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La funzione delta di Dirac

Corso di Fisica Matematica 2, a.a. 2012-2013


Dipartimento di Matematica, Universit`a di Milano
30/11/2012
1 La funzione delta di Dirac
Nel seguito sar`a utile disporre di uno strumento per esprimere la valutazione di
una funzione in un punto. Questo `e dato dalla funzione di Dirac (che ha
anche altre notevoli propriet`a ed utilizzi).
In realt`a, questa `e una distribuzione, ovvero una funzione generalizzata,
e non una funzione in senso proprio anche se poi si parla correntemente di
funzione per semplicit`a di linguaggio.
La `e caratterizzata dalla
1
propriet`a seguente: per ogni funzione f(x)
continua in x = x
0
, si ha (per a < b)
_
b
a
f(x) (x x
0
) dx =
_
f(x
0
) se x
0
(a, b)
0 se x
0
(a, b).
(1)
In particolare, per f(x) 1 abbiamo
2
_
b
a
(x x
0
) dx =
_
1 se ab < 0
0 se ab > 0.
Dunque la (x) `e zero in ogni punto diverso da x = 0, ed in x = 0 `e innita,
in modo che
_
+

(x) dx = 1 > 0 . (2)


La pu`o essere pensata come il limite (in un senso che verr`a precisato tra
un attimo) di funzioni gaussiane,
(x) = lim
k
_
k

e
kx
2
. (3)
1
Cioe pu`o essere introdotta assiomaticamente per mezzo della
2
Naturalmente, se a > b possiamo scambiare gli estremi di integrazione, ed abbiamo sia
qui che nella (1) un segno meno.
1
Questa relazione va intesa non nell senso ordinario, ma nel senso che per
ogni f(x) si ha
_
b
a
f(x) (x) dx = lim
k
_
b
a
f(x)
_
k

e
kx
2
dx ; (4)
per questo si `e scritto limite tra virgolette.
E possibile ed a volte conveniente dare una denizione della in termini
di una diversa successione di funzioni. ad esempio, con lo stesso signicato di
limite come sopra, si ha anche
(x) = lim
n
1

_
sin(nx)
x
_
; (5)
(x) = lim
n
1

_
n
1 + n
2
x
2
_
. (6)
Vediamo ora come la denizione (4) porti in eetti alla propriet`a (1) per
a < 0 < b: con il cambio di variabile z =

kx abbiamo
lim
k
_
k

_
b
a
f(x) e
kx
2
dx = lim
k
1

_
b

k
a

k
f(z/

k) e
z
2
dz
=
1

_
+

f(0) e
z
2
dz = f(0)
1

_
+

e
z
2
dz
= f(0) :=
_
b
a
f(x) (x) dx .
Esercizio 1. Mostrare in modo analogo (usando il cambio di variabili z = kx) la
validit` a della (6).
Esercizio 2

. Mostrare la validit` a della (5). [Suggerimento: per k grande si ha un


integrale di una funzione rapidamente oscillante.]
Esercizio 3. Che succede alla (4) se ab > 0 ? E se a = 0 < b (o a < 0 = b) ?
Esercizio 4

. Nella denizione della tramite la (1) abbiamo richiesto che f(x) sia
continua in x = x0; daltra parte la (3) permette di considerare il caso in cui la f(x)
non sia continua, purche siano ben deniti i limiti sinistro e destro f di f(x) per
x x0. Determinare il valore di
_
b
a
f(x) (x x0) dx
per una tale funzione, con a = x0 = b.
Esercizio 5. Usare il risultato dellesercizio precedente per calcolare
_
+1
1
(x) (x) dx
per (x) la funzione scalino, per le diverse prescrizioni riguardo al valore di nel
punto x = 0.
2
2 Propriet`a della funzione
La funzione ha alcune propriet`a che `e bene notare n dora; le elenchiamo
con el relative dimostrazioni.
(i)
(x) = (x) . (7)
Infatti, con il cambio di variabili y = x, otteniamo
_
b
a
f(x)(x) dx =
_
a
b
f(y) (y) dy =
_
f(0) se ab < 0
0 se ab > 0.
(ii)
(kx) =
1
|k|
(x) (k R, k = 0) . (8)
Infatti, con y = kx,
_
b
a
f(x) (kx) dx =
1
k
_
(b/k)
(a/k)
f(y/k) (y) dy ;
per k > 0 otteniamo direttamente f(0), per k < 0 abbiamo
1
|k|
_
(a/|k|)
(b/|k|)
f(y/k) (y) dy =
1
|k|
f(0) .
(iii)
[F(x)] =

x
k
1
|F

(x
k
)|
(x x
k
) , (9)
dove la somma `e sui punti x
k
in cui F(x
k
) = 0, e la formula vale a
condizione che si tratti di zeri semplici, cioe F

(x
k
) = 0.
3
Infatti, scegliamo 0 < 1 con < min |x
i
x
j
|/3. Allora
_
b
a
f(x)[F(x)]dx =
n

k=1
_
x
k
+
x
k

f(x)[F(x)]dx :=

k
I
k
,
dove la somma `e sui k tali che x
k
(a, b). Per ogni I
k
, possiamo scrivere
f(x) F(x
k
) + F

(x
k
) (x x
k
) = F

(x
k
) (x x
k
) ;
possiamo quindi applicare la (8), ed otteniamo in questo modo la (9).
3
Se si considera la in un integrale con estremi a e b, la formula `e valida purche siano
semplici gli zeri che cadono allinterno dellintervallo di integrazione.
3
(iv)
_
+

(x y) (y z) dy = (x z) . (10)
Per vericare questa propriet`a, che va intesa nel senso che applicare una
o laltra di queste due funzioni generalizzate in un integrale produce lo
stesso risultato, osserviamo che
4
_
b
a
f(x)
__
+

(x y) (y z)dy
_
dx
=
_
+

_
_
b
a
f(x) (x y) (y z)dx
_
dy
=
_
+

_
_
b
a
f(x) (x y) dx
_
(y z) dy
=
_
+

a,b
(y) f(y) (y z) dy
=
a,b
(z) f(z) =
_
b
a
f(x) (x z) dx .
Esercizio 6. Dimostrare la formula
_
b
a
f(x) (x) dx =
_
0 se ab > 0
f(0) se a < 0 < b
f(0) se b < 0 < a
direttamente a partire dalla (4) o dalla (6).
Esercizio 7

. Discutere se e quali delle funzioni g(k, x) di seguito elencate (in cui


`e la funzione scalino) forniscono, per k una rappresentazione della analoga a
quella delle (4), (5), (6):
g(k, x) = c k exp(k|x|) ,
g(k, x) = c k [(1/k) |x|] ,
g(k, x) = c k (1 k|x|) [(1/k) |x|] ,
g(k, x) = c k (1 k
2
x
2
) [(1/k) |x|] .
Attenzione: la risposta dipende dal valore della costante reale c.
Esercizio 8. Valutare gli integrali
_
1
1
x (x) dx ;
_
1
1
x
2
(x
2
) dx ;
_
1
1
x
3
(x
3
) dx .
4
Qui
a,b
`e la funzione caratteristica dellintervallo [a, b], ossia
a,b
(x) = 1 se x [a, b], e

a,b
(x) = 0 se x [a, b].
4
3 Relazione tra le funzioni e
La funzione scalino `e denita come
(x) =
_
1 per x > 0
0 per x < 0 .
Cerchiamo ora di valutare la derivata di (x). Ovviamente

(x) `e ben
denita ed uguale a zero x = 0; il problema `e unicamente in x = 0, ed `e altres`
chiaro che

(x) in x = 0 non esiste nel senso delle funzioni.


Daltra parte,

(x) esiste su tutto lasse reale nel senso delle funzioni


generalizzate. Abbiamo infatti
5
d(x)
dx
= (x) . (11)
Per dimostrare la (11), consideriamo lintegrale
_
b
a

(x) f(x) dx . (12)


Integrando per parti, otteniamo
_
b
a

(x) f(x) dx = [(x) f(x)]


b
a

_
b
a
(x) f

(x) dx . (13)
Se a < 0 e b < 0, allora ognuno dei due termini a destra della (13) si annulla
separatamente. Se invece a > 0 e b > 0, allora il membro di destra della (13) si
riduce a
[f(b) f(a)]
_
b
a
f

(x) dx = 0 .
Se inne a < 0 < b, il membro di destra della (13) diviene
f(b)
_
b
0
f

(x) dx = f(b) [f(b) f(0)] = f(0) .


Allo stesso modo, per b < 0 < a il membro di destra risulta
f(a)
_
0
a
f

(x) dx = f(a) [f(0) f(a)] = f(0) .


Riconosciamo quindi il risultato dellintegrazione di f(x)(x). In altre parole,
abbiamo mostrato che f la (13) conduce a
_
b
a

(x) f(x) dx =
_
b
a
(x) f(x) dx ,
e quindi stabilito la validit`a della (11).
Esercizio 9. Usare la propriet` a (x) =

(x) per calcolare lintegrale


_
+1
1
(x) (x) dx ;
determinare che relazione esiste tra questo risultato e la (1).
5
Si noti che questa uguaglianza vale per ogni x, non solo per x = 0.
5
4 Modellizzazione di forze impulsive
Anche se il nostro interesse per la funzione `e motivato dallo studio di equazioni
a derivate parziali, va menzionato il fatto che la permette di studiare in modo
molto semplice il moto di punti materiali (quindi descritto da equazioni dif-
ferenziali ordinarie) soggette a forze impulsive, cioe a forze che agiscono per una
durata di tempo molto breve, comunicando alla particella un certo impulso.
Ad esempio, sono cos` le forze che agiscono nellurto tra due corpi rigidi; la
rigidit`a non `e naturalmente innita (ne la forza trasmessa pu`o essere innita), e
si potrebbe modellizzare la forza trasmessa ad esempio con una gaussiana molto
stretta e molto piccata. Naturalmente, nel limite questa diventa una , ed in
eetti e molto piu semplice avere a che fare direttamente con la delta stessa
n dallinizio.
Consideriamo una particella di massa unitaria inizialmente (cioe per tempi
t < 0) in quiete nellorigine e non soggetta a forze esterne, che al tempo t = 0
riceve un urto in cui viene trasmesso un impulso A. Le equazioni del moto per
tale problema sono
x = A (t) . (14)
Vediamo ora come risolvere lequazione (14), o pi` u in generale unequazione
dierenziale ordinaria in cui appaiano delle di Dirac.
6
Per t < 0 e per t > 0 lequazione si riduce a
x = 0,
e quindi abbiamo
x(t) =
_
c

0
+ c

1
t (t < 0)
c
+
0
+ c
+
1
t (t > 0)
La condizione iniziale (particella in quiete in x = 0 per t < 0) assicura che
c

0
= 0 , c

1
= 0 .
Daltra parte, in tutta generalit`a abbiamo
x(t
1
) = x(t
0
) +
_
t1)
t0
x() d ,
x(t
1
) = x(t
0
) +
_
t1
t0
x() d .
Consideriamo ora t
0
< 0 e t
1
> 0, ad esempio t
0
= e t
1
= + (con > 0).
Allora abbiamo, ricordando anche che x = A(t),
x() = x() +
_
+

x() d , (15)
x() = x() +
_
+

x() d = x() +
_
+

A() d . (16)
6
In eetti sar`a chiaro dalla nostra breve discussione come trattare il caso generale.
6
La seconda equazione fornisce immediatamente
x() = x() + A , (17)
e questo qualsiasi sia il valore di > 0. In particolare, abbiamo che
lim
0+
x() = lim
0+
x() + A . (18)
Nel nostro caso, essendo x(t) = 0 per t < 0, abbiamo semplicemente
lim
t0+
x(t) = c
+
1
= A .
Sostituendo la (17) nella (15) otteniamo che per 0 lintegrale (essendo
il suo argomento una funzione ordinaria, senza traccia di o di distribuzioni)
va a zero; dunque avremo
lim
0+
x() = lim
0+
x . (19)
Nel nostro caso, essendo x(t) = 0 per t < 0, abbiamo semplicemente
lim
t0+
x(t) = c
+
0
= 0 .
Abbiamo quindi determinato i coecienti che determinao la soluzioone per
t > 0 in termini di quelli che identicano la soluzione per t < 0 (cioe dei dati
iniziali) e delle condizioni di raccordo al bordo tra i due domini t < 0 e t > 0
in cui abbiamo unequazione normale (senza distribuzioni, e sicamente senza
forze impulsive), cioe (18) e (19). La soluzione cercata risulta in conclusione
x(t) =
_
0 per t < 0,
At per t 0.
(20)
Naturalmente, se si fossero avuti diverse forze impulsive agenti in tempi
diversi, si sarebbe dovuto dividere lasse reale in pi` u intervalli, e considerare
condizioni di raccordo al conne tra ogni coppia di intervalli contigui.
Allo stesso modo, se fossero state presenti forze esterne, la soluzione in og-
nuna delle regioni ordinarie sarebbe stata diversa, ma le condizioni di raccor-
do (continuit`a della posizione e discontinuit`a della velocit`a) sarebbero state le
stesse.
Esempio. Consideriamo un oscillatore armonico soggetto a forza impulsiva; le-
quazione del moto sar` a
m x = k x + A(t) .
La soluzione per t = 0 si ottiene immediatamente, e con =
_
k/m abbiamo
x(t) =
_
a cos(t) + b sin(t) (t < 0),
a+ cos(t) + b+ sin(t) (t > 0).
7
Per t 0 otteniamo
lim
t0

x(t) = a , lim
t0
+
x(t) = a+ ; lim
t0

x(t) = b , lim
t0
+
x(t) = b+ .
Dunque la condizione di continuit` a di x(t) in t = 0 fornisce a+ = a; daltra parte, da
x =

x + (A/m) (t)
segue che la condizione di raccordo per x `e (con una notazione semplicata ma
evidente)
x(0+) = x(0) + (A/m) ,
e quindi otteniamo
b+ = b + (A/m) .
Il valore delle costanti a e b `e ssato dalle condizioni iniziali, che qui non abbiamo
assegnato.
Esercizio 10. Considerare una particella di massa m sottoposta successivamente a
due urti di forza uguale e di direzione opposta, e non sottoposta ad altre forze; cioe il
cui moto `e descritto da
m x = A[(t t1) (t t2)] .
Descrivere il moto della particella (cioe determinare x(t)) sapendo che per t < t1 < t2
la particella `e in quiete.
5 Bibliograa
Lo studente desideroso di approfondire la sua conoscenza della , o in senso
pi` u ampio delle funzioni generalizzate, pu`o consultare ad esempio i testi nella
lista qui di seguito (in qualche senso in ordine crescente di complessit`a; lultima
referenza `e fornita solo per completezza).
G. Cicogna, Metodi Matematici della Fisica, Springer Italia 2008
Ph. Dennery & A. Krzywicki, Mathematics for Physicists, Dover 1996
F.W. Byron & R.W. Fuller, Mathematics of Classical and Quantum Physics,
Dover 1992
L. Schwartz, Mathematics for the Physical Sciences, Dover 2008
A.N. Kolmogorov & S.V. Fomin, Elementi di teoria delle funzioni e di
analisi funzionale, MIR 1980
I.M. Gelfand, G.E. Shilov & N.Ya. Vilenkin, Generalized Functions (5
voll.), Academic Press, 19641968
G. Gaeta, 30/11/2012
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