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Picena regio, in qua est Asculum, dicta, quod Sabini cum Ausculum proficiscerentur, in vexillo eorum picus consederat

La regione picena, nella quale si trova Ascoli, detta cos perch, quando i Sabini si misero in viaggio verso Ascoli, un picchio si pos sul loro vessillo
(Sesto Pompeo Festo, De verborum significatu, 235 L.)

I Piceni

Secondo le antiche fonti letterarie i Piceni ebbero origine dal popolo Sabino. Il loro nome deriva dal Picchio (Picus Picenus), uccello sacro a Marte, che guid nel X secolo a.C. questa gente nella terra ascolana, in una primavera sacra (ver sacrum). Essi vissero pacificamente fino al IV secolo a.C. quando nel 390 a.C. l'invasione dei Galli Senoni tronc per sempre l'unit etnica della regione e il territorio marchigiano gi piceno fu occupato dai barbari fino al fiume Esino. La diffusione dei Piceni interess la fascia dell'Italia centrale gi Umbra, compresa tra l'Appennino e l'Adriatico, tra il fiume Foglia e il Salino (Teramo). Questo popolo prosperoso fond molte citt, sottoponendo pacificamente le popolazioni indigene come quella Umbra. Essi si organizzarono in citt autonome,

ma federate tra loro; si dedicarono all'agricoltura, alla pesca, alla caccia, amavano le lettere e l'arte, nella loro cultura imitarono i vicini Etruschi. Il rito funerario dei Piceni era principalmente dal VII secolo a.C. ad inumazione, diffuso in tutta la regione fino a Novilara (necropoli picena del VIII secolo a.C.) dove fu il punto di confine con la facies Villanoviana. I loro insediamenti erano formati, fino al VII-VI secolo a.C., di villaggi con rudimentali capanne, poi dal V secolo, usarono delle coperture e fondamenta in pietre e tegoloni. Furono quasi sempre alleati dei Romani e parteciparono con loro alle molteplici guerre.Roma durante la sua espansione cap che questo era l'unico che poteva interferire sul dominio dell'Italia Centrale. Gi nel 137 a.C. quando nel territorio compreso tra Pesaro e Ancona avvenne una nuova distribuzione di terre con la legge dei Gracchi relativa alla prima centuriazione, comport uno scompenso economico dovuto allo scorporamento di vasti latifondi a favore di liberti e contadini con un movimento economico agricolo che raggiunse le colline e montagne. Queste riforme furono la causa dell'avvio alla Guerra Sociale. Nel 268 a.C. l'esercito romano guidato da Appio Claudio Crasso e Publio Sempronio Sofro attaccarono la citt di Ascoli roccaforte dei Piceni uccidendo circa 5000 abitanti. Di conseguenza i Piceni furono privati per sempre dell'indipendenza, la confederazione delle citt fu sciolta e nella regione furono fondate diverse colonie romane come Auximum, Cingolum, Trea, Septempeda,, Urbs Salvia, Tolentinum ecc. Nel 90 a.C. i Piceni tentarono con l'aiuto degli Umbri, Etruschi Galli, Sabini, Sanniti di fondare una repubblica di Italici. Roma per impedire questa mossa divise la coalizione offrendo la cittadinanza, prima agli Umbri poi agli Etruschi e Galli che si ritirarono dalla lega. Nel frattempo ad Ascoli insorsero e trucidarono un gran numero di cittadini romani. Nel 89 a.C. i confederati furono sconfitti, lasciando sul campo 15 mila morti.

Entit mitica

Poco dopo Ascoli fu assediata da Gneo Pompeo Stabone gli abitanti furono completamente trucidati. Quest'ultimo scontro persuase i Romani a adeguarsi ai tempi e nel 87 a.C. concessero ai Piceni la cittadinanza romana e i privilegi annessi. La guerra sociale fu un fatto molto importante per la storia d'Italia, avendo dato inizio alla concessione della cittadinanza romana a gran parte degli abitanti viventi in uno stesso paese e contribu al progresso, alla civilt e al movimento di unione che si estese in tutta la penisola italiana. Durante il I secolo a.C. gli Umbri e i Piceni divennero nelle nostre valli un popolo unico, unificando leggi, linguaggi e costumi. Le testimonianze archeologiche della civilt Picena insediata nel territorio fabrianese sono molteplici. Ricordiamo i rinvenimenti nella Piana di S.Maria in Campo nel 1917 e 1995, nelle

vicinanze dell'omonima chiesa, nel casello stradale dell'Anas, nei territori adiacenti all'ex tiro a volo, nella zona del cimitero nuovo, fonte Rita, Poio di Fabriano, Acquatina e S.Giovanni di Attiggio. Dai corredi delle tombe ritrovate a S.Maria in Campo, nel 1917, sono venuti alla luce un carro arcaico, armi scudi e degli oggetti ceramici di provenienza etrusca (VI-VII sec. a.C.) che danno un'indicazione dell'influenza esercitata da quest'ultimi sulle popolazioni Italiche. Le stesse necropoli avevano a corredo anche dei vasi dauni provenienti dalla Puglia (simili sono stati recuperati anche a Chiusi). Questa orientalizzazione documentata anche in altre zone archeologiche come Matelica, Numana, Tolentino, Belmonte Piceno ecc. sono a riprova dell'importanza dei collegamenti tra le valli marchigiane. Negli anni 50' sono stati recuperati i corredi di alcune tombe a inumazione formate da tumuli di pietre a forma circolare situate in queste aree e i rispettivi corredi sono esposti al museo archeologico di Ancona. Le sepolture appartenevano a principi arricchiti con gli scambi commerciali e il controllo dei traffici provenienti dalle coste tirreniche e adriatiche. Le vie preferenziali per i commerci tra i popoli Umbro-Piceni e poi i Celti furono quattro: Il passo di Colfiorito che collegava l'Etruria via Todi-Spoleto-Foligno, le valli marchigiane del Tenna, Chienti e Potenza. Il Valico di Fossato e la gola del Corno e Valdorbia che collegava l'Etruria via Chiusi-Perugia Gubbio, le valli del Giano, Esino, Potenza, Misa e Cesano. I passi di Bocca Seriola e Trabaria che collegavano Siena, Arezzo con le valli del Metauro e il Foglia. Il passo di Viamaggio che da Firenze, Siena e Arezzo collegavano la valle del Marecchia fino a Rimini. Altre importanti testimonianze della presenza della civilt Picena nell'area fabrianese sono state individuate nella Piana del Maragone nel 1991 databili del IX-VII secolo a.C. Nell'area esisteva una vasta necropoli ad incinerazione confermata dal rinvenimento di frammenti di urne cinerarie oltre a parti di fondi di capanne e vasellami che attestano la presenza di nuclei di abitazioni picene che si estendevano oltre la linea

ferroviaria, lungo il rio Bono, contrada Sacramento,Vetretta , fornaci Pecorelli.Durante i lavori per la costruzione della nuova stazione ferroviaria stato rinvenuto un carro da guerra datato VII secolo a.C. ,esportato in America.

Le vie commerciali dei Piceni Il Piceno rappresent poi uno snodo cruciale della celebre "via dellambra" (che veicolava sulle rotte adriatiche questa preziosa resina fossile proveniente dalle regioni baltiche) e di tutti gli altri traffici marittimi che si svilupparono in Adriatico. Ci dimostrato dal rinvenimento nella necropoli di Novilara (Pesaro) sia di materiali che attestano una direttrice di traffico in senso Nord-Sud (ceramica daunia e ambra) sia di prodotti in bronzo (e particolarmente fibule) che documentano invece una relazione tra larea picena e le coste dalmate.

Particolare del pettorale piceno detto degli amuleti

Statua in calcare di guerriero piceno

ORIGINI E TERRITORIO

In riferimento ai Piceni, l'etnogenesi tradizionale riferisce di una civilt preromana stanziata nel medio Adriatico, ma allogena perch originaria dell'alta Sabina; da questa zona, in seguito ad una primavera sacra, un gruppo di giovani si diresse dapprima verso la zona dell'odierna citt di Ascoli Piceno e si diffuse poi in tutte le Marche:

(LA) Picena regio, in qua est Asculum, dicta, quod Sabini cum Ausculum proficiscerentur, in vexillo eorum picus consederat

(IT) La regione picena, nella quale si trova Ascoli, detta cos perch, quando i Sabini si misero in viaggio verso Ascoli, un picchio si pos sul loro vessillo

Questa tradizione, rivista ed integrata dalle notizie tratte dalle scoperte archeologiche, ancor oggi alla base delle ipotesi moderne sulle origini del popolo piceno. La tradizione di antica matrice romana, che pone dunque alle origini della civilt picena un ver sacrum (o "primavera sacra") compiuto dalle popolazioni sabine, ritenendo quindi la nascita dei Piceni frutto di una migrazione rituale. Si suppone che il primo a raccontare esplicitamente del ver sacrum sabino, accompagnato dal totem del picchio verde, come punto d'inizio della storia picena, sia stato Verrio Flacco, il quale ha poi veduto filtrata la propria narrazione, che pur parlando del picchio era priva di riferimenti alla primavera sacra, da parte di Sesto Pompeo Festo nel suo De verborum significat. L'opera di quest'ultimo alla base dell'Excerpta ex libris Pompeii Festi de significatione verborum, il compendio di Festo redatto da Paolo Diacono nell'VIII secolo d.C. e che costituisce la trattazione pi compiuta in merito alle origini sabine dei Picenti. Un cenno a tale mito presente anche nell'opera principale dello stesso autore, l' Historia Langobardorum, senza riferimento al ver sacrum ma con una narrazione alternativa del legame con il picchio:

(LA) Huius habitatores cum a Sabinis illuc properarent, in eorum vexilio picus consedit, atque hac de causa Picenus nomen accepit

(IT) Quando gli abitanti di questa regione vennero qui dal territorio dei Sabini, un picchio si pos sulle loro insegne e da questo nacque il nome di Piceno

(Paolo Diacono, Historia Langobardorum, II, 19) Anche Plinio il Vecchio, che ebbe come fonti anche i testi di Verrio Flacco, riferisce sinteticamente di un ver sacrum in relazione alla storia dei Piceni

. La storia sull'origine dei Piceni narrata dal geografo greco Strabone pone maggiormente l'accento sulle origini sabine e il ruolo fondamentale avuto nella migrazione da parte del picchio. Secondo Strabone, l'uccello sarebbe stato sacro ad Ares, dunque alcuni studiosi ritengono che la migrazione sabina abbia avuto una caratterizzazione prettamente militar (GR) ' , , ' , . ' ... (Strabone, Geografia, 5. 4. 2.) La primavera sacra che, secondo la tradizione, diede origine al popolo piceno alla base dell'attuale stemma delle Marche. Quando infatti, tra gli anni settanta e gli anni (IT) I Piceni sono giunti qui dalla Sabina, sotto la guida di un picchio che indic il cammino ai capostipiti. Da ci deriva il loro nome: essi infatti chiamano picus quest'uccello, e lo ritengono sacro ad Ares. Sono stanziati a partire dalle montagne sino alle pianure e al mare...

novanta del Novecento, ogni regione italiana si trov a decidere un simbolo per il proprio stemma, la regione Marche scelse l'immagine del totem del picchio che guid la migrazione[26][27]. Con questa scelta la regione identific le proprie radici con la cultura picena, che in effetti fu la prima espressione a caratterizzare tutto il territorio regionale, da nord a sud; rispetto alle precedenti culture diffuse nelle Marche nell'Et del Bronzo, che interessarono ampi territori italiani, quella picena ebbe infatti come fulcro l'attuale territorio regionale.

Lo stemma della Regione Marche

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