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io intanto mi metter accanto al fuoco e, siccome mi sento in vena di lavorare, co mporr qualcosa del quarto atto della Favorita,

che il poeta mi ha consegnato poco fa. L'amico gli mise a disposizione la casa, e lo forn di carta, d'inchiostro e di pe nna. Erano le dieci di sera. Donizetti si mise al lavoro e, quando l'amico torn, alla una di notte, gli disse, mostrandogli il lavoro fatto: Ecco che ho impiegato bene il mio tempo: ho terminato il quarto atto dell'opera. (DONATI-PETTENI, Donizetti). 4310. L'impresario della Canobbiana, trovandosi impacciato per un maestro che av eva mancato all'impegno, preg Donizetti di raffazzonargli alla lesta un vecchio s partito. Che mi dici? -- rispose Donizetti io non faccio di questi lavori. Piuttosto... s e mi mandi il Romani, in quindici giorni mi impegno a darti una opera nuova di z ecca. Detto fatto. Il Romani venne, e Donizetti gli espose la cosa, concludendo: - Una settimana per uno. Ci stai? Quattordici giorni dopo, alla Canobbiana, compariva in scena applaudito L'elisir d'amore. (A. PADOVAN, Il libro degli aneddoti). 4311. A Londra, una sera, in un circolo, veniva discussa piuttosto aspramente la nuova opera del Donizetti, L'elisir d'amore. Ognuno dei presenti voleva. dir la sua contro l'autore. Soltanto Mendelssohn non partecipava alla discussione e se ne stava silenzioso in disparte. Accortosene uno della comitiva, gli domand il s uo parere, e allora il gran musicista si limit a rispondere: - Se avessi fatto io l'Elisir d'amore, ne sarei molto felice. (Minerva, 30 lugli o 1932). 4312. Un tal Bettinelli, oste all'insegna dei Tre Gobbi a Bergamo, nutriva per D onizetti una vera adorazione. Dopo il fiasco della Lucrezia Bor gia alla Scala, il Bettinelli vot un odio implacabile ai Milanesi. Quando un Milanese aveva la sf ortuna di capitare ai Tre Gobbi , il peggior vino e gli intrugli pi sciapiti erano per lui. E se protestava, c'era caso che il Bettinelli gli si piantasse contro dicendogli: Che cosa vuoi saper tu, poverello, di ci che buono e di ci che cattivo? Non sei fo rse uno di quelli che fischiarono il capolavoro del mio Gaetano? Naturalmente, questo ostracismo dur solo dieci anni, fino a quando cio la Lucrezia , ripresa alla Scala, vi ottenne il meritato trionfo... (Corriere della Sera, fe bbraio 1923). 4313.. Lo stesso Bettinelli raccontava che da ragazzo aveva recitato in un teatr ino di dilettanti insieme con Donizetti. Ma il Bettinelli era un po' balbuziente ; e una sera, nel mezzo di una scena patetica, all'atto di pronunciare una battu ta un po' complicata, s'impappin e, non sapendo pi come cavarsela, volgendosi al s uo interlocutore, che era appunto il Donizetti, gli disse: Vai avanti tu, che in quanto a me, non ci riesco! Trentacinque anni dopo, il fedele Bettinelli ripeteva il ricordo di quella serat a a Donizetti morente, e riusc cos egli solo a far sorridere il povero musicista i n fin di vita. (G. CORNALI, Nel paese del do di petto). 4314. Prima ancora che fosse colpito dalla terribile malattia di cui mor, parland o con la moglie e con gli amici, diceva di provare strane sensazioni nel comporr e, sembrandogli che le idee gli venissero solo da una met del cervello e che anch e questa met fosse divisa in due parti distinte. Nel comporre musica allegra, sen tiva una dolorosa pulsazione alla parte sinistra della fronte, mentre scrivendo musica seria sentiva lo stesso dolore alla parte destra, e nell'un caso e nell'a ltro il dolore era accompagnato da un senso di calore, che spariva insieme col d olore quando la composizione era terminata. (Die Zeit, 25 settembre 1897). 4315. Una sera Donizetti tornava dalla passeggiata, ma era rannuvolato e triste, e tra l'altro afflitto dal solito mal di capo. Infatti, salutata la moglie e gl i ospiti, and a coricarsi. Poco dopo, si ode uno strappo al campanello. La moglie accorre al letto del marito; e questi le dice: Presto, presto, portami subito un lume e tutto l'occorrente per scrivere musica. Ho bisogno di scriver subito, prima che l'idea mi scappi. Mezz'ora dopo, il Donizetti richiama la moglie e, presentandole un foglio" rabes

cato di note, le dice: Prendi, dallo al tenore Duprez. Ora sto meglio, lasciami dormire. Era scritta la famosa aria Tu che a Dio spiegasti l'ali , che sola ormai mancava per completare la Lucia di Lammermoor. La quale, poche sere dopo, era data al San Carlo di Napoli, e fu un trionfo da c ommuovere tanto Donizetti, che lo colse la febbre e dovette tener il letto per a lcuni giorni. (PADOVAN, Il libro del buon umore). 4316. I sintomi del suo male si aggravarono mentre componeva la musica del Don S ebastiano; e nel 1845 si svolse a Parigi, in casa del conte SaintVictor, una sce na altamente drammatica. Mentre il conte stava una sera conversando, coi suoi am ici, si sent dal salotto vicino il suono di un pianoforte che qualcuno strimpella va, come avrebbe potuto far un bambino inesperto. Il conte disse, scherzando, che il suonatore doveva esser qualche cameriere ubriaco. Stav a per alzarsi e mandar via il disturbatore, quando vide entrare il marchese di C ustine che, stravolto, gli disse: Sapete chi suona cos? Donizetti. Tutti entrarono pian piano nel salotto, senza che Donizetti se ne accorgesse, e rimasero l muti ed esterrefatti ad ascoltarlo. Era uno spettacolo tragico. D'un t ratto il volto del sonatore si anim, i suoi occhi brillarono, e agli accordi di p rima subentr una divina melodia. Ancora una favilla! esclam il maestro, come parlando a se stesso; ma subito le su e mani ricaddero inerti, ed egli mand un sospiro profondo. Oh, il mio povero Don Sebastiano! E due lagrime gli scesero dalle guance. (Die Zeit, 25 settembre 1897). O 4317. Nel 1842 Gaetano Donizetti arriv a Bologna per dirigervi un concerto. Era no ad aspettarlo i suoi amici Rossini, Leverano e Golinelli. Appena li vide, dis se loro: In questi giorni ho sentito a Milano, al teatro della Scala, un'opera nuova di u n giovane maestro... ebbene, vi assicuro che quell'opera racchiude la promessa d i un grande maestro. E la cantante Novello, che aveva fatto il viaggio con Donizetti e doveva cantare nel concerto bolognese, raccontava che Donizetti durante il viaggio era restato quasi sempre taciturno e distratto e di tanto in tanto esclamava: Bellissimo! Bellissimo! L'opera del giovane musicista che tanto aveva impressionato Donizetti era il Nab ucco di Verdi. (Nuova Antologia, 1889). 4318. Racconta Antonio Ghislanzoni che un giorno, nel 1860, in una osteria dei s obborghi di Bergamo stava avviandosi con alcuni amici verso il giuoco delle bocc e, quando venne precipitosamente fermato dall'oste. Se intendono giocare, passino da quest'altra parte: questo un viale riservato, e queste bocce non vanno manomesse. Stupore dei clienti. E l'oste spiega: Viale e bocce sono come un monumento nazionale. Basti dire che il povero Gaetano non 'veniva mai a Bergamo che subito non corresse alla mia osteria a far la sua partita alle bocce! Erano insomma quelle le bocce con cui giocava Gaetano Donizetti; e l'osteria era quella dei Tre Gobbi,11 cui oste, Bettinelli, era stato compagno di scuola ed a mico del grande musicista. (G. CORNALI, Nel paese del do di petto). DONNADIEU ( viscontessa ) moglie del visconte Gabriele Donnadieu che era nato a Nimes nel 1777, mor nel 184 9; fu generale della Rivoluzione, poi di Napoleone; ma, avendo cospirato contro il Primo Console, cadde in disgrazia. 4319. Un giorno la viscotessa Donnadieu, ormai vecchia, chiam la sua cameriera, c he era stata al suo servizio da moltissimi anni, e le disse: Senti, tu che ti ricordi, c' qui la signora di Breuilly che sostiene che io ho co nosciuto il conte V. Verissimo, signora viscontessa. Ah, l'ho conosciuto! Ma la signora sostiene che egli era il mio amante. Verissimo, signora viscontessa.

Ne siete proprio sicura? Altro che! Egli venuto dopo il colonnello e prima del marchese; anzi posso aggiu ngere che la signora viscontessa era innamorata pazza di lui. Andate pure .Era quello che volevo sapere. Ah, gli uomini! Come passano presto d i testa! (VIEL CASTEL, Commrages). DONNAY Carlo Maurizio nato a Parigi il 12 ottobre 1859, morto nel 1945; autore drammatico francese. 4320. Un amico, incontrandolo per strada, lo ferm e gli disse a bruciapelo: Hai sentito di X. il nostro amico comune? Egli diventato compiutamente pazzo. E Donnay pronto: - S, s, ha regolarizzato la sua posizione. (L'esprit de Donnay). 4321. Aveva una curiosa collezione di biglietti da visita strani, tra cui, per e sempio, i seguenti, che chi sa mai come si era procurato: Maria vedova Pepi, nat a Pepi, discendente dei Faraoni Pepi della VI dinastia ;. La signora Berger, dama di carit indipendente ; Eugenio Georges, umorista ; Adriano Chase, poeta nazionale franco-russo, onorato da una lettera autografa di ringraziamento della granduch essa Xenia Alessandrowna ; Clemente Verpy, filosofo umanitario, scopritore della non esistenza di Dio . (Minerva, 15 dicembre 1901). 4322. Donnay aveva un piccolo villino in campagna. Un giorno si accorse che alcu ne galline dei vicini venivano a razzolare nel suo giardino producendo dei danni . Il giardiniere, furioso, voleva prendere il fucile per ammazzarle; ma Maurizio Donnay ricorse a un sistema pi innocuo. Si fece dare alcune uova e le sparse qua e l per il suo giardino, bene in vista, in modo che i passanti potessero vederle . Essendosi diffusa la notizia che le galline dei vicini andavano a far le uova nel giardino di Donnay, furono i vicini stessi che provvidero a tener chiuse orm ai le galline vagabonde. (L'esprit de Donnay). 4323. Un giovane autore era stato presentato da poco a Maurizio Donnay. Ma il gi ovane prendeva subito troppo confidenza. Infatti disse all'accademico: Vorrei non chiamarvi pi Signor Donnay ... Coraggio, dunque! Chiamatemi solamente Signore . (Histoires littraires). 4324. A un pranzo, in casa di una duchessa, la padrona mise Maurizio Donnay acca nto a una sua cugina che veniva dalla provincia, giovane e graziosissima. Finito il pranzo, la duchessa disse a Donnay: - Spero che avrete fatto un po' di corte alla vostra bella vicina. E Donnay: Infatti volevo fargliela, ma era impossibile: tra noi due c'era il piede della t avola. (L'esprit de Donnay). 4325. Entrando con lui in un circolo, un amico disse a Donnay: Potete tenere in testa il vostro cappello. Qui siete come in casa vostra. Donnay gli rispose: - Ma... in casa mia appunto me lo tolgo. (L'esprit de Donnay). 4326. In campagna, Donnay incontr un suo amico medico, con il fucile in spalla, p er cacciare strada facendo. - Dove andate, caro dottore? Ho una visita, nelle vicinanze. Un caso grave! - E avete dunque tanto paura di... fallire il colpo? interrog Donnay, con uno sgu ardo al fucile. (L'esprit de Donnay). 4327. Quando Donnay entr alla Comdie Franaise, aveva dovuto lottare contro l'ostili t di certi comici, ai quali la sua arte originale e possente dava ombra. Molti anni dopo, uno di questi suoi nemici di un tempo stava discutendo con Donn ay a proposito della prima guerra mondiale che si era da poco conclusa. L'attore , non senza una punta d'ironia, disse al Donnay: Dopo tutto, voi non avete fatto la guerra! E Donnay, che tuttavia, anche senza combattere, aveva fatto molto per la causa d egli Alleati, rispose pronto: No, non ho fatto la guerra; ma l'hanno fatta a me. (Comoedia, settembre 1924). 4328. Donnay viaggiava sul treno di Marsiglia. Un suo compagno di viaggio a un c erto momento gli disse: Eh, eh! che vento! Vento? Mi pare di no: non vedete che gli- alberi non si muovono?

Oh! rispose il viaggiatore che gli alberi ci sono abituati! Donnay, raccontando l'episodio, ne faceva le pi matte risate. (Les nouvelles littraires, 4 agosto 1928 ). 4329. Quando Maurizio Donnay vide sullo schermo un adattamento cinematografico d el suo lavoro teatrale Gli amanti, fu molto deluso, ed esclam: Gli stupidi! Invece della commedia, hanno girato soltanto gl'intermezzi tra.un a tto e l'altro! Egli non era insomma affatto entusiasta del cinematografo. Il rappresentante di una famosa casa americana l'and a trovare un giorno perch scrivesse un soggetto pe r il cinema. Signore, ho passato ormai l'et delle sciocchezze e non ho ancora raggiunto quella delle debolezze. (Les nouvelles littraires, 25 ottobre 1930). DORAT Giovanni n. 1508 - m. 1588; poeta francese. 4330. Il poeta Giovanni Dorat, che aveva il titolo di poeta di corte del re Carl o IX, perdette la propria moglie all'et di quasi ottanta anni, e subito si riammo gli con una ragazza di venti. A coloro, che si maravigliavano di questa pazzia, e gli rispondeva: Dal momento che dovevo morire di spada, mi par molto meglio che io muoia per via d'una lama nuova, piuttosto che per via d'una lama arrugginita. (Encyclopdiana). DOR GUSTAVO nato a Strasburgo nel 1833, morto a Parigi nel 1883; grande illustratore frances e; tra le sue tante opere sono celebri le illustrazioni della Bibbia, della Divi na Commedia, dell'Orlando Furioso e del Don Chisciotte. 4331. Un giorno, i genitori di Dor trovarono una parete della loro casa letteralm ente coperta da caricature di tutti gli amici di casa. Chi aveva osato tanto? Fa tta una rapida inchiesta, si scopri il piccolo delinquente: era stato Gustavo Do r, che aveva allora sette anni. Un fratello maggiore denunci allora che il piccolo disegnava gi da qualche tempo, e a prova addusse un album dove Gustavino aveva i llustrato la favola dell'Orco e di Puccettino. (Les nouvelles littraires, 23 lugl io 1932). O 4332. Insieme coi suoi fratelli amava far delle burle agli abitanti del paese che abitavano. Una di queste burle stette per finir male. Il piccolo Dor (aveva a llora quindici anni ed aveva firmato gi un contratto con un editore per illustrar e non so pi che volume) si distingueva gi per la ricostruzione dei costumi antichi . Aveva fatto perci i costumi per una rappresentazione teatrale dei loro amici fi lodrammatici. Si trattava di rappresentare una commedia L'orso e il pasci. C'era dunque un costume da pasci e uno da orso. Una sera, i due ragazzi, quando gli alt ri familiari erano andati a letto, vestirono i detti costumi, presero una torcia a vento per ciascuno e, a cavallo, percorsero la campagna in quella strana masc herata. In un paese dove si credeva ai fantasmi, la burla era pericolosa; e infa tti alcuni contadini spauriti scapparono, altri, pi audaci, spararono alcune fuci late contro i finti fantasmi. La scamparono per miracolo. (Les nouvelles littrair es, 23 luglio 1932). 4333. Da ragazzo giocava spesso con una cuginetta della sua stessa et. Pi tardi se ne innamor, e quando fu in et conveniente and a chiederla in sposa. Se non che il povero Dor non aveva ancora n arte n parte, o in altri termini era povero, Vero diceva contrito ed umiliato non sono nulla; ma so che diventer qualcuno. Inutile. La cuginetta spos in sua vece un ufficiale di marina, sembrandole un par tito assai pi serio. Molti anni dopo, la madre di Dor incontr la cugina di lui, spo sata all'ufficiale, e non seppe trattenersi dal gettarle l: Il mio Gustavo guadagna centomila franchi l'anno! Che erano allora pi di un milione del giorno nostro. Certo un ufficiale di marina non avrebbe guadagnato mai tanto, anche a diventare ammiraglio. Non sappiamo co me la cugina prese la cosa. Pure Dor rest sempre innamorato di lei, come prova il fatto che non volle mai prender moglie e spesso ricordava colei che non aveva cr eduto al suo genio e non aveva voluto sposarlo! (Les nouvelles littraires, 23 lug lio 1932). 4334. Fu compagno di scuola di Ippolito Taine e di Edmondo About, ed amico di Al essandro Dumas padre e di Teofilo Gautier sin da ragazzo. Oltre che far stupirei

suoi amici per la sua stragrande abilit di caricaturista, si faceva da essi ammi rare per i suoi straordinari esercizi di acrobazia. Oh! diceva pi tardi se non fossi diventato un illustratore, avrei fatto egualment e una brillante carriera, come acrobata in qualche circo equestre! (Les nouvelle s littraires, 9 gennaio 1932). 4335. Dor non era soltanto un illustratore, era anche pittore e aveva un vasto st udio in una vecchia sala di ginnastica: la qual cosa dava luogo a frequenti e sa porosi equivoci. Una volta, per esempio, gli si present un uomo, manifestamente s traniero, che non sapeva una parola di francese, e a furia di gesti molto mister iosi e per Dor inesplicabili, cercava di far capire al pittore qualche cosa che q uesti non riusciva assolutamente a comprendere. Il visitatore si dava gran pugni sul petto, poi stendeva le braccia come se volesse prendere a pugni Dor... che l o guardava stupefatto. Vedendo di non esser capito, cominci allora a spogliarsi e , restato in mutande, si atteggiava in posizione statuaria, indicando i suoi for midabili muscoli bicipiti e le gambe da atleta. Ho capito! esclam Dor vuol farsi un ritratto da atleta. Strana -idea! Ma in fondo. ... cerchiamo di accontentarlo. preso il carboncino, cominci a fare uno schizzo del signore sulla tela. Ma il sig nore scoteva il capo, facendo segno che non si trattava di questo. Ma allora? Ci volle un'ora buona di segni muti perch finalmente Dor capisse: lo straniero volev a semplicemente una lezione di ginnastica. (PIERRE VERON, Les coulisses artistiq ues). 4336. Gustavo Dor avrebbe potuto dare benissimo, volendo, qualche lezione di ginn astica: egli era molto agile e bravo negli esercizi fisici e specie in quelli d' equilibrio. Parecchie volte, nella sua giovinezza, tornando a casa la sera, dopo aver assistito a una rappresentazione di qualche circo equestre (di cui era app assionatissimo), si divertiva a ripetere in famiglia le esercitazioni che aveva viste fare agli acrobati. (PIERRE VERON, Les coulisses artistiques). 4337. Un giorno un suo amico editore lo mand a chiamare di urgenza, volendo prese ntargli un alto prelato. Dor corse dall'editore, ma non sapeva nulla della ragion e della chiamata e credeva che egli fosse solo nel suo studio. Quando dunque l'u sciere annunzi Gustavo Dor, questi fu visto entrare nello studio dell'editore camm inando sulle mani e coi piedi in alto. Aveva voluto fare uno scherzo al suo amic o; ma, quando s'accorse che nella sala c'era un monsignore che non conosceva, re st male assai. (BAYARD, L'art en anecdotes). 4338. Teofilo Gautier era entusiasta di Dor. Vorrei avere diceva la sua fantasia! Sono sicuro che se gli si desse come tema: Dell'influenza delle pulci sul sentimento delle donne , egli troverebbe modo di c avarci fuori cinquecento magnifici disegni! (Les nouvelles littraires, 9 gennaio 1932). 4339. Una delle sue pi grandi passioni era la musica. Quando ebbe una certa agiat ezza, prese uno studio elegante e molto vasto, e ogni domenica sera v'invitava g li amici per offrir loro un simpatico trattenimento musicale. Aveva preso per re gola per di non formulare un vero e proprio programma, rimettendosi al caso: face va sapere a tutti i suoi amici musicisti di andar da lui, e secondo che venisser o violinisti o pianisti o suonatori di altri strumenti, il concerto era naturalm ente diverso. Quest'indipendenza aveva per i suoi inconvenienti. Qualche volta c' era scarsezza di musicisti, e qualche volta ce n'erano troppi. Una sera arrivaro no ben otto violoncellisti e nessun altro musicista. Il problema divent grave, ta nto pi che il povero Dor dovette stabilir lui un ordine di precedenza, e si accors e che gli otto rivali si guardavano in cagnesco., Mi pareva confess pi tardi di essere un domatore di belve che deve entrar per la p rima volta nella gabbia di leoni ancor non bene addomesticati. alla fine, quando tutti gli otto violoncellisti ebbero sonato il loro pezzo. Dor si accorse che gli altri invitati dormivano. Da quel giorno non vi furono pi dome niche musicali nello studio del Dor. (PIERRE VERON, Les coulisses artistiques). 4340. Un giorno che aveva invitato a pranzo il direttore generale delle poste, r icevette il suo ospite in maniera originalissima. La sala da pranzo aveva l'aspe tto di un ufficio postale, le salviette erano piegate come buste da lettere, la saliera era posata su moduli telegrafici, i gelati erano confezionati a forma di

buche da lettere ecc. (BAYARD, L'art en anecdotes). 4341. Un'altra volta, ricevendo a pranzo l'autore delle famose Guide di viaggio Joanne, ogni invitato trov al suo posto un esemplare delle guide. E, durante il p ranzo, Dor volle leggere qualche brano delle stesse, citando seriamente frasi com e queste: Il tale albergo raccomandabile per la bellezza e la facilit delle sue c ameriere oppure Questa cattedrale bella, sebbene gotica . Joanne, spaventato, pre se subito uno dei volumi e ricerc le frasi incriminate. Solo allora si accorse ch e Dor scherzava, improvvisando spropositi apposta per impressionare il suo ospite . (BAYARD, L'art en anecdotes). 4342. Gustavo Dor fu incaricato un giorno da un editore di fare un paesaggio dell e Alpi, ricavandolo da una fotografia. Il disegno doveva essere consegnato il gi orno dopo. Dor lasci l'editore, dimenticando la fotografia sul suo tavolo; e quand o l'editore si accorse della dimenticanza, stette molto in pena pensando che mai pi avrebbe potuto avere il disegno per il giorno dopo. Ma il giorno dopo, inappu ntabilmente, si present Gustavo Dor col disegno gi eseguito; e la maraviglia dell'e ditore fu anche pi grande quando, esaminando il disegno e comparandolo con la fot ografia, si avvide che non mancava n una roccia n un albero. Gustavo Dor aveva una memoria visuale portentosa. (BAYARD, L'art en anecdotes). DORFLINY feldmaresciallo del Grande Elettore Federico Guglielmo di Brandeburgo (1618-1680 ). 4343. Il celebre Dorfliny era originariamente un sarto. Essendo disoccupato e in miseria, pens di recarsi a Berlino in cerca di lavoro: dovendo passare il fiume Elba, e non avendo di che pagare il pedaggio che era stabilito, non pot passare. Offeso dall'affronto e pensando che lo dovesse alla sua professione, l'abbandon e si fece soldato . Nella carriera militare fece passi da gigante e divent assai pr esto ufficiale superiore. L'Elettore lo not e fece la sua fortuna. Naturalmente g li invidiosi andavano dicendo male di lui, e. un giorno uno di essi, pi audace, g li domand ironicamente, in presenza della Corte, se era vero che in giovent avesse maneggiato le cesoie. verissimo rispose Dorfliny che da giovane ho tagliato il panno con le cesoie. Ma adesso maneggio invece la spada, e con la spada taglier le orecchie all'insolent e che fosse tanto audace di parlar male di me. (Magazin historique, 1764). DORGELES Roland scrittore francese contemporaneo. 4344. Roland Dorgels sta chiacchierando con un amico, quando passa davanti a loro un signore molto sudicio. L'amico informa premuroso lo scrittore: - Vedi? Quello il primo marito di mia moglie. - Ah! rispose Dorgels con una smorfia io non vorrei bere mai e poi mai nel bicchi ere dove ha gi bevuto quel signore! (Anas). DORIA Andrea n. 1468 - m. 1560; il pi grande marinaio e il pi illustre uomo di Stato della Repu bblica di Genova. 4345. Quando l'imperatore Carlo Quinto fu a Genova, venne accolto dal Doria con una pompa addirittura regale. Carlo Quinto fece in quell'occasione principe il D oria. Tuttavia i maligni, vista la magnificenza del ricevimento, andavano dicend o che Doria aveva dovuto farsi prestare le argenterie dalla Repubblica e dal duc a di Milano. Avendo il Doria risaputo il pettegolezzo, fece scrivere sulla porta di casa sua: Tutto quello che c' in questa casa , mio, per grazia di Dio e al ser vizio dell'imperatore . Carlo Quinto lesse l'iscrizione e disse: Doria, io vi ho fatto principe; ma voi mi avete fatto vedere, con la vostra magn ificenza, che siete pi potente di un re. (Anecdotes germaniques). DORVAL Maria n. 1798 - m. 1849; celebre attrice francese. 4346. Il giornalista Merle aveva sposato la celebre Maria Dorval, ch era tutt'altro ch e un modello di fedelt coniugale. Il marito lo sapeva, ma tolleravain silenzio, e si limitava a dormire in una camera attigua, ma separata da quella di sua mogli e. Una sera che Merle era stanchissimo e aveva gran bisogno di dormire, sent che nella stanza di sua moglie avveniva una scenata tra lei e un suo amante. Pare ch

e costui fosse stato infedele alla Dorval e che questa non volesse in alcun modo perdonargli, non ostante le proteste dell'amante e il suo pentimento. Siccome i l dibattito si prolungava e il povero Merle non poteva dormire per tutto quel ch iasso, egli si fece alla porta, e bussando discretamente, disse: Ma via, Maria sii buona; non senti che ti promette di non farlo pi? (CASTILLE, Portraits). 4347. Mentre la Dorval non era affatto fedele a suo marito, costui, innamoratiss imo della moglie, non l'aveva ancora mai tradita. Se non che un giorno soccombet te anche lui a una forte tentazione. Quando la moglie lo riseppe, esclam: - Ah, finalmente! Ma ce n' voluto! (P. J. STAHL). 4348. Un provinciale si era innamorato pazzamente della Dorval. Le scrisse, le f ece parlare, tutto inutile. Finalmente, fuori di s, l'affront una sera che usciva dal teatro, e le si gett ai piedi, esclamando: - Vi supplico, signora, fatemi questa elemosina. - Non posso rispose l'attrice, senza affatto scomporsi ho gi i miei poveri. (CAST ILLE, Portraits). DOS PASSOS Giovanni n. 1896; scrittore americano contemporaneo. 4349. Lo scrittore Giovanni Dos Passos, quando era giovane, doveva esercitare un mestiere manuale per vivere. La sera, stanco del lavoro, si rifaceva dalla fati ca materiale leggendo ad alta voce i suoi poeti favoriti. Una sera che declamava una poesia di Whitman, sent dalla strada una voce che gli gridava: E smettila una buona volta! Contemporaneamente una scarpa entrava nella stanza, sfondando i vetri della fine stra. Ma qual non fu lo stupore di colui che aveva lanciato la scarpa, quando si sent r ispondere dal poeta: Anzi ' continuer a declamare, nella speranza che ne lanciate un'altra, dal moment o che la scarpa proprio adatta al mio piede! (Les nouvelles littraires, 26 maggio 1928). DOSSI Carlo (pseudonimo di Alberto Pisani Dossi) nato a Zenevedro di Pavia il 27 marzo 1849; morto il 16 novembre 1910; letterato italiano. 4350. Funzionario del Ministero degli Esteri, sin dal 1880, Carlo Dossi si sforz ava di piegare la sua penna di scrittore arguto e prezioso al gergo d'ufficio; m a le sue lettere gli ritornavano assai spesso sul tavolo con le riprovazione dei superiori. Carlo Dossi se ne consolava nella conversazione con gli-amici, tra c ui carissimo Giacomo Boni. Il Dossi aveva certi aforismi caratteristici che tornavano spesso nella sua conv ersazione come basi fondamentali della sua filosofia della vita. Ne diamo qui qu alcuno: Chi vuol riposare, lavori. Molti, a furia di studio, diventano ignoranti. Ai piccoli autori dei grandi libri, preferite sempre .i grandi autori dei libri piccoli. (TEA, Giacomo Boni). 4351. La caduta di Crespi nel 1895 travolse anche il povero Carlo Dossi, -che gl i era rimasto sempre fedele. Un bel giorno il Dossi lesse nei giornali che lo av evano messo a riposo, senza che nessuno lo avesse avvertito del provvedimento. F u per lui un gran dolore, che lo persuase a ritirarsi in campagna con la moglie Carlotta. Disse al suo amico l'architetto Conconi: Fammi tu una villetta. Povera, ma che si veda il lago. L'architetto fece la villetta; ma il lago non si vedeva affatto. E il lago dov'? domand Dossi. Non importa fece l'imperturbabile architetto faremo una torretta alta alta, fin che si veda. (TEA, Giacomo Boni). 4352. Nella villetta e nelle vicinanze mancava l'acqua. La moglie del Dossi si m ise a pregare la Vergine, ed ecco che un giorno l'acqua scatur a mezza costa, imp rovvisamente. Un pittore dipinse allora GSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio G Split&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}sm$ %S.Y

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