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Ente Regionale Parco di Veio

I SEGRETI DEGLI ETRUSCHI

Testi per la sezione bambini del cd rom interattivo sugli Etruschi e la citt di Veio. Giugno 2003

I SEGRETI DEGLI... ETRUSCHI


IL GIALLO DELLE ORIGINI IL TERRITORIO STORIA LA NASCITA DELLA CIVILT ETRUSCA AFFONDANO LE NAVI... LINIZIO DEL DECLINO TAPPE SALIENTI DELLA STORIA ETRUSCA SOCIET LA SOCIET COMERA STRUTTURATA? LA FAMIGLIA LA DONNA IL PROFONDO CULTO DEI MORTI

Il regno dei morti Le tombe I riti funebri


VITA QUOTIDIANA LA MODA, LA MUSICA, IL BANCHETTO E I GIOCHI OGGI LA VIOLENZA D SPETTACOLO UN POPOLO DI INGEGNERI ARCHEOLOGIA IN CUCINA

Lolio degli Etruschi Ricette etrusche


ECONOMIA VIE E COMMERCI: LOREFICERIA E LE CERAMICHE, IL VINO E GLI SCHIAVI

Il porto e la navigazione Lartigianato 1

LA GUERRA, LESERCITO E LE ARMI LE NAVI E LA GUERRA SUL MARE BATTAGLIE TRA ETRUSCHI E GRECI DITALIA LA NASCITA DELLE CITT LE ABITAZIONI LINGUA LA LINGUA: UN ENIGMA SVELATO? CULTURA ASPETTO FISICO E PSICOLOGICO DEGLI ETRUSCHI SOPRAVVIVENZA OGGETTI SIMBOLO RELIGIONE LETRURIA DISCIPLINA LARCHITETTURA RELIGIOSA VIAGGIO NEI LUOGHI DELLETRURIA MISTICA LA MAPPA DEGLI DI: TINA, APULU & C. LEREDIT DI VEIO... LA CINTA MURARIA IL TEMPIO DI PORTONACCIO

Scheda di approfondimento: LE STATUE E GLI OGGETTI VOTIVI DEL TEMPIO


DI PORTONACCIO LACROPOLI DI PIAZZA DARMI CAMPETTI LE NECROPOLI GLOSSARIO ETRUSCO

IL GIALLO DELLE ORIGINI


La provenienza, la nascita del popolo etrusco stato un argomento discusso, nellantichit come in tempi recenti. La difficolt a stabilire lorigine di questo popolo dovuta al fatto che la lingua etrusca, decifrata solo di recente, presenta ancora tante incertezze. Alcuni studiosi li ritengono discendenti di un popolo locale e sopravvissuto allinvasione indoeuropea; altri pensano che siano venuti dallOriente attraverso il mare, oppure dalle Alpi; altri ancora credono che essi, pur essendo arrivati da Oriente, si sono uniti con le popolazioni locali incontrate in Italia. Autori antichi ci parlano di spostamenti di popoli o di navigatori, giunti in Italia centrale guidati da conduttori, spesso figli di re. Erodoto (V a.C.) sostiene una provenienza via mare da Oriente, dalle terre della Lidia in Asia minore (odierna Turchia). Gli Etruschi conservavano nella loro cultura resti di un mondo preistorico, superato; caratteristiche cos primitive che risultavano estranee. Ecco perch si pensava ad unorigine lontana. Lequivoco durato a lungo e non fece che confermare la convinzione di un mistero etrusco. ormai tramontata la teoria secondo la quale un popolo, si sarebbe spostato nellItalia Centrale. La civilt etrusca fior sul posto, in Italia, in questo processo hanno avuto un ruolo importante, i contatti e gli scambi commerciali e culturali con i viaggiatori provenienti dal Mare Egeo (Grecia) e con i coloni greci dellItalia meridionale, attratti dai metalli e dalle miniere dellisola dElba e dei Monti della Tolfa.

IL TERRITORIO
La penisola italiana a partire dal IX secolo a.C. abitata da vari popoli, fra questi gli Etruschi. Gli Etruschi, chiamati cos dai Romani, mentre i Greci li chiamavano Tirreni. La regione occupata dagli Etruschi comprende il territorio tra il Tevere, lArno e la costa tirrenica delle attuali Toscana, Umbria, alto Lazio), a sud il territorio di Salerno, a nord la pianura padana. La nazione etrusca LEtruria interna, pu essere suddivisa in due zone. La prima, a nord, con un paesaggio collinare ricco di acque, vegetazione e soprattutto di metalli. La seconda, a sud, altrettanto ricca, ma caratterizzata da montagne e circondati da laghi. I centri pi importanti furono, da sud a nord: Veio, Caere (Cerveteri), Tarquinia, Vulci, Roselle, Vetulonia, Populonia, Volterra, Volsinii (Orvieto), Chiusi, Perugia, Cortona, Arezzo e Fiesole. Campania etrusca Questa regione costituiva un naturale punto di passaggio per i commerci che portavano in Sicilia e nel Mediterraneo orientale, e una base di partenza per le spedizioni militari. Molto importante era perci il possesso di questa regione: chi lo esercitava era in grado di controllare il mar Tirreno. Le citt pi importanti sono Nocera, Pompei e Capua. Padania etrusca Nel VI secolo a.C., gli Etruschi passano gli Appennini verso nord ed arrivano nella pianura padana. Tra le citt fondate, prima fra tutte Felsina (lattuale Bologna), Marzabotto, Monterenzio e Spina. La fertile pianura padana costitu un terreno adatto per lagricoltura e un punto di passaggio importante per raggiungere i mercati al di l delle Alpi. Questa ricca parte del regno etrusco ebbe per vita breve. Gi dal IV secolo a.C. continui arrivi di popolazioni galliche, i Celti, che giungevano dal nord Europa alla ricerca di territori in cui vivere, scacciarono pian piano gli Etruschi dai loro territori e ne distrussero le citt.

LA NASCITA DELLA CIVILT ETRUSCA (dal IX secolo a.C. al V secolo a.C.)


La civilt etrusca domin tutta larea dellItalia centrale prima dellarrivo dei Romani. La fase pi antica chiamata villanoviana (IX - VIII sec. a.C.). Questo termine deriva da Villanova, piccolo centro vicino Bologna, dove fu scoperto il primo gruppo di tombe che individuano i caratteri fondamentali della cultura che si svilupp in quel periodo.
Etruschi in et Villanoviana

Senza incontrare unopposizione forte, tra il VII ed il VI secolo a.C., linfluenza etrusca arriv a coprire una vasta area dellItalia, dalla Pianura padana a nord, alla Campania a sud. In questo periodo ci troviamo nella fase chiamata orientalizzante (VII e VI sec. a.C.), cio influenzata da elementi orientali. Lo scambio con lOriente e la Grecia intenso: oltre alle merci giungono artigiani, innovazioni tecnologiche e culturali (il tornio, la scrittura, la viticoltura e lolivicoltura). Nel corso del VI secolo a.C. e per la prima parte del V secolo a.C. la civilt etrusca vive una fase di grande ricchezza, chiamata et arcaica. Ad essere coinvolte da questo momento positivo sono soprattutto le citt della costa, le quali hanno i rapporti diretti con i mercanti e i viaggiatori stranieri, scambiando i prodotti con le citt etrusche dellinterno. Nel 600 a.C. era stato fondata Gravisca, il porto di Tarquinia e Pyrgi, uno dei porti di Caere (Cerveteri). Gli Etruschi erano molto forti soprattutto perch avevano le risorse fondamentali delleconomia antica: vino, olio e miniere, in particolare di ferro. I mercanti etruschi arrivavano con i loro prodotti in ogni localit del Mediterraneo, ed erano sempre in competizione con Greci e Fenici. I popoli con cui gli Etruschi si confrontarono furono i Cartaginesi, i tradizionali alleati ed i Greci delle colonie dellItalia meridionale, gli avversari pi duri; mentre al nord i Celti non erano ancora in grado di opporsi.

Quanto hanno pesato gli Etruschi agli inizi di Roma? Quanto Roma doveva al popolo che un giorno avrebbe cancellato? Le risposte sono diverse. Per gli studiosi tedeschi Roma stata fondata, costruita, governata dagli Etruschi. Gli studiosi italiani hanno unopinione diversa, affermano una sicura presenza etrusca a Roma, ma una Roma etrusca non mai esistita. Roma stata per un periodo governata dagli Etruschi e ha avuto una presenza ben pi lunga di tecnici ed artisti etruschi. La discussione sulle origini di Roma porta alla mente il nome della pi forte delle citt etrusche: Tarquinia. da qui che nel VI secolo a.C. sono venuti gli ultimi tre re di Roma. Tarquinio Prisco , un ricco personaggio, che fu eletto re alla morte di Anco Marzio. A lui si attribuiscono guerre vittoriose, listituzione di giochi pubblici, il prosciugamento di zone paludose della citt, la costruzione della Cloaca Massima (la fogna principale di Roma che esiste ancora oggi) e del Circo Massimo. Il suo successore anche lui etrusco, fu Servio Tullio , di nome vero Mastarna. Etrusco pure lultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, figlio di Tarquinio Prisco, che avrebbe ucciso Servio Tullio per prenderne il posto. Il suo regno ebbe carattere autoritario; ecco spiegato il suo soprannome. Cacciato da Roma nel 509 a.C., Tarquinio il Superbo tent pi volte di riprendersi il trono con la forza. Il tentativo pi importante fu quello operato con laiuto del re di Vulci, Porsenna. La leggenda ricorda la tenace resistenza dei Romani assediati dalle truppe dellinvasore. Porsenna riusc a piegare Roma, ma non a riportare al potere il re etrusco. Di l a breve fu nuovamente costretto a battaglia, nei pressi di Aricia avvenne lo scontro decisivo: Porsenna, sconfitto, fu costretto a ritirarsi, Roma, si trov libera e Tarquinio and a finire i suoi giorni da Aristodemo, tiranno di Cuma.

AFFONDANO LE NAVI... LINIZIO DELLA DISCESA (dalla met del V sec. a.C. al III sec. a.C.)
Alla fine del VI secolo a.C. gli Etruschi alleati di Cartagine, controllano il mar Tirreno. Dalla met del V secolo a.C. la situazione per cambia radicalmente. Leffettiva decadenza degli Etruschi inizi con le sconfitte nella lotta contro i Greci dellItalia meridionale, quando i Greci dItalia guidati dalla citt di Siracusa, sconfissero gli Etruschi a Cuma, dopo la quale gli Etruschi persero il controllo del Mar Tirreno (474 a.C.). Anche sulla terraferma la situazione andava rapidamente rovinandosi, in meno di un secolo lEtruria campana fu conquistata da popolazioni locali (i Sabini e i Sanniti); mentre quella padana fu invasa da popolazioni provenienti dal nord Europa, i Celti, alla ricerca di territori fertili in cui vivere. Anche ai confini, Roma, un tempo dominata e governata da una famiglia etrusca, si era resa indipendente e stava passando allattacco. Dal IV secolo Roma inizia una serie di guerre contro le citt etrusche: in meno di 100 anni cadono le principali citt. Nel 396 a.C., dopo una guerra di 10 anni, Veio, la citt etrusca pi vicina a Roma, conquistata. Una ribellione degli Etruschi si ebbe nel 295 a.C. quando essi, insieme ad alcuni popoli italici, affrontarono lesercito di Roma a Sentino nelle Marche: gli Etruschi trovarono per la sconfitta, che port nuove sottomissioni ed addirittura la distruzione di alcune citt etrusche. Una nuova ribellione si ha nel 285 a.C. quando gli Etruschi insieme ai Galli cercano di annientare una Roma sempre pi potente, che ha la meglio: seguono nuove sottomissioni. Le citt-stato non riuscirono a coordinare una resistenza, e furono cos sconfitte una ad una; lultima a cadere fu Volsini (Orvieto) nel 265 a.C. La potenza commerciale e militare degli Etruschi, si era cos ridotta a citt stato, isolate nei loro territori di origine nellItalia centrale. Con la perdita dellindipendenza si concludeva la storia di un antico popolo, che per secoli era stato il primo, per cultura e per ricchezza, nel mare Mediterraneo occidentale.

TAPPE IMPORTANTI DELLA STORIA ETRUSCA


950-720 a.C. Circa Et del Ferro: periodo villanoviano. Sviluppo dei primi villaggi etruschi: Veio, Caere (Cerveteri), Tarquinia, Vulci, Vetulonia, Populonia, Volterra, Volsinii (Orvieto), Chiusi, Felsina (Bologna). 720-600 a.C. Et orientalizzante. Formazione delle nobilt guerriere. Le colonie greche esercitano forte influenza nello sviluppo delle nuove citt Etrusche. 600-500 a.C. Circa - Et Arcaica. 616 a.C. - Tarquinio Prisco diventa il primo etrusco a comandare su Roma 550 a.C. - Fondazione di alcune citt nella pianura Padana (Bologna, Modena, Parma) e espansione verso la Campania. 535 a.C. - Il controllo della Corsica segna il punto pi elevato dellespansione Etrusca. 509 a.C. - La caduta della famiglia dei Tarquini a Roma segna linizio del declino della civilt etrusca. 474 a.C. Sconfitti da Siracusa nella battaglia navale di Cuma (Golfo di Napoli), gli Etruschi perdono il dominio del Mare Tirreno. 396 a.C. Roma distrugge Veio, dopo un assedio di dieci anni. 358 a.C. Roma inizia una serie di guerre contro le citt etrusche, in meno di 100 anni cadono la maggior parte dei centri etruschi. 265 a.C. - Sconfitta di Velzna-Volsinii (Orvieto), ultima citt etrusca ad arrendersi al potere romano. 90 a.C. - Dopo secoli di declino, gli Etruschi diventano cittadini romani a tutti gli effetti.

LA SOCIET COMERA?
Agli inizi del periodo Villanoviano (Et del Ferro - IX secolo a.C.), non si notano segni di una divisione in ricchi e poveri allinterno della societ etrusca e si viveva in villaggi di 200/300 abitanti. NellVIII secolo a.C., si affermano i primi ricchi, quando si scoprirono le materie prime: i minerali e il sale. Nasce la distinzione sociale tra ricchi e poveri, con i principi che, basavano il proprio potere sul controllo dei commerci con lOriente e delle attivit agricole e pastorali. Possiamo riconoscere i membri della classe dominante, poich il loro nome personale andava sempre accompagnato al nome della stirpe (famiglia), cio erano identificati con nome e cognome. La nobilt abiter in piccole citt fortificate, che formavano tanti Stati indipendenti, chiamati citt-stato. In un primo tempo queste citt erano governate dai re, chiamati lucumoni , da qui il nome di lucumonie per le citt-stato. I re avevano nelle loro mani, per un anno, i poteri politici, militari e religiosi. Erano assistiti da un consiglio degli anziani, scelti tra i capi delle famiglie nobili, e da unassemblea popolare. Simbolo dellautorit del re era un fascio di verghe in cui era inserita unascia. Altri simboli del potere erano la corona doro, lo scettro, il mantello rosso, il trono davorio, che saranno gli stessi delle maggiori cariche romane. Lespansione etrusca nella penisola si deve allunione di 12 o 18 citt in leghe, che in tempo di guerra eleggevano un comandante unico. Molto diffuso era luso della cosiddetta clientela , cio alcuni membri liberi di famiglie non nobili o decadute, si mettevano sotto la protezione della nobilt e venivano sfruttati, diventando contadini-servi. La nascita di una classe media , costituita da artigiani e mercanti, avviene nel VI secolo a.C., (et Arcaica) quando iniziano a capire le proprie capacit, operando per proprio conto e non pi per i ricchi principi. Nel VI secolo a.C. i lucumoni (i re) vennero sostituiti dalle repubbliche, con pubbliche magistrature, Roma un esempio di questo cambiamento. Oltre ai contadini sottomessi fanno parte della societ etrusca anche i lautni , gli schiavi, catturati durante le numerose guerre o comprati come merce da paesi lontani. A volte si ritrovano i luoghi di sepoltura di questi esponenti della classe servile, bruciati e posti in recipienti di terracotta, sepolti nelle tombe dei padroni. Oggi possiamo riconoscerli, in quanto di loro si scriveva solo il nome e non il cognome come avveniva per i nobili. I servi ogni tanto si ribellarano per ottenere dei diritti, ribellioni che ebbero a volte violente conclusioni. Gli schiavi venivano utilizzati come forza lavoro, fornivano una mano dopera a basso costo, ma poteva anche essere molto specializzata, ad esempio nelle botteghe degli orafi. Le occupazioni pi comuni nelle citt erano i lavori domestici nelle case dei ricchi o dei nobili, oppure come lavoranti nelle botteghe artigiane; nelle campagne: lagricoltura o lestrazione dei metalli nelle miniere. In genere gli schiavi non erano maltrattati in quanto erano considerati preziosi e la morte di uno di essi era vista come una grave perdita economica. Gli orafi, le tessitrici, i musicisti, le danzatrici, i ginnasti, i minatori... erano tutti schiavi.

LA FAMIGLIA
La famiglia etrusca non diversa da quella delle societ greca e romana. Era cio composta dalla coppia, padre e madre, spesso conviventi con i figli ed i nipoti e tale composizione riflessa nella disposizione dei letti e delle eventuali camere della maggior parte delle tombe. Conosciamo alcuni gradi di parentela in lingua etrusca grazie alle iscrizioni, come papa (nonno), ati nacna (nonna), clan (figlio), sec (figlia), tusurhtir (sposi), puia (sposa), thuva (fratello) e papacs (nipote).
Sarcofago di terracotta della fine del VI sec.a.C. da Cerveteri

LA DONNA
La donna, a differenza del mondo romano e greco, godeva di una maggiore considerazione e libert: se per i romani la donna doveva stare in casa a filare la lana e nelle et pi antiche, il pater familias (il capofamiglia) aveva il diritto di morte qualora fosse stata sorpresa a bere del vino, per gli Etruschi poteva partecipare persino ai banchetti sdraiata sulla stessa kline (letto) del suo uomo, alle cerimonie sacre o assistere ai giochi sportivi ed agli spettacoli. Questo era scandaloso per i Romani che condannarono i comportamenti delle donne etrusche. La condizione della donna nella civilt etrusca era veramente unica nel mondo mediterraneo. La donna poteva trasmettere il proprio cognome ai figli, soprattutto nelle classi pi alte della societ. Tra i nomi propri di donna pi frequenti troviamo Ati, Culni, Fasti, Larthia , Ramtha, Tanaquilla, Veilia , Velia , Velka.

Esempio Etruschi Oggi

Ramtha
Prenome Nome

Apatrui
Nome (detto Gentilizio ) Cognome

Non dobbiamo per generalizzare, in quanto la maggiore libert era riservata solo nelle classi alte. Le donne delle classi pi povere vivevano come le altre donne del Mediterraneo. La mortalit femminile, come quella dei bambini, era altissima: una donna su tre moriva sotto i 15 anni, morivano di parto, o di febbre.

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IL PROFONDO CULTO DEI MORTI


Il mistero degli Etruschi, dipende anche dal fatto che, fino agli anni Cinquanta, gli archeologi hanno condotto le ricerche soprattutto nelle necropoli (i cimiteri antichi). Si sono scavate le tombe perch, a differenza delle citt, restituivano molti oggetti di valore, secondo lusanza etrusca di accumulare nelle tombe tutto ci che era di maggior valore per il viaggio del defunto nellaltro Mondo. Inoltre sopra la maggior parte delle citt etrusche sono state costruite le citt moderne. Si fissata cos lopinione che gli Etruschi hanno avuto un culto dei morti, molto pi forte e misterioso che negli altri popoli del mondo antico. Certamente gli Etruschi avevano grande rispetto per i loro morti e desideravano rappresentare le tombe come le case per leternit, ma gli Etruschi non erano solo questo. Ci che caratterizza gli Etruschi, la profonda religiosit, il Ossuario = contenitore dei rispetto per le cerimonie religiose e quindi per la divinit. resti del morto Grandi e bellissime sono gli antichi cimiteri etruschi, spesso visitabili in aree archeologiche immerse in una natura ancora uguale a quella di tanti anni fa.

Il regno dei morti


Nei tempi pi antichi gli Etruschi credevano ad una sopravvivenza terrena del defunto, un po come noi crediamo nellinferno e nel paradiso. Da ci nasceva lesigenza, come forma di rispetto e omaggio, di seppellire i propri morti e di depositare nella tomba oggetti del mondo dei vivi. La tomba era realizzata in modo da sembrare la casa del defunto, sia nella forma che negli arredi. Assieme al corpo venivano deposti anche vestiti, gioielli, armi, oggetti di uso quotidiano. Sulle pareti del sepolcro erano dipinte scene di banchetti, giochi atletici, danze. Dal V secolo a.C. anche la concezione del mondo dei morti risente dellinfluenza dei Greci. Venne cos a configurarsi un al di l, posto in un mondo sotterraneo, abitato da divinit infernali e dagli spiriti di antichi eroi. Il passaggio tra i due mondi era visto come un viaggio che il defunto faceva accompagnato da spiriti infernali. I pi importanti di questi spiriti erano la dea Vanth dalle grandi ali, che regge una torcia, il demone Charun, dal viso deforme, armato di un martello, il demone Tuchulcha, dal volto di avvoltoio e dalle orecchie di asino, armato di serpenti. Le sofferenze delle anime dei morti potevano essere alleviate dai parenti con riti, offerte e sacrifici.

Le tombe
Le tombe pi antiche (IX secolo a.C.) sono a pozzetto e contengono un vaso biconico, usato come contenitore per le ceneri e gli oggetti di ornamento e duso del defunto. Il vaso coperto da una ciotola o da un elmo. Alla fine dellVIII secolo a.C. si passa dallusanza di bruciare i corpi dei morti, chiamata incinerazione, a quella di metterli nelle tombe, come 11

facciamo noi oggi, detta inumazione. Agli inizi del VII secolo a.C. compare la tomba a camera scavata nella roccia con corridoio dingresso (dromos) dove spesso venivano poste offerte di cibo o oggetti.. Sono costruite sul modello dellabitazione allora in uso: una capanna a pianta circolare, costruita con grandi blocchi di pietra e coperti con una falsa cupola. Nelle tombe pi complesse alla camera principale si aggiungono delle stanze aperte sul corridoio per sepolture secondarie, come quelle dei congiunti nelle tombe di famiglia. La tomba veniva cos costruita come una casa con oggetti e arredi. A volte le pareti erano dipinte con scene della vita quotidiana o dei momenti pi piacevoli del defunto. Verso la met del VII sec. a.C. sorgono a Caere (Cerveteri) alcuni enormi tumuli, tombe scavate in terreno pianeggiante e ricoperte da terra e pietrisco. I tumuli assumono a volte dimensioni monumentali, possono raggiungere fino a trenta metri di diametro, e spesso contenevano varie tombe della stessa famiglia. Sono tombe a pianta circolare, con un alto tamburo in muratura e una falsa cupola, ottenuta sovrapponendo verso linterno filari di blocchi di pietra chiusi in alto da una lastra. Per tutto il V secolo a.C. si assiste ad un nuovo mutamento delle necropoli. La citt dei morti ha ora le sue strade e talvolta persino delle piazze. Le tombe assumono sempre pi una forma quadrangolare, sono uniformi, le facciate allineate sulle vie che si intersecano ad angolo retto. Allinterno delle tombe vi erano solo due ambienti, allesterno scalette laterali portavano in cima, dove esistevano altari per il culto. Tale cambiamento riflette quello che succede anche per le citt.
Tomba dei Rilievi, IV a.C. Cerveteri

I riti funebri
La morte di un personaggio di una famiglia nobile o ricca, era celebrata con la partecipazione al lutto di tutta la cittadinanza. Il giorno della sepoltura un lungo corteo partiva dallabitazione del defunto fino ad arrivare alla tomba della famiglia. Sacerdoti con i simboli del loro ufficio religioso, suonatori di flauto, parenti e conoscenti con offerte, accompagnavano il corpo trasportato su di un carro a quattro ruote. Dal corteo, che procedeva con lentezza, si alzava un misto di preghiere, tristi musiche, lamenti dei familiari. Arrivati alla tomba, precedentemente preparata per la cerimonia, si procedeva al rito di sepoltura del defunto. I ritrovamenti di testi religiosi riguardanti cerimonie funebri, ci permettono di farci unidea di quanta attenzione era data dagli Etruschi a questo rito. Ci che possiamo dire con certezza che la preghiera, la musica e la danza avevano grande importanza; e che, al momento pi religioso, si affiancavano giochi, gare atletiche e combattimenti di gladiatori.

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LA MODA, LA MUSICA, IL BANCHETTO E I GIOCHI


La moda Labbigliamento degli Etruschi richiama quello dei Greci. Gli uomini nellet arcaica andavano a torso nudo, in seguito si diffuse luso di una tunica corta o di un giubbetto, con un mantello colorato sopra le spalle. Questo mantello, pi ampio e ricamato, divenne poi la veste nazionale degli Etruschi: la tbenna . Le donne e gli anziani usavano una tunica lunga fino ai piedi, la tunica era solitamente di stoffa leggera pieghettata o decorata ai bordi; sopra si portava un manto colorato pi pesante. Tra labbigliamento femminile troviamo anche gonne, casacche, corpetti. Le calzature pi comuni erano sandali, stivaletti alti e una caratteristica scarpa, di origine greco-orientale, con la parte davanti a punta e rivolta verso lalto. Il cappello pi diffuso era una calotta di lana, ma ne esistevano di molte forme: a punta, a cappuccio, a falde larghe; spesso identificavano lappartenenza di coloro che li portavano ad una precisa classe sociale. A partire dal V secolo a.C. prevale luso di andare a capo scoperto. Sempre dal V secolo a.C. gli uomini, che prima usavano portare la barba e capelli lunghi con trecce, incominciarono a radersi il volto e tenere i capelli corti. Le donne ricorrevano alle pi svariate acconciature di capelli: lunghi, con la coda, annodati o intrecciati, in seguito lasciati cadere a boccoli sulle spalle, infine annodati a corona sul capo o raccolti in reticelle o cuffie. Labbigliamento era completato da gioielli, orecchini, collane, bracciali, fibule (spille), pettorali, nella cui produzione gli Etruschi erano maestri. Musica e danza Gli strumenti erano a percussione, a corda e a fiato, in particolare quello pi utilizzato era il flauto, in diverse forme, anche se quello doppio ( aulos) era considerato lo strumento nazionale etrusco. Gli Etruschi apprezzavano molto la musica ed accompagnavano con essa tutte le attivit della giornata: il lavoro, il mangiare, le cerimonie civili e religiose. Anche sul campo di battaglia i movimenti delle truppe erano coordinati facendo ricorso al suono delle trombe (tibiae). La musica spesso accompagnava i movimenti ritmati di danzatori e danzatrici, il cui ballo non era solo uno spettacolo, ma poteva essere una cerimonia legata a riti o a celebrazioni funebri. La musica accompagnava anche gli spettacoli di pi antica origine, che avevano carattere di mimo ed erano rappresentati da attori-danzatori mascherati.
Danzatrice dalla tomba del Triclinio

Il banchetto Il banchetto cos spesso riprodotto negli affreschi delle tombe, aveva per gli Etruschi un doppio significato. Era cerimonia religiosa in quanto si pensava che fosse presente anche lo spirito del deceduto, inoltre, nella vita quotidiana, era un simbolo di ricchezza ed appartenenza ad una lite sociale. Infatti solo la classe nobile poteva permettersi di dare 13

ricchi ricevimenti, in cui gli invitati, uomini e donne di alto rango, si sdraiavano a coppie su letti conviviali, detti klinai, accuditi da numerosi servi, mentre musicisti e danzatori accompagnavano con suoni e danze lo svolgersi del banchetto. I tavoli erano coperti da tovaglie ricamate e apparecchiati con vasi; i cibi erano costituiti da ricche portate di carni, in particolare cacciagione, ortaggi e frutta. Lusanza di banchettare distesi, era unabitudine che gli Etruschi presero dai Greci nel VI sec. a.C., mentre prima mangiavano seduti davanti a un tavolo come facciamo noi oggi. Questa abitudine pass anche ai Romani. Giochi Pur amando le grandi feste, gli Etruschi non disdegnavano neppure i giochi semplici come quello dei dadi, in osso, legno e del tutto identici a quelli moderni. Vi sono i dadi a trottola, non mancano neppure quelli truccati con pesi collocati allinterno in modo da condizionare la caduta e quindi il punteggio. Il gioco pi documentato il kttabos, nasce in Sicilia nel V secolo a.C., si diffuse poi in Grecia e in Etruria. Il gioco consisteva nel far cadere un piattino posto in equilibrio instabile sulla sommit di unasta metallica situata nel mezzo della sala, colpendolo con un getto di vino. Il convitato giocatore, dopo avere preso la coppa contenente il vino, doveva con un movimento rapido e calibrato, scagliare il liquido contro il bersaglio facendolo cadere. Il metodo originario siciliano prevedeva che i giocatori stessero in piedi, mentre la posizione sdraiata sul letto conviviale, venne adottata dai Greci. Gli Etruschi praticavano entrambe le posizioni di lancio. Chi colpiva il bersaglio, pronunciava il nome della persona di cui desiderava procurarsi i favori e, sentimenti a parte, spesso era messa in palio una delle ancelle del padrone di casa.

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OGGI LA VIOLENZA D SPETTACOLO


La pratica del fisico antica quanto luomo. Il termine ludi, adoperato per indicare competizioni sportive probabilmente di origine etrusca. Lelemento sacro che in origine animava queste manifestazioni, perse pian piano importanza, fino ad essere sostituito dallo spettacolo. Non a caso furono preferiti su tutti i giochi pi spettacolari e violenti, come le corse dei carri, bighe o trighe (a 2 o 3 cavalli) i combattimenti diretti, come il pugilato e la lotta libera. Verso la fine del VI secolo a.C. compaiono specialit greche, come il lancio del disco, il lancio del giavellotto, il salto in lungo, la lotta e la corsa. Non si deve tuttavia pensare che gli Etruschi abbiamo copiato di sana pianta gli usi greci. A testimonianza della predilezione degli Etruschi per gli sport pi spettacolari, idearono gare acrobatiche con cavalli, una specie di cavallerizzi da circo, che saltavano da un cavallo allaltro. Un folto pubblico assisteva anche ai combattimenti di gladiatori che avvenivano sempre allultimo sangue, uomo contro uomo o uomo contro animale. Uno di questi violenti giochi gladiatori vedeva contrapposti in una lotta mortale, un uomo con la testa infilata in un sacco, armato di una mazza e un cane tenuto con un lungo guinzaglio da un uomo mascherato, chiamato Phersu. Le occasioni per celebrare i giochi erano le pi diverse: ludi di carattere privato, legati alla vita dei nobili, in occasione dei banchetti (simposio) o celebrati in onore di un morto. Queste manifestazioni avevano inoltre il significato di testimoniare la ricchezza e il potere dei personaggi che ordinavano lorganizzazione dei giochi (chiamati committenti). Si celebravano feste pubbliche cittadine con gare atletiche e di cavalli, lesibizione di prestigiatori, equilibristi ed acrobati, organizzate dalle singole citt in onore delle divinit. Per avere unidea questi giochi possono essere paragonati alle attuali feste paesane. Cerano anche le Olimpiadi dEtruria che si svolgevano a Volsini (Orvieto), sede della Lega dei 12 popoli (cio le 12 citt etrusche confederate), nel santuario del dio Voltumna, il Fanum Voltumnae. Sappiamo inoltre di feste e gare (agoni), in occasione di eventi negativi o di vittoria. Il compito di organizzare i giochi era affidato a magistrati-sacerdoti, identificabili con i personaggi che reggono il lituo (lungo bastone curvo allestremit superiore).
Biga dalla tomba della Collina (Chiusi, V a.C.)

In gara per... In origine i premi erano tripodi (una specie di sgabello di bronzo a tre piedi per oggetti duso o di ornamento) e bracieri di bronzo, poi troviamo vasi di metallo o ceramica, anfore che contenevano olio o vino, o ricchi vestiti decorati. A differenza dei Greci che gareggiavano nudi, gli Etruschi si coprivano. I fantini indossavano un vestito corto, spesso vivamente colorato, un cappuccio a forma di cono (tutulus) ed avevano una frusta. Tipica etrusca anche la tecnica per altro molto pericolosa, di legarsi nelle corse coi cavalli, le redini intorno alla vita, che trasmetteranno poi ai Romani. Chi erano gli atleti?

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Gli sportivi etruschi erano veri e propri professionisti, di solito schiavi desiderosi di ottenere la libert o quantomeno un miglioramento delle loro condizioni, erano legati al loro signore e combattevano per lui, per offrire uno spettacolo forte ed emozionante. Dagli scavi archeologici non sono venuti alla luce stadi, circhi o teatri etruschi. Presso quasi tutte le grandi citt etrusche, comunque, possono essere identificate ampie zone pianeggianti, con tribune in legno per gli spettatori di riguardo o semplici cumuli di terra (terrapieni) per gli altri.

UN POPOLO DI INGEGNERI Gli Etruschi riconoscevano nellacqua un fattore essenziale alla vita di ogni giorno e di ogni livello. Lacqua arrivava alla citt con sapienti reticolati di acquedotti, vi veniva poi conservata in cisterne e in pozzi. Opere dincanalamento, dirrigazione sono arrivate fino ai nostri giorni, come ad esempio la galleria del Ponte Sodo, scavata nel tufo probabilmente per fornire acqua alla citt di Veio. Drenarono la vallata paludosa di Roma e vi costruirono la Cloaca Massima. Tra le scienze coltivarono la matematica applicata alla meccanica e allidraulica, lastronomia (conoscevano lanno solare di 365 giorni diviso in 12 mesi) e la fisica (inventarono i mulini a mano, gli speroni delle navi e vari strumenti agricoli). Con gli Etruschi scopriamo che la tecnica e la tecnologia non sono unesclusiva della nostra epoca.

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ARCHEOLOGIA IN CUCINA
...servi fanno a pezzi la carne con una piccola ascia, altri preparano focacce, cuociono i cibi nel forno, versano le bevande nelle brocche. I loro padroni sono seduti o sdraiati sulle klinai, i letti del banchetto, in compagnia delle proprie donne dalle ricche vesti, illuminati da alti candelieri di bronzo lucente, serviti da schiavi nudi ed allietati da suonatori di lira e tibicines (flauti doppi)... Cosa si mangiava nellantica Etruria? Carciofi, rape, cipolle, farro, porri, aglio, asparagi, cavoli, carote, fave, lenticchie, carne costituivano lessenza della cucina etrusca. Il miele, in particolare quello ricavato dal timo, era il principale condimento. Gli Etruschi conoscevano ed apprezzavano le tagliatelle: lo sappiamo dalle attrezzature ritrovate nelle tombe. Oltre alla frutta e verdura, nei tempi pi antichi si mangiava di frequente le minestre di cereali (di farro), di legumi (di fave) e le zuppe di verdura. Le farine di cereali e legumi erano utilizzate per fare frittelle e focacce. La carne era bollita ed arrostita: nei corredi delle tombe troviamo gli spiedi e le pinze per maneggiare i tizzoni di brace. Si allevavano suini, ovini e bovini, ma venivano cacciati anche il cervo, il capriolo e la lepre. Si tendeva al consumo soprattutto di suini, mentre gli ovini erano destinati alla produzione di latte e lana, i bovini al lavoro nei campi. Condimento ideale per ogni cibo era lolio doliva, di qualit ottima. Esempio di men Etrusco Pane integrale con salsa di olive nere, pinoli e erbe aromatiche Bocconcini di cinghiale con salsa dalloro e bacche di bosco Pasticcetto di fichi secchi e formaggio fresco Vino mescolato con acqua, miele, spezie, semi e bacche Dallantica Etruria La nostra usanza di condire con lolio le verdure lessate, di arrostire sul fuoco, alla graticola o allo spiedo, la carne, la preferenza di alcune tradizioni locali, di cuocere in un determinato modo le frattaglie, preferendole ad alcuni pezzi di carne scelta, risale agli inizi della civilt. Per gli Etruschi il sedersi o meglio lo sdraiarsi a tavola per mangiare, era come partecipare ad un rito sacro. Gli Etruschi come lo faranno poi i Romani, mangiavano sui letti (chiamati klinai). Letrusco ricco consumava due pasti al giorno, in un banchetto che si divideva in due parti. Luovo era il cibo obbligatorio dellinizio, seguivano le carni arrostite, gli uccelli, le oche, le galline, i fagiani, la porchetta ripiena di svariati animali, lerba aromatica, i pesci dacqua dolce, di mare ed i molluschi. La seconda parte era dedicata ai dolci, alla frutta di ogni genere e alle torte a base di formaggio, miele e uova; il tutto accompagnato con vino dolcificato con Servizio in bronzo per banchetto miele per suscitare allegria.
Fonte: Museo Civico Archeologico di Bologna http://www.comune.bologna.it/museoarcheologico

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Fra le ricette etrusche, eccone alcune che potranno soddisfare anche il gusto dei nostri moderni palati.
Salsa a base di aglio Pestare laglio, aggiungere abbondante olio, poi sale e aceto. Lasciare riposare per qualche ora e quindi usare la salsa per accompagnare verdure lesse, pesci, carni oppure per crostini di pane. Arrosto di bue Cuocere il manzo con olio, sale e abbondante vino rosso. Si mangia freddo. Puls Era una polenta fatta con farina di fave, ma puls era anche una pappa di frumento rinvenuto nellacqua. Per i ricchi etruschi che conoscevano e si nutrivano di frumento, il puls era cibo ordinario della povera plebe. Souvetaurilia (una specie di spezzatino con carni diverse: maiale, vitello e manzo) si pone la carne al fuoco con olio di oliva ed un battuto di odori: cipolla, aglio, prezzemolo, timo e menta fresca. Si lascia rosolare. Preso il colore si aggiunge un bicchiere di vino rosso si fa evaporare a fuoco allegro. Si copre con brodo e si lascia cuocere lentamente, far insaporire il tutto e servire. Pesce persico Si lessa il pesce persico e si tolgono le lische e la pelle. Si battono dei tuorli duova, vi si aggiunge il pesce, poco olio, del vino bianco, il sale, e delle chiare montate a neve. Si cuoce in uno stampo a fuoco moderato, si sforma e si serve. Polpo Il pesce pescato pi frequentemente era il polpo e questo mollusco stato sempre una buona risorsa alimentare e gli Etruschi ne hanno approfittato a lungo. Dopo averlo sbattuto su di una roccia affinch si ammorbidisca e privato dei suoi occhi, il polpo veniva lessato in acqua e condito con solo olio.

Lolio degli Etruschi

Albero sacro per i Greci, che attribuirono la sua nascita alla dea Atena, molto probabilmente lolivo proveniva dal Medio Oriente. La pianta, e la coltivazione dei suoi frutti, si afferm comunque in tutta larea mediterranea. Il nome stesso scelto dagli Etruschi per lolio, eleiva di origine greca. Lolivicoltura unattivit molto praticata in Etruria. Gli Etruschi diventarono cos bravi che il loro olio, molto rinomato insieme al vino, era conosciuto in tutto il Mediterraneo. Gli Etruschi facevano grande consumo anche delle olive, mentre lolio veniva impiegato anche per la preparazione di unguenti molto apprezzati nella cosmesi, sia dalle signore che dagli atleti dellepoca, che li usavano per il beneficio dei muscoli. Molto raro invece era luso dellolio per lilluminazione.

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ECONOMIA
Nel corso della loro lunga storia gli Etruschi raggiunsero un elevato livello di ricchezza. Le citt e le campagne erano animate da ogni attivit: commercio, agricoltura, attivit manifatturiera e mineraria, grandi opere civili e militari. I mercanti etruschi situati in una zona strategica per i traffici commerciali tra Oriente ed Occidente, seppero sfruttare al meglio questa posizione di favore. Essi non erano meno conosciuti dei Greci o Fenici. Anche le vie commerciali di terra che portavano verso il nord Europa erano percorse dagli Etruschi. Lagricoltura degli Etruschi era avanzata, in particolare erano esperti nel drenaggio e nella bonifica dei terreni paludosi, bonificarono la palude, che in seguito divenne il centro di Roma. Le principali colture erano quelle del farro, del grano, del miglio, dellavena e del lino, per non dimenticare la vite e gli alberi da frutta. Anche lallevamento era fiorente: greggi di pecore, mandrie di buoi e di cavalli erano al pascolo nelle campagne. La fauna dellentroterra, lepri, cinghiali, uccelli, cervi, caprioli, forniva abbondante cacciagione e ancora in et romana, la costiera etrusca era famosa per la pescosit delle sue acque. Nelle botteghe artigiane si fabbricavano vasi di terracotta di ogni forma, ispirati allo stile greco, recipienti ed oggetti in bronzo, gioielli in oro e in altri metalli preziosi. I prodotti venivano acquistati sul posto o prendevano la via per terre lontane. Le foreste garantivano il legno necessario ad armare le flotte, e servivano per lindustria dei metalli come combustibile. La regione dei Monti della Tolfa e lIsola dElba, ricche di metalli, costituirono una risorsa economica di grande valore per gli Etruschi, sia per il commercio, che per le spedizioni militari. Per secoli nelle miniere controllate dagli Etruschi si estrassero rame, ferro, piombo, stagno, con cui si realizzavano sia armi, che oggetti duso civile. stata la ricchezza dei minerali che gli Etruschi possedevano a renderli una grande potenza e ad attirare i commercianti stranieri sulle coste italiane. 4. Le due immagini sembrano uguali, ma se aguzzi la vista scoprirai che ci sono sette differenze. Trovale!

Fonte: Museo Civico Archeologico di Bologna http://www.comune.bologna.it/museoarcheologico

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VIE E COMMERCI: L'OREFICERIA E LE CERAMICHE, IL VINO E GLI SCHIAVI Il porto e la navigazione Il porto costituiva una zona di grande scambio economico. Spesso per ragioni difensive le citt non erano costruite sulla costa, ma allinterno. Fu cos che le citt pi importanti ebbero dei porti, ad esempio Pyrgi (lattuale Santa Severa) per Caere (Cerveteri), o Gravisca per Tarquinia, che si svilupparono fino a diventare dei centri importanti loro stessi. I porti oltre ad accogliere il traffico commerciale e militare, erano il punto di raccolta di numerose piccole imbarcazioni usate dai pescatori, le acque della costiera etrusca erano note per la loro pescosit. Gli Etruschi nella prima fase della loro storia furono un popolo marinaro rispettato in tutto il Mediterraneo. Le navi erano costruite con il legno delle foreste dellentroterra dellEtruria. Le navi da carico erano di forma tozza e panciuta, misuravano circa dieci metri, con il fondo (la chiglia) coperto a volte di piombo, la poppa (parte dietro della barca) alta e curva, la prua (parte davanti) appuntita, la vela quadrata era agganciata allunico albero centrale e sfruttavano il vento come sola forza per muoversi. Per dirigere la rotta il timoniere aveva uno o due remi dietro alla barca. Disponevano anche di ancore in pietra, la cui invenzione era dagli antichi, attribuita proprio agli Etruschi. La navigazione, per mancanza di strumentazione, e per la fragilit delle barche, che non erano in grado di resistere alle tempeste, avveniva alla pi breve distanza possibile dalla costa, e solo di giorno. Di notte le navi da carico gettavano lancora in luoghi riparati, mentre le navi da guerra erano trascinate dagli equipaggi sulla riva. I marinai dellepoca usavano per orientarsi, le stelle e la conoscenza delle coste. Nei tempi antichi la navigazione rappresentava il metodo meno costoso e pi sicuro per il trasporto delle merci e delle persone. I mari ed i fiumi erano attraversati da un traffico intenso di imbarcazioni, che trasportavano ogni tipo di merce. Gi nel VII e nel VI secolo a.C. i mercanti etruschi raggiungevano sulle loro navi, ogni zona del Mediterraneo (Grecia, Sardegna, Francia, Africa).
Scena di pesca. Tomba della caccia e pesca

Quali sono i prodotti, le merci, importati ed esportati dagli Etruschi? Quali i popoli con cui gli Etruschi commerciavano? Abbiamo visto come i primi contatti commerciali avvengano sin dal I millennio a.C. Sono frequenti gli scambi con le altre popolazioni dellItalia antica: questi sono testimoniati dalla presenza di oggetti estranei alla cultura etrusca, come bottoni, statuette, piccoli oggetti sardi in Etruria e rasoi e fibule (spille) etrusche in Sardegna e Corsica. Nel corso dellVIII secolo a.C. i rapporti con Greci, Fenici ed Egiziani sono molto forti. Alcuni artigiani stranieri si stabiliscono definitivamente in Etruria, aprendo piccole botteghe di merci preziose, come gli orafi siriani e fenici. Le importazioni etrusche riguardano soprattutto ceramiche, vino, olio e schiavi. Gli schiavi, detti lautni in etrusco, sono una merce pregiata. Protagonisti degli scambi sono soprattutto i nobili, che si possono permettere ceramiche dipinte, vino, gioielli in oro, vasi in bronzo, argento ed oro. Stabili e forti relazioni commerciali, si instaurano soprattutto nel VI e V secoli a.C. 20

Lolio e, soprattutto, il vino sono esportati in tutto il Mediterraneo. Gli archeologi hanno scoperto molte navi etrusche nelle acque del Mar Tirreno e lo studio degli oggetti, ha evidenziato che la merce esportata era soprattutto composta da anfore che contenevano vino e da vasi in bucchero o in ceramica etrusca dimitazione greca (ceramica a figure nere e rosse)e metallo grezzo o semilavorato. Lo scambio tra Etruschi e Celti, era finalizzato soprattutto allapprovvigionamento di stagno, minerale molto importante nella fabbricazione di oggetti in bronzo (bronzo = rame + stagno). Gli scambi e i rapporti con gli altri porti del Mediterraneo, diminuisce dopo il 474 a.C., data della battaglia navale di Cuma. Lartigianato Sulle strade e i vicoli delle citt etrusche si affacciavano le botteghe degli artigiani. Tra gli artigiani troviamo anche stranieri: soprattutto fenici e greci, la cui abilit era molto apprezzata. Nei laboratori pi grandi lavoravano anche schiavi specializzati. Le ceramiche tipiche etrusche sono i buccheri, si tratta di vasi dal colore nero lucido, determinato dallargilla usata di colore grigio-scuro e dalla cottura. Gli specchi, sono stati trovati a centinaia nelle necropoli (i cimiteri antichi). Il modello pi comune era quello rotondo con il manico. Il retro era inciso o lavorato, di solito con soggetti della mitologia greca, della vita quotidiana oppure coperto di scritte. A differenza degli specchi greci e romani, a lastra piatta, lo specchio etrusco ha una superficie curva, che restituisce unimmagine pi piccola del reale, ma molto pi precisa. In Etruria gli specchi erano riservati solo alle donne. La produzione di gioielli e oggetti in oro, nella quale gli Etruschi si dimostrarono molto bravi e abili, fu ricchissima e famosa, soprattutto nelle citt di Populonia, Vetulonia e Vulci. Anche nelloreficeria trionf il gusto per leccesso, sia con lutilizzo di motivi vegetali, figurati e geometrici, che con limpiego delle diverse tecniche di lavorazione. Tali tecniche comprendevano lincisione, la fusione e soprattutto, la granulazione, consistente nellapplicare sulla superficie del metallo piccoli granelli doro saldati tra loro. Si realizzavano orecchini a forma di grappolo duva, di anfora, di uccello, a bauletto, a ferro di cavallo, a testa femminile; spille, spilloni per capelli con testa di animale, con applicazioni davorio o pasta di vetro. Le collane ed i pettorali erano ricchi di pendenti, con medaglioni, fiori, busti femminili spesso con ali. I bracciali semi-rigidi erano decorati con figure geometriche e animali, come leoni.
Fibula doro

Orecchini in oro
Fonte: Museo Civico Archeologico di Bologna http://www.comune.bologna.it/museoarcheologico

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LA GUERRA, LESERCITO E LE ARMI


Per lequipaggiamento degli eserciti gli Etruschi potevano contare su una grande disponibilit di materiali, estratti dalle miniere. Le singole citt reclutavano i loro eserciti tra i cittadini secondo il patrimonio, in tal modo venivano costituiti corpi di cavalleria, di opliti (soldati con armatura pesante) e truppe di fanti (soldati che combattono a piedi con armatura leggera). Larmamento di attacco del fante etrusco comprendeva per il combattimento corpo a corpo: la lancia, la spada lunga, poi sostituita da una corta, asce, spade, pugnali. Le armi da getto erano: giavellotti, archi e fionde. Larmamento di difesa era costituito da una corazza per il torace, di tessuto rinforzata da borchie metalliche oppure interamente di bronzo, in due o pi pezzi, foderata in lino. La testa era protetta da un elmo di bronzo, di forme molto differenti: con guanciali e paranaso, a calotta, semplice o crestato; le gambe erano difese da schinieri in bronzo. Completava il tutto uno scudo in cuoio, legno o bronzo, di forma circolare o rettangolare. Come ultima risorsa, pi di una volta parteciparono alle battaglie anche i sacerdoti armati di serpenti e fiaccole, il cui effetto era per Elmo di bronzo da Todi pi psicologico che effettivo. 450 a.C. A volte gli Etruschi arruolarono truppe mercenarie presso le popolazioni confinanti. Nei tempi pi antichi doveva essere diffuso luso del carro da guerra. Non sappiamo se avesse la funzione di solo mezzo di trasporto sul campo di battaglia per i capi, oppure da vero e proprio strumento di combattimento. In epoca storica venne comunque abbandonato e per migliorare la mobilit delle truppe, si prefer costituire il reparto della cavalleria. La cavalleria, aveva la sua forza principale nella mobilit, quindi le erano assegnati compiti di ricognizione, attacchi veloci e dinseguimento. Gli opliti combattevano in formazione compatta, i migliori in prima fila, e cercavano lo scontro contro i nemici. Infine i fanti leggeri, dotati di armi da getto, ma non protetti da corazze, avevano lo scopo di scompigliare e di provocare la formazione nemica, colpendola da lontano. Vi erano poi dei corpi di tecnici (ingegneri, agronomi...) che avevano il compito di costruire fortificazioni e di provvedere allo smantellamento di quelle nemiche, durante le operazioni di assedio.

Manico in bronzo di un coperchio di cista, raffigurante due soldati che portano via un commilitone caduto.

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LE NAVI E LA GUERRA SUL MARE Le navi da guerra erano affusolate e lunghe fino a trenta metri, erano spinte dai rematori posti su una o due file ed usavano il vento come forza motrice ausiliaria. Non cera un ponte superiore, marinai, rematori e soldati occupavano gli stessi spazi, in s eguito le navi furono dotate di un ponte superiore dove prendevano posto i marinai e i soldati. Sulla prua (parte davanti) appuntita andava ad inserirsi un rostro (trave di ferro o bronzo sporgente), che affiorava a pelo dacqua, usato in combattimento per speronare le navi nemiche. Sul mare la tecnica del combattimento quella della manovra e dello speronamento delle navi nemiche, allo scopo di aprire grosse aperture sulle barche per affondarle. Il successo dipendevano perci dallabilit degli equipaggi e dalla forza dei rematori. Nellavvicinamento si effettua un fitto lancio di dardi, anche infuocati; quando le navi sono accostate, gli equipaggi cercano di colpirsi utilizzando lunghe lance. Si ricorre allabbordaggio e al combattimento corpo a corpo quando ci sono truppe di militari e nel caso in cui si mira alla cattura della nave nemica e del suo carico, pi che allaffondamento. La navigazione, per mancanza di strumentazione, e per la fragilit delle imbarcazioni, che non erano in grado di resistere alle tempeste, avveniva alla pi breve distanza possibile dalla costa e solo di giorno. Di notte le navi da guerra venivano trascinate dagli equipaggi sulla riva. I marinai dellepoca usavano per orientarsi le stelle e la conoscenza della conformazione delle coste. Per la pericolosit della navigazione durante la stagione invernale le operazioni navali si interrompevano, ma il disastro di flotte distrutte da una tempesta non era raro anche durante la stagione estiva.

BATTAGLIE TRA ETRUSCHI E GRECI D'ITALIA Nel 545 a.C. circa nei pressi di Alalia (Bastia), in Corsica, si verific la prima grande battaglia navale a noi nota, fra Cartaginesi ed Etruschi da una parte e Greci di Massalia (Marsiglia) dallaltra. In seguito allesito della battaglia, i Greci, sconfitti, rinunciarono allespansione nel Mediterraneo occidentale, ai Cartaginesi venne riconosciuto il controllo dei traffici del Mediterraneo meridionale con la Sardegna e agli Etruschi quelli del Mediterraneo settentrionale e del Tirreno, con la Corsica e larcipelago toscano. La perdita di Roma separa la Campania etrusca dalla madrepatria, gli Etruschi si vedono cos sbarrare la via del mare in direzione dei loro possedimenti, che ormai sfuggono completamente al loro controllo. La battaglia navale pi famosa quella di Cuma (Golfo di Napoli) del 474 a.C. che con laiuto di Ierone, tiranno di Siracusa, proclamatosi difensore della libert greca in Italia, diede ai Greci dellItalia meridionale la vittoria contro gli Etruschi. La sconfitta di Cuma segn la fine della libert delle citt etrusche di Campania, che, abbandonate al proprio destino, vennero presto, militarmente o pacificamente, assimilate dai Greci o dalle popolazioni circostanti.

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LA NASCITA DELLE CITT


Agli inizi del periodo villanoviano (IX secolo a.C.) gli Etruschi vivevano in villaggi di 200/300 abitanti. La popolazione dei villaggi pi piccoli, si sposta nei villaggi pi grandi, dando vita alle prime citta etrusche nel VII secolo a.C.; tra di esse Tarquinia e Vulci. Con let arcaica (600-500 a.C.) la formazione della citt in Etruria, finita. Nel 600 a.C. le maggiori citt etrusche tendono a procurarsi uno sbocco al mare e a fondare i porti, come il porto di Vulci, (presso Montalto di Castro) il porto di Talamone, quello di Populonia, Gravisca per Tarquinia e Pyrgi per Cerveteri. Per la difesa venivano spesso scelti colli, circondati da corsi dacqua. Le mura con cui venivano circondate le citt pi importanti erano molto semplici. Grossi massi quadrati venivano sovrapposti secondo un tracciato che seguiva il perimetro cittadino. I punti pi deboli come le porte di accesso erano rafforzate dalle torri. Le porte di accesso alle citt erano costruite ad arco. Lorigine dellarco risale allarchitettura orientale, e giunse in Italia con i Greci. Cos sono le mura di Populonia, Volterra, Veio, Vetulonia e Perugia. Gli Etruschi rimasero a lungo fedeli a questo modo di costruire le citt, caratterizzate dalle abitazioni a forma di capanna fra le aree di lavorazione dei prodotti agricoli, orti e recinti per gli animali domestici. La conseguenza fu che le loro citt divennero deboli agli attacchi nemici. soprattutto dal contatto con il mondo greco che gli Etruschi cominciano a cambiare le forme delle citt, dora in poi si costruir con ordine, con aree destinate alle abitazioni, ai templi, al mercato o alle necropoli, un esempio offerto da Tarquinia. Nel periodo di maggiore ricchezza (VI secolo a.C.) la citt etrusca era una citt rumorosa, disordinata, colorata, vitale. Con grandi palazzi signorili e tutto intorno, gente che lavorava e musica, tanta musica. Gli Etruschi erano affascinati dalla musica: pare che a suon di musica picchiassero gli schiavi e che al ritmo di strumenti musicali catturassero i cinghiali. E gli odori: odore di cibi, di sacrifici e di incensi. Le citt costiere della Toscana sono il centro della produzione, dellindustria; Roselle la citt dei commerci, Vetulonia delle miniere, Populonia con le fonderie (sfruttate fino alla prima guerra mondiale) e le miniere, era il centro produttivo pi importante. Veio aveva il ruolo di emporio e di sentinella dellEtruria. Bologna, Marzabotto , Monterenzio , Spina erano i centri pi importanti con funzione di collegamento tra il sud dellEtruria e i Celti a nord e i Greci a est. Tarquinia - Tarchuna era la citt sacra, poich era considerata la citt madre del popolo etrusco. Caere e Vulci erano le maggiori produttrici di vino, ceramica e per questo di grande importanza per gli scambi commerciali. Perugia dal IV sec. a.C. fu un potente centro etrusco. LE ABITAZIONI Allinizio gli Etruschi abitavano allinterno di capanne a pianta ovale o rettangolare, costruite con mattoni crudi (cio di argilla cotti al sole), il tetto di paglia con lintelaiatura in legno. I materiali con cui erano costruite le case del popolo, non erano molto diversi da quelli utilizzati per le case dei nobili: le
Urna a forma di capanna

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fondamenta erano in pietra, su cui venivano alzati muri di terra battuta o di mattoni dargilla crudi (cio cotti al sole), sorretti da tetti di tegole e legno. La forma tipica del tetto era a spiovente ricoperto da tegole, ma erano presenti anche tetti a terrazza. Le case erano affiancate e raggruppate in isolati, poco sviluppate in altezza e gli ambienti erano piccoli. Secondo le regole della religione, le strade dovevano incrociarsi ad angolo retto. Nella realt, siccome spesso le citt venivano edificate su colline, ci era impossibile, e gli abitati si formavano adeguandosi alle caratteristiche del luogo, dando vita ad un labirinto di stretti vicoli. La citt di Marzabotto (vicino Bologna) ci ha restituito la pianta di una citt con le strade che si intersecano ad angolo retto. Le case dei nobili sono caratterizzate da un ampio cortile centrale, da cui si accedeva ai vari ambienti, (atrium) con unapertura sul tetto (compluvium) che dava sia luce alle stanze poste intorno a questo spazio, che rifornimento dacqua, al centro infatti cera unapposita vasca dove si riversavano le acque piovane. Lesterno delle case era riccamente decorato da lastre di terracotta colorata e modellata, che rivestivano la parte superiore dei muri. Allinterno le pareti delle stanze erano dipinte a motivi geometrici o con scene figurate. Questo tipo di abitazione sar ripreso dai Romani.

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LA LINGUA: UN ENIGMA SVELATO?


Nessun mistero per la lingua: si tratta di un alfabeto greco, parzialmente modificato, comparso in Etruria tra lVIII secolo a.C. e gli inizi del VII a.C., quando pi intensi si fecero i contatti commerciali con le colonie greche dellItalia Meridionale (come Ischia e Cuma). Le origini del mistero della lingua vanno ricercate nel fatto che il nucleo centrale della lingua etrusca derivava da strati linguistici molto antichi, che risultavano estranei alle popolazioni con le quali gli Etruschi avevano contatti. Ad aggravare le difficolt dinterpretazione c il fatto che la grandissima maggioranza delle iscrizioni (leggibili solitamente da destra a sinistra) rappresentata da pietre di tombe o dediche che ripetono frasi composte da poche parole ( un po' come se qualcuno dovesse studiare litaliano attraverso le scritte dei nostri cimiteri). Pochissimi sono i documenti di una certa lunghezza. Il pi lungo costituito dalle bende di una mummia proveniente dallEgitto, che furono fabbricate tagliando a strisce un libro di lino etrusco di cerimonie religiose. Non si mai scoperto come questo libro, conservato al Museo di Zagabria, forse appartenuto a un sacerdote etrusco, sia finito nell'antico Egitto per poi tornare alla luce sotto forma di bende. Altri due esempi di iscrizioni lunghe sono: la tegola di Capua e il cippo di Perugia, riguardanti la prima un rito funebre e la seconda la divisione di terreni tra due famiglie perugine. Una iscrizione bilingue (cio iscrizioni che presentano una specie di traduzione in unaltra lingua) etrusco-punica, fu scoperta nel 1964 a Pyrgi (il porto di Caere). Sono due fogli doro con incise due dediche (una in etrusco e laltra in punico) a una divinit: Uni. Certi studiosi hanno affermato che qualche traccia della lingua etrusca ancora oggi presente nei dialetti toscani, come la tipica C aspirata della pronuncia toscana.

La prima delle due lamine in etrusco e la sua corrispondente in punico

7. DECIFRARE UNISCRIZIONE FACILISSIMA

VEAL THVAL
NOME e COGNOME di colui che ha fatto la dedica alla divinit 26

Breve dizionario etrusco Avil = anno Ais = dio Apa = padre, antenati Ati = madre Ati nacna = nonna Car, cer = fare, costruire Cver, cvil = dono Clan = figlio Eleiva = vino Hiuls = civetta Lautni = schiavi Leu = leone, leonessa Lucumone = re Malena, maestria = specchio Man, mani, manim = defunti, Mani Mi, me = io, me Nefts, nefis = nipote Papa = nonno Pua = sposa Ruma = acqua Sec = figlia Tanasa vanasa = attore Thuva = fratello Tin = giorno Tiu, tiv, tivr = luna, mese Tusurhtir = sposi Usil = sole, dio del sole Vers = fuoco Vinum, vinm = vino Zilath = magistrato

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ASPETTO FISICO E PSICOLOGICO DEGLI ETRUSCHI


Gli Etruschi furono bersaglio costante di critiche, soprattutto da parte dei Greci che ce lavevano con gli Etruschi perch li ostacolavano nei traffici commerciali. Le testimonianze degli scrittori antichi romani (Catullo e Virgilio soprattutto) li definiscono grassi, molli, corrotti, crudeli, ma pi che una rappresentazione di un dato fisico, un ritratto finalizzato alla propaganda politica. Secondo alcuni, gli Etruschi somigliavano pi alle popolazioni del Vicino Oriente (Anatolia, Palestina) che agli abitanti della Toscana. Anche lesame delle opere darte, apparentemente il modo migliore per conoscere laspetto degli Etruschi, non corrisponde a verit, poich gli artisti ritraevano unimmagine del tipo umano ideale che non corrispondeva alla realt. Un gruppo di ceramiche provenienti da Volterra, ci presenta unimmagine che non ha niente di orientale. stata condotta anche unindagine anagrafica, lEtrusco del II-I sec. a.C. aveva speranza di vivere fino a 40 anni circa, unet apprezzabile se si tiene presente che allinizio del Novecento let media di un italiano era 44 anni. Dallesame degli scheletri poi risultato che la statura media degli uomini era 1,64 metri e quella delle donne 1,55: una media raggiunta nel nostro Paese solo nel 1920. Questo quanto si pu ricostruire dellaspetto fisico. Pi insolito il ritratto psicologico, che ci presenta un popolo avvolto in tradizioni risalenti a culture molto antiche, imprigionato in una religione, secondo la quale, ogni uomo del tutto dipendente al volere degli di.

SOPRAVVIVENZA OGGETTI SIMBOLO


Gli Etruschi tramandarono tradizioni ed oggetti alla cultura romana e oltre, fino ad arrivare ai nostri giorni. Il caso pi evidente il lituo (inserire foto o disegno), lungo bastone terminante a spirale dei sacerdoti etruschi. Il lituo etrusco, non cambiando n nome n forma, pass direttamente nelle mani del pontefice massimo romano e poi a quelle dei vescovi, che tuttoggi lo portano. Altro caso rappresentato dal fascio (poi riscoperto anche dallItalia fascista), che dodici littori portavano in spalla precedendo i re etruschi nei cortei (inserire foto o disegno): da questo popolo pass ai magistrati romani come insegna del loro potere. Costituito da una serie di sbarre riunite intorno al manico di unascia, il fascio era secondo gli antichi storici, uninvenzione della citt di Vetulonia. Il terzo esempio dato dalla tradizione popolare; in varie filastrocche della Toscana infatti si riconoscono i nomi di alcune divinit etrusche. LInno a Turanna (la dea dellamore etrusca era Turan) nel quale il contadino toscano della fine dell'Ottocento, afflitto da pene damore invocava dopo oltre duemila anni, lantica dea Turan chiamandola Turanna! Oppure le raccomandazioni al dio del vino Fanfluns nellInno a Fanflon, dove si chiedeva una buona vendemmia o lInno a Tinia (la massima divinit etrusca assimilata a Giove, signore dei fulmini e delle nuvole) per chiedere piogge abbondanti. 28

LA RELIGIONE
LETRURIA DISCIPLINA La religione degli Etruschi sosteneva la completa soggezione delluomo al volere degli di. Ogni azione delluomo era controllata dalle divinit. Gli di erano considerati come esseri soprannaturali, misteriosi, e luomo non aveva alcuna conoscenza di essi. Gli uomini potevano soltanto cercare di capire i desideri delle divinit attraverso linterpretazione di segni, spesso costituiti da semplici fenomeni naturali, fulmini, voli duccelli; o cercare di avere i favori con riti, sacrifici ed offerte. Tutte le pratiche religiose, i riti, i sacrifici erano talmente importanti nella vita e nella cultura degli Etruschi, da renderli famosi e essere ammirati per la loro forte religiosit dagli altri popoli. I modi per interpretare la volont divina e cercare di correggerla, si trovano nei libri dell Etruria disciplina . La leggenda racconta che in un campo di Tarquinia, era nato dalla terra un bambino divino, gi vecchio e per questo saggio, di nome Tages, che dett l Etruria disciplina . Questi testi contenevano tutto quanto si doveva sapere per conoscere il futuro. Cerano i libri fulgurales, che spiegavano come leggere il significato dei fulmini, gli haruspicini che contenevano le istruzioni per losservazione delle interiora degli animali sacrificati; i rituales che comprendevano la guida dei morti nellal di l, la definizione dei confini, la fondazione delle citt. Detentori dell Etruria disciplina erano i sacerdoti, chiamati aruspici. I sacerdoti erano il collegamento tra gli uomini e gli di, poich potevano capire quali erano le decisioni delle divinit, erano in grado di intervenire con particolari riti per ottenere un rinvio delle sentenze. Laruspice era un sacerdote molto considerato da questo popolo, tanto importante nel prevedere il futuro che, come professione, sopravvisse alla civilt etrusca stessa, dopo essere stata assorbita in quella romana. I sacerdoti si riconoscevano a colpo docchio, indossavano un abbigliamento particolare, un corto mantello, un alto cappello a cono e portavano un bastone con una estremit ricurva, il lituo. Il cielo era diviso in sedici zone: le case degli di, ad est si trovavano quelli buoni, ad ovest quelli malvagi. In questo modo, ogni evento atmosferico poteva essere tradotto in un messaggio della divinit che abitava quel luogo. Questo sistema di divisioni veniva riprodotto anche sul fegato degli animali sacrificati, cos anche dallosservazione delle sue caratteristiche si poteva comprendere il volere degli di. Il fegato era il pi importante fra gli organi da esaminare. La vita di un etrusco, dicevano i testi sacri, era suddivisa in periodi di sette anni e larrivo di ogni Fegato di Piacenza (II sec a.C.) scadenza era da considerarsi un momento difficile, tanto da fare attenzione ad ogni segnale degli di. Anche i popoli come gli uomini erano soggetti a
Fegato di Piacenza (II sec. a.C.) strumento didattico di una scuola di haruspici

scadenze, il destino assegnava a un popolo o a una citt 10 secoli, cio 1000 anni.

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LARCHITETTURA RELIGIOSA
Dei templi etruschi possediamo pochi resti (a Veio, Marzabotto, Pyrgi, Orvieto), che riguardano in genere le fondamenta e le decorazioni. Per ricostruire la struttura sono stati usati dei modellini, che riproducono la forma di un tempio, come per esempio, quello ritrovato a Vulci. Il tempio etrusco era caratterizzato da una pianta quasi quadrata. La parte davanti, cio la facciata era costituita da un portico con colonne, molto distanziate tra loro, la parte centrale era occupata da stanze, una o tre, chiamate celle, che ospitavano le statue della divinit.
Modellino votivo del tempio di Vulci

La costruzione veniva realizzata in mattoni crudi per i muri e legno per la struttura, mentre la base e le fondamenta erano in pietra. Il tempio etrusco a differenza di quello greco, poggiava su un alto basamento in pietra, il podio, che lo proteggeva dallumidit e gli dava slancio, al podio si accedeva attraverso una scalinata. La caratteristica del podio verr ripresa dai Romani. Il tetto era ampio e basso, di notevole sporgenza laterale e sulla facciata dominava un frontone triangolare aperto o chiuso. Il tetto era rivestito in terracotta utilizzata sia per proteggere che per decorare. I diversi elementi in terracotta, con funzione decorativa del tempio, ottenuti con gli stampi, rappresentavano motivi vegetali, gruppi di persone o animali dipinti poi a colori vivaci. Erano chiamati acroteri, se collocati ai vertici del triangolo centrale o sugli spioventi del tetto come la statua del dio Apollo del tempio di Minerva a Veio, antefisse, se collocati invece sullorlo del tetto e applicati a chiusura delle tegole.

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LA MAPPA DEGLI DI: TINA, APULU & C.


DallVIII secolo a.C. con lintensificarsi dei contatti con i Greci, inizi un processo di fusione con le divinit dellOlimpo greco, come poi accadde per il mondo romano. Tuttavia rimase negli Etruschi il senso di completo annullamento delluomo di fronte alle divinit.

FUNFLUS (BACCO/DIONISO) ARTUMIDE (DIANA/ARTEMIDE)

TURAN (VENERE/AFRODITE) APULU (APOLLO)

HERCLE (ERCOLE/ERACLE)

AITA (ADE)

TURMS (MERCURIO/ERMES) UNI (GIUNONE/ERA)

TINIA (GIOVE/ZEUS)
SETHLANS (VULCANO/EFESTO) CALU (DIO DELLOLTRETOMBA) MARIS (MARTE) VOLTUMNAE (VERTUMNUS) THALNA

MENERVA (MINERVA/ATENA) SATRES (SATURNO)

DEI ETRUSCHI E LORO CARATTERISTICHE (DA INSERIRE COME COLLEGAMENTO IPERTESTUALE A CIASCUN DIO E DOVE DISPONIBILE INSERIRE RELATIVA FOTO) 1. TINIA (GIOVE-ZEUS) Signore del cielo e re degli di, giudice supremo nelle questioni umane e divine.

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2. FUNFLUS (BACCO-DIONISO) Comunemente considerato il dio del vino, in origine dio della fertilit. 3. ARTUMIDE (DIANA-ARTEMIDE) la dea della caccia, larco e la freccia infatti sono gli oggetti che la identificano. 4. HERCLE (ERCOLE-ERACLE) Eroe-dio la personificazione del coraggio e della forza fisica. 5. TURMS (MERCURIO-ERMES) il messaggero degli di. 6. UNI (GIUNONE-ERA) la pi importante di tutte le divinit femminili, proteggeva tutti gli aspetti della vita femminile e protettrice dei commerci e dei naviganti. 7. MENERVA (MINERVA-ATENA) Nata dalla testa di Giove/Zeus la dea della ragione e presiede le attivit dellintelletto. 8. SATRES (SATURNO-CRONO) Antica divinit legata allagricoltura, diviene in seguito personificazione del tempo. 9. TURAN (VENERE-AFRODITE) Dea della bellezza e dellamore. 10. APULU (APOLLO) Dio del sole, della bellezza, dellordine morale, di oracoli e profezie, della musica e della poesia. 11. AITA (PLUTONE-ADE) e PHERSIPNAI (PROSERPINA-PERSEPHONE) Coppia di sposi, entrambi di degli Inferi, dei morti. 12. SETHLANS (VULCANO-EFESTO) Dio del fuoco e fabbro degli di. 13. MARIS (AMORE-EROS) Dio dellamore e della fecondit. 14. VELTUNA (VERTUMNO) la personificazione del cambiamento delle forme vegetali dal fiore al frutto e presiede al succedersi delle stagioni. una specie di dio nazionale etrusco in onore del quale si celebravano le Olimpiadi etrusche a Volsini, lantica Orvieto. 15. LARAN (MARTE-ARES) Dio della guerra. 16. NORTHIA Dea del fato, del destino.

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LEREDIT DI VEIO Sul pianoro di Veio, il tramonto un buon momento per sognare. Siamo alle porte di Roma, il traffico della Via Cassia non scorre lontano e da qualche parte sotto i nostri piedi il ponte Sodo , meraviglia dellingegneria idraulica etrusca, riposa tranquillo. Lantica citt sorge su di uno scosceso altopiano di grandi dimensioni e di forma triangolare. Il nome della citt deriva da Vei, la divinit etrusca corrispondente alla romana Cerere (dea della terra, protettrice dellagricoltura e della vegetazione). Allepoca del primo splendore di Veio, VIII sec. a.C., vi erano semplici capanne di barcaioli e pastori, lunione di diversi piccoli villaggi diede origine poi alla citt. Purtroppo conosciamo ancora assai poco di quel che vorremmo dellantica Veio, ma le rovine sparse, i frammenti di vasi, le monete, i ritrovamenti eccezionali (come la statua di Apollo dello scultore Vulca) parlano del ruolo di confine che aveva Veio, di ponte fra Etruschi e Latini, della sua vocazione a emporio e insieme sentinella dellEtruria. A scatenare le ostilit tra Veio e Roma il controllo dei commerci e delle saline situate alla foce del Tevere. Il sale stato forse per il mondo antico quello che il petrolio per il mondo di oggi: essenziale per gli uomini e per gli animali, serviva anche a conservare gli alimenti. Fra le mire dei Romani, cera anche il possesso delle terre. Un conflitto allultimo sangue con Roma, che dur novantanni. I primi scontri cominciarono con una guerra fra clan, nella quale si distinse la famiglia dei Fabii. Nel tentativo di estendere i loro possessi a nord di Roma, i Fabii, e i loro clientes furono decimati sul Crmera, il fiume che bagnava Veio (477 a.C.). Dai primi scontri si pass alla guerra aperta: nel 474 a.C. un primo armistizio, poi nel 438 a.C. la ripresa delle ostilit di Roma contro Veio e Fidene alleate, quando il console romano Aulo Cornelio Cosso, galopp tra i combattenti innalzando su una lancia la testa del re di Veio Larth Tolumnias. Gli ultimi decenni del IV sec. a.C. videro la posizione di Veio indebolirsi pian piano e pochi furono gli aiuti delle citt etrusche del nord. Nel 396 a.C. ci fu lo scontro finale, che dur dieci anni (406-396 a.C.). Spronati dai presagi di vittoria i romani scavarono un passaggio nella tenera roccia vulcanica del sottosuolo di Veio e passarono attraverso le fogne, irruppero in citt e spalancarono le porte. Segu il massacro di tale dimensione, che lo stesso comandante romano Furio Camillo ne rimase sconvolto. Per tre giorni i legionari uccisero, appiccarono il fuoco, saccheggiarono; furono divelte le porte di bronzo dei templi e i superstiti venduti a Roma come schiavi. Conquistata Veio gli scontri si spostarono pi a nord, contro Sutri, Nepi, Tarquinia, Vulci e Volsini (Orvieto). Sui luoghi delle antiche battaglie, sorse in pochi anni la via Cassia, lorgoglioso segno dei nuovi padroni. difficile fissare i limiti antichi dell ager veientanus; il confine sud certo il corso del fiume Tevere, a Nord-Est comprende il territorio di Capena. Verso
Etruria Meridionale

nord non sappiamo se il territorio terminasse nella valle di Baccano o se proseguisse fino a Sutri e

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verso Nepi, i claustra Etruriae (le porte dEtruria). Ad Qvest dobbiamo cercare i confini nelle colline attorno al lago di Bracciano, lantico lacus Sabatinus . Larea della citt fu forse frequentata nellEt del Bronzo, mentre una tomba, un abitato di capanne in prossimit di Isola Farnese, materiali e strutture di un piccolo insediamento a Campetti, documentano unintensa frequentazione in et villanoviana (IX-VIII a.C.). Altro dato importante costituito dalla presenza nelle tombe dellVIII sec. a.C. di materiali in stile geometrico greco, che dimostrano come determinante per Veio fosse il controllo degli approdi tiberini, dove i naviganti greci venivano ad intessere i loro primi traffici commerciali. Veio in et arcaica controlla la sponda destra del Tevere, che gli scrittori antichi chiamano la riva di Veio: il Gianicolo e il Trastevere sono luoghi di contesa. Le terre della citt sottomessa (396 a.C.), furono distribuite fra plebei romani e disertori di Veio, Falerii e Capena. Veio, negli anni successivi allincendio gallico di Roma nel 390 a.C., diventa il centro di un dibattito sul possibile trasferimento nel suo suolo della Roma distrutta.

Della presenza romana a Veio nel IV sec. a.C. abbiamo numerose e importanti testimonianze, case, iscrizioni sacre agli di, depositi votivi, tombe. Tra il IV e il II secolo a.C. le piccole propriet di contadini romani erano assai diffuse. Ma con il ritorno al latifondo nel II a.C. Veio fu abbandonata progressivamente, finch Augusto non tent di risollevarne le sorti fondando il Municipium Augustum Veiens. Il progetto di rinascita, per, non prevedeva il rilancio economico della citt, ma lo sviluppo di unedilizia di lusso. Cos i nuovi abitanti di Veio presto lasciarono la citt per trasferirsi in campagna, dove gi molti altri risiedevano nelle ville-fattorie. Lultimo tentativo di ripresa nella zona quello, in pieno Medioevo, di papa Adriano I (772-95), che costruisce una fattoria in localit S. Cornelia a tre chilometri dalla citt, nota come domus culta o fundum Capracorum, sopravvissuta fino al XII sec. Nel X sec. 34

sorgono il castello di Isola Farnese, con il vicino mulino sul fosso detto appunto della Mola.
Modello di edificio, da Veio ( V secolo a.C. Roma, Museo di Villa Giulia). Vi sono gli elementi strutturali e decorativi del tetto.

La cinta muraria etrusca era costruita in blocchi di tufo reperiti nelle cave locali: in basso i blocchi sono leggermente bugnati, in alto molto ben lisciati, alle spalle cera un poderoso aggere (bastione) di terra riportata. Sono conosciute almeno dieci tra porte, purtroppo nessuna conserva laspetto originario e molte sono state modificate in et romana con il passaggio delle strade pavimentate. Il tempio di Portonaccio Il santuario in localit Portonaccio sorgeva in un luogo di periferia rispetto al centro della citt, su un terrazzo naturale a forma di trapezio. Dal lato sud, il terrazzo affaccia su uno strapiombo di rocce, sotto scorre il fosso della Mola. Tutto il complesso del santuario, e soprattutto il tempio, ha subito gravi danni dal crollo verso valle della piattaforma e della zona centrale dellarea sacra, in seguito al cedimento del soffitto di grotte praticate in epoca posteriore nella collina per prelevare materiali. Ci ha fatto cadere parti del tempio nel fondo della cava, dal quale sono state raccolte blocco per blocco e restaurate nella forma attuale. Si tratta di un santuario extraurbano, detto dellApollo dalla famosa scultura ritrovata nel 1916, ma in realt era dedicato alla dea Menerva (Minerva). Il culto iniziato nel VII a.C., fu allora steso sul terreno in precedenza occupato da capanne, un piano battuto, delimitato da un muro ed un altare. Nei pressi di tale struttura fu accumulata allaperto una grande quantit di Veduta del Tempio di offerte, soprattutto vasi, doni metallici e preziosi, sepolti Portonaccio dal fondovalle pi tardi (450 a.C. circa) come offerta di fondazione nel grande altare del tempio. Il tempio era un prestigioso luogo di culto, frequentato da nobili di tutta lEtruria e lesistenza delloracolo, giustifica la provenienza anche da altre citt come Caere, Vulci, Castro e Orvieto e le dediche di personaggi importanti rivelano la fama dei responsi che vi venivano dati. Di questo periodo pure un edificio a forma di torre, la casa dei sacerdoti del tempio. La seconda fase di vita del santuario ( 540-500 a.C.) ha segnato lavvio di una generale monumentalizzazione dellarea. Fu allora costruito il lungo muro di confine, uno spazio aperto recintato con altare quadrato, un portico. La casa dei sacerdoti venne demolita a favore di un altro edificio che divenne la sede ufficiale della famiglia di nobili che ha ereditato dagli antichi sacerdoti la gestione del santuario. Venne costruita una grande cisterna cilindrica (diametro 5,50 metri e una profondit di almeno 6 metri) e la piscina che fiancheggia il tempio. Nel corso del VI secolo a.C., il santuario venne ristrutturato con laspetto col quale lo conosciamo ancora oggi.

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Il tempio sorgeva su un podio quadrato, con tre celle, due colonne di tufo. La parte pi originale quella delle statue poste sul tetto del tempio, pi di venti, di grandezza per lo pi pari o superiore al naturale, a gruppi di due o tre, come i gruppi di Ercole e Minerva e di Latona con in braccio il piccolo Apollo, e la statua di Apollo. I resti di questi gruppi furono trovati in parte sepolti e in parte crollati verso il fondovalle, e sono stati pazientemente ricomposti (Museo di Villa Giulia). Una buona parte di queste statue opera di ununica bottega di scultori di terracotta, identificata con quella e maestro Vulca (fine VI a.C.).
Lastra del tempio con rappresentazione di un guerriero che sale sul carro con armatura (Roma, Museo di Villa Giulia).

importante notare che la conquista di Veio da parte di Roma, non hanno causato danni materiali al santuario, ne cambiamenti dei culti. Il tempio con la piscina sono rimasti in funzione, ma sempre pi abbandonati a se stessi, finch furono smantellati seppellendo lApollo e altre statue (III secolo a.C.). Invece laltare di Minerva e i suoi annessi continuarono ad essere molto frequentati, sia dai superstiti abitanti che dai nuovi coloni, con offerte e dediche. Allinizio del II secolo a.C., i portici furono demoliti, la cisterna coperta e laltare smontato, il santuario fu frequentato fino al I s ec. a.C., poi attraversato dalla strada romana. Alla fine del culto segu lapertura di una grande cava di tufo a cielo aperto che tuttavia rispett sia la zona dellaltare che quella del tempio. La zona dellaltare fu rispettata anche dalle tombe di et imperiale, disseminate in buon numero sullarea del tempio e del bosco sacro. Sembra in conclusione che lantica sacralit dellaltare di Minerva e della zona circostante sia stata in qualche modo percepita anche quando da secoli era venuta meno ogni forma di culto.

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Portonaccio, la piscina Poronaccio, la zona dellaltare

GALLERIA FOTOGRAFICA: LE STATUE E GLI ALTRI OGGETTI VOTIVI DEL SANTUARIO DI PORTONACCIO Il gruppo di Ercole e Minerva rinvenuto nel fondovalle della terrazza del santuario nel 1914, stato concepito come dono votivo, parzialmente ricomposto da un centinaio di frammenti, raffigura a tre quarti del vero lintroduzione di Ercole nellOlimpo da parte della dea Minerva. Ercole, leroe-dio, raffigurato nudo, coperto solo dalla pelle di leone che lo identifica; con una mano impugna larco mentre col braccio destro piegato esibiva la clava, altro simbolo identificativo di Ercole. Il personaggio di Ercole dipinto di un colore rosso vivo e rivela una dettagliata resa dellanatomia muscolare, a dimostrazione della virilit delleroe. La Minerva dal luminoso viso color avorio, inguainata in una corazza, con scudo ed elmo e nella mano destra perduta, stringeva probabilmente una lancia. Altro celebre gruppo di statue quello di Latona e Apollo che saetta il serpente Pitone, secondo il mito, Apollo ancora bambino, uccide il serpente Pitone che infesta la regione nei pressi di Delfi. Il luogo diviene cos la sede del santuario e del culto di Apollo, dove il dio comunica gli oracoli agli di e agli uomini. Nel 1916 si risveglia dal suo sonno millenario l Apollo di Veio , questo acroterio (cio statua concepita per essere posta alla sommit del tetto) senza dubbio opera del grande maestro della scultura in terracotta, lunico artista etrusco di cui le fonti ci hanno tramontato il nome: Vulca di Veio. Il grosso del materiale del VI secolo a.C., cos da far individuare in questo periodo una delle fasi di maggiore vitalit del santuario. Si registra una quantit molto numerosa di vasi di bucchero, che rappresentano in questo momento lofferta privilegiata alla divinit. Attestata anche la ceramica dimitazione greca, statuine in bronzo fuso ed uneccezionale quantit di oggetti di ornamento femminili (spille, collane, orecchini). Inserire foto delle sculture e degli oggetti menzionati.

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Lacropoli di Piazza dArmi si trova su una grande terrazza a sud dellarea occupata dallantica citt. La collina, gi abitata in et villanoviana (come dimostrano i fondi di capanna rinvenuti negli scavi), cinta da un muro in opera quadrata. Di queste mura si conserva un lungo tratto con una grande porta di ingresso allabitato con due aperture. La zona fu ampiamente riusata in epoca romana imperiale come luogo di sepoltura. In origine, dal IX al VII secolo a.C., vi erano capanne a pianta circolare, con tetto conico sorretto da un palo centrale. Alla met del VI secolo risale limpianto urbano con la via principale larga 5 metri e le vie minori perpendicolari ad essa larghe 2,80 metri, una grande piazza lastricata con cisterna, le case affacciate su grandi cortili interni e le mura. Una forte attivit edilizia interessa il pianoro anche tra il VI e il V secolo a.C. con la costruzione della porta a doppia entrata, la realizzazione di porticati e strutture per le botteghe artigiane. Dalla fine del IV secolo laltura di Piazza dArmi, interpretata come acropoli cio sede del potere politico o villaggio a s stante, risulta avere unoccupazione a carattere agricolo. Dopo un lungo periodo di abbandono un edificio, di cui non appare ancora chiara la funzione e alcuni sarcofagi fuori le mura, indicano il riutilizzo del sito in epoca romanoimperiale. In et medievale recinti, magazzini hanno occupato il pianoro, da allora fino ai giorni nostri, impiegato esclusivamente per scopo agricolo. Campetti Larea archeologica di Campetti occupa una superficie di circa 10.000 metri quadrati. Le strutture scavate erano state interpretate come una villa privata, datata al I secolo a.C. - I secolo d.C. Le recenti indagini archeologiche per, hanno portato ad una nuova interpretazione: si tratta di un complesso di carattere pubblico, probabilmente un luogo di culto e stabilimento termale. Larea disposta in leggero pendio vicino allantica porta delle mura di Veio (la porta di Portonaccio). I resti pi antichi, ci testimoniano che la zona stata abitata a partire dal IX secolo a.C., (Et del Ferro), vi sono infatti le buche di palo delle capanne (le abitazioni di questo periodo), recinti, canalette di scolo e altre strutture secondarie. Ledilizia monumentale inizia nel VI secolo a.C. e prosegue fino allet imperiale romana (I secolo d.C.). Si conservata una cisterna ricoperta a volta, che serviva a fornire dacqua un ninfeo posto nella parte inferiore. Dedicato inizialmente al culto delle ninfe, poi destinato ad abbellire le dimore private, il ninfeo era un edificio che aveva spesso una fontana nel centro, absidi, nicchie e portici a colonne. Quello della villa decorato con lastre di marmo, ha la pianta semicircolare e nicchie per gli zampilli dacqua. Di fronte al ninfeo sono venuti alla luce, mosaici in bianco e nero con scene marine che decoravano le terme, di cui si conservano i

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caratteristici ambienti (frigidarium -sala fredda-, calidarium -sala calda-, apodyterium spogliatoi o stanze di servizio-).

Le necropoli di Veio sono disposte tuttintorno al grande pianoro sede dellabitato di Veio ed in prossimit delle principali strade di accesso alla citt. I nuclei delle sepolture, di varia grandezza ed importanza, si sono sviluppati tra il IX e il VI secolo a.C. e cingono Veio come molte citt etrusche. Le tombe pi antiche si trovano a Macchia della Comunit, Casale del Fosso-Grotta Gramoccia e Vaccareccia. Sono a pozzetto e contengono un vaso, usato come contenitore per le ceneri e gli oggetti di ornamento e duso del defunto. Il vaso coperto da una ciotola o da un elmo. NellVIII secolo a.C. accanto al rito dellincinerazione prende sempre pi piede il rito inumatorio. Anche i pozzi si fanno sempre pi complessi, in genere con loculo laterale. La copertura era costituita da grandi lastre e da dischi di tufo, utilizzati anche per segnare il luogo della sepoltura. Agli inizi del VII secolo a.C. compare la tomba a camera scavata nella roccia con corridoio dingresso (dromos). Nelle tombe pi complesse alla camera principale si aggiungono delle stanze aperte sul corridoio per sepolture secondarie, come quelle dei congiunti nelle tombe di famiglia. Esempi di questo tipo sono la tomba principesca di Monte Michele (670-650 a.C.) contenente le ceneri di un uomo maturo e il corredo personale, costituito da un ventaglio, da uno scettro e ornamenti doro nonch un carro funebre a quattro ruote e le Tombe a camera di Riserva del Bagno e Picazzano. 39

Il sepolcreto di Riserva del Bagno costituito da cinque tombe a camera che sono disposte su varie terrazze attraversate da una strada. In questa piccola necropoli, nella Tomba detta delle Anatre, si conserva il pi antico esempio di tomba etrusca dipinta (680-670 a.C.). affrescata a colori vivaci: rosso, giallo e nero, ha una volta a vela e una banchina sul lato sinistro: era il letto del defunto e si otteneva, durante lo scavo della tomba, lasciando parte del tufo naturale rialzato; qui rinforzata da blocchi dello stesso materiale, disposti a sostenerla. Si notano ancora le tracce per lincasso di un baldacchino di legno a due spioventi. Le pareti hanno uno zoccolo rosso separato dal fregio superiore (sul muro destro e quello di fondo) mediante strisce rosse e gialle che si alternano a strisce a nere; nel fregio della parete di fondo ci sono cinque anatre dipinte in modo schematico, in rosso e giallo con particolari in nero. Nelle pendici di Monte Michele scavata unaltra tomba dipinta, detta tomba Campana dal nome del banchiere collezionista che la scav nel secolo scorso. Dopo un lungo corridoio si entra, attraverso una piccola porta ad arco, nella prima delle due stanze che compongono la tomba. La tomba ha in basso una decorazione con animali e motivi vegetali, in alto due scene figurate ciascuna con un cavaliere accompagnato da personaggi a piedi o da animali fantastici, inseriti nei riquadri con fitto intreccio di motivi ornamentali di riempimento. Nella seconda stanza, erano dipinti grandi scudi colorati. Il corredo della tomba ha unassociazione di materiali dubbiosa, dal momento che il marchese Campana, per aumentarne limportanza, trasport oggetti trovati in altre localit: lo stile delle pitture, data la tomba alla fine del VII sec. a.C. I tumuli di Veio sono pochi e soltanto quattro sono veramente grandi, come i sepolcri principeschi dEtruria, che possono raggiungere fino a trenta metri di diametro: il tumulo di Vaccareccia, quello di Monte Aguzzo, che contiene la tomba Chigi, (inserire foto tumulo Chigi) i tumuli di Oliveto Grande, presso Piazza dArmi. Sono tombe a pianta circolare, con un alto tamburo in muratura e una falsa cupola, ottenuta sovrapponendo verso linterno filari di blocchi di pietra chiusi in alto da una lastra. Questi tumuli, sono databili tra il 650 e il 600 a.C., epoca del massimo splendore di Veio. Nel V secolo a.C. la zona di Veio appare quasi del tutto priva di necropoli; lo stesso avviene nel vicino Lazio a differenza del resto dellEtruria Meridionale. Percorrendo lantica strada etrusca e poi romana per Capena, tra le colline di Quattro Fontanili, Vaccareccia, verso la Porta delle Vignacce, sono visibili i colombari romani,
Olpe Chigi, dettaglio dei guerrieri armati

tombe scavate nel tufo.

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Fonte: sito web ufficiale del Museo Civico Archeologico di Bologna http://www.comune.bologna.it/museoarcheologico

GLOSSARIO ETRUSCO

Alari:
utensili da cucina, in terracotta o metallo, usati per sorreggere la legna o gli spiedi.

Anforetta:
piccolo vaso in terracotta, destinato a contenere liquidi. Il vaso aveva probabilmente un importante valore rituale nelle pratiche funerarie.

Ascia:
strumento di lavoro o arma, costituita da una lama affilata e da un'impugnatura dove si inseriva il manico di legno.

Asks:
vaso destinato a contenere e versare liquidi, con unansa sulla sommit del corpo. Il nome, di origine greca, significa otre.

Attingitoio:
piccola coppa in metallo con manico ricurvo, usata per attingere liquidi da recipienti profondi.

Cinturone:
oggetto di ornamento femminile, costituito da una lamina in bronzo decorata, leggermente incurvata per aderire al corpo e agganciata ad una cintura di cuoio.

Cista:
vaso di forma cilindrica con o senza coperchio, in genere di lamina in bronzo, utilizzato probabilmente per contenere oggetti di toeletta femminile.

Dolio:
vaso di grandi dimensioni di forma globulare con imboccatura larga, contenitore di granaglie o liquidi. Nel rituale funerario usato come contenitore delle ossa e del corredo. 41

Flera:
Disco in metallo usato per ornare la bardatura del cavallo.

Fermamozzo:
elemento in ferro inserito nella parte terminale dellasse, per mantenere la ruota in sede.

"Fermatrecce":
filo di bronzo, o altro metallo, avvolto a spirale e utilizzato probabilmente come ornamento della capigliatura.

Fibula:
spilla in metallo, con arco di forme diverse, spesso ornato di perle, di vetro e di ambra, usata come ornamento e per fermare le vesti.

Fusaiola:
Peso inserito nella parte inferiore del fuso per rendere regolare la rotazione durante la filatura.

Fuso:
asta di legno o di bronzo, utilizzata per torcere la fibra grezza avvolta sulla conocchia e trasformarla, mediante un movimento rotatorio, in filo.

"Incensiere":
recipiente in bronzo con coperchio, manici e catenelle per appenderlo. Il suo uso non conosciuto; il nome deriva dalla sua somiglianza con i contenitori usati per bruciare incenso.

Morso da cavallo:
oggetto in metallo la cui parte centrale viene posta in bocca al cavallo, mentre le parti laterali, a cui vengono agganciate le cinghie della briglia, stanno al di fuori e agiscono ai lati della bocca per dirigere l'animale.

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Ossuario:
vaso in terracotta o in metallo a forma di due tronchi di cono uniti per la base maggiore, destinato a contenere le ceneri del defunto, coperta da un elmo o da una ciotola.

Paletta:
strumento costituito da una larga lama e da un manico impostato sul lato opposto al taglio. Aveva una funzione rituale, collegata probabilmente ai riti della sepoltura.

Piattello:
piatto a fruttiera contenente uva e nocciole.

Presentatoio:
vassoio con piede, generalmente in bronzo, su cui appoggiare due vasi di piccole dimensioni. Era usato per porgere offerte.

Rasoio:
formato da una lama a semiluna con un solo bordo tagliente e da un piccolo manico con occhiello per appenderlo.

Rocchetto:
utensile in terracotta che serve ad avvolgere il filo e tenerlo teso, usato probabilmente come peso da telaio.

Scodella:
vaso poco profondo con imboccatura larga, fornito di un solo manico, usato nel rituale funerario come coperchio dell'ossuario.

Situla:
vaso generalmente in metallo, di forma troncoconica, con manico mobile; veniva usato per contenere o trasportare liquidi.

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Spillone:
oggetto in metallo con capocchia di varie forme, usato per fissare sia le vesti che le acconciature.

Stele:
lastra in pietra talvolta decorata a rilievo; corrisponde allodierna lapide funeraria.

Stimolo:
strumento tubolare in metallo terminante a punta, usato per incitare il cavallo.

Tintinnabulo:
pendaglio trapezoidale in bronzo di uso rituale, con un anello per la sospensione. Secondo una vecchia interpretazione, da cui deriva il nome allusivo al suono, loggetto era uno strumento musicale (gong?).

Vaso a diaframma:
vaso cilindrico di terracotta, con un piano orizzontale allinterno, forse usato come supporto o come scalda vivande.

Vaso a saliera:
vaso in terracotta composto da due bicchieri uniti da unansa, spesso a forma di animale.

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