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nto - maggiore! (BLOW, Memorie). 219.

Alla fine del febbraio 1881 i nichilisti - fecero scoppiare una bomba sotto la carrozza imperiale, ma lo zar Alessandro II rest illeso. Fu arrestato l per l i l sospetto autore dell'esplosione, tal Nicola Ryssakoff. Mentre l'imperatore lo guardava curiosamente, un ufficiale della guardia si avvicin di corsa chiedendo c he cosa fosse avvenuto. - Un'esplosione - rispose l'imperatore; ma grazie a Dio, io sono illeso. L'arrestato Nicola Ryssakoff esclam: - Mi pare che sia ancora presto per ringraziare Dio! Infatti in quel momento stesso una nuova esplosione fracass le gambe dello zar. ( La Tribuna, 8 agosto 1900). ALESSANDRO III n. 1845 - m. 1894; zar di Russia, despota. 220. Alessandro III di Russia e - sua moglie Maria Feodorovna erano di gusti ass ai semplici e avevano abolito ogni cerimoniale, ritirandosi in una villa a Gatch ina. Questo appartamento era piccolo, basso, mal ammobiliato. L'imperatore, che era un colosso, toccava il soffitto con- le mani. Sazanow, che era allora- un se mplice se retario del Ministero degli egli esteri, dovette andar a Gatchina per certi affari, e meravigliandosi di quell'appartamento cos misero e brutto domand a una cameriera: - Perch mai le loro maest hanno scelto quest'appartamento? - Perch - rispose la cameriera sorridendo - non sono riusciti a trovarne uno pi in comodo e pi brutto di questo!- (PALOLOGUE, La Russie des Tsars pendant _la grande guerre). 221. Lo zar Alessandro III non poteva soffrire la danza, mentre l'imperatrice ne era appassionatissima. Mentre Maria Feodorovna si riposava della sua parte di sovrana per abbandonarsi alla danza, l'imperatore girava con aria a nnoiata per le sale, rivolgendo di rado la parola a qualcuno, fino a che per far cessare le danze, ricorreva a uno stratagemma. Per suo ordine i sonatori, ad un o ad uno, si alzavano e si eclissavano, cosicch quando non rimaneva che un violin o, la zarina era costretta, suo malgrado, a congedare gentilmente i propri invit ati. (PRINCIPESSA GALATZINE, Rminiscences d'une migre) ne emigre). 222. C'era una signora dell'aristocrazia russa che amava molto il ballo. Ora avv enne che fu invitata una volta a Corte, ma la poveretta sapeva di non esser ecce ssivamente gradita, forse per la sua corpulenza, e temeva di non essere invitata pi. Danzando con lo zar Alessandro III, cerc di far cadere il discorso sui balli di corte con la speranza di metter lo zar nella condizione d'invitarla anche per le sere successive. Perci disse: - Che peccato, la stagione dei balli sta ormai per finire! - Come! - fece l'imperatore distratto. - Purtroppo domani si ricomincia. Ma io non sono invitata! - sospir la signora. - Fortunata voi! - rispose lo zar. - Oh, come vorrei essere al vostro Posto! (PR INCIPESSA GALATZINE, Rminiscences d'une migre). 223. Nel luglio del 1891 la squadra francese si rec a Cronstad a rendere atto di omaggio e d'amicizia allo zar Alessandro III, il quale ricevette l'ammiraglio co n molta benevolenza. Vi fu alla corte un momento di perplessit, perch ancora la Marsigliese, considerat a come un inno rivoluzionario, non era mai stata sonata ufficialmente in Russia. Il gran maestro delle cerimonie fece domandare allo zar se, per conformarsi alle tradizioni, non sarebbe stato opportuno sostituire la Marsigliese con l'inno de lla regina Ortensia, Partant pour la Syrie. - Che storia questa! - rispose Alessandro III. - Fate sonare la Marsigliese. questo fu un passo verso la futura alleanza franco- russa. (PRINCIPESSA GALATZIN E, Rminiscences d'une migre). 224. Lo zar Alessandro III aveva spesso delle uscite inaspettate. Quando il prin cipe di Montenegro and a Pietroburgo (qualche mese dopo la visita della squadra f rancese a Cronstad), l'imperatore ad un banchetto ufficiale, alz il bicchiere e d isse, volgendosi verso l'ospite: - Bevo alla salute del mio unico amico!

Era questa una maniera originale di affermare all'universo che lo zar non aveva bisogno di nessuno. (PRINCIPESSA GALATZINE, Rminiscences d'une migre). 225. Luigi II, re di Baviera, aveva fra le altre originalit anche quella che i ri cevimenti gli erano molto antipatici, e specialmente il dover ricevere i diploma tici. Cos per un pezzo egli non ricevette il ministro- di Russia a Monaco. Alessa ndro III zar di Russia, venne a saperlo per caso: e allora decise, poich il suo m inistro non riusciva mai ad essere ricevuto dal re di Baviera, di abolire quel p osto perfettamente inutile. (BLOW, Memorie). 226. I figlioletti dell'imperatore Alessandro III di- Russia erano malati e non volevano prendere medicine. Esauriti inutilmente tutti gli altri espe4. - Aneddoti - M. I dienti, si ricorse all'autorit paterna; ma neanche allo zar riusc di persuadere i piccoli ostinati. Dopo averci perduto attorno mezz'ora, lo zar si volse alla gov ernante e le disse: - Signora mia io ho perduto il mio latino. Cerchi un po' lei di vedere se ci rie sce. Ma vede come va il mondo. Milioni e milioni di uomini tremano a un mio cenn o e si farebbero in pezzi per obbedirmi, e con questi piccoli mocciosi non la sp unto. (Giornale delle donne, 5 novembre 1887). ALEXIS Paolo n. 1847 - m. 1901; scrittore e drammaturgo francese; collabor con Zola alle Soires de Mdan 227. Gli successe un caso fuor del comune. Una mattina due poliziotti bussarono alla porta del romanziere in via degli Appennini. - Siete voi Paolo Alexis? - Appunto. - Finalmente vi abbiamo preso! Sappiate che siete condannato alla deportazione a vita in fortezza. Andiamo, seguiteci! i poliziotti si scagliarono contro il poveretto, che non ebbe modo di dire una p arola. Portato al Commissariato e di l in prigione, occorsero ben dodici giorni p er convincere le autorit che il povero romanziere non aveva nulla a che vedere co l suo omonimo rivoluzionario della Comune. - Ma ci che mi ha rivoltato di pi - affermava Alexis, raccontando il fatto - che q uei porci, quando mi rilasciarono, invece di domandarmi scusa, mi dissero: E bada te bene a non cascarci pi! (WILLY, Souvenirs). ALFIERI Vittorio n. 1749 - m. 1803; il pi grande degli autori tragici italiani. 228. L'Alfieri aveva punto con una sua frecciata satirica 'Francesco Zacchiroli, strano tipo di letterato e di avventuriero; il quale se ne vendic col seguente e pigramma: ZAC. Alfieri, Alfieri, . che versi scrivi? ALF. Versi severi, tragici, divi, che il mondo ancora intendere non pu. ZAC. Ma tu li intendi? ALF. Oh, signor no! (Nuova antologia, 1895). 229. Un tale si meravigliava con Vittorio Alfieri che dopo esser stato fiero odi atore di tiranni adesso fosse contro la Rivoluzione Francese. - Avevo prima conosciuto i grandi - rispose l'Alfieri; - ma adesso ho conosciuto i piccoli. (ALFIERI, Autobiografia). 230. Il Niccolini disse dell'Alfiere: - Quest'uomo che ha tanto odiato i Francesi, ha lasciato nelle mani appunto dei Francesi, le sue tre cose pi care: i suoi libri, la sua vita - e la sua amante.I libri di Alfieri passarono infatti alla biblioteca di Montpellier, l'Alfieri mo r mentre veniva curato dal dottor Fabre, e la sua amante, la contessa d'Albang, si diede al dottor Fabre tosto che l'Alfieri fu morto, e secondo qualche c attiva lingua anche prima. (Nuova antologia, 1878). 231. E' nota la passione, anzi la vera mania del grande tragico per i cavalli. U

na volta a Siena condusse seco in cocchio monsignor Stralico per strade assai ma l tenute e pericolose, s che il monsignore impallidiva e tremava. - Di che temete? , gli disse a un certo punto l'Alfieri. - Il passo assai difficile - balbett l'altro. - Ma non sapete - replic l'Alfieri - che io sono miglior guidatore dei cavalli ch e delle Muse? (G. BIAGI, Aneddoti letterari). ALFONSO (Sant') De LIGUORI n. 1696 - m. 1787, dottore della Chiesa. 232. Sant' Alfonso de' Liguori, una volta, quando esercitava l'avvocatura, discu sse molto brillantemente una causa. Senonch l'avvocato avversario gli fece osservare che una particella negativa, un semplice non, contenuto in un documento, annientava tutta la sua tesi difensiva. A llora egli, temendo che si potesse pensare che avesse voluto trarre in inganno i giudici, esclam rivolto al pubblico: - Mi sono ingannato, perdonatemi. senz'altro abbandon l'aula e la professione, e si diede alla vita religiosa, nell a quale poi rest e, com' noto, fece carriera. (FEROCI, Giustizia e grazia... ). ALFONSO VI n. 1072 - m. 1109; re di Castiglia, conquistatore di Toledo. 233. I ministri di Alfonso di Castiglia gli presentarono due liste: una dei dome stici necessari e l'altra di quelli inutili. Ma il re non volle licenziare nessu no, dicendo: - Di quelli necessari ho bisogno io, e quelli inutili hanno bisogno di me. (Bibl iothque de socit). ALFONSO X il Savio re di Castiglia; regn dal 1252 al 1284. 234. Alfonso era studiosissimo di astronomia, ed questa la ragione per cui fu so prannominato il Saggio. Ma di saggezza non doveva averne troppa, dal momento che , parlando seriamente e non da burla, disse: - Se io potessi entrare nel Consiglio di Dio, mi sentirei in grado di dargli qua lche buon suggerimento intorno ai movimenti degli astri. (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). 235. Un'altra prova della poca saggezza del re che, mentre perdeva il suo tempo nello studio dell'astronomia, poco curava il governo dei popoli che gli erano st ati affidati e aveva la peggio in tutte le guerre, s che i suoi Stati andavano di giorno in giorno assottigliandosi. Lo storico Mariana diceva di lui: - Mentre studia il cielo e conquista gli astri, perde la terra! (SCARLATTI, Et a b hic et ab hoc). 236. Questo re aveva sposato Violante figlia del re d'Aragona; ma sotto pretesto di sterilit, e in realt per incostanza, voleva ripudiarla; e a tale effetto aveva domandato la mano di una principessa danese. Ma quando essa arriv, si seppe che la regina era incinta. Venuto meno il pretesto, il re rinvi il divorzio e, fatta sposare la principessa danese al fratello, si tenne Violante che, d'allora in po i, gli divenne carissima.Ma il bello di questa storia che la regina Violante, av endo capito che il fatto non aver figli non dipendeva da sua sterilit ma da quell a del marito, aveva- avuto il figlio, che la riconcili con Alfonso, da un amante. (Dictionnaire de l'amour). 237. Alfonso il Savio, re di Castiglia, diceva: - Per fare un buon matrimonio bisogna che il marito sia sordo e la moglie cieca. (Encyclopdiana). ALFONSO V d'Aragona re delle due Sicilie, am i classici e accolse alla sua corte i dotti; regn dal 141 6 al 1458. 238. Il re Alfonso cominci il suo regno con un giudizio simile a quello di Salomo ne. Una - giovane schiava pretendeva che il suo figliuolo fosse figlio del suo p adrone e perci, secondo un'antica legge spagnola, essa doveva essere messa in lib ert; ma il padrone negava. Portata la causa dinanzi al re, questi stabil che il fi glio fosse messo all'incanto seduta stante. Appena l'asta fu iniziata, il padre si commosse e riconobbe il figlio, dando libert alla schiava. (Encyclopdie mthodiqu e).

239. Quando il re Alfonso di Napoli and a Gaeta, uomini e donne facevano tutto il possibile per fargli onore. Ci vedendo una fanciulla, la bellissima Gallezia, no n sapendo pi che fare per superare le altre donne nel far omaggio al re, si spogl i tutta nuda da per la strada e si mise a cammi- nare dinanzi al re, per onorarlo con la sua bella nudit. (PONTANO, Opera). 240. Un giorno re Alfonso and col suo seguito a far visita a un gioielliere. Era appena uscito fuori dalla sua bottega, che il gioielliere corse trafelato dal re a lamentarsi che qualcuno dei cortigiani gli aveva rubato un diamante di gran pr ezzo. Il re torn nella bottega, fece prendere un vaso con la bocca stretta, e ord in che tutti i suoi cortigiani, a cominciare da lui stesso, mettessero il pugno c hiuso dentro il vaso, ritirando poi la mano aperta. Tutti fecero come il re avev a detto. Quando l'operazione fu finita, il re disse al gioielliere di guardare n el vaso, e infatti il diamante vi fu ritrovato. - Cos - disse il re - tu sei tornato in possesso del tuo bene, senza vergogna di nessuno. (Encyclopdie mthodique). 241. Un tesoriere di re Alfonso gli port un giorno una somma di diecimila ducati d'oro. Uno dei presenti disse sottovoce a un cortigiano suo amico: - Vedi? Mi basterebbe quella somma per esser felice. Il re sent quelle parole, e dando la somma al gentiluomo disse: - Ebbene prendila, e sii felice come speri. (Encyclopdie mthodique). 242. Una volta il re Alfonso vide dalla spiaggia una barca che stava per naufrag are tra le onde infuriate. Diede ordine che si corresse in suo aiuto, e siccome nessuno osava sfidare la furia del mare, entr egli per primo nella scialuppa di s occorso. I suoi cortigiani gli facevano presente il pericolo a cui egli si espon eva: - Mi piace di pi - rispose il re - esser compagno che non spettatore della loro m orte. (Encyclopdie mthodique). 243. Alfonso assediava Gaeta; siccome questa piazzaforte cominciava- a scarseggi are di viveri, gli assediati furono costretti a far uscire dalla citt tutti i vec chi, le donne e i fanciulli. Il re Alfonso li accolse benignamente nel suo campo e diede loro nutrimento e larga ospitalit. I suoi cortigiani volevano che egli l i trucidasse. - Vi par egli mai - rispose il re - che io sia venuto qui dalla Spagna per far l a guerra alle donne e ai fanciulli? (Encyclopdie mthodique). 244. Domandarono un giorno al re Alfonso quali fossero le cose che egli apprezza va di pi. Il re rest pensoso un istante e poi disse: - Quattro cose vecchie: legna vecchia da bruciare; vino vecchio, per bere; amici vecchi, per conversare; e libri vecchi per imparare. (Encyclopdie mthodique). 245. Il re Alfonso d'Aragona aveva una grande passione per i libri e per la lett ura. Portava i suoi libri prediletti anche in guerra, e se passava un giorno sen za che avesse potuto aprirli, diceva con un sospiro: - Ecco un giorno veramente perduto! Si dice che, essendo malato di febbre quartana, fu guarito dalla lettura di Quin tio Curtio. (A. BECCADELLI, De dictis et factis Alphonsi regis). 246. Il re Alfonso d'Aragona amava molto gli studiosi e gli uomini d'ingegno. A Giannozzo Manetti diede novecento ducati di rendita e parecchi privilegi, e sic come egli credeva suo dovere di presentarsi ogni tanto a corte per far omaggio a l re, questi gli disse: - Giannozzo, pei vostri pari il tempo prezioso, e a corte se ne perde assai. Per tanto fate a meno di venir qui, e attendete ai- vostri studi; e quando noi vi vo rremo, vi manderemo a chiamare. (VESPASIANO DA BISTICCI, Vite). 247. Il re Alfonso d'Aragona era taciturno e diffidente. Diceva: Se sapessi che l a mia camicia conosce il mio segreto, la getterei nel fuoco. (F. MONNIER, Il Quat trocento). 248. Quando Giovanni d'Angi mosse contro Napoli a capo di un esercito per conquis tarla, fece scrivere nelle sue bandiere il versetto del Vangelo: Fuit missus cui nomen erat Johannes (fu mandato uno chiamato Giovanni). Alfonso d'Aragona che difendeva la citt, appena riseppe questo, fece scrivere nel le sue bandiere un altro versetto dello stesso Vangelo: Ipse venit et non receper unt eum (venne e non lo ricevettero). (LA COMBE, Dictionnaire des anecdotes).

ALFONSO I d'Este n. 1476 - m. 1534; spos la celebre Lucrezia Borgia. 249. Nel 1512 si combatt in Ravenna la famosa battaglia tra Francesi e Italiani d a una parte e Spagnoli e Italiani dall'altra. Il duca Alfonso, alleato dei Franc esi, stava facendo strage, con la sua meravigliosa artiglieria, degli Spagnoli c he si erano dati alla fuga. Ma ecco arrivare un messo del generale Gastone di Foix che implora Alfonso di far cessare il fuoco, perch l'art iglieria colpiva pi Francesi che Spagnoli. - Figliuoli, - grid allegramente il duca ai Ferraresi - continuate, continuate pu re a sparare, perch tanto, o Spagnoli o Francesi, sono tutti stranieri lo stesso. (A. SCARLATTI, 'Et ab hic et ab hoc). ALFONSO XII re di Spagna n. 1857 - m. 1885; figlio dell'ex- regina Isabella, proclamato re nel 1874. 250. Alfonso XII, quand'era ancora fanciullo, non aveva nessuna probabilit di div entare re. Era principe del sangue e basta. Fu affidata la sua educazione al con te Murphy che volle farne soprattutto un uomo, un bravo uomo. Per prima cosa il Murphy lo teneva a stecchetto di denaro a ci che si avvezzasse a non sperperarlo. Una volta che erano in viaggio, il principe si accorse d'esser restato a corto di moneta. Il conte avrebbe potuto dargliene quanta voleva, ma volle vedere come si sarebbe cavato d'impaccio. Il principe fece i suoi conti e disse: - Ho una buona idea. Il viaggio di ritorno in prima classe costerebbe cinquanta fiorini, che non ho. Viaggeremo in terza classe, e il denaro baster. - Che buona stoffa - disse tra s il Murphy - per far di questo principe un bravo sovrano! E viaggiarono appunto in terza classe: non mai prima d'allora il principe s'era mostrato cos allegro e simpatico. (Rossi, Quarant'anni di vita artistica). 251. Un giorno Ernesto Rossi era andato a visitare l'Esposizione di Vienna. Avev a un biglietto d'invito e pot cos assistere alla visita ufficiale che in quel gior no faceva l'imperatore. Tra la folla degli invitati vide il conte Murphy ed il s uo allievo, il principe Alfonso. - Come? Voi qui tra la calca? Non siete nel corteo imperiale? - No, non mi divertirei - rispose il principe. - Sono un semplice visitatore com e voi. Un'ora dopo, finita la festa e la visita ufficiale, il Rossi usc alla chetichella ed, avendo fame, entr in una brasseria vicina. L trov a un tavolo il conte Murphy e il suo principe che stavano modestamente mangiando un salsicciotto. Il Rossi s edette a un tavolo vicino. Una signora domand all'attore italiano chi fosse quel giovanetto dallo sguardo intelligente e buono; ma il Rossi non svel l'incognito. La brava signora, una viennese, si mise a discutere di politica e si profess repu bblicana. E il Rossi rideva pensando che quei discorsi erano sentiti da un giova ne che era fratello di una regina e che forse un giorno sarebbe stato re anche l ui! (Rossi, Quarant'anni di vita artistica). 252. Il principe Alfonso era cos lontano dall'immaginare di poter diventare re, c he quando venne nominato re di Spagna il principe Amedeo di Savoia, egli applaud a quella scelta. Solo osserv: - Mi pare un principe troppo leale e troppo buono! Badi alle carezze del .gatto; lo graffier. (Rossi, Quarant'anni di vita artistica). 253. Ernesto Rossi rivide Alfonso XII quando sedeva sul trono. Il re gli ricord l e altre volte in cui s'erano incontrati. - Il giorno in cui mi scrissero che io ero re di Spagna, mi trovavo col mio brav o Murphy in viaggio. E sapete quanto avevamo in tasca tra tutt'e due? Appena sette duros. Ma il pi bello che uno di questi duros era falso! (Rossi, Qua rant'anni di vita artistica). ALFONSO XIII n. 1886 - m. 1941; re di Spagna fino all'aprile 1931 254. Da piccolo, il re non voleva assolutamente imparare a scrivere. Anche dopo qualche mese da quando aveva imparato a tenere la penna in mano, la sua calligra fia continuava ad essere orribile, storta, stentata. La firma poi era inintellig ibile. La sua maestra, miss Mary Arragon, non si stancava di ammonirlo sino alla noia, ma invano. Infine un giorno, indispettita pi del solito, dichiar al piccolo

che la sua firma non era degna di un re. Questo bast perch da allora in poi egli si dedicasse seriamente a migliorare la calligrafia, e specie la firma: ricopiav a, senza stancarsi, cento, duecento volte il giorno il modello che gli aveva dat o la maestra e seguitava anche dopo a scrivere il suo nome da per tutto, sui qua derni, sul margine dei libri, sui polsini della camicia, sui muri della stanza d i studio. (La Tribuna, 5 agosto 1905). 255. Un alto personaggio di Corte aveva chiamato il re Alfonso, allora decenne, col nomignolo di Bubi, vezzeggiativo col quale lo chiamava la regina madre. Questa familiarit offese il piccolo monarca, che osserv serio serio: - Sono Bubi per la mamma; ma per voi sono semplicemente il re. (La Tribuna, 29 a prile 1895). 256. Quando Alfonso XIII di Spagna era ancor bambino, i metodi educativi della m adre gli insegnarono soprattutto la fierezza del suo stato e l'etichetta. Un gio rno una dama d'onore della regina chiese il permesso di abbracciare il bambino. - Non si abbraccia il re - rispose il piccolo di sette anni con un'aria glaciale . - Ma pu farmi un- inchino, se vuole! (Excelsior, novembre 1930). 257. Quando, ragazzo, si confess la prima volta, fu un avvenimento a Corte. Anzit utto il piccolo re non voleva confessarsi, dicendo che un re non deve confessarsi a nessuno. Poi non voleva inginocchiarsi davanti al confessore, asserendo che un re s'inginocchia solo davanti al papa. Quando finalmente riuscirono ad ottenere da lui che si confessasse in ginocchio, il confessore, padre Montagna, dovette sudare molto per tirargli fuori i peccati. Finita la confessione, la madre gli d omand: - Hai confessato la mancanza di rispetto di cui ti sei reso colpevole l'anno sco rso a San Sebastiano, quando facesti cadere in acqua il generale Castillo? Il piccolo re stette un istante silenzioso, poi disse che quel peccato non l'ave va detto. - Ma non importa - aggiunse, quando vide che la madre era restata male - perch in compenso ho confessato di aver bastonato il mio asino. (La Tribuna, 18 luglio 1 895). 258. Nulla rallegrava Alfonso XIII, quand'era bambino, pi degli scherzi e delle m onellerie. Un giorno egli cambi il cavallo del suo maestro senza che questi se ne accorgesse ed il degno uomo fin in un fosso con grande gioia del suo alunno. La regina Maria Cristina si adir e il piccolo re fu seriamente rimproverato. Ma dopo poco il bambino confessava a sua sorella: - Malgrado tutto, metteva conto per di vederlo uscire dal fosso, coperto di erbe bagnate. Pareva una sirena! (Excelsior, novembre 1930). 259. Quando era ragazzo, Alfonso XIII era molto vispo e birichino e ne combinava una dopo l'altra. Sua madre, la regina Maria Cristina, non sapeva pi a che santo votarsi per farlo star buono. Una volta, esaurita ogni altra risorsa, la povere tta mise il figlio in castigo in un camerino oscuro, chiudendolo a chiave. Ma, p oco dopo, dovette accorrere a liberarlo, perch il futuro re di Spagna gridava ava a squarciagola: - Viva la Repubblica! Siccome questo espediente gli era riuscito, il principe da allora in poi ne abus, e ogni volta che gli negavano qualche cosa che egli voleva, cominciava il grido terribile: - Viva la Repubblica! Ma non aveva bisogno nemmeno di finire, perch al primo accenno... rivoluzionario era subito accontentato. (Manuel gnral, 16 giugno 1934). 260. Un giorno Alfonso XIII trovandosi a Deauville, in un viale del parco, vicin o ad una duchessa dama di corte, non meno famosa per le sue forme giunoniche che per la sua pruderie, le disse: . - Che belle e bianche braccia avete! - e, per esprimerle meglio la sua ammiraz ione, le diede un pizzicotto poco pi su del gomito. L'ottima dama, lungi dall'essere compiaciuta, ne fu cos scandalizzata che subito corse a riferir l'accaduto al vecchio duca di Sotomajor che, nella qualit di ex p recettore di Alfonso, poteva ancora talvolta permettersi qualche ammonimento all 'antico allievo. Infatti il gentiluomo, scandalizzato anch'esso, si rec immantine nte dal re e gli disse:

Sire, non ~ degno della Maest Vostra Cattolicissima pizzicare una dama di Corte c os da lasciare il segno che la duchessa mi ha mostrato! Alfonso riconobbe giusta l'osservazione e parve pentito. Ma il giorno dopo, trat ta in disparte la dama, ripet lo scherzo, solo scegliendo un posto pi carnoso e na scosto e accompagnando il gesto con queste parole: - Spero che non andrete ancora a mostrarlo al duca di Sotomajor! (Secolo, giugno 1922). 261. A Biarritz, avendo sbagliato un colpo al polo, Alfonso XIII usc in un'esclamaz ione assai... energica, identica a quella attribuita a Cambronne. Per scusarsene con le signore presenti, disse: - Che cosa volete, quel colpo era il mio Waterloo. Allora, ho voluto salvare alm eno l'onore... (Candide, agosto 1924). 262. Il 31 maggio 1905, il re di Spagna Alfonso XIII era in visita ufficiale a P arigi, quando, uscendo col presidente Loubet dall'Opera, un anarchico gli gett un a bomba, che fece alcune vittime tra il pubblico, pur lasciando - illeso il sovr ano e il Presidente. Quando la bomba scoppi, il re non trasal nemmeno. - Credo - disse a Loubet - che abbiano sparato un petardo. Il valletto spaventato grid che un cavallo era ferito. Altri cavalli del seguito s'impennarono. Il giovane re, imperturbabile, si rivolse allora al Presidente e galantemente disse: - Signor Presidente, non dimenticher mai d'aver avuto il battesimo del fuoco in mezzo a corazzieri francesi. (PALOLOGUE, Una svolta decisiva della p olitica mondiale). 263. La fortuna di Alfonso XIII ha scoraggiato l'anarchia. Una volta, due, tre, quattro, sempre invano, Madrid ha visto il suo cavallo impennarsi per lo scoppio di una bomba. Dritto sulle staffe, con la testa impassibile fra le penne del ca sco, la mano alla visiera, il re non gett che un grido: Viva la Spagna!. (E. MARSAL A, Les cannes de M. Bourget). 264. Trovandosi un giorno a passeggio e non avendo cerini per accendere la sigar etta, Alfonso ferm, scusandosi, un tale che fumava, lanciando, tra le volute, qua lche dolce parola alla sua bella. Questi porge il fiammifero e il re, nel tempo stesso che abbassa il capo per accendere, riconosce nell'uomo un socialista, un anarchico ricercato dalla polizia. La polizia ha le sue leggi, ma il tabacco anc he. Avuta la fiammella, Alfonso offre in cambio un sigaro. Ed ecco l'anarchico e sitare: un sigaro del re!... Ma la sua compagna interviene: - Suvvia, hombre!? - E si toglie dai capelli una rosa, e la dona: - Maest... (MOR SALA, Les cannes de M. Bourget). 265. Alfonso XIII, mentre se ne andava un giorno a passeggio nella sua automobil e, vide un carrettiere mezzo ubriaco che maltrattava i due magri ronzini che tra scinavano il suo carro, al punto che uno dei due cavalli cadde a terra sfinito s otto i feroci colpi di frusta del conducente inumano. Il re si ferm, scese dall'automobile, rialz il cavallo caduto con la sua abilit di cavaliere consumato, e poi prese a calci e a schiaffi il carrettiere. Dopo averl o ben bene sonato, nel mentre si accingeva a risalire in macchina, disse con un sorriso: - Ecco, caro uomo. Ora potete andar a reclamare dal re di Spagna e pregarlo di t ogliervi di dosso gli schiaffi e calci che vi ho dati. E vedrete che il re vi da r ragione! (Minerva, gennaio 1933). 266. Alfonso XIII non si fece mai molto schiavo dell'etichetta di torte. Quando Guglielmo II di Germania fu suo ospite, ebbe luogo questo dialoghetto: - Perch - gli domand l'imperatore - perch sei venuto a ricevermi in piccola tenuta? - Cos la regola - rispose il re; e soggiunse: - Il mio aiutante di campo ha visto il tuo. - E perch mi dai del tu? Io sono l'Imperatore di Germania! - E io sono il re di Spagna. (MARSALA, Les cannes de M. Bourget). 267. La sera che si rappresent a 'Madrid Sei personaggi di Pirandello, il re Alfo nso volle la protagonista Vera Vergavi nel suo palco. Il re parlava in italiano, ma si avvide che l'attrice stentava a capirlo. Disse allora con un sorriso: - Mi capita con voi come mi capitava in Italia: quando parlavo agli Italiani nel la loro lingua non mi capivano, mentre mi capivano benissimo quando parlavo spag

nuolo. Nello stesso modo io non capisco lo spagnuolo parlato dagli Italiani, men tre mi riesce facilissimo capirli quando parlano italiano. Dunque facciamo cos: v oi parlate in italiano e io in spagnuolo: ci capiremo meglio. (Idea Nazionale, f ebbraio 1924). 268. Durante la dittatura di Primo de Rivera, re Alfonso fu invitato a una parti ta di caccia dal duca di Penarenda. Una sera, dGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArc hivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smhV?'S

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