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Canto gregoriano. Come e perch fu so!

ocato nella sua stessa culla

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Canto gregoriano. Come e perch fu soffocato nella sua stessa culla


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Il priore del monastero romano di papa Gregorio Magno arricchisce con nuovi particolari il racconto del disastro musicale del dopoconcilio. Col Vaticano che ancor oggi non fa nulla per rimediare di Sandro Magister

ROMA - Il 22 novembre, festa di santa Cecilia patrona della musica, Giovanni Paolo II ha ascoltato un concerto in proprio onore. E lindomani, allAngelus della domenica mezzogiorno, ha rivolto un saluto speciale ai Wiener Philharmoniker, giunti a Roma a eseguire per lui "La Creazione" di Franz Joseph Haydn nella basilica di San Paolo fuori le Mura.

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Il papa ha ringraziato "quanti mettono al servizio della liturgia i loro talenti e le loro competenze musicali". E ha ricordato che il 22 novembre 2003 sono passati centanni giusti dal motu proprio di san Pio X "Inter Sollicitudines": il documento con cui quel pontefice impresse una svolta riformatrice alla musica sacra doccidente, la purific dalle degenerazioni teatrali in voga allepoca e ridiede centralit e splendore al gregoriano, al canto polifonico e al suono dellorgano. Centanni giusti. Nel mezzo dei quali c stato un concilio, il Vaticano II, che ha riconfermato in pieno il primato di gregoriano, polifonia e organo. Ma c stata anche una nuova decadenza, nel campo della musica di Chiesa. Di dimensione e gravit tali da esigere una nuova riforma, non meno energica di quella voluta da Pio X. Il centenario dell"Inter Sollicitudines" era atteso da alcuni, dentro e fuori il Vaticano, come il giorno giusto per un nuovo documento papale di rinnovamento della musica liturgica. In particolare si attendeva la costituzione di un organismo pontificio dotato di autorit in materia. E invece la festa di santa Cecilia del 2003 passata, e nulla di ci sinora accaduto. In Vaticano, si sa, domina una corrente ostile al primato del canto gregoriano e polifonico. Tra le alte personalit del governo centrale della Chiesa, il solo a muoversi in controtendenza il cardinale Joseph Ratzinger. In pi occasioni, Ratzinger ha associato la decadenza della musica sacra alle modalit distruttive con le quali stata attuata, in larga misura, la riforma liturgica decisa dal Concilio Vaticano II.

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Musica e liturgia. Legate nel bene e nel male. Una fioritura delluna non pu esserci senza laltra. Esattamente come la decadenza, che travolge entrambe. Il terremoto che negli anni Sessanta del XX secolo produsse la quasi scomparsa del canto gregoriano fu in effetti il contraccolpo di una distorta attuazione della riforma liturgica conciliare. In primo luogo da parte delle lite della Chiesa. Il testo riprodotto pi sotto , di questo terremoto, una testimonianza di straordinario interesse. Lautore, monaco benedettino, racconta come il suo monastero abbandon di punto in bianco il canto gregoriano, a met degli anni Sessanta, per abbracciare nuovi e improvvisati moduli musicali. La svolta avvenne con rapidit fulminea, praticamente da un giorno allaltro. E il monastero non era uno qualsiasi. Era quello benedettino camaldolese di San Gregorio al Celio, a Roma, dove conservata la cattedra marmorea di papa Gregorio Magno, padre del canto liturgico tipico della Chiesa doccidente, detto appunto gregoriano. Non poteva esserci luogo simbolicamente pi forte. La svolta fu voluta praticamente allunanimit e approvata del priore dellepoca, p. Benedetto Calati, personalit di alto rilievo nel cattolicesimo italiano del secondo Novecento. Lautore del racconto, p. Guido Innocenzo Gargano, il suo successore. lattuale priore del monastero di San Gregorio, anchegli maestro spirituale di grande spicco. Ha incluso la cronaca di quel terremoto musicale e liturgico in un libro da lui pubblicato nel 2001 sui "Camaldolesi nella spiritualit italiana del Novecento". Poche pagine pi
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avanti, lautore riconosce che lui e gli altri monaci "non erano n poco n punto tecnicamente preparati alla musica", eppure si sentirono obbligati a "inventarsi poeti e musicisti" per sostituire al gregoriano i nuovi canti alla moda. Da allora sono passati quasi quarantanni e qualche aggiustamento c stato. Ma sta di fatto che nelle liturgie del monastero romano fondato da papa Gregorio il canto gregoriano non ha pi fatto ritorno. Ecco dunque il racconto di come fu cacciato in esilio, negli anni ruggenti del Concilio Vaticano II:

Quella notte a San Gregorio di Guido Innocenzo Gargano

[...] Ladozione della lingua volgare nella celebrazione dellufficio divino arriv nella comunit come una bomba esplosiva. Lufficio divino, cantato in lingua volgare, significava rottura irreparabile con una delle tradizioni pi sacre custodite per secoli dallintero monachesimo latino occidentale: il canto gregoriano. [...] Il tutto fu innescato nella comunit camaldolese dal dibattito accesissimo nellaula conciliare, fra difensori del latino e fautori del volgare. [...] I monaci pi giovani non solo avevano parteggiato ovviamente per lintroduzione della lingua italiana della liturgia, ma erano anche impazienti al punto da non voler aspettare che le novit gi approvate nellaula conciliare ricevessero conferma con la pubblicazione ufficiale. Una volta riconosciuta lassurdit del latino, bisognava cambiare! [...]
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I giovani cominciarono a sentirsi autorizzati a fare i propri esperimenti in soffitta come i carbonari. Infatti non si trattava solo di tradurre la preghiera liturgica dalla lingua latina allitaliano, ma anche di tentare strade diverse sul piano musicale. E data lintima connessione del latino col canto gregoriano, i giovani decisero, senza interpellare nessuno, che doveva essere messo da parte, almeno per il momento, anche il sublime canto gregoriano. Nella soffitta della chiesa di San Gregorio al Celio si install presto, dunque, allinsaputa dei superiori, una vera e propria orchestra fatta di strumenti impropri, ma sufficientemente adatti allimpresa cercata. Dopo prove e riprove, tra arrabbiature a non finire con maestri di cappella del tutto improvvisati, si decise che, nella domenica di quinquagesima, il gruppo fosse sufficientemente maturo per venire allo scoperto in una celebrazione liturgica semiufficiale completa di chitarre, di tamburi e di canti inediti prodotti in italiano. Il luogo prescelto fu la cappella Salviati, che situata alla sinistra della chiesa. il celebrante sarebbe stato un prete, studente dellIstituto Liturgico Anselmianum, ospite dellattiguo Hospitium Gregorianum. Tutto si svolse con la massima seriet e la soddisfazione di tutti. Nessuno per fece caso che proprio in quella domenica era capitato, durante la celebrazione, un signore in visita turistica alla cappella, che poi se ne era andato esterrefatto. Quellestraneo corse difilato in vicariato e denunzi lo scandalo. Si mosse il cardinale [Angelo] DellAcqua, a quei tempi vicario di Sua Santit per la diocesi di Roma. I fulmini caddero a ciel sereno sullignaro [priore generale] p. Benedetto [Calati], che venne a sapere nello stesso istante cosa avevano combinato i suoi giovani monaci e la gravit delle conseguenze paventate.
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Tutto concitato, p. Benedetto convoc il capitolo conventuale. [...] I monaci ascoltarono la reprimenda in silenzio, con gli occhi bassi, ma niente affatto convinti di aver commesso chiss quale misfatto. E quando p. Benedetto costrinse uno per uno tutti a prender posizione pubblica sul crimine commesso, sobbalz sulla sedia nel constatare la determinazione, di tutti e di ciascuno, a difendere il gruppo degli "scapigliati" - si chiamavano cos in segreto quei birbanti - insinuando la paura delle noie che inchiodavano invece i superiori alle poltrone, impedendo loro di percorrere la via gi chiaramente segnata dai bellissimi dibattiti delle assemblee conciliari. A questo punto p. Benedetto piant tutti in asso e si fiond in cella. Rimanemmo tutti di sasso. Imbarazzati. In silenzio. A tarda sera, non vedendolo a tavola, n alla celebrazione di compieta, spedirono me in avanscoperta per cercare una mediazione possibile. La risposta fu talmente "altra" che non parve vera. "Bene", aveva risposto p. Benedetto, "faremo tutto come avete detto. Da domani celebreremo la messa e lintero ufficio in italiano". Dalle parole ai fatti. Qualcuno si scopr allimprovviso poeta, qualcun altro traduttore, e tutti divennero finissimi intenditori di canti e di spartiti. P. Benedetto, da parte sua, volle dare a tutti grande dimostrazione di coraggio permettendo di spostare laltare e costruirne uno nuovo, rivolto verso il popolo. Ormai il dado era tratto. [...]

[Da Guido Innocenzo Gargano, "Camaldolesi nella spiritualit italiana del Novecento http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/6996 Page 6 of 9

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II", Edizioni Dehoniane, Bologna, 2001, pagine 112-115] __________

Il motu proprio "Inter Sollicitudines" emesso da san Pio X il 22 novembre 1903, in traduzione italiana: > "Inter Sollicitudines" __________

La costituzione liturgica "Sacrosanctum Concilium" del Concilio Vaticano II, emessa nel 1963, il cui sesto capitolo dedicato alla musica sacra: > "Sacrosanctum Concilium" __________

In questo sito, sullo stato attuale della musica sacra e sulle attese di riforma: > Musica liturgica. "Ecco la riforma di cui la Chiesa ha bisogno" (6.8.2003) __________

Altre pagine su questo tema:

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> Grande musica nelle chiese. Perch la Chiesa la ascolti (12.11.2003) > Nuove liturgie. A monsignor Marini non piace la tv (21.7.2003) > Grande musica sacra a Milano. I seicento anni della Cappella del Duomo (28.5.2003) > Musica polifonica e gregoriano. Lultimo bastione a Santa Maria Maggiore (20.5.2003) > Caso Bartolucci. Maestro, qua si cambia musica (3.6.2002) > La protesta di Ratzinger: "Questa messa uno spettacolo" (1.3.2001) __________

Vai alla home page di > www.chiesa.espressonline.it, con i lanci degli ultimi articoli e i link alle pagine di servizio. Lindirizzo > s.magister@espressoedit.it __________

Sandro Magister cura anche un blog quotidiano, sempre sulla Chiesa, con segnalazioni, interventi, commenti: > SETTIMO CIELO. IL BLOG DI SANDRO MAGISTER __________
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25.11.2003

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