You are on page 1of 19

Elizabeth L. EISENSTEIN, La rivoluzione inavvertita, Bologna: Il Mulino, 1986, pp. 18-63, trad. di Davide Panzieri. p.

18 Prima parte Introduzione a una trasformazione elusiva p. 19 I La rivoluzione inavvertita Alla fine del Quattrocento, la riproduzione di materiali scritti cominci a spostarsi dalla scrivania dellamanuense alla bottega dello stampatore. Questo passaggio, che rivoluzion tutte le forme di cultura, fu particolarmente importante per gli studi storici. Da allora, gli storici sono stati debitori allinvenzione di Gutenberg; la stampa entra nel loro lavoro dallinizio alla fine, dalla consultazione degli schedari alla lettura delle bozze impaginate. Giacch gli storici solitamente vogliono studiare i cambiamenti pi importanti e questo cambiamento trasform le condizioni del loro mestiere, ci si aspetterebbe che questa trasformazione riceva una certa attenzione dallintera professione. Invece una rassegna storiografica mostrer che vero il contrario. simbolico il fatto che Clio abbia conservato il suo rotolo scritto a mano. Tanto poco si studiato il passaggio nelle nuove botteghe che dopo cinquecento anni la musa della storia ne resta ancora fuori. La storia testimonia delleffetto sconvolgente che ebbero sulla societ le invenzioni di nuovi mezzi per la trasmissione delle informazioni tra le persone. Ne sono esempi lo sviluppo della scrittura e in seguito lo sviluppo della stampa [...] 1. Se gli storici in carne e ossa che producono articoli e libri attestano realmente ci che avvenne in passato, leffetto dello sviluppo della stampa sulla societ, lungi dallapparire sconvolgente, notevolmente insignificante. Molti studi sugli sviluppi degli ultimi cinque secoli non ne fanno parola. Coloro che affrontano largomento di solito sono daccordo sul fatto che luso dellinvenzione ebbe

effetti di vasta portata. Laforisma di Francesco Bacone, che suggerisce che essa cambi lassetto del mondo tutto, citato ripetutamente e con approvazione. Ma nonostante molti studiosi convengano con lopinione di Bacone, ben pochi hanno cercato di p. 20 seguirne il consiglio e considerare la forza, la virt e gli effetti dellinvenzione di Gutenberg. Si fa molta attenzione agli sviluppi che aprirono la strada a questinvenzione. Si sono fatti molti sforzi per definire esattamente cosa Gutenberg invent, per descrivere come furono utilizzati per la prima volta i caratteri mobili e come si diffuse luso delle nuove macchine. Ma quasi non esistono studi dedicati alle conseguenze che si verificarono dopo che gli stampatori ebbero cominciato a esercitare i loro nuovi mestieri in tuttEuropa. Non sono ancora state avanzate teorie esplicite riguardo a quali furono queste conseguenze, tanto meno sono state verificate o contestate. Esiste, certo, una lettura ampia e sempre crescente dedicata alla storia della stampa e temi affini 2. Sebbene buona parte di essa sembri scritta da e per specialisti conservatori di libri rari e altri bibliotecari; esperti di tipografia o bibliografia; studiosi di lettere che si occupano di varianti della stampa, e simili questa letteratura contiene materiale dinteresse pi ampio. Gli storici che operano in settori confinanti quali la storia economica, la letteratura comparata o gli studi rinascimentali hanno anchessi prodotto analisi utili di aspetti particolari. Il campo della storia sociale ha probabilmente dato il raccolto pi abbondante: vi infatti una ricchezza sbalorditiva di studi su temi come linvestimento nei primi torchi e il commercio di libri in diverse regioni; le condizioni di lavoro e le agitazioni sociali tra tipografi specializzati; le dinastie di studiosi-stampatori e le politiche editoriali; la censura, i privilegi e la regolamentazione del mestiere; aspetti particolari della produzione di pamphlet, propaganda e giornalismo; autori di professione,

patroni e pubblico; la sociologia della lettura e la sociologia della letteratura. Lelenco potrebbe continuare allinfinito 3. Inoltre, sono stati pubblicati recentemente diversi libri che sintetizzano e riassumono parti di questampia letteratura. Cos Rudolf Hirsch passa in rassegna i problemi collegati a stampa, vendita, lettura nel primo secolo dopo Gutenberg, a beneficio del lettore comune di storia sociale e delle idee, oltre che per lo specialista 4. Un volume pi ampio e bene organizzato di Febvre e Martin, che copre in modo esauriente i primi tre secoli di stampa, uscito nella collana Evolution de LHumanit. Ampiezza ancora maggiore, giacch abbraccia p. 21 cinquecento anni, ha lo studio inglese notevolmente conciso, semi-popolare di Steinberg 5. Tutti e tre questi libri riassumono dati tratti da molti studi, i pi svariati. Ma nonostante si faccia occasionalmente cenno alle pi profonde implicazioni storiche di questi dati, in realt essi non sono mai sviscerati. Come la sezione sulla stampa nella New Cambridge Modem History 6, il contenuto di questi studi raramente affronta altri aspetti dellevoluzione dellumanit. Secondo Steinberg la storia della stampa parte integrante della pi vasta storia della civilt 7. Sfortunatamente laffermazione non applicabile alla storia scritta cosi com, sebbene sia probabilmente abbastanza vera per il corso reale degli affari umani. Lungi dallessere integrati in altre opere, gli studi relativi alla storia della stampa sono isolati e separati artificiosamente dal resto della letteratura storica. In teoria questi studi si incentrano su un tema che sconfina in molti altri campi. In pratica, raramente vengono consultati da studiosi che lavorano in qualche altro campo, forse perch la loro attinenza con altri campi non ancora chiara. Lesatta natura dellimpatto che linvenzione e la diffusione della stampa ebbero sulla civilt occidentale oggetto di

interpretazione ancora oggi 8. Mi sembra che cos si minimizzi la situazione. Ci sono poche interpretazioni, anche inesatte o approssimative, cui gli studiosi possono attingere quando compiono altre ricerche 9. Gli effetti prodotti dalla stampa hanno suscitato poche controversie, non perch coincidano le posizioni in proposito, ma perch quasi nessuna stata enunciata in forma esplicita e sistematica. Anzi, coloro che sembrano convenire sul fatto che ebbero luogo cambiamenti cruciali, sembrano sempre arrestarsi prima di raccontarci quali furono per lesattezza. Le due citazioni che seguono possono bastare a illustrare la serie di tattiche evasive impiegate. La prima tratta da uno studio giustamente celebre di letteratura comparata, opera di un eminente storico della letteratura: il cambiamento immenso e rivoluzionario che essa [linvenzione della stampa] determin pu essere riassunto con una frase: fino ad allora ogni libro era un manoscritto 10. Lautore prosegue discutendo la produzione di libri degli amanuensi, con un tono un po fantasioso e romantico 11. Nullaltro si dice di ci che accadde dopo che i libri cessarono di essere manoscritti, e forse questo p. 22 spiega come Curtius possa affermare: abbiamo modernizzato le nostre ferrovie ma non il nostro sistema di trasmettere la tradizione 12. A mio giudizio, la trasmissione di tradizioni letterarie fu modernizzata diversi secoli prima della comparsa della macchina a vapore; ma non lo si pu cogliere se non si osserva pi a lungo di Curtius il cambiamento immenso e rivoluzionario. certamente sorprendente che uno studioso altrimenti attento coltivi lidea di riassumere un simile cambiamento in ununica frase. Un approccio meno eccezionale quello dellautore della seconda citazione, il quale ha dato molti contributi alla letteratura specialistica sulla stampa, e la cui competenza in questo campo d alle

sue opinioni un peso maggiore: Ci vorrebbe un ampio volume per esporre anche solo a grandi linee gli effetti di vasta portata di questinvenzione in ogni campo delliniziativa umana 13. E probabilmente vero. Tuttavia nessun volume, piccolo o grande, pu esporre o presentare in forma schematica effetti che non sono ancora stati descritti o chiaramente definiti. Il riferimento di Douglas McMurtrie a un immenso volume non scritto si rivela poco pi soddisfacente della lapidaria frase di Ernst Curtius. In entrambi i casi non apprendiamo nulla di pi su conseguenze a quanto sembra cruciali, salvo che ebbero luogo. N al lettore curioso offerta alcuna indicazione su dove rivolgersi per saperne di pi. Giacch ci occupiamo di effetti di vasta portata che, per unanime consenso, non lasciarono indenne nessun settore delliniziativa umana, ci si pu ben chiedere perch tali effetti restino ancora indeterminati. [N] avvenimenti politici, costituzionali, religiosi, economici, [n] movimenti sociologici, filosofici e letterari possono essere compresi appieno se non si tiene conto dellinfluenza che la macchina da stampa ha esercitato su essi 14. Tutti questi avvenimenti e movimenti sono stati sottoposti a attento esame da parte di generazioni di studiosi al fine di comprenderli pi a fondo. Se la macchina da stampa esercit su di loro una qualche influenza, perch questinfluenza passa tanto sovente inosservata, cos raramente vi si allude e ancor meno la si discute? Vale la pena di porre la domanda se non altro per suggerire che gli effetti prodotti dalla stampa non sono affatto lampanti. Nella misura in cui studiosi che analizzano campi diversi possono incontrarli, essi rimarranno tendenzialmente celati. Scoprirli e palesarli a p. 23 grandi linee o in qualche altra forma cosa molto pi facile da dire che da fare. Quando McMurtrie o Steinberg parlano dellimpatto della stampa in ogni campo dellattivit

umana politico, economico, filosofico e cos via non affatto chiaro ci che hanno in mente. Almeno in parte, sembrano indicare conseguenze indirette che devono essere dedotte e che sono associate al consumo di prodotti stampati o a mutate abitudini mentali. Tali conseguenze naturalmente hanno notevole importanza storica e influenzano quasi tutte le attivit umane. Tuttavia difficile descriverle con precisione o anche determinare con esattezza quali sono. Una cosa descrivere come i metodi di produzione del libro mutarono dopo la met del Quattrocento o calcolare i tassi di incremento produttivo, tuttaltra cosa stabilire in che modo laccesso a una maggiore quantit o variet di documenti scritti influenz i modi di apprendere, pensare e percepire delle lites alfabetizzate. Analogamente, una cosa mostrare che la standardizzazione fu una conseguenza della stampa, tuttaltra cosa stabilire come leggi, lingue o costrutti mentali furono influenzati da testi pi uniformi. Ancor oggi, nonostante tutti i dati che si ottengono da soggetti vivi, nonostante tutti gli sforzi che vengono fatti dagli analisti della pubblica opinione, esperti di sondaggi dopinione o scienziati del comportamento, sappiamo ben poco del modo in cui laccesso a materiali stampati influenza il comportamento umano 15 (uno sguardo alle recenti controversie sulla desiderabilit di censurare la pornografia mostra tutta la nostra ignoranza). Gli storici che devono spingersi al di l della morte per ricostruire forme passate di coscienza sono particolarmente svantaggiati nellanalisi di tali problemi. Le teorie su cambiamenti a fasi irregolari che influenzano i ritmi di alfabetizzazione, i processi di apprendimento, gli atteggiamenti e le aspettative, non si prestano in ogni caso a formulazioni semplici e precise, facilmente comprovabili o integrabili in narrazioni storiche convenzionali. I problemi posti da alcuni degli effetti pi importanti prodotti dal passaggio dalla scrittura a mano alla stampa, dalle conseguenze indirette che

devono essere dedotte e dagli imponderabili che sfuggono a una misurazione accurata, probabilmente non potranno mai essere risolti interamente. Ma li si potrebbe affrontare con maggiore chiarezza se non ci fossero p. 24 altri ostacoli sulla strada. Tra gli effetti di vasta portata che necessario rilevare, molti ancora influenzano le osservazioni attuali e esercitano una forza particolarmente intensa su ogni studioso di professione. Cos, laccesso costante a materiale stampato un prerequisito della pratica del mestiere di storico. E difficile osservare processi che penetrano tanto a fondo nelle nostre stesse osservazioni. Per poter valutare i cambiamenti provocati dalla stampa, ad esempio, dobbiamo analizzare le condizioni prevalenti prima del suo avvento; tuttavia le condizioni della cultura degli amanuensi possono essere osservate solo attraverso un velo di stampa. Anche una conoscenza superficiale delle scoperte degli antropologi o losservazione accidentale di bambini in et prescolare possono contribuire a ricordarci quale divario esiste tra cultura orale e scritta. E infatti diversi studi hanno chiarito la differenza tra mentalit formatesi sulla base del mondo parlato anzich scritto 16. Il divario che separa la nostra esperienza da quella delle lites colte che si affidavano esclusivamente a testi copiati a mano invece molto pi difficile da chiarire. Non esiste oggi nulla di analogo nella nostra esperienza o in quella di alcun essere vivente nel mondo occidentale. Quindi le condizioni della cultura degli amanuensi vanno ricostruite artificialmente ricorrendo ai libri di storia e ai libri di consultazione. Ma pi probabile che la maggior parte di questi libri nasconda anzich rivelare loggetto di tale ricerca. I temi degli amanuensi sono riportati e le tendenze dopo la stampa sono ricostruite in un modo che rende difficile immaginare lesistenza di una particolare cultura letteraria basata sulla trascrizione manuale 17. Non esiste neppure un

termine invalso nelluso comune per designare il sistema di comunicazioni scritte prevalente prima della stampa 18. Gli scolari cui si chiede di tracciare i primi viaggi oltremare su cartine schematiche tutte uguali probabilmente dimenticheranno il fatto che non esistevano cartine mondiali uniformi nellera in cui si svolsero i viaggi. Unanaloga dimenticanza a un livello pi sofisticato incoraggiata da tecniche sempre pi raffinate per collazionare manoscritti e farne edizioni autorevoli. Ogni edizione successiva ci dice di pi di quanto si sapeva prima sul modo in cui un dato manoscritto fu composto e trascritto. Analogamente, ciascuna rende pi difficile immaginare in che modo un dato manoscritto appariva p. 25 agli occhi di uno studioso amanuense che aveva da consultare una sola versione trascritta a mano e nessuna indicazione certa su luogo o data di composizione, titolo o autore. Si insegna agli storici a distinguere tra fonti manoscritte e testi stampati; ma non si insegna loro a riflettere con altrettanta cura su come apparivano i manoscritti quando questo genere di distinzione era inconcepibile 19, quando per cos dire tutto era ufficioso, salvo ci che veniva letto a chi era a portata dorecchio. Analogamente, quanto pi ci viene insegnato a conoscere gli avvenimenti e le date contenuti nei moderni libri di storia, tanto meno probabilmente capiremo le difficolt che si trovavano di fronte gli studiosi amanuensi che avevano accesso a documenti scritti di varia natura, ma mancavano di cronologie e mappe uniformi e di tutti gli altri manuali di consultazione che oggi sono di uso comune. In questo modo i tentativi di ricostruire le condizioni che precedettero la stampa determinano una difficolt negli studi. La ricostruzione esige il ricorso a materiali stampati e quindi oscura una percezione nitida delle condizioni presenti prima che quei materiali fossero disponibili. Anche quando la difficolt parzialmente risolta da studiosi sensibili

che riescono a sviluppare un senso genuino di quelle epoche dopo aver maneggiato innumerevoli documenti 20, i tentativi di ricostruzione sono comunque destinati a unincompletezza frustrante. Il tessuto stesso della cultura degli amanuensi era tanto fluttuante, irregolare e multiforme che possibile individuare ben poche tendenze a lungo termine. Le condizioni predominanti presso le librerie dellantica Roma, nella biblioteca alessandrina, o in alcuni monasteri e citt universitarie medievali, resero possibile alle lites colte sviluppare una cultura libresca relativamente sofisticata 21. Tuttavia tutte le collezioni di libri erano soggette a contrazione e tutti i testi manoscritti erano destinati, dopo essere stati copiati, a deteriorarsi, nel corso del tempo. Inoltre, al di fuori di alcuni particolari centri transitori, il tessuto della cultura degli amanuensi era tanto sottile che anche le lites colte facevano molto affidamento sulla trasmissione orale. Nella misura in cui era la dettatura a dirigere la copiatura negli scriptoria e le composizioni letterarie erano pubblicate leggendole a voce alta, anche la cultura dei libri era governata dalla parola parlata producendo unibrida cultura mezzo orale mezzo scritta che oggi non trova p. 26 un parallelo preciso. Cosa significasse esattamente la pubblicazione prima della stampa o quali messaggi venissero trasmessi nellet degli amanuensi sono domande cui non si pu dare una risposta sempre valida 22. Inevitabilmente, i risultati varieranno enormemente, a seconda della data e del luogo. particolarmente probabile una proliferazione di verdetti contraddittori nel caso dellultimo secolo prima della stampa periodo di tempo in cui si era resa disponibile la carta e maggiori erano le probabilit che chi sapeva leggere e scrivere diventasse lamanuense di se stesso. probabile che specialisti nel campo degli incunaboli, che hanno di fronte testimonianze non uniformi, sottolineino che unanaloga mancanza di

uniformit caratterizz le procedure usate dai primi stampatori. Le generalizzazioni sulla stampa delle origini sono indubbiamente rischiose e bisogna guardarsi dal proiettare troppo indietro nel passato la produzione delle moderne edizioni standard 23 Ma bisogna guardarsi anche dalloffuscare la differenza rilevante tra lultimo secolo di cultura degli amanuensi e il primo secolo dopo Gutenberg. La prima cultura stampata abbastanza uniforme da permetterci di misurarne la diversit. Possiamo calcolare la produzione, trovare delle medie, individuare delle tendenze. Per esempio, abbiamo stime approssimative della produzione totale di tutti i materiali stampati nel periodo degli incunaboli. Analogamente, possiamo dire che la prima edizione media variava tra duecento e mille copie. Non ci sono dati paragonabili per gli ultimi cinquantanni di cultura degli amanuensi, anzi, non ce ne sono affatto. Qual ledizione media prodotta tra il 1400 e il 1450? La domanda sfiora lassurdo. Il termine edizione rischia di essere un anacronismo quando applicato alle copie di un libro manoscritto 24. Alcune delle difficolt che si incontrano cercando di calcolare la produzione degli amanuensi sono chiarite nel capitolo seguente. Come riveleranno gli esempi che faremo, la quantificazione non si accorda alle condizioni della cultura degli amanuensi. I dati sulla produzione citati pi spesso, sulla base delle memorie di un commerciante fiorentino di manoscritti, si rivelano del tutto inattendibili 25. In ogni caso la Firenze del Quattrocento non certo rappresentativa di altri centri italiani (come Bologna), ancor meno di regioni al di l delle Alpi. Ma allora nessuna regione rappresentativa. Non esiste un lip. 27 braio, un amanuense e neppure un manoscritto tipo 26. Anche prescindendo dai problemi posti da produttori e mercati di libri laici perch disperatamente complessi, e considerando solo le necessit dei religiosi alla vigilia della stampa, abbiamo

comunque di fronte una notevole diversit di procedure: variavano i tipi di libri per i diversi ordini monastici; i frati mendicanti avevano regole diverse dai monaci; spesso papi e cardinali si rivolgevano alle attivit molteplici dei cartolai italiani; i predicatori preparavano proprie antologie di sermoni; gli ordini semi-laici cercavano di fornire a tutti libri di preghiere e catechismi. Lassenza di una produzione media o di una procedura tipo pone ostacoli al tentativo di preparare la scena per lavvento della stampa. Una versione precedente di questo capitolo, per esempio, asseriva che la produzione di libri si spost dagli scriptoria alle botteghe degli stampatori alla fine del Quattrocento. Lasserzione fu criticata da uno studioso del Medioevo per il fatto che la produzione di libri aveva gi lasciato i monasteri nel corso del dodicesimo secolo, quando i cartolai laici cominciarono a occuparsi di fornire i libri alle facolt universitarie e agli ordini mendicanti. Con la cosiddetta rivoluzione del libro del dodicesimo secolo e la supervisione universitaria della copiatura, si afferm un sistema di appalti. I copisti non furono pi riuniti in ununica sala, ma lavoravano su parti diverse di un dato testo, ricevendo il compenso dal cartolaio per ciascun pezzo (il cosiddetto sistema dei pecia). La produzione di libri, secondo il mio critico, si era quindi gi allontanata dagli scriptoria tre secoli prima dellavvento della stampa. Lobiezione sembra meritare unulteriore riflessione. Di certo bisogna prestare attenzione allaffermazione di cartolai laici in citt universitarie e in altri centri urbani durante il dodicesimo e tredicesimo secolo 27. Il contrasto tra il lavoro gratuito dei monaci che lavoravano per la remissione dei loro peccati e il lavoro salariato dei copisti laici importante. La ricerca recente ha rilevato luso di un sistema di appalti e ha anche messo in discussione convinzioni di lunga data sullesistenza di scriptoria laici annessi alle botteghe dei cartolai 28. Bisogna quindi essere particolarmente cauti nelluso del termine scriptorium in relazione alla situazione nel tardo Medioevo pi di quanto io non

sia stata nella mia versione preliminare. p. 28 Ma daltro canto bisogna stare attenti anche a non attribuire troppa importanza a tendenze varate nel dodicesimo secolo a Parigi, Oxford, Bologna e in altre citt universitarie, dove le copie erano rapidamente moltiplicate per soddisfare particolari necessit istituzionali. Bisogna essere cauti nellestendere le norme universitarie per il sistema dei pecia alle reali pratiche dei cartolai universitari per non parlare dei commercianti di libri che servivano una clientle non universitaria 29. Si deve anche tener presente che i modelli duecenteschi relativamente chiari sfumano alla fine del Trecento. un errore suggerire che i pecia, dopo essere stati introdotti, continuarono fino allavvento della stampa; al contrario, le prove esistenti suggeriscono che declinarono almeno un secolo prima della comparsa dei primi torchi 30. Nellintervallo tra il 1350 e il 1450 il secolo cruciale quando allestiamo la nostra scena la situazione era insolitamente anarchica e furono riprese alcune abitudini presumibilmente obsolete. Per esempio gli scriptoria monastici cominciavano a vivere la loro ultima et delloro 31. La cosiddetta rivoluzione del libro del dodicesimo secolo non aveva cancellato completamente la tradizione della copiatura come parte dellopus dei. Essa fu ripresa con forza nei Paesi Bassi dagli ordini fondati da Gerhard Groote. Nessuna comunit religiosa aveva mai concentrato le sue energie sulla produzione di libri come fecero i confratelli di Groote 32. Questa ripresa non si limit alle regioni in cui fioriva la devotio moderna. Anche altrove la tradizione di Cassiodoro ebbe nuove prospettive di vita. Il trattato del primo Quattrocento di Jean Gerson, In lode degli amanuensi, fu scritto per replicare alle questioni sollevate da Certosini e Celestini sulla liceit di copiare libri nei giorni consacrati alle festivit religiose 33.

Lesistenza di scriptoria monastici fino e anche oltre i giorni della prima stampa dimostrata in modo molto interessante da quel trattato anomalo che molto dovette a Gerson e che viene spesso citato come una curiosit tra i libri sulla stampa delle origini: il De Laude Scriptorum di Johannes Trithemius. il trattato in cui labate di Sponheim non solo esorta i suoi monaci a copiare libri, ma arricchisce anche un antico topos spiegando perch i monaci non debbano cessare di copiare a causa dellinvenzione della stampa 34. Tra gli altri argomenti (lutilit di tener occupate persone inoperose, incop. 29 raggiare la diligenza, la devozione, la conoscenza della Sacra Scrittura, ecc.) Trithemius paragonava in modo alquanto illogico la parola scritta su pergamena, che sarebbe durata mille anni, con la parola stampata su carta, che avrebbe avuto un ciclo vitale pi breve. Non si faceva menzione del possibile uso di carta (e di pergamena pulita) da parte dei copisti, n della pelle per una versione stampata particolare. In quanto ebraista, studioso del cristianesimo e lettore di Gerson, labate conosceva certamente il topos che per primo aveva contrapposto la pergamena, duratura, al papiro, deteriorabile 35. I suoi ragionamenti rivelano la preoccupazione di salvare una forma di lavoro manuale che sembrava particolarmente adatta ai monaci. Che si preoccupasse veramente di un maggiore uso della carta come ardente bibliofilo e alla luce degli antichi ammonimenti un problema aperto. Ma le sue attivit rivelano chiaramente che come autore non preferiva il lavoro fatto a mano a quello a macchina: fece sollecitamente stampare il suo De Laude Scriptorum, cos come le sue opere pi importanti 36. Inoltre utilizz una stamperia di Magonza con tanta frequenza che essa poteva quasi essere definita la stamperia dellabazia di Sponheim 37. Ancor prima che labate di Sponheim compisse il viaggio dallo scriptorium alla stamperia, i monaci

certosini della certosa di Santa Barbara a Colonia si rivolgevano a stampatori locali per ampliare i loro sforzi, in quanto ordine di clausura vincolato dal voto del silenzio, di predicare con le loro mani 38. Come rilevano molti resoconti, la stessa cosa avveniva fuori Colonia e non solo tra i Certosini 39. Anche diversi ordini benedettini riformati davano lavoro agli stampatori locali e in alcuni casi monaci e monache gestivano personalmente stamperie monastiche. Il possibile significato di questintrusione di uniniziativa capitalistica in uno spazio consacrato verr affrontato pi avanti 40. La copiatura e la stampatura monastiche sono state qui menzionate solo per suggerire cosa si rischia di trascurare sopravvalutando lascesa del cartolaio laico nel dodicesimo secolo. Scartare completamente la formula dallo scriptorium alla stamperia sembra quasi altrettanto incauto che cercare di applicarla a tappeto. Come possono suggerire queste osservazioni, pi facile fare generalizzazioni sul nuovo sistema di produzione del libro p. 30 che sul vecchio, soprattutto ove si consideri il periodo 1350-1450. Dopo lavvento della stampa, uniformit e sincronizzazione sono diventate cos comuni che dobbiamo ricordarci continuamente che di norma erano assenti nellet degli amanuensi. Quando si imparato a guardare i fenomeni da lontano, per, si rischia la presbiopia nei confronti di quelli che si verificano per cosi dire direttamente sotto i propri occhi. Levidente cecit di molti storici agli effetti prodotti dal mezzo che osservano ogni giorno stata sottolineata con grande enfasi e analizzata accuratamente da Marshall McLuhan 41. Secondo la sua tesi, effetti subliminali sono prodotti da linee ripetutamente scandite presentate in un formato standardizzato. I lettori abituali di libri sono tanto condizionati soggettivamente da tali effetti che sono incapaci di riconoscerli. Lo stravagante formato tipografico della Galassia Gutenberg ha presumibilmente

lo scopo di contrapporsi a tale condizionamento e scuotere il lettore da abitudini mentali radicate. McLuhan attribuisce la propria consapevolezza e capacit di opporsi al potere semi-ipnotico della stampa allavvento dei nuovi mezzi audio-visivi e elettronici. Agendo sui nostri sensi e condizionando la nostra percezione in modo diverso, sostiene egli, i nuovi mezzi hanno cominciato a infrangere lincantesimo libresco che ha tenuto in schiavit negli ultimi cinque secoli le persone colte della societ occidentale. da notare che lautore, pur presentando la sua tesi in un formato non convenzionale, finisce con lo screditarla nel momento in cui per convalidarla attinge a piene mani alla letteratura erudita tradizionale, riprendendo per giunta temi letterari ottocenteschi convenzionali. Il formato caotico della Galassia Gutenberg probabilmente debitore allimpatto dei nuovi mezzi meno che alla vecchia difficolt di organizzare il materiale raccolto attraverso letture di varia natura risolta in questo caso con unantica tattica, ricorrendo cio alle forbici e alla colla. Quando lautore sostiene che la tipografia diventata obsolescente e che una era elettrica ha reso superata la tecnologia del leggere e scrivere, neppure lui (almeno a mio giudizio) riesce a tenere pienamente conto di quanto sta proprio sotto i suoi occhi e sotto quelli del lettore cui si rivolge. Non sembra necessaria unaccurata analisi dei media per spiegare lattuale miopia sullimpatto della stampa. Dai giorni di Gutenberg i materiali stampati sono diventati estremap. 31 mente comuni. Cessarono di fare notizia pi di un secolo fa e hanno attirato sempre minore attenzione man mano che divenivano onnipresenti. Ma nonostante che calendari, cartine, orari, dizionari, cataloghi, manuali e giornali siano oggi unovviet (o addirittura vengano liquidati come obsoleti dai procacciatori di novit), continuano a esercitare sulla

vita di tutti i giorni altrettanta influenza che in passato 42. Anzi, quanto pi sono diventati numerosi, quanto pi frequentemente vengono usati, tanto pi profondo e diffuso il loro impatto. Dunque la tipografia ancora indispensabile per la trasmissione delle pi sofisticate conoscenze tecnologiche. Sta alla base dellattuale esplosione della conoscenza e di buona parte dellarte moderna. Almeno a mio parere, essa spiega gran parte di ci che viene definito una caratteristica peculiare della cultura della met del Novecento 43. Ma, ripeto, quanto pi si accumulano i materiali stampati, tanto pi tendiamo a trascurarli a favore di media pi recenti, meno familiari. Cos gli articoli che speculano sugli effetti della televisione troveranno un mercato pi vasto delle congetture sullimpatto della stampa. Poich questultimo diventato sempre meno visibile, le sue ripercussioni, che oggi sono in realt maggiori e amplificate, vengono invece paradossalmente considerate in diminuzione. Tuttavia la prolungata onnipresenza dei materiali stampati non spiega del tutto lattuale miopia. Il periodo degli incunaboli era terminato ben prima della nascita di Bacone, Campanella, Galileo o Keplero. Ma nessuno di loro tendeva a considerare ovvia la tipografia; al contrario, tutti parlarono della sua grande importanza. Indubbiamente, in base agli standard attuali, i materiali stampati erano relativamente scarsi allinizio del Seicento. Tuttavia, in base agli standard di allora erano notevolmente abbondanti e gi si parlava di una loro sovrabbondanza sul mercato; prodotti solo per distrarre e ingannare i pi deboli giudizi di studiosi e per mantenere larte e il segreto dei tipografi, secondo Sir Thomas Browne 44. Poich scorrere pagine stampate era diventata una routine quotidiana familiare nei circoli eruditi seicenteschi, e tuttavia la parola stampata era ancora discussa come uninnovazione importante, la nostra attuale tendenza a trascurarla esige unulteriore spiegazione. Vale la pena di considerare alcuni altri elementi. Nel diciassettesimo secolo molti studiosi e intellettuali

avevano una famip. 32 liarit con stamperie e tipografi molto maggiore di quanta non ne abbiano avuta in seguito, da quando lindustrializzazione della stampa produsse nuove divisioni del lavoro. Fino allet dellIlluminismo, gli editori aristocratici e gli stampatori meccanici non si erano ancora divisi. Un esperto del primo Seicento come Keplero, che passava personalmente ore in stamperia, sorvegliando da vicino la stampa scientifica, probabilmente era pi attento alla tecnologia della stampa degli astronomi di oggi, che inviano i risultati delle loro ricerche ai direttori delle riviste e, dopo aver avuto un verdetto favorevole, presumono che la pubblicazione sia imminente. Resta da valutare quanto questa distanza crescente dalle stamperie abbia influenzato gli atteggiamenti degli uomini di cultura 45. Ha forse contribuito a consolidare un disprezzo per la tecnologia e la scienza applicata da parte di coloro che sono impegnati nella ricerca pura? Oltre allindustrializzazione dei mestieri tipografici e alle nuove divisioni del lavoro intellettuale, necessario inserire nel quadro anche i problemi della censura e dellideologia. Allinizio dellera moderna, la possibilit di pubblicazione comportava sovente linganno dei censori e limpegno in attivit illecite. Un letterato che doveva far uscire di nascosto un manoscritto per farlo pubblicare da una stamperia estera o che doveva impiantare una stamperia clandestina nella sua terra natia, dava meno per scontati i servizi degli stampatori di quanto non faccia oggi la maggior parte dei letterati (almeno in Europa occidentale). Questo vale in particolare per Campanella, Galileo e Keplero, cos come peri philosophes successivi che vissero sotto il dominio cattolico. Nei regni protestanti i tributi al potere della stampa erano pi compatibili con temi patriottici; laccento sulle funzioni epocali svolte dalla stampa aveva ipertoni anti-papisti e anti-romani. Il tema fu cos sviluppato da umanisti tedeschi anti-italiani,

ampliato da luterani e altri protestanti, portato avanti da ugonotti, puritani, liberi pensatori e philosophes illuministi, raggiungendo lapice negli scritti di storici liberali, come Macaulay, e anticlericali, come Michelet 46. In seguito per gli apostoli del progresso furono distolti dalla polvere da sparo e dalla stampa, prima a favore della macchina a vapore e poi della dinamo. Al volgere dellOttocento lo stesso torchio a mano si accingeva a diventare una sorta di pezzo da museo un dato che contrip. 33 buisce a spiegare anche perch a noi sembri meno importante che a Bacone o a Condorcet. Limpatto cumulativo del recente progresso tecnologico dunque ha contribuito anche a relegare linvenzione quattrocentesca nella posizione di unantichit; pi interessante per i commercianti di libri rari che per gli osservatori della scena moderna. sintomatico il fatto che gli incunaboli siano stati accomunati ai libri prodotti a mano in quanto oggetti rari, assai preziosi da mettere in teche di vetro e amati come vestigia di un passato remoto, perduto 47. Inoltre, dato il recente rapido cammino dellinnovazione, la convenzione rinascimentale di affiancare la stampa ad altre invenzioni post-classiche ha contribuito anche a ridurre lattenzione che ad essa si presta. Quanto pi rapidamente proliferano nuove invenzioni, tanto meno importanti tendono a diventare quelle precedenti. Lespansione della cosiddetta moderna industria della conoscenza ha prodotto risultati analoghi; gli studiosi moderni scoprono vecchie invenzioni quasi con la stessa rapidit con cui la tecnologia moderna ne produce di nuove 48. Non essendo altro che una voce in pi di un inventario sempre pi ricco, la macchina da stampa anche divenuta meno caratteristica. Sotto questo aspetto abbiamo percorso quasi un circolo completo da quando la stampa venne inserita in un lungo elenco di novit post-classiche. Questo elenco era stato stilato prima di Gutenberg da un

bibliotecario papale che citava ventidue voci (tra cui la staffa, lorologio meccanico, la bussola e la polvere da sparo) per fornire una valida ragione alluso di parole non latine 49. Nel corso del Cinquecento questa preoccupazione per un allontanamento filologico dalla latinit pura si trasform in una celebrazione del progresso tecnologico. La parola scritta fu enormemente rafforzata dalla presentazione grafica. Il Nova Reperta, una serie riprodotta pi volte di incisioni in rame che celebrava le invenzioni e scoperte moderne, disegnate dal discepolo di Vasari Stradanus (Jan van der Straet) nel decennio 1580 (inciso e pubblicato pi volte dalla casa Galleus di Anversa) probabilmente contribu non meno di tutti i trattati scritti a dare al tema quella forma familiare che ha oggi 50. Dopo che linteresse si fu spostato dallo studio delle parole allinvenzione di oggetti, le voci furono riordinate e classificate secondo diversi gradi di importanza 51. Stampa, polvere da sparo e bussola furono considerate particop. 34 larmente importanti in numerosi elenchi diversi 52. Quando Francesco Bacone scrisse della necessit di prendere nota della forza, della virt e degli effetti delle invenzioni o scoperte umane, poteva pensare che le pi notevoli erano solo tre 53. Oggi non possibile dire nulla del genere. Nonostante i titolisti cerchino di distinguere tra avvenimenti senza precedenti, variando le dimensioni delle loro intestazioni, gli storici del Novecento sembrano aver perso questa capacit 54. Di nuovo, i nostri elenchi di innovazioni sono diventati disordinati e confusi. Alla luce della strana compagnia cui oggi associata linvenzione di Gutenberg (in pi di un testo di storia lho trovata collocata tra il contratto dassicurazione e i progressi in metallurgia; in un altro tra lorologio meccanico e luniversit; in un terzo tra la contabilit a partita doppia e gli occhiali)55, ci si domanda in effetti dove cercarla. Sta nel luogo dove siamo pi abituati a trovarla, nel contesto della tecnologia del tardo Medioevo? Sotto

molti aspetti sembra giusto affiancare la parola stampata ad altri strumenti di potere e precisione, e collocarla in una serie che comprende gli sviluppi in metallurgia e nei prodotti tessili e gli esperimenti su colori e inchiostri a olio 56. Ma se ci si trova in compagnia di bibliotecari e bibliofili sembrer altrettanto giusto collocarla in una serie del tutto diversa, legata alla storia del libro, in cui verr considerata come unulteriore tappa di un lungo processo che risale almeno al lavoro schiavistico dellantichit e al passaggio dal rotolo al codice 57. Non la metallurgia del tardo Medioevo, ma la rivoluzione del libro nel dodicesimo secolo sar considerata il punto di partenza pi significativo. Come si visto, questo contesto privilegia una concezione graduale, evolutiva. Dopo che la pubblicazione di manoscritti stata organizzata su base nuova ed stata sviluppata la produzione di carta per far fronte a un commercio in espansione, rimane poco spazio per linnovazione dello stampatore e per le sue nuove macchine. Ma lo storico economico fornisce un contesto ancora diverso. Costui, molto pi probabilmente del bibliotecario, attribuir al successore del cartolaio un ruolo innovativo. Di conseguenza, il primo stampatore considerato un imprenditore urbano che a prodotti manuali sostitu prodotti fatti a macchina e che doveva restituire grossi prestiti e garantirsi aiuti finanziari; questuomo apr la strada alla prima produp. 35 zione di massa e estese le reti commerciali oltre i limiti delle corporazioni e delle citt del tardo Medioevo; speriment i problemi del lavoro, compresi i primi scioperi, e si trov ad affrontare la continua concorrenza di ditte rivali spinte dalla ricerca del profitto. Quindi, per lo storico economico i primi stampatori stanno in compagnia di altri primi capitalisti, anzich dei commercianti di manoscritti di unepoca precedente 58. Raffigurare i primi stampatori come primi

capitalisti permette di considerarli innovatori, ma li colloca anche sgradevolmente vicini alla compagnia dei filistei e induce a fare altre deduzioni fuorvianti sul comportamento delluomo economico. Significa perdere di vista molti altri ruoli, svolti in connessione con le arti e le scienze o con la cultura e le lettere del tempo. La stampa era unarte meccanica scrive Edgar Zilsel e gli editori, pur essendo essi stessi studiosi classici, non erano dispensatori di gloria letteraria ma uomini daffari 59. Sembra pi preciso definire molti editori sia uomini daffari sia dispensatori di gloria letteraria. Erano utili agli uomini di lettere non solo perch fornivano forme tradizionali di patronato, ma anche perch erano agenti pubblicitari e impresari culturali di tipo nuovo. Rendere illustre il nome di questo autore e giovare al mondo cos leditore veneziano di Tartaglia enunciava le ragioni per cui aveva stampato una traduzione postuma di Euclide ad opera dellartigianoingegnere fattosi da s. Indubbiamente, sperava di fare soldi, oltre che di dare a Tartaglia una certa fama. Il fatto che la ragione del profitto si combinava con altre ragioni personali e altruistiche, e talvolta anche evangelistiche. Lo stampatore poteva trarre soddisfazione servendo lumanit in generale mentre innalzava la fama degli autori e faceva denaro per s. Questa mescolanza caratteristica di ragioni contribu alla rapida espansione delle prime industrie della stampa. Una quantit di interessi venivano soddisfatti, non solo quelli rappresentati dalluomo economico. Come pionieri di nuove tecniche di fabbricazione e commercializzazione, i primi stampatori avevano qualcosa in comune con altri imprenditori urbani; ma in quanto pionieri della pubblicit, agitazione e propaganda, lessicografia e bibliografia, vanno collocati in una classe a se stante. Le loro botteghe erano diverse da quelle dei precedenti commercianti di manoscritti e cartolai laici, perch in esse cerano nuove p. 36 macchine e meccanici addestrati a farle funzionare. Al

contempo, le nuove officine erano diverse anche da quelle di altri fabbricanti contemporanei, perch servivano da luoghi di incontro per studiosi, artisti e letterati; da asilo per traduttori, emigrati e rifugiati stranieri; da istituzioni della cultura superiore e da punti focali di ogni sorta di scambio culturale e intellettuale. Come suggeriscono queste osservazioni, listituzione di stamperie nei centri urbani di tutta Europa somiglia piuttosto a unaltra attivit definita da Frances Yates laffare di tutti e quindi di nessuno 60. I diversi aspetti della multiforme attivit sono affrontati da specialisti diversi impegnati a individuare sequenze diverse e con pochi interessi in comune. Nonostante che i problemi relativi alla produzione e alla distribuzione del libro cadano sotto legida degli storici economici e sociali, quelli relativi al consumo sono affrontati pi probabilmente da studiosi delle lettere o da analisti dei media. Nonostante che la storia del libro sia di solito assegnata ai corsi di studi di biblioteconomia, largomento della stampa assegnato agli storici della tecnologia, mentre il disegno dei caratteri, limpaginazione e liscrizione sono studiati come parte di una sotto-specializzazione nelle scuole di disegno. Dato che si tratta di unattivit frammentata, suddivisa e spartita in questo modo, non deve meravigliare fatto che raramente si abbia unidea della sua importanza complessiva. Neppure gli studi di ampio respiro prodotti da storici sociali hanno saputo fornire un resoconto esauriente e completo della nuova cultura professionale rappresentata dal primo stampatore o una valutazione completa dei suoi numerosi ruoli 61. Cos una regolare divisione del lavoro intellettuale (forse uninevitabile conseguenza della crescente industria della conoscenza) ha ridotto anche il numero di coloro che potrebbero avere interesse a seguire il consiglio di Bacone. Se spesso la stampa viene trattata in modo un po superficiale nei grossi volumi dedicati alla storia del libro, della tecnologia occidentale o del primo capitalismo, altrove liquidata ancora pi in

fretta. Innumerevoli storie classiche della filosofia, della religione e della scienza occidentali, della teoria politica e economica, della storiografia, della letteratura o delle belle arti, sorvolano completamente sullargomento. Non solo la specializzazione moderna, ma anche la persistenza di una venerabile trap. 37 dizione filosofica di fiera ignoranza dei fenomeni materiali e meccanici pu contribuire a spiegare la negligenza degli storici delle idee e della cultura. A causa di tale negligenza la storia delle idee come disciplina pi debole. Quando le idee sono separate dai mezzi usati per trasmetterle, sono separate anche dalle circostanze storiche che danno loro forma, e diventa difficile cogliere il contesto mutevole al cui interno devono essere considerate. Questo punto non riguarda solo la maggior parte delle storie della filosofia o della letteratura occidentali; vale anche per la maggioranza degli studi di storia della scienza e della storiografia 62. Il passaggio dalla scrittura a mano alla stampa influenz i metodi di registrazione dei documenti e il flusso dellinformazione. Non possiamo, ciascuno di noi, studiare tutti gli aspetti del passato, e gli storici delle idee faranno forse cosa saggia a lasciare molte invenzioni, quali la staffa o il mulino, ad altri specialisti. Ma affrontare in questo modo linvenzione di Gutenberg significa perdere lopportunit di capire le forze principali che hanno plasmato la mente moderna. Il problema di mettere in relazione la storia delle idee con il resto della storia potrebbe inoltre essere risolto con maggior efficacia se si prestasse pi attenzione allimpatto della stampa. I tentativi di collegare le idee allazione sociale, di legare la sovrastruttura marxiana ai modi concreti di produzione, o di sviluppare una sociologia della conoscenza, produrranno probabilmente soluzioni forzate e malaccorte quando non si tenga conto della rivoluzione delle comunicazioni. Molte speculazioni su mente e societ o mentalit e condizioni materiali

sembrano premature e troppo astratte. Prima di teorizzare in generale su tali questioni, non dovremmo considerare in modo pi concreto come forme specifiche di cultura libraria possano essere collegate a tecniche specifiche per produrre e distribuire i libri? La macchina da stampa, naturalmente, non solo classificata come un tipo speciale dinnovazione e assegnata quindi a bibliografi, a storici della tecnologia e ad altri specialisti di settori affini. E classificata anche cronologicamente e dunque rientra nellarea generale coltivata da storici specializzati negli studi quattrocenteschi. Come parte del periodo, di norma compare nelle cronografie a fianco della caduta di Costantinopoli e negli studi e manuali generali viene menzionata sotto il relativo titolo di capitolo. Collocata in qualche punto tra la p. 38 Peste nera e la scoperta dellAmerica nella mente di studenti attenti, occupa una posizione relativamente insignificante tra tutti gli avvenimenti passati in rassegna quando si prendono in esame migliaia di anni. La maggioranza degli storici di professione, specializzati in periodi diversi, ancor meno propensa a soffermarsi sullavvento della stampa di coloro che leggono studi introduttivi. probabile che sfugga allattenzione della maggior parte degli storici dellantichit e di molti medievisti. N attira molto di pi lattenzione degli studiosi specializzati in periodi successivi al suo avvento. La discussione del significato storico e delle pi ampie conseguenze sociali del passaggio dalla scrittura a mano alla stampa lasciata generalmente a coloro che si specializzano nel periodo problematico (o un movimento culturale?) conosciuto come Rinascimento 63. Il campo degli studi rinascimentali non per adatto a ospitare le conseguenze della stampa. I suoi limiti cronologici sono troppo ristretti e lattenzione viene di solito troppo limitata allItalia per rendere giustizia al tema. Allinizio del Cinquecento, lelogio del genio inventivo di Gutenberg fu iniziativa dei

tedeschi, nel tentativo di contrastare antecedenti rivendicazioni di supremazia culturale fatte da letterati italiani. Nella misura in cui tali rivendicazioni sono state riaffermate da studiosi del Rinascimento, si sottolinea pi probabilmente lavvento del primo umanesimo anzich la successiva affermazione del nuovo torchio. Inoltre, la produzione dei primi torchi attinse a una gran quantit di lavoro degli amanuensi; il primo secolo di stampa produsse una cultura libresca che non era molto diversa da quella prodotta dagli amanuensi. Quanto pi da vicino si osserva il periodo degli incunaboli, tanto meno probabilmente si rimarr impressionati dai cambiamenti prodotti dalla stampa. Per osservare come il processo di trasmissione culturale fu trasformato da questo cambiamento, bisogna sostenere una concezione di pi ampio respiro e di maggior portata di quella invalsa tra gli specialisti del Rinascimento. Gli studiosi impegnati a individuare una sequenza che si manifesta in ununica regione dal Trecento al Cinquecento non hanno nessuna buona ragione per dare molto rilievo alla differenza tra stampatore e amanuense. Al contrario, saranno probabilmente colpiti dallunit e continuit del movimento culturale varato da Petrarca. Nel loro schema degli avvenimenti, linvenzione di Gutenberg pu aver contribuito a manp. 39 dare avanti tendenze esistenti (per esempio divulgando grafie umanistiche), ma il suo avvento non dovrebbe essere considerato un punto di demarcazione culturale. Apparve troppo tardi per esserlo ben dopo che i primogeniti dellEuropa moderna avevano gi cominciato a calare il sipario sulla scena medievale. A partire da Burckhardt, tale concezione divenuta a tal punto convenzionale che gli studiosi dissidenti sono stati impotenti a modificarla. Ogni anno i nuovi cataloghi dei corsi universitari e i capitoli dei manuali la rafforzano. Sebbene alcuni primi filosofi della storia, come Condorcet, considerassero la stampa un

avvenimento epocale e organizzassero di conseguenza le loro periodizzazioni, oggi la maggioranza degli schemi di periodizzazione colloca la stampa in una sorta di limbo cosicch sopraggiunge ad un certo punto nel mezzo di una mal definita et di transizione. Le sue conseguenze ricevono meno attenzione delle caratteristiche dellet ipotetica in cui collocata. Nelle opere pi generali, i capitoli precedenti di solito propongono la discussione dellinvenzione di Gutenberg al termine del Rinascimento. Il passaggio dalla scrittura a mano alla stampa non mai affrontato; al periodo degli incunaboli concesso di finire altrettanto sommessamente di come era cominciato e largomento relegato agli aspetti eterogenei della Riforma 64. Quando, con maggior accuratezza, si colloca linnovazione nel Quattrocento, il pi delle volte se ne parla incidentalmente e in modo sbrigativo e la si considera un esempio secondario di qualche altro sviluppo concomitante se non come esempio di prima iniziativa capitalistica, per illustrare lespansione di un gruppo laico istruito o dimostrare i progressi tecnologici del tardo Medioevo o discutere le teorie diffusioniste e limportazione occidentale di tecniche dallEstremo Oriente 65. E indicativo che Fernand Braudel, uno dei pi illustri storici viventi dellEuropa della prima et moderna, abbia relegato la stampa in una posizione subordinata tra lartiglieria e la navigazione oceanica. Essa non guida pi il terzetto individuato da Bacone come quello che cambio lo stato del mondo. Anzi, condivise parimenti il pensiero retrogrado e quello progressivo dEuropa, acceler correnti create dal libro scritto a mano e ebbe la responsabilit del lento sviluppo della matematica [...]. Secondo Braudel solo p. 40 la navigazione oceanica fin per creare qualche sconvolgimento o asimmetria nel mondo 66: un equivoco cruciale, come spero capiranno i lettori di questo libro.

Tuttavia, George Sarton ha definito i caratteri mobili la pi grande invenzione del Rinascimento e, in un simposio dedicato al periodo, ha cercato, per quanto brevemente, di chiarirne alcune delle conseguenze 67. Cos pure Myron Gilmore, che dedica allargomento diversi paragrafi del suo libro nella collana la nascita dellEuropa moderna. Quando prendiamo in esame gli studi degli specialisti nei periodi seguenti a quello degli incunaboli, uno studioso del Rinascimento come Gilmore sembrer davvero lungimirante.
Linvenzione e lo sviluppo della stampa a caratteri mobili determin la pi radicale trasformazione delle condizioni della vita intellettuale nella storia della civilt occidentale. Apr nuovi orizzonti nel campo dellistruzione e della comunicazione delle idee. I suoi effetti si fecero sentire prima o poi in ogni sfera dellattivit umana 68.

In questo modo Gilmore indica ripercussioni successive; purtroppo i limiti cronologici del suo libro non gli permettono di descriverle con una certa accuratezza. I volumi seguenti della collana, da cui ci si aspetterebbe una descrizione un po pi approfondita degli effetti che alla fine si fecero sentire in ogni sfera dellattivit umana, non contengono alcun riferimento esplicito a tali effetti. Questa tendenza a troncare la discussione di una trasformazione continua proprio nel momento in cui, allinizio del Cinquecento, stava appena cominciando ad acquistare velocit, purtroppo normale. Gli studi dedicati ai secoli che seguono il periodo degli incunaboli relegano lanalisi della stampa in una serie di zone periferiche e sotto-specialit minori. Singoli terreni marginali, facenti parte del vasto e un po informe campo della storia sociale, sono coltivati da autori di monografie dedicate al commercio del libro, al mecenatismo e alla censura, alle belle lettere, al giornalismo, allistruzione, allanalisi dellopinione pubblica e della propaganda o allorganizzazione interna delle industrie della stampa in diverse regioni. Eccetto riferimenti occasionali alla

nascita del pubblico dei lettori e allemergere di autori professionali nel Settecento, al ruolo della stampa e dellopinione pubblica p. 41 nellOttocento, potremmo concludere, in base alla stragrande maggioranza degli attuali libri di storia, che le trasformazioni sociali e intellettuali introdotte dalla stampa si erano esaurite con lultimo manifesto della Riforma. Il fatto che i nuovi torchi diffondessero le idee protestanti probabilmente lunico aspetto dellimpatto della stampa che sia familiare alla maggior parte degli storici dellEuropa moderna. Nelle storie della Riforma, come in quelle di altri movimenti, gli effetti provocati dalla stampa tendono a essere drasticamente limitati e ristretti alla sola funzione di diffusione delle idee. Che gli ecclesiastici si siano trovati di fronte a problemi nuovi quando la tradizione biblica and, alle stampe e che la stampa abbia contribuito a dividere la cristianit prima di diffondere il protestantesimo sono possibilit rimaste inesplorate 69. In ogni caso, una volta terminati i capitoli dedicati alla Riforma e acquisita la diffusione del protestantesimo, le attivit di stampatori e editori sembrano diventare meno interessanti. Il faro della storia viene puntato su sviluppi successivi, apparentemente pi importanti. Tra gli storici che studiano il periodo successivo alla Riforma, particolarmente marcata linvisibilit dellimpatto cumulativo esercitato dal nuovo sistema di comunicazioni. Le rivoluzioni intellettuali e politiche del Seicento e del Settecento sono collocate nel contesto non di una societ successiva alla stampa, ma di una societ pre-industrializzata. Per esempio, allestendo la scena della nascita della scienza moderna, si discute sovente lo stato delle comunicazioni nellEuropa del Seicento. Ci vengono narrate la nascita di sistemi postali, la costruzione di canali e altri miglioramenti del trasporto. Ma probabilmente rester fuori dalla narrazione la precedente sostituzione di tabelle, mappe e cartine copiate a mano con quelle

stampate. Si sottolinea spesso limportanza dellaumento della corrispondenza epistolare tra gli uomini di cultura; ma si tende a ignorare la ben pi insolita comparsa di lettere aperte indirizzate a osservatori sparsi qua e l. Si analizza sovente la distribuzione del talento scientifico; raramente si studia la distribuzione dei punti di vendita delle pubblicazioni scientifiche 70. Lo stesso si pu dire per i tentativi di ricostruire la scena del pensiero illuministico o le rivoluzioni politiche della prima et moderna 71. Nel tentativo di spiegare queste rivoluzioni, si p. 42 discutono a fondo i cambiamenti legati a rotte commerciali e prezzi, uso della terra e raccolti, gruppi sociali e classi. Raramente, nel migliore dei casi, si rilevano i cambiamenti che riguardarono la riproduzione di carte geografiche, mappe e tavole, libri di legge e libri di consultazione, calendari e trattati, disegni di legge e petizioni. La nascita della classe media e il ruolo della borghesia vengono sempre collegati alla crescita di uneconomia monetaria; ma raramente lascesa degli uomini di lettere e il ruolo dellintellighenzia sono legati al crescente potere della stampa. Sentiamo molte cose sugli effetti della rivoluzione commerciale ma nulla su quelli della rivoluzione delle comunicazioni 72. Al pari della bibliografia in rapido aumento sulla storia della tecnologia, anche una vecchia e sempre pi voluminosa letteratura sulla rivoluzione industriale ha contribuito a distogliere lattenzione dallinvenzione che un tempo Bacone considerava cosi notevole. Per esempio, nelle opere generali si dar pi risalto alle trasformazioni relative alla produzione tessile e al commercio di stoffe che a quelle relative alla produzione e al commercio dei libri. Senza dubbio i due settori sono collegati. Non solo i tessuti stampati precedettero i libri stampati, ma i prodotti tessili entrarono anche nella produzione di carta di stracci e cos contribuirono ad aprire la strada alluso del

torchio. Tuttavia, la stampa delle lettere ebbe sul flusso delle informazioni un effetto pi diretto sia degli opifici tessili sia delle cartiere. Il flusso delle informazioni, ci dice larticolo di una rivista, unarea importante e trascurata dinnovazione istituzionale che gli storici delleconomia ignorano a proprio rischio, soprattutto se si occupano dellespansione commerciale e delle teorie dello sviluppo economico 73. Larticolo si chiude prima di suggerire alcuni possibili effetti prodotti dalla stampa sullo scambio dellinformazione economica. Il rapporto, se esiste, tra industrie della stampa in espansione e sviluppo dellimpresa capitalistica allinizio dellet moderna, resta ancora da studiare. La maggior parte degli studi di storia economica dal tardo Medioevo alla prima et moderna non d alcuna indicazione di come lavvento della stampa possa aver influenzato commercio e industria in generale o, pi in particolare, i metodi di pubblicit, i progetti di assicurazione, le relazioni sul mercato finanziario e i sistemi valutari. In ogni tentativo di coprire gli p. 43 ultimi due secoli, troppi sono i cambiamenti da rilevare relativi ad agricoltura, industria e trasporto perch le successive fasi della rivoluzione continua lavvento di nuove cartiere e luso del ferro e del vapore per la stampa ricevano pi di unattenzione superficiale. Anche le primissime fasi sono oggi oscurate dallinsieme dei cambiamenti sopravvenuti tre secoli dopo; cosicch lavvento della stampa, anzich essere considerato un avvenimento sui generis e da esaminare in s e per s, finisce per servire solamente come un altro precursore delle successive tecniche di produzione di massa. Affiancato allindustria mineraria e alla cantieristica del Cinquecento, anzich alla bussola e alla polvere da sparo, relegato nella posizione di araldo che anticipa posteriori iniziative industriali su vasta scala. Essendo una tra le tante invenzioni, la divina arte diventata meno illustre. Come processo

rivoluzionario che contribu a inaugurare let moderna, il passaggio dalla scrittura a mano alla stampa oscurato da trasformazioni successive e collocato dagli schemi di periodizzazione in un capitolo chiuso. Tuttavia, gli storici dovrebbero essere ben attrezzati per aprire capitoli chiusi: si tratta in fondo del loro ferro del mestiere. Ma il contenuto di questo particolare capitolo singolarmente difficile da decifrare. Infatti, soffermandoci sul breve periodo concesso alla tipografia nella maggioranza dei testi e dei saggi, e cercando di indirizzare il riflettore con pi precisione sul suo avvento, scopriamo che quanto pi guardiamo da vicino, tanto meno certi diventiamo di ci che dobbiamo esaminare. La frase enigmatica caratteri metallici mobili sembra essere, come il ghigno dello scomparso gatto del Cheshire, tutto ci che rimane della prima delle pi notevole invenzioni di cui parlava Bacone. Non solo gli elenchi si sono allungati e le barriere tra specialisti sono diventate pi insormontabili, ma le nostre analisi delle invenzioni e scoperte sono anche divenute sempre pi sofisticate, in un modo che tende a attenuare la nostra sensazione della loro forza e efficacia. Siamo pi consapevoli di Bacone e dei suoi contemporanei del fatto che le pi importanti innovazioni non spuntano dimprovviso e gi adulte, come Minerva dalla fronte di Giove. Oggi esse vengono considerate non eventi unici ma complessi processi sociali, che rappresentano a loro voltai prodotti finali di altri pi vasti cambiamenti sociali 74. Per spiegare lutilizzazione dei caratteri mobili, non pi sufficiente entrare nella bottega di Gutenberg a Magonza e p. 44 neppure affermare che bisogna prima recarsi in quella di Coster a Haarlem, o forsanche studiare le attivit commerciali di Johannes Fust e Peter Schoeffer. Bisogna invece analizzare la precedente espansione di un gruppo laico istruito e di un commercio di manoscritti, spiegare laccumulazione di capitale

necessario per gli investimenti nei primi impianti o cercare di spiegare perch le industrie della stampa si siano diffuse con tanta rapidit in Europa occidentale al volgere del Quattrocento e perch linvenzione dei caratteri mobili non ebbe conseguenze analoghe in Estremo Oriente. Inoltre, i primi torchi appaiono oggi solo il prodotto finale di numerose altre innovazioni prese allinterno e allestero. Bisogna tener conto dei cambiamenti che coinvolsero ogni sorta di industria, arte e mestiere la produzione di vino e di formaggio, lincisione dei sigilli, la pittura a olio e il gioco delle carte, la metallurgia e la produzione tessile. Insieme con la fondazione precedente di cartiere e con la produzione di libri stampati da matrici incise, tali innovazioni sono state esaminate abbastanza dettagliatamente da frantumare il nostro concetto di stampa come invenzione. Occorre un lungo discorso per spiegare in che cosa consistesse linvenzione di Gutenberg 75. Anche se intendiamo collocare nelle nostre cronologie la macchina da stampa nel decennio 1450, si tratta comunque di unastrazione utile, di unenunciazione riassuntiva di particolari concreti che debbono per la maggior parte essere situati altrove. Descrivere la forza e leffetto di tale astrazione comporta delle difficolt. Da un lato, sembra non aver mutato nulla; dallaltro, sembra aver trasformato tutto. Quasi tutti gli storici concordano sul fatto che non si deve tracciare una linea netta per dividere la prima dalla seconda met del Quattrocento. Tutti concordano sul giudizio seguente: inoltre luso dei caratteri mobili e il loro impiego nelle edizioni a stampa non rivoluzion la produzione dei libri, dal momento che agli inizi i libri stampati si distinguevano appena dai manoscritti [...] 76. Tuttavia, probabilmente, osserveranno anche come Gutenberg introdusse in Europa, con pi di tre secoli danticipo sulla sua adozione nellindustria, la teoria dei pezzi intercambiabili, che rappresenta il fondamento tecnico della moderna produzione di serie 77. Forse si dovrebbe tracciare una linea netta per dividere la

seconda met del Quattrocento dai periodi precedenti. Nel 1480 la differenza fondamentale p. 45 tra gli effetti creati da colui che incide il metallo e quelli prodotti dalla penna doca port alla vittoria del punzonista sullamanuense, e conseguentemente il libro autentico soppiant quello che imitava il manoscritto 78. In sostanza, anche i moderni, con tutta la loro sofisticatezza, ricadono nella mitologia antica: lo storico a pi riprese colpito dal fatto che tutti questi sottoprodotti dellarte di Gutenberg nacquero gi adulti e armati di tutto punto, come Minerva dalla testa di Giove 79. Come suggeriscono questi brani, difficile affrontare lavvento della tipografia senza falsare la prospettiva ricorrendo contemporaneamente a due modelli incompatibili di cambiamento: uno graduale e evolutivo, laltro improvviso e rivoluzionario. Ci sono ragioni convincenti per considerare linvenzione di Gutenberg parte di un processo che si dispieg in modo continuo; per presentarla (come fanno Febvre e Martin) come un elemento di un insieme pi ampio di trasformazioni. Cosi linvenzione e lutilizzazione dei caratteri mobili pu essere considerata un sottoprodotto di sviluppi precedenti, quali la diffusione dellistruzione tra i laici, e come un fattore che a sua volta contribu a aprire la strada a sviluppi successivi, come la moderna istruzione di massa. Stampatori e amanuensi copiarono per diversi decenni i prodotti gli uni degli altri e riprodussero gli stessi testi per gli stessi mercati durante il periodo degli incunaboli. Nella mente degli umanisti italiani non cera una precisa linea di demarcazione tra il libro manoscritto e quello stampato con i caratteri mobili 80. Per almeno cinquantanni dopo il cambiamento, non esistono prove decisive di mutamento culturale; bisogna aspettare un intero secolo dopo Gutenberg perch comincino ad apparire i contorni di nuove concezioni del mondo. Sembra plausibile, alla luce di tali considerazioni,

preferire un approccio gradualista, evolutivo. Ma ci sono anche ragioni convincenti per considerare il passaggio dalla scrittura a mano alla stampa un grande insieme di cambiamenti in s e per contrapporre da un lato i talenti mobilitati e le funzioni svolte da amanuensi e cartolai, e dallaltro i primi stampatori. Come mostrano vari studi, necessaria immaginazione storica per colmare il divario tra let degli amanuensi e quella dello stampatore 81. Ma prima di poterlo colmare necessario riconoscerlo, e tale riconoscimento implica a sua volta che si accetti la discontinuit. Si pu allora anche sostenere in modo conp. 46 vincente lipotesi di un periodo degli incunaboli come grande spartiacque storico e lavvento della stampa come inaugurazione di una nuova era culturale nella storia delluomo occidentale. Nella letteratura contemporanea molto maggiore la riluttanza a adottare questo secondo approccio che non il primo 82. Appena possibile, le discontinuit sono ignorate, le distinzioni importanti tra i due modi di produzione non sono enunciate fino in fondo e le varie implicazioni del passaggio dalluno allaltro vengono trascurate. Ma al tempo stesso la tesi del gradualismo evolutivo utilizzata in modo intermittente e contraddittorio. Anzi, bisogna leggere tra le righe per capire quale modello, se esiste, viene impiegato. Le interpretazioni sono espresse in modo indiretto e obliquo. Nelle rare occasioni in cui viene posta una domanda pertinente, si ottiene una risposta incerta.
La strada dal manoscritto alla stampa fu continua e interrotta e mi permetto di affermare che tutte le grandi scoperte, tutti i cosiddetti nuovi movimenti, nascondono gli stessi elementi contrastanti, continuit e cambiamento radicale. Questa dicotomia accompagna Umanesimo, Rinascimento, nazionalismo, capitalismo, la Riforma e [...] la scissione dellatomo [...]. Jacob defin giustamente il quindicesimo secolo una notevole mescolanza di vecchio e nuovo.... La sua definizione si adatta anche al libro quattrocentesco.

Vecchi elementi rimasero immutati, altri si trasformarono, furono sviluppate tecniche nuove e cambiarono gli impieghi dei libri 83.

Per molti versi il modello paradossale di una linea sia continua sia interrotta sembra adattarsi alla natura singolare di effetti prodotti da un nuovo processo volto a riprodurre prodotti vecchi. La difficolt di affrontare i cambiamenti prodotti inizialmente dalla stampa senza infrangere i modelli di sequenze lineari convenzionali merita certamente qualche altra riflessione. Da un lato, probabile che i problemi particolari presentati dal cambiamento restino nascosti se si considerano altri sviluppi assortiti quali lumanesimo, il capitalismo o la scissione dellatomo. inoltre desolante sentirsi dire che tutti i movimenti contengono elementi di continuit e mutamento radicale e che un certo secolo una mescolanza di vecchio e nuovo. Sentirsi ricordare verit eterne raramente aiuta ad affrontare problemi storici specifici. In definitiva, il brano p. 47 non fa che distogliere lattenzione dalle pi ampie implicazioni del problema a favore di una gamma pi limitata di problemi. Il lettore comune si tira indietro e si fa avanti il bibliofilo; limpatto della stampa sul libro quattrocentesco anzich sulla societ europea discusso nei paragrafi che seguono la citazione. Anche quando affronta questo tema pi ristretto e mette in esso la sua eccezionale competenza, lautore adotta un approccio sufficientemente ambiguo da lasciare in sospeso la questione di quanto furono improvvisi o graduali, maggiori o minori i cambiamenti prodotti dalla tipografia. Ambiguit e incertezza analoghe caratterizzano la pi ambiziosa sintesi storica di ampio respiro di Febvre e Martin. Il titolo stesso del loro libro, LApparition du Livre, sottolinea lincapacit di venire alle prese con i problemi cruciali. Nonostante che il libro sia in realt dedicato alla apparition du livre imprim (come ci dice Marcel Thomas alla prima

pagina), il riferimento alla stampa omesso dal titolo. Il lettore ignaro lasciato nellignoranza per quanto riguarda il momento in cui ebbe realmente luogo lavvento del libro. Il pi informato studioso non pu non chiedersi perch non si sia chiaramente presentato come argomento in esame lavvento della stampa, anzich lavvento del libro. Per cosi dire, il tema di unimportante metamorfosi culturale soffocato dallapproccio indiretto degli autori. La prefazione di Lucien Febvre sottolinea il pi ampio insieme di trasformazioni al cui interno andrebbe considerata linvenzione di Gutenberg e presenta inoltre il passaggio alla stampa come un semplice prologo di successive e maggiori trasformazioni. Il primo capitolo dedicato al precedente avvento della carta e a individuare un modello evolutivo. Descrive lespansione graduale sia della produzione di manoscritti sia di un pubblico cosmopolita di lettori laici. Dopo di che si ritrova il medesimo modello, le divisioni tra manoscritti e incunaboli restano indistinte e si sottolinea la mancanza di cambiamenti importanti nelle tecniche di produzione del libro nei tre secoli seguenti 84. Ci viene detto anche che i nuovi torchi, riproducendo in modo pi efficiente antiquati libri scritti a mano, non fecero nulla per affrettare ladozione di nuove teorie o conoscenze ma, al contrario, contribuirono allinerzia culturale 85. Tuttavia, in alcuni passi, lindustria tipografica si modernizza molto rapidamente; botteghe medievali si trasformano in aziende moderne gi nel p. 48 decennio 1480; si produce un bouleversement dellEuropa istruita grazie alla produzione immensamente accresciuta di libri nel periodo degli incunaboli; linteresse degli stampatori cinquecenteschi ad attrarre il maggior numero di compratori dei loro prodotti definito un passo verso la cultura di massa; nelle regioni luterane a met del Cinquecento era gi stata creata una letteratura di massa [...] rivolta

a tutti e accessibile a tutti 86. degno di nota il fatto che i passi che accennano a una modernizzazione e a un bouleversement notevolmente rapidi sono in contrasto con il tenore generale del libro. Nella misura in cui tendono a minimizzare le implicazioni discontinue e rivoluzionarie e a sottolineare i temi del gradualismo e della continuit, Febvre e Martin sembrano conformarsi a convenzioni storiche profondamente radicate. Qui come sempre scrisse Carl Stephenson in un passo dedicato alla macchina da stampa lo storico scopre che il suo evento epocale non fu uninnovazione improvvisa, ma una transizione graduale 87. Denys Hay sembra parlare a nome di tutta la professione storica quando pur rilevando il carattere eccezionale dellavvenimento ammonisce contro uneccessiva drammatizzazione delle conseguenze:
Alcune invenzioni [...] hanno impiegato secoli per essere universalmente adottate e molte altre hanno impiegato generazioni. La stampa fu uneccezione. Si diffuse a velocit prodigiosa da Magonza e nel decennio 1490 ogni Stato importante aveva un importante centro di pubblicazione e alcuni ne avevano diversi [...]. impossibile esagerare la rapidit della trasformazione. fin troppo facile esagerarne le conseguenze [...] 88.

p. 49 teratura specializzata. il rischio opposto quello di imporre un modello evolutivo a una situazione rivoluzionaria che dovrebbe ora destare maggiori timori. Per spiegare specificamente questo punto, consentitemi di rifarmi a un articolo del 1975 apparso su una rivista di biblioteconomia . Lautore dichiara di riaffermare una tesi evolutiva e di rifiutare alcune delle posizioni da me presentate nelle bozze preliminari di questo libro. Comincia ammonendo contro la tentazione di proiettare sul Quattrocento e il Rinascimento linfluenza che la stampa ebbe chiaramente al tempo della Riforma. Prosegue discutendo le attivit di un amanuense di Bruges divenuto stampatore, che sembra aver usato il proprio torchio pi o meno come la penna al fine di produrre i libri desiderati dai suoi nobili patroni borgognoni.
In nessun caso le edizioni stampate da Mansion superarono numericamente le copie manoscritte del medesimo libro [...]. Cos comesisteva a Bruges, la stampa non dava garanzie di un pubblico pi vasto. Le edizioni pi numerose di Mansion e dei suoi successori erano appena uguali alla normale distribuzione di manoscritti contemporanei. Ledizione stampata abituale di Mansion era di quattro o cinque copie, un numero modesto a paragone con le edizioni manoscritte che ne contavano venti o pi 90.

effettivamente un numero modesto, non solo se paragonato con le copie multiple fatte dei manoscritti ma anche, e questo molto pi importante, se paragonate con i calcoli sul numero di copie prodotte dai torchi prima della Riforma 91. Cos comesisteva a Bruges la stampa pu non aver dato garanzie di un pubblico pi vasto, ma Bruges rispetto ad altre citt nello stesso periodo, p. 50 non era un centro di stampa altrettanto importante. Come lo stesso Colard Mansion, anzi, Bruges emerge nella storia della stampa principalmente grazie ai legami con William Caxton 92. Bruges era stata un centro di produzione di manoscritti di lusso. La sua relativa scarsa importanza come centro continentale di produzione del libro dopo lavvento della stampa degna di nota. Listallazione di torchi in diverse regioni non lasci inalterati i modelli di commercio del libro. Prima del 1500 erano apparsi nuovi centri di produzione e scambio. Alla luce di tali considerazioni, sembra azzardato concludere che la stampa precedente la riforma abbia lasciato virtualmente immutata la produzione europea di libri.
Nella prima parte del Cinquecento, il numero di grandi edizioni stampate riprodotte e distribuite dalla macchina da stampa super chiaramente le possibilit dello scriptorum. Accrescendo radicalmente il numero di libri e riducendone il costo, la stampa ebbe un grande impatto sociale, economico e intellettuale sulla civilt europea al tempo della Riforma. Tuttavia nessuno dei fattori che resero importante la stampa nel Cinquecento esisteva al tempo di Colard Mansion, quando la stampa era unaggiunta allo scriptorium e non una sua rivale [...] 93.

Data la tendenza dei profani a trascurare lo sviluppo della produzione di manoscritti, a sottovalutare lampiezza dellalfabetizzazione laica prima della stampa e a sopravvalutarne la rapidit di diffusione dopo, probabilmente necessario dare qualche avvertimento. Ma se forse necessario mettere in guardia in questo senso alcuni lettori di Hay, non necessario fare altrettanto per la maggior parte dei suoi colleghi studiosi. semmai probabile che sottostimino anzich sovrastimare i cambiamenti prodotti dalla stampa. In ogni caso il rischio di esagerare limportanza del passaggio iniziale gi stato ampiamente sottolineato nellattuale let-

Avendo dimostrato con propria soddisfazione che la produzione di Colard Mansion lo stampatore, non era significativamente diversa in termini di quantit o qualit da quella di Colard Mansion lamanuense, lautore sembra pensare di aver dimostrato una tesi evolutiva. Ma il solo fatto che un certo stampatore, al servizio di patroni nobili di Bruges, non sapesse sfruttare le capacit di riproduzione del nuovo torchio, non una ragione per presumere che tali capacit fossero inutilizzate altrove in Europa. Prescindiamo dai dubbi sulla validit di paragonare le edizioni manoscritte con quelle stampate o di definire unedizione abituale o una distribuzione normale, e prendiamo al valore nominale i calcoli che ci vengono presentati. Quattro o cinque copie sono

Secondo un autore recente, Mansion fu rovinato dalle spese necessarie per la sua edizione a stampa riccamente illustrata di Ovidio, tanto che dovette fuggire da Bruges e dai suoi creditori nel 1484 e non se ne senti pi parlare 94. Questo suggerisce che Mansion non seppe adattare il suo lavoro alle nuove esigenze poste dalla stampa e che la sua predilezione

per piccole edizioni di lusso non era facilmente conciliabile con una gestione di successo del primo torchio. Lidea che la stampa fosse unaggiunta e non una rivale della copiatura a mano dei libri, quindi, non suffragata neppure dallunico caso atipico offertoci. La carriera di Mansion, per quanto atipica, pu tuttavia servire a ricordare che linvenzione di Gutenberg in s insufficiente a spiegare la rivoluzione delle comunicazioni avvenuta nel Quattrocento. La sua produzione insolitamente ridotta indica la necessit di prendere in considerazione la miriade di fattori diversi che incoraggiarono o scoraggiarono la diffusione e il pieno utilizzo delle nuove macchine. Ma dire che nessuno dei fattori che resero importante la stampa esisteva al tempo di Colard Mansion significa emettere una sentenza finale che sembra svanire alla luce p. 51 delle prove disponibili. Inoltre, gonfiare il caso oscuro di Mansion, ignorando invece quello celebre del suo collega di un tempo, William Caxton, sembra un calcolo perverso per falsare la prospettiva storica. Come suggerisce questo esempio, non necessariamente prudente, ma anzi pu essere avventato, insistere sul cambiamento graduale e evolutivo quando si analizza il passaggio dalla scrittura a mano alla stampa. Pochi studi sono cos espliciti nel rifiuto del modello rivoluzionario come larticolo test discusso, ma tutti paiono riluttanti a impiegarlo. Affrontando il nostro tema, lerrore degli studiosi sar pi probabilmente quello di sottovalutare il cambiamento anzich di sopravvalutarlo. Nella maggior parte dei casi, come suggeriscono le osservazioni precedenti, ricadono in una tattica evasiva e giocano sul sicuro non affrontando affatto largomento. Ma anche in questo caso giocare sul sicuro non in realt una soluzione sicura, giacch cos occupano il campo i giudizi non competenti. Dove gli storici sono propensi a essere troppo prudenti, altri sono

incoraggiati a farsi troppo audaci. Lelusivit degli studiosi migliori fa cadere il tema in mani pi incaute. La rivoluzione dei media del Quattrocento interessa anche coloro che coltivano vari campi davanguardia (teoria delle comunicazioni, analisi dei media e simili) e che analizzano la scena odierna senza prestare molta attenzione al passato 95. Ma quasi certamente studiosi non storici di questo genere andranno fuori strada se cercheranno di procedere da soli attraverso cinque secoli di cambiamenti a fasi irregolari. Non sorprendente che possano diventare impazienti per lassenza di direttrici chiare e decidano di cercare delle scorciatoie per proprio conto. Nella Galassia Gutenberg, Marshall McLuhan fornisce un buon esempio di questo tipo. Lautore ha risolto le sue difficolt con il semplice (sia pure inelegante) stratagemma di fare completamente a meno di una sequenza cronologica e del contesto storico. Lungi dal sembrare preoccupato di mantenere proporzione e prospettiva, mette bruscamente da parte tutte queste preoccupazioni perch obsolete. Sviluppi manifestatisi nel corso di cinquecento anni, che interessarono regioni diverse e penetrarono a pi riprese in diversi strati sociali, sono mescolati a caso e trattati come un unico avvenimento definito, forse in modo appropriato, come un happening. p. 51 Secondo alcuni critici e secondo lo stesso autore, la mescolanza di dati e la mancanza di una successione ordinata sono volute. La Galassia Gutenberg, ci viene detto nel Times Literary Supplement, un antilibro. Lautore ha inteso sovvertire modi tradizionali di ragionamento filosofico-storico e convincere i lettori che ai libri una progressione lineare di unit fonetiche riprodotte con caratteri mobili non si deve pi credere 96. Sembra improbabile che i lettori del Times Literary Supplement (o della Galassia Gutenberg, se per questo) abbiano un grande bisogno di essere convinti di questo. Pochi tra loro hanno mai riposto molta fiducia nei libri in s; la maggioranza ha

imparato ad accostarsi a tutte le pubblicazioni con cautela e tende a essere incredula quando si trova di fronte ragionamenti (in qualunque formato) che non siano solidamente suffragati. La presentazione non-lineare di McLuhan in ogni caso non ha ispirato fiducia nei suoi ragionamenti. Il modo in cui giustifica il suo modo di trattare largomento non fa che accrescere il senso di diffidenza del lettore. Oltre a vecchi mosaici e nuovi mezzi, invoca le teorie dei campi della fisica moderna. La sua preparazione specialistica, non nella teoria elettromagnetica ma in letteratura e filosofia, il suo attento studio non di Einstein ma di James Joyce, mi sembrano pi pertinenti. Conoscere bene la moderna critica letteraria significa essere prevenuti contro la narrazione cronologica, a prescindere da altre tendenze davanguardia. Lindifferenza alla sequenza temporale mondana inoltre ha illustri precedenti religiosi. Pu accadere che la teologia cattolica abbia maggiore influenza della fisica del Novecento sui recenti tentativi di comprendere i mass media 97. Fatto piuttosto paradossale, la Galassia Gutenberg deve qualcosa anche al lavoro della pi influente scuola storica dei nostri tempi. Non solo la critica generale della storia narrativa tradizionale operata dalla scuola delle Annales, ma anche la tesi particolare di Lucien Febvre sul passaggio dallet dellorecchio allet dellocchio entra 98 nellinterpretazione di McLuhan . Quando gli Annalistes rifiutano una forma narrativa convenzionale o Febvre cerca di ricostruire lesperienza psicologica di generazioni precedenti, per, ci avviene per arricchire e approfondire la comprensione della storia. Quale che possa essere il suo proposito, questo non di certo lo scopo di McLuhan. p. 52 Se effettivamente si proposto di sovvertire modi tradizionali di ragionamento storico, ha scelto un argomento inadatto. Quasi qualunque altro tema fornirebbe un bersaglio migliore del passaggio dalla

scrittura a mano alla stampa. Le indagini storiche dimenticano tuttora di includere questo passaggio. Devono essere ampliate anzich screditate. In realt non esatto dire che McLuhan ha tolto i dati dal contesto, giacch un contesto adeguato non ancora stato offerto. Come ho gi osservato, penso che lautore abbia eluso il difficile compito di organizzare in modo coerente il suo materiale. La sua insistenza sul fatto che la coerenza anchessa fuori moda mi sembra non convincente. La Galassia Gutenberg svolge tuttavia unutile funzione, indicando un gran numero di importanti problemi che chiedono unanalisi storica e finora non ne hanno ricevuta quasi nessuna. Forse gli storici sono troppo spesso preventivamente scoraggiati dai ripetuti richiami alla grandiosit del compito:
Leffetto cumulativo della rivoluzione continua prodotto in ogni aspetto del pensiero e dellattivit umani dallinvenzione associata alla citt di Magonza troppo enorme per essere mai descrivibile a fondo. Le sue conseguenze per la religione, la politica e lindustria sono assolutamente troppo vaste per essere valutate dagli storici e bibliografi esistenti o da qualunque gruppo di studiosi prevedibile attualmente 99.

Sono gi stati espressi sufficienti ammonimenti. Gli storici non hanno grande necessit di essere messi ancora in guardia sulle difficolt di seguire il consiglio di p. 54 Bacone. Ma necessario sottolineare limportanza di cercare di superare tali difficolt. Anche se possibile che non giunga mai a termine, questo compito dovrebbe almeno essere cominciato. Note al capitolo primo

La prospettiva di affrontare un tema assolutamente troppo vasto per essere valutato da qualunque gruppo presente o futuro finir per scoraggiare anche lindividuo pi audace. Se troppo vasto per essere affrontato da ogni singolo studioso, tuttavia, parimenti anche troppo vasto per essere eluso da ogni singolo studioso. Date le sue dimensioni quasi limitate, leffetto cumulativo della rivoluzione continua destinato a pesare in un modo o nellaltro su tutti i campi di indagine, anche su quelli estremamente specialistici. Dunque gli specialisti, accurati e prudenti nel loro lavoro, devono prima o poi affrontarlo. Bisogna farei conti con le conseguenze prodotte da una trasformazione cruciale, che le riconosciamo o no. In un modo o nellaltro, entreranno nei nostri resoconti e possono essere affrontate meglio quando non passano inosservate.

1 St. John, recensione in The American Journal of Sociology, p. 255. 2 Secondo Nouvelles du Livre Ancien, n. 1 (autunno 1974) (bollettino triennale pubblicato dallInstitut de Recherche et dHistoire des Textes), quasi un migliaio di periodici coperto dalla nuova Annual Bibliography of the History of the Printed Book and Libraries, pubblicata allAja a partire dal 1970. Nel volume del 1972 (che esclude tutte le pubblicazioni degli Stati Uniti e quelle di diversi paesi europei) ci sono circa 2800 voci. La Selective Check Lists of Bibliographical Scholarship, pubblicata a intervalli di cinque anni dalla Bibliographical Society of the University of Virginia, particolarmente utile per stare al passo con la produzione recente. LArchiv fr Geschichte des Buchwesens, uscito per la prima volta nel 1956 con il patrocinio della Germania occidentale, copre unarea geografica e tematica pi ampia, rispetto al vecchio Archiv fr Geschichte des Deutschen Buchhandels e, insieme con le due nuove riviste pubblicate dal 1970 da Olanda e Francia, permette di saggiare lincredibile variet di attivit di ricerca intraprese nella seconda met di questo secolo. Come lArchiv, Quaerendo: A Quarterly Journal from the Low Countries Devoted to Manuscripts and Printed Books (Amsterdam), successore di Het Boek e la Revue Franaise dHistoire du Livre (Bordeaux), patrocinata dalla Socit Franaise dHistoire du Livre, sottolineano le pi ampie implicazioni culturali della storia del libro. Unutile bibliografia selettiva in Berry e Poole, Annals of Printing, pp. 287-294, ma da rilevare la cautela di Gaskell, A New Introduction to Bibliography, p. 392. Per unintroduzione di base allargomento, Gaskell andrebbe senzaltro consultato. 3 Sono numerosi i periodici dove si pu trovare materiale che interessa il nostro argomento. A parte numerose riviste dedicate specificamente a aspetti particolari (come The Library o Gutenberg Jahrbuch), ho trovato dati utili anche nel Journal des Savants, UCLA Law Review, Bibliothque dHumanisme et Renaissance, Archiv fr Reformationgeschichte, Isis, Shakespeare Studies e in altre riviste specializzate apparentemente estranee al tema.

4 Hirsch, Printing, Selling. A mio parere, lo studio delle scoperte riccamente dettagliate di questo libro sar pi proficuo per lo specialista che per il lettore comune. Per una seconda edizione del 1974, lautore ha aggiunto unintroduzione bibliografica ma ha lasciato immutato il testo. Questultimo ha provocato una recensione critica, forse ingiustamente dura, in The Times Literary Supplement, 21 settembre 1967, p. 848. 5 Febvre e Martin, LApparition (Febvre mori prima che il lavoro fosse terminato: il libro va quindi attribuito soprattutto a Martin). Il successivo capolavoro di Martin, Livre, pouvoirs et socit Paris an XVII sicle stato definito uno splendido seguito (cfr. Books in France, in Times Literary Supplement, 20 novembre 1969, p. 1344). in effetti un libro meraviglioso che racchiude pi di quanto non suggerisca il titolo. Ma due volumi sulla situazione francese del Seicento non costituiscono in realt un seguito a un volume che copre tutta lEuropa per tre secoli.

p. 55

Come sintesi, il lavoro di Febvre e Martin ancora insuperato e, diversamente dalle altre rassegne, contiene unampia bibliografia classificata. Una traduzione inglese di David Gerard, The Coming of the Book, London, 1976, tralascia purtroppo la bibliografia, che ha oggi bisogno di aggiornamento. Steinberg, Five Hundred Years, copre in meno pagine un periodo pi lungo ma manca della ricchezza e profondit che caratterizzano il lavoro francese. Il libro di Steinberg particolarmente povero per quanto riguarda i secoli pi recenti, ma per il primo secolo dopo Gutenberg fornisce dati che non si trovano in altri studi, nonostante trattino lo stesso tema. 6 Hay, Literature: The Printed Book , pp. 359-386. Cfr. infra, nota 64. 7 Steinberg, Five Hundred Years, p. 11. 8 Hirsch, Printing, Selling, p. 2. 9 La trattazione casuale dellargomento da parte della maggior parte degli storici stata spesso lamentata da studiosi di biblioteconomia, senza per grandi risultati. Si vedano ad esempio le osservazioni di Uhlendorf, The Invention and Spread of Printing, p. 179. 10 Curtius, European Literature, p. 238. 11 Cfr. le osservazioni di Curtius sullamanuense diligente, appassionato, assiduo (p. 328) con il manoscritto sciatto, trasandato, inelegante, scritto in fretta e senza cura di Ivins, cos com riportato da Bhler, The Fifteenth Century Book, p. 87. Curtius afferma che ogni libro prodotto a mano era una conquista personale, trascurando tutte le prove che dimostrano che la copiatura pezzo a pezzo era comune almeno dal nono secolo. Vedasi Destrez, La Pecia, pp. 21 e 44. Butler, Origin of Printing, p. 11, sottolinea che i begli esemplari conservati nelle sale del tesoro delle biblioteche offrono dei manoscritti

unimpressione fuorviante. 12 Curtius, European Literature, p. 16. 13 McMurtrie, The Book, p. 136. 14 Steinberg, Five Hundred Years, p. 11. 15 Berelson e Janovitz, Reader in Public Opinion, contiene diversi articoli di rilievo. 16 Per uno stimolante uso immaginoso della distinzione tra cultura orale e scritta per illuminare fasi diverse del pensiero greco, si veda Havelock, Preface to Plato. La stessa distinzione discussa dal punto di vista degli antropologi da Goody e Watt, The Consequences of Literacy, pp. 304-345. Si veda anche, per discussioni e riferimenti su questo tema, la raccolta di saggi, a cura di Goody, Literacy in Traditional Societies. Nonostante un riferimento casuale al libro di McLuhan e Ong nellintroduzione di Goody, la differenza tra cultura degli amanuensi e cultura della stampa tende a essere oscurata da ragionamenti che contrappongono la scrittura alfabetica a quella ideografica e la trasmissione orale a quella scritta, ma non scrittura a mano e stampa. Per un saggio precedente, ora un po trascurato, che confronta trasmissione orale e scritta, v. Gandz, The Dawn of Literature. Come ho rilevato nella prefazione, il recente interesse per gli studi africani ha stimolato una letteratura nuova, ampia e in rapido sviluppo su tale questione. Si veda la bibliografia fornita da Vansina. 17 Per lelaborazione di questo punto, si veda il mio saggio Clio and Chronos. 18 Ho ritenuto utile lespressione cultura degli amanuensis come modo stenografico di definire attivit quali produrre e riprodurre libri, trasmettere messaggi, riferire notizie e raccogliere dati dopo linvenzione della scrittura e prima di quella dei caratteri mobili. Padre Ong contrappone pi correttamente chirografico a tipografico, ma ci sembra un po troppo oscuro per i miei scopi. Come rilevato nella prefazione, il termine cultura della stampa usato solo in riferimento agli sviluppi dopo Gutenberg in Occidente. Bisogna lasciare ad altri lo studio di come la stampa influenz lAsia prima di Gutenberg. 19 La necessit di distinguere tra il manoscritto precedente a Gutenberg quello successivo stata riconosciuta da specialisti di storia del libro. Per una discussione

p. 56

generale della archeologia del manoscritto, Josserand, Les Bibliothques. Uno studioso ha suggerito di riservare il termine codicologia allo studio del manoscritto prima della stampa e di usare il termine manoscrittologia per lo studio dei manoscritti dopo Gutenberg. Si veda un importante articolo di Gruijs, Codicology or Archeology of the Book?, in cui sono citate osservazioni sul tema di W. Hellinga a un Congresso olandese di filologia nel 1952 (p. 107, nota 4). La disattenzione di molti moderni utenti del libro riguardo alla natura dei manoscritti maneggiati dagli studiosi

prima della stampa mostrata da Goldschmidt, Medieval Texts, p. 9. 20 Una notevole ricostruzione immaginosa della mentalit europea prima della stampa data da Febvre, Le problme, particolarmente nelle sezioni dedicate alla macchina da stampa e alla diceria (pp. 418-487). Un altro esempio di sensibilit alle condizioni della cultura degli amanuensi Smalley, English Friars, pp. 9-10. Uno sforzo pionieristico di definire come la letteratura medievale fu formata dalle procedure degli amanuensi Chaytor, From Script to Print. 21 Non ho citato centri musulmani o bizantini semplicemente perch sono off limits per questo libro. un truismo dire che per buona parte del millennio medievale la cultura degli amanuensi fior con maggior forza in alcuni centri esterni alla cristianit latina che al suo interno. 22 Sebbene molto vecchio, larticolo di Root, Publication before Printing, costituisce ancora la migliore introduzione allargomento. Si veda anche Bennett, The Production and Dissemination of Vernacular Manuscripts. 23 Quanto le attivit dei primi veri stampatori differissero da quelle immaginate dai bibliografi descritto vivacemente da McKenzie, Printers of the Mind. Contro lattribuzione della standardizzazione moderna alle prime edizioni mette in guardia Black, The Printed Bible. Si veda anche la discussione infra, capitolo secondo, paragrafo 2. 24 Qui, come altrove, le opinioni variano. Per riferimenti a una edizione di una Bibbia parigina del Duecento si veda Branner, Manuscript Makers e The Soissons Bible Paintshop. 25 Cfr. il riferimento alla ricerca di Albinia de la Mare su Vespasiano da Bisticci, infra, nota 28. 26 Per un utile monito contro la nozione di manoscritto tipico, si veda Delaiss, Le Manuscrit Autographe, vol. I, p. 50. 27 Per una descrizione concisa della rivoluzione del libro del dodicesimo secolo si veda Humphreys, The Book Provisions, p. 13. Il sistema dei pecia usato dai cartolai universitari di Oxford, Parigi, Bologna, che davano in appalto brani di un dato manoscritto da copiare e dovevano periodicamente far controllare i loro manoscritti su un esemplare da funzionari delluniversit, descritto in modo esauriente da Destrez. 28 Cfr. laffermazione categorica di Febvre e Martin, LApparition, pp. 18-19, su vritables ateliers de copistes con lacuta critica di Delaiss che mette in discussione lesistenza di simili laboratori nella recensione su Art Bulletin del libro di Millard Meiss. La dispersione delle numerose persone responsabili della produzione di bibbie manoscritte in Francia nel Duecento descritta anche da Branner, Manuscript Makers; The Soissons Bible Paintshop. La vecchia idea che Vespasiano da Bisticci (il pi famoso libraio fiorentino del Quattrocento) avesse un vero scriptorium adiacente alla sua bottega non comprovata dalla ricca ricerca di de la Mare, Vespasiano, e Messer Piero Strozzi, A Fiorentine

Scribe. Lautrice afferma che Vespasiano dava in appalto manoscritti da copiare a notai come Strozzi, che facevano il lavoro nel tempo libero. Non ci sono documenti che provino che abbia mai impiegato regolarmente un gruppo di copisti per qualche lavoro. Per altri commenti su Vespasiano e sulle scoperte di de la Mare, v. infra, capitolo secondo, note 6, 13, 14. Daltro canto, non ho trovato nessuno che metta in dubbio lo scriptorium secolare nella Londra del primo Trecento, scoperto da Loomis, The Auchinleck Manuscript, o la casa edi-

p. 57

trice di John Shirley, cos com rilevata da Raymond Irwin nellintroduzione a The English Library before 1700, p. 5. Della spesso citata fabbrica di libri gestita da Diebold Lauber a Hagenau (Alsazia) e di altri simili scriptoria laici a Strasburgo e Stoccarda parla Lehmann-Haupt, The Heritage of the Manuscript, e Peter Schoeffer, pp. 64-65. Per una discussione e riferimenti che offrono una concezione convenzionale (ora obsoleta), si veda Harrington, The Production and Distribution of Books: il cap. V dedicato agli scriptoria commerciali pubblici dal dodicesimo al quindicesimo secolo. La prova che le stanze dei collegi di Parigi erano usate come scriptoria anche nel tardo Medioevo fornita da Willard, The Manuscripts of Jean Petits justification. Al fine di una rapida copiatura simultanea, i vantaggi di radunare molti copisti a cui dettare in una sola sala sembrano tanto ovvi che difficile immaginare un abbandono completo dello scriptorium in qualche momento durante i secoli di produzione manuale dei libri. 29 Anche se gli studiosi pi autorevoli spesso pensano che i pecia svolgessero realmente il compito che gli statuti universitari assegnavano loro che cio arrestassero la corruzione dei testi e incoraggiassero la produzione di testi uniformi (cfr ad. esempio Febvre e Martin, LApparition, pp. 10-11; Hirsch, Printing, Selling, p. xi) unattenta lettura di Destrez, La Pecia, rivela che spesso era vero il contrario (si veda la discussione dei pecia corrupta o falsa alle pp. 70-71; e anche altri brani alle pp. 35, 40-41). Le numerose categorie di manoscritti non soggetti a tale sistema, sebbene accuratamente rilevate da Destrez (pp. 20, 43), vengono spesso ignorate dalle storie pi generali. 30 Destrez, p. 25, osserva che il sistema dei pecia declin, per motivi non chiari, quando la carta divenne duso comune. La sua esistenza relativamente breve sottolineata da Hajna, LEinsegnement, p. 238. A Oxford secondo Pollard, The University and the Book Trade, troviamo questo sistema dal decennio 1230 fino a met del Trecento. 31 Klaus Arnold, introduzione a Johannes Trithemius, In Praise of Scribes De Lande Scriptorum, p. 14. 32 Southern, Western Society, p. 350. 33 Gerson, De Laude. 34 Trithemius, Praise of Scribes, a cura di Arnold, cap. VII, p. 63.

Versioni di questo consiglio sono citate da altri autori: Clapp, The Story of Permanent Durable Book Paper, vol. II, p. 108; Bhler, Fifteenth Century, p. 35; Fussner, The Historical Revolution, p. 8 (che cita un brano relativo da Ivy, Bibliography the Manuscript Book). 35 La dipendenza di Trithemius da Gerson per altre sezioni rilevata da Arnold a p. 20 della sua introduzione. Febvre e Martin, LApparition, p. 31, osservano che Gerson consigliava la pergamena durevole anzich la carta deperibile (vista la data, naturalmente non si dice nulla del torchio rispetto alla penna). Unepistola di S. Girolamo del quarto secolo descrive i danni fatti ai volumi di papiro (carta) nella grande biblioteca di Panfilo a Cesarea e come furono sostituiti da altri pi duraturi di pergamena. Anche nel Talmud ci sono ingiunzioni a scrivere su pelle anzich su carta (si veda Kenyon, Books and Readers, pp. 4445 e 115). 36 Sui contatti di Trithemius con gli stampatori di Basilea e con i circoli umanistici tedeschi e sui suoi importanti ruoli di bibliografo, cronista, crittografo e negromante, si veda infra, pp. 110-112. 37 Arnold, introduzione, p. 15, osserva che Trithemius sorvegliava da vicino il lavoro di Peter von Friedberg a Magonza e che tredici delle venticinque edizioni prodotte da questo stampatore nel decennio 1490-1500 erano libri di Trithemius (1494-98); altre sei erano di amici dellabate. 38 La collaborazione tra il monaco certosino Werner Rolevinck e lo stampatore di Colonia Arnold Therhoernen nel decennio 1470 discussa dal primo nella prefazione al suo Sermo de Presentacione Beate Virginis Marie (Colonia, 1470), e ora stu-

p. 58

diata da Richard B. Marks. Marks fa seguire alla recente monografia The Medieval Manuscript Library una serie di articoli sulle ultime versioni manoscritte e le prime a stampa prodotte dai certosini di Colonia, e mi ha gentilmente fornito copie anticipate dei suoi articoli su cui mi sono basata. Per altri riferimenti al tema di predicare con le proprie mani (tema che risale almeno a Cassiodoro) v. infra, pp. 366-367 e 419. 39 Secondo Hirsch, Printing, Selling, p. 54, nel decennio 1470 furono installate su territorio tedesco almeno sette stamperie monastiche. Kristeller, The Contribution of Religious Orders to Thought and Learning, p. 99, nota 13, riferisce di prime stamperie monastiche in Italia e Inghilterra (in particolare si parla del Convento di San Jacopo di Ripoli come di una delle principali prime stamperie a Firenze). Febvre, Au Coeur Religieux, p. 33, in nota, rileva linstallazione di stamperie ad opera di monaci francesi a Chartres. Febvre e Martin, LApparition, p. 264, citano diverse abbazie francesi in Borgogna. Ladozione della stampa da parte della Confraternita della Vita Comune nei Paesi Bassi e lampia produzione della stamperia di Deventer, che aveva

unincerta affiliazione con lordine di Groote, sono trattate da Sheppard, Printing at Deventer. Secondo Post, The Modem Devotion, pp. 8-10 e 551-553, linfluenza intellettuale dei Confratelli in generale e in particolare il loro coinvolgimento a Deventer sono stati esagerati. La transizione da scriptorium a stamperia a Zwolle ben documentata nella Narratio de Inchoatione Domus Clericorum in Zwollis, a cura di M. Schoengen (1908), citata da Southern, Western Society and the Church, p. 349. 40 Per il riferimento allarticolo di Hellinga, infra, capitolo secondo, nota 55; per la discussione degli atteggiamenti di Lutero e la tesi di Weber, infra, capitolo quarto, paragrafo 5. 41 McLuhan, The Gutenberg Galaxy. Lo stesso tema elaborato in Understanding Media: The Extensions of Man. Per altri commenti su McLuhan, v. supra, pp. 51-52. 42 In che misura la nostra una cultura tipografica e se di conseguenza tendiamo a dare troppo per scontate le funzioni svolte dalla stampa viene spiegato con chiarezza da Butler, Origin of Printing, pp. 2-4. 43 Come osserva Eisenstein, Clio and Chronos, p. 63, le attuali tendenze estetiche nichilistiche e caotiche devono ai poteri di conservazione della stampa pi di quanto spesso non si pensi. A questo proposito si veda anche il capitolo conclusivo di questo libro. 44 Religio Medici (1643), in The Prose of Sir Thomas Browne, par. 24, p. 32. Si veda anche la citazione da Lope de Vega in Preserved Smith, A History of Modem Culture, vol. II, p. 276. Sebbene Smith suggerisca che fu solo nel Seicento che il moltiplicarsi dei libri cominci a essere avvertito come unoppressione, Erasmo si era gi lamentato del cumulo di libri nuovi: cfr. Festina Lente. The Adages of Erasmus, pp. 182-183. Tale lamentela derivava probabilmente, almeno in parte, da antiche convenzioni letterarie degli amanuensi. Sia Petrarca sia Giovenale, dopo tutto, si erano lamentati del numero di scribacchini allopera al loro tempo. 45 Per la discussione delle opinioni di Mannheim, v. infra, p. 163. 46 Sullautorevole progetto di Condorcet e sul suo impiego da parte di Michelet, v. infra, capitolo terzo, nota 420; la storiografia protestante discussa infra, alle pp. 356-357. I Mmoires de Louis Philippe, di recente pubblicazione, iniziano definendo linvenzione della stampa forse lavvenimento pi decisivo nella storia delluomo e le attribuiscono un ruolo fondamentale nella distribuzione del feudalesimo (vol. I, p. 4). 47 Lattuale venerazione per manoscritti e incunaboli come cultura da museo in netto contrasto con latteggiamento noncurante di epoche precedenti. Il fatto che spesso nel Cinquecento, dopo luscita di unedizione stampata, si disprezzassero i manoscritti come vecchi giornali (cfr. Destrez, La Pecia, p. 18) o che i bibliotecari di Oxford nel Seicento svendessero il primo folio di Shakespeare perch superfluo dopo luscita del terzo (Bhler, Fifteenth Century Book, p. 101, nota 44)

talvolta

p. 59

preso come indice del cieco disprezzo per i manoscritti nato con la stampa; sul punto si veda ad esempio Allen, The Age of Erasmus, pp. 159-160. Ma anche prima di Gutenberg alcuni umanisti cacciatori di libri mostrarono un singolare scarso interesse a conservare il manoscritto da cui copiavano un dato testo: Reynolds e Wilson, Scribes and Scholars, p. 116. Daltro canto, come redattore che lavorava per Sweynheim e Pannartz, de Bussi si lamentava di collezionisti spilorci che rifiutavano di prestare manoscritti alla casa in cui lavorava perch giudicano larte della stampa un deprezzamento della loro propriet: Botfield, Praefationes, pp. vi-vii. Franklin, Conjectures on Rarity, suggerisce che lusanza della sala dei libri rari appare per la prima volta nel Seicento. 48 Le pubblicazioni della Society of the History of Technology lamentano il fatto che linvenzione di Gutenberg viene fatta entrare a forza in inventari ricolmi. I riferimenti alla stampa non sono frequenti negli articoli, recensioni e bibliografie cumulative pubblicate in Technology and Culture. 49 Sullelenco di Tortelli si veda Keller, A Renaissance Humanist. Composto nel 1449, De Orthographia ebbe la prima stampa nel 1471 a Roma (Gallus e Nicholaus) e a Venezia. Raggiunse tredici edizioni nel periodo degli incunaboli. 50 Keller, Mathematical Technologies, pp. 22-23. Un quadro interessante della ditta di incisori di Anversa che produssero Nova Reperta in Bataillon, Philippe Galle et Arias Montano. Il ruolo dellincisore-editore e dello scrittore di intestazioni (Cornilis Kiliaan o A.C. Kilianus Dufflaeus) entrambi affiliati al circolo di Plantin a Anversa indica un tentativo di collaborazione. La serie troppo spesso attribuita al solo Stradanus. 51 Sia Sarton, Six Wings, pp. 248-249, nota 35, sia White, Medieval Technology, p. 135, nota 1, osservano che il frontespizio della serie Nova Reperta mette stampa, bussola e polvere da sparo in compagnia di staffa, orologio meccanico, scoperta dellAmerica, seta, distillazione e di una pretesa cura della sifilide. Questelenco sembra alquanto disordinato, ma riduce il numero di voci ereditate da Tortelli, il cui elenco era stato in precedenza allungato non solo dalla stampa ma anche da altre voci minori, quali le calze lunghe e i berretti, in Polydore Vergil, De Inventoribus Rerum (Venezia, 1499). Il frontespizio di Nova Reperta distingue anche in base alle dimensioni e alla posizione tra stampa e cannone (grandi e centrali), scoperta dellAmerica e bussola magnetica (grandi e affiancati ai punti centrali) e altri oggetti minori pi piccoli e sparsi un po a caso (sono grata a Alice McGinty, la cui Tesi su Stradanus stata recentemente completata alluniversit di Boston, per avermi fatto prendere visione dellintera serie e avermi guidato alla letteratura su tale

argomento). 52 Oltre ai gi citati articoli di Keller, un utile sfondo allaccostamento alla stampa di polvere da sparo e bussola dato da Wolper, The Rhetoric of Gunpowder, e da Kinser, Ideas of Temporal Change. 53 Si veda aforisma 129, in Novum Organum un passo del quale citato come epigrafe del capitolo secondo. Tra altri commenti cinquecenteschi, quelli di Bud e Rabelais (1532), Jean Fernel (1542), du Bellay (1549), Cardano (1551), Jean Bodin (1556), Frobisher (1578), Louis Le Roy (1557), Guillaume Postel (1560), contribuirono a rendere importante la stampa al tempo di Bacone. Per un inglese come Bacone bisogna aggiungere a questo elenco propagandisti protestanti come John Bale e John Foxe. 54 Quanto le prospettive siano falsate da una recente proliferazione di avvenimenti epocali, invenzioni strategiche, et di crisi e rotture decisive con il passato, discusso nel mio saggio Clio and Chronos, pp. 38-39. 55 Lopez, Hard Times and Investment in Culture, p. 33; Mumford, Technics and Civilization, pp. 134-137; Durand, The ViennaKlosterneuberg Map Corpus, p. 282. 56 Si veda Clapham, Printing. 57 Tra gli studi in lingua inglese sulla produzione di libri classici, biblioteche e commercio di libri, si vedano Kenyon, Books and Readers; Reichmann, The Book

p. 60

Trade at the Time of the Roman Empire; e Pfeiffer, History of Classical Scholarship. In confronto a questi, non merita consultare Putnam, Authors and Their Public. Lo studio di Putnam sui Books and Their Makers medievali, superato, aneddotico e incoerente, ma contiene alcuni dati utili (sia pure in forma disorganizzata). Reynolds e Wilson, Scribes and Scholars, spiega anzitutto i problemi di trasmissione agli esordienti nel campo degli studi classici, ma serve anche come utilissima introduzione concisa alla cultura medievale degli amanuensi. Oltre a McMurtrie, anche due libri di Diringer, The Hand Produced Book e The Illuminated Book, forniscono unutile introduzione generale. Il tema dellapprovvigionamento di libri nei monasteri medievali inglesi trattato da Knowles, The Religious Orders in England, vol. II, pp. 331-351. Per alcuni esempi del passaggio lineare dal commercio tardo medievale di manoscritti al commercio dei primi libri stampati, cfr. Lehmann-Haupt, Heritage of the Manuscript, e la Tesi di Harrington. 58 Per una discussione dei mercati piuttosto ampi e della pubblicit pionieristica sviluppata da ditte in espansione nel primo secolo della stampa, si veda Ehrman, The Fifteenth Century. Luso che stato fatto dei libri contabili degli stampatori per illustrare alcuni aspetti del primo capitalismo esemplificato dagli articoli di Edler de Roover, Cost Accounting in the 16th Century; New Facets

on the Financing and Marketing of Early Printed Books, e di F. Geldner, Das Rechnungsbuch des Speyrer... Grossbuchhndlers Peter Drach. 59 Zilsel, The Origins of Gilberts Scientific Method, p. 24. Yates, The Art of Memory, p. 374. 61 Ruoli di lui o di lei. Che le figlie e le vedove degli stampatori rilevassero spesso limpresa familiare osservato da Lenkey e altri; si vedano i riferimenti infra, capitolo secondo, nota 136. 62 Per i tentativi di spiegare come il cosiddetto avvento esterno della stampa possa essere collegato alla cosiddetta storia interna della scienza si veda la parte terza. I problemi relativi alla storiografia sono accennati in vari punti del capitolo terzo e nel saggio Clio and Chronos, ma per trattarli in modo esauriente ci vorrebbe un altro libro. 63 Lutilit di limitare i] termine a un movimento culturale e di distinguere movimenti da periodi spiegata da Gombrich, In Search of Cultural History. Ma chi scrive manuali sordo a tale consiglio; per una discussione del problema si veda il capitolo terzo. 64 Cos il capitolo sulla stampa di Denys Hay in The New Cambridge Modern History appare nel secondo volume: The Reformation, 1520-59, nonostante che la fine del periodo degli incunaboli appartenga al periodo coperto dal primo volume: The Renaissance, 1493-1520. Ritengo che il capitolo di Hay invece di essere associato alle tendenze intellettuali nella Riforma dovrebbe precedere e preludere al capitolo di R. Weiss, Learning and Education in Western Europe, 1490-1520. 65 II tema del primato cinese nellinvenzione della polvere da sparo e della stampa nacque dai rapporti dei missionari del Cinquecento e fu divulgato da uomini di lettere del Rinascimento, come Montaigne. Si veda On Coaches (1588) (trad. di John Florio, 1600), citato in The Portable Renaissance Reader, a cura di Ross e McLaughlin, p. 157. I libri del primo Seicento che paragonavano sfavorevolmente la stampa cinese da una matrice incisa ai caratteri mobili di Gutenberg sono descritti da Keller, Mathematical Technologies, p. 24. Per analisi classiche di questo argomento, cfr. Carter e Goodrich, The Invention of Printing in China, e Fuhrman, The Invention of Printing. Che i caratteri mobili furono sviluppati in un periodo precedente a Gutenberg in Asia (dai Coreani) stato scoperto nel Seicento. La discussione oggi si incentra sui vantaggi che presenta una lingua scritta alfabetica, anzich ideografica, per un pieno uso della parola stampata. 66 Braudel, Capitalism, cap. VI, pp. 285 e 300. 67 Sarton, The Quest for Truth, p. 67. Per una discussione della mutata opinione

p. 61

di Sarton sullimpatto della stampa, impatto che minimizzato nel suo primo libro, v. infra, pp. 573 ss. 68 Gilmore, The World of Humanism, p. 186. Si veda anche una

discussione informativa allinizio dello studio di Rice, The Foundations of Early Modern Europe, pp. 1-10. Un passo insolitamente perspicace sulla nuova stampa presente in Hale, Renaissance Europe, pp. 188-190. 69 Per una discussione ulteriore si veda il capitolo quarto. 70 Si vedano le sezioni sui progressi delle comunicazioni in G.N. Clark, The Seventeenth Century, pp. 47-60 e 330-333. Si vedano anche, nello stesso libro, le sezioni dedicate allanalisi dei regoli calcolatori e dei logaritmi (p. 235); allistruzione (cap. XVIII) e alla letteratura (cap. XX). Lapproccio di Clark confluito nellautorevole libro di Robert K. Merton sulla sociologia della scienza e quindi ancora degno di nota nonostante let. Per unulteriore discussione, v. infra, pp. 529 ss. 71 Da quando stato scritto ci, sono usciti molti volumi patrocinati da due dipartimenti dellcole Pratique de Hautes Etudes (le pubblicazioni della IV Section di H.-J. Martin e dei suoi colleghi e quelle della VIe Section di Robert Mandrou, Franois Furet e colleghi), e questo fa pensare che la storia del libro ampliata al punto da comprendere tendenze culturali e politiche. Si vedano i saggi raccolti in Livre et Socit au XVIII Sicle e gli articoli di Dupront, Livre et Culture; Trnard, LHistoire de Mentalits Collectives; e Mandrou, Le Livre: Ce Ferment. Ma secondo me anche questi nuovi studi attenuano limpatto della stampa in un modo suggerito dal commento di Dupront: Livre retarde (p. 895). Implicazioni pi esplosive emergono dai molti articoli pionieristici di Robert Darnton citati nella bibliografia. Per una rassegna della letteratura aggiornata al 1976 cfr. Birn, Livre et Socit after ten years. 72 Questaffermazione, fatta nel 1970, deve oggi accogliere una gradita eccezione: Klaits, Printed Propaganda under Louis XIV, contiene infatti una sezione su The Sun King and the Communications Revolution. Questa monografia tutta dedicata alle conseguenze dei nuovi sviluppi affermatisi dopo la stampa. Tuttavia, applicando il termine rivoluzione delle comunicazioni a fenomeni specificamente seicenteschi come la nuova stampa periodica, Klaits lo usa ancora in modo pi limitato di quanto non faccia io. 73 North e Paul, An Economie Theory of the Growth of the Western World. 74 Per un commento sullingenuit delle idee cinquecentesche si veda Clapham, Printing, p. 377. Che invenzioni e scoperte vengano oggi considerate avvenimenti assai problematici rilevato, con riferimenti pertinenti, nel mio saggio Clio and Chronos, p. 39, nota 9. 75 Steinberg, Five Hundred Years, p. 23. 76 Ibidem, p. 22. 77 Ibidem, p. 25. 78 Ibidem, p. 29. 79 Ibidem, p. 133. 80 Hugh H. Davis, recensione in Renaissance Quarterly,

1973, p. 353. Il libro italiano recensito rivela che si usava per entrambi la stessa parola: codice. 81 Si vedano ad esempio i libri di H.J. Chaytor, E.P. Goldschmidt e Lucien Febvre gi citati. 82 Questa riluttanza sembra pi comune tra gli storici e i docenti universitari che non tra gli insegnanti di storia della scuola superiore. Probabilmente questi ultimi attribuiscono maggiore importanza allinvenzione di Gutenberg di quanto i primi ritengano giustificato. Un recente libro di un ex insegnante di scuola superiore che inizia sottolineando limpatto della stampa, quello di McLean, Humanism and the Rise of Science in Tudor England, cap. I. In seguito per il libro sembra seguire direttrici pi convenzionali. Si veda intra, nota 85.

p. 62
83 84

Hirsch, Printing, Selling, p. 2. Si vedano la prefazione (di L. Febvre), pp. xxiii-xxix; lintroduzione (di M. Thomas), pp. 1-24 e il primo capitolo di Febvre e Martin, LApparition. Diversamente dallapproccio di Steinberg, Martin sottolinea i mutamenti evolutivi anzich quelli rivoluzionari nel formato del libro (p. 108). 85 Febvre e Martin, LApparition, pp. 420-421. Questo passo citato da molti autori (ad esempio McLuhan, Gutenberg Galaxy, p. 142 e McLean, Humanism, p. 22), che tendono tutti a trascurare la possibilit che una maggiore produzione di vecchi testi possa aver contribuito a formare idee nuove. Unulteriore discussione di questo punto cruciale si trova nei capitoli seguenti del mio libro. 86 Febvre e Martin, LApparition, pp. 193, 377, 394 e 443. 87 Stephenson, A Brief Survey of Medieval Europe , p. 369. 88 Hay, introduzione a Printing and the Mind of Man, p. xxii (il sottotitolo del libro, che fa riferimento allimpatto della stampa sullevoluzione della civilt occidentale, fuorviante; si tratta in realt di un ampio catalogo descrittivo contenente oltre quattrocento titoli di prime edizioni di grandi libri esposti a una mostra di Londra nel 1963). Nellintroduzione alla New Cambridge Modern History (vol. I, p. 4) Hay mette analogamente in guardia contro unesagerata valutazione dellimpatto della stampa. 89 Saenger, Colard Mansion. 90 Ibidem, p. 414. Il riferimento ai successori di Mansion lascia un poco perplessi. Secondo Erich von Rath, Printing in the Fifteenth Century, p. 79, non si sente pi parlare di Mansion dopo la fuga da Bruges nel 1484. Altri autori concordano. Non chiaro quali edizioni pubblicarono i suoi successori n chi fossero. 91 Si vedano i calcoli sia di Hirsch, Printing, pp. 66-67, sia di Febvre e Martin, LApparition, pp. 327-328: entrambi iniziano citando le scoperte di K. Haebler, The Study of Incunabula, e quindi rilevano che Sweynheim e Pannartz, i primi stampatori in Italia, parlavano di 275 copie come normale produzione a stampa tra il 1465 e il 1471. Nel decennio 1480 diventarono normali 400-500

copie. Questo fu anche il decennio in cui crollarono i prezzi dei libri stampati (il commento di Saenger: in generale i primi libri stampati non erano pi economici dei manoscritti (p. 411, nota 14) non utile su questo punto). Nel decennio 1490 il numero di copie crebbe ancora: 900 copie di una bibbia latina, 1000 di un commento sul diritto canonico, 1025 di unedizione di Platone, 1500 della Politica di Aristotele sono alcuni dei dati citati da Lenhart, Pre-Reformation Printed Books: A Study in Statistical and Applied Bibliography, p. 9. Lo studio di Lenhart, dedicato esclusivamente alla produzione precedente la Riforma, contiene proprio quei dati che Saenger vorrebbe situassimo nellepoca successiva alla Riforma. Prove precise della rapida moltiplicazione nelle stamperie veneziane di tre manoscritti tradotti in volgare forniti dal mercante fiorentino Gerolamo Strozzi, si trovano in Edler de Roover, Per la storia dellarte della Stampa in Italia: come furono stampati a Venezia tre dei primi libri in volgare. Tra il 1475 e il 1476 furono prodotti oltre 1500 volumi, che dovevano essere distribuiti dagli agenti italiani di Strozzi a Roma, Siena, Pisa e Napoli o trasportati su galee a Bruges e Londra. Dunque le stamperie veneziane servivano i mercati di Bruges anche mentre Colard Mansion era al lavoro. 92 Sul legame tra Mansion e Caxton, la narrazione pi utile quella di Painter, William Caxton, cap. IX. La documentazione pi ricca si trova in Blades, Life of William Caxton, vol. I, pp. 39 ss. Si vedano anche Bhler, recensione in The Library, 1953 e Blake, Caxton and His World, p. 62. 93 Saenger, Colard Mansion, p. 416. Se in questo caso sia giustificato luso del termine scriptorium una questione che decideranno gli studiosi di Delaiss. Cfr. supra, nota 28. 94 Painter, William Caxton, p. 102.

di Febvre. Alla luce dei numerosi altri autori che McLuhan ringrazia nel suo libro, laffermazione sembra troppo decisa . Su Harold Innis, Lewis Mumford e diversi altri la cui influenza su McLuhan precedette quella di Febvre, si veda Kuhns, The PostIndustrial Prophets, parte II. 99 Morison, The Learned Press as an Institution, p. 153.

p. 63

95 Lassenza di prospettive storiche in tali campi sottolineata da Jowett, Toward a History of Communication. Si veda anche Katzman, The Impact of Communication Technology. Potrebbe valere la pena di esaminare alcune delle asserzioni fatte da Katzman relativamente al passaggio dalla scrittura a mano alla stampa. 96 Battle of the Senses. 97 Ci suggerito da una delle numerose pubblicazioni di Ong, The Presence of the Word. Padre Ong, che apprese la storia delle idee sotto la guida del compianto Perry Miller e scrisse un ricco saggio erudito su Ramo, sembra, rispetto a McLuhan, meglio disposto verso i metodi del ragionamento storico. Un saggio delle sue speculazioni sugli effetti delle trasformazioni dei mass media su linguaggio, coscienza e retorica si trova in Rhetoric, Romance and Technology, che fornisce anche un elenco delle altre sue opere. 98 Secondo Burke, introduzione a A New Kind of History, p.x., Marshall McLuhan ha costruito la sua carriera reiterando la tesi

You might also like