del luogo, lindisposizione del primo violino, ecc.) i fatti di esecuzione linguistica possono essere influenzati da diversi fenomeni extralinguistici (limiti di memoria, false partenze, patologie varie, ecc.) e riguardano luso concreto che i parlanti fanno della lingua. Ci si pu a questo punto chiedere, che cosa un parlante nativo dellitaliano sa delle parole della propria lingua. Egli sa che certe parole appartengono alla sua lingua (35a) mentre altre no (35b) o (35c): (35) a. cane b. buna c. drloto libro tiso Pferd Un parlante sa anche che vi differenza tra le parole di (35b) e quelle di (35c) e cio che le prime sono parole non esistenti ma pur sempre possibili in italiano, mentre le seconde non solo non esistono ma non sarebbero nemmeno possibili. Un parlante sa che una data parola un verbo o un nome e quindi conosce le categorie lessicali delle parole, sa se un verbo transitivo oppure intransitivo, sa se un nome astratto o concreto, sa, a partire da un verbo (o da un nome), coniugarlo (declinarlo) in tutte le sue possibili forme flesse, sa che certe unit sono semplici mentre altre sono complesse. Un parlante sa formare parole nuove, per esempio un avverbio in -mente a partire da un aggettivo (dolce -> dolcemente), sa formare una parola in -bile a partire da un verbo (mangia ---> mangiabile), sa formare diminutivi (libro > libretto), accrescitivi (libro > librone), vezzeggiativi (libro -j libricino). Sa formare parole prefissate (moglie ---> exmoglie), sa formare parole suffissate e prefissate (ex-mogliett-ina). Sa formare parole composte (uomoradar, uomo-scimmia, uomo-rana, uomo-civetta). Un parlante sa fare tutte queste cose e sicuramente molte altre ancora: una lista esaustiva delle capacit linguistiche delluomo non ancora stata fatta, ma quanto visto sin qui sufficiente a dare unidea della complessit del campo che stiamo delineando. Ci basti pertanto concludere dicendo che il compito della morfologia di dar conto di tutto ci che i parlanti nativi di una data lingua sanno sulle parole di quella lingua e sui processi

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che sottostanno alla loro formazione. /pag. 40/ 1.7.4. Morfologia minore In italiano esistono dei procedimenti di formazione di parola che sono sporadici, non prevedibili. Si tratta di processi, che chiameremo di morfologia minore, che non possono essere descritti n come derivazione n come composizione, si tratta piuttosto - nella maggioranza dei casi - di cancellazioni. Si considerino i seguenti esempi: (36) a. anche la CGIL pu sbagliare b. la TV potrebbe avere una grande funzione educativa c. la prof di scienze severa d. due parole di spiega non farebbero male Le parole in corsivo risultano tutte dallabbreviazione di unit pi lunghe: Confederazione Generale Italiana (del) Lavoro, televisione, professoressa, spiegazione. Naturalmente si tratta di processi diversi: in (36a) stato formato un acronimo a partire dalle lettere (lettere, si noti, non suoni [Il suono iniziale di confederazione velare [k], mentre quello della sigla CGIL palatale [tS]]) iniziali di ogni parola del sintagma di partenza. Acronimi si possono formare anche sulla base delle sillabe iniziali (cfr. ALPRO da alleanza (per il) progresso, ASCOM da associazione commercianti). Fondamentalmente anche tv un acronimo, ma la base di partenza una parola (complessa), non un sintagma. Altri processi si debbono supporre per parole come polfer da polizia ferroviaria. Tali formazioni sono chiamate parole-macedonia o incroci e derivano da abbreviazioni di parti di parole. Altri esempi, di origine inglese, ma ormai penetrati stabilmente in italiano sono motel (da motor + hotel) o smog (da smoke fumo e fog nebbia). (360 e (36d) sono invece diversi: qui si tratta di sottrazione di una parte della parola iniziale. I due casi non sono per assimilabili. In prof la parte sottratta essoressa che non ununit morfologica (per esempio non un suffisso). In spiega invece, la parte sottratta una unit morfologica e cio -zione: in questo caso sembra lecito pensare che si sia partiti da destra e ci si sia arrestati al confine di ununit morfologica: la parte cancellata cio il suffisso -zione. Tra gli esempi (36a) e (36b) da una parte e gli esempi (36c) e (36d) dallaltra esiste per una differenza di registro linguistico: (36a) e (36b) fanno parte della lingua standard, mentre (36c) e (36d) appartengono piuttosto a linguaggi settoriali e in certi contesti sarebbero stigmatizzati. Vi sono anche altri modi in cui le parole entrano a far parte di una data lingua, per esempio attraverso prestiti (come croissant dal francese o yogurt dal turco), calchi (come grattacielo dallinglese skyscraper [Si noti che la forma inglese combina i suoi elementi in modo diverso dallitaliano. Skyscraper pu essere cos parafrasato alla lettera: cielo + gratta + tore.], / pag. 41/ retroformazioni (come la creazione in inglese del verbo edit da editor) ed ideofoni (come ad es. glu glu; bla bla, ecc.). Queste formazioni sono il prodotto di una morfologia che abbiamo chiamato minore perch si tratta di fenomeni sporadici, non prevedibili, in alcuni casi limitati alle lingue che posseggono alfabeti. Parole formate con questi procedimenti hanno struttura interna, ma tale struttura non facilmente riconoscibile: parole come NATO, OPEC, sentite per la prima volta non sono in alcun modo analizzabili. 1.8. Sommario In questo capitolo abbiamo introdotto la nozione di grammatica, intesa come linsieme di conoscenze linguistiche che i parlanti hanno della propria lingua (1.1. ). Abbiamo poi delineato un modello generale di grammatica elencando i suoi componenti fondamentali (1. 1. 1. ). Abbiamo quindi rivolto la nostra attenzione ad uno di questi componenti, la morfologia, che si detto consistere principalmente di derivazione, composizione e flessione (1.2.) e ne abbiamo visto i rapporti con altri componenti della grammatica (1.3. ), in particolare con la

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fonologia (1.3.1. ), con la semantica (1.3.2.) e con la sintassi (1.3.3. ). Data la centralit delle categorie lessicali in morfologia, si sono visti i criteri per la loro identificazione (1.4.) che sono basati principalmente sulla nozione di distribuzione e di contesto (1.4.1. ). Abbiamo poi esaminato una definizione tradizionale di morfologia (classificazione delle parti del discorso) (1.5.) e labbiamo confrontata con una visione pi dinamica (studio dei processi morfologici) (1.6.). Se ne concluso che la morfologia ha s dei compiti classificatori ma che, accanto a questi, deve studiare i processi dinamici che soggiacciono alla formazione delle parole e della loro flessione. Ci siamo infine chiesti quali sono i dati che la morfologia chiamata a spiegare (1.7.) ed abbiamo concluso che accanto ai dati che provengono da corpora (1.7.1.) ai quali si applica la tecnica della segmentazione (1.7.2.), la morfologia deve dar conto della competenza dei parlanti e cio di tutto quel che i parlanti di una lingua sanno della morfologia di quella lingua (1.7.3. ). Abbiamo infine escluso dallambito del nostro studio la morfologia minore, vale a dire la formazione delle sigle, degli acronimi, e delle cosiddette parole-macedonia (1.7.4.). /pag. 42/ 1.9. Indicazioni bibiiografiche La nozione di grammatica: Chomsky [1957; 1965; 1975; 19851. Morfologia: Anderson [1988]; Aronoff [1976]; Bauer [1988]; Carstairs [1992]; Lieber [1980]; Marchand [1969]; Matthews [1974]; Mioni [1992]; Scalise [1984]; Spencer [1991]; Varela [1990]. Strutturalismo: Lepschy [1966]. Morfologia minore: Mioni [1990]; Thornton [1993].

CAPITOLO 2: MORFEMA E PAROLA 2.0. Introduzione Nel capitolo precedente, si detto che il componente lessicale consta di unit di base e di regole morfologiche. Non ci siamo per pronunciati sulla natura delle unit di base. Le teorie morfologiche contemporanee sono - grosso modo - divise tra teorie che assumono la parola e quelle che assumono il morfema come unit di base. Vi sono dunque teorie morfologiche basate sulle parole e teorie morfologiche basate sul morfema. In questo capitolo, dopo aver preso in esame la nozione di morfema (2.1. s.) e la nozione di parola (2.2. s. ), giungeremo alla conclusione che litaliano ha una morfologia basata sulle parole e non sui morfemi. 2.1. Morfema ll m o r f e m a la pi piccola unit linguistica dotata di significato [Cfr. Hockett [1958: 123]. Harris [1942: 169] definisce morfema Ogni sequenza di fonemi che ha significato e che non composta di sequenze pi piccole dotate di significato.]. Nella parola inglese boys ragazzi sono riconoscibili due morfemi, boy e s: il primo un morfema lessicale (dal significato umano, maschio, non adulto) e il secondo un morfema grammaticale (il significato di s infatti plurale). Nella parola italiana celermente sono riconoscibili due morfemi: il morfema lessicale celer e il suffisso mente; nella parola amavo sono riconoscibili i seguenti morfemi: il morfema lessicale am, la vocale tematica a, il morfema di tempo e modo v e il morfema di persona e numero o. Un morfema pu essere cos piccolo da essere costituito da un / pag. 45/ solo fonema:per esempio il morfema s del plurale inglese nellesempio inglese visto sopra costituito da un solo fonema, /s/; e in italiano un morfema (una congiunzione, come ad es. in giallo e verde) ed costituito da un solo fonema / e /. Generalmente, per, un morfema costituito da pi fonemi.

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Morfema e parola possono coincidere: in italiano, bar, ieri, che, sempre, trib, sono parole costituite da un solo morfema: si dicono pertanto monomorfemiche. Celermente, avantieri, ragazzo sono invece parole bimorfemiche mentre una parola come crocerossine plurimorfemica (croc+e+ross+in+e). 2.1.1. Morfema e allomorfi Il termine morfema designa propriamente una unit astratta che rappresentata a livello concreto da un allomorfo (o morfo). La distinzione parallela a quella nota in fonologia: fonologia morfologia livello astratto fonema morfema livello concreto allofoni allomorfi Generalmente un morfema rappresentato da un solo allomorfo. Vi sono casi per in cui un morfema pu essere rappresentato da pi allomorfi, come esemplificheremo con un caso molto noto di allomorfia: la formazione del plurale in inglese. Graficamente, il plurale regolare inglese marcato con una s [Questa regola non si applica, ovviamente a plurali irregolari come mouse/mice topo/i, ox/oxen bue/buoi, man/men uomo/ uomini, child/children bambino /i] (per es. cat > cats gatto, gatti, dog > dogs cane, cani, rose > roses rosa, rose). Foneticamente invece, si riscontrano tre realizzazioni diverse [s], [z] e [iz], infatti si dice cat [s] con la sibilante sorda, ma dog [z] con la sibilante sonora e rox [iz] con un suono vocalico pi la sibilante sonora. Queste tre realizzazioni sono condizionate dal contesto, come si vede in (2): (2) a. [-s] dopo consonanti sorde (come [k t p f]) b. [-z] dopo consonanti sonore (come [b g d v 1 m n r] e vocali) c. [-iz] dopo consonanti stridenti (come [s z S dZ]) /pag. 46/ Il plurale dei seguenti gruppi di parole sar dunque come segue: (3) a. rock[s] rocce, rat[s] ratti, hip[s] fianchi, cliff[s] scogliere b. tub [z], vasche, rug [z] tappetini, head [z] teste, stove [z] stufe, fool [z] folli, room [z] camere, ton [z], tonnellate, car [z] macchine, toy [z] giochi, cow [z] mucche, shoe [z] scarpe, bra [z] reggipetto c. loss [iz] perdite, dish [iz] piatti, pinch [iz] pizzichi, edg [iz] angoli, ax [iz] asce, adz [iz] asce Come si vede, ognuno di questi tre allomor$ compare in contesti definiti e in quei contesti gli altri allomorfi non possono comparire. In casi come questi, si dice che i tre allomorfi hanno distribuzione c o m -p 1 e m e n t a r e. Una rappresentazione grafica di quanto abbiamo detto sin qui la seguente: (4) morfema del plurale s allomorfi s z iz Una soluzione alternativa a quella appena vista sarebbe di sostenere che in inglese vi sono tre morfemi distinti di pluralit, ci che si rappresenterebbe in questo modo: (5) morfema del plurale s z iz allomorfi s z iz Ai motivi che spingono verso la prima soluzione, evidentemente pi economica, dedicato il paragrafo seguente. 2.1.2. Analisi in morfemi Lanalisi in morfemi stata codificata in modi esemplari dalla tradizione dello strutturalismo statunitense. Per un esempio, seguiremo qui Nida", da cui deriviamo due principi di analisi e i dati per lillustrazione del primo principio. Principio l: Forme che hanno significato uguale e forma fonemica uguale in tutte le loro

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occorrenze costituiscono un solo morfema. Si consideri un insieme di dati tratti da un dialetto azteco di Veracruz: (6) a. nicoka io piango b. nicoka? io piansi {[?] una occlusiva glottidale} /pag. 47/ c. nimayana io ho fame d. nimayana? io avevo fame e. nimayanaya io avevo fame (e ne ho ancora) f. tmayana tu hai fame g. nimayanas io avr fame h. ticoka tu piangi i. nicokaya io piangevo (e piango ancora) 1. nicoka io pianger La procedura di analisi deve seguire le seguenti tappe: 1. si confrontino forme e significati; 2. isolata una possibile coppia forma/significato, si controlli la sua validit in tutti i dati a disposizione; 3. si cerchino altre coppie forma/significato; 4. si identifichino i possibili residui; 5. si assegnino i residui rinvenuti ai morfemi gi trovati oppure si mettano in attesa di ulteriori dati. Se si confrontano i dati in (6a) e (6b) si vede che le forme sono identiche tranne che per [?] che compare in (6b) ma non in (6a). Il significato di (6a) e (6b) diverso nel senso che (6a) significa io piango mentre (6b) significa io piansi. Io piansi per pu essere analizzato come io + piango + passato. In altri termini, la differenza di forma nei dati in esame ?, la differenza di significato passato. Pertanto la prima (possibile) coppia forma significato ?/passato. Si applichi ora il punto 2 della procedura: il confronto tra (6c) e (6d) ci dice che lipotesi fatta sopra giusta. ll primo morfema identificato dunque ? il cui significato passato. Il punto 3 una ripetizione: si confrontino per esempio (6a) e (6h) e (6c) e (6f): se ne conclude che ni significa prima persona singolare (io) mentre ti significa seconda persona singolare (tu). Ma si noti: non possiamo a questo punto essere certi che il morfema sia ni o ti, potrebbe essere anche n o t ed i potrebbe avere un altro significato non ancora noto. Ripetendo le analisi sempre sullo stesso campione di dati, si arriva alla seguente conclusione: (7) a. ni (o forse n) prima persona singolare b. ti (o forse t) seconda persona singolare c. -cokradice dal significato piangere d. mayanradice dal significato aver fame e. -y- o -ay- o -ya passato (azione non completata) f. -s o -as futuro g. ? passato I problemi residui di cui al punto 4. sopra sono ovviamente, quelli relativi ai dati in (7a), (7b), (7e) e (7f). A questo punto dellanalisi non si sa, ad esempio, se la i di ti e ni abbia un significato a parte (per esempio che significhi soggetto singolare) o se faccia parte del morfema che indica la persona. La a finale del verbo fa parte della radice o indica qualche altra caratteristica del verbo come transitivit o altro? A queste / pag. 48/ domande non si pu rispondere sulla base dei dati a disposizione ed elencati in (6). Vi bisogno di altri dati, forniti qui di seguito: (8) m. ankwake voi mangiate n. nitehkawi io salgo o. titehkawi? tu salisti

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p. nitehkawiya io salivo (e sto salendo ancora) q. nitehkawis io salir r. nikwake noi mangiamo Da questi nuovi dati emerge, per esempio, che la i non pu significare soggetto singolare perch compare anche con un soggetto plurale (cfr. (8r)). Non spingeremo oltre lanalisi di questi dati e dal principio 1 passiamo al secondo principio. Principio 2: Forme che hanno lo stesso significato ma che sono diverse dal punto di vista fonologico possono essere un morfema unico ammesso che le differenze osservate si possano spiegare in termini fonologici. Si considerino i seguenti dati: (9) sfortunato disabile inelegante immangiabile irragionevole illogico amorale anabbagliante Si tratta di aggettivi negativi, vale a dire di aggettivi preceduti da un elemento che rende il significato dellaggettivo negativo: inelegante significa non elegante, immangiabile significa non mangiabile ecc. Se ora proviamo ad isolare quegli elementi che esprimono negativit, arriviamo alla seguente analisi: (10) s ( + fortunato) dis ( + abile) in (+ elegante) im ( + mangiabile) ir ( + ragionevole) il ( + logico) a ( + morale) an ( + abbagliante) Secondo la procedura adottata sopra possiamo dunque isolare le seguenti coppie di forma / significato: (11) a. s / NEGAZIONE b. dis / NEGAZIONE c. in / NEGAZIONE d. im / NEGAZIONE /pag. 49/ e. ir / NEGAZIONE f. il /NEGAZIONE g. a / NEGAZIONE h. an / NEGAZIONE A questo punto ci si potrebbe fermare e concludere: litaliano ha almeno otto 4 morfemi di negazione dellaggettivo. Questa sarebbe comunque la conclusione obbligata se avessimo a disposizione solo il Principio 1. ll Principio 2 invece ci permette di spingere pi a fondo lanalisi, con lidea che se vi sono differenze formali che si possono spiegare fonologicamente, allora le diverse varianti possono essere considerate un morfema unico. Si considerino i morfemi in (llc, d, e, f) (che hanno una certa aria di famiglia). Tutti questi morfemi iniziano con una vocale i e sono seguiti da una consonante. Si raccolgano ora altri dati, in modo da osservare in quali contesti compaiono i diversi morfem: (12) a. in + abile in + elegante

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in + utile in + intellegibile in + operoso b. in + tollerabile in + distruttibile in + numerevole c. im + mangiabile im + probabile im + battuto d. ir + ragionevole ir + razionale ir + reale il + logico il + letterato il + legale Analizzando da vicino questi dati, appare che la natura della consonante del morfema negativo determinata dalla natura del suono con cui inizia laggettivo. Si vede infatti che a) si trova [n] (che una nasale dentale) se la parola seguente inizia per vocale, b) si trova ancora [n] se la parola seguente inizia per consonante dentale, c) si trova [m], che una nasale bilabiale, se la parola seguente inizia con [m], [p], [b] che sono consonanti bilabiali, d) si trova [r] se la parola seguente inizia per [r] ed infine e) si trova [1] se la parola seguente inizia per [l]. In sostanza, vi sono le seguenti possibilit: 1) la consonante non cambia, 2) la consonante si assimila per punto di articolazione a quella / pag. 50/ seguente e 3) la consonante si assimila totalmente alla consonante seguente. In altre parole, dato in come morfema negativo, possiamo sempre prevedere le possibili variazioni cui sar soggetto: dipendono dalla consonante seguente secondo quella regola fonologica molto nota chiamata assimilazione della nasale [Vi sono altri casi che qui non abbiamo considerato, per semplicit, e sono lassimilazione alla velare e lassimilazione alla labiodentale. In altre parole se abbiamo [in + cruento] o [in + grato] la /n/ si assimila nel tratto di velarit alla velare seguente /k/ o /g/ e diventa [] o se abbiamo [in +fido], [in +vincibile] la [n] si assimila al tratto labiodentale di [fj o [v] e diventa [].]. In virt del principio 2, diremo quindi che in italiano esiste il morfema negativo in e che questo morfema ha diversi allomorfi determinabili fonologicamente [Si tratta di varianti di tipo combinatorio o contestuale, vale a dire dipendenti dal contesto], situazione che si pu cos schematizzare: (13 ) morfema in / NEGAZIONE allomorfi in im il ir Questo schema suggerisce che vi una forma di base del morfema (in) e che questa forma di base ha diverse realizzazioni. Tali realizzazioni, dette allomorfi, dipendono dal contesto: si trover in prima di vocale o di consonante dentale, im prima di consonante labiale, il prima di l, ir prima di r [Volndo mettere insieme questi due ultimi casi, si dir che [n] si assimila totalmente alla liquida che segue]. Si considerino ora le due forme s- e dis- di (11). Sono due allomorfi dello stesso morfema anchessi? Per rispondere alla domanda necessario raccogliere pi dati, che elenchiamo qui sotto: (14) s + Aggettivo dis +Aggettivo a. *S+onesto a. dis + onesto

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*s + abile dis + abile * s + utile dis + utile * s + incantato dis + incantato * s + educato dis + educato b. s + conveniente b. *dis+conveniente s + cortese *dis + cortese s + fortunato *dis + fortunato s + leale *dis + leale Se i dati a nostra disposizione fossero solo questi, potremmo concludere che s- e dis- sono due allomorfi dello stesso morfema, in particolare /pag. 51/ due allomorfi condizionati dal contesto in quanto dis- sembra comparire se laggettivo inizia per vocale, ma compare invece s- se laggettivo inizia per consonante. Questa ipotesi non per suffragata da tutti i dati, come si pu facilmente constatare allargando il campione: (15) a. * s + continuo b. dis + continuo *s + convenevole dis + convenevole *s + giungibile dis + giungibile Questi ultimi dati dimostrano infatti che la comparsa di s- o di dis- non motivata solo fonologicamente, infatti sia luno che laltro possono comparire nello stesso contesto fonologico, per esempio davanti a [k]: (16) s + conveniente dis + continuo La conclusione che s- e dis- non possono essere considerati due allomorfi di uno stesso morfema, ma che sono due morfemi diversi. Passando ora brevemente alla coppia a/an, si considerino alcuni dati: (17) a. a + critico b. an + abbagliante a + partitico an + alfabeta a + simmetrico an + archia Da (17) risulta che a e an sono due allomorfi di uno stesso morfema la cui distribuzione si spiega fonologicamente: a ricorre prima di parole che iniziano per consonante (17a) mentre an ricorre prima di parole che iniziano per vocale (17b ) [Altrimenti la negazione di abbagliante sarebbe *aabbagliante]. Arrestando qui lanalisi dei prefissi negativi, possiamo provvisoriamente concludere (almeno sulla base dei dati visti in (10)) che i morfemi di negazione dellaggettivo in italiano non sono certamente otto ma quattro (s-, dis-, in-, a-). ll morfema in-, poi, pu realizzarsi in almeno quattro varianti diverse (in-, im-, il-, ir-), mentre per a- vi sono due varianti (a- ed an-). Tali varianti sono di tipo contestuale. La soluzione morfemica del problema visto in (10) dunque la seguente: (18) morfemi s dis a in allomorfi s dis a an in im il ir Lanalisi morfemica permette dunque di ridurre le unit osservabili (allomorfi) ad un numero ridotto di unit astratte (morfemi). /pag. 52/ 2.1.3. Morfemi liberi e morfemi legati I morfemi possono essere l i b e r i o 1 e g a t i (in inglese free o bound, rispettivamente) a seconda che possano ricorrere da soli in una frase o meno. Un morfema come ieri libero perch pu ricorrere da solo in una frase (cfr. ieri sono uscito), un morfema come -ura (in frsttura, andatura, calzatura ecc.) legato perch, per poter ricorrere in una frase, deve aggiungersi a un altro elemento. Sono morfemi legati tutti gli affissi di una lingua e quindi tutti i prefissi, tutti gli infissi, tutti i suffissi, sia quelli di tipo derivazionale che di tipo flessivo; sono invece morfemi liberi

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tutte le parole (nomi, verbi, aggettivi, preposizioni, ecc.). 2.1.4. Morfemi lessicali e morfemi grammaticali I morfemi di una lingua possono essere distinti in morfemi lessicali e morfemi grammatica1i. Si tratta di una distinzione molto antica e ripresa pi volte nel corso del tempo {Pu essere, infatti, fatta risalire ad Aristotele [cfr. Robins 1951]. Si tratta di una distinzione che ha ricevuto una lunga serie di denominazioni: parole categorematiche/sincategorematiche (Husserl), autosemantiche/sinsemantiche (Marty, ripresa da Ullmann), operatori/ parole proposizionali (Russell e Carnap), o, pi comunemente, parole piene/ parole vuote.}. Con questi termini si vogliono identificare le parole che hanno un significato lessicale, che non dipende cio dal contesto (per esempio nomi, aggettivi, verbi) e parole che esprimono soprattutto delle funzioni grammaticali e ricevono (in parte) significato dal contesto in cui compaiono. Si considerino le due forme donna e di. Donna ha un significato che le deriva dalla sua collocazione nel lessico dellitaliano: si oppone a uomo per quel che riguarda il genere, si oppone a bambina per quel che riguarda let, si oppone a leonessa per quel che riguarda il tratto [umano], ecc. {Donna [+umano] mentre leonessa [-umano]}. Sulla nozione di tratto in fonologia]. Il significato del morfema funzionale di invece in gran parte legato al contesto (cfr. i vari significati che pu assumere in frasi diverse come le seguenti: il patto di Clelia, la farfalla di carta, un odore di fumo, i reali di Francia, ecc.). La distinzione tra morfemi lessicali e morfemi funzionali (o tra elementi significativi ed elementi di relazione) non naturalmente sempre netta, come si pu osservare ad esempio nelle locuzioni: il morfema parte lessicale o funzionale nella locuzione da parte di? Unultima osservazione relativa a queste due classi di morfemi che la loro frequenza nei testi si avvicina al 50%, vale a dire che molto / pag. 53/ spesso vi alternanza perfetta tra morfemi lessicali e morfemi funzionali (cfr. linizio dei Promessi Sposi dove i morfemi lessicali sono sottolineati: Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno). 2.1.5. Analisi in costituenti Una frase non costituita da una stringa lineare di morfemi. Come si visto nel paragrafo 1.2. sopra, una frase ha struttura, nel senso che non analizzata immediatamente in parole o in morfemi, ma innanzi tutto in sintagmi e poi gi fino alle unit pi piccole. Questo tipo di analisi nota come analisi in costituenti immediati ed ha una lunga tradizione che risale almeno a Bloomfield, un cui passo, molto noto, riportiamo qui di seguito: (19) Qualsiasi parlante inglese, che ci rifletta, ci dir sicuramente che i costituenti immediati di Poor John ran away [Il povero Giovanni corse via] sono le due forme Poor John e ran away; che ognuna di queste due , a sua volta, una forma complessa; che i costituenti immediati di ran away sono ran, un morfema, e away, una forma complessa, i cui costituenti sono i morfemi a e way; e che i costituenti di Poor John sono i morfemi poor e John. Lanalisi in costituenti immediati trov una sua sistemazione, per cos dire, formale, nelle tipiche costruzioni a scatola utilizzate da Hockettzb. Si consideri, ad esempio, lanalisi della frase inglese john treats bis older sisters very nicely John tratta (le) sue sorelle maggiori molto gentilmente: (20) a. John treats his older sisers very nicely b. John treats his older sisers very nicely c. John treats his older sisers very nicely d. John treats his older very nicely sisers e. John treats his older sisers very nicely 32

f. g. h.

John John John

treats his treats his trea s hi s t

older older ol e d r

sisters very sisters very siste s very r

nicely nicely nic ly e

/pag. 54/ Lanalisi in costituenti parte dunque dalla frase (20a) e la segmenta in unit sempre pi piccole: il livello (20b), per esempio, quello del Sintagma Nominale pi il Sintagma Verbale, il livello (20g) quello delle parole, fino ad arrivare ai morfemi (livello (20h)), che in una lingua sono, appunto, le unit pi piccole dotate di significato. 2.1.6. II morfema classico La nozione di morfema - insieme a quella di fonema - stata la pietra angolare su cui stato costruito gran parte delledificio strutturalista. La nozione di morfema come si venne sviluppando nel corso del tempo assunse questi connotati: (21) Il morfema classico I morfemi sono unit atomiche omogenee ed indivisibili di forma linguistica. Le parole sono esaustivamente composte di morfemi. Ogni morfema fonologicamente rappresentato esattamente da un modo ed ogni morfo rappresenta esattamente un morfema. d. I morfi stessi sono coerentemente e unicamente (anche se non biunivocamente) collegati a una forma fonemica di superficie. e. I morfemi sono disposti in una struttura di costituenti immediati che corrisponde ad un indicatore sintagmatico come analisi della stuttura interna di una parola. In quel che segue, esemplificheremo punto per punto gli assunti precedenti: a) in una parola come farmers agricoltori si possono identificare tre morfemi: farm - er s: ognuna di queste unit una unit atomica nel senso che se procediamo oltre con la scomposizione (se scomponiamo cio farm in pezzi pi piccoli, come far+m o fa +rm) non si ottengono altri morfemi pi piccoli: far/m/fa/rm, ecc. non hanno significato alcuno [A dire il vero far ha un significato: in inglese significa lontano, ma si tratta di una coincidenza. La parola farm non contiene il significato di lontano, senza contare, poi, che il resto m non avrebbe alcun significato.]: non sono dunque morfemi. b) La parola farmers composta esaustivamente di tre morfemi: non vi sono altri morfemi visibili o nascosti. c) Questo punto stato chiamato principio di biunivocit: ad un morfema corrisponde un morfo ed uno solo e viceversa. Per continuare con lesempio inglese sin qui adottato, tale biunivocit pu essere rappresentata come segue: /pag. 55/ (22) morfema coltivare persona che plurale morfi farm er s d) Questo punto si comprende bene se si pensa che il livello di rappresentazione morfologico non coincide con quello fonetico-fonologico. Nel nostro esempio, in effetti, si pu constatare che la rappresentazione del morfema plurale s a livello morfemico ma [z] a livello fonetico 3: (23) morfemi farm er s forma fonetica farm er z e) La parola in questione, che una parola complessa, pu essere analizzata nel modo seguente (in (24a) con una scatola come quelle utilizzate da Hockett, in (24b) con un indicatore sintagmatico): 33 a. b. c.

(24) a.

farm farm farm

er er er

s s s

b. farmer

farmers

farm er s Queste analisi> indicano a) che la parola formata da tre costituenti; b) che questi costituenti sono organizzati in un certo modo, per esempio che i tre costituenti della parola non sono tutti sullo stesso piano, ma che farm ed er formano un costituente complesso e che a questo costituente si aggiunge s. 2.1.7. Problematicit della nozione di morfema Lanalisi in morfemi di porzioni di enunciato funziona in modo particolarmente efficace per lingue che costruiscono le parole (principalmente) per aggiunta di segmenti ben individuabili. Da questo punto di vista si cita spesso il turco come una lingua di tipo cosiddetto agglutinante (cfr. 11.1.), in cui il principio della biunivocit visto sopra (ad ogni morfema corrisponde un modo e viceversa) rispettato in alto grado. Si consideri infatti la seguente serie di parole in turco: (25) ev casa (nom., sing.) ev + ler le case (nom., Pl ev + i la sua casa (sing., poss.) ev + den dalla casa (abl., sing.) ev + ler + i le sue case (nom., pl., poss.) /pag. 56/ Si osservi che a partire da questi dati risultano prevedibili altre sequenze (effettivamente possibili) come le seguenti [A dire il vero per una perfetta predicibilit mancano le regole relative allordine reciproco dei vari morfemi (legati), ad esempio una regola del tipo: se c, il morfema del plurale appare prima del morfema possessivo (cfr. evleri), prima del morfema ablativo (cfr. evlerden), ecc. Infine, in evlerinden vi una n che non corrisponde ad alcun morfema.]: (26) evlerden dalle case evlerinden dalle sue case Naturalmente non tutte le lingue funzionano in questo modo. Lanalisi in morfemi delle varie lingue del mondo ha prodotto una casistica di problemi abbastanza estesa che elenchiamo qui di seguito: 1. Infissi. Ad esempio il latino rumpo rompo (rispetto a rupi ruppi) dove linfisso nasale m viene inserito allinterno del morfema radicale rup. In questo caso la parola non esaustivamente analizzabile in morfemi dato che se da rumpo si isola linfisso m ci che resta non sono morfemi (ru e po). 2. Morfemi superflui, cio marche ridondanti o inappropriate, come il presunto femminile in amaramente dove la marca di femminile> espressa da a non ha un significato evidente . 3. Morfemi cumulativi come la o di amo che significa sia prima persona che singolare che tempo presente che modo indicativo. Con questi morfemi (tipici di lingue dette flessive come il latino o litaliano) si viola il principio di biunivocit, dato che ad un elemento formale corrispondono pi significati, non uno solo. 4. Struttura senza morfemi significativi, come ad esempio ri- in riferire, ri-durre, condurre dove vi sono le condizioni formali per una analisi in due morfemi, ma dove sarebbe difficile assegnare un significato ai costituenti (che significato hanno, negli esempi visti, ri, ferire, durre?). 5. Morfemi portemanteau (o amalgamati) come in francese du del ( = de + le di + il ) dove alle due porzioni di significato di + il non corrispondono due porzioni di forma: non si pu cio segmentare du in d + u e sostenere che al primo corrisponde il significato di 34

e al secondo il significato il. 6. Morfologia sottrattiva. Fin qui si sono visti quasi esclusivamente casi di morfologia additiva> o concatenativa, vale a dire casi in cui la morfologia viene realizzata da aggiunta di segmenti: farm -j farm+er ~ farm+er+s. Esistono anche casi in cui la morfologia sembra funzionare per sottrazione pi che per aggiunta [Alcuni linguisti (ad es. Matthews (1972]; Anderson [1988]; Zwicky [1988], ecc.) ritengono che i morfemi non siano delle unit ma delle operazioni formali che si applicano alle voci lessicali.]: in un dialetto tedesco del1Assia il plurale di hond cane, bon cani. Anche in russo esiste un /pag. 57/ fenomeno simile: logika -> logik logica - logico; lirika ---> link lirica -(poeta) lirico [Hockett aveva notato questo tipo di morfologia ed aveva utilizzato il termine di morfi sottrattivi (ingl. subtractive morphs) per questi casi.] 7. Ablaut e Umlaut. Tutti i processi morfologici che vengono espressi tramite variazione del vocalismo (noti anche come apofonia e metafonia) costituiscono ovviamente un problema per la nozione di morfema. Si pensi alla formazione del plurale in tedesco (Vater/Vter padre-padri) o allinglese sing, sang, sung (canto, cantai, cantato) dove la differenza tra i vari tempi viene espressa non attraverso laggiunta di uno o pi segmenti ma attraverso la sostituzione di una vocale. In questo caso, la parte formale del morfema qual ? Si pensi ancora allinglese foot piede che al plurale fa feet: si dir che la base f t e che il plurale si forma tramite sostituzione di oo con ee? [Anche per questo caso stata proposta una terminologia morfemica: morfema sostitutivo (ingl. replacive morpheme).] 8. Morfemi discontinui. Un tipico morfema discontinuo pu essere rappresentato dalla negazione in francese: ne pas (cfr. Je ne ris pas Io non rido). In morfologia, tali affissi vengono spesso chiamati c i r c u m f i s s i. Si consideri la formazione del participio passato in tedesco: (27) ge-sag-t (da sag-en) detto - dire Laffisso che forma il participio passato ha la forma ge t, vale a dire un affisso discontinuo o circumfisso. Questa nozione problematica per la teoria dei morfemi in quanto non vi modo di suddividere il significato equamente tra la parte prefissale e la parte suffissale. Nellesempio dato il circumfisso deriva un participio passato. Di questo cambiamento in che misura responsabile ge e in che misura responsabile -t? In altri termini, in un circuriifisso il rapporto forma/ significato non ben chiaro. 9. Morfologia non concatenativa. Come si visto al punto 7. vi sono morfologie che non funzionano tramite concatenazione di segmenti. Si considerino i seguenti dati dellarabo: (28) a. kataba egli scrisse b. kutiba fu scritto c. ka:tib scrittore d. ka:tibat scrittrice e. kita:b libro In morfologie di questo tipo, il meccanismo soggiacente sembra essenzialmente diverso da quello concatenativo. Vi un radicale consonantico /k t b/ e le varie forme morfologiche si ottengono inserendo sequenze vocaliche diverse (cfr. 11.1.). /pag. 58/ 10. Metatesi morfologica. Un altro problema per la teoria dei morfemi dato da quel fenomeno che si pu chiamare metatesi morfologica. Di solito la metatesi non ha significato: spesso il prodotto di un lapsus (cfr. cimena per cinema o, ormai diffuso, areoplano per aeroplano). In alcune lingue, per, ad una metatesi pu corrispondere un cambio di significato, come in questo esempio del klallam [una lingua del gruppo Salish dello stato di Washington] dove la forma dellinfinito diventa gerundio tramite metatesi dei segmenti u e kw: (29) ckwu-t sparare w cuk -t sparando Da quanto visto, si pu concludere che la nozione di morfema una nozione problematica

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soprattutto perch non tutte le parole possono essere suddivise in porzioni coerenti di morfemi, come si pu verificare molto facilmente anche in italiano. La coppia di parole libro/libri ci suggerisce che i il morfema del plurale. Ma tale analisi non si pu applicare a uomo/uomini. Se, infatti, da uomini togliamo i, resta uomin, vale a dire una radice uom comune a quella che si trova nel singolare, ma poi questa analisi lascia un resto, cio in, che di difficile interpretazione. A volte il morfema formalmente identificabile ma non semplice attribuirgli un significato. Una parola come indurre analizzabile in due morfemi, in e durre ma avremmo difficolt ad attribuire un significato a durre. Lo stesso dicasi per una serie di parole prefissate come conferire, deferire ecc.[ Questi prefissati sono stati studiati da Aronoff [1976]. Lo stesso problema era stato identificato dalla linguistica strutturalista ed era designato come il problema delle parole cranberry, dove berry significa bacca ma cran in isolamento non ha significato.] Il morfema una unit di analisi, vale a dire un oggetto linguistico che non dato ma che il linguista scopre in seguito ad analisi condotte con tecniche specifiche. Per tutte le ragioni viste in questo paragrafo, la nozione di morfema non sembra adatta a costituire la base di una teoria morfologica. 2.2. La parola come primitivo Ogni teoria pu assumere come unit di base dei primitivi, vale a dire delle nozioni non ulteriormente analizzate ma sulle quali vi un accordo intuitivo: unit come nuvola, lupo, libro sono parole dellitaliano. Dati i problemi cui d origine la nozione di morfema, assumeremo convenzionalmente come primitivo della teoria morfologica la parola. In altri termini, supporremo che nel lessico siano immagazzinate delle parole e non dei morfemi. Una parola come dedurre sar dunque elencata nel lessico come tale e non costruita mettendo insieme il morfema de e il morfema durre /pag. 59/ (che sono due morfemi, formalmente, ma che non hanno un significato chiaro). Per litaliano in particolare, poi, lipotesi che il lessico contenga parole ricca di conseguenze, come si vedr pi avanti. Una parola come banca, ad esempio, analizzabile come bimorfemica, e cio costituita da un morfema lessicale (banc) pi un morfema grammaticale (a). Ma se nel lessico dellitaliano fossero elencati solo i morfemi (e non le parole), allora, tale lessico elencherebbe il morfema banc e il morfema a. A questo punto, per formare la parola banca sarebbe necessario supporre che esistano delle regole che mettano insieme i due morfemi costituenti (banc+a). Non per chiaro in che senso questa sarebbe una regola dato che non vi nulla in banc che richieda una a, n vi nulla in a che richieda il radicale banc, tanto vero che esiste una parola come banco dove lo stesso radicale unito ad una o. Dunque tanto vale sostenere che banca e banco (ma anche forme come dedurre) sono elencate nel lessico come tali, cio come parole e non formate tramite regole a partire dai morfemi costituenti. 2.2.1. Problematicit della nozione di parola Dire che assumiamo la parola come un primitivo non ci autorizza a pensare che si tratti di una nozione del tutto semplice. La nozione di parola solo a prima vista pu sembrare molto semplice ed intuitiva. invece una nozione complessa perch la parola una unit di confine; infatti una nozione sia fonologica, sia sintattica, sia semantica. Diverse definizioni a prima vista intuitive e semplici comportano, ad un esame pi approfondito, conseguenze non sempre desiderabili. Si consideri per esempio una definizione come la seguente: parola ci che compreso tra due spazi bianchi. Una definizione come questa intuitivamente semplice e sembra molto efficace ma ha un immediato limite di

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applicazione in quanto pu funzionare solo per lingue dotate di scrittura e non per lingue che ne sono sprovviste: gli spazi bianchi sono evidentemente un criterio ortografico. Unaltra possibilit definire parola quelle unit della lingua che possono essere usate da sole, che possono, cio da sole formare un enunciato, come Franco (in risposta a cbi ?), domani in risposta a quando? ecc. Ma questo criterio escluderebbe le parole grammaticali come di, e, ecc. che di norma non possono da sole costituire un enunciato. Nonostante le difficolt, non si pu abbandonare la nozione di parola dato che le si sempre riconosciuta una importante realt psicologica {Come dice Lepschy [1979: 31], La difficolt o limpossibilit di definire in maniera rigorosa e valida interlinguisticamente la nozione di parola non detrae dalla sua centralit. Cfr. ancora Ramat [1990: 3] Ci indica da un lato che la parola si presenta ai parlanti (segnatamente quelli alfabetizzati) con una sua certa evidenza intuitiva e dallaltro che i parlanti interiorizzano solitamente unimmagine della propria lingua come articolata in sotto-unit: appunto le parole [...] }. Le soluzioni contemporanee a questo problema si fondano sulla /pag. 60/ assunzione che non possibile definire la nozione una volta per tutte. Si possono distinguere varie accezioni di parola, a seconda del punto di vista a partire dal quale si considera questo oggetto. Cos, la nozione di parola fonologica non coincide con la nozione di parola morfologica o di parola sintattica. Dal punto di vista fonologico sono state tentate diverse vie per identificare le parole: la posizione dellaccento, le restrizioni sulle combinazioni di suoni permesse in fine di parola, il dominio di applicazione delle regole, come esemplificheremo brevemente qui di seguito. Le parole hanno un accento primario (e, di norma, uno solo) [Le parole csa, lmpada, tile hanno tutte un solo accento, un accento primario sulla prima sillaba (segnato qui con un accento acuto). Parole pi complesse possono avere anche degli accenti secondari (per es. dttrinrio, mnziondto hanno un accento secondario - segnato qui con un accento grave sulla prima sillaba e laccento primario sullultima). Sullaccento secondario in italiano, cfr. 6.5], e spesso laccento cade obbligatoriamente in una data posizione. Per esempio, in francese laccento cade sempre sullultima sillaba [Lingue diverse presentano situazioni diverse: in ceco laccento sempre sulla prima sillaba, in polacco sulla penultima, in latino sulla penultima o sulla terzultima (quando la penultima breve), ecc.] di una parola e quindi, in una frase, ad ogni accento corrisponde una parola, o meglio, ogni accento segnala la fine di una parola e linizio di unaltra. Si consideri la frase seguente: (30) cette femme achtera deux maisons somptueuses questa donna acquister due case lussuose In questa frase vi sono sei accenti e dunque sei parole: la fine di ogni parola segnalata dalla posizione dellaccento [Questo criterio si fonda, naturalmente, sulla pronuncia e non sulla grafia: graficamente in cette si vedono due sillabe ma se si pronuncia la parola, si osserver che vi una sola sillaba, dato che la e in francese standard muta. La trascrizione fonetica di tutta la frase [sEt fam aStra d mez spty:z]. Questo criterio non pu per essere generalizzato perch esistono lingue ad accento libero, come ad esempio litaliano, dove laccento non pu avere questa funzione, date coppie come pro e per, cnto e cant o ncora e ancra [Un altro limite di questo criterio sta nelle parole cosiddette clitiche che non hanno accento proprio ma che si appoggiano o alle parole seguenti (proclitiche: ad es. lo in lo mangio) o a quelle precedenti (enclitiche: ad es. lo in mangialo). Sui clitici, cfr. 10.3. pi avanti.] Un altro criterio - sempre di natura fonologica - si basa sul fatto che certe sequenze di suoni sono ammesse in posizione finale di parola ma non internamente, o viceversa. Per esempio, in sanscrito la sequenza Vocale-Vocale possibile solo in posizione iniziale di parola mentre viene invece eliminata (tramite contrazione o formazione di / pag. 61/ semiconsonante) allinterno di parola. Sempre in sanscrito, al contrario, in fine di parola non possono comparire sequenze di consonanti (che sono invece ammesse allinterno della parola) e le sole consonanti ammesse in fine di parola sono occlusive sorde non aspirate. Tutti questi

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fatti possono essere considerati come delle spie su dove inizia o dove finisce una parola in sanscrito. Ma anche questo criterio si rivelato non generalizzabile dato che tali fenomeni possono s essere comuni a diverse lingue ma non necessariamente a tutte le lingue. La tendenza della linguistica contemporanea di considerare parola fonologica quella stringa cui si applicano regole puramente fonologiche. Per esempio, nellitaliano settentrionale vi una regola, chiamata sonorizzazione della sibilante, per cui / s/ diventa sonora, [z], quando si trova tra due vocali. Questa regola si applica allinterno di una parola semplice (31a), si applica alle parole flesse (31b), si applica sempre nelle parole suffissate (31c), si applica nelle parole prefissate se il prefisso finisce con/s/ (31d), ma non si applica attraverso i due costituenti di un composto (32a), n dopo un prefisso che termina in vocale (32b), n tra due parole diverse (32c): (31) a. ca[zla, ro[z]a b. ca[z]e, ro[z]e c. ca[zlina, ro[z]etta d. di[z]onesto, mi[z]antropo (32) a. tocca[s]lana *tocca[z]ana b. a[s]ociale *a[z]ociale c. tu[s]enti *tu [z]enti Da questo punto di vista, dunque, sono parole fonologiche le parole semplici, le parole flesse, le parole suffissate e le parole prefissate con prefissi che terminano in /s/, mentre in tutti gli altri casi dovremo concludere che si tratta di sequenze di due parole. Se la parola fonologica coincide con quel dominio entro cui si applicano regole fonologiche, da quanto appena visto, si constata che la nozione di parola fonologica non pu coincidere con la parola morfologica, dato che - intuitivamente - si pu dire che, dal punto di vista morfologico, sono parole le parole semplici, le parole flesse, le parole suffissate, le parole prefissate e le parole composte. Da un punto di vista strettamente morfologico, solo in (32c) vi sono due parole diverse. In generale, la parola morfologica e la parola sintattica coincidono: anche per la sintassi tutte le forme elencate in (31) e (32) sono una parola sola, con leccezione di (32c). Per quanto riguarda (32c), in effetti, qualcuno potrebbe sostenere /pag. 62/ che in realt si tratta (sintatticamente) di una parola sola come in effetti in latino (sentis tu senti) dove la s finale corrisponde al pronome tu). In realt, lespressione tu senti non costituisce in italiano una parola sola perch gli elementi sono separabili e vi si pu inserire del materiale linguistico (cfr. tu oggi non senti), cosa che non si potrebbe fare nel latino senti-s. Inoltre lordine degli elementi pu essere invertito in italiano (senti tu?) ma non in latino (*s-senti). Dobbiamo concluderne dunque che anche sintatticamente, tu senti costituito da due parole autonome. Tra morfologia e sintassi, cambia per il punto di vista, dato che alla prima (per la quale la parola il costituente massimo) interessa soprattutto la struttura interna delle parole, mentre alla seconda (per la quale la parola il costituente pi piccolo) interessano soprattutto le relazioni esterne che una parola pu intrattenere con le altre parole di una frase. Mentre da un punto di vista morfologico importante sapere come una certa parola stata costruita, alla sintassi interessa, per cos dire, solo il risultato finale. Pi tecnicamente, potremmo dire che la morfologia studia la struttura interna di una parola, mentre alla sintassi importa solo la sua valenza sintattica. Dal punto di vista terminologico, importante distinguere, ancora tra tema e radice da una parte e forma di citazione dallaltra, cosa che faremo nei due paragrafi seguenti. 2.2.2. Tema e radice

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Si consideri il verbo amare ed in particolare le seguenti forme: (33) infinito: amare tema: ama radice: am Guardando alle forme appena citate, si pu dire che in italiano (e in molte lingue romanze) il tema si ricava sottraendo allinfinito la marca [Con marca si intende un indicatore di classe o di funzione grammaticale. In italiano si pu dire che o la marca di una certa classe di nomi (ad es. libro, tavolo), v la marca del tempo imperfetto in amavo, i la marca del plurale in libra, ecc.] di tempo e modo -re e che la radice si ottiene sottraendo al tema la vocale tematica (a nellesempio in (33), e per un verbo della seconda coniugazione, i per un verbo della terza). Amare quindi trimorfemico (ed costituito dalla radice, dalla vocale tematica e dalla desinenza flessiva), il tema ama bimorfemico (ed costituito dalla radice e dalla vocale tematica) e la radice am- monomorfemica. /pag. 63/ La procedura appena descritta empirica e sostanzialmente affidabile. Naturalmente si pu immaginare una procedura diversa, sostanzialmente opposta: la radice data e dalla radice si forma il tema mediante laggiunta della vocale tematica; linfinito si ottiene poi mediante laggiunta di -re: (34) a. am b. am + a c. am + a + re Come nel caso di banca visto in 2.2., per, il tema non pu essere ricavato tramite regole a partire dalla radice: non vi nulla che obblighi la radice am a prendere la vocale tematica a invece di e o di i. Non vi alcun modo per prevedere che la radice am si unisca alla vocale tematica a. In altri termini, nella morfologia di lingue come litaliano o il latino, non possibile dare la radice e poi derivare attraverso regole il tema [Il tema verbale quindi dato (e ci implica assumere che il tema deve essere appreso dai parlanti in quanto tale e in quanto tale memorizzato). Il significato della vocale tematica un significato grammaticale, anzi interamente morfologico. La vocale tematica segnala lappartenenza di un determinato radicale verbale ad una data classe di coniugazione: a alla prima, e alla seconda, i alla terza. La vocale tematica non ha alcun tipo di rapporto con la sintassi dei verbi: non segnala, per esempio se un verbo transitivo o intransitivo (cfr. ama(re) / vola(re), teme(re) / ride(re), senti(re) / nitri(re). La vocale tematica ha conseguenze solo per quel che riguarda la forma interna del verbo (cfr. ascoltavamo / temevamo / sentivamo) e non la sua sintassi esterna. La distinzione tra radice e tema consiste nel fatto che la prima morfologicamente semplice, non ulteriormente analizzabile; il tema invece analizzabile (in quanto consiste della radice pi la vocale tematica) ma non si pu formare tramite regole: dato come tale.] (33) rappresenta una analisi, tramite segmentazione, a partire da una parola data. (34) rappresenta invece la costruzione di una parola a partire dai suoi costituenti [Si osservi per che (34c) si pu ricavare per regola da (34b), mentre (34b) non si pu ricavare per regola da (34a)] 2.2.3. Forma di citazione Molto spesso la nozione di parola identificata con la nozione di forma di citazione di una parola. Con questo termine si intende la forma di una parola che normalmente usata nei dizionari e nelle grammatiche di quella lingua. In italiano, la forma di citazione del nome il singolare (libro), la forma di citazione dellaggettivo il maschile singolare (bello), la forma di citazione del verbo linfinito presente (amare). In questa accezione, la forma di citazione chiamata anche lemma. La forma di citazione una scelta convenzionale e non ha alcun valore in una teoria del linguaggio, tanto vero che diverse tradizioni lessicografiche o grammaticali hanno scelto

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forme di citazione diverse. In latino e in greco, la forma di citazione del verbo la prima persona /pag. 64/ singolare del presente indicativo, in sanscrito la radice, in italiano e francese linfinito, nelle lingue semitiche la terza persona maschile singolare del perfetto (per es. kataba scrisse). In altri casi ancora, quando non vi una tradizione ben definita, diversi dizionari o grammatiche usano forme di citazione diverse. La forma di citazione ha una realt convenzionale che pu non trovare riscontro nei fatti. Se si chiede, infatti, ad un parlante italiano di spiegare come costruita la parola amministrazione, con molta probabilit risponder: da amministrare pi -zione. Se si osserva per la parola con attenzione, ci si rende conto che nel passaggio supposto amministrare +zione --> amministrazione i conti non tornano perch il risultato coerente con la risposta dellipotetico parlante avrebbe dovuto essere *amministrarezione, che una costruzione palesemente non corretta. Lo stesso tipo di osservazione vale per parole come nuotatore (non *nuotaretore), mangiabile (non *mangiarebile), comandamento (non *comandaremento), ecc. Possiamo concluderne che la forma di citazione, pur essendo una forma molto radicata nella nostra tradizione lessicografica e grammaticale, non coincide necessariamente con le unit di base della teoria morfologica esplicita che stiamo delineando. 2.2.4. Parola come parola astratta Una parola come amministrare ha dunque due realt: una astratta per cui diciamo che una forma di citazione (1indirizzo nel vocabolario, il lemma) e una concreta, realizzata nelle frasi, per cui diciamo che la forma infinitivale di quel verbo (e quindi entra in costruzioni sintattiche come non desidero amministrare le industrie di stato). Si consideri ancora la parola amministrazione insieme ad altre parole come amministratore, amministrativo, amministrabile. Tutte queste parole sembrano costruite a partire dalla stessa forma di base tramite aggiunta di suffissi diversi: (35) zione amministra tore tivo bile La forma amministra pu essere o il tema del verbo, o la terza persona singolare del presente indicativo o la seconda persona singolare dellimperativo presente. In questi tre casi il significato della a finale di amministra diverso: (36) amministra (tema) a = prima coniugazione amministra (ind. ) a = terza pers. sing. pres. ind. amministra (imp.) a = seconda pers. imperativo pres. /pag. 65/ Nelle parole di (35) non vi traccia di un significato imperativo. Ma non vi traccia nemmeno della terza persona singolare dellindicativo perch la stessa forma amministra alla base anche di forme flesse come le seguenti: (37) amministra i (pass. remoto seconda pers. sing.) vo (imp. ind. prima pers. sing. ) ssi (imp. cong. prima pers. sing. ) Ora se la forma di base amministra fosse il presente lanalisi di amministrai sarebbe la seguente: radice (amministr), terza persona presente indicativo ( a ) prima persona passato remoto indicativo (i ): a ed i darebbero informazioni contrastanti sia per quel che riguarda la persona sia per quel che riguarda il tempo. Se invece amministra fosse il tema, la lettura di amministrai sarebbe la seguente: radice (amministr), vocale tematica (a ) dal significato prima coniugazione, prima persona passato (i ), che una lettura pi coerente con tutti i fatti osservati. Alle stesse conclusioni si giunge verificando tutte le forme di (37). Si osservi che lo stesso tipo di problemi riguarda tutti i processi morfologici. Si

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considerino le seguenti forme: (38) porta + vo porta + tore porta + bagagli In tutte queste parole (parola flessa, derivata e composta, rispettivamente) compare la stessa forma di base, porta. Sarebbe molto antieconomico supporre che alla base della forma composta vi sia un imperativo, alla base della forma derivata la terza persona e alla base della forma flessa il tema. - ancora - pi coerente supporre che la forma di base sia il tema e che il significato della a di porta sia sempre lo stesso, (verbo della) prima coniugazione. Si osservi infine che lipotesi secondo cui alla base dei vari processi morfologici vi la terza persona singolare dellindicativo se plausibile (dal punto di vista formale) con i verbi della prima coniugazione, non lo con i verbi della terza: si dice infatti bollitore e non *bolletore. Assumeremo dunque che la base della morfologia verbale sia il tema. Ora, il tema non n ununit monomorfemica (pu essere sempre analizzato in una radice pi una vocale tematica [Con la sola eccezione dei verbi atematici che, appunto, non hanno la vocale tematica, come ad es. il verbo essere.]) n una parola esistente perch il tema non compare mai da solo in una frase: per poter comparire in una frase deve essere o flesso o derivato o composto. Il tema dunque una parola astratta. Se ora passiamo dalla morfologia verbale a quella nominale [Con morfologia nominale intendiamo in questo passaggio la morfologia del nome e quella dellaggettivo. Queste due categorie hanno una morfologia molto simile (cfr. ragazzola i i l e e bellola / i / e) e completamente diversa dalla morfologia verbale.], ci /pag. 66/ troviamo dinnanzi a un problema. Se infatti alla forma di citazione del nome togliamo la flessione non otteniamo un tema (come per il verbo) ma piuttosto una radice (39) libro > libr bello > bell Due sono le soluzioni praticabili. O si sostiene che la morfologia verbale e quella nominale in italiano sono diverse (nel senso che la prima basata sul tema e la seconda sulla radice, vale a dire sul morfema) o si tenta un approccio unificato. In questo secondo caso, si dovr assumere che anche per la morfologia nominale esistano temi astratti e che anche qui esistano dei temi formati da radice pi vocale tematica: libr+o cas+a pan + e bell + o elegant + e La vocale tematica ha nel nome la stessa funzione che ha nel verbo: determina lappartenenza della radice ad una classe flessiva. La o in libro determina lappartenenza della radice libr alla classe flessiva dei nomi maschili che hanno il plurale in -i. La a in casa determina lappartenenza della radice cas alla classe dei nomi femminili che hanno il plurale in -e, ecc. In questo quadro, si deve pertanto assumere che una forma come libro possa essere sia una forma astratta (quella che si trover dunque nel dizionario) sia una forma concreta (flessa) proprio come ama pu essere ambiguamente forma astratta o forma flessa. Lipotesi appena delineata permette di trattare in modo unificato la morfologia dellitaliano, come si pu vedere dai seguenti due esempi che intendono dar conto, in modo intuitivo, di come si giunge alla formazione delle due parole flesse (tu) ami e (i) libri: (41) Lessico ama libro Flessione ama + i libro + i (40)

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Riaggiustamentoss Uscita ami libri [Il riaggiustamento cancella la seconda vocale a di ama e la vocale o di libro prima di unaltra vocale. Per questo tipo di regole] In conclusione, per litaliano, si pu sostenere lipotesi di una morfologia basata sulle parole e non sui morfemi, a patto per che la nozione di parola non coincida necessariamente con la nozione di /pag. 67/ parola esistente o di forma di citazione ma sia interpretata come parola astratta e cio come tema [Bloomfield [1933 (1974: 261)] osservava che linglese presenta flessione della parola, derivazione della parola, e composizione della parola. Cos in voci come plays gioca, player giocatore, playground campo da gioco c sempre la parola play gioco. In altre lingue, come il greco classico, il latino, il sanscrito, ecc. vi sono composti e derivati tematici. In greco classico, ad esempio, nella derivazione e nella composizione troviamo forme che non coincidono con nessuna forma flessa. Nel derivato [hippo-te:s] cavaliere, e nel composto [hippo-kantharos] scarafaggiocavallo, ad esempio, troviamo lelemento comune [hippo] cavallo che non coincide con nessuna forma flessa: nom. [hipp-os], gen. [hipp-ow], dat. [hipp-o:j], acc. [hipp-on], voc. [hipp-e]. La forma hippo pu essere considerata una parola solo nel senso di tema (cio una radice (hipp) pi una vocale tematica (-o)). 2.3. Sommario La nozione di morfema, che stata la pietra angolare di tutta la linguistica strutturalistica statunitense, una nozione molto articolata per la quale bisogna distinguere un piano astratto (quello del morfema vero e proprio) da un piano concreto (che quello delle varianti effettivamente osservabili, o allomorfi (2.1.1.)). ll morfema ununit della lingua la cui individuazione riposa su principi formali ben codificati (2.1.2.) ed ha dato luogo a classificazioni ben consolidate (2.1.3, 2.1.4). La segmentazione dellenunciato in morfemi ha prodotto la classica analisi in costituenti che si presenta come un metodo unificato per analizzare le frasi in sintagmi, i sintagmi in parole, le parole in morfemi, i morfemi in fonemi (2.1.5.). Abbiamo quindi visto le principali propriet definitorie del morfema classico (2.1.6.). La nozione di morfema, per, se applicata coerentemente ad un ampio spettro di fenomeni e di lingue, rivela diverse incongruenze (2.1.7. ). Siamo pertanto passati ad analizzare la nozione di parola, una nozione intuitivamente pi evidente di quella di morfema, ma non per questo meno problematica dato che sfugge da decenni ad unadeguata definizione. Abbiamo pertanto convenuto di assumere la parola come un primitivo della teoria (2.2.). importante, tuttavia, avere presente che la nozione di parola sfugge ad adeguate definizioni non solo perch vi grande variazione da lingua a lingua, ma anche perch ununit che interessa tutti i componenti della grammatica: vi dunque una parola fonologica, una parola morfologica e una parola sintattica e queste accezioni di parola possono non coincidere (2.2.1.). Anche la nozione di parola ben articolata e pertanto si sono analizzate le nozioni collegate di radice, tema (2.2.2.) e forma di citazione (2.2.3.) concludendone che la forma che sta alla base dei processi morfologici dellitaliano il tema, dunque una nozione di parola astratta (2.2.4.). 2.4. Indicazioni bibiiografiche Morfema: Aronoff [1976]; Bloomfield [1933]; Hockett [1958]; Nida [1970]. Parola: Anderson [1985a; 1985b; 1988]; Di Sciullo e Williams [1987]; Lyons [1968]; Matthews [1974]; Sapir [1921, cap. 2]. Parti del discorso: Jespersen [1924]; Lyons [1968].

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CAPITOLO III: RAPPRESENTAZIONI LESSICALI 3.0. Introduzione Nel capitolo precedente, si analizzata nei dettagli la nozione di morfema e si concluso che non si tratta di ununit adeguata per essere posta alla base dei processi morfologici . Si quindi proposto che alla base di tutti i processi morfologici ci sia la parola, intesa come tema. In sostanza, dunque, le parole costituiscono lentrata, o come si direbbe in inglese, 1input di un sistema di regole che d in uscita linsieme delle parole di una determinata lingua L. Delle regole ci occuperemo nel capitolo seguente; in questo capitolo ci soffermeremo ancora sulla nozione di parola, con lo scopo di definire meglio lambito della morfologia, di definire i compiti di una teoria della morfologia e di avanzare una proposta su come le parole possano essere rappresentate nel lessico. 3.1. Ancora su morfologia e sintassi Nel cap. 1 si visto che lo scopo della morfologia tradizionale di classificare le varie unit che costituiscono il livello linguistico morfologico. In questo quadro, la tecnica utilizzata quella della s e g m e n t a z i o n e e i dati sono tratti da un corpus. Data una parola morfologicamente complessa, come ad es. scontentezza, si cerca di segmentarla nei suoi costituenti s+content+ezz+a, ognuno dei quali un morfema: s- significa non, contentsignifica felice, -exz significa lo stato di, -a significa femminile singolare, per cui tutta la parola, che ha significato composizionale, significa lo stato di essere non felice (nome femminile singolare). Abbiamo poi visto, o almeno intravisto, che gli obiettivi di una teoria morfologica possono essere pi ambiziosi. Cos come si ritiene che la sintassi debba definire linsieme delle frasi possibili di una lingua, si pu parimenti ritenere che la morfologia debba definire linsieme delle parole possibili di una lingua. /pag. 71/ Per il momento, in completa analogia con la sintassi [In realt si potrebbe obiettare che oggi scomponibile in ogg+i. Questa analisi presenta per delle difficolt perch non si saprebbe che significato attribuire alla i. Non pu significare plurale (come il lup+i) dato che nella parola in questione non vi traccia della nozione di pluralit. Anche problematico sarebbe volervi vedere un morfema connesso con una qualche nozione di temporalit (come in doman +i e ier+i)], si pu proporre che lobiettivo di una teoria morfologica sia quello di formare tutte le parole di una lingua e di assegnare loro una struttura univoca. Una teoria morfologica deve riuscire anche a dar conto delle conoscenze che i parlanti hanno della morfologia della propria lingua. Come si visto nel cap. 1, un parlante nativo sa diverse cose sulle parole della propria lingua, in particolare un parlante a) conosce quali sono le parole della propria lingua (mediatore una parola dellitaliano, handelaar non lo ), b) sa che certe parole hanno struttura interna mentre altre non sono scomponibili (in-util-it VS. oggi), c) sa che la struttura interna delle parole data anche dallordine in cui sono disposti i vari costituenti (cfr. in-util-it vs. *util-it-in oppure dur+evol+mente ma non *dur+ment + evole). Ci sono per delle differenze fondamentali tra sintassi e morfologia. Anche tali differenze possono aiutarci a definire pi chiaramente i compiti della morfologia, come vedremo nei prossimi paragrafi. 3.1.1. Memorizzato vs. costruito tramite regole Per la morfologia esiste una differenza cruciale tra memorizzato e formato per regola.

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Questa differenza non esiste per la sintassi. O meglio, esiste solo come caso limite. Si suppone infatti che di norma le frasi di una lingua vengano costruite tramite regole sintattiche. Si supponga che un parlante dica una frase come la seguente: Oggi, leggendo un romanzo di Amado, mi sono improvvisamente ricordato di Carla che in effetti aveva due fidanzati e a causa di ci trascorreva le sue giornate tra leuforia e laffanno. plausibile ipotizzare che il parlante in questione non abbia memorizzato una frase dalla struttura tanto complessa ma che labbia costruita. Le poche frasi memorizzate sono quelle idiomatiche, frasi che hanno acquisito significati non prevedibili, non regolari (ad es. fare di tutte lerbe un fascio, va al diavolo, chi fuori fuori, ecc.). Si pu ipotizzare che le parole semplici siano tutte memorizzate e che, al contrario, siano costruite tramite regole solo le parole complesse che abbiano struttura regolare. Diciamo che una parola come attivo deve essere memorizzata come tale mentre una parola come disattivato costruita tramite una serie di operazioni regolari: (1) parola di base: attivo suffissazione con -a (re): attivo + afre) prefissazione con dis-: dis + attivo + a (re) aggiunta della flessione: dis + attivo + a(re) + ato quindi: la morfologia deve poter distinguere tra unit formate tramite regole e unit memorizzate. Questa distinzione - in termini linguistici - pu essere resa con la distinzione tra il 1 e s s i c o e il componente delle regole, nei termini gi visti nel cap. 1 e che qui ripetiamo per comodit: LESSICO REGOLI Un altro dominio regolare quello della flessone. Si consideri il verbo. Ogni verbo regolare pu essere flesso per modi, tempi, ecc. per circa un centinaio di forme diverse. assai ragionevole pensare che vi sia una forma di base (rappresentata nel lessico) e che tutte le altre forme possibili siano costruite tramite regole. Lipotesi, invece, secondo cui noi avremmo immagazzinate in memoria tutte le forme flesse del verbo sarebbe molto dispendiosa. Nel lessico trover luogo tutto ci che non predicibile (come la parola semplice attivo) e tutto ci che non regolare (come la parola nontiscordardim il cui significato - nel senso del fiore - non predicibile a partire dalle sue parti) [Per esempio alla forma negativa non in nontiscordardim non corrisponde alcun significato negativo del fiore in questione.] Le regole formeranno unit in base a principi, appunto, regolari e predicibili. Per una parola come industrializzavano si supporr dunque che nel lessico vi sia una rappresentazione della sua base (industria) mentre la forma complessa sar costruita, passo dopo passo, da regole a ci preposte: (2) industria industria + ale industria + ale + izza industria + ale + izza + v + a + no Cos, nel lessico si troveranno aggettivi come attivo, acre o vistoso mentre le parole regolari derivate attivamente, acremente, vistosamente saranno formate tramite regole. Elencare tutte le parole con idiosincrasie imprevedibili nel lessico non priva la morfologia del suo contenuto e della sua validit perch lobiettivo di una teoria morfologica di definire le parole nuove che i parlanti possono formare o, pi esattamente, i processi regolari con cui vengono formate le parole nuove. 3.1.2. Esistente vs. possibile

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La morfologia, al contrario della sintassi, deve distinguere tra le due nozioni di possibile e di esistente. Quando si ha a che fare con le parole dobbiamo, infatti, tenere conto che si danno le seguenti tre possibilit: (a) parole effettivamente esistenti, (b) parole possibili ma non esistenti, (c) parole non possibili (e non esistenti). I tre casi sono esemplificati, rispettivamente, qui di seguito: (3) a. tavolo completare vorticoso b. tabola campletire verticosto c. ttrae pprdeona bbrstou Quelle in (3a) sono parole esistenti a tutti gli effetti: ogni parlante dellitaliano le riconosce come tali, sa cosa significano, come funzionano ecc. Quelle in (3b) sono parole che potrebbero esistere ma non esistono. Potrebbero esistere significa che non violano le regole che presiedono alla formazione delle parole. Se ve ne fosse bisogno, le parole in (3b) potrebbero essere usate normalmente. Le parole in (3c) invece violano tutte almeno un principio fonologico dellitaliano, quello secondo cui i gruppi di consonanti ttr, ppr, bbr non possono stare allinizio di parola anche se possono trovarsi allinterno di parola (cfr. attraversare, apprendere, abbrustolito). Le parole in (3c) sono dunque parole fonologicamente non possibili in italiano. Oltre a criteri fonologici di buona formazione delle parole, esistono criteri morfologici. Si considerino esempi come i seguenti: (4) a. violinista barista fiorista b. triangobsta alberghista verdurista c. scrivista corrista cucista /pag. 74/ Anche in questo caso vi sono parole esistenti come in (4a), parole non esistenti ma possibili (4b) ed infine parole non possibili (4c). Le parole in (4b) non violano alcuna regola morfologica: sono tutti possibili nomi di mestiere in cui il suffisso -ista si aggiunge ad un nome. Le parole in (4c) invece non sono ben formate in quanto il suffisso -ista di norma non si pu aggiungere a verbi. In sintassi, diversamente da quanto appena visto per la formazione delle parole, vi sono solo due classi: quella delle frasi possibili (5a) e quella delle frasi non possibili e (5b): (5) a. Ieri sera ho incontrato sei musicisti allegri b. *Ho musicisti sei sera allegri incontrato ieri Manca cio in sintassi la classe delle frasi possibili ma non esistenti. A quanto appena detto, va aggiunto che le parole sono particolari sotto molti punti di vista. Innanzi tutto, non tutte le parole che potrebbero esistere esistono effettivamente. Ad esempio, il verbo di base di concussione non esiste in italiano. Oppure vi sono lacune lessicali come si vede dalla seguente serie: esistono i nomi conferma e consegna ma non *confermazione e *consegnazione mentre al contrario non esistono i nomi *considera e *consolida ma esistono considerazione e consolidazione. Inoltre, le parole esistenti non significano sempre quello che si suppone dovrebbero significare. Una parola come trasmissione, ad esempio, che secondo le

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regole dovrebbe avere il significato di nominale astratto lazione del trasmettere, ha invece un significato diverso quando si riferisce ad una parte dellautomobile o ad un programma televisivo. Trasmissione (nel senso di parte di unautomobile) deve perci essere elencata nel lessico in quanto parola con un significato non regolare. 3.1.3. Struttura interna vs. struttura esterna Vi un livello comune tra morfologia e sintassi che dato dalle parole: se una parola un verbo e non un aggettivo, ci riguarda sia la morfologia che la sintassi. Ma, come abbiamo gi detto nel capitolo precedente, mentre la morfologia si occupa della struttura interna delle parole (ad es. come costruito il verbo destalinizzare) la sintassi si occupa della valenza esterna delle parole (ad es. se il verbo destalinizzare transitivo o meno) [Per valenza esterna di una parola si intende linsieme degli elementi che una parola pu richiedere sintatticamente. Spegnere un verbo che richiede obbligatoriamente un oggetto (cfr. Ernesta spegne la luce vs. *Ernesta spegne); mettere richiede invece obbligatoriamente un oggetto e un locativo (cfr. Ernesta mette un libro sul tavolo, ma *Ernesta mette un libro o *Ernesta mette sul tavolo).. In altre parole, mentre alla sintassi interessa solo il risultato finale, alla morfologia interessano i modi in /pag. 75/ cui una certa parola arrivata ad acquisire, per cos dire, la sua forma ultima. Si considerino i seguenti verbi: (6) a. N > A > V centro > centrale > centralizzare b. A > N > V > giusto > giustizia > giustiziare c. N > N > V > palla > palleggio > palleggiare d. V > N > V > agire > azione > azionare d. A > V > attivo > attivare e. N > V magnete > magnetizzare f. V > V giocare > giocherellare g. V rompere Come si vede, vi sono diversi modi in cui un verbo arriva, per cos dire, ad essere un verbo. Un verbo pu essere un verbo semplice (6g) o un verbo derivato (6a-f). Se un verbo semplice, esso dato nel lessico, se derivato invece pu essere formato in una tappa (6df) o in due tappe (6a-d). Le operazioni necessarie per costruire dei verbi complessi sono operazioni morfologiche. Alla sintassi per importa solo conoscere la categoria V e le propriet sintattiche di tale Verbo (ad es. che tipo di soggetti ammette, se transitivo o meno, che tipo di complementi ammette, ecc.). La sintassi cio fa riferimento solo alletichetta categoriale pi esterna. Si consideri, ad esempio, (6b) e la sua struttura: (7) [[[giusto]A +izia]N +are]V La sintassi interessata, per cos dire, solo alletichetta esterna V (e a ci che da questa etichetta dipende) ma non alle altre etichette interne (A o N) che non sono di alcun interesse per alcuna operazione sintattica. In altri termini, non sembrano esservi regole sintattiche che discriminano tra un verbo denominale e un verbo deaggettivale o tra questi e un verbo semplice, non derivato. 3.1.4. Parole semplici e parole complesse In sintassi si distinguono frasi complesse e frasi semplici8; una simile distinzione pu valere anche per le parole ma, ancora una volta, necessario sottolineare che tra il dominio della sintassi e quello della morfologia vi sono delle differenze, come si vedr subito [In questo manuale, per parola complessa, si intende una parola derivata e/o composta: in +civile, dimostra +zione, volta +gabbana, croce +ross + ina sono parole complesse.]. Parole come ieri, sempre, ogni sono parole che non si possono ulteriormente analizzare sul piano morfologico: ogni segmentazione (i-eri, /pag. 76/ ie-ri, ier-i) non porta ad unit morfologicamente riconoscibili [Naturalmente la i, che risulta dalla segmentazione i-eri, non un articolo, cos come la i che risulta dalla segmentazione ier-i non un morfema di plurale:

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in ieri, infatti, non vi alcun significato maschile, plurale.]. Parole invece come capostazione, velocemente, amministrazione possono essere ulteriormente analizzate (capo +staxione, veloce +mente, amministra + xione). Le prime sono parole semplici mentre le seconde sono parole complesse. Se segmentiamo parole come infelice, maoista, otteniamo in +felice, mao+ista: felice e Mao sono parole a tutti gli effetti, possono ricorrere da sole in una frase e perci, come si visto sopra, si chiamano forme libere, mentre in (prefisso con valore negativo) e irta sono morfemi che non possono ricorrere da soli in una frase e perci si chiamano forme legate. Le parole semplici sono date, costituiscono il Lessico o Dizionario dei parlanti, mentre quelle complesse sono formate> tramite regole. Diremo che le parole semplici sono quelle non derivate e non composte. Le parole complesse sono invece quelle derivate e/o composte. Un elenco dei vari tipi di parole complesse dellitaliano il seguente: (8) a. parola suffissata (vin +aio, bar +ista) b. parola prefissata (dis + adatto, in + elegante) c. parola composta (capo + stazione, alto + piano) d. parola suffissata pi volte (industri + al + izza + zinne ) e. prefissata pi volte (ex-pro-console) f. composta pi volte (tergi + lava + lunotto) g. suffissata e prefissata (in + desider + abile, dis + articola + zinne) h. composta e suffissata (croce + rossa + ina, ferro + via + ario ) i. composta e prefissata (in + vero + simile) La morfologia deve, nella prospettiva qui assunta, rendere conto della costruzione di tutte le parole complesse. Le parole semplici sono invece, come si detto, date, cio elencate nel lessico. Per quel che riguarda invece la sintassi non esistono frasi date, elencate nel lessico ["Solo le frasi idiomatiche (ad. es. prendere lucciole per lanterne, portare nottole Atene, ecc.) sono in qualche modo date, non costruite tramite regole.]. La sintassi deve, al contrario della morfologia, costruire tutte le frasi, da quelle pi semplici a quelle pi complesse. Non c un dizionario delle frasi, dato che non potrebbe essere un dizionario finito. 3.2. Obiettivi di una teoria morfologica Nel cap. 1 e in 3.1, sopra si visto che lo scopo di una teoria morfologica quello di rendere conto delle conoscenze che un parlante nativo ha della morfologia della propria lingua. Sulla base di quanto si visto negli ultimi paragrafi, possiamo ora aggiungere che una teoria deve /pag. 77/ poter distinguere a) tra parole semplici e parole complesse, b) tra parole possibili e parole non possibili, c) tra forme memorizzate e forme costruite tramite regole. Idealmente, come si gi detto nel cap. 1, si potrebbe dire che una teoria morfologca adeguata dovrebbe metterci in grado di definire in termini espliciti la nozione di parola possibile in una data lingua, di fornirci gli strumenti per analizzare la struttura interna dei vari tipi di parole, dovrebbe infine metterci in grado di caratterizzare i processi morfologici possibili e i principi universali di formazione di parola. 3.3. Rappresentazione Ci rivolgiamo ora al livello che abbiamo chiamato lessico nella figura 3.1. vista sopra. Come si detto, ogni componente di una grammatica comprende, fondamentalmente, delle unit di base e dei principi che regolano le combinazioni possibili di tali unit. ll componente lessicale, che quello che qui ci interessa, articolato in un livello di rappresentazione dove sono per lappunto rappresentate le unit di base e un livello di regole che, per il momento, chiameremo genericamente regole morfologiche. Tale modello pu essere rappresentato nel modo seguente:

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componente lessicale LESSICO REGOLE MORFOLOGICHE Nel resto di questo capitolo cercheremo di definire nei dettagli quello che abbiamo chiamato il livello di rappresentazione, cio il lessico, mentre alle regole morfologiche sar dedicato il cap. 4. 3.3.1. Unit del componente lessicale La lista delle unit rappresentate nel lessico comprende: (a) parole semplici, (b) semiparole, (c) tutte le altre unit che si suppone debbano essere elencate nel lessico, come ad esempio le espressioni idiomatiche. Prima di discutere delle varie unit lessicali, per necessario /pag. 78/ soffermarsi su un aspetto formale della rappresentazione e cio i confini e le parentesi. 3.3.2. Confini e parentesi Per rappresentare le parole semplici e le parole complesse di una lingua si ricorre abitualmente a due tipi di confine, i confini di parola e i confini di morfema. I confini di parola (#), come si visto in 1.4.1., delimitano inizio e fine di una parola, nel modo seguente: (9) #casa# #celermente# #industrializzazione# I confini definiscono lambito della parola in modo da delimitare un dominio allinterno del quale, come si visto e come vedremo meglio pi avanti, certe regole della grammatica non possono penetrare. I confini di morfema ( + ) si usano per identificare i vari morfemi di cui consta una data parola: (10) celer + mente avant + ieri dis + adatt + o Confini di parola e confini di morfema possono combinarsi nella rappresentazione di ununica entit lessicale complessa: (11) #celer + mente# #dis + adatt + o# #industri + al + izza + zion + e# La rappresentazione di una voce lessicale prevede anche una forma di parentesizzazione che si dice etichettata quando alla parentesi unita la categoria lessicale della parola in questione 13: (12) [#disadatto#]A [#enormemente#]Avv [#industrializzazione # ]N Tutti i dispositivi qui introdotti possono combinarsi, come si pu vedere dalle rappresentazioni seguenti: (13) a. [#dis+adatt+o#]A b. [#Industri+al+izza+zion+e#]N /pag. 79/ Con la rappresentazione in (13a), per esempio, si intende rappresentare il fatto che lunit in questione una parola, che tale parola costituita da tre morfemi e che un aggettivo. In quel che segue faremo spesso uso di rappresentazioni semplificate rispetto a quelle

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appena viste. E per importante tener presente che i confini (sia quelli di parola che quelli di morfema) sono elementi importanti delle rappresentazioni dato che la loro presenza o assenza pu determinare lapplicazione o meno di vari tipi di regole, come si vedr nel cap. 6. 3.3.3. Parole semplici Le parole semplici hanno le seguenti caratteristiche: (i) sono parentesizzate, (ii) sono etichettate con una categoria lessicale, (iii) sono delimitate da un confine di parola, (iv) contengono o meno un confine interno a seconda della lingua e/o della classe di parola. Esempi di rappresentazione di parole semplici sono: (14) a. [#am+a#]V [#pan+e#]N [#bell +o#]A b. [#sotto#]P [#mai#]Avv Le parole semplici (cio non derivate e non composte) dellitaliano possono avere un confine interno, che quello che divide il morfema della radice (am, libr, bell) dalla vocale tematica [Cfr. 2.2.4, dove abbiamo sostenuto la convenienza di allargare la nozione di vocale tematica dal suo ambito tradizionale (quello del verbo) allambito nominale: vocali come e di pane, o di libro o di bello sono pertanto qui considerate vocali tematiche]. Tale confine non per introdotto da regole ma fa parte della rappresentazione lessicale. La differenza tra le parole in (14a) e quelle in (14b) sta nel fatto che le seconde non hanno confine interno: questa non altro che la differenza tra parole variabili e parole invariabili. Si noti infatti che la o di bello pu essere sostituita da i (in belli), mentre la o di sotto non sostituibile (*sotta, *sotti, ecc.). La rappresentazione delle corrispondenti parole in inglese la seguente: (15) a. [#1ove#]v [#book#]N [# vice#]A b. [#under#]P [#never#]Avv Come si vede da (15a) le parole semplici dellinglese, diversamente dalle parole :.talune, non sono analizzabili in radice e vocale tematica: non hanno confini interni. La preposizione e lavverbio in (15b), invece, sono unit che, analogamente a quanto avviene in italiano, non hanno struttura interna e non sono ulteriormente analizzabili. /pag. 80/ 3.3.4. Semiparole Le semiparole {Chiamiamo semiparole quelle che la tradizione grammaticale chiama spesso affissoidi (suddivisi in prefissoidi e suffissoidi). Si tratta di forme legate di origine greca e latina. Cfr. 10.4., ma anche Migliorini [1963], e Scalise [1993: 75]} sono: (i) parentesizzate, (ii) non hanno una categoria lessicale, (iii) non contengono confini interni, (iv) non sono delimitate da un confine di parola. (16) [gramma] [logo] [anemo] [antropo] [fono] Il problema che queste unit lesscali presentano che da una parte non sono forme libere ma dallaltra hanno un evidente collegamento con la categoria nome. Le forme in questione non sono libere perch non possono comparire da sole in una frase (cfr. * lnemo forte oggi, *gli antropi hanno memoria, ecc.). Daltra parte sembrano collegate con la categoria nome perch o sono traducibili con dei nomi (per es. anemo con vento, antropo con uomo) o perch esibiscono un comportamento formale simile a quello dei nomi . Ad esempio, la forma fono soggetta ad una regola di derivazione che generalmente deriva aggettivi da nomi mediante laggiunta di -ico (cfr. storia > storico e fono > fonico). Quando una semiparola e un affisso si combinano, la categoria della parola derivata data dal suffisso: fonico un aggettivo perch -ico forma aggettivi da nomi. Date queste peculiarit

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delle semiparole, si pu proporre che abbino una etichetta speciale, per es. unetichetta come sN, cio, semiparola di N, dove N significa nome. Le semiparole, infatti, non sono nomi ma sono in qualche modo associate alla categoria nome. 3.3.5. Lessicalizzazioni Come si gi detto, allinterno del Lessico debbono trovare posto tutte le unit che non vengono formate tramite regole, vale a dire tutto ci che ha significato idiosincratico, non prevedibile. Tali unit sono dette 1 e s s i c a 1 i z z a t e. Cos, oltre a tutte le parole il cui significato non pi trasparente (come il gi citato trasmissione di 3.1.2.) si dovranno elencare nel Lessico tutte le espressioni idiomatiche del tipo fare di tutte lerbe un fascio, tagliare la corda, ecc. ma anche unit originariamente frasali come nontiscordardim cui si gi accennato in 3.1.1. Si pu supporre che tali unit abbiano struttura interna, ma che tale struttura sia opaca, vale a dire non analizzabile da parte di regole produttive della grammatica. Si pu supporre che tali unit abbiano subito una /pag. 81/ ricategorizzazione, come probabilmente il caso per nontiscordardim che ha struttura frasale internamente ma che, per quel che riguarda i suoi rapporti sintattici, vale come un nome: (17) [#non + ti + scordar + di + me#]F ]N Nontiscordardim si comporta sintatticamente come un nome (cfr. raccoglimi dei fiori /raccoglimi dei nontiscordardim) e la sua struttura frasale interna non pi trasparente. Se vi inseriamo un qualsiasi elemento, infatti, ne distruggiamo lunit oscurandone il significato (cfr. *raccoglimi dei non ti scordar mai pi di me). 3.3.6. Affissi Gli affissi sono diversi dalle parole. Una parola etichettata con una categoria lessicale: cane, ad es., sar etichettata con N, attivo con A e cos via. Un affisso invece non etichettato con una categoria lessicale: che categoria potremmo attribuire a - bile, a -izzare, ecc.? Un affisso esprime piuttosto una relazione tra due categorie, una di entrata e una di uscita, per cos dire. -bile, ad esempio, esprime un rapporto tra la categoria di entrata Verbo e la categoria di uscita Aggettivo (cfr. controllare) > controllabile); -izzare invece esprime una relazione tra Nome e Verbo (cfr. atomo > atomizzare). -bile dovr dunque contenere, nella propria rappresentazione, linformazione V > A e pertanto (come sar pi chiaro nel capitolo seguente) non c alcuna differenza tra la rappresentazione degli affissi e le regole che li introducono. Diremo anzi che un affisso una regola. Per la rappresentazione degli affissi rimandiamo pertanto al capitolo seguente, dove saranno introdotti come Regole di Formazione di Parola. 3.4. Entrate lessicali Ogni entrata lessicale deve contenere le informazioni necessarie al proprio funzionamento sintattico, morfologico e fonologico. Naturalmente, il contenuto delle informazioni nelle entrate lessicali dipende dalla teoria. La teoria generativo-trasformazionale degli inizi, per esempio, non attribuiva troppa importanza alle entrate lessicali, occupata comera a definire limpianto sintattico della grammatica. Solo verso la met degli anni Sessanta, con la cosiddetta teoria generativa standard [Con teoria generativa standard ci si riferisce al modello di grammatica esposto in Aspetti della teoria della sintassi di Chomsky. Cfr. Chomsky [1965]., si arriv ad una teoria ben articolata sulle entrate /pag. 82/ lessicali. Tale teoria era centrata soprattutto sulla nozione di t r a t t o e di sottocategorizzazione (cfr. 3.4.1.). Il modello di Aspetti stato (e per molti versi lo ancora) di importanza decisiva per quasi tutte le teorie morfologiche. Solo pi recentemente, in aggiunta alla nozione di sottocategorizzazione, si sviluppata la nozione di Struttura Argomentale (cfr. 3.4.2.), che ha ulteriormente arricchito la teoria delle rappresentazioni lessicali.

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3.4.1. Quadri di sottocategorizzazione Le parole sono caratterizzate da certe propriet inerenti. Tali propriet sono intrinsecamente connesse alle parole in questione: una propriet inerente della parola pazienza il fatto di essere una parola astratta e non concreta, una propriet inerente della parola tavolo di essere concreta e non astratta. Tali propriet possono essere organizzate come i tratti binari della fonologia 20. Si considerino, a mo di esempio, tre propriet inerenti come comune, astratto, animato: dato un nome, tali propriet possono essere presenti ( + ) o non essere presenti (- ), dando origine al seguente quadro di possibilit teoriche: (18) com astr an + + + + + + + + + + + + Se ora cerchiamo di trovare degli esempi di nomi per ognuna delle otto possibilit, arriveremo al quadro seguente: (19) com astr an + + + [non ci sono nomi di questo tipo] + + pazienza, virt + + cane, gatto + libro, tavolo + + [non ci sono nomi di questo tipo] + [non ci sono nomi di questo tipo] + Carlo, Giuditta Olanda, Somalia Pazienza dunque un nome [ + comune], [ + astratto], [ - animato], dove + significa che il nome in questione ha quella tale propriet mentre - significa che non ha talaltra propriet. Pazienza dunque [ + astratto] mentre tavolo [ - astratto] (il che equivale a dire che tavolo non astratto, dunque concreto). In Aspetti, Chomsky propose un sistema di tratti inerenti come il seguente Ai tratti proposti da Chomsky, sar necessario, in seguito, aggiungere per litaliano il tratto [maschile]. Quindi una parola come tesoro sar specificato come [+maschile] mentre lampada sar specificato come [-maschile]. (20) numerabile animato umano libro astratto virt umano Fido comune animato umano Egitto

spoercizia Carlo

ragazzo cane Quindi, secondo questo sistema, la parola ragazzo definibile come un nome [ + comune], [ + numerabile] {Un nome [+numerabile] se pu essere contato (cfr. sei libri, sette libri

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versus *sei burri, sette burri). Tavolo libro, automobile sono nomi numerabili, acqua, sangue, piombo sono nomi [-numerabili]. Questi ultimi sono anche detti nomi massa (o di materia). A volte si pu fare il plurale di un nome massa (per es. queste acque minerali) ma si tratta spesso di una forma abbreviata che sottintende tipi di (acqua minerale).}, [ + animato], [ + umano]. Allo stesso modo, scendendo lungo i rami dellalbero si possono definire le altre parole. Egitto sar dunque un nome [ - comune], [ - animato]. Questi tratti sono rilevanti per la morfologia. Per esempio, solo nomi [ - astratto], cio nomi concreti, possono combinarsi col suffisso -fiera ( cfr. banana + iena, balena + fiera, uccello + fiera, sale + fiera ) mentre nomi [ + astratto] non possono farlo (cfr. *pazienza + ira, *speranza + fiera, *verosimiglianza + fiera ). Oltre ai tratti inerenti, il sistema di Aspetti prevedeva dei tratti contestuali, vale a dire tratti che si definiscono attraverso il contesto in cui le unit in questione ricorrono. Tali tratti contestuali sono chiamati trattidi sottocategorizzazione stretta. La sottocategorizzazione stretta riguarda il contesto immediato in cui una parola ricorre. Per esempio i nomi comuni possono trovarsi dopo un determinante (cfr. il cane, qualche cane, sei cani): avranno dunque la sottocategorizzazione stretta [ + Det - ], mentre i nomi /pag. 84/ propri non ricorrono dopo un determinante [Determinante un termine che comprende tutto ci che determina il nome e quindi articoli, ma anche partitivi, indefiniti, ecc. come in il viso, dei visi, qualche viso, ecc.] (cfr. *il Sandro, *qualche Sandro, *sei Sandri): avranno dunque la sottocategorizzazione stretta [Det____ ] {Nel parlato colloquiale (e di preferenza nel nord Italia) i nomi propri possono essere preceduti dallarticolo (cfr. la Marta, il Marco) ma questa non la norma dellitaliano standard. La situazione diversa per quel che riguarda i nomi propri [-umano], come i nomi dei fiumi (lAdige), dei monti (Il Monte Bianco), ecc. dove la presenza dellarticolo del tutto normale. In alcuni casi, larticolo parte della rappresentazione del nome stesso: La Spezia, Il Cairo, ecc.}. Per quel che riguarda i verbi, questi sono caratterizzabili, oltre che in base ai tratti inerenti, anche in base alla sottocategorizzazione stretta Balle restrizioni selettive. Tratti inerenti importanti dei verbi sono quelli che ne definiscono lappartenenza ad una coniugazione o quelli che identificano un verbo come regolare o come irregolare. Dal punto di vista della sottocategorizzazione stretta nel verbo si guarda a ci che pu seguire il verbo stesso. Se un verbo seguito da un SN, allora si tratter di un verbo transitivo e linformazione sar simbolizzata come [+ ___ SN ] (cfr. amare Paola). Se un verbo non seguito immediatamente da un SN allora si tratter di un verbo intransitivo e linformazione sar simbolizzata come [ ___ SN] (cfr. *volare Paola). Vi sono anche dei verbi facoltativamente transitivi e cio verbi che possono facoltativamente essere seguiti o meno da un SN oggetto (cfr. Paola legge un libro e Paola legge, entrambi grammaticali) e linformazione sar simbolizzata come [+ ___ (SN) ] . Un verbo come dire pu avere come complemento un sintagma nominale o una frase (cfr., rispettivamente, dico sempre la verit e dico che Paola lo sa): avr la sottocategorizzazione [+ ___ SN] [+ ___ F] dove la parentesi graffa indica scelta (il verbo dire pu avere dopo di s o un SN o una Frase). Le restrizioni selettive sono restrizioni che riguardano la natura dei SN soggetto o dei SN complemento del verbo. Un verbo come leggere ad esempio impone delle restrizioni sui SN che possono fungere da soggetto: Antonio, il ragazzo, la studentessa sono SN soggetto possibili del verbo leggere ma non la luna, il coniglio, la radice . ll SN soggetto di leggere deve dunque contenere un nome [ + umano]: questa una restrizione selettiva sul soggetto del verbo leggere. Un verbo come contare invece impone che il SN oggetto sia [ - astratto] e [ + numerabile] dato che non si /pag. 85/ pu dire *contare la 52

pazienza, il coraggio, o *contare il latte, il burro, ecc. Tutte queste informazioni dovranno far parte della rappresentazione di una voce lessicale, dato che si tratta di informazioni cruciali non solo per la sintassi ma anche per la morfologia verbale . Per esempio linformazione di sottocategorizzazione stretta [ + ___ SN] (cio verbo transitivo) che permette la formazione di un aggettivo in -bile (ama + bile, leggi +bile) mentre la sottocategorizzazione [ - ___ SN] (cio verbo intransitivo) non permette tali formazioni (cfr. *vola+ bile, *anda+bile). (I lexueshm/* i qashm por mundshm, i shklqyeshm, i shkueshm me shokt=LB.) Possiamo rappresentare le entrate lessicali di un piccolo campione di voci lessicali come in (21) (21) Categoria tratti sottocategroiz restrizioni lessicale innerenti zione stretta selettive Gianni [ + N] [+an] [+um] [-com] [ Det ---- ]SN [-num][-astr] [+m] ragazzo [ + N] [+an] [+um] [+com] [ + Det ---- ]SN [+num][-astr] [+m] coniglio [ + N] [+an] [-um] [+com] [ + Det ---- ]SN [+num][-astr] [+m] libro [ + N] [-an] [-um] [+com] [ + Det ---- ]SN [+num][-astr] [+m] virt [ + N] [-an] [-um] [+com] [ + Det ---- ]SN [-num] [+astr] [-m] luna [+] [-an] [-um] [+com] [ + Det ---- ]SN [+num][-astr] [-m] spaventare [ + V] [ + reg] [ + prog] [ + ---- SN ]SV --- SN [la con] [ + an] scalare [ + V] [+reg] [+prog] [ + ---- SN ]SV SN ---[la con] [ + an] cacciare [ + V] [+reg] [+prog] [ + ---- SN ]SV SN ---- SN [la con] [ + an] [ + an] leggere [ +V] [-reg] [+prog] [ + ---- ( SN )]SV Sn --[2a con] F [ + um] sapere [ +V] [ - reg] [ - prog] [ + ---- ( SN )]SV SN --[2a con] F [ + an] [La legenda di (21) la seguente: an = animato, un = umano, com = comune, num = numerabile, astr = astratto, m. = maschile, reg = regolare, con = coniugazione, prog = progressivo. Il simbolo + prima di un tratto o di una categoria indica che la voce in questione ha quel tratto o appartiene a quella categoria; - n indica che la voce non ha quel tratto o non appartiene a quella categoria; e - indica la posizione nella quale la voce lessicale in questione pu occorrere in un dato contesto.] /pag. 86/ Commenteremo solo due voci del quadro precedente. Luna rappresentato come un nome, non animato, non umano, comune, numerabile concreto, femminile. Leggere un verbo non regolare (cfr. il part. pass. letto), che pu entrare in costruzioni di tipo progressivo (cfr. sto leggendo), ed della seconda coniugazione. facoltativamente transitivo: pu non essere seguito da alcun oggetto (cfr. leggiamo) oppure pu essere seguito o da un SN (leggere un libro) o da una Frase (leggere che il prof. Mirabelli stato eletto preside). Il soggetto di questo verbo deve essere [ + umano] (cfr. Nilde legge versus *la spiaggia legge). Riassumendo, possiamo dire che le entrate lessicali contengono le seguenti informazioni: (22) (a) categoria lessicale 53

(b) tratti inerenti (c) tratti contestuali (i) sottocategorizzazione stretta (ii) restrizioni selettive Per comprendere come le informazioni associate ad una entrata lessicale abbiano influenza sul sistema della morfologia di una lingua , si riconsiderino i nomi di (21). Ognuno di questi nomi pu comparire unitamente a certi suffissi ma non a tutti come si vede qui sotto: (23) ata iera eria oso atico Gianni = ragazzo + = ragazzata coniglio + = conigliera libro + = libreria virt + = virtuoso luna + = lunatico Al nome proprio Gianni non pu unirsi alcuno dei suffissi dati (ed infatti ai nomi propri possono unirsi quasi esclusivamente degli affissi valutativi [I suffissi valutativi hanno comportamenti diversi dagli altri suffissi] ad es. Giannino, Canone, Pinuccia, ecc.). -ara pu unirsi a nomi [ + umano] come ragazzo a significare azione da ragazzo [Il suffisso non si pu aggiungere, per, a tutti i nomi [ + umano], cfr. bambinata versus *donnata. Si vedano i paragrafi sulle restrizioni pi avanti, 4.3. ss.] ma non pu unirsi a nomi [ + animato] [ umano] come dimostra la non grammaticalit di *uccellata, *leonata, *gattata . [Esistono forme come asinata ma il significato non azione compiuta da un asino ma azione di una persona che si comporta come un asino.] Procedendo, si verificher che il suffisso -fiera nel senso di contenitore, si distribuisce nelle seguenti due possibilit: (24) a. conigliera b. formaggiera uccelliera saliera fagianiera teiera /pag. 87/ baleniera cappelliera zuppiera fruttiera zuccheriera c. *Giovanniera d. *virtuiera *Franchiera *pazienziera *Teresiera *speranziera Come si vede, il suffisso in questione non si aggiunge a nomi [ - comune] come quelli in (24c), n a nomi [ + astratto] come quelli in (24d). Si pu dunque aggiungere a nomi [ + comune] [ + animato], come in (24a) e [ + comune], [ - animato] [ - astratto], come in (24b). Per quanto riguarda il tratto [ animato], dunque, il suffisso non sembra distinguere: si pu aggiungere sia ai nomi [ + animato] sia a quelli [ - animato] con il significato apparentemente costante di contenitore. Si vede quindi che categoria e tratti specificati nel lessico sono informazioni importanti per il funzionamento della morfologia di una lingua. Si pu concludere dicendo che tutte le informazioni associate ad una determinata parola nella sua rappresentazione lessicale servono per il funzionamento delle regole morfologiche che si possono applicare a quella parola. 3.4.2. Struttura Argomentale Sviluppi pi recenti della teoria sintattica hanno portato a delle modifiche per quel che riguarda la rappresentazione delle parole nel lessico. In particolare, stata sviluppata la teoria dei ruoli tematci (chiamati anche ruoli theta o ruoli -O).

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Vi un elemento che assegna determinati ruoli ai propri argomenti, detto elemento testa: (25) a. gli iracheni distrussero i pozzi b. dormiva in salotto Le parole in corsivo sono delle teste, nel senso che assegnano a ci che segue un determinato ruolo: in (25a) il verbo distruggere assegna a ci che segue un ruolo diverso da quello che il verbo dormire assegna in (25b): tradizionalmente diremmo che i pozzi oggetto mentre in salotto un complemento di luogo. Le funzioni grammaticali, come soggetto, oggetto, ecc. possono essere associate con dei ruoli tematici come agente (dellazione), tema (oggetto) dellazione, origine dellazione, ecc. Una lista dei ruoli tematici la seguente: (26) Agente (istigatore di unazione) Beneficiario (persona nel cui interesse viene compiuta unazione) /pag. 88/ Esperiente (persona che subisce una esperienza) Locativo (luogo, la direzione o lorientamento spaziale dellevento o dellazione identificata dal verbo) Origine (punto di inizio di unazione) Paziente (entit che subisce unazione )3^ Meta (punto di arrivo di unazione in senso astratto o concreto) Strumentale (lo strumento non animato attraverso il quale si effettua lo stato di cose descritto dal verbo) Tema (oggetto dellazione) Nelle frasi di (25) quindi gli iracheni sono lagente in (25a), i pozzi sono il tema in (25a-b) e in salotto un locativo. I ruoli tematici definiscono un tipo di rapporto (semantico) che intercorre tra lelemento assegnatore e lelemento assegnatario del ruolo. Lo stesso sintagma (il pompiere in (27)) pu ricevere ruoli tematici diversi: (27) il pompiere spense il fuoco (Agente) il gatto graffi il pompiere (Paziente) Laura diede un milione al pompiere (Beneficiario) anche i pompieri hanno paura (Esperiente) Per quel che qui ci interessa, la teoria dei ruoli tematici comporta che le entrate lessicali, per esempio del verbo, specifichino quali sono i suoi argomenti. Per esempio il verbo aprire avr la seguente rappresentazione: (28) aprire <x,y,z > dove x = Agente, y = Tema, z = Strumento. Una rappresentazione pi esplicita, la seguente: (29) aprire Giovanni porta chiave Agente Tema Strumento Giovanni, porta e chiave sono gli argomenti del verbo e quella in (29) la struttura argomentale del predicato aprire. I ruoli tematici offrono le basi per una classificazione dei verbi come intransitivi, transitivi e ditransitivi. I verbi intransitivi sono verbi con un argomento: (30) Angela sorrise Agente I verbi transitivi sono verbi con due argomenti: (31) Angela urt il cameriere Agente Paziente /pag. 89/ I verbi ditransitivi hanno tre argomenti e possono essere di diversi tipi come verbi di dare (32a), di porre (32b) e strumentali (32c): (32) a. Angela diede una mancia al cameriere Agente Tema Beneficiario

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Angela mise un libro sullo scaffale Agente Tema Locativo c. Angela tagli le dalie con la forbice Agente Paziente Strumentale Williams [1981] ha introdotto una distinzione importante tra largomento esterno e gli argomenti interni. Largomento esterno coincide, grosso modo, con la nozione di soggetto, gli argomenti interni sono tutti gli altri. Come vedremo, la struttura argomentale pu essere coinvolta in vari modi dalle regole morfologiche. 3.5. Sommario Nella prima parte di questo capitolo, abbiamo ripreso la distinzione tra morfologia e sintassi, introdotta nel cap. 1, con lo scopo di caratterizzare pi dettagliatamente la morfologia e i suoi obiettivi. In particolare, si visto che la morfologia deve fare una distinzione tra forme memorizzate e forme create attraverso regole (3.1.1.). Le forme memorizzate costituiscono il Lessico o il Dizionario dei parlanti, le forme create attraverso regole sono le parole nuove che i parlanti possono formare. In sintassi, al contrario, non vi un lessico di frasi belle e fatte (a parte le espressioni idiomatiche): ogni frase formata attraverso regole e non ricordata. Una seconda differenza tra morfologia e sintassi sta nel fatto che mentre la morfologia deve tener conto di tre tipi di parole, (parole esistenti, parole possibili ma non esistenti, parole non possibili) in sintassi questa tripartizione non esiste. Le frasi, infatti, possono solo essere di due tipi: frasi possibili e frasi non possibili, dato che non ha senso parlare di frasi possibili ma non esistenti (3.1.2.). Una terza differenza tra morfologia e sintassi sta nel fatto che i due componenti della grammatica, pur avendo in comune la nozione di parola, ne considerano aspetti diversi: alla morfologia interessa principalmente la struttura interna di una parola, alla sintassi invece principalmente la valenza esterna (3.1.3.). Viste queste differenze, se ne concluso che una teoria della morfologia deve metterci in grado a) di dare una corretta rappresentazione delle unit che sono rappresentate nel lessico e di caratterizzare i processi morfologici che sottostanno alla formazione delle parole, b) di definire in termini espliciti la nozione di parola possibile in una data /pag. 90/ lingua e c) di fornirci gli strumenti per analizzare adeguatamente la struttura interna delle parole. Nella seconda parte del capitolo, si presentata una teoria delle rappresentazioni lessicali. Si discutono in particolare due punti: a) quali sono le unit che debbono essere rappresentate nel lessico e b) qual una forma di rappresentazione adeguata per gli scopi che ci siamo posti (3.3. e 3.3.1.). Dopo aver introdotto alcuni dispositivi formali come i confini, le parentesi e le etichette categoriali (3.3.2.), abbiamo elencato le unit del lessico: a) parole semplici (3.3.3.), b) semiparole (3.3.4.), unit lessicalizzate (3.3.5.), ed affissi (3.3.6.). Si infine passati ad esemplificare un campione di entrate lessicali (3.4.) utilizzando i principi di sottocategorizzazione introdotti da Chomsky in Aspetti (3.4.1.) e completando il quadro con la nozione di struttura argomentale (3.4.2.). 3.6. Indicazioni bibiiografiche Teoria morfologica: Anderson [1992]; Aronoff [1976]; Di Sciullo e Williams [1987]; Dressler et al. [1987]; Lieber [1980]; Selkirk [1982]; Williams [1981a]. Morfologia e sintassi: Anderson [1992]; Lieber [1992]. Lessico: Laudanna e Burani (a cura di) [1993]. Struttura argomentale: Gracia i Sole [1992]; Williams [1981b]. /pag. 91/

b.

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CAPITOLO 4: LE REGOLE DI FORMAZIONE DI PAROLA 4.0. Introduzione Nel cap. 1 abbiamo sostenuto che il componente lessicale di una grammatica consta di un livello di rappresentazione (Lessico o Dizionario) e di un livello di regole. Nel cap. 2 abbiamo scelto le parole come unit di base del lessico e nel cap. 3 abbiamo dato un esempio di come le parole sono effettivamente rappresentate nel Lessico. Ci rivolgiamo ora al livello delle regole morfologiche (vale a dire le regole di derivazione, di composizione e di flessione) cui spetta il compito di formare linsieme delle parole possibili di una lingua. Le regole sono dei meccanismi che si trovano in tutti i componenti della grammatica e hanno il compito di collegare i diversi livelli di rappresentazione. Le regole fonologiche sostanzialmente hanno il compito di generare stringhe foneticamente corrette della lingua in questione a partire da una rappresentazione fonologica astratta, le regole sintattiche hanno il compito di generare le frasi corrette di una lingua portando da una struttura profonda ad una struttura superficiale e cos anche le regole morfologiche hanno il compito di generare tutte le parole di una lingua a partire dagli elementi di base che si trovano nel lessico. Alle regole morfologiche, al loro formalismo e ad alcune loro propriet sono dedicati i paragrafi 4.2. del presente capitolo. Le regole sono un meccanismo largamente utilizzato dalla grammatica generativa fin dal suo inizio (fine anni Cinquanta). Una regola sostanzialmente si applica ad unentrata E per portare ad unuscita U. E, la regola stessa ed U debbono essere esplicitati fin nei minimi dettagli. In questo senso la grammatica che il linguista costruisce deve essere esplicita. Col tempo, si constat che le regole hanno il difetto di ipergenerare: producono cio pi stringhe di quelle che effettivamente una lingua permette. Per ovviare a tale problema, sono state proposte diverse restrizioni sulle regole. A tali restrizioni dedicata la seconda parte di questo capitolo. /pag. 93/ 4.1. Generalit La formazione delle parole un processo attraverso il quale, a partire da unit esistenti, si formano unit nuove ed un processo governato da regole, le Regole di Formazione di Parola (RFP). Ma prima di passare al formalismo delle RFP, necessario definirne meglio il dominio. Rientrano nella Formazione delle parole la composizione e la derivazione, come si visto nel cap. 1: (1) capo + stazione > capostazione composizione utile + it > utilit derivazione Composizione e derivazione si differenziano innanzi tutto perch la prima combina due forme libere mentre la seconda combina una forma libera ed una forma legata [Nel caso delle semiparole (cfr. 3.3.4. e 10.4.) sia la composizione che la derivazione possono combinare due forme legate (cfr. per es., rispettivamente, fono +gramma e fon +ico).]. La composizione molto diversa dalla derivazione, non solo per il motivo appena accennato ma anche perch, di tutti i processi morfologici, quello in qualche modo pi vicino alla sintassi (basti confrontare il composto sottoscala con il sintagma sotto la scala). anche un dominio in cui si riscontrano le maggiori irregolarit [Basti pensare a quanto sia complessa la questione della formazione del plurale delle parole composte (cfr. 5.9.) di contro alla formazione del plurale delle parole derivate, che del tutto regolare]. La derivazione pu a sua volta come si visto nel cap. 1 essere suddivisa in suffissazione, prefissazione e infissazione. Suffissazione e prefissazione sono processi fondamentalmente simili anche se per certi

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aspetti possono divergere. Sono processi simili innanzi tutto perch entrambi formano parole nuove. In secondo luogo, sono simili in quanto entrambe prevedono laggiunta di una forma legata ad una forma libera: (2) Prefissazione: amorale costituito dalla forma legata a- pi la forma libera morale Suffissazione: barista costituito dalla forma libera bar pi la forma legata -ista Prefissazione e suffissazione si differenziano in primo luogo perch, come si gi visto, la suffissazione aggiunge un morfema legato a destra della parola mentre la prefissazione aggiunge un morfema legato a sinistra della parola: (3) Prefissazione Suffissazione in + attivo attivo + it s + fortunato inverno + ale ex + presidente veloce + ista ri + scrivere magistrato + ura /pag. 94/ In secondo luogo, la prefissazione non cambia la categoria lessicale della parola cui si aggiunge, mentre la suffissazione, di norma, la cambia: (4) Prefissaxione elegante in + elegante A > A presidente ex +presidente N > N scrivere ri + scrivere V > V Suffissaxione atomo atomizzare N > V inverno invernale N > A veloce velocit A > N La suffissazione pu operare i seguenti cambiamenti di categoria: (5) N > V atomo > atomizzare N > A morte > mortale V > N circola(re) > circolazione V > A giustifica(re) > giustificabile A > N bello > bellezza A > V elettrico > elettrificare A > Avv geloso > jgelosamente Generalizzando su questi dati si pu dire che ogni categoria lessicale maggiore (N, V, A) pu diventare qualsiasi altra categoria lessicale maggiore. Questa generalizzazione esclude le Preposizioni, sia come categoria di entrata sia come categoria di uscita [La presenza versus lassenza delle preposizioni una differenza tra composizione e derivazione: la composizione coinvolge le preposizioni (cfr. composti come soprabito, senzatetto, ecc. che sono formati da P+N) mentre la derivazione non le coinvolge (non vi sono preposizioni prefissate o suffissate). Le eccezioni a questultima affermazione sono sporadiche (cfr. ol. toetje lett. piccolo dopo, dessert) o possono riguardare il caso, molto particolare, delle cosiddette preposizioni articolate dellitaliano (della, dei).]. In pi, gli aggettivi possono diventare avverbi. In terzo ed ultimo luogo, la suffissazione di norma cambia la posizione dellaccento della parola di base, mentre con la prefissazione questo non avviene: (6) Base Prefissaxione Suffissaxione onsto disonsto onest morle amorle moralsmo nto innto innatsmo Linfissazione, vale a dire linserimento di un infisso allinterno di una parola un

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processo, come si detto nel primo capitolo, meno diffuso. Un infisso italiano potrebbe essere -isc- che compare in una voce come finisco ma non in una voce come finiamo. Litaliano non dispone /pag. 95/ per di infissi per la formazione di parole nuove; in quel che segue, dunque, non ci occuperemo di infissazione. 4.2. Le Regole di Formazione di Parola (RFP) Le Regole di Formazione di Parolas (RFP), come si visto, aggiungono un affisso ad una b a s e nel caso della derivazione (7a-b), oppure mettono insieme due parole, nel caso della composizione (7c), operazioni che possono essere formalizzate come segue: (7) a. [ ]X > [ [ ]X + Suf]Y Suffissazione b. [ ]X > Pre + [ ]x]X Prefissazione c. [ ]X [ ]Y > [ [ ]X [ ]Y]Z Composizione Gli schemi astratti in (7a-c) rappresentano tre tipi di regole, la suffissazione, la prefissazione e la composizione. I rispettivi esempi sono dati qui di seguito: (8) a. [ [atomo]N > [ [atomo]N +ico]A b. [scrivere]V > [ri + [scrivere]V]V c. [capo]N, [stazione]N > [[capo]N + [stazione]N]N La regola in (8a) aggiunge il suffisso -fico e trasforma cos il nome in entrata in aggettivo. La regola in (8b) aggiunge il prefisso ti- ad un verbo che resta verbo. La regola in (8c) forma un nome composto a partire da due nomi semplici. Alle rappresentazioni con parentesi etichettate in (8a-c) corrispondono dei diagrammi ad albero, come i seguenti: (9) a. N A Suf b. V Pre V c. N N N

atomo ico ri scrivere capo stazione Le rappresentazioni con parentesi in (8) e quelle ad albero in (9) si equivalgono, per cui nelle pagine che seguono useremo luno o laltro tipo di rappresentazione indifferentemente [I diagrammi ad albero hanno nodi (come A, V, ecc.) e rami (che collegano i nodi). Un albero (come viene chiamato comunemente) visualizza bene certi rapporti, come quello di dominanza. Si dice che un nodo X domina direttamente un nodo Y quando X si trova pi in alto di Y nellalbero e quando tra i due nodi non esistono nodi intermedi. Cos, nel diagramma (9a) il nodo A domina direttamente il nodo N. Su questa nozione, che interessa tutti i livelli linguistici]./pag. 96/ Una RFP specifica linsieme delle parole su cui pu operare; questo insieme chiamato la base [intermedi. Cos, nel diagramma (9a) il nodo A domina direttamente il nodo N. Su questa nozione, che interessa tutti i livelli linguistici] di quella regola. Graficamente, si pu rappresentare nei termini seguenti 8: Y X Suf La base alla quale il suffisso si pu aggiungere linsieme delle parole che possono sostituire il simbolo dominato da X. Cos, nei termini degli esempi visti in 3.3., se il suffisso -fiera la base di questo suffisso sar linsieme delle parole cappello, sale, uccello, formaggio, ecc. Il suffisso determina innanzi tutto la categoria lessicale della base che seleziona (X in (10)), ma si visto che specifica anche i tratti associati alle unit cui pu aggiungersi in modo tale da garantire che la stringa X+ Suf (cio Y) sia una parola ben formata in una data lingua. Si considerino i seguenti dati:

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(11)

*verde + oso *allegro + oso *amaro + oso *contento + oso c. *canta + oso *ama + oso *solleva + oso *dispera + oso d. *tavolo + oso *vestito + oso *lampada + oso e. *Gianni + oso *Paolo + oso *Piera + oso f. *ragazzo + oso *bimbo + oso *vecchio + oso *donna + oso /pag. 97/ Il confronto di (11a) con (11b) rivela che -oso si aggiunge a nomi e non ad aggettivi, il confronto di (11a) con (11c) che il suffisso non si aggiunge nemmeno a verbi. Il confronto con (11d) suggerisce che il suffisso non si aggiunge a nomi concreti ed infine il confronto con (11e) e con (11f) suggerisce che il suffisso non solo non si aggiunge a nomi propri ma nemmeno a nomi animati. La regola pu quindi essere espressa nei termini e col formalismo seguente: (12) [ [ ]N + oso] [ + com] [ + astr] [ - anim] La regola in (12) si legge: il suffisso -oso si aggiunge a nomi comuni astratti non animati. Ogni regola ha, in genere, dei limiti di applicazione, delle eccezioni, ecc., per cui necessario procedere a verifiche empiriche. Una verifica si ottiene tramite lallargamento della base, cercando, cio, altri dati, come ad esempio i seguenti: (13) avventuroso clamoroso doloroso fragoroso pauroso rumoroso timoroso vaporoso Tali dati confermano la correttezza della regola in (12). Unulteriore ricerca, ci pone per di fronte a dati come quelli seguenti: (14) carne+oso danaro + oso fosforo + oso sciroppo + oso zucchero + oso Questi ultimi dati non confermano lipotesi che il suffisso -oso si aggiunge solo e soltanto a nomi astratti, come la regola in (12) suggerisce. La regola va quindi modificata, togliendo linformazione [ + astratto]: (15) [ [ ]N + oso]

a.

accidia + oso affanno + oso decoro + oso dignit + oso fama + oso spavento + oso vertigine + oso vigore + oso

b.

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[ + com] [ - anim] -oso si aggiunge dunque a nomi non animati ma non discrimina tra nomi astratti e nomi non astratti, potendosi aggiungere ad entrambi i tipi (cfr. virtuoso e zuccheroso, rispettivamente). Una RFP specifica, quindi, una singola operazione compiuta sulla base, ma specifica anche letichetta sintattica della parola risultante. Le parole cui si aggiunge -oso sono nomi, le parole in uscita sono sempre aggettivi e quindi la regola va completata nel modo seguente: /pag. 98/ (16) [ [ ]N + oso]A [ + com] [ - anim] Ritornando, per un momento, alla rappresentazione in (10), si pu constatare che essa rappresenta una regola astratta che potremmo riformulare nei termini seguenti: (17) [ [ ]X + Suf]Y [...] (17) uno schema astratto con delle variabili: se a Suf sostituiamo -oso, X sar Nome e Y sar aggettivo, se il suffisso -bile, X sar Verbo e Y sar Aggettivo (cfr. amabile, numerabile), se il suffisso -mento, X sar verbo e Y nome (cfr. collocamento, inasprimento). Come si gi detto, questo tipo di regole pu anche essere visto come un meccanismo ad entrata ed uscita: lentrata X e luscita della regola Y. Sia X che Y debbono essere parole ben formate dellitaliano. Nelle lingue con morfologia concatenativa [Questa operazione generalmente consiste nellaggiunta di un affisso. In alcuni casi per non si tratta di una vera e propria aggiunta. Vi sono casi che potrebbero dirsi di aggiunta nulla, per esempio quei casi chiamati di transcategorizzazione o conversione (cfr. 10.5.), o anche di suffissazione zero, cio un cambiamento della categoria lessicale senza laggiunta di affisso manifesto (cfr. litaliano [vecchio]A > [vecchio]N e linglese [paint]N > [paint]v vernice/dipingere). In altri casi loperazione consiste nel cambiamento delle vocali della radice come linglese sing/song cantare/ canzone, lolandese drink / drank bere/bibita, o in una sottrazione invece che in una aggiunta, come in francese arrter/arrt fermare/fermata. Le regole di sottrazione sono state studiate da Dressler [1984], ogni RFP specifica una singola operazione di aggiunta compiuta sulla base. Infine, ogni RFP specifica letichetta sintattica e il quadro di sottocategorizzazione della parola risultante, insieme ad una lettura semantica che una funzione della lettura semantica della base. Una RFP pu pertanto essere rappresentata come segue: (18) a. [P]X > [[P]X+ Suf]Y [T] [T] [T] b. semantica di Y (18) si legge come segue: una parola con la categoria lessicale X e con determinati Tratti [Ta] viene riscritta come una parola complessa con struttura interna, che consiste della parola di base, di un confine +, e di un suffisso. La parola risultante ha la categoria lessicale Y e i tratti [TP]. Associata a questa parte formale della regola, vi anche una parte semantica, una lettura composizionale che viene data generalmente in forma di parafrasi. Le RFP che formano le parole desiderabile e avvocatura possono, cos, essere formulate come segue: /pag. 99/ (19) a. [desidera]V > [[desidera]V+bile]A [ + tr] [ + tr] che pu essere desiderato b. [avvocato]N > [[avvocato]N + ura]N [ - astr][ - astr] [ + astr] [ + um] [ + tun] professione esercitata dagli avvocati

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(19a) illustra la RFP che aggiunge il suffisso -bile al verbo transitivo desidera, formando laggettivo derivato desiderabile. (19b) illustra la RFP che aggiunge il suffisso -ura al nome [ + umano] avvocato, formando il nome derivato astratto avvocatura. In (19a), la regola cambia la categoria lessicale V in A, mentre in (19b) essa cambia il tratto [ - astratto] nel tratto [ + astratto]. In entrambi i casi, le regole forniscono la lettura semantica delle parole derivate (ma vedi 4.3.3.). Il meccanismo delle RFP, che sar meglio illustrato qui sotto, si basa su una serie di assunzioni. La prima che le RFP siano regole lessicali, cio regole del componente lessicale che non possono coinvolgere unit sintattiche, come ad esempio i sintagmi. Una parola composta (di norma) formata da due categorie lessicali maggiori, non da sintagmi" ( portafiori un composto formato da un verbo ed un nome ma porta i fiori, che formato da un verbo e da un sintagma nominale non un composto). Anche gli affissi (di norma) si aggiungono a categorie lessicali e non a sintagmi: fiore+aio > fioraio, ma ad un sintagma verbale come porta i fiori non si pu aggiungere un suffisso (cfr. *porta i fioraio). La seconda assunzione che le RFP siano differenti dalle altre regole della grammatica anche nel modo in cui operano. Mentre le regole sintattiche e fonologiche sono necessarie per la formazione di qualsiasi frase, le RFP sono facoltative. Le RFP sono facoltative nel senso che non vi alcun livello linguistico che necessariamente richieda la presenza di una parola complessa: tutti i livelli della grammatica possono essere costruiti senza ricorso alla nozione di parola complessa. Al contrario, vi sono livelli (per esempio quello che abbiamo chiamato di struttura superficiale) in cui la flessione deve necessariamente comparire. Va notato che il carattere non obbligatorio delle RFP non implica che esse siano un meccanismo superfluo nella grammatica. Le RFP hanno due funzioni: danno conto non solo delle parole nuove, ma anche della struttura interna delle parole esistenti: In altri termini, le RFP sono regole sia di formazione che di analisi. Una terza assunzione implicita nella forma stessa delle RFP. Una regola come quella in (8), infatti, implica una distinzione cruciale tra le /pag. 100/ nozioni di parola e affisso, per lo meno per quanto concerne il livello di rappresentazione. Le parole sono immagazzinate nel lessico (o, per essere pi precisi, nella lista di parole generalmente chiamata Dizionario); gli affissi sono collocati ad un livello pi basso, cio, nel (sotto)componente delle RFP: Componente Lessicale LESSICO RFP La diversa collocazione delle parole e degli affissi equivale a sostenere che parole ed affissi sono, in effetti, unit di natura diversa. Come si visto in 3.2.6., le parole sono associate ad informazioni categoriali (ad es. ragazzo UN nome), gli affissi sono associati ad informazioni relazionali (ad es. il suffisso -bile forma aggettivi da verbi). Linformazione V -j A, una RFP, anche se in forma abbreviata. La rappresentazione di un affisso dunque la RFP che aggiunge laffisso a una data base. Riassumendo, le Regole di Formazione di Parola (RFP) sono regole che formano parole complesse. Esse agiscono interamente entro il componente lessicale e di conseguenza possono prendere come base solo parole. Sono regole facoltative e servono ad un duplice scopo: quello di dar conto della formazione di parole nuove e quello di analizzare la struttura interna di parole complesse gi esistenti. 4.2.1. Semantica delle RFP

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Le RFP, si detto, constano di una parte formale e di una parte semantica. Si consideri il significato delle parole vinaio, giornalaio, verduraio, che pu essere reso con le parafrasi in (20): (20) vino +aio = persona che vende vino giornale + aio = persona che vende giornali verdura + aio = persona che vende verdura Come si vede, il significato delle diverse parole in -aio consta di una parte fissa (persona che vende) e di una parte variabile (vino, giornali, ecc.). La parte fissa la parte di significato, per cos dire, introdotta dal suffisso, mentre la parte variabile corrisponde al nome di base. Possiamo quindi arrivare ad una parafrasi unica se formuliamo il significato utilizzando delle variabili: /pag. 101/ (21) persona che vende N (dove N la base) Questa parafrasi pu essere applicata ad un gran numero di parole in -aio. Non a tutte per. Per esempio un orologiaio vende orologi ma li ripara anche o addirittura li fabbrica. La parafrasi in (21) non ancora abbastanza generale ed andr quindi modificata con (22): (22) persona che svolge unattivit connessa con N Si noti che in altre occasioni a significati diversi possono corrispondere suffissi diversi: ad esempio giornalaio chi vende i giornali mentre giornalista chi li scrive [Tra - aio ed -ista vi infatti una differenza sistematica: il primo denota attivit artigianali, preindustriali, il secondo attivit pi recenti (cfr. fioraio vs. fiorista)]. Passando ora ad un altro suffisso, il suffisso -bile, si pu constatare che la sua semantica ha un significato passivo come rivelano le seguenti parafrasi: (23) individuabile = che pu essere individuato osservabile = che pu essere osservato mangiabile = che pu essere mangiato Tale parafrasi si pu riassumere, analogamente a quanto fatto sopra, in una forma astratta pi generale come in (24): (24) che pu essere X-ato (dove X un verbo transitivo) La semantica di una RFP trasparente o composizionale, vale a dire che il significato della parola complessa si pu ricavare dal significato degli elementi componenti. Ci vero quando la regola produttiva mentre una parola che permane a lungo nel lessico pu acquistare, come si gi detto, significati idiomatici non pi desumibili dagli elementi che la costituiscono. Ad esempio, una parola come tavolaccio non significa soltanto un pessimo tavolo si riferisce anche al giaciglio del prigioniero, significato, questo, che non si pu desumere dai due costituenti tavolo e -accio. La regola che aggiunge -bile conster quindi di una parte formale (25a) e di una parte semantica (25b) che rappresenteremo al seguente modo: (25) a. [ [ ]V + bile]A [ + tr] b. che pu essere V + ato

/pag. 102/

La regola che aggiunge il suffisso -aio potr essere rappresentata invece nei seguenti termini: (26) ]V + aio]A [ - astr] [= um] [+ com] b. persona che esercita unattivit connessa con N Riassumendo: una RFP deve specificare la propria base nei termini della categoria lessicale e di tutti i tratti sintattico-semantici necessari in modo da escludere la formazione di parole a. [ [

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malformate. Abbiamo anche visto che, associata alla parte formale delle RFP, vi una parte semantica che corrisponde generalmente ad una parafrasi di tipo composizionale. 4.2.2. Le RFP costruiscono struttura Le parole semplici sono diverse dalle parole complesse perch le prime non hanno struttura interna (cfr. (27a, c) mentre le seconde hanno struttura interna (cfr. (27b, d)): (27) a. [ ieri ]Avv b. [ [veloce]A +mente]Avv c. [ogni]A d. [ [amministra]V +zione]N La struttura interna qui rappresentata tramite parentesi: se vi sono parentesi interne diremo che vi struttura interna. Ricorrendo, invece, ai diagrammi ad albero, le parole in (27a e b) potranno essere rappresentate, rispettivamente come (28a) e (28b): (28) a. Avv b. Avv A Suf

ieri veloce mente Nei termini dei diagrammi ad albero diremo che una parola ha struttura se lalbero presenta almeno una ramificazione (come in (28b), dove il nodo Avv ramifica nei nodi A e Suf). La maggioranza dei processi morfologici in italiano di tipo concatenativo. Un affisso si aggiunge ad una base (e questo un primo livello), un secondo affisso si aggiunge alla nuova base (e questo un secondo livello) e cos via. Si pertanto proposto che la affissazione sia intesa come un processo c i c 1 i c 016 che procede dallinterno verso lesterno come si vede nella struttura della parola trasformaxionalmente qui sotto: /pag. 103/ (29) 6[ 5[ 4[ 3[tras 2[ 1[forma]N ]V]V zion]N al]A mente]Avv Soggiacente a questa idea lipotesi che ogni RFP aggiunga un affisso ed uno solo alla volta. Ci significa che parole come volontariato, industrializzazione, centralit hanno una struttura complessa rappresentabile nel modo seguente: (30) a. [ [ [volont]N + ario]A + ato]N b. [ [ [ [industria]N + ale]A + izza(re)]V + zione]N c. [ [ [centro]N + ale]A + it]N Le rappresentazioni in (30) indicano che le parole in questione sono state formate, passo dopo passo, tramite laggiunta di un suffisso alla volta. Ad ogni passo devono venir soddisfatte, come si vedr pi avanti, le condizioni necessarie per la suffissazione. Quindi, considerando per esempio (30b), si vede che -ale un suffisso che si aggiunge a nomi e forma aggettivi, -izza(re) un suffisso che si aggiunge ad aggettivi e forma verbi, -zione un suffisso che si aggiunge a verbi e forma nomi. ll percorso per la formazione di questa parola sar dunque il seguente: N > A > V > N. Ad ogni passaggio, si forma una parola esistente (industriale, industrializza(re), industrializzazione). Nei termini di un diagramma ad albero, la struttura di questa parola sar come segue: N V A N industria ale izza zione

N Si osservi che da ogni nodo dellalbero morfologico si dipartono due rami. Ci significa che la struttura che le regole morfologiche creano di tipo binario. Non sembrano cio

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esistere in morfologia strutture di tipo ternario, come si vedr meglio in 8.6. 4.2.3. Le RFP agiscono su parole Vi sono almeno due modi di spiegare parole complesse come ad esempio bolognese e cottura. Assumere lipotesi secondo cui i processi morfologici sono basati sui morfemi, significa assumere che le forme di base siano appunto dei morfemi e quindi Bologn-, cott-; a queste forme si aggiungerebbero /pag. 104/ direttamente gli affissi. Lipotesi che i processi morfologici siano basati sulle parole invece, comporta una procedura diversa, esemplificata qui di seguito: (32) a. Bologna b. cotto Bologna + ese cotto + ura Bologne+ ese cotte+ ura bolognese cottura In (32) si parte da una parola esistente (Bologna, cotto), si aggiunge poi il suffisso rilevante (-ese nel primo caso, -ura nel secondo), si aggiusta la forma fonologica (in entrambi i casi si cancella una vocale) e si arriva alla fase finale, la parola derivata. Si confrontino le due parole milanista (col significato di tifoso del Milan) e milanese (col significato di abitante di Milano). Per queste due parole, si possono supporre le seguenti due derivazioni, rispettivamente: (33) a. Milan b. Milano Milan + ista Milano + ese milanista milanoese Per quel che riguarda (33a) non vi sono problemi dal punto di vista formale, la base pi il suffisso danno origine a una parola ben formata. Ma per (33b) vi bisogno di una regola che cancelli la vocale finale della parola di base. Si tratta di una regola molto semplice che funziona sempre quando si determina lincontro di due vocali (cfr. (34a)): (34) a. fama +oso > famoso vino + aio > vinaio Dante + ista > dantista Se lipotesi della morfologia basata sulle parole pu sembrare costosa per la morfologia derivazionale (vi bisogno di una regola di riaggiustamento che non richiesta dallipotesi della morfologia basata sui morfemi) essa non lo affatto, per la morfologia della composizione e della prefissazione. Per costruire un composto come capo stazione sarebbe lipotesi della morfologia basata sui morfemi ad essere costosa (si dovrebbero supporre due regole che inseriscono due morfemi: -o di capo ed e di stazione). Lo stesso dicasi per la morfologia della prefissazione: per costruire una parola come ex-marito, saremmo costretti a partire da una base marit e poi inserire il morfema mancante. Come si vedr nel cap. 6, le regole di cancellazione di vocale sono molto diffuse e comunque necessarie qualunque teoria si assuma. Lipotesi della morfologia basata sulle parole oggi largamente /pag. 105/ accettata, nonostante le difficolt, discusse sopra, di definire la nozione di parola. 4.2.4. Produttivit Le RFP possono essere pi o meno produttive. Un esempio di regola produttiva la regola che aggiunge -mente ad aggettivi per formare avverbi; un esempio di regola non pi produttiva dato dalle formazioni in -ingo (solingo, ramingo, ecc.) che costituiscono un insieme chiuso, limitato, non pi espandibile. La nozione di produttivit connessa alla facoltativit delle RFP: se una regola fosse obbligatoria non vi sarebbe questione di (maggiore o minore) produttivit. La questione della produttivit si pone, infatti, perch le RFP possono applicarsi a determinate basi. Per

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esempio alla base Aggettivo si possono applicare regole che formano nomi astratti e quindi si pu applicare sia la regola che aggiunge -ezza (composto ---> compostezza) sia quella che aggiunge -it (generoso ---> generosit). Per queste due regole si pone il problema di quale sia la pi produttiva. La produttivit di una RFP non per identificabile con la frequenza con cui essa si applica n, di conseguenza, con il numero di parole che essa forma: necessario invece tener conto delle restrizioni (morfologiche, fonologiche, ecc. 19) imposte sui tipi di parole che possono essere usate come basi per tale regola. Per esempio, in italiano i suffissi -mento e -zione formano entrambi nomi da verbi ma mentre una base in -eggiare favorisce la suffissazione in -mento e sfavorisce la suffissazione in -zione (35a), una base in -izzare favorisce, allinverso, la suffissazione in -zione e sfavorisce la suffissazione in -mento (35b): (35) a. amoreggiamento *amoreggiazione cannoneggiamento *cannoneggiazione corteggiamento *corteggiazione festeggiamento *festeggiazione b. banalizzazione *banalizzamento carbonizzazione *carbonizzamento evangelizzazione *evangelizzamento magnetizzazione *magnetizzamento Non si pu quindi parlare di produttivit in senso assoluto, ma piuttosto della produttivit di una regola relativamente a una classe di basi. Le regole non possono perci essere semplicemente classificate come produttive o non produttive: vi sono, piuttosto, gradi diversi di produttivit. Infine, si pu parlare di produttivit solo per quelle regole che si aggiungono ad un ampio numero di classi di basi. Per esempio, volendo studiare la produttivit dei suffissi che formano nomi da aggettivi, /pag. 106/ necessario prima individuare le classi di aggettivi che sono basi possibili per tali suffissi. Si scoprir cos che -ezza, produttivo con aggettivi che terminano in -evole, -ido, ed aggettivi (per lo pi) bisillabici, a participi passati in -to che denotano una qualit, ecc.; -it per contro si aggiunge ad aggettivi che terminano in -ico, -ace, -ale, -bile, ecc.; -ismo si aggiunge a parole che terminano con una variet di suffissi e privilegia gli aggettivi che denotano sistemi di credenze. La produttivit, infine, dipende dalla facilit con cui un affisso si aggiunge alla propria base, vale a dire se il processo trasparente dal punto di vista semantico, se soggetto a poche restrizioni (cfr. 4.3.), se non richiede riaggiustamenti fonologici complessi (cfr. il cap. 6). 4.2.5. Centro e periferia delle RFP Le RFP colgono un c e n t r o di regolarit rispetto al quale esiste spesso una piccola periferia di irregolarit. Per quasi tutte le generalizzazioni che si possono formulare nel dominio della formazione delle parole, vi sono delle eccezioni. Per esempio, in (19) si visto che il suffisso -bile si aggiunge a verbi e che questi verbi debbono essere transitivi. Entrambe le affermazioni (se confrontate con un campione abbastanza vasto di dati) colgono un fatto centrale di questo suffisso. Entrambe le affermazioni, per, incontrano eccezioni. Eccezioni alla prima sono parole come papabile, tascabile, camionabile dove sembra che il suffisso si aggiunga a nomi (papa, tasca, camion) dato che non esistono i verbi *papare, *tascare, *camionare. Eccezioni alla seconda sono invece parole come conversabile, risibile, accessibile, deperibile. Ma si tratta di vere e proprie eccezioni, come si pu controllare facilmente cercando nel proprio dizionario mentale dei dati a favore o contro le due affermazioni in questione. Un dato numerico pu per essere significativo al proposito: da un controllo su 280 formazioni in -bile, risulta che duecentosettantasei hanno come base un verbo transitivo e solo quattro un verbo intransitivo. Naturalmente le analisi debbono essere accurate. Per esempio, in una forma come

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maritabile lassunzione pi semplice che la base sia il verbo maritare e non il nome marito. Lo stesso dicasi per una forma come orecchiabile 20. Per una forma come passabile invece si pu sostenere che non si tratta di una parola formata tramite regola dato che il significato della parola in questione non trasparente. Si tratta di una parola ormai lessicalizzata; il suo significato, infatti non che pu essere passato ma decente. In tutte le lingue e a tutti i livelli linguistici, vi un centro di regolarit e una piccola periferia di irregolarit, dovuta a resti, prestiti da altre lingue, evoluzioni storiche particolari. sul centro che si pu costruire una teoria del linguaggio, non sulla periferia. /pag. 107/ 4.3. Restrizioni sulle RFP Come si detto sopra, uno degli obiettivi principali di una teoria morfologica di definire la nozione di parola possibile in una lingua. Per raggiungere questo scopo, si devono formulare delle restrizioni sulle RFP, in modo da determinare (a) a quale tipo di informazioni le RFP possono avere accesso, e (b) quale tipo di operazioni esse possono effettuare. Poich le RFP si applicano ad una base e generano unuscita, esamineremo prima le restrizioni sulla base (4.3.) e poi quelle sulluscita (4.3.6.). Come si detto, la base di una RFP costituita dallinsieme di parole alle quali la regola pu essere applicata, ci che abbiamo rappresentato con un diagramma in (10) e che qui ripetiamo per comodit: (36) Y X Suf [shnim 21] Suf [Questa rappresentazione esemplifica una parola pi un suffisso. Se non sar specificato diversamente, supporremo che lo stesso discorso valga anche per la prefissazione.] Come si visto, la base della regola alla quale si aggiunge il suffisso linsieme delle parole che possono sostituire il simbolo dominato da X. La categoria lessicale X, per, non sufficiente da sola a delimitare adeguatamente la base di un suffisso, per cui necessario ricorrere a restrizioni appropriate in modo che vengano escluse le combinazioni non grammaticali, e la stringa X+ Suf (cio Y) sia una parola ben formata. Le restrizioni sulla base di una RFP possono essere sintattiche, semantiche, fonologiche e morfologiche. Tali restrizioni saranno discusse nei paragrafi seguenti. Un altro tipo particolare di restrizione, lIpotesi della Base Unica, sar invece discussa nel cap. 8. 4.3.1. Restrizioni sintattiche Le RFP hanno accesso alle informazioni contenute nella loro base. La base, di norma, un membro di una categoria lessicale maggiore. Ci significa che le RFP non agiscono su un articolo, su un pronome, ecc . [In realt esistono congiunzioni complesse come affinch, perci ecc., o preposizioni articolate come della, degli, ecc., ma si tratta di una lista chiusa di parole che non sono formate tramite regole produttive.]. Per quel che riguarda le categorie lessicali maggiori, bisogna distinguere tra derivazione e composizione e tra categorie di entrata e categorie di uscita. In derivazione, le categorie di entrata (cfr. (5)) sono Nome, Aggettivo /pag. 108/ e Verbo. Le categorie di uscita comprendono anche la categoria Avverbio, dato che esiste una regola (molto produttiva) che forma avverbi in -mente da aggettivi. In composizione, le categorie in entrata sono di norma quattro, Nome, Aggettivo, Verbo e Preposizione [Vi sono anche parole come avantieri, posdomani con un avverbio in entrata, ma si tratta di formazioni non produttive.] (37) [capo]N [stazione]N [dolce]A [amaro]A

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[sali]V [scendi]V [senza]P [tetto]N Le categorie di uscita della composizionale sono, produttivamente, solo due: Nome e Aggettivo. Ci significa che litaliano contemporaneo non forma produttivamente verbi composti, preposizioni composte e avverbi composti. Le RFP sono sensibili, oltre che alla categoria lessicale della base (per esempio, il suffisso -bile, come si detto, si aggiunge a verbi, non a nomi o aggettivi) anche ai tratti di sottocategorizzazione (-bile si aggiunge a verbi marcati come [ + transitivo], non a verbi marcati come [ - transitivo], cfr. [[lava]V + bile]A versus *[[sembra]V + bile]). In linea di principio, tutte le informazioni linguistiche associate alla base possono avere un ruolo nella derivazione. In italiano, ad esempio, il suffisso -aio (con la parafrasi persona che ha unattivit connessa con X) si aggiunge solo a nomi marcati come [ - astratto], non a nomi marcati come [ + astratto] (cfr. giornale +aio > giornalaio, vino +aio ---> vinaio, vs. gloria +aio ---> *gloriaio, futuro+ aio -- > *futuraio). [Esistono eccezioni, come usuraio, operaio, ma si tratta di poche eccezioni] Supporremo, pertanto, che tutte le informazioni sintattiche presenti nella rappresentazione di una parola possano influenzare i processi derivazionali e possano da questi essere cambiate. 4.3.2. Restrizioni semantiche Per quel che riguarda le restrizioni semantiche sulla base, manca un quadro teorico di riferimento, per cui disponiamo di varie osservazioni che attendono una sistemazione pi organica. In generale, si pu dire che gli affissi selezionano la loro base anche in relazione al significato. Ad illustrazione del tipo di problemi che sorgono in questarea, si consideri come suffissi diversi scelgono significati diversi della stessa base. La parola francese fuste giusto, equo pu /pag. 109/ essere derivata aggiungendo due suffissi diversi, dando in entrambi i casi un nome: justice giustizia o justesse giustezza. Un caso simile quello dellaggettivo large ampio, generoso dal quale si pu ottenere largesse generosit o largeur ampiezza. Ci che interessante in questi casizb il fatto che i due suffissi rivali, in entrambi i casi, sembrano selezionare significati diversi della medesima parola, come si pu vedere in (38): (38) equo > justice juste giusto > justesse generoso > largesse large ampio > largeur Non sempre, per, parole con n significati danno luogo a n derivazioni diverse. Pu succedere anche che quando una parola ha pi di un significato (poniamo Significatol e Significato2) un suo derivato possa preservare solo uno di questi significati, ad esclusione dellaltro. Si consideri il seguente esempio: che piace a molta gente > impopolare (39) large della gente > * La negazione dellaggettivo popolare pu essere realizzata solo relativamente a uno dei due significati, cio solo relativamente al significato che piace a molte persone; la negazione non riguarda infatti laltro significato della gente. In altre parole, laggettivo negativo impopolare pu significare solo che non piace a molta gente. Una conferma di come i suffissi scelgano la semantica della base la seguente. Il verbo aderire ha almeno i seguenti significati: a) Significatoli essere attaccato, b) Significato2: parteggiare. La RFP che aggiunge -ivo selezioner il Significatol mentre invece la regola che aggiunge -ione selezioner il Significato:

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(40)

aderire adesione adesivo Sign. I + + Sign.2 Questo tipo di scelte forse non sono del tutto casuali ed isolate. Si confrontino le derivazioni dal verbo tentare (Significatoli cercare di corrompere, Significato2: cercare di riuscire): (41) tentare tentazione tntativo tentatore Sign. I + + Sign.2 + /pag. 110/ Confrontando (40) e (41) si potrebbe avanzare lipotesi (che qui non verificheremo) per cui -ivo e -ione selezionano (se ve ne sono) significati diversi della loro base. A volte possibile prevedere la direzione della scelta semantica, per cos dire, di un affisso. Per esempio il suffisso avverbiale italiano -mente, quando si aggiunge a basi che hanno sia un significato letterale che un significato traslato o metaforico, seleziona sempre il secondo z: di sapore acre > * (42) acido maligno > acidamente pieno di vortici vorticoso frenetico > vorticosamente La strategia scelta da -mente non per lunica possibile. Alcuni prefissi, ad esempio, sembrano scegliere la via opposta. Poniamo che la parola lucido abbia due significati: un Significatol che riluce e un Significato2 intelligente: che rilice > extralucido (43) lucido intelligente > * facile constatare che il prefisso extra- sceglie il Significatoli extralucido non pu significare molto intelligente ma solo molto rilucente. In sostanza -mente ed extra- si comportano in modi opposti rispetto ai possibili significati delle loro basi, nel senso che il prefisso sceglie il significato proprio e il suffisso sceglie il significato traslato: (44) extra Sign to 1 Sign.to 1 * lucido * Sign.to 2 Sign.to 2 mente Ne riprova il fatto che se prefissiamo lucido con extra la derivazione con mente bloccata (*extralucidamente). Le stesse osservazioni possono essere ripetute per altri casi simili (cfr. *antispasmodicamente, *semirigidamente, ecc.). In conclusione, la semantica della base rilevante in vari modi per le regole morfologiche, nel senso che queste non si applicano indistintamente a tutti gli aspetti semantici della base ma operano delle distinzioni in relazione ai vari (sotto)significati che una parola pu avere. /pag. 111/ Vi sono casi in cui una determinata regola, che per quel che riguarda gli aspetti categoriali e semantici potrebbe benissimo applicarsi ad una serie di parole, non vi si applica perch la sua applicazione porterebbe alla formazione di una sequenza fonologica non possibile in quella data lingua. Si dice in questo caso che la regola soggetta a una restrizione di tipo fonologico. Detto altrimenti, le RFP sono soggette a una restrizione fonologica quando il loro mancato funzionamento dipende solo ed esclusivamente da fattori fonologici. Per esempio, in inglese, il suffisso -al -ale che forma nomi si aggiunge solo a verbi accentati sullultima sillaba (45a) e non a verbi accentati su altre sillabe (45b): > *

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(45)

a. try [trai] > trial tentare - tentativo propose [prpouz] > proposal proporre - proposta arrive [raiv] > arrival arrivare - arrivo b. deposit [dipozit] > *depositaldeporre recover [rikav] > *recoveral ristabilirsi promise [promis] - > *promissal promettere Un esempio in italiano di questo tipo di restrizione quello del prefisso negativo italiano s-. Questo prefisso si aggiunge di norma ad aggettivi, come si vede qui di seguito: (46) fortunato > sfortunato leale > sleale corretto > scorretto gradevole > sgradevole Ma non si aggiunge a tutti gli aggettivi del dizionario italiano, come si vede in (47): (47) umano > *sumano (disumano) onesto > *sonesto (disonesto) educato > *seducato (diseducato) abitato > *sabitato (disabitato) La differenza tra gli aggettivi di base in (46) e quelli in (47) che i primi iniziano per consonante mentre i secondi iniziano per vocale. Questa, che una differenza fonologica, sembra essere lunica ragione significativa che impedisce la prefissazione di s- in (47). Possiamo pertanto sostenere che il prefisso negativo s- si aggiunge ad aggettivi, purch questi aggettivi non inizino per vocale. In caso contrario la regola viene bloccata. Quella appena raggiunta per una conclusione parziale. La formulazione data infatti fa supporre che il prefisso in questione si possa aggiungere a tutti gli aggettivi del dizionario dellitaliano purch inizino per consonante. Ci non vero, come si pu constatare in (48): /pag. 112/ (48) civile > *scivile (*#[stS]) (incivile) giusto > *sgiusto (*#[sdZ]) (ingiusto) sano > *ssano (*#[ss]) (insano) sensibile > *ssensibile (*#[ss]) (insensibile) sicuro > *ssicuro (*#[ss]) (insicuro) Se la base inizia per consonante dunque il prefisso fa una ulteriore selezione, come appare chiaro confrontando (46) e (48). La differenza tra (46) e (48) sta nel fatto che nel secondo caso laggiunta del prefisso porterebbe alla formazione di nessi consonantici che violano le restrizioni fonologiche generali sui nessi possibili dellitaliano allinizio di parola. Le parole derivate in (46) non violano queste restrizioni (cfr. le parole sforzo, slargo, sconto, sgravio), mentre quelle in (48) le violano, poich /stS/, /sdZ/, /ss/ sono, infatti, tutti nessi iniziali impossibili in italiano. Si osservi che le parole in (47) non violano alcuna restrizione fonologica dellitaliano: sono parole che iniziano con sequenze perfettamente accettabili dal punto di vista fonologico e cio #s+vocale (cfr. succo, sonante, seducente, santo). Esse devono perci essere escluse per altri motivi, tra cui forse il fatto che nella sequenza s + Vocale il prefisso non ha, per cos dire, una salienza identificabile, dato che sono moltissime le parole dellitaliano che iniziano con tale sequenza senza che vi sia un prefisso. 4.3.4. Restrizioni morfologiche Le restrizioni morfologiche esprimono il fatto che una data RFP non si pu applicare a parole con una certa struttura morfologica. Ad esempio, il suffisso -ale si aggiunge normalmente a nomi per formare aggettivi: (49) [[sacramento]N + ale]A [[strumento]N + ale]A

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[[monumento]N + ale]A ll suffisso, per, non si aggiunge alla classe di nomi dalla forma XN mento, dove X un verbo, come si pu vedere dai seguenti esempi: (50) *[[[discerni]V +mento]N +ale]A *[[[arrangia]V +mento]N +ale]A *[[[collega]V +mento]N +ale]A /pag. 113/ La restrizione qui allopera non riguarda la categoria lessicale della base: -ale si aggiunge liberamente ad altri nominali deverbali astratti (cfr. [[[confess]V + ion]N + ale]N). Non neppure fonologica, perch la sequenza fonologica Xmentale non vietata, come si vede in (49). La mancata applicazione della regola dipende quindi dalla struttura interna della base, per cui si pu esprimere questa restrizione nel seguente modo: (51) [[X]N + ale]A ma dove: X :# V + mento La restrizione in (51) codifica il fatto che la base della regola di -ale non pu essere una parola morfologicamente complessa formata da un verbo pi il suffisso -mento [Anche in questo caso possibile trovare delle eccezioni, come ad esempio compartimentale. Ma, a ben vedere, leccezione si spiega perch in questa parola la presenza del Verbo (comparti) oscurata: compartimento sembra una unit lessicalizzata e non pi formata dal verbo + il suffisso -mento. La stessa osservazione si pu estendere ad esempi come risorgimentale o sentimentale.] Un altro caso di restrizione morfologica il seguente, dove la restrizione attivata dallappartenenza di una classe di verbi ad una data coniugazione. Si considerino le seguenti due liste di verbi con i corrispondenti nominali derivati: (52) a. Allargare > allargamento affossare > affossamento imboccare > imboccatura incollare > incollatura sbarcare > sbarco rincarare > rincaro scarcerare > scarcerazione assimilare > assimilazione atterrare > atterraggio allunare > allunaggio imbeccare > imbeccata inchiodare > inchiodata b. alleggerire > alleggerimento approfondire > approfondimento arricchire > arricchimento inasprire > inasprimento indurire > indurimento impoverire > impoverimento Sia in (52a) che (52b) sono elencati dei verbi parasintetici, una classe speciale di verbi formati, a partire da un nome o da un aggettivo e con laggiunta di un prefisso e di un suffisso. In (52a) vi sono /pag. 114/ parasintetic della prima coniugazione (la vocale tematica a), in (52b) vi sono parasintetici della terza coniugazione (la vocale tematica i ). Ora, da tutti questi verbi possibile derivare dei nominali astratti, come si vede nelle colonne di destra, ma si pu notare la seguente differenza: se il verbo un parasintetico della terza coniugazione, allora il suffisso nominalizzante pu essere solo -mento (52b); se il verbo della prima allora possono essere utilizzati tutti i suffissi nominalizzanti dellitaliano (-ura, -o, -zione, -aggio, -ata) come si vede in (52a). dunque evidente che nella derivazione di nominali astratti da un verbo parasintetico

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agisce la seguente restrizione morfologica: laggiunta del suffisso deve tener conto a) del tipo di verbo in questione e b) della classe di coniugazione cui il verbo appartiene. 4.3.5. Tratti di strato ll lessico di ogni lingua stratificato, nel senso che costituto da vari s t r a t i (spesso dovuti a contatti tra sistemi linguistici, prestiti, ecc.). Per cogliere questo fatto, stato propost un sistema di tratti di strato (sfrata] features), esemplificato in (53) {Non discuteremo qui questa classificazione: basti osservare che il tratto [ + nativo] il tratto che caratterizza lo strato centrale di una lingua, mentre quello [-nativo] caratterizza strati pi periferici. Si noti ancora che tratti come quelli qui esemplificati sono sempre stati usati, pi o meno esplicitamente, in fonologia e in morfologia. Per esempio, i suffissi -iteit e -or in olandese sono sensibili, rispettivamente, ai tratti [+francese] e [+latino]}: (53) Nativo +

[+lat] [+gr] [...] Lo strato [ + nativo] quello centrale (nel senso visto in 4.2.5. ) di una data lingua, quello [ - nativo] definisce gli strati periferici che spesso riflettono le vicende storiche, i contatti culturali della lingua in questione. II lessico dellinglese, per esempio caratterizato dal fatto di avere accanto ad uno strato [ + nativo] un ampio strato [ nativo] di origine romanza. Litaliano ha diversi strati non nativi, come testimoniano voci di origine latina (parricida), greca (biografo), inglese (spot), francese (garage), araba (bazar), ecc. Distinzioni di questo tipo sono rilevanti per le RFP perch affissi diversi possono scegliere strati lessicali diversi. Per esempio, un tratto di strato che ha molta importanza in inglese il tratto [latino]. ll suffisso -ity si aggiunge a parole che sono marcate come [ + latino] (come /pag. 115/ in (54a)) ma non a parole che sono marcate come [-latino] (come in (54b)): (54) a. profane > profanity profano - profanit vivacious > vivacity vivace - vivacit b. wide > *widity ampio strong > *strongity forte In questo senso, -ity contrasta con il suffisso -ness, che non discrimina tra parole [+latino] (cfr. (55a)) e [ latino] (cfr. (55B)): (55) a. common+ness banalit strange + ness stranezza b. happy+ness felicit white + ness bianchezza Bloomfield [1933] osserv che in morfologia radici normali si aggiungono ad affissi normali e radici dotte ad affissi dotti, dove normale e dotto possono essere intesi rispettivamente come nativo e non nativo. In effetti, i tratti di strato attivi in italiano, soprattutto i tratti [ + latino] e [ + greco], operano delle selezioni nel senso indicato da Bloomfield: semiparole con tratto [ + latino] selezionano forme latine (56a) o inducono un riaggiustamento in i della vocale finale della parola cui si aggiungono (56a) mentre invece semiparole col tratto [+greco] selezionano forme greche (56b) o inducono un riaggiustamento in o della vocale finale della parola cui si aggiungono (56b ): (56) a. agricolo b. anemometro a. colorificio b. cartografia In realt i tratti [ + latino] e [ + greco] sono rilevanti per la morfologia delle maggiori lingue europee, dato che in tutte queste lingue la formazione di parole colta o neoclassica presente e produttiva.

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4.3.6. Restrizioni sulluscita Le restrizioni che limitano il potere di applicazione di una RFP non riguardano esclusivamente la base ma possono riguardare anche luscita. Ci sono, fondamentalmente, due tipi di restrizioni sulluscita delle RFP: una sintattica ed una semantica. La restrizione sintattica prevede che ogni parola nuova creata da una RFP debba essere un membro di una categoria lessicale maggiore. La categoria delluscita determinata dalla RFP stessa. Abbiamo visto sopra in (5) che in derivazione le categorie Nome, Verbo, Aggettivo possono cambiare in qualsiasi altra categoria con laggiunta della / pag. 116/ categoria Avverbio. In composizione invece, le categorie Nome, Aggettivo, Verbo, Preposizione possono dare in uscita solo Nomi o Aggettivi. Luscita di una RFP una struttura con una parentesizzazione etichettata, dove sono specificate sia la categoria dellentrata che la categoria delluscita, insieme al confine richiesto dalla regola. Unuscita come la parola famoso, per esempio, ha quindi la rappresentazione seguente: (57) [[fama]N+ oso]A Quando ad una base si applicano pi RFP, tutta la struttura costruita nella derivazione viene mantenuta. Un esempio astratto di derivazione multipla quello in (58a), cui corrisponde lesempio concreto in (58b): (58) a. [[[[[ ]X + Suf]Y + Suf]Z + Suf]W + Suf]T b. [[[[[precipit]V +evol]A +issim]A +evol]A +mente]Avv Per passare da queste strutture astratte alle parole cos come vengono inserite nelle frasi, si rendono necessari dei riaggiustamenti fonologici per i quali si rimanda al cap. 6. Per quel che riguarda la restrizione semantica, essa impone che il significato delluscita di una RFP debba essere una funzione del significato della base. ll significato delluscita viene rappresentato, come si visto in 4.2.1., da una parafrasi contenente una variabile, come mostrano ancora questi esempi: (59) a. [[X]V +bile]A che pu essere X-ato annullabile che pu essere annullato b. [in + [X]A]A non X infelice non felice c. [[X]V + tore]N persona che professionalmente o abitualmente X nuotatore persona che professionalmente o abitualmente nuota d. [[X]V +ura] lazione del X-are potatura lazione del potare ll significato di una parola complessa composizionale solo quando questultima viene creata da una regola sincronicamente produttiva. Col tempo una parola pu acquistare significati inaspettati, cio significati che non possono pi essere derivati dai suoi componenti. La parola osservatore, ad esempio, insieme al suo significato regolare persona che abitualmente o professionalmente osserva, pu significare anche chi partecipa a convegni, congressi e simili semplicemente osservando quanto vi accade, senza apportarvi comunicazioni. Significati cos /pag. 117/ specializzati e cos lontani dalla parafrasi regolare originaria, vengono acquisiti col tempo. Le parole sono formate pertanto da processi regolari ma, una volta formate, possono assumere significati imprevedibili; possono cio sottostare a deriva semantica. Ci spiega anche il caso di trasmissione, che non ha pi il suo significato composizionale (cio lazione di trasmettere) quando si riferisce ad una parte di unautomobile. Se si considera il caso in (59d), si pu osservare che diversi nomi in -una accanto al loro significato originario, hanno acquisito un significato non astratto. Nomi come frittura, cavalcatura, imbastitura ecc. non sono pi nomi astratti ma nomi cosiddetti risultato. Vi sono infine dei casi in cui la semantica della parola in uscita non del tutto prevedibile

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anche se il processo in questione regolare e produttivo. Si tratta, per esempio, della ambiguit tra nomi dagente (60a) e nomi strumentali (60b): (60) a. nuotatore b. coprocessore lavoratore estintore cospiratore refrigeratore usurpatore aspiratore La stessa ambiguit si pu trovare per altri suffissi (come ad es. -ino [Questo suffisso, che forma nomi di mestiere, non il suffisso diminutivo che forma diminutivi, come ad es. orologino da orologio, per cui cfr. 10.2.], cfr. postino, bagnino, vetturino, questurino di contro a scaldino, frullino, macinino, passino) [Lo stesso fenomeno si riscontra nei composti Verbo +Nome (cfr. 5.7.) come ad es. portalettere vs. portasci.] Lambiguit tra nomi dagente e nomi strumentali sistematica dato che esistono molti casi in cui la parola pu essere sia luna che laltra cosa: un decifratore, un sollevatore o un ungitore possono essere in linea di principio sia persone che macchine {Anche in questo caso, la stessa ambiguit si riscontra nei composti, cfr. portabagagli. Sullambiguit agente/strumento, cfr. Thornton [1993].} 4.4. Sommario In questo capitolo - dopo aver introdotto alcune nozioni di base (4.1.) - abbiamo sviluppato il formalismo delle Regole di Formazione di Parola, in particolare delle regole di suffissazione, prefissazione e composizione (a queste ultime per dedicato lintero cap. 5). Si visto che le regole si applicano ad una base e ne possono cambiare la categoria sintattica, i tratti sintattico-semantici e la semantica. Le RFP sono regole lessicali nel senso che operano interamente nel lessico, e sono regole facoltative (nel senso che non vi alcun livello linguistico che richieda la presenza di una parola complessa) (4.2.). La semantica delle RFP di tipo composizionale, nel senso che le parole nuove, formate da regole produttive, hanno un significato /pag. 118/ globale che si pu desumere dai significati dei vari costituenti (4.2.1.). Le RFP sono regole che costruiscono struttura. Tale struttura, indicata nelle nostre rappresentazioni con delle parentesi interne, di tipo binario (4.2.2.). Si poi visto che la morfologia dellitaliano pu essere una morfologia basata sulle parole, vale a dire una morfologia che pone alla base di tutti i processi, sia derivazionali che composizionali, le parole (4.2.3.). Le RFP possono essere pi o meno produttive. La produttivit di una RFP non si pu misurare in termini assoluti, ma solo in termini relativi. Si pu dire infatti che una regola pi produttiva di unaltra solo in relazione ad un certo tipo di base (4.2.4.). Le RFP, come tutte le regole della grammatica, hanno un centro di regolarit ed una periferia di irregolarit ed ovviamente il centro quello che interessa maggiormente il linguista che voglia costruire una teoria della morfologia (4.2.5.). Nella seconda parte del capitolo (4.3.) si sono esaminati i vari tipi di restrizioni cui sono soggette le RFP. Tali restrizioni sono intese a limitare il potere generativo delle regole. Sono state quindi discusse le restrizioni sulla base delle RFP, e cio le restrizioni sintattiche (4.3.1. ), le restrizioni semantiche (4.3.2.), le restrizioni fonologiche (4.3.3.), le restrizioni morfologiche (4.3.4.), le restrizioni relative ai tratti cosiddetti di strato (4.3.5.) ed infine le restrizioni sulluscita delle regole (4.3.6.). /pag. 119/ 4.5. Indicazioni bibliografiche Regole di Formazione di Parola: Allen [1978]; Aronoff [1976]; Booij [1977]; Halle [1973]; Moortgat et al. (a cura di) [1981]; Scalise [1984]. Produttivit: Anshen e Aronoff [1981]; Baayen [1989]; Corbin [1987]; Iacobini e Thomton [1992]; Lo Duca [1990]; Rainer [1989]; Schultink [1961].

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Restrizioni: Aronoff [1976]; Scalise [1984].

CAPITOLO 5: COMPOSIZIONE 5.0. Introduzione Abbiamo scelto di trattare la composizione in un capitolo a parte perch la composizione per molti aspetti diversa dalla derivazione. Abbiamo visto che una differenza fondamentale sta nel fatto che la derivazione concatenazione di una forma libera e di una forma legata mentre la composizione concatenazione di due forme libere. Unaltra differenza (sicuramente collegata a quella appenabista) sta nel rapporto che derivazione e composizione hanno rispettivamente con fonologia e sintassi. Per quel che riguarda la fonologia, vi accordo generale tra i fonologi nel sostenere che una parola derivata una sola parola fonologica, mentre per quel che riguarda i composti, in diverse lingue, tra cui litaliano, un composto si comporta come se fosse costituito da due parole fonologiche. Per quel che riguarda la sintassi, i composti, al contrario dei derivati, sono spesso stati interpretati come se avessero unorigine frasale (portalettere interpretato come se derivasse da una frase del tipo luomo che porta le lettere). Per diversi motivi oggi si tende ad escludere questa interpretazione e si tende a pensare che i composti siano costruiti, come i derivati, tramite regole morfologiche. Una certa parentela tra composti e strutture sintattiche resta, per, un fatto innegabile, anche perch esistono certe forme per le quali difficile decidere se si tratta di un composto o di un sintagma (come ad es. ferro da stiro). In questo capitolo, dopo aver introdotto il formalismo necessario, daremo un elenco dei tipi di composti dellitaliano, discuteremo dettagliatamente una nozione importante come quella di testa del composto, forniremo una classificazione dei principali tipi di composti, discuteremo la questione dellidentificazione dei composti rispetto ai sintagmi e la struttura argomentale nel processo di composizione. /pag. 121/ 5.1. Composizione La composizione un processo morfologico che, come la derivazione, consente la formazione di parole nuove a partire da parole gi esistenti; ma, come si detto, mentre una parola derivata costituita da una forma libera pi una forma legata, una parola composta costituita, di norma, da due forme libere, cio da due parole (due costituenti) che, per comodit, chiameremo Parolal e Parola2, come nei seguenti esempi: (1) Parola 1 Parola2 > Composto [campo]N [santo] A > [ [campo] N [santo] A ] N [alto]A [piano] N > [ [alto] A [piano] N ] N [lava]v [piatti] N > [ [lava] v [piatti] N ] N [sali]v [scendi]v > [ [sali] v [scendi]v ] N [senza]P [tetto] N > [ [senza] P [tetto] N ] N [capo]N [stazione] N > [ [capo] N [stazione] N ] N [agro] A [dolce] A> [[agro] A [dolce] A ] A Come si vede, la composizione, da un punto di vista formale, consiste nella concatenazione di due parole etichettate con una data categoria lessicale. ll risultato unaltra parola etichettata con una categoria lessicale che pu coincidere o meno con la categoria lessicale dei costituenti. Tale processo pu essere rappresentato da una regola come la seguente: (2) [ ]X [ ]Y > [ [ ]X # [ ]Y ]Z

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X, Y e Z sono categorie lessicali, X la categoria lessicale di Parolal, Y la categoria lessicale di Parola2 e Z la categoria lessicale della parola composta, # un confine di parola (cfr. 3.2.2) [Dato quanto si visto nel cap. 3 e cio che le parole sono rappresentate nel lessico con i loro confini di parola (ad es. [#pesce#], [#cane#],) allora, a rigore, la rappresentazione non semplificata di un composto come pescecane [#[#pesce#] [#cane#]#]), dove i due confini pi esterni sono i confini della parola composta. In quel che segue faremo uso di rappresentazioni semplificate.]. Come si vede in (1) in italiano la categoria lessicale dei composti (cio Z) si pu ricavare a partire dalle categorie lessicali dei costituenti: il composto in genere un nome a meno che entrambi i costituenti non siano aggettivi, nel qual caso il composto un aggettivo. Si pu pertanto formulare la seguente generalizzazione: (3) a. X+Y > N b. A+A > A /pag. 122/ che si legge nel modo seguente: in composizione la combinazione di due categorie qualsiasi (X e Y) d sempre nome (3a); solo la combinazione di due aggettivi porta ad un aggettivo composto (3b) [Alla generalizzazione appena data esiste uneccezione ed il caso di composti formati da aggettivi di colore del tipo verde bottiglia, dove la combinazione A+B d come categoria di uscita aggettivo. Questo tipo di composti (A+ N che d A) al tempo stesso produttivo (per es. si possono formare composti nuovi come rosso cocomero) ma limitato semanticamente agli aggettivi di colore. Altre possibili eccezioni come verbi composti (benedire, crocefiggere, manomettere) o come preposizioni o avverbi composti (soprattutto, perbene, sottosopra) rappresentano tipi di composti non produttivi in italiano.]. I composti non sono formati solo per concatenazione di due forme libere. Vi sono composti formati anche da due forme legate (4a), da una forma legata pi una forma libera (4b) o da una forma libera pi una forma legata (4c); si tratta di composti formati con quelle unit che abbiamo chiamato semiparole [Cfr. sopra 3.3.4. Migliorini [1963] chiama queste forme legate affissoidi, mentre Martinet [1988] le chiama confissi. In Scalise [1983] si mette in dubbio che le unit in questione siano un tipo di affissi. Cfr. la discussione pi avanti, 10.4.]: (4) a. bio + grafo (semiparola + semiparola) b. dattilo + scritto (semiparola + nome) c. astro + nauta (nome + semiparola) Anche in questo caso vale la generalizzazione data sopra: il composto sempre un nome. Da quanto visto in questo paragrafo, si pu concludere che le regole produttive di composizione in italiano formano essenzialmente nomi, sporadicamente aggettivi e mai verbi [Ci vero al punto che, come si vedr tra breve, anche la combinazione V+ V d Nome (ad es. saliscendi). Questo non significa, come abbiamo gi visto, che non esistono verbi composti in italiano (cfr. la nota 4 sopra e anche gli esempi in (5) pi avanti) significa solo che la formazione di verbi tramite composizione non un processo produttivo. In effetti verbi nuovi in italiano sono formati soprattutto tramite derivazione (con i suffissi -ixxa(re), -eggia(re), -ifza(re), -a(re)) e in particolare attraverso quel processo particolare di derivazione che la parasintesi (cfr. 8.6.1.). Si deve ribadire, infine, che quanto qui sostenuto vale per litaliano, non per tutte le lingue. Il greco moderno, per esempio, ricco anche di composti verbali [cfr. Ralli 1992]. 5.2. Composti dellitaliano Quella che segue una lista delle possibilit combinatorie della composizione in italiano (date le categorie maggiori N, V, A, P e Avv). Accanto vi sono altre specificazioni e cio: a) se il tipo di composto esiste, b) se produttivo, ed infine due esempi: /pag. 123/ (5) categorie esiste produttivo esempi

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i. N+N s s crocevia, pescecane ii. A+A s s dolceamaro, verdeazzurro ii. V+V s no1 saliscendi, giravolta iv. P+P no *dicon, *senzaper v. Avv + Avv s no malvolentieri, sottosopra vi. V+N s s scolapasta, cantastorie vii. V+A no2 *pagacaro, *vedibello viii. V+P no *metticon, *saltasopra ix. V + Avv s no buttafuori, cacasotto x. N+A s no camposanto, cassaforte xi. N+V s no manomettere, crocefiggere xii N+P no *scalasotto, *abitosenza 3 xiii N + Avv no *casamale, *tavolobene xiv. A+N s no biancospino, gentiluomo xv. A+V no *gentileparla, *caropaga xvi. A+P no *bellocon, *biancosenza xvii. A + Avv no *bellobene, *biancooggi xviii. P + N s no sottopassaggio, oltretomba xix. P+A no *congentile, *soprabello xx. P+V s no ?contraddire, ?sottomettere4 5 xx. P + Avv no *conbene, *senzaieri Note: 1. Vi sono delle costruzioni V+cong+V come mordi e fuggi, usa e getta, va e vieni che sono forse produttive. Il loro statuto, per non del tutto chiaro, dato che contengono al loro interno una congiunzione. Cfr. su questo argomento 5.10. pi avanti. 2. Una formazione come lavasecco in realt formata a partire da lava a secco. 3. Un esempio di questo tipo potrebbe essere centravanti ma non facile reperirne molti altri. 4. Il punto di domanda riguarda il fatto che lanalisi di queste forme non del tutto semplice. Si tratta di verbi composti (e quindi formati da Preposizione +Verbo) o di verbi derivati (e quindi formati da Prefisso + Verbo)? Non cercheremo di affrontare qui questo problema. 5. Uneccezione potrebbe essere perbene. Come si pu vedere, non tutte le combinazioni delle categorie teoricamente a disposizione sono possibili {Una lista esaustiva dei composti possibili dovrebbe comprendere anche forme morfologicamente pi complesse come le seguenti: [N+V+ente] (nullatenente), [Aw+V+entel (malvivente, benestante, chiaroveggente), [V+P+N] (saltimbanco, saltimbocca), [N+P+N] (pomodoro), [V+Cong+V] (vaevieni), [Avv +Part pass] (sopracitato, benvenuto, malintenzionato). Questi tipi non sembrano per essere produttivi. Vi sono ancora costruzioni come Avv. +A (malsano, bendisposto) e Avv +V (maledire, benedire) che sembrano per limitate agli avverbi male e bene. Infine, forme come ferro da stiro, coda di cavallo ecc., sono considerate composti da bardano (1978].} Non si trovano (5iv), (5vii), (5viii), (5xii), (5xiii), (5xv), (5xvi), (5xvii), (5xix) e (5xxi) che ripetiamo qui sotto per comodit con un esempio e raggruppati diversamente: /pag. 124/ (6) a. *N + P *passaggiosotto *A + P *bellosopra *V + P *batticontro *P + P *datra b. *P + A *digentile c. *V + A *grasvelto *A + V *bellovedi d. *N + Avv *copertamale *A + Avv *gentilebene 77

*P + Avv *disempre Vi sono ragioni strutturali per la non esistenza di questi composti. Per esempio, si nota subito che mentre per le categorie N e A sono possibili entrambi gli ordini (A+N e N+A), per le categorie N e P possibile solo lordine P + N e non *N + P. In realt nemmeno *A + P e *V+P esistono come si vede in (6a). Generalizzando, si pu quindi dire che in italiano non si trova mai un composto costituito da una categoria lessicale X seguito da P: (7) *X + P (7) dunque esclude dalla grammatica composti con P in seconda posizione. La ragione sembra dovuta ai rapporti che intercorrono tra sintassi e morfologia: in sintassi (e quindi in composizione, dato che per certi aspetti essa mima la sintassi) lordine preposizione + nome e non viceversa (cfr. con pazienza versus *pazienza con). Sempre per quel che riguarda P, si vede che P si pu unire a nomi e a verbi e non ad esempio ad aggettivi (6b)) e ci dovuto al fatto che, in sintassi (e quindi anche in composizione) una preposizione pu reggere un nome, non un aggettivo (cfr. con amore versus *con gentile). Per quanto riguarda (6c), si pu osservare che in sintassi il verbo non pu essere modificato da un aggettivo: ci che spiega lincompatibilit delle due categorie [Tale incompatibilit non assoluta (cfr. costruzioni come corre veloce) ma certo molto pi ridotta di quanto non si verifichi, ad es., nelle lingue germaniche.]. Lo stesso tipo di considerazioni vale per (6d) e cio lavverbio modifica il verbo e non altre categorie lessicali. Se ne pu concludere che le regole che formano i composti agiscono in accordo con le regole di costruzione sintattica. Questa ovviamente la norma; ogni lingua devier poi in vari modi dalla norma in quella zona di irregolarit che abbiamo chiamato periferia. 5.3. Composti larghi e composti stretti Nella regola per la composizione data sopra in (2) si postulato che tra un costituente e laltro del composto venga introdotto un confine /pag. 125/ forte #, vale a dire un confine di parola [Si tenga presente che in italiano la grafia dei composti presenta tre possibilit: pu essere congiunta (capostazione), disgiunta (nave traghetto), con trattino (verde-bottiglia). La grafia, per non espressione di un criterio scientifico su cui si possa fare assegnamento per identificare diverse classi di composti.]. Tale confine mantiene, per cos dire, separata lindividualit fonologica e semantica dei due costituenti ed impedisce operazioni di amalgama semantico e/o fonologico. Col tempo e con la frequenza duso, il confine forte si pu indebolire secondo modalit che qui non esploreremo ma che potremmo indicare in questi termini: (8) # > + vale a dire: il confine forte (di parola) diventa un confine debole (di morfema). Si considerino i seguenti due insiemi di composti (9a) e (9b): a. quinta essenza quintessenza sopra abito soprabito lungo Arno lungarno b. prete operaio *pretoperaio valigia armadio *valigiarmadio dolce amaro *dolcamaro In (9a) ha operato una Cancellazione di Vocale, che chiameremo C [Per questa regola, cfr. il cap. 6. Qui basti osservare che la regola cancella la vocale finale di Parola l prima della vocale iniziale di Parola2.] (amalgama fonologico), in (9b) CV stata bloccata dal confine forte. In realt, CV non viene bloccata esclusivamente dal tipo di confine. CV infatti pu operare o non operare nella stessa classe di composti, come si vede qui sotto (sia (l0a) che (l0b) sono composti V+ N, dove il confine +):

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sprticque > *spartacque prtabiti > *portabiti b. graarrsto > girarrosto prtaarei > portaerei prtaombrlli > portombrelli CV opera quando la sua applicazione non produce uno scontro accentuale{ Si ha uno scontro accentuale (ingl. stress clash) quando due sillabe toniche vengono a trovarsi contigue (senza una sillaba atona che le separi). Tutte le lingue studiate hanno meccanismi per risolvere gli scontri accentuali. Cfr. Nespor e Vogel [1986].} come in ( lOb); non opera invece quando ne risulterebbe uno scontro accentuale. Per esempio, la cancellazione di vocale in sprti+ cque avrebbe come esito di rendere contigue due sillabe toniche (sprt+), che la configurazione dello scontro accentuale. Diremo comunque che la presenza di un confine forte segno di composto largo e che la presenza di confine debole di composto stretto. /pag. 126/ Le regole di composizione formano sempre composti larghi ma poi fatti di esecuzione come la frequenza duso possono indebolire la forza del confine tra i due componenti. Se i composti larghi sono formati da regole produttive e i composti stretti sono il risultato della permanenza nel lessico di tali unit, ci si aspetta che i composti larghi abbiano significato composizionale mentre i composti stretti potranno esibire una certa opacit semantica. Cos, un composto come galantuomo o gentildonna (che presentano un amalgama fonologico segnalato dalla cancellazione di vocale) non sono del tutto composizionali, nel senso che il significato, per es., di galantuomo non precisamente desumibile dai componenti, ma ha acquisito un significato che deve essere appreso a parte. Infine, sempre guardando agli stessi esempi, si constata che lordine A+ N di gentiluomo, gentildonna un ordine marcato [Lordine A+ N marcato, in italiano, rispetto allordine N +A perch meno naturale ed ha spesso significato non composizionale (cfr. un alto ufficiale vs. un ufficiale alto).] rispetto allordine sintattico: (11) G. un uomo gentile N + A (ordine non marcato) G. un gentile uomo A + N (ordine marcato) In conclusione, i composti larghi si distinguono dai composti stretti per le seguenti propriet: a) non ammettono amalgami fonologici, b) hanno significato composizionale, c) presentano un ordine dei costituenti non marcato. 5.4. Testa dei composti Si consideri un composto come camposanto. In base a quanto detto sopra, la sua struttura si pu rappresentare nel modo seguente: (12) [ [campo]N # [santo]A ] N Come si vede, il composto ha la stessa categoria lessicale (nome) di uno dei suoi costituenti, campo, che anchesso nome. Diremo che campo la testa del composto e che la categoria N del composto deriva dalla testa: (13) a. b. N

a.

campoN santoA campoN santoA /pag. 127/ In altre parole, camposanto UN nome perch campo UN nome: da campo che la categoria nome viene passata a tutto il composto. Identificare la testa di un composto importante perch dalla testa che derivano al composto tutta una serie di propriet. Per identificare la testa di un composto si pu applicare il test E UN. Questo test vale sia per quel che riguarda la categoria lessicale che per quel che riguarda la semantica. Si consideri un composto come cassaforte, i cui costituenti sono N ed A: (14) [ [cassa]N [forte]A]N 79

Per lapplicazione categoriale del test ci si chiede: cassaforte UN aggettivo o UN nome? Poich la risposta UN nome si pu concludere che la testa del composto il costituente con la stessa categoria lesscale, cio cassa. Per lapplicazione semantica del test ci si chiede: cassaforte una cassa o una forte? Dato che cassaforte un tipo di cassa, anche qui la risposta indica che cassa la testa (categoriale e semantica) del composto. Si consideri ora un altro composto, capostazione, e si applichi il test UN per la categoria lessicale: (15) [ [capo]N [stazione]N ]N In questo caso il test categoriale non d una risposta chiara: capostazione E UN nome, ma sia capo che stazione sono nomi. Se si approfondisce lanalisi si trover per che capo un nome [ + maschile], [ + animato] e che stazione, al contrario, un nome [ - maschile], [ animato]. Capostazione UN nome [ + maschile], [ + animato] esattamente come capo e diversamente dastazione. Capo sar quindi la testa di capostazione. Questo esempio suggerisce che se non si riesce ad identificare la testa sulla base della sola categoria lessicale, si pu ricorrere ad altri tipi di informazioni, come ad esempio ai tratti sintattico-semantici che fanno parte della rappresentazione lessicale delle parole (cfr. 3.4.). Si noti che alla stessa conclusione saremmo portati dallapplicazione del test semantico: capostazione E UN capo, non E UNA stazione [Solo ai tratti sintattico-semantici si pu ricorrere nel caso dei composti reversibili come ad es. ingl. Christmas cookie biscotto di Natale vs. cookie Christmas Natale di biscotti, ol. (de) veld-sport sport allaperto vs. (het) sport-veld area sportiva.] ll meccanismo per cui le informazioni linguistiche passano dalla testa a tutto il composto pu essere rappresentato nel modo seguente: NOME[+animato] [+maschile] capoN [+animato] [+maschile] stazioneN [-animato] [-maschile]

/pag. 128/ Ne possiamo concludere che dalla testa del composto che passano a tutto il composto a) le informazioni categoriali, b) i tratti sintattico-semantici, c) il genere. Diremo quindi che un costituente testa di un composto quando tra tale costituente e tutto il composto vi identit sia di categoria che di tratti sintattico-semantici. 5.4.1. Ancora sulla testa dei composti Vi sono lingue in cui la testa dei composti pu essere identificata posizionalmente. Per esempio, in inglese, si dice comunemente che la testa a destra, come si pu verificare negli esempi che seguono 21: (17) N+N=N apron string nastro del grembiule A+N=N black-board lett. nera asse, lavagna P+N=N overdose overdose V+N=N rattlesnake serpente a sonagli N+A=A honey-sweet dolce (come il) miele A+A=A icy cold freddo (come il) ghiaccio Come si vede, la categoria lessicale di tutto il composto sempre uguale alla categoria del costituente a destra. In italiano la situazione pi complessa. Si consideri ancora una lista di composti: (18) a. N + N pescecane UN pesce testa a sinistra N+A camposanto UN campo testa a sinistra

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N+N manoscritto UNO scritto testa a destra A+N gentiluomo UN uomo testa a destra I dati in (18) sembrano suggerire che in italiano la testa di un composto pu essere sia a destra che a sinistra. In realt, i composti in (18b), quelli con testa a destra, esibiscono alcuni tratti dei composti stretti visti sopra. Si noti, infatti il contrasto tra gentiluomo e camposanto: il primo A+N il secondo N+A; lordine A+N un ordine marcato, mentre N +A un ordine non marcato. Ne concluderemo pertanto che la regola sincronica produttiva per la formazione dei composti in italiano contemporaneo genera composti con testa a sinistra. 5.4.2. Testa nei composti latini Per quel che riguarda la posizione della testa nei composti dellitaliano, bisogna tener presente che in una lingua possono convivere forme generate da processi produttivi sincronici e forme che sono residui di regole che appartengono a stadi precedenti della lingua: anche questa una distinzione tra centro e periferia. Si considerino due composti come i seguenti: /pag. 129/ (19) a. terremoto b. caprifoglio In questi due composti, la testa a destra. In terremoto per esempio, si osserva che dal punto di vista semantico si tratta di un moto, non di una terra, e dal punto di vista dei tratti il composto maschile e non femminile (un terremoto non *una terremoto). Un analogo ragionamento si pu fare per caprifoglio. Interroghiamoci ora sulla natura del primo costituente in questo tipo di composti. Per esempio terre a prima vista sembra essere un plurale. Ma plurale non pu essere per motivi strutturali: dato per accertato infatti che la testa il secondo costituente, si pu verificare facilmente che nei composti dellitaliano non si pu avere flessione di Parola1 se Parola2 la testa. Vi flessione di Parolal se questa la testa (cfr. capistazione). Se terre non plurale, non resta che unaltra ipotesi: il residuo di un genitivo latino (terrae), per cui tutto il composto aveva esattamente il significato di moto della terra. Ancora, analogo ragionamento si pu tenere per caprifoglio. Lanalisi proposta per questi composti indica che sopravvivono in italiano composti di origine latina, la cui natura provata da residui morfologici (come il caso genitivo) non pi presenti nella morfologia dellitaliano contemporaneo. Ma si considerino ancora dei composti Verbo + Nome come i seguenti: (20) a. apribottiglie b. sanguisuga mangiafuoco parricida subito evidente che i composti in (20a) sono [+nativo] mentre quelli in (20b) sono [nativo] ed in particolare latini. Anche qui vi sono delle spie: la i di sangui e le forme suga e parri, che non sono parole dellitaliano. I composti di (20), sia quelli in (20a) che in (20b), sono composti diversi da quelli visti sinora perch sono esocentrici (cio non hanno testa) A e quindi la nozione di testa non di alcun aiuto in questo caso. Si pu per osservare che i composti in (20a) hanno lordine V+ N mentre quelli in (20b) hanno lordine N+ V. Questo dato da mettere in relazione con il cosiddetto ordine basico delle lingue in questione. Lordine basico di una lingua caratterizza una lingua in relazione allordine dei tre costituenti frasali, S(oggetto), O(ggetto) e V(erbo). Il latino pu disporre questi costituenti in vari modi, ma quello tipico, soprattutto nella fase classica, lordine SOV (puer puellam amat lett. il fanciullo /pag. 130/ la fanciulla ama) e litaliano un ordine tipico SVO (il fanciullo ama la fanciulla). Ora, morfologia e sintassi sono due componenti separati della grammatica, ma debbono interagire e, in una certa misura, cooperare verso determinati obiettivi comuni. Le regole di formazione di parola non possono costruire parole complesse in disaccordo con i principi di costruzione della sintassi. Pertanto se litaliano presenta in sintassi un ordine basico SVO,

b.

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logico che presenti un ordine V + N (dove N spesso loggetto di V, cfr. scacciapensieri); cos se il latino presenta un ordine basico SOV, logico che presenti un ordine N+ V (dove, ancora, N spesso loggetto, cfr. sanguisuga). Lordine SVO, poi, coerente con lordine Modificato (M.to) + Modificatore (M.tore) (capo +stazione), mentre lordine SOV coerente con lordine Modificatore+Modificato (terre+ moto). Esiste pertanto una cospirazione di fattori tra sintassi e morfologia dei composti che possiamo riassumere come segue: (21) latino italiano ordine sintattico SOV SVO ordine nei composti NV VN ordine costituenti M.tore/M.to M.to/M.tore posizione testa destra sinistra Ne concluderemo che, analizzando i composti di una lingua, necessario separare le formazioni arcaiche, i resti di stadi linguistici precedenti dalle formazioni pi recenti. Le prime non sono il prodotto di regole ma forme lessicalizzate e come tali immagazzinate nel dizionario, le seconde sono invece il prodotto di regole produttive. In particolare, si pu confermare che le regole di composizione dellitaliano formano produttivamente composti con testa a sinistra e che vi sono formazioni con testa a destra di origine latina. 5.4.3. Testa e calchi dallinglese Per un quadro generale sulla posizione della testa in italiano, bisogna infine prendere in considerazione alcuni composti come scuolabus. In composti di questo tipo la testa il secondo costituente, come si pu verificare con il test semantico UN ( un bus, non una scuola) e con il test del genere (uno scuola bus e non *una scuola bus). Questo tipo di composti va distinto da altri composti con testa a destra visti sin qui, come ad es. gentiluomo. Scuola bus infatti un calco dallinglese (come si vede dal secondo costituente) e la posizione della testa si spiega con il fatto che in inglese, come abbiamo visto sopra, la testa dei composti a destra. Per concludere, in italiano si trova la seguente situazione: /pag. 131/ (22) a. testa a destra di origine latina: terremoto b. testa a sinistra composti produttivi: camposanto c. testa a destra calchi dallinglese: scuola bus Solo le forme in (22b) sono quelle che interessano una teoria della formazione dei composti. 5.5. Composti endocentrici e composti esocentrici Sopra abbiamo assunto tacitamente che tutti i composti abbiano una testa (che siano cio e n d o c e n t r i c i) e che da questa derivino tutte le informazioni necessarie al composto per funzionare sintatticamente in una frase. In realt non tutti i composti hanno una testa. Si consideri un composto come il seguente: (23) [ [dormi]V [veglia]V ]N Se cerchiamo di applicare il test UN a questo composto otterremo solo risposte negative: dormiveglia, infatti, dal punto di vista semantico, non UN dormi e non un veglia e dal punto di vista categoriale non UN verbo: n dormi n veglia sono candidati possibili ad essere testa del composto. In casi come questi si dice che il composto esocentrico. Identificare un composto come endocentrico o come esocentrico non sempre semplice come lesempio appena visto potrebbe far credere. Si consideri il seguente composto: (24) [ [porta]V [lettere]N ]N

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Ad un esame superficiale, lapplicazione del test sintattico UN sembra portare alla conclusione che il costituente lettere possa essere considerato testa del composto, almeno dal punto di vista categoriale, dato che lettere un nome cos come lo portalettere. Dal punto di vista semantico, per tale conclusione non accettabile: portalettere NON UN lettere. Se estendiamo la nostra analisi, come abbiamo fatto in precedenza, ai tratti sintattico-semantici che caratterizzanno i due nomi, otteniamo il seguente quadro: (25) N [+animato] [+maschile] [-plurale) N # [animato] [maschile] [+plurale] /pag. 132/ Come si vede, non vi identit tra il nome lettere e il nome portalettere in quanto il primo non animato, femminile, plurale mentre il secondo animato (designa una persona), maschile e singolare (cfr. le lettere pubblicate vs. il portalettere sollecito). Il nome lettere non pu quindi essere testa del composto, che dunque un composto esocentrico. Altri esempi di composti esocentrici sono i seguenti: (26) pellerossa purosangue senzatetto Anche per questi esempi facile verificare la mancata corrispondenza tra categoria e tratti del costituente nominale e categorie e tratti dellintero composto. La discussione precedente permette di arrivare ad alcune conclusioni: a) esistono composti senza testa (e sono detti esocentrici [Gli antichi indiani chiamavano questi composti bahuvrihi. Letteralmente il composto (che rappresenta lintera categoria di composti esocentrici) significa molto (bahu) riso (vrihi) ma il suo significato chi possiede molto riso. I composti endocentrici erano invece detti tatpurusa.]), b) una apparente somiglianza di categoria non sufficiente di per s ad identificare la testa in un composto, c) per identificare la testa di un composto il criterio categoriale e quello semantico devono essere concordi (in altre parole: una testa categoriale deve anche essere una testa semantica) 5.6. Composti di subordinazione e composti di coordinazione In relazione ai soli composti endocentrici, sulla base del tipo di rapporto esistente tra i due costituenti, possibile distinguere tra composti endocentrici di subordinazione e composti endocentrici di coordinazione. Si dicono composti di subordinazione quei composti endocentrici in cui possibile identificare un elemento modificato, la testa morfologica, e un elemento modificatore subordinato: camposanto un composto di subordinazione dal momento che la testa campo viene modificata dallaggettivo santo ad essa subordinato. In sostanza, quindi, con composti di subordinazione si intendono quelle parole composte i cui costituenti esibiscono rapporti interni identificabili in termini di Testa/Complemento (cfr. acquavite, capostazione) o di Testa/Attributo (cfr. pescecane, cassaforte). I composti di coordinazione, invece, sono quei composti endocentrici in cui tra i due costituenti esiste un rapporto di coordinazione e non di subordinazione. In questi composti, cio, non possibile identificare un elemento modificato ed un elemento modificatore, ma /pag. 133/ entrambi i costituenti sono contemporaneamente modificati e modificatori. Ai composti endocentrici di coordinazione appartengono quelle parole composte formate dalla V

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concatenazione di due parole con categoria lessicale uguale e cio dalla concatenazione di due nomi (cfr. caffelatte, cassapanca) o di due aggettivi [La concatenazione di due verbi, viceversa, non produce dei composti di coordinazione dal momento che in italiano la combinazione V+ V forma sempre dei composti esocentrici (cfr. bagnasciuga, andirivieni). La concatenazione di due preposizioni non infine normalmente possibile (cfr. *disenza, *sopraverso).]. Questo tipo di composti, dove non vi una relazione di dipendenza tra i due costituenti, sono chiamati anche dvandva (dal sanscrito due e due, coppia) e si usano per composti del tipo (la relazione) madre-figlio, (il rapporto) docente-discente. Questi composti hanno di solito un significato congiuntivo (A e B) o disgiuntivo CA o B ) [Secondo Anderson [1985a: 50], che discute composti dvandva cinesi del tipo fumu, hanno significato untario e cio non padre-madre ma genitori.]. 5.7. Composti Verbo + Nome Un tipo particolare di composti esocentrici in italiano il composto [Verbo + Nome] che in uscita sempre nome, anche se, come si visto in (24), il costituente N non pu essere la testa del composto. Discuteremo qui brevemente alcune questioni che riguardano il rapporto nome/verbo, lordine dei due costituenti e la natura delluscita. Per quel che riguarda il primo punto, c da osservare che il nome sembra soddisfare sempre le restrizioni di selezione che il verbo impone al suo argomento interno diretto [In questo paragrafo, argomento interno diretto equivale, grosso modo, alla nozione di oggetto e argomento esterno a quella di soggetto]: (27) portalettere *portasinghiozzi spazzacamino *spazzaprogramma lavapiatti *lavarecessione In portalettere il nome lettere largomento interno diretto del verbo, cos come lo in una costruzione sintattica (G. porta le lettere a casa); la forma portasinghiozzi non grammaticale in quanto singhiozzi non un argomento interno possibile del verbo portare. Si noti ancora che solo largomento interno diretto di un verbo pu comparire in un composto e non gli argomenti interni indiretti: (28) *portacasa (con casa locativo, come in porta a casa) *spazzascopa (con scopa strumentale, come in spazza con la scopa) *lavacura (con cura modale, come in lava con cura) /pag. 134/ Sembra ancora che, di norma, largomento esterno del verbo non possa entrare a far parte di un composto: (29) *portaamico *spazzauomo *lavaragazzo Le tre forme appena viste non sono possibili con il nome inteso come argomento esterno del verbo [Vi sono alcune sporadiche eccezioni come batticuore, battiscopa, marciapiedi, dove il nome sembra essere largomento esterno (il soggetto) del verbo.]. I dati appena segnalati indicano che il verbo si comporta diversamente se compare in una costruzione sintattica (frase) o in una costruzione morfologica (composto). In particolare, nella composizione si possono saturare meno argomenti del verbo di quanti se ne possono saturare in sintassi [Secondo alcuni linguisti, il primo costituente di questo tipo di composti un nominale con un suffisso zero o non realizzato, come se fosse porta(tore di) lettere. Cfr. Zuffi [1981], Di Sciullo [1992] e Bisetto [1993]. Questa ipotesi, se convalidata, avrebbe il vantaggio di ridurre il numero delle costruzioni esocentriche della morfologia.] Per quel che riguarda il secondo punto, c da constatare che lordine V + N e non linverso, cio N + V. Abbiamo gi visto sopra che lordine V+ N un ordine che si accorda con lordine dei costituenti sintattici dato che litaliano una lingua (S)VO e non (S)OV. Ma,

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ancora una volta, mentre la morfologia esibisce una possibilit e una sola, la sintassi pu esibire ordini diversi in superficie per effetto di regole di spostamento (cfr. Antonio ho visto ieri, con il Nome topicahzzato). In morfologia non sembrano possibili regole di movimento di questo tipo e quindi lordine V+ N non pu mai essere invertito (cfr. * lettere porta, *caminospazza, ecc.). Per quel che riguarda infine il terzo punto, si osservi che, parallelamente a quanto abbiamo osservato per alcuni suffissi in 4.3.6., i composti V+ N possono essere sia nomi dagente (30a) sia nomi di strumento (30b): (30) a. guardaboschi b. tritacarne piantagrane contagiri voltagabbana scolapasta tirapiedi scaldavivande portaborse reggicalze lustrascarpe dragamine Vi possono anche essere composti con V identici dove il risultato in un caso un nome dagente (31a) e nellaltro un nome strumentale (31b): (31) a. portalettere b. portasci rompiscatole rompighiaccio /pag. 135/ Esistono anche casi in cui il nome pu essere ambiguamente sia agente che strumento, come portabagagli, lavapiatti, ecc. Per interpretare queste parole non ci si pu dunque basare solo su informazioni linguistiche ma si deve ricorrere anche ad informazioni di tipo pragmatico, al contesto extralinguistico. il contesto socioculturale, le nostre conoscenze del mondo che ci guidano nellinterpretare questi tipi di composti: non impensabile una macchina lustrascarpe o un ragazzo portasci [Per completezza, segnaliamo che esistono alcuni casi, pi rari, in cui il composto un locativo come posacenere, attaccapanni, puntaspilli. Un puntaspilli, infatti, non n una persona, n uno strumento con cui si appuntano gli spilli, ma piuttosto il luogo in cui si puntano gli spilli. Anche per linterpretazione di questi composti come locativi vale quanto detto sopra.]. 5.8. Composizione e derivazione La generalizzazione secondo cui i composti sono costituiti da due forme libere e i derivati da una forma libera pi una forma legata in genere valida e pu essere utilizzata come criterio per distinguere tra composti e derivati. Tuttavia in certi casi la distinzione non pu essere cos netta. Si considerino i seguenti esempi: (32) a. sottocommissione b. sottoscala sottobibliotecario sottogola sottoprefetto sottotetto sottosegretario sottobicchiere A prima vista i dati in (32) sembrano avere tutti la stessa struttura. Ma se si applicano le procedure viste sopra, appare evidente che cos non . Il test UN d infatti risultati diversi: in (32a) si pu dire che una sottocommissione UNA commissione, mentre in (32b) non si pu dire che un sottoscala UNA scala ( piuttosto un determinato spazio che sta sotto una scala). Ancora: in (32a) le informazioni linguistiche di tutta la parola complessa coincidono con quelle della parola a destra (cio sottocommissione un nome femminile singolare, cos come lo commissione), in (32b) invece mentre il tutto, sottoscala, un nome maschile, la parola a destra femminile (un sottoscala / *una sottoscala). Ci significa che le parole in (32a) hanno la testa a destra mentre le parole in (32b) sono esocentriche. Dato che la composizione in italiano ha testa a sinistra, ne concluderemo che le forme in (32a) sono parole prefissate mentre le parole in (32b) sono parole composte di tipo esocentrico. Un altro tipo di difficolt nel distinguere tra composizione e derivazione riguarda le cosiddette semiparole, cui si gi fatto accenno sopra. Una parola come anemometro una

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parola prefissata o una parola composta? La nostra risposta al quesito che si tratta di una parola composta. Le motivazioni per cui una forma come anemo deve essere /pag. 136/ considerata una semiparola e non un prefisso o un prefissoide saranno presentate in 10.4. Semiparole a parte dunque, sembra possibile concludere che regole di prefissazione e regole di composizione possono essere distinte soprattutto in virt del fatto che le prime formano costruzioni sempre endocentriche con testa a destra mentre le seconde formano costruzioni con testa a sinistra ma possono formare anche costruzioni esocentriche. Lesocentrismo dunque segno palese di composizione, mai di derivazione. Per quel che riguarda la possibilit di istituire un ordine di applicazione tra le RC e le RD, si rimanda al cap. 9, in particolare a 9.2. 5.9. Composizione e flessione La flessione dei nomi composti una zona molto irregolare della morfologia e non si riescono ad identificare delle regolarit senza eccezioni. Un composto formato da Parolai + Parola2. Possiamo avere le seguenti possibilit (dove Fless sta per flessione): (33) a. P1 + P2 + Fless b. P1 + Fless + P2 c. P1 + Fless + P2 + Fless d. P1 + P2 e. P1 + (P2 + Fless) f. (P1 + Fless) + P2 I casi possibili possono pertanto essere i seguenti: flessione alla fine del composto (33a); flessione dopo la prima parola del composto (33b); flessione dopo entrambe le parole (33c). In questi tre casi, la flessione flessione di tutto il composto. Vi poi il caso di composti senza flessione possibile (33d) e due casi dove la flessione flessione non di tutto il composto, ma di uno dei suoi costituenti: flessione di Parola2 (33e); flessione di Parola1 (33f). Queste possibilit si realizzano tutte ad eccezione di (33f), come si pu vedere: (34) a. mezzogiorni b. navi traghetto ferrovie mobili bar camposanti capi stazione c. cassepanche d. andirivieni mezzelune tritacarne terreferme voltafaccia e. portalettere f. *filivia guardasigilli *maniscritto rompiscatole *palchiscenico /pag. 137/ Il plurale del tipo (33c), il plurale doppio, sembra avere una duplice natura: o un plurale, per cosi dire, di accordo (tra nome ed aggettivo) o un plurale di doppia testa: cassapanca sia una cassa, che una panca e quindi flette entrambi i costituenti (cfr. sopra il paragrafo 5.6. sui composti di coordinazione). Come si detto sopra, per difficile prevedere con regolarit il plurale del composto. Le considerazioni sopra svolte sulla testa in alcuni casi possono per aiutare. Si considerino questi tre composti: capostazione, capogiro, e capomastro; essi fanno il plurale in tre modi diversi e cio capistazione (tipo (33b), capogiri (tipo(33a), e capimastri (tipo (33c). Ora, il tipo (33b) un composto con testa a sinistra e flessione della sola testa, il tipo (33a) diverso perch la testa non capo ma giro e quindi la flessione sta a destra, ed infine capimastri si pu spiegare se si assume che si tratti un composto di coordinazione (come abbiamo assunto per cassapanca) che essenzialmente si compone di due teste, flesse entrambe. Un accorgimento molto importante comunque di assicurarsi che i composti in esame

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siano produttivi, solo per questi si pu costruire una regola. Con un certo margine di approssimazione, si pu dire che i composti produttivi oggi sono quelli del tipo (33b), vale a dire composti con testa a sinistra e flessione della sola testa. Nel corso del tempo (e probabilmente in relazione a fatti extralinguistici come la frequenza duso) i composti tendono a perdere trasparenza, nel qual caso la testa diventa meno identificabile e il composto, percepito come privo di struttura interna, viene flesso secondo la regola generale di flessione dellitaliano, vale a dire a destra [Il caso emblematico quello di pomodoro, composto con testa a sinistra, oggi normalmente flesso come pomodori.]. 5.9.1. Flessione di Parola2 e flessione di tutto il composto Si confrontino due composti come i seguenti: (35) a. spazzacamini b. lavapiatti Sebbene apparentemente costruiti con gli stessi ingredienti (Verbo - Nome - Marca di plurale) questi due composti sono strutturalmente diversi. Si noti infatti che mentre al primo corrisponde una forma singolare (lo spazzacamino) ci non vero per il secondo (*la lavapiatto). In (35a) il morfema del plurale si aggiunge a tutto il composto, ed avr dunque la struttura in (36a) mentre in (35b) il morfema del plurale si aggiunge solo a Parola2 e non a tutto il composto (che in effetti singolare ed femminile) ed avr la struttura in (36b): / pag. 138/

(36)

a. N V

b.

N N

Pl

spazza camino i lava piatto i [[spazza][camino]] + i [[lava][piatto] + i]] Le ragioni per cui si hanno composti con plurale di Parola2 possono in certi casi essere di natura pragmatica: stuzzicadenti, asciugamani ecc. sembrano infatti essere costruiti sulla base del fatto che gli esseri umani hanno pi di un dente e pi di una mano [ verosimile che nelle coppie stuzzicadente/stuzzicadenti o asciugamano lasciugamani la forma singolare sia derivata dalla forma plurale (che quella pragmaticamente precedente).] Le forme plurali come quelle di lavapiatti (e sono molte [Cfr. guardasigilli, portalettere, scacciacani, portaombrelli, rompiscatole, appendiabiti, ecc.)] pongono un problema di difficile soluzione per i modelli morfologici ordinati come vedremo in 9.1., 9.2. e 9.3. perch in questo caso la flessione deve essere ordinata prima delle regole di composizione. Si osservi che questo caso di flessione un caso molto particolare perch non ha alcuna conseguenza sintattica (in una lavapiatti infatti il determinante singolare). 5.10. Composti e sintagmi I composti sono le costruzioni morfologiche pi vicine alle costruzioni della sintassi, il che ha sempre posto un problema di delimitazione tra i due domini. Di criteri per lidentificazione dei composti rispetto ai sintagmi ne sono stati proposti diversi. Non tutti hanno la stessa forza e, soprattutto, non si pu dire che i criteri di cui 87

disponiamo siano definitivi. Una lista di tali criteri - che discuteremo brevemente uno per uno - la seguente: (37) I composti sono caratterizzati da: 1. Atomicit sintattica a. Non permettono inserzioni b. Non permettono regole di movimento c. Non permettono relazioni anaforiche 2. Esibiscono costruzioni esocentriche 3. Coinvolgono solo categorie lessicali maggiori 4. Esibiscono un grado limitato di ricorsivit 5. Richiedono Regole di Riaggiustamento specifiche 6. Soggiacciono a deriva semantica /pag. 139/ 7. Esibiscono lacune lessicali 8. Esibiscono un ordine fisso dei costituenti 9. Tendono a sopprimere le marche flessive e derivazionali interne 1) Uno dei criteri pi articolati quello della cosiddetta atomicit sintattica. In altre parole, un composto (cos come lo una parola semplice) un atomo allinterno del quale la sintassi non pu entrare. Alcuni indicano la stessa cosa dicendo che i composti sono opachi rispetto alla sintassi. Per esempio, mentre si pu inserire del materiale lessicale allinterno di un sintagma (38a) non si pu fare altrettanto allinterno di un composto (38b): (38) a. G. porta ombrelli > G. porta grandi ombrelli b. portaombrelli > *porta-grandi-ombrelli Per quel che riguarda (lb) di (37) non sembra che ai composti possano applicarsi le regole di movimento che si applicano normalmente in sintassi [Negli esempi che seguono, t una t r a c c i a. Su questa nozione, cfr. [SINTASSI 5.0. e cap. 8.1.] (39) a. Maria taglia carte > Cosa taglia t Maria? b. M. ha un tagliacarte > *Cosa ha un taglia t Maria? Nel sintagma (39a) loggetto diretto carte pu essere reso interrogativo (cosa) e mosso allinizio della frase. Nel composto invece loggetto carte non pu essere estratto dal luogo in cui si trova e spostato lontano dal verbo che lo regge. Per quel che riguarda (lc) si osserva che il costituente di un composto non pu essere un antecedente di una anafora lessicale [In (40) la i sottoscritta ai due sintagmi indica che essi si riferiscono alla stessa entit.]: (40) a. queste cartei si mettono [le une sulle altre]i b. *questi tagliacartei si mettono [le une sulle altre]i In (40a) carte parte dellantecedente dellespressione anaforica le une sulle altre. In (40b) invece non pu svolgere tale funzione. 2) I composti possono presentare - come si visto sopra - costruzioni esocentriche, mentre i sintagmi sono di norma endocentrici. 1 composti tipicamente esocentrici in italiano sono i composti V + N e P + N (per es. lavavetri e sottoscala, rispettivamente). Le costruzioni sintattiche corrispondenti sono i seguenti sintagmi: (41) a. [ [lava]V [[ i ]Det [vetri ]N]SN]SV b. [ [sotto]P [[la]Det [scala]N]SN]SP /pag. 140/ I sintagmi sono endocentrici (V la testa in (41a), P in (41b)). Una conseguenza della esocentricit dei composti che non c necessariamente accordo tra un determinante e il nome contenuto in un composto, n per quanto riguarda il genere (42a) n per quanto riguarda il numero (42b): (42) a. [una]f/s lava [piatti]m/pl b. [un]m/s taglia [carte]f/pl 3) I composti coinvolgono di norma solo categorie lessicali maggiorie cio N, A, V e P [Con il problema relativo alla categoria Avverbio, che pu essere, in composizione, sia una

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categoria di entrata (cfr. benvisto) sia una categoria di uscita (cfr. avantieri ).]. Le rare eccezioni riguardano una classe chiusa e non produttiva come quella delle congiunzioni composte (bench, affinch, ecc.), una classe speciale di composti che quella dei nomi propri (cfr. Bevilacqua) e una piccola serie di composti V + P + N come saltimbanco, saltimbocca. per un fatto che la composizione utilizza solo una sottoclasse delle categorie lessicali utilizzate dalla sintassi. 4) Una volta formato, in genere, un composto in italiano non pu pi sottostare ad altre regole di composizione, le regole di composizione non sono cio ricorsive. Composti come cassapanca, capostazione non possono essere costituenti di un altro composto. In inglese, olandese e tedesco (in generale nelle lingue germaniche, dunque) la situazione esattamente contraria: di norma la composizione ricorsiva, come si pu constatare dal seguente esempio inglese {46 Cfr. Selkirk [1982: 15]. Porta-asciugamani porta-asciugamani da bagno, il designer di porta-asciugamani da bagno, il training del designer di porta-asciugamani da bagno, il corso per il training del designer di porta-asciugamani da bagno, gli appunti del corso per il training del designer di porta-asciugamani da bagno.}: (43) towel rack bathroom towel rack bathroom towel rack designer bathroom towel rack designer training bathroom towel rack designer training course bathroom towel rack designer training course notes Alcuni casi di composti ricorsivi sembrano esistere anche in italiano, come ad esempio: sala personale viaggiante, sala dirigente capo, campo tiro a volo, nave pesca daltomare [[Esempi di Dressler [1988]. Altri esempi di composti ricorsivi dello spagnolo (che per non sono diversi in italiano) sono dei composti di coordinazione indicati da Rainer e Varela [1992: 139]: (el entramado) politico-econmico-defensivo la struttura politicoeconomico-difensiva. Anche semiparole e composti tecnico-scientifici posono esibire ricorsivit (cfr. Spettrofotometro, sfigmomanometro, ecc.).] Questi composti, per, sembrano piuttosto dei sintagmi abbreviati, tanto vero che - in violazione della atomicit sintattica - qui possibile inserire del materiale linguistico: /pag. 141/ sala grande personale viaggiante, sala grande personale viaggiante sindacalizzato, sala grande personale non viaggiante sindacalizzato. Questa questione si collega con i cosiddetti composti sintagmatici (phrasal compounds) studiati di recente [Cfr. Lieber [1992]. Ramat [1990: 8] ricorda le cosiddette sinapsi (o sintemi) cio sintagmi fissi come camera da letto (non sala da letto) e sala da pranzo (non *camera da pranzo).]: (44) a pipe and slipper husband un marito pipa e pantofole an ate too much headache un mal di testa (da) mangiato troppo God is dead theology teologia (da) Dio morto a floor of a birthcage taste sapore da pavimento di gabbia di uccelli Questo tipo di composti si ritrova nelle lingue germaniche: (45) ol. lach of ik schiet humor un umore da ridi o sparo ted. die Muskel-fiir-Muskel-Methode il metodo muscolo per muscolo Malo statuto di queste espressioni come composti dubbio. Se in italiano abbiamo una costruzione come marito casa-ufficio sempre possibile inserire del materiale lessicale tra un costituente e laltro: (46) un marito tutto casa-ufficio un marito tutto pantofole un po ufficio niente chiesa Si tratta di costruzioni che sembrano appartenere ad un registro linguistico di tipo colloquiale-scherzoso, molte delle quali sono degli hapax legomena, cio forme di cui attestato un solo esempio. 5) Vi sono processi fonologici che si applicano solo ai composti; tra questi si possono

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annoverare la cancellazione di sillaba (aplologia) e la cancellazione di suffisso. Anche la cancellazione di vocale in composizione assume forme specifiche. Tutte queste Regole di Riaggiustamento saranno viste nei dettagli nel capitolo seguente. 6) I composti sono soggetti a deriva {Per la nozione di d e r i v a cfr. Sapir [1921 (1969: 148 ss.)].} semantica. Un composto, una volta formato, sta nel lessico. Una lunga permanenza nel lessico pu oscurare loriginaria trasparenza semantica del composto (cfr. madreperla). 7) La composizione pu esibire lacune di tipo lessicale. Dato, per esempio, un dominio lessicale, la regola di composizione pu non estendersi liberamente a tutti i membri di quel dominio: (47) mezzogiorno *mezzasera [Mezasera pu essere usato in un limitato insieme di casi come abito da mezzasera.] mezzanotte *mezzopomeriggio mezzod *mezzamattina /pag. 142/ I composti sono costruzioni lessicali e come tali sono soggetti a restrizioni alle quali le costruzioni sintattiche non sono soggette. Si confronti una costruzione sintattica> (48a) con una possibile costruzione morfologica equivalente (48b): (48) a. contatore di giri b. contagiri contatore di scatti contascatti contatore della luce *contaluce contatore del gas *contagas 8) Lordine dei costituenti di un composto fisso (49a) e non pu essere invertito in alcun caso (49b), mentre ci non vero per i sintagmi (49c-d): (49) a. caffellatte b. *lattecaff gentiluomo *uomogentile barbanera *nerabarba c. lattee caff d. caff e latte un uomo gentile un gentile uomo una barba nera una nera barba [La posizione prenominale dellaggettivo d luogo ad un sintagma pi marcato, ma non per questo non grammaticale.] Si osservi infine che lordine dei costituenti delle costruzioni sintattiche pu essere diverso da quello dei costituenti delle costruzioni morfologiche: (50) morfologia sintassi sottomettere mettere sotto sovrapporre porre sopra manomettere mettere mano Esemplificheremo infine il punto 9) sullo spagnolo, lingua in cui il fenomeno assai chiaro per quel che riguarda la soppressione di marche flessive interne al compostosi: (51) marche flessive soppresse: estado(s)+unid(os)+ense > estadounidense stati uniti statunitense I criteri qui discussi per distinguere i sintagmi dai composti non possono dirsi definitivi, ma costituiscono un buon insieme di test diagnostici. Il fatto per che tra la morfologia della composizione e la sintassi i confini siano meno netti che tra altri domini della morfologia e la sintassi, appare evidente nel caso della incorporazione (discussa brevemente nel paragrafo seguente) e nel caso dei cosiddetti composti verbali (discussi in 5.10.2. ). /pag. 143/ 5.10.1. Incorporazione Si ha i n c o r p o r a z i o n e quando una parola (di solito un verbo) forma una sorta di

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composto con il suo oggetto diretto (o con modificatori avverbiali) mantenendo la sua categoria lessicale. Pi esattamente, lincorporazione del nome (ingl. noun incorporation) riguarda un processo per cui un nome con il ruolo tematico di tema, paziente, strumentale, ecc. e con la funzione grammaticale di oggetto si combina con il verbo per formare un verbo compostosi. Si veda questo esempio dalla lingua amerindiana onondagas: (52) a. Pet wa? -ha -htu -?t -a? Ne o -hwist -a? Pet pass 3MS/3Nperdere CAUS ASP il PRE danaro SUF Pet perse danaro b. Pet wa? -ha -[hwist - ahtu] ?t -a? Pet PASS 3MS [danaroperdere] CAUS ASP Nel passaggio da (52a) a (52b) il tema hwist danaro stato incorporato dal verbo a formare un verbo complesso che significa perdere danaro. (52a) e (52b) sono parafrasi tematiche luna dellaltra, nel senso che presentano gli stessi ruoli tematici, le stesse restrizioni selettive. Lincorporazione spiegata come leffetto di una regola di movimento5s il cui risultato per una parola complessa. Questo fenomeno va tenuto distinto dalla composizione vera e propria perch (incorporazione limitata a formazioni verbali e soprattutto, di norma, alla relazione verbo/tema. Lincorporazione, inoltre, soggiace a restrizioni semantiche molto forti: noto che in varie lingue lincorporazione limitata ad oggetti [ - animato] 56 o il caso del pawnee dove i temi incorporati consistono solo di parole che indicano parti del corpo, fenomeni naturali e prodotti di consutnos. Questo tipo di restrizioni ignoto alla composizione. 5.10.2. Composti e struttura argomentale Molti fatti relativi ai rapporti tra i due costituenti dei composti sono stati riformulati in termini di Struttura Argomentale 58. In particolare, come vedremo, vi sono dei composti che sembrano esibire soddisfazione dei ruoli tematici. Per linglese, si usa distinguere tra composti sintetici - o verbali o / pag. 144/ secondari (syntetic/verbal/secondary compounds) e composti radicali - o primari - (root/primary compounds). Esempi del primo tipo sono i seguenti: (53) truck-driver lett. camion guidatore music-lover lett. musica amante In questi composti, Parola2 costituita da un verbo (drive guidare, love amare pi un suffissos [Il suffisso pu essere -er, -ing (checher playing il giocare a scacchi ), o -ed ( pan fried fritto in padella)]) e Parola1 sembra essere un argomento del verbo, in modo non diverso dalle corrispondenti costruzioni sintagmatiche: (54) to drive a truck guidare un camion to love music amare la musica I composti radicali (come ad esempio water-mill mulino ad acqua, schoolteacher maestro di scuola) non contengono un verbo e Parola1 non un argomento di Parola2 . La relazione semantica tra i due nomi di un composto radicale non , inoltre, ben definita come quella tra i costituenti di un composto verbale { Water-mill ad esempio, pu avere, teoricamente, molte parafrasi diverse: mulino che produce acqua, mulino che funziona ad acqua, mulino collocato vicino allacqua, ecc. Al contrario, il composto verbale truckdriver ne ha una univoca: persona che guida un camion. Levi [1978] ha cercato di ricondurre ad un numero chiuso le possibili relazioni semantiche tra i costituenti di un composto, ma casi come fi~re-man (pompiere, lett. fuoco-uomo) e lion-man domatore lett. leone-uomo) segnalano che le relazioni semantiche tra i costituenti di questi composti non sono prevedibili. Allen [1978] ha infatti sostenuto che la relazione semantica tra i due costituenti di un composto radicale sia espressa tramite la cosiddetta variabile R, secondo cui un composto radicale non ha un significato unico ma una gamma di significati possibili.

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Per una discussione sullargomento, cfr. Scalise [1984].} I composti verbali sono dunque caratterizzabili nel modo seguente: (55) a. hanno una testa nominale o aggettivale che deriva da un verbo b. la non testa un argomento della testa c. il ruolo tematico della non testa quello di tema o paziente d. hanno semantica trasparente I composti verbali inglesi hanno un equivalente in composti italiani del tipo accettazione reclami, trasporto merci, raccolta profughi. Il problema della struttura argomentale nei composti verbali si pu suddividere in due parti: a) la struttura argomentale dei costituenti, b) la struttura argomentale di tutto il composto. In quel che segue, chiameremo uno dei due costituenti di un composto Testa e laltro Non-testa. Dato che ogni parola pu avere degli argomenti (di cui uno esterno e altri interni) potremo ricorerre alla seguente rappresentazione [Continueremo luso introdotto da Williams [1981b] di sottolineare largomento esterno (equivalente, grosso modo, al soggetto). Si noti che la rappresentazione data quella utile per lingue come litaliano. Ragionando su lingue con testa a destra, bisogna invertire i due costituenti.]: /pag. 145/ (56) Testa Non-testa Arg Arg Arg Arg Arg Arg Alcune ipotesi relative alla struttura argomentale dei composti sono le seguenti: a) Una non testa pu soddisfare uno degli argomenti della testa, come si pu vedere negli esempi seguenti, dove la non testa soddisfa largomento tema della testa: (57) testa non-testa raccolta rifiuti trasporto carni b) Una non testa non pu soddisfare largomento esterno della testa. Si vedano per questo caso i seguenti esempi inglesi, dove il composto tra parentesi [Selkirk 1982: 34]: (58) a. *[kid eating] makes such a mess [il mangiare dei bambini] fa una gran confusione b. [book buying] is on the decline [comperare libri] in declino In (58a), la non-testa kid bambino non pu essere largomento esterno del verbo eating mangiare. (58b) invece grammaticale perch la nontesta book largomento interno del verbo buy. In italiano, si pu osservare che un composto come trasporto bambini, non pu essere interpretato con bambini come argomento esterno (cio come soggetto) di trasporto, ma solo come argomento diretto interno [Una costruzione come caduta massi, se un composto, per un controesempio reale alla generalizzazione di b). Per una discussione di questo tipo di esempi, cfr. Kiefer [1992: 66 ss.] che analizza analoghi controesempi dellungherese ed osserva che si tratta di casi in cui il nome testa una parola che designa un evento e che deriva da un verbo intransitivo, il cui unico argomento quello esterno, che viene soddisfatto. Kiefer propone la seguente generalizzazione: Largomento esterno pu essere soddisfatto in composizione se lunico argomento della testa.] c) Gli argomenti di una non-testa non fanno parte della struttura argomentale del composto. Si consideri un composto inglese come il seguente: (59) destruction story storia di distruzione /pag. 146/ In inglese, come sappiamo, la testa il costituente di destra, quindi sto ry. Destruction, il costituente non-testa, ha degli argomenti (cfr. destruction of the city distruzione della citt). In composizione, per, largomento della non testa non pu diventare argomento di tutto il composto, come dimostra 1agrammaticalit di *destruction story of the city la storia della distruzione della citt.

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d) Solo largomento esterno della testa parte della struttura argomentale del composto. Si consideri il nominale raccolta. Questo nome eredita la struttura argomentale dal verbo dal quale deriva: (60) la Croce Rossa raccoglie i profughi la raccolta dei profughi da parte della Croce Rossa In un composto come raccolta profughi, largomento esterno della testa pu essere ereditato da tutto il composto: (61) la [raccolta profughi] da parte della Croce Rossa Riassumendo, alla struttura argomentale di un composto verbale pu contribuire solo la testa e vi pu contribuire solo con il suo argomento esterno. In una lingua con testa a sinistra dunque, dovremmo supporre che gli Argomenti possano passare al nodo superiore nel modo seguente: (62) N Arg N Arg Arg N Arg Arg

Si noti, infine, che se un verbo ha due argomenti interni obbligatori, entrambi debbono essere soddisfatti perch la costruzione sia grammaticale. ll verbo inglese put mettere ha due argomenti interni obbligatori (un tema e un locativo): (63) to put a book on the table mettere un libro sul tavolo *to put a book *mettere un libro *to put on the table *mettere sul tavolo Dato che la struttura dei composti binaria (cfr. 8.6.), non vi posto per due argomenti, oltre alla testa, e quindi un composto come *book putter non possibile per ragioni strutturali. In conclusione, lo studio dei composti verbali conferma limportanza della nozione di testa, dato che dalla testa che pu passare al composto intero la sua nuova struttura argomentale. /pag. 147/ 5.11. Sommario 1n questo capitolo si visto innanzi tutto laspetto formale della composizione, che consiste nella concatenazione di due forme libere. Per quel che riguarda la categoria lessicale dei composti, si visto che le regole di composizione formano essenzialmente nomi, sporadicamente aggettivi, mai verbi (5.1.). Si quindi visto un quadro dei composti dellitaliano e si sono discussi alcuni composti sistematicamente non esistenti (come ad esempio quelli con Preposizione come secondo costituente). La non esistenza di questi composti va ricercata nel fatto che la composizione sembra agire in accordo con le regole della sintassi. Morfologia e sintassi quindi cooperano (5.2.). poi stata introdotta una distinzione tra composti larghi e composti stretti: i primi si distingono dai secondi perch non ammettono amalgami fonologici, hanno significato composizionale e presentano un ordine dei costituenti non marcato (5.3.). Si quindi affrontato un tema centrale, quello della posizione della testa nei composti (5.4.). Uno dei due costituenti dei composti di norma la testa del composto, vale a dire quel costituente che determina la categoria lessicale dellintero composto. dalla testa del composto che passano a tutto il composto a) le informazioni categoriali, b) i tratti sintattico-semantici, c) il genere. Un costituente dunque testa di un composto quando tra tale costituente e tutto il composto vi identit sia di categoria che di tratti sintattco-semantici e morfologici. Confrontando brevemente i composti dellitaliano con quelli dellinglese (5.4.1.), abbiamo visto che mentre nei composti dellinglese la testa il costituente di destra, in italiano

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contemporaneo, nei composti formati da regole produttive, la testa il costituente di sinistra. Abbiamo poi visto che in italiano, oltre ai composti con testa a sinistra, vi sono composti di origine latina con testa a destra (5.4.2.) e composti con testa a destra che sono dei calchi dallinglese. In questa discussione, si verificato ancora una volta che esistono dei rapporti tra lordine basico della sintassi e lordine dei costituenti dei composti (5.4.3.). Abbiamo proseguito con ulteriori classificazioni dei composti, distinguendo tra composti endocentrici (che hanno effettivamente un costituente che funge da testa) e composti esocentrici (che non ce lhanno) (5.5.), tra composti di subordinazione (quelli i cui costituenti esibiscono rapporti interni identificabili in termini di Testa / Complemento) e composti di coordinazione (quelli in cui i costituenti sono entrambi modificati e modificatori) (5.6.). Un esame a parte stato dedicato ad alcuni aspetti dei composti Verbo + Nome (5.7. ), in particolare al rapporto tra il verbo ed il nome di queste costruzioni (il nome largomento interno del verbo), allordine dei due costituenti (che VN in accordo con la natura SVO dellitaliano) e alla natura ambigua tra agente e strumento di questi composti. Lesame di alcuni dati (parole con primo costituente sotto), che si collocano tra la derivazione e la composizione, ci ha portato alla conclusione che prefissazione e composizione possono essere distinte /pag. 148/ soprattutto in virt del fatto che la prefissazione forma sempre costruzioni endocentriche, mentre la composizione pu formare costruzioni esocentriche (5.8.). Per quel che riguarda i rapporti tra composizione e flessione, si visto che si tratta di unarea piuttosto irregolare della grammatica, dove vale per la stessa osservazione fatta a proposito dei rapporti tra composizione e derivazione, nel senso che nei composti produttivi si flette la testa (che il costituente di sinistra) mentre nei composti lessicalizzati (che tendono a comportarsi come parole semplici) si flette il costituente di destra (5.9.). Ma, a proposito di questultimo punto, si visto che necessario distinguere tra flessione di Parola2 e flessione di tutto il composto, (5.9.1.). Abbiamo poi affrontato il problema di come si pu distinguere tra composti e sintagmi (5.10.). Sono stati discussi diversi criteri. 1 composti, infatti, a differenza dei sintagmi, a) esibiscono atomicit sintattica, b) possono essere esocentrici, c) coinvolgono solo categorie lessicali maggiori, d) esibiscono (in italiano) un limitato grado di ricorsivit, e) richiedono regole di riaggiustamento specifiche, f) soggiacciono a deriva semantica, g) esibiscono lacune lessicali, h) esibiscono un ordine fisso dei costituenti, i) tendono a sopprimere marche flessive e derivazioni interne. Infine si sono discussi alcuni problemi relativi alla struttura argomentale dei composti, cosiddetti verbali; in particolare, si visto come si formala Struttura argomentale del composto a partire dalla struttura argomentale dei due costituenti (5.10.2.). 5.12. Indicazioni bibliografiche Composti: Allen [1978]; Lees [1960]; Levi [1978]; Scalise (a cura di) [1992]. Composti verbali: Botha [1984]; Roeper e Siegel [1978]; Selkirk [1982]. Composti e sintagmi: Borer [1988]. Struttura argomentale nei composti: Booij [1988]; Booij e van Haaften [1988]; Botha [1984]; Di Sciullo e Williams [1987]; Fabb [1984]; Lieber [1980]; Roeper e Siegel [1978]; Selkirk [1982]; Sproat [1985]. /pag. 149/

CAPITOLO 6: LE REGOLE DI RIAGGIUSTAMENTO 6.0. Introduzione Questo capitolo riguarda le cosiddette R e g o 1 e di R i a g g i u -s t a m e n t o, vale a dire

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quelle regole che aggiustano i dettagli fonologici che si rendano necessari dopo che una operazione morfologica ha creato (spesso per aggiunta) una sequenza non corrispondente alla forma fonetica di superficie. Un esempio basta da solo a chiarire i due tipi di riaggiustamento segmentali) [La fonologia segmentale analizza gli enunciati in segmenti (cfr. la parola lana che viene segmentata in quattro fonemi [1-a-n-a]). Non tutti i fatti fonologici sono per segmentabili, come ad esempio laccento, lintonazione, ecc. Cfr. [FONOLOGIA cap. 5] e pi avanti 6.5.] pi frequenti. Data la forma di base caparbio per arrivare alla forma caparbiet si rendono necessarie le seguenti operazioni: (1) a. caparbio b. caparbio +it (aggiunta del suffisso) c. caparbi +it (cancellazione di [o]) d. caparbi +et (allomorFIa di -it) In altre parole, si suppone qui che alla voce lessicale caparbio si aggiunga il suffisso -it (che normalmente pu aggiungersi ad aggettivi per formare nomi, mostruoso > mostruosit, continuo > continuit). Si viene cos a creare una sequenza, o + i, che viene semplificata tramite la cancellazione di o. A questo punto, viene a crearsi una sequenza (i + i ) che in questo caso [In altri casi, sia la sequenza oi sia la sequenza ii non vengono semplificate (cfr. buoi, varii)] viene eliminata tramite il cambiamento del suffisso -it in -et. (1c), cio un caso di c a n c e 11 a z i o n e, e (1d) cio un caso di a 11 o m o r f i a, sono i fenomeni principali cui dedicato il presente capitolo. Saranno poi discusse brevemente anche alcune regole /pag. 151/ di inserzione e la regola di palatalizzazione delle velari. Vedremo infine alcune regole di riaggiustamento necessarie per derivare lo schema accentuale delle parole complesse. 6.1. Regole di Riaggiustamento e Regole Fonologiche Le Regole di Riaggiustamento (RR) sono comunemente considerate regole che operano allinterno del componente lessicale. Si applicano cio alluscita delle RFP prima di tutte le altre regole fonologiche. Perci, le RR vengono considerate di natura diversa dalle regole che operano nel componente fonologico. Si consideri una regola come la seguente: (2) A > B/ ------ Z Si chiami B 1obiettivo della regola e Z il contesto della regola. Se A, B e Z sono segmenti fonologici, allora la regola una regola fonologica. Se, invece, Z un segmento morfologico, allora la regola, in base alla definizione data, una RR [In realt, ci sono opinioni piuttosto divergenti sui requisiti che una regola deve soddisfare per essere considerata una RR. Secondo Aronoff [1976] e Carrier [1979], il contesto di una RR deve essere specificato in termini morfologici. Per quello che riguarda lobiettivo, la definizione di Aronoff (lobiettivo deve essere morfologico) pi forte di quella proposta da Carrier (lobiettivo pu essere anche fonologico).]. Si considerino ora i seguenti dati [Del suffisso -ione diamo in trascrizione fonetica solo il primo suono, quello rilevante per la discussione: la semiconsonante [ j ]]: (3) a. corretto +[ j ]one > corre [ts]+jone ammonito + [ j ]one > ammoni [ts] +ione ingiunto + [ j ]one > ingiun[ts] +ione descritto + [ j ]one > descri[ts] +ione b. corretto + [ i ]vo > corre [tt] +ivo ingiunto + [ i ]vo > ingiun[t] + ivo descritto +[ i ]vo > descri[tt]+ivo Dopo la cancellazione di vocale, si pu esservare che in (3a) - ma non in (3b) - agisce una regola come la seguente: (4) (t)t > [(t)ts]/ > +j 95

Secondo questa regola, una occlusiva dentale sorda {Per una definizione di questo suono e di quelli seguenti, cfr. [FONOLOGIA 2.1.]} (semplice o geminata), [t] o [tt], diventa una affricata (semplice o geminata [ts] o [tts] {Secondo Muljaci [1969] 1affricata [ts] in posizione intervocalica sempre lunga ed trascritta [tts].}) prima di un confine di morfema + seguito dalla semivocale [ j ], e pertanto questa regola si applica ai dati in (3a), dove presente il contesto [ j ] e non si applica ai dati in (3b), dove il contesto [ i ] e non [ j ]. La /pag. 152/ regola (4), secondo la definizione data sopra, da considerarsi una regola fonologica, in quanto A, B, e Z sono segmenti fonologici [La presenza del confine +> non cambia la natura fonologica della regola (4), almeno in alcune definizioni di regola fonologica. Vedi, ad esempio, le seguenti definizioni date da Anderson (1975: 42-43): Le regole morfolessicali [le nostre RR] sono quelle il cui contesto riguarda [...] morfemi specifici, voci lessicali o classi di morfemi, le regole fonologiche sono quelle il cui contesto comporta riferimento solo alla composizione fonologica degli elementi della stringa, a confini e forse a classi lessicali maggiori.] Si pu dimostrare, per, che la regola che cambia [t] in [ts] non pu essere espressa in termini puramente fonologici. Si considerino, infatti, altri dati come i seguenti: (5) carretto + [ j ] ere > carre[tt]iere *carre[tts]iere argento + [ j ]ere > argen[t]iere *argen[ts]iere moneta + [ i ] ere > mone[t]iere *mone[ts]iere Questi esempi mostrano che la regola data in (4) formulata in termini troppo generali. La regola in questione richiesta dal suffisso (-ione) e non da un altro suffisso (-iere), anche se il contesto fonologico lo stesso in entrambi i casi, e cio [j]. Dobbiamo perci formulare in modo diverso la regola che rende conto dei dati in (3), ad esempio come in (6): (6) (t)t > [(t)ts]/ --- +ione La menzione del suffisso -ione nel contesto della regola necessaria perch in effetti, la regola (6) agisce con una certa serie di suffissi (7a), ma non con altri (7b): (7) a. Marte > marziano *martiano lilliput > lillipuziano *lilliputiano Egitto > egiziano *egittiano b. Biscotto > biscottiero *biscoziero latte > lattiero *laziero salotto > salottiero *saloziero Pertanto, la regola in discussione, oltre al suffisso -ione dovr menzionare anche suffisso -iano: (8) (t)t > [(t)ts]/ ---- + ione [jan pr kllapa gjarprore] + iano [Si noti per che con il suffisso -iano la regola non si applica sempre, cfr. kantiano, flobertiano, schubertiano. La mancata applicazione non in relazione ai soli nomi che terminano in t, (Kant, Flaubert, Schubert) dato che non si applica nemmeno con parole come Donizetti o Monti. quindi necessario definire i limiti di applicazione della regola con il suffisso in questione.] In questa formulazione, Z (cio il contesto della regola, come si vede in / pag. 153/ (2)) un morfema definito (il suffisso -ione, o il suffisso -iano), e la regola non pu, pertanto, essere una regola fonologica, secondo la definizione data sopra. La Regola (8) pertanto una Regola di Riaggiustamento. 6.2. Regole di Cancellazione Le regole di Cancellazione si distinguono di solito in Regole di Troncamento e Regole di Elisione. Entrambe sono regole di cancellazione di una vocale9 male prime sono di cancellazione di vocale davanti a consonante (cantiamo bene > cantiam bene) mentre le 96

seconde sono di cancellazione di vocale davanti a vocale (porta occbiali > portocchiali). Useremo qui il termine cancellazione perch la distinzione appena fatta non accettata da tutti. Nei paragrafi seguenti analizzeremo una regola di Cancellazione in italiano, e cio la regola di Cancellazione di Vocale (CV) che una regola produttiva e regolare. Come si gi detto sopra, questa regola agisce (se pure con delle differenze) su tutte le uscite delle regole morfologiche e quindi sulle uscite della derivazione (suffissazione e prefissazione), della composizione e della flessione. 6.2.1. Cancellazione di vocale in suffissazione La Cancellazione di Vocale (CV) in italiano serve a dare conto delluscita finale di derivazioni come le seguenti: (9) vino +aio > vinaio (non *vinoaio) fama + oso > famoso (non *famaoso) fritto + ata > frittata (non *frittoata) bello +ino > bellino (non *belloino) morale +it > moralit (non *moraleit) In (9), si vede che laggiunta di un suffisso che inizia in vocale ad una parola di base determina la cancellazione della vocale finale di questultima. Sulla base dei dati in (9), la forma di CV pu essere la seguente: (10) V > / ----- +V CV per non opera su vocali toniche come si pu vedere in (11): /pag. 154/ (11) virt + oso > *virtoso virtuoso blu + astro > *blastro bluastro sci + istico > *scistico sciistico La modifica che si rende necessaria pu essere facilmente incorporata nella regola che potr allora assumere la forma seguente: (12) V > / --- +V [ acc] Secondo (12), una vocale non accentata viene cancellata quando seguita da un confine di morfema seguito a sua volta da vocale. Questa regola di grande generalit, in suffissazione obbligatoria {La regola proposta senza eccezioni per quel che riguarda la cancellazione in suffissazione e in flessione, come si vedr meglio pi avanti. Vi sono delle eccezioni, invece, per quel che riguarda il requisito [ - accento] della vocale che viene cancellata (cfr. facolt + oso --- facoltoso; unit --> unitario, verit ---> veritiero, maest -> maestoso, dove la vocale della base, ancorch tonica, viene cancellata). Per il momento, si pu osservare che le eccezioni riscontrate sembrano connesse con il suffisso -(i)t. Si veda anche la proposta di Peperkamp [1993]} e basta a dar conto delle varie possibilit che si danno in italiano: (13) Parola + Suffisso CV Esempio V + V opera Milano+ ese > milanese V + C non opera solleva + mento > sollevamento V + V non opera virt + oso > virtuoso La menzione del confine di morfema + nella regola (12 ) necessaria per evitare che CV si applichi erroneamente allinterno di parola cancellando ad esempio la e di creatura o di beato. CV ha altri limiti di applicazione. Si considerino i seguenti esempi: (14 ) a. idea + ale b. area + ale In entrambi i casi necessario che CV si applichi una volta sola, altrimenti si avrebbero le seguenti derivazioni erronee: (15) a. idea + ale b. area + ale

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*idale *arale La prima applicazione di CV porta a ide +ale (15a) e ad are + ale (15 b). Per evitare che CV si applichi ancora (portando alle uscite erronee *idale e *arale, supporremo che CV, operando, cancelli anche il confine di morfema + , eliminando cos automaticamente il contesto per una sua seconda operazione. Come si detto, CV una regola di grande generalit dato che le parole dellitaliano finiscono in vocale e quasi tutti i suffissi iniziano con /pag. 155/ una vocale; in derivazione (e in flessione) CV obbligatoria. Solo il suffisso -mente (che inizia con consonante) determina una cancellazione particolare di cui parleremo nel paragrafo seguente. 6.2.2. Cancellazione di vocale con gli avverbi in -mente Vi una sottoclasse specifica di derivati in cui opera una cancellazione un po diversa da CV, come vista sin qui. Si tratta dei derivati da aggettivi in -e cui si aggiunge -mente, dove CV non pu operare, cos come stata formulata sopra, dato che il suffisso inizia per consonante. Si considerino i seguenti dati: (16) a. veloce + mente > velocemente audace + mente > audacemente prudente + mente > prudentemente b. febbrile + mente > febbrilmente civile + mente > civilmente c. salutare + mente > salutarmente militare + mente > militarmente Come si pu osservare, esistono casi in cui la e finale dellaggettivo non viene cancellata (16a) e casi in cui viene cancellata (16b) e (16c). Lovvia differenza tra i due insiemi di dati che in (16b) e in (16c) la -e preceduta o da r o da l [" Queste due consonanti, per il fatto di essere liquide, hanno comportamenti simili tra loro e diversi da quelli di altre consonanti.]. La regola che d conto dei dati in (16) la seguente: (17) e > / l --- + mente r che si legge: la e viene cancellata quando preceduta da r o da l e seguita dal suffisso -mente. Questa regola del tutto regolare e generale, ma va completata in relazione a questo ultimo insieme di dati: (18) pedestre + mente > pedestremente alacre + mente > alacremente In questi ultimi casi si vede che se la r preceduta a sua volta da una consonante (e non da una vocale, come in (16c), allora la cancellazione non ha luogo, dato che si formerebbe un nesso non possibile in italiano (*alacrmente, *pedestrmente). Questultima osservazione, porta alla seguente modifica della regola in (17): (19) e > / V l --- + mente r /pag. 156/ (19) prevede dunque che la cancellazione avvenga solo quando r o l sono precedute a loro volta da una vocale. La regola data molto generale e non ha eccezioni. 6.2.3. Cancellazione di vocale in prel7ssazione Nelle parole suffissate CV obbligatoria (cfr. 20a), cos come lo nelle parole flesse (cfr. 20b): basta che la base termini per vocale non accentata e il suffisso inizi per vocale: (20) a. magistrato + ura > magistratura *magistratoura fama +oso > famoso *famaoso felice + it > felicit *feliceit contento + ezza > contentezza *contentoezza 98

magistrato + i > magistrati * magistratoi felice + i > felici * felicei bello + e > belle * belloe ama + > am * ama Se la base termina in consonante (21a) o il suffisso inizia per consonante (21b) allora naturalmente CV, non pu operare: (21) a. bar + ista > barista b. defila + mento > defilamento In prefissazione, invece, CV opera molto meno di quanto ci si aspetterebbe. Come sempre, ricorriamo ad alcuni dati: (22 ) stra + antico no ri + amare no stra + intelligente no ri + eleggere no stra + esigente no ri + inviare s stra + ordinario no ri + occupare no stra + urgente no ri + utilizzare no de + ambulare no pro + avo no de + enfatizzare no pro + eliocentrismo no de + industrializzare no pro + imperatore no de + ostruir no pro + otturazione no de + umidificare no pro + universit no pre + avviso no pre + evolutivo no pre + industriale no pre + ordinato no pre + umanista no Dai dati qui riportati, sembra potersi concludere che in prefissazione /pag. 157/ CV non possibile se non quando il prefisso ti e quando si vengono ad incontrare due i. Ma anche questa subregolarit non confermata: (23) ri + illustrare > *rillustrare ri + inventare > *rinventare Non si pu infatti concludere che CV opera sempre sui prefissati con ti quando la base inizia per i perch *rillustrare, *rinventare non sono possibili. In questi casi infatti, compare un allomorfo re: re-illustrare, re-inventare . Sembra dunque che la strategia seguita dal prefisso in questione sia complessa: a volte la cancellazione non avviene (ri-amare), a volte avviene (rinviare, rammodernare), a volte - se la parola inizia con i - compare un allomorfo re (re-inventare). Si allarghi ora la base empirica ad un pi vasto campione: (24) extra + acido no ultra + ubbidiente no anti + estetico no semi + analfabeta no arci + energico no vice + usciere no sovra + affollato si oltre + alpe si sotto + esposto facoltativa contro + offensiva facoltativa Come si vede, CV in prefissazione diversa da CV in suffissazione. In suffissazione infatti obbligatoria, in prefissazione si verifica una casistica pi varia: praticamente vietata se il prefisso monosillabico (cfr. (22)), pu essere obbligatoria, vietata o facoltativa se il prefisso bisillabico [La cancellazione sembra comunque favorita quando si trovano a fronte vocali

b.

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uguali. Si tratterebbe cio di un caso di degeminazione vocalica.] 6.2.4. Cancellazione di vocale in composizione La cancellazione di vocale in composizione simile (ma non identica) alla cancellazione di vocale in prefissazione. Si considerino i seguenti dati: (25) a. Scolapasta *scolpasta spartiacque *spartacque b. Giraarrosto girarrosto portaombrelli portombrelli /pag. 158/ Come si vede, CV in composizione non obbligatoria: pu avere luogo (come in (25b)) o non aver luogo (come in (25a)). I dati appena visti favoriscono la seguente ipotesi e cio che in composizione CV si applica se (e solo se), applicandosi, non porta ad uno scontro. Come si detto nel cap. 5, si ha uno scontro di accenti quando vengono a trovarsi adiacenti due sillabe con accento primario di parola. Quindi in scolapsta CV produrrebbe uno scontro: scl/p sono due sillabe accentate. In prtaombrlli invece CV non produrrebbe alcuno scontro: prt/ombrl dato che le sillabe accentate prt e brl non verrebbero a trovarsi adiacenti. Lipotesi interessante ma non verificata. Si considerino i seguenti dati: (26) valigia armdio > *valigiarmadio dlce amro > * dolciamaro umo mbra > *uomombra prte operio > *pretoperaio umo uccllo > *uomuccello In (26) CV non si applica, n quando potrebbe risultarne uno scontro (ummbra) n quando non potrebbe risultarne uno scontro (umuccllo). Non si pu quindi concludere che CV si applica quando non ne risulterebbe uno scontro. Vi sono infatti casi in cui non si applica anche se non ne risulterebbe uno scontro. In composizione vi poi una CV diversa da ,quella data in (10). Si considerino i seguenti dati: (27) a. galantuomo b. cavolfiore lungarno gentildonna terzultimo manrovescio quintessenza panforte Sia in (27a) che in (27b) vi stata una cancellazione di vocale, dato che le forme di base sono presumibilmente forme come quinta essenza o cavolo fiore. La regola di cancellazione qui allopera per diversa nei due casi: (28) a. V > / --- + [ consonantico] b. V > / [ + sonorante] --- [ + consonantico] (28a) che d conto dei dati in (27a) si legge: una vocale viene cancellata quando precede un segmento non consonantico [I segmenti [-consonantico] sono le vocali e le semivocali e quindi, nellesempio in questione, la [w] di uomo, la a di abito, la e di essenza ecc.]. (28b) che d conto dei dati in (27b) si legge: una vocale viene cancellata quando si trova tra un segmento sonorante (come l di cavolo, r di fare, n di mano, l di gentile e una consonante ( f di fiore, forte, d di donna, ecc.). /pag. 159/ Come si vede, (28b) molto simle alla regola di cancellazione di vocale prima di -mente vista sopra, ma mentre con -mente CV regolare, in composizione si applica in alcuni casi (27b) ma non in altri (29): (29) cane poliziotto > *canpoliziotto uomini rana > *uominrana parole fantasma > *parolfantasma cerniera lampo > *cernierlampo

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Per concludere, si visto che CV si applica in un grande numero di casi e cio alle parole derivate, alle parole composte, alle parole flesse, come si pu vedere dai dati seguenti: (30) Derivazione veloce + it > velocit amaro + ezza > amarezza gloria + oso > glorioso Composizione fuori + uscito > fuoruscito sopra + abito > soprabito porta + aerei > portaerei Flessione casa + e > case buono + i > buoni vende + uto > venduto Abbiamo per anche visto che la regola in questione in composizione ha sfumature diverse a seconda del dominio cui si applica. Ci significa che questa regola assume forme diverse per le diverse uscite della morfologia: ogni livello morfologico ha bisogno, per cos dire, della propria CV. 6.2.5. Cancellazione di sillaba Un altro caso di cancellazione quello noto col nome di a p 1 o l o g i a. Una definizione corrente di questo fenomeno la seguente: Nel1aplologia, una o due sequenze di fonemi pi o meno simili cancellata [Hockett, 1958]. Gli esempi che Hockett discute sono i seguenti: (31) ingl. morphophonemics > morphonemics morfonemica lat. stipependium > stipendium stipendio lat. nutritrix > nutrii nutrice A questi casi, Hockett aggiunge lenunciato di un bambino che riduce Hello Lois / helolowis a / helowis /. La definizione di Hockett una definizione piuttosto generica e sicuramente poco ristretta: si tratta, a suo dire, di sequenze di fonemi pi o meno simili. Laplologia in effetti un fenomeno sporadico e /pag. 160/ non regolare, ma si pu tentare di affinare la definizione di Hockett. Si considerino i seguenti esempi: (32) morfofonemico > morfonemico eroicocomico > eroicomico tragicocomico > tragicomico Da questi esempi, risulta che la sequenza fo-fo ridotta a fo e co-co a co. Si potrebbe essere tentati di ridefinire 1aplologia come una cancellazione di sillaba, a condizione che le due sillabe siano uguali, almeno questa la conclusione cui saremmo portati sulla base dei dati in (32) {E questa era la conclusione anche di Hjelmslev (1963 [1970: 58]): Laplologia lomissione di una sillaba a causa della sua somiglianza (o pi spesso della sua identit) con la sillaba vicina [...]}. Questa definizione, per troppo larga perch, come si vedr qui di seguito, a) non vero che la cancellazione avviene solo quando le sillabe sono uguali e b) non vero che la cancellazione avviene per qualsiasi coppia di sillabe uguali, in qualsiasi contesto morfologico. Per quanto riguarda a), allargando il campione di dati, troviamo i seguenti casi: (33) cavalli leggeri > cavalleggeri esente tasse > esentasse minerale logo > mineralogo fotogramma metria > fotogrammetria ostrica coltura > ostricoltura Consideriamo pi da vicino i dati in (33) che non confermano lipotesi che per la cancellazione siano necessarie due sillabe uguali: (34) caval[li-leg]geni > leg esen[te-tas]se > tas minera[le-lo]go > lo

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fotogram[ma-me]tria > me ostri[ca-col]tura > col I dati in (34) ci permettono di affinare lipotesi: vi in effetti cancellazione di sillaba ma non a condizione che le sillabe siano uguali. La condizione che le sillabe inizino con consonanti uguali. Per quel che riguarda il punto b), necessario definire lambito di applicazione o dominio della regola. La regola non si applica allinterno delle parole semplici: (35) rococ > *roc titanico > *tanico memoriale > *moriale cocomero > *comero Parole semplici con sillabe uguali o con sillabe con consonanti / pag. 161/ uguali sono del tutto normali e non sembrano soggette, nemmeno sporadicamente, ad aplologia. Lesempio di Hockett (/helowis/) potrebbe far pensare che 1aplologia funzioni nel dominio della frase, ma questa possibilit sembra piuttosto rientrare nel dominio degli errori linguistici dove le semplificazioni sono molto frequenti, ma dove rispondono a logiche diverse. Laplologia non ha come dominio nemmeno il sintagma, come provano i seguenti esempi: (36) parente testardo > *parentestardo pista telecomandata > *pistelecomandata fotogramma meraviglioso > *fotogrammeraviglioso La differenza significativa tra i casi in (32), (33) e quelli in (36) che i primi formano dei composti. Unipotesi, dunque, che in italiano il dominio dellaplologia sia la composizione, non la frase, il sintagma o la parola semplice. In effetti, non sembra che la regola di cancellazione possa applicarsi ad altri domini, dato che non si applica in derivazione, n in prefissazione (37a) n in suffissazione (37b): (37) a. Antitirannico > *antirannico semiminaccioso > *seminaccioso extratrasgressivo > *extrasgressivo b. enormemente > *enormente avventatezza > *avventezza accasermamento > *accasermento Sembra dunque che la regola in questione si applichi solo alluscita dei composti. Definito in questi termini il dominio di applicazione della regola, si ritorni ora alla forma della regola stessa. Si visto che la regola riguarda solo la cancellazione di certe sillabe, quelle con la consonante iniziale uguale a quella della sillaba seguente. Le due sillabe coinvolte nel processo (una come obiettivo e laltra come contesto) possono differire. Ma in che modi? Guardiamo pi da vicino la struttura delle sequenze coinvolte dei dati esaminati [Si noti che le forme con cancellazione e quelle senza cancellazione possono convivere, morfofonemico/morfonemico, tragico comicoltragicomico, ecc.]: (38) a. fo-fo > fo morfonemico co-co > co eroicomico b. le-lo > lo mineralogo ma-me > me fotogrammetria c. li-leg > leg cavalleggeri te-tas > tas esentasse ca-col > col ostricoltura d. tri-trix > trix nutrix pe-pen > pen stipendium /pag. 162/ A parte i casi latini (38d), in (38) vi sono tre casi diversi: a) cancellazione di sillaba uguale

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(38a); b) cancellazione di sillaba con consonante iniziale uguale e vocale diversa (38b) e c) cancellazione di sillaba con consonante iniziale uguale, vocale diversa e presenza di una consonante finale nella seconda delle due sillabe della sequenza ma non nella sillaba cancellata (38c). Le strutture sillabiche delle due sillabe coinvolte nel caso di ostricoltura sono le seguenti {Legenda: a = sillaba, i = incipit, r = rima, n = nucleo, c = coda. Cfr. [FONOLOGIA 7.1.]. La sillaba ca consta dunque di un incipit (c) e di un nucleo vocalico (a) (e non ha una coda), mentre la sillaba col consta di un incipit (c), di un nucleo vocalico (o) e di una coda (l). In sostanza, le due sillabe hanno incipit uguali e rime diverse.]: (39) i n r c i n r c

c a c o l La struttura in (39) e quanto visto sin qui permettono la seguente formulazione della regola in esame: 1aplologia in italiano una regola non obbligatoria [Che la regola non sia obbligatoria si pu constatare attraverso il fatto che, dato un composto in cui Parola1 termini con una sillaba 1 e Parola2 inizi con sillaba 2, dove 1 e 2 hanno attacco uguale, non sempre si verifica la cancellazione di ol, per esempio battitacco non diventa *battacco, oppure un ipotetico composto, peraltro benformato, come aggiustategole difficilmente potrebbe diventare *aggiustegole.] di cancellazione di una sillaba finale di parola prima di una sillaba iniziale di parola (in composizione). La condizione (necessaria ma non sufficiente) che si deve dare per la cancellazione che lincipit delle due sillabe sia uguale. Il nucleo (cio la vocale) pu essere diverso, cos come diversa pu essere la coda. 6.2.6. Cancellazione di suffisso in derivazione Al contrario di CV, la cancellazione di suffisso in italiano un fenomeno piuttosto sporadico e pi frequente in composizione che in derivazione, come si vedr qui sotto. In derivazione, pu succedere che laggiunta di un suffisso ad una base (gi derivata) determini la cancellazione del suffisso adiacente. Ad esempio, laggiunta del suffisso -ico ad una base derivata come antipatia porta alla forma antipatico, dove non c pi traccia del suffisso -ia. Altri esempi sono i seguenti: (40) difterite > difterico *difteritico eclettismo > eclettico *eclettismico metamorfosi > metamorfico *metamorfosico /pag. 163/ Come si vede, si tratta sempre del suffisso -ico che, aggiunto a basi dotte di origine greca, determina la cancellazione del suffisso adiacente. Daltra parte -ico non comporta di necessit la cancellazione del suffisso adiacente: (41) surrealista > surrealistico non *surrealico imperialista > imperialistico non *imperialico Se ne pu concludere che -ico provoca la cancellazione del suffisso precedente solo in basi dotte di origine greca: (42) [ X + Suf ]Y + ico 1 2 3 > 1 3 Condizione: Y una base dotta [ + greco] Vi sono ancora altri casi di cancellazione, discussi in Migliorini [1957], come i seguenti: (43) Erzegovna > erzegovese *erzegovinese Garfagnana > garfagnino *garfagnanino 103

strampalato > strampaleria *strampalateria In queste parole ci che viene cancellato non tanto un suffisso, quanto una sequenza interpretabile come suffisso (-ina, -ana, -ato). Unaltra strategia quella di non aggiungere affatto il suffisso, come aveva visto sempre Migliorini [1957], parlando della tendenza ad evitare il cumulo dei suffissi e citando i casi seguenti: (44) linguaggio animale vino valtellino erba spagna ciliege ravenne cavoli brisselli In questi esempi non si ha alcun motivo di ritenere che vi sia stata cancellazione, sembra piuttosto allopera una strategia preventiva: nessun suffisso, tra quelli possibili, viene aggiunto (animalesco, valtellinese, spagnola ecc.) ma si transcategorizza il nome in aggettivo. Prova di questa transcategorizzazione il fatto che in due casi manifesto un morfema flessivo di accordo col nome: valtellino (invece di valtellina) e brisselli (da Bruxelles, pi il morfema di plurale i, pi qualche aggiustamento per adeguare la parola alla fonologia dellitaliano). Questi casi possono essere quindi trattati come casi di derivazione mancata, dove il nome diventa aggettivo e poi viene regolarmente flesso. /pag. 164/ Per quel che riguarda la prefissazione, infine, non si conoscono regole di cancellazione di prefissi, almeno in italiano [In prefissazione si pu invece verificare una cancellazione particolare: non so se pro- o anticomunista mentre la stessa operazione non si pu fare con i suffissi *non so se un Corista o un -aio. Questo tipo di cancellazione per possibile con una certa classe di prefissi, non con tutti, come dimostra la non grammaticalit di *non so se in- o disumano.]. 6.2.7. Cancellazione di suffisso in composizione Si consideri un composto come socialcomunista. Se il primo elemento del composto sta, come verosimile, per socialista, allora il suffisso -ista stato cancellato. La regola di cancellazione che ha operato formalizzabile nel modo seguente: (45) social ista comun ista 1 2 3 4 > 1 3 4 Questa regola (che si legge: dati i morfemi 1, 2, 3, 4 cancella il morfema 2) simile da una parte alla regola vista per la derivazione (cfr. (42)) ma anche simile ad una regola sintattica chiamata semplificazione delle coordinate (cfr. anelli doro e braccialetti doro > anelli e braccialetti doro). Quel che vi in comune tra la regola (45) e la regola sintattica che il costituente cancellato uguale ad un altro costituente (- ista di comunista nel composto e doro nel sintagma). Questultima osservazione, dovrebbe imporre, accanto alla regola (45) una Condizione del tipo 2 deve essere uguale a 4. Lepschy e Lepschy [ 1981: 162] osservano che gli aggettivi in -ale abitualmente cancellano o la vocale finale (46a) o lintero suffisso (46b): (46) radicale socialista > a. radical-socialista b. radico-socialista La cancellazione della vocale facilmente spiegabile quando si consideri il contesto della cancellazione che VL - #C (cio tra liquida preceduta da vocale e confine di parola seguito da consonante). Questo contesto sembra favorire la cancellazione (probabilmente perch una liquida pu chiudere una sillaba) ed in effetti lo abbiamo gi incontrato sia in composizione (cfr. cavolfiore), sia in derivazione (cfr. coralmente). Il caso (46b) invece un po pi complesso. Si immagini che abbia operato la regola (45): (45) radic ale social ista

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1 2 3 4 > 1 3 4 /pag. 165/ In questo caso il risultato non accettabile: *radicsocialista. Viene pertanto inserita una o che una marca della composizione (come si vedr in 6.4.2. ). La derivazione di radicosocialista dunque la seguente: (45) radic ale social ista composto canc. di suff. 1 inserizione di o radicosocialista uscita naturalmente necessario controllare che le regole proposte servano pi casi e non siano ad boc. In effetti, la procedura proposta vale per diversi altri casi, per es. agro-minerario (da agrario-minerario). La derivazione in (48) presenta per un problema perch viola la condizione 2 = 4 data sopra; in (48) 2 (cio -ale) diverso da 4 (cio -ista). La condizione, in effetti, non n necessaria n sufficiente, dato che vi sono casi in cui la cancellazione avviene anche con suffissi diversi (49a) e casi in cui la cancellazione non si verifica anche se vi sono suffissi uguali: (49) a. post + ali telegrafon + ici > postelegrafonici b. stor + ico filosof + ico > *storfilosofico In conclusione, la cancellazione di suffisso in composizione un fenomeno sporadico, a volte si verifica quando i due costituenti hanno suffissi uguali, ma questa condizione non n necessaria n sufficiente. 6.3. Regole di allomorfia Un dominio di fenomeni di cui le RR sono chiamate a rendere conto quello dellallomorfia. Si ha allomorfia, come si visto nel cap. 2, quando lo stesso morfema si realizza in forme diverse (= allomorfi) a seconda del contesto. In italiano, possiamo dire, per esempio, che i e gli sono due allomorfi del morfema articolo maschile plurale. Una definizione di allomorfia la seguente [Corbin [1987: 285]. La definizione data qui leggermente modificata.]: (50) Lallomorfia una variazione di natura fonologica che non si pu spiegare in termini esclusivamente fonologici. Essa riguarda un morfema che appartiene ad una categoria lessicale maggiore o un affisso nel corso di una operazione derivazionale. Laggiunta di un suffisso alla propria base richiede spesso il riaggiustamento o del suffisso (allomorfia del suffisso) o della base stessa (allomorfia della base). Abbiamo gi visto sopra un esempio di allomorfia del suffisso in italiano e cio il suffisso -it che diventa -et se la parola di base, dopo che CV ha operato, termina con una i, come confermano questi altri dati: /pag. 166/ (51) ansia > ansiet bonario > bonariet empio > empiet ereditario > ereditariet Un altro esempio piuttosto complesso quello dei nominali inglesi in -ion. Si consideri il seguente elenco di vociz8: (52) realize realization *realizion *realizition realizzare realizzazione educate *educatation education *educatition educare educazione repeat *repetation *repetion repetition ripetere ripetizione commune *communation communion *communition

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comunicarsi comunione resume *resumation resumption *resumition riprendere ripresa resolve *resolvation *resolvtion resolution risolvere *resolvion risoluzione Da questo elenco risulta che il suffisso in questione ha cinque varianti: -ation, -ion, -tion, -ition, -ution. -ation la variante che presenta il minor numero di restrizioni fonologiche poich pu essere aggiunto a parole terminanti in labiali (per es. [p], [b]), coronali (per es. [t], [d]), e velari (per es. [k], [g]) come si pu vedere dai seguenti esempi: (53) labiale coronale velare cessation deportation evocation cessazione deportazione evocazione degradation manifestation purgation degradazione manifestazione purgazione elicitation consultation prolongation elicitazione consultazione prolunga accusation affectation accusa affettazione revelation commendation rivelazione dedaration sensation dichiarazione sensazione examination indorsation esame conferma representation rappresentazione /pag. 167/ Le varianti -ion e -tion si aggiungono invece a radici [ + latino], in particolare, -tion si aggiunge a radici non coronali (54a), e -ion a radici coronali (54b): (54) a. consume/consumption consumare - consunzione absorb/absorption assorbire - assorbenza b. rebel/rebellion ribellarsi - ribellione decide/decision decidere - decisione Per questo piccolo sottogruppo di dati, si pu proporre la seguente regola di allomorfia {Cfr. Aronoff [1976: 104]. La regola data qui in una forma leggermente modificata. Non discuteremo qui le altre due varianti del suffisso, -ition e -ution.}: (55) Allomorfia di -ion: + ion + cor + ation /X + tion cor dove X una radice [ + latino] (55) descrive il fatto per cui il suffisso -ation (cio la variante fonologicamente non ristretta) diventa +ion quando viene aggiunto a radici latine terminanti con un segmento coronale, e diventa +tion quando viene aggiunto a radici latine terminanti con un segmento non coronale. La letteratura specialistica riporta un gran numero di esempi di tali riaggiustamenti. In olandese, ad esempio, stato descritto un caso di allomorfia in una intera classe di suffissi che cambiano la vocale da [ - arretrato] a [ + arretrato], quando il suffisso seguito da un altro suffisso marcato come [ - nativo], come si pu vedere dai seguenti esempi: (56) eel > aal fundamenteel/fundamentalisme ** perturbation perturbazione formation formazione exhutnation esumazione usurpation usurpazione

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[**Una vocale doppia diventa semplice quando si trova in una sillaba aperta secondo una convenzione ortografica dellolandese. Cos quando i suffissi in questione sono seguiti da un altro suffisso che inizia con una vocale, troviamo una vocale sola invece della vocale doppia della forma di citazione. fondamentale/fondamentalismo air > aar militair/militarist militare/militarista eur > oor directeur/directoraat direttore /direttorato eus > oos rehgieus/religiositeit religioso/religiosit Un cambiamento vocalico simile (ma nella base e non nel suffisso) /pag. 168/ stato osservato in francese per coppie come vain/vanit vano-vanit, fleur/floral fiore-floreale. Bisogna sottolineare qui che questi cambiamenti sono governati morfologicamente nel senso che, sia in olandese che in francese, la regola funziona solo per un gruppo specifico di parole. Essa si applica, cio, prima dei suffissi marcati [ nativo] in olandese, e prima dei suffissi marcati con un tratto di strato [ + dotto] in francese.[Anche in italiano si trovano alternanze che si spiegano con unorigine dotta delle parole in questione, come ad es. toro / taurino.] Data una variazione allomorfica, si osserva in genere che 1allomorfia viene conservata nelle derivazioni ulteriori { il cosiddetto Principio di proiezione allomorfica per cui cfr. Corbin [1987: 324].}: (57) a. coupable > culpabiliser > culpabilisation discours > discursif > discursivit b. scuola > scolare > scolarit padre > paterno > paternit Le regole che trattano i fenomeni di allomorfia operano nel componente morfologico della grammatica, o, secondo la terminologia qui usata, allinterno di quel blocco di regole che abbiamo chiamato Regole di Riaggiustamento e che si applicano alluscita delle RFP. 6.4. Altre regole Per ottenere tutte le uscite ben formate dal componente morfologico, vi bisogno di diverse altre regole di riaggiustamento, come regole di inserzione (6.4.1.), regole necessarie per la composizione dotta (6.4.2.), la regola di palatalizzazione delle velari (6.4.3.) ed altre ancora che qui non esplorereM038. 6.4.1. Regole di inserzione in derivazione Di norma le parole dellitaliano terminano in vocale. Vi sono per alcune parole che terminano, eccezionalmente, in consonante e che possono essere derivate con gli stessi suffissi che si aggiungono alle parole che terminano in vocale. In questi casi, per, necessario un riaggiustamento diverso da quello della cancellazione. Si considerino i seguenti dati: (58) gas > gassoso /pag. 169/ autostop > autostoppista snob > snobbare cognac > cognacchino chic > chicchissimo

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In (58) CV non pu operare perch non si forma il contesto richiesto V+V. Sembra invece operare una regola che raddoppia la consonante finale della base. Questo raddoppiamento non per generalizzato, come si pu constatare dagli esempi che seguono: (59) a. bar > barista poker > pokerino revolver > revolverata zar > zarista b. nord > nordista film > filmico sport > sportivo c. deficit > deficitario camion > camionista Ci che distingue i casi in (58) da quelli in (59) sono i seguenti fatti: in (58) la consonante finale unostruente mentre in (59a) una sonorante; in (58) la consonante finale preceduta da una vocale mentre in (59b) la consonante finale preceduta da una sonorante; in (58) la vocale che precede la consonante finale tonica mentre in (59c) atona. Tutti questi fatti si possono integrare nella seguente regola: (60) C> C: / V ---- + V [ sonor] [ + acc] La regola si legge nel modo seguente: una consonante non sonorante {Per le definizioni di [ostruente], [continuo] e [sonorante], cfr. rispettivamente [FONOLOGIA 2.1., 3.8. e 3.4.]. Sono, ad ogni modo, suoni sonoranti le vocali, le nasali, le liquide e le semivocali. La precisazione [ - sonorante] necessaria per evitare che parole che terminano in sonorante, come bar o come camion (la prima termina in liquida, la seconda in nasale), soggiacciano alla regola (*barrista, *camionnista).} diventa lunga quando si trova dopo una vocale accentata e prima di un confine di morfema seguito da vocale. La regola ha leffetto di raddoppiare la consonante finale della base in parole come quelle in (58) ma non in parole come quelle in (59). Vi infine un ultimo caso in cui CV non pu operare ed quando la vocale finale della parola accentata. In luogo della cancellazione, si verificano altri fatti, di cui un campione dato qui di seguito: (61) a. pap > paparino b. citt > cittadino /pag. 170/ c. caff > caffettino d. Per > peruviano In basi come queste, di norma, si verifica linserzione di consonante [Mentre una forma come papino possibile (ma potrebbe derivare dalla forma vezzeggiativa papi), non lo sono invece *cittino, *caffino, *periano.]. Non per possibile in questo caso formulare una regola perch la natura della consonante non prevedibile fonologicamente, infatti in (61a) e in (61b) si ha un contesto fonologico identico ( + ino) ma le soluzioni, come si vede, sono diverse, dato che nel primo caso si inserisce una r e nel secondo una d. 6.4.2. Regole della composizione dotta Vi sono due vocali, presumibilmente introdotte da RR, che sono la marca della composizione dotta, e cio o ed i. La prima la spia di composizione dotta [ + greco] (62a) e la seconda spia di composizione dotta [+latino] (62b): (62) a. lacrimogeno b. callifugo storiografo colorifero dietologo filiforme dantofilo erbivoro Nei casi in esame, Parola2 sempre una semiparola [ nativo], Parola1 invece una

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parola [ + nativo]. Le semiparole di orgine greca cambiano la vocale finale di Parola1 in o (cfr. ad es. lacrima ---> lacrimogeno), mentre le semiparole di origine latina cambiano la vocale finale di Parola1 in i (cfr. ad es. erba --> erbivoro) [Alle volte si verificano delle oscillazioni come nel caso di bustometrolbustimetrolbustametro o come nel sistema decimale: decimetro, centimetro, millimetro versus decametro, ettometro, chilometro.]. Quindi, la derivazione di una parola come storiografo, in questottica, la seguente: (63) Less. storia - grafo RFP storia + grafo RR o Uscita storiografo La regola in questione cambia dunque la vocale finale di Parolal. Se invece la parola termina in consonante, la vocale appropriata viene inserita: (64) computer + logia > computerologia E stato sostenuto [Bauer 1979] che per questi casi non serve ipotizzare delle RR, dato che si pu ipotizzare che la vocale in questione appartenga / pag. 171/ a Parola2 e dunque (64) dovrebbe essere analizzata come computer + ologia. Questa soluzione comporterebbe per che venissero analizzate allo stesso modo tutte le semiparole e quindi anche - ografi, -ofilo, -ofobo, -ometro ecc. Se cos fosse per oscureremmo il rapporto che intuivamente deve esserci tra, per esempio, grafo in storiografo e grafomania dato che dovremmo sostenere che nel primo caso la semiparola -ografo e nel secondo grafo. Lo stesso dicasi per filo in germanofilo e in filantropico, e per molti altri casi. Preferiremo, quindi, sostenere che i casi discussi siano il risultato di due regole di riaggiustamento sensibili ai tratti di strato [ + greco] e [ + latino]. 6.4.3. Regola di palatalizzazione delle velari Sia le forme flesse (65a) che le forme derivate (65b) possono sottostare ad una regola nota col nome di palatalizzazione delle velari (PV). Si consideri la formazione di due parole come amici e amicizia: (65) a. Ami[k]o b. ami[k]o base ami[k]o +i ami[k]o +izia suffissaz ami[k] +i ami[k] +izia CV ami[tS] +i ami[tS] +izia PV ami[tS]i ami[tS]izia uscita Come si vede, la velare [k], venendosi a trovare (a seguito delloperazione di CV) a contatto con una vocale palatale [Chiamiamo qui i ed e vocali palatali.] [ i ], diventa a sua volta palatale [tS]. La regola non riguarda solo la velare sorda [k] ma anche la velare sonora [g] (che si palatalizza in [dZ]) (66a) e il contesto pu essere dato anche dalla vocale [e] (66b): (66) a. Bel[g]a > bel[dZ]i b. por[k]o > por[tS]ello La regola in questione non una regola puramente fonologica, nel senso che non si pu formulare in termini esclusivamente fonologici [come ha ben dimostrato Dressler (1985a), da cui deriviamo molte delle idee e degli esempi che seguono] per i seguenti due motivi. In primo luogo vi sono dei comportamenti non prevedibili come i seguenti: (67) belga > belgi (PV opera) duca > duchi (PV non opera) comico > comici (PV opera) carico > carichi (PV non opera) In secondo luogo, il funzionamento della regola dipende da /pag. 172/ informazioni morfologiche: per esempio la regola funziona sempre con certi suffissi (per es. -ico (68a) e -izia (68b)), quasi sempre con altri suffissi (ad es. -issimo (69a) e -izzare (69b)), mai con altri (ad es. -iere (70a) e -iero (70b)):

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stori[k]o > stori[tS]i criti[k]o > criti[tS]i b. pudi[k]o > pudi[tS]izia spor[k]o > spor[tS]izia (69) a. cattoli[k]o > cattoli[tS]issimo ma spor[k]o > spor[k]issimo b. gre[k]o > gre[tS]izzare ma tur[k]o > tur[k]izzare (70) a. musi[k]a > musi[k]iere b. alber[g]o > alber[g]iero La regola in questione non pu essere formulata una volta per tutte per flessione e derivazione perch la sua applicazione non presenta regolarit assoluta nei due domini. vero che in genere la regola sembra applicarsi o non applicarsi in modi coerenti per le parole derivate e le parole flesse, come si pu vedere in (71a), ma anche vero che tra flessione e derivazione si osservano comportamenti discordi, come si vede in (71b): (71) Flessione Derivazione a. ami[k]o ami[tS]i ami[tS]izia ami[k]e ami[k]evole b. por[k]o por[tS]i por[tS]ile por[k]e por[k]eria, por[k]etta ma por[tS]ello spor[k]o spor[k]i ma spor[tS]izia fun[g]o fun[g]i ma fun[dZ]iforme mona[k]o mona[k]e ma tuona[tS]ella / tuona[k]ella Riassumendo, PV una regola di riaggiustamento soggetta a molte eccezioni non sempre prevedibili. ll suo funzionamento condizionato da molti fattori morfologici e quindi una regola di riaggiustamento. La sua applicazione a parole flesse e parole derivate non generalizzabile. Fin qui si sono viste, fondamentalmente, regole che agiscono su segmenti fonologici, o cancellandoli o cambiandoli. Nel paragrafo seguente, vedremo invece un fenomeno non segmentale, vale a dire i raggiustamenti necessari per derivare lo schema accentuale delle parole complesse dellitaliano. /pag. 173/ (68) a. 6.5. Regole di riaggiustamento dellaccento secondario Le parole possono avere accenti primari e accenti secondari [Non cercheremo qui di definire questi due tipi di accenti.] Una parola come cnto ha solo un accento primario sulla prima sillaba. Una parola come dttilmnte ha un accento primario sulla terza sillaba e un accento secondario sulla prima. Rappresenteremo, informalmente lo schema accentuale di questultima parola nel modo seguente: (72) # + # dut til men te La parola formata da quattro sillabe, due toniche (marcate con + ) e due atone (marcate con - ). Una convenzione generale ci dice che laccento primario, in italiano, laccento pi a destra. Non esistono, cio accenti secondari a destra dellaccento primario [Possono esservi, tuttavia, degli accenti ritmici.]. Data la rappresentazione in (72), dunque, si sa automaticamente che laccento primario quello di men. La parola in esame per una parola complessa: come e giunta ad avere lo schema accentuale assegnatole in (72)? Nel quadro teorico qui adottato, la risposta sta nella derivazione della parola. In (73a) vi la derivazione morfologica (da cui omettiamo il confine di morfema + per evitare confusioni con il + che in questo paragrafo significa tonico); in (73b) vi lo schema accentuale parallelo ai vari passaggi di (73 a): (73) a. duttile b. + 110

duttile mente + + RR 19 + + duttilmente + - + Duttilmente arriva dunque ad avere il suo schema accentuale in base alle fasi richieste dalle regole morfologiche e delle RR: nel caso specifico, la regola morfologica quella che aggiunge il suffisso -mente allaggettivo di base e la RR19 quella, vista in 6.2.2., che cancella la vocale finale e dellaggettivo. Il caso visto in (73) per, il pi semplice possibile, nel senso che lo schema accentuale segue, per cos dire, le varie fasi di costruzione morfologica senza richiedere altri riaggiustamenti. Vi sono casi pi complessi che analizzeremo qui di seguito. Si consideri ora la parola sottilmente, che ha uno schema accentuale identico a quello di duttilmente ( + + ). Si costruisca la derivazione: (73) a. sottile b. + sottile mente + + + RR 19 + + + sottilmente * + + /pag. 174/ Come si vede, il risultato erroneo: invece di esserci uno schema + + c uno schema + + Vi deve pertanto essere un correttivo, una regola di riaggiustamento, che cambi, motivatamente, lo schema erroneo in quello corretto. Si considerino ora alcuni schemi accentuali di parole semplici dellitaliano, con accento primario sulla prima sillaba (75a), sulla seconda (75b), sulla terza (75c) e sulla quarta (75d): (75) a. ... gru, cane, lampada + + + b. ... meta, lavoro, catastrofe - + + + c. ... colibri, obelisco, Aristotele + ++ + + d. ... mercoledi, temperatura + + + + Osservando attentamente queste parole, se ne possono ricavare le seguenti generalizzazioni: (76) a. Non vi sono scontri di accento b. Le parole iniziano con sillabe accentate (a meno che ci non produca uno scontro) c. Non vi sono sequenze di pi di due sillabe non accentate. Vi sono cio delle restrizioni sugli schemi accentuali possibili, che simbolizzeremo, rispettivamente, come segue: (77) a. * + + (non vi sono scontri accentuali) b. * # (le parole non iniziano con sillabe atone) c. * (non vi sono sequenze di tre sillabe atone) Si allarghi ora il campione, dalle parole semplici a tutti i tipi di parole complesse, suffissate (78a), prefissate (78b) e composte (78c) [per ragioni di spazio, negli esempi seguenti segneremo laccento primario con un accento acuto () e quello secondario con un accento grave ( ). Entrambe queste notazioni corrispondono dunque ad un + (si ricordi che laccento primario sempre quello pi a destra). Le sillabe senza accento corrispondono dunque a - .]: (78) a. Parole suffissante i. strico, grfico ii. bont, vinio, grafa, algbrico, oftlmico iii. prit, sttilmnte, ftalma, slitdine, lgicssimo iv. cpacit, lberamnte, pschicamnte, batitdine

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v. prbablit, legntemnte, ffervscentssimo vi. mtemticamnte, lgicssimamnte /pag. 175/ vii. viii. ix. x. n. b. Parole prefissante i. fono ii. rif, ridrre, intile iii. prmatro, prferre, mpossbile iv. nterferre, ltrasinstra, nticattlico v. sperlegnte c. Parole composte i. filantropo, centrifuga ii. sgnalbri, fllorabo iii. prtafortna, nnipotnte iv. pscotrapa, prtasgartte n) bl ntte o) # valigia armadio p) carcere modllo, mcinacaff Da questo pi ampio campione di dati, si constata (a parte gli ultimi tre tipi di esempi) che le restrizioni riscontrate per le parole semplici, valgono per tutti i tipi di parole complesse dellitaliano. Abbiamo quindi individuato il motivo per cui lesito della derivazione di (74) erroneo: vi sono due sillabe toniche adiacenti, cio uno scontro accentuale, vale a dire uno schema che non compare nelle parole dellitaliano. Ci significa che per ognuna delle generalizzazioni viste in (76) vi deve essere una regola che ne assicuri la realizzazione quando - a causa di accostamenti morfologici o per lazione di varie RR - si crea uno schema non desiderato. Tali regole sono le seguenti: (79) a. Regola di Eliminazione dello Scontro + + > + b. Regola dellAccento (Secondario) Iniziale + > + / # c. Regola di Inserzione di Accento > + (79a) assicura che non si verifichino scontri di accenti, deaccentando la prima di due sillabe toniche adiacenti, (79b) assicura che tutte le parole inizino con una sillaba accentata ed infine (79c) assicura che non vi siano sequenze di tre sillabe atone. Vediamo ora come funzionano le regole in questione, cominciando da sottilmente: (80) sottile + sottile mente + + RR 19 + + /pag. 176/ A questo punto ci eravamo fermati in (74) constatando che la sequenza in uscita non era corretta. Ora disponiamo per delle regole in (79). Si applichi pertanto la regola (86b) [Alla sequenza in questione si potrebbe applicare sia la regola (79a) sia la regola (79b). Non entreremo qui nella discussione su quale delle due regole sia corretto applicare per prima. Cfr. Vogel e Scalise [1982].]: (81) sottile + 112

sottile mente + + RR 19 + + 79b + + sottilmente + + La regola (79b) assicura che la sequenza + in posizione iniziale di parola venga mutata nella sequenza + a rispetto della generalizzazione per cui le parole iniziano con sillaba accentata (a meno che ci non produca uno scontro di accenti). ll cambiamento ha come effetto anche quello di eliminare lo scontro di accenti + + allinterno di parola. Si considerino ora alcune parole e si applichino, ove possibile, le regole date: (82) a. Vino + vino aio + + CV + + 79a + vinaio + b. febbre + febbre ile + + febbre ile mente + + + CV + + + RR 19 + + + (scontro) 79a + + febbrilmente + + Nelluscita di (82a) la prima sillaba non accentata perch altrimenti vi sarebbe uno scontro ( + + ). In (82b) si noti che la regola di eliminazione dello scontro (79a) avrebbe potuto applicarsi anche alle prime due + + . Il risultato corretto sarebbe comunque assicurato, solo che vi sarebbe bisogno di una regola in pi. Si riparta dalla sequenza che contiene la violazione e si applichi sempre (79a) ma alle prime due sillabe toniche. Lapplicazione causa una violazione di (76b) con la conseguente azione di (79b): (83) + + + 86a + + 86b + + In genere, tra due soluzioni che portano allo stesso risultato si preferisce / pag. 177/ quella che comporta un minor numero di operazioni e dunque, nel nostro caso, preferiremo la derivazione in (82b) che richiede lapplicazione di una regola sola. Gli schemi accentuali visti sin qui sembrerebbero dare ragione a chi, come Camilli [1965], riteneva che le parole dellitaliano avessero un andamento alternante a destra e a sinistra dellaccento primario. Secondo Camilli, dunque, dato laccento primario, gli accenti secondari sarebbero ricavabili. Cos non , in realt, come gli schemi accentuali di matematicamente, di effervescentemente e di dolorosissimamente, tutti ricavabili attraverso le regole date sopra, dimostrano: (84) a. matematica mente + + + b. effervescentemente + + + c. dolorosissimamente ++ + Le regole di riaggiustamento dellaccento viste in questo paragrafo funzionano piuttosto bene e danno conto dello schema accentuale della gran parte delle parole complesse dellitaliano. Vi sono, per, due limitazioni. Le restrizioni che valgono per la maggior parte delle parole sia semplici sia complesse non sembrano valere per i composti larghi, come si

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pu vedere qui di seguito dove vi sono violazioni di tutte e tre le restrizioni viste sopra: (85) bl ntte (scontro) valigia armdio (la prima sillaba non accentata) crcere modllo (tre sillabe atone) Queste violazioni si spiegano col fatto che i composti larghi si comportano non come una parola fonologica, ma come due parole fonologiche (e quindi ognuna con accento primario). Il secondo limite dato da un certo ambito di variabilit, come evidenziato da parole con una doppia pronunzia, relativamente alla restrizione sullaccento iniziale di parola: (86) a. caratterizzabile b. caratterizzabile + + + + + elettricit elettricit + ++ + + genericamente genericamente ++ + + + comunicazione comunicazione + + + + + encefalogramma encefalogramma + + + +- + /pag. 178/ Non tenteremo qui delle spiegazioni di questo fenomeno52, ma ci Emiteremo a constatare che tutti i casi di (86b) costituiscono una violazione della restrizione (77b). Ci equivale a dire che le parole in (86) possono essere pronunziate in due modi diversi. Le RR dellaccento secondario discusse in questo paragrafo agiscono, come si visto, in connessione e in dipendenza dalle regole morfologiche, a riprova della forte interconnessione che esiste tra le varie regole della morfologia e della fonologia. 6.6. Sommario In questo capitolo abbiamo introdotto e discusso le Regole di Riaggiustamento, che sono lultimo insieme di regole del Componente Lessicale, le regole che si occupano di dare alle parole complesse la loro forma di superficie (6.0.). Tali regole sono diverse dalle regole fonologiche vere e proprie che agiscono, di norma, sulla base di sole informazioni fonologiche (6.1.). Le Regole di Riaggiustamento si dividono in due grandi sottoinsiemi: Regole di Cancellazione e Regole di Allomorfia (6.2.). Nella prima parte di questo capitolo abbiamo studiato nei dettagli una regola di cancellazione, la cancellazione di vocale (CV), che si applica a tutte le parole morfologicamente complesse e quindi alle parole suffissate (veloce + it > velocit) (6.2.1.), alle parole prefissate (ri + ammodernare > rammodernare (6.2.1.), e alle parole composte (sopra +abito > soprabito) (6.2.4.). Si anche visto che la regola non funziona sempre allo stesso modo: obbligatoria in suffissazione (ed ha una forma particolare se il suffisso aggiunto alla base -mente (6.2.2.)), si applica molto meno in prefissazione dove pu anche essere facoltativa o essere totalmente bloccata se il prefisso monosillabico. Infine anche in composizione pu essere del tutto bloccata o facoltativa. In composizione, inoltre, (ma solo in certi casi) la regola assume una forma specifica, potendosi applicare anche prima di consonante (cavolo + fiore > cavolfiore). Abbiamo poi visto una regola di cancellazione di sillaba (detta aplologia) che si applica saltuariamente in composizione (eroico + comico > eroicomico) (6.2.5.) e la cancellazione di suffisso in derivazione (difterite + ico > difterico) e in composizione (social + ista comun + ista > socialcomunista) (6.2.6.). Nella seconda parte del capitolo si visto un caso di allomorfia in inglese (quella relativa alle diverse varianti del suffisso -ation) e, brevemente, in altre lingue (6.3.). Si sono viste, poi, altre regole di riaggiustamento, in particolare / pag. 179/ alcune regole di inserzione in derivazione (6.4.1.), una regola della composizione dotta (6.4.2.), e la

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palatalizzazione delle velari (6.4.3.). E stata infine avanzata una proposta per derivare lo schema accentuale delle parole complesse dellitaliano. Si sono individuate tre restrizioni cui obbediscono tutte le parole: non presentano scontri accentuali, non iniziano con sillabe atone, non presentano tre sillabe atone consecutive. In base a queste tre restrizioni, sono state proposte tre regole (la regola di eliminazione dello scontro, la regola dellaccento iniziale e la regola di inserzione dellaccento) la cui interazione permette la derivazione degli schemi accentuali dellitaliano. Le regole viste (che hanno due tipi di eccezioni: a) i composti larghi e b) una certa variabilit in relazione alla regola dellaccento iniziale) agiscono sulla base della struttura morfologica creata dalle RFP (6.5.). /pag. 180/ 6.7. Indicazioni bibliografiche Regole di naggiustamento (generalit): Anderson [1974]; Aronoff [1976]; Booij [1977]; Chomsky e Halle [1968]; Dressler [1985a]; Kiparsky [1982]. Regole specifiche: Booij [1985]; Dell e Selkirk [1978]; Dressler [1984]; Nespor e Vogel [1976]; Scahse [1986]; Vogel et al. [1983]. Accento secondario: Lepschy [1992]; Vogel e Scalise [1982].

CAPITOLO 7: LA NOZIONE DI TESTA 7.0. Introduzione Si dice t e s t a di una costruzione quellelemento che determina la categoria a cui appartiene tutta la costruzione i. Si consideri una parola come moralit: la base un aggettivo (morale) ma tutta la parola un nome. Da dove viene la categoria nome? Viene evidentemente dal suffisso -it. Tutte le parole formate da un aggettivo e dal suffisso -it sono infatti nomi (cfr. ad es. verticalit, vistosit; continuit, ecc.). Diremo quindi che il suffisso la testa della parola complessa. Il che pu essere verificato con altri esempi di suffissazione: (1) amministrare)]V +zione]N veloce]A +mente]Avv atomo]N +izzare]V confrontare)]V +bile]A In tutti questi casi, la categoria della parola complessa (che diversa dalla categoria della parola di base) determinata dal suffisso; quindi il suffisso la testa della costruzione. Si considerino ora alcune parole prefissate: (2) [ri + [scrivere]V ]V [ri + [trovare]V ]V [ri + [spuntare]V ]V Il fatto che riscrivere, per esempio, sia un verbo dipende dal verbo scrivere e non dal prefisso ti- perch il prefisso non ha la capacit di cambiare la categoria della base. Ci vero non solo per il prefisso ti- e non solo per la prefissazione verbale, ma per la prefissazione in genere, come si pu constatare dagli esempi qui sotto: (3) a+morale A > A iper + saturo A > A s + fortunato A > A ex-preside N > N post + impressionismo N > N co + inquilino N > N dis + armare V > V

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s + caricare V > V de + fluire V > V Se si considerano gli esempi di suffissazione in (1) e gli esempi di prefissazione in (2) e in (3), si osserva che la posizione della testa sempre a destra: (4) non testa testa ri scrivere ex presidente morale it veloce mente Sulla base dellosservazione di fatti come questi, si sostenuto z che in morfologia la testa sempre a destra e che le propriet della parola complessa derivano dalla testa tramite uno spostamento di informazioni come indicato dalla freccia: (5) a. V b. Avvri scrivere V veloce mente AVV (5) stata chiamata regola della testa a destra (RTD), e si pu riassumere in termini molto semplici: nelle parole complesse la testa il costituente di destra. In questo capitolo, dopo aver introdotto il meccanismo detto di percolazione (7.1.) discuteremo nei dettagli la nozione di testa, prima in relazione alla derivazione, separando la suffissazione (7.2.) dalla prefissazione (7.3), poi in relazione alla flessione (7.4) ed infine alla composizione (7.5), con lo scopo di mostrare quanto segue: 1. i suffissi derivazionali sono sempre teste (vi sono eccezioni masi possono spiegare); 2. i prefissi non sono teste (anche in questo caso, vi sono eccezioni ma possono essere spiegate); 3. i morfemi flessivi, in morfologia3, non sono mai teste; 4. nei composti, come si visto nel cap. 5, la testa non si pu identificare sulla base della posizione (destra o sinistra) ma dipende dal tipo di lingua in questione. Prima di tutto, per, necessario soffermarsi sul / pag. 182/ meccanismno specifico attraverso il quale le informazioni rilevanti vengono trasferite dal costituente testa a tutta la parola complessa. 7.1. Percolazione La p e r c o 1 a z i o n e (ingl. percolation) il meccanismo attraverso il quale la categoria lessicale e i tratti sintattico-semantici della testa vengono trasferiti al nodo superiore di una costruzione morfologicamente complesse. Poniamo che si debba formare la parola femminilit. Come al solito si parte dalla parola di base, che femmina. Tale parola non ha struttura interna e quindi non ha parentesi interne: la si pu rappresentare nel modo seguente: (6) N femmina A questa base si aggiunge il suffisso -ile, e si ottiene la struttura seguente: (7) A N SufA

femmina ile Ora, la parola un aggettivo. Ma aggettivo perch le informazioni sono passate dal nodo Suf (che la testa) al nodo superiore: (8) A

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SufA

femmina ile A questa struttura viene poi aggiunto il suffisso -it che provoca il seguente cambiamento: (9) N A N SufA SufN

femmina ile it /pag. 183/ Naturalmente il nome di partenza e quello di arrivo sono diversi, dato che femmina [ astratto] ed invece femminilit [ + astratto]. Si intende che dalla testa passano al nodo superiore tutte le informazioni, non solo quelle relative alla categoria. Si consideri il composto pescespada, che ha la seguente struttura: (10) N [ + an] [ + m] N [ + an] [ + m] N [ an] [ m]

pesce spada Dalla testa, pesce, vengono trasferite al nodo superiore non solo la categoria nome ma anche i tratti [ + maschile] e [ + animato]. Diremo quindi che tra una parola complessa e la sua testa vi identit di categoria lessicale e di tratti sintattico-semantici e che tale identit leffetto di unoperazione di trasferimento di informazioni linguistiche ad opera della percolazione. 7.2. La testa nelle parole suffissate Che i suffissi derivazionali siano teste discende dal fatto che i suffissi cambiano la categoria della base cui si aggiungono: (11) [[colloca]v + mento]N > [collocamento]N [[vento]N +oso]A > [ventoso]A [[tiranno]N +eggiare]v > [tiranneggiare]v Da questi esempi si pu estrarre la seguente generalizzazione: (12) [[ ]X +Suf]Y > [ ]Y Il formalismo in (12) vuole indicare che laggiunta di un suffisso cambia sempre la categoria della base (X > Y). (12) non per privo di eccezioni, dato che si pu trovare anche la seguente possibilit: (13) [[ ]X +Suf ]X In (13) laggiunta del suffisso non cambia la categoria della base; in termini descrittivi si direbbe che X resta X. (13) pu essere suddiviso in due sottocasi a seconda che il suffisso cambi o non cambi i tratti associati alla parola di base nella sua rappresentazione lessicale: (14) a. ]X + Suf ]X b. ]X + Suf ]X T T T T /pag. 184/ (14a) rappresenta pertanto il caso in cui laggiunta del suffisso non cambia la categoria lessicale ma cambia i tratti sintattici della base (T > ). (14b) rappresenta il caso in cui laggiunta del suffisso non cambia n la categoria n i tratti della base (T > T). 117

Analizzeremo queste due possibilit separatamente nei due paragrafi seguenti. 7.2.1. Stessa categoria e tratti diversi Come si detto, vi possono essere casi in cui la suffissazione non cambia la categoria ma cambia i tratti della base. Un esempio chiaro di cosa si intende il seguente: (15) vino > vinaio In (15) laggiunta del suffisso [Ci riferiamo qui solo al suffisso -aio (lat. -arius) che forma nomi di persona con parafrasi persona che svolge unattivit connessa con X. Vi sono ragioni per ritenere [cfr. Scalise 1983] che esista un altro suffisso - aio (lat. -arium) con parafrasi luogo pieno di X (cfr. vespaio, ginepraio, letamaio, ecc.).] ha gli effetti che si possono vedere in (16) e cio la categoria Nome resta Nome, il tratto [ + comune] resta [ + comune], ma il tratto [ animato] della base diventa [ + animato] nella parola in uscita: (16) N > N [an] > [+an] [+com] > [+com] Ora, per quanto ne sappiamo, non esistono regole (con leccezione del caso che discuteremo nel paragrafo seguente) che, cambiando la categoria, lasciano le altre informazioni immutate. Lo si pu controllare su un campione molto ampio della regola N > N dellitaliano: (17) forno > fornaio artigiano > artigianato maestro > maestria magistrato > magistratura paglia > pagliume bastone > bastonata banca > banchiere Petrarca > petrarchista isola > isolano posta > postino cane > canile schiavo > schiavit bosco > boscaglia bosco > boscaiolo canna > canneto Calabria > calabrese legno > legname simbolo > -simbolista pietra > pietraia cittadino > cittadinanza Come si pu constatare, in tutti questi casi la categoria Nome resta Nome. La prima conclusione che si potrebbe trarre, dunque, che la testa di questo tipo di parole a sinistra /pag. 185/: (18) N cannaN eto

Si osservi per che non vi coincidenza perfetta tra il nome di base e il nome derivato per quel che riguarda i tratti: in canna -> canneto, per esempio, diverso il tratto di genere, in forno ---> fornaio diverso il tratto [ animato], (come in artigiano -> artigianato diverso il tratto [ astratto], in Petrarca -- > petrarchista diverso il tratto [ comune]. Se si suppone che la regola che porta, diciamo, da simbolo a simbolista non cambi la categoria (o, in altri termini, che nome resti nome) dobbiamo pur sempre giustificare la presenza in simbolista del tratto [ + umano] che non esiste nella base, dato che la base [ umano] (19) N [+um]

simboloN ista [um] Data la struttura in (19), dovremmo supporre che esista una regola che NON cambi la 118

categoria ma che cambi il tratto [ animato]. Ma se consideriamo ora Petrarca > petrarchista, dovremmo concludere che esiste unaltra regola che aggiunge -ista che non cambia la categoria e nemmeno il tratto [ animato] (dato che Petrarca e petrarchista sono entrambi [+animato]), ma che cambia il tratto [comune]. Si pu facilmente ipotizzare che alla fine avremmo tante regole -ista quante sono le basi diverse cui il suffisso si pu aggiungere. Unaltra possibilit di supporre che vi siano informazioni che percolano dalla base (la categoria) ed altre che percolano dal suffisso (tratti). Lipotesi comporta dunque un meccanismo di doppia percolazione, come si vede in (20a) per simbolista e in (20b) per petrarchista { In petrarchista vi poi un problema in pi, dato che bisogna decidere da quale dei due costituenti proviene il tratto [ + umano].}. (20) a. N b. N [+um] [+com] [-astr] [+um] N ista N N ista N [um] [+um] [com] [+com] [+astr] [astr] [+um] [+um] Questo meccanismo doppio non sembra per avere altre motivazioni / pag. 186/ indipendenti. Adottando invece una ipotesi che provvisoriamente potremmo chiamare dellUscita Unica, si potrebbe supporre che ogni RFP cambi sempre la categoria della base per la semplice ragione che la regola ha un suo contenuto costante indipendente dalle informazioni associate alla base. In altre parole, la regola che aggiunge -ista avrebbe una sua informazione costante rappresentabile come segue: (21) + istaN persona che... [ + an] [ + com] Il contributo della base alla parola complessa dovrebbe pertanto, in questottica, essere limitato alla semantica: il fatto che parole come marxista, violinista, ecc. siano nomi [ + animato], ecc. deriva dalle propriet del suffisso -ista, non dalle propriet della base (che, infatti pu essere sia [ + animato] come in Mari, sia [ animato] come in violino). Si noti che se non si ammette che i suffissi abbiano contenuto costante, nei tre casi appena visti bisognerebbe codificare la differenza tra il primo caso, dove la base [ + animato], e gli altri, dove la base [ animato], o tra il secondo caso ( dove la base [ + concreto] ) e il terzo (dove la base [ concreto] ). La presente proposta comporta dunque una modifica del linguaggio descrittivo: nel caso di violino ---> violinista (e degli altri esempi dati in (17)), si dir che nome diventa nome e che il contenuto (formale, non semantico) delle informazioni presenti nella parola in uscita a) indipendente dalle possibili variazioni della base e b) costante. 7.2.2. Stessa categoria e stessi tratti Esiste un solo caso in cui laggiunta di un suffisso, a prescindere dalla semantica, non cambia nulla, n la categoria lessicale n i tratti associati alla base, ed il caso dei cosiddetti suffissi valutativi, che in italiano sono tradizionalmente suddivisi in diminutivi, accrescitivi, vezzeggiativi, ecc. Lo schema di regola valido per questo tipo di affissi il seguente, dove si pu osservare che la categoria e i tratti associati alla base sono gli stessi di quelli associati alluscita: (22) [ [ ]X + Suf]X T T Se si confrontano gli effetti dellaggiunta del diminutivo -ino con gli effetti dellaggiunta del suffisso -aio ad una stessa base, otteniamo il seguente quadro: /pag. 187/ 119

(23)

libro]N +ino]N libro]N +aio]N [+com] [+com] [+com] [+com] [-an] [-an] [-an] [+an] Come si pu constatare, laggiunta di - ino, dal punto di vista formale, non cambia assolutamente nulla. quindi pensabile che il meccanismo attraverso il quale le informazioni vengono trasferite dai costituenti alla parola complessa per questa classe di suffissi possa essere rappresentabile nel modo seguente: (24) x [T] X [T] Suf. Val.

I valutativi costituiscono una genuina eccezione alla RTD, in quanto in questo caso plausibile ipotizzare che tutte le informazioni (sempre senza tener conto della semantica) vengano trasferite alla parola complessa dal costituente di sinistra. Ma non si tratta di uneccezione relativa a un qualche membro dellinsieme: tutti i suffissi valutativi si comportano allo stesso modo e quindi necessario trovare una spiegazione generale di questo fatto. Come si vedr pi avanti, i suffissi valutativi occupano una posizione particolare nella grammatica dato che sembrano essere una categoria intermedia tra gli affissi derivazionali e quelli flessivi. Ora, i suffissi derivazionali cambiano sempre la categoria della loro base, mentre i suffissi flessivi non la cambiano mai (cfr. 9.1. pi avanti). Da questo punto di vista, i suffissi valutativi assomigliano ai suffissi flessivi. Nel caso in analisi, la conclusione che i valutativi pi che costituire uneccezione alla RTD non vi sottostanno per ragioni strutturali: essi non cambiano n la categoria n altre informazioni della base e quindi non possono, per definizione, essere teste [In certi casi i valutativi sembrano cambiare il genere (ad es. donna -> donnino); questo tipo di cambiamento non sposta la questione, nel senso che se il cambiamento riguarda informazioni relative al genere grammaticale, si tratta di un cambiamento di tipo flessivo; pi avanti si sosterr che i morfemi flessivi non sono teste.] 7.3. La testa nelle parole prefissate I prefissi non sono teste; non lo sono per definizione dato che (come si visto sopra) non cambiano la categoria della loro base: (25) in +adatto]A]A ex +Jugoslavia] N]N stra + parlare]V]V /pag. 188/ Dati come quelli in (25), e come quelli in (3), possono essere raccolti da uno schema di regola come il seguente (dove a indica identit): (26) [ Pre + [ ] x ] x (26) si legge come segue: la prefissazione mantiene inalterata la categoria lessicale della base. In italiano, la generalizzazione appena espressa valida e differenzia nettamente la prefissazione dalla suffissazione. Vi solo un piccolo gruppo di parole che fanno eccezione e sono le seguenti: (27) in + colore in + sapore in + odore Come si vede in (27), esistono dei nomi che prefissati con in- diventano aggettivi (cfr. una sostanza incolore). Questi dati, per, non costituiscono un insieme produttivo e non 120

costituiscono dunque un serio controesempio alla RTD [I dati in (27) sembrano infatti un insieme chiuso, come dimostra Iagrammaticalit di altre combinazioni in + N (*in + valore, *in +piacere, *in +rossore).] per quanto riguarda la prefissazione. Per altre lingue, invece (come ad es. per linglese o per il tedesco), si sostenuto che esistono prefissi che possono cambiare la categoria della base. Analizzeremo qui il caso del prefisso en- in inglese. 7.3.1. Un controesempio in inglese In inglese, il prefisso en- sembra essere invece uneccezione sistematica alla RTD: (28) [en + [ ]A]V Es. [en + [rich]A]V arricchire Come si vede, il prefisso in questione si comporta come una testa dato che cambia la categoria della base. In altre lingue germaniche, in effetti si pu constatare un fenomeno analogo lo: (29) tedesco: be-freund-en farsi amico ver-jung-en ringiovanire olandese: be-lichaam-en incorporare ont-haar-en depilare In realt, in inglese, vi sono due schemi possibili: uno in cui fisicamente presente solo il prefisso aggiunto alla base (30a) e uno in cui oltre al prefisso e alla base presente un suffisso (30b) (30) a. en + noble b. em + bold + en rendere A de + louse de + solfar + ate rimuovere N de + gas de + gas + ify rimuovere N /pag. 189/ Questi due tipi di formazione sono semanticamente equivalenti, ed infatti hanno la stessa parafrasi. Gli schemi delle due strutture in questione sono dunque, rispettivamente, i seguenti: (31) a. en + Agg + en b. en + Agg + semantica: rendere A Le strutture in (31) presentano forti analogie con un tipo particolare di forme derivate, tipiche delle lingue romanze, e cio con i cosiddetti parasintetici. Queste costruzioni hanno la propriet qui schematicamente riassunta: (32) a+b+c in-giall-ire ma *a+b *ingiallo *b + c *giallire Un parasintetico formato da tre costituenti (a + b + c) che, almeno apparentement, sono aggiunti simultaneamente alla base, dato che i primi due costituenti *(a+b) non formano una stringa grammaticale e nemmeno gli ultimi due *(b + c). Sulla base di questa osservazione, ai parasintetici stata tradizionalmente assegnata una struttura ternaria. Si vedr pi avanti, per, che possibile proporre unanalisi binaria sulla base di due osservazioni: a) in italiano esiste, indipendentemente dal caso in esame, una regola che forma verbi da aggettivi (33) zitto > zittire attivo > attivare b) i prefissi coinvolti in queste formazioni sono prefissi che si aggiungono a verbi (non ad aggettivi): il prefisso di in-giallire diverso dal prefisso di in-elegante [Il significato di in aggiunto ad aggettivi di tipo negativo, mentre il significato di in aggiunto a verbi o direzionale o intensivo.]. Ora, un fatto che le costruzioni en +A o en + N dellinglese sembrano corrispondere sistematicamente a costruzioni parasntetiche delle lingue romanze: (34) en +rich a(r)+ricch+ire en +large a (1)+larg+are en + cage in + gabbi + are en + bark im + barc + are 121

[Il prefisso a- provoca il raddoppiamento della consonante iniziale della base (cfr. ammattire, annoiare, affettare, ecc.).] Un secondo fatto che la semantica di questi verbi la stessa in /pag. 190/ italiano ed in inglese. Ed infine va notato che la regola vista in (33) per litaliano funziona anche per linglese [Questo tipo di regole, cui abbiamo gi fatto cenno sopra, noto col nome di conversione o come aggiunta di un suffisso zero. Si tratta di regole che cambiano la categoria della base senza laggiunta di un affisso manifesto. Cfr. pi avanti 10.5. Cfr. anche Thornton [1990] e Crocco Galas e Iacobin [1993]}: (35) dryA dryV secco -seccare waterN waterV acqua - innaffiare La conclusione che se ne pu trarre che una parola considerata problematica come enrich potrebbe essere derivata nel modo seguente: (36) a. Lessico [rich]A b. Suffissazione [[rich]A + ]V c. Prefissazione [en+ [[rich]A + ]V]V E cio: nel lessico vi laggettivo rich; una regola di conversione (o di suffisso zero (cfr. 10.5)) trasforma prima laggettivo in verbo e solo a questo punto si aggiunge il prefisso en-. Non probabilmente un caso che tutti gli esempi problematici dellinglese corrispondano a verbi parasintetici dellitaliano [Oltre alla corrispondenza sincronica, vi sono casi documentati di prestito: per esempio linglese enbark deriva dal verbo parasintetico francese embarquer.]. Si noti anche che sia in olandese che in tedesco vi un suffisso verbale manifesto (-en), come in italiano (-are). La differenza tra inglese da una parte e olandese, tedesco, italiano e francese dallaltra sta nel fatto che in certi casi in inglese il morfema verbale non manifesto: (37) Pre - Base - ingl. Pre - Base - Suf it./ol./ted./ingl. In conclusione, in italiano non sembrano esservi prefissi che cambiano la categoria della base. Il caso inglese esaminato (quello delle parole prefissate con il prefisso en-) sembra poter essere risolto rapportando tali costruzioni ai cosiddetti parasintetici e supponendo che lassenza di un suffisso manifesto sia dovuta allazione di una regola di conversione. 7.4. La testa nelle parole flesse I morfemi flessivi cambiano alcune informazioni grammaticali della base (genere, numero, ecc.) ma non cambiano la categoria lessicale e quindi non possono essere considerati teste: (38) semplice > semplici A > A contento > contenta A > A oroscopo > oroscopi N > N mano > mani N > N /pag. 191/ ama > amava V > V colloca > collocheremo V > V Per linglese, stato sostenuto che certi morfemi flessivi, come ad esempio il morfema di tempo, si possono trovare in posizione testa. In inglese, infatti, i morfemi di tempo occupano la posizione pi a destra della parola: (39) want+ed voluto re + consider + ed riconsiderato under + determin + ed sottodeterminato Dato che i morfemi flessivi sono strettamente collegati alla sintassi sembrerebbe potersi concludere che sono teste perch occupano una posizione testa e che le informazioni rilevanti passano al nodo superiore nel modo seguente: (40) N

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X Fless Tale ipotesi si fonda per su unosservazione parziale dei dati. Vi sono infatti lingue in cui ad una voce verbale si possono aggiungere pi affissi flessivi e i morfemi di tempo non sono necessariamente in posizione testa. Si confrontino un esempio inglese (41a) con due esempi dellitaliano e del tedesco (41b-c): (41) a. love ed b. ama v i c. lieb te st Mentre in inglese il morfema di tempo (- ed) ricorre in posizione testa, sia in italiano che in tedesco i morfemi di tempo (v e te, rispettivamente) non ricorrono in posizione testa: essi sono infatti seguiti dai morfemi di persona e numero ( i e st, rispettivamente). Ci che deve essere modificato qui non tanto la nozione di testa, ma il meccanismo di trasferimento dei tratti dalla testa al nodo superiore, la cosiddetta percolazione, in modo che i tratti rilevanti possano derivare anche da costituenti non testa. /pag. 192/ (42) amavi amav ama v i Ne concluderemo che i morfemi flessivi non sono teste soprattutto perch non cambiano la categoria lessicale della loro base e quindi non possono determinare le propriet distribuzionali della parola in uscita. Concluderemo anche, per, che informazioni specifiche debbono poter percolare anche da un nodo non testa. 7.5. La testa nelle parole composte Della posizione della testa nei composti, si gi detto nel cap. 5. Riprendiamo qui, per completezza, alcuni degli argomenti gi visti, integrandoli nella presente discussione. La RTD si applica dunque anche ai composti. Ma, ancora, se questo vero per lingue come linglese (e, in generale, per le lingue germaniche), non vero per le lingue romanze i cui composti hanno normalmente la testa a sinistra. Identificare la testa di un composto italiano relativamente semplice dato che tutte le informazioni grammaticali passano dalla testa al nodo superiore. In particolare, passano al nodo superiore: (43) a. la categoria lessicale b. il genere c. i tratti come [ animato], [ astratto], ecc. d. il significato,, come si pu controllare dalla applicazione della condizione E UN Si consideri la seguente lista di composti endocentrici in italiano: (44) P1 P2 Uscita Esempio a. A N N altopiano b. N A N camposanto c. N N N nave traghetto d. N N N caporeparto e. N N N pescecane In (44a) e in (44b) la testa sempre il nome, indipendentemente dalla posizione in cui ricorre. Il nome testa sia sintatticamente (tutto il composto un nome e non un aggettivo) che semanticamente, come si pu facilmente controllare applicando il test semantico UN: un camposanto UN campo (non UN santo). Per i restanti casi, il test sintattico non d

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risultati univoci: entrambe le parole in entrata sono nomi, cos come nome la categoria in uscita. Ma in (44c) Parolal femminile mentre Parola2 maschile; tutto il composto femminile (una nave /pag. 193/ traghetto non *un nave traghetto). In (44d) entrambi i costituenti sono nomi ed entrambi maschili, ma Parolai [ + animato] mentre Parola2 [ animato]: tutto il composto [ + animato] (cfr. il caporeparto fa un gesto di stizza vs. *il reparto fa un gesto di stizza ). In (44e) tutti i test falliscono: quello sintattico, quello del genere, quello dei tratti; in questo caso ancora possibile individuare la testa tramite il test semantico UN: un pescecane UN(tipo di) pesce non un (tipo di) cane. Come si vede, negli esempi dati la testa del composto a sinistra ed individuabile grazie al fatto che tutte le informazioni associate alla testa percolano al nodo superiore. Un altro criterio cui si fa spesso ricorso per identificare la testa riguarda il punto in cui si applica la flessione, dato che in genere viene flesso lelemento testa del composto, come si pu vedere qui sotto in alcuni esempi scelti: (45) nave traghetto > navi traghetto divano letto > divani letto Il criterio della flessione non d per risultati univoci. Si formi il plurale dei composti dati in (44): (46) a. altopiano > altopiani / altipiani b. camposanto > camposanti / campisanti c. nave traghetto > navi traghetto d. caporeparto > capireparto e. pescecane > pescecani Come si vede, i risultati attesi si riscontrano solo in (46c) e (46d). In (46a) e (46b) gli esiti possono essere variabili e in (46e) vi flessione alla fine del composto. Queste differenze di comportamento hanno a che fare con un complesso di fattori che si possono fondamentalmente ricondurre alla distinzione tra composti stretti e composti larghi, allet relativa e alla frequenza duso del composto, nel senso che, col tempo, i confini interni del composto tendono ad indebolirsi e la parola viene percepita senza struttura interna e cos ricondotta allo schema generale della flessione in italiano, cio a destra della parola (cfr. giorno > giorni). Stando alle nostre conoscenze attuali, non sembra che una lingua possa avere liberamente composti con testa a sinistra e composti con testa a destra. Per quanto riguarda litaliano, infatti, i .due tipi di composti riflettono, come si visto nel cap. 5, due diversi stadi diacronici, evidentemente collegati allordine sintattco basico. Molti composti italiani con testa a destra infatti riflettono lordine basico della sintassi del latino (lingua SOV) mentre i composti con testa a sinistra rappresentano lo schema sincronico, lunico produttivo; che riflette lordine SVO dellitaliano: /pag. 194/ E7) a. Composti latini Plurale terremoto terremoti sanguisuga sanguisughe b. Composti produttivi nave traghetto navi traghetto divano letto divani letto Lorigine latina dei due composti in (47a) evidente anche per la presenza di una vocale latina alla fine del primo costituente (terre / sangui ). In conclusione, si pu affermare che nei composti la testa non pu essere identificata universalmente una volta per tutte: la posizione della testa pu variare da lingua a lingua soprattutto in relazione allordine di base dei costituenti in sintassi. 7.6. Testa sintattica e testa semantica In questo, ed in altri capitoli ci siamo occupati solo degli aspetti formali della testa; ci

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siamo ,cio occupati principalmente del problema categoriale. Se si considera per anche il lato del significato, si giunge necessariamente ad un quadro diverso. Si consideri un deverbale come derisione. Sulla base di quanto si visto sin qui, la testa della parola il suffisso - ione, dato che il suffisso a determinare la categoria Nome. La parafrasi di tale parola latto di deridere. Il contributo semantico del suffisso al significato di tutta la parola dunque parziale, dato che allinterpretazione della parola contribuisce in modo sostanziale la non-testa deriso. dunque logico pensare che vi siano due tipi di testa: una testa sintattica e una testa semantica. In derivazione, la prima il suffisso e la se conda la base. Zwicky (1985) ritiene infatti che in derivazione la testa semantica sia sempre la base e che ci sia vero sia in quei casi di derivazione che non cambiano la categoria della base (come in gallo -> galletto), sia in quei casi di derivazione che cambiano la categoria (come deriso > derisione). Se dovessimo dunque rappresentare le osservazioni fatte in questo paragrafo in un diagramma ad albero, dovremmo dunque concludere che il meccanismo di percolazione in derivazione si pu rappresentare nel modo seguente: (48) categoria semantica base suffisso /pag. 195/ Come si vede, si tratta di un meccanismo doppio, ma nel senso che dal costituente di destra vengono trasferite al nodo superiore le informazioni categoriali e parte delle informazioni semantiche, mentre dal costituente di sinistra al nodo superiore solo informazioni semantiche. 7.7. Sommario Dopo aver introdotto la nozione di testa (il costituente che attribuisce la categoria alla parola complessa), abbiamo visto brevemente il meccanismo, detto di percolazione, che trasferisce le informazioni rilevanti dalla testa a tutta la parola complessa (7.1.). Si poi visto che i suffissi sono sempre teste perch cambiano la categoria lessicale della loro base (7.2.). Anche quando sembra che un suffisso non cambi la categoria della base (come ad esempio nel caso dei suffissi che formano nome da nome) plausibile sostenere che il suffisso ha un suo contenuto indipendente dalle variazioni ammesse nella base. In caso contrario si sarebbe costretti a suddividere una regola in varie sottoregole. Per codificare questo fatto, si proposta una Ipotesi dellUscita Unica (7.2.1. ). Vi tuttavia una classe di suffissi che non cambia n la categoria n i tratti della base: la classe dei suffissi cosiddetti valutativi. Tali suffissi costituiscono per una classe particolare di affissi, a met strada tra derivazione e flessione (7.2.2.). Per quel che riguarda i prefissi, si qui sostenuto che non sono teste. Questa generalizzazione pi semplice da sostenere per certe lingue (come litaliano) che per altre (come linglese) (7.3.). Uno dei casi pi resistenti alla generalizzazione della testa a destra quello del prefisso en- in inglese, che tradizionalmente descritto come un prefisso che cambia la categoria della base. Constatata la somiglianza tra le costruzioni inglesi en +Nome / en +Aggettivo e le costruzioni parasintetiche delle lingue romanze, si proposta unanalisi diversa da quelle tradizionali. Ricorrendo, infatti, a dati contrastivi inglese-italiano, si dimostrato che il prefisso in questione non una testa poich prima della sua aggiunta si pu ipotizzare che agisca una regola di suffissazione zero (o di conversione) che porta laggettivo a verbo (7.3.1. ). Esaminando la posizione dei morfemi flessivi, siamo giunti alla conclusione che questi non sono mai teste dal punto di vista categoriale, nel senso che non cambiano mai la categoria della base cui si applicano. Si poi discussa lipotesi che i morfemi flessivi possano essere

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teste in virt della posizione che occupano: dato che ricorrono sempre a destra - stato sostenuto - essi potrebbero essere teste. Si mostrato, per, che questa posizione non vale per lingue come litaliano dove vi sono morfemi flessivi che non occupano la posizione testa (7.4.). Si sodo analizzati poi i composti. Riconsiderando oggi le varie posizioni sostenute nei confronti di questa classe di parole complesse, si visto che la posizione della testa nei composti dipende dalla lingua in oggetto. In inglese la testa sistematicamente a destra ma vi sono lingue /pag. 196/ con composti la cui testa a sinistra (come, ad esempio, le lingue romanze). Non solo, anche allinterno di una stessa lingua si pu dare la doppia possibilit. Per spiegare questo fatto, si suggerito che in italiano la ragione da ricercarsi nellinterferenza di due schemi: uno dovuto ad una sopravvivenza di forme latine e uno produttivo. Le due possibilit sono poi legate allordine basico degli elementi in sintassi. In nessun caso, per, possibile sostenere che la testa dei composti si pu localizzare solo posizionalmente: la posizione della testa dei composti di una data lingua deve essere individuata in base a confronti incrociati morfologia/sintassi (7.5.). Si poi precisato che la testa categoriale pu essere diversa dalla testa semantica, il che particolarmente evidente per quel che riguarda la derivazione, dove il contributo semantico della non-testa determinante per linterpretazione della parola complessa (7.6.). In conclusione, la posizione della testa in italiano a destra per quel che riguarda la derivazione (prefissazione e suffissazione) ed a sinistra per quel che riguarda la flessione e la composizione. /pag. 196/ 7.8. Indicazioni bibliografiche Testa: Scalise [1988b]; Trommelen e Zonneveld [1986]; Williams [1981]. Percolazione Di Sciullo e Williams [1987]; Lieber [1988]; Selkirk [1982]; Sproat [1985].

CAPITOLO 8: CONDIZIONI SULLE REGOLE DI FROMAZIONE DI PAROLA 8.0. Introduzione Un problema cui d luogo un approccio basato sulla nozione di regola, come quello che abbiamo qui adottato, che le regole possono essere dei meccanismi molto potenti che ipergenerano, che formano cio pi tipi di stringhe di quelli che la lingua in questione effettivamente ammette. Le condizioni hanno lo scopo di limitare il potere delle regole, in modo che esse si applichino correttamente alla propria base generando solo le uscite grammaticali. Le condizioni sulle RFP che discuteremo in questo capitolo possono essere distribuite in tre grandi gruppi: a) condizioni di visibilit (ipotesi lessicalista, ipotesi dellintegrit lessicale e condizione di adiacenza), b) condizioni sulla base (ipotesi della base non flessa, condizione sui sintagmi e ipotesi della base unica) ed infine c) condizioni sulluscita (ipotesi di ramificazione binaria e blocco). 8.1. Lintegrit lessicale La differenza tra due teorie o tra due subteorie anche una differenza di vocabolario. Si potrebbe dire, nel nostro caso, che il vocabolario della sintassi naturalmente distinto dal vocabolario della morfologia, cos come quello della fonologia distinto da quello della morfologia. Tra i vari componenti della grammatica, per, vi sempre qualche zona di

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sovrapposizione. Abbiamo infatti visto che la sintassi opera su frasi, sintagmi e categorie lessicali) e che la morfologia opera su categorie lessicali e su forme legate di vario tipo, e che pertanto sintassi e morfologia hanno un livello in comune, quello delle categorie lessicali: /pag. 199/ (1) dominio Frasi della Cat. sintagmatiche sintassi cat.lessicali dominio Forme legate della morfologia Ci significa che le regole morfologiche non operano su categorie sintagmatiche e che le regole sintattiche non operano su forme legate, come gli affissi [Lipotesi secondo cui le regole morfologiche non operano su categorie sintagmatiche verr discussa nel paragrafo 8.4.] Ma in che senso la sintassi pu operare sulle categorie lessicali? Mentre la morfologia pu operare dei cambiamenti di categoria, la sintassi non pu farlo, ma si limita a tenere conto della loro valenza esterna. Alla sintassi, come si gi detto nei primi capitoli, non importano i modi in cui un verbo arrivato ad essere un verbo ma importa, per es., che un verbo sia transitivo o intransitivo perch da questo dipende la presenza o meno di un complemento oggetto. Nel cap. 3, abbiamo proposto una rappresentazione delle parole di cui sono parte integrante i confini di parola. Tali confini delimitano ogni tipo di parole e quindi sia le parole semplici che le parole complesse: (2) #ieri# #disatomizzeranno# #precipitevolissimevolmente# I confini di parola possono essere interpretati come un limite invalicabile per la sintassi. Alla sintassi sar possibile conoscere la categoria esterna della parola, ma nessuna informazione interna. In altri termini, alla sintassi, letichetta Nome che interna alla parola dis[atom1ixzeranno non accessibile sotto alcun riguardo [In realt, come si vedr nel paragrafo seguente, anche alle regole morfologiche tale informazione non pi accessibile a ciclo ultimato.]. Non esistono dunque regole sintattiche la cui applicazione o il cui funzionamento pu dipendere da una informazione interna alla parola. Questo il nucleo della cosiddetta ipotesi dell i n t e g r i t lessicale (IL). Questa ipotesi sancisce una netta differenza di ruoli tra i due componenti della morfologia e della sintassi. Una versione dellipotesi dellintegrit lessicale la seguente: (3) le regole sintattiche non possono fare riferimento ad alcun aspetto della struttura interna delle parole La parola darvinista una parola derivata, la cui struttura interna abbiamo imparato a rappresentare nel modo seguente: /pag. 200/ (4) [[Darwin]N +ista]N La parola Darwin (un nome [ comune] [ + animato], ecc.), che fa parte della struttura interna della parola, non accessibile alle regole sintattiche, come prova la non grammaticalit della frase seguente, dove lui non pu essere coreferenziale con Darwin: (5) Questo [darwini ista] non daccordo con lui*i La stessa situazione si verifica con i composti. Si consideri la frase in (6), dove il pronome li non pu essere coreferente con piatti che il secondo membro del composto lavapiatti: (6) Ho comperato una [[lava][piattii ]] che non li*i lava bene Le regole sintattiche possono quindi spostare delle categorie sintagmatiche o mettere in relazione delle categorie, ma non possono manipolare categorie pi piccole delle categorie lessicali o entrare allinterno della struttura delle parole complesse. Lipotesi dellintegrit

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lessicale non propriamente una condizione sulle RFP: essa sancisce un confine tra morfologia e sintassi. Una vera condizione sulle RFP che riguarda la visibilit delle informazioni linguistiche allinterno delle parole la condizione di adiacenza. 8.2. La condizione di adiacenza Limiti di accesso alla struttura interna delle parole ne esistono non solo per la sintassi, ma anche per la morfologia. In questo quadro, il problema di stabilire quali informazioni della base sono accessibili ad una data RFP. In altri termini, cosa vede una RFP? Sopra abbiamo detto che i confini di parola sono confini invalicabili per le regole sintattiche. Ci vero anche per le RFP? Si consideri la seguente struttura astratta: (7) [#[#[#[# #]T +Suf1#]X +Suf2#]Y +Suf3#]Z ll problema il seguente: lultimo suffisso, Suf3, quanto pu vedere della struttura interna della sua base? In altri termini, laggiunta di Suf3 pu in qualche modo dipendere da informazioni realizzate su X, o su T, oppure dipende solo dalle informazioni relizzate su Y, cio da informazioni realizzate sullultimo suffisso aggiunto? Naturalmente lo stesso problema si pone anche per la prefissazione, e lo si pu visualizzare come segue: (8) [#Pre3 + [#Pre2 + [#Pre1 + [# #]X #]X #]X #]X Una possibilit ovvia che le RFP possano essere sensibili solamente ai tratti associati allultimo affisso aggiunto. In generale, /pag. 201/ possiamo dire che, data la seguente struttura morfologica, un affisso (Z) ha accesso a Y ma nona X: (9) ]X ]Y ]Z x questa la cosiddetta condizione di adiacenza {La formulazione originaria di CA la seguente: Nessuna RFP pu coinvolgere Z e Y, dove Z un affisso, a meno che Y non sia unicamente contenuto nel ciclo adiacente a Z [Siegel 1977]} che un principio generale, valido per tutte le regole operanti nel componente morfologico {CA una derivazione della condizione di soggiacenza elaborata in sintassi [cfr. Chomsky 1973 e SINTASSI 8.4.2.]. Sulladiacenza in altri componenti della grammatica, cfr. van Riemsdijk [1982]. Per una applicazione alla composizione, cfr. Scahse [1983]}. (10) [ [ ] [ ]X ]Y + Suf]Z
X

La condizione di adiacenza una condizione importante perch limita il numero delle regole concepibili [Per esempio elimina dalla grammatica tutte le regole che si basano su nozioni come deverbali, denominali, ecc. Un suffisso che si aggiungesse solo, per es., ai nomi deverbali violerebbe CA. Per vedere questo punto, si consideri la struttura seguente: ... ]VIN + Suf. Se Suf si aggiungesse solo a deverbali vorrebbe dire che laggiunta di Suf dipenderebbe, oltre che da N, anche da V. In altri termini, Suf vedrebbe il nodo V, ci che appunto impedito da CA]. (CA)], anche per la composizione. Essa prevede che un suffisso sia sensibile allultimo morfema della base e che un prefisso sia invece sensibile al primo morfema della base. Oppure, nel caso della composizione, che un suffisso sia sensibile alle informazioni realizzate sulla parentesi pi esterna, come si vede qui sotto:] e il loro funzionamento. Vediamo alcuni casi iniziando dalla struttura in (11): (11) A. Z Y b. X Sufl Suf2 [[[ ]X + Suf1]Y + Suf2]Z CA prevede che laggiunta di Suf2 sia sensibile alla presenza di Suf1, e non a X. Cio,

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Suf2 vede solo i tratti realizzati su Y (cfr. (1la)), ed totalmente indifferente a X (sia esso semplice o derivato). In questo esempio, si noti che le informazioni linguistiche (come categoria e tratti) passano, attraverso quel meccanismo che abbiamo chiamato di percolazione in 7.1., da Sufl a Y.1 seguenti dati confermano la previsione: /pag. 202/ (12) a. X Suf1 Suf2 organ izza zinne organ izza *mento favol eggia *zone favol eggia mento b. odi oso it odi oso *ezza lod evole *it lod evole ezza In (12a) -zione si aggiunge a basi in X-izza (e non a basi in X -eggia), mentre -mento si aggiunge a basi in X-eggia (e non a basi in X-izxa). In (12b) -it si aggiunge a basi in X-oso e non a basi in X-evole, mentre -ezza si aggiunge a basi in X-evole ma non a basi in X-oso. In entrambi i casi confermato dunque che laggiunta di Suf2 dipende da Suf1 e non da X. La condizione di adiacenza non una condizione di adiacenza lineare, ma di adiacenza strutturale. Per apprezzare questa differenza, si consideri la struttura seguente: (13) Z Y Pre X Suf Se CA si riferisse soltanto alladiacenza lineare, allora laggiunta del prefisso sarebbe sensibile solo a X e -non alle informazioni realizzate su Y (che derivano, per percolazione, da Suf). In realt, CA funziona in congiunzione con la nozione di testa e il prefisso sensibile alla testa presente nella sua base, che il suffisso. In sostanza, in (13 ) il prefisso sensibile alle informazioni realizzate sul nodo Y e non alle informazioni realizzate su X. A riprova di quanto detto, si considerino i seguenti dati. In italiano, vi sono degli aggettivi deverbali in -bile e -ato: (14) a. alienabile b. abitato domabile adattato controllabile ancorato mangiabile preparato osservabile disciplinato Tra i prefissi negativi in italiano vi sono in- e dis-. Se, in strutture come quelle in (13), i prefissi negativi non fossero sensibili al suffisso di una parola, potremmo trovare tutte le combinazioni seguenti: /pag. 203/ (15) a. A b. A Pre V in c. Pre X A A A Suf bile d. Pre in Pre V X A A A Suf ato

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V dis X bile

Suf dis X ato

Suf

Non tutte queste combinazioni sono, per, possibili. Infatti, (15c) deve essere escluso, come si vede in (16c): (16) a. in-mangiabile** b. in-preparato in-praticabile in-disciplinato in-controllabile in-vendicato c. *dis-mangiabile d. dis-abitato *dis-osservabile dis-adatto *dis-praticabile dis-ancorato [**A queste forme si dovr poi applicare la RR di assimilazione della nasale (cfr. [FONOLOGIA 4.1.]) che porta, per es., in +mangiabile a im+mangzizbile.] Questi esempi mostrano che la prefissazione sensibile alla presenza del suffisso. In questo caso specifico, se la base del prefisso termina in - ato, allora pu essere negata con entrambi i prefissi in- e dis- (16b-d); invece, se la base termina con -bile, pu essere negata solo con in- (16a) ma non con -dis (16c) {Esistono parole come dissolvibzle, disponibile, ma queste parole non hanno la struttura richiesta, che [dis+ [[V] +bile]]. Hanno invece la struttura [[dis+ [V]] + bile]}. In sostanza, per poter negare un aggettivo complesso tramite prefissazione, necessario che il prefisso veda la testa dellaggettivo di base. Ci conferma che la condizione di adiacenza non una condizione lineare ma una condizione che riguardala profondit delle strutture morfologiche. In altri termini, la condizione di adiacenza prevede che laggiunta di un suffisso aduna parola con etichetta esterna Y sia sensibile solo alle informazioni realizzate su Y {In questa formulazione, si tenuto conto anche della versione di CA data da Williams [1981 a] e da lui chiamata Condizione Atomo: Una restrizione sullaggiunta di Affisso a Y pu riferirsi soltanto a tratti realizzati su Y. Per un confronto tra la condizione di adiacenza e la condizione atomo, cfr. Scalise e Zannier [1983]}. La condizione di adiacenza /pag. 204/ dipende pertanto dalla nozione di testa e dal meccanismo di trasferimento delle informazioni dalla testa al tutto. 8.3. Lipotesi della base non flessa Secondo lipotesi della b a s e n o n f 1 e s s a (IBNF) la base di una regola morfologica non ha marche di flessione o, detto in altri termini, una forma flessa non pu fungere da base ad una RFP. Lassunto iniziale di questo manuale che nel Lessico le parole siano immagazzinate sotto forma di tema (es. pens+a, libr+o). Tale assunto quindi in linea con lipotesi qui in discussione, nel senso che la a di pensa e la o di libro sono vocali tematiche e non morfemi flessivi. Nei derivati non si osservano di norma forme flesse (cfr. vinaio) nemmeno quando la semantica richiede una lettura plurale della base ( libraio un venditore di libri non un venditore di libro). Nei derivati (con suffissi che iniziano per vocale) a rigore, non si possono osservare n forme flesse n forme non flesse, dato che CV cancella la vocale rilevante come si pu vedere per dantista che sicuramente uno specialista di Dante (singolare), versus dentista che sicuramente uno specialista di denti (plurale). In derivazione, dunque, difficile controllare empiricamente la validit dellIBNF perch la vocale rilevante non fisicamente presente (con leccezione delle formazioni in -mente, cfr. amaramente, che discuteremo in 9.1.). Per quanto riguarda la composizione, lipotesi verificata nella stragrande maggioranza dei cas [Possono costituire uneccezione a quanto detto composti A+ N come mezzanotte (di contro a mezzogiorno), mezzaluna, ma anche composti N +A come terracotta cassaforte. In

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questi composti, sembra esservi, come si visto, una sorta di accordo NomeAggettivo, come si constata anche nei plurali mezzenotti, casseforti.], come si pu constatare osservando vari tipi di composti, sicuramente formati con basi non flesse: (17) cassapanca porcospino capogiro per proprio in relazione alla composizione che IBNF incontra due tipi di problemi. Il primo problema riguarda la forma del verbo di composti V + N come portabagagli. Sono state avanzate almeno tre proposte diverse relativamente alla forma del costituente V: il verbo potrebbe essere a) limperativo, b) la terza persona singolare del presente indicativo, c) la forma del semplice tema (cio radice pi vocale tematica). La forma che i verbi assumono in composizione regolare e costante: radice+ a per i verbi della prima coniugazione (18a), radice+i (18a), per i verbi della seconda (18b), radice + i peri verbi della terza (18c): /pag. 205/ (18) a. Portapacchi b. rompiscatole c. spartiacque grattacielo perditempo dormiveglia voltagabbana prendisole copriletto Si osservi ora il comportamento di alcuni nomi deverbali derivati da verbi della prima (19a), della seconda (19b) e della terza coniugazione (190: (19) a. lavoratore b. bevitore c. cucitore formazione ripetizione ammonizione affondamento accadimento irrigidimento sceneggiatura mungtura fioritura Si pu facilmente constatare che la distribuzione delle vocali in esame esattamente identica a quella che si trova in composizione. Intuitivamente, quindi, sembra corretto pensare che qualsiasi proposta di soluzione venga avanzata debba valere sia per la composizione che per la derivazione. Si osservi ora la distribuzione che si trova, rispetto alle vocali tematiche, nellimperativo, nella terza persona singolare del presente indicativo, in composizione e in derivazione: (20) coniugazione I II III vocale tematica a e i imperativo a i i III pers. ind. pres. a e e composizione a i i derivazione a i i Come si vede, la soluzione formalmente pi semplice sarebbe di sostenere lipotesi imperativo, ma dal punto di vista semantico nei composti V + N non vi alcuna traccia di imperativit. Se poi la soluzione proposta per i composti deve valere anche per i derivati, allora lipotesi imperativo del tutto insostenibile. Per derivati come fioritura, accadimento, lavoratore nessuno, a nostra conoscenza, ha mai sostenuto che la base possa essere un imperativo. Sia nei composti che nei derivati non v traccia di significati n di tipo imperativo, n di tipo indicativo presente, per cui sembra plausibile assumere che le vocali in questione siano le vocali tematiche e che pertanto il primo costituente di composti V + N e di derivati deverbali sia il tema. La soluzione appena proposta, permette di concludere che gli esempi qui discussi non sono controesempi alla IBNF. Per giungere a questa conclusione, si visto anche che delle tre vocali tematiche dellitaliano, due restrano inalterate (a ed i) ed una subisce un cambiamento sistematico (e > i ). Ci vero per tutta la morfologia delle parole complesse il cui primo costituente un verbo. Tutta la morfologia deverbale ha dunque come base il tema (cfr. anche quanto visto in 2.2.4.) ed abbisogna di una sola regola di riaggiustamento che cambi la vocale tematica dei verbi della seconda coniugazione. /pag. 206/

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Il secondo problema riguarda ancora i composti V + N, in particolare il costituente N. In questo tipo di composti si trovano infatti sia casi in cui N singolare (21a), sia casi in cui N plurale (21b): (21) parafulmine b. portalettere paravento accendisigari salvagente rompiscatole cavalcavia portamonete portabandiera tirapiedi Si noti innanzitutto che anche per alcune forme del tipo (21a) sono possibili forme plurali: almeno nel parlato si pu dire parafulmini. Ma parafulmini e portalettere (come sappiamo dalla discussione sul plurale dei composti di 5.9.) rappresentano strutture diverse: il primo infatti il plurale di parafulmine ed ha la struttura illustrata in (22a) mentre il secondo non il plurale di portalettera ed ha la struttura in (22b): (22) a. N b. N N V N V porta N lettera i

para fulmine i Come si visto in 5.9.1., il plurale in parafulmini un plurale esterno al composto mentre il plurale in portalettere un plurale interno ed questultima forma che problematica per IBNF dato che qui la regola di composizione ha aggiunto al verbo un nome plurale. (22b) una eccezione genuina alla IBNF perch lunica conclusione che se ne pu trarre che il plurale di lettera stato formato prima che la RC abbia agito. Si noti che il plurale del nome lettere non ha alcun effetto sintattico dato che portalettere (come accendisigari e gli altri nomi di questo tipo) sono ambiguamente sia nomi singolari che plurali. Da quanto visto, si pu concludere che lipotesi della base non flessa unipotesi corretta sia per la derivazione che per la composizione. Delle due potenziali eccezioni discusse in questo paragrafo ed entrambe riguardanti i composti V+ N, la prima, quella relativa al costituente V, non uneccezione in quanto la forma verbale un tema, non una forma flessa; la seconda, quella relativa al costituente N, pi problematica. II composto, in questi casi, prende come base una forma flessa, un nome plurale. Tale plurale per esclusivamente lessicale e non ha conseguenze per la sintassi: si pu infatti dire un portalettere premuroso, /pag. 207/ dove laccordo tra il determinante (maschile singolare), laggettivo (maschile singolare) e il nome composto non fatto sulla base di lettere (femminile plurale)). 8.4. La condizione sui sintagmi La condizione sui sintagmi (CSS) esprime il fatto che una RFP pu avere per base solo categorie lessicali maggiori ma non categorie sintagmatiche o frasali. Questo punto stato verificato praticamente in tutto questo manuale dato che tutte le RFP che abbiamo visto e discusso si applicano a categorie lessicali maggiori (nomi, verbi, aggettivi, preposizioni) ma non ad unit pi grandi. Che questo sia il caso deriva dalla organizzazione della grammatica che si proposta nei primi capitoli. Il componente lessicale costituito dal lessico e dalle RFP: dunque logico che lentrata delle RFP sia costituita da ci che immagazzinato nel lessico, dunque di norma - parole (ma non sintagmi o frasi che vengono costruiti nel componente sintattico). Sembrano per esistere delle eccezioni alla CSS. Si considerino le formazioni seguenti: (23) a. guerrafondaio (da guerra a fondo) acquacedrataio (da acqua cedrata)

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b. pressapochismo (da pressa poco) radiosomaggismo (da radioso maggio) c. doppio lavorista (da doppio lavoro) centometrista (da cento metri) In tutte queste costruzioni, il suffisso si aggiunge allintero sintagma e non solo allultima parola. Si consideri acquacedrataio: se -aio fosse aggiunto solo allultima parola allora avremmo un passaggio *cedrataio che non grammaticale dato che -aio si aggiunge a nomi non ad aggettivi (e infatti *cedrataio da cedrata non una parola possibile). La struttura (semplificata) di acquacedrataio dunque quella in (24a) e non quella in (24b): (24) a. [acqua + cedrata] +aio b. *acqua + [cedrata + aio] Se si osservano attentamente i sintagmi in (23), per, si pu constatare che si tratta di sintagmi lessicalizzati, vale a dire sintagmi con significati non regolari o non prevedibili (ad es. cento metri, che in questo caso si riferisce ad una specialit atletica). I sintagmi lessicalizzati non sono formati da regole ma, come si visto in 3.3.5., sono immagazzinati nel lessico con i loro significati idiomatici. Dato che tutto ci che nel lessico potenzialmente soggetto allazione delle regole morfologiche, logico che sintagmi lessicalizzati possano costituire delle entrate per le RFP. Non ci aspettiamo invece che sintagmi non lessicalizzati possano soggiacere alle RFP ed infatti, come si pu controllare qui di seguito, se tentiamo di aggiungere gli stessi suffissi a sintagmi non lessicalizzati, otterremo forme non accettabili: /pag. 208/ (25) centosettantanove metri > *centosettantanovemetrista radioso pomeriggio > *radiosopomeriggismo di riflesso > *diriflessaio Inoltre, la possibilit che un affisso ha di prendere per base un sintagma molto ristretta. In particolare, in (23) vediamo che questo processo limitato ad alcuni suffissi: -ista, -ismo, e -aio, e, in realt, possiamo ridurre questa lista ai primi due suffissi, poich -aio non pi produttivo in italiano. Esistono in afrikaans alcuni esempi che sembrano violare la CSS. Si tratta di strutture del tipo SN +postposizione (ad es. kerk-toe-stapery il fermarsi in chiesa), preposizione + SN (ad es. agter-die-muur-rook-er fumatore dietro il muro), avv. + SP (ad es. laat-in-die-bed-komery landare tardi a letto), SN + SP (ad es. boek-in-die-bed-lees-ery il leggere libri a letto), e SP +SP (ad es. met-die-band-in-die-band-staan-ery lo stare mano nella mano). Queste formazioni sembrano essere piuttosto produttive in afrikaans, ma, ancora una volta, si tratta di formazioni possibili solo con un piccolo gruppo di suffissi e sembrano essere formazioni in qualche modo marcate (ad es., possibili solo in registri colloquiali-scherzosi). Per quel che riguarda la composizione, la restrizione in esame sembra confermata da esempi come il seguente: (26) sintassi morfologia The Bronx *The Bronx hater *Bronx Bronx hater Il Bronx odiatore del Bronx Una costruzione equivalente a un sintagma (Tbe Bronx) se viene incorporata in una struttura morfologica come un composto, perde il suo stato di sintagma e diventa un nome: nel composto, pertanto, non compare larticolo tbe il. In italiano, questo si pu verificare con la composizione V+ N dove N non un sintagma ma un nome (portascarpe vs. *portalescarpe, che non un composto possibile) [Questa osservazione non vera, per, per gli antroponimi (cfr. Bevilacqua, Segalerba, Cantalamessa) o per i toponimi (cfr. Scaricalasino (oggi Mongbidoro)).]. Altri dati, come i cosiddetti composti sintagmatici, di cui si danno alcuni esempi in (27), sono stati discussi nel cap. 5 dove si messo in dubbio che si tratti di veri e propri composti:

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(27)

a pipe and slipper husband un marito pipa e pantofole a pleasant to read book un libro piacevole da leggere Se ne pu concludere che la CSS una condizione che correttamente / pag. 209/ delimita le basi possibili di una RFP. Vi sono infatti forti restrizioni allapplicazione delle RFP a basi pi grandi di una parola, o meglio, pi grandi di una categoria lessicale maggiore. In particolare questa possibilit sembra essere limitata ai sintagmi lessicalizzati un punto rilevante per lorganizzazione del lessico, poich conferma che nel lessico, oltre alle parole semplici, deve essere elencato anche questo tipo di sintagmi. 8.5. La base unica Secondolipotesi della base unica (IBU),unaffisso si aggiunge ad una categoria lessicale e ad una sola [Aronoff [1976]. Ci significa che una regola di suffissazione non pu prendere come base sia verbi che nomi, ma o verbi o nomi. E se si trova un affisso che si aggiunge ad entrambe queste categorie, allora se ne deve concludere che si tratta di due affissi omofoni [Per corroborare tale conclusione, sar poi necessario riscontrare altre differenze formali. Cfr. Aronoff [1976]]. Prima di esaminare la validit empirica dellipotesi della base unica necessario fare due osservazioni. Innanzi tutto, oltre allipotesi in discussione necessario ricorrere ad unaltra ipotesi e cio allipotesi del1 u s c i t a u n i c a. Questa seconda ipotesi, cui si gi accennato in 7.2.1., esclude che un solo affisso possa produrre uscite categorialmente diverse o con semantica diversa. In altri termini, se un affisso forma nomi e verbi, o se forma parole con semantica diversa, allora possibile che si tratti di due affissi diversi. Si considerino due parole come quelle in (28): (28) a. sbloccare b. sgobbare Le due parole sembrano a prima vista essere del tutto simili. Non sembra per possibile analizzare il prefisso s- come lo stesso prefisso. Infatti la semantica non la stessa nei due casi. In (28a), s- ha un significato contrario, mentre in (28b) ha un significato iterativo o intensivo. possibile dunque supporre che vi siano due prefissi s- come sembra potersi efettivamente concludere sulla base di altri dati come i seguenti: (29) a. contrario b. iterativo sconfessare sferruzzare scombaciare sfarfallare scongelare sgroppare In questo caso specifico, poi, alla differenza semantica si aggiunge una / pag. 210/ differenza formale di non poco conto, e cio che se si toglie il prefisso alle forme in (28a) e (29a) resta un verbo, se si toglie il prefisso alle forme in (28b) e (29b) non resta un verbo esistente. Ci fa supporre che i verbi in (29b) siano un tipo particolare di verbi e cio dei parasintetici. La seconda osservazione che, analizzando le basi selezionate da un certo affisso, necessario prendere in considerazione solo dati dello stesso asse sincronico poich la produttivit di un affisso con basi specifiche pu cambiare nel corso del tempo; si vengono cos a creare dati contrastanti che, per la correttezza delle analisi, debbono essere tenuti separati. Ad esempio, forme come amabile e come risibile potrebbero portare alla conclusione che il suffisso -bile seleziona ora il tema ora il participio passato. Unanalisi pi accurata dei dati rivela che sincronicamente il suffisso seleziona il tema e che le forme in cui il suffisso seleziona il participio passato sono di origine latina (cfr. 8.5.4.). Nei paragrafi seguenti esamineremo la validit empirica della IBU ed eventuali suoi limiti di applicazione.

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Vi sono molti suffissi che scelgono una base ed una sola: ad esem pio -mento, -zione, -tore si aggiungono solo a verbi, -ezza, -it, -itudine si aggiungono solo ad aggettivi, -ale, -evole, -ico si aggiungono solo a nomi, ecc. tuttavia facile imbattersi in esempi di suffissazione che a prima vista sembrano violare lIBU. Si considerino i seguenti dati: (30) a. -anza V > N tolleranza (da tollerare) A > N lontananza (da lontano) b. -esimo N > N incantesimo (da incanto) A > N umanesimo (da umano) c. -im V > N mangime (da mangiare) A > N grassime (da grasso) d. -ia N > N maestria (da maestro) A > N cortesia (da cortese) Questi esempi sembrano violare la IBU per il fatto che lo stesso suffisso viene aggiunto a due basi categoriali diverse. Per esempio, -anza sembra potersi aggiungere a verbi e ad aggettivi, -esimo a nomi e ad aggettivi, e cos via. Un esame pi attento dei dati rivela che, in realt, c una sottoregolarit nella violazione riscontrata. Cio, in tutti i casi elencati in (30) il suffisso si aggiunge ad aggettivi e nomi, o ad aggettivi e verbi. Nei termini della teoria dei tratti sintattici, il primo gruppo pu venir caratterizzato come [ + N], mentre il secondo gruppo come [ + V] {Si ricordi che nella teoria X-barra [cfr. Chomsky 1970 e SINTASSI 5.3.], il nome classificato come [ + N, - V], aggettivo come [ + N, + V] e il verbo come [ - N, + V]. [+N] comprende nomi ed aggettivi, mentre [+V] comprende verbi ed aggettivi.}. Non dunque vero che i suffissi si aggiungono sempre ad una Non dunque vero che i suffissi si aggiungono sempre ad una /pag. 211/ base unica caratterizzata nei termini delle categorie lessicali tradizionali; per vero che essi si aggiungono a basi che possono essere caratterizzate da un unico tratto di categoria lessicale. IBU pu essere pertanto riformulata nei termini seguenti: (31) Ipotesi Modificata della Base Unica (IMBU) Un suffisso pu essere aggiunto solo a basi che formano una classe sintattica definibile o come [ + N] o come [ + V]. Secondo IMBU, un dato suffisso pu essere aggiunto o ad Aggettivi ed a Nomi ([ + N] ), o ad Aggettivi e a Verbi ([ + VI), ma non a Nomi e a Verbi contemporaneamente, poich queste due categorie non hanno un tratto di categoria lessicale in comune. La IMBU permette di rendere conto della maggior parte dei casi di suffissazione (per esempio tutti quelli in (30)). Restano tuttavia ancora dei casi che sembrano violare anche questa ipotesi. Si considerino i seguenti suffissi italiani: (32) a. -icA > V zoppicare N > V nevicare V > V affumicare b. -ingo A > A solingo N > A ramingo V > A guardingo c. -ismo/ N > N petrarchismo/ista -ista A > N socialismo/ista V > N determinismo/ista d. -ata N > N cucchiaiata V > N mangiata e. -ino N > N postino V > N imbianchino N > A bovino

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In (32a-c), uno stesso suffisso si aggiunge a tre basi categorialmente diverse (A, N, V), e in (32d-e) a due basi (N, V). In tutti questi casi, impossibile caratterizzare le basi nei termini di un unico tratto di categoria lessicale, poich comprendono la combinazione di Nome e Verbo. Nei paragrafi seguenti esamineremo alcuni di questi casi problematici e mostreremo che i dati visti, se analizzati nei dettagli, non sono veri controesempi allipotesi in esame. 8.5.1. N, V, A + Suffisso I suffissi -ic-, -ismo/-ista e -fingo sembrano aggiungersi a basi appartenenti a tre diverse categorie lessicali: Nome, Verbo, Aggettivo. Si consideri per primo il caso di -ic-. Tekavcic (1972: 136) lo considera / pag. 212/ un suffisso ma vi sono elementi per ritenere che si tratti piuttosto di un infisso. Infatti, -ic- ricorre solamente allinterno di parole, non alla fine. Inoltre, nellesempio dato da Tekavcic (affumicare), non per nulla sicuro che -ic- si aggiunga ad un verbo, sembra invece che si aggiunga ad un nome: non si tratta quindi di una normale derivazione ma di un caso di formazione di parola parasintetica, per cui la base non il verbo fumare ma il nome fumo. I soli casi in cui -ic- si aggiunge a verbi sono quelli in cui viene infisso allinterno di un verbo gi esistente, aggiungendo solamente un valore frequentativo (ad es. inciampare/inciampicare). In questi casi, quindi, non si tratta evidentemente dello stesso processo che si applica ai nomi (es. neve / nevicare), ed agli aggettivi (es. zoppo / zoppicare), dove laggiunta di -ic- funziona come una vera RFP, cambiando la semantica ed anche la categoria lessicale della base. Ne possiamo concludere che vi sono due regole diverse di aggiunta di -ic-: una di infissazione frequentativa che si applica a verbi, ed una di derivazione che si applica a nomi ed aggettivi. Questa seconda regola, quindi, non viola la IMBU poich si applica ad un insieme di parole caratterizzate dal tratto sintattico [+N]. Il secondo suffisso, -fingo, pone un problema diverso. Infatti, come si gi detto (1.7.1. ), le sole parole elencate nel Dizionario Inverso dellitaliano sono le seguenti: casalingo e ramingo derivate dai nomi casa e ramo, solingo dallaggettivo solo, e guardingo dal verbo guardare. Da questi pochi esempi, risulta evidente che -fingo non viene aggiunto da una regola produttiva dellitaliano contemporaneo, e pertanto non costituisce un controesempio alla IMBU. Considerazioni analoghe possono essere fatte in relazione al terzo tipo di suffissi, -ista e -ismo. In un vasto campione di nomi terminanti in -ista e -ismo, solo tre risultano derivati da un verbo: apprendista da apprendere, determinista/determinismo da determinare e arrivista/arrivismo da arrivare. Ancora una volta, il fatto che si trovino cos pochi esempi di applicazione di questa regola dimostra che essa non produttiva, e quindi non in conflitto con la regola generale dellaggiunta di -asta/ -ismo. La regola generale aggiunge molto produttivamente i suffissi in questione a Nomi e ad Aggettivi, che una combinazione caratterizzabile come [ + N]. Anche in questo caso, pertanto, quello che sembrava essere un controesempio alla IMBU si rivela non essere tale. 8.5.2. N, V + ata Il suffisso -ata, sembra aggiungersi produttivamente sia a nomi che a verbi, violando sia lIBU che 1IMBU. Consideriamo innanzi tutto la semantica relativamente complessa di questo suffisso: /pag. 213/ (33) a. piede > pedata colpo di X b. cucchiaio > cucchiaiata quantit contenuta in X c. cretino > cretinata atto da X d. cancello > cancellata insieme di X e. anno > annata periodo di X f. arancio > aranciata spremuta di X g. mangiare > mangiata singolo atto di X

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Quando -ata si aggiunge a nomi presenta una grande variet di parafrasi (33a-f), ma quando si aggiunge a verbi ha solamente la parafrasi (33g), che diversa da quelle date per i nomi [Pu sembrare che -ata possa aggiungersi anche ad aggettivi (cfr. stupido ---> stupidata). In questi casi, per laggettivo in questione sempre sostantivato (cio stupido = persona stupida)]. Consideriamo, in secondo luogo, i seguenti tre nomi derivati da basi verbali: (34) a. camminata (da camminare) b. bevuta (da bere) c. dormita (da dormire) Tutte e tre le parole in (34) hanno la stessa parafrasi (singolo atto di X), ma si noti che la forma del suffisso varia: -ata, -ita, -uta. Per spiegare questa variazione, possiamo supporre, come sempre, che la base della derivazione deverbale sia il tema cammina, beve, dormi, cio la radice verbale pi la vocale tematica. Questo spiegherebbe le forme del suffisso in (34a) e (340 ma non lesempio in (34b). Questultimo caso potrebbe essere trattato con una regola di allomorfia della base, che effettua il cambiamento e > u. Questa regola di allomorfia (oltre ad essere poco motivata) non risolve per il problema, poich si applicherebbe prima della Regola di Cancellazione di Vocale dellitaliano che cancellerebbe poi la vocale in questione, dando un risultato errato, come si pu vedere in (35): (35) Diz. beve RFP beve + ata RA bevu + ata CV Uscita *bevata Si noti, per, che la distribuzione delle vocali che si osserva in (34) la stessa distribuzione che si trova nel participio passato degli stessi verbi, come vediamo in (36): (36) a. camminato b. bevuto c. dormito Sulla base di queste alternanze, si pu supporre che le voci in /pag. 214/ questione si formino tramite laggiunta del suffisso -ata al participio passato. Questa ipotesi non per priva di problemi che diventano evidenti se ne tentiamo una formalizzazione esplicita: (37) a. camminato+ ata b. bevuto + ata c. dormito + ata Se si assume che nelle rappresentazioni date in (37) la Cancellazione di Vocale operi normalmente (in questo caso cancellando la -o finale del participio passato) si otterranno le seguenti forme non corrette *camminatata, *dormitata, e bevutata. Una soluzione alternativa di mantenere solo una parte dellipotesi e cio che la base sia un participio passato, ma di supporre che la forma del suffisso non sia -ata, bens -a, il che d luogo alle seguenti derivazioni: (38) a. camminato + a b. dormito + a c. bevuto + a A queste forme si applica la Cancellazione di Vocale e le uscite finali sono, rispettivamente, camminata, dormita e bevuta, che sono i risultati corretti. Una conferma di questa analisi viene dal fatto che il suffisso ipotizzato non il prodotto di una soluzione ad hoc applicabile soltanto al problema di -ata; il suffisso in questione esiste indipendentemente come si pu osservare dagli esempi in (39): (39) letto+a > letta messo + a > messa preso + a > presa

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promesso + a > promessa In ognuno di questi casi il suffisso -a viene aggiunto al participio passato (forma irregolare), ed ha la parafrasi singolo atto di X. Possiamo pertanto concludere che il problema originario di un unico suffisso -ata che si aggiunge sia a Nomi che a Verbi, non un problema. Abbiamo a che fare, in realt, con due suffissi diversi: -ata che si aggiunge a nomi (e non produce allomorfia), e -a che si aggiunge a verbi (in particolare a participi passati, ci che spiega lallomorfia). Anche in questo caso, pertanto, lIMBU non viene violata. 8.5.3. Base unica e deverbali In italiano vi unampia classe di suffissi deverbali (come ad es. -mento, -zione, ecc.). Tali suffissi, in genere, non solo scelgono la categoria Verbo ma scelgono anche la forma del verbo. In genere, le basi verbali selezionate dai suffissi sono o il tema o il participio passato, non luna o laltra indifferentemente. Anche qui, come altrove, possibile identificare una zona di regolarit e alcuni margini di irregolarit. /pag. 215/ Un esempio di regolarit assoluta si riscontra con il suffisso -mento che sceglie sempre il tema del verbo come base: (40) armamento allontanamento offuscamento rapimento apprendimento sommovimento Una spia del fatto che il suffisso si aggiunge al tema lalternanza ali, di cui abbiamo discusso in 8.3. Che la base sia il tema risulta poi inequivocabile se si osservano forme derivate da verbi con participi passati irregolari: apprendimento (e non *appresimento) e sommovimento (e non sommossimento ). Esempi di irregolarit si manifestano con alcuni suffissi, per esempio con il suffisso -bile che sembra scegliere come base ora il tema (41a) ora il participio passato (41b): (41.) a. dicibile b. risibile *dettibfe *ridibfe Ma dati come questi non debbono trarre in inganno. Le forme in -bile aggiunte a participi passati sono poche. Se si esamina un campione esteso e casuale (ad esempio le forme che iniziano con la lettera c del dizionario) si trovano i seguenti dati: (42) tema part. pass. cedibile *cessibile chiedibile *chiesibile componibile *compostibile comprimibile *compressibile conducibile *condottibile conoscibile *conosciutibile controvertibile *controversibile convincibile *convintibile correggibile *correttibile corrompibile *corrottibile credibile *credutibile Landamento regolare che si riscontra in (42) pu bastare per concludere che il suffisso di norma si aggiunge al tema. In certi casi, per, si trovano attestati dei doppioni, come i seguenti: (43) diffondibile diffusibile digeribile digestibile

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estendibile estensibile comprendbile comprensibile descrivibile descrittibile Una particolarit della lista in (42) per una spia interessante: abbiamo infatti asteriscato *corrottibile perch non una forma grammaticale. Esiste invece corruttibile. Ebbene la u di questa parola (invece della o del participio italiano corrotto) una chiara indicazione che la forma corruttibile di origine latina (corruptus infatti il participio passato latino). Una ipotesi interessante (che non perseguiremo) che il suffisso, di origine latina, poteva aggiungersi, in quella lingua, al participio passato. Il suffisso italiano -bile ha modificato la sua scelta, ma, come ovvio, restano in italiano dei residui di uno stadio precedente. In conclusione, si pu dire che lipotesi della base unica sembra valere, nellinsieme, anche per quel che riguarda la forma verbale. In altre parole, un suffisso non sceglie solo la categoria Verbo, ma sceglie anche la forma del verbo cui aggiungersi. 8.6. Ramificazione binaria Secondo lipotesi di ramificazione binaria (IRB), per quanto complessa possa essere la struttura interna di una parola derivata, tale struttura sar sempre binaria. Diciamo che la struttura di una parola binaria se da ogni nodo si formano due rami e due soltanto [Questa ipotesi ha avuto diverse formulazioni, tra cui lipotesi Un affisso una regola [Aronoff 1976] e la condizione di incassamento massimo di Kiparsky [1983]. Si veda Strauss [1982] per una discussione di questa condizione.]. In accordo con questa ipotesi, le regole morfologiche possono costruire strutture come quelle in (44a), ma non come quelle in (44b): (44) a.

b.

Un albero morfologico pu, pertanto, ramificare a sinistra e/o a destra, ma ogni nodo sar sempre binario. Questa ipotesi pu essere illustrata con le parole utilitaristicamente e indeformabilit: /pag. 217/ (45) a. b.

[[[[[[utile]A it]N ario]A ista]N ico]A mente]Avv [[in [[de [forma]V]V abile]A]A it]N Per quel che riguarda la composizione, in italiano 1IRB valida nel senso banale del termine che la stragrande maggioranza dei composti costituita da due elementi [Una possibile eccezione stata segnalata da Rainer [1989: 39], per composti del tipo (lasse) sovietico-cubano-nicaraguense. Non sono state per presentate delle analisi a conferma di unipotetica struttura n-aria di forme di questo tipo.] Per quel che riguarda la derivazione, 1lIRB sembra essere generalmente valida, con 139

ununica eccezione, i parasintetici, che discuteremo nei dettagli nel paragrafo seguente. 8.6.1. I parasintetici Una definizione largamente accettata di parasintetici la seguente: un parasintetico una parola complessa formata da tre elementi, una base (nominale o aggettivale) e due morfemi legati che vengono aggiunti simultanamente a destra e a sinistra della parola di base [In questo caso alcuni linguisti [per es. Dressler 1992: 30] parlano di c i r c u m -fissi come se il prefisso e il suffisso formassero una specie di affisso discontinuo: Pre ----- Suf..]. In altre parole, possiamo dire che un parasintetico formato da tre elementi, a, b e c (dove b la base) ma dove solo abc una parola ben formata, mentre *ab o *bc non lo sono. Si considerino i seguenti esempi: (46) a. in + grande + ire > ingrandire *ingrande *grandire b. s + faccia + ato > sfacciato *sfaccia *facciato /pag. 218/ In (46a) la base laggettivo grande. Ad essa sarebbero stati aggiunti simultaneamente sia il prefisso in- sia il suffisso -ire. In questa costruzione non esiste n la combinazione *ingrande (corrispondente a *ab sopra), n la combinazione *grandire (corrispondente a *bc sopra). In (46b), la base il nome faccia cui sono stati aggiunti il prefisso s- e il suffisso -ato. Anche qui non esiste n la combinazione *sfaccia n la combinazione *facciato. La differenza tra (46a) e (46b) che nel primo caso la costruzione parasintetica un verbo mentre nel secondo caso un aggettivo. Queste costruzioni sono molto produttive nellitaliano contemporaneo. In quel che segue, ci occuperemo per solo del tipo (46a), vale a dire dei verbi. Si consideri un elenco (non esaustivo ma rappresentativo) di queste formazioni: (47) Prefisso Categ. Sint. Suffisso a Aggettivo ire abbellire a Aggettivo are arrossare a Nome are abbottonare a Nome ire appuntire de Nome are decaffeinare de Aggettivo are denudare di Aggettivo ire dimagrire di Aggettivo are dirozzare di Nome are diramare in Aggettivo are ingrossare in Aggettivo ire inasprire in Nome are imboccare in Nome ire immalinconire s Aggettivo are svecchiare s Aggettivo ire smagrire s Nome are sbarbare ri Aggettivo are rallegrare ri(n) Aggettivo ire ringiovanire ri(n) Nome are rinfoderare per Nome are pernottare tra Nome are tracimare stra Nome are straripare Una forma come ingrandire avrebbe dunque - data la definizione vista sopra - la seguente struttura (ad albero (48a), e con parentesi (48b)): (48) a. Y b. [in [grande] ire]

140

Pre

Suf

in grande ire /pag. 219/ Questa analisi, per, pone almeno due problemi, uno di natura descrittiva e laltro di natura formale. ll primo problema che nelle analisi tradizionali dei parasintetici, il suffisso viene generalmente descritto come un elemento flessivo. Negli esempi visti in (47) si tratterebbe del morfema dellinfinito. In base a questa analisi, la regola che forma i parasintetici deve aggiungere contemporaneamente due diversi tipi di affissi: un affisso derivazionale (il prefisso) e un affisso flessivo (il suffisso). Questa proposta non per convincente. Innanzi tutto, come si vedr nel capitolo seguente, una differenza fondamentale tra regole di derivazione e regole di flessione che le prime possono cambiare la categoria della base, le seconde non possono farlo. In italiano, come in altre lingue, vi sono regole che derivano normalmente verbi da aggettivi o da nomi: (49) a. A > V b. N > V zitto > zittire arma > armare attivo > attivare olio > oliare calmo > calmare firma>firmare Se si guarda agli esempi appena dati, si nota che le regole, in effetti, cambiano la categoria lessicale delle parole di base. Se ne pu concludere che le regole in questione non possono pertanto essere regole flessive, ma devono invece essere regole derivazionali. Infatti le parole a destra della freccia in (49) non possono essere considerate forme flesse delle parole a sinistra della freccia. Una volta supposto che il suffisso che forma un parasintetico un suffisso derivazionale, resta un altro problema da risolvere e cio la struttura data in (48), che problematica rispetto ad IRB. Se accettiamo lanalisi proposta in (48) infatti, i parasintetici rappresenterebbero un caso di struttura morfologica ternaria, vale a dire una struttura morfologica marcata. Vi sono pertanto delle ragioni per dubitare della validit di questa struttura o, perlomeno, si tratta di una struttura che pu essere accettata solo in presenza di argomenti forti. Conviene dunque esaminare i dati pi da vicino. Iniziamo col considerare una parola come imbruttire. Guardando al prefisso, bisogna innanzi tutto ricordare che in italiano ci sono due diversi prefissi in-: uno il prefisso negativo in- che si aggiunge ad aggettivi con significato non negativo. Il prefisso di imbruttire non pu essere analizzato come il prefisso negativo che si aggiunge ad aggettivi e non pu esserlo per due motivi: a) in- di imbruttire non ha alcun significato negativo e b) abbiamo visto che in- negativo non si aggiunge ad aggettivi con significato gi negativo, come per lappunto brutto (cfr. 1.3.2.), Il prefisso in questione sembra piuttosto essere il prefisso finche ha un valore spaziale, direzionale o semplicemente intensivo. /pag. 220/ Il prefisso con valore intensivo si aggiunge produttivamente a verbi (50a), mentre il prefisso negativo si aggiunge ad aggettivi (50b): (5o) a. in + Verbo b. in + Aggettivo in + rompere in + elegante in + mettere in + adatto in + porre in + compiuto Il fatto che il prefisso in- con valore intensivo o direzionale si aggiunga a verbi e non ad aggettivi, costituisce un problema per la struttura ternaria di (48), dove si assume che il prefisso e il suffisso vengano aggiunti contemporaneamente ad un aggettivo di base. Questo problema pu essere risolto se analizziamo le voci in questione nei termini di una struttura binaria, nella quale il prefisso viene aggiunto al verbo, invece che allaggettivo: (51) V

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V Pre A Suf

In base a questa analisi, prima viene creata una forma verbale e poi> a questa forma viene aggiunto un prefisso. Dal punto di vista categoriale questa analisi non solleva problemi, anzi in accordo con quanto sappiamo sulle RFP: la suffissazione cambia la categoria (A -- > V) e la prefissazione non la cambia (V > V). Lanalisi appena vista risolve adeguatamente il problema della struttura dei parasintetici, nel rispetto della IBU, ma non va esente da problemi. In particolare, in (51) problematica luscita della regola di suffissazione, cio, bruttire, *rozzare, svecchiare, tutte parole non esistenti. Bisogna per ricordare che ci sono in italiano processi derivazionali produttivi che formano precisamente strutture del tipo [A + Suf]v, come si visto in (49). Le forme che hanno questa struttura, sono quindi parole possibili (anche se non esistenti). Possiamo pertanto ipotizzare, contrariamente alle analisi tradizionali, che i parasintetici vengano formati in due stadi: primo, la suffissazione crea una parola possibile, anche se non necessariamente esistente; secondo, la prefissazione genera la parte restante della forma, come illustrato in (52) (52): a. [ ]A [brutto]A b. [[ ]A+ Suf]V [[brutto]A] ire]V c. [Pre+[[ ] A +Suf] V] V v [in +[[brutto] A +ire] V] V Riassumendo, gli aspetti vantaggiosi di questa analisi sono i seguenti: a) spiega meglio di quanto faccia lanalisi tradizionale la natura del prefisso dei parasintetici, che palesemente un prefisso che si aggiunge /pag. 221/ a verbi non a nomi o ad aggettivi; b) impone, correttamente, che la regola di suffissazione sia di tipo derivazionale (e non flessiva); tale regola comunque necessaria nella morfologia dellitaliano (cfr. (49)); c) riconduce una presunta struttura ternaria ad una struttura binaria, eliminando cos una struttura marcata dalla grammatica. Il punto debole dellanalisi, invece, riguarda il fatto che la tappa intermedia proposta (52b) forma parole possibili ma non esistenti. Il che comporta che la base di una RFP possa essere anche una parola possibile ma non esistente [Questa possibilit, stata prevista non solo da Allen [1978] nel quadro di una morfologia ipergenerante, ma anche da Halle [1973], Booij [1977], Corbin [1980], ed altri.]. 8.7. Il blocco Il blocco una restrizione negativa che esprime una certa resistenza nei confronti della formazione di sinonimi. Una definizione di blocco la seguentez8: (53) Il blocco la non occorrenza di una forma a causa della semplice esistenza di unaltra forma. Da (53) possibile ricavare due accezioni diverse di bloccoz9. La prima la seguente: (54) In una sequenza ...]X1 + Suf1]Y + Suf2]X2 laggiunta di Suf2 viene bloccata se Xl e X2 hanno la stessa categoria lessicale, lo stesso significato e la stessa radice (54) comporta tre insiemi di parentesi etichettate: quelle della voce bloccante, quella della prima parola derivata e quella della seconda parola derivata, cio la voce bloccata. Un esempio di blocco il seguente: (55) gloria]N1 +oso]A + *it]N2 Se da gloria si deriva glorioso, da glorioso non si pu pi derivare *gloriosit. La voce bloccante gloria e la voce bloccata *gloriosit. Gloria e *gloriosit hanno la stessa 142

categoria lessicale (N), hanno la stessa radice in comune e avrebbero lo stesso significato. In altri termini, il blocco d conto dei casi in cui una derivazione viene bloccata quando esiste gi una parola con la stessa base e con / pag. 222/ lo stesso significato {**Questa versione della nozione di blocco esclusivamente morfologica. Di Sciullo e Williams [1987: 10-14] ritengono che il blocco non sia esclusivamente un fenomeno morfo-lessicale, suggeriscono anzi che una forma morfologica possa bloccare una costruzione sintattica: per es. la costruzione comparativa inglese con -er (morfologica) blocca la costruzione comparativa (sintattica) con more: botterl*more hot pi caldo. Su problemi di questo tipo, cfr. Kiparsky [1983] e Rainer [1989].}. I verbi nella seguente lista non ammettono alcun derivato nominale perch la base del verbo gi un nome: (56) nome verbo nominale derivato disciplina disciplinare "disciplinamento rovina rovinare *rovinamento condanna condannare *condannazione inganno ingannare *ingannamento Nei seguenti casi si pu osservare il contrasto tra quando esiste la voce bloccante (57a) e quando tale voce non esiste, ci che permette unulteriore derivazione (57b): (57) a. delizia delizioso *deliziosit furia furioso *furiosit orgoglio orgoglioso *orgogliosit ansia ansioso *ansiosit" b. * Curioso curiosit * prezioso preziosit * ampolloso ampollosit * bellicoso bellicosit * generoso generosit Esistono diverse eccezioni al blocco, ma molte di queste si possono spiegare col fatto che il significato di X2 non esattamente lo stesso di X1 (il che in qualche modo normale visto che tra X1 e X2 vi la fase intermedia Y che pu modificare il significato della parola di partenza). A questa categoria appartengono esempi come i seguenti: (58) veleno velenoso velenosit legno legnoso legnosit callo calloso callosit nodo nodoso nodosit gas gassoso gassosit muscolo muscoloso muscolosit In tutti questi esempi si noter che la forma di partenza [ - astratto] e la forma di arrivo [ + astratto]; ci significa che Xl e X2 non hanno lo stesso significato, come invece richiesto dalla definizione in (54). La presenza del tratto [ + astratto] nella voce di base, non assicura per automaticamente il blocco di un astratto derivato: /pag. 223/ (59) musica musicale musicalit tempo temporale temporalit vento ventoso ventosit spazio spazioso spaziosit La difficolt evidente, qui, riguarda il fatto che il significato di Xl (la voce bloccante) e X2 (la voce potenzialmente soggetta al blocco) sono difficilmente uguali (come richiesto) perch vi lintervento del nodo intermedio Y che comunque modifica il significato della base. Lo si pu constatare con una variet di strutture: (60) ]N ]V ]N2 categor+izza+zione ]A1 ]N ]A2 alt +ezz+oso ]A1 ]V ]A2 util + izza + bile

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]V1 ]N ]V2 parla + ment + are ]V1 ]A ]V2 vola + til + izzare Molte strutture potenzialmente soggette al blocco, non vi sottostanno, dunque, perch base bloccante e voce bloccata spesso hanno significati diversi. Ci dovuto allintervento del suffisso intermedio (che richiesto nella definizione del blocco vista in (54)). Vi una seconda accezione di blocco, che chiameremo regola del blocco, per distinguerla dalla prima, che si pu formulare nei termini seguenti: (61) Data la regola produttiva ...]X+Sufl]Y altre regole con la stessa semantica vengono bloccate se Sufl un suffisso produttivo per la classe di parole ]X. Secondo (61) un suffisso che si applica produttivamente ad una base X, blocca la possibilit che alla stessa base si applichino altri suffissi. In sostanza, la regola del blocco implica la nozione di suffissi rivali, vale a dire di suffissi che virtualmente potrebbero applicarsi alla medesima base. Come abbiamo fatto sopra, elencheremo prima degli esempi della regola del blocco, poi dei controesempi apparenti ed infine dei controesempi reali. I suffissi -zinne e -mento sono entrambi suffissi che si aggiungono a verbi, masi pu constatare la seguente distribuzione: (62) a. amputazione *amputamento amministrazione *amministramento ammirazione *ammiramento b. mmaccamento *ammaccazione accadimento *accadizione ampliamento *ampliazione Lapplicazione di un suffisso ad una data base, come si vede, blocca lapplicazione del suffisso rivale. Si potrebbe dire che i due suffissi sono mutualmente esclusivi, in applicazione della regola del blocco. In altri casi, per, si pu verificare una distribuzione pi complessa. /pag. 224/ Esistono casi in cui due suffissi rivali si bloccano lun laltro (63a) e (63b), ma esistono anche casi in cui i due suffissi si applicano alla stessa base (630: (63) a. *farmaciaio farmacista *dentaio dentista *chitarraio chitarrista *fuocaio fuochista b. ciabattaio * ciabattista fiascaio *fiaschista fornaio * fornista vinaio *vinista c. fioraio fiorista cestaio cestista Esempi come quelli in (63c) non sono per controesempi netti alla regola del blocco perch il significato dei due suffissi non lo stesso, avendo -aio un significato meno tecnicospecialistico di -ista. Dei veri e propri controesempi, tuttavia, esistono, come si pu vedere qui di seguito: (64) a. ammonizione ammonimento dislocazione dislocamento b. andamento andatura dissacrazione dissacramento c. incitazione incitamento incoronazione incoronamento Bisogna concluderne che sia il blocco che la regola del blocco incontrano una difficolt di non poco conto: entrambe le nozioni si fondano sulle nozioni di significati diversi o

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significati uguali. Tali nozioni sono per sfuggenti e comunque non siamo in grado di definire formalmente quanto distanti debbono essere i significati in questione per permettere un allentamento del blocco o della regola del blocco. Ne deriva che queste due nozioni non possono, in realt, essere considerate condizioni formali sulle RFP, ma piuttosto lespressione di una tendenza abbastanza generale del lessico ad evitare la formazione dei sinonimi. 8.8. Sommario In questo capitolo abbiamo visto alcune condizioni sulle Regole di Formazione di Parola. In particolare, abbiamo discusso a) lipotesi lessicalista, b) la condizione di adiacenza, c) lipotesi della base non flessa, d) la condizione sui sintagmi, e) lipotesi della base unica, f) lipotesi di ramificazione binaria, g) il blocco e h) la regola del blocco. Lipotesi lessicalista limita la possibilit che la sintassi ha di operare / pag. 225/ allinterno delle parole complesse. La sintassi infatti non pu fare riferimento ad alcun aspetto della struttura interna delle parole (8.1.). La condizione di adiacenza limita le possibilit che le RFP hanno di accedere alle informazioni interne ad una parola complessa. In particolare, si visto che laggiunta di un affisso sensibile solo alle informazioni realizzate sullultimo nodo della parola complessa (8.2.). Lipotesi della base non flessa limita le entrate possibili di una RFP alle parole non flesse. Nel lessico stanno le parole nella loro forma tematica (dunque non flessa) e sono queste che costituiscono lentrata delle RFP. Si sono discussi anche alcuni potenziali controesempi (8.3.). La condizione sui sintagmi (le RFP si applicano a categorie lessicali maggiori non a sintagmi) sembra avere alcune eccezioni, ma nellinsieme sembra cogliere una generalizzazione: ci sono forti restrizioni sullapplicazione delle RFP a basi pi grandi delle parole. Le RFP possono applicarsi ad unit pi grandi delle parole, cio sintagmi, solo quando i sintagmi in questione sono lessicalizzati. Ci coerente con lorganizzazione del componente lessicale proposta in questo libro, poich si suppone che i sintagmi lessicalizzati siano immagazzinati nel lessico e non generati da Regole di Struttura Sintagmatica (8.4.). Secondo lipotesi della base unica una RFP si applica solo e soltanto ad una categoria lessicale: se una regola si applica ad esempio a verbi, non si pu applicare ad aggettivi o a nomi. Tale formulazione per troppo forte e le eccezioni sono molte. E stata pertanto proposta una versione modificata di tale ipotesi che, ricorrendo ai tratti di categoria lessicale invece che ad etichette categoriali, pu trattare insiemi pi ampi di dati. Questa nuova formulazione risolve un gran numero di problemi, a patto che il funzionamento delle RFP venga studiato nei dettagli, come si fatto qui per il suffisso -ata che a prima vista sembrava violare anche lipotesi modificata della base unica (8.5.). Secondo lipotesi di ramificazione binaria, la maggior parte delle strutture morfologiche create dalle RFP sono di tipo binario (8.6.). Si visto un controesempio potenziale, quello dei verbi parasintetici, e si mostrato che anche queste costruzioni possono essere analizzate in termini binari. In questo caso, per, bisogna supporre che le RFP possano trattare anche parole possibili ma non esistenti, una possibilit che implica una modifica dellipotesi della morfologia basata sulle parole (8.6.1.). Si infine studiato il Blocco, vale a dire la possibilit che lesistenza di una parola semplice possa bloccare la costruzione di parole complesse con significato uguale. Le diverse eccezioni riscontrate, ci hanno fatto concludere che il blocco non un vero principio del lessico, ma solo una tendenza generale verso la limitazione della formazione di sinonimi. Abbiamo anche visto che la nozione di blocco pu essere efficacemente divisa in due diverse nozioni: il blocco, dove la parola bloccante una parola semplice e la parola bloccata una parola da questa derivata (delizia / *deliziosit) e la regola del blocco, dove lapplicazione di un affisso blocca la possibile applicazione di un altro affisso (si tratta cio di affissi rivali). In entrambi i casi, comunque, si rinvengono /pag. 226/ eccezioni, dovute per la

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maggior parte al fatto che voce bloccante e voce (potenzialmente) bloccata difficilmente hanno lo stesso significato. Ne abbiamo pertanto concluso che il blocco e la regola del blocco possono esprimere una tendenza del lessico verso 1economia, ma non una condizione formale sulle RFP (8.7.). 8.9. Indicazioni bibliografiche Ipotesi lessicalista: Chomsky [1970]. Condizione di adiacenza: Siegel [1977]; Williams [1981a]. Condizione sui sintagmi: Allen [1978]; Botha [1981]. La base unica: Aronoff [1976]; Scalise [19841. Ramificazione binaria: Rainer [1989]. Parasintetici: Corbin [1980]; Crocco Galas e lacobini [1993]. Blocco: Kiparsky [1983]; Rainer [1989]; Scalise et al. [1983]; Zwanenburg [1981].

CAPITOLO 9: INTERAZIONE TRA LE REGOLE 9.0. Introduzione Nei capitoli precedenti stata avanzata una proposta relativa allorganizzazione del componente lessicale di una grammatica. Pi specificamente, si proposto che tale componente sia organizzato in blocchi di regole, cio regole di composizione, regole di derivazione, regole di flessione e regole di riaggiustamento. In questo capitolo affronteremo il problema dellinterazione tra questi tipi di regole. In particolare, vedremo che le regole di flessione sono diverse dalle regole di derivazione, e che devono essere ordinate dopo di esse. Esamineremo poi le interazioni possibili tra le regole di derivazione e le regole di composizione e tra queste e le regole di flessione. Affronteremo infine il problema di come le RFP possano riapplicarsi alla propria uscita producendo parole con pi affissi diversi o con pi affissi uguali (ricorsivit). Concluderemo il capitolo discutendo alcuni aspetti problematici della struttura interna delle parole derivate e delle parole flesse. 9.1. Regole di derivazione e regole di flessione Se derivazione e flessione siano trattabili con lo stesso insieme di regole o debbano essere trattate da regole diverse un problema che, nelle sue varie accezioni, stato discusso da tutti coloro che si sono occupati di morfologia. A nostro parere si tratta di due insiemi di regole che operano nel medesimo componente (il componente lessicale) ma che debbono essere separate e ci per le varie ragioni che discuteremo qui di seguito, raggruppate in otto punti. (I) Le Regole di Flessione (RF) non cambiano mai la categoria lessicale di una parola, mentre le Regole di Derivazione (RD) possono cambiarla. Questo punto essenzialmente gi stato visto nei capitoli precedenti. /pag. 229/ Riportiamo qui, per comodit, degli esempi di flessione (la) e di derivazione (lb) a conferma dellipotesi: (1) a. [atomo]N > [[atomo]N +i]N [conta]V > [[conta]V +iamo]V b. [atomo]N > [[atomo]N +ico]A [conta]V > [[conta]v +bile]A Vi sono anche dei casi in cui le RD non cambiano la categoria di una parola, come in (2): (2) [avvocato]N > [[avvocato]N + ura]N [cucchiaio]N > [[cucchiaio]N +ata]N

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Come abbiamo visto sopra, in 7.2.1., vi sono per ragioni per sostenere che una RD cambia sempre la categoria lessicale della sua base, anche quando questo cambiamento non evidente, come negli esempi in (2). Un caso in cui la flessione sembra cambiare la categoria della base potrebbe sembrare quello del participio: (3) amare > lamato (sorriso) vedere > il visto (per la Cina) Come si vedr in 10.5.1., per, non vi un passaggio diretto tra il verbo e il nome o laggettivo. La regola flessiva forma il participio passato e questo passa per conversione (o suffissazione zero) ad aggettivo o a nome [Quanto appena detto, si applica anche al participio presente (cfr. cantare (il) cantante, ridere > (il paesaggio) ridente).] (II) La flessione periferica rispetto alla derivazione. Questo punto in realt una riformulazione dellUniversale n. 28 di Greenberg [1963], e per lingue che costruiscono a destra come litaliano [Per lingue che costruiscono a destra, si intendono le lingue che mettono loggetto (sia nominale che frasale) dopo il verbo, il genitivo dopo il nome, ecc. Cfr. Graffi [1980] e Antinucci [1977]. Nelle lingue che costruiscono a sinistra, si trover invece loggetto prima del verbo, il genitivo prima del nome, ecc. In una lingua che costruisce a sinistra, lo schema in 4 sar Flessione - Derivazione - Parola. Si osservi che anche in questo caso la flessione periferica rispetto alla derivazione.], pu essere rappresentato nel modo seguente: (4) Parola - Derivazione - Flessione *Parola - Flessione - Derivazione In base a (4), gli affissi derivazionali non possono essere aggiunti a parole flesse. Questa ipotesi stata anche denominata Ipotesi della Base Non Flessa [Cfr. sopra 8.3. Bybee [1985] sostiene che la posizione della flessione rispetto alla derivazione discende da un principio pi generale e cio che la vicinanza o la distanza degli affissi alla loro base dipende da quanto essi siano rilevanti per il significato della parola.] /pag. 230/ Uno dei controesempi pi spesso citati la formazione degli avverbi di modo, problema comune a varie lingue romanze, come si pu vedere in (5): (5) fr. maladroitement [maladrwatm] goffamente sp. conservadoramente [konservadoramente] conservativamente it. certamente [tSErtamente] In ognuno di questi casi, almeno a prima vista, la base sembra essere la forma flessa (femminile) (6a) e non la forma non flessa (6b): (6) a. maladroite [maladrwat] goffa conservadora [konservadora] conservativa certa [tSerta] b. maladroit [maladrwa] conservador [konservador] certo [tSerto] Alcuni linguisti hanno effettivamente sostenuto che la base di queste formazioni un aggettivo femminile. Questa soluzione per controversa, soprattutto perch ad hoc. Per esempio, non spiega perch solo gli aggettivi dovrebbero essere elencati nel Lessico nella loro forma femminile. una soluzione con scarso valore di generalit. In secondo luogo, gli avverbi in questione non contengono alcuna nozione di femminile. Tale nozione era presente nelle costruzioni latine originarie, ma non sembra esserlo sincronicamente {Il tipo certamente deriva da un sintagma latino formato da un aggettivo (certa) e da un nome (mente), entrambi femminili ed al caso ablativo. Lintero sintagma ha il significato letterale con una mente certa (determinata). In italiano per, questa composizionalit andata perduta e mente non pi un nome indipendente in questo tipo di

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costruzioni, ma un affisso. Diverso il caso delle lingue iberiche, dove sono possibili costruzioni come clara y distintamente chiara(mente) e distintamente [cfr. Zagona 1990]}. Una soluzione molto naturale nel quadro di morfologia qui sviluppato che questa a venga introdotta non da regole flessive ma da semplici regole di riaggiustamento, che, come si visto nel cap. 6, non introducono materiale morfologico ma aggiustano dettagli fonetico-fonologici di superficie. La derivazione di una parola come certamente procederebbe dunque nel modo seguente: (7) Less. certo RFP certo + mente RR a Uscita certamente /pag. 231/ Si noti che il passaggio o > a della regola di riaggiustamento , a quanto si sa, senza eccezioni [Violentemente sembra uneccezione, ma non lo perch deriva da una forma arcaica violente.] Un secondo tipo di controesempio citato spesso riguarda laggiunta di un suffisso derivazionale ad un comparativo. Dato che i comparativi sono comunemente ritenuti di dominio della flessione, una parola come maggioranza violerebbe luniversale 28 nel senso che sarebbe da analizzarsi come parola + comparativo + suffisso [Si noti, per, che in maggiore tuttaltro che semplice identificare il morfema lessicale e il morfema comparativo.] Tale violazione non ci pare per definitivamente accertata. Dipende dallo status che si attribuisce al comparativo maggiore. Si noti, infatti, che maggiore e grande esibiscono distribuzione complementare per quanto riguarda gli affissi che vi si possono aggiungere: (8) grande maggiore grandezza *maggiorezza *grandanza maggioranza grandioso *maggioroso ingrandire *immaggiorire *grandenne maggiorenne *grandato maggiorato Poich le due voci in questione mostrano un diverso comportamento morfologico, devono essere elencate nel lessico come forme separate; rappresentano un caso di suppletivismo (cfr. 10.7.) e non possono essere derivate una dallaltra. Una forma come maggioranza non pertanto derivata da una forma flessa, ma da una base, maggiore, e perci le forme comparative non costituiscono un controesempio. (III) Le RD e le RF fanno cose diverse. Se consideriamo la lista delle informazioni che sono associate alle rappresentazioni lessicali e ci chiediamo quali tipi di informazioni contenute nella base possono essere cambiate dalle RD e dalle RF, arriviamo ai risultati elencati nella tabella seguente, dove + indica che il cambiamento possibile, e - che non lo . (9) RD RF (1) categoria sintattica + (2) coniugaz./classe di declinaz. + (3) tratti di sottocategorizzaz. + (4) tratti selettivi + (5) tratti inerenti (5a) numerabile + (5b) animato + (5c astratto + (5d) comune + /pag. 232/ Come si vede a prima vista, le RD possono cambiare praticamente qualsiasi informazione

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associata alle voci lessicali, mentre le RF non hanno questa prerogativa. In relazione al punto 1, abbiamo gi visto che le RD possono cambiare la categoria lessicale della loro base, mentre le RF non possono farlo. In relazione al punto 2, si pu osservare che le RD possono cambiare la classe di declinazione dei nomi e la classe di coniugazione dei verbi (cfr. rispettivamente (l0a) e (lOb)). Questo non vero, invece, per le RF. (10) a. colombo ( pl. Colombi) > colombaia (pl. colombaie) b. dormire (III coniug.) > dormicchiare (I coniug.) Il punto 3 indica che le RD possono cambiare i tratti di sottocatgorizzazione, come si vede nel seguente esempio: (11) ridere di Antonio > *deridere di Antonio *ridere Antonio > deridere Antonio In altre parole, la derivazione di deridere da ridere cambia la sottocategorizzazione del verbo da intransitivo [---- SP] a transitivo [--- SN]. Non sembra, invece, che le RF possano operare tali cambiamenti. Al punto 4, vediamo che le RD possono cambiare i tratti selettivi, come viene illustrato in (12). Ci non pu dirsi, invece, per le RF. (12) Giorgio ruba i risparmi di Antonio *Giorgio deruba i risparmi di Antonio Giorgio deruba Antonio dei risparmi ll verbo derubare derivato da rubare; questa derivazione cambia i tratti selettivi nel modo seguente: (13) rubare ---SN, ---SP > [- anim] [ + anim] derubare ---SN, ---SP [ + anim] [ - anim] Si osservi, a questo proposito, che le Regole di Derivazione sembrano essere un meccanismo molto potente nel senso che possono trasferire restrizioni selettive da una posizione allaltra. Si consideri la seguente rappresentazione di un verbo come interpretare: (14) Soggetto interpretare Oggetto [+um] [an] Da (14) risulta che il verbo interpretare richiede soggetti [ + umano] ed oggetti [ animato]. Perci, le frasi in (15a) sono grammaticali, mentre quelle in (15b) non lo sono: /pag. 233/ (15) a. Giorgio interpreta le rune il ragazzo interpreta il volo degli uccelli il filologo interpreta il manoscritto b. *la volpe interpreta le rune *Giorgio interpreta Anna [Questa frase grammaticale solo se al verbo interpretare si danno dei significati particolari, come ad es. interpretare il ruolo, interpretare il pensiero, ecc.] Se ora da interpretare si deriva interpretabile, non solo abbiamo formato una parola nuova, un aggettivo, ma abbiamo formato una parola con una sintassi diversa e cio, per esempio, da Giorgio interpreta le rune si passati a le rune sono interpretabili da Giorgio: Giorgio da soggetto diventa complemento di agente (facoltativo) e rune da oggetto diventa in senso lato - soggetto: (16) le rune sono interpretabili (da Giorgio) la rappresentazione di interpretabile quindi cambiata nel seguente modo: (17) soggetto interpretabile agente [ an] [ + um] In particolare, (17) - confrontato con (14) - evidenzia che le restrizioni selettive sulloggetto del verbo sono le stesse di quelle sul soggetto dellaggettivo derivato. 149

Le RFP dunque operano dei cambiamenti sostanziali [ Interpretare infatti richiede due argomenti, largomento esterno e il tema (cfr. *Giorgio interpreta), mentre interpretabile ne richiede uno solo (cfr. le rune sono interpretabili).] anche per quel che riguarda la valenza sintatica delle parole. Questa possibilit del tutto preclusa alle regole flessive. [Per quel che riguarda le forme dei participi, dove si potrebbe pensare che la flessione cambia la categoria di base, cfr. 10.5.1. pi avanti.] Ai punti (5a-d), si vede che le RD possono cambiare i tratti [ numerabile], [ animato], [ astratto], [ comune] della base, come si pu constatare in questa serie di esempi: (18) a. [ - numerabile] > [ + numerabile] pattume > pattumiera paglia > pagliaio b. [ - animato] > [ + animato] giornale > giornalaio dogana > doganiere c. [ - astratto] > [ + astratto] artigiano > artigianato magistrato > magistratura d. [ - comune] > [ + comune] Piemonte > piemontese Perugia > perugino /pag. 235/ Se ne pu concludere che le RD possono operare dei mutamenti molto estesi sulla propria base e che le RF non hanno analoga possibilit. (IV) Le RD cambiano il significato concettuale della base, le RF cambiano solo il significato grammaticale della base. Come abbiamo visto nel cap. 4, una RFP consta di due parti, una formale ed una semantica. La parte semantica di una RFP espressa in termini composizionali, approssimativamente nel modo seguente: (19) a. X+aio persona che svolge unattivit connessa con X (ad es., orologiaio) b. X+bile che pu essere Xato (ad es., mangiabile) Laggiunta di un morfema flessivo non cambia il significato nello stesso modo, aggiunge solo delle informazioni grammaticali relative ad un insieme chiuso (come genere, numero, ecc.). (V) Le RD non sono totalmente produttive, mentre le RF lo sono. generalmente possibile aggiungere a qualsiasi parola lintero gruppo di terminazioni flessive associate alla classe di parole in questione. Ci non vero in pochi casi marginali, come per i nomi tipo nozze che hanno solamente la forma plurale (pluralia tantum), o con i verbi cosiddetti difettivi [Urgere, vertere e vigere sono, ad esempio, verbi difettivi, nel senso che mancano di alcune forme, per esempio del participio passato]. Questi casi sono, per, fortemente marcati, e devono necessariamente essere specificati nel Lessico. Possiamo pertanto affermare che la flessione tipicamente paradigmatica. Questo non vero, invece, per la derivazione, dove non mai possibile aggiungere ad un dato verbo tutti i suffissi che si possono potenzialmente aggiungere ai verbi. In morfologia derivazionale, infatti, vi sono tipicamente molte lacune, dovute a diversi fattori che non cercheremo di esplorare in questa sede. Nella lista che segue, si vede che a verbi specifici si aggiungono certi suffissi nominali ma non altri: (20) a ata enza zione ura aggiomento revoca(re)** + chiam(are) + preferi(re) + amministra(re) + arde(re)/arso + boicotta(re) + suggeri(re) +

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[Urgere, vertere e vigere sono, ad esempio, verbi difettivi, nel senso che mancano di alcune forme, per esempio del participio passato] Ad uno qualsiasi dei verbi in (20), diciamo revocare, invece possibile aggiungere tutto il paradigma flessivo dei verbi della prima coniugazione e quindi formare revoco, revochi, revocammo, revochereste, revocando, ecc. /pag. 235/ (VI). La flessione rilevante per la sintassi, mentre la derivazione non lo . Basti pensare ad un fenomeno come laccordo (per esempio in genere, numero e caso dellaggettivo con il nome [Ogni lingua ha il proprio sistema di accordo: in latino laggettivo si accorda col nome in genere numero e caso, in italiano (dove non ci sono casi) si accorda in genere e numero, in inglese (dove non ci sono casi e i nomi e gli aggettivi non hanno genere) soltanto in numero.]; o laccordo di numero tra il soggetto e il verbo). Vi interazione tra flessione e sintassi nel senso che la sintassi a richiedere certe marche flessive o altre. Tra sintassi e derivazione, al contrario, non sembrano esistere rapporti, come si visto in 8.1. (VII). Le RF sono obbligatorie mentre le RD sono facoltative. A questa differenza tra i due insiemi di regole abbiamo gi accennato nel cap. 4, dove si osservato che non esistono livelli della grammatica che richiedano lapplicazione di una RD, mentre vi sono livelli, come ad esempio quello di struttura superficiale, in cui la flessione deve necessariamente comparire. (VIII) Data una parola, i suoi esiti flessivi possibili sono prevedibili e chiusi mentre lo stesso non vero per gli esiti derivazionali. Per esempio ad un nome come atomo, si pu applicare solo la regola flessiva che ne forma il plurale, atomi. Le regole derivazionali che si possono applicare ad atomo possono portare a atomico, atomista, atomizzare, atomistico, antiatomico, atomicit..., vale a dire a una molteplicit di esiti. Oltre a questo, nel dominio della flessione non ha senso parlare di forma flessa possibile ma non esistente, mentre invece per la derivazione questa , come abbiamo visto, una nozione usuale. Per esempio atomiera una parola non esistente, ma che potrebbe essere formata, se ve ne fosse la necessit. Da atomo non possiamo formare una forma flessa non esistente. Sulla base di tutti gli argomenti sin qui discussi, si pu concludere che derivazione e flessione sono insiemi diversi di regole della grammatica [La letteratura sullargomento imponente e, inutile dirlo, controversa. Si potrebbe dire che tutti i punti sopra discussi sono stati messi in dubbio. Osserveremo qui soltanto che in una serie di lavori [per es. Miceli e Caramazza 1987] Caramazza ha studiato casi di pazienti cerebrolesi che manifestavano una perdita di controllo della flessione ma non della derivazione.]. In particolare, le regole di derivazione sembrano essere pi potenti delle regole di flessione, nel senso che possono cambiare tutte le informazioni associate alle loro basi. Le regole flessive, in generale, si limitano ad aggiungere alle loro basi informazioni grammaticali da un insieme chiuso (genere, numero, caso, tempo, modo, ecc.). Mentre i processi derivazionali consistono nella formazione di una parola nuova, quelli flessivi non formano parole nuove ma comportano un cambiamento nelle informazioni grammaticali della stessa parola. Per quel che riguarda lordine di applicazione di questi insiemi di / pag. 236/ regole, le regole di derivazione si applicano prima di quelle di flessione. Ci d conto della distribuzione normale di queste forme legate, dato che la flessione periferica rispetto alla derivazione. Supporremo dunque che nel componente lessicale, vi sia la seguente organizzazione: Lessico RD

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RF Questordine delle regole (prima le regole derivazonali, poi le regole flessive) assicura la corretta distribuzione dei morfemi in parole come bar-ist-i, supplich-evol-i, lava-tric-i dove i suffissi derivazionali vengono dopo la base e precedono quelli flessivi. 9.2. Regole di composizione e regole di derivazione Regole di Composizione (RC) e Regole di Derivazione sono, nel quadro teorico qui adottato, due insiemi di regole diverse che operano nello stesso componente della grammatica (il componente lessicale). Tra i due insiemi di regole sono ipotizzabili le seguenti modalit di relazioni reciproche: tutte le RC precedono le RD (21a); tutte le RD precedono le RC (21b); RC e RD interagiscono liberamente (21c); RC e RD non interagiscono in alcun modo (21 d): (21) a. b. c. d. RC RD RC RD RD RC RD RC

Le ipotesi (21c) e (21d) non hanno conferme empiriche nel senso che (21d) falsificata dal fatto che si trovano parole che sono sia derivate che composte (cfr. gli esempi in (23) pi avanti) mentre (21 c) falsificata dal fatto che non si possono liberamente derivare i composti o comporre parole derivate (un composto come senzatetto non pu essere derivato, cfr. *sottotettoia; un derivato come campetto non pu essere composto, cfr. *campettosanto). Restano dunque (21a) e (21b). (21a) predice che vi siano parole prima composte e poi derivate, nel qual caso esisterebbero solo due strutture possibili dato che le regole di derivazione non possono entrare nel composto; esisterebbero dunque solo composti suffissati (22ai) e composti prefissati (22aii). (21b) predice il contrario e cio che esistano parole prima derivate e poi composte /pag. 238/ e qui voi sono diverse strutture possibili, a seconda che sia suffissata o prefissatta Parola1 (rispettivamente (22bi) e (22bii)) o Parola2 (rispettivamente (22biii) e (22biv)), e cos via, fino a strutture molto complesse come quelle in (22bvii-viii), che probabilmente sono solo ipotetiche: (22) a. i. [[[ ] # [ ]] + Suf] ii. [Pre + [[ ] # [ ]]] b. i. [[[ ] + Suf] # [ ]] ii. [[Pre + [ ]] # [ ]] iii. [[ ] # [[ ] + Suf]] iv. [[ ] # [Pre + [ ]]] v. [[[ ] + Sufj # [[ ] + Suf] vi. [[Pre + [ ]] # [Pre + [ ]] .................. vii. [[[Pre +[ ]] + Suf] # [[Pre + [ ]] + Suf]]] viii. [[Pre + [[ ] + Suf]] # [[Pre + [[ ] + Suf-]]]] Vi sono esempi della struttura (22ai) come i seguenti: (23) ferrovia > ferroviario crocerossa > crocerossina malavita > malavitoso guardaroba > guardarobiera dopolavoro > dopolavoristico fotocopiare > fotocopiatrice Che i composti appena dati abbiano la struttura (22ai) e non quella in (22biii) pu essere provato. Si consideri infatti crocerossina. una parola costituita da tre elementi croce, rossa

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e ina. Il suffisso -ina non un suffisso diminutivo ma il suffisso (qui al femminile) che forma nomi di mestiere (cfr. postino). Tale suffisso si aggiunge a nomi ( posta +ino) non ad aggettivi. La struttura di crocerossina pertanto la seguente: (24) [[[croce] # [rossa]] + ina] Ne riprova il fatto che *rossina non esiste, cos come del resto non esistono *vitoso, *robiera, ecc. I dati appena visti non debbono per trarre in inganno. Non si pu infatti concludere che i composti possono essere normalmente derivati. Se si considerano composti con la stessa struttura di quelli visti sopra, si potr constatare che non possono essere derivati: (25) crocevia > *croceviario campo santo > *camposantina altopiano > *altopianura lavapiatti > *lavapiattiera saliscendi > *risaliscendi retroterra > *retroterrestre /pag. 238/ Diverso il caso in cui Parola2 sia costituita da una semiparola. In tal caso i composti sembrano derivabili (anche se quasi esclusivamente col suffisso -ico): (26) filantropo > filantropico talassografia > talassografico biografo > biografico astronauta > astronautico Se dallambito dei composti stretti si passa invece ai composti larghi, si osserva unaltra tendenza. Si considerino infatti dati come i seguenti: (27) a. aiuto macchinista fondo assistenza citt dormitorio b. trasmissione radio formazione base c. disegnatore progettista marxista leninista I composti in (27a), (27b) e (27c) realizzano, rispettivamente, le strutture (22biii) (22bi) e (22bv). Pi precisamente, i composti in (27a) presentano suffissazione di Parola2, i composti in (27b) presentano suffissazione di Parolai ed infine i composti in (27c) presentano suffissazione sia di Parolai che di Parola2. Che le strutture siano quelle date pu essere provato - analogamente a quanto visto sopra - dal fatto che le strutture intermedie (*aiuto macchina, *trasmette(re) radio e *disegnaprogetta) non esistono. Da quanto visto, si pu concludere che la grammatica tratta i composti stretti in modi analoghi a come tratta le parole semplici (cio si pu aggiungere del materiale morfologico a destra della parola di base), mentre tratta i composti larghi come parole complesse effettivamente costituite da due componenti. Si noti che nei composti larghi vi una struttura non possibile: (28) [[Parola1] # [Parola2]] +Suf Limpossibilit di (28) si spiega col fatto che nei composti larghi la testa Parolai e Suf sembra essere troppa lontano da questa. Se ne pu concludere che non si pu aggiungere materiale morfologico (n derivazionale n flessivo) troppo lontano dalla testa (almeno fino a quando questa percepita come tale). In conclusione, i rapporti composizione/derivazione vanno analizzati /pag. 239/ separatamente a seconda che si tratti di composti stretti o di composti larghi [Un problema rappresentato dai composti V+ N dove si hanno casi sia di derivazione di tutto il composto, sia di derivazione di Parola2, come si pu vedere in paracadutista e in portatovagliolo,

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rispettivamente.]: (29) composti larghi RD RC

composti stretti RC RD

Si osservi infine che per quel che riguarda la questione in esame, la derivazione sembra rappresentata quasi esclusivamente dalla suffissazione [Tra i rari esempi di interazione prefissazione/composizione, si possono ricordare inverosimile, andirivieni, il primo con prefissazione di tutto il composto il secondo con prefissazione solo di Parola2.]. Riassumendo quanto visto sin qui con un diagramma, si potrebbe pensare che il componente lessicale della grammatica, nella sua parte centrale organizzato nel modo seguente: Lessico RD RC RF RR Questo ordine delle regole d conto di un buon numero di formazioni regolari e produttive. Le uscite possibili di questo componente sono a) parole semplici non flesse, non derivate non composte (ieri, auto); b) parole (solo) flesse (case, dicevano); c) parole derivate non flesse (enormemente, dispari); d) parole derivate flesse (gondolieri); e) parole composte non flesse (senzatetto); f) parole composte flesse (navi traghetto); g) parole derivate, composte e flesse (trasmissioni radio). Le RR si applicheranno automaticamente quando ve ne sia bisogno. Per esemplificare il meccanismo proposto, si consideri la derivazione (semplificata) della parola gondolieri: /pag. 240/ (30) Less. gondola]N RD gondola] N + iere] N RF gondola] N + iere] N + i] N RR gondol ] N + ier ] N + i] N Uscita gondolieri] N Questa proposta di ordinamento delle regole funziona adeguatamente, come si appena detto, per il centro della morfologia, con due eccezioni, per, cui si accenner nel paragrafo seguente. 9.3. Regole di composizione e regole di flessione I rapporti tra composizione e flessione sono gi stati visti nel capitolo dedicato alla composizione. Basti qui ricordare le conclusioni alle quali eravamo giunti. Innanzi tutto, si constatato che la flessione dei nomi composti una zona molto irregolare della morfologia ed ogni generalizzazione incontra eccezioni. La flessione dei composti deve tenere conto di due fattori cruciali: a) la posizione della testa, b) il grado di lessicalizzazione del composto. La regola produttiva nellitaliano

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contemporaneo la seguente: le RC formano composti endocentrici con testa a sinistra. In questi casi la flessione flessione della testa (es. navi traghetto). I composti lessicalizzati, al contrario, vengono trattati come parole semplici e quindi la flessione si applica a destra del composto (cfr. pomodori). Tra questi due estremi si colloca una varia casistica, che abbiamo visto nel cap. 5. Vi un tipo di composti, del tutto produttivo, dove la flessione sembra agire prima delle regole di composizione, il tipo N + N(pl) (lavapiatti). In questo tipo di composti, come si visto in 5.9.1., il plurale plurale solo del Nome e non di tutto il composto (cfr. una lavapiatti) per cui si tratta di una eccezione al quadro proposto nella fig. 9.1. Laltra eccezione, come si visto in 8.3. (nota 11), costituita dalla forma al femminile dellaggettivo nei composti A+ N e N +A. 9.4. Combinazioni di affissi Nei paragrafi precedenti abbiamo visto quali sono i rapporti tra i vari blocchi di regole del componente lessicale. Ci rivolgiamo ora allinterno dei singoli blocchi di regole per discutere alcuni aspetti relativi alla combinazione di suffissi, alla combinazione di prefissi e alla ricorsivit. 9.4.1. Combinazioni di suffissi I suffissi si applicano in sequenza, uno dopo laltro. Questordine lineare pu essere espresso dalla grammatica, come si visto sopra, con /pag. 241/ un meccanismo molto elegante e cio attraverso lordine di applicazione. Si immagini che litaliano disponga solo dei suffissi -ico, -izza(re) e -zione. Se questi tre suffissi potessero combinarsi liberamente, allora avremmo le seguenti possibilit: (31) a. ico + izza + zione b. ico + zione + izza c. izza + zione + ico d. izza + ico + zione e. zione + ico + izza f. zione + izza + ico In realt lunico ordine possibile quello in (31a) (cfr. storicizzazione, periodicizzazione, ecc. ) [Alcuni degli ordini in (31) sono esclusi per questioni categoriali, per esempio (31b) escluso perch -zione si aggiunge a verbi (e quindi non pu aggiungersi ad aggettivi in -ico); (31d) escluso dal fatto che il suffisso -ico non si aggiunge a verbi ma a nomi. Altre esclusioni derivano invece da restrizioni che i vari suffissi impongono alla propria base.]. La grammatica potrebbe quindi ordinare questi tre suffissi, nel modo seguente: (32) Lessico 1. ico 2. izza 3. zione Questo semplice meccanismo permetterebbe alla grammatica di formare solo parole in Xicizzazione e di escludere tutte le altre sequenze non grammaticali di (31b-f). Permetterebbe anche di classificare tutti i suffissi in tre categorie: iniziali (si aggiungono solo direttamente alla base), mediani (si aggiungono dopo il primo suffisso) e terminali (non permettono laggiunta di altri suffissi). In realt, i suffissi di una lingua non possono essere ordinati in questo modo. Si considerino i tre suffissi -zione, -ile e -izzare. Date parole come derivazionale e industrializzare si arriva alla seguente conclusione: (33) a. -zione precede -ale b. -Ile precede -izzare Queste due osservazioni ci portano a predire, per la transitivit, che il suffisso -zione

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dovrebbe sempre precedere il suffisso -izzare. Cos non per, come dimostrano le parole seguenti, dove -zione segue il suffisso -izzare: (34) industrializzazione lessicalizzazione centralizzazione nazionalizzazione globalizzazione /pag. 242/ Inoltre, il principio della transitivit non trova piena attuazione. Negli esempi che seguono, infatti, date le combinazioni (35a) e (35b), ci aspetteremmo anche la combinazione (35c), che invece non si d: (35) a. evole + ezza arrendevolezza b. ezza + osocarezzoso c. *evole+ezza+oso *lodevolezzoso a. ano + it romanit b. it + ario utilitario c. *ano + it + ario romanitario a. ifico+it *scientificit b. it + ario utilitario c. *ifico + it + ario *scientificitario Una classificazione dei suffissi in iniziali, mediani e finali stata tentata e ne sono risultate quattro categorie: (36) a. suffissi iniziali e finali23: -astro, -eto, -ime, -torio b. suffissi iniziali (non preceduti da altri suffissi): b1 (nominali): -ite, -izia, -tore b2 (aggettivali): -aneo, -evole, -escente, -torio c. suffissi intermedi (possono essere preceduti e seguiti da altri suffissi): c1 (N > N): -iere, -ista c2 (A > A): -ile, -esco, -izio, -ico, -oso c3 (N > V): -eggiare, -izzare, -are c4 (A > N): -ezza, -it, -ista c5 (V > N): -zione, -mento d. suffissi terminali (non possono essere seguiti da altri suffissi): -ismo, -aio, -mente, -ume ll problema cui classificazioni di questo tipoz^ vanno incontro per che la categoria dei suffissi intermedi non pu essere ulteriormente ordinata: vi si ritrovano dunque i problemi gi visti con -ile, -izzare, -zione. Vi sono poi alcuni casi in cui due suffissi possono presentare entrambi gli ordini: (37) a. X-ic-ista storicista b. X-ist-ico artistico In conclusione, non sembra sia possibile imporre ai suffissi un ordine di applicazione. La grammatica deve rinunciare ad esprimere un ordine formale tra le varie regole di suffissazione: le varie /pag. 243/ incompatibilit dovranno dunque essere espresse per mezzo di restrizioni, come si visto nel cap. 4. 9.4.2. Combinazioni di prefissi Tutte le lingue del mondo mostrano una spiccata preferenza per la suffissazione invece che per la prefissazione25, e a questa tendenza non sfugge litaliano, dove la norma - casi di ricorsivit a parte (cfr. il paragrafo seguente) - che le regole di prefissazione si possano applicare una volta sola. Sono rari i casi di doppia prefissazione (in +de +formabile, ex +pro+console, ri+ con+giunzione). Litaliano ha una serie di prefissi bisillabici (arci-, extra-,

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ultra-, ecc.) e una serie di prefissi monosillabici (in-, a-, pre-, ecc.). Da queste due serie possono nascere delle combinazioni prefissali, ma di preferenza con il prefisso bisillabico in posizione periferica: (38) a. in +felice b. a + morale arci + felice ultra + morale arci + in + felice ultra + a + morale *in + arci + felice *a(n) + ultra + morale Gli esempi appena citati, pur possibili e perfettamente grammaticali, non sembrano rappresentare una tendenza produttiva dellitaliano, lingua in cui la combinazione di prefissi un fenomeno marginale. 9.4.3. Ricorsivit Con ricorsivit si intende lapplicazione ripetuta della stessa regola. Una parola come iperiper-iper-saturo illustra bene unuscita costruita tramite una regola ricorsiva: la prefissazione di iper-. Nel dominio della ricorsivit bisogna distinguere composizione da derivazione. Per quel che riguarda la composizione vi una distinzione netta tra famiglie linguistiche diverse. Come si gi visto nel cap. 5, e come si vede qui sotto con altri esempi, infatti, la composizione ricorsiva nelle lingue germaniche: (39) ted. Donaudampfschiffahrtgesellschaftkapitnwitwe ingl. student filia society committee scandal inquiry ol. brandweerladderwagenknipperfchtinstallatiemonteurs** [**Vedova del capitano della compagnia di navigazione di navi a vapore del Danubio; inchiesta sullo scandalo del comitato della societ filmica studentesca; montatori per linstallazione di luci lampeggianti sulle scale dei pompieri.] Nelle lingue romanze invece questa possibilit assai ristretta, come si gi visto. /pag. 244/ Per quel che riguarda la derivazione, invece, vi sono delle restrizioni strutturali che limitano la ricorsivit in tutte le lingue, ma bisogna ancora distinguere tra prefissazione e suffissazione. La suffissazione, di norma, cambia la categoria della base e con ci elimina di fatto le condizioni per la riapplicabilit della stessa regola. Si consideri il suffisso -ico, che si aggiunge a nomi e forma aggettivi. Dopo che il suffisso stato aggiunto, la stessa regola non si pu pi applicare come si vede bene qui sotto: (40) ]N + ico]A + *ico] Naturalmente pu intervenire una regola intermedia che ricrei le condizioni di applicabilit del suffisso: (41) storia]N + ico]A + asta]N + ico] Lo stesso schema si ritrova nelle lingue germaniche: (42) ted. Einheitlichkeit ingl. industrializational ol. Kleurloosheidloos [unitariet; industrializzazionale; assenza della propriet di essere incolore] Se ne pu concludere che in derivazione esistono sporadici casi di ricorsivit ma non in cicli adiacenti. Per quel che riguarda la prefissazione, invece, dal punto di vista categoriale non vi sono problemi, dato che la prefissazione non cambia la categoria della base e vi sono diversi prefissi ricorsivi come meta-, para-, ultra- ecc. (43) meta-meta-metalinguaggio para-para-paranormale ultra-ultra-ultrascientifico

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Esistono tuttavia limiti semantici o fonologici anche alla ricorsivit dei prefissi. Per esempio, il prefisso in-, come si visto, si aggiunge ad aggettivi con significato non negativo. Laggiunta di in- ad un aggettivo, dunque, rendendo negativo laggettivo di base, rende automaticamente non possibile la reiterazione della regola: (44) *in+ [in+ [felice Laggiunta del prefisso s- ad una base, rende impossibile una sua reiterazione, per motivi fonologici innanzi tutto, perch due prefissi di questo tipo produrrebbero un nesso consonantico iniziale non possibile (cfr. ssfortunato). Un ultimo caso da considerare quello relativo a tutti quegli /pag. 245/ elementi affissali (esclusi i morfemi flessivi) che non cambiano la categoria della base: (45) car[in + in]issimo beli[issim + issim]o afrikaans kind[jie + (t)jie] bambinettino I suffissi valutativi si possono applicare ripetutamente, ma con tutta probabilit solo limitatamente a certe espressioni intensive leggermente marcate. Ne possiamo concludere che il fenomeno della ricorsivit raggiunge dimensioni interessanti - tra i casi sopra discussi - solo per i composti delle lingue germaniche. 9.4.4. Combinazioni di suffissi e prefissi Per una parola che sia suffissata e prefissata, vi sono due strutture minime possibili: (46) a. b. (47)

pre X suf pre X suf in confuta bile mente (46a) la struttura di parole come presentimento, intrattenimento, deformabile, quella in (46b) di parole come, deatomizzare, antistalinismo. A partire da queste due strutture semplici, si possono immaginare diverse strutture pi complesse come in (47) Per quel che riguarda le regole e/o le restrizioni con cui prefissi e suffissi si aggiungono alle proprie basi, si ricordi quanto si visto nel cap. 7 sulla nozione di testa. Esistono limiti al numero degli affissi che si possono aggiungere ad una base? O, in altri termini: quanto complessa pu essere una parola complessa? La risposta a questa domanda deve ricorrere alle nozioni di grammaticalit e di accettabilit: dal punto di vista della grammaticalit non vi sono limiti alla complessit delle parole. Di fatto, dal punto di vista della accettabilit, le parole delle lingue a noi pi vicine / pag. 246/ hanno dei limiti: precipitevolissimevolmente si cita come esempio (oggi scherzoso) della parola pi lunga dellitaliano. Certo, la si potrebbe rendere ancora pi complessa ( iperprecipitevolissimevolmente), ma in realt un parlante nativo dellitaliano ha la consapevolezza che le parole della sua lingua hanno una lunghezza media e che non esistono parole di venti sillabe o con quindici affissi. Ricorrendo alla ricorsivita, in teoria possibile allungare allinfinito una sequenza come neo + neo +capitalismo ma la complessit trova un limite effettivo in fatti di esecuzione. 9.5. Struttura interna delle parole derivate A volte non del tutto semplice stabilire quale sia la struttura interna di una parola complessa. Vi sono almeno tre ordini di problemi che possono presentarsi: a) decidibilit della struttura; b) problema categoriale; c) discrepanze tra morfologia e semantica. Vediamoli in ordine, prima di discutere la struttura interna delle parole flesse.

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9.5.1. Quale struttura? Una parola come inutilit una parola sia prefissata che suffissata: utile la base, in- il prefisso e -it il suffisso. Qual la struttura interna di questa parola, dato che diverse soluzioni sono proponibili? La nostra parola infatti pu essere analizzata almeno in tre modi diversi: (48) a. b. c.

in utile it in utile it in utile it Secondo lanalisi in (48a) la parola sarebbe prima prefissata e poi suffissata; secondo lanalisi in (48b) invece sarebbe prima suffissata e poi prefissata; secondo lanalisi in (48c), infine, sarebbe prefissata e suffissata contemporaneamente. Le tre strutture corrispondono, rispettivamente, alle seguenti derivazioni: (49) a. [utile] A b. [utile]A [in + [utile] A ]N [[utile] A +it] N [[in+ [utile] A ] A +it] N [in+[[utile] A +it] N] N c. [utile] A [in + [utile] A + it] N /pag. 247/ In questo caso si pu dare una risposta univoca al quesito. Lanalisi in (49c) deve essere esclusa su basi generali perch le RFP, come si visto, non aggiungono due affissi contemporaneamente (cfr. 8.6. ), ma uno alla volta. Lanalisi in (49a) conforme alla ipotesi della base unica (cfr. 8.5.) (in- negativo si aggiunge ad un aggettivo) mentre lanalisi in (49b) non conforme a tale ipotesi in quanto prevede che in- negativo si aggiunga ad un nome (utilit). Possiamo concludere che una parola come inutilit costruita partendo dalla base utile che viene prefissata [in + [utile]] e poi suffissata [[in + [utile]] +it]. In molti altri casi, come in questo, la struttura interna pu essere definita ricorrendo allipotesi della base unica. 9.5.2. Quale categoria? Un secondo caso in cui la struttura interna di parola problematca quello in cui la base ambigua per quel che riguarda la categoria lessicale. Si considerino le seguenti parole: (50) mangiabile definibile adorabile raggiungibile Per tutti questi casi, lintuizione pi immediata (ma anche lunica possibile) che il suffisso -bile si aggiunga ad una base verbale. Si consideri ora un altro insieme di parole in -bile: (51) valicabile varcabile replicabile ossidabile musicabile ideabile solcabile Le parole in (51) sono suscettibili in linea di principio di essere analizzate in due modi diversi. Per esempio, valicabile potrebbe in apparenza derivare sia dal nome valico, sia dal verbo valicare. Le due strutture in alternativa sono dunque, rispettivamente, quelle in (52a) e (52b): (52) a. [ ]N +bile b. [ ]V +bile In questo caso vi sono forti argomenti per decidere a favore della struttura interna rappresentata in (52b). Se -bile si aggiungesse a nomi (come in (52a)), allora bisognerebbe supporre che si aggiunga anche ad aggettivi, stando almeno a dati come i seguenti: /pag. 248/ (53) seccabile (da secco)

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autenticabile (da autentico) celebrabile (da celebre) Vi sarebbero quindi tre categorie lessicali che -bile potrebbe scegliere (V, A, N) il che decisamente contrario allipotesi della base unica, anche nella sua forma modificata (cfr. 8.5.). Se invece si assume che la base Verbo, non vi sarebbero difficolt dato che anche le parole in (53) hanno un verbo corrispondente, seccare, autenticare, celebrare. In secondo luogo, vi sono moltissimi casi in cui la base dellaggettivo non pu che essere un verbo: (54) giudicabile (non *giudiziabile da giudizio) vendicabile (non *vendettabile da vendetta) spiegabile (non *spiegazionabile da spiegazione) Infine, il suffisso esibisce una allomorfia (-abile, -ibile) che si spiega solo con una base verbale, dato che lalternanza a/i tipicamente quella della vocale tematica. Anche in questo caso, come in quello precedente, il problema si pu risolvere ricorrendo alla base unica. 9.5.3. Quale semantica? Il terzo problema che discuteremo qui riguarda la discrepanza tra struttura morfologica e lettura semantica delle parole complesse, casi noti col nome di paradossi della parentesizzazione. Se linterpretazione semantica di una parola complessa funzione dei significati dei suoi costituenti, allora tali costituenti debbono essere parentesizzati in modo da rendere possibile (e univoca) tale interpretazione. Una guardarobiera una persona di sesso femminile (-fiera) che si occupa del guardaroba: (55) [[guardaroba] [iera] In questo caso, guardaroba un costituente di guardarobiera e la sua parentesizzazione rende possibile una interpretazione corretta della parola. Ma non sempre si verifica questa situazione. Vediamo due casi dallinglese. Un caso in cui si crea un conflitto tra parentesizzazione e lettura semantica quello del comparativo inglese -er. Laggiunta di questo suffisso soggiace a restrizioni fonologiche: si aggiunge solo a basi monosillabiche (56a) o bisillabiche con la seconda sillaba atona (56b): (56) a. ripe riper maturo - pi maturo b. happy happier felice - pi felice c. pluralist *pluralister pluralista /pag. 249/ Aggettivi come ripe o happy possono essere negati: un +ripe, un +happy. Gli stessi aggettivi possono sottostare ad entrambi i processi: unriper, unhappier. Ma qual la struttura di queste parole? La restrizione fonologica indica che le forme debbono essere prima suffissate e poi prefissate: le forme unripe e unhappy infatti non possono essere basi del suffisso -er perch unripe bisillabica con la seconda sillaba tonica e perch unhappy trisillabica. La struttura morfologica di unhappier deve dunque essere quella in (57a) e non quella in (57b): (57) a. un + [happy + er] b. [un + happy] + er La struttura in (57a), per, contrasta con la lettura semantica che pi [non felice] piuttosto che non [pi felice] e quindi corrispondente a (57b). Vi dunque una discrepanza tra la struttura morfologica corretta (57a) e il significato (57b). Lo stesso tipo di discrepanza stato osservato in costruzioni come le seguenti: (58) atomc scientist scienziato atomico nuclear physicist fisico nucleare hydro electicity idroelettricit Ora, un nuclear physicist uno specialista di [fisica nucleare] non un fisico che nucleare... ll costituente semantico fisica nucleare non corrisponde ad alcun costituente morfologico, come si vede dalla seguente struttura:

160

(59)

nuclear physic ist Il problema dunque come collegare due strutture (una richiesta dalla semantica e una dalla morfologia). Un tentativo di risposta lessicale, dovuto a Williams [1981] {Altri tentativi si basano sullipotesi che vi siano strutture diverse a livelli diversi di rappresentazione, con vari meccanismi per collegare le due rappresentazioni [cfr. Pesetsky 1985 o Sproat 1984].}, fa ricorso ad una nozione di collegamento lessicale cos definita: (60) X pu essere lessicalmente collegato a Y se X e Y sono diversi solo per una posizione-testa [...] Questa nozione di collegamento lessicale permette a Williams di risolvere il paradosso nel modo seguente: nuclear physic lessicalmente collegato a nuclear physicist perch i due sono diversi solo per una posizione testa (ist): /pag. 250/ (61)

nuclear

physic

ist

Y La soluzione qui delineata una tra le tante soluzioni che sono state proposte. Noi non approfondiremo per oltre il problema. Discuteremo, invece, alcuni problemi relativi alle parole flesse, in particolare delle forme verbali che, in italiano, presentano pi di un aspetto problematico. 9.6. Struttura interna delle parole flesse Abbiamo visto che la struttura delle parole complesse binaria. Ci significa che una parola con due affissi avr la struttura in (62a) e non quella in (62b): (62) a. b.

PAROLA a b PAROLA a b La struttura in (62a) tuttavia non sembra sempre adeguata perch i due nodi a e b non risultano differenziati. Se i nodi a e b sono nodi dello stesso tipo (per esempio tutti nodi derivazionali), non vi sono inconvenienti, ma se sono di tipo diverso e si desidera differenziarli, allora la struttura in (62a) inadeguata. Si supponga ora, invece, che la rappresentazione delle parole flesse preveda un nodo di Flessione (FL) specifico (in (63a) la flessione si aggiunge direttamente alla base, mentre in (63b) si aggiunge ad un suffisso derivazionale, rappresentato come c ): (63)

a.

b. FL FL

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PAROLA a b PAROLA c a b /pag. 251/ Le strutture in (63) presentano diversi vantaggi. In primo luogo danno conto del fatto che se ci sono due morfemi flessivi a destra della parola, laggiunta di uno solo dei due non d una parola esistente: (64) ama+v+o (v = tempo, o = persona /numero) dove *amav- non una parola ben formata In altre parole, tutti i morfemi flessivi debbono essere aggiunti prima che la parola raggiunga la sua forma di superficie. Data la struttura in (63a), non ci si pu fermare a qualsiasi punto: tutte le regole che aggiungono i morfemi flessivi debbono applicarsi per formare una parola flessa completa. In secondo luogo, (63) formalizza una differenza tra i nodi flessivi e i nodi della derivazione: in (63b) lo status del morfema derivazionale (c) diverso dallo status dei morfemi flessivi (a e b), ci che in accordo con quanto si detto sulla differenza tra flessione e derivazione. In terzo luogo, questa struttura d conto del fatto che il nodo FL sembra pre-associato con la sua base. Ogni parola pu essere flessa per un insieme chiuso e prevedibile di tratti: in italiano i nomi sono flessi per numero, gli aggettivi per numero e genere, i verbi per tempo, modo, ecc. (65) FL PAROLA dove FL varia secondo la categoria lessicale di PAROLA, ma sempre in modi definiti e prevedibili Si consideri la parola atomo: abbiamo gi visto che la sola RF che si pu applicare a questa base quella che forma il plurale. Ma se dovessimo applicare una RD non si pu predire quale si applicher: da atomo possiamo formare un verbo (atomizzare), un aggettivo (atomico) o un nome (atomismo). Ed ancora, la struttura proposta d conto di una speciale interdipendenza che esiste tra i morfemi dominati dallo stesso nodo FL. Si consideri la prima persona singolare del futuro indicativo e la terza persona singolare del passato remoto: (66) am + e + r + am + + + evidente che non si pu assegnare un significato grammaticale al morfema flessivo in isolamento: la sua interpretazione legata a ci che si trova (o non si trova) alla sua sinistra. Questa interdipendenza /pag. 252/ dei morfemi flessivi funziona anche nella direzione opposta. Si considerino le due parole seguenti: (67) a. am + e + r + b. am + e + r + ei Di nuovo, sembra evidente che il morfema e (o er, a seconda delle analisi) non sia interpretabile senza lultimo morfema: e /r significano futuro (67a) o condizionale (67b) non in assoluto ma in connessione con i morfemi di Persona/Numero. Questo tipo di interdipendenza non sembra valere per i morfemi derivazionali. Si consideri infatti una struttura come quella in (68), dove a e b sono morfemi derivazionali e c e d morfemi flessivi. (68) FL

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PAROLA a b c d Ci che la struttura data evidenzia qui che il rapporto tra a e b diverso dal rapporto che intercorre tra c e d. Infine, la struttura proposta d conto del fatto per cui nella morfologia dellitaliano, non c corrispondenza biunivoca tra morfi e morfemi e quindi nel caso dei morfemi flessivi la percolazione di un tratto alla volta non possibile. Si consideri la struttura della desinenza flessiva -rebbero come viene analizzata da Matthews [1970 (1974: 125)l: (69) Cond III p. pl. r e bb (e) ro Come si vede, il quadro molto complesso e risulterebbe difficile attribuire i diversi morfi ai vari morfemi. Matthews osserva inoltre che la r appare solo nel condizionale o nel futuro, la terza plurale ro appare soltanto nel condizionale o nel congiuntivo imperfetto. Sembrerebbe che i tre morfemi - condizionale, terza persona e plurale - siano segnalati dallintera terminazione -rebbero e che non vi siano criteri per localizzarli individualmente. Sembra quindi necessario supporre che una terminazione flessiva, pur essendo analizzabile (a volte con difficolt) in vari segmenti, funzioni come un tutto. ll nodo FL che abbiamo qui proposto, naturalmente diverso a / pag. 253/ seconda che si tratti di flessione nominale o di flessione verbale. Volgendoci a questultima, che decisamente pi complessa, una proposta interessante relativa alla struttura interna dei costituenti di un verbo la seguente: (70) V tema Fless

radice VT M/T N/P Un verbo analizzabile in radice + vocale tematica pi morfemi di modo e tempo e morfemi di numero e persona. La radice pi la vocale tematica forma il tema, i morfemi di modo, tempo, numero e persona costituiscono il nodo flessione. Tra i morfemi della flessione esistono interdipendenze complesse. Per riassumere, la struttura di una parola come centralizzavate , in prima approssimazione, la seguente (Legenda: TE = tema, R = radice, VT = vocale tematica, T/M = tempo e modo, P/N = persona e numero): (71) V TE R VT T/M P/N FL

centraliz a v ate Questa rappresentazione ha il vantaggio di differenziare tra morfemi derivazonali e morfemi flessivi, e di trattare come un tutto (ancorch analizzabile) i morfemi flessivi. 9.7. Sommario In questo capitolo abbiamo affrontato tre punti principali: a) i rapporti tra i vari blocchi di regole del componente lessicale, b) la riapplicazione dei vari blocchi di regole alla propria uscita ed infine c) alcuni aspetti problematici della definizione della struttura interna delle parole complesse. Nella prima parte del capitolo abbiamo dunque studiato i rapporti a) tra regole di 163

derivazione e regole di flessione, b) tra regole di composizione e regole di derivazione, c) tra regole di composizione e regole di flessione. /pag. 254/ Per quel che riguarda il rapporto tra RD e RF, si potuto dimostrare che le RD e le RF sono due tipi distinti di regole per il fatto che a) le RD possono cambiare la categoria lessicale della loro base, mentre le RF non possono farlo; b) le RF sono sempre periferiche rispetto alle RD; c) le RD e le RF fanno cose diverse, ed in particolare le RD sono regole pi potenti delle RF nel senso che possono operare mutamenti pi radicali sulla loro base di quanto non possano fare le RF; d) le RD cambiano il significato concettuale della loro base, mentre le RF cambiano solo il significato grammaticale; e) le RD non sono totalmente produttive, mentre le RF lo sono; f) certi aspetti della flessione (per esempio laccordo) sono strettamente dipendenti dalla sintassi, mentre la derivazione totalmente indipendente da questa; g) le RD sono facoltative mentre le RF sono obbligatorie; h) gli esiti flessivi di una parola sono prevedibili a partire dalla categoria della base mentre in derivazione non cos (9.1.). Per quel che riguarda il rapporto tra RC e RD, abbiamo esaminato varie ipotesi di relazione tra questi due insiemi di regole e ne abbiamo concluso che i composti lessicalizzati sono trattati dalla grammatica come parole senza una chiara struttura interna, per cui questi composti possono essere derivati. La derivazione di composti per un fenomeno sporadico, non sistematico. I composti larghi invece, possono avere strutture pi complesse: non possono essere derivati (anche perch hanno testa a sinistra e difficilmente si pu aggiungere materiale morfologico lontano dalla testa), ma i due costituenti possono essere formati da parole a loro volta derivate (generalmente suffissate) (9.2.). Per quel che riguarda i rapporti tra composizione e flessione, che sono gi stati affrontati nel cap. 5, si potuto concludere che la flessione dei composti deve tenere conto di due fattori cruciali: a) la posizione della testa; b) il grado di lessicalizzazione del composto. La regola produttiva oggi la seguente: le RC formano composti endocentrici con testa a sinistra. In questi casi la flessione si applica alla testa del composto (navi traghetto). I composti lessicalizzati, al contrario, vengono trattati come parole semplici e quindi la flessione si applica a destra del composto (cfr. pomodori). Tra questi due estremi si colloca una varia casistica, che abbiamo visto nel cap. 5 (9.3.). Nella seconda parte del capitolo, abbiamo visto come si possono combinare tra di loro i suffissi (9.4.1.) e i prefissi (9.4.2.). Come quasi tutte le lingue del mondo, anche litaliano mostra una marcata preferenza per la suffissazione invece che per la prefissazione: dunque normale che ad una base si possano aggiungere diversi suffissi mentre sono rari i casi di doppia prefissazione. Lipotesi che i vari suffissi dellitaliano possano essere ordinati in tre classi (iniziali, mediani e terminali) non pu essere mantenuta perch ai suffissi non si pu imporre un ordine assoluto di applicazione. Si poi brevemente analizzata la nozione di ricorsivit, vale a dire la possibilit che una RFP si riapplichi alla propria uscita. Sono ricorsive alcune regole di prefissazione e, sporadicamente, le regole che aggiungono suffissi valutativi; le regole di composizione, invece, sono /pag. 255/ ricorsive solo nelle lingue germaniche, ma di norma non lo sono nelle lingue romanze (9.4.3.). Per quanto riguarda i limiti di complessit delle parole derivate, si visto che teoricamente non vi sono limiti alla possibilit di aggiungere affissi ad una base. I limiti sembrano di fatto dovuti a ragioni di accettabilit pi che di grammaticalit (9.4.4.). Negli ultimi paragrafi sono stati discussi tre problemi relativi alla struttura interna delle parole complesse (9.5.). Un primo problema ha a che fare con la decisione su qual la struttura corretta che possiamo assegnare ad una parola complessa. Si esaminato un caso in cui possibile giungere ad una conclusione utilizzando il principio della base unica (9.5.1.). Il secondo problema riguarda la corretta identificazione della categoria lessicale della base nei casi in cui essa ambigua (valicabile viene da valico o da valicare?). Anche in questo caso la

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soluzione affidata ad una corretta applicazione del principio della base unica (9.5.2.). Il terzo problema esaminato quello di quei casi noti col nome di paradossi della parentesizzazione, in cui la struttura morfologica sembra non coincidere con la lettura semantica delle parole complesse (9.5.3. ). Infine si sono esaminati alcuni problemi relativi alla struttura interna delle parole flesse, per la quale stato proposto un nodo specifico Flessione, che raggruppa i morfemi di tempo e modo e di numero e persona (9.6.). /pag. 256/ 9.8. Indicazioni bibliografiche Derivazione e flessione: Anderson [1985b]; Miceli e Caramazza [1987]; Scalise [1988a]. Composizione e derivazione: Allen [1978]. Flessione e composizione: Lepschy e Lepschy [1981]. Combinazioni di affissi: Chapin [1970]; Zannier[1982]. Ricorsivit: Rainer [1989]. Struttura interna delle parole complesse: Allen [1978]; Pesetsky [1985]; Selkirk [1982]; Sproat [1984].

CAPITOLO 1O: ALCUNI CASI SPECIALI 10.0. Introduzione Non sempre le distinzioni che sono necessarie per procedere nellanalisi dei dati di una lingua possono essere nette. A volte il confine tra due fenomeni netto e regge anche quando vengano analizzati dati nuovi della stessa lingua o altre lingue. A volte il confine appare incerto e una decisione pu essere presa solo in base alla teoria adottata. Ad esempio, nel capitolo precedente si discusso nei dettagli se flessione e derivazione siano trattabili dallo stesso insieme di regole o se richiedano regole di tipo diverso. Abbiamo li sostenuto, in accordo con il quadro teorico adottato, la seconda posizione, ma non mancano punti di vista diversi, come ad esempio quello di Bybee [1985] secondo cui la differenza tra derivazione e flessione non netta ma si pone lungo un continuum: vi un estremo dove si collocano fatti certamente derivazionali; allaltro estremo si collocano fatti certamente flessivi, poi nel mezzo le cose si confondono e le distinzioni diventano pi sfumate, meno nette. Nei paragrafi di questo capitolo prenderemo in esame alcuni di questi fenomeni dai confini non netti. Discuteremo la prefissazione (che un fenomeno poco studiato), i suffissi valutativi, che stanno a cavallo tra la flessione e la derivazione, i pronomi clitici per i quali si discute se siano trattabili con regole morfologiche o non piuttosto sintattiche, le semiparole che secondo alcuni sono assimilabili agli affissi mentre secondo altri sono assimilabili alle parole, il participio passato che ha una doppia natura, verbale e aggettivale. Discuteremo anche un falso caso di suffissazione zero. Affronteremo infine il problema della delimitazione tra fenomeni di allomorfia e di suppletivismo. /pag. 257/ 10.1. Prefissazione La prefissazione un caso speciale solo in quanto stata meno studiata degli altri processi morfologici. Nei paragrafi che seguono, discuteremo diversi punti tra cui se i prefissi siano aggiunti alla loro base da regole lessicali o da regole sintattiche, forniremo un primo elenco di che cosa fanno i prefissi, e una classificazione degli stessi. Sulle modalit con cui un prefisso si aggiunge alla propria base, vi sono correntemente due

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ipotesi: una sintattica e una lessicale. Si consideri un caso di prefissazione come il seguente: (1) ridere de-gli altri > deridere gli altri Sembrerebbe qui che la prefissazione del verbo si ottenga tramite uno spostamento della preposizione de. Dato che si assume comunemente che il componente lessicale non abbia regole di spostamento, non resterebbe che pensare ad un movimento (sincronico) di tipo sintattico. In effetti, una proposta di questo tipo stata avanzata da Baker [1988]. Si considerino i due indicatori in (2) [Nellindicatore di destra, t sta per una traccia]: (2) SV SV V P SP SN1 SN2 V V P t SP SN2 SN1

Baker sostiene che nelle lingue in cui ci sono costruzioni applicative {Con costruzioni applicative si intende un tipo di cambiamenti di funzioni grammaticali (per es. locativi che diventano oggetti). Cfr. Baker [1988: 9 ss.]}, la preposizione, testa di un SP, viene spostata e diventa un affisso applicabile al V, testa del SV: un movimento sintattico in quanto le relazioni funzionali del verbo non cambiano dopo il movimento. Lo schema di Baker non si ripete, per, in italiano. Si consideri infatti il seguente esempio: (3) abito con Sandro > coabito con Sandro abito con Sandro a U. > coabito con Sandro a U. abito a Utrecht > coabito a Utrecht La differenza tra (1) e (3 ) sta nel fatto che il verbo prefissato in (1) lessicalizzato, cio derivato con un prefisso non pi produttivo; il verbo in (3), al contrario, prefissato con un prefisso produttivo. Nella prefissazione produttiva dellitaliano vi spesso un cambiamento nella struttura argomentale del verbo. Come si vede in (3), la prefissazione / pag. 258/ rende obbligatorio il sintagma con +SN. Questo cambiamento non pu essere trattato da regole trasformazionali che possono solo spostare categorie, non cambiare informazioni lessicali. Si noti anche che unipotesi sintattica pensabile solo per la prefissazione verbale e non per quella nominale. La prefissazione pu essere trattata da regole di formazione di parola lessicali, come quelle abituali: (4) [ ]X > [Pre + [ ] X l X I prefissi sono dunque delle RFP; come tali possiedono certe propriet. Ne elencheremo qui alcune: a) Formano parole nuove; per esempio insieme alla suffissazione, come si visto in 8.6.1., formano costruzioni parasintetiche: (5) Prefisso Categ sint. Suf Esempio a Aggettivo a(re) arrossare a Aggettivo i(re) abbellire a Nome a(re) abbottonare a Nome i(re) appuntire b) Influenzano la suffissaxione in vari modi. Per esempio possono potenziarla come in (6), dove si osserva che laggettivo (6a) o il verbo (7a) non pu essere suffissato, ma se laggettivo (6b) o il verbo (7b) viene prefissato, la suffissazone diviene possibile: (6) a. qualificabile > *qualificabilmente b. inqualificabile > inqualificabilmente (7) a. b. sorgere insorgere > > *sorgenza insorgenza

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La prefissazione pu determinare distribuzioni suffissali diverse: (8) a. correre > corsa corso b. rincorrere > rincorsa rincorso c. ricorrere > ricorsa ricorso d. incorrere > *incorsa *incorso Dal verbo semplice si possono formare due nominali (8a), ma se il verbo viene prefissato (8b-d), allora tale possibilit subisce ogni tipo di variazione. c) I prefissi presentano una fonologia di riaggiustamento che non coincide totalmente con quella delle parole suffissate o composte. Questo punto stato discusso nel cap. 6, in particolare in 6.2.3., dove si visto che la cancellazione di vocale in prefissazione non obbligatoria ma agisce di rado e in modi non del tutto prevedibili. d) Impongono restrizioni alla loro base. Quanto alle restrizioni che i prefissi impongono, si pu dire che non vi sono sostanziali differenze tra prefissazione e suffissazione. Abbiamo gi avuto modo di /pag. 259/ esemplificare restrizioni fonologiche e semantiche di diversi prefissi (per es. in 4.3.3 o in 9.4.3.). Per quanto riguarda la restrizione che abbiamo chiamato della base unica, il quadro si presenta complesso perch sembra che non tutti i prefissi vi obbediscano. In- negativo, per esempio, seleziona solo aggettivi (con sporadiche eccezioni per in + Ncome ad es. inazione) come si vede in (9a); altri prefissi (9b-c) non discriminano tra categorie lessicali diverse: (9) a. in + adatto / *-in + coraggio / *in + sentire b. V/A/N postdatare / postmoderno / postimpressionismo c. V/A/N superaffaticarsi / superdotato / superuomo Per quel che riguarda le propriet della base, prefissi e suffissi sono sensibili a tratti differenti. Mentre alcuni suffissi distinguono tra base transitiva e intransitiva (l0a) ed altri non distinguono (l0b), i prefissi sembrano non discriminare sistematicamente (l0c): (10) a. suffissi V. transitivi V. intransitivi -bile mangiabile *volabile contabile *camminabile b. -ione invasione esplosione uccisione emersione prefissi c. prepre + annunziare pre + valere pre + eleggere pre + dominare riri + appendere ri + apparire ri + appiccicare ri + approdare sottosotto + intendere sotto + entrare sotto + scrivere sotto + stare In conclusione, la prefissazione parte del componente lessicale ed distinta dalla suffissazione (con la quale interagisce in modi complessi) non solo per quella che la differenza pi ovvia (il punto di attacco alla propria base) ma per diverse propriet formali. 10.1.1. Classificazioni I prefissi esibiscono comportamenti non sempre predicibili (1abbamo visto, per es., nel caso della cancellazione di vocale in 6.2.3. ) ci che ha indotto molti studiosi a tentarne delle classificazioni. Sopra abbiamo visto, sempre in relazione alla cancellazione di vocale, che pu risultare conveniente distinguere tra prefissi monosillabici e prefissi bisillabici. Dardano [1978] ha distinto tra prefissi che derivano da preposizioni e da avverbi (come avan(ti)-, ante-, circum, con-, sopra- sotto- ecc.) da altri prefissi che non derivano n da avverbi n da preposizioni (per es., stra-, dis-). Questa distinzione ha rilevanza per la sintassi esterna della /pag. 260/ parola derivata; per esempio un verbo prefissato con circum- cambia il verbo di base da intransitivo a transitivo (11a) mentre nulla di questo accade con il prefisso

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dis- (1 lb): (11) a.

navigare attorno al globo circumnavigare il globo b. attivare il circuito disattivare il circuito Nespor e Vogel [1986: 127 ss.] distinguono, su basi esclusivamente fonologiche, tra prefissi che terminano in vocale (che non formano una parola fonologica con la propria base) e prefissi che terminano in consonante (che formano una parola fonologica con la propria base). Infine, Bisetto, Mutarello e Scalise [1990] distinguono tra tre tipi di prefissazione: 1. Lessicalixxaxioni: il verbo prefissato ha una semantica che rende le sue parti costituenti non pi analizzabili, per cui il confronto con la base pressoch inutile (il caso limite quello in (12c) dove la base un verbo latino): (12 ) a. giurare / congiurare b. seguire / conseguire c. cepire / concepire 2. Prefissazione produttiva. Il prefisso apporta un significato trasparente: (13) ri-costruire costruire di nuovo pre-eleggere eleggere prima co-operare operare con 3. Prefissaxione rafforzativa: il prefisso non apporta un significato netto e non sembra cambiare alcuna propriet sintattica della base. La parola derivata pu essere usata in alternativa alla parola semplice (mi si [con]gelano le mani; [ri]piegalo con cura; [ri]chiudi la porta dolcemente): (14) piegare / ripiegare chiudere / richiudere ornare / adornare Questa tripartizione ha confini meno netti di quel che appare, dato che non sempre facile collocare un prefisso in ununica categoria. A volte uno stesso prefisso sembra far parte di sottogruppi diversi: (15) lessic. produttivo rafforzativo de: detenere decodificare derubare ri: rimordere riabbracciare ripiegare inter: interdire interagire con: corrompere cogestire contorcere /pag. 261/ Si pu infine osservare che nella stragrande maggioranza dei casi, i prefissi possono dividersi in due grandi gruppi: quelli nominali (che si aggiungono a nomi e ad aggettivi) e quelli verbali. 10.1.2. Prefissi verbali Il contributo di un prefisso alla sua base verbale costante? Una risposta positiva implica a) che il prefisso possegga informazioni costanti che trasmette sempre al nodo superiore e b) che le informazioni del derivato siano una somma delle informazioni dei suoi costituenti. N a) n b) si verificano. Si considerino due verbi ergativi, con la relativa struttura argomentale: (seguiamo qui la convenzione proposta da Williams [1981] di sottolineare largomento esterno): (16) crescere [ Th ] correre [ Th ] Se si derivano questi due verbi con lo stesso prefisso, si ottengono risultati diversi: (17) accrescere [ Ag, Th] accorrere [ Th ] Accrescere diventa un normale verbo transitivo mentre accorrere rimane un ergativo. Ci significa che le informazioni apportate dal prefisso non sono costanti ma che il risultato

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finale dipende da forme di interazione tra i[ prefisso e la base che non ci sono notes. I prefissi, a[ contrario dei suffissi, sembrano essere sprovvisti di una categoria propria, di un Quadro di Sottocategorizzazione o di una Struttura Argomentale propri. daltronde innegabile linfluenza che i[ prefisso ha sul processo di derivazione: i prefissi spesso mutano la valenza sintattica e la semantica della base. Si pu quindi sostenere che anche i prefissi hanno un contenuto che, in qualche modo, interviene nella derivazione. Tale contenuto, essenzialmente semantico e difficilmente definibile in termini di tratti, interagisce con la parola-base e con le informazioni ad essa associate. Lapporto dei prefissi nella derivazione verbale pu essere sintetizzato nei punti seguenti: 1) Selezione semantica: i prefissi scelgono (come daltronde fanno i suffissi) tra i significati della base. Per esempio, ad accezioni diverse del verbo si aggiungono prefissi diversi (18a) oppure, in altri casi, un prefisso si aggiunge solo ad una accezione del verbo (18b): /pag. 262/ (18) arrivare [ tr] > sopraggiungere [ tr] a. giungere unire [ + tr] > aggiungere [ + tr] credere [ +---- che F] b. pensare >

volgere il pensiero a [ + ---SP] > ripensare [ + ---SP] I prefissi degli esempi in (18) distinguono tra i tratti associati a ciascun significato della base. Si specializza in tal modo anche la valenza esterna del derivatoti. 2) Transitivit. Si detto sopra che i prefissi non discriminano sulla base del tratto [ tr] dellentrata. Tuttavia sembra che questo tratto abbia una qualche influenza sulla prefissazione: (19) a. Luigi segue Alberto > Luigi insegue Alberto Alla conferenza segue il dibattito > *Alla conferenza insegue il dibattito b. Francesca cambia (orologio (con un quadro) > Francesca scambia lorologio (con un quadro) Il tempo cambia > *Il tempo scambia I verbi seguire e cambiare hanno una doppia lettura: transitiva e intransitiva. I prefissi selezionano la lettura transitiva selezionando anche uno dei significati del verbo. Non sempre, tuttavia, questo accade: (20) Gianni sale le scale > Gianni ri-sale le scale Gianni sale a cavallo > Gianni ri-sale a cavallo In (20) si vede che laffisso non opera alcuna selezione sulla base. 3) Sottocategorizzazione stretta. La prefissazione modifica i tratti di sottocategorizzazione stretta in relazione alla obbligatoriet o allordine di realizzazione degli argomenti. In (21a) si vede infatti che con il verbo venire il locativo facoltativo, mentre in (21b) si vede che il verbo provenire esige un locativo: (21) a. Mario viene > Mario viene dal Brasile b. *Mario proviene > Mario proviene dal Brasile In (22), come si gi visto in 9.1., si mostra che il verbo rubare richiede una sottocategorizzazione con il SN oggetto [ - animato] e il SP [ + animato] (22a), mentre il verbo derubare richiede un SN oggetto [ + animato] e il SP [ - animato] (22b): (22) rubare [+ --- SN1 SP [a SN2]] orologi ai passanti derubare [+ --- SN2 SP [di SN1]] i passanti degli orologi 4) Restrizioni selettive. Si considerino i seguenti esempi: /pag. 263/ (23) Sara scrive una lettera > Sara descrive una lettera *Sara scrive Luigi > Sara descrive Luigi Gianni vede Antonio > *Gianni prevede Antonio

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Gianni vede il futuro > Gianni prevede il futuro Anche da questi dati si pu osservare che il prefisso opera una selezione: pre- sceglie il verbo che sottocategorizza un SN [ + astratto]; de- cambia le restrizioni selettive di scrivere: descrivere pu avere un SN [ + animato]. Concludendo, abbiamo visto che i prefissi agiscono come selezionatori di significato (cfr. (18)), possono cambiare le restrizioni selettive delle basi verbali (cfr. (23)), e modificare i tratti di sottocategorizzazione stretta (cfr. (21) e (22)). Lazione dei prefissi di natura prevalentemente semantica e, come tale, difficilmente formalizzabile. Inoltre, lazione modificatrice non costante e non pu essere fatta derivare esclusivamente dal costituente di sinistra. 10.2. Suffissi valutativi Un caso che sembra essere al limite tra derivazione e flessione quello dei suffissi valutativi. In italiano questi suffissi vengono solitamente divisi nei seguenti gruppi: diminutivi (ad es. -ino), accrescitivi (ad es. -one), peggiorativi (ad es. -accio, -ucolo), ed altri (ad es. -ello, -etto, -uzzo) [Allo stesso gruppo di suffissi vengono spesso ascritte quelle forme che si trovano nei verbi, con valore frequentativo: cantare - cantimbiare giocare - giocberellare, parlare -> parlottare. Si noti che, formalmente, si tratta degli stessi suffissi che si trovano aggiunti ai nomi (avvocatzccbio, sembiello, cosciotto).]. La discussione che segue si limiter al suffisso diminutivo -ino, ma sottinteso che le stesse considerazioni valgono anche per gli altri gruppi. Si considerino gli esempi in (24): (24) a. [Tavolo]N > [tavolino] N b. [giallo]A > [giallino] A c. [bene] Avv > [benino] Avv Come si vede, -ino pu essere aggiunto a tre categorie sintattiche diverse: nomi, aggettivi e avverbi. Si possono dunque scrivere le tre regole seguenti per dar conto dei tre rispettivi esempi di (24): (25) a. [[ ]N + ino]N b. [[ ] A + ino] A c. [[ ]Avv + ino]Avv Le rappresentazioni in (25) sono per palesemente ridondanti e non colgono una generalizzazione importante, che pure emerge chiaramente dai dati in (25), e cio che il suffisso -ino non solo si pu aggiungere a /pag. 264/ categorie diverse ma non cambia la categoria sintattica della propria base. Possiamo quindi riscrivere le tre regole separate di (25) come una sola regola: (26) [[ ]x + ino] x dove X sta per una categoria sintattica maggiore e a un simbolo didentit. Questa regola non solo pi economica rispetto a (25), ma coglie anche il fatto che la categoria sintattica delluscita sempre la stessa della categoria dellentrata. In realt, laggiunta di un suffisso valutativo non solo non cambia la categoria sintattica della base, ma non cambia neppure i tratti della base, come si pu vedere in (27) per il tratto sintattico [ astratto] (ma come pu essere facilmente provato per qualsiasi altro tratto): (27) a. [letto]N > [lettino]N [ - astr] [ - astr] b. [idea]N > [ideuzza]N [ + astr] [ + astr] Si ricordi che le RD possono cambiare la categoria della base cos come possono cambiarne i tratti sintattici e il quadro di sottocategorizzazione, mentre le RF non possono effettuare questi cambiamenti. ll problema ora di determinare se le regole che aggiungono i suffissi valutativi sono RD o RF. Consideriamo un pi ampio gruppo di propriet che caratterizzano il comportamento dei suffissi valutativi in italiano8. 170

Le propriet dei suffissi valutativi si possono riassumere nei seguenti punti: (a) non cambiano la categoria della loro base; (b) non cambiano i tratti sintattici della loro base; (c) cambiano la semantica della base (se da macchina si forma macchinina, la semantica cambia da autovettura a piccola autovettura); (d) permettono lapplicazione consecutiva di pi di una regola dello stesso tipo, e ad ogni applicazione il risultato una parola esistente come si pu constatare qui di seguito: (28) fuoco > fuocherello > fuocherellino uomo > omaccio > omaccione (e) Sono esterni rispetto ai suffissi derivazionali, e interni rispetto ai morfemi flessivi, come si pu vedere nel seguente esempio: (29) contrabbandierucoli che ha la struttura Parola composta (contrabbando) + Suffisso derivazionale (-iere) + Suffisso valutativo (-ucolo) + Morfema flessivo (-i ) [Una parola come castagnacciaio venditore di castagnaccio non una vera eccezione al punto (e) in quanto la base di -aio, castagnaccio, lessicalizzata, come si capisce dal fatto che la parola non ha significato componenziale: castagnaccio non significa castagno cattivo cos come cagnaccio significa cane cattivo.] /pag. 265/ (con il suffisso valutativo che si trova tra il suffisso derivazionale e quello flessivo). (f) Richiedono delle regole di riaggiustamento specifiche, in parte prevedibili, in parte idiosincratiche. Una regola di riaggiustamento prevedibile con grande regolarit linserimento di una /tS/ tra una parola che finisce in one e i diminutivi -ino -ello) (30) balcone > balconcino > *balconino cannone > cannoncino > *cannonino buffone > buffoncello > * buffonello garzone > garzoncello > *garzonello Mentre le propriet (a) e (b) avvicinano i suffissi valutativi agli affissi flessivi, le propriet (c) e (d) li avvicinano agli affissi derivazionali. Le propriet (e) e (f), invece, differenziano i suffissi valutativi sia dagli affissi derivazionali che da quelli flessivi. Sulla base di questa analisi, possiamo concludere che i suffissi valutativi non possono, in realt, essere assimilati del tutto n agli affissi derivazionali n a quelli flessivi. In una morfologia ordinata per livelli, come quella qui adottata, questa situazione pu essere trattata facilmente ordinando un blocco separato di Regole Valutative (RV) dopo le RD e prima delle Regole di Flessione, come rappresentato in (31): RD RV RF Questordine d conto della distribuzione lineare dei suffissi in questione. Cos, troviamo sequenze come Parola + Suffisso derivazionale + Suffisso valutativo + Suffisso flessivo, ma non troviamo sequenze come Parola + Suffisso valutativo + Suffisso derivazionale + Suffisso flessivo (cfr. sopra il punto (e)). I suffissi valutativi possono pertanto essere considerati come un blocco separato di regole, diverse sia dalle RD che dalle RF [I valutativi interagiscono poco con la composizione, come testimoniano le seguenti parole che, tutte, sembrano molto marginali: pescecanino, *capostazionaccio, *agrodolciastro, *verde bottiglino. In altre parole, sembra che un composto non possa, di norma, soggiacere alle regole che aggiungono i valutativi. Questa restrizione viene ad essere allentata se il composto lessicalizzato (cfr. Pomodorino).] 171

/pag. 266/ 10.3. I pronomi clitici In italiano, vi sono due serie di pronomi, quelli cosiddetti l i b e r i (esemplificati in (32a) e quelli cosiddetti c l i t i c i (esemplificati in (32b): (32) a. cercano me b. mi cercano cercano te ti cercano cercano lei/lui la/lo cercano I pronomi liberi sono delle parole a s stanti, con un proprio accento di parola, separabili dal verbo che li regge (cercano solo lei). I pronomi clitici non hanno invece un accento proprio e non sono separabili dal verbo (*la solo cercano). I pronomi clitici sono un altro caso limite nel senso che presentano problemi di analisi dato che non sono chiaramente n affissi, n parole indipendenti. Ci si pu pertanto chiedere se debbano essere trattati, rispettivamente, da regole morfologiche o da regole sintattiche. Per rispondere a questo quesito, si osservino le seguenti propriet dei clitici. 1. Categoria sintattica. I clitici, al contrario dei suffissi derivazionali, non cambiano la categoria dellelemento al quale sono cliticizzati; come si vede in (33), il verbo resta verbo dopo laggiunta di un clitico: (33) ascolta > ascoltami V > V leggere > leggerlo V > V vedendo > vedendoti V > V 2. Ordinamento. I suffissi possono (sporadicamente) presentare ordini alternativi (34a-b); i clitici, al contrario non possono presentare ordini alternativi (34c-d). In alcuni casi, in cui sembra che lordinamento dei clitici possa essere cambiato, quello che abbiamo, in realt, non sono due clitici, ma un clitico ed un pronome libero (preceduto da una preposizione), come in (34e): (34) a. X-ic-ista (storicista) b. X-ist-ico (artistico) c. di-glie-1o13 d. *di-lo-gli e. di(l)lo a lui 3. Distribuzione. Si osservino alcune propriet di distribuzione dei clitici: /pag. 267/ (35) P]V + Fless]V + Clitico]V + Fless]V ama r 1 i amarli b. P]A + Der]V + Fless]V + Clitico] V + Fless] V concret izza r 1 e concretizzarle c. *P] + Clitico] + Der] + Fless] Un clitico compare dopo i suffissi derivazionali (35b) e non si d il caso inverso. Un clitico pu comparire tra due morfemi flessivi (35a-b). Inoltre si noti che il nodo Fless alla sinistra del clitico (sia in (35a) che in (35b)) deve appartenere ad un gruppo definito di nodi Fless. Cio, i clitici possono essere aggiunti alla destra di un verbo solo se il verbo allinfinito (cfr. amarli in (35a)), al participio passato (cfr. arresi-si), al gerundio (cfr. amando-li), allimperativo (ama-li). Se il verbo , invece, allindicativo (o al congiuntivo o al condizionale), in italiano contemporaneo i clitici non possono essere aggiunti a destra (36a), ma appaiono a sinistra e come forme libere (36b): (36) a. *Amoli b. li amo *concretizzole le concretizzo Dobbiamo concludere, pertanto, che i clitici non possono essere considerati affissi perch occorrono normalmente alla destra degli affissi flessivi e perch sono sensibili, in un modo in cui gli affissi derivazionali non lo sono [Si visto (cfr. 8.3.) che gli affissi derivazionali non si

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aggiungono al modo infinito, gerundio o imperativo, ma solo al tema c/o al participio passato.] , al tipo di flessione dellelemento al quale vengono aggiunti. 4. Fonologia. Vi sono infine diversi casi in cui i clitici si comportano diversamente dagli affissi derivazionali per quel che riguarda la fonologia. Con i clitici, la regola fonologica (dellitaliano del nord) per cui una s diventa sonora in posizione intervocalica {La parte rilevante di questa regola pu essere formulata come s > z / V V, ma cfr. [FONOLOGIA 7.3.].} non si applica (37b) mentre obbligatoria in affissazione (37a): (37) a. Affissi di[s]+onesto > di[z]onesto ci[s]+alpino > ci[z]alpino b. Clitici arreso + [s]i > arreso[s]i pentito+[s]i > pentito[s]i Unaltra differenza che i clitici, contrariamente agli affissi derivazionali, si comportano come parole indipendenti rispetto al cosiddetto / pag. 268/ Raddoppiamento Sintattico dellitaliano del centro e del sud 6. I clitici, cio, quando vi sono le condizioni fonologiche richieste, soggiacciono a questa regola, mentre gli affissi non vi soggiacciono: (38) a. Parole indipendenti > a[k]asa > a[kk]asa tre [g]atti > tre[gg]atti b. Clitici d + [m]i > da[mm]i di + [1]o > di[ll]o c. Affissi a + [t]ipico > a[tt]ipico ma atipico ri + [f] are > *ri[ff]are ma rifare Sulla base dei fenomeni discussi in questo paragrafo, possiamo concludere che gli affissi e i clitici costituiscono due insiemi diversi e che, pertanto, i pronomi clitici non possono essere trattati dalle regole morfologiche. 10.4. Semiparole Come si gi visto nel cap. 3, con s e m i p a r o l e intendiamo quelle forme legate che hanno uno statuto incerto tra le parole e gli affissi. Voci come anglo, bio, elettro, franco, ecc., sono spesso chiamate prefissi (o prefissoidi), e voci come Grate, filo, ecc., suffissi (o suffissoidi). In questo paragrafo si sosterr che le voci in questione non sono degli affissi ma delle forme legate con uno statuto pi simile a quello delle parole che a quello degli affissi. Se spingiamo alle estreme conseguenze il punto di vista secondo cui le voci in questione sono affissi, una parola come francofilo avrebbe la struttura in (39) e cio si tratterebbe di una parola formata da un prefisso pi un suffisso: (39) [[franco]Pre [filo]Suf] Questa analisi, per, insoddisfacente per diverse ragioni: 1. Una voce come filo pu essere il secondo elemento di una parola, come in francofilo, ma pu essere anche il primo elemento come in filantropo. Un vero affisso non cos libero; se si trova a sinistra della propria base un prefisso, se si trova a destra un suffisso. Nei composti, al contrario, lo stesso costituente pu essere ora Parola1 ora Parola2 (cfr. ferma porta e porta finestra). 2. Le voci in questione possono essere fattorizzate. Si pu dire, /pag. 269/ ad esempio, 173

non importa se sono filo- o anti-sovietici, ma con veri affissi ci non possibile (cfr. * io non im- ma esporto). 3. Le voci in questione possono combinarsi piuttosto liberamente con altre; si pu dire: una produzione anglo-italo-sovietica cos come si pu dire: una produzione italo-anglosovietica. Anche questa libert combinatoria non possibile con veri affissi, cfr. indeformabile vs. *deinformabile, collosit vs. *collitoso. 4. Una struttura come quella in (39) fortemente marcata ed, inoltre, non ricorre con veri affissi (cfr. *in + ico, *super + oso, *de + ata, ecc.). In altri termini, gli affissi si aggiungono a parole, non ad altri affissi. 5. Una struttura come quella in (39) si comporta pi come un composto che come una parola derivata. Questo evidente, ad esempio, nei casi (gi visti in 6.4.2.) in cui nei composti appare una o (cfr. italo-americano), ed anche in combinazioni nelle quali il secondo elemento una delle voci in questione, in particolare, una voce con il tratto di strato [+greco] (ad es., musica +logia > musicologia, computer + logia > computerologia). La o negli esempi appena citati non pu essere parte dellelemento [ + greco] (cio * ologia ), poich questo tipo di analisi richiederebbe che venissero ipotizzate forme contenenti tale o anche per voci come -ograf(ia), -ofilo, -ofobo, -ometro, ecc. (cfr. storiografia, germanofilo, germanofobo, galvanometro). In questo caso per, verrebbero oscurate le relazioni tra -graff(ia) in storiografia e in grafologia, grafomania, tra filo in germanofilo e in filantropico, ecc. Tutti i problemi visti si risolvono considerando le voci in questione come semiparole piuttosto che come affissi. Tali semiparole sono caratterizzate da tratti di strato come [ greco], [ latino], ci che permette di prevedere sistematicamente la comparsa della vocale o (effetto di un riaggiustamento) prima di una semiparola di origine greca, cio caratterizzata dal tratto [+greco] (cfr. (40a)), e la comparsa della vocale i (riaggiustata) prima di una semparola di origine latina cio caratterizzata dal tratto [+latino] (cfr. (40b)): (40) a. musica +logia > musicologia storia + grafia > storiografia Dante + filo > dantofilo b. ombrello + fera > ombrellifera insetto + cida > insetticida erba + voro > erbivoro Si osservi infine che la relazione semantica che intercorre tra certe semiparole e certe parole diversa dalla relazione che intercorre tra una parola ed un affisso. La relazione tra bio e vita, tra uomo e antropo una relazione di tipo suppletivo, per esprimere la quale necessario supporre lesistenza di entrate lessicali complesse. In altre parole, si pu / pag. 270/ assumere che esista una relazione lessicale tra le forme appena citate che potremmo rappresentare nel modo seguente: (41) bio uomo vita antropo le voci in questione semiparole invece che affissi presenta un altro vantaggio: si potr cio definire una voce come filo nello stesso modo sia quando il primo elemento di una parola sia quando il secondo (cfr. filantropico, anglofilo). Infine, possiamo identificare anche tre differenti tipi di composti nei quali almeno un elemento una semiparola (oltre al tipo normale formato da due parole, ad es. capobranco): (42) a. [[semiparola] [semiparola]] anglofilo, biologo b. [[semiparola] [parola]] geofisica, grafomania c. [[parola] [semiparola]] musicologia, insetticida Tutte queste considerazioni mostrano che ci deve essere una sottoparte speciale del lessico che dia conto del funzionamento di un ristretto insieme di unit lessicali che sono per piuttosto produttive sincronicamente in tutte le lingue europee. Il lessico deve comprendere una lista di semiparole [ + greco] e [ + latino] per la formazione del lessico dotto. Le

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semiparole sono immagazzinate nel lessico insieme alla parola dalla quale dipendono semanticamente e alla quale sono associate da un rapporto di suppletivismo: (43) derivazioni parola vita > vitale, malavitoso, ... semiparola bio > biologico, biosfera ... Le semiparole formano dunque un sottoinsieme dotto del lessico e contribuiscono produttivamente alla formazione di parole nuove. 10.5. Suffisso zero Talvolta una voce lessicale pu avere due funzioni sintattiche diverse senza che tali funzioni siano segnalate da una marca esplicita, come ad esempio caldo in italiano che funziona sia come nome che come aggettivo. Di fronte ad alternanze come queste, il linguista tende a ipotizzare che una delle due funzioni sia basica e (altra derivata. Questo fenomeno derivazionale noto col nome di s u f f i s s a z i o n e zero o di c o n v e r s i o n e. Esempi molto netti si trovano in inglese: /pag. 270/ (44) water > (to) water acqua - innaffiare answer > (to) answer risposta - rispondere saw > (to) saw sega - segare Dal punto di vista formale, questi casi si possono descrivere nel modo seguente, a seconda che si preferisca lipotesi suffisso zero (45a) o conversione (45b). La differenza sta nel fatto che la conversione un passaggio di categoria senza la presenza di alcun tipo di suffissazione mentre lipotesi suffisso zero deve ricorrere ad un tipo particolare di suffisso: (45) a. [ ]X > [ [ ]X + ]Y b. [ ]X > [ [ ]X]Y Uno dei problemi pi seri per questo tipo di derivazione la direzionalit. In (44), per esempio, si supposto che la forma di base sia il nome e che la forma derivata sia il verbo. Si potrebbe pensare che un criterio valido possa essere la precedenza diacronica: la forma attestata prima quella di base. Ma tale criterio, ad una verifica, ha dato risultati non del tutto univoci. stato infatti dimostrato, per linglese che il rapporto nome/verbo non ha una direzione diacronica univoca: (46)Prime attestazioni Precedenza diacronica nome verbo array 1300 1297 V di 3 anni equipaggiamento change 1225 1230 N di 5 anni cambio charm 1300 1300 nessuna fascino count 1325 1325 nessuna conto trouble 1230 1225 V di 5 anni problema vow 1290 1300 N di 10 anni voto Un altro criterio quello della precedenza semantica. Come dice Marchand [...] non si pu segare senza una sega; il concetto di sega quindi implicato nel concetto verbale di segare. Non tenteremo qui di affrontare questo problema; ci basti concludere con losservazione che la grammatica deve fondarsi su criteri sincronici per definire la precedenza tra due forme di conversione. Nel paragrafo seguente vedremo un fenomeno dellitaliano che pu essere convenientemente analizzato in termini di suffisso zero. 10.5.1. II participio passato e il suffisso zero Un participio passato pu condividere pressoch tutte le propriet di un aggettivo: (47) a. la legge inosservata /pag. 272/ b. il suo orgoglio sembra ferito c. Giorgio annoiatissimo

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d. Giorgio molto annoiato e. la donna amata ricomparsa f. lamata cugina non scrive pi In (47a) il participio passato (osservata) negato con prefisso negativo proprio come vengono negati gli aggettivi (felice > infelice); in (47b) il participio passato (ferito) ricorre in posizione predicativa proprio come gli aggettivi (cfr. Giorgio sembra buono); in (47c) e (47d) il participio passato modificato come possono essere modificati gli aggettivi: rispettivamente con il suffisso superlativo -issimo (cfr. alto > altissimo) e con la particella di grado molto (cfr. alto > molto alto); ed infine in (47e) e (47f) il participio ricorre, rispettivamente, sia in posizione postnominale che prenominale (cfr. il grande tavolo VS. il tavolo grande). Proprio per questa sua doppia natura, il participio passato non si lascia analizzare semplicemente, perch spesso a met strada tra il verbo (ed allora un fenomeno flessivo) e laggettivo o il nome (ed allora un fenomeno derivazionale). Si considerino i seguenti esempi: (48) a. Il disastro stato determinato da molte cause b. Sandro molto determinato Queste due occorrenze di determinato sembrano evidentemente essere diverse: (48a) verbale (occorre con un complemento dagente) mentre (48b) aggettivale (occorre con il modificatore aggettivale molto). Un modo di dar conto delle diverse propriet sintattiche delle due forme in questione di supporre che siano derivate tramite due regole diverse: (49) RF > determinato]V determina]V RD > determinato]A Lo svantaggio della soluzione appena proposta, per, che tra le forme flessive del participio passato e quelle aggettivali non vi mai nemmeno una differenza morfologica. Le due forme sono sempre uguali, ci che indebolisce la possibilit che i processi di formazione siano diversi [Un esempio in cui vi differenza tra participio ed aggettivo potrebbe essere risolto versus risoluto. Ma non un caso produttivo sincronicamente.]. Un modo di ovviare a questo problema di supporre che le normali regole flessive formino il participio passato e che poi il participio passato diventi un aggettivo: (50) [determina]V > [determinato]V > [determinato]A La seconda regola (quella che porta da un participio passato ad un / pag. 273/ aggettivo) pu essere descritta come una regola a suffisso zero, una regcola che non aggiunge un suffisso fisicamente presente ma che ha leffetto di cambiare la categoria della base. Si spiega cos la costante uguaglianza delle due forme [La soluzione proposta sembra ragionevole. Pone solo un problema per le teorie in cui le regole flessive debbono seguire le regole derivazionali, a meno che non si attribuisca una statuto speciale alla regola di formazione del participio passato.] La regola appena presentata non agisce sempre. Vi sono dei participi che non hanno la possibilit di diventare aggettivi: (51) amministrato (cfr. *molto amministrato) mangiato (cfr. *molto mangiato) I participi passati in (51) sfuggono infatti a tutti i test per 1aggetti;.jo (cfr. 1.4.2.): sono participi passati che non hanno nulla di aggettival- e, La regola vista sopra, si applica dunque solo a certi participi passateti, non a tutti. Si osservi, infine, che i cambiamenti di categoria senza la presen2ga manifesta di un suffisso in italiano non sono limitati a quello visto soptra ma si tratta di un fenomeno molto diffuso, come si pu vedere qtui sotto: (52) A > N vecchio > il vecchio

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V > N cantare > (il) cantare Part. pass. > A deciso > (molto) deciso Part. pass. > N coperto > (un) coperto Part. pres. > A tagliente > (molto) tagliente Part. pres. > N cantante > (un cantante) ll passaggio da una categoria ad unaltra segue poi un proprio corso. Si consideri ad esempio il caso V > N. In certi casi il passaggio pietnamente consolidato (la forma ha assunto tutta la morfologia nominale: il potere / i poteri / il poterucolo, ecc. ) [Si confronti anche la serie parallela con lo stesso etimo, ma con lenizione consonantica ([t] >[d]), podere - poderi - poderucolo, in cui si persa traccia dellorigine infinitivale del nome.]. In altri casi il passaggio noIn consolidato: un verbo come contare pu diventare nome il contare ma con una morfologia limitata (*i contati non grammaticale) e cote una sintassi ancora verbale e non nominale, per esempio pu aver un complemento oggetto (cfr. il contare i propri soldi in pubblico , disdicevole). 10.5.2. Un falso caso di suffisso zero? Esiste un tipo di suffissazione deverbale che viene spesso definita a suffisso zero, ma che probabilmente di tipo diverso. Si tratta di casi come bonifica, delibera, revoca. Su questo tipo di forme va detto innanzi /pag. 274/ tutto che non semplice stabilire la direzione del processo, se si tratta cio del passaggio N > V o, al contrario, V > N. In secondo luogo, queste formazioni non sembrano affatto diverse da formazioni come accordo, realizzo. Vi solo una differenza formale tra il tipo bonifica e il tipo accordo ed il morfema finale che nel primo caso -a e nel secondo -o. Ora, se pu sembrare plausibile parlare di conversione o morfema zero nel primo caso (bonifica potrebbe essere il tema verbale puro e semplice), non lo nel secondo caso dato che accordo non il tema verbale. N plausibile supporre che la o in questione sia quella della prima persona singolare dellindicativo per i motivi discussi nel par. 8.3. a proposito dellipotesi della base non flessa. plausibile, invece, supporre che - o sia un suffisso nominale a tutti gli effetti, che si aggiunge al tema verbale: accorda + o > accordo, con la solita regola di cancellazione di vocale. A questo punto, le vie sono due: o si suppone che il tipo bonifica e il tipo accordo siano due formazioni diverse (dove solo il primo tipo sarebbe un caso vero di suffisso zero) oppure, se si desidera giungere ad una analisi unificata, si pu supporre che le due parole siano derivate attraverso un processo del tutto analogo, nel modo seguente: (53) bonifica + a > bonifica accorda + o > accordo Ammesso che la derivazione in (53) sia quella corretta, resterebbero da determinare le ragioni della distribuzione di -a e di -o ma non compito facile. Tre osservazioni si possono fare al riguardo e cio che a) i casi di doppioni sono rarissimi (cfr. fermo vs. ferma o (ri ) sveglio vs. sveglia) e, naturalmente con significati diversi in ossequio al principio del blocco (cfr. 8.7.); b) i due suffissi in questione, aggiunti al tema verbale, compaiono esclusivamente con i verbi della prima coniugazione; c) linversione dei suffissi forma nomi nettamente agrammaticali: (54) *ripiega *rinuncio *sfregia * sosto *spruzza discolpo *declina *derogo Lunica vera differenza tra i due tipi che il tipo in -a in alcuni casi pu avere tuttaltra origine: pu essere cio derivato per sottrazione da una forma in -zione, come il caso spiegazione > spiega gi visto in 1.7.4. 10.6. Allomorfia della base o del suffisso?

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Un altro dominio di fenomeni la cui definizione non ha dei confini netti quello dellallomorfia e del suppletivismo. Ad alcune regole di allomorfia abbiamo gi accennato nel cap. 6, Discuteremo qui un problema di attribuzione di allomorfia e, dopo aver introdotto la nozione /pag. 275/ di suppletivismo, discuteremo i confini tra allomorfia e suppletivismo (10.7.). I fenomeni di allomorfia si verificano spesso al confine tra la base e il suffisso per cui necessario attribuire lallomorfia alluna o allaltro. In certi casi, la decisione semplice. Si considerino i seguenti esempi: (55) a. cantabile b. udibile controllabile eccepibile derivabile guaribile La variazione (cantabile /udibile) in questo caso sembra si possa attribuire alla base dato che la variazione corrisponde, per gli esempi dati, alle vocali tematiche della prima e della terza coniugazione (a ed i, rispettivamente). Questa attribuzione comporta due conseguenze: a) che il suffisso ha forma costante (-bile); b) che il suffisso si aggiunge al tema del verbo (canta+ bile, udi +bile). Se, al contrario, si supponesse che lallomorfia sia suffissale, allora, ne deriverebbe a) che la forma del suffisso non sarebbe costante: vi sarebbero al contrario due forme suffissali (-abile, -ibile) e b) che i suffissi si aggiungerebbero alla radice del verbo (cant+abile, ud+ibile). Tutte queste considerazioni indicano che la soluzione pi semplice di supporre che vi sia un suffisso -bile che si aggiunge al tema del verbo e che la variazione si possa attribuire alla base, come variazione della vocale tematica [In questa discussione si sono considerati solo i verbi della prima e della terza coniugazione. Alla stessa conclusione si giunge prendendo in considerazione anche i derivati della seconda coniugazione come ad es. leggibile. Per questi verbi per valgono argomentazioni pi complesse relative alla vocale tematica e al riaggiustamento e > i che si rende necessario. Cfr. la discussione in 8.3.] In altri casi non facile decidere se 1allomorfia che si riscontra allomorfia della base o allomorfia del suffisso. Si considerino due parole come interpretazione e ammonizione. Utilizzando il solo strumento della segmentazione, sono possibili (almeno) le seguenti due analisi [Cfr. Tekavi (1972) che propone anche unanalisi che isola la vocale tematica, e cio amministr+a +zione, ammon +i +zione. Tekavci scarta poi questa analisi in quanto non economica.]: (56) a. interpret + azione ammon + izione b. ammoni + zione interpreta + zione (56a) attribuisce la variazione al suffisso (vi sono due forme suffissali: - axione/-ixane), mentre (56b) la attribuisce alla base (il suffisso unico: -xione). spesso utile formalizzare le ipotesi e spingerle fino ai limiti estremi per controllare se e quanto tengono. In questo caso, per esempio, /pag. 276/ le ipotesi formulate in (56) hanno conseguenze la cui portata tale da suggerire decisamente una soluzione piuttosto che unaltra. Lipotesi (56a) suggerisce a) che la base costituita dalla radice del verbo e b) che la forma del suffisso -azione o -izione, cio da Vocale + zione (57) radice + [vocale+ zione]Suf Se si allarga la base dei dati, si perviene ad un quadro come quello qui sotto: (58) a. interpretazione a. invasione a". compassione ammonizione derisione ammissione correzione coesione annessione promozione erosione riscossione soggezione reclusione concussione b. inserzione b. inversione

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diserzione ingiunzione

emersione espansione espulsione

c. impiccagione Da (58) appare che la situazione, almeno dal punto di vista della semplice segmentazione, parecchio complessa. Limitandoci qui per semplicit ai dati in (58a, a e a"), si pu constatare che si tratta di un si stema con tre varianti principali [A questi dati bisognerebbe poi aggiungere quelli dei suffissi -(t)orio, -(t)ivo, (t)ore che presentano un comportamento formale identico.] (Vocale +zione , Vocale +sione , Vocale +ssione ) che si articolano poi in una serie di sottovarianti: (59) azione asione assione izione isione fissione uzione usione ussione ezione esione essione ozione osione ossione Come si vede, lipotesi implicita in (57) causerebbe una variazione allomorfica suffissale notevolissima: senza contare infatti i casi in (58b), (58b) e (58c), avremmo quindici forme suffissali diverse. Questa variazione pu essere ridotta modificando lipotesi, per esempio attribuendo la vocale alla base e non al suffisso. Attribuire la vocale alla base significa aggiungere la vocale alla radice. Ora, come sappiamo, radice + vocale = tema. Questa sar dunque la nostra nuova ipotesi: (60) tema + suffisso /pag. 277/ Ma anche questo passo porta a dei risultati contraddittori, perch funziona per un insieme di dati ma non per un altro. Funziona bene per tutte le formazioni in -zione che derivano da verbi regolari, di cui qui sotto si d un piccolo campione: (61) interpreta + zione ammoni + zione amministra + zione maledi + zione identifica + zione defini + zione Non funziona invece per le formazioni che derivano da verbi irregolari (cfr. correzione) e per le formazioni in (58a) e (58a). Infatti, se applicata alla parola derisione lanalisi proposta porterebbe allanalisi seguente: (62) deri+sione Questa analisi palesemente controintuitiva: deri non n una radice n un tema. Unaltra analisi intuitivamente possibile di derisione la seguente: (63) deriso + ione Dopo la semplice applicazione di CV, si ottiene il risultato desiderato. Ma quali sono le conseguenze di (63)? Sono le seguenti: a) la base il participio passato e b) la forma del suffisso -ione. Se si controllano ora i dati in (58) sopra, si osserver che questa ipotesi funziona bene per i dati in (58a) con leccezione di adesione e di coesione. Ma se ora si ammette che questo suffisso agisce su participi passati latini, si vedr che lipotesi participio passato + ione spiega tutti i dati di (58a) e di (58a") [Per esempio, la base di adesione, compassione, ammissione costituita dalle forme latine adhesum, compassus, ammissus.] Restano i dati di (58a). Qui abbiamo due soluzioni: applicare coerentemente lultima ipotesi vista o cercare unaltra soluzione ancora. Se estendiamo coerentemente lipotesi a tutto il dominio dei dati in (58), allora, per derivare una parola come interpretazione, sar necessario supporre la seguente derivazione: (64) Less.: interpreta Part. Pass.: interpreta + ato RFP interpreta + ato + ione

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CV CV Regola 4** [ts] Uscita interpretazione [Questa regola, come si visto nel par. 6.1., muta una [t] in una [ts] (resa graficamente in italiano con z), cio una occlusiva dentale nella corrispondente affricata prima di -ione] In conclusione, lultima ipotesi si pu riassumere cos: la forma del / pag. 278/ suffisso unica ed -ione. ll suffisso si aggiunge a verbi nella forma del participio passato [Si osservi che ancora una volta siamo portati ad ipotizzare che la regola del participio passato agisca prima di una regola derivazionale.]. In questo caso, tutta lallomorfia - che allinizio di questo paragrafo sembrava a carico del suffisso - pu essere imputata alla base. 10.7. Allomorfia e suppietivismo Si ha s u p p l e t i v i s m o quando, in una serie morfologicamente omogenea, si trovano radicali diversi che intrattengono evidenti rapporti semantici senza evidenti rapporti formali. Un caso emblematico di suppletivismo quello della flessione del verbo andare, dove, a seconda delle desinenze flessive, si alternano le radici and- e va (d)-: (65) vado andiamo vai andate va andai vanno andrei ll suppletivismo un fenomeno lessicale e quindi si ritrova non so-lo nella flessione ma in tutto il dominio della formazione delle parole. Per quel che riguarda la derivazione, si considerino i seguenti esempi: (66) acqua idrico fuoco pirico cavallo equestre maiale suino Idrico ha con acqua un evidente rapporto semantico ma nessuna somiglianza formale, ci che evidente per tutte le altre coppie di (66). Idrico pu poi essere ulteriormente analizzato come idro +ico. La semiparola idro connessa nel lessico alla parola con cui intrattiene uno stretto rapporto semantico, acqua. Le due unit formano unentrata lessicale complessa e i suffissi che si possono aggiungere a tali unit sono, di norma, in distribuzione complementare, come si pu vedere qui sotto: (67) -oso -ico -atico -osi acqua + + idro + + Unentrata complessa pu arrivare a comprendere diverse unit; per esempio in italiano pu succedere spesso che accanto alla voce principale, / pag. 279/ per cos dire, siano elencate due forme suppletive una [ + greco] e laltra [+latino]. Anche in questo caso, vi distribuzione complementare degli affissi: (68) cavall + eria *cavall + estre *cavall + ico *equ+eria equ+estre *equ+ico *ipp + eria *ipp + estre ipp + ico ll suppletivismo pu essere sia forte che debole. forte quando vi alternanza dellintera radice (Chieti/Teatino), debole quando tra i membri della coppia vi una base comune riconoscibile e la differenza di singoli segmenti fonologici (Arezzo/Aretino). Non semplice distinguere tra suppletivsmo forte e suppletivismo debole da una parte, cos come non semplice distinguere tra suppletivismo e allomorfia dallaltra. Si considerino tre casi come seguenti:

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(69)

a. Chieti - Teatino b. Arezzo - Aretino c. corretto - correzione Lalternanza in (69c) diversa da quella in (69a) perch tra le due forme alternanti in (69c) vi un evidente rapporto semantico accanto ad un altrettanto evidente rapporto formale. Nellalternanza in (69a) vi un rapporto semantico ma non vi alcun rapporto formale. (69a) un caso netto di suppletivismo e (69c) un caso netto di allomorfia. Il rapporto tra le forme alternanti in (69a) un rapporto lessicale, cio dato e deve essere memorizzato come tale. Il rapporto tra le forme di (69c), invece, pu essere espresso da una regola anche perch la regola ipotizzata non ad hoc ma pu dar conto di molti casi analoghi (perfetto / perfezione, distratto / distrazione, circospetto / circospezione, ecc.) Si consideri ora (69b), un caso di suppletivismo debole. La differenza tra (69b) e (69a) netta. Pi difficile distinguere tra (69b) e (690 . Un criterio al quale si fa spesso ricorso quello della distanza fonologica : si contano i segmenti diversi tra una forma e laltra. Nel nostro caso, questo criterio pone le forme alternanti di (69b) e (69c) sullo stesso piano: entrambe si differenziano per un segmento: [t] [ts] nel caso di (69b) e [t] - Rs] nel caso di (69c). Ora, mentre la prima alternanza si ritrova quasi esclusivamente in nomi etnici (cfr. Fidenza - fidentino, Piacenza - piacentino) e rappresenta una regola fossile 34, la seconda ha un dominio meno limitato lessicalmente (come si visto nel cap. 6, dove si discusso della regola [t] -[ts] e non una regola fossile. Ne concludiamo che le alternanze (69a) e (69b) sono alternanze suppletive e (69c) unalternanza allomorfica. Le forme in (69a) e in (69b) dovranno entrambe essere rappresentate nel lessico mentre per le /pag. 280/ forme in (690 sar rappresentata nel lessico la base (corretto) e laltra forma derivata attraverso la normale azione di RFP e RR. Il suppletivismo rappresenta dunque il polo estremo dellallomorfia: il primo unalternanza senza motivazioni fonologiche, la seconda si esprime attraverso unalternanza motivata fonologicamente. 10.8. Sommario Il capitolo si aperto con un primo approccio al problema della prefissazione. Dopo aver brevemente discusso (e scartato) la proposta di derivare i prefissati tramite una regola sintattica, si sono esaminate alcune propriet dei prefissi (10.1). Si sono poi visti diversi tentativi di classificazione dei prefissi (a seconda che terminino in consonante o in vocale, che siano mono- o bisillabici, che derivino storicamente da preposizioni o meno, che siano lessicalizzati, produttivi o rafforzativi) (10.1.1. ). Si sono infine analizzate alcune propriet dei prefissi verbali per concludere che lazione dei prefissi non costante n facilmente formalizzabile (10.1.2. ). Sono poi stati analizzati i cosiddetti suffissi valutativi, le cui propriet non sono del tutto assimilabili n alle regole derivazionali n alle regole flessive. Si pertanto proposto che i suffissi valutativi siano aggiunti da regole specifiche, che si applicano dopo le RD ma prima delle RF (10.2. ). 1 pronomi clitici, invece, pur aggiungendosi alla destra di una parola (ascolta-mi) non possono essere trattati da regole morfologiche, per una molteplicit di motivi; di essi dovr dunque occuparsi la sintassi (10.3.). Un altro tipo di unit di difficile collocazione sono quelli che la tradizione grammaticale italiana ha chiamato affissoidi, sottolineandone con ci la natura affissale. Si qui proposto di chiamare queste forme legate semiparole motivando la scelta terminologica sulla base delleffettivo comportamento di queste forme pi simile a quello delle parole che a quello degli affissi (10.4. ). Un altro caso a met tra due categorie il participio passato che ha natura sia verbale che aggettivale. Si qui proposto che i participi passati aggettivali siano derivati da quelli

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verbali tramite una regola di suffissazione zero o conversione (10.5.1.). Si poi analizzato un caso spesso descritto come suffissazione zero (ad es. revoca) e si mostrato come non si tratti di una suffissazione zero ma di una derivazione vera e propria (10.5.2.) . Infine si discusso un problema di attribuzione di allomorfia (10.6.) e la differenza tra allomorfia e suppletivismo, due fenomeni che potrebbero essere i poli estremi di una scala: il primo riguarda forme alternanti fonologicamente motivate (amico > amici), il secondo forme alternanti formalmente non motivate (Chieti / Teatino) ma lessicalmente collegate (10.7.). 10.9. Indicazioni bibliografiche Prefissi: Baker [1988]; Bisetto, Mutarello e Scalise [1990]; Iacobini [1991]. Suffissi valutativi: Jaeggli [1980]. Pronomi clitici: Zwicky [1985]. Suffisso zero: Berretta [1986]; Clark e Clark [1979]; Crocco Galas [1992]; Jacobini e Thornton [1993]; Lieber [1981]; Marchand [1969]. Suppletivismo: Crocco Galas [1991]; Dressler [1985]; LoiCorvetto [1989]; Meluk [1976].

CAPITOLO 11: QUESTIONI DI TIPOLOGIA 11.0. Introduzione Con t i p o 1 o g i a linguistica si intende la determinazione di categorie linguistiche generali come base per classificare le lingue secondo tipi, indipendentemente dalla loro origine storica [...]. In particolare Tipologia linguistica significa tipologia generalizzante delle lingue secondo la somiglianza o non somiglianza della loro struttura linguistica. Uno degli scopi della tipologia linguistica di classificare le lingue del mondo in tipi strutturalI. Questa classificazione diversa dalla classificazione genetica delle lingue (quella secondo cui francese, italiano e spagnolo fanno parte delle lingue romanze che derivano dal latino, che fa a sua volta parte della grande famiglia indoeuropea, a differenza, poniamo, dellarabo e dellebraico che sono membri del ramo semitico della famiglia afroasiatica). La classificazione tipologica prescinde dalla storia delle lingue e tende ad individuare propriet strutturali che accomunano certe lingue e non altre. Essa si basata principalmente sui criteri morfologici e solo pi recentemente sullordine delle parole, prendendo spunto dal lavoro di Greenberg (1963), ma sono possibili classificazioni da altri punti di vista, ad esempio morfosemantici [Comrie 1981], sintattici [Rizzi 1980], attanziali [Lazard 1978], fonologici [Gil 1986], ecc. 11.1. Tipologia morfologica La tipologia delle lingue su base morfologica [Uno dei tentativi pi organici e tuttora interessanti di classificazione morfologica delle lingue quello di Sapir [1921] riconosce di solito tre tipi linguistici: quello isolante, quello a g g l u t i n a n t e e / pag. 284/ quello f l e s s i v o. [II tipo flessivo detto anche fusivo: questo termine stato proposto da Sapir [1921] per non oscurare il fatto che anche le lingue agglutinanti hanno flessione.] A questi tre tipi si sogliono aggiungere il tipo incorporante, quello polisintetico e quello, cosidetto, introflessivo. Una lingua isolante ha una morfologia molto ridotta: i diversi significati sono espressi da parole diverse. In questo tipo di lingua parola e morfema tendono a coincidere e le parole ad essere invariabili. I rapporti grammaticali tra le parole non sono dunque segnalati da marche [In latino, ad esempio i rapporti grammaticali tra le parole sono segnalati dalle marche dei casi cfr. puella amat la ragazza ama vs. puellam amat ama la ragazza): nel primo caso

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puella il soggetto del verbo nel secondo oggetto e questa differenza segnalata dal caso nominativo (puella) e dallaccusativo (puellam), rispettivamente.] ma o dalla posizione nella frase o da particelle che definiscono determinate funzioni sintattiche. In queste lingue, di norma, non dovrebbero esistere forme legate ma solo forme libere; al massimo vi sono forme che occupano prevalentemente certe posizioni nella frase e non altre. Come lingua tipicamente isolante si cita spesso il vietnamita (1) Khi toi den nha ban toi chung toi bat dau lam bai quando io venire casa amico mio pl. io cominciare fare lezione Quando giunsi alla casa del mio amico, noi cominciammo a preparare la lezione La lingua qui esemplificata isolante nel senso che ogni parola consiste di un morfema, come si vede molto bene nel confronto tra io e noi: io toi [toi significa anche mio ed quello il significato di quella occorrenza di toi che segue ban amico] mentre noi costituito da toi pi un plurale, cio chung. Si potrebbe dire che una lingua isolante non ha morfologia [Le lingue isolanti sono state chiamate anche monosillabiche, termine che coglie genericamente una caratteristica di questo tipo di lingue ma che non del tutto esatto [cfr. Comrie 1981 (1983: 78)]. Niente impedirebbe infatti ad una lingua di essere isolante ma non monosillabica. Il grado di isolamento di una lingua potrebbe essere calcolato sulla base del rapporto tra il numero di morfemi ed il numero di parole in un testo: un rapporto 1,00 esprimerebbe un grado totale di isolamento nel senso che ogni morfema corrisponderebbe ad una parola e viceversa [Greenberg [1954 (1976: 190)] ci informa che un calcolo fatto su dei testi continui mostra che il rapporto parole/morfemi 1,68 in inglese, 2,59 nel sanscrito e 3,72 nelleschimese.] In una lingua agglutinante le parole tendono ad essere plurimorfemiche nel senso che le parole constano di una base cui si aggiungono i vari affissi. Nelle parole di una lingua agglutinante vi corrispondenza biunivoca tra forma e significato, cio ad ogni morfema corrisponde un morfo e viceversa. Si gi visto un esempio in 2.1.7. dove si citato il / pag. 284/ turco, una lingua tipicamente agglutinante. Le forme in (2) esemplificano molto bene il punto. Il paradigma agglutinante nel senso che alla base (adam uomo) si aggiungono dei morfemi che sono ben segmentabili ed hanno ciascuno un unico significato costante e riconoscibile: (2) Sing Pl Nom adam adam-lar Acc adam-i adam-lar-i Gen adam-in adam-lar-in Dat adam-a adam-lar-a Loc adam-da adam-lar-da Abl adam-dan adam-lar-dan Da questo esempio si pu constatare che i vari morfemi sono perfettamente individuabili e che sono disposti in sequenze lineari prevedibili: ad esempio il morfema lar significa plurale ed occupa sempre la stessa posizione, tra la base e le desinenze del caso (se vi sono); i significa sempre (e solo) accusativo sia al singolare che al plurale. Per caratterizzare dunque una lingua agglutinante diremmo che vi corrispondenza biunivoca tra morfi e morfemi e che i morfi sono perfettamente segmentabili secondo uno schema come quello seguente (dove X la base): X morfemal morfema2 morfema3 X morfolmorfo2 morfo3 Le lingue flessive (ad es. russo, latino, greco, sanscrito, italiano) invece sono segmentabili con pi difficolt e non vi corrispondenza biunivoca tra morfi e morfemi. In latino una parola come puella ragazza segmentabile in due morfi, puell+a ma puell una forma

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legata ed il morfo a significa quattro cose ad un tempo: nominativo, singolare, femminile e appartenente alla prima declinazione. Il paradigma intero di questo nome il seguente: (4) Sing Pl Nom puell + a la ragazza puell + ae le ragazze Gen puell + ae della rag. puell + arum delle rag. Dat puell + ae alla rag. puell + is alle rag. Acc puell + am la ragazza puell + as le ragazze Voc puell + a oh ragazza puell + ae oh ragazze Abl puell + a con la rag. puell + is con le rag. Come si vede, qui il quadro diverso da quanto visto per il turco: ae, per esempio, ha infatti una molteplicit di significati, dato che pu significare sia genitivo che dativo, ma anche sia (genitivo) singolare /pag. 285/ che (nominativo, vocativo) plurale. In questo caso, ad un morfo (ae) corrispondono pi morfemi: (5) morfemi gen dat nom voc sing sing pl pl morfo ae Il tipo linguistico polisintetico si distingue da quello incorporante per il fatto che il primo caratterizzato dalla presenza di molti affissi aggiunti ad un morfema lessicale, mentre il secondo caratterizzato da quella particolare relazione che coinvolge almeno due morfemi lessicali e che si chiama appunto incorporazione. Una lingua polisintetica lo swahili, come si vede nel seguente esempio: (6) ni - li - cho - ki - on - a io perf rel/ogg ogg vedere ind che io ho visto Lincorporazione una sorta di processo di composizione, come si visto nel cap. 5, e come si pu vedere dal seguente esempio ": (7) a. Ni-k-qua in-nakati io mangio la carne b. Ni-naka-qua io carnemangio Loggetto carne stato incorporato nel verbo principale della frase cosicch si formato una sorta di verbo composto. Polisintesi e incorporazione possono poi combinarsi, come si vede nei seguenti esempi: (8) angya-ghlla-ng-yug-tuq [yupik eskimese, siberiano] barca-accrescitivo-acquistare-desiderativo-3 sing vuole acquistare una grande barca iqalussuarniariartuqqusaagaluaqaagtunnuuq [eskimese, Groenanda occidentale] stato detto che abbiamo avuto lordine tassativo di andare fuori apescare pescecani Comrie osserva che il tipo linguistico polisintetico-incorporante non sempre presente nelle classificazioni perch riconducibile a casi (estremi) di agglutinazione. Il tipo polisintetico, occupa il polo opposto rispetto / pag. 286/ al tipo isolante poich nel primo una parola costituita da un morfema, nel secondo una parola costituita da un alto numero di morfemi. Lultimo tipo cui accenneremo qui quello introflessivo che rappresentato dalle lingue semitiche (arabo, ebraico, ecc.). In arabo, la parola pu essere rappresentata da una radice triconsonantica (per es. k-tb scrivere) e le diverse parole sono formate essenzialmente variando le vocali, come abbiamo gi visto sopra (cfr. 2.1.7.) e come ripetiamo in (9) per comodit:

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(9)

a. kataba egli scrisse b. kutiba fu scritto c. ka:tib scrittore d. ka:tibat scrittrice e. kita:b libro Si osservi che processi introflessivi come quello appena visto non sono esclusivi dellarabo, ma si possono trovare in diverse lingue, ad esempio in inglese: (10) sing cantare sang cantai sung cantato Anche in questo caso, si pu dire che vi una radice consonantica e che le varie forme si ottengono variando la vocale. La differenza che il procedimento in questione rappresenta il centro per larabo e la periferia (lirregolarit) per linglese. Sui modi di dar conto, formalmente, di processi morfologici come quelli appena visti, ritorneremo in 11.4.2.. Per ora ci basti osservare come ogni lingua realizza con una certa approssimazione un dato tipo linguistico, mai completamente, come vedremo nel paragrafo seguente. 11.2. Non esistono tipi puri Lanalisi di vari sistemi linguistici ha convinto da tempo gli specialisti che non esistono tipi pur. Si pu dire che ogni lingua mostra una certa tendenza ad essere classificata in uno dei tipi visti. Si potrebbe anche dire che si tratta di una questione di grado: una lingua non dunque agglutinante ma prevalentemente agglutinante. stato anche proposto che non siano le lingue ad essere chiamate isolanti, flessive ecc. ma piuttosto le singole regole. Linglese, ad esempio, ha flessione molto ridotta per cui sembrerebbe largamente isolante (ma presenta anche agglutinazione per quel /pag. 287/ che riguarda la derivazione (lonely+ness solitudine, overt+ly apertamente, drink+er bevitore), e perfino un grado limitato di incorporazione (cfr. horseriding andare a cavallo). Anche in tedesco si possono trovare propriet di tutti i tipi 16: a) isolanti: mehr tot pi morto contrapposto ad unespressione flessiva come toter; b) agglutinanti: ziehen, anzieben, miteinbeziehen tirare, indossare, includere; c) flessive Kind-es del bambino, (gen.) dove -es rappresenta tre morfemi: numero, genere e caso; d) introflessive: tragen - trug portare - portai, e) polisintetiche: Kleinstad piccola citt, cittadina dreizimmerwohnung abitazione di tre stanze. Secondo Comrie [1981] vi un continuum che va dal massimo di analiticit ad un massimo di sinteticit, per mentre ci sono lingue (come il vietnamita) che si avvicinano allestremit analitica dello spettro (si avvicinano cio ad una corrispondenza biunivoca parola/morfema) allestremit opposta non vi sono lingue in cui sia obbligatorio combinare un altissimo numero di morfemi in ununica parola (dove cio vi sarebbe identit tra parola e frase). In eschimese, infatti, si trovano sia frasi che consistono di ununica parola che frasi che consistono di pi parole. 11.2.1. Violazioni della corrispondenza uno-a-uno Un sistema morfologico perfetto dovrebbe essere costituito da corrispondenze biunivoche di forma-significato. In altri termini, in un sistema ideale ad una forma dovrebbe corrispondere un significato (ed uno solo) e viceversa: 1) significato forma La realt linguistica si allontana da questa perfezione sostanzialmente in due modi: a) ad un significato corrispondono forme diverse; b) ad una forma corrispondono pi significati:

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(12)

a.

Sign.

b.

sign.1

sign.2

forma1 forma2 forma Dato per che i fatti della lingua si possono distribuire su due assi, quello sintagmatico e quello paradigmatico, le deviazioni dallo schema uno-a-uno possono essere quattro [cfr. Carstairs 1992: 156]: /pag. 289/ a) Deviazione uno-pi (sintagmatica). Una propriet pu avere diverse realizzazioni. Si consideri per esempio il tempo perfetto in greco antico: il perfetto di ly-o sciolgo l-ly-ka ho sciolto dove al significato perfetto corrispondono tre forme diverse (il raddoppiamento le, il suffisso k e la desinenza flessiva a). b) Deviazione uno-pi (paradigmatica). Si consideri lesempio precedente, in particolare la nozione di prima persona. Come si vede, lo stesso significato ha realizzazioni diverse: o in lyo ma a in lelyka. Si osservi che mentre la realizzazione di perfetto sintagmatica nel senso che le tre marche che segnalano questo tempo sono tutte presenti nella parola lelyka, la realizzazione di prima persona paradigmatica nel senso che in una forma troviamo o ed in unaltra troviamo a. c) Deviazione pi-uno (sintagmatica). In latino il dativo plurale di puella puellis alle ragazze: la desinenza flessiva dunque -is. Questa desinenza realizza in s, cumulativamente, il significato di dativo e di plurale. d) Deviazione pi-uno (paradigmatica). Si consideri ancora puellis: questa forma latina non solo un dativo plurale ma anche un ablativo plurale: is realizza dunque cumulativamente (ma questa volta paradigmaticamente) i significati di ablativo e di dativo. 11.3. Tipologia basata sullordine delle parole Un forte impulso agli studi tipologici stato dato da un breve articolo di Greenberg [1963] nel quale egli, sulla base di un campione di trenta lingue, propose 45 universali di tipo implicazionale unidirezionale. Un universale implicazionale funziona grosso modo in base al seguente sillogismo: se una lingua ha la propriet X, allora avr sicuramente la propriet Y. 11 contrario non per vero. Per esempio: se una lingua ha il duale [Il duale presente, per esempio, nel greco classico: anthropos uomo ha le forme di duale anthropo due uomini e anthropoin a/di due uomini.] allora sicuramente avr il plurale. ll greco classico, infatti, ha il duale e quindi, a fortiori, il plurale. Dei 45 universali, 20 (26-45) riguardano specificamente la morfologia. Gli universali morfologici sono classificabili in quattro gruppi: a) marche morfologiche, b) categorie morfologiche, c) relazione tra categorie e marche flessive, d) distribuzione delle categorie morfologiche. In quel che segue, esemplificheremo brevemente, ove possibile sullitaliano, i punti a), b) e c). a) Marche morfologiche Universale 26: Se una lingua presenta affissi discontinui, essa presenta sempre o prefissi, o suffissi, o entrambi. Litaliano non ha affissi discontinui. Lunica eccezione potrebbe essere rappresentata dalle /pag. 289/ costruzioni parasintetiche, per le quali per in questo manuale abbiamo proposto una analisi diversa (cfr. 8.6.1. sopra). Universale 27: Se una lingua esclusivamente suffissante, posposizionale [ll giapponese una lingua con posposizioni per esempio, yuusyoku go corrisponde a (letteralmente) cena dopo.] .; se esclusivamente prefissante, preposizionale. Litaliano non esclusivamente suffissale (ha prefissi) e nemmeno esclusivamente prefissale (ha suffissi). Universale 28: Se tanto la derivazione quanto la flessione seguono il radicale, o se esse precedono entrambe il radicale, la derivazione si trova sempre tra il radicale e la flessione.

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Luniversale 28 sembra essere universalmente rispettato. Per la presunta eccezione (costituita dagli avverbi italiani in -mente, in cui il suffisso derivazionale seguirebbe il morfema del femminile a, come in amaramente) stata proposta unanalisi che non contraddice luniversale in questione (cfr. 9.1.). b) Categorie morfologiche Universale 34: Nessuna lingua ha un numero triale se non ha un duale. Nessuna lingua ha un duale se non ha il plurale[Il triale designa gruppi costituiti da tre unit. Spesso costituito da una marca che significa tre, aggiunta al plurale. In Buandik occ. (regione di Victoria) nuro tu ha un duale nutpui voi due, un plurale nutpuer voi e un triale nutpuerwun voi tre. [Tagliavini 1966: 207]. Litaliano ha solo il plurale, non ha n duale, n triale. Naturalmente ci non significa che litaliano non ha unespressione linguistica del duale, non ce lha di tipo morfologico ma pu avere (come infatti ha) unespressione lessicale del duale (cfr. entrambe le donne, tutte e due le raccbette). Universale 36: Se una lingua ha la categoria del genere, ha sempre la categoria del numero. Anche questo universale implicazionale rispettato in italiano, dato che in italiano vi sia la categoria del genere (maschile e femminile) che quella del numero (singolare e plurale). Universale 41: Se in una lingua il verbo segue sia il soggetto nominale sia loggetto nominale come ordine dominante, tale lingua ha quasi sempre un sistema di casi. In italiano lordine di base SVO e non ha un sistema di casi. Discutendo alcuni tipi di composti, abbiamo visto in effetti che il latino, che ha ordine SOV, ha un sistema di casi (cfr. 5.4.2.). c) Relazione tra categorie e marche flessive Universale 35: Non c lingua in cui il plurale non abbia qualche allomorfo diverso da zero. Il duale e il triale non sono quasi mai espressi dal grado zero soltanto. In inglese abbiamo visto (cfr. 2.1.1.) che gli allomorfi del plurale del nome sono tre: [s], [z], [iz]. In italiano, gli allomorfi dellarticolo / pag. 290/ plurale maschile sono due: i e gli , la cui distribuzione dipende dal suono iniziale della parola seguente. Nel plurale del femminile, vi un solo allomorfo, le. Anche in questo caso, dunque, vi un allomorfo diverso da zero. Universale 38: Quando c un sistema di casi, lunico caso che ha sempre e soltanto allomorfi zero quello che include tra i suoi significati (funzioni) quello di soggetto del verbo intransitivo. Un esempio di questo universale si vede in (2) sopra. Universale 39: Quando sono presenti sia i morfemi del numero sia quelli del caso ed entrambi precedono o entrambi seguono la base nominale, lespressione del numero viene a cadere quasi sempre tra la base nominale e lespressione del caso. Luniversale confermato dallesempio del turco visto in (2), infatti il morfema del plurale lar si trova tra la base e le marche del caso (i, in, ecc.). Le conseguenze pi rilevanti della proposta di Greenberg per la morfologia derivano, per, non tanto dagli universali specificamente morfologici quanto dagli universali relativi allordine delle parole. Il punto di partenza di Greenberg fu lidentificazione di sei tipi possibili di ordine sintattici di base a partire dai costituenti S(oggetto), O(ggetto), V(erbo). Le lingue del mondo possono naturalmente avere diversi ordini possibili, ma ne hanno uno dominante [Si sottolinea la nozione di dominante: caratterizzare una lingua come avente lordine basico SVO non esclude che la lingua in questione possa avere altri ordini. Cos litaliano ha un ordine dominante SVO (Walter insegna letteratura italiana) anche se altri ordini, pi marcati, derivati, ecc. sono possibili (con enfasi: letteratura italiana insegna Walter!, con ordine OVS; Walter [pausa] letteratura italiana insegna, con ordine SOV).]. Le possibilit logiche sono sei: SVO, SOV, VSO, VOS, OSV, OVS, ma di queste sei solo tre occorrono normalmente come ordini dominanti (13a) mentre le altre tre o non occorrono affatto o sono estremamente rare [I tre ordini sfavoriti hanno in comune il fatto che loggetto

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precede il soggetto..] (13b): (13) a. SVO, SOV, VSO b. OVS, OSV, VOS Il fatto importante che lordine sintattico che una lingua presenta non un fatto a s stante ma ne derivano una quantit di conseguenze (sia sintattiche che morfologiche), logicamente deducibili, e cio la posizione dei modificatori e delle teste nei sintagmi nominali, la posizione degli ausiliari e dei verbi nei sintagmi verbali, la scelta tra preposizioni e postposizioni, ecc. Se una lingua SOV, allora ci si aspetta che abbia delle postposizioni (o affissi di caso, che sono alla destra del nome) ma ci si aspetta anche che abbia i modificatori a sinistra del modificato (laggettivo prima del nome, la non-testa a sinistra della testa nei composti, la relativa /pag. 291/ prima del nome che la regge, ecc.). Si dice che una lingua di questo tipo esibisce ricorsivit a sinistra. Se una lingua SVO ci si aspetta che abbia preposizioni ma ci si aspetta anche che abbia i modificatori a destra del modificato (e quindi laggettivo dopo il nome, la non-testa a destra della testa nei composti, la relativa dopo il nome che la regge, ecc.). Si dice che una lingua di questo tipo esibisce ricorsivit a destra. In conclusione, le osservazioni di Greenberg costruiscono una sorta di catena di attese o di scelte collegate. Di particolare importanza per la morfologia il rapporto tra ordine sintattico di base e ordine dei costituenti nei composti. 11.4. Morfologie concatenative e morfologie non concatenative In questo libro si tacitamente assunto che la morfologia delle lingue consiste principalmente in aggiunta di materiale linguistico ad una base, con leccezione di due processi (la conversione e alcuni rari casi di sottrazione). Cos Sapir [1921 (1969: 58)] dava la seguente rappresentazione formale di una parola inglese come unthinkingly spensieratamente [Correntemente le parentesi tonde designano facoltativit; come evidente, non questo luso che ne fa Sapir, altrimenti le sequenze d +B, d +B +c, sarebbero grammaticali, mentre invece non lo sono: *un-think *s-pensare, *unthinkly *spensarmente.]: (14) (d) + B + (a) + (c) In (14) B lelemento radicale think pensare (che noi chiamiamo base) e (a), (c) e (d) i vari affissi, pi specificamente (d) il prefisso un-, (a) il suffisso -ing e (c) il suffisso -ly. Le morfologie che si basano principalmente su processi come quelli esemplificati in (14) si possono chiamare c o n c a t e n a t i v e. Litaliano e linglese, ad esempio, sono eminentemente concatenative. Ma, come la tipologia linguistica insegna, non esistono tipi del tutto puri e cos sia linglese che litaliano presentano casi di morfologia non concatenativa. Si considerino i seguenti esempi dellinglese, dove in (15a) vi sono casi di formazione concatenativa del passato e in (15b) casi di formazione non concatenativa del passato: (15) presente passato glossa a. love loved amare/amai walk walked camminare/camminai suggest suggested suggerire/suggerii arrest arrested arrestare/arrestai wait waited aspettare/aspettai b. do [du:] did [did] fare/feci sing [si] sang [s{] cantare/cantai take [teik] took [tuk] prendere/presi read [ri:d] read [red] leggere/lessi buy [bai] bought [bo:t] comperare/comperai bite [bait] bit [bit] mordere/morsi Come si vede, esistono casi in cui la formazione del passato in inglese {Lo stesso dicasi

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per la formazione del participio passato, che qui non esemplifichiamo. Ma lo stesso dicasi ancora per la formazione di plurali irregolari, come ad esempio mouse [maus] / mice [mais] topo/topi} avviene tramite modifiche della vocale della base. Non , in altre parole, di tipo concatenativo. Questo fenomeno (che in inglese limitato ma che in altre lingue la norma) non si pu descrivere con lo schema di Sapir B + (a) + (c), valido per tutte le morfologie concatenative, ma richiede altri modelli cui accenneremo brevemente in 11.4.2. In italiano, i fenomeni non concatenativi pi vistosi si riscontrano nei verbi irregolari (sapere/seppi, distruggere/distrussi/distrutto) dove si trovano fenomeni di sostituzione vocalica e/o consonantica. Nelle lingue del mondo, vi per tutta una serie di fenomeni che non sono ben descrivibili in termini concatenativi come ad esempio i toni, larmonia vocalica, la prenasalizzazione, il dittongamento, ecc. Infine, bisogna ricordare che se si studia accuratamente tutta la fenomenologia di un processo di affissazione, la semplice concatenazione B +a coglie solo laspetto principale del processo, ma accanto a questo, vi sono diverse distinzioni che debbono essere viste ed analizzate, come risulter dal paragrafo seguente. 11.4.1. II suffisso -able I vari processi di affissazione, anche quando sembrano del tutto agglutinanti, sono difficilmente riconducibili ad una procedura meccanica dove B la base, a un affisso e il risultato Ba (oppure aB in caso di prefissazione) senza ulteriori variazioni. Questo pu essere lo schema centrale mala fenomenologia completa deve prevedere una casistica pi articolata, come si vedr qui di seguito sulla base di parole derivate tramite il suffisso -able bile dellinglese. Come in italiano, -able si aggiunge a verbi transitivi. Sono esempi netti i seguenti: (16) break > breakable rompere - rompibile inflate > inflatable gonfiare - gonfiabile move > movable muovere - movibile Qui a B (verbo, transitivo) si aggiunge a e il risultato Ba: la morfologia, la fonologia e la semantica di queste parole sono chiare, trasparenti, identificabili. In alcuni casi, per, la base deve sottostare a un processo di riaggiustamento: /pag. 293/ (17) navigate > navigablenavigare - navigabile demonstrate > demonstrabledimostare - dimostrabile formulate > formulable formulare - formulabile In questi esempi, dopo laggiunta del suffisso alla base, necessario applicare una regola di riaggiustamento che cancelli un morfema (-ate). In altri casi, invece, la parola complessa Ba non analizzabile chiaramente: (18) applicable da apply non da *applicate Se togliamo -able da applicable, resta una forma applic che non corrisponde ad un B possibile. Se si tenta di ricondurre questo caso a quello precedente, per, si constater che non possibile perch applicate non esiste (anche se una parola come application applicazione sembra presupporlo, dato che il suffisso -ion). quindi necessario istituire un rapporto lessicale con il corrispondente verbo esistente, che apply. La relazione apply/applicable non trattabile tramite regole, ma come relazione suppletiva (suppletivismo debole). In un altro caso ancora, B non esiste: (19) eligible eleggibile possible possibile credible credibile Per questi esempi, in inglese non esiste una base verbale ricavabile n ricorrendo a supposte forme allomorfiche, n a supposte forme suppletive. Infine, nella fenomenologia della suffissazione, si verificano delle eccezioni nei confronti della regola centrale. Per esempio, nel caso in esame, si riscontrano alcuni casi 189

(limitati) in cui il verbo di base intransitivo: (20) perishable (da perish perire) workable (da work lavorare) Vi sono ancora altri casi (sempre limitati) in cui la base non un verbo: (21) palatable palatabile peaceable lett. pace+ bile objectionable lett. obiezione + bile In italiano - lo si ricorder - oltre ai due casi appena visti, vi un terzo tipo di eccezione possibile e sono i pochi casi in cui il suffisso non sembra aggiungersi al tema verbale ma piuttosto al participio passato (per es. risibile, cfr. 8.5.4.). /pag. 294/ 11.4.2. Approccio multilineare In alcuni casi, vi discordanza tra la rappresentazione morfologica e quella fonologica e pertanto si rende necessario rappresentare le parole su piani diversi. Per esempio, la struttura sillabica delle parole (o) non coincide sempre con la struttura morfemica (M), come si vede nellesempio seguente: (22) 1 2 3 4 s u b n o r m a l e

M1 M2 M3 Ma esistono altri casi, in cui necessario supporre diversi piani di rappresentazione, per esempio, i dati dellarabo visti in (9) possono essere analizzati come consistenti di due livelli separati: da una parte una radice consonantica (k-t-b) e dallaltra una sequenza vocalica: (23) a. perfetto attivo b. perfetto passivo k a t a b a k u t i b a

scrivere scrivere ktb una sequenza discontinua il cui significato scrivere e la sequenza vocalica aaa significa perfetto attivo, di contro alla sequenza uia che significa perfetto passivo. Sulla base di osservazioni come queste (ed in generale di tutti quei fatti in cui le unit in gioco sono o pi piccole o pi grandi dei tradizionali segmenti fonologici) si sviluppato un approccio cosiddetto multilinearez9. Larabo classico ha quindici coniugazioni (binyanim) ognuna delle quali associata con una data ossatura di Consonante) e V(ocale). Le prime tre coniugazioni, per esempio, si differenziano per lossatura CV (24) coniugazione ktb ossatura CV I katab CVCVC II (causativa) kattab CVCCVC III (reciproco) kaatab CVVCVC Ognuna di queste forme pu essere pensata come la combinazione di tre morfemi : la radice, la coniugazione e la flessione aspettuale: /pag. 295/ (25) radice k t b k t b k t b coniugazione C V C V C C V C C V C C V V C V C

aspetto a a a Queste rappresentazioni abbisognano di condizioni di buona formazione che non discuteremo qui [Fondamentalmente, vi il livello CV da una parte e il livello dei segmenti 190

fonemici dallaltra (la radice e la sequenza vocalica). Questi segmenti sono chiamati elementi melodici e debbono essere associati alle caselle C e V secondo determinati criteri.]; quel che importa che la radice consonantica e la sequenza vocalica hanno rappresentazioni su piani diversi, ci che coglie lessenza non lineare delle lingue introflessive. In una rappresentazione non-lineare, autosegmentale, diverse caratteristiche articolatone possono essere rappresentate su livelli diversi che confluiscono tutti in una base comune, detta o s s a t u r a. Una rappresentazione fonologica classica tipicamente suddivisa in segmenti: [dito] consta di quattro segmenti. La fonologia multilineare si basa sullosservazione che esistono dei tratti il cui dominio pu essere pi grande o pi piccolo di un segmento (tali tratti sono chiamati a u t o s e g m e n t i)3. Per esempio in turco vi un fenomeno noto con il nome di armonia vocalica per cui la qualit dellultima vocale della base determina la qualit delle vocali degli affissi: (26) a. adam + lar + dan dagli uomini b. ev + ler + den dalle case In (26a) la vocale a della base fa s che i suffissi aggiunti siano in a (-lar, -dan), mentre in (26b) la vocale e della base fa s che i suffissi aggiunti siano in e (-ler, -den). Ora, a una vocale caratterizzata dal tratto [ + arretrato] mentre e dal tratto [ - arretrato]. Negli esempi del turco, tali tratti possono essere rappresentati ad un livello diverso dal livello dellossatura: (27) a. [+arretrato] b. [-Arretrato] adam lar dan ev ler den In questo caso dunque [ 1- arretrato] un tratto pi grande di un solo segmento, nel senso che viene associato a pi di un segmento. /pag. 296/ 11.4.3. Reduplicazione La r e d u p 1 i c a z i o n e si pu definire come un processo di affissazione realizzato con materiale fonologico che varia a seconda del variare della base [Nella tradizione grammaticale classica il fenomeno noto col nome di r a d d o p p i a m e n t o (cfr. ad es. il gr. ly:o l lelyka sciolgo - ho sciolto).] La reduplicazione presenta, attraverso le lingue del mondo, una fenomenologia assai complessa: il processo pu essere assimilabile alla prefissazione (28a), allinfissazione (28b) o alla suffissazione (28c) {Gli esempi in (18a) e (18b) sono tratti da Spencer [1991: 150 ss.], quelli in (28c) da Puglielli e Scalise [1990: 343].}; eccone alcuni esempi: (28) a. taa ta-taa scioperare; sing-pl (samoano) moe mo-moe dormire; sing-pl b. maliu ma-li-liu morire; sing-pf (samoano) alofa a-lo-lofa amare; sing-pl c. buug buug-ag libro-libri (somalo) miis miis-as tavola-tavoli La reduplicazione pu essere totale (riguarda cio unintera parola, cfr. lindonesiano kursi sedia, kursi kursi sedie) o parziale (pu riguardare un morfema, una sillaba o anche sequenze di vocali o di consonanti che non formano un costituente). Sulle modalit con cui conveniente trattare la reduplicazione, sono emerse sostanzialmente due posizioni: c chi ritiene che si tratti di un processo sintattico e che quindi vada trattato con regole di tipo trasformazionale [Aronoff 1976] e chi ritiene che si tratti di un processo di affissazione [Marantz 1982]. Questa seconda posizione quella oggi prevalente, solo che viene interpretata in termini autosegmentali soprattutto perch i segmenti reduplicati non hanno un contenuto fonetico costante [Cfr. la seguente definizione di Broselow e McCarthy [1984: 25]: La reduplicazione un caso speciale di normale

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morfologia affissale, dove gli affissi sono fonologicamente sottospecificati e ricevono la loro piena espressione fonetica copiando segmenti adiacenti.]. Si considerino i seguenti esempi dal greco classico: (29) ly: lelyka sciolgo - ho sciolto thy: tethyka** sacrifico - ho sacrificato graf gegrafa scrivo - ho scritto blastan beblasteka germoglio - sono germogliato [**La forma reduplicata non thethyka per la legge di Grassmann in base alla quale la prima di due consonanti aspirate in due sillabe contigue diventa la sorda non aspirata corrispondente (e quindi, nel nostro esempio thethyka > tethyka.] Come si vede, la regola in questione aggiunge un significato costante (che quello di aspetto perfettivo) ma non aggiunge un segmento prefissale formalmente costante (le, te, ghe, be): il morfema aggiunto /pag. 297/ sottospecificato per quel che riguarda la consonante che non fa parte della rappresentazione del morfema perfetto ma che viene copiata dalla consonante iniziale della parola di base. come se il morfema (prefissato) del tempo perfetto avesse la forma C(onsonante) + e (dove C varia col variare della prima Consonante) della base ) [In greco classico il raddoppiamento del perfetto diverso dal raddoppiamento del presente, caratterizzato dalla vocale [i]: gi-gnsk divengo).]. Ma possibile anche che tutto il segmento reduplicato sia sottospecificato e che sia cio Consonante + Vocale (con consonante e vocale foneticamente non specificate). Ci si pu vedere in (28a), ma anche nei seguenti esempi latini [Anche in latino, per, di norma, la vocale del raddoppiamento e (cfr. tango > tetigi tocco - toccai, cano > cecini canto cantai).] (30) disco di-dici imparo - imparai mordeo mo-mordi mordo - morsi tundo tu-tudi picchio - picchiai La reduplicazione espressa con pi accuratezza in termini autosegmentali. Si tratta di un fenomeno non tipico esclusivamente di lingue con morfologia non concatenativa: rappresenta per una conferma di quanto ipotizzato sopra e cio che sono probabilmente le singole regole ad essere agglutinanti, flessive, introflessive, ecc. e non le lingue nel loro insieme. 11.5. Sommario In questo capitolo, abbiamo esaminato due concezioni tipologiche: quella basata sulla morfologia delle lingue e quella basata sullordine delle parole. Nellambito della prima accezione, abbiamo visto le caratteristiche principali dei seguenti tipi linguistici: isolante, agglutinante, flessivo, polisintetico ed introflessivo (11.1. ), ma si anche visto che non esistono tipi linguistici puri, dato che nella stessa lingua si possono rinvenire, per esempio, processi sia agglutinanti che flessivi (11.2.). Una lingua morfologicamente perfetta dovrebbe esibire una costante biunivocit tra morfo e morfema: ad ogni morfo dovrebbe corrispondere un morfema, e viceversa. Abbiamo visto che le lingue deviano da questo modello in quattro modi (1.2.1. ). Per quel che riguarda la tipologia basata sullordine delle parole, abbiamo esaminato alcuni degli universali morfologici proposti da Greenberg, proiettandoli, ove possibile, sullitaliano (11.3. ). Abbiamo infine distinto tra lingue con morfologia di tipo concatenativo e lingue con morfologia non concatenativa (11.4.) ed abbiamo mostrato brevemente come i processi concatenativi non siano quasi mai di pura e semplice concatenazione (11.4.1.) e come per le morfologie non concatenative sia necessario un approccio specifico, basato sulla /pag. 298/ fonologia, cosiddetta autosegmentale (11.4.2.). Abbiamo infine visto brevemente anche come il fenomeno della reduplicazione, che apparentemente un fenomeno segmentale, in realt si possa descrivere meglio con un approccio autosegmentale. /pag. 299/

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11.6. Indicazioni bibiiografiche Tipologia: Ramat [1976; 19841. Ordine delle parole: Greenberg [1963]. Morfologie non concatenative: McCarthy [1979]. Reduplicazione: Broselow e McCarthy [1983]; Marantz [1982].

CAPITOLO 12: CONCLUSIONI E RIEPILOGO: LA MORFOLOGIA DELLITALIANO In queste note conclusive, elencheremo alcuni tratti tipologici dellitaliano, il che equivale a riassumere molte delle osservazioni fatte nei capitoli precedenti, soprattutto se si condivide la convinzione di Hjelmslev [1963 (1970: 110)] secondo cui il compito della tipologia di rispondere alla domanda: quali sono le strutture linguistiche possibili, e perch altre non lo sono?. Applicata al dominio di cui ci siamo occupati in questo manuale, la domanda pu essere riformulata nel modo seguente: quali sono le parole possibili e perch altre non lo sono?. In pratica, in questo manuale la risposta stata affidata alla nozione di rappresentazione lessicale, di regola e di restrizone sulle regole. Litaliano fa parte, insieme a diverse altre lingue [Tra cui il francese, il provenzale, lo spagnolo, il portoghese, il catalano, il sardo, il ladino, il friulano, il rumeno] della famiglia delle lingue romanze che derivano tutte da diverse variet regionali del latino parlato. Il latino, come abbiamo gi avuto occasione di dire, una lingua prevalentemente flessiva e questa caratteristica stata conservata dallitaliano, completamente per quanto riguarda il sistema verbale, in misura molto minore per quanto riguarda il sistema nominale, dato che il sistema a sei casi del latino non stato mantenuto dallitaliano (n da alcuna altra lingua romanza). Il carattere flessivo dellitaliano, giova ripeterlo, una caratteristica predominante e non esclusiva, in quanto in italiano, accanto a fenomeni di tipo flessivo (bello/a/i/e) si rinvengono fenomeni di agglutinazione (grande-mente, venti-due), di polisintetismo (dar-glie-lo )Z e, pi raramente, di introflessione (sapere/seppi ). In realt una distribuzione complessa si pu trovare allinterno dello stesso processo, come ad esempio quello della formazione del femminile: /pag. 301/ (1) lupo > lupa (flessivo) leone > leonessa (agglutinante) cammello > cammello femmina (isolante) La morfologia dellitaliano pu essere articolata in due grandi insiemi di regole: le regole di formazione di parola e le regole di flessione. Delle prime fanno parte la composizione (cap. 5) e la derivazione (questufma pu essere poi suddivisa in prefissazione e suffissazione) (cap. 4). La flessione si applica sia alle parole semplici sia alle parole composte e/o derivate. Il quadro quindi il seguente (cap. 9): (2) a. RFP composizione derivazione prefissazione suffissazione

b. flesione Le forme cui si applicano i processi derivazionali e/o flessivi sono le parole (4.2.3.). Le parole sono immagazzinate nel lessico unitamente ad una serie di informazioni linguistiche che ne permettono il completo funzionamento a tutti i livelli, fonologico, morfologico, sintattico e semantico (cap. 3). Si supposto che trovino posto nel lessico, accanto alle parole,

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le semiparole (le forme legate tradizionalmente chiamate affissoid) e tutto ci che lessicalizzato (vale a dire tutte le strutture, con significato non componenziale che non sono pi formate attraverso regole, come il nome nontiscordardim, che originariamente deve aver avuto origine sintattica, o espressioni idiomatiche come tagliare la corda, tirare le cuoia, ecc.) (cap. 3). Vanno infine immagazzinate nel lessico (e fanno dunque parte della rappresentazione lessicale) le forme irregolari. Una parola come scrivere avr dunque nel lessico una rappresentazione complessa, formata dal tema scrive e dal (tema del) participio passato scritto: la prima forma sar alla base di scrivevo, scrivano, scrivente, la seconda di scritti, scrittura, manoscritto (10.7. ). Linsieme di parole cui si applica una determinata regola la base di quella data regola. Le regole possono essere pi o meno produttive (cap. 4). Le regole flessive sono, di norma, del tutto produttive mentre le regole derivazionali esibiscono di norma, e per loro natura, lacune (sia accidentali che sistematiche) (9.1.). Attraverso lapplicazione o la non applicazione di queste regole, che vanamente possono intersecarsi, si debbono poter generare tutti i tipi di parole della lingua italiana, che sono, fondamentalmente i seguenti: parole semplici, parole derivate (prefissate e/o suffissate), parole composte e parole composte e derivate. Tutte le parole, poi (a parte rari casi) sono soggette alla flessione. Una parola come crocerossine dunque composta, derivata e flessa, una parola come precipitevolissimevolmente suffissata con quattro suffissi (uno ripetuto) e non flessa (cap. 9). /pag. 302/ Le regole di formazione di parola sono soggette a restrizioni sintattiche, semantiche, fonologiche e morfologiche. In altre parole, le regole, per poter agire, debbono tener conto di tutti gli aspetti della propria base (cap. 4). Vi sono poi delle condizioni sul funzionamento delle regole: esse non possono accedere alla struttura interna delle parole (condizione di adiacenza (8.2.)), possono prendere come base solo parole non flesse (ipotesi della base non flessa (8.3.)), non possono prendere come base dei sintagmi (condizione sui sintagmi (8.4.)), ogni regola seleziona di norma o una categoria lessicale o, al massimo, categorie [ + N] o [ + V] (condizione della base unica (8.5.)). Le RFP costruiscono strutture anche molto complesse, ma sempre binarie (8.6.). Sono infine soggette al cosiddetto blocco che esprime la tendenza ad evitare la formazione di sinonimi (8.7.) Le regole formano parole nuove attraverso un processo formale ed uno semantico. Il processo formale consiste di norma in una concatenazione di costituenti. Il processo semantico dato dalla combinazione del significato della base e del significato del costituente aggiunto. Tutte le parole, appena formate, hanno significati regolari, prevedibili, ma tutte le parole, a seguito di una lunga permanenza nel lessico, possono acquisire significati idiomatici, non pi desumibili dalla somma dei significati dei suoi costituenti (cap. 4). La composizione un processo produttivo, soprattutto per quel che riguarda la formazione di nomi. La formazione di verbi composti invece praticamente inesistente (verbi nuovi, infatti, si formano di preferenza attraverso suffissazione, prefissazione e parasintesi) (cap. 5). La composizione non liberamente ricorsiva (come lo nelle lingue germaniche) e quindi il composto tipico dellitaliano formato da due costituenti (5.10.). Le Regole di Composizione formano in prevalenza due tipi di composti: endocentrici (N+ N) ed esocentrici N+ N) (5.5.). La testa dei composti N + N dellitaliano contemporaneo il costituente di sinistra (le eccezioni a questa generalizzazione sono o residui latini o calchi da lingue con testa a destra, come linglese) (5.4.). La testa anche il costituente cui si aggiunge la flessione. Ma quando il composto lessicalizzato, la flessione tende ad essere aggiunta a destra del composto (5.9.) In certi casi non semplice distinguere tra composti e sintagmi (ed infatti i composti sono le costruzioni morfologiche pi sintattiche, per cos dire). Si per visto che la propriet

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dellatomicit (non si pu n estrarre n introdurre del materiale lessicale in un composto) pu essere un criterio affidabile per distinguere tra composti e sintagmi (5.10. ). La morfologia diversa dalla sintassi male due componenti intrattengono dei rapporti di cooperazione, per cos dire, assai stretti (per esempio vi interdipendenza tra lordine di base della sintassi e (ordine dei costituenti dei composti) (5.10.). La suffissazione un processo assai diffuso e, sostanzialmente, / pag. 303/ attraverso di essa, si possono formare parole nuove di qualsiasi categoria lessicale a partire da qualsiasi categoria lessicale maggiore (eccettuate le preposizioni) (4.1.). I suffissi dellitaliano hanno un alto grado di combinabilit (sempre nel rispetto della restrizione sulla categoria della base) (9.4.). Il suffisso la testa categoriale della parola complessa: dal suffisso vengono trasferiti infatti al nodo superiore la categoria e i tratti sintattico-semantici (7.2.). La prefissazione non cambia la categoria della base e pertanto la testa di una parola prefissata la base e non il prefisso (7.3.). Varie classificazioni dei prefissi (bisillabici vs. monosillabici, terminanti in vocale o in consonante, lessicalizzati vs. rafforzativi vs. produttivi, prefissi che hanno una preposizione corrispondente e prefissi che non ce lhanno) non riescono a spiegare alcuni comportamenti idiosincratici di questa classe di affissi (10.1. ). La flessione molto sviluppata, come si detto, soprattutto nel sistema verbale. Nella morfologia nominale litaliano ha regole complesse di accordo sia per il genere che per il numero che riguardano sia il sintagma nominale (le anitre selvatiche) che il sintagma verbale (arrivano stanche): nella frase le anitre selvatiche arrivano stanche la nozione di femminile espressa quattro volte e la nozione di plurale cinque. Litaliano ha un numero di coniugazioni ridotto rispetto al latino: ne ha infatti tre (se si unificano, come abbiamo fatto in questo manuale i verbi in -ere con accento radicale, come ris/vere, e con accento sulla vocale tematica, come contenre). La flessione dellitaliano si realizza non per semplice aggiunta (come ad esempio in spagnolo e in inglese, libro --- > libros, book ---> books libro - libri) ma per sostituzione: il morfema del plurale sostituisce quello del singolare (o, come abbiamo proposto in questo manuale, la vocale tematica della base). Il sistema verbale pi complesso di quello nominale, dato che vi si rinvengono casi di sostituzione e di aggiunta (ama ---> amo, amate) (cap. 11). Flessione e suffissazione. Abbiamo discusso diversi argomenti a favore di una distinzione netta tra flessione e derivazione (9.1.). Un caso pi problematico rappresentato dai suffissi valutativi, per i quali abbiamo proposto una classificazione a parte, a met strada, per cos dire, tra derivazione e flessione (10.2). La flessione, comunque, agisce dopo la derivazione, il che significa che le parole derivate e flesse presentano lordine lineare parola + derivazione + flessione. Un solo caso viene presentato come eccezione a questo universale ed quello del suffisso -mente (amaramente). Ad una analisi pi attenta, si visto che nemmeno le formazioni in -mente violano luniversale in questione (9.1.). Flessione e composizione. Non vi naturalmente qui il problema di distinguere tra le due, ma il problema di definirne le possibili interrelazioni. Questo un ambito molto irregolare della grammatica dellitaliano, /pag. 304/ dal quale si pu estrarre la seguente generalizzazione: nei composti recenti, con testa a sinistra, la flessione si aggiunge alla testa. Nei composti lessicalizzati, si trovano una quantit di deviazioni dalla norma (5.9.). importante, per, distinguere i casi di flessione dellintero composto dai casi di flessione interna al composto (5.9.1.). Composizione e suffissazione. Distinguere tra composizione e suffissazione pu essere problematico solo per quel che riguarda i cosiddetti suffissoidi (cfr. musicologo). In questo

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manuale, abbiamo preferito chiamare queste forme legate semiparole ed abbiamo discusso diversi argomenti a favore di una interpretazione come composti di quelle parole che contengono due semiparole o una semiparola e una parola (10.4.). Composizione e suffissazione interagiscono nel seguente modo: i composti lessicalizzati (in misura molto ridotta) possono essere derivati (cfr. guardarobiera), i composti nuovi non possono essere derivati, ma, al contrario, possono essere formati da parole derivate (studente lavoratore) (9.2.). Composizione e prefissazione. Oltre al problema delle semiparole (dove si tratta di decidere se idrosfera una parola prefissata o composta), per composizione e prefissazione vi il problema di distinguere tra prefissi e preposizioni (sottobibliotecario e sottoscala sono parole prefissate o composte?). Per quanto riguarda il caso di idrosfera, la soluzione ovviamente coerente con quanto visto a proposito della suffissazione: si tratta di un composto. Per quanto riguarda il secondo problema, abbiamo proposto una soluzione affidata alla nozione di testa: la composizione forma parole con testa a sinistra, in prefissazione la testa a destra. I due esempi vanno trattati in modi diversi: sottobibliotecario una parola prefissata (con testa a destra) ma sottoscala una parola composta (esocentrica) (5.8.). Le possibili interazioni tra composizione e prefissazione sono di fatto molto ridotte e pertanto non si ritrovano molte parole composte prefissate (una dei rari esempi inverosimile) (9.2. ). La morfologia dellitaliano di tipo concatenativo (11.4.) (presenta una larga serie di suffissi nominalizzanti, -ura, aggio, -zione, -mento, -ata, -a -enza/-anza, -io, diversi suffissi che formano nomi dagente, -ore, -ante, -ino, -one, e fa un ampio uso della parasintesi (8.6.1.) nella formazione di verbi). Lunico processo non concatenativo (ed anche molto produttivo) dellitaliano rappresentato dalla conversione (10.5. ), processo attraverso il quale la base cambia categoria senza laggiunta di un affisso manifesto (discutere ---> il discutere). In questo manuale, luso del participio come aggettivo stato interpretato come il risultato di una conversione. Le regole morfologche uniscono, per cos dire, dei costituenti; cos facendo, pu succedere che si vengono a creare delle sequenze che abbisognano di riaggiustamenti. Si tratta in genere di regole di cancellazione e di regole di allomorfia. Tra le prime abbiamo visto la regola di /pag. 305/ cancellazione di vocale, la regola di cancellazione di sillaba (aplologia) e alcune regole di cancellazione di suffisso. Tra le regole di allomorfia, abbiamo visto la regola di palatalizzazione delle velari. Anche gli accenti delle parole (in seguito ad operazioni morfologiche) sono soggetti a vari riaggiustamenti in modo che la tipologia accentuale delle parole sia rispettata: laccento primario di parola non mai seguito da accenti secondari alla sua destra, le parole iniziano (nella maggior parte dei casi) con una sillaba tonica, non vi sono scontri di accenti, n sequenze di tre sillabe atone (cap. 6). Come per tutte le lingue, vale anche per litaliano limportante distinzione tra centro della lingua e periferia. Il centro esprime le regolarit, i fenomeni formalizzabili, la periferia costituita da residui storici, da contatti linguistici. Le regole che sono state discusse sono dunque basate sul centro ma abbiamo sempre evidenziato i contorni sfumati dei fenomeni che siamo venuti via via discutendo. /pag. 306/ RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Alcoba, S. 1987, Los parasintticos: costituentes y estructura lxica, in Revista de la Sociedad Espafiola de LingiEstica, 17/2, 245-268. Alinei, M.

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