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Verso una mappa del pluralismo religioso in Italia Recensione di Alessio Surian Se un viaggiatore percorresse da nord a sud e da ovest

ad est il nostro territorio, non scorgerebbe


certamente, a prima vista, n templi sikh, n moschee, cos come non saprebbe riconoscere chiese ortodosse e tanto meno mandir hindu e templi buddhisti; meno ancora avvertirebbe la presenza di chiese neopentecostali africane, latino-americane o cinesi. Comincia cos la quarta di copertina di Le religioni nellItalia che cambia. Mappe e bussole, il testo curato da Enzo Pace in collaborazione con oltre venti ricercatori italiani. Linvito di Pace e colleghi chiaro: la disattenzione civile con cui abbiamo guardato al fenomeno del pluralismo religioso in Italia va trasformata in pluralismo interattivo. I ricercatori si sono posti domande che riguardano dallosservazione delle pratiche religiose comunitarie dei tamil in due regioni italiane (Emilia Romagna e Sicilia) al profilo dei cattolici di tutto il mondo che vivono in Italia. Si tratta di oltre duecentocinquanta pagine ricche di argomenti di approfondimento e sorprese, fedele alle promesse dei sottotitoli, con ben ventitr mappe a colori che fotografano realt estremamente dinamiche. Impossibile darne conto compiutamente, ecco alcuni, fra i numerosi spunti di riflessione. Accanto alle religioni del libro, la mappa dieci ed un capitolo curato da Andrea Molle ci raccontano loriente italiano, il consolidarsi di diverse tradizioni buddiste, Soka Gakkai, Osho, Hare Krishna e nuovi movimenti religiosi giapponesi. I praticanti italiani sono per lo pi appart enenti alla classe media e operano nel settore della salute o dellistruzione. Sono in maggioranza donne, in particolare nel buddhismo tibetano e nelle nuove religioni giapponesi. Alla Chiesa della Pentecoste (COP) in Italia dedica uno studio di caso Annalsa Butticci - cos come Becchis e colleghi per Torino, e Di Sanzo e Maggio per la via Domitiana e Castel Volturno, e Di Giovanni a Palermo introducendo il lettore alleffervescente sviluppo delle Chiese pentecostali e carismatiche africane, soprattutto nigeriane e ghanesi. Possiamo, cos, seguire la COP che si trasferisce da Castel Volturno a Udine seguendo le migrazioni per motivi di lavoro dei suoi fondatori ghanesi: ventanni fa la prima comunit contava trentacinque membri, nel 2011 la COP contava in Italia settantuno Chiese, raggruppate in diciotto distretti con altrettanti pastori ufficialmente consacrati e ottomila fedeli, tre dei quali italiani, centoquaranta di altre nazionalit africane. Paolo Naso definisce le Chiese di matrice pentecostale il quinto ramo del robusto tronco della Riforma protestante, dal 1988 firmatario di unintesa con lo Stato attraverso le Assemblee di Dio, cos come quattro anni prima era avvenuto con la Tavola valdese (Chiesa valdese e Chiesa metodista). Naso sottolinea come limmigrazione abbia costituito il maggior fattore di dinamizzazione per le Chiese del protestantesimo storico che hanno nelle proprie strategie interculturali uno dei punti di forza . Presta attenzione al tema delle forme di coordinamento e del loro rapporto con lo Stato italiano anche il capitolo curato da Khalid Rhazzali e Massimiliana Equizi che censiscono 655 luoghi di culto musulmani, (circa cento unit in meno rispetto ai censimenti condotti precedentemente) e approfondiscono il confronto fra diritto italiano e diritto coranico. Alle giovani generazioni dedicato un capitolo in cui Annalisa Frisina approfondisce i possibili dialoghi intergenerazionali sia in ambito pentecostale, sia sikh. In questo secondo caso, Frisina conclude che la religione diventa una risorsa comunicativa per negoziare le tradizioni familiari, che vengono messe in discussione in modo pi o meno radicale. I matrimoni combinati possono venire rifiutati o presi in considerazione solo a certe condizioni, in primo luogo che le caste restino fuori.

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