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Costantemente mantenersi...

presenti, dentro la propria pelle, esercitarsi, avere una condotta particolare, disprezzare il facile comodo, disprezzare l'inutile lusso, essere uomini raffinati, ma essere uomini fermi. Mantenere la fedelt della parola, e nel fisico, esercitarci a combattere. Cio fondate, fatevi una cultura solida, che non sia una cultura puramente, cos, trasmessa, una cultura solida. Una cultura che vi permette di essere dei capi. Se ci sono dieci uomini e uno di voi sta in mezzo, egli il capo. E allo stesso tempo forgiatevi il vostro corpo. Pensate a magnis itineribus, i militi romani che raggiunsero in dodici giorni il lago di Ginevra. Marciando. Ricordate che i Romani portavano sessanta chili sulla schiena. [...] Fate risorgere lo Spirito dalla congiuntura delle vostre ossa! Tutto il vostro corpo dev'essere una immagine di quello Spirito. [...] Approfittate del bene e di tutto ci che di positivo vi d anche questa attuale civilt e cultura. Non disprezzatela! Perch l'avversario non dev'essere mai disprezzato. buona norma ammirare anche il nemico, per quello che egli ha di positivo. [...] Arricchite la vostra anima, studiate bene anche tutto ci che contrario a voi! Dovete essere spiritualmente aperti. Uomini come voi devono essere capaci di restare incantati per due ore a contemplare un albero! Il senso di Dio, che ve lo predicano semplicemente come senso di fraternit fra tutti gli uomini...ma sviluppatelo, per quella che la contemplazione! Maledetta, fra l'altro, da tutti i Padri della Chiesa... Quella che la contemplazione delle fonti, delle acque, della bellezza che sta attorno a voi. Un raggio di sole che illumini una strada, una brutta squallida strada... ma questo raggio di sole la luce che Dio mi d! Dovete farlo rivivere nel vostro spirito come un impulso naturale. E poi un'altra cosa, che la base di tutto, la fraternit fra di voi, la fraternit gentile, senza quelle rozzezze a cui molti indulgono con la illusione di essere pi uomini...

(da una Conferenza a Fons Perennis del Prof. Pio Filippani Ronconi)
Riportiamo lintervista di Pietrangelo Buttafuoco a Pio Filippani Ronconi del 27/01/2001 per IL FOGLIO. Roma. Il nascondimento cos ci dice lultimo superstite delle Waffen SS, appaiando sul tavolinetto Segnavia di Martin Heidegger con il Canone buddista la veste di potenza della realt. Pio Filippani Ronconi che nel campanello del suo appartamento ha giustamente messo tanto di corona araldica, infatti, non s mai nascosto. Forse il disvelamento allora la veste di potenza del mondo che sta dietro il mondo, perch il signor conte sempre stato quello che . Asiatico per parte di nonna, madrileno di nascita, italiano di patria, insignito della Croce di Ferro e quasi quasi minimizza. Una Croce di seconda classe, non era certo la Croix pour le merit del caro Ernst Jnger. Ma cosa mai posso essere stato rispetto ai miei antenati guerrieri, io?. Ne ha avuto uno che s fatto fucilare per non aver voluto gridare vive la Rpublique! davanti al fuoco dellesercito napoleonico, un altro che si ricord in un post scriptum di essere stato nominato anche medaglia doro, uno zio, uncle Joseph, nelle A ntille di quel tempo che certo non erano il posto chic di adesso, un padre lingegnere signor conte veloce con la colt da meritarsi pi di una leggenda nelle Americhe di Butch Cassidy e Sundance Kid e del Mucchio Selvaggio, una madre infine, catturata nella Spagna della guerra civile, che quando viene portata allallegra fucilazione rieducativa dai rossi di Barcellona, chiede al capo plotone: Dammi il cappotto. La storia della mamma niente male. Il rosso le risponde: Che cosa te ne importa donna, tra poco sarai un pezzo

di carne frolla. Lei chiese ancora il suo cappotto: C freddo, non voglio che tu possa pensare che stia tremando dalla paura. Il capo plotone le si avvicin rapito: Donna, tu hai pi coglioni di me! . La madre aveva occhi verdi e spirito celtico. E un soldato dunque Pio Filippani Ronconi. Forse lultimo: Ma cosa mai posso essere stato rispetto a tutti i miei antenati guerrieri, io. Il pi male in arnese di loro mi fa marameo. E il signor conte appoggia il pollice al naso e, pur tradendo un leggero tremore da ottantunenne, fa: Marameo. Disarmando ogni pregiudizio, offrendosi allocchio laico e al pudore liberale, cos si presenta: Sono solo un relitto che non potuto affondare per mancanza dacqua. E si potrebbe aggiungere: E un relitto che non hanno saputo affondare. Pio Filippani Ronconi che stato comunque un potente rappresentante dellestablishment culturale accademico, anche la pi recente vittima della memoria. Si sono accorti di una sua foto in divisa (Avevamo pantaloni da sci, la giacca germanizzata, le mostrine con le rune, berretto col Totenkopf), hanno inviato una email al cdr del Corriere della Sera dove il conte, che il pi importante tra gli orientalisti, aveva cominciato a scrivere, e Ferruccio de Bortoli custode, anche suo malgrado, della memoria lo ha dovuto sospendere o meglio licenziare o, piuttosto, cancellare. In un film americano Lallievo, con la storia di un distinto signore in et, dal passato buio (ovviamente nazi), ci hanno fatto un racconto di bassa pedagogia buonista. Con Pio Filippani Ronconi, invece, i vicini che se lo sono visti ritratto sul giornale in divisa (quella divisa) hanno fatto solo un commento alla moglie: Ma che bel ragazzo era il professore!. Il signor conte appunto professore. Maestro allIstituto orientale di Napoli, traduttore delle Upanishad , autore Utet e Bollati Boringhieri, collaboratore di Giorgio Colli, autorit indiscussa di quella scienza della guerra che la notte del . C una formula vedica che rende bene lidea. Ayus pra tr signica portare la vita al di l degli ostacoli, o meglio, fare attraversare la morte alla vita. Ebbe una laurea honoris causa ancora qualche anno fa. Consegnatagli democraticamente a Trieste da Luigi Berlinguer. Fece una prolusione in latino e in persiano. Di lui si sa che conosce tante lingue da far sospettare una contaminazione tale da ricorrere a un manuale desorcismo. Parla un tedesco vagamente barbarico, con influenze svedesi, borbotta in spagnolo, sbotta in runico, pensa in sanscrito. Declama tutti e trenta i plurali regolari dellarabo e naturalmente anche il trentunesimo, lirregolare. Sono come quelli abruzzesi dice lui per rassicurare gli stupefatti. Pratico del Tibet manco fosse lAbruzzo, ulula nella lingua dei lupi e anche in quella dei turchi. Una volta, addormentato in una grotta, venne svegliato da una coppia. Di lupi, non di turchi. Conosce lebraico e laramaico. Li studi da ragazzino frequentando la sinagoga di Roma quando era un giovane collegiale al De Merode. Nessuno poteva mai immaginare in me la futura SS. Entravo e chiedevo: Dove si sta leggendo?. Trovavo sempre un dito gentile che mi indicava il punto del Libro. Da adulto, andando in giro per il mondo perch non creda che io abbia trascorso tutto il mio tempo studiando ho disseminato dappertutto le rune. In Africa, in Asia, nelle Americhe. Vedr che prima o poi qualche archeologo tedesco cadr in questa trappola e ci far una teoria su quanto avevano girato il mondo gli antichi germani. Ho studiato la Cabala naturalmente. Ha studiato la Cabala naturalmente. La storia di Pio Filippani Ronconi veramente la storia del mondo dietro il mondo. Altro che laurea. La cameriera che certo non decifra la delicata calligrafia iranica del signor conte, si raccomandava: Se la faccia dare in medicina la laurea, ch i dottori guadagnano bene. Questo ultimo aneddoto ce lo ha raccontato la moglie che un bello spirito. Lei si sta divertendo in queste giornate di offensiva del politicamente corretto, squilla il telefono e dice al marito: Wanda, ti vogliono. Sei pi cercato di Wanda Osiri ormai. In questa casa dove ci guardano gli occhi dello Sci persiano, accanto alle divinit guerriere della perfezione, da sotto il vetro della scrivania guarda anche un frate cappuccino. Un giorno un marocchino amico di famiglia si ritir per la preghiera avendo per il cuore colmo di sconforto. Povero, senza aiuto, alzava il canto al Dio Clemente e Misericordioso quando a un tratto si trov interrotto da un uomo in saio, forse un sufi,

ma con le mani bendate, che gli disse: Non avere pena, domani avrai il denaro sufficiente per andare a Mecca. Turbato, il marocchino se ne torn agli affanni della sua giornata per trovare lindomani nella buca delle lettere una busta piena di soldi. La lettera era stata spedita da San Giovanni Rotondo dove lui fece la prima tappa per la Mecca, era stato padre Pio a fare il miracolo. Cos ci dice la signora che ci racconta anche di certe serate mondane con il professore birichino che, quando passa Norberto Bobbio in processione, gli va incontro per dirgli: Ciao, come ti va la vita?. A differenza della maggior parte dei suoi colleghi, Pio Filippani Ronconi non mai stato iscritto al Partito nazionale fascista, neppure quando era ancora un giovane assistente di Giuseppe Tucci, il suo maestro di dottrina tibetana, quando invece che concentrarsi nella carriera tra i traccheggi, lui con Sua Eccellenza il ministro Giuseppe Bottai avrebbe discusso solo di calibro 8 e di escursioni nel Sahara. Ero solo un soldato, niente altro che un soldato pronto ad andare laddove ci fosse un pezzo di guerra. Come mio padre daltronde, che allo scoppio della Prima guerra mondiale lasci le sue mandrie cornute tra la Cordigliera delle Ande e Capo Horn, regal la sua colt a un amico e se ne and tra plotoni scudati, quelli che con la visiera agli occhi se ne andavano a depositare candele di dinamite dentro le trincee degli austriaci. Squilla ancora il telefono. Il professore che a questo punto non possiamo pi chiamare con il titolo accademico, ma soldato, che come definizione gli pi congeniale, si aggrappa alla sua katana, la spada da samurai, se la porta ai denti e la stringe per farsi pazienza. Detto tra parentesi una bellissima spada: E vecchia e cionca dice ma ha aperto tante teste americane. Il soldato si fa proprio un punto donore della sua capacit di farsi largo con la lama. S, questo s. Sono celebre nel tirare con il pugnale, solo io tra i ragazzi dellEsercito italiano potevo tenere testa alla bravura dei siciliani e dei calabresi con il coltello, anzi, insegnavo loro come sgozzare un uomo senza perdere tempo. La storia di Pio Filippani Ronconi, conte, patrizio romano, la storia dellultimo soldato. Appunto: Della Ventinovesima divisione granatieri SS, dei 1.650 uomini che rispondevano agli ordini di Carlo Federico degli Oddi, il mio comandante, ce n uno superstite, uno: quello che sta davanti a lei. Lotto settembre, che lo aveva travolto nello spavento di uninsopportabile vergogna, gli fece cercare a tutti i costi lestrema possibilit di mettere a nudo se stesso, scheggia di morte quale voleva essere, nellannullamento di un rituale suicidio domaggio allonore che non conosce riti. Cercavo un seppuku ci dice oggi, un suicidio elaborato nella purificazione. Nelle Waffen questo soldato trov la tipica scuola di guerra, quella a piedi dei grandi eserciti del 700. Volevo annullarmi e la notizia della costituzione di una divisione italiana mi trov triste perch dopo lotto settembre lItalia era solo vergogna. Le Waffen SS furono nella notte del dellultimo anno di guerra, la legione straniera di chi aveva eletto la Germania anima dellEuropa. Arrivavano dal Belgio, dalla Francia, 600 uomini anche dallInghilterra. E naturalmente cerano russi, lituani, ceceni, turchi, egiziani. Ovviamente indiani, tibetani, tartari. Cerano le SS musulmane a cavallo. Cerano anche le SS albanesi ricorda ancora Filippani Ronconi ma erano cos disordinate. Si sommavano, in tutto, in 38 divisioni. A Mariano Comense, davanti allo stato maggiore, al suono di quello che secondo il soldato linno pi bello di tutti i tempi, Gloria di Prussia, linno di Federico II, marciarono le rappresentanze di tutte quelle divisioni. Etnie, popoli e lingue di quel mondo dietro il mondo si ritrovarono sotto le insegne runiche. Mi sembr una scena settecentesca. Oggi il soldato dice: In Germania trova luogo lanima dellEuropa. Essendo anche un ufficiale tedesco, conosco bene la mia materia. Anche se la Germania ha avuto bisogno di uniniezione asiatica. Le SS, infatti, i migliori li mandavano in Tibet. C un capitolo che solo questo soldato pu aprire, ci permettiamo di farlo sotto la forma di una domanda morbosa. A proposito di iniezione asiatica, ma Ernst Jnger, era un iniziato? Nel senso della Thule?. In quel senso, certo. S. E il vero motivo per cui Adolf Hitler non pot permettersi di mandarlo a morte? Lo stesso motivo per cui non se lo sarebbe potuto permettere con me, cos ci sembrato di sentire tra le parole di questo soldato che, nel rammemoramento spirituale ci sembra ormai il Riccardo III di William Shakespeare, e cio il virtuoso dellazione. La guerra lo

ha attraversato facendolo suo. Ero alto un metro e 78 centimetri e mezzo. Volevo andare nei paracadutisti, ma non mi presero per mezzo centimetro, non ci riuscii neppure mettendo una saponetta sotto il tallone per alzarmi di pi. Me ne vergognai. Feci per la guerra nel modo migliore. Nel mio corpo si sono avventati i pidocchi e le bombe. Ho avuto tutte le malattie, tutti le smorfie della morte e anche tutti i suoi recessi: la diarrea di sangue, lepatite, la setticemia. Per questo non ho mai permesso a nessun signorino vestito bene, quelli che vedevo nelle scuole ufficiali, di insegnare a me la guerra. Lui incarna il fuoco di Marte: Ma le divinit che mi assistevano nel conflitto erano

Foglie e pietre. Il ritratto di Ungern Khan firmato da Pio Filippani Ronconi


Sessantasei (adesso sarebbero novantadue ndr) anni fa, allalba del 17 settembre 1921, cadeva fucilato a Novonikolajevsk, secondo altri a Verkhne-Udinsk, presso il confine mongolo, il comandante della divisione asiatica di cavalleria, barone Romn Fiodrovic von UngernSternberg, ultimo difensore della Mongolia esterna indipendente e della Siberia bianca. Con la morte del Barone pazzo nulla pi si opponeva al dilagare dellesercito bolscevico di Blcher nellEstremo Oriente siberiano e la fase guerreggiata della Rivoluzione si concludeva. Leffimera meteora del Barone e le disperate imprese della sua divisione non ebbero, in fondo, un effetto determinante su questultimo scorcio della Guerra Civile, specialmente dopo il crollo dellesercito bianco di Kolcak che, battuto il 14 novembre 1919 ad Omsk, aveva praticamente cessato di esistere. Invece, limportanza del barone Ungern e del suo variopinto esercito, formato da Cosacchi della Trans-baikalia, da Buriati, Mongoli, volontari Tibetani e Guardie Bianche di ogni provenienza, era soprattutto di natura spirituale. Il Barone, religiosamente affiliato ad una corrente tantrica facente capo allo Hutuktu di Ta-Kur e suo braccio militare durante lanno in cui fu padrone della Mongolia esterna, aveva sin dal principio, cio sin dalla conferenza panmongola di Cita del 25 febbraio 1919, dichiarato la sua intenzione di ristabilire la teocrazia lamaista nel cuore dellAsia, affinch da l partisse la vasta liberazione del mondo. La controrivoluzione era per lui solo un pretesto per evocare sul piano terreno una gerarchia gi attuata su quello invisibile. Questa gerarchia doveva proiettarsi su un mandala, un mesocosmo simbolico, il cui centro sarebbe stata la Grande Mongolia, comprendente, oltre alle sue due parti geografiche, limmenso spazio che dal Baikal giunge allo Hsin-Kiang e al Tibet. Ivi, pensava, si sarebbe attuata la rigenerazione del mondo sotto il segno del Sovrano dellagarttha (inafferrabile) Shambala, la Terra degli Iniziati, ove Zla-ba Bzan-po e i suoi 24 successivi eredi perpetuavano il segreto insegnamento del Kalacakra, la Ruota del Tempo, loro impartito dal Risvegliato 2500 anni fa. 2500 anni esattamente la met del ciclo di 5000 che, secondo la tradizione, separa lapparizione dellultimo Buddha terrestre, Gautama Sakyamuni, dallavvento del successivo Maitreya, figura probabilmente mutuata dallo zoroastriano Mithra Saos yant, Mithra il Salvatore (difatti liconografia buddhista lo rappresenta tradizionalmente come un principe seduto al modo barbarico, cio assiso alleuropea). Lo stesso Hutuktu di Urga, che Ungern, liberandolo dai Cinesi, aveva ristabilito sul trono, terza autorit nella gerarchia lamaista dopo il Dalai Lama di Lhasa e il Pancen Lama di Tashi-lhumpo, era teologicamente considerato quale proiezione fisica (sprul-sku) di Maitreya, prefigurazione, quindi, del Buddha venturo. Ungern, consapevole nonostante questa vittoria della sua fine imminente, si rendeva conto di trovarsi in un istante apicale del divenire della storia, come se fosse nel cavo fra due onde, un attimo prima che rovinino in basso. Pertanto, nel suo breve periodo di governo ad Urga (dal 2 febbraio all11 luglio 1921) cerc di tramutare

questo istante in un periodo senza tempo che permettesse allo Hutuktu di compiere la sua opera spirituale, liberandolo dalla pressione esterna dei due poteri che incombevano: la Cina dei Signori della Guerra dal Sud, e la valanga bolscevica che muoveva inarrestabile dal Nord, dalla Siberia. Erano tempi terribili in cui, pi che dal potere delle armi, gli eventi sembravano determinati da forze promananti da una sorta di magia infera. Coloro che furono testimoni degli sconvolgimenti determinati dalla Rivoluzione di Ottobre ricordano la spaventevole automaticit medianica con cui le forze rivoluzionarie demolivano le strutture della vita civile cosiddetta borghese e le vestigia dellordine antico. Le masse si coagulavano in quegli strati della societ in cui maggiormente era assente il principio dellIo autocosciente, fra i miseri, i vagabondi, gli allucinati sopravvissuti dai Laghi Masuri e dalle battaglie della Galizia, i fanatici, i tarati e tutti coloro per i quali la ferocia belluina era alimento quotidiano dellanima. Ai rivoluzionari non si scampava: mossa come da unispirazione demoniaca, la giustizia del popolo colpiva infallantemente i nemici della Rivoluzione un momento prima che si muovessero. Il Terrore era guidato da una occulta saggezza che nulla aveva a che fare con la brillante intelligenza di coloro (Trockij, Kamenev, Zinoviev ecc.) che lo avevano scatenato e pensavano di dirigerlo: una saggezza che realmente promanava dallelemento preindividuale della massa, come le forze fisicochimiche che provocano un terremoto o la fuoriuscita della lava da un vulcano. Ungern chiaramente si rendeva conto di tutto ci e, dalle sue conversazioni con lingegnere Ossendowski, gi ministro delle Finanze nel governo di Kolcak, risulta evidente come egli cercasse di evocare misticamente il principio opposto, quello solare, che segnava il suo stendardo, riferendosi ad una cultura, quella tantrico-buddhista, che da due millenni lo coltivava. Soltanto che la sua ascesi personale non poteva diventare il mezzo strategico di vittoria per i suoi cinquemila cosacchi, russi s, mistici forse, ma fatalmente appartenenti ad un mondo orientato verso unesperienza dello Spirito volta al mondo sensibile esteriore. Nel suo Uomini, Bestie e Di, che la narrazione della sua fuga dalla Siberia alla Mongolia, Ossendowski ci ha lasciato unimpressionante descrizione degli eventi, ma, molto di pi, dellallucinata atmosfera che regnava sulla ufficialit che attorniava il Barone e fra le sue truppe, sottomesse da anni a spaventose fatiche e ad una disciplina rigidissima e, per giunta, consapevoli del disastro imminente. La narrazione dellOssendowski verr in seguito aspramente criticata (fra gli altri dallo stesso Sven Hedin) per la parte riguardante i suoi viaggi fra gli Altai e la Zungaria. Resta, per, intatta la sua testimonianza sulla figura e sulle avventure del Barone e, soprattutto, sul senso magico del destino che ivi si compiva. Ricordo perfettamente la straordinaria impressione che suscit nellEuropa distratta e frenetica degli anni Venti, anche fra i lettori pi materialisti e intenti negli affari contingenti, la relazione sul collegamento mistico fra lo Hutuktu, il Bodhisattva incarnato, il Barone Ungern e il Re del Mondo, presenza invisibile ma concretamente percepibile che conferiva un significato trascendente al sacrificio a cui i Cosacchi, il fiore dei popoli russi, andavano incontro. Questo motivo del Re del Mondo dette fuoco alle polveri di innumerevoli discussioni, specialmente fra coloro che si accorgevano che non si trattava di una invenzione letteraria. Fra gli altri, lo stesso Ren Gunon lo sottopose ad una critica serrata nel suo Le Roi du Monde, dimostrandone la fondatezza, in unepoca in cui la Scienza orientalistica praticamente nulla sapeva del mito di re Chandra-bhadra (tib. Zl-ba Bzan-po) depositario di una sentenza segreta comunicatagli dal Buddha, e soprattutto ignorava la saga del suo Regnum spirituale, una specie del Castello del Graal, che storici e geografi si sono in seguito affannati a ricercare in vari luoghi del Tibet e della valle del Tarim in Asia Centrale: regno visibile solo agli Eletti, che per si render manifesto a tutti sotto il ventiquattresimo erede di Chandra-bhadra, quando la sapienza del Kalacakra emerger per illuminare gli uomini circa la coincidenza della loro interiorit purificata e lUniverso degli archetipi.

La leggenda di questo Barone baltico, di stirpe germanico-magiara che, rivestito della tunica gialla del lama sotto il mantello di ufficiale imperiale, e spiegando davanti agli squadroni lo stendardo mongolo, procede nella direzione sbagliata, verso Ovest anzich verso Est, ove chiaramente si sarebbe salvato, tipicamente russa, ricollegandosi al motivo sacrificale della zrtvjennost (loffrirsi come vittima) per listaurazione del Figlio della Benedizione sulla Terra Madre, che in veste poetica era stata enunciata dallo stesso Solovjv. Nellultimo rapporto ufficiale, tenuto ai princpi di agosto 1921, quando la divisione asiatica di cavalleria si trovava sul fiume Selenga intenta ad interrompere la Transiberiana fra Cita e Kiakhta, egli impart lordine apparentemente assurdo di compiere la conversione verso Ovest, indi verso Sud, avendo come meta gli Altai e la Zungaria. In quella occasione disse esplicitamente al generale Rjesusn che si proponeva di raggiungere, attraverso lo Hsin Kiang cinese, niente di meno che la fortezza spirituale tibetana, ove rigenerare se stesso e i laceri resti della sua divisione. Assassinato il suo amico Bors la sera stessa dagli ufficiali in rivolta e morti gli ultimi fedeli, egli mosse solitario verso una direzione che non aveva pi rapporto con la realt geografica del luogo e militare della situazione, nel postremo tentativo, non di salvare la vita, bens di ricollegarsi prima di morire con il proprio principio metafisico: il Re del Mondo. La sua disperata migrazione verso il Sole che tramonta era in realt un ultimo atto di culto verso la Luce che aveva sorretto le sue imprese. Trascorse la sua ultima notte di libert nella yurta del calmucco Ja lama. Il Barone si avvide, forse, del significato del nome del suo ospite: Ja, abbreviazione in dialetto khalka del mongolo Jayagha, fato, esistenza, destino, karma. E il fato lo consegner la mattina seguente alle Guardie Rosse di Shentikn, il fiduciario di Blcher. Era il 21 agosto. Regolarmente processato nel sovjet di Novonikolayevsk, senza che gli venissero toccate le spalline e la croce di San Giorgio, viene accusato di complotto anti-sovietico per portare al trono Mikhail Romanov, efferatezze ed assassinio di masse di lavoratori russi e cinesi. Condannato, viene fucilato due giorni pi tardi. Nello stesso tempo, in un angolo della lontanissima Europa, nella Germania sconquassata del primo dopoguerra, il mito del Re del Mondo giungeva per vie misteriose a gruppi di giovani intellettuali, corroborando con il suo simbolo solare i nuovi meditatori del Vril e le assisi della Thule-Gesellschaft. *da Un tempo, un destino, in Letteratura Tradizione, II, 9

Lindologo dalla Croce di Ferro Intervista a Pio Filippani Ronconi


Sono passati tre anni dalla scomparsa del Professor Pio Filippani Ronconi un grande uomo che stato e sempre sar per chi lo ricorda. Nel mio studio ho la sua foto con la dedica, la conservo con affetto, come si deve conservare con affetto tutto quello che abbiamo nel cuore di chi ci ha insegnato lonore per la patria, la parola data che diventa una consegna fino alla morte. Nella foto lo si vede nella sua elegante uniforme di ufficiale Germanico. Gli ho voluto bene, perch fu un grande saggio, al quale mi inchino davanti al suo pensiero. Quando si perde qualcuno ci si rifugia nel passato, e io in questi giorni mi sono riletto i suoi scritti. Conservo alcune lettere che mi scrisse, e il suo biglietto da visita, che mi diede quando gli feci visita nella sua casa di Roma nel maggio del 1998. Ricordo la sua gentilezza, e la comprensione per i miei limiti intellettuali. Mi piace ricordarlo con la intervista nata durante la mia visita avvenuta nella sua casa a Roma nel 1998. Uno scrittore Ray Bradbury scrisse Ognuno deve lasciare qualcosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un libro o un quadro o una casa o un muro

eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi. O un giardino piantato col nostro sudore. Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarder lalbero o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo l. Ho trascritto queste parole che per me sono lanima, tutto ci che io penso e condivido. Permettetemi ancora una citazione che mi pare possa essere in tono con gli scritti. Ezra Pound scriveva: Ci che ami molto rimane, il resto scoria, ci che ami molto non ti sar strappato, ci che ami molto la tua vera eredit. Pio Filippani Ronconi (PFR): Io sono Pio Filippani, Conte Ronconi, professionalmente sono un indologo, ma sono anche iranista avendo una laurea in Teologia islamica. Ho insegnato filosofia cinese per dodici anni, ho scritto anche un manuale di filosofia cinese. Ho scritto complessivamente una ventina di libri. Quindi ho vissuto come uno scienziato, uno studioso. Nella SS io ero Untersturmfhrer (Sottotenente) e portavo la Croce di Ferro. In quel periodo sono inoltre stato tre volte proposto per la medaglia dargento italiana al valor militare. Nella Wehrmacht fui invece promosso al grado di tenente il 22 Giugno 1944. Quando mi sono arruolato volontario nei granatieri, a mala pena mi hanno preso poich mi consideravano piccolo. Infatti, mi chiamavano francobollo vieni qui e subito si prendevano un pugno in faccia. Emilio Del Bel Belluz (EDBB): Davvero? PFR: Certo. Ci che mio padre fin da piccolo mi ha istigato stato quello di imparare le arti del combattimento. Quindi, siccome ero molto furioso e molto litigioso inizialmente praticai della boxe. Lappresi nelle palestre frequentate dai tramvieri e dai facchini dei mercati generali. Dopodich, presi due cinture nere: una di judo e una di Aikido. Questultima larte pi raffinata che esiste poich si combatte con la spada, con larco, con il pugno e le mani. Quindi sono un aikidoka che un grado molto difficile da raggiungere. Il Conte Carlo Federico degli Oddi era amico fraterno di Rudolf Hess, erano stati compagni ad Alessandria dEgitto poich entrambi erano nati l. Era molto orgoglioso di questa amicizia. Aveva, inoltre, con s la bandiera della Libera Repubblica di Siena che i suoi antenati avevano difesa trecento anni prima. Il Generale Emilio Canevari nel rapporto agli ufficiali nella Caserma della Bicocca alla vigilia della partenza ci disse: Signori Ufficiali, non un passo indietro. Voi non andate per fare bella figura, ma solo a morire! Da come vi comporterete in combattimento dipender se i tedeschi riarmeranno lEsercito Italiano. Per Pio Filippani (leggendo dal Suo articolo Laspro sapore della giovinezza, i ricordi di un vecchio uomo darme La 29 Divisione Granatieri SS) fu come buttare un secchio di benzina sul fuoco languente: approssimativamente armati e sommariamente equipaggiati partimmo come furie vendicatrici da Milano (Scalo Greco) il 13 marzo 1944 alle ore 7 per Littoria. EDBB: Professore, Lei una persona felice per come ha condotto la sua esistenza? PFR: Bah! Avrei voluto avere altre occasioni, non sono andato in Russia e la cosa mi rompe le scatole. Avrei voluto combattere per continuare la Controrivoluzione delle Armate Bianche.

(Leggendo dal Suo articolo Laspro sapore della giovinezza, i ricordi di un vecchio uomo darme La 29 Divisione Granatieri SS) Mancherei al mio dovere di soldato se dimenticassi il piccolo reparto di Russi bianchi, probabilmente appartenenti alla ROA (Rsskaya Osvabodtelnaya Armiya), cosacchi appiedati reduci nientedimeno che della controrivoluzione del 1918-19, che combatteva con noi alla nostra destra: ebbi da loro la papakha[1] di ordinanza, che indossavo ogniqualvolta uscivo con il mio reparto al tramonto, a cercare gatte da pelare. Il valore di questi veterani rese ampiamente onore alle tradizioni del cessato esercito imperiale russo, quattro lustri dopo la sua presunta dissoluzione. EDBB: Tra questi volontari cerano anche nobili russi? PFR: S, certo. Ad esempio il Principe Sidamone Ristlj. Quando i reparti russi antibolscevici furono abbandonati, come al solito, dagli inglesi e dagli americani, si imbarcarono ad Odessa ed andarono a Costantinopoli. L gli Alleati gli intimarono di consegnare le armi. Loro, invece, si aprirono la strada con i fucili e con i cannoni mettendo in fuga sia i francesi che gli inglesi. Allora le unit di artiglieria andarono in Bulgaria e divennero parte dellesercito bulgaro. La unit di cavalleria e di fanteria, invece, andarono in Jugoslavia dove formarono delle unit di lavoro per la riparazione delle linee ferroviarie del paese balcanico che aveva bisogno di tale manovalanza. Le unit restarono dunque compatte. Quando i tedeschi scatenarono lOperazione Barbarossa alcuni ufficiali prussiani di grande spessore ed intelligenza organizzarono, disobbedendo agli ordini ricevuti, lArmata Russa di Liberazione assegnandone il comando al Generale Vlassov. Un Generale che era stato trombato da Stalin, poich lo aveva lasciato in retroguardia con poche truppe in modo che fosse tolto di mezzo dai tedeschi. Fu cos che costituirono la Rsskaya Osvabodtelnaya Armiya. EDBB: Uomini straordinari. PFR: Uomini straordinari di cui ricordo il Principe Schkuro, ricordo Mohammed Nurghijeraj, che era un principe caucasico. Io ho conosciuto il fior fiore di questa gente. Oddio, ho anche arrestato un gruppo di turcomanni che erano entrati in un villaggio di cui io ero il comandante, li ho fatti tradurre da me. Mi ricordo che avevo la febbre e per questo mi misi il cappotto di ufficiale e il berretto con la visiera. Mi feci venire davanti questi individui nella mia camera da letto nel castello dei Sommi Picenardi a Torre de Picenardi, vicino a Cremona. Ricordo che li guardai negli occhi e chiesi loro in turco: da dove siete venuti?. Effendi, pasci effendi, Signore mio, signor pasci, e baciandomi la mano mi dissero Comandante uccideteci abbiamo peccato, siamo nelle vostre mani. Ci avvenne perch io parlavo turco, avevo i gradi da ufficiale e la faccia da principe. Quindi ero il loro pasci. EDBB: In Italia erano dunque presenti.

PFR: S, particolarmente nellItalia Settentrionale. Cerano i cosiddetti reparti Ostturkisch delle SS cio i reparti turco-orientali delle Waffen SS. Ovvero, Kazachi, Uzbechi, Turcomanni, eccetera. Con loro parlavo turco occidentale che loro per facevano fatica a comprendere. PFR: Volevano poter ad esempio pregare perch erano spesso dei mussulmani fanatici. EDBB: La prima volta che ho letto un Suo articolo stato sulla rivista Intervento. Larticolo era dedicato a von Ungern Sternberg. Un articolo che ho amato in un modo incredibile. PFR: Vede, io mi sono occupato anche di certe forme segrete di buddhismo radicate nel Tibet. Quarantanni fa conoscevo bene il tibetano. Von Ungern Sternberg mi fece una grande impressione gi da quando ero ragazzo. Il libro di Ossendowski Bestie, uomini e di quando usc nel 1926 suscit un putiferio. Ossendowski era un polacco che in Siberia divenne il Ministro delle Finanze dellAmmiraglio Kolcak. Vede, io ho sempre avuto due modelli ideali: Corneliu Zelea Codreanu e il Barone pazzo. Questultimo in particolar modo. Romn Fiodrovich von Ungern Sternberg, nel cui nome e cognome c gi tutta lEuropa e lAsia messe assieme. PFR: Di Ungern mi ha sempre colpito la dimensione magica. Quando ero adolescente avevo anche conosciuto personalmente Julius Evola che soleva dire di me scherzosamente: Filippani uno steineriano, ma ha il buon gusto di non farlo sapere!. Cio, voleva dire che ero discepolo del mago, del filosofo austriaco Rudolf Steiner. In effetti Evola ci azzecc, soltanto che io non ero uno steineriano, anche perch Steiner era fondamentalmente un occultista. Tuttavia, mi interessava la sua linea di meditazione. Steiner apparteneva a quella corrente di pensiero occulta che ebbe in Germania, dopo la guerra, una grande influenza. Era stato amico di Von Moltke e quando una volta nel 1915 fu in visita presso di lui al suo quartier generale, lo consigli di non arrestare lavanzata sul fronte occidentale, anche se i soldati avessero rischiato di crepare di fatica. Erano arrivati infatti a 50 kmda Parigi e riteneva che, se non si fossero arrestati, quella guerra, che rappresentava la morte della Europa, sarebbe cessata. Von Moltke, per, sub linfluenza del figlio del Kaiser che gli ordin di fermare lavanzat a e che successivamente lo sostitu con un altro generale. EDBB: E di Evola, cosa pensa? PFR: Io lho gi scritto nella mia introduzione alle opere di Evola, che dovr tra laltro celebrare nel congresso di Milano che si terr tra il 27 e il 28 Novembre 1998. Conosco Evola su diversi piani. Ero inoltre fraterno amico di Massimo Scaligero che era il grande amico e il grandissimo avversario, dal punto di vista tecnico, di Evola. Evola aveva un difetto terribile: era un mago nato. Nel senso che egli trasformava in esperienza quello che per gli altri erano puri e semplici filosofemi sui quali si pu parlare fino allinfinito. Questa stata la ragione per cui Evola stato in guerra volontario a diciassette anni. EDBB: Perch Evola amava la Germania?

PFR: Mi difficile risponderLe in poche parole poich sono frenato dal fatto che sono un epigone di quellepoca e di quella gente. Sono praticamente un individuo che a mala pena ha indossato una casacca per rincorrere il treno in partenza di quegli uomini. EDBB: Dove ha incontrato per la prima volta Evola? PFR: La prima volta nelle sue opere allet di quattordici anni. In particolare lessi una sua opera fondamentale Lo yoga della potenza che ho praticato fino ai ventisette anni. Questo spiega anche le possibilit che avevo in guerra. Io percepivo gli elementi terrifici allincontrario, come potenze scatenanti, quindi praticavo lo yoga, praticavo il tantra della mano sinistra insomma, stando in un campo di battaglia. Questo Le spiega tutto. EDBB: Ma in Italia, lo frequentava allUniversit o presso qualche caff particolare? PFR: Io Evola lho frequentato scarsamente, anche se per me un personaggio meraviglioso che conosceva profondamente i suoi limiti ed anche il suo destino. Evola era luomo che avrebbe p otuto risvegliare in Occidente la nuova filosofia. Tuttavia, gli mancava un punto essenziale: non aveva avuto contatti con la fraternit dei Rosacroce. Egli era un templare che andava cercando quello che aveva sotto il naso. EDBB: Evola, un moderno templare? PFR: Certo. Ho conosciuto anche il suo maestro Giovanni Colazza, una personalit straordinaria di cui nessuno sapeva. Era uno di quegli uomini occulti. EDBB: Professore ha mai letto i libri di Leon Degrelle? PFR: S ho letto parecchie cose di Degrelle, ma vede, Degrelle un po distante dal mio spirito. A parte il fatto che lui in guerra si comportato in modo meraviglioso, perch un uomo politico. EDBB: Professore, Lei ricorda qualche povero scrittore, intendo quegli scrittori che vivono solo con i propri scritti, magari legato alla sua Roma? PFR: Il poeta Onofri. Arturo Onofri. Apparteneva alla mia stessa fratellanza, pur avendomi preceduto di parecchie lunghezze e di molto maggior valore. Anche Massimo Scaligero, mio amico fraterno. EDBB: Quindi esistevano nella Roma di trenta, quarantanni fa, questi personaggi solitari, disperati, come gli scrittori, come i poeti. PFR: S, ma esistevano soprattutto delle scuole che possiamo dire magiche cui facevano capo dei medici eminenti come ad esempio Sebastiani, che era il segretario di Benito Mussolini. Cui facevano parte persone che erano al di l del visibile. Come ad esempio Ciro Formisano che ha resuscitato la sapienza pitagorica. Cera allora unatmosfera straordinaria. Consideri anche Sibilla Aleramo, che credo sia stata anche lamante di Julius Evola e di Massimo Scaligero. Questi rapporti, per, non si esaurivano solo nellaspetto fisico, ma erano molto pi profondi fatti da una generazione tempratasi nella Grande Guerra. Come quella di mio padre, arrivato in Italia dalla Patagonia per poter combattere e come lui tanti contadini italiani emigrati nelle campagne argentine che tornarono in Europa per lItalia.

Pertanto, esisteva una fraternit chiamiamola di spiritualisti, che non si mai pi ricostituita. In questo senso Evola ha operato male, perch ha risvegliato una visione magica dellesistenza che molti si illudono di seguire, ma in realt seguono lindagine riflessa di quella che stata una esperienza magico-letteraria-guerresca-filosofico-scientifica. EDBB: Lei, oggi, di fronte alla tomba di un soldato tedesco o di un soldato italiano, che cosa prova? PFR: Quando entro in un cimitero, la prima cosa che faccio quella di andare sulla tomba dei miei avversari. Poich noi in guerra siamo assolutamente uguali. Apparteniamo a un esercito celeste, un esercito di gente per cui il combattimento unoccasione di offerta. Noi siamo degli oblati. A volte, comunque, mi reco al cimitero germanico di Pomezia sulla tomba di un granatiere delle Waffen SS chiamato Beck che io mi sono portato sulle spalle oramai cadavere. EDBB: Ci racconta, per concludere questa intervista, qualche altro aneddoto della sua esperienza al fronte? PFR: Un giorno incontrai un camerata tedesco delle SS, se ben ricordo aveva il grado di Capitano ed io quello Sottotenente. Vide sul mio braccio il distintivo di ardito italiano e mi chiese che cosa fosse. Glielo spiegai in tedesco. Allora mi rispose: Voi siete quei diavoli che combattete con il pugnale? Non potete addestrare un gruppo di sette/nove uomini del battaglione per costituire un reparto dlite tedesco?. Battaglione a cui quello Degli Oddi era tra laltro dappoggio. Gli risposi di s e fu cos che ci recammo al campo tedesco per cercare dei volontari. Il Capitano chiese se cerano sette volontari che volevano imparare il combattimento corpo a corpo allitaliana. Si fecero avanti in sette ed incominciammo laddestramento la notte stessa. Li portai su un sentiero segnato da due bende che indicavano che a destra e a sinistra ceran o le mine. Allora il nostro battaglione reggeva cinque chilometri di fronte, anche se in realt una tale unit ha la forza per controllarne effettivamente seicento metri. Fu cos che vennero impiegati i campi minati per creare una barriera difensiva per tutta la nostra unit. Li portai fuori, li feci strisciare nel fango con me. Tra di noi cera una gioia grandissima, ci sembrava quasi di andarci a donare a una donna bellissima. Arrivammo a un reticolato e gli dissi: Adesso guardate come faccio io. Entrai nel centro di fuoco[2] americano e mi incominciai a muovere come se fossi ubriaco[3], mostrando cos ai tedeschi come si effettua una assalto nella maniera degli arditi. EDBB: Dopodich? PFR: Tornati al campo, i tedeschi presi dallentusiasmo mi chiesero se volevo prendere Borgo Flora che era la cerniera tra i settori inglese e americano del fronte. Di fronte a questa cerniera cerano i tedeschi e gli italiani Degli Oddi, un gruppo sparuto di russi e la X MAS. Dopo la X i paracadutisti. Mi tanto spiaciuto non essermi arruolato nei paracadutisti, ma da ragazzo temevo di aver paura a lanciarmi con il paracadute. Comunque, dei soldati meravigliosi, come non ne conobbi mai pi. Purtroppo i tedeschi, maniaci della perfezione, una volta approvato il mio piano per prendere Borgo Flora, mi vollero far ripetere per la seconda volta lesercitazione con cui simulavo lassalto al borgo

con il mio personale tedesco. Perdemmo cos liniziativa e proprio quel giorno lartiglieria anglo americana inizi a far fuoco contro le nostre postazioni.

[1] Il berretto di pelliccia (NdA). [2] Il centro di fuoco linsieme delle postazioni dipendenti da un unico comando di un settore difensivo (NdA). [3] Probabilmente Pio Filippani Ronconi con questa espressione vuol indicare la tecnica conosciuta come passo del fantasma. Che consiste nel muoversi di notte, silenziosamente, controllando il terreno senza far rumore, ma sfruttandone gli appigli tattici.

Il personaggio. Oltre la leggenda nera


dicembre 7, 2011

Pio Filippani Ronconi da il Giornale Lultima cintura nera di Aikido la prese a 78 anni; una delle tante che si era meritato praticando le arti marziali. Infatti il conte Pio Filippani Ronconi, scomparso novantenne nel febbraio del 2010, lo si ricorda soprattutto perch fu un grande guerriero. Sarebbe invece ora di scoprirlo come uomo di cultura, liberarlo dallaura maledetta delle scelte giovanili. Anche perch del Fascismo e della RSI in fondo non gli importava un fico secco e riconobbe che le SS nelle quali milit dopo l8

settembre 43 col grado di Obersturmfhrer erano cadute nelle zanne di Lucifero. Meglio allora dedicarsi al Filippani Ronconi saggista, allorientalista stimato da Henri Corbin e Alessandro Bausani, al traduttore del canone buddista e di testi sacri induisti e islamici. Conosceva 40 lingue, tibetano compreso (Giuseppe Tucci glielo fece imparare in una settimana), insegnava idiomi, letterature, religioni e filosofie orientali e molto altro dalla sua cattedra universitaria. Inoltre era maestro anche di scienze meno accademiche, quelle esoteriche approfondite in compagnia di Julius Evola e degli antroposofi Giovanni Colazza e Massimo Scaligero. Lorientalista guerriero. Omaggio a Pio Filippani Ronconi (Il Cerchio, pagg. 246, euro 25, introduzione di Gianfranco de Turris) il primo libro che permette unimmagine pi completa delluomo e dello studioso. Si tratta di una raccolta di testimonianze di colleghi e allievi, brevi saggi sul suo lavoro. A coronare il tutto, unintervista che lorientalista Angelo Iacovella, curatore del volume, fece al professore nel 2001 (e della quale anticipiamo in questa pagina una parte). Ne esce un Filippani-Ronconi inedito, lontano dallimmagine truce che ancora gli si cuce addosso.

Liniziazione esoterica dellorientalista guerriero


da il Giornale Pubblichiamo una parte dellintervista inedita rilasciata nel 2001 da Pio Filippani Ronconi ad Angelo Iacovella e contenuta nel libro Lorientalista guerriero. Omaggio a Pio Filippani Ronconi appena uscito per Il Cerchio. In merito alla Thule e alle sue aspirazioni pi propriamente occulte, pu dirmi qualcosa di pi? Lei praticava gi allora delle discipline realizzative? Io conobbi i Tantra, quando avevo quattordici anni e qualche mese, quindi si pu immaginare Gi conoscevo, avevo delle idee rudimentali, non certamente perfezionate, di sanscrito e di arabo; potevo interpretare un testo scritto in sanscrito, naturalmente con laiuto di una traduzione. Anche adesso, cerco sempre un appoggio ma comunque possedevo il sanscrito e avevo, con grande fatica, letto Hermann Wirth, Der Aufgang der Menschheit, dimenticandomi del piccolo particolare che non conoscevo il tedesco. Allora, non lo conoscevo affatto. Quindi andavo sempre alla Biblioteca Nazionale, dove cercavo di sgattaiolare, perch, quando mi vedevano coi pantaloni corti, mi rimandavano via, a meno che non ci fosse una signora che si inteneriva per me Poi, io ti ho detto che conobbi i Tantra. una cosa che non ho detto mai, ma adesso sono abbastanza vecchio e posso anche correggere la mia biografia. Conobbi anche molte altre cose, che abitualmente vengono tenute segrete, non certo in Europa, ma sicuramente in India. Mi auto addestrai nello studio delle rune e arrivai a determinati risultati molto semplici, ma anche, diciamo cos, molto volgari. Come far piovere, oppure far partorire una vacca, oppure, non so, sapere quello che c sotto terra in un determinato posto In Africa, mi ricordo di aver adoperato questi piccoli giocattoli per trovare caverne, luoghi dove mettere il comando di compagnia. Io guardavo una carta, dicevo, qui abbiamo dodici metri di distanza dal nemico, qui c una caverna, qui c una fonte dacqua che per non funziona pi, lacqua avvelenata, cattiva e via discorrendo. Cosa pu dirmi delle sue iniziazioni orientali, specie di quella zoroastriana? Quella zoroastriana fu veramente qualcosa di straordinario, perch io sono stato portato in un luogo segreto, che stava nel cuore della capitale persiana. Un luogo, il primo posto dove si sarebbe scatenato lurlo della marmaglia, per distruggere questi pagani entrai, cera un grande cortile con un piccolo edificio nel centro. Entrai e scendendo, mi ricordo che cera un vecchio inturbantato, un vecchio zoroastriano col turbante che cantava le lodi di Zarathustra, con una voce pulita, meravigliosa. Mi portarono l senza dirmi niente. Io arraffai una sciarpa e un paio di guanti, perch sospettai che cera qualcosa. Allora mi portarono dinnanzi a questo tabernacolo dove ardeva uno dei tre fuochi dellIran, mi infilai i guanti poi presi la sciarpa e me ne feci un turbante, tappandomi la bocca, e poi cantai lo Ahunavait e recitai la Ahunavait, che la lode alluomo giusto, alluomo

che non mente. Questi due persiani, commossi, mi presero cos, cos, sotto il braccio, che un gesto che esiste, credo, dallAnatolia fino alla Cina. Le persone di rispetto si aiutano a camminare, si suppone che siano sfinite di stanchezza. Chi avesse detto loro che io mi ero occupato di Zarathustra, non lo so E pensa che la settimana prima, avevano rifiutato di mostrare il fuoco sacro, a Bombay, a un professore che era, forse, il pi grande iranista europeo, il professor Duchesne. Lei ha viaggiato molto? No, poco, pochissimo. Sono stato in Africa settentrionale, son nato in Ispagna, ho soggiornato in Francia dai miei zii, zii piemontesi e francesi, poi dove sono stato? In vari posti In Russia? In Russia ci son passato soltanto e mi son divertito perch mi misero vicino una bella ragazza, che aveva il compito di scrutare ci che io leggevo; e io mi ero portato il vangelo in russo e questa mi si mise accanto nella aereostazione di Scere mi pare. Lo aprii di colpo e vidi che costei era restata cos. Mi feci il segno della croce, tre volte, e cominciai a recitare avevo il testo in greco. Lo lessi: en arch en o logos kai Recitai questo a mezza voce e poi lo recitai in russo. E continuai tranquillamente per una mezzora e poi chiusi il vangelo, lo misi da parte e mi misi ad aspettare laereoMi dettero la laurea honoris causa in teologia islamica per premiare le opere che avevo scritto nellambito degli ismaeliti. Gli ismaeliti, se avessero potuto, mi avrebbero tagliato la gola. Per lesa maest per leso imam Gi. Adesso conosci quasi tutti i miei misteri tu sei mai stato in Iran? No, purtroppo. Un paese molto piacevole. Anche adesso? Beh basta non essere iraniani.

I molteplici stati di coscienza nello Yoga e nello sciamanesimo (di P.Filippani Ronconi)
Questo articolo di Pio Filippani Ronconi ha visto luce sul numero 3 della nostra rivista. Lo riproponiamo on linedietro richiesta di numerosi amici lettori, per la sua straordinaria efficacia, chiarezza, originalit e profondit. Qualsiasi studio che si proponga di sceverare la natura, le tecniche, i fini e le tappe progressive dello Yoga, come anche di quellinsieme di pratiche e di riti estatiche caratterizzano lo Sciamanesimo, si trover di fronte alla difficolt di superare il limite puramente descrittivo, ad esempio degli anga dello Yoga o delle fasi di iniziazione e della pratica sciamanica, che ben poco possono rivelare circa la realt intima il Wesen del sistema esoterico o estatico preso in esame. Si tratta di un problema epistemologico: per intendere questo elemento, che costituisce lo scenario interiore sul quale lo sciamano compie le sue pratiche, occorre penetrare imaginativamente negli stati di coscienza nei lo yogin, il mago o lo sciamano simmerge lucido e vegliante, e intendere il rapporto fra questi stati di coscienza che ritroviamo descritti in una miriade di opere dagli Yogastra di Patanjali fino ai Tantra aiva, vaisnava o kta e il mondo obiettivo spaziotemporale di veglia, per intenderci, quello stesso che viene apparentemente trasceso e messo da parte durante limpresa estatica, dato che ad un certo momento, alla fine del rito o dellevocazione, il portento si verifica proprio nel comune ambito spazio-temporale e su questo lo si recepisce. A tale proposito, si pu osservare che anzich trattarsi di uno spazio-scenario passivo, quello dello yogin o dello sciamano scaturisce dalla volont stessa delloperatore, quella di personificarsi qui o l, in questo tempo o in quellaltro, presente o futuro. Lo yogin e, in parte, lo sciamano possono operare sulle cose perch percepiscono il pensiero con cui se le rappresentano, cio il

pensiero magico dello yogin viene foggiato dalle discipline del pratyhara (la abstractio delle facolt di percezione dallo strumento sensorio), del dhrana (cio la concentrazione mentale) e del dhyna (la meditazione estatica). Si tratta di un problema eminentemente epistemologico, di cui, fra tutte le tradizioni sapienziali, quella dellIndia pu offrirci la chiave dinterpretazione, poich in India si conservato fino al giorno doggi e trasmesso in un rigoroso linguaggio filosofico il retaggio di almeno due civilt, quella postulata come indomediterranea, che si continua ai giorni nostri nella cultura dei tantra e delle sette gnostiche in generale, e quelle del filone vedico che, pur se ridotto ed adattato a nuove esigenze religiose, si perpetua come liturgia nella religioni dellIndia e, come fonte autorevole, nella filosofia dei sei sistemi, i darana. Per fare un paragone, come se, accanto alla filosofia positiva dei Greci si fosse conservata fino ai giorni nostri la sapienza dei Misteri dellantichit, trascritta in un linguaggio mistico-matematico. Non soltanto, ma questa meditazione filosofica volta alla realizzazione spirituale pu, in seguito a recenti studi, vantare una doppia genealogia: quella vedica su accennata, fondata sul culto delle divinit maschili e luminose, che simboleggiano a livello della meditazione estatica i poteri luminosi della coscienza, il cui culto sarebbe stato importato in India dalla migrazione arya, e , di fronte a questa, quella che amiamo definire indomediterranea per la sua somiglianza con i culti e i misteri della nostra antichit pre-classica, che ha al suo centro puri poteri numinosi personificati nei cosiddetti asura, che nella successiva tradizione indiana diventano semplicemente i dmoni antideva, le cui imprese e sconfitte ad opera dei deva e degli eroi dellepica (vedi il Ramyaa, il Mahbhrata, ecc.) sono alla base della gigantesca mitologia indiana. E proprio a questi secondi di, relegati ad una funzione negativa rispetto ai deva aryi, risale tradizionalmente linsegnamento ascetico ad esempio del Jainismo, i cui varii Tirthankara, cio Pontefici, risalgono ad oltre l850 a.C., data del penultimo di essi, Prva, seguito dal Jina nel VI sec. a.C. Anche lepopea ariana dei Purna e del Mahbhrata, a tacere del Rmyana, serba rispettoso ricordo di questi anti-di che regnavano nel sud non-ariano quali, di contro ai deva, possedevano la tma-vidy, la scienza del s stesso, un poco come unanticipazione del delfico . Dopo la loro sconfitta, Indra il signore degli ryi chiese ai re Asura Bali, Namuci e Prahlda: Il vostro regno stato conquistato, voi siete nelle mani dei vostri nemici, eppure sul vostro volto non vi traccia di dolore. Quale ne la ragione?. Bali, signore delltma-vidy, figlio di Virocana, rispose in modo tale da scuotere lorgoglio di Indra: O Signore dei Signori! Sono sorpreso dalla tua follia. Adesso tu prosperi e la mia fortuna mi stata sottratta, ma non si conviene che lodi te stesso di fronte a me. (1) Dal punto di vista storico, il fatto che nellantichissimo Rg-veda si trovino menzionati alcuni termini denotanti asceti non appartenenti strettamente alla tradizione aryo-vedica, come vtarasanamuni, in alternativa a vtarasana- ramana, Kein (dalla lunga chioma, detto dei maghi volanti a cagione del calore ascetico, il tapas da loro sprigionato, cfr. Rg-veda X, 136), Vrtya e Arhat, dimostra che la tradizione ramana con ogni probabilit anteriore a quella introdotta dagli Aryi con i Veda. Si potrebbe anche postulare un rapporto, se non altro tecnico per la pratica dellestasi e la realizzazione degli stati superiori della coscienza con alcune specie di sciamanesimo praticato in Asia Orientale, data anche la coincidenza onomastica di aman con ramana, questultimo derivato dal verbo ram = adoprarsi, affaticarsi. (2) Le tappe della realizzazione interiore del myste, muni o ramana che sia sono accompagnate dalla penetrazione negli strati pi profondi della coscienza, laddove egli attua la propria identit con le

potenze che reggono, su di unottava cosmica, i processi della volont, quelli stessi che, al livello fisico-sensibile, cui corrisponde la coscienza di veglia, sovraintendono nella compagine umana alle funzioni del ricambio, del movimento nello spazio e della generazione. La capacit, per esempio, che ha uno sciamano di compiere portenti che apparentemente volano le leggi della materialit ordinaria dipende dalla sua identificazione la sua adaequatio, anubhava si direbbe in sanscrito (diventare la cosa meditata) con quel livello di realt che soggettivamente un livello di coscienza. La tradizione indiana, alla quale si fatto riferimento, annovera quattro livelli di coscienza, che vengono simbolicamente riferiti ad altrettanti momenti dellarticolazione del verbo creatore espresso con il fonema OM (cio AUM). La Mndukya Upaniad (Upaniad trad. Filippani Ronconi, Boringhieri 1974 III ed., pagg. 527 ss.), che qui cercheremo di riassumere con le parole stesse dellAutore, cos descrive i molteplici stati di coscienza e le corrispondenti condizioni ontologiche: Om questo indefettibile brahman, Om tutto ci che ; questa Upaniad ne la spiegazione. Ci che esistito, ci che esiste e ci che esister, tutto ci compreso nella Om. Quellaltro, trascendente la tritemporalit, pur esso designato da Om. Tutto ci che , invero il brahman (lo spirito universale); questo tman (lo spirito individuale) il brahman; questo tman ha quattro stati (catupat, quattro piedi). La prima condizione Vaivnara (comune a tutti gli uomini), la quale ha come sede lo stato di veglia (jagarita-sthna); essa ha conoscenza degli oggetti esteriori; ha sette membra, diciannove volti (3) e fruisce del mondo materiale. La seconda condizione Taijasa (sostanziata di luce, tejas), la cui sede lo stato di sogno (svapna): essa ha conoscenza degli oggetti interiori; ha sette membra e diciannove bocche ed ha come dominio il mondo della manifestazione sottile. Allorch lessere dormiente non prova pi desideri, non pi soggetto a sogni, allora si ha la condizione di sonno profondo (suupta). Colui che si identificato a questo stato (ek-bhta) divenuto sintesi di conoscenza, (prajna-ghana), si fatto beatitudine (nanda-maya) ed ha la beatitudine come campo di esperienza: la coscienza il suo strumento di conoscenza. Costui chiamato praja (conoscitore assoluto). Questa la terza condizione. Egli il Signore di tutto, Egli lonnisciente; Egli lordinatore interno, matrice del tutto. Egli lorigine e la fine di tutti gli esistenti. I saggi pensano che il Quarto che non ha conoscenza n degli oggetti interni n di quelli esterni, n, contemporaneamente, di questi e di quelli, che non sintesi di conoscenza, poich non n conoscente n non conoscente, che invisibile, non agente, incomprensibile, indefinibile, impensabile, indescrivibile, la sicura essenza fondamentale delltman, nel quale totalmente cessata ogni traccia di manifestazione, ed pienezza di pace e di beatitudine, senza dualit; questo ltman (cos deve venir conosciuto). Egli ltman: riguardo alle lettere super indefettibile, designato da Om, riguardo alla cui misure (adhi-mtra) ogni piede del brahman corrisponde ad ogni sua misura, ogni misura sua ad ogni piede del brahman: questi piedi sono le lettere A, U, M.

Vaivnara, la cui sede lo stato di veglia, designato dalla lettera A, che la prima misura (mtra) del monosillabo Om per il fatto che pti (connessione fra i dati dellesperienza sensibile) inizia con A. Colui che cos conosca consegue (pnoti) tutti gli oggetti di desiderio ed il primo (di) in ogni impresa. Taijasa, la cui sede lo stato di sogno, designato dalla lettera U, che la seconda misura, in quanto utkara (elevazione) rispetto alla dualit di mondo materiale e mondo sottile (skma): esso, invero, sublima (utkarati) il flusso ininterrotto di conoscenza (jna-santati). Colui il quale ci conosca in armonia con il Tutto; non uno dei suoi discendenti ignorer il brahman. Praja, la cui sede lo stato di sonno profondo, designato dalla lettera M, che la terza misura, in quanto determina (miti) la dissoluzione (apti, cio la lisi della conoscenza oggettiva). Colui il quale ci conosce diventa invero onnipenetrante. Il Quarto stato (caturtha) incommensurabile (a-mtra, in quanto non soggetto ad esperienza), non-agente, al di l della manifestazione; esso assoluta calma (iva) e trascende la condizione di soggetto ed oggetto. Tale la lettera Om. Colui il quale cos conosca diventa puro tman (individuo assoluto) e, mediante ltman (il s) penetra nell tman (s come spirito universale). Ora, in particolare, il Quarto stato, al quale corrisponde lesperienza (vegliante!) della catalessi, non si somma ai precedenti tre stati come loro ultimo, bens immanente in ognuno di loro, come atto di pura autoconoscenza nella realizzata identit di tman e di brahman, di spirito incarnato e di spirito universale. Dal punto di vista metafisico, in riassunto, si tratta di ci: Il brahman, uscendo dalla sua assolutezza per una sorta di gioco magico la my , substrato dellIllusione esistenziale si attua estravertendosi in quattro diversi livelli di conoscenza, ognuno dei quali contiene in potenza i successivi: lEssere puro identico a s stesso corrispondente al quarto stato; il Verbo (Vk, Para-abda), come causa, krana, attraverso le sedici vocali, forme a priori delle sue infinite potenze (akti) di manifestazione, cui corrisponde nelluomo ordinario lo stato di sonno profondo; al livello invece di sonno con sogni corrisponde il piano delle forze sottili, skma, come le forze psicofisiche dellenergia vitale volte verso la manifestazione del mondo su piano materiale, sthla. Dallo Spirito del Mondo, Mahn tma, gi inespresso, avyakta, possibilit di manifestazione in generale, discende la Psiche, Buddhi, che come Colonna di Luce connette il mondo dello spirito con lanima delluomo, nella quale essa si individua come esperienza pensante (manas) ed esperienza riflessa dellio (ahamkra). Attorno a queste categorie si organizzano gli strumenti della percezione sensoria (nuddhndriya), in dipendenza delle rispettive facolt (karmndriya) da cui gli universali della Natura obiettivata (tan-mtra), le quidditates che, alla loro volta, danno luogo agli elementi fisici. In pratica il mondo oggettivo esteriore viene dedotto dallo Spirito Universale interiormente intuito, per cui alla fine dei conti tutto i mondo che si dispiega dinanzi ai nostri sensi un epifenomeno dello stesso spirito che se lo rappresenta! Questo metafisicamente spiega come i pensiero tradizionale, deducendo il mondo manifesto dallo Spirito che, in ultima analisi, quello che se lo rappresenta, ammetta di poter operare su quello magicamente, partendo dalle facolt interiori di rappresentazione e di volont. Queste facolt operano su diversi piani a seconda dellenergia che la volont cosciente del praticante mette in funzione.

Di l dal potere logico-discorsivo che coglie il mondo paralizzato nella sua parvenza minerale sulla dimensione spazio-temporale, a livello di sogno si ha limmaginazione, che sperimenta il mondo nella sua realt di energia pura su di una dimensione di durata, cio di sintesi temporale, non ancora frantumata nella successione degli attimi (anu); di l da questa, a livello di sonno profondo, lasceta sperimenta il mondo come pura sonorit (nda), che si rifrange nelle sedici vocali (svra), vesti di potenza dellassoluto (akti, le piccole madri, mtrikas, della realt), il quale costituisce la quarta dimensione della realt, essenziata di pura coscienza autoluminosa (prabhsvaram cittam), pura immanenza in tutte le possibili forme di coscienza. Questa concezione relativa alla molteplicit degli stati di coscienza, che fra laltro eminentemente sviluppata nella letteratura tantrica dellIndia, costituisce la base per la speculazione e la pratica dellascesi mahyna in India e nel Tibet, con un riflesso immediato sullo sciamanesimo Bon-po, che ne ha pienamente accolto la teoria. Questa esperienza, pi che teoria, dei quattro stati di coscienza , in pratica, il fondamento epistemologico su cui si basa la meditazione filosofica indiana (anvkik), volta non tanto a raggiungere una spiegazione logica dellUniverso e della nostra esistenza in esso, quanto a sperimentare concretamente il suo significato e la sua efficienza, al fine di ottenere la liberazione in vita (jvn-mukti); liberazione da unesistenza condizionata dallIgnoranza (avidy), dal dolore (duhkha), malattia e morte. Ma anche, indipendentemente dal caso del vra, leroe che nella pratica dello yoga si propone di conseguire la libert da tutti i vincoli e limmortalit, la penetrazione cosciente e desta nei livelli in cui luomo comune, il psu (lanimale), si assopisce perdendo il senso dellio sono, la condizione imprenscindibile anche per lasceta meno qualificato che miri a conseguire le siddhi, i poteri magici. A questo punto si pu formulare l ipotesi che tutte quelle tecniche psicofisiche, che caratterizzano le varie Religiones Secundae come lo Sciamanesimo, le forme popolari del Tao-chiao, i culti estatici, che vegetano come forme crepuscolari liturgico-devozionali accanto alle grandi religioni, ad esempio i vari ordini di dervisci nellIslam (specialmente i Mevlev ed i Bektash), attingano quel sapere frammentario ed evanescente che guida le loro pratiche da una remota esperienza di quellinsieme di discipline, le quali nella loro interezza sono tuttora il retaggio curato e filosoficamente giustificato dello Yoga classico e delle altre forme della medesima disciplina che ci sono state trasmesse dai Tantra sia hindu che buddhisti, dagli gama dello aiva-siddhnta e dal Vajra-yna mahynico. Per loro si tratta di discendere giovandosi di vari appigli psicofisici: concentrazione mentale su adatti monoideismi e stati alterati di coscienza dovuti ad ingestione di funghi, fumo prolungato, consumo di droghe, ecc. ad un livello di coscienza profonda profondo, che non semplicemente mentale, bens implica differenti dimensioni oggettivamente e strumentali, e su di esso sperimentare non passivamente unalterazione dellappoggio, se non addirittura ci che nel Mahyna si denomina la revulsione dellappoggio, raya-parvrtti, per cui i rapporto con la realt fisico-sensibile causato non pi da un passivo determinismo che lasceta subisce, bens da una diversa causalit a cui lo sciamano ha accesso. Si tratta, per dirla semplicemente, di animare i poteri dellimmaginazione (non fantasia!) sul livello a cui luomo comune si assopisce, dellispirazione, al livello (per gli altri!) di sonno profondo, ove operano le potenze della volont con un percorso opposto a quello del pensiero ordinario, e, infine, dellintuizione, al livello di catalessi, laddove si attua, di l da qualunque possibile cogitazione, lidentit fra soggetto ed oggetto dellesperienza, la cosmica epopteia (4) dei Misteri antichi. Fin qui si cercato di tratteggiare alcuni caratteri psicologici di coincidenza fra lo Yoga e lo Sciamanesimo, per cui rimane il dubbio se alcune forme di Yoga non classico, che da millenni si

perpetuano nelle scuole settarie, non rappresentino lo sviluppo ambientale di alcune branche di sciamanesimo antico, la cui arcaicit pu risalire alla scoperta della fusione dei metalli, data limportanza, positiva o negativa (vedasi la maledizione contro la professione di fabbro presso i Berberi di contro la posizione quasi regale del fabbro tra Altaici, Malesi ed Estremo-orientali), che assume larmamentario metallico presso gli Sciamani. Questo potrebbe essere oggetto di uno studio approfondito di natura tecnica, antropologica, sociale, ecc. Volendo riassumere i caratteri pi specificamente comuni delle varie specie di Sciamanesimo si potr dire che essi sono quelli relativi allestasi, allentrata in condizioni non usuali di consapevolezza, allo sviluppo di facolt extrasensoriali e dei poteri ad esse connessi (siddhi, mna), ci che ci riporta al tema dei molteplici stati di coscienza che sono alla base dello Yoga, sia quello classico che quello praticato dalle numerose stte gnostiche in India e nel Tibet. Nellambito del Vajrayna e delle scuole da questo derivate nel Tibet (Sahaja-yna e Kla-cakra) tali esperienze, che in pratica rivelano diverse dimensioni dellesperienza cosciente, acquistano una specie di status ontologico, ipostatizzandosi nella triplice ottava di corpo-verbo-mente (kya, vk, citta), che corrisponde ai primi tre stati di coscienza postulati, come detto sopra, dalla Mndukya Upaniad o, nellambito strettamente soteriologico, dalla realizzazione della quadruplice mudr, o dal quadruplice vuoto mediato dallraya-parvrtti, la revulsione dellappoggio dato dallesperienza sensibile del mondo, la quale revulsione conduce alla realizzazione del vuoto (nyata, tib. stonpa-id) di l dal mondo dellIllusione esistenziale (my, tib. Sgyu-man, akrul-snn). A voler riassumere, a parte la chiesa Bon-po, che ha assorbito i criteri fondamentali dellavversario Buddhismo e si perci organizzata e sistematizzata, lo Sciamanesimo presenta limmagine di un sapere estremamente arcaico, proprio ad una remotissima cultura, ormai crepuscolare, proprio perch si rarefatto i tipo umano che la sostentava, per i quale era ancora naturale laccesso in diverse condizioni spirituali, nelle quali luomo odierno assiato su di unesperienza astratta della realt perde la coscienza. Si tratta di una fase culturale per la quale diciannove secoli fa Plutarco di Cheronea constatava smarrito la morte del grande Pan. Sulle ali della nostalgia per una sapienza prossima ad estinguersi e pur tuttora vivente fra rade popolazioni disperse, lungi dai percorsi della civilt moderna, si perpetua ancor oggi la mistica tradizione dei poteri dellanima ai quali liniziazione schiude laccesso. Si tratta essenzialmente di discendere con rinvigorita consapevolezza negli stati di coscienza medesimi, nei quali la vigile presenza dellio si attenua e sparisce presso luomo comune, mentre per liniziato si accende nellacquisto di conoscenze che sono contemporaneamente poteri; primo tra tutti il mistico calore, il tapas, gi mentovato nel Rg-veda (X, 136), il tibetano gtun-mo, che permette di trascendere i limiti spaziali e temporali, indi le sei siddhi elencate nei tantra della mano sinistra (scrt. Vma-cara). E il mondo delle kha-carn (tib. mkha agro), le viaggiatrici nello spazio dotate di miracolosa e temibile potenza (si pensi alle nostrane streghe volanti attorno al famoso Noce di Benevento). Resta il dubbio che la condizione animica della entrata in phronesis (scrt. Krodha-vea, tib. khro-ba), disciplina individuale che permette lo sciogliersi dalla coscienza legata alla percezione del mondo materiale, non sia altro che una irruzione di stati pre-individuali con il loro naturale carico astrale nella coscienza di veglia, condizione ben conosciuta nei Tantra ai quali si alluso pi sopra. Degenerazioni di questa pratica possono essere gli stati di amok e di lalat ben conosciuti tra le popolazioni malesi ed indonesiane. Discipline volte alla realizzazione di questa specie di wut sciamanico potrebbero anche essere il furu-tama ed il funa-koshi, praticati in alcune arti marziali giapponesi. (1) Acharya Shri Tuls: Prevedic existence of ramana tradition, XXVI International Congress of Orientalists, New Delhi, 4-1-1964)

(2) Il termine prototurco dovrebbe essere a rigore kami (non si dimentichi che in giapponese kami sono propriamente gli spiriti), mentre il mago con funzione regale detto bek, bekki. (3) le sette membra cono i sette strumenti dellazione: il mentale, il sole e la luna (corrispondenti ai due occhi), il fuoco (il soffio vitale della bocca), le direzioni dello spazio (lorecchio), latmosfera (i polmoni), letere ove sono foggiate le forme (lo stomaco che elabora il cibo per laccrescimento del corpo), la terra (il corpo umano come materia); le diciannove bocche sono gli strumenti dellesperienza: i cinque organi di percezione, le cinque facolt di azione, i cinque soffi vitali, il mentale, lintelletto, il pensiero associato, lorgano dellegoit. (4) cio: contemplazione, il pi alto livello nelliniziazione ai Misteri Eleusini.

Mistico e tollerante, ecco l'altro islam di Luca Negri - 27/09/2012 Fonte: il giornale [scheda fonte]

Gli scritti inediti di Pio Filippani-Ronconi rivalutano la tradizione pacifica di molti seguaci di Maometto

Le vicende degli ultimi anni e le drammatiche notizie che oggi arrivano da Siria, Nigeria e altri Paesi musulmani, appiattiscono l'Islam, agli occhi di molti occidentali, sulla minaccia tirannica e bellica.

Ma c' un abisso fra un militante di Al-Qaeda e un mistico sufi, fra uno sceicco arabo e un giovane imam di periferia europea. Un abisso nell'interpretare il Corano, nelle scelte di vita, nel rifiutare o meno la violenza, nel rispettare le altre confessioni. La religione fondata da Maometto complessa e contraddittoria, quanto l'universo cristiano, forse ancora di pi. Dell'Islam quasi tutti sappiamo il minimo indispensabile, ovvero la divisione in due tronconi: Sciiti e Sunniti. Qualcuno sa che Osama bin Laden seguiva, come la famiglia reale saudita, la corrente del Wahhabismo, estrema e letterale applicazione della legge coranica e odio sistematico verso i non musulmani. Molti per ignorano che la tradizione sciita contiene un mondo intero, decisamente meno inquietante e con altre profonde differenze sul piano teologico, mistico e spesso politico. La posizione dell'Italia, al centro del Mediterraneo, come ponte fra Oriente e Occidente, ci deve stimolare a conoscere l'altro monoteismo universale. Ne abbiamo bisogno per combattere chi fa davvero del male e dialogare con chi interessato alla convivenza pacifica. Non sar forse un caso che il nostro Paese abbia avuto l'onore di ospitare la vita terrena e la carriera saggistica del conte Pio Flippani-Ronconi. L'orientalista scomparso nel 2010, infatti, scrisse parecchio su buddismo e pensiero cinese, ma anche di Islam, in particolare delle sue manifestazioni pi eretiche. Proprio Un altro Islam. Mistica, metafisica e cosmologia, si intitola la sua raccolta postuma di scritti in libreria dal 26 settembre (ed. Irradiazioni, pagg. 200, euro 16), curata dal professor Angelo Iacovella. il primo volume (arricchito dalla prefazione dell'islamologo di fama mondiale Seyyed Hossein Nasr, persiano di nascita ma esule negli Usa) dell'edizione critica di articoli e contributi inediti dedicati al mondo musulmano medioevale (il secondo tomo, Regalit iranica e gnosi ismaelita, previsto per il 2013). Una delle prime cose che ci insegna FlippaniRonconi che fu proprio l'imporsi della rigidezza giuridica da parte dei Sunniti che permise, per reazione, l'esplosione dell'esoterismo e del misticismo incarnato da Sciiti, Ismaeliti e confraternite sufi. Spesso la differenza, le tensioni e le lotte erano anche di natura etnica: gli Arabi, musulmani originari che conquistarono e convertirono l'intero Medio Oriente, riducevano la religione al rispetto della Legge, gli eterodossi, quasi sempre combattuti e perseguitati, popolavano invece Persia e Asia minore. L le tradizioni religiose pre-islamiche erano ancora vive e contaminarono la purezza coranica, con influssi zarathustriani, cristiani, greci, addirittura induisti. Non mancarono sette gnostiche, come quella degli Ismaeliti, guidata dal Vecchio della Montagna citato anche nel Milione di Marco Polo, che infrangevano le prescrizioni del libro sacro. I mistici estremisti consideravano abrogate tutte le religioni, Islam compreso, superate da un culto pi interiore e spirituale. Proprio l'atteggiamento opposto dei wahhabiti, dei fanatici che vorrebbero sgozzare ogni infedele. Nell'introduzione al volume Iacovella ricorda che l'attenzione del conte per la religione in generale, e l'Islam in particolare, non si esauriva nella sola prospettiva accademica, ma coinvolgeva anche quella personale ed esistenziale. Filippani-Ronconi era sensibile, in modo straordinariamente profondo, alla grazia, o barakah, della spiritualit islamica e alle sacre atmosfere evocate da quell'arte e da quell'architettura. Insomma, coglieva ci che pu funzionare da antidoto alle semplificazioni occidentali fondate sull'ignoranza, sulla malafede e sulla disinformazione e al fondamentalismo. Gli islamici si accorsero presto del lavoro pionieristico svolto dal professore italiano. Fu lui, molto probabilmente, l'unico studioso di casa nostra a venire insignito del titolo di dottore honoris causa in Teologia e Scienze dell'Islam dall'Universit di Teheran. Quella stessa universit e quella stessa citt che lo avevano accolto nei primi anni '50 grazie a una borsa di studio conferitagli dal governo iranico. In patria semin molto fra i suoi allievi dell'Istituto Orientale di Napoli, dove insegn per molti anni e godette della stima di sommi orientalisti come Giuseppe Tucci e Alessandro Bausani. Ma una buona parte dell'accademia italiana si dimostr meno prodiga di lodi. Non si vedeva di buon occhio un'identificazione stretta con la materia d'insegnamento, ancora meno la lontananza dalle mode ideologiche e dal conformismo storicistico che dominavano negli atenei. per probabile che

Filppani-Ronconi poco si preoccupasse dei pregiudizi dei colleghi. Forse reagiva alle critiche con seraficit sufica, o al massimo facendosi scappare qualche espressione in antico avestico o in sanscrito. Un altro Islam. Mistica, metafisica e cosmologia di Pietrangelo Buttafuoco - 17/11/2012 Fonte: Il Foglio [scheda fonte]

C la luna piena nellora in cui vengono partoriti i vitelli i cui muggiti salzano in alto, pi in alto di tutti i pini, poi forse vero tira una brutta aria, le giumente strusciano il muso sul muso dei loro puledri per nutrirli di fiato e damore ma le cose pre-ci-pi-ta-no. Siamo, infatti, in pieno KaliYuga e se la notte solenne e serena, il pieno giorno a farsi unto di umori, con le nubi che avvolgono la nostra mente e, temo, anche i nostri cuori. Timidi ruscelli senza foce, siamo. E forse senza neppure fonte. Siamo smarriti nel cosmo che si ritrae e se solo torna nelleterno tornare dellEssere ci trova distratti, avvoltolati alle reprimende e ai predicozzi dello spirito del tempo come quando agli asciugamani a nido dape affidiamo le nostre emicranie. Poi ci capita di leggere Pio Filippani Ronconi, precisamente le prime tre pagine di Un altro Islam. Mistica, metafisica e cosmologia, e tutta la barak di un venerd benedicente, ieri, si riversa nella felicit del vero incamminarsi nel Tempo e nellEssere. Tutto un libro perfetto per filologia, sapienza e dottrina (edizioni Irradiazioni) per arrivare alla nota finale di Sveva Filippani Ronconi, figlia di cotanto guerriero, che descrive il padre in uno stabilimento di Ostia, nella sazia estate del mare e del sole. Immobile nella posizione yoga, dopo aver nuotato, e poi cordiale, ilare e garbato, con tutti i vucumpr che andavano da lui ormai lo conoscevano per tornare a parlare con lui tutte le loro lingue, dal sanscrito allhindi, dal persiano farsi al turco, tutte quelle, insomma, derivate dalla parola primordiale.

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