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NOTHING TO SEE HERE

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THE OTHERS/GLI ALTRI


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NOTHING TO SEE HERE #1
Progetto didattico realizzato nel periodo luglio-settembre 2009 dagli studenti del Master Photography and Visual Design, organizzato da NABA Nuova
Accademia di Belle Arti Milano e FORMA Centro Internazionale di Fotografia.

Contributi degli studenti del Biennio specialistico Arti Visive e Studi Curatoriali, organizzato da NABA Nuova Accademia di Belle Arti Milano.

Un progetto di:
Francesco Jodice

Direttore responsabile:
Denis Roberto Curti

Art direction e coordinamento editoriale:


Sara Ronzoni

Testi e immagini:
Michela Battaglia p.84 Valentina Maggi p.90 Distribuito presso:
Fabrizio Bellomo p.64 Massimo Pisati p.32
Daniela Benedetti p.35 Monica Merigo Salado p.46
Francesca Catastini p.22 Priscilla Lewis Stewart p.76
Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea, Piazza Mafalda di Savoia, Torino
Giuseppe Fanizza p.56 Camila Rodrigo p.6
Michela Frontino p.40 Giovanni Scotti p.66 Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Piazza Strozzi, Firenze
Giovanna Guerrisi p.27 Viola Varotto p.53
Andrea Kunkl p.56-90 Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Viale della Repubblica 277, Prato

Connecting Cultures-Associazione Culturale, Via Giorgio Merula 62, Milano

Contributi esterni Fondazione Arnaldo Pomodoro, Via Andrea Solari 35, Milano

Fondazione Merz Via Limone 24, Torino


Per i testi e per le immagini:
Matteo Capelli p.36 Saverio Pesapane p.52 Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Via Modane 16, Torino
Jacopo Cirillo p.39 Giuseppe Pizzola p. 40
Tara Kaboli p.66 Giulia Ticozzi p.16 FORMA Centro Internazionale di Fotografia, Piazza Tito Lucrezio Caro 1, Milano
Emanuele Midolo p.27 Francesco Zanot p.88
Galleria Civica di Modena Palazzo Santa Margherita, Corso Canalgrande 103, Modena
Si ringraziano per la collaborazione: Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Via San Tomaso 53, Bergamo
Amos Bianchi Roberta Cavallari
Elisabetta Galasso Giulia Ticozzi GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Via Magenta 31, Torino
Alessandro Guerriero Tara Kaboli
Alessandro Montel Saverio Pesapane MADRE - Museo d’Arte Contemporanea Donna REgina, Via Settembrini 79, Napoli
Giulia Pitzolu Giuseppe Pizzola Museo di Fotografia Contemporanea Villa Ghirlanda, via Frova 10, Cinisello Balsamo (MI)
Francesco Zanot Marco Trinca Colonel
NABA Nuova Accademia di Belle Arti, Via Darwin 20, Milano
Stampato da:
Linea Graphica S.r.l., San Giuliano Milanese (MI) PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Via Palestro 14, Milano

Triennale Bovisa, Via Lambruschini 31, Milano


© Copyright 2008 Triennale di Milano, Viale Alemagna 6, Milano
Master Photography and Visual Design

Master Photography and Visual Design


Direttore: Denis Curti

Biennio specialistico Arti Visive e Studi Curatoriali


Direttore: Marco Scotini

Via Darwin, 20 Piazza Tito Lucrezio Caro, 1


20143 Milano 20136 Milano
Tel. (+39) 02 973721 Tel. (+39) 02 58118067
Email: master@naba.it Email: info@formafoto.it
www.master-naba.com www.formafoto.it
NUMERO UNO
BOGOTÀ. Il presidente Uribe si accinge a cambiare per la seconda volta la costituzi- partecipazione alla povertà. L’esperienza Dubai include un nuovo benefit che cambia
one e la storia della Colombia, concedendosi così l’opportunità di un terzo mandato radicalmente e per sempre la storia del turismo di lusso: il viaggio a Dubai è esente da
presidenziale. Al di là della incostituzionalità dell’atto, a quali risultati si deve il suc- qualsiasi rischio di rimorso, senso di colpa o sconcerto di fronte al prezzo pagato da
cesso plebiscitario di Uribe? Il primo, ben noto, una durissima lotta al narcotraffico milioni di diseredati per erigere la nuova capitale mondiale del leisure time experience.
che ha sostanzialmente indebolito le FARC e i cartelli del narcotraffico accrescendo
il senso di sicurezza del paese e riducendo il rischio di attentati, sequestri o violenze. LA RETE. Il bisogno di difenderci dagli altri, ovvero il bisogno di vivere nella invisibi-
Il secondo motivo del successo di Uribe risiede nella sua politica securitaria: promos- lità del diverso, possibilmente liberi da sensi di colpa, è un sentimento che si è forti-
sa dal governo non mira esclusivamente a difendere la società civile dalle organiz- ficato di recente producendo nuovi sistemi relazionali che risulatano segretamente
zazioni criminali o eversive, ma anche a proteggere le classi abbienti da tutti gli altri, dotati di moderni anticorpi. Ne sono un esempio i social networks. Nello statement
indistintamente. È una difesa preventiva, una posizione pregiudiziale che mantiene di Facebook leggiamo: “Iscriviti a Facebook e interagisci con le persone che cono-
a distanza l’altro perché povero e quindi potenzialmente pericoloso. Durante i due sci in un ambiente protetto”. A Small World riesce a fare di peggio: “L’iscrizione a
mandati presidenziali a Bogotà è aumentata la forbice sociale: i ricchi sono più ricchi, ASW è solo per invito. ASW è un network unico, e privilegiato, affidabile e leale. I
i poveri sono rimasti tali. La capitale oggi è un paesaggio continuo di gru che costruis- membri che presentano alcuni criteri possono invitare un numero limitato di amici. Se
cono gated communities, protette e difese dal rischio di contaminazione fisica e cultu- conosci un membro con tali privilegi puoi chiedegli di entrare a farne parte, diversa-
rale con le fasce più deboli. Si usa l’architettura per produrre segregazione spaziale, mente, sii paziente e continua a chiedere in giro”. Apparentemente nati per abbreviare
il cemento come deterrente al crimine, come struttura divisoria della realtà sociale. il mondo ed accogliere chiunque, i social network promuovono un sistema di relazioni
che presenta rischi minimi di contagio con una vastissima parte di umanità alla quale
DUBAI. All’aeropoto internazionale una nota società immobiliare reclamizza apparta- semplicemente non è concesso l’accesso ad un sistema informatico. Il più delle volte
menti da mille e una notte definendoli: “Opulence Personified”. Opulenza è un ter- beneficiamo di questa forma di segregazione virtuale con serena inconsapevolezza.
mine desueto in Occidente, generalmente ci accontentiamo del concetto di lusso o,
tuttalpiù di extra-lusso. Lo slogan degli immobiliaristi degli Emirati Arabi ci sugge- L’ALTRO. Il concetto di altro ha recentemente smarrito la sua declinazione esotica,
risce una domanda: ma in cosa consiste oggi lo scarto tra lusso e opulenza, e perché una volta l’altro era distante fisicamente e culturalmente. Gli ultimi anni hanno vis-
i first & middle class tourists dovrebbero desiderare una esperinza opulenta? Una to una sostanziale modifica degli eqilibri geopolitici e la comparsa di una condizione
risposta possibile è che tale scarto non consiste in alcun surplus, nessun optional o di crescente pressione territoriale e culturale da parte di altri gruppi etnici su di noi.
gadget, non offre una jacuzi con rubinetti in oro o porte con maniglie tempestate di Tale pressione ha trasformato l’altro in una figura temibilmente prossima e reale. Le
brillanti: nulla in più è dato, piuttosto veniamo privati di qualcosa. Nella vacanza o categorie di altri che sono rappresentate tra le pagine di Nothing to see here, origi-
nella residenza opulenta veniamo privati dell’inaccettabile rischio di doverci confron- nariamente distinte (i poveri, gli arabi, i rifugiati, i neri, i meridionali, gli extra-comu-
tare, o peggio incontrare con la povertà. Nella Dubai di inizio millennio i 2 milioni di nitari, gli ebrei, gli omosessuali, i rom, i tossicomani, i clandestini, i senzatetto), si
lavoratori Indiani, Pakistani, Bengalesi che hanno di fatto eretto le nuove cattedrali stanno rapidamente confondendo in una unica grande specie Kantiana che pres-
nel deserto, sono costretti a vivere in città-dormitori come Sonapur, landa di container to potremo riconoscere come facciamo con i mammiferi o i celenterati. Consideria-
e prefabbricati a 30Km da Dubai, dove in 400.000 vivono in condizioni sub-umane e mo ormai insostanziale retorica la teoria per la quale la diversità è sinonimo di ric-
prossime allo schiavismo. Ogni giorno, oltre a turni di lavoro massacranti di 10 ore chezza e si fa largo invece una convinzione, quasi scienza umana, secondo la
con temperature fino a 55 gradi, i lavoratori sono costretti ad estenuanti spostamenti quale la diversità non è speciale ma una specie. Una unica nuova grande specie
in autobus dai dormitori ai cantieri e viceversa. L’operazione, onerosa e apparente- socio-umana colpevole di diversità, un cirimine potenzialmente in via di definizione.
mente sconveniente per le imprese, risponde in realtà ad una esigenza intima seb-
bene non dichiarata: risparmiare al residente o al turista la vista e la conseguente Francesco Jodice
IN-
TRO mission Yeimi Ramirez Herrera, 18 años, trabaja
hace 6 años en la casa de la familia Rod-
rigo. Ella vive con ellos seis dias a la se-
mana, cocinando y limpiando la casa. Los
domingos, en su día libre, viaja 2 horas en
o

bus para llegar a su casa de Comas, donde


amila Rodrig

viven sus tres hermanos, su papá y su tío.

Tomás Ramirez, 45 años, el padre de famil-


ia, sirve todos los días menu a la gente de
Progetto di C

la zona. Por 5 soles (1.50 euros) les da un


plato de sopa como primero, un plato de
guiso de segundo y un vaso de refresco.

Cesar Ramirez, 21 años, el hermano may-


or, viaja todos los días 3 horas a un res-
taurante en el centro de la ciudad, donde
trabaja como ayudante de chef. El turno
concluye a la una de la mañana y por eso
llega a su casa a las cuatro o tres de la
madrugada. Hace dos sábados, cuando
Cesar regresaba de trabajar, un grupo de
jóvenes de la zona le intentaron robar y lo
apuñalaron en la cara y espalda, por suerte
Cesar está bien aunque muy asustado por
la experiencia.

Pedro Ramirez, 16 años, acaba de terminar


el colegio, por ahora ayuda a su padre en
el negocio de menu, no sabe si estudiar
para ingresar a la Universidad o comenzar
a trabajar como sus hermanos mayores.

Omar Ramirez ,14 años, todas las tardes al


salir del colegio se hace cargo de su sob-
rina Araceli, de 8 meses.

Santo Domingo Herrera, tío de Yeimi, tam-


bién vive en la casa desde hace 3 años.
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I PROSSIMI
APPUNTAMENTI
DI FORMA

16 OTTOBRE
22 NOVEMBRE

18 SETTEMBRE Pierre
11 NOVEMBRE Gonnord
/#55+/15+4#)75# TESTIMONI
.WQIJKFGNN¶KP¿PKVQ TESTIGOS

18 SETTEMBRE
22 NOVEMBRE
ALBERT WATSON Partner

IL CONIGLIO BIANCO
Main Partner

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Uniti nel mattone
Progetto di Giulia Ticozzi

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Se attraversare il paesaggio marocchino può significare, talvolta, annodarsi
in viottoli, camminare sulla sabbia, abitare in una casa di fango, tutte cose
sempre più ridotte a pascolo dei turisti, può significare anche e soprattutto
attraversare necessariamente grandissimi spazi vuoti. Abbandonando questi
luoghi molto pittoreschi le strade portano in zone dove il mattone regna.
Se ci sono aree dove sembra non esserci nessuno, ci sono, per contro, aree
dove sembrano esserci Tutti.
Lo sviluppo edilizio Marocchino ha avuto negli ultimi anni un boom incredi-
bile: nel 2007 il ministero dell’ urbanizzazione proponeva un piano di edilizia
residenziale pubblica di dimensioni impensabili: eliminare le 50 mila barac-
che che circondano i centri urbani e costruire 44 mila nuovi alloggi ad un
ritmo distruttivo di 26mila baracche l’anno. Se è chiaro che la baracca non è
la tipica casa marocchina, è anche chiaro che i numerosi grattacieli e i vas-
tissmi resort turistici non lo sono. Le città e i paesi si trasformano sempre più
velocemente. Il paesaggio che ne scaturisce è chiaramente un paesaggio
profondamente urbano composto però, oltre che da palazzi dalle forme più
stravaganti, arabeschi grattacieli bianco latte o rosa carne, ville holliwoodiane
con parchi verdissimi, anche da cantieri punteggiati da giubbini antinfortunis-
tici al lavoro, e soprattutto buchi.
Buchi che si riempiono di sacchetti di plastica diventando parcheggi per i
vicini, discariche di gomme e carretti, orti, selvaggi giardini per improvvisare
picnic o aree di gioco.
Buchi tra una casa e l’altra che creano retri di scenografie di cemento e mat-
toni generando profili squadrati che tagliano il cielo e mostrando le case
vicine da una prospettiva nuda, che solitamente resta nascosta. Chi aveva i
terreni ha costrito, se poteva, chi non l’ha fatto ora attende. La scritta “A Ven-
dre” a modi murales troneggia sui muri grezzi delle case attigue. Si attende,
così dicono, che la crisi contribuisca all’aumento dei prezzi sui terreni dove
un giorno verranno inserite le abitazioni.
E’ un territorio che fa gola, che non sembra aver paura di svilupparsi veloce-
mente e che attira moltissimi investimenti stranieri.
Con una classe borghese in ascesa, la capacità di spesa aumenta e gusti
e costumi diventano insistentemente prossimi a quelli europei. Mentre nel
mondo così detto occidentale si urla alla Crisi Mondiale ed Universale, nelle
zone in pieno boom essa porta “ricchezza” oltre ad un conseguente e sicuro
divario sociale perfettamente visibile in Marocco.
Nel 2008 si è tenuta a Casablanca la terza edizione del Salone delle Costruzi-
oni BTP Expo, uno dei principali appuntamenti del settore edile marocchino.
E chiaramente molti paesi Europei, che nel frattempo preparavano piani per
fronteggiare l’emergenza “Immigrazione Clandestina”, non si sono lasciati
scappare l’occasione di gettare cemento proprio nei principali paesi di prov-
enienza di queste persone, paesi in veloce arricchimento grazie anche alle
entrate dei lavoratori all’estero: dove ora c’è spazio e soprattutto agevolazioni
legislative, sgravi fiscali, nonchè soldi stanziati per il tanto agoniato sviluppo
oltre che il commercio di materiali per costruzioni; manutenzione; terraz-
zamenti e lavori stradali; condotte; fondamenta, perforazioni; rivestimenti,
isolazione; falegnameria, carpenteria metallica; elettricità; montacarichi e
ascensori; climatizzazione; sanitari; segnaletica stradale; architettura e de-
sign; trattamento acque.
Sul Web sono numerosi gli appelli della camera di Commercio Italiana a
partecipare a questo evento: il settore dell’edilizia vale un interscambio di 27
milioni di euro tra i nostri due paesi.
Si scopre poi che se la Lombardia è la regione che esporta di più in Marocco
e che un imprenditore marocchino su tre nel nostro Paese è attivo nel settore
delle costruzioni. C’è quasi da immaginarsi i nostri palazzinari ormai delusi
dai sempre più numerosi vincoli edilizi Italiani agitarsi e sbacciare in segno
di pace con quelli che nel nostro paese vengono considerati degli invasori,
magari accennando al famoso Vu’ Cumprà.
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Un minuto di silenzio
- Finchè morte non ci separi -
Progetto di Francesca Catastini

Il «minuto di silenzio» è la testimonianza troppo il corso degli altri eventi.


dell’incapacità della società contemporanea di
elaborare il lutto e di percepire se stessa come col- Il «minuto di silenzio» incarna questa realtà: si tratta di
lettività. Attraverso una rilettura dislessica delle un rito globalizzato, funzionale ad affermare la propria
forme di cordoglio del passato siamo giunti ad un innocenza, istituito ogni qualvolta sia ritenuto utile, per
esorcismo laico senza morto. commemorare le vittime di turno del migliore dei mondi
possibili. I morti, i feriti, gli sfortunati, in onore dei quali si
La crisi del concetto di «cultura ufficiale» ha por- rimane in silenzio per sessanta secondi sono gli «altri».
tato all’abbandono di rituali, tempi e spazi legati Non partecipano mai.
all’esperienza del lutto, celando accuratamente la
presenza della morte in una sorta di dissimulazione. Questo costume pare una curiosa congiunzione tra il
Ci sono luoghi deputati per moribondi e appena phàrmakon della Grecia classica e un superficiale senso
morti: gli ospedali e gli obitori. di colpa cristiano. In quel breve lasso di tempo (che va da
un minuto ad un massimo di tre, in base alla gravità del
La sofferenza, nell’ottica del consumo, non ha al- fatto e alle diverse usanze geografiche) si affermano due
cuna utilità, di conseguenza, anche il lutto deve es- cose: noi vi siamo vicini virtualmente e voi e la vostra sfor-
sere liquidato in fretta, preferibilmente senza turbare tuna siete lontani fisicamente.

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Il «minuto di silenzio» è spesso una questione di differenza. Noi siamo tali e stiamo zitti assieme
immagine etica, non a caso, per raggiungere il solo perché non siamo loro. Chi partecipa a ques-
massimo della sua efficacia ha bisogno di testi- to sforzo di collettività palesa spesso imbarazzo;
moni mediatici qualificati che ne attestino il val- pose e sguardi, nei casi più riusciti, simulano
ore. C’è sempre qualcuno a riprendere e immor- quelli di soldati sull’attenti a una parata, o di con-
talare questi silenzi di massa, allo stadio, durante triti chierichetti. Avlcuni tengono le mani giunte,
cerimonie ufficiali e persino a scuola. altri le intrecciano dietro la schiena, altri ancora
stanno mano destra sul cuore (o sullo stomaco,
Le vite non sono tutte uguali, ciascuna ha un come George W. Bush). E non si sa dove posare
peso differente, e un evento luttuoso può riuscire gli occhi, perché non c’è niente da vedere, manca
come no nel pizzicare le corde del sentimento il morto, o i simboli suoi surrogati.
collettivo, attirando l’attenzione morbosa o de-
cretando l’eclissi completa di fatti notevoli. Alla fine è di nuovo l’individualismo a prevalere.
I video intitolati a minute’s silence su Youtube
Le 2.749 vittime degli attentati al World Trade e i gruppi un minuto di silenzio di Facebook ne
Centre, gli oltre 70.000 morti del terremoto di sono la dimostrazione. Si carica un video in cui si
Sichuan, i 229.361 decessi a seguito dello Tsu- manifesta il proprio cordoglio e si spera che altri
nami che ha colpito l’Asia nel 2004 e i presunti ci guardino di fronte ai loro computer. Nei «gruppi
400.000 dello scontro civile ancora in corso nel solidariteà» di Facebook i membri rappresentano
Darfur non hanno avuto una risonanza mediatica sì un insieme, ma sono facilmente distinguibili tra
proporzionale tra loro. Un altro fattore da consi- loro, ciascuno con nome, foto e profilo propri. In
derare è il momento in cui le sventure accadono. questo caso il «minuto di silenzio» è ancora più
Il cancro che ha ucciso Farrah Fawcett avrebbe concentrato e si riduce addirittura a un click. Join
avuto probabilmente un altro valore, se non fosse this group.
morta lo stesso giorno di Michael Jackson.
Il lutto televisivo, quando è personale, ha spesso
toni urlati. Questo aiuta ad entrare in empatia
con chi prova angoscia, senza impedirci poi di
uscire di nuovo da quel corpo e cambiare ca-
nale (un perfetto esorcismo al contrario, non è
il male ad uscire, siamo noi ad andarcene). Nel
caso di un lutto collettivo invece serve il silen-
zio. In tale circostanza infatti non viene richiesta
l’immedesimazione con i meno fortunati, lo scopo
è quello di farsi esempio di cultura civile e socia-
lizzata, in grado di esprimere cordoglio e profon-
do rispetto nei confronti di coloro che sono stati
colpiti da disgrazie.

L’identità collettiva di cui ci si avvale in queste oc-


casioni è però labile, costruita esclusivamente per

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BL ACK SECURIT Y
Progetto di Giovanna Guerrisi

Nell’arte antica, i “telamoni” erano grandi statue mas- ge il famigerato “Pacchetto Sicurezza”, che prevede
chili impiegate come sostegno, strutturale oltre che in particolare misure molto restrittive in materia
artistico, di monumenti e templi. Rappresentavano, in d’immigrazione, a partire dall’introduzione del reato
epoca greca, il dio Atlante, che con la forza delle sue d’immigrazione clandestina. Lo spauracchio della peri-
braccia reggeva il peso del mondo. I romani, invece, colosità del migrante irregolare (nonostante una sen-
accordavano alle popolazioni sconfitte l’onere di sos- tenza della Corte di Cassazione dichiari che tale con-
tenere i pilastri della loro civiltà. Da figure titaniche e dizione non è di per sé “sintomatica di una pericolosità
superbe, questi giganti divennero barbari sottomessi, sociale” [Sent 78/2007]) dovrebbe giustificare uno
costretti in ginocchio a sopportare il peso dell’Impero. stato di polizia sempre più violento e repressivo, anche
A chi conosca questa storia potrebbe esser capitato se definirlo in tal modo sarebbe riduttivo, visto il clima
d’imbattersi, con un po’ di stupore, in questi giganti da Far West che si respira oggi in Italia; con migliaia
mori proprio al giorno d’oggi, in una cornice tutt’altro di militari a pattugliare le strade, ronde e contro-ronde
che mitica: stiamo parlando del centro di Milano. in agguato a ogni angolo, e pubblici ufficiali obbligati a
Schiere di telamoni moderni in carne e ossa presiedo- denunciare chiunque non presenti regolare permesso
no infatti gli ingressi dei maggiori centri commerciali, di soggiorno. Le conseguenze di questo fosco quadro da
negozi d’abbigliamento, grandi magazzini, librerie e paranoia securitaria si riflettono sulle nostre abitudini
music store del capoluogo lombardo. Vestiti rigorosa- quotidiane, alimentano una paura che media e governo
mente in abito scuro, raramente più bassi di un metro e ci narrano senza sosta, e che porta inesorabilmente a
novanta, muscolosi e imponenti, questi “men in black” isolare e respingere ogni forma di diversità, abituan-
si occupano della sicurezza dei grandi marchi commer- doci al terrore e alla violenza nei confronti dell’Altro.
ciali: presidiano gli ingressi, sorvegliano le casse, vigi- In una metropoli come Milano, che detiene un triste
lano sui prodotti esposti, controllano borse e zaini dei primato per casi di razzismo, odio etnico e sadismo ur-
clienti, respingono gli indesiderati. Vigilare, control- bano, la schizofrenia più evidente è forse rappresenta-
lare, respingere. Tutte attività che, in altre circostanze, ta dalla presenza di questi colossi di colore, incaricati
sarebbero costretti a subire quotidianamente da parte - proprio loro che in qualsiasi altro contesto vengono
nostra. Perché questi giganteschi ragazzi di colore non costantemente discriminati, emarginati, se non perse-
sono in niente dissimili dai loro connazionali senegalesi, guitati a causa della loro etnia - di compiere una selezi-
eritrei, somali, etiopi ecc. che affollano i C.I.E., Centri one all’ingresso, di tenere lontani gli “indesiderabili”,
d’Identificazione ed Espulsione (quelli che una volta si di escludere qualsiasi elemento di disturbo dal regno
chiamavano C.P.T., Centri di Permanenza Temporanea) dell’acquisto spensierato e impulsivo. Che il “progresso”
o più semplicemente gremiscono le carceri italiane, si regga sulla fatica e sulla sofferenza delle spalle dei di-
che sono per due terzi riempite da immigrati. Viviamo versi, degli sconfitti, degli esclusi, è un fardello storico
in un paese che si vuole sempre più ossessionato dal di cui, evidentemente,
tema della sicurezza, che per tale motivo legittima il non riusciamo a fare a meno.
Governo ad adottare misure straordinarie per preve-
nire la criminalità: nei giorni scorsi è diventato leg- Testo di Emanuele Midolo
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VICINI DI CASA
Progetto di Massimo Pisati

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Abito qui da quando ho quattro anni.


Al pianterreno.
Mi ricordo quando guardavo dallo spion-

pt
cino i vicini di casa entrare in ascensore
o nella porta di fronte alla mi
Solo adesso mi sono accorto che gli stessi
vicini di una volta non hanno mai avuto
un nome.
Li ho sempre salutati o chiamati Sig. e
Sig.ra “cognome” del campanello.

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//MONOMANIA// //MONOMANIA//

THE PERFECT
MONOMANIA
//HO TROPPA PANCIA//NON MI PIACE IL MIO NASO, È COSI GRANDE//VORREI RIFARMI IL
SENO//MI SENTO TROPPO MAGRA, SEMBRA CHE HO 12 ANNI//SONO PIENA DI CELLULITE//
MI SENTIREI MEGLIO CON UN PAIO DI CHILI IN MENO//CON QUESTA CICATRICE NON MI
METTO IL BIKINI//HO LE SMAGLIATURE SUL SEDERE//NON MI PIACE LA FORMA DEL MIO
CORPO//VORREI AVERE LE GAMBE PIU MAGRE E DEFINITE//NON MI PIACCIO//NON SONO
Difetto: Smagliature.
DA COPERTINA//NON SONO PERFETTA//NON SONO//

L’umanità perfetta è fatta di esseri umani perfetti. Perfetto. Tutto il


resto conta poco o niente. Non ci sono virtù che reggano il confronto
con un’idea di bello sempre di più simile ad una bambola gonfiabile:
naso, bocca, glutei, orecchie, seno, pancia, zigomi, fianchi e polpacci
compresi. Perfetti, è ovvio. Dove stiamo andando allora? È poi così
lontano un mondo pieno di persone standard? Difficile dare una ris-
posta secca, difficile spiegare perché sia diventato così difficile fare a
meno di uno specchio. Specchio. Ecco dove s’incontrano il vero “io”
e l’”io” perfetto, quello che la società decide di consacrare a modello
estetico, abitudinario, culturale. Ecco dove nasce l’ossessione di un
fisico boop! Oppure il panico causato da una smagliatura o la dipen-
denza da bisturi, la lipo-vendemmia, il gossip dalla lingua biforcuta e
depilata. Gli esperti la chiamano M-O-N-O-M-A-N-I-A D-A P-E-R-
F-E-Z-I-O-N-E. Se siete convinte che il vostro cervello non sia sodo
come quello delle vostre amiche, beh, potrebbe già essere troppo
tardi.

//FOTOGRAFIE DI DANIELA BENEDETTI.


//TESTO DI MATTEO CAPELLI.

Difetto: Asimmetrie nel seno.

Difetto: La pancia.
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//MONOMANIA//

L’altro in let(tera)tura.
Di Jacopo Cirillo

È un periodo difficile per l’industria editoriale: i lettori sono sempre di meno. Ed è un peccato – perché leggere è bello, fa ridere e fa pensare
– e un problema, visto che nel maliziosissimo triangolo autore-libro-letteratura sono proprio loro (i quarti incomodi, gli outsider poco consi-
derati) che, in fin dei conti, decidono. I lettori, gli altri, sono quelli indispensabili.

Diciamo che la letteratura è l’insieme dei libri (ma non è vero) e che un libro corrobora la letteratura in misura del suo “valore”. E chi decide
il valore di un libro? Di certo non l’autore, che in questo sembra non contare nulla. Verrebbe allora da parlare di sistema: in effetti il valore di
ogni libro si definisce dalla relazione che esso ha con tutti gli altri, in un rapporto di mutua interdefinizione. Questa sembra una spiegazione
molto intelligente, da salotto letterario, ma le cose sono più complicate di così.
Viene spontaneo associare la parola valore – ancor più di questi tempi di crisi – al denaro, alla moneta. La moneta, a pensarci bene, ha in realtà
due valori: uno intrinseco, ad esempio 1 euro, e uno di scambio, ad esempio un pacco di pasta o un litro di latte.
Per circolare allora, la moneta ha bisogno di una chiusura e di un’apertura, un’immanenza e una trascendenza. Come le banche con i loro gravi
problemi di liquidità ci insegnano, la moneta deve circolare per funzionare.

Secondo l’approccio sistemico di cui si par- lava prima, i libri sono come le monete:
circolano. Sono opere aperte verso l’esterno, intertesti con gli altri libri e le altre opere cul-
turali, in un sistema, appunto, di riferimenti continui.
Hanno sì un valore intrinseco, che inizia con la prima e finisce con la quarta di copertina,
ma si sviluppano all’esterno, fuori da sé, a con- tatto con l’enciclopedia mondiale, l’insieme
di tutti i testi e di tutte le conoscenze dell’umanità, virtuali o già attualizzate.
Se siamo d’accordo con questo, allora sia- mo anche d’accordo con l’eliminazione
dell’autore empirico dal gioco. I libri, infat- ti, sono di chi li legge, non di chi li scrive:
Difetto: Magrezza//Seno piccolo.
l’autore, producendoli, li ha in qualche modo proiettati fuori da sé e li ha regalati alla
comunità e al sistema culturale, rinunciando alla legittima paternità. È il babbo che dice
al figlio, ormai cresciuto: va’, e trovati il tuo posto nel mondo.

Ma c’è molto di più: in economia, oltre alla moneta, al mercato e le banche, c’è la borsa.
E la borsa non è altro che un discorso sull’economia, fatto da un livello “meta”
che però risulta invischiato nella dinamica economica allo stesso piano dei broker e
del denaro che effettivamente circola. Ma è la borsa, cioè i discorsi (o lo sguardo)
sull’economia, che ne sancisce le fluttuazioni, creandone a tutti gli effetti il valore. È acen-
trata (nel senso che non può avere centro) e costruita sulla compravendita, dunque sulle
decisioni degli operatori.

A rigor di metafora, allora, il valore di un’opera culturale è costruito sì da i rapporti che questa intrattiene con altre opere ma anche, e soprat-
tutto, dai discorsi della comunità di lettori. Dagli altri. Da coloro cioè che hanno sempre avuto un ruolo apparentemente passivo: leggere nella
loro cameretta, da soli, e fantasticare. Ma i lettori hanno opinioni, pre-giudizi, impressioni, esagerazioni, pettegolezzi e invenzioni. L’insieme
di questi discorsi definisce il valore dei libri.

L’esempio estremo, in cui i discorsi sulla letteratura, oltre a costituirla la eccedono, è Il giro del mondo in 80 giorni. Un piccolo sondaggio in fieri
mi dimostra quotidianamente che tutti quelli che non lo hanno letto – o l’hanno letto in gioventù – sono convinti che il mezzo principale di
Phileas Fogg per vincere la sua incredibile scommessa sia la mongolfiera. Lo credono tutti. Ma non è vero. La mongolfiera viene citata, mar-
ginalmente, solo una volta – per dileggio – e nessuno la prende mai in considerazione come mezzo di trasporto efficace. In effetti, come si
fa a circumnavigare il globo in meno di tre mesi con una mongolfiera? Suvvia.
Ma questo libro è così bello, questo libro è grande letteratura, anche perché la banalità dei treni e delle navi viene oscurata dal fascino della
mongolfiera. Che, pur assente nel libro, è presente e fondamentale nei discorsi sul libro. Dunque, è come se ci fosse sempre stata (non a caso
Difetto: Cicatrice//Pancia.
è parte integrante dell’iconografia del romanzo, è disegnata nelle copertine per esempio).

Ecco il ribaltamento: il libro e il suo valore sono definiti da coloro che, solitamente, vengono considerati passivi nella dinamica culturale, quelli
cioè che leggono. Più che la scrittura, è la lettura l’atto creativo. E la letteratura non è fatta dai libri ma dai discorsi sui libri. I discorsi degli altri
che, in ultima analisi, sono gli unici che possono permettersi di dire qualcosa.

“Menino vanto altri delle pagine che hanno scritte; il mio orgoglio sta in quelle che ho lette”.
Jorge Luis Borges

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IL PREZZO DELL’ORO ROSSO
“La vie est un combat que nous devons combattre”

Progetto di Michela Frontino

Appunti Agosto 2009. sario a colmare file estenuanti di cassoni. Scaricati in immondi alloggi-dormitorio, favelas nel pieno bisogni fisiologici nella stessa terra su cui la notte riposano
stomaco della raggiante Europa, stanno in baracche in le ossa, adagiati su cartoni putrescenti o nella migliore
Nella valle della Daunia il sole picchia incessante, sempit- La misera paga è sancita a cottimo: 3 euro per ogni cas- aperta campagna, lontani dal respiro del mondo. Uno delle ipotesi tutti ammucchiati su un unico, deplorevole
erno. Tutto il giorno un opprimente caldo liquefa il paesag- sone da 300 kg; se le forze li assistono, se il tempo è cle- squallido soggiorno nella speranza che arcigni caporali li materasso.
gio, prende la gola e il senso di soffocamento amplifica mente possono strappare 36 euro al giorno al lordo del reclutino per una giornata di lavoro, non sempre garantita.
l’immagine irreale di una pianura desolata. costo di trasporto trattenuto dai caporali. Salendo da Cerignola a Candela e su, più a Nord, fin oltre
Vivono in questi campi “d’accoglienza” in condizioni miser- San Severo, una visione generalizzata di povertà depri-
Una distesa immensa di pomodori oramai maturi per la Durante l’orario di lavoro è loro concesso pure il pranzo: evoli, senz’acqua potabile e senza elettricità; non godono mente e di esclusione sociale.
raccolta. L’oro rosso. 2,50 euro per un panino e una scatoletta di tonno. d’assistenza sanitaria alcuna e di nessun altro banale
diritto, quotidianamente esposti ad azioni violente ed intol- Quest’anno il ghetto di Rignano Scalo (FG), causa ritardo
Alle quattro e trenta del mattino frotte di stagionali emergo- Arrivano da Marocco, Tunisia, Togo, Costa d’Avorio, Mali, leranti. raccolta, denuncia presenze raddoppiate: migliaia di poveri
no dai ghetti, come ogni dannato giorno, per raggiungere i Burkina Fasu, Senegal, ma anche da Polonia, Romania, cristi ammassati in baracche di legno, strutture fatiscenti
campi dove resteranno le successive 12 ore, tempo neces- Albania. Non disponendo punto di servizi igienici, espletano i loro costruite con rifiuti di materiale raccattato alla peggio, sen-

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za infissi e serramenti, con muri e tetti pericolanti, pareti Anche oggi il sole batte duro sulla valle. La sterminata pia-
sventrate. Sulla parete sudicia di un ex-magazzino, una nura risplende d’oro e di rosso.
scritta: “La vie est un combat que nous devons combattre”.
Dall’alto però solo schiene nude ricurve, spesso dalla pelle
Un totale nel 2009 di oltre 80.000 stagionali impiegati in marrone, senza volto e gobbe sulle piante di pomodoro.
lavori usuranti nelle campagne del Sud Italia; solo nel 2001
erano meno di 20.000. Che nemmeno mangeranno…
p. 40. Accampamento – Lesina (FG)
Corpi che raggiungono il nostro amato BelPaese abbagliati p. 41. Ghetto – Rignano Scalo (FG)
dal miraggio di un benessere udito nei passaparola delle Testo di Michela Frontino & Giuseppe Pizzola p. 42. Ghetto – Rignano Scalo (FG)
tristi notti senza pane delle terre natie, e che finiscono p. 43. Ghetto – Rignano Scalo (FG)
schiavi di un bieco e sordido profitto. p. 44-45. Ghetto - Rignano Scalo (FG)

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Make over them
Di Mónica Mérigo Salado

Regole del gioco:

Osserva le due figure. Prendi delle forbicine con la punta arroton-


data e ritaglia lungo il perimetro dei corpi. Nelle pagine seguenti
troverai gli abiti con i quali potrai vestire i tuoi personaggi. Adesso
ritaglia le immagini dei vestiti, avendo cura delle linguette. Fatto
questo puoi iniziare a giocare! Scegli quale abito fare indossare
ai protagonisti delle tue storie: poggia il vestito sulla sagoma del
corpo e piega le linguette per fissare bene i vestiti!

Buon pregiudizio!

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LE FOTO RICORDO DI YALTA
Di Saverio Pesapane
N.I.E.
(numero de identidad de estranjero)

A Yalta, in Crimea, in una stanza ottocentesca tre cor- dell’impero, alle persone che vivono in quei luoghi? In Fotografie di Viola Varotto
tigiane posano sorridenti. che modo il loro rapporto con il mondo occidentale è
Qualcuno scatta una foto. È il 22 agosto 2009. cambiato?
Proprio dalla Crimea, che fa parte di una delle prime re-
Se allarghiamo il nostro campo visivo ci accorgiamo che pubbliche dichiaratasi indipendente dall’USSR, ma che
la stanza non è altro che un set fotografico costruito è stato il territorio più conteso tra la Russia e l’Ucraina
sul lungomare invaso da turisti russi che dalla fine della nel processo di indipendenza, e che rimane la regione
seconda guerra mondiale hanno scelto questa regione più autenticamente russa della nazione, si ha un os-
come luogo di vacanza. Alla destra della stanza otto- servatorio privilegiato di quello che oggi è l’ex impero Il n.i.e. è la reificazione dei valori politici europei, ma in sposata con un cittadino messicano) la nazionalità.
centesca troviamo il set ambientato nell’america anni sovietico, e del suo rapporto con “gli altri”, con quella Spagna. in Italia per una coppia composta da un cittadino ital-
60, quello fantascientifico ispirato a Star Trek, quello cultura occidentale che per anni è stata scrutata solo iano e uno straniero, si può richiedere la nazionalità
dello sbarco sulla luna e a seguire un’altra ventina di attraverso l’occhio dell’informazione di stato. Yalta, che Devi avere un “visto” (cioè il permesso di soggiorno) italiana, se si vive in Italia dopo sei mesi; se non si vive
scenari, ognuno naturalmente con gli abiti a tema da rimane un luogo di villeggiatura estremamente popo- per avere il n.i.e. in Italia, dopo tre anni.
indossare, tutto per una indimenticabile foto ricordo lare per i russi, è oggi una sorta di contenitore di tutti
fatta in Crimea ma ambientata in un altro tempo e in gli eccessi della Russia post-comunista. Nel caso dei cittadini europei questo permesso è valida- In Spagna un cittadino latinoamericano può chiedere la
un altro luogo. Gli enormi scheletri dei residence in costruzione sulla to dall’Unione Europea (accordo di Shengen di 1984). nazionalità dopo due anni che vi ha vissuto, e dopo un
costa; la devastante campagna di speculazione edilizia anno se è sposato con un cittadino spagnolo.
A tre chilometi ad ovest di Yalta c’è il palazzo di Liva- in attuazione su tutta la penisola; i giganteschi cartel- In Spagna la situazione è particolare soprattutto con questo senza contare l’assistenza sanitaria universale
dia, che fu costruito su richiesta dello zar Nicola II da loni pubblicitari che mostrano il volto futuro della costa cittadini latinoamericani, filippini e persone d’origine per tutte le persone che abbiano un n.i.e., e molte volte,
Nikolay Krasnov, architetto in voga a Yalta all’inizio del con i nuovi manufatti degni delle peggiori costruzioni ebraico-sefardita, molti dei quali hanno il diritto di lib- anche per quelli che non ce l’hanno, infatti a Barcellona
ventesimo secolo. Nicola II, tornato dal suo viaggio ita- della Dubai contemporanea; gli alberghi di lusso del era circolazione senza permesso di soggiorno per tre è sufficiente essere “empadronado” (ossia domiciliato).
liano del 1909 durante il quale apprezzò l’architettura lungomare, con all’ingresso file di Hummer, Mercedes, mesi.
rinascimentale illustratagli da Vittorio Emanuele III, Bentley, tutte rigorosamente con vetri oscurati e per- Ma per avere il permesso di soggiorno (sia per lavo- Il n.i.e., credo sia una cosa buona, e che fa parte dello
chiese a Krasnov un palazzo in stile neorinascimen- sonalizzazioni luminescenti; l’incredibile quantità di rare sia per studiare) bisogna richiederlo nel proprio spirito europeo.
tale, con una serie di ambienti diversi, tra cui il “patio gioielli che le donne sfoggiano in spiaggia: tutto questo paese.
Arabo”, la “torre Fiorentina”, un portico in marmo di ci racconta il desiderio feroce di esprimere la propria Il n.i.e., almeno per i cittadini dell’unione europea, cerca
Carrara, e il “patio Italiano”, con una logica associativa diversità di quella piccola parte di popolazione che è Con il resto dei paesi non europei la situazione é più di congiurare l’ideologia fanatica dell’identità che era
non molto distante da quella dei set fotografici che oggi riuscita ad approfittare della fine del regime, quando o meno uguale, ma senza il vantaggio della libera cir- stato motivo di “confronto” in Europa per secoli.
popolano il lungomare cittadino. ogni regola scomparve e il paese fu “regalato” ai nuovi colazione per tre mesi. Nel momento in cui la fanatica e identitaria Spagna si
Proprio nel patio Italiano fu scattata, nei giorni tra il 4 oligarchi, per arricchirsi, per emanciparsi da decenni di apre all’ Europa e da diritti estesi a francesi, tedeschi,
e l’11 febbraio 1945, una celebre foto ricordo. Frank- egualitarismo, per diventare come “gli altri”. Un esempio: il Messico non darà mai la nazionalità mes- italiani, ecc., rinuncia di fatto alla giurisdizione identi-
lin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin Questo tentativo di emulazione del popolo sovietico è sicana ad una donna straniera, a meno che non vada taria.
posano per un anonimo fotografo facendosi immorta- evidente in tutto l’ex impero, dagli adolescenti che sul in Messico, ci viva per dieci anni, e poi chieda (sempre
lare in un’immagine che da sola racconta le tre anime lungofiume di Yekaterinburg si riuniscono la domenica
profondamente diverse dei paesi che si apprestavano pomeriggio per fare acrobazie sulle bmx e sugli skate-
ad uscire vittoriosi della guerra, e a decidere i destini board, alla gara canora che annualmente si ripete
dell’umanità. ad Aral, dove una comunità di pescatori che ha visto
A guerra ancora in corso ma vicina alla conclusione, nel scomparire in poco più di 40 anni il lago che gli con-
secondo e più importante incontro di un ciclo di 3 con- sentiva di vivere si impegna annualmente nel deserto
ferenze, i tre capi di stato gettarono le basi per il futuro in una esibizione con canzoni pop anglosassoni, fino ai
assetto del mondo, e per la creazione dei due blocchi giganteschi fuoristrada Hummer usati dai nuovi ricchi di
contrapposti che avrebbero dominato l’ordine mondiale Mosca per muoversi in città.
per i successivi 45 anni. Per tutti questi nove lustri L’ impero ha affrontato il suo processo di cambiamento,
ognuna delle due metà del mondo, a causa della man- e per la maggioranza degli abitanti dell’ex Unione Sovi-
canza di informazioni e comunicazione in entrata e etica le condizioni di vita non sono migliorate, mentre
in uscita dall’ Unione Sovietica, seppe molto poco i loro riferimenti culturali sono scomparsi. Oggi in Rus-
dell’altra. sia per la gran parte della popolazione “gli altri” sono i
nuovi ricchi, una categoria che esibisce la propria diver-
Per decenni, per noi occidentali, gli abitanti del blocco sità e che viene scrutata, ammirata e invidiata.
sovietico sono stati “gli altri”. Come sul lungomare di Yalta, con le famiglie che
Per decenni, per i cittadini dell’Unione Sovietica, gli oc- passeggiando ammirano le luccicanti automobili
cidentali sono stati “gli altri”. parcheggiate sul lungomare, e che poi si travestono da
Cos’è successo oggi, a quasi vent’anni dal crollo cortigiani per una foto ricordo. _brasile _cuba _italia
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_costa rica _pakistan _italia _inghilterra _israele _germania

_andorra _finlandia _bangladesh _afghanistan _spagna _sri lanka

_india _argentina _marocco _armenia _cina _uruguay


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immota manet

Andrea Kunkl
Giuseppe Fanizza
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REBECCA progetto di Fabrizio Bellomo

“in questo siamo noi ora…

…in questo invece siamo noi come vorremmo essere”


Rebecca Covaciu, artista rom tredicenne.
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Uploaded from You Tube: Sono un po’ avverso al progresso. Soprattutto a quello tecnologico, digitale. Mi spaven-
ta molto. Tutti i nostri passi stanno avanzando verso una pericolosa virtualizzazione
iranian mobile phone protest della realtà. Ai quali corrisponde un’inesorabile marcia indietro dal nucleo autentico
della vita. Dal suo attrito. Soprattutto oggi: che la vita si ostenta nei suoi momenti più
trionfali nelle sequenze di scatti patinati sulle pagine Facebook. Si ghiaccia. Come in
Un progetto di Giovanni Scotti in collaborazione con Tara Kaboli preda ad un’ansia collettiva di prestazione.
Queste rivoluzioni comunicative, iniziate con gli sms e conclusesi sulle pagine dei
vari social network (c’è ancora spazio per un prossimo passo?) sono complementari
Teheran 12 giugno 2009: quello che doveva essere un momento di gioia,
un motivo di festa – la vittoria elettorale ormai certa del leader democratico all’involuzione della conoscenza. Quella vera: che riassume tutti i nostri sensi. In primis,
Mir-Hossein Mousavi – si è trasformato in una delle pagine più nere della storia quello tattile. E innalzano muri tra gli interlocutori.
dell’Iran. In un vero e proprio bagno di sangue. Ma ora mi arrendo. Perchè la Storia, ancora una volta, si è comportata con quelli come
Il popolo iraniano reagisce alla rielezione di Ahmadinejad me (un po’ passatisti, diciamolo) come l’onda anomala con le palme e gli ombrelloni da
alla presidenza della Repubblica Islamica dell’ Iran,
spiaggia. Come la fine del Novecento con il muro di Berlino. In questo futuro la rivoluzi-
accusando il “sistema” di corruzione;
l’ipotesi del broglio elettorale diventa una certezza. one non cessa d’esistere, ma sembra piovere dall’alto. Piove da quei veicoli comunica-
A migliaia, in particolare giovani e giovanissimi, tivi inventati in primo luogo per controllarci. In un processo di elisione quasi disarman-
si riversano nelle piazze e nelle strade, te. In un diluvio di urla insanguinate.
vogliono solo difendere e far valere i loro diritti, pacificamente.
È il massacro. [Luca Ottolenghi – giornalista

They say: Down with America


People shout: Down with Russia
They say: Down with England
People shout: Down with Russia
They say: Our Blood is dedicated to our leader

People shout: Our blood is dedicated to our people


Russia, shame on you
Leave my country in peace

They still shout “God is great”...

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After 30 years of desperation, the people of Iran decided to change This story is all about “resistance”. Resistance against those who have
their destiny. It was the residency elections. One week before that stolen your basic rights & liberty. Those who humiliate you every day &
dark day, the people were in the streets, chanting slogans and poetry everywhere, those who want to control every detail of your life, those
all about the hope of brighter days. They had danced and celebrated who treat you like criminals, in the schools, streets, universities, homes.
their decision, and had shown how united they are... But they did not Every breath of this story is about vice & virtue. It’s time to raise up and
know that the sad, ugly and disgraceful clouds of the devils are coming fight for knocking out the demons and take back “hope”. Time to say
to cover the horizons of their tragic and unknown future. They voted. “Don’t get scared, we are all together”.
They went home. They got betrayed. The next morning once again they
were in the streets, not for celebrating their triumph but this time to
rage against the demons gate. This time to change their history. [Tara Kaboli]

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Progetto di Priscilla Lewis Stewart

Vorrei mostrare come nella rappresentazione dei migranti in tv c´è sempre una tendenza alla drammatizzazi-
one e alla spettacolarizzazione dell’informazione. I migranti sono raffigurati attraverso stereotipi, più come
rappresentanti di una categoria che come individui. I media aiutano a rafforzare quest’idea, fornendo una rap-
presentazione distorta della realtà sociale.
Ho scelto il programma “La valigia con lo spago” perché da un lato è un programma di tipo giornalistico che
affronta il tema migratorio in Europa, dall’altro usa gli stessi stereotipi che si trovano nelle fiction (montag-
gio per esempio). Penso che in questo modo non si riesca ad approfondire veramente il tema, bensì si rafforzi
l’idea dell’altro come diverso.

Informazioni sul programma (dal sito della Rai):


“La valigia con lo spago” ci pone di fronte a interrogativi che spesso si affacciano alla nostra mente e che noi
non vogliamo ascoltare: il fenomeno migratorio, che noi europei abbiamo vissuto in prima persona, è un fenom-
eno estremamente attuale. Non possiamo fingere che non esista, solo accorgerci che l’altro c’è e sta vivendo
un dramma di cui noi siamo parte.

¨La valigia con lo spago”- Rai Uno


20/07/09 ore 23

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mamme progetto di Michela Battaglia

«Mamme!». Così una mattina A. urla per ottenere Con personaggi e vicende non dissimili da tante
l’attenzione di entrambe le madri. altre storie.
Era il secondo giorno che entravo in quella casa, Sono entrata in quella casa con la timidezza e
il primo che fotografavo. Ho fatto ingresso in un l’impaccio che mi contraddistinguono. Sono stata
mondo che non conoscevo, una dimensione che accolta secondo le migliori tradizioni dell’ospitalità.
non mi appartiene, eppure sapeva di casa. Il mio obiettivo non è mai stato per loro una bar-
Altro: «come diverso, differente da persona o cosa riera, anzi, come un piccolo ponte tra loro e altri
già indicata»*. [*De Mauro, Il dizionario della lin- ancora. Quegli altri che giudicano senza conoscere.
gua italiana, Paravia online.] Quindi altro come Per alcuni potrebbe essere addirittura stupefacente
qualcosa che, semplicemente, è diversa da noi e scoprire che anche loro facciano la spesa o che
che, spesso, non si conosce. Ho così provato a co- usino la Moka come tutte le madri del mondo.
noscere qualcosa a me non nota. Ho scoperto un calore umano e una normalità che,
Una storia nuova, altra. C’erano una volta una don- spesso, in famiglie “tradizionali” non si trovano.
na e una donna. È comunque una storia, la loro.

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NEW YORK CITY TO MAPPATELLA BEACH
Di Francesco Zanot

La fotografia di cronaca (nera) è sempre l’espressione di un straordinario ritratto collettivo in cui è raccolto un vorticoso
ritardo. Prende avvio dalla frustrazione per non avere potuto campionario delle pulsioni umane, oppure quando sono le
assistere allo svolgersi degli eventi, ma concede la possibil- parole nella didascalia a farci scavalcare cadaveri e feriti.
ità di contemplarne i resti senza fretta. Le vittime di ogni tipo Questo accade sulla prima pagina del Corriere della Sera
e quantità di violenza sono protagoniste indiscusse di ques- del 31 luglio 2009. Al centro, una fotografia a colori mostra la
to genere fotografico e la loro alterità è la chiave del suo sagoma, distesa sotto a un ombrellone, di un uomo annega-
successo. E’ lo stesso principio del voyeurismo: il piacere to. Più sotto, le parole del giornalista spostano l’attenzione
deriva dall’atto di guardare e dalla consapevolezza del fatto verso coloro che gli stanno intorno, intenti a proseguire
che ciò che si vede sia accaduto (o accada) ad “altri”. La indifferenti le tipiche pratiche da spiaggia: fare un bagno
fotografia di cronaca nera consente di spiare dal buco della nel mare, prendere il sole, contemplare l’orizzonte. Viene
serratura ciò che avviene spesso al di là della nostra pos- voglia di guardare in faccia ognuno fra quelli che compaiono
sibilità di vedere. nell’inquadratura, da pochi passi, ma il reporter non si è av-
Tuttavia sulla scena delle tragedie che i fotografi immortalano vicinato abbastanza, restituendo esclusivamente una vista
accade talvolta che vi siano degli spettatori. Sono anch’essi d’insieme di questa folla inerte. Riferendosi alla fotografia di
“altri” all’interno di questo immaginario, sullo sfondo delle Weegee, John Szarkowski scriveva che il fotografo “aveva
vittime-protagoniste. Raramente concentriamo il nostro imparato con l’esperienza che il pubblico era spesso tanto
sguardo su di loro, a meno che il fotografo non decida im- terrificante quanto l’evento cui si rivolgeva”.
prudentemente di escludere tutto il resto dal suo campo di
ripresa, come ha fatto Weegee affiancando in Naked City
l’immancabile primo piano del morto ammazzato con uno

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EQUILIBRIO
Progetto di Valentina Maggi
Fotografie di Andrea Kunkl

A Mosca ci sono almeno tre o quattro punti in cui non è possibile andare
avanti sen¬za quella particolare strategia fatta di spintoni e mosse serpen-
tine della cui tecnica ci si impadronisce nella pri¬ma settimana (contem-
poraneamente a quella di destreg¬giarsi sul ghiaccio),… Ma quale esuber-
anza ha qui la strada, gonfia non solo di gente; e com’è morta e vuota, al
confronto, Berlino! A Mosca la merce trabocca dappertutto fuori dalle case:
è appoggiata alle siepi, è appesa agli stecca¬ti, è stesa sul selciato. Ogni cin-
quanta passi ci sono don¬ne con sigarette o con frutta o dolciumi,…Vien da
pensare a una nonna che prima di usci¬re di casa si sia guardata intorno
alla ricerca di un’infi¬nità di cose con cui fare una sorpresa ai nipotini. E
ora si ferma per la strada, in piedi, per riposarsi un po’,…
…, L’occhio è di gran lunga più occupato dell’orecchio. I colori acqui¬stano,
sullo sfondo bianco, un’intensità estrema,…Tutti i gior¬ni è come se ci si pre-
parasse per una festa di bambini. Ci sono uomini che hanno le ceste piene di
giocattoli di legno, carretti e pale; i carretti sono gialli e rossi, gialle o rosse
sono le palette dei bambini. Tutti questi attrez¬zi intagliati e squadrati sono
più semplici e più resisten¬ti che in Germania, la loro provenienza contadi-
na salta subito all’occhio,…
…, Tutto però qui si svolge in sordina; nessuna traccia delle grida imboni-
trici, consuete a tutti gli am¬bulanti del Sud. I venditori si rivolgono ai pas-
santi piut¬tosto con perorazioni contenute se non addirittura som¬messe,
in cui c’è qualcosa dell’umiltà del questuante,… Il commercio ambulante è
per lo più illegale, e quindi evita di esibirsi. Delle donne - la mano aperta che
regge su di uno strato di paglia un pez¬zo di carne cruda, un pollo, un pro-
sciutto - stan li in piedi e li offrono ai passanti,… Il commercio ambulante
è più che mai intenso nei grandi mercati, al¬la Smolenskaja e all’Arbat. E
nella Sucharevskaja,…
Di posti a sedere neanche l’ombra: tutti stanno in piedi, ciarlano e traffica-
no. Qui si manifesta la fun¬zione architettonica della merce: panni e stoffe
forma¬no pilastri e colonne; scarpe, valenki, appesi in fila a dei cordoni
sopra il banco, finiscono per crearvi sopra un baldacchino; grandi garmoski
(fisarmoniche) formano delle pareti sonore, capaci di canto come la statua
di Memnone…,
Ogni pensiero, ogni giornata e ogni esistenza è, in Russia, come esposta
sul tavolo di un laboratorio,...Questo sorprendente, incessante processo
di riorganizzazione - qui lo chiamano «remont» - non ri¬guarda solo
Mosca, ma la Russia intera. Questa diffusa passione racchiude tanto una
ingenua volontà di miglio¬ramento, quanto una inesauribile curiosità e
giocosità. Niente caratterizza di più la Russia d’oggi. Il paese si sente mo-
bilitato giorno e notte, in primo luogo ovvia¬mente il Partito. È veramente
così: ciò che distingue il bol¬scevico, il comunista russo, dai suoi compagni
dell’Oc¬cidente è proprio questa incondizionata disponibilità al cambia-
mento. La sua base esistenziale è talmente ristretta, da renderlo pronto a
ricominciare daccapo anno per anno. 1

1
Walter Benjamin, Mosca in Immagini di Città, trad.it. di M.Bertolini, Ein-
audi Editore, Torino, 2007, pp. 17-29
[ed.orig. Moskau, Stadtebilder, Suhrkamp, Frankfurt, 1963]

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dita auto-organizzata di prodotti che si trasforma facilmente in festa la frequentazione di connazionali e grazie alla conservazione delle La Cina è un paese che proviene da un forte e vertiginoso sviluppo
partecipata in sordina. Ritroviamo i piccoli giocattoli in legno tipici proprie abitudini. economico e la popolazione cinese si è formata in un clima socio-cul-
della tradizione dell’est Europa, immagini sacre e sacchettini di cibo Il sabato e la domenica alcuni parchi cittadini si trasformano. Sono turale che educa alla crescita industriale.
venduti da donne che sostano in piedi, offrendoli e presentandoli con divenuti da tempo sede di incontro per persone provenienti dal Suda- Percorrendo le vie del quartiere cinese a Milano ⎯ così come accade
le mani protratte verso i passanti. merica e dalle Filippine. Il parco Strozzi, un piccolo ritaglio di verde nei quartieri cinesi di molte città del mondo ⎯ si percepisce la mede-
Lo spazio cittadino milanese, al pari delle grandi metropoli europee si in un quartiere abbastanza periferico di Milano, è frequentato da sima inclinazione allo scambio economico, colti da un susseguirsi di
identifica sempre più come un grande melting pot. circa sette anni da una comunità di ecuadoriani. Ogni sabato pomer- attività commerciali di matrice cinese.
Cambiano così le esigenze della comunità e con esse le strategie di iggio intere famiglie si incontrano per mangiare cibo tradizionale Il quartiere ebraico che comprende via San Gimignano, Arzaga e Mon-
utilizzo dello spazio urbano che diventa teatro dei luoghi natii, ricordo dell’Ecuador e sfidarsi nel gioco del volley ecuadoriano, un particolare tecuccoli ha caratteristiche differenti. La comunità ebraica è presente
di una casa ormai lontana. tipo di pallavolo giocata da due squadre composte da tre giocatori. in Italia da varie generazioni, per cui è oramai notevolmente inte-
Si può ipotizzare una pericolosa generalizzazione suddividendo per Il mercato islamico si svolge la domenica nel parcheggio della met- grata, in equilibrio con la città. Scuole ebraiche e luoghi di preghiera
categorie di spazi le differenti etnie. Esistono luoghi di preghiera, ropolitana di S.Donato. È nato tempo fa come fiera dell’antiquariato, realizzano per queste persone una personale armonia e un punto di
luoghi di scambio merci, quartieri ad alta prevalenza di una sola oggi si presenta come un luogo molto particolare. unione con le antiche radici.
etnia, luoghi di svago e incontro o semplicemente mercati tematici Ogni settimana persone di origine per lo più marocchina si ritrovano In tutti i luoghi menzionati si può riscontrare la stessa propensione
in cui acquistare prodotti provenienti da uno specifico paese. Rimane in questo spazio, lo stesso che è divenuto col tempo la riproposizione alla conservazione di una propria identità socio-culturale, tipica di chi
un unico denominatore comune: la suddivisione di volta in volta in rivisitata per mezzo dell’esportazione del tipico suq islamico. è stato spinto ad allontanarsi dal proprio paese da uno stato di neces-
comunità della medesima nazionalità. Come accade in Marocco, il suq di Milano ha cadenza settimanale, le sità.
Visitando la “fiera dell’est” ⎯ così è comunemente chiamato lo spazio Esaminando con cura, nel tentativo di superare il fascino dell’esotico persone vi si recano non solo per acquistare ogni genere di oggetto Osservando con lo sguardo attento e disincantato di chi non cerca il
milanese in cui si riuniscono persone di provenienza moldava, e la pericolosità degli stereotipi, si dedica agli spazi menzionati la ma anche per incontrarsi, mangiare insieme e bere del tè alla menta. “pittoresco” a ogni costo, si percorrono i contrasti e i paradossi dei
ucraina, russa e rumena ⎯ è possibile riconoscere alcuni aspetti della giusta attenzione. Diviene così possibile percepire e ipotizzare un Come avviene nei suq odierni ⎯ quando non vi è la necessità di in- luoghi raccontati e si evince la voglia di guardare avanti, ma senza ri-
vita di Mosca descritta da Walter Benjamin in “Immagini di città”. tentativo, un bisogno o un’attitudine, da parte dell’emigrante a cantare il turista ⎯ i prodotti venduti provengono dall’industria occi- nunciare alle proprie certezze, nella ricerca di un costante equilibrio.
Passeggiando per la fiera siamo in grado di riconoscere l’attitudine ricreare la propria tradizione, parte delle personali consuetudini e dentale e si possono acquistare a seguito di una trattazione.
raccontata da Benjamin alla vita di strada, all’esercizio delle più delle proprie radici. Si tratta forse di “illusioni” realizzate attraverso In via Paolo Sarpi si trova il quartiere cinese, spesso oggetto di polem-
svariate professioni al di fuori degli spazi commerciali e alla ven- i semplici oggetti del quotidiano, attraverso la preghiera di gruppo, iche al soglia dell’intolleranza.
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