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La polemica generale che ho mosso verso gli orientamenti post-marxisti, poststrutturalisti, post-moderni (vedere articolo Nuove vetrine) non era, in realt, rivolta loro nello specifico, ma piuttosto alle strumentalizzazioni che di essi si sono fatte spesso e volentieri, sia in maniera apologetica che di critica, in ambito accademico e non. In particolare vorrei spendere qualche parola riguardo il pensiero di un filosofo che stato tanto maldibattuto, mitizzato, o pi semplicemente sfruttato: Gilles Deleuze. Innanzitutto si fraintesa in maniera piuttosto gretta la sua concezione di desiderio espressa nellAnti-edipo (1972). Mi permetto di menzionare, a tale proposito, un giovane e promettente filosofo, Diego Fusaro, che per criticare il pensiero di Deleuze ha fatto una riflessione ben specifica: Deleuze un pensatore antiborghese ma al contempo ultra-capitalista. La cultura borghese opera una repressione del desiderio, il quale va invece emancipato. Questa emancipazione genera il trionfo del capitalismo che dopo aver abbattuto i pilastri e le certezze morali borghesi, pu muoversi in piena libert, producendo s stesso in maniera seriale. Questa per, a mio parere, una vera e propria banalizzazione del pensiero di Deleuze. Certo, la moda che da decenni ha incorniciato la figura del filosofo francese (forse a causa del suo lessico tanto affascinante quanto talvolta indecifrabile) ha forse contribuito a rendere pi debole il messaggio, ma ci non toglie che lanalisi mossa da Fusaro pecchi di una certa superficialit. Deleuze, quando spiegava la nuova figura delle macchine desideranti non era al desiderio comunemente inteso che voleva riferirsi, ma piuttosto a un concetto del tutto differente. La parola desiderio nella sua accezione etimologica latina deriva da de-

sidere,ovvero privo delle stelle. Quindi in s potremmo dire che con esso si intende indicare la mancanza di qualcosa e di conseguenza il bisogno di ottenerla. La macchina desiderante volta a rappresentare per, una produzione costante che non conosce limite e per ci stesso non vede realizzazione. Essa viene ad indicare la natura pi intima della condizione schizofrenica. I desideri che essa produce, non sono finalizzati alla visualizzazione di realt che possano circoscriversi, appunto, nel sistema di ingranaggio della societ borghese. Essa non conosce fine, ma ruota solo intorno a s stessa. La concezione di desiderio che trae Deleuze, non affatto edonistica. LAnti-edipo prima di ogni altra cosa unaccesa critica alla psicoanalisi, in particolare al dogma freudiano del complesso edipico. Deleuze fa notare come Freud individuasse nell inconscio, un qualcosa di assoluto, facendo confluire ogni problema del soggetto alle figure del padre e della madre. Ma questi fanno oltremodo parte di un ingranaggio ben specifico, che va a sorreggere la societ e per ci stesso sono frutto di una costruzione culturale. Come si pu quindi porre come assoluta questa reclusione rappresentata dallinconscio, e di conseguenza dallio e dal super io? Deleuze fa notare come la psicoanalisi tenda, in realt, unicamente a portare il paziente a un inserimento entro la catena di lignaggio padre madre societ e di conseguenza appartenenza sociale, quindi voil, prigione. La catena famigliare il limite verso cui ossessivamente fissa lo sguardo la psicoanalisi. Al di l di questo non possibile altro tipo di indagine. Tutto questo perch il paziente psichiatrico ha un problema principale, ed quello della sua produttivit, la sua efficienza, la sua normalit ovvero la sua capacit di guadagnare i soldi per vivere. Linadeguatezza genera ulteriore disagio, cosicch questi necessita di un reinserimento, una cura sartoriale.

e, ora senza sosta, ora discontinuo. Respira, scalda, mangia. Caca, fotte. Che errore aver

no macchine, per niente metaforicamente: macchine di macchine, coi loro accoppiamenti,

Una macchina-organo innestata su una macchina-sorgente: luna emette un flusso, che

o una macchina che produce latte, e la b occa una macchina accoppiata a quella. La

scilla tra una macchina da mangiare, una macchina anale, una macchina da parlare, una

crisi dasma). Cos si tutti b ricoleurs; a ciascuno le sue macchinette. Una macchina-

na-energia, sempre flussi e interruzioni. Il presidente Schreb er ha i raggi del cielo nel culo.

o Deleuze e Guattari) Non pi nemmeno di es che si vuole parlare, ma piuttosto di macchine. Qualcosa che addirittura va oltre le stesse categorie dellumano come prodotto culturale e sociale. Il disagio stesso segno di una riproposta fatta verso un certo ordine stabilito. Qualsiasi dato sociale viene pensato da Deleuze come un dato precostituito e per ci stesso dogmatico, assunto in maniera imprescindibile. Una macchina imperante entro la quale necessario essere collocati per vivere. La stessa coscienza infelice, di propriet della classe borghese, rientra nel

progetto hegeliano di capitalizzazione ai fini del cammino verso il sapere assoluto. La metafisica del limite, che Fusaro intende riproporre, di per s una sistematizzazione, una macchia cieca come lavrebbe intesa Bataille (Esperienza interiore 1942) una forma di narrazione e perci una forma di pensiero imposto, volto alla conservazione di una certa determinata organizzazione. Lesito e il fine, invece, dellAnti-Edipo, sono quelli di rivolgere lattenzione non pi sulla terapia intesa come reinserimento allinterno della catena sociale alla cui radice ci sono le figure del padre madre, ma pensare alla condizione della follia come un qualcosa che vada di per s analizzato per mettere in discussione quella stessa realt circostante. Lo stesso capitalismo, in quanto realt data, viene messo in discussione proprio da quella improduttivit del folle, che percepisce la concretizzazione di un qualsiasi desiderio come una produzione di escrementi. Il movimento della storia possibile solo in virt di quella stessa messa in discussione che appartiene alla natura del disagio, che per quanto forzatamente si tenti di obbligare entro certe regole, resiste al di fuori della razionalizzazione. Pensare a Deleuze come un pensatore ultra-capitalista di per s riduttivo. Si tende ad accogliere molto pi le interpretazioni che se ne sono fatte nel corso degli anni (nonch le influenze) piuttosto che cogliere quella che era la pi intima essenza della sua riflessione. Io stesso mi sono scagliato contro il Deleuze dei salotti e delle facili mode che sono servite solo a strumentalizzare il suo pensiero. Ma vedo nella considerazione fatta da Fusaro una certa approssimazione volta a una forma becera di mistificazione, esattamente come richiesto da ogni linea hegeliana che si rispetti. Un pensiero cattedratico e conformista, volto alla difesa del potere e la sua perpetuazione. Non a caso questo orientamento trova la sua forza proprio oggi che c tanto bisogno di appoggiarsi a una certezza, quando forse sarebbe pi consono rieducare il pensiero alla ricerca. Non sono n la classe sociale borghese, n quella proletaria che devono essere rimesse in vita, ma piuttosto il pensiero stesso, che diventa politico (forse solo) al di l dellinteresse sociale, e che Deleuze stesso si proponeva quando teorizzava la costruzione di piani immanenti dove lindividuo potesse condurre la propria vita. Questo al di l del sistema precostituito, quindi dello stesso capitalismo. Luca Atzori

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