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e le abbiamo dato Verviers che sulla riva destra del Reno.

. Il re sgran tanto d'occ hi e fece osservare al plenipotenziario che non solo Verviers era sulla riva sin istra del Reno, ma che aveva sempre appartenuto al Belgio. (GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 97. Parlando delle eccessive pedanterie dei conservatori dei musei e della loro mania di metter tutto ben catalogato in qualche vetrina, il re sorridendo disse: - Se li lasciassimo fare, una volta o l'altra troveremmo le Piramidi messe sotto un globo di vetro! (GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 98. Credeva fermamente che il prestigio di una nazione si mantiene agli occhi de l mondo per merito della sua aristocrazia intellettuale. E ag sempre di conseguen za. Durante le nozze della figlia, a Roma, nel palazzo del Quirinale, mentre si avvi ava con la principessa al suo braccio verso la cappella Paolina per il rito, a c apo del corteo vide, tra la folla che faceva ala al passaggio, lo scultore belga Goffredo Devreese. Si ferm, fermando cos tutto il corteo, per tendergli la mano. E c'erano tra i presenti centinaia di personaggi autorevoli che conosceva e ai q uali avrebbe potuto dar egualmente la mano! Aveva voluto onorare un artista. (GO EMAERRE, Albert I loin des foules). 99. Subito dopo le nozze della figlia Maria Jos col principe di Piemonte, a un su o amico che era andato a trovarlo disse: - stata proprio una gran bella cerimonia. Figuratevi che tra gli altri c'era Man uel l'ex re del Portogallo, Giorgio l'ex re di Grecia e persino Amanullah l'ex r e dell'Afghanistan... Gi, perch voi sapete che nel nostro mestiere di re ci sono m olti disoccupati! (DAME, Vie et mort d'Albert I). 100. Aveva uno spirito profondamente cristiano e pieno d'umilt. In una sua conver sazione col priore dell'abazia d'Orval disse: - Il mondo va male perch c' troppo orgoglio. Dall'operaio disoccupato che non vuol compiere un lavoro che crede al di sotto delle sue capacit, sino al nobile che n on mangerebbe mai col suo autista, tutti peccano d'orgoglio! Quando io vado d'im provviso al castello di Ciergnon, vengo accolto dal vecchio guardiacaccia: io ac cendo il fuoco, lui va a prendere le uova e facciamo insieme una frittata che ma ngiamo seduti allo stesso desco. Non siamo tutti figli di Cristo? E Cristo non h a lavato i piedi ai suoi apostoli? Quando il mondo si allontana dall'umilt, s'inc ammina per una falsa strada e ritorna agli errori della civilt romana, che era ba sata sull'orgoglio e sul predominio della forza, mentre la dottrina di Cristo ba sata sull'umilt e sulla carit. (GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 101. Trovando un suo amico che se ne stava solo soletto contemplando il mare, gl i disse: - Vedo che vi divertite. Del resto non ci si annoia mai quando si soli. C' della gente che s'annoia nella solitudine: sono spiriti mediocri, i quali si annoiano perch nella solitudine incontrano s stessi. La noia non pu venirci che dagli altri. (GOEMAERRE, Albert I loin des foules). 102. Il re Alberto era un' provetto ed entusiasta alpinista. Un giorno un altro alpinista l'incontr su una montagna. - straordinario - gli disse - come voi rassomigliate al re del Belgio! il re sorridendo: - Anche altri mi hanno gi detto questa cosa; ma non potete immaginare come questa rassomiglianza mi dia fastidio! (DAME, Vie et mort d'Albert I). 103. Impressionato dai gravi rischi che correva il re nelle sue ascensioni alpin e, il conte Saverio de Grunne, segretario del Club Alpino. del Belgio gli andava rappresentando i pericoli enormi della montagna. Il re l'interruppe: - Ma avete pensato, conte, a quell'altro dramma, assai pi spaventoso, di una mort e lenta, nel proprio letto, dopo le sofferenze di una lunga malattia? (GOEMAERRE , Albert I loin des foules). ALBOINO re dei Longobardi dal 561 al 572; scese in Italia e se ne impadron; fu assassinat o e Verona. 104. In prime nozze aveva sposato Clodosvinda figlia di Clotario re di Francia, e dopo la morte di lei si era risposato con Rosmunda, figlia di Cunimondo re dei

Gepidi. Questo secondo matrimonio fu fatto sotto infausti auspici. Infatti Albo ino aveva vinto i Gepidi e fatto uccidere il lor re Cunimondo, obbligando la figl ia Rosmunda a sposarlo. Peggio ancora: aveva fatto incassare il cranio di Cunimo ndo nell'oro, formando una specie di coppa di cui si serviva per bere. In un ban chetto solenne volle persino che Rosmunda bevesse nel teschio del padre, ci che l a poveretta fu costretta a fare, ma si pu capire con qual animo. Rosmunda decise di vendicarsi; e approfittando del fatto che un ufficiale del suo seguito, certo Elmichi, si era innamorato di lei, gli promise la sua mano di sposa se assassin ava Alboino; ci che questi fece. Rosmunda fugg poi con Elmichi a Ravenna, portando con s tutto il tesoro di re Alboino. (Dictionnaire de l'Amour). 105. Narrasi che Alboino, all'assedio di Pavia, aveva fatto voto di uccidere tut ti i cristiani della citt. Caduta la citt, entrando da una porta, il cavallo non v olle pi andare avanti, neppure sotto le sferzate dello scudiero e i reiterati ten tativi di tutti. Finalmente uno del seguito disse: - Rammenta, ora, il duro voto che facesti: infrangilo ed entrerai. Ruppe il voto e promise clemenza, e a cavallo entr. (BRAGAGNOLO, Medio Evo). ALCIBIADE n. nel 450 - m. 404; ateniese, scolaro di Socrate, uomo politico, una delle pers one pi intelligenti e pi stravaganti che ebbe la Grecia. 106. Sin da fanciullo Alcibiade era dominato da una grande ambizione. Un giorno, sentendosi superare nella lotta da un suo coetaneo, per non cedere si attacc coi denti alla mano dell'avversario, mordendolo furiosamente. - Tu mordi come le donne - gli disse l'avversario. - Di' piuttosto come un leone - gli rispose Alcibiade. (Russo, Oratori). 107. Alcibiade era ancora ragazzo, quando, giocando egli con alcuni suoi compagn i in istrada. venne a passare un uomo con un carro trainato da un cavallo. Il ra gazzo lo preg di aspettare che avessero finito il giuoca per passare; ma l'uomo, poco compiacente, diede invece una frustata al cavallo per farlo correre di ' pi. Gli altri ragazzi fuggirono; ma Alcibiade si distese lungo la strada, dicendo a l carrettiere: - E adesso passa, se hai coraggio. (PLUTARCO, Vita d'Alcibiade). 108. Alcibiade fanciullo fu, messo a scuola da un grammatico perch imparasse a le ggere e a scrivere. Il ragazzo domand un giorno al maestro i poemi di Omero. Il m aestro rispose che non li aveva e che non li aveva mai letti. Alcibiade allora g li diede uno schiaffo, per punirlo della sua bestialit. (PLUTARCO, Vita d'Alcibia de). 109. Alcibiade aveva comprato un cane bellissimo, che gli era costata settanta m ine, come a dire press'a poco seimila lire delle nostre. Quando l'ebbe, gli tagl i la coda. I suoi amici lo rimproveravano di questa stranezza, di cui parlava tut ta Atene. - Sai - .gli dicevano - da per tutto non si fa che parlare di questa coda taglia ta. - Bene! - rispose Alcibiade - proprio quel che io volevo: fin che parlano della coda del mio cane, risparmieranno me. (PLUTARCO, Vita di Alcibiade). 110. Alcibiade aveva una bella moglie, Ipparata, che egli amava teneramente. Il che non gli impediva di aver relazione con tutte le cortigiane di Atene. La mogl ie, gelosa, non tollerava queste infedelt e fin per chiedere il divorzio. Ma la mo glie che chiedeva il divorzio doveva portar all'arconte personalmente la richies ta; e quando Ipparata si rec dal magistrato, vi si fece trovare Alcibiade, che pr esa la moglie per la vita, la sollev, se la caric in spalla e di corsa la port a ca sa, senza che alcuno osasse impedirglielo. E cos la pratica del divorzio fin e Alc ibiade riebbe la sua cara sposa. (Dictionnaire de l'Amour). 111. Quando Alcibiade era alla spedizione di Sicilia, fu citato a comparire inna nzi ai tribunali d'Atene, per rispondere di empiet e di altri delitti. Egli anzic h rispondere si diede alla fuga. - Come, - gli disse un suo amico - non ti presenti al processo? - Caro mio, - rispose Alcibiade - perch affrontare un processo, quando si pu fuggi re? Allora l'amico gli osserv: - E dunque non ti fidi del giudizio della tua patria?

Non ^ mi. fido - rispose Alcibiade - neppure - di mia madre, quando si tratta di giustizia. Avrei sempre paura che essa - si sbagliasse, e prendesse la palla ne ra invece della bianca. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). O 112. I suoi concittadini gl'intentarono un processo per empiet- e Alcibiade fug g Sparta, che allora era nemica di Atene. Il tribunale lo condann a morte in contu macia; e quand'egli conobbe questa sentenza, esclam: - Far veder io - ai miei concittadini che sono ancora vivo e ben vivo! (Dictionna ire de l'Amour). 11'3. Quando Alcibiade fu condannato a morte dagli Ateniesi, i suoi beni furono confiscati e s'ordin- a tutti i sacerdoti e a tutte le sacerdotesse di maledirlo. Ma tra le sacerdotesse se ne trov una, di nome Theano, che ebbe, sola, il coraggi o di opporsi a tale, decreto, dicendo che essa era stata fatta sacerdotessa per benedire e non per maledire. (Magazin historique, 1764). ALEMBERT (Giovanni d') n. 1717 - m. 1783; fu celebre scienziato, letterato e filosofo francese, e comin ci con Diderot la famosa Enciclopedia. 114. D'Alembert, uno dei pi grandi spiriti di Francia nel XVIII secolo, era un tr ovatello e fu allevato da una famiglia di condizione modesta. Un giorno, quando egli era gi giunto al culmine della sua fama, ed era celebre e festeggiato da per tutto, gli fu annunziata una visita. Un'elegante dama si precipit nella stanza e , stendendo verso di lui le braccia, esclam pateticamente: - Figlio mio, mio caro figlio, io sono tua madre! D'Alembert indietreggi di un passo e squadr sdegnosamente la scono- sciuta. Poi ap r una porta, e, additando una vecchietta che se ne stava adagiata in una poltrona a sdraio davanti al caminetto: - Quella donna.- disse - mi ha raccolto, mentre voi mi avete abbandonato. Devo a lei quello che sono; essa per me mia madre. Voi, signora, non vi conosco! (BRING , Das goldene Buch der Anekdoten). 115. L'abate Trublet, che era un po' fatuo, si vantava di aver convertito un'inf init di persone durante una quaresima che egli aveva predicato non so dove. - Ho fatto specialmente - disse - girar la testa a tutte le donne. - Forse - rispose D'Alembert - esse avevano girato la testa dall'altra parte per non. vedervi pi. (LEON VALLE, La Sarabande). 116. Il filosofo D'Alembert diceva spesso: Io invidio assai coloro che hanno del coraggio; in quanto a me, bisogna che confessi che non ne ho affatto. (GRIMM, Cor respondance). 117. La governante di D'Alembert rimproverava il filosofo di non saper sfruttare le persone che conosceva per farsi una posizione indipendente. D'Alembert un gi orno si sent dire da lei, con aria di gran compassione: - Poveretto, voi non sarete mai altro che un filosofo! Allora' egli volle domandarle che cosa credeva che fosse un filosofo; e la gover nante gli diede questa stupefacente definizione: - Un filosofo un matto che si tormenta tutta la vita, perch si parli di Mi quando sar morto. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes). 11.8. Un amico di D'Alembert si lamentava con lui che l'Accademia francese non a vesse ancora scritto nulla su San Vincenzo di Paola, sebbene fosse uno dei migli ori uomini del secolo. - Amico mio, - rispose D'Alembert - avremmo fatto certo qualche cosa per lui; ma non potete immaginare quanto si nociuto alla riputazione di questo bravo uomo, col canonizzarlo. (Encyclopdiana). 119. D'Alembert diceva della signora Denis il giorno dopo il suo matrimonio: Ha u n'aria felice da far male al cuore. (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 120. D'Alembert rimproverava a Voltaire di attaccarsi, per vanit, alle lodi meno interessanti. - Voi avete della gloria per un milione, e ne volete per un soldo - gli diceva. (DE LA BATUT, L'esprit des grands hommes). 121. Voltaire scrisse la tragedia Olimpia in sei giorni. Mandandola a D'Alembert per averne il giudizio vi scrisse sopra: Questa tragedia stata fatta in sei gior ni. Il D'Alembert gliela rimand con queste sole parole per tutto giudizio: L'autore no

n avrebbe dovuto riposare il settimo giorno. Voltaire sorrise, comprese, e si rimise al lavoro, apportando all'opera molte e notevoli modificazioni. (PANCKOUCKE). 122. Un tale si trovava una sera con D'Alembert a una rappresentazione dell'Alce ste di Gluck, e si lamentava che una cantante, la signorina Levasseur, cantasse male e gli strappasse le orecchie. - Dopo tutto, - rispose D'Alembert - se ve le strappasse per mettervene- un altr o paio, non sarebbe un gran male poich le vostre orecchie sono molto malfatte! (D alembertiana). 123. D'Alembert era molto amico della signorina d'Espinasse e della signora Geof frin. Queste due persone morirono quasi nello stesso tempo lasciando il povero D 'Alembert accasciatissimo. Egli diceva: Io passavo tutte le mattine a casa della signora Geoffrin e tutte le sere a casa della signorina d'Espinasse; ormai nella mia vita non c' pi n sera n mattina. (Encyclopdie mthodique). 124. All'uscire da una seduta dell'Accademia, l'abate Voisenon diceva in tono se ccato: - Se qui dentro si fa una sciocchezza, la si presta subito a me. - Caro abate, - rispose pronto D'Alembert - voi sapete che si presta soltanto ai ricchi (Encyclopdie mthodique). 125. Si parlava di sovrani, e qualcuno domand quale era il sovrano europeo che av esse la pi bella abitazione. - Il re d'Inghilterra - rispose D'Alembert. - Perch egli ha due camere: una alta e una bassa; mentre gli altri sovrani non hanno... che gabinetti segreti. (STRAF FORELLO, Proverbi di tutti i popoli). ALESSANDRO MAGNO re di Macedonia; nacque a Pella nel 356 a. C.; fu scolaro di Aristotele; conquis t in breve tempo tutto il mondo conosciuto dagli antichi; mor giovane ancora nel 3 23 a. C. 126. Si dice che quando Olimpia, madre di Alessandro Magno, rest incinta di lui, un fulmine la colp, senza farle alcun male; e che la notte stessa che questo gran conquistatore venne al mondo, fu bruciato. il famoso tempio di Diana ad Efeso, che era una delle sette meraviglie del mondo antico. (PiuTARCO, Vita di Alessand ro). 127. Alessandro era ancora un ragazzo, quando gli vennero a dire che suo padre, il re Filippo di Macedonia, aveva vinto una battaglia. Il ragazzo, gi pieno di no bile ambizione, esclam: - Se mio padre vince tutte le battaglie, che cosa mi rester poi da fare? (PLUTARC O, Vita d'Alessandro). 128. Alessandro Magno, quand'era ancora adolescente, si mise una volta a cantare in un banchetto, e cantava cos bene che i migliori musicisti stavano a sentirlo a bocca aperta. Il padre suo, Filippo, sopravvenendo, si mise a rimproverarlo acerbamente: - Non ti vergogni - gli disse - di cantare cos bene? Volendo intendere che il cantar bene non era una qualit degna d'un re. (MONTAIGNE , Essais). 129. Suo padre Filippo il Macedone si lamentava di una ferita che aveva riportat o in guerra e che gli aveva lasciato una piaga per la quale era costretto a zopp icare dolorosamente. Alessandro allora gli disse: - Padre mio, non ti deve dispiacer una ferita che a ogni passo ti fa ricordare d ella tua gloria e del tuo coraggio. (Diversits curieuses III). 130. Quando il re Filippo ripudi Olimpia, la madre di Alessandro, il giovinetto n e fu molto addolorato. Tuttavia Filippo ottenne che egli assistesse al banchetto di nozze con la nuova sposa ch'egli s'era scelta. Durante il banchetto, Attalo, favorito di Filippo, fece un brindisi ai nuovi sposi, augurando che la sposa de sse presto al re un erede al trono. Alessandro allora non si tenne pi, balz in pie di furente, e rivolto ad Attalo grid: - E me, mi prendi forse per un bastardo? E lanci il suo bicchiere in testa ad Attalo. Il re Filippo che era mezzo brillo e non aveva capito bene come la questione s'era svolta, credette che la colpa del l'incidente fosse stata del figlio, e si slanci contro di lui con la spada sguain

ata; ma mise un piede in fallo e cadde. Alessandro sorrise allora e disse: - Vedete, Macedoni, che capo avete per la vostra spedizione d'Asia; non neppure capace di fare un passo, senza cadere! (PLUTARCO, Vita di Alessandro). 131. Un giorno un cortigiano si meravigliava con lui che non avesse mai partecip ato alle gare dei giuochi olimpici. - Mi si diano per antagonisti dei re - rispose l'ambizioso giovanetto - e io mi presenter alla gara. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 132. Quando il re Filippo di Macedonia vide il figlio Alessandro vincere la batt aglia di Cheronea gli disse: - Va', figlio mio, e cercati un altro regno, perch quello di Macedonia non ti pu p i bastare. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 133. Un giorno Alessandro, vedendo una statua di Achille, esclam: Oh, come t'invi dio, o Achille, per aver avuto un amico fedele in vita e un Omero dopo la morte! (Diversits curieuses III). 134. Alessandro, ricevendo gli ambasciatori di Persia, s'inform non gi se il loro re fosse ricco, se facesse lusso o altro, ma bens delle distanze, delle forze deg li eserciti, cosicch gli ambasciatori riferirono a Dario: Voi siete ricco, ma Ales sandro diverr grande! (CANT, Storia Universale). 135. Prima di partire per l'Asia, Aristotele disse al suo discepolo Alessandro M agno che attendesse per questa spedizione di aver raggiunto la maggior et, perch c erto avrebbe combattuto con maggior prudenza: - vero - rispose Alessandro - ma nel frattempo perderei lo slancio della giovine zza. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 136. Quando tutto fu pronto per la spedizione d'Asia, Alessandro si rec a Delfo p er consultare l'oracolo; ma la sacerdotessa non voleva entrare nel tempio, prote stando che quella non era l'ora. Alessandro, che non aveva tempo da perdere, pre se la sacerdotessa per i capelli, e fece per trascinarla nel tempio. Questa allo ra grid: - Figlio mio, non ti si pu resistere. - Basta! - esclam Alessandro - tu hai pronunciato l'oracolo che volevo; non me ne occorre altro. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 137. Nel momento di partire per la spedizione d'Asia, Alessandro distribu le sue ricchezze tra i diversi capitani. - E a te che resta? - gli domand Perdicca. - La speranza - rispose Alessandro. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 138. Gordia era un povero contadino della Frigia che aveva un solo carro trascin ato da buoi. Un giorno l'oracolo disse che si doveva fare re della Frigia il pri mo uomo che fosse passato per una certa strada; il primo uomo fu proprio Gordia, che perci fu fatto re. Egli consacr il suo carro a Giove. Il timone di questo car ro era attaccato in modo cos tenace per mezzo di un nodo intricatissimo e ingegno so, che fu detto che chi fosse capace di scioglierlo sarebbe stato imperatore de ll'Asia. Alessandro Magno, all'epoca della sua spedizione in Asia, visit Gordio, capitale della Frigia, e vide il nodo. Dopo averlo esaminato attentamente, tir fu ori la spada e lo tagli netto, dicendo che perci l'impero asiatico toccava a lui; e infatti l'ebbe. (Encyclopdiana). 139. Quando dissero ad' Alessandro Magno che il re Dario stava preparando un gra ndissimo esercito, egli rispose: - Il lupo non s'impensierisce mai nel sapere che il gregge che assalta numeroso. (PLUTARCO). 140. Prima della battaglia d'Arbela, Dario fece dire ad Alessandro che, se avess e accettato la sua amicizia, gli avrebbe regalato met del suo regno. Alessandro domand a Parmenione, presente all'offerta, che cosa gliene sembrasse: - Se io fossi Alessandro - rispose Parmenione - accetterei. - E io - disse Alessandro - accetterei, se fossi Parmenione. Io sono re e non mercante. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 141. Il generale Palisperconte consigli ad Alessandro di assalire Dario durante l a notte, per averne pi facilmente ragione. - Dio me ne guardi! rispose Alessandro - non mio costume rubar le vittorie. (MON TAIGNE, Essais). 142. Dario aveva raccolto tutto il suo esercito vicino alla citt di Arbela. La no

tte avanti la battaglia, Alessandro dorm profondamente, e alla mattina i suoi gen erali dovettero far fatica per svegliarlo proprio mentre le truppe persiane si a vvicinavano all'accampamento greco. - Come mai - gli domandarono - tu puoi dormire cos placidamente? Perch mi ha tranquillato molto re Dario, raccogliendo tutte le sue truppe in un p unto solo, s che una sola battaglia baster a sconfiggerle tutte. (PLUTARCO, Vita d 'Alessandro). 143. Il giorno della battaglia d'Arbela, i suoi generali si lamentarono con lui che i loro soldati avessero l'insolenza di pretendere che si assicurasse loro il bottino. - Bene! - esclam Alessandro - quando si parla con questa sicurezza, non si. ha ce rto voglia di fuggire! (Diversits curieuses III). 144. Quando Alessandro volle passare il fiume Idaspe, gli si frapposero ogni sor ta di pericoli: un temporale terribile con fulmini e saette, il fiume in piena, l'esercito nemico in agguato, gli elefanti ecc. Tutto l'esercito era terrorizzat o; ma Alessandro, sereno e tranquillo, disse: - Ecco finalmente un pericolo degno di me! (Diversits curieuses III). 145. Essendosi un giorno Alessandro gettato a nuoto, sebbene sudato, nel fiume C idno, fu colto da una fierissima febbre. L'esercito era costernato e nessun medi co voleva prendersi la responsabilit di assumere la cura. Si present allora un med ico, Filippo d'Acarnia, che disse di poter guarire il re con una pozione che egl i aveva preparato. Ma un cortigiano avvert Alessandro che nel campo correva voce che Filippo fosse d'accordo con Dario, e che il re persiano gli avesse promesso in sposa la figlia e un regalo di oltre mille talenti, se avesse assassinato Ale ssandro. Il re non fu affatto turbato da questa rivelazione, ma fece entrare il medico, prese dalle sue mani la coppa con la pozione, e guardando fissamente il medico col suo sguardo terribile, bevve la medicina si no all'ultima goccia. Il rimedio- ag potentemente, tanto che il re perdette i sen si, e tutti gi credevano che egli fosse morto avvelenato, quando si riebbe e la febbre spar. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 146. Quando Alessandro vinse Dario in battaglia, fece prigioniera, tra gli altri , anche la moglie del re persiano, che gli dissero essere giovane e bellissima. Alessandro, sebbene non dovesse render conto a nessuno delle proprie azioni, sep pe tanto dominarsi, che non volle neppur vederla e diede ordine di trattarla con gli onori dovuti a una principessa. (PLUTARCO, Vita di Alessandro). 147. Alessandro, sedendo sul trono dei successori di Ciro, piccolo com'era, non poteva porre i piedi a terra, cosicch gli dettero per predella la tavola di Dario ; del che, un eunuco pianse d'avvilimento. Alessandro voleva levarla; ma Filoto gli disse: - Non fu posta per tuo ordine, quindi non hai nulla da rimproverarti: ma la . pr ovvidenza il permise per dimostrare come instabili siano gli imperi umani. (CANT, Storia Universale). 148. Durante la spedizione dell'India, si present ad Alessandro Tassile, re di un o di quei paesi e gli disse: - Perch combattere l'uno contro l'altro? Facciamo una cosa: se tu sei minore di m e, io ti beneficher; se sei maggiore, mi beneficherai tu.. - Va bene - rispose Alessandro - ma dovremo combattere almeno per questo, per sa pere chi dei due deve fare maggior bene all'altro; perch io non mi assoggetter mai a essere vinto da te in bont, in generosit, in cortesia. (PLUTARCO, Vita d'Alessa ndro). 149. Nella sua marcia verso l'India, Alessandro ebbe da vincere la - resistenza del nobile re Poro. Alla fine lo fece prigioniero. - Come vuoi che ti tratti? - gli domand Alessandro. - Da re - rispose fieramente Poro. La risposta piacque tanto ad Alessandro, che diede a Poro la libert, gli restitu i l suo regno, e vi aggiunse anche nuove altre province da lui conquistate (PLUTAR CO, Vita d'Alessandro). 150. Alessandro amava molto sua madre, ma non voleva `hp s'impacciasse degli aff ari dello Stato. Olimpia, donna intrigante, era molto offesa di ci, e cercava di

mettere in cattiva luce gli uomini nei quali il re aveva piena fiducia, e pi di o gni altro Antipatro, che Alessandro aveva lasciato governatore della Macedonia. Antipatro, venuto in possesso di gravi prove dell'attivit di Olimpia contro lo St ato, scrisse una lunga lettera ad Alessandro denunciandogli i fatti. Il re lesse la lettera e poi esclam: - Antipatro non sa che una sola lagrima di una madre basta a cancellare mille di queste lettere! (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 151. La madre di Alessandro fu donna di alti sensi, di grande ingegno e di molto spirito come si pu desumere dal poco che ce ne hanno detto i cronisti del tempo. Alessandro, insuperbito dalle continue adulazioni dei cortigiani, aveva finito p er accettare il titolo onorifico di Figlio di Giove, che gli avevano dato i suoi generali. E, scrivendo un giorno alla madre, aveva cominciato la lettera cos: Il re Alessandro, figlio di Giove, a sua madre Olimpia. La savia donna, addolorata d a tale sciocca vanit, con mirabile finezza gli rispose: Ti prego, figlio mio, di l asciar da parte certi titoli e di non mettermi in cattiva vista presso Giunone, la quale potrebbe giocarmi qualche brutto tiro se venisse a sapere che tu stesso mi riconosci altamente come sua rivale. (AULO GELLIO). 152. Cherillo era un poetastro greco che aveva voluto seguire il grande Alessand ro in Asia, per cantar le sue gesta. Ma Alessandro non aveva nessuna stima di lu i, al punto da dire che avrebbe preferito essere il Tersite di Omero piuttosto c he l'Alessandro di Cherillo. Se non che costui insistette tanto, che alla fine i l grande capitano accondiscese a sentire il suo poema, con questo patto per, che egli gli avrebbe regalato una moneta d'oro a ogni verso buono che gli leggeva e gli avrebbe dato uno schiaffo quando il verso era cattivo. Sembra che i versi ca ttivi fossero tanti e tanti, che Cherillo mor dai grandi schiaffi che prese. (SCA RLATTI, Et ab hic et ab hoc). 153. Al seguito di Alessandro Magno c'era il poeta Antagora, che era ghiottissim o di pesce. Un giorno mentre egli se ne stava sotto la sua tenda intento a friggere alcuni pesci nella padella, sopraggiunse Alessandro, che, ved endolo cos assorto in quell'operazione, celiando gli disse: - Credi tu, Antagora, che Omero, quando scrisse le imprese eroiche del re Agamen none, si occupasse a cuocer pesci? A cui Antagora prontamente rispose: - E tu credi, Alessandro, che quando Agamennone faceva quelle eroiche imprese si desse pensiero di sapere se nel suo campo si cuocevano pesci? Della qual risposta molto rise il re macedone. (GARZONI, La piazza universale di tutte le professioni). 154. Un macedone conduceva un mulo carico di oro per Alessandro. Durante la marc ia, il mulo, sotto quel. grave peso, stramazz e non ci fu verso di rimetterlo in piedi. Allora il mulattiere prese tutto il carico sulle spalle. Alessandro vide con quanta fatica e con quanta fedelt il povero uomo portava il carico pesantissi mo, e ne ebbe piet. - Fatti coraggio - gli disse - e porta questo carico sino a casa tua, che io per me te lo dono. (PLUTARCO, Vita d'Alessandro). 155. I soldati di Alessandro Magno pregarono un giorno il re di volerli licenzia re, essendo ormai stanchi di guerreggiare e volendo tornare alle loro famiglie. Alessandro rispose loro: - Andate pure, o ingrati vili; Alessandro sapr trovare sudditi e soldati ovunque siano uomini. Quelli naturalmente restarono. (Encyclopdiana). 156 Essendo ancora ragazzo, in un sacrificio agli Dei aveva bruciato una tal qua ntit d'incenso, che Leonida, suo precettore, ebbe a sgridarlo per lo sperpero. Pi tardi Alessandro conquist l'Arabia, dove l'incenso si produce, e, allora gli scri sse dicendogli: Vedi? Gli Dei rendono sempre ad usura le offerte fatte a loro. (Di versits curieuses III). 157. Un mendicante, a nome Biance, avendo domandato ad Alessandro Magno l'elemos ina, l'imperatore gli rGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-6 8ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}sm

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