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Monsieur Gianfranco Paci

Due dediche al dio Romolo d'et tardo-antica


In: Cahiers du Centre Gustave Glotz, 7, 1996. pp. 135-144.

Citer ce document / Cite this document : Paci Gianfranco. Due dediche al dio Romolo d'et tardo-antica. In: Cahiers du Centre Gustave Glotz, 7, 1996. pp. 135-144. doi : 10.3406/ccgg.1996.1401 http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/ccgg_1016-9008_1996_num_7_1_1401

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Gianfranco Paci DUE DEDICHE AL DIO ROMOLO D'ET TARDO-ANTICA*

La figura di Romolo, il fondatore della citt di Roma, occupa naturalmente un posto importante e centrale, tra i motivi animatori, a livello ideologico, della storia e della civilt romana e ci - si pu dire - per tutto l'arco della loro stes sa durata, se l'imperatore con cui dai pi si fa convenzionalmente concludere, nel 476 d. C, l'et antica, ne ripete, quasi emblematicamente, il nome. In realt la presenza di Romolo, nel contesto culturale romano, si estrinseca, sostanzia lmente, in due modi. Il primo attiene al campo religioso, dal momento che, assur to - come vuole la leggenda tra gli di, il mitico fondatore fu fatto oggetto di culto e fu venerato sotto il nome di Quirinus1. Il secondo modo costituito dall'impadronirsi della figura del conditor urbis da parte dell'ideologia del potere. I personaggi pi eminenti della storia romana, generali ed uomini politici della repubblica e imperatori, vennero facilmente meglio amarono essere assimilati a Romolo, a sottolineare il contributo determinante da essi dato, con la propria opera, in favore dello stato. noto per fare un esempio - il caso di Ottaviano, per il quale il senato fu incerto, nella famosa seduta del 27 a. C, se attribuirgli il nome di Romolo, appunto, quello di Augusto2. D'altra parte la figura di Romolo, nei termini in cui era stata forgiata ed aff idata alla tradizione nell'et pi antica, presentava non pochi ed indubbi element i che davano alla stessa una connotazione fortemente negativa : tra i principali, il fratricidio, l'eliminazione del prozio Amulio, il ratto delle donne sabine, che denunciava, tra l'altro, una palese violazione delle leggi dell'ospitalit, inoltre l'aver dato ricetto attraverso la fondazione dell'asilo a briganti e malfattori, nonch, infine l'assassinio del correggente Tito Tazio. Questi crimini, peraltro, non sembrano aver sconvolto pi di tanto le coscienze dei Romani ; soltanto eccezionalmente ed in determinati momenti affiorano delle inquietitudini, * Questo articolo riprende il testo di una conferenza tenuta presso il Centre Glotz il 21 novembre 1994 : desidero qui ringraziare i colleghi che hanno animato la discussione finale con le loro osservazioni. Un proficuo scambio di idee, sull'argomento qui trattato, ho avuto con il prof. Ph. Bruggisser, che qui desidero parimenti ringraziare. 1 Cfr.J.B. Carter, Romulus, in W.H. Roscher, Ausfuhrliches Lexikon der griechischen una lateinischen Mythologie, IV, Leipzig 1909-1915, coll. 167-209 ; G. Radke, Quirinus. Eine kritische Uberpriifung der Uberlieferung und ein Versuch, in ANRW, II, 17, 1, Berlin - New York 1981, p. 293 ; D. Porte, Romulus-Quirinus, prince et dieu, dieu des princes, tude sur le personnage de Quirinus et sur son volution, des origines Auguste, ibid. , p. 323 ss. 2 Suet., Aug., 7, 4. Sui vari casi di identificazione di uomini di stato con Romolo si veda, sinte ticamente, Ph. Bruggisser, Romulus Servianus, Bonn, 1987, pp. 10-20, con prec. bibl. Cahiers Glotz,Vll 1996, p. 135-144

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come avviene, a proposito del fratricidio, in et augustea - assistiamo, addirittur a, a dei tentativi di normalizzare, modificandola, la tradizione. Sono invece, piut tosto, i nemici di Roma, coloro che si oppongono all'imperialismo romano, che se ne impadroniscono, talvolta, per animare la propaganda antiromana. Un diverso peso, assai pi importante, sia dal punto di vista della utilizzazione in chiave politico-ideologica, sia in quanto tema di confronto e di scontro, la figura di Romolo occupa in et tardo-antica, segnatamente - a quanto dato capire - nel IV secolo. Ne alla base la particolare temperie storica del moment o, che vede lo stato romano, superati ormai i rischi del dissolvimento nel III secolo, cercare con rinnovata vitalit le vie del consolidamento di se stesso in un contesto, per, di profonde trasformazioni e cambiamenti a vario livello, e che vede infine intervenire, ormai apertamente, nel gioco politico, la nuova forza che il cristianesimo. Naturalmente vi sono ancora, in questo periodo, dei casi come avviene per Costantino, Costanzo II, Giuliano in cui, nel solco della tradizione, si assiste all'associazione della figura del nome di Romolo all'imperatore. Ma vi sono altri casi in cui l'assimilazione diventa pi profonda : cos per Galerio, il quale, nuovo Romolo, afferma di essere stato procreato da Marte e chiama Romulianum il luogo destinato alla sua sepoltura. E con Massenzio, tuttavia, che si ha una pi fine utilizzazione propagandistica di questi motivi : le emissioni monetali tes timoniano una particolare venerazione per Romolo da parte di questo imperator e, che restaura il Templum Urbis e il 21 aprile del 308, nel giorno dunque del natale di Roma, innalza, non lontano dal Cippo del Foro, una base di donario recante la dedica a Marte invitto, loro padre, e ai fondatori della citt eterna , cio a Romolo e Remo3. Inoltre Massenzio chiama col nome di Romulus addi rittura il proprio figlio : ce puer stato scritto porte le nom du fondateur de Rome parce qu'il incarne, aux yeux de son pre, la promesse d'une nouvell e jeunesse de Rome 4. Al nome di Romolo viene cos collegata, dunque, una delle idee portanti e pi feconde del dibattito politico di questo secolo, quella della renovatio, in te rmini che si ripetono, nella sostanza, come stato anche ultimamente sottolineat o, per Graziano, nel primo periodo del suo regno : nel discorso tenuto in occa sione dei decennali del 376 Temistio, portavoce dell'aristocrazia senatoria, espr ime la speranza in un ritorno a Romolo riposta in questo nobilissimus puer, visto come nuovo conditor della citt eterna e del senato5. D'altra parte in questo medesimo periodo la figura di Romolo sottoposta ad una severa revisione critica da parte dell'ambiente intellettuale cristiano. Il cri3 C/L.VI, 33856 = ILS, 8935. Donarium hoc et insaiptionem Maxentio positam aliquo modo connexa fuisse cum memoria Romuli ab imperatore restituta in confniofori et comitii iuxta lapidem nigrum quem olim crediderant sepulchrum Romuli signare, pluribus exposui (Ch. Hulsen, apud CIL). Sull'intervento di res tauro edilizio e il suo significato vd. J. Gag, Le Templum Vrbis et les origines de l'ide de renovatio, in Mlanges E Cumont, I, Bruxelles, 1936, pp. 151-187. Per le monete, vd. RIQVl, pp. 377 ss., 380 s. 4J. Doignon, cit. alla nota seguente, p. 1696. 5J. Doignon, Le titre de Nobilissimus Puer port par Gratien et la mystique littraire de Rome l'av nement des Valentiniens, in Mlanges . Piganiol, III, Paris, 1966, pp. 1693-1709 e soprattutto, per l'a pporto della testimonianza di Temistio, Ph. Bruggisser, Gratien, nouveau Romulus, in Historia testis. Mlanges T. Zawadzki, Fribourg, 1989, pp. 189-205.

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stianesimo - come noto si fa portatore d'una nuova concezione della storia, caratterizzata da una visione escatologica, che oppone al concetto della citt eterna di natura terrestre, proprio del mondo romano-pagano, l'idea della citt eterna ultraterrena, punto d'arrivo e di riferimento della concezione cristiana della vita : sono concetti che notoriamente trovano poi nell'opera di Agostino la formulazione pi alta e compiuta. In questo dibattito sull'interpretazione della storia, che vede pagani e cristia ni su posizioni diametralmente opposte, la figura di Romolo diventa, appunto, uno dei temi centrali e di confronto. L'histoire de Rome per riprendere le parole di Bruggisser est de ce fait utilise des fins apologtiques... : paens et chrtiens s'en emparent pour dfendre leurs conceptions. L'intrt qu'ils portent les uns et les autres au pass lointain de Rome s'explique aisment : la gense de la ville conditionne en effet le cours ultrieur de son histoire. De ce point de vue, la geste de Romulus, fondateur de Vrbs, revt une importance primordiale 6. Della figura di Romolo gli autori cristiani mettono a fuoco e sottolineano, come era da attendersi, tutti gli aspetti negativi che la leggenda aveva saputo intes servi : quelli, appunto, dianzi ricordati7. Inoltre, e in particolare, i cristiani, con un punto di vista ben comprensibile, appuntano l'interesse sulla divinizzazione, ossia sulla natura divina di Romolo, naturalmente per sostenerne l'infondatezza. La tesi, ripresa del resto dalla teoria evemeristica, che gli di altro non sono che uomini divinizzati dai loro contemporanei a motivo delle imprese importanti da essi compiute. Tertulliano, Minucio Felice, Arnobio, Lattanzio e soprattutto Agostino insistono su questo punto, che mina al cuore i pretesi valori sacri della citt terrestre, e lo fanno in termini di condanna netta ed argomentata8. La risposta pagana evidentemente condizionata dalla situazione politica, che vede ormai un imperatore cristiano sedere sul trono, ed appare, nelle opere della letteratura, assai cauta, priva di toni forti e quasi velata. Ma tutt'altro che assent e. L' Origo gentis Romanae, una sorta di storia di Roma di concezione pagana, fa posto al suo interno, per esempio, ad una biografia di Romolo ; Macrobio non esita ad affermare che il fondatore dell'urbe un modello deUa virt attiva (contrapposta alla virt contemplativa) ; Servio, nel suo commento a Virgilio, introduce come ha dimostrato in modo convincente Bruggisser - ritocchi addirittura innovazioni, quando tratta i punti delicati della figura del conditor, in modo da presentarne la leggenda sotto l'aspetto pi favorevole.9 Che del resto, al di l delle posizioni pi coperte, a livello ufficiale, della cultura pagana, il dibat titofosse, nella realt dei fatti e ad ogni livello, vivo ed animato, dimostrato 6 Bruggisser, Romulus Servianus, p. 2. 7 Le posizioni cristiane e i relativi passi degli autori sono esaminati in modo ampio ed appro fondito nel citato saggio del Bruggisser. 8 Cfr. Bruggisser, Romulus Servianus, pp. 233-241. Cos ad es. Arnob., nat. 3, 39 : sunt praeterea nonnulli, qui ex hominibus divos factos l\ac praedicant appellatane signari, ut est Hercules, Romulus, Aesculapius, Liber, Aeneas ; Lact., inst., 1, 21, 22-23 : soient enim mortuis consecratis immutari, credo ne quis eosputet homines fuisse. Nam et Romulus post mortem Quirinusfactus est ; Lact., inst.,], 15, 28-29 : apud Romanos deus lulius, quia hoc scelerato homini placuit Antonio, deus Quirinus, quia hoc pastoribus visum est, cum alter gemini fratris extiterit, alter patriae parricida. 9 , questa, la tesi di fondo del lavoro, pi volte citato, del Bruggisser, che dimostra come quell a presentata da Servio sia una versione orientata delle gesta di Romolo, in cui gli intenti apo-

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all'evidenza proprio dal modo insistente e dai toni vibranti con cui affrontano l'argomento gli autori cristiani. Probabilmente a tale clima non estranea, almeno in alcuni casi se non in tutti, la stessa assunzione del nome Romolo nell'onomastica individuale che, in quest'epoca, potrebbe appunto tradire una scelta di campo in senso ideologico. La cosa sicura, come s' visto, nel caso del figlio di Massenzio, cos come lo per Romtda, la madre di Galerio, cos fortemente animata di spiriti anticristiani ; ma il fatto che un nome cos significativo compaia presso personaggi di spicco della societ del IV secolo, come senatori, governatori di provincia, ecc, fa pens are a scelte non casuali10. Questa premessa, certamente un p lunga, era necessaria per inquadrare in modo adeguato due documenti epigrafici noti da molto tempo, ma che, per diverse ragioni11, sono finora sfuggiti ad un esame approfondito. Si tratta di due basi dedicate al dio Romolo, provenienti l'una da Fulginiae, l'altra da Sestinum, due citt della regio VI - Umbria. La prima (fig. 1) priva dello zoccolo di base, che sembra asportato con taglio regolare, ed in pietra calcarea ; misura cm. 84,5 di altezza, larga cm. 51,5-62 (in alto) ed ha una profondit di cm. 46 - 51,5. Presenta un coronamento super iore aggettante e decorato in basso da alcune modanature, che corre anche sui fianchi, mentre il retro piatto e lisciato alla buona ; il piano superiore reca un grosso incavo quadrato e poco profondo (cm. 28 30,5 3,5), destinato all'i nserimento di una statua che doveva essere in materiale lapideo. Al lato principal e, di prospetto, affidato un breve testo epigrafico, di due linee, inciso su superf icieben levigata ma non lisciata a puntino. Mancano specchiature epigrafiche sia sul davanti, sia sui fianchi12. L'altezza delle lettere di cm. 7 e 9. Questo il testo dell'iscrizione13 : Deo Romulo. Mentre la seconda parola come si vede va da margine a margine, la prima decisamente spostata verso sinistra : proprio il contrario di come indicato nel CIL. La base sestinate (fig. 2) invece sostanzialmente integra in buono stato di conservazione, a parte il taglio delle parti in aggetto sulla destra, dovuto eviden temente ad un reimpiego, e qualche piccola scheggiatura specialmente in alto. Misura cm. 122 di altezza, larga (dal basso) cm. 58 - 53 - 56 ed ha una prologetici sono correlati al dibattito intellettuale e spirituale dell'epoca. Il riferimento di Macrobio si trova in somn., 2, 17, 8. 10 Cfr. PLRE, I, pp. 770-772 ; II, p. 949 s. 1 ' Tra esse, l'essere il volume XI del CIL, in cui sono pubblicate, sprovvisto di indici e il fatto che il tardo-antico, con tutte le sue problematiche, nozione storiografica di acquisizione abbas tanza recente. Nessuna delle due dediche riportata nelle ILS di Dessau. 12 Un particolare, questo, che non sembra offrire indizi di carattere cronologico, dal momento che ritorna su basi ed altari fulginiati di varia epoca. Ho potuto riesaminare questa base, nei depos iti del Palazzo Trinci a Foligno, grazie al cortese aiuto del dott. Luigi Sensi, che desidero ringra ziareanche in questa sede. 13 CIL, XI, 5206.

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Fig. 1 : Foligno, Palazzo Trinci : la dedica al dio Romolo fondita di cm. 45,5 - 37,5 - 45. Lo zoccolo di base e il coronamento, arricchiti di varie modanature, sono caratterizzati da un modesto aggetto, rispetto al corpo centrale. Anche in questo caso il piano superiore presenta un grosso incavo, re ttangolare (cm. 24,5 8), profondo cm. 12, per il fissaggio di una statua, che parimenti doveva essere in pietra. Degli specchi decorano il lato anteriore e i fian chi, mentre il retro, pur avendo base e coronamento in aggetto, lasciato grezzo. Il monumento presenta una notevole somiglianz, dal punto di vista tipolo gico,con la base sestiriate di Costanzo II14. Il campo epigrafico, delimitato da

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Fig. 2 : Sestino, Museo Civico : base con dedica al dio Romolo 14 CIL, XI, 6007 ; foto in G. Galli, La raccolta epigrafica sestinate, Urbino, 1978, tav. XXVI. Nella nuova sistemazione museografica dell'iscrizioni sestinati, in corso di allestimento in locali adia-

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I ! I I I I Fig. 3 : Fac-simile dell'iscrizione da Sestinum

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cornice modanata, ha una superficie lisciata con estrema cura : non vi sono, nonostante la fotografia possa far pensare il contrario, segni di riuso. La scritta, anche in questo caso su due linee, occupa la parte alta dello specchio. Le parole, in lettere di cm. 7 e 6,5, sono perfettamente centrate ; vi si legge15 : Deo Romulo. I due testi, caratterizzati come sono da un'assoluta brevit, non offrono el ementi puntuali ai fini di una loro collocazione cronologica. Riguardo all'epigra fe di Sestinum (fig. 3), il Galli, autore di una recente nuova edizione dell'epigrafe, avanza tuttavia, significativamente, una datazione al IV secolo d. C, sulla base dei caratteri epigrafici16 e questa attribuzione ora riaffermata come sicura da G. Susini17. Per la somiglianz, davvero sorprendente, che la contraddistingue, la dedica fulginiate deve per forza di cose appartenere alla medesima temperie di centi alla Pieve di S. Pancrazio, le due dediche a Romolo e a Costanzo II sono ora collocate, ev identemente in base a criteri cronologici, nella stessa sala l'una accanto all'altra. 15 CIL, XI, 5997 ; A. Minto, Sestinum (Sestino), Roma, 1940, rist. 1983, p. 32, tav. Villa ; Galli, La raccolta epigrafica, p. 39, tav. XXV. 16 Galli, La raccolta, p. 39 : Per la forma delle lettere, il testo epigrafico sestinate risale probabi lmente all'inizio del IV secolo d. C. 17 G. Susini, Votiuitate et tota mente devota (CIL XI 5996), in Hestiasis. Studi di tarda antichit offert i a S. Calderone, II, Messina 1988, p. 186.

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Fig. 4 : Fac-simile dell'iscrizione da Fulginiae quella sestinate. E in realt, nonostante il giudizio del Bormann che, definendo il testo redatto litteris pulchris , potrebbe addirittura far pensare ad un'et augustea comunque primo-imperiale, la paleografia di questa iscrizione (fig. 4) non solo non dissimile da quella dell'epigrafe di Sestinum, ma presenta altres qualche minimo particolare, come la forma della R e soprattutto della L dal tratto oriz zontale che ripiega verso l'alto, che conferma ulteriormente una datazione tarda. D'altro canto le due epigrafi in questione, tra i tanti punti di convergenza, pre sentano due peculiarit, dal punto di vista della formulazione del testo, che vanno rimarcate : sono l'assenza di dedicante e la inattesa denominazione del dio, che avrebbe dovuto chiamarsi, propriamente, Quirino e non gi Romolo. Sono aspetti su cui occorre soffermarsi. La dedica sestinate a Romolo fu rinvenuta, nel 1856, insieme a diverse altre iscrizioni, tutte per certo probabilmente di natura pubblica18 : il luogo di ritr ovamento, poco distante dalla Pieve di S. Pancrazio, corrisponde esattamente al punto in cui viene ubicato il foro della citt romana19. Il luogo di provenienza rivela, dunque, la sicura natura pubblica anche della epigrafe in questione. Del resto, se si fosse trattato d'una dedica strettamente privata, mal si sarebbe spiegata l'omissione del dedicante. certo, per, che anche nel caso di dedica pubblica la menzione di chi se n' fatto promotore, sia esso stato il senato munic ipale un personaggio rivestito di incarichi ufficiali, avrebbe dovuto, secondo la prassi, esserci. La sua assenza costituisce indubbiamente un'anomalia e bisogna cercarne una spiegazione. da escludere, innanzitutto, che si tratti di una omissione casuale : il fatto che tale particolare si ripete puntualmente in due testi identici, dal contenuto cos 18 Cfr. CIL, XI, 5999 (lemma). 19 Minto, Sestinum, p. 21 e carta di p. 20.

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specifico e caratterizzato, ed appartenenti a due centri diversi e abbastanza lonta ni l'uno dall'altro, non pu essere un fatto fortuito. A mio avviso deve trattarsi di una omissione intenzionale, fatta da persona persone timorose di esporsi a causa del contenuto, che - come si vedr ha una precisa connotazione ideologica, dell'epigrafe stessa. Circa l'identit di chi ha posto queste basi, provenienti da due citt diverse, seppure appartenenti allo stesso ambito regionale, sarei portato, in linea di massima, ad escludere che possa essersi trattato dei rispettivi senati locali, mentre penserei meglio ad un personaggio che abbia avuto a che fare con i due centri municipali : un curator ciuitatis, il governatore della provincia, un non altr imenti precisabile funzionario legato per qualche motivo alle due localit. Questa condizione di anonimato, comune alle due dediche umbre, richiama alla mente un caso in parte diverso, ma che nello stesso tempo presenta delle interessanti analogie : quello della base posta sul foro di Aquileia al presunto padre adottivo di Virgilio20. Occupandomi di questo importante documento tardo-antico, avevo tralasciato di dare una spiegazione di tale aspetto, presente anche su questa dedica, limitandomi a sottolinearlo. Ma ora le dediche a Romolo, con cui quella di Aquileia al padre di Virgilio ha evidenti punti di contatto sul piano dei contenuti ideologici, possono aiutarci, in qualche modo, a spiegare la cosa. Dietro la dedica aquileiese vi sono certamente dei pagani che vogliono agganciarsi, con questa iniziativa, alla figura pi alta della tradizione let teraria, i cui versi avevano cantato, in particolare, le origini mitiche e i destini eterni di Roma. L'innalzamento della base sul foro nasconde, dunque, un'opera zione dalla forte connotazione ideologica in senso pagano ; ma nel clima di ormai trionfante cristianesimo come quello del IV secolo, in cui dovrebbe col locarsi (pi probabilmente, forse, che nel V secolo) questa epigrafe, l'iniziativa poteva essere compromettente rischiosa e l'autore di essa ha pertanto preferi to non apporre il proprio nome sulla pietra. Nelle due dediche al dio Romolo lo spirito pagano che ne alla base inve ce evidente e del tutto scoperto. Ed proprio questo fatto che, se inquadrato nel clima di accesa contrapposizione del IV secolo (o comunque dell'et tardo-antic a), consente di cogliere l'esatto ed importante valore documentario delle iscr izioni stesse. I cristiani fecalizzano tra l'altro l'interesse, in questo periodo, sulla figura di Romolo, evidenziandone tutti gli aspetti negativi e negandone, in par ticolare, la condizione divina, per colpire al cuore - come s' visto - alcune delle idee portanti della cultura pagana, come quella dell'eternit di Roma. Le dediche di Fulginiae e di Sestinum, per contrasto, ripropongono in forma pubbli ca ed ufficiale il nome e l'immagine del fondatore dell'Urbe il nome quel20 G. Paci, Virgilio ad Aquileia, in Studi in memoria di S. Mazzarino, II, Catania 1993, p. 174. Sul documento cfr. anche M. Mayer, De nuevo sobre el padre de Virgilio. A proposito de una inscription de Aquileya, in Helmantica, 44, 1993, pp. 281-286, che ne sottolinea in particolare la dipendenza dalla vita donatiana del poeta. Che si tratti, invece, del padre adottivo di Virgilio sembra credere, ora, I. Di Stefano Manzella, Problemi di paleografa epigrafica latina, in Ada Colloquii epigraphiti Latini Helsingiae 3.-6. sept, habiti, Helsinki 1995, p. 164, rifiutando, evidentemente, l'idea che il testo epi grafico dipenda dalle vite virgiliane del IV secolo. Il clima e l'intento di recuperare dei motivi cent rali della cultura pagana, sottesi da questa iscrizione, ritornano nell'epigrafe con i versi dell'Eneide pubblicata da S. Panciera, His ego nec metas rerum nec tempera pono. Virgilio in un'inedita iscrizione roman a, in Hestiasis. Studi di tarda antichit offerti a Salvatore Calderone, II, Messina, 1988, pp. 191-210.

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10 di Romolo, si badi bene, e non gi quello di Quirino - e ne sottolineano, come a ribadirla, la natura divina. Contro i cristiani, a giudizio dei quali la divi nit di Romolo non altro che una creazione umana ( sogliono cambiare il nome ai morti soggetti a consacrazione scrive Lattanzio21 -, in modo da far dimenticare la loro natura umana : e cos Romolo, dopo la morte, diventato Quirino ), e quindi una pura invenzione, le basi sestinate e fulginiate oppongo no una orgogliosa e sicura affermazione della natura divina del conditor urbis : poste sul foro delle rispettive citt, esse proclamano, per la tranquillit dei citta dini attaccati alle tradizioni e come monito contro le nuove idee, che Romolo, 11 fondatore di Roma, veramente un dio. Se questa interpretazione coglie nel segno, le dediche di Sestinum e di Fulginiae hanno il valore di una precisa e puntuale risposta agli attacchi dei cristiani : il che vuoi dire che in queste epigrafi, non per nulla collocate sul foro cittadino - come si sa per certo almeno di una e non gi, per esempio, in un ambito santuariale,il signi ficato ideologico assolutamente preminente, se non addirittura esclusivo, rispetto a quello religioso. In quest'ottica, si possono ben capire, allora, le ragioni della omis sione del nome del dedicante, evidentemente dettata da una calcolata prudenza. Caratteri esterni, contenuto, la stessa omissione del nome di chi ha posto ques te dediche, concorrono dunque a collocare le stesse, dal punto di vista cronolog ico, in un momento di aperto scontro ideologico, che pu ben essere il IV secolo, senza escludere, forse, anche la prima met del seguente. Pi difficile mi sembra, invece, poter restringere, all'interno di questo periodo, la loro datazione. Certo, proprio l'omissione del dedicante fa pensare che siamo ormai dopo l'edit to di Milano del 313 e la presa di posizione ufficiale, da parte dell'imperatore, in favore del cristianesimo. Ma, detto questo, difficile stabilire se siamo, con ques tedediche dal cos dirompente contenuto pagano, in uno di quei momenti in cui si prospettavano, per il paganesimo, le speranze di un recupero del terreno, come per es. al tempo di Giuliano nella prima parte del regno di Graziano, sotto lo stesso Costantino, quando la partita appariva tutt'altro che chiusa, se invece - come il loro anonimato potrebbe suggerire non siamo ormai, piut tosto, sotto uno degli imperatori cristiani. Certo, nella incertezza, pare prudente non escludere neppure - anche se la cosa pu sembrare pi difficile un momento posteriore all'editto di Teodosio. Le due dediche al dio Romolo presuppongono un contesto di provenienza caratterizzato da un persistente e tenace paganesimo. La cosa, gi di per se comp rensibile in queste zone interne dell'Italia centrale e specialmente in ambiente appenninico, pi isolato e conservatore, trova di fatto conferma nella document azione in nostro possesso. Essa mostra per l'appunto, ancora in pieno IV secolo, la presenza e l'operare di personaggi apertamente appartenenti alla cultura paga na in varie localit poste al di qua e al di l dell'Appennino centrale, nelle quali di norma mancano, coerentemente, attestazioni epigrafiche cristiane22. 21 II testo originale riportato pi sopra, alla nota 8. 22 Per il versante adriatico mi permetto di rinviare ad una mia ricerca, Aspetti della trasformazio ne tardo-antica nell'Italia centrale adriatica, in stampa negli Atti del III Congreso Andaluz de Estudios clsicos (siglos III-VII d.C), Sevilla 12-15 Abril 1994. Per l'altro versante sufficiente pensare ai governatori della provincia di questo periodo, un cui elenco si trova in PLRE, I, p. 1094.

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Gianfranco Paci

Ci non significa, evidentemente, che il cristianesimo non sia ancora giunto in queste localit : a Fulginiae per esempio, che per beneficia di una ottima posizione viaria, esso sembra presente dalla met circa del III secolo, anche se l'unica iscrizio ne pervenuta viene datata tra la fine del IV e l'inizio delV secolo23. Proprio le dediche a Romolo, del resto, dimostrano che la nuova religione ormai, in qualche modo, arrivata ed attiva ; ma essa non si ancora imposta definitivamente. Testimonianze eplicite di paganesimo attivo non si hanno da Fulginiae, per questo periodo ; ma dai confinanti municipi di Plestia e di Hispellum vengono, rispettivamente, una dedica al divo Costantino e le note attestazioni epigrafiche del culto della gens del medesimo imperatore24. Sestinum invece, proprio la citt che ci ha restituito una delle due dediche al dio Romolo, offre una testimo nianzadel pi vivo interesse, a questo riguardo : la dedicatio che il curator civitatis Vesenus Frontinianus fa, nel 374 375 d. C, della statua del Genius curiae, con una fede espressa attraverso un formulario antico, ma profondamente tra sformato, quasi per adattarlo alla mutata temperie spirituale che nulla ha da invidiare a quella dei cristiani25. L'iniziativa di Frontinianus si colloca, a un di presso, nel momento in cui, dopo la decimazione dell'aristocrazia pagana sotto Valentiniano I, talune decisioni di Graziano, salutato come nuovo Romolo dalla cultura pagana, alimentano per un momento le speranze nell'inizio di un novum saeculum26 Certo, pu trattarsi di semplici coincidenze ; ma non si pu fare a meno di chiedersi se anche l'iniziativa di innalzare sul foro della citt la statua del dio Romolo non debba collocarsi in questo medesimo momento. Se cos fosse, per, difficile pensare che essa sia dovuta allo stesso personaggio. L'ambiente di perdurante paganesimo, in un momento in cui il confronto tra credenze vecchie e nuove si fa serrato, giustifica bene, dunque, il comparire di documenti come le dediche al dio Romolo. Nel contempo, per, di questo for midabile dibattito, che attraversa la societ tardo-antica trasformandola, alla fine, da pagana in cristiana, l'innalzamento delle basi sul foro delle due citt umbre, oltre a restituircene una testimonianza fresca, palpitante e concreta, rivela - di contro a quelli pi velati e quasi camuffati, affidati alle opere letterarie i toni non meno duri e perentori che i pagani sapevano opporre a quelli degli awersari. Se cos, se l'inquadramento che s' cercato di dare delle dediche fulginiate e sestinate esatto, queste due iscrizioni27, passate fin qui pressoch inosservate, vengono ad assumere un valore documentario straordinario, gettando luce su una vicenda cruciale della storia antica. 23 Cfr. G. Binazzi, Inscriptiones Christianae Italiae : Umbria, Bari 1989, p. 154 e n. 102. 24 Cfr. L. Gasperini, Dedica dei Plestini a Costantino, in Antiali Fac. Lett. Univ. Macerata, 9, 1976, pp. 391-401 e CIL, XI, 5265 = ILS, 705; CIL, XI, 5883 = ILS, 6623. 25 CIL XI, 5996 = ILS, 5519 ; cfr. Susini, Votivitate et tota mente devota, cit. 26 Cfr. Bruggisser, Gratien, nouveau Romulus, p. 200 ss. 27 Non so se possa rientrare in questo discorso una dedica al dio Romolo proveniente dalla Britannia (CIL, VII, 74 = RIB, 132), sia perch non viene data, nelle edizioni, alcuna indicazione cronologica, sia per il carattere in parte diverso, rispetto alle due qui esaminate, che la contraddis tingue, tra cui quello di trattarsi d'una dedica privata. Non escluderei neppure che il termine deus, presente in questa epigrafe, non sia piuttosto da collegare all'uso frequente del termine deus/dea nelle iscrizioni sacre delle province occidentali dell'impero, per il quale cfr. M.-T. RaepsaetCharlier, in ANRW, II, 3, Berlin -New York 1975, pp. 232-283 e in Z.P.E., 61, 1985, pp. 204-208.

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