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Su ci si fonda la differenza tra filosofia e religione.

La filosofia l'attivit che converte nella forma del concetto quello che nella forma della rappresentazione. Il contenuto lo stesso, deve essere lo stesso ossia la verit. Essa questo contenuto per lo spirito del mondo in genere, per lo spirito dell'uomo. Questo sostanziale pu non essere differente per l'uomo, sia che si tratti, da una parte, della rappresentazione o, dall'altra parte, dell'intelligenza; ma in quanto l'uomo pensa, e il bisogno di pensare essenziale per l'uomo, questo contenuto si converte nella forma del pensiero, dunque tramutato nel concetto. Sorge allora la difficolt di separare in un contenuto quello che il contenuto come tale, ossia il pensiero, da ci che appartiene alla rappresentazione come tale. I rimproveri che si fanno alla filosofia, si riducono a questo: che essa spoglia le forme che appartengono alla rappresentazione. Questo il punto generale. Nei confronti della religione compito proprio della filosofia l'elevare il contenuto assoluto, che nella rappresentazione della religione, nella forma del pensiero. Il contenuto della religione e della filosofia lo stesso e non pu essere differente, poich non esistono due autocoscienze dello spirito assoluto, che potrebbero avere un contenuto differente o opposto; le differenze perci sono della forma. Di ci non si rende conto la coscienza comune; perch per essa la verit legata a queste determinazioni della rappresentazione; la coscienza comune opina che tolta questa viene tolto completamente anche il contenuto. Ci pu certamente avvenire e avviene anche spesso; pu essere che una filosofia abbia un contenuto diverso dal contenuto religioso di una particolare religione. Abitualmente per si prende anche quella trasformazione, traduzione, per cambiamento, distruzione. Qui dobbiamo considerare pi da vicino questi momenti, ci che appartiene al modo della rappresentazione e ci che appartiene a quello della filosofia. Le forme del rapporto, quali esistono nella religione, possono essere sostituite e vengono sostituite da altre nella filosofia. Ma la filosofia viene cos opposta alla religione solo quando si astrae dal contenuto che in s e per s, e quando si prendono al contrario nella religione le forme come l'essenziale. In quanto dunque nelle religioni positive queste forme sono considerate come essenziali, sembra che la filosofia combatta la religione []. La rappresentazione ha sempre figurazioni pi o meno sensibili; essa si trova tra la sensazione immediata, sensibile e il pensiero propriamente detto. Il contenuto di specie sensibile, ma vi si gi introdotto il pensiero che per non ha ancora permeato di s il contenuto e non lo ha ancora sopraffatto. La rappresentazione non il prendere il sensibile come singolo e immediato, ma essa ha gi compreso il sensibile singolo nella sua universalit, nella sua interiorit spirituale. Tuttavia essa conscia di questa interiorit e universalit che ancora nella forma della singolarit e del sensibile. Perci il rappresentato ha in s ancora spazialit e temporalit; non ancora capace di liberarsi dal naturale; perch esso stesso il naturale preso nella sua universalit e questa stessa universalit ancora nella forma della sua naturalit. Vi gi il pensiero ma altrettanto vi ancora il sensibile nel pensiero, cos che ne vien fuori una mescolanza spuria. La rappresentazione si serve perci facilmente di espressioni figurate, analogie o modi indeterminati; una simile rappresentazione per esempio la generazione del Figlio nell'eternit [].Nella religione vi una narrazione; dapprima vi il contenuto astratto, il suo concreto compimento appare come una cosa naturale e perci come un accaduto nel tempo. Quello che essenzialmente momento della vita di Dio appare in forma figurata, come cosa accaduta nel tempo e ogni nuovo momento del contenuto determinato sembra succedersi nel tempo. Solo nel pensiero concettuale si palesa l'interiorit, l'in s della connessione, la sua vera unit che penetrandosi eternamente, si rivela solo al pensiero che concepisce. G. W. F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della religione, Laterza, Bari, 1983, vol I, pagg. 264-267

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