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didattica in rete
p
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g
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t
i
c
a

i
n

r
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t
e
Politecnico di Torino, maggio 2002
Dipartimento di Meccanica
Elementi finiti
Parte III
A. Gugliotta
otto editore
ELEMENTI FINITI
Parte III
A. GUGLIOTTA
POLITECNICO DI TORINO
WWW.POLITO.IT
i

INDICE III

5. ELEMENTI ISOPARAMETRICI ........................................ 135

5.1 S

ISTEMA



DI



RIFERIMENTO



LOCALE



E



FUNZIONI



DI



FORMA

.... 135

Elementi monodimensionali ...........................................................136
Elementi triangolari ........................................................................139
Elementi quadrangolari ...................................................................142
Elementi solidi tetraedri ..................................................................147
Elementi solidi parallelepipedi ........................................................ 149

5.2 C

ALCOLO



DELLA



MATRICE



DI



RIGIDEZZA

............................... 152
5.3 C

ARICHI



NODALI



EQUIVALENTI

............................................. 160

Carichi di linea ...............................................................................160
Carichi di volume ...........................................................................164
Effetti termici.................................................................................. 164

5.4 C

ALCOLO



DELLE



TENSIONI

.................................................... 165
5.5 P

ROBLEMI



RELATIVI



AGLI



ELEMENTI



ISOPARAMETRICI

........... 169

Scelta dell'ordine di integrazione .....................................................169
Distorsione degli elementi............................................................... 171
Integrazione selettiva e modi incompatibili .....................................174
Autovalori della matrice di rigidezza ................................................180
Patch test ........................................................................................187

6. SOLIDI ASSIALSIMMETRICI ............................................ 189

6.1 I

NTRODUZIONE

..................................................................... 189
6.2 C

ARICO



ASSIALSIMMETRICO

................................................... 190
6.3 C

ARICO



NON



ASSIALSIMMETRICO

.......................................... 194
ii

7. PIASTRE INFLESSE ............................................................201

7.1 R

ICHIAMI



DELLA



TEORIA



DELLE



PIASTRE



INFLESSE

................. 201

Sistemi di riferimento ......................................................................201
Tensioni e carichi per unit di lunghezza .........................................202

7.2 I

POTESI



DI

K

IRCHOFF

............................................................. 203

Spostamenti e deformazioni ............................................................203
Relazioni tensioni-deformazioni ......................................................204

7.3 I

POTESI



DI

M

INDLIN

.............................................................. 205

Spostamenti e deformazioni ............................................................205
Relazioni tensioni-deformazioni ...................................................... 206

7.4 F

ORMULAZIONE



DI



RIGIDEZZA



NELL


IPOTESI



DI

K

IRCHOFF

.. 207
7.5 L

A



TRAVE



DI

T

IMOSHENKO

.................................................... 209

Elemento lineare .............................................................................210
Elemento parabolico .......................................................................213

7.6 M

ODELLI



DISCRETI


(

LEGAME



DISCRETO



TRA



FLESSIONE



E



TAGLIO

) ...................... 225
7.7 L

ELEMENTO



PIASTRA



DI

M

INDLIN

........................................ 229

Matrice di rigidezza......................................................................... 229
Carico nodale equivalente a carico superciale distribuito ............... 231
135

5. ELEMENTI ISOPARAMETRICI

5.1 S

ISTEMA



DI



RIFERIMENTO



LOCALE



E



FUNZIONI



DI



FORMA

Per semplicare la caratterizzazione di elementi di forma geometrica complessa si
introduce il concetto di

elemento di riferimento

, di forma geometrica semplice,
denito in uno spazio naturale e adimensionale.
La formulazione si basa sul fatto di creare una corrispondenza biunivoca tra un
elemento di forma qualsiasi nel sistema cartesiano (

x, y , z

) e un elemento di
forma semplice nel sistema

naturale

, o

locale

, (

x

,


,

z

).
Un generico elemento nel sistema sico (

x, y, z

) viene cio pensato come la tra-
sformazione di un elemento di forma semplice, e sempre lo stesso, nel sistema
locale (

x

,


,

z

); nei casi mono-, bi- e tri-dimensionale si hanno rispettivamente
le seguenti relazioni:

5.1

dove

x

i

,

y

i

,

z

i

(

i

= 1,

n

) sono le coordinate cartesiane degli

n

nodi dell'elemento,

n

i

sono le funzioni di trasformazione o funzioni di forma denite nel sistema di
coordinate naturale (

x

,


,

z

) dell'elemento.
Le funzioni di forma

n

i

sono in numero pari ai nodi dell'elemento e variano tra 0
e 1; esse assumono valore 1 in corrispondenza del nodo

i

di coordinate (

x

i

,

y

i

,

z

i

)
e valore nullo in corrispondenza degli altri nodi dell'elemento.
x n
i
x ( )x
i
i 1 =
n

=
x n
i
x h , ( )x
i
i 1 =
n

=
y n
i
x h , ( )y
i
i 1 =
n

=
x n
i
x h z , , ( )x
i
i 1 =
n

=
y n
i
x h z , , ( )y
i
i 1 =
n

=
z n
i
x h z , , ( ) z
i
i 1 =
n

=
ELEMENTI



ISOPARAMETRICI

136

5.1.1 Elementi monodimensionali

Si consideri un elemento a due nodi di lunghezza

l

(g.

5.1

):

Fig. 5.1

Elemento a 2 nodi: sistema di riferimento naturale.

la posizione di un punto

P

sul segmento pu essere individuata dalla sua coordi-
nata sica

x

P

oppure dalle misure dei segmenti

l

1

ed

l

2

o dalle loro misure adi-
mensionali:

5.2

essendo naturalmente:

5.3

In corrispondenza del nodo 1 si ha

L

1

= 1,

L

2

= 0, mentre nel nodo 2

L

1

= 0,

L

2

= 1; si pu allora descrivere la coordinata

x

di un punto nella forma:

5.4

Fig. 5.2

Elemento a 2 nodi: sistema di riferimento naturale.

Volendo esprimere la coordinata sica

x

in funzione di una sola coordinata natu-
rale

x

, variabile tra 0 e 1 (g.

5.2

) si effettua il cambio di variabile:

5.5
L
1
l
1
l
--- = L
2
l
2
l
--- =
L
1
L
2
+ 1 =
x L
1
x
1
L
2
x
2
+ =
L
1
1 x = L
2
x =
ELEMENTI



ISOPARAMETRICI

137

e quindi:

5.6

usuale riferire l'origine del sistema naturale nel baricentro geometrico dell'ele-
mento (g.

5.3

), con la coordinata naturale

x

variabile tra 1 e 1. Si avr allora:

5.7

Fig. 5.3

Elemento a 2 nodi: sistema di riferimento naturale.

5.8
5.9

avendo denito le funzioni di forma

n

1

e

n

2

:

5.10

La gura

5.4

mostra l'andamento delle funzioni di forma

n

1

e

n

2

.

Fig. 5.4

Funzioni di forma per l'elemento monodimensionale a 2 nodi.

Per un elemento a tre nodi (g. 5.5) la coordinata x data da:
5.11
x 1 x ( )x
1
xx
2
+ =
L
1
1 x
2
----------- = L
2
1 x +
2
------------ =
x
1 x
2
-----------x
1
1 x +
2
------------x
2
+ =
x n
1
x
1
n
2
x
2
+ =
n
1
1 x
2
----------- = n
2
1 x +
2
------------ =
x n
1
x
1
n
2
x
2
n
3
x
3
+ + =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
138
Fig. 5.5 Elemento monodimensionale a 3 nodi.
dove:
5.12
e ponendo l'origine del sistema di riferimento naturale nel baricentro geometrico
dell'elemento si ha:
5.13
Fig. 5.6 Funzioni di forma per l'elemento monodimensionale a 3 nodi.
La gura 5.6 mostra l'andamento delle funzioni di forma. Le tabelle 5.1 e 5.2
riassumono le funzioni di forma e le loro derivate rispettivamente per gli ele-
menti monodimensionali a 2 nodi e a 3 nodi.
Tab. 5.1 Funzioni di forma e loro derivate per l'elemento monodimensionale a 2 nodi
NODO 1 2
n
1
L
1
2L
1
1 ( ) = n
2
L
2
2L
2
1 ( ) = n
3
4L
1
L
2
=
n
1
1
2
--- x 1 x ( ) = n
2
1
2
---x 1 x + ( ) = n
3
1 x
2
=
n 1
2
--- 1 x ( )
1
2
--- 1 x + ( )
!n !x 1
2
---
1
2
---
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
139
Tab. 5.2 Funzioni di forma e loro derivate per l'elemento monodimensionale a 3 nodi
5.1.2 Elementi triangolari
Nel caso di elementi triangolari le funzioni interpolatrici sono denite in un
sistema di riferimento naturale basato sulle coordinate d'area.
La gura 5.7 illustra un generico elemento triangolare individuato dai tre nodi 1,
2, 3; i lati del triangolo sono individuati da numeri corrispondenti ai vertici
opposti.
Un punto P all'interno dell'elemento lo suddivide in tre triangoli di aree A
1
, A
2
,
A
3
e pu quindi essere individuato, oltre che dalle coordinate cartesiane (x, y),
anche dalle misure delle aree A
1
, A
2
, A
3
o dai loro rapporti rispetto all'area totale
del triangolo, A.
5.14
Fig. 5.7 Elemento triangolare a 3 nodi.
I tre rapporti L
1
, L
2
, L
3
rappresentano le coordinate naturali o d'area per un
triangolo (g. 5.8). Chiaramente deve essere:
5.15
NODO 1 2 3
n 1
2
--- x 1 x ( )
1
2
---x 1 x + ( )
1 x ( )
2
!n !x 1
2
--- x +
1
2
--- x + 2x
L
1
A
1
A
------ = L
2
A
2
A
------ = L
3
A
3
A
------ =
L
1
L
2
L
3
+ + 1 =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
140
Fig. 5.8 Elemento triangolare a 3 nodi: sistema di riferimento naturale.
Come gi visto per il caso monodimensionale, le coordinate (x, y) di un punto P
potranno essere descritte da:
5.16
Effettuando un cambio di variabile:
5.17
le coordinate x, y divengono:
5.18
5.19
avendo denito le funzioni di forma n
1
, n
2
e n
3
:
5.20
La gura 5.9 mostra l'andamento della funzione di forma n
1
.
x L
1
x
1
L
2
x
2
L
3
x
3
+ + =
y L
1
y
1
L
2
y
2
L
3
y
3
+ + =
L
1
1 x h = L
2
x = L
3
h =
x 1 x h ( )x
1
x x
2
hx
3
+ + =
y 1 x h ( )y
1
x y
2
hy
3
+ + =
x n
1
x
1
n
2
x
2
n
3
x
3
+ + =
y n
1
y
1
n
2
y
2
n
3
y
3
+ + =
n
1
1 x h = n
2
x = n
3
h =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
141
Fig. 5.9 Elemento triangolare a 3 nodi: funzione di forma n
1.
Per un elemento triangolare a 6 nodi (g. 5.10) si ricavano le seguenti funzioni:
5.21
Fig. 5.10 Elemento triangolare a 6 nodi.
La gura 5.11 mostra l'andamento delle funzioni di forma relative rispettivamente ad
un nodo d'angolo e ad un nodo intermedio per un elemento a sei nodi.
Fig. 5.11 Elemento triangolare a 6 nodi: funzioni di forma n
1
e n
5.
n
1
L
1
2L
1
1 ( ) 1 3 x h + ( ) 2 x h + ( )
2
+ = =
n
2
L
2
2L
2
1 ( ) x 2x 1 ( ) = =
n
3
L
3
2L
3
1 ( ) h 2h 1 ( ) = =
n
4
4L
1
L
2
4x 1 x h ( ) = =
n
5
4L
2
L
3
4xh = =
n
6
4L
1
L
3
4h 1 x h ( ) = =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
142
Le tabelle 5.3 e 5.4 illustrano le funzioni di forma e le loro derivate rispettiva-
mente per gli elementi triangolari a 3 nodi e a 6 nodi.
Tab. 5.3 Funzioni di forma e loro derivate per l'elemento triangolare a 3 nodi
Tab. 5.4 funzioni di forma e loro derivate per l'elemento triangolare a 6 nodi
5.1.3 Elementi quadrangolari
La gura 5.12 mostra il sistema di coordinate naturali per un elemento quadran-
golare. L'origine del sistema di riferimento naturale nel baricentro geometrico
dell'elemento, mentre gli assi locali x ed intersecano i lati del quadrilatero nella
loro mezzeria.
Fig. 5.12 Elemento quadrangolare a 4 nodi.
NODO 1 2 3
NODO 1 2 3 4 5 6
n 1 x h x h
!n !x 1 1 0
!n !h 1 0 1
n l 2l 1 ( ) x 2x 1 ( ) h 2h 1 ( ) 4xl 4xh 4hl
!n !x 1 4l 4x 1 0 4 l x ( ) 4h 4h
!n !h 1 4l 0 4h 1 4x 4x 4 l h ( )
l 1 x h =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
143
Le funzioni di forma per un elemento quadrangolare a quattro nodi sono date da:
5.22
Esse sono il risultato di una interpolazione bilineare, che si pu descrivere come
segue. Sul lato 1-2 la trasformazione lineare che fornisce l'ascissa x o l'ordinata y
(o qualsiasi altra funzione f variabile linearmente al variare di x) data dalla 5.8:
5.23
Sul lato 3-4, allo stesso modo:
5.24
Considerando allora una data ascissa , e interpolando linearmente la funzione
secondo l'ordinata :
5.25
Sostituendo le 5.23 e 5.24 nella 5.25 e denendo un unico vettore dei valori
nodali f
i
, si ha:
5.26
5.27
La gura 5.13 mostra l'andamento della funzione di forma n
1
.
n
1
1
4
--- 1 x ( ) 1 h ( ) = n
2
1
4
--- 1 x + ( ) 1 h ( ) =
n
3
1
4
--- 1 x + ( ) 1 h + ( ) = n
4
1
4
--- 1 x ( ) 1 h + ( ) =
f
12
1 x
2
-----------
1 x +
2
------------
f
1
f
2



=
f
34
1 x +
2
------------
1 x
2
-----------
f
3
f
4



=
c
f h
f
1 h
2
------------
1 h +
2
-------------
f
12
f
34



=
f
1 h
2
------------
1 h +
2
-------------
1 x
2
-----------
1 x +
2
------------ 0 0
0 0
1 x +
2
------------
1 x
2
-----------
f
1
f
2
f
3
f
4







=
f
1 x ( ) 1 h ( )
4
----------------------------------
1 x + ( ) 1 h ( )
4
-----------------------------------
1 x + ( ) 1 h + ( )
4
-----------------------------------
1 x ( ) 1 h + ( )
4
-----------------------------------
f
1
f
2
f
3
f
4






=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
144
Fig. 5.13 Elemento quadrangolare: funzione di forma
.
Fig. 5.14 Elementi quadrangolari parabolici.
La gura 5.14 illustra due elementi quadrangolari a lati curvi, entrambi con tre
nodi per lato; il primo elemento detto elemento Serendipity; il secondo, avente
un nodo anche nel baricentro geometrico, detto elemento Lagrange.
Nel secondo caso si utilizza un polinomio completo di secondo grado, mentre
nel primo viene a mancare il termine quadratico misto x
2
y
2
.
Le funzioni di forma dei due elementi possono essere ricavate mediante sovrap-
posizione delle singole componenti, come illustrato in gura 5.15.
La funzione di forma relativa al nodo 5 (g. 5.15b) pu essere ottenuta come
prodotto di una parte quadratica (1 x
2
) nella direzione del lato e di una parte
lineare (1 )/2 nella direzione perpendicolare al lato:
5.28
In modo analogo si ricava la funzione di forma n
8
relativa al nodo 8 (g. 5.15c):
5.29
n
1
n
5
1
2
--- 1 x
2
( ) 1 h ( ) =
n
6
1
2
--- 1 x ( ) 1 h
2
( ) =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
145
Fig. 5.15 Elementi quadrangolari parabolici: funzioni di forma.
La funzione di forma relativa al nodo 1 deve essere tale da avere valore nullo,
oltre che nei punti 2, 3, 4, 6, 7, anche nei punti 5 e 8. Essa pu quindi essere
ottenuta sottraendo alla funzione bilineare (g. 5.15a), che fornisce valori pari a
0.5 in corrispondenza dei nodi 5 e 8, met delle funzioni relative ai nodi 5 e 8,
avendosi:
5.30
La gura 5.15d mostra la funzione di forma relativa al nodo 1 per un elemento a
8 nodi di tipo Serendipity. In modo analogo si ottengono le altre funzioni di
forma relative ai nodi d'angolo. Questo modo di procedere suggerisce inoltre la
possibilit di ottenere elementi con numero di nodi variabile per lato, come ad
esempio indicato in gura 5.16.
Fig. 5.16 Elemento quadrangolare con numero di nodi variabile.
n
1
1
4
--- 1 x ( ) 1 h ( )
1
2
---n
5

1
2
---n
8

1
4
--- 1 x ( ) 1 h ( ) x h 1 ( ) [ ] = =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
146
La tabella 5.5 riassume le funzioni di forma per elementi con numero di nodi
variabile tra 4 e 8. Le tabelle 5.6 e 5.7 riassumono le derivate delle funzioni di
forma rispettivamente per gli elementi quadrangolari a 4 nodi e a 8 nodi.
Tab. 5.5 Funzioni di forma per elementi quadrangolari con numero di nodi variabile
tra 4 e 8
Tab. 5.6 Derivate delle funzioni di forma per l'elemento quadrangolare a 4 nodi
N FUNZIONE + (SE C' 5) + (SE C' 6) + (SE C' 7) + (SE C' 8)
1
2
3
4
5
6
7
8
NODO 1 2 3 4
1
4
--- 1 x ( ) 1 h ( )
1
2
---n
5

1
2
---n
8

1
4
--- 1 x + ( ) 1 h ( )
1
2
---n
5

1
2
---n
6

1
4
--- 1 x + ( ) 1 h + ( )
1
2
---n
6

1
2
---n
7

1
4
--- 1 x ( ) 1 h + ( )
1
2
---n
7

1
2
---n
8

1
4
--- 1 x
2
( ) 1 h ( )
1
4
--- 1 x + ( ) 1 h
2
( )
1
4
--- 1 x
2
( ) 1 h + ( )
1
4
--- 1 x ( ) 1 h
2
( )
!n !x
1 h ( )
4
-----------------
1 h ( )
4
-----------------
1 h + ( )
4
-----------------
1 h + ( )
4
-----------------
!n !h
1 x ( )
4
----------------
1 x + ( )
4
-----------------
1 x + ( )
4
-----------------
1 x ( )
4
----------------
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
147
Tab. 5.7 Derivate delle funzioni di forma per l'elemento quadrangolare a 8 nodi
5.1.4 Elementi solidi tetraedri
Il sistema di riferimento locale descritto in termini di coordinate di volume L
1
,
L
2
, L
3
, L
4
, in modo analogo al caso degli elementi triangolari piani:
5.31
Fig. 5.17 Elemento tetraedro lineare.
Le funzioni di forma e le loro derivate per l'elemento tetraedro lineare a 4 nodi
(g. 5.17) sono riassunte in tabella 5.8.
NODO 1 2 3 4
NODO 5 6 7 8
!n !x
1 h ( ) 2x h + ( )
4
---------------------------------------
1 h ( ) 2x h ( )
4
--------------------------------------
1 h + ( ) 2x h + ( )
4
---------------------------------------
1 h + ( ) 2x h ( )
4
---------------------------------------
!n !h
1 x ( ) 2h x + ( )
4
--------------------------------------
1 x + ( ) 2h x ( )
4
--------------------------------------
1 x + ( ) 2h x + ( )
4
--------------------------------------
1 x ( ) 2h x ( )
4
-------------------------------------
!n !x
x 1 h ( )
1 h
2

2
--------------- x 1 h + ( )
1 h
2

2
---------------
!n !h
1 x
2

2
-------------- 1 x ( ) h
1 x
2

2
-------------- 1 x ( ) h
L
1
V
1
V
------ = L
2
V
2
V
------ = L
3
V
3
V
------ = L
4
V
4
V
------ =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
148
Tab. 5.8 Funzioni di forma e loro derivate per l'elemento tetraedro a 4 nodi
La tabella 5.9 riassume le funzioni di forma e le loro derivate per l'elemento
tetraedro quadratico a 10 nodi (g. 5.18).
Tab. 5.9 Funzioni di forma e loro derivate per l'elemento triangolare a 10 nodi
NODO 1 2 3 4
NODO
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
n 1 x h z x h z
!n !x 1 1 0 0
!n ( ) !h ( ) 1 0 1 0
!n !z 1 0 0 1
n
!n !x !n !h !h !z
l 2l 1 ( ) 1 4l 1 4l 1 4l
x 2x 1 ( ) 4x 1 0 0
h 2h 1 ( ) 0 4h 1 0
z 2z 1 ( ) 0 0 4z 1
4xl 4 l x ( ) 4x 4x
4xh 4h 4x 0
4hl 4h 4 l h ( ) 4h
4zl 4z 4z 4 l z ( )
4xz 4z 0 4x
4hl 0 4z 4h
l 1 x h z =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
149
Fig. 5.18 Elemento tetraedro parabolico.
5.1.5 Elementi solidi parallelepipedi
Le funzioni di forma per gli elementi solidi parallelepipedi possono essere rica-
vate a partire da quelle per gli elementi quadrangolari piani aggiungendo la terza
coordinata .
Fig. 5.19 Elemento solido (brick).
In modo compatto le funzioni di forma e le loro derivate per l'elemento lineare a
8 nodi (g. 5.19) possono essere scritte come:
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
150
5.32
dove i valori di sono riportati in tabella (tab. 5.10).
Tab. 5.10 Valori di per i nodi d'angolo
Fig. 5.20 Elemento solido a 20 nodi.
Per l'elemento quadratico a 20 nodi (g. 5.20) le funzioni di forma e le loro deri-
vate sono:
per i nodi sui vertici dell'elemento (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8), (tab. 5.10):
NODO 1 2 3 4 5 6 7 8
n
i
1
8
--- 1 xx
i
+ ( ) 1 hh
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) =
x !
!n
i
1
8
---x
i
1 hh
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) =
h !
!n
i
1
8
---h
i
1 xx
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) =
z !
!n
i
1
8
---z
i
1 xx
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) =
x
i
h
i
z
i
, ,
x
i
h
i
z
i
, ,
x
1 1 1 1 1 1 1 1
h
1 1 1 1 1 1 1 1
z
1 1 1 1 1 1 1 1
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
151
5.33
per i nodi con x = 0 (9, 11, 13, 15):
5.34
per i nodi con = 0 (10, 12, 14, 16):
NODO 9 11 13 15
NODO 10 12 14 16
n
i
1
8
--- 1 xx
i
+ ( ) 1 hh
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) 2xx
i
hh
i
zz
i
+ + ( ) =
x !
!n
i
1
8
---x
i
1 hh
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) 1 2xx
i
hh
i
zz
i
+ + + ( ) =
h !
!n
i
1
8
---h
i
1 xx
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) 1 xx
i
2hh
i
zz
i
+ + + ( ) =
z !
!n
i
1
8
---z
i
1 xx
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) 1 xx
i
hh
i
2zz
i
+ + + ( ) =
h
1 1 1 1
z
1 1 1 1
n
i
1
4
--- 1 x
2
( ) 1 hh
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) =
x !
!n
i 1
2
--- x 1 hh
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) =
h !
!n
i
1
4
---h
i
1 x
2
( ) 1 zz
i
+ ( ) =
z !
!n
i
1
4
---z
i
1 x
2
( ) 1 hh
i
+ ( ) =
x
1 1 1 1
z
1 1 1 1
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
152
5.35
per i nodi con = 0 (17, 18, 19, 20):
5.36
5.2 CALCOLO DELLA MATRICE DI RIGIDEZZA
Le leggi dello spostamento sono denite, cos come per le coordinate, nel sistema
di riferimento naturale; nei casi mono-, bi- e tri-dimensionale si ha, rispettiva-
mente:
NODO 1 18 19 20
n
i
1
4
--- 1 xx
i
+ ( ) 1 h
2
( ) 1 zz
i
+ ( ) =
x !
!n
i
1
4
---x
i
1 h
2
( ) 1 zz
i
+ ( ) =
h !
!n
i 1
2
--- h 1 xx
i
+ ( ) 1 zz
i
+ ( ) =
z !
!n
i
1
4
---z
i
1 xx
i
+ ( ) 1 h
2
( ) =
x
1 1 1 1
h
1 1 1 1
n
i
1
4
--- 1 xx
i
+ ( ) 1 hh
i
+ ( ) 1 z
2
( ) =
x !
!n
i
1
4
---x
i
1 hh
i
+ ( ) 1 z
2
( ) =
h !
!n
i
1
4
---h
i
1 xx
i
+ ( ) 1 z
2
( ) =
z !
!n
i 1
2
--- z 1 xx
i
+ ( ) 1 hh
i
+ ( ) =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
153
5.37
dove u
i
, v
i
, w
i
(i = 1,m) sono gli spostamenti nodali dell'elemento, n
i
sono le
funzioni di forma denite nel sistema di coordinate naturali (, , ) dell'ele-
mento.
da notare che le leggi per denire gli spostamenti possono essere diverse da
quelle utilizzate per denire la geometria dell'elemento; nelle espressioni degli
spostamenti la sommatoria estesa all'indice m, mentre nelle espressioni della
geometria la sommatoria estesa all'indice n.
tuttavia utilizzata la formulazione isoparametrica, nella quale utilizzato lo
stesso numero di parametri (n = m) per denire sia la geometria sia gli sposta-
menti.
Altri tipi di formulazione danno luogo a elementi subparametrici e superparame-
trici; nei primi la legge per denire la geometria ha un grado minore di quella
utilizzata per denire gli spostamenti (n < m), nei secondi ha un grado maggiore
(n > m).
Riferendosi per semplicit al caso bidimensionale si avr quindi:
5.38
Per il calcolo della matrice di rigidezza [k] dell'elemento:
5.39
necessario calcolare la matrice [b] che lega le deformazioni agli spostamenti:
5.40
avendo denito il vettore {e} come:
5.41
u n
i
x ( )u
i
i 1 =
m

=
u n
i
x h , ( )u
i
i 1 =
m

=
v n
i
x h , ( )v
i
i 1 =
m

=
u n
i
x h z , , ( )u
i
i 1 =
m

=
v n
i
x h z , , ( )v
i
i 1 =
m

=
w n
i
x h z , , ( )w
i
i 1 =
m

=
u n
i
x h , ( )u
i
i 1 =
m

=
v n
i
x h , ( )v
i
i 1 =
m

=
k [ ] b [ ]
T
E [ ] b [ ] V d
V

b [ ]
T
E [ ] b [ ]h A d
A

= =
e { } b [ ] s { } =
e { }
T
e
xx
e
yy
g
xy
{ } =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
154
con:
5.42
Sostituendo agli spostamenti u e v le espressioni delle funzioni di forma si ha:
5.43
e in forma matriciale, esplicitando il solo termine i-esimo:
5.44
Sono quindi da calcolare le derivate delle funzioni di forma n
i
rispetto alle varia-
bili x, y, mentre dette funzioni dipendono esplicitamente da x, . Per la generica
funzione si pu scrivere:
5.45
e in forma matriciale:
e
xx
x !
!u
= e
yy
y !
!v
= g
xy
y !
!u
x !
!v
+ =
e
xx
x !
!n
i
u
i
i 1 =
n

=
e
yy
y !
!n
i
v
i
i 1 =
n

=
g
xy
y !
!n
i
u
i
x !
!n
i
v
i
+


i 1 =
n

=
e { }

x !
!n
i
0
0
y !
!n
i


y !
!n
i

x !
!n
i

u
i
v
i












=
x !
!n
i
x !
!n
i
x !
!x
y !
!n
i
x !
!y
+ =
h !
!n
i
x !
!n
i
h !
!x
y !
!n
i
h !
!y
+ =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
155
5.46
5.47
dove [ J ] detta matrice jacobiana e mette in relazione le derivate nelle coordi-
nate naturali a quelle nel piano sico:
5.48
e i coefcienti della matrice sono dati da:
5.49
Ammesso che l'inversa della matrice jacobiana esista, cio che si abbia una rela-
zione biunivoca tra le coordinate naturali e quelle siche dell'elemento, si ha:
5.50
x !
!n
i
h !
!n
i







x !
!x
x !
!y
h !
!x
h !
!y
x !
!n
i
y !
!n
i







=
x !
!n
i
h !
!n
i







J [ ]
x !
!n
i
y !
!n
i







=
J ] [
x !
!x
x !
!y
h !
!x
h !
!y
=
x !
!x
x !
!n
i
x
i
i 1 =
n

=
h !
!x
h !
!n
i
x
i
i 1 =
n

=
x !
!y
x !
!n
i
y
i
i 1 =
n

=
h !
!y
h !
!n
i
y
i
i 1 =
n

=
x !
!n
i
y !
!n
i







J ] [
1
x !
!n
i
h !
!n
i







=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
156
5.51
cos possibile valutare i vari coefcienti della matrice [b] e procedere quindi al
calcolo della matrice di rigidezza [k], che non pu, in generale, essere fatto utiliz-
zando una integrazione analitica. Si deve quindi ricorrere ad uno schema di inte-
grazione numerica.
Prima per di eseguire l'integrazione bisogna esprimere anche il termine dA in
funzione delle variabili naturali x, ; la gura 5.21 mostra un elemento di area
dA, compreso tra le linee di coordinate x e x + dx e e + d. I lati del paralle-
logramma cos individuato valgono:
5.52
Fig. 5.21 Elemento di area dA.
L'area dA data dal prodotto vettoriale di { a} per {b}:
5.53
e la matrice di rigidezza [k]:
x !
!n
i
y !
!n
i







1
det J ] [
----------------
h !
!y !y
!x
------
!x
!h
------
x !
!x
x !
!n
i
h !
!n
i







=
a { }
x !
!x
x !
!y







dx = b { }
h !
!x
h !
!y







dh =
A d a { } b { } "
x !
!x
h !
!y
x !
!y
h !
!x



x h d d det J ] [ x h d d = = =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
157
5.54
Uno degli schemi di integrazione numerica pi utilizzati il metodo di Gauss,
secondo il quale si ha, supponendo costante lo spessore h dell'elemento:
5.55
dove m l'ordine di integrazione, w
i
, w
j
sono i pesi di integrazione, [b]
ij
e
det [ J ]
ij
sono calcolati nei punti di integrazione x
i
,
j
.
ESEMPIO 5.1
Calcolare le matrici di rigidezza nel caso di elementi monodimensionali di tipo
lineare e parabolico.
Elemento asta lineare
Nel caso di un elemento asta isoparametrico a due nodi le espressioni della
geometria e degli spostamenti sono date da:
5.56
La deformazione nell'elemento data da:
5.57
e:
5.58
dove la matrice jacobiana della trasformazione. Le derivate delle fun-
zioni di forma rispetto a sono:
5.59
essendo inoltre la lunghezza dell'elemento si ha:
5.60
k [ ] b [ ]
T
E [ ] b [ ]h A d
A

b [ ]
T
E [ ] b [ ]det J [ ] x h d d
1
1

1
1

= =
k [ ] w
i
w
j
b [ ]
ij
T
E [ ] b [ ]
ij
det J [ ]
ij
h
j 1 =
m

i 1 =
m

=
x
1 x
2
-----------x
1
1 x +
2
------------x
2
+ =
u
1 x
2
-----------u
1
1 x +
2
------------u
2
+ =
e
xx
x d
du
x d
dn
1
x d
dn
2
u
1
u
2


b [ ] s { } = = =
x d
dn
i
x d
dx
1
x d
dn
i
J [ ]
1

x d
dn
i
= =
J [ ]
x
x d
dn
1 1
2
--- =
x d
dn
2 1
2
--- =
l x
2
x
1
=
x d
dx
x d
dn
1
x
1
x d
dn
2
x
2
+
1
2
---x
1

1
2
---x
2
+
l
2
--- = = =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
158
per cui:
5.61
e la matrice :
5.62
La matrice di rigidezza, considerando costanti l'area ed il modulo elastico
:
5.63
5.64
Elemento asta parabolico
Lo spostamento espresso da:
5.65
Le derivate delle funzioni di forma rispetto a sono:
5.66
per cui la matrice jacobiana :
5.67
funzione lineare di . Se il nodo centrale 3 in mezzeria dell'elemento la
matrice jacobiana una costante e si ha:
5.68
per cui la matrice :
5.69
J [ ]
l
2
--- = J [ ]
1
2
l
--- = det J [ ]
l
2
--- =
b [ ]
b [ ]
1
l
---
1
l
---
=
A
E
k [ ] EA b [ ]
T
b [ ] x d
0
l

EA b [ ]
T
b [ ]
l
2
--- x d
1
1

= =
k [ ]
EA
l
-------
1 1
1 1
=
u
u
1
2
---x 1 x ( )
1
2
---x 1 x ( ) 1 x
2
( )
u
1
u
2
u
3




=
x
x d
dn
1 1
2
--- x + =
x d
dn
2 1
2
--- x + =
x d
dn
3
2x =
J [ ]
1
2
--- x +


1
2
--- x +


2x
x
1
x
2
x
3





=
c
J [ ]
l
2
--- = J [ ]
1
2
l
--- = det J [ ]
l
2
--- =
b [ ]
b [ ]
2
l
---
1
2
--- x +


1
2
--- x +


2x
=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
159
Supponendo costanti l'area ed il modulo elastico , si ha:
5.70
che integrata analiticamente da:
5.71
ESEMPIO 5.2
Calcolare la matrice di rigidezza per l'elemento piano a tre nodi in stato di
tensione piano o deformazione piano.
Gli spostamenti e sono dati da:
5.72
le derivate delle funzioni di forma rispetto alle coordinate locali sono:
5.73
e gli elementi della matrice jacobiana:
5.74
5.75
A E
k [ ]
2EA
l
----------
x
1
2
---


2
x
2
1
4
--- 2x x
1
2
---



x
2
1
4
--- x
1
2
--- +


2
2x x
1
2
--- +



2x x
1
2
---


2x x
1
2
--- +


4x
2

x d
1
1

=
k [ ]
2EA
l
----------
7
6
---
1
6
---
4
3
---
1
6
---
7
6
---
4
3
---
4
3
---
4
3
---
8
3
---
=
u v
u 1 x h ( )u
1
xu
2
hu
3
+ + =
v 1 x h ( )v
1
xu
2
hv
3
+ + =
x !
!n
1
1 =
h !
!n
1
1 =
x !
!n
2
1 =
h !
!n
2
0 =
x !
!n
3
0 =
h !
!n
3
1 =
x !
!x
x !
!n
i
x
i
i 1 =
3

x
2
x
1
= =
h !
!x
h !
!n
i
x
i
i 1 =
3

x
3
x
1
= =
x !
!y
x !
!n
i
y
i
i 1 =
3

y
2
y
1
= =
h !
!y
h !
!n
i
y
i
i 1 =
3

y
3
y
1
= =
J ] [
x
2
x
1
( ) y
2
y
1
( )
x
3
x
1
( ) y
3
y
1
( )
=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
160
e l'inversa:
5.76
dove:
5.77
essendo l'area dell'elemento triangolare. Le derivate delle funzioni di forma
rispetto alle coordinate siche sono quindi:
5.78
e inne la matrice :
5.79
simile a quella ottenuta nell'esempio 4.6 mediante le coordinate generaliz-
zate, tenendo conto del fatto che qui si ordinato il vettore degli sposta-
menti nodali nel seguente modo:
5.80
5.3 CARICHI NODALI EQUIVALENTI
5.3.1 Carichi di linea
qui ricavata l'espressione per il carico nodale equivalente a carichi distribuiti
lungo un contorno nel caso di elementi piani isoparametrici. Si considerano lati
aventi due o tre nodi, tipici di elementi a 3 o 4 nodi e 6 o 8 nodi rispettivamente.
La gura 5.22 illustra i due tipi di contorno; i nodi 1 e 2 nel caso lineare e 1, 3, 2
nel caso parabolico individuano il contorno su cui agiscono i carichi per unit di
lunghezza e stabiliscono il verso della coordinata naturale x sulla linea.
In entrambi i casi illustrati in gura 5.22 sono deniti un carico distribuito tan-
J ] [
1
1
det J ] [
---------------
y
3
y
1
( ) y
2
y
1
( )
x
3
x
1
( ) x
2
x
1
( )
=
det J ] [ x
2
x
1
( ) y
3
y
1
( ) x
3
x
1
( ) y
2
y
1
( ) 2A = =
A
x !
!n
i
y !
!n
i







1
2A
------
y
i 1 +
y
i 2 +

x
i 2 +
x
i 1 +




= i 1 2 3 , , =
b [ ]
b [ ]
1
2A
------
y
2
y
3
( ) 0 y
3
y
1
( ) 0 y
1
y
2
( ) 0
0 x
3
x
2
( ) 0 x
1
x
3
( ) 0 x
2
x
1
( )
x
3
x
2
( ) y
2
y
3
( ) x
1
x
3
( ) y
3
y
1
( ) x
2
x
1
( ) y
1
y
2
( )
=
s { }
s { }
T
u
1
v
1
u
2
v
2
u
3
v
3
{ } =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
161
genziale q
t
, positivo se diretto nel verso individuato dai nodi 1 e 2, e un carico
distribuito normale q
n
, positivo se agisce nel senso che si ottiene ruotando in
senso antiorario il vettore tangente alla linea.
Fig. 5.22 Carichi di linea per elementi lineari e parabolici.
Le coordinate di un punto qualsiasi sulla linea sono denite da:
5.81
dove n il numero di nodi lungo la linea e le n
i
sono le funzioni di forma de-
nite che per un contorno denito da due nodi sono:
5.82
mentre per un lato denito da tre nodi:
5.83
I carichi distribuiti tangenziale e normale al contorno possono essere espressi in
funzione dei valori che tali carichi assumono in corrispondenza dei nodi, in un
modo del tutto analogo alla denizione della geometria o della cinematica:
5.84
Si nota che per lati deniti da due nodi possibile considerare al massimo carichi
distribuiti variabili linearmente, mentre per contorni deniti da tre nodi si potr
avere al massimo una legge parabolica.
Il vettore del carico nodale equivalente :
x n
i
x
i
i 1 =
n

= y n
i
y
i
i 1 =
n

=
n
1
1 x
2
----------- = n
2
1 x +
2
------------ =
n
1
1
2
--- x 1 x ( ) = n
2
1
2
---x 1 x + ( ) = n
3
1 x
2
=
q
t
n
i
q
t
i
i 1 =
n

= q
n
n
i
q
n
i
i 1 =
n

=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
162
5.85
dove {dq}, vettore delle forze elementari agenti secondo gli assi coordinati x e y,
dato da:
5.86
Le componenti dq
x
, dq
y
possono essere ricavate considerando un tratto dl di
linea (g. 5.23):
5.87
Fig. 5.23 Componenti del carico di linea.
Osservando che:
5.88
si ottiene:
5.89
I termini dx, dy in funzione della coordinata naturale x sono:
5.90
per cui si ha:
f
e
{ }
q
n [ ]
T
q { } l d
l

n [ ]
T
q d { }
l

= =
q d { }
T
q
x
d q
y
d { } =
q
x
d q
t
l a cos d q
n
l a sin d =
q
y
d q
t
l a sin d q
n
l a cos d + =
l a cos d x d = l a sin d y d =
q
x
d q
t
x d q
n
y d =
q
y
d q
t
y d q
n
x d + =
x d
x !
!x
x d = y d
x !
!y
x d =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
163
5.91
Le componenti del carico nodale equivalente al nodo i (i = 1,2 o
i = 1,2,3) sono quindi calcolate come:
5.92
dove l'integrale, esteso alla lunghezza del contorno, generalmente valutato
numericamente.
Nel caso di un contorno denito da due nodi possibile determinare in modo
abbastanza semplice le componenti del vettore del carico nodale equivalente in
forma esplicita; a titolo di esempio si determiner la componente :
5.93
dove:
5.94
5.95
5.96
Sostituendo ed integrando per x da 1 a +1, si ha:
5.97
q
x
d q
t
x !
!x
q
n
x !
!y



x d =
q
y
d q
t
x !
!y
q
n
x !
!x
+


x d =
f
x
i
f
y
i
,
f
x
i
n
i
q
t

!x
!x
--------- q
n

!y
!x
------


x d
1
1

=
f
y
i
n
i
q
t

!y
!x
------ q
n

!x
!x
------ +


x d
1
1

=
f
x
1
f
x
1
n
1
q
t

!x
!x
------ q
n

!y
!x
------


x d
1
1

=
n
1
1
2
--- 1 x ( ) =
q
t
1
2
--- 1 x ( )q
t
1
1
2
--- 1 x + ( )q
t
2
+ =
q
n
1
2
--- 1 x ( )q
n
1
1
2
--- 1 x + ( )q
n
2
+ =
x !
!x
x !
!n
1
x
1
x !
!n
2
x
2
+
x
2
x
1

2
---------------- = =
x !
!y
x !
!n
1
y
1
x !
!n
2
y
2
+
y
2
y
1

2
--------------- = =
f
x
1
x
2
x
1
( )
1
3
---q
t
1
1
6
---q
t
2
+


y
2
y
1
( )
1
3
---q
n
1
1
6
---q
n
2
+


+ =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
164
5.3.2 Carichi di volume
Il carico nodale equivalente a carichi di volume dato da:
5.98
dove {} nel caso piano :
5.99
e dV = h det [ J ] d x d . Inoltre nel caso di peso proprio con l'asse Y orientato
nel senso della gravit si ha:
5.100
Il calcolo del vettore dei carichi nodali equivalenti segue le stesse procedure viste
per il calcolo delle matrici di rigidezza; ad esempio nel caso piano calcolabile
come:
5.101
5.3.3 Effetti termici
Il carico nodale equivalente ad effetti termici viene calcolato come:
5.102
dove nel caso di stato di tensione piano :
5.103
e, nel caso di stato di deformazione piano:
5.104
in cui il coefciente di dilatazione termica del materiale, la tempera-
tura di riferimento e la temperatura in un punto generico, che pu essere
espressa come:
5.105
dove il numero di nodi dell'elemento, sono le funzioni di forma associate
all'elemento e il valore della temperatura al nodo i dell'elemento.
f
e
{ }
f
n [ ]
T
f { } V d
V

=
f { }
T
f
x
f
y
{ } =
f
x
0 = f
y
rg =
f
e
{ }
f
w
i
w
j
n [ ]
ij
T
f { }det J ] [
ij
h
j 1 =
m

i 1 =
m

=
f
e
{ }
e
0
b [ ]
T
E [ ] e
0
{ } V d
V

=
e
0
{ }
e
0
{ }
T
a
*
T T
0
( ) 1 1 0 { } =
e
0
{ }
T
a
*
T T
0
( ) 1 n + 1 n + 0 { } =
a
*
T
0
T
T n
i
T
i
i 1 =
n

=
n n
i
T
i
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
165
Si ha quindi:
5.106
5.4 CALCOLO DELLE TENSIONI
Noto il vettore degli spostamenti della struttura gli spostamenti
relativi ai singoli elementi possono essere ricavati con una operazione inversa a
quella utilizzata per assemblare gli elementi.
Le deformazioni nell'elemento sono quindi date da:
5.107
e le tensioni:
5.108
Lo stato di tensione dipende dal punto che si considera all'interno dell'elemento
perch in generale la matrice funzione delle coordinate; questa deve
quindi essere calcolata nel punto dove si vuole conoscere lo stato di tensione.
I punti nei quali si desidererebbe conoscere lo stato di tensione sono i nodi
dellelemento, perch nota la loro posizione geometrica nella struttura e quindi
abbastanza semplice associare uno stato di tensione ad un punto della struttura.
Sfortunatamente i nodi sono i punti nei quali lo stato di tensione risulta meno
preciso, anzi sono i punti nei quali lo scarto tra valore calcolato e valore esatto
il pi alto all'interno dell'elemento.
Generalmente si ha un errore minore se lo stato di tensione viene calcolato in
determinati punti interni dell'elemento; questi punti possono essere utilizzati per
caratterizzare il campo di tensione che poi potr essere estrapolato per valutare le
tensioni nei nodi dell'elemento.
La determinazione dei punti ottimali per il calcolo delle tensioni pu essere fatta
secondo quanto suggerito da Barlow
1
; lobiettivo quello di determinare i punti
nei quali le tensioni sono calcolate con lo stesso grado di precisione con il quale
sono calcolati gli spostamenti nodali.
Si assume per il dato elemento un campo di spostamenti { } di un ordine supe-
riore a quello comunemente utilizzato e si cercano i punti nei quali lo stato
di tensione calcolato a partire dai due campi di spostamento uguale
. In questi punti lo stato di tensione avr lo stesso grado di
1. Barlow, J., Optimal stress location in nite element models, International Journal for
Numerical Methods In Engineering, 1976, vol. 10, p. 243-251.
f
e
{ }
e
0
w
i
w
j
b [ ]
ij
T
E [ ] e
0
{ }
ij
det J [ ]
ij
h
j 1 =
m

i 1 =
m

=
S { } s { }
h
e { } b [ ] s { } =
s { } E [ ] b [ ] s { } e
0
{ } ( ) s
0
{ } + =
b [ ]
u'
u { }
s' { } s { } = s { }
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
166
precisione dello spostamento ; detti punti coincidono con i punti di Gauss
di sottointegrazione e sono talvolta chiamati punti di Barlow.
Nel caso monodimensionale della trave inessa il procedimento seguito da Bar-
low per la determinazione dei punti ottimali pu essere cos riassunto. Il campo
di spostamenti pu essere espresso come:
5.109
dove x una coordinata adimensionale misurata dal centro della trave e variabile
da 1 a 1 e {a} il vettore delle coordinate generalizzate.
Gli spostamenti nodali sono dati da:
5.110
Assumendo una funzione di ordine superiore, lo spostamento della trave sar
dato da:
5.111
e gli spostamenti nodali sono dati da:
5.112
Se lelemento capace di rappresentare correttamente il campo di spostamenti
nei due casi considerati, allora gli spostamenti nodali ottenuti nei due casi
saranno approssimativamente uguali:
5.113
5.114
con:
5.115
Le deformazioni essionali e quindi le tensioni essionali saranno uguali nei due
casi quando:
5.116
s { }
v
a
1 x x
2
x
3
a { } =
s
a
{ }
s
a
{ } A [ ] a { } =
v
b
1 x x
2
x
3
x
4
b { } =
s
b
{ }
s
b
{ } B [ ] b { } =
A [ ] a { } B [ ] b { }
a { } A [ ]
1
B [ ] b { } =
A [ ]
1
B [ ]
1 0 0 0 1
0 1 0 0 0
0 0 1 0 2
0 0 0 1 0
=
x
2
2
!
! v
a
x
2
2
!
! v
b
=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
167
ovvero quando:
5.117
e sostituendo in termini di {b}:
5.118
Questa uguaglianza soddisfatta per tutti i valori di { b} solo se:
5.119
La stessa tecnica pu essere applicata all'elemento piano isoparametrico a quattro
nodi; si trova che i punti ottimali per il calcolo delle tensioni sono:
5.120
mentre per l'elemento piano isoparametrico a otto nodi si ha:
5.121
Le tensioni ai nodi dell'elemento possono quindi essere ottenute estrapolando i
valori calcolati nei punti di Gauss (altrimenti detti di Barlow). Nel caso monodi-
mensionale (trave inessa o elemento asta a tre nodi) si ottiene:
5.122
mentre nel caso bidimensionale (elemento piano isoparametrico a 8 nodi) si
ottiene:
5.123
e nel caso tridimensionale (elemento solido isoparametrico a 20 nodi) si ottiene:
0 0 2 6 x] [ a { } 0 0 2 6 x 12x
2
b { } =
0 0 2 6 x 4 b { } 0 0 2 6x 12x
2
b { } =
x
1
3
------- =
x 0 = h 0 =
x
1
3
------- = h
1
3
------- =
s
1
s
2



1 3 +
2
----------------
1 3
2
----------------
1 3
2
----------------
1 3 +
2
----------------
s
I
s
II


=
s
1
s
2
s
3
s
4







1
3
2
------- +
1
2
--- 1
3
2
-------
1
2
---
1
2
--- 1
3
2
------- +
1
2
--- 1
3
2
-------
1
3
2
-------
1
2
--- 1
3
2
------- +
1
2
---
1
2
--- 1
3
2
-------
1
2
--- 1
3
2
------- +
s
I
s
II
s
III
s
IV







=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
168
5.124
Nella tabella 5.11 sono indicati i punti ottimali per alcuni elementi.
Tab. 5.11 No di punti e coordinate per il calcolo ottimale delle tensioni
Le tensioni cos calcolate ai nodi di un elemento saranno in generale diverse dalle
tensioni calcolate negli stessi nodi appartenenti per ad elementi adiacenti; ci
risulta dal fatto che le tensioni ai nodi dipendono dagli spostamenti di tutti i
nodi dell'elemento.
Ci deriva anche dal fatto che nellequazione dei lavori virtuali garantito lequi-
librio globale (equilibrio delle forze nodali), ma non quello locale punto per
punto (equilibrio delle tensioni).
Ad un nodo allora sono attribuiti diversi valori di tensione, ciascuno derivante
dai vari elementi che concorrono in quel nodo; usuale calcolare, a partire da dati
valori, una tensione media nodale ed attribuire al nodo quest'unico valore di ten-
sione media, valore che sar probabilmente pi esatto dei singoli valori calcolabili.
ELEMENTO NO PUNTI COORDINATE NATURALI
TRAVE INFLESSA
ISOPARAMETRICO PIANO A 4 NODI
ISOPARAMETRICO PIANO A 8 NODI
ISOPARAMETRICO SOLIDO A 8 NODI
ISOPARAMETRICO SOLIDO A 20 NODI
s
1
s
2
s
3
s
4
s
5
s
6
s
7
s
8














a
3
a
2
b ab
2
a
2
b a
2
b ab
2
b
3
ab
2
a
2
b a
3
a
2
b ab
2
ab
2
a
2
b ab
2
b
3
ab
2
a
2
b a
3
a
2
b b
3
ab
2
a
2
b ab
2
a
2
b ab
2
a
2
b a
3
ab
2
b
3
ab
2
a
2
b
a
2
b ab
2
b
3
ab
2
a
3
a
2
b ab
2
a
2
b
ab
2
a
2
b ab
2
b
3
a
2
b a
3
a
2
b ab
2
b
3
ab
2
a
2
b ab
2
ab
2
a
2
b a
3
a
2
b
ab
2
b
3
ab
2
a
2
b a
2
b ab
2
a
2
b a
3
s
I
s
II
s
III
s
IV
s
V
s
VI
s
VII
s
VIII














=
a 1 3 + = b 1 3 =
2 x a =
1 x 0; = h 0 =
2 2 x a; = h a =
1 x 0; = h 0 =
2 2 2 x a; = h a; = z a =
a 1 3 =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
169
5.5 PROBLEMI RELATIVI AGLI ELEMENTI ISOPARAMETRICI
5.5.1 Scelta dell'ordine di integrazione
La scelta dell'ordine di integrazione m dipende dal grado della funzione inte-
granda; nel caso della matrice di rigidezza di un elemento piano l'ordine di inte-
grazione si pu valutare determinando il grado massimo della funzione:
5.125
tenendo conto che un polinomio di grado 2m 1 integrato esattamente da m
punti di Gauss.
Per elementi di forma regolare abbastanza semplice determinare il grado della
funzione integranda, perch det [ J ] costante; non altrettanto si pu dire per
elementi di forma complessa, dove il determinante della matrice jacobiana varia
in modo irregolare. Di conseguenza lordine di integrazione viene anche stabilito
in base a veriche numeriche sull'elemento.
Una integrazione esatta della matrice di rigidezza, in special modo per elementi
di grado elevato, pu portare ad avere lunghi tempi di calcolo, per cui a volte
preferibile una integrazione ridotta o sottointegrazione; si utilizzano cio meno
punti di campionamento di quelli necessari per integrare esattamente la funzione
integranda.
A tal proposito si ricorda ora che con la formulazione degli elementi niti a spo-
stamenti assegnati si ha sempre una stima in eccesso della rigidezza del sistema
(avendo limitato la cinematica del sistema a quella espressa dalle funzioni di
forma). Quindi sottointegrare, cio sottovalutare la rigidezza dell'elemento, pu,
di fatto, portare a risultati migliori a patto che l'errore nell'integrazione nume-
rica compensi la sovrastima della rigidezza strutturale dovuta al tipo di formula-
zione.
Esiste per un limite alla sottointegrazione perch necessario poter calcolare
esattamente il volume dellelemento. Questa condizione deriva dal fatto che al
limite, per suddivisioni molto tte, nell'elemento si verica uno stato di defor-
mazione costante (cosa che l'elemento deve in ogni caso essere in grado di rap-
presentare) e quindi l'energia di deformazione pu, in tali condizioni assumere la
forma, limitandosi al caso piano:
5.126
Quindi si deve integrare esattamente il prodotto det [ J ] h; nel caso di spessore
costante e di elemento lineare a quattro nodi la funzione integranda una fun-
zione lineare in x e e quindi necessario un solo punto di campionamento; nel
caso di elemento a otto nodi a spessore costante si ha invece una dipendenza
cubica da x e e quindi necessario uno schema di integrazione 2 x 2.
f b [ ]
T
E [ ] b [ ]det J [ ]h =
U k
*
[ ] h det J [ ] x h d d
V

ELEMENTI ISOPARAMETRICI
170
In pratica per una sottointegrazione troppo spinta pu portare a matrici singo-
lari quando in tutti i punti di campionamento l'energia di deformazione nulla.
Si hanno in tal caso nell'elemento modi spuri o meccanismi nascosti, ovvero modi
di deformazione con energia di deformazione nulla.
Per un singolo elemento il numero di meccanismi pu essere calcolato mediante
la seguente relazione:
5.127
dove G il numero di gradi di libert per nodo, N il numero di nodi dell'ele-
mento, L il numero di gradi di libert di moto rigido, r il rango della matrice di
elasticit [E] e n il numero di punti di campionamento. Se M non si hanno
meccanismi.
Si pu pensare infatti di intendere l'integrazione numerica nel seguente modo:
Integrare numericamente signica campionare la funzione integranda in alcuni
punti nel dominio dell'elemento. Nel nostro caso signica valutare la rigidezza
dell'elemento in alcuni punti ed attribuire questa alla rigidezza reale.
Ci equivale, sicamente, a sostituire una rigidezza distribuita sull'elemento con
delle molle spia concentrate nei punti di integrazione.
Il numero delle molle da considerare per ogni punto dipende dal numero delle
componenti del vettore deformazione (o tensione) e cio dal rango della matrice
[E] (ad esempio nel caso piano si pu considerare una rigidezza associata alla
componente , una alla ed una terza associata alla .
Afnch la matrice di rigidezza [k], depurata dai moti rigidi, non sia singolare,
necessario che il numero di molle spia sia maggiore del numero di gradi di
libert di deformazione dell'elemento, cio:
5.128
Ad esempio nel caso di problemi bidimensionali in stato di tensione piano o
deformazione piano il numero di gradi di libert per nodo G = 2, il rango della
matrice [E] r = 3, ed il numero di gradi di libert di moto rigido L = 3 per cui
si ha:
5.129
Per un elemento a 4 nodi, bilineare, sottointegrato con un punto di campiona-
mento (n = 1) si hanno due meccanismi:
5.130
mentre nel caso di un elemento parabolico a otto nodi (Serendipity) con una sot-
tointegrazione con quattro punti di campionamento (2 x 2) si ha un meccani-
smo nascosto.
In questultimo caso per se si hanno pi elementi adiacenti il meccanismo non
M GN L rn =
e
xx
e
yy
g
xy
rn GN L #
M 2N 3 3n =
M 2 4 3 3 1 $ $ 2 = =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
171
si propaga perch gli spostamenti corrispondenti ad energia nulla in un elemento
sono incompatibili con gli spostamenti di elementi adiacenti per cui un insieme
di elementi pu non avere modi di deformazione ad energia nulla, anche se que-
sti sono presenti in un elemento, cos che una integrazione 2 x 2 pu essere uti-
lizzata efcacemente.
La tabella 5.12 riassume gli ordini di integrazione per elementi piani, distin-
guendo tra ordini di integrazione massimi e ordini di integrazione ridotti.
Tab. 5.12 Ordine di integrazione per elementi quadrangolari
Tuttavia nel caso di sottointegrazione consigliabile effettuare veriche numeri-
che dell'elemento, quali il calcolo degli autovalori della matrice di rigidezza ed il
patch test.
5.5.2 Distorsione degli elementi
Gli elementi forniscono i risultati migliori quando la loro forma geometrica
coincide con quella dell'elemento di riferimento, come triangoli equilateri e qua-
drati nel piano, o cubi nello spazio.
In pratica comunque quasi impossibile che tutti gli elementi abbiano una
forma geometrica ideale; si parla allora di elementi distorti (rispetto alla forma di
riferimento). Un limitato valore di distorsione pu essere comunque accettato.
Oltre un determinato limite di distorsione, per, la rigidezza dell'elemento viene
valutata con scarsa precisione; oltre un limite critico diventa addirittura impossi-
bile calcolare la matrice di rigidezza (la matrice jacobiana diventa singolare).
difcile determinare quello che costituisce il limite accettabile di distorsione;
oltretutto il comportamento diverso da elemento a elemento.
I tipi di distorsione di un elemento possono essere classicati in tre categorie
fondamentali: il rapporto lunghezza altezza, il rapporto di forma e la distorsione
ELEMENTO ORDINE DI INTEGRAZIONE
MASSIMO
ORDINE DI INTEGRAZIONE
RIDOTTO
4 NODI RETTANGOLO
4 NODI DISTORTO
8 NODI RETTANGOLO
8 NODI DISTORTO
2 2 2 2
2 2 2 2
3 3 2 2
3 3 3 3
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
172
angolare (g. 5.24).
Non esiste un modo generale per analizzare questi tipi di distorsioni; necessario
vericare numericamente l'elemento in diverse condizioni di distorsione e di
carichi.
Fig. 5.24 Distorsione di un elemento.
Con riguardo al primo tipo di distorsione (g. 5.24a) si pu accettare un rap-
porto 1:2 per elementi situati in zone dove si vuole conoscere lo stato di tensione
e di 1:10 per elementi lontani da zone critiche.
Nel caso della gura 5.24b un rapporto accettabile di 1:4 in zone critiche e di
1:10 in zone non critiche.
Per ci che riguarda la distorsione angolare (g. 5.24c) in genere consigliabile
non avere angoli interni minori di 45 per elementi quadrangolari e minori di
15 per elementi triangolari.
Una verica della distorsione pu essere fatta anche mediante il calcolo della
matrice jacobiana e del suo determinante. Il determinante della matrice jaco-
biana infatti costante se lelemento un parallelepipedo con i nodi sui lati
equamente spaziati, ma varia se esiste altro tipo di distorsione. Esso pu al limite
diventare nullo o negativo nelle vicinanze di una zona ad eccessiva distorsione,
con la conseguenza di impedire il calcolo della matrice di rigidezza dell'ele-
mento. Causa di ci la mancanza di corrispondenza biunivoca con conseguente
non invertibilit della matrice jacobiana.
Ad esempio nel caso dellelemento asta parabolico a tre nodi la matrice jacobiana
data da:
5.131 J [ ]
1
2
--- x +


1
2
--- x +


2x ( )
x
1
x
2
x
3





=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
173
Fig. 5.25 Distorsione di un elemento asta a 3 nodi.
Se il nodo centrale non in mezzeria dellelemento, supponendo x
1
= 0, x
2
= l
con x
3
compresa tra 0 e l (g. 5.25) il determinante dello jacobiano :
5.132
La posizione x
3
del nodo centrale che rende singolare la matrice jacobiana pu
essere calcolata annullando il determinante dello jacobiano e tenendo presente
che . Per si ha x
3
= l/4 mentre per si ha x
3
= 3l/4.
I valori ammissibili di x
3
per i quali [ J ] non singolare sono quindi:
5.133
Fig. 5.26 Distorsione di un elemento quadrangolare.
Nel caso di elementi quadrangolari a quattro e otto nodi Zienkiewicz ha propo-
sto, per non avere una matrice jacobiana singolare, che gli angoli interni siano
minori di 180 gradi e per gli elementi parabolici i nodi sui lati debbano essere
compresi nella terza parte centrale (g. 5.26).
Cook ha proposto il calcolo di un fattore di distorsione DP, dato rispettivamente
per elementi quadrangolari e elementi solidi:
J
1
2
--- x +


l 2xx
3
=
1 x 1 x 1 = x 1 =
l
4
--- x
3
3l
4
----
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
174
5.134
parallelepipedo; se DP 0.2 si ha una distorsione eccessiva.
da notare che nei casi della gura 5.24 il fattore di distorsione sempre 1, cio
il determinante della matrice jacobiana costante e quindi non pu essere preso
in considerazione quale misura di quel tipo di distorsione.
5.5.3 Integrazione selettiva e modi incompatibili
Lelemento isoparametrico lineare (piano a 4 nodi e solido a 8 nodi) non in
grado di rappresentare correttamente uno stato di tensione con presenza di gra-
dienti.
Ad esempio nel caso di sollecitazione a essione pura lelemento presenta un
comportamento molto pi rigido della realt e questo pu essere imputato
all'effetto del taglio, che teoricamente deve essere nullo.
Nel caso di integrazione esatta (n = 2 x 2) infatti si ha, a causa dei vincoli cine-
matici imposti dalle funzioni di forma adottate, una deformazione a taglio nei
punti di campionamento utilizzati (g. 5.27a).
Se invece si procede con una sottointegrazione (n = 1) si nota che nel punto di
campionamento (punto centrale) non si ha deformazione ha taglio e quindi
l'energia di deformazione a taglio calcolata in modo esatto (g. 5.27b).
Fig. 5.27 Punti di integrazione per elemento a 4 nodi.
Il campo di spostamenti all'interno dellelemento denito da:
5.135
ed essendo:
DP 4
minJ
Area
-----------


= DP 8
minJ
Volume
------------------


=
u u
*
xh = v 0 =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
175
5.136
si ha:
5.137
Il campo corretto di spostamenti invece prevede:
5.138
Nel caso di sollecitazione derivante da momento ettente puro si deve avere che
la deformazione a taglio
xy
sia nulla dovunque; ci vericato dal campo di
spostamenti corretto:
5.139
ma non da quello associato all'elemento quadrangolare:
5.140
La stessa cosa si ottiene considerando un momento ettente applicato lungo i
lati di lunghezza l; il campo di spostamenti approssimato risulter:
5.141
Si pu notare che i due modi essionali forniscono uno stato di deformazione
esatto solo nel punto centrale dell'elemento x = 0; = 0; questo suggerisce
quindi la possibilit di ridurre la sovrastima di rigidezza effettuando una integra-
zione selettiva in cui le deformazioni normali sono integrate esattamente
mediante una griglia 2 x 2, mentre i termini corrispondenti alla deformazione
dovuta al taglio sono sottointegrati, calcolati cio nel punto centrale dell'ele-
mento.
Un modo per ottenere risultati pi soddisfacenti quello di ricorrere ad elementi
quadratici (piano a 8 nodi e solido a 20 nodi); questo modo di procedere se pu
essere accettabile nel caso bidimensionale (si passa da 8 a 16 gradi di libert per
elemento) per molto gravoso nel caso tridimensionale, dove si passa da 24 a
60 gradi di libert, quasi triplicando l'ordine delle matrici in esame.
quindi di grande importanza riuscire a migliorare il comportamento essio-
nale degli elementi lineari; tra i diversi procedimenti proposti si hanno il metodo
dell'integrazione selettiva o quello dell'aggiunta di modi incompatibili.
x
2x
l
----- = h
2y
h
----- =
u
4
lh
----u
*
xy = v 0 =
u
4
lh
----u
*
xy = v
lu
*
2h
------- 1
4x
2
l
2
--------


n
hu
*
2l
--------- 1
4y
2
h
2
--------


+ =
g
xy
y !
!u
x !
!v
+
4
lh
----u
*
x
4
lh
----u
*
x 0 = = =
g
xy
y !
!u
x !
!v
+
4
lh
----u
*
x = =
v
4
lh
----v
*
xy =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
176
Integrazione selettiva
Nellintegrazione selettiva si utilizzano ordini di integrazione diversi per le
diverse forme di energia di deformazione (essionale e di taglio). Si ha infatti, da:
5.142
separando la deformazione dovuta al taglio dalla deformazione normale:
5.143
5.144
essendo, ad esempio nel caso di stato di tensione piano:
5.145
La matrice di rigidezza dellelemento pu allora essere scritta come somma del
contributo dovuto alle deformazioni normali e di quello dovuto alle deforma-
zioni di taglio:
5.146
Modi incompatibili
Un altro modo per migliorare la risposta dellelemento lineare quello di correg-
gere le funzioni di forma considerando i termini essionali mancanti (1 x
2
),
(1
2
).
Questo tipo di formulazione stato presentato inizialmente da Wilson (1973)
(elemento Q6 ); successivamente (Taylor, 1976) propose uno schema di integra-
zione diverso per l'elemento Q6, formulando quindi lelemento QM6. La diffe-
renza tra i due elementi che il secondo supera il patch test per qualsiasi
congurazione geometrica, mentre il primo solo se di forma rettangolare. Nel
caso bidimensionale si ha:
k [ ] b [ ]
T
E [ ] b [ ]h A d
A

=
b [ ]
b
1
[ ]
b
2
[ ]
=
E [ ]
E
11
[ ] E
12
[ ]
E
21
[ ] E
22
[ ]
=
E
11
[ ]
E
1 n
2

--------------
1 n
n 1
= E
22
[ ] G [ ] = E
12
[ ] E
21
[ ]
T
0
0
= =
k [ ] e { }
T
s { } V d
V

g { }
T
t { } V= d
V

+ =
= b
1
[ ] E
11
[ ] b
1
[ ]h A d
A

b
2
[ ] E
22
[ ] b
2
[ ]h A d
A

+
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
177
5.147
mentre nel caso tridimensionale:
5.148
dove i coefcienti a
i
sono deniti come spostamenti generalizzati e possono
essere pensati come gradi di libert interni dell'elemento; da notare che un ele-
mento cos denito incompatibile essendo gli ai deniti univocamente per cia-
scun elemento. In generale si ha:
5.149
e:
5.150
Mentre per lelemento lineare compatibile la matrice [b] ha dimensioni 3 x 8,
per lelemento incompatibile si hanno 4 colonne in pi, dovute ai termini a
i
:
u n
i
x h , ( )u
i
i 1 =
4

1 x
2
( )a
1
1 h
2
( )a
2
+ + =
v n
i
x h , ( )v
i
i 1 =
4

1 x
2
( )a
3
1 h
2
( )a
4
+ + =
u n
i
x h z , , ( )u
i
i 1 =
8

1 x
2
( )a
1
1 h
2
( )a
2
1 z
2
( )a
3
+ + + =
v n
i
x h z , , ( )v
i
i 1 =
8

1 x
2
( )a
4
1 h
2
( )a
5
1 z
2
( )a
6
+ + + =
w n
i
x h z , , ( )w
i
i 1 =
8

1 x
2
( )a
7
1 h
2
( )a
8
1 z
2
( )a
9
+ + + =
u { }
n
s
[ ] n
a
[ ]
s { }
a { }



=
b [ ]
b
s
[ ] b
a
[ ]
s { }
a { }



=
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
178
5.151
La matrice di rigidezza avr ordine 12 x 12 e pu essere scritta separando le varie
sottomatrici, come:
5.152
Poche i gradi di libert ai sono interni a ciascun elemento essi possono essere eli-
minati o condensati a livello elemento; questo procedimento, noto come conden-
sazione statica, porta ad ottenere una matrice di rigidezza condensata di
dimensioni 8 x 8. Dalle equazioni elemento si ha:
5.153
non essendoci forze corrispondenti ai gradi di libert aggiuntivi. Dal secondo
sottosistema si ricava:
5.154
da cui, essendo [k
aa
] non singolare:
5.155
dal primo sottosistema si pu quindi ottenere la matrice di rigidezza condensata
dell'elemento incompatibile:
5.156
b [ ]

x !
!n
i
0
x !
!n
1
x !
!n
2
0 0
0
y !
!n
i
0 0
y !
!n
1
y !
!n
2

y !
!n
i
x !
!n
i

y !
!n
1
y !
!n
2
x !
!n
1
x !
!n
2

u
i
v
i

a
1
a
2
a
3
a
4

















=
k [ ]
k
ss
[ ] k
sa
[ ]
k
as
[ ] k
aa
[ ]
=
k
ss
[ ] k
sa
[ ]
k
as
[ ] k
aa
[ ]
s { }
a { }



f { }
0 { }



=
k
as
[ ] s { } k
aa
[ ] a { } + 0 { } =
a { } k
aa
[ ]
1
k
as
[ ] s { } =
k [ ] k
ss
[ ] k
sa
[ ] k
aa
[ ]
1
k
as
[ ] =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
179
Lelemento cos denito l'elemento incompatibile a 4 nodi Q6 introdotto da
Wilson
2
. I risultati ottenuti con questo elemento sono nettamente migliori di
quelli ottenuti con il semplice elemento a 4 nodi; fu tuttavia notato che nel caso
di elementi distorti (non rettangolari) i risultati erano insoddisfacenti. Fu anche
notato che questo elemento superava il patch test nel caso di geometria rettango-
lare, ma non nel caso di geometria qualsiasi.
Successivamente Taylor
3
modic la formulazione dell'elemento in modo che il
patch test fosse superato per qualsiasi congurazione geometrica; questo risultato
fu ottenuto semplicemente calcolando il contributo dei modi incompatibili
all'integrale dell'operatore [B] nel centro dell'elemento.
Lelemento cos formulato, detto QM6, supera il patch test ed quello general-
mente utilizzato, in quanto fornisce risultati migliori anche dell'elemento con
integrazione selettiva.
Lidea di Taylor fu la seguente: afnch lelemento passi il patch test (cio si com-
porti come un elemento compatibile) il termini vettore {a} deve essere nullo
quando { s } corrisponde ad un moto rigido o ad uno stato di deformazione
costante . Dovr cio essere:
5.157
ed essendo [k
aa
] denita positiva:
5.158
cio:
5.159
dove il vettore delle tensioni calcolato in base ai soli spostamenti
e, rappresentando questi un moto rigido, una costante. Condizione necessaria
per il superamento del patch test quindi:
5.160
2. Wilson E. L., Taylor R. L., Doherty W. P., Ghaboussi J., Incompatible displacement
models, in Numerical and Computer Method in Structural Mechanics, 1973,
Academic Press, New York, p. 43.
3. Taylor R. L., Beresford P. J., Wilson E. L., A non conforming element for stress analysis,
International Journal for Numerical Methods in Engineering, 1976, vol 10, p. 1211-
1219.
s { } s
0
{ } =
a { } k
aa
[ ]
1
k
as
[ ] s
0
{ } 0 = =
k
as
[ ] s { } 0 =
b
a
[ ]
T
E [ ] b
s
[ ] s
0
{ } V d
V

b
a
[ ]
T
s
0
{ } V d
V

0 = =
s
0
{ } s
0
{ }
b
a
[ ] V d
V

0 =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
180
In generale questa condizione non soddisfatta, a meno che lelemento non sia
un parallelogramma. Si pu forzare questa condizione valutando numericamente
lintegrale nel centro dell'elemento ( x = 0; = 0).
5.5.4 Autovalori della matrice di rigidezza
Gli autovalori della matrice di rigidezza sono proporzionali allenergia potenziale
elastica corrispondente ai vari modi di deformazione e quindi possono rappre-
sentare una spia del numero di moti rigidi associati all'elemento.
Lenergia di deformazione di un elemento pu essere espressa come:
5.161
Si pu pensare di scrivere le equazioni di rigidezza riferendole ad un sistema de-
nito dagli autovettori della matrice [k] antiche allo spazio sico degli sposta-
menti {s }. Nel sistema:
5.162
il vettore degli spostamenti { s } pu essere espresso come combinazione lineare
degli autovettori della matrice di rigidezza [k]:
5.163
dove m il numero di gradi di libert dell'elemento, {} il vettore delle coordi-
nate modali o dei fattori di partecipazione modali e [] la matrice le cui
colonne rappresentano gli autovettori della matrice [k]:
5.164
Se gli autovettori {} sono normalizzati in modo che:
5.165
dalla equazione precedente, scritta per l'autovalore i-esimo, si ha:
5.166
5.167
e inoltre essendo gli autovettori ortogonali:
5.168
dove una matrice diagonale contenente gli autovalori .
U
1
2
--- s { }
T
k [ ] s { } =
k [ ] s { } f { } =
s { } a
i
f { }
i
i 1 =
m

F [ ] a { } = =
k [ ] f { } l f { } =
f { }
i
T
f { }
i
1 =
f { }
i
T
k [ ] f { }
i
l
i
f { }
i
T
f { }
i
=
f { }
i
T
k [ ] f { }
i
l
i
=
F [ ]
T
k [ ] F [ ] L [ ] =
L [ ] l
i
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
181
Il sistema risolutivo pu allora essere scritto come:
5.169
e premoltiplicando per []
T
ambo i membri:
5.170
cio:
5.171
ed essendo la matrice [] diagonale il sistema pu essere scomposto in m equa-
zioni disaccoppiate:
5.172
dalle quali si calcolano direttamente gli m fattori di partecipazione modali:
5.173
e quindi gli spostamenti nodali { s }.
Gli autovettori possono quindi essere identicati come i modi di deforma-
zione principali dell'elemento e gli autovalori come rigidezze modali relative
a tali modi di deformazione. Essi sono inoltre proporzionali all'energia poten-
ziale elastica relativa all'i-esimo modo di deformazione:
5.174
Si ricorda che il sistema di equazioni di rigidezza comprende le equazioni di
equilibrio del sistema, equazioni a cui corrispondono i gradi di libert di moto
rigido. In queste condizioni l'energia potenziale elastica assorbita dal sistema
nulla e quindi il corrispondente autovalore sar nullo e l'autovettore ad esso asso-
ciato rappresenter uno dei moti rigidi del sistema.
Se il numero di autovalori nulli minore del numero di gradi di libert di moto
rigido del sistema allora il campo di spostamenti assunto non adeguato alla
rappresentazione della cinematica del sistema.
Se invece il numero di autovalori nulli maggiore del numero di gradi di libert
di moto rigido del sistema allora sono presenti dei moti rigidi spuri o meccani-
smi nascosti, cio modi di deformazione associati ad una energia di deforma-
zione nulla.
Se inoltre gli autovalori non variano al variare dell'orientamento dell'elemento
rispetto al sistema di riferimento globale, il campo degli spostamenti assunto
invariante.
Inne modi simili di deformazione devono corrispondere ad autovalori multipli.
k [ ] F [ ] a { } f { } =
F [ ]
T
k [ ] F [ ] a { } F [ ]
T
f { } =
L [ ] a { } F [ ]
T
f { } =
l
i
a
i
f { }
i
T
f { } =
a
i
f { }
i
T
f { }
l
i
----------------------- =
f { }
i
l
i
U
i
f { }
i
T
k [ ] f { }
i
2U
i
l
i
= =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
182
ESEMPIO 5.3
Calcolare gli autovalori della matrice di rigidezza dell'elemento asta a due
nodi. Assumendo la matrice di rigidezza data da:
5.175
e gli autovalori della matrice di rigidezza si ricavano da:
5.176
Il polinomio caratteristico :
5.177
e gli autovalori:
5.178
ed i corrispondenti autovettori normalizzati sono:
5.179
L'elemento asta possiede un grado di libert di moto rigido, lo spostamento
assiale; di conseguenza c' un autovalore nullo a cui corrisponde un autovet-
tore che rappresenta appunto un moto rigido. Il secondo autovettore rappre-
senta invece il modo di deformazione proprio di questo el emento
(allungamento/accorciamento) (g. 5.28).
Fig. 5.28 Modi di deformazione dellelemento asta a 2 nodi.
EA l 1 =
k [ ]
1 1
1 1
=
det
1 1
1 1
l 0
0 l
0 =
l
2
2l 0 =
l
1
0 = l
2
2 =
f { }
1
T
1
2
------- 1 1 { } = f { }
2
T
1
2
-------
1 1
{ } =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
183
ESEMPIO 5.4
Calcolare gli autovalori della matrice di rigidezza dell'elemento asta a tre
nodi. Assumendo , la matrice di rigidezza, data da:
5.180
che integrata analiticamente o numericamente in modo completo con il
metodo di Gauss con due punti di campionamento (si ha infatti ;
) da:
5.181
mentre sottointegrata, con un punto di campionamento, da:
5.182
Nel caso di integrazione analitica o numerica completa il polinomio caratteri-
stico della matrice di rigidezza :
5.183
gli autovalori risultano quindi:
5.184
ed i corrispondenti autovettori normalizzati sono:
5.185
EA l 1 =
k [ ]
x
1
2
---


2
x
2
1
4
---


2x x
1
2
---

x
2
1
4
---


x
1
2
--- +


2
2x x
1
2
--- +

2x x
1
2
---


2x x
1
2
--- +


4x
2
x d
1
1

=
2m 1 2 =
m 3 2 = 2
k [ ]
7
3
---
1
3
---
8
3
---
1
3
---
7
3
---
8
3
---
8
3
---
8
3
---
16
3
------
=
k [ ]
1 1 0
1 1 0
0 0 0
=
l l
2
10l 16 + ( ) 0 =
l
1
0 =
l
2
2 =
l
3
8 =
f { }
1
T
1
3
------- 1 1 1 { } =
f { }
2
T
1
2
------- 1 1 0 { } =
f { }
3
T
1
6
------- 1 1 2 { } =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
184
Nel caso di sottointegrazione numerica il polinomio caratteristico della
matrice di rigidezza :
5.186
gli autovalori risultano quindi:
5.187
i primi due autovettori, corrispondenti agli autovalori nulli, hanno la terza
componente, corrispondente al nodo centrale, indeterminata, mentre le due
componenti, corrispondenti ai nodi di estremit, sono uguali; il terzo auto-
vettore normalizzato :
5.188
Si nota che nel caso di integrazione esatta si ha un solo autovettore nullo,
corrispondente all'effettivo grado di libert di moto rigido dell'elemento.
Nel caso della sottointegrazione, avendo valutato in modo errato l'energia di
deformazione dell'elemento, si calcola invece un secondo autovettore nullo,
corrispondente ad un moto rigido spurio.
La gura 5.29 illustra i modi di deformazione relativi all'elemento asta a tre
nodi, in cui la matrice di rigidezza integrata esattamente:
Fig. 5.29 Modi di deformazione dellelemento asta a 3 nodi.
La gura 5.30 illustra i modi di deformazione relativi ad un elemento trave
inessa, calcolato con integrazione esatta; si notano i due modi relativi ai gradi di
libert di moto rigido ed i due modi di deformazione, uno di essione ed uno di
taglio.
La gura 5.31 illustra i modi di deformazione relativi ad un elemento isoparame-
trico a quattro nodi in condizioni di stato di deformazione piano, in cui la
matrice di rigidezza stata calcolata con integrazione esatta utilizzando 2 x 2
punti campione; si notano i tre modi relativi ai gradi di libert di moto rigido ed
i cinque modi di deformazione, due di essione, uno di taglio, uno di esten-
sione/compressione ed uno di estensione uniforme.
l
3
2l
2
0 =
l
1
0 = l
2
0 = l
3
2 =
f { }
3
T
1
2
------- 1 1 0 { } =
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
185
Fig. 5.30 Modi di deformazione dellelemento trave inflessa.
Fig. 5.31 Modi di deformazione dellelemento a 4 nodi (integrazione esatta).
La gura 5.32 illustra invece i modi di deformazione relativi ad un elemento iso-
parametrico a quattro nodi in condizioni di stato di deformazione piano, in cui
la matrice di rigidezza stata calcolata con sottointegrazione utilizzando 1 punto
campione; si notano i tre modi relativi ai gradi di libert di moto rigido, due
modi spuri e tre modi di deformazione, uno di taglio, uno di estensione/com-
pressione ed uno di estensione uniforme.
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
186
Fig. 5.32 Modi di deformazione dellelemento a 4 nodi (sottointegrazione).
La gura 5.33 illustra i modi di deformazione relativi ad un elemento isoparame-
trico a quattro nodi in condizioni di stato di deformazione piano, in cui la
matrice di rigidezza stata calcolata con integrazione selettiva utilizzando 2
punti campione per le componenti normali della deformazione ed 1 punto cam-
pione per la componente di taglio.
Fig. 5.33 Modi di deformazione dellelemento a 4 nodi (integrazione selettiva).
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
187
5.5.5 Patch test
Il patch test, ideato da Irons, un metodo per vericare se nell'elemento, o
meglio in un insieme di elementi di forma qualsiasi e comunque assemblati,
sono rispettate le condizioni di moto rigido e di stato di deformazione costante.
Questa verica consiste nel assemblare diversi elementi, di forma qualsiasi, in
modo tale che almeno un nodo sia compreso all'interno della struttura cos for-
mata come ad esempio nella gura 5.34.
Se un elemento supera il patch test garantita la convergenza al risultato esatto
all'aumentare della suddivisione in elementi.
Nella regione cos denita si assuma un campo di spostamenti tale da produrre
uno stato di deformazione costante.
Il problema cos denito viene ora risolto numericamente applicando su tutti i
nodi esterni spostamenti congruenti con il campo imposto. Se il risultato del cal-
colo fornisce, nella regione denita, uno stato di tensione costante ed uguale a
quello teorico allora l'elemento in questione ha superato il patch test.
Fig. 5.34 Patch test.
da notare che il superare o meno il patch test pu dipendere fortemente dalla
geometria dell'elemento utilizzata; ad esempio l'elemento a quattro nodi con
modi incompatibili supera il patch test se ha forma di un parallelogramma, men-
tre non lo supera con forme diverse. Di conseguenza un solo patch test non
sufciente per garantire la convergenza dell'analisi.
ELEMENTI ISOPARAMETRICI
188
ESEMPIO 5.5
Nel caso della gura 5.34 sia denito il seguente campo di spostamenti:
5.189
e le coordinate dei nodi siano:
siano inoltre , e .
Gli spostamenti teorici dei nodi interni sono:
e le deformazioni teoriche:
5.190
Le condizioni al contorno per la soluzione numerica sono ricavate dalla legge
degli spostamenti denita ed applicate ai nodi 1, 2, 3, 4:
NODO 1 2 3 4 5 6 7 8
0 40 40 0 10 30 25 12
0 0 40 40 10 15 30 28
NODO 5 6 7 8
1.50 3.75 4.00 2.60
1.50 3.00 4.25 3.40
NODO 1 2 3 4
0.00 4.00 6.00 2.00
0.00 2.00 6.00 4.00
u
1
10
------ x
y
2
--- +


=
v
1
10
------
x
2
--- y +


=
X
Y
E 100.000 = n 0.3 = h 1 =
U
V
e
xx
e
yy
g
xy
0.1 = = =
U
V
189

6. SOLIDI ASSIALSIMMETRICI

6.1 I

NTRODUZIONE

Un solido di rivoluzione un corpo tridimensionale generato per rotazione di
una sezione piana attorno ad un asse (g.

6.1

). Un solido di rivoluzione assial-
simmetrico se le propriet geometriche e del materiale sono indipendenti dalla
anomalia

.

Se il carico anchesso assialsimmetrico il problema si riduce al
caso bidimensionale; ogni punto della sezione caratterizzato dagli spostamenti

u

(radiale) e

w

(assiale); lanalisi essenzialmente coincidente con quella del pro-
blema piano con una variazione, dovuta alla presenza delle componenti circonfe-
renziali della deformazione e della tensione.

Fig. 6.1

Solido assialsimmetrico.
J
SOLIDI



ASSIALSIMMETRICI

190

Nel caso di carico non assialsimmetrico, il problema pu ancora essere ricon-
dotto ad un caso bidimensionale, scomponendo il carico in serie di Fourier. Data
lortogonalit della serie di Fourier il problema risolto ricorrendo al principio
di sovrapposizione degli effetti, sommando le

n

soluzioni ottenute applicando le
componenti simmetriche e antisimmetriche del carico, corrispondenti agli

n

ter-
mini dellespressione in serie di Fourier del carico.
Un tipico elemento nito che descrive un solido di rivoluzione caratterizzato
da

circonferenze nodali

, piuttosto che da

punti nodali

.

6.2 C

ARICO



ASSIALSIMMETRICO

Fig. 6.2

Elemento triangolare assialsimmetrico.

La gura

6.2

illustra un elemento triangolare assialsimmetrico. Nel caso di mate-
riale e carico assialsimmetrico le uniche componenti del vettore spostamento {

u

}
in un punto generico

P

sono quella radiale,

u

e quella assiale,

w,

essendo la com-
ponente circonferenziale,

v

, nulla per simmetria

:

6.1

Il vettore spostamento {

u

} espresso in funzione degli spostamenti nodali come:

6.2
u { }
T
u w { } =
u
v


n
1
n
2
n
3
0 0 0
0 0 0 n
1
n
2
n
3
s { } =
SOLIDI



ASSIALSIMMETRICI

191

dove le funzioni di forma dellelemento triangolare, funzione delle coordinate
nodali dellelemento sono date dalla

4.111

:

6.3

Le deformazioni dell'elemento sono denite dalla

3.94

:

6.4

con:

6.5

e in forma matriciale:

6.6

e derivando:

6.7

Il vettore delle tensioni :

6.8

e la relazione tensioni deformazioni:
n
1
1
2A
------ x
2
y
3
x
3
y
2
( ) y
2
y
3
( )x x
3
x
2
( )y + + [ ] =
n
2
1
2A
------ x
3
y
1
x
1
y
3
( ) y
3
y
1
( )x x
1
x
3
( )y + + [ ] =
n
3
1
2A
------ x
1
y
2
x
2
y
1
( ) y
1
y
2
( )x x
2
x
1
( )y + + [ ] =
e { }
T
e
rr
e
zz
e
JJ
g
rz
{ } =
e
rr
r !
!u
=
e
zz
z !
!w
=
e
JJ
2p r u + ( ) 2pr
2pr
--------------------------------------
u
r
-- = =
g
rz
z !
!u
r !
!w
+ =
e { }
r !
!
0
0
!
!z
-----
1
r
--- 0
z !
!

!
!r
-----
u { } ! [ ] n [ ] s { } = =
e { } b [ ] s { } =
s { }
T
s
rr
s
zz
s
JJ
t
rz
{ } =
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
192
6.9
La matrice di rigidezza data da:
6.10
l'elemento di volume dV espresso da: dV = r dr dJ dz = r dr dA. Si ha:
6.11
dove A larea della sezione retta dellelemento assialsimmetrico. Lintegrale di
solito valutato numericamente in quanto i termini di [b] sono funzioni logarit-
miche.
Nel caso di elementi isoparametrici la matrice di rigidezza si ricava in modo ana-
logo a quanto visto in 5.2. Ad esempio per elementi quadrangolari assialsimme-
trici (g. 6.3).
Fig. 6.3 Elemento assialsimmetrico a 4 nodi.
gli spostamenti u e w e le funzioni di forma n
i
sono date dalle eq. 5.38 e 5.22:
s
rr
s
zz
s
JJ
t
rz







E
1 n + ( ) 1 2n ( )
--------------------------------------
1 n n n 0
n 1 n n 0
n n 1 n 0
0 0 0
1 2n
2
---------------
e
rr
e
zz
e
JJ
g
rz







=
k [ ] b [ ]
T
E [ ] b [ ] V d
V

=
k [ ] b [ ]
T
E [ ] b [ ]r J d A d
0
2p

2p b [ ]
T
E [ ] b [ ]r A d
A

= =
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
193
6.12
6.13
Le deformazioni 6.5, sostituendo agli spostamenti u e v le espressioni delle fun-
zioni di forma, sono espresse come:
6.14
e in forma matriciale, esplicitando il solo termine i-esimo:
6.15
e la matrice di rigidezza [k]:
6.16
u n
i
x h , ( )u
i
i 1 =
4

=
w n
i
x h , ( )w
i
i 1 =
4

=
n
1
1
4
--- 1 x ( ) 1 h ( ) = n
2
1
4
--- 1 x + ( ) 1 h ( ) =
n
3
1
4
--- 1 x + ( ) 1 h + ( ) = n
4
1
4
--- 1 x ( ) 1 h + ( ) =
e
rr
r !
!n
i
u
i
i 1 =
n

=
e
zz
z !
!n
i
w
i
i 1 =
n

=
e
JJ
n
i
r
---- u
i
i 1 =
n

=
g
rz
z !
!n
i
u
i
r !
!n
i
w
i
+


i 1 =
n

=
e { }

r !
!n
i
0
0
z !
!n
i


n
i
r
---- 0

z !
!n
i

r !
!n
i

u
i
w
i












=
k [ ] b [ ]
T
E [ ] b [ ]r J d det J [ ] x d h d
p
p

1
1

1
1

=
2p b [ ]
T
E [ ] b [ ]r det J [ ] x d h d
1
1

1
1

=
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
194
Adottando lo schema di integrazione numerica di Gauss:
6.17
dove m l'ordine di integrazione, w
i
, w
j
sono i pesi di integrazione, [b]
ij
, r
ij
e
det [ J ]
ij
sono calcolati nei punti di integrazione x
i
, h
j
. Alcuni termini sotto inte-
grale sono funzione diretta di 1/r. Nel caso di integrazione numerica con il
metodo di Gauss questi termini rimangono niti poich i punti di integrazione
non comprendono il caso r = 0. Tuttavia si pu avere una forma indeterminata
nel calcolo delle deformazioni circonferenziali e delle tensioni per
punti giacenti sullasse z dove r = 0. Un modo di ovviare a questo inconveniente
quello di estrapolare i valori calcolati nei punti di integrazione di Gauss.
Unaltra opzione, che deriva dal fatto che per r = 0 , quella di
sostituire, per il calcolo dei valori di tensione per punti giacenti sullasse z, la riga
corrispondente a con quella corrispondente a e
rr
nella matrice [b].
6.3 CARICO NON ASSIALSIMMETRICO
In presenza di solidi assialsimmetrici soggetti a carichi non assialsimmetrici
ancora possibile risolvere il problema in modo quasi-bidimensionale scompo-
nendo i carichi e gli spostamenti nodali in serie di Fourier lungo la circonferenza.
Nel caso di carico non assialsimmetrico la componente tangenziale dello sposta-
mento, v non pu pi essere considerata nulla, per cui:
6.18
Le componenti radiale circonferenziale e assiale del carico, F, sono:
6.19
Queste possono essere espresse in serie di Fourier come:
6.20
k [ ] 2p w
i
w
j
b [ ]
ij
T
E [ ] b [ ]
ij
r
ij
det J [ ]
ij
j 1 =
m

i 1 =
m

=
e
JJ
u r =
e
rr
e
JJ
=
e
JJ
u { }
T
u w v
{ } =
f { }
T
f
r
f
z
f
c
{ } =
f
r
f
r
s
) (
h
hJ ( ) cos
h 0 =
m

f
r
A
) (
h
hJ ( ) sin
h 0 =
m

+ =
f
z
f
z
s
) (
h
hJ ( ) cos
h 0 =
m

f
z
A
) (
h
hJ ( ) sin
h 0 =
m

+ =
f
c
f
c
s
) (
h
hJ ( ) sin
h 0 =
m

f
c
A
) (
h
hJ ( ) cos
h 0 =
m

+ =
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
195
Fig. 6.4 Componenti simmetriche e antisimmetriche.
dove ciascun termine della serie anche chiamata armonica ed h lordine di cia-
scuna armonica. Lesponente s ed A denotano le componenti simmetriche ed
antisimmetriche del carico (g. 6.4), dove simmetria e antisimmetria sono rife-
rite rispetto ad un piano di riferimento . La sommatoria estesa agli m
termini necessari per descrivere correttamente la distribuzione di carico. In
modo analogo gli spostamenti sono espressi in serie di Fourier:
6.21
J 0 =
u r z J , , ( ) u
h
s
hJ ( ) cos
h 0 =
m

u
h
A
hJ ( ) sin
h 0 =
m

+ =
w r z J , , ( ) w
h
s
hJ ( ) cos
h 0 =
m

w
h
A
hJ ( ) sin
h 0 =
m

+ =
v r z J , , ( ) v
h
s
hJ ( ) sin
h 0 =
m

v
h
A
hJ ( ) cos
h 0 =
m

+ =
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
196
dove e sono i coefcienti di Fourier per larmonica di
ordine h.
In forma matriciale la 6.21 :
6.22
ovvero:
6.23
con:
6.24
e:
6.25
Per larmonica h-esima gli spostamenti di un punto dellelemento sono espressi
in funzione degli spostamenti nodali attraverso le funzioni di forma [n]:
6.26
e gli spostamenti complessivi:
6.27
ovvero:
6.28
u
h
s
u
h
A
w
h
s
w
h
A
v
h
s
, , , , v
h
A
u { } q
h
s
[ ] u
h
s
{ }
h 0 =
m

q
h
A
[ ] u
h
A
{ }
h 0 =
m

+ =
u { } q
h
s
[ ] q
h
A
[ ]
u
h
s
{ }
u
h
A
{ }






h 0 =
m

=
u
h
s
{ }
T
u
h
s
w
h
s
v
h
s
{ } = u
h
A
{ }
T
u
h
A
w
h
A
v
h
A
{ } =
q
h
s
[ ]
hJ ( ) cos 0 0
0 hJ ( ) cos 0
0 0 hJ ( ) sin
=
q
h
A
[ ]
hJ ( ) sin 0 0
0 hJ ( ) sin 0
0 0 hJ ( ) cos
=
u
h
s
{ } n [ ] s
h
s
{ } = u
h
A
{ } n [ ] s
h
A
{ } =
u { } q
h
s
[ ] n [ ] s
h
s
{ }
h 0 =
m

q
A
[ ] n [ ] s
h
A
{ }
h 0 =
m

+ =
u { } q
h
s
[ ] n [ ] q
h
A
[ ] n [ ]
s
h
s
{ }
s
h
A
{ }






h 0 =
m

=
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
197
Le deformazioni dell'elemento sono denite da:
6.29
e in forma matriciale:
6.30
con:
6.31
e, sostituendo la 6.27:
6.32
ovvero:
6.33
6.34
Il vettore delle tensioni :
e
rr
r !
!u
=
g
rJ
1
r
---
J !
!u
v


r !
!v
+ =
e
JJ
u
r
-- =
g
zJ
z !
!v 1
r
---
J !
!w
+ =
e
zz
z !
!w
=
g
rz
z !
!u
r !
!w
+ =
e { }
!
!r
----- 0 0
1
r
--- 0
1
r
---
!
!J
-------
0
!
!z
----- 0
1
r
---
!
!J
------- 0
!
!r
-----
1
r
---
0
1
r
---
!
!J
-------
!
!z
-----
!
!z
-----
!
!r
----- 0
u { } ! [ ] u { } = =
e { }
T
e
rr
e
JJ
e
zz
g
rJ
g
zJ
g
rz
{ } =
e { } ! [ ] q
h
s
[ ] n [ ] s
h
s
{ }
h 0 =
m

! [ ] q
h
A
[ ] n [ ] s
h
A
{ }
h 0 =
m

+ =
e { } b
h
s
[ ] s
h
s
{ }
h 0 =
m

b
h
A
[ ] s
h
A
{ }
h 0 =
m

+ =
e { } b
h
s
[ ] b
h
A
[ ]
s
h
s
{ }
s
h
A
{ }






h 0 =
m

b
h
[ ]
s
h
{ }
h 0 =
m

= =
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
198
6.35
e la relazione tensioni deformazioni:
6.36
e, sostituendo per {e} la 6.33:
6.37
ovvero:
6.38
La matrice di rigidezza data da:
6.39
avendo indicato con [k
hl
] il contributo alla rigidezza delle armoniche di
ordine h e l:
6.40
6.41
l'elemento di volume dV espresso da: dV = r dr dJ dz = r dr dA. Si ha:
s { }
T
s
rr
s
JJ
s
zz
t
rJ
t
zJ
t
rz
{ } =
s
rr
s
JJ
s
zz
t
rJ
t
zJ
t
rz











E
1 n + ( ) 1 2n ( )
--------------------------------------
1 n n n 0 0 0
n 1 n n 0 0 0
n n 1 n 0 0 0
0 0 0
1 2n
2
--------------- 0 0
0 0 0 0
1 2n
2
--------------- 0
0 0 0 0 0
1 2n
2
---------------
e
rr
e
JJ
e
zz
e
rJ
e
zJ
g
rz











=
s { } E [ ] b
h
s
[ ] s
h
s
{ }
h 0 =
m

b
h
A
[ ] s
h
A
{ }
h 0 =
m

+



=
s { } E [ ] b
h
s
[ ] b
h
A
[ ]
s
n
s
{ }
s
n
A
{ }






h 0 =
m

E [ ] b
h
[ ]
s
h
{ }
h 0 =
m

= =
k [ ] k
hl
[ ]
l 0 =
m

h 0 =
m

=
k
hl
[ ] b
h
[ ]
T
E [ ] b
l
[ ] V d
V

=
k
hl
[ ]
b
h
s
[ ]
T
b
h
A
[ ]
T
E [ ] b
l
s
[ ] b
l
A
[ ] V d
V
=
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
199
6.42
dove A larea della sezione retta dellelemento assialsimmetrico. La 6.42 si pu
elaborare come:
6.43
La matrice [k] quindi:
6.44
Sono quindi da calcolare i seguenti integrali:
6.45
6.46
Tutti i termini delle matrici in 6.46 contengono i seguenti integrali, il cui risul-
tato sempre nullo quando integrato tra 0 e 2p:
6.47
I termini simmetrici e antisimmetrici dellespressione in serie sono quindi disac-
coppiati, come daltronde era chiaro visto che le serie di Fourier sono ortogonali.
In modo analogo si pu constatare che gli integrali in 6.45 sono riconducibili a
due tipi:
k
hl
[ ]
b
h
s
[ ]
T
b
h
A
[ ]
T
E [ ] b
l
s
[ ] b
l
A
[ ] r J d A d
0
2p

=
k
hl
[ ]
b
h
s
[ ]
T
E [ ] b
l
s
[ ] b
h
s
[ ]
T
E [ ] b
l
A
[ ]
b
h
A
[ ]
T
E [ ] b
l
s
[ ] b
h
A
[ ]
T
E [ ] b
l
A
[ ]
r J d A d
0
2p

=
k [ ]
b
h
s
[ ]
T
E [ ] b
l
s
[ ] b
h
s
[ ]
T
E [ ] b
l
A
[ ]
b
h
A
[ ]
T
E [ ] b
l
s
[ ] b
h
A
[ ]
T
E [ ] b
l
A
[ ]
r J d A d
l 0 =
m

h 0 =
m

0
2p

=
b
h
s
[ ]
T
E [ ] b
l
s
[ ] r J d A d
l 0 =
m

h 0 =
m

0
2p

b
h
A
[ ]
T
E [ ] b
l
A
[ ] r J d A d
l 0 =
m

h 0 =
m

0
2p

b
h
s
[ ]
T
E [ ] b
l
A
[ ] r J d A d
l 0 =
m

h 0 =
m

0
2p

b
h
A
[ ]
T
E [ ] b
l
s
[ ] r J d A d
l 0 =
m

h 0 =
m

0
2p

hJ ( ) sin hJ ( ) J d cos
0
2p

0 = h l , 0 1 2 m , , , , =
SOLIDI ASSIALSIMMETRICI
200
6.48
La matrice [k] sar quindi composta solo da sottomatrici sulla diagonale princi-
pale. Le singole armoniche possono quindi essere analizzate separatamente ed il
risultato nale pu essere ottenuto sovrapponendo i risultati relativi alle m armo-
niche, come indicato in 6.27, 6.33, 6.37.
6.49
hJ ( ) cos hJ ( ) J d cos
0
2p

0
p
2p

=
h l "
l n 0 " =
l n 0 = =
hJ ( ) sin hJ ( ) J d ( ) sin
0
2p

0
p
2p

=
h l "
l n 0 " =
l n 0 = =
k [ ]
k
00
ss
[ ] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 k
11
ss
[ ] 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 k
ii
ss
[ ] 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 k
mm
ss
[ ] 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 k
00
AA
[ ] 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 k
11
AA
[ ] 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 k
ii
AA
[ ] 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 k
mm
AA
[ ]
=
201

7. PIASTRE INFLESSE

7.1 R

ICHIAMI



DELLA



TEORIA



DELLE



PIASTRE



INFLESSE

Questo capitolo si riferisce solamente alle piastre piane in campo lineare caricate
perpendicolarmente alla loro supercie media; se si suppone (g.

7.1

) che il
piano medio coincide con il piano di riferimento

xy

si avr:

7.1

Verranno inoltre considerate solo piastre sottili (una delle due dimensioni tra-
scurabile rispetto alle altre due) e quindi possibile fare le seguenti ipotesi:
1. La componente di tensione

s

zz

normale al piano medio pu essere tra-
scurata rispetto alle altre componenti

s

xx

,

s

yy

,

t

xy

(stato di tensione
piano)
2. Lo spostamento trasversale

w

non varia lungo lo spessore. (questa ipo-
tesi in contrasto con la prima)
3. Si ipotizza altres, cos come fatto per la teoria delle travi inesse, che
sezioni piane perpendicolari al piano medio restino piane dopo defor-
mazione. Nellipotesi di Kirchoff si ammette inoltre che il contributo
del taglio trasversale

t

yz ,

t

zx

sia nullo ed allora segmenti inizialmente
perpendicolari alla supercie media restano tali dopo la deformazione.
Nellipotesi di Mindlin si considera invece il contributo del taglio tra-
sversale e quindi segmenti inizialmente perpendicolari alla supercie
media in generale non restano tali dopo deformazione

7.1.1 Sistemi di riferimento

Lelemento piastra caratterizzato, nel suo piano medio, da uno spostamento
verticale

w

, e da due rotazioni

a

x

,

a

y

. possibile denire spostamenti e rotazioni
secondo due sistemi di riferimento, il primo di tipo convenzionale ed il secondo
pi utile per la caratterizzazione dellelemento piastra (g.

7.1a

e g.

7.1b

). Si ha:

7.2
s
xx
s
yy
t
xy
0 = = = per z 0 =
a
x
a

y
= a
y
a

x
=
PIASTRE



INFLESSE

202

Fig. 7.1

Sistemi di riferimento.

7.1.2 Tensioni e carichi per unit di lunghezza

conveniente, cos come per le travi, usare i carichi ed i momenti per unit di
lunghezza al posto delle tensioni, utilizzare cio le

caratteristiche delle sollecita-
zioni

(in tal modo si effettua una preintegrazione lungo lo spessore della piastra).

Fig. 7.2

Tensioni e carichi per unit di lunghezza.

Detto

h

lo spessore della piastra (g.

7.2

) si ha:

7.3
M
x
s
x
z z d
h 2
h 2

= M
y
s
y
z z d
h 2
h 2

= M
xy
t
xy
z z d
h 2
h 2

=
F
x
t
xz
z d
h 2
h 2

= F
x
t
yz
z d
h 2
h 2

=
PIASTRE



INFLESSE

203

Le tensioni espresse in funzione dei carichi per unit di lunghezza sono:

7.4

ed i valori massimi, in corrispondenza delle supercie di intradosso ed estra-
dosso, valgono in valore assoluto:

7.5

Normalmente gli sforzi di taglio

t

xz

e

t

yz

sono trascurabili; essi raggiungono il
valor massimo per

z

= 0:

7.6

7.2 I

POTESI



DI

K

IRCHOFF

7.2.1 Spostamenti e deformazioni

Nellipotesi di Kirchoff le sezioni inizialmente perpendicolari alla supercie
media restano tali dopo deformazione (g.

7.3

). Utilizzando il sistema di riferi-
mento illustrato in gura

7.1b

, si ha:

7.7
7.8

Fig. 7.3

Spostamenti e rotazioni: ipotesi di Kirchoff.
s
x
12M
x
h
3
------------- z = s
y
12M
y
h
3
------------- z = t
xy
12M
xy
h
3
--------------- z =
s
x
6M
x
h
2
---------- = s
y
6M
y
h
2
---------- = t
xy
6M
xy
h
2
------------ =
t
xz
1.5
F
x
h
----- = t
yz
1.5
F
y
h
----- =
a
x
x !
!w
= a
y
y !
!w
=
u z
x !
!w
za
x
= = v z
y !
!w
za
y
= =
PIASTRE INFLESSE
204
Le deformazioni sono espresse da:
7.9
avendo denito le curvature k
x
, k
y
, k
xy
come:
7.10
7.2.2 Relazioni tensioni-deformazioni
Per una piastra isotropa si ha, nellipotesi di Kirchoff:
7.11
in funzione delle curvature e dei carichi per unit di lunghezza si ha:
7.12
e per il termine della temperatura:
Fig. 7.4 Gradiente di temperatura.
e
xx
x !
!u
z
x !
!a
x
z
x
2
2
!
! w
zk
x
= = = =
e
yy
y !
!v
z
y !
!a
y
z
y
2
2
!
! w
zk
y
= = = =
g
xy
y !
!u
x !
!v
+ z
y !
!a
x
x !
!a
y
+


z2
xy
2
!
! w
zk
xy
= = = =
k
x
x !
!a
x
x
2
2
!
! w
= = k
y
y !
!a
y
y
2
2
!
! w
= = k
xy
!a
x
!y
---------
x !
!a
y
+


2
xy
2
!
! w
= =
s
xx
s
yy
t
xy





E
1 n
2

--------------
1 n 0
n 1 0
0 0
1 n
2
------------
e
xx
e
yy
g
xy





a
x
*
T
a
y
*
T
0








=
e
xx
e
yy
g
xy





z
c
xx
c
yy
c
xy





=
s
xx
s
yy
t
xy





12z
h
3
--------
M
x
M
xy
M
xy





=
T
2z
h
-----T
0
=
PIASTRE INFLESSE
205
7.13
Si ha quindi:
7.14
7.3 IPOTESI DI MINDLIN
7.3.1 Spostamenti e deformazioni
Nellipotesi di Mindlin si ammette che la deformazione a taglio non sia pi
trascurabile per cui una sezione piana perpendicolare alla supercie media
prima della deformazione rimane piana ma non pi perpendicolare alla
supercie media (g. 7.5). Utilizzando il sistema di riferimento illustrato in
gura 7.1b, si ha:
7.15
Fig. 7.5 Spostamenti e rotazioni: ipotesi di Mindlin.
a
x
*
T
a
y
*
T
0




2zT
0
h
------------
a
x
*
a
y
*
0




z
k
xo
k
yo
0





= =
k
xo
a
x
*
2T
0
h
--------- =
k
yo
a
y
*
2T
0
h
--------- =
M
x
M
y
M
xy





Eh
3
12 1 n
2
( )
-------------------------
1 n 0
n 1 0
0 0
1 n
2
------------
k
x
k
y
k
xy





k
xo
k
yo
0









=
a
x
x !
!w
g
zx
= a
y
y !
!w
g
zy
=
PIASTRE INFLESSE
206
7.16
Le deformazioni sono espresse da:
7.17
avendo denito le curvature k
x
, k
y
, k
xy
, k
yz
, k
zx
come:
7.18
7.3.2 Relazioni tensioni-deformazioni
Per una piastra isotropa si ha, nellipotesi di Mindlin:
7.19
in funzione delle curvature e dei carichi per unit di lunghezza si ha:
7.20
Si ha quindi:
u za
x
= v za
y
=
e
xx
x !
!u
z
x !
!a
x
zk
x
= = =
e
yy
y !
!v
z
y !
!a
y
zk
y
= = =
g
xy
z
y !
!a
x
x !
!a
y
+


zk
xy
= =
g
yz
y !
!w
a
y
k
yz
= =
g
zx
x !
!w
a
x
k
zx
= =
k
x
x !
!a
x
= k
y
y !
!a
y
=
k
xy
y !
!a
x
x !
!a
y
+


= k
yz
y !
!w
a
y
= k
zx
x !
!w
a
x
=
s
xx
s
yy
t
xy





E
1 n
2

--------------
1 n 0
n 1 0
0 0
1 n
2
------------
e
xx
e
yy
g
xy





a
x
*
T
a
y
*
T
0








=
e
xx
e
yy
g
xy





z
k
x
k
y
k
xy





=
g
yz
g
zx


k
yz
k
zx



=
s
xx
s
yy
t
xy





12z
h
3
--------
M
x
M
y
M
xy





=
t
yz
t
zx



1.5
h
-------
F
y
F
x



=
PIASTRE INFLESSE
207
7.21
7.4 FORMULAZIONE DI RIGIDEZZA NELLIPOTESI DI KIRCHOFF
Nellipotesi in cui si trascura il contributo del taglio alla deformazione (ipotesi di
Kirchoff ), appare chiaro che se viene assegnato il campo degli spostamenti w,
necessario calcolarne le derivate seconde per ricavare le deformazioni, e che inol-
tre si dovr formulare un elemento in classe C1, ovvero con continuit sulle deri-
vate prime dello spostamento, dovendo assicurare la congruenza (anche lungo lo
spessore dellelemento).
La cosa non impossibile, ma diventa immediatamente piuttosto complicata.
Sia ammetta a tale scopo di avere un elemento a quattro nodi rappresentato in
gura 7.6 nello spazio naturale x, h.
Fig. 7.6 Elemento piastra quadrangolare.
Dovendo interpolare in classe C
1
una funzione f (x, h) si denir innanzitutto
una funzione interpolatrice sul lato 1-2:
7.22
M
x
M
y
M
xy
F
y
F
x









Eh
3
12 1 n
2
( )
--------------------------
1 n 0 0 0
n 1 0 0 0
0 0
1 n
2
------------ 0 0
0 0 0
6 1 n ( )
h
2
c
-------------------- 0
0 0 0 0
6 1 n ( )
h
2
c
--------------------
k
x
k
y
k
xy
k
yz
k
zx









k
xo
k
yo
0
0
0

















=
f
12
G
1
x ( ) f
1
G
2
x ( )
x !
!f
1
G
3
x ( ) f
2
G
4
x ( )
x !
!f
2
+ + + =
PIASTRE INFLESSE
208
essendo G
i
(x) le funzioni di forma cubiche gi viste per le travi inesse, f
i
i valori
della funzione f nel nodo i ed il valore che la derivata di f secondo la
variabile h assume nel nodo i. Sul lato 1-2 occorre anche denire indipendente-
mente la derivata rispetto a h:
7.23
Analogamente sul lato opposto, 4-3 si ha:
7.24
7.25
Interpolando secondo h:
7.26
Sostituendo le 7.22, 7.23, 7.24, 7.25 nella 7.26 si ottiene la funzione di interpola-
zione bicubica nella quale appaiono come coefcienti i valori, calcolati nei nodi,
della funzione, di tutte le sue derivate prime e delle derivate seconde miste; in
totale 16 coefcienti.
Per il calcolo delle rotazioni si ha:
7.27
I valori delle derivate di x, h rispetto a x e y si possono ricavare numericamente
invertendo lo jacobiano, cos come si gi visto nel caso degli elementi isopara-
metrici membranali.
Le deformazioni si ricavano dalla 7.10:
f
i
! h !
h !
!f
12
G
1
x ( )
h !
!f
1
G
2
x ( )
x h !
2
!
! f
1
G
3
x ( )
h !
!f
2
G
4
x ( )
x h !
2
!
! f
2
+ + + =
f
43
G
1
x ( )f
4
G
2
x ( )
x !
!f
4
G
3
x ( )f
3
G
4
x ( )
x !
!f
3
+ + + =
h !
!f
43
G
1
x ( )
h !
!f
4
G
2
x ( )
x h !
2
!
! f
4
G
3
x ( )
h !
!f
3
G
4
x ( )
x h !
2
!
! f
3
+ + + =
f x h , ( ) G
1
h ( ) f
12
G
2
h ( )
h !
!f
12
G
3
h ( ) f
43
G
4
h ( )
h !
!f
43
+ + + =
a
x
x !
!w
x !
!w
x !
!x
"
!w
!h
-------
!h
!x
------ " + = =
a
y
y !
!w
x !
!w
y !
!x
"
!w
!h
-------
!h
!y
------ " + = =
PIASTRE INFLESSE
209
7.28
Si intuisce, senza procedere oltre, che le cose si complicano assai rapidamente:
infatti questa non una strada effettivamente seguita.
Continuit degli spostamenti implica congruenza di w e (derivata dire-
zionale); questo rende difcile costruire funzioni di forma congruenti. Se si
usano come gradi di libert , vi sar discontinuit di
.
Si escogitano allora elementi con sottocampi aventi differenti funzioni di forma.
Una delle soluzioni possibili si ottiene rinunciando a lavorare in classe C
1
; si pos-
sono denire funzioni interpolatrici indipendenti per lo spostamento e per le
rotazioni, lavorando cos in classe C
0
. Occorre per che rotazioni e spostamento
siano effettivamente indipendenti; bisogna quindi abbandonare lipotesi di Kir-
choff e questo pu essere fatto tenendo conto delleffetto del taglio sulla defor-
mata della piastra.
Nei paragra seguenti si tratter prima il problema, pi semplice, relativo alla
trave per estendere successivamente il tutto al caso bidimensionale.
7.5 LA TRAVE DI TIMOSHENKO
Nella letteratura anglosassone si chiama trave di Timoshenko la trave inessa
nella quale la rotazione della sezione svincolata da quella della normale allasse
neutro.
Si ha:
7.29
Lo spostamento v e la rotazione a
z
sono interpolati indipendentemente cos
lelemento pu rappresentare la deformazione dovuta al taglio. tuttavia da
notare che questo elemento, se lineare, pu simulare un momento costante ma
non uno variabile linearmente.
c
x
x
2
2
!
! w
x !
!x


2
x !
!w
x
2
2
!
! x
2
x!h
2
!
! w !x
!x
------
!h
!x
------
!w
!h
-------
x
2
2
!
! h
h
2
2
!
! w
x !
!h


2
+ + + + =
c
y
x
2
2
!
! w
y !
!x


2
x !
!w
y
2
2
!
! x
2
x!h
2
!
! w !x
!y
------
!h
!y
------
!w
!h
-------
y
2
2
!
! h
h
2
2
!
! w
y !
!h


2
+ + + + =
c
xy
x
2
2
!
! w !x
!x
------
!x
!y
------
x !
!w
x!y
2
!
! x
2
x h !
2
!
! w
x !
!x
y !
!h
y !
!x
x !
!h
+


!w
!h
-------
x!y
2
!
! h
h
2
2
!
! w !h!h
!x!y
-------------- + + + + =
w ! n !
w w ! x ! w ! y ! , ,
!
2
w !x!y
e
xx
x !
!u
y
x !
!a
z
= =
g
xy
x !
!v
a
z
=
PIASTRE INFLESSE
210
Fig. 7.7 Effetto del taglio sulla rotazione della sezione.
7.5.1 Elemento lineare
La gura 7.8 rappresenta lelemento trave di Timoshenko lineare.
Fig. 7.8 Elemento trave a 2 nodi.
Lo spostamento v e la rotazione a
z
sono interpolati indipendentemente come:
7.30
con
v n
1
n
2
v
1
v
2



=
a
z
n
1
n
2
a
z1
a
z2



=
PIASTRE INFLESSE
211
7.31
Denendo il vettore degli spostamenti come:
7.32
le deformazioni e
xx
e g
xy
sono espresse come:
7.33
con
7.34
La matrice di rigidezza dellelemento pu essere calcolata come somma di una
parte essionale [k
F
] ed una di taglio [k
T
], essendo i due fenomeni disaccop-
piati.
7.35
con:
7.36
Si ha:
7.37
n
1
1
x
l
-- = n
2
x
l
-- =
s { }
T
v
1
a
z1
v
2
a
z2
{ } =
e
xx
y
x !
!a
z
y
0
x !
!n
1
0
x !
!n
2
s { } b
F
[ ] s { } = = =
x !
!n
1 1
l
--- =
x !
!n
2 1
l
--- =
k [ ] k
F
[ ] k
T
[ ] + =
k
F
[ ] b
F
[ ]
T
E [ ] b
F
[ ] V d
V

=
k
T
[ ] b
T
[ ]
T
E [ ] b
T
[ ] V d
V

=
k
F
[ ] E J
z
0 0 0 0
0
x !
!n
1


2
0
x !
!n
1
x !
!n
2
"
0 0 0 0
0
x !
!n
1
x !
!n
2
" 0
x !
!n
1


2
x d
l

=
PIASTRE INFLESSE
212
e:
7.38
Integrando analiticamente (o numericamente con due punti di Gauss) si ha:
7.39
7.40
Se si sottostima la componente di rigidezza dovuta al taglio, sottointegrando la
matrice di rigidezza [k
T
] con un solo punto di Gauss si ottiene:
k
T
[ ]
GA
c
--------
x !
!n
1


2
n
1
x !
!n
1

x !
!n
1
x !
!n
2
" n
2
x !
!n
1

n
1
x !
!n
1

x !
!n
1


2
n
1
x !
!n
2
n
1
n
2
x !
!n
1
x !
!n
2
" n
1
x !
!n
2

x !
!n
2


2
n
2
x !
!n
2

n
2
x !
!n
1

x !
!n
1
x !
!n
2
" n
2
x !
!n
2

x !
!n
2


2
x d
l

=
k
F
[ ]
EJ
z
l
--------
0 0 0 0
0 1 0 1
0 0 0 0
0 1 0 1
=
k
T
[ ]
GA
c
l
--------
1
l
2
--- 1
l
2
---
l
2
---
l
2
3
----
l
2
---
l
2
6
----
1
l
2
--- 1
l
2
---
l
2
---
l
2
6
----
l
2
---
l
2
3
----
=
PIASTRE INFLESSE
213
7.41
I vettori dei carichi nodali equivalenti ad un carico distribuito q
v
e quello dovuto
ad una differenza di temperatura 2DT fra intradosso ed estradosso sono rispetti-
vamente:
7.42
7.5.2 Elemento parabolico
La gura 7.9 rappresenta lelemento trave di Timoshenko parabolico. Le leggi
dello spostamento v e della rotazione a
z
sono in tal caso date da funzioni di
secondo grado, cos come nel caso dellelemento asta parabolico visto nel cap. 5,
eq. 5.65 e 5.66:
7.43
con:
7.44
k
T
[ ]
GA
c
l
--------
1
l
2
--- 1
l
2
---
l
2
---
l
2
4
----
l
2
---
l
2
4
----
1
l
2
--- 1
l
2
---
l
2
---
l
2
4
----
l
2
---
l
2
4
----
=
f
e
{ }
q
T
q
v
l
2
--- 0
l
2
--- 0



=
f
e
{ }
DT
T
2EJ
z
a
*
DT
h
---------------------------
0 1 0 1 { } =
v n
1
n
2
n
3
v
1
v
2
v
3





=
n
1
1
2
---x 1 x ( ) = n
2
1
2
---x 1 x ( ) = n
3
1 x
2
=
x !
!n
1 1
2
--- x + =
x !
!n
2 1
2
--- x + =
x !
!n
3
2x =
PIASTRE INFLESSE
214
Fig. 7.9 Elemento trave a 3 nodi.
Supponendo il nodo centrale in mezzeria (x
3
= (x
1
+ x
2
)/2), lo Jacobiano ed il
suo determinante valgono, eq. 5.68:
7.45
Ordinando il vettore degli spostamenti come:
7.46
le deformazioni e
xx
e g
xy
sono date da:
7.47
7.48
J [ ]
l
2
--- = J [ ]
1
2
l
--- = det J [ ]
l
2
--- =
s { }
T
v
1
a
z1
v
2
a
z2
v
3
a
z3
{ } =
e
xx
y
x !
!a
y 0
x !
!n
1
0
x !
!n
2
0
x !
!n
3
s { } = =
y
2
l
---
0
x !
!n
1
0
x !
!n
2
0
x !
!n
3
s { } =
y
2
l
---
0
1
2
--- x +


0
1
2
--- x +


0 2x ( )
s { } =
b
F
[ ] s { } =
g
xy
x !
!v
a
x !
!n
1
n
1
x !
!n
2
n
2
x !
!n
3
n
3
s { } = =

2
l
---
1
2
--- x +


1
2
---x 1 x ( )
2
l
---
1
2
--- x +


1
2
---x 1 x + ( )
4
l
---x 1 x
2
( )
s { } =
b
T
[ ] s { } =
PIASTRE INFLESSE
215
La matrice di rigidezza si calcola come somma dei due contributi essionale e di
taglio cos come per lelemento lineare:
7.49
Integrando analiticamente i due termini si ottiene per la parte essionale (stessi
termini dellelemento asta parabolica 5.71):
7.50
e per il contributo dovuto al taglio:
7.51
mentre una sottointegrazione (con due punti di Gauss) fornisce:
k [ ] k
F
[ ] k
T
[ ] + =
k
F
[ ] b
F
[ ]
T
E [ ] b
F
[ ] A d ( ) x d
V

=
k
T
[ ] b
T
[ ]
T
E [ ] b
T
[ ] A d ( ) x d
V

=
k
F
[ ]
2E J
z
l
------------
0 0 0 0 0 0
0
7
6
--- 0
1
6
--- 0
4
3
---
0 0 0 0 0 0
0
1
6
--- 0
7
6
--- 0
4
3
---
0 0 0 0 0 0
0
4
3
--- 0
4
3
--- 0
8
3
---
=
k
T
[ ]
GAl
2
c
---------
14
3l
2
--------
1
l
---
2
3l
2
--------
1
3
l
----
16
3l
2
--------
4
3
l
----
1
l
---
4
15
------
1
3
l
----
1
15
------
4
3
l
----
2
15
------
2
3
l
2
--------
1
3
l
----
14
3l
2
--------
1
l
---
16
3l
2
--------
4
3
l
----
1
3
l
----
1
15
------
1
l
---
4
15
------
4
3
l
----
2
15
------
16
3l
2
--------
4
3
l
----
16
3l
2
--------
4
3
l
----
32
3l
2
-------- 0
4
3
l
----
2
15
------
4
3
l
----
2
15
------ 0
16
15
------
=
PIASTRE INFLESSE
216
7.52
I vettori dei carichi nodali equivalenti ad un carico uniformemente distribuito q
v
e ad una distribuzione di temperatura 2DT tra intradosso ed estradosso sono
rispettivamente:
7.53
ESEMPIO 7.1
Calcolare lo spostamento dellestremo libero della mensola illustrata in gura
7.10, modellando la trave sia con un solo elemento lineare che con un solo
elemento parabolico.
Fig. 7.10 Mensola.
k
T
[ ]
GAl
2
c
---------
14
3l
2
--------
1
l
---
2
3l
2
--------
1
3
l
----
16
3l
2
--------
4
3
l
----
1
l
---
2
9
---
1
3
l
----
1
9
---
4
3
l
----
2
9
---
2
3l
2
--------
1
3
l
----
14
3l
2
--------
1
l
---
16
3l
2
--------
4
3
l
----
1
3
l
----
1
9
---
1
l
---
2
9
---
4
3
l
----
2
9
---
16
3l
2
--------
4
3
l
----
16
3l
2
--------
4
3
l
----
32
3l
2
-------- 0
4
3
l
----
2
9
---
4
3
l
----
2
9
--- 0
8
9
---
=
f
e
{ }
q
T
q
v
l
2
------
1
3
--- 0
1
3
--- 0
4
3
--- 0



=
f
e
{ }
DT
T
2EJ
z
a
*
DT
h
--------------------------- 0 1 0 1 0 0 { } =
PIASTRE INFLESSE
217
La soluzione esatta fornisce per la freccia e la rotazione dellestremo
libero:
7.54
La formulazione di rigidezza nel caso dellelemento lineare :
7.55
e, imponendo le condizioni al contorno
si ha:
7.56
Risolvendo il sistema si ricava:
7.57
Ponendo , con raggio giratore dinerzia della sezione, si ha:
7.58
e nel caso di una trave snella si ha:
7.59
Si nota che lo spostamento dovuto esclusivamente al contributo del taglio,
mancando completamente quello essionale; il modello della trave pi
rigido della realt e si ha il fenomeno noto come locking.
v
*
a
*
v
*
Pl
3
3E J
z
------------
c
Pl
GA
-------- = a
*
Pl
2
2E J
z
------------ =
E J
z
l
--------
0 0 0 0
0 1 0 1
0 0 0 0
0 1 0 1
GA
c
l
--------
1
l
2
--- 1
l
2
---
l
2
---
l
2
3
-----
l
2
---
l
2
6
-----
1
l
2
--- 1
l
2
---
l
2
---
l
2
6
-----
l
2
---
l
2
3
-----
+
V
1
A
1
V
2
A
2






F
v1
A
z1
F
v2
A
z2







=
V
1
0 A
z1
0 F
v2
P M
z2
0 = ; = ; = ; =
E J
z
l
--------
0 0
0 1
GA
c
l
--------
1
l
2
---
l
2
---
l
2
3
-----
+
V
2
A
2



P
0



=
V
2
4Pl
c
GA
------------
3E J
z
c
l
2
GA +
12E J
z
c l
2
GA +
--------------------------------------- " =
A
z2
2P
c
GA
---------- 1 4
3E J
z
c
l
2
GA +
12E J
z
c
l
2
GA +
----------------------------------------



=
J
z
r
2
A = r
V
2
4Pl
c
GA
-------------
3E
c
r l ( )
2
G +
12E
c
r l ( )
2
G +
----------------------------------------- =
A
z2
2P
c
GA
---------- 1 4
3E
c
r l ( )
2
G +
12E
c
r l ( )
2
G +
------------------------------------------


=
r l 1
V
2
4Pl
c
GA
------------ = A
z2
6Pl
c
GA
------------ =
PIASTRE INFLESSE
218
Daltronde in un caso del genere, essendo e espressi da una legge line-
are, ed essendo il taglio costante su tutta la lunghezza della trave, si ha che:
7.60
ma se lo spostamento lineare allora e allora anche ;
ma allestremo sinistro, quindi dovunque.
La componente dovuta al taglio prevale quindi su quella essionale; se si sot-
tostima il contributo alla rigidezza dovuto al taglio, utilizzando la matrice di
rigidezza sottointegrata, il sistema risolutivo 7.56 diventa:
7.61
Si ricava:
7.62
risposta che approssima meglio il risultato esatto della trave incastrata, for-
nendo anzi per ci che riguarda la rotazione il risultato esatto; con la sottoin-
tegrazione della parte di matrice di rigidezza dovuta al taglio (integrazione
selettiva) si evita, almeno in questo caso, il fenomeno del locking.
Utilizzando un solo elemento parabolico e imponendo le condizioni al con-
torno ( ) la formulazione di rigidezza
con la matrice dovuta al taglio integrata esattamente da:
7.63
Risolvendo il sistema si ricava:
7.64
v a
z
g
xy
x !
!v
a
z
cost = =
v
x !
!v
cost = a
z
cost =
a
z
0 = a
z
0 =
k
T
[ ]
E J
z
l
--------
0 0
0 1
GA
c
l
--------
1
l
2
---
l
2
---
l
2
4
-----
+
V
2
A
2



P
0



=
V
2
Pl
3
4E J
z
------------
Pl
c
GA
---------- = A
z2
Pl
2
2E J
z
------------ =
V
1
0 A
z1
0 F
v2
P M
z2
0 = ; = ; = ; =
2E J
z
l
------------
0 0 0 0
0
7
6
--- 0
4
3
---
0 0 0 0
0
4
3
--- 0
8
3
---
GAl
2
c
---------
14
3l
2
--------
1
l
---
16
3l
2
--------
4
3l
----
1
l
---
4
15
------
4
3l
----
2
15
------
16
3l
2
--------
4
3l
----
32
3l
2
-------- 0
4
3l
----
2
15
------ 0
16
15
------
+
V
2
A
z2
V
3
A
z3







P
0
0
0







=
V
2
Pl
4GA
-----------
240E
2
J
z
2
c
2
84l
2
GAE J
z
c
l
4
A
2
G
2
+ +
E J
z
60E J
z
c
l
2
GA + ( )
---------------------------------------------------------------------------------------------- =
A
z2
Pl
2
2E J
z
------------ =
PIASTRE INFLESSE
219
Ponendo dove il raggio giratore dinerzia della sezione, si ha:
7.65
Se si sottostima la componente di rigidezza dovuta al taglio il sistema risolu-
tivo 7.2 diventa:
7.66
Si ricava:
7.67
risposta che coincide con il risultato esatto della trave incastrata.
Utilizzando i seguenti dati:
, , , ,
, , A = 100 mm
2
, e facendo variare il rapporto
tra la lunghezza e laltezza della trave tra 1 e 10, si ottengono (mante-
nendo costante il valore dellarea ) i risultati illustrati nella gura 7.11 sia
per lelemento lineare che per quello parabolico.
J
z
r
2
A = r
V
2
Pl
4GA
-----------
240E
2
r l ( )
4
c
2
84l
2
GAE r l ( )
2
c
l
4
A
2
G
2
+ +
E r l ( )
2
60E r l ( )
2
c
l
2
GA + ( )
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ =
A
z2
Pl
2
2E J
z
----------- =
2E J
z
l
------------
0 0 0 0
0
7
6
--- 0
4
3
---
0 0 0 0
0
4
3
--- 0
8
3
---
GAl
2
c
---------
14
3l
2
--------
1
l
---
16
3l
2
--------
4
3l
----
1
l
---
2
9
---
4
3l
----
2
9
---
16
3l
2
--------
4
3l
----
32
3l
2
-------- 0
4
3l
----
2
9
--- 0
8
9
---
+
V
2
A
z2
V
3
A
z3







P
0
0
0







=
V
2
Pl
3
3E J
z
------------
Pl
c
GA
--------- = A
z2
Pl
2
2E J
z
------------ =
E 210000 N/mm
2
= n 0.3 = G 80770 N/mm
2
= J 8.3 10
4
mm
4
=
P 100 = l 1000 mm = l h
l h
A
PIASTRE INFLESSE
220
Fig. 7.11 Trave incastrata con carico concentrato.
ESEMPIO 7.2
Calcolare lo spostamento dellestremo libero della mensola illustrata in gura
7.12, modellando la trave sia con un solo elemento lineare che con un solo
elemento parabolico.
Fig. 7.12 Mensola.
La soluzione esatta fornisce per la freccia e la rotazione dellestremo
libero:
7.68
v
*
a
*
v
*
Ml
2
2E J
z
------------ = a
*
Ml
E J
z
-------- =
PIASTRE INFLESSE
221
Utilizzando un solo elemento lineare integrato esattamente e risolvendo il
sistema si ricava:
7.69
mentre un solo elemento lineare con integrazione selettiva fornisce, al pari di
un solo elemento parabolico integrato sia esattamente sia in modo selettivo:
7.70
Utilizzando i dati dellesempio 7.1 si ottengono i risultati illustrati nella
gura 7.13.
Fig. 7.13 Trave incastrata con momento.
ESEMPIO 7.3
Calcolare lo spostamento dellestremo libero della mensola illustrata in gura
7.14, modellando la trave sia con un solo elemento lineare che con un solo
elemento parabolico.
Fig. 7.14 Mensola con carico distribuito.
V
2
6Ml
2
c
12E J
z
c
GAl
2
+
--------------------------------------- = A
z2
12Ml
c
12E J
z
c
GAl
2
+
--------------------------------------- =
V
2
Ml
2
2E J
z
------------- = A
z2
Ml
E J
z
--------- =
PIASTRE INFLESSE
222
La soluzione esatta fornisce per la freccia e la rotazione dellestremo
libero:
7.71
Utilizzando un solo elemento lineare integrato esattamente e risolvendo il
sistema si ricava:
7.72
mentre un solo elemento lineare con integrazione selettiva fornisce:
7.73
Utilizzando un solo elemento parabolico integrato esattamente e risolvendo il
sistema si ricava:
7.74
mentre un solo elemento parabolico con integrazione selettiva fornisce:
7.75
Utilizzando i dati dellesempio 7.1 si ottengono i risultati illustrati nella
gura 7.15.
v
*
a
*
v
*
ql
4
8E J
z
------------
ql
2
2GA
-----------
c
+ = a
*
ql
3
6E J
z
------------ =
V
2
2ql
2
c
GA
---------------
3E J
z
c
GAl
2
+
12E J
z
c
GAl
2
+
--------------------------------------- " =
A
z2
ql
3
4E J
z
------------
q GAl
5
4E J
z
12E J
z
c
GAl
2
+ ( )
-------------------------------------------------------- =
V
2
ql
4
8E J
z
------------
ql
2
2GA
-----------
c
+ = A
z2
ql
3
4E J
z
------------ =
V
2
ql
2
360 EJ
z
c
( )
2
96E J
z
GAl
2
c
GAl
2
( )
2
+ +
12E J
z
GA 60E J
z
c
GAl
2
+ ( )
------------------------------------------------------------------------------------------------ = A
z2
ql
3
6E J
z
------------ =
V
2
ql
4
8E J
z
------------
ql
2
2GA
-----------
c
+ = A
z 2
ql
3
6E J
z
------------ =
PIASTRE INFLESSE
223
Fig. 7.15 Trave incastrata con carico distribuito.
ESEMPIO 7.4
Si consideri ora il seguente esempio, illustrato in gura 7.16, e relativo al
problema iperstatico di una trave caricata in mezzeria e incastrata agli
estremi. Calcolare lo spostamento del punto centrale modellando la trave sia
con elementi lineari che con elementi parabolici.
Fig. 7.16 Trave incastrata con carico in mezzeria.
PIASTRE INFLESSE
224
La soluzione esatta fornisce per la freccia e la rotazione dellestremo
libero:
7.76
Utilizzando due elementi lineari con integrazione esatta o selettiva e risol-
vendo il sistema si ricava:
7.77
mentre un solo elemento parabolico (a parit quindi di gradi di libert
rispetto alla soluzione precedente) con integrazione esatta o selettiva forni-
sce:
7.78
Si nota che manca totalmente la parte dovuta alla essione pura. Nel caso di
una trave a sezione rettangolare di altezza h e larghezza b si hanno i seguenti
rapporti rispetto alla soluzione esatta, rispettivamente per gli elementi lineari
e parabolici:
7.79
7.80
e si ha quindi il risultato esatto solo nel caso trave a snellezza nulla e di due
elementi lineari.
Utilizzando i dati dellesempio 7.1 si ottengono i risultati illustrati nella
gura 7.17.
Fig. 7.17 Trave incastrata con carico concentrato in mezzeria.
v
*
a
*
v
*
Pl
3
24E J
z
---------------
Pl
2GA
-----------
c
= a
*
0 =
V
2
Pl
2GA
-----------
c
= A
z2
0 =
V
2
3
16
------
Pl
GA
-------- "
c
= A
z 2
0 =
v
*
V
2
------ 1
G
E
c
-------
l
h
--


2
+ =
v
*
V
2
------
8
3
--- 1
G
E
c
-------
l
h
--


2
+


=
PIASTRE INFLESSE
225
La gura 7.18 illustra i risultati nel caso di 4 elementi TLE o TLS e 2 elementi
TPE o TPS.
Fig. 7.18 Trave incastrata con carico concentrato in mezzeria.
7.6 MODELLI DISCRETI (LEGAME DISCRETO TRA FLESSIONE E TAGLIO)
Si visto negli esempi precedenti che nel caso di travi sottili, dove leffetto del
taglio pu essere trascurato rispetto al fenomeno essionale, lelemento a tre
nodi, con ordine di interpolazione parabolico, fornisce risultati migliori dellele-
mento lineare, a meno che non si adottino tecniche particolari nel caso di questi
ultimi (ad esempio lintegrazione selettiva).
Una spiegazione di ci pu essere ottenuta considerando lenergia potenziale ela-
stica della trave nella sua formulazione di trave di Timoshenko; separando la
parte essionale da quella a taglio si ha, dalle 7.35 e 7.36 o 7.49:
7.81
e dividendo per 1/2EJ
z
:
P
E J
z
2
--------
x !
!a
z


2
x d
0
l

GmA
2
c
------------
x !
!v
a
z



2
x d
0
l

+ =
PIASTRE INFLESSE
226
7.82
Il termine GA/EJ
z
che moltiplica la quota parte di energia potenziale dovuta al
taglio assume valori molto grandi nel caso di una trave snella pu
essere interpretato come un fattore di penalty. quindi importante che il
modello utilizzato (il tipo di elemento e le funzioni di forma scelte) sia in grado
di simulare piccole deformazioni a taglio per grandi valori di GA/EJ
z
in modo
da annullare il contributo di energia elastica dovuto al taglio. Se invece, il
secondo integrale a secondo membro non piccolo, allora nasce il problema del
locking, perch il termine GA/EJ
z
funziona da moltiplicatore dellenergia di
taglio. Questo quello che succede nel caso dellelemento lineare a due nodi
integrato esattamente che quindi non pu e non deve essere usato nel caso di
travi snelle. Queste conclusioni sono applicabili anche alle piastre inesse.
Un modo di superare questo inconveniente quello di sottointegrare la energia
dovuta al taglio, rendendo cos singolare la matrice di rigidezza al taglio. Esiste
un ulteriore metodo, detto Kirchoff discreto, per superare questo problema. Que-
sto metodo consiste nellimporre luguaglianza della rotazione totale della
sezione e derivata dello spostamento in un numero discreto di punti.
Si consideri la trave illustrata in gura 7.19.
Fig. 7.19 Elemento trave a 3 nodi.
Le funzioni di interpolazione siano le 7.44. Si possono eliminare le due variabili
v
3
e a
3
relative al nodo centrale e imporre quindi due condizioni di Kirchoff.
Scelti due punti si impone in essi che:
7.83
sia uguale a:
P
x !
!a
z


2
x d
0
l

GA
E J
z
c
------------
x !
!v
a
z



2
x d
0
l

+ =
l h ( )
x q =
x !
!v 2
l
---
!n
1
!x
--------
!n
2
!x
--------
!n
3
!x
-------- " "
v
1
v
2
v
3





=
PIASTRE INFLESSE
227
7.84
Scrivendo le due equazioni e separando le variabili v
3
e a
3
, si ottiene:
7.85
ovvero:
7.86
Se la matrice [a] invertibile:
7.87
e, mediante la 7.87 si potr denire una matrice [t ] che permette di eseguire la
trasformazione:
7.88
ovvero:
7.89
dove il vettore delle variabili ridotto.
Lequazione dei lavori virtuali diventa allora:
7.90
a
n
1
n
2
n
3
a
1
a
2
a
3





=
x !
!n
3 l
2
---n
3

x !
!n
3 l
2
---n
3

v
3
a
3


x !
!n
1 l
2
---n
1
x !
!n
2 l
2
---n
2
x !
!n
1 l
2
---n
1
x !
!n
2 l
2
---n
2
v
1
a
1
v
2
a
2







=
a [ ]
v
3
a
3



b [ ]
v
1
a
1
v
2
a
2







=
v
3
a
3



a [ ]
1
b [ ]
v
1
a
1
v
2
a
2







=
v
1
a
1
v
2
a
2
v
3
a
3
{ }
T
t [ ]
v
1
a
1
v
2
a
2
{ }
T
=
s { } t [ ] s
r
{ } =
s
r
{ }
ds
r
{ } t [ ]
T
k
F
[ ] t [ ] s
r
{ } ds
r
{ } t [ ]
T
f { } =
PIASTRE INFLESSE
228
Calcolando la 7.85 in :
7.91
che produce:
7.92
la matrice [t] diventa:
7.93
e la matrice [k
F
] la 7.50. La matrice di rigidezza [k] coniugata al vettore ridotto
delle variabili nodali :
7.94
Il coefciente k
11
della matrice [k] :
7.95
mentre quello della matrice di rigidezza dellelemento hermitiano (a due nodi):
7.96
Questi due coefcienti sono uguali se:
7.97
che comporta:
x q =
2q
l
2
--- 1 q
2
( )
2q
l
2
--- 1 q
2
( )
v
3
a
3



1
2
--- q
l
4
--- q
2
q ( ) q
1
2
---
l
4
--- q
2
q + ( )
1
2
--- q +
l
4
--- q
2
q + ( ) q
1
2
---
l
4
--- q
2
q ( )
v
1
a
1
v
2
a
2







=
v
3
a
3



1
2
---
l
8
---
1
2
---
l
8
---
1
l 1 q
2
( )
---------------------
q
2
2 1 q
2
( )
----------------------
1
l 1 q
2
( )
---------------------
q
2
2 1 q
2
( )
----------------------
v
1
a
1
v
2
a
2







=
t [ ]
1 0 0 0
0 1 0 0
1
2
---
l
8
---
1
2
---
l
8
---
1
l 1 q
2
( )
---------------------
q
2
2 1 q
2
( )
----------------------
1
l 1 q
2
( )
---------------------
q
2
2 1 q
2
( )
----------------------
0 0 1 0
0 0 0 1
=
k [ ] t [ ]
T
k
F
[ ] t [ ] =
k
11
16EJ
2l
3
1 q
2
( )
2
----------------------------- =
k
11
12EJ
l
3
------------ =
36 1 q
2
( )
2
16 =
PIASTRE INFLESSE
229
7.98
un fatto notevole che questi siano proprio i valori delle ascisse dei punti di
integrazione di Gauss. Si pu vericare che in tali ascisse anche tutti gli altri
coefcienti, e non solo lelemento k
11
, coincidono con quelli della matrice her-
mitiana.
Se ne deduce che, accettando di trascurare gli effetti del taglio, i risultati migliori
si ottengono imponendo le condizioni di Kirchoff proprio nei due punti di inte-
grazione di Gauss.
7.7 LELEMENTO PIASTRA DI MINDLIN
7.7.1 Matrice di rigidezza
Analogamente a quanto visto per la trave di Timoshenko, la teoria di Mindlin
considera la rotazione del piano medio separata dalla rotazione della sezione. Si
hanno le relazioni viste in 7.3.1:
7.99
Lo spostamento w e le rotazioni a
x
e a
y
sono descritti indipendentemente come:
7.100
ovvero:
7.101
La matrice di rigidezza [k] si pu ottenere come somma della parte essionale e
di quella dovuta al taglio, poich i due fenomeni sono disaccoppiati:
7.102
conveniente riferirsi a momenti per unit di lunghezza e curvature, cio alle
caratteristiche di sollecitazione (momenti ettenti e forze di taglio). Le deforma-
zioni sono espresse da:
q
1
3
------- =
e
xx
x !
!u
z
x !
!a
x
zk
x
= = =
e
yy
y !
!v
z
y !
!a
y
zk
y
= = =
g
xy
z
y !
!a
x
x !
!a
y
+


zk
xy
= =
g
yz
y !
!w
a
y
k
yz
= =
g
zx
x !
!w
a
x
k
zx
= =
w n
i
x h , ( )w
i
i 1 =
n

= a
x
n
i
x h , ( )a
x
i
i 1 =
n

= a
y
n
i
x h , ( )a
y
i
i 1 =
n

=
u { } n [ ] s { } =
k [ ] k
F
[ ] k
T
[ ] + b
F
[ ]
T
E
F
[ ] b
F
[ ] V d
V

b
T
[ ]
T
E
T
[ ] b
T
[ ] V d
V

+ = =
PIASTRE INFLESSE
230
7.103
e in forma matriciale:
7.104
7.105
k
x
x !
!a
x
x !
!n
i
a
x
i
i 1 =
n

= =
k
y
y !
!a
y
y !
!n
i
a
y
i
i 1 =
n

= =
k
xy
y !
!a
x
x !
!a
y
+
y !
!n
i
a
x
i
x !
!n
i
a
y
i
+


i 1 =
n

= =
k
yz
y !
!w
a
y
+
y !
!n
i
w
i
n
i
a
y
i
+


i 1 =
n

= =
k
zx
x !
!w
a
x
+
x !
!n
i
w
i
n
i
a
x
i
+


i 1 =
n

= =
k
x
k
y
k
xy
k
yz
k
zx









0
x !
!n
i
0
0 0
y !
!n
i

0
y !
!n
i

x !
!n
i


y !
!n
i
0 n
i


x !
!n
i
n
i
0

w
i
a
x
i
a
y
i














=
k { }
g { }


k
F i ,
[ ]
k
T i ,
[ ]

s
i
{ }








b
F
[ ]
b
T
[ ]
s { } = =
PIASTRE INFLESSE
231
e le derivate si calcolano come in 5.51.
La relazione carichi curvature :
7.106
e le matrici di rigidezza sono normalmente calcolate mediante integrazione
numerica:
7.107
7.7.2 Carico nodale equivalente a carico superciale distribuito
Sia q
v
il carico per unit di supercie agente perpendicolarmente alla supercie
media dellelemento piastra. Il vettore del carico nodale equivalente :
7.108
con:
7.109
e [n] la matrice delle funzioni di forma dellelemento 7.101. Il calcolo del
carico nodale equivalente si esegue numericamente come:
7.110
x !
!n
i
y !
!n
i
,
E
F
[ ]
Eh
3
12 1 n
2
( )
-------------------------
1 n 0
n 1 0
0 0
1 n
2

2
--------------
=
E
T
[ ]
Eh
2 1 n + ( )
c
------------------------
1 0
0 1
=
k
F
[ ] w
i
w
j
b
F
[ ]
ij
T
E
F
[ ] b
F
[ ]
ij
h
ij
det J ] [
ij
j 1 =
m

i 1 =
m

=
k
T
[ ] w
i
w
j
b
T
[ ]
ij
T
E
T
[ ] b
T
[ ]
ij
h
ij
det J ] [
ij
j 1 =
m

i 1 =
m

=
f
e
{ }
q
n [ ]
T
q { } A d
A

=
f
e
{ }
q
T
F
z
i
M
x
i
M
y
i
{ } =
q { }
T
q 0 0 { } =
f
e
{ }
q
n
ij
[ ] q
ij
{ }w
i
w
j
det J ] [
ij
j 1 =
m

i 1 =
m

=
PIASTRE INFLESSE
232
ESEMPIO 7.5
data una piastra circolare non forata, incastrata al bordo esterno, di raggio
esterno e spessore costante . La piastra realizzata in
acciaio, con modulo elastico e coefciente di Poisson
, soggetta ad un carico uniformemente distribuito pari a
.
Calcolare la deformata ed i momenti ettenti radiale e circonferenziale. La
soluzione classica del problema fornisce i seguenti risultati:
7.111
rispettivamente per la freccia, il momento radiale e quello circonferenziale.
Data la simmetria del problema stato analizzato solo un quarto di piastra.
stato utilizzato lelemento piastra di Mindlin a 8 nodi e sono state esaminate
due suddivisioni, rispettivamente con 5 e 9 elementi e 72 e 120 gradi di
libert (g. 7.20)
Fig. 7.20 Schematizzazione di piastra circolare: a. 5 elementi, b. 9 elementi.
La tabella 7.1 riassume i risultati ottenuti dal calcolo numerico confrontati
con quelli analitici.
Tab. 7.1 Valori massimi della freccia e dei momenti ettenti
soluzione
ANALITICO 0.669 203.1
FEM 5 EL. 0.659 205.8
FEM 9 EL. 0.667 203.4
R 50 mm = h 2mm =
E 200000 N/mm
2
=
n 0.3 =
p 1 N/mm
2
=
w
12 1 n
2
( )p
64Eh
3
---------------------------- R
2
r
2
( )
2
4h
2
1 n ( )
----------------- R
2
r
2
( ) + =
m
r
p
16
------ R
2
1 n + ( ) r
2
3 n + ( ) [ ] =
m
c
p
16
------ R
2
1 n + ( ) r
2
1 3n + ( ) [ ] =
w m
r
m
c
( )
PIASTRE INFLESSE
233
La gura 7.21 illustra la deformata calcolata con le due suddivisioni, mentre
in gura 7.22 rappresentato landamento dei momenti ettenti.
Fig. 7.21 Deformata (esempio 7.1).
Fig. 7.22 Momento radiale e circonferenziale (esempio 7.1).
Per la stessa piastra stata inne esaminata linuenza del rapporto
sulla precisione del calcolo; la gura 7.23 riporta i risultati ottenuti per
variabile da 0.01 a 0.4.
Fig. 7.23 Andamento della freccia in funzione del rapporto h/R.
h R
h R

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