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Ora cen porta l'un de' duri margini; e 'l fummo del ruscel di sopra aduggia, s che dal foco salva l'acqua e li argini. Quali Fiamminghi tra Guizzante e Bruggia, temendo 'l fiotto che 'nver' lor s'avventa, fanno lo schermo perch 'l mar si fuggia; e quali !adoan lungo la Brenta, per difender lor ville e lor castelli, anzi che "arentana il caldo senta# a tale imagine eran fatti quelli, tutto che n s alti n s grossi, qual che si fosse, lo maestro f lli. Gi$ eravam da la selva rimossi tanto, ch'i' non avrei visto dov'era, perch'io in dietro rivolto mi fossi, quando incontrammo d'anime una schiera che venian lungo l'argine, e ciascuna ci riguardava come suol da sera guardare uno altro sotto nuova luna; e s ver' noi aguzzavan le ciglia come 'l vecchio sartor fa ne la cruna. "os adocchiato da cotal famiglia, fui conosciuto da un, che mi prese per lo lem%o e grid&# 'Qual maraviglia('. ) io, quando 'l suo %raccio a me distese, ficca* li occhi per lo cotto aspetto, s che 'l viso a%%rusciato non difese la conoscenza s+a al mio 'ntelletto; e chinando la mano a la sua faccia, rispuosi# ',iete voi qui, ser Brunetto-'. ) quelli# 'O figliuol mio, non ti dispiaccia se Brunetto .atino un poco teco ritorna 'n dietro e lascia andar la traccia'. /' dissi lui# 'Quanto posso, ven preco; e se volete che con voi m'asseggia, far&l, se piace a costui che vo seco'. 'O figliuol', disse, 'qual di questa greggia s'arresta punto, giace poi cent'anni sanz'arrostarsi quando 'l foco il feggia. !er& va oltre# i' ti verr& a' panni; e poi rigiugner& la mia masnada, che va piangendo i suoi etterni danni'. /o non osava scender de la strada per andar par di lui; ma 'l capo chino tenea com'uom che reverente vada. )l cominci&# 'Qual fortuna o destino anzi l'ultimo d qua gi0 ti menae chi 1 questi che mostra 'l cammino-'.

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'.$ s0 di sopra, in la vita serena', rispuos'io lui, 'mi smarri' in una valle, avanti che l'et$ mia fosse piena. !ur ier mattina le volsi le spalle# questi m'apparve, tornand'*o in quella, e reducemi a ca per questo calle'. )d elli a me# ',e tu segui tua stella, non puoi fallire a glor*oso porto, se %en m'accorsi ne la vita %ella; e s'io non fossi s per tempo morto, veggendo il cielo a te cos %enigno, dato t'avrei a l'opera conforto. 2a quello ingrato popolo maligno che discese di Fiesole a% antico, e tiene ancor del monte e del macigno, ti si far$, per tuo %en far, nimico; ed 1 ragion, ch tra li lazzi sor%i si disconvien fruttare al dolce fico. 3ecchia fama nel mondo li chiama or%i; gent'1 avara, invidiosa e super%a# dai lor costumi fa che tu ti for%i. .a tua fortuna tanto onor ti ser%a, che l'una parte e l'altra avranno fame di te; ma lungi fia dal %ecco l'er%a. Faccian le %estie fiesolane strame di lor medesme, e non tocchin la pianta, s'alcuna surge ancora in lor letame, in cui riviva la sementa santa di que' 4oman che vi rimaser quando fu fatto il nido di malizia tanta'. ',e fosse tutto pieno il mio dimando', rispuos'io lui, 'voi non sareste ancora de l'umana natura posto in %ando; ch 'n la mente m'1 fitta, e or m'accora, la cara e %uona imagine paterna di voi quando nel mondo ad ora ad ora m'insegnavate come l'uom s'etterna# e quant'io l'a%%ia in grado, mentr'io vivo convien che ne la mia lingua si scerna. "i& che narrate di mio corso scrivo, e ser%olo a chiosar con altro testo a donna che sapr$, s'a lei arrivo. 5anto vogl'io che vi sia manifesto, pur che mia cosc*enza non mi garra, ch'a la Fortuna, come vuol, son presto. 6on 1 nuova a li orecchi miei tal arra# per& giri Fortuna la sua rota come le piace, e 'l villan la sua marra'. .o mio maestro allora in su la gota

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destra si volse in dietro e riguardommi; poi disse# 'Bene ascolta chi la nota'. 6 per tanto di men parlando vommi con ser Brunetto, e dimando chi sono li suoi compagni pi0 noti e pi0 sommi. )d elli a me# ',aper d'alcuno 1 %uono; de li altri fia lauda%ile tacerci, ch 'l tempo sara corto a tanto suono. /n somma sappi che tutti fur cherci e litterati grandi e di gran fama, d'un peccato medesmo al mondo lerci. !riscian sen va con quella tur%a grama, e Francesco d'7ccorso anche; e vedervi, s'avessi avuto di tal tigna %rama, colui potei che dal servo de' servi fu trasmutato d'7rno in Bacchiglione, dove lasci& li mal protesi nervi. 8i pi0 direi; ma 'l venire e 'l sermone pi0 lungo esser non pu&, per& ch'i' veggio l$ surger nuovo fummo del sa%%ione. Gente vien con la quale esser non deggio. ,ieti raccomandato il mio 5esoro, nel qual io vivo ancora, e pi0 non cheggio'. !oi si rivolse, e parve di coloro che corrono a 3erona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde.

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