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LA CELEBRAZIONE VERSUS POPULUM

di mons. Klaus Gamber Ripubblichiamo, riveduta e corretta, la traduzione a cura di Fabio Marino di questo magistrale saggio sul c. d. altare verso il popolo, gi apparso in Chiesa viva, n. 197, 1989, 1618, e in Notizie, n. 146, 1989, 1-5. Titolo originale: Die Zelebration versus populum, in Ritus modernus. Gesammelte Aufstze zur Liturgiereform, Regensburg, Pustet, 1972, pp. 2129.

Nelle sue Direttive per la disposizione della casa di Dio secondo lo spirito della liturgia romana del 1949 Th. Klauser rilevava che diversi indizi inducono a ritenere che nella chiesa del futuro il sacerdote riprender il suo posto di un tempo dietro laltare e celebrer rivolto verso il popolo come ancor oggi avviene nelle antiche basiliche romane: il desiderio ovunque manifesto di esprimere con maggiore evidenza la comunione della mensa eucaristica sembra esigere una tale soluzione (n. 8). Ci che allora Klauser presentava come auspicabile diventata nel frattempo regola largamente applicata. opinione comune che si sia in tal modo rinnovato un uso della Chiesa primitiva. Ora questo corrisponde alla realt? Nel presente scritto1 verr dimostrato come nella Chiesa non mai esistita la celebrazione versus populum. Lidea che il sacerdote stia di fronte alla comunit risale senza dubbio a Martin Lutero. Egli infatti scrive nel suo opuscolo Messa tedesca e ordinamento del culto divino del 1526, allinizio del capitolo La domenica per i laici: Manteniamo dunque i p aramenti della messa, laltare, le candele cos come sono, finch non scompariranno da s o ppure non ci piaccia di modificarli. Se qualcuno per vorr agire diversamente lasciamoglielo fare. Ma nella vera messa tra puri cristiani laltare non dovrebbe rimanere cos come ora e il sacerdote dovrebbe sempre rivolgersi al popolo, come senza dubbio ha fatto Cristo nellultima Cena. Ora ci si compir a suo tempo. Per variare la posizione del sacerdote allaltare il Riformatore si richiama a quanto fece Cristo nellultima Cena. Ma, come risulta evidente, Lutero aveva davanti agli occhi le rappresentazioni pittoriche comuni ai suoi tempi: Ges sta o siede al centro di un grande tavolo con gli apostoli alla sua destra e alla sua sinistra. La pi celebre raffigurazione di tal genere laffresco di Leonardo da Vinci. Ma Ges occup realmente quel posto? Certamente no, in quanto ci sarebbe stato in contraddizione con gli usi conviviali degli antichi. Al tempo di Ges e nei secoli seguenti il tavolo era rotondo oppure a forma di sigma (semicerchio). La parte anteriore del medesimo rimaneva libera per consentire il servizio delle vivande: i commensali sedevano o giacevano allemiciclo posteriore del tavolo, servendosi assai spesso di un banco a forma di sigma. In origine il posto donore non era al centro, come si potrebbe credere, bens al lato destro (in cornu dextro). [1]

Tale disposizione dei posti la ritroviamo regolarmente nelle pi antiche raffigurazioni dellultima Cena fino in pieno medioevo2 Ges giace o diede sempre al lato destro del tavolo. Solo allincirca a partire dal XIII secolo comincia a imporsi un nuovo modello: il posto di Ges ora al lato posteriore del tavolo in mezzo agli apostoli. Ci sembrerebbe effettivamente una celebrazione versus populum, ma in realt non lo era affatto, perch il popolo cui il Signore avrebbe dovuto rivolgersi, come si sa, nel Cenacolo non cera. Quindi largomentazione di Lutero si rivela inconsistente. Fino al III-IV secolo, quando il numero dei membri della comunit era ancora limitato, nella celebrazione eucaristica si imitava fedelmente lultima Cena assumendo la medes ima disposizione dei posti di allora. Ci lo dimostrano con tutta evidenza numerosi ritrovamenti di chiese domestiche, risalenti ancora al IV-V secolo, nella regione alpina e danubiana. In dette chiese, al centro di uno spazio relativamente ridotto (ca. 9 per 17 m), troviamo un banco di pietra a forma semicircolare dai cinque ai sette metri di diametro, che poteva accogliere circa venticinque persone. Abbiamo trattato diffusamente questo argomento in uno studio particolare3. Nelle citt ove il numero dei fedeli era maggiore la celebrazione doveva richiedere pi tavoli: a uno di essi sedeva il vescovo con i presbiteri, agli altri gli uomini e le donne. Che si assumesse una tale disposizione testimoniato dalla Didascalia degli Apostoli, risalente al III secolo (II 57,2-58,6)4 Nel successivo stadio di sviluppo i tavoli dei laici scompaiono e rimane unicamente quello del vescovo. Loriginario tavolo della Cena di legno d iventa ora un altare di pietra. Dove prima tutti i fedeli sedevano invece a un unico tavolo, lo spazio in origine assai ridotto dellaula venne ampliato in ragione della forte crescita delle comunit registratasi allinizio del V secolo. Coloro che partecipavano alla liturgia sedevano ora su banchi posti lungo le pareti della chiesa, secondo luso praticato nelle sinagoghe. Qu esti banchi non erano che il prolungamento del banco a forma di sigma ove ormai prendeva posto soltanto il vescovo con il clero. Ora unaltra domanda che si pone la seguente: quando il celebrante si recava allaltare per la celebrazione del sacrificio, stava dalla parte anteriore oppure dalla parte posteriore del medesimo? Di per s sarebbe naturale pensare che dal suo posto al centro del banco egli si recasse per la via breve al lato posteriore dellaltare, e che quindi il suo posto fosse dietro laltare. In tal caso si avrebbe una celebrazione versus populum. Ma noi sappiamo che il criterio per determinare la posizione del sacerdote allaltare era ben diverso: esso era dato dallorientamento. Lusanza di pregare verso il sole che sorge antichissima5. Nel sole nascente si vedeva il simbolo del Signore che ascende al cielo e che dal cielo ritorna. Anche questa idea la ritroviamo nella gi citata Didascalia degli Apostoli (II 57,6): Versus orientem oportet vos orare, sicut et scitis, quod scriptum est: date laudem Deo qui ascendit in clum cli ad orientem (Ps 67,33-34). Perch durante la celebrazione i raggi del sole nascente potessero cadere allinterno della chiesa, nel secolo IV lingresso della maggior parte delle basiliche occidentali era posto non gi a occidente, come sar in seguito uso generale, bens a oriente. Ci si pu constatare [2]

ancor oggi nelle basiliche maggiori di Roma: durante le funzioni liturgiche le tre porte dingresso dovevano evidentemente restare aperte per far entrare la luce del sole. In una basilica con tali caratteristiche il celebrante, per guardare verso oriente durante il santo sacrificio, doveva porsi dietro laltare. Ne risulta una apparente celebrazione versus populum. Non dobbiamo per dimenticare che i fedeli presenti non stavano nella navata centrale, come troppo spesso si crede, ma in quelle laterali, e guardavano anchessi a oriente. La Liturgia egiziana di Marco conosce pure un invito del diacono in tal senso: Guardate a oriente!. Dunque nelle basiliche occidentate del IV secolo la comunit radunata per la celebrazione del santo sacrificio formava una semicirconferenza aperta a oriente il cui punto medio era rappresentato dal vescovo (o dal sacerdote) celebrante. significativo che anche qui abbiamo il semicerchio al pari di quando i fedeli sedevano insieme al banco a forma di sigma nella Cena del Signore delle origini cristiane. Pertanto assolutamente da escludere che nelle basiliche del IV secolo il sacerdote stesse di fronte alla comunit per la celebrazione del sacrificio. A fare ci stato per la prima volta il movimento liturgico degli anni venti e trenta, che come Lutero ha propagato la celebrazione versus populum. Pius Parsch, il benemerito zelatore della liturgia popolare, gi negli anni trenta, quando a Klosterneuburg venne risistemata la chiesetta di St. Gertrud, vi adatt laltare in modo da poter celebrare verso il popolo. Ora se la posizione del celebrante tra labside e laltare nelle basiliche del IV secolo era determinata unicamente dallesigenza di rivolgersi ad orientem per pregare, la questione affrontata da Nubaum nel suo ampio volume Il posto del liturgo allaltare cristiano prima dellanno 10006 fino a quando sia rimasta in uso nella Chiesa la celebrazione versus populum, cos impostata un falso problema. Quando nel V secolo si cominci a orientare non pi la porta della chiesa ma labside, anche la posizione del sacerdote allaltare dovette di conseguenza mutare: dora in poi egli star rivolto verso labside con le spalle alla comunit. Jungmann osservava in proposito: Il sacerdote dunque sta alla testa del popolo, non versus populum. Lintera comunit come una grande processione che cammina verso oriente, verso il sole, incontro a Cristo Signore guidata dal sacerdote per offrire insieme con [3]

lui il sacrificio a Dio7. Alquanto diversa era la situazione in alcune antiche chiese del Nordafrica e dellItalia settentrionale, per esempio Ravenna. Qui vi s labside rivolto a oriente, ma laltare si trova non gi vicino a questultimo ma quasi esattamente al centro della navata. Tutto lo spazio tra laltare e labside formava il presbiterio. I fedeli trovavano posto nelle navate laterali, come nelle basiliche, il che corrisponde alluso di sedere ai banchi laterali nelle piccole chiese a sala. Poich il celebrante stando allaltare guardava sempre a oriente, quindi verso labside, in queste chiese egli non stava alla testa del popolo ma, analogamente a quanto avveniva nelle basiliche occidentate del IV secolo, era invece il centro di un grande semicerchio aperto verso oriente formato dai fedeli che partecipavano al sacrificio. Qui bisogna rispondere a una obiezione: Klauser e Nubaum che lo segue ritengono che ben presto laltare, luogo della teofania sarebbe diventato al tempo stesso anche il termine di riferimento per lorientamento, quindi sarebbe stato naturale rivolgersi verso laltare, anche se in tal modo il liturgo in una chiesa orientata con labside avesse dovuto guardare a occidente8. Inoltre Nubaum pensa che qualora tra la parete absidale o il trono del vescovo e laltare vi fosse spazio sufficiente per il sacerdote celebrante, se ne dovrebbe concludere che questultimo appunto in tale spazio avrebbe avuto il suo posto, e quindi stando allaltare avrebbe guardato versus populum. Ci significa proiettare nellantichit concezioni moderne. Infatti non esiste neppure una fonte letteraria che testimoni questo peculiare valore simbolico dellaltare e che lo ind ichi come il termine dellorientamento. Le testimonianze archeologiche ad dotte da Nubaum non sono affatto univoche e non possono dimostrare lesistenza di alcuna celebrazione verso il popolo. Comunque il rigoroso orientamento delle chiese, che troviamo a partire dal IV-V secolo, sarebbe senza senso se non fosse in relazione con il verso della preghiera. Si pu affermare in generale che ogni qual volta una chiesa ha labside a oriente, il posto del sacerdote a nte altare, in modo che durante lofferta del sacrificio possa rivolgere lo sguardo a oriente. Prima di Lutero lidea che il sacerdote quando celebra la messa stia di fronte alla comunit non si trova in nessun testo letterario, n possibile utilizzare per suffragarla i risultati della ricerca archeologica9. Lespressione specifica versus populum compare per la prima volta nel Ritus servandus in celebratione Miss annesso al Missale Romanum promulgato nel 1570 per ordine di papa san Pio V. Al cap. V 3 vi viene contemplato il caso in cui laltare sia rivolto a oriente (ma non verso labside, bens) verso il popolo ( altare sit ad orientem versus populum), cosa che avviene nelle basiliche maggiori e in alcune altre chiese dellUrbe. Laccento posto sulla qualificazione ad orientem, mentre versus populum non altro che unaggiunta chiarificatrice relativa alla disposizion e immediatamente seguente, ove previsto che in tal caso il celebrante non si volti al Dominus vobiscum (non vertit humeros ad altare), dato che si trova gi rivolto al popolo. [4]

Che cosa accade in proposito nella Chiesa orientale? Anche qui non esistette mai una forma di celebrazione versus populum, anzi addirittura vi manca una espressione corrispondente. interessante rilevare che nella concelebrazione, che come noto in Oriente ha una lunga tradizione, il celebrante principale sta di regola con le spalle al popolo mentre i concelebranti si pongono alla sua destra e alla sua sinistra: in nessun caso prendono posto sul lato posteriore dellaltare. Largomento decisivo relativo alla posizione che il sacerdote deve assumere allaltare dato, come si accennato pi volte, dal carattere sacrificale della messa. Il sacrificatore si rivolge sempre verso colui al quale offre il sacrificio. Secondo la concezione del cristianesimo antico ci si pratica volgendo lo sguardo a oriente. Ora cosa ben nota che il carattere sacrificale della messa stato negato da Lutero. Parecchi teologi e liturgisti cattolici alla moda oggi negano il sacrificio, anche se in maniera indiretta: preferiscono porlo in secondo piano, sottolineando per contro col massimo vigore il carattere conviviale della celebrazione. Dal punto di vista cattolico, invero, carattere sacrificale e conviviale della messa non sono mai stati in contrasto. Cena e sacrificio sono due elementi della medesima celebrazione. Certo col mutare dei tempi non sempre essi sono stati espressi con pari forza. Nei primi tre secoli domin chiaramente il carattere di banchetto eucaristico, che trov la sua espressione nel fatto di sedere in comune al tavolo della Cena. Del resto a questepoca leucaristia era a ncora strettamente legata allagape. Per gi intorno allanno 100 latto dello spezzare il pane domenicale viene espressamente indicato come un sacrificio nella Didach (XIV 2). Se al giorno doggi si desidera dare un rilievo maggiore al carattere di convito del la celebrazione eucaristica, va detto che nella celebrazione versus populum questo non che appaia con la forza che spesso si crede e si vorrebbe. Infatti soltanto il pres idente della cena sta effettivamente al tavolo, mentre tutti gli altri convitati siedono gi nella navata, nei posti destinati agli spettatori, senza poter avere alcun rapporto diretto col tavolo della Cena. Il modo migliore per rivendicare il carattere sacrificale della messa dato dallatto di volgersi tutti insieme col sacerdote (verso oriente, vale a dire) nella medesima direzione durante la preghiera eucaristica, nel corso della quale viene offerto realmente il santo sacrificio. Il carattere conviviale potrebbe essere invece sottolineato maggiormente nel rito della comunione, e non occorre insistere qui sulla opportunit che il sacerdote o il lettore stia di fronte alla comunit nella proclamazione della parola di Dio. Secondo la concezione cattolica la messa ben di pi di una comunit riunita per la cena in memoria di Ges di Nazareth: ci che determinante non realizzare lesperienza comunitaria, sebbene anche questa non sia da trascurare (cfr. 1 Cor 10,17), ma invece il culto che la comunit rende a Dio. Il punto di riferimento deve essere sempre Dio e non luomo10 e per questa ragione fin dalle origini nella preghiera cristiana tutti si rivolgono verso di Lui, sacerdote e comunit non possono stare di fronte. Da tutto ci dobbiamo trarre le dovute conseguenze: la celebrazione versus populum va considerata per quello che in realt , una novit, una invenzione di Martin Lutero.

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Appendice. Contro le mie argomentazioni ha preso posizione O. Nutbaum, in Zeitschrift fr katholische Theologie 93 (1971), 148-167. Tuttavia egli non riuscito a confutare la mia tesi, ma al pi ad apportarvi qualche minima correzione. In altra occasione gli risponder diffusamente. Degno di nota larticolo di M. Metzger, La place des liturges lautel, in Revue des sciences religieuses 45 (1971), 113-145, ove viene profondamente criticato il libro del Nubaum citato nel testo e confermata in tutto e per tutto la mia tesi, senza che per altro lautore avesse conoscenza del mio scritto. Nelle conclusioni egli formula una proposta assai simile alla mia, quando scrive: Les positions de liturge pou rraient tre les suivantes: se tourner vers lassemblee lorsquil sadresse celle, cest --dire lors des salutations , lorsquil annoncela Parole de Dieu et lors de la distribution de la comunion; se tourner vers labside pour toutes les prires (p. 143). NOTE: Apparso in Anzeiger fr die katholische Geistlichkeit 79 (1970), 355-359; riprodotto in Die Entscheidung. Bltter kathol. Lebens Nr. 14 (1970), 10-11; Una Voce Korrespondenz (1970/71), 102-108. Cfr. Kl. Wessel, Abendmahl und Apostelkommunion,Recklinghausen 1964. Cfr. Kl. Gamber, Domus ecclesiae. Die altesten Kirchenbauten Aquilejas sowie im Alpen- und Donaugebiet bis zum Beginn des 5. Jh. liturgiewissenschaftlich untersucht, Studia patristica et liturgica 2,Regensburg 1968. Cfr. Id., Die frhchristliche Hauskirche nach Didascalia Apostolorum II, 57, 1 58, 6, in Studia Patristica X, Texte und Untersuchungen, Berlin 1970, 337-344. Cfr. Fr. J. Dlger, Gebet und Gesang im christliche Altertum mit besonderer Ricksicht aut die Ostung in Gebet und Liturgie, Liturgiegeschichtliche Forschungen 4-5, 1920 (1), 1925 (2). Der Standort des Liturgen am christlichen Altar vor dem Jahre 1000. Eine archologische und liturgiegeschichtliche Untersuchung, Theophaneia 18. 1-2,Bonn 1965. J. A. Jungmann, Liturgie der christliche Frhzeit,Freiburg / Schweiz 1967, 126. Cfr. Nubaum, Der Standort des Liturgen am christlichen Altar, 403. Lindicazione di Martin Lutero fu adottata solo da alcune chiese protestanti, specie dai riformati; cfr. Fr. Schulz, Das Mahl der Brder, in Jahrbuch fr Liturgie und Hymnologie 15 (1970), 34 nt. 18, che riferisce come a suo tempo Martin Bucer fece installare a Strasburgo tavoli della cena, affinch il ministro rivolga la faccia verso il popolo, e che tra laltro nel cerimoniale di Wrttemberg del 1668 sarebbe stato previsto che il parroco dovesse avere davanti a s laltare e la comunit nella celebrazione della cena, in quanto laltare non fosse unito alla parete absidale. In proposito cfr. quanto afferma K.G. Rey nel suo scritto Puberttserscheinungen in der katholischen Kirche, Kritische Texte Benzinger 4, 25: Mentre finora il sacerdote offriva il sacrificio come anonimo interm ediario, come guida della comunit, rivolto a Dio e non al popolo, lo offriva a nome di tutti e insieme con tutti, recitando le preghiere prescritte, oggi egli ci sta di fronte come uomo con le sue personali caratterist iche, il suo personale stile di vita e con il viso rivolto verso di noi. Per molti ci comporta un prostituire la loro persona, un far violenza al proprio raccoglimento, cui essi non sono preparati. Ma non mancano, tuttaltro, coloro che sanno comprendere tale situazione per trarne vantaggio, a volte con una certa raffin atezza, altre volte con nessuna. Il loro modo di muoversi e di atteggiarsi, la loro mimica, tutto il loro comportamento si traduce in un richiamo suggestivo dellattenzione sulla loro persona. Alcuni ottengono lo scopo mediante continui commenti ed esortazioni, rivolgendo al momento del congedo saluti e discorsetti personali. Leffetto della loro suggestione la misura del loro potere, e quindi la norma della loro sicurezza.

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

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LALTARE RIVOLTO VERSO IL POPOLO


12 domande e risposte Di Mons. Klaus Gamber

Poi venne un altro angelo e si ferm allaltare, reggendo un incensiere doro. Gli furono dati molti profumi perch li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sullaltare doro, posto davanti al trono (Apocalisse 8, 3). Secondo la concezione dellepistola agli Ebrei, il tempio terreno di Gerusalemme e il suo altare erano limmagine del santuario che in cielo ed in cui il Cristo, eterno sacerdote, entrato (9, 24). La liturgia celeste e la liturgia terrestre sono una cosa sola. Cos, secondo il passo dellApocalisse citato in epigrafe, un angelo fermo davanti allaltare doro del cielo, con un incensiere doro in mano, allo scopo di offrire le preghiere dei fedeli al cospetto di Dio. Anche la nostra offerta terrena non diventa totalmente valida davanti a Dio se non condott a dalla mano di un angelo sullaltare celeste, come detto nel canone della messa romana. La concezione secondo la quale laltare di quaggi un immagine dellarchetipo cel este che si trova davanti al trono di Dio, ha sempre determinato sia la sistemazione dellaltare, sia la posizione del sacerdote nei confronti di esso: e noi abbiamo visto che langelo che regge lincensiere doro fermo davanti allaltare. Daltra parte, le prescrizioni che Dio ha dato a Mos (cfr. Esodo 30, 1-8) hanno certamente svolto un ruolo anchesse. Queste osservazioni preliminari erano necessarie per far comprendere a che punto siano cambiate le concezioni attuali circa laltare. Questo cambiamento non stato effettuato brutalmente, ma poco la volta; si cominciato diversi anni fa, prima del Concilio Vaticano II. Nella Richtlinien fr die Gestaltung des Gotteshauses aus dem Geist der rmischen Liturgie (Istruzioni per la sistemazione delle chiese nello spirito della liturgia romana), del 1949, Theodor Klauser sostiene che: Certi segni fanno intravedere che, nella Chiesa futura, il prete si terr come un tempo dietro laltare e celebrer col viso volto verso il popolo, come si fa ancora oggi in certe basiliche romane; laugurio, che si solleva dappertutto, di veder pi chiaramente espressa la comunione al tavolo eucaristico, sembra esigere questa soluzione (n 8). Ci che Klauser presentava allora come augurabile, come si sa, nel frattempo divenuto quasi dappertutto la norma. Si pensa di aver fatto rivivere cos un uso della cristianit delle origini. Ora, come dimostreranno chiaramente le spiegazioni che seguono, si pu provare con certezza che non si mai avuta, n nella Chiesa dOriente n in quella dOccidente, alc una celebrazione versus populum (verso il popolo), ma che, al contrario, per pregare tutti si volgevano sempre ad Oriente, ad Dominum (verso il Signore). Lidea di un faccia a faccia tra il sacerdote e lassemblea, nel corso della messa, risale piuttosto a Martin Lutero, il quale, nel suo piccolo libroDeutsche Messe und Ordnung des Gottesdienstes (La messa tedesca e lordinazione del culto divino), del 1526, allinizio del c apitolo Della domenica per i laici, cos scrive: Noi conserveremo gli ornamenti sacerdotali, laltare, le luci fino allesaurimento o fino a quando non riterremo di cambiarle. Lasceremo, tuttavia, che altri possano fare diversamente; ma nella vera messa, fra veri cristiani, occorrerebbe che laltare non restasse com adesso e che il prete si volgesse sempre verso il popolo, come senza alcun dubbio Cristo ha fatto al momento della Cena. Ma questo pu attendere. [7]

Ed ecco che il momento atteso arrivato Per giustificare il cambiamento di posizione del celebrante in rapporto allaltare, il R iformatore si riferiva al comportamento di Cristo allUltima Cena. In effetti egli aveva davanti agli occhi le abituali raffigurazioni dei suoi tempi: Ges in piedi o seduto a met di una gran tavola, con gli Apostoli alla sua destra ed alla sua sinistra. Ma Ges, ha effettivamente occupato tale posto? Certamente non avvenne cos, poich sarebbe stato contrario agli usi domestici dellepoca. Al tempo di Ges, e ancora secoli dopo, si utilizzava sia una tavola rotonda sia una tavola a forma di sigma (a semicerchio). Il davanti di essa veniva lasciato libero, per permettere il servizio. I convitati erano seduti o allungati dietro il semicerchio. Per far ci utilizzavano dei divani o un banco, anchesso a forma di sigma. Il posto donore non si trovava, come si potrebbe credere, in mezzo, ma a destra (in cornu dextro). Il secondo posto donore stava di fronte al primo. Questa disposizione dei posti la ritroviamo, in maniera costante, nelle raffigurazioni pi antiche della Cena di Ges, fino a met del Medio Evo. Il Signore sempre allungato o seduto dalla parte destra della tavola. solo verso il XIII sec. che si incomincia ad imporre un nuovo tipo di raffigurazione: ed allora Ges posto dietro la tavola, in mezzo agli Apostoli che lo circondano. questa limmagine che Lutero aveva davanti agli occhi. In effetti, essa ha lapparenza di una celebrazione versus populum. Tuttavia, in realt non si tratta di niente di simile, poich il popolo Figura 1. Mosaico di SantApollinare Nuovo (Ravenna), V sec.: la cena. verso cui il Signore avrebbe dovuto volgersi, si sa che era assente nella sala della Cena. Cosa questa, che toglie ogni valore allargomentazione di Lutero. Daltronde, per quanto ne sappiamo, anchegli non ha mai pr eteso che si celebrasse volti verso lassemblea, come in seguito hanno preso labitudine di fare i Riformati, soli fra le comunit protestanti.

PRIMA DOMANDA possibile. Ma qual era la situazione nella Chiesa delle origini? I fedeli, non erano dunque seduti con il presidente alla tavola del Signore? Qui opportuno distinguere tra celebrazione dellgape - il pasto fraterno - e celebrazione delleucaristia, che allinizio seguiva lgape e pi tardi la precedette. Io ho gi trattato a fondo la questione nel mio studio: Beracha. Nei primi secoli, quando il numero dei membri della comunit era ancora ristretto, si era conservata la stessa disposizione dei posti, a fedele imitazione dellUltima Cena, tanto pi che essa corrispondeva agli usi dellepoca. Diverse chiese domestiche della Chiesa delle or igini, di cui si sono ritrovate le fondamenta nelle regioni alpine, lo provano chiaramente. Al [8]

centro di un locale relativamente piccolo (circa 5 metri per 12,5), si trova un banco in pietra semicircolare, capiente da quindici a venti posti (9). Nelle citt, ove il numero dei fedeli era pi elevato, si era obbligati ad aggiungere delle tavole supplementari. Il vescovo e i presbiteri stavano seduti ad una di queste, i fedeli nelle altre, le donne separate dagli uomini. Nellepistola ai Glati (2, 11 -12), lapostolo Paolo rimprovera allapostolo Pietro di aver preso cibo con i giudei convertiti, evitando i pagani co nvertiti. Ora, mentre per i pasti in comune, le gapi, si stava seduti a delle tavole, per la celebrazione delleucaristia ci si alzava e ci si andava a porre dietro il celebrante, che stava allaltare, come prescrive espressamente laDidascalia degli Apostoli, una istruzione del II-III sec., che esigeva che ci si volgesse esattamente verso Oriente (10). Con gli sviluppi successivi, una volta soppressi i pasti fraterni (verso il IV sec.), le tavole sparirono. I fedeli ormai stavano seduti su dei banchi disposti lungo i muri della chiesa. La tavola daltare, gi in legno, divenne un altare in pietra. SECONDA DOMANDA Come ci si pu opporre agli altari moderni, rivolti verso il popolo, quando essi sono stati prescritti dal Concilio e praticamente sono stati introdotti nel mondo intero? Nella Costituzione conciliare sulla sacra liturgia, promulgata dal Concilio Vaticano II, si cercher invano una prescrizione che imponga di celebrare la santa messa volti verso il popolo. Ancora nel 1947, papa Pio XII, nella su enciclica Mediator Dei (n 49), sottolineava come si sbagliassero coloro che volessero ridare allaltare la sua antica forma di mensa (tav ola). Fino al Concilio la celebrazione verso il popolo non era autorizzata *, tuttavia essa era tacitamente tollerata da numerosi vescovi, soprattutto per le messe dei giovani. Da noi, in Germania, la nuova posizione del sacerdote fece la sua apparizione con la Jugendbewegung (movimento della giovinezza), negli anni venti, allorch si incominci a celebrare leucaristia per dei piccoli gruppi; a questo proposito, Romano Guardini aveva svolto il ruolo di precursore, con le sue messe al castello di Rothenfels. Il movimento liturgico diffuse questuso, soprattutto Pius Parsch, che sistem in questo senso, per la sua parrocchia l iturgica, una piccola chiesa romana (Santa Gertrude) a Klosterneuburg, vicino Vienna. Infine, questi sforzi vennero approvati dallistruzione della Congregazione dei Riti Inter cumenici, del 1964, che ha ispirato in seguito il nuovo messale. Per le nuove costruzioni qui prescritto che bene costruire laltar maggiore separato dal muro, perch si possa f acilmente girarvi attorno e vi si possa celebrare verso il popolo; esso sar posto nelledificio sacro in modo da essere veramente il centro verso il quale si volge spontaneamente lattenzione dellassemblea dei fedeli (n 91). Sfortunatamente, esatto che i nuovi altari verso il popolo siano stati installati dovunque nel mondo - almeno per quanto riguarda larea di diffusione della Chiesa cattolica. Ma, a rigore, essi non sono prescritti. Nelle chiese ortodosse dOriente - ove, dopo tutto, vi sono alcune centinaia di milioni di cristiani - si continua a rispettare luso della Chiesa delle origini, secondo cui il sacerdote che celebra il Santo Sacrificio girato, insieme con i fedeli, verso lbside. Questo vale sia per le Chiese di rito bizantino (greca, russa, bulgara, serba, ecc.) sia per le Chiese dette di rito orientale antico (armena, siriana, copta). Che laltare debba essere scostato dal muro perch si possa facilmente girarvi atto rno, unaltra questione. Questa esigenza della Congregazione dei Riti si accorda perfett amente con la tradizione ** . Per pi di dieci secoli, come fino ad oggi nelle chiese ortodosse dOriente, laltare r imasto privo di sovrastrutture. Un cambiamento si produsse allepoca gotica, con [9]

lapparizione delle pale. Queste svolgevano in parte il ruolo dei dipinti dellbside e dei muri, raffigurando le diverse tappe della salvezza: dallAnnunciazione allAscensione del Signore. Mentre nelle piccole chiese gli altari erano spesso addossati al muro dellbside, nelle grandi chiese, come abbiamo visto, erano posti, fino allepoca gotica, in mezzo al santuario. Ed allora era possibile girarvi intorno al momento dellincensamento, com detto nel salmo 25: giro intorno al tuo altare, Signore, per far risuonare voci di lode e per narrare tutte le tue meraviglie. Per sottolineare la santit dellaltare, questo - almeno nelle grandi chiese - era generalmente sormontato da un baldacchino in materiale prezioso, poggiante su quattro colonne. Ai quattro lati erano fissate delle cortine; certo in riferimento alla tenda del Tempio di Gerusalemme, che separava il Santo dei Santi (Sancta Sanctorum) dal santuario, come Dio aveva prescritto a Mos: Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto Lo append erai a quattro colonne di acacia, rivestite doro Coll ocherai il velo sotto le fibbie e l, nellinterno oltre il velo, introdurrai larca della Testimonianza. Il velo sar per voi la separ azione tra il Santo e il Santo dei santi (Esodo 26, 31-33). Come abbiamo gi detto, nel rito bizantino liconostsi che attua la separazione, ma, secondo la concezione ortodossa, essa rappresenta anche, insieme alle icone, l Ecclesia clestis (la Chiesa del Cielo) che celebra di concerto con i fedeli, tanto che essa devessere cons iderata, da quelli che partecipano alla celebrazione, non solo come una separazione, ma anche come un oggetto di contemplazione. In altri riti orientali non bizantini, liconostsi manca; al suo posto vi sono, come presso gli Armeni, due tende: una piccola davanti allaltare e una grande che, in certi momenti della liturgia della messa, nasconde tutto il coro agli occhi dei fedeli. E a questo proposito san Giovanni Crisostomo dice: Quando vedi chiudere le tende, pensa che in quel momento il ci elo si apre lass in alto e ne discendono gli angeli (11). Secondo la testimonianza di Guillaume Durand, queste tende furono anche usate in Occidente, fino a met del Medio Evo. Egli parla di tre vela: uno che ricopre le offerte del sacrificio, il secondo intorno allaltare e il terzo sospeso davanti al coro (12). Mentre la Chiesa delle origini dissimulava laltare come poteva, ornandolo con tessuti preziosi e con pendoni, ecco che oggigiorno questo stesso altare si trova posto, nudo, in mezzo alla chiesa, esposto a tutti gli sguardi. La sua santit, in quanto luogo delle offerte del sacrificio, si ritrova cos meglio evidenziata? Certamente no. A meno che non si voglia prendere in considerazione - contro tutte le tradizioni - la sua funzione di tavola da pasto e la si voglia rendere manifesta in tal modo. Allora, certamente, non mi resta che inchinarmi Ma, in questo caso, non si tratta pi di rendere presente quaggi il mondo di lass: si tratta solo delluomo e del suo universo. Luniverso di Dio, degli angeli, dei santi, diventa marginale: ci sfiora appena. Forse, malgrado tutto, ci si interesser ancora a un uomo chiamato Ges e a qualche passo accuratamente selezionato del suo Vangelo! TERZA DOMANDA Tuttavia, non vi era gi nel Medio Evo un altare destinato al popolo, per di pi un altar maggiore, come lo abbiamo oggi? Ci esatto nella misura in cui, nelle chiese cattedrali e nei monasteri, vi era in genere, da dopo la fine dellepoca romana, un altare destinato al popolo, posto davanti al jub; questultimo era una specie di chiusura del coro, un po pi alta di quella delle chiese antiche, con due entrate che davano sul coro dei canonici o dei monaci, i quali, in tal modo, si trovavano separati dal resto della chiesa. A causa della croce posta al di sopra di questaltare, o pi esattamente sul jub, laltare stesso veniva chiamato altare della croce. [ 10 ]

su questo altare che, in queste chiese, si celebrava la messa per il popolo ***, come ogni altra messa destinata ad avere numerosi assistenti: la messa solenne per i funerali, quella per lincoronazione di un sovrano. Per di pi si predicava dallalto del jub e solo le messe conventuali (solenni) venivano celebrate allaltar maggiore, nel coro. Dunque, in primo luogo la funzione del jub non era di elevare una barriera fra il clero e il popolo - e per questo non pu essere paragonato alliconostsi bizantina - piuttosto esso era destinato a creare, per i canonici e per i monaci, uno spazio apposito, ove si potessero svolgere le funzioni liturgiche del coro (liturgia delle ore, messa conventuale) senza essere disturbati. Per delle ragioni sia liturgiche che architettoniche stato del tutto irragionevole far sparire il jub e laltare della croce, come accaduto quasi dappertutto in Germania allepoca dei Lumi, su ordine delle autorit secolari (13). Come allora si procedette a delle importanti modifiche architettoniche allinterno delle chiese - per far s che i fedeli potessero guardare direttamente laltar maggiore - cos oggi, in seguito al Concilio, quasi tutte le chiese antiche sono state ritoccate con dei lavori di aggiornamento. Chi giri adesso il mondo e visiti le chiese, scopre, per la sistemazione del santuario, le solu- Figura 2. Incoronazione della seconda moglie zioni pi singolari. Soprattutto in Italia, dove dellimperatore Ferdinando II, davanti al jub delcattedrale di Ratisbona. (Incisione su cuoio del stato possibile, gli altari barocchi sono stati priva- la 1630). ti della loro tavola daltare che stata rimpiazzata dai seggi del celebrante e dei suoi assistenti. Si pu pensare che sia la meno felice delle soluzioni, visto che la pala perde cos la sua antica funzione di riferimento al sacrificio eucaristico per vedersi degradata a semplice schienale dei preti. Se non fosse che, nella maggior parte dei casi, lantico altar maggiore, col suo tabernacolo, serve solo a conservare la santa com unione, cos che occorre rassegnarsi al fatto che il sacerdote, in piedi davanti allaltare verso il popolo, gira costantemente le spalle al tabernacolo, lo stesso su cui fino a ieri si fissavano gli occhi dei fedeli in preghiera. Quando occorre, la corale parrocchiale che si installa sui gradini dellaltar maggiore, con i cantori che volgono anchessi le spalle al tabernacolo e si servono della tavola daltare per poggiarvi i loro diversi accessori. Allorch le considerazioni artistiche lo hanno permesso, laltar maggiore stato tota lmente soppresso, e leucaristia viene conservata in un tabernacolo murale laterale; ed allora sorge subito il problema di come occupare lo spazio cos liberato dellbside. Le soluzioni adottate sono le pi diverse. Spesso vi si installato lorgano, con la sua cassa decorativa, o ppure, per la maggior parte del tempo, la corale parrocchiale, oppure si semplicemente appeso al muro dellbside lantica pala daltare o un pendone di valore, come fossero degli o rnamenti. In definitiva, ognuna di queste soluzioni non soddisfacente, poich, installando un nuovo altare, per di pi dallapparenza molto modesta, si fatto sparire il centro di gravit spaziale costituito dallaltar maggiore, cos come era stato concepito dallarchitetto che aveva costruito la chiesa. Senza alcun dubbio, A. Lorenzer ha ragione allorch scrive: Il sig nificato dellaltare, a questo punto, fa parte integrante della chiesa che lo spostamento di questo centro di gravit spaziale dovrebbe indurre ad elaborare un piano interamente nuovo (14). La cosa assume unevidenza impressionante nelle grandi chiese, come per esempio nella cattedrale di Spira, ove lo sguardo di coloro che vi entrano si posa subito sullantico a l[ 11 ]

tar maggiore sormontato dal suo baldacchino. Oggi questaltare sembra fluttuare nel vuoto: la tavola daltare installata nel coro, malgrado le sue dimensioni, si nota appena in questo spazio tutto volto in altezza, mentre laltare verso il popolo, alcuni gradini pi in basso, non costituisce affatto un centro di gravit spaziale.

QUARTA DOMANDA NellHandbuch der Liturgie fr Kanzel, Schule und Haus (Manuale di liturgia per la cattedra, la scuola e la casa), del P. Alfons Neugart (1926), si legge: Nella basilica della Chiesa delle origini, laltare era posto in mezzo allbside del coro e il prete celebrante si metteva dietro di esso, rivolto verso il popolo. Sullaltare non vi erano n croce n luci. I seggi del vescovo e degli ecclesiastici erano disposti tuttintorno, lungo il muro. solo pi tardi che laltare venne posto contro il muro, come oggi. esatto? La cosa esatta che nei primi secoli, i seggi dei vescovi e dei sacerdoti erano posti lungo il muro dellbside e non ai lati dellaltare; in ambito greco essi erano spesso nettamente rialzati su diversi scalini, di modo che il vescovo, assiso sul trono, potesse esser visto da tutti e meglio ascoltato al momento del suo sermone, che un tempo pronunciava dal suo seggio. Il seggio centrale era sempre riservato al vescovo, come accade ancora oggi in Oriente. anche esatto che a quel tempo sullaltare non vi fosse n croce, n luci, n leggio per il messale, ma solo il calice e la patena con le offerte; lo si pu constatare nelle raffigurazioni medievali della messa; e se fino ad unepoca recente si usava decorare con dei fiori il pav imento della chiesa, laltare non veniva mai decorato. Ecco perch in genere gli altari erano piccoli, con una tavola che raramente raggiungeva un metro quadrato. Nel chiostro della cattedrale di Ratisbona vi , per esempio, un piccolo altare massiccio in pietra, che risale ad unepoca molto antica, mentre vi si trova anche, nella cattedrale antica, un grandissimo altare di due metri e dieci per un metro e quaranta, che risale probabilmente al V secolo e che rappresenta una confessione, vale a dire che faceva parte della tomba di un martire. Ecco spiegata la sua taglia (15)! La limitata superficie della maggior parte degli altari lasciava posto solo per le offerte del pane e del vino: questa particolarit sottolineava significativamente il carattere sacrificale della messa, come accadeva per i sacrifici dei Giudei e dei pagani, per i quali solo le offerte propriamente dette trovavano posto sullaltare. Gli altari di grande dimensione erano rari nei tempi antichi, eppure, al pari degli altri che abbiamo citato, anchessi erano riccamente ornati di stoffe preziose che cadevano dai quattro lati fino a terra, di modo che le tavole che ricoprivano non si presentavano come tali. Pi tardi, in molti posti, si dispose sul lato anteriore degli altari un pendone di stoffa, di legno e di metallo riccamente ornato. Cos che non si pu affermare che il carattere di pasto della messa sia stato sottolineato dagli altari a forma di tavola. Parleremo dopo pi a fondo della posizione del sacerdote allaltare ai tempi della Chi esa delle origini. Qui ricordiamo solo quanto scriveva sulla rivista Der Seelsorger, nel 1967, quindi poco dopo il Concilio, il P. Josef A. Jungmann, autore di un lavoro celebre, Missarum sollemnia: Laffermazione spesso ripetuta che laltare della Chiesa delle origini supponesse sempre che il prete fosse rivolto verso il popolo, si rivela essere una leggenda. Inoltre, Jungmann mette in guardia contro il pericolo che, auspicando ladozione dellaltare verso il popolo, se ne faccia unesigenza assoluta e, alla fine, una moda alla quale ci si sottometta senza riflettere. Secondo lui, la ragione principale di questa raccomandazione di celebrare rivolti verso il popolo la seguente: Vi qui, innanzi tutto, laccento esclusivo che oggigio rno si ama tanto mettere sul carattere di pasto delleucaristia. Da parte sua, il cardinale Joseph Ratzinger ha sempre pi messo in guardia, in questi ultimi anni, contro il rischio di considerare la liturgia sotto il solo aspetto di pasto fraterno (16). [ 12 ]

QUINTA DOMANDA Il papa non celebra da tempo immemorabile rivolto verso il popolo, e non v in San Pietro, a Roma, un altare isolato su un podio, come nella maggior parte delle chiese moderne? Sembrerebbe esatto che lidea di un altare centrale isolato su un podio sia, in qualche modo, gi prefigurata nella chiesa barocca di San Pietro (certo non nella chiesa costantiniana che lha preceduta): laltare papale, leggermente sopraelevato, si trova isolato nel mezzo della chiesa, proprio al di sotto della cupola centrale, posta esattamente sopra la confessione con la tomba del Principe degli Apostoli; esso facilmente visibile da ogni parte, sia dalla navata sia dai due bracci del transetto. Chi una volta partecipava alle messe papali notava che il papa non era posto, come nel resto della cristianit, davanti allaltare, bens dietro. Alcuni liturgisti ne deducevano, avventatamente, che in tal modo si fosse conservata la posizione verso il popolo, posizione ris alente alla Chiesa delle origini. In realt si tratta, come abbiamo visto, dellorientamento nella preghiera: la chiesa di San Pietro, a differenza delle chiese antiche, non ha lbside ad Est, bens ad Ovest. Tuttavia, come dimostrano le foto scattate prima dellelevazione al Soglio di Paolo VI, che intraprese la trasformazione dellaltare papale, i fedeli presenti potevano appena intravedere il papa, a causa dellenorme dimensione dei candelieri e della croce, posti sullaltare. Non dunque possibile, a stretto rigore, parlare di celebrazione versus populum. Non si trattava di un privilegio papale, come talvolta stato affermato. Infatti vi sono a Roma delle altre chiese il cui bside posto ad Occidente e non ad Oriente e in cui il celebrante ugualmente posto dietro laltare. Nelle chiese moderne, costruite dopo il Concilio, si trova spesso, come a San Pietro, un altare isolato su un podio, ma ad esso manca il coronamento del primo: il baldacchino. Siccome si tratta di un podio isolato in mezzo alla chiesa, e dunque sprovvisto di ogni orientamento - e circondato dalle fila di sedie dei fedeli - difficile trovare un posto adeguato per la croce dellaltare, di cui abbiamo esposto prima la funzione di punto di riferimento, croce che tuttavia continua ad essere richiesta dalle nuove regole liturgiche. Nell Institutio generalis del nuovo messale, si prescrive: Del pari, sullaltare o in prossimit di esso, vi sar una croce, ben visibile dallassemblea (n 270). Era questo il caso dellaltare della croce medievale ****, ma non lo pi adesso quando si verifica che, per soddisfare in una maniera o in unaltra questa prescrizione, si finisce con lusare una piccola croce o a fianco dellaltare o poggiata su di esso. SESTA DOMANDA Andava dunque bene che il sacerdote pregasse, come accaduto finora, in direzione del muro? Molto meglio vederlo girato verso lassemblea! Allorch si pone davanti allaltare, il sacerdote non prega in direzione di un muro, ma, insieme a tutti coloro che sono presenti, prega in direzione del Signore. Tanto pi che fino ad adesso la cosa che pi importava non era tanto di realizzare una qualche comunione, bens di rendere il culto a Dio, tramite la mediazione del sacerdote, che rappresentava i partecipanti ed era unito ad essi. Parlando della direzione della preghiera, santAgostino, vescovo di Ippona, scrive: Quando ci alziamo per pregare, ci volgiamo verso lOriente ( ad orientem convertimur), da dove si alza il cielo. Non perch Dio si troverebbe solo l, non perch Egli avrebbe abbandonato le altre regioni della terra ma perch lo spirito sia esortato a volgersi verso una natura superiore, e cio verso Dio (17). Questo spiega perch dopo il sermone, i fedeli si alzavano per la preghiera e si volgevano verso Oriente. SantAgostino li invitava spesso a farlo alla fine [ 13 ]

dei suoi sermoni, impiegando a mo di formula consacrata le seguenti parole: Conversi adDominum (Rivolti al Signore). Possiamo ricordare qui le parole di san Paolo. Conscio che finch abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione egli preferisce essere in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore ( ad Dominum) (2 Corinti 5, 68). Cos, volgersi verso il Signore e guardare ad Oriente era, per la Chiesa delle origini, una sola e medesima cosa. Nella sua opera fondamentale, Sol salutis (1920), Joseph Dlger si dice convinto che la risposta del popolo: Habemus ad Dominum (Sono rivolti al Signore), al richiamo del sacerdote: Sursum corda (In alto i nostri cuori!), significasse anche che ci si volgeva verso Oriente, verso il Signore (p. 256). A questo proposito, Dlger fa osservare che certe liturgie orientali prevedono espressamente questo invito, con un appello espresso dal diacono prima della preghiera eucaristica (anaphora) (p. 251). il caso dellanfora copta di s an Basilio, che comincia: Accostatevi, voi uomini, mantenetevi rispettosi e guardate ad Oriente!, ed anche dellanfora di san Marco, in cui lo stesso appello (Guardate ad Oriente!) viene espresso nel mezzo della preghiera eucaristica, prima del passaggio che conduce al Sanctus. La breve descrizione liturgica del secondo libro delle Costituzioni apostoliche (unistruzione del IV secolo), dice anchessa che ci si alza per pregare e ci si volge verso Oriente (18) . Lottavo libro ci riporta lappello corrispondente lanciato dal diacono: Tenetevi in piedi verso il Signore! (19). Come si pu vedere, anche qui vi il parallelismo fra il guardare ad Oriente e il volgersi verso il Signore. Luso della preghiera in direzione del sol levante da tempo immemor abile, come ha dimostrato anche Dlger; lo si ritrova presso i Giudei e presso i Romani. Vitruvio, nel suo lavoro sullarchitettura, scrive: I templi degli dei devono essere posizionati in modo tale che limmagine che nel tempio guardi verso ponente, affinch coloro che andranno a sacrificare siano rivolti verso Oriente e verso limmagine, di modo che, nel pregare, guardino sia il te mpio sia la parte del cielo che a levante, mentre le statue sembrano levarsi insieme al sole per guardare coloro che le pregano nei sacrifici (20). Per Tertulliano (200 ca.) la preghiera verso Oriente cosa scontata. Nel suo piccolo libro, Apologeticum, egli ricorda che i cristiani pregano in direzione del sol levante (cap. 16). Questo orientamento nella preghiera stato evidenziato molto presto nelle case, con una croce sul muro. Se ne trova una in un locale di un piano superiore di una casa di Ercolano, seppellita dalleruzione del Vesuvio del 79 (21). SETTIMA DOMANDA Ma, se non altro, vi sono degli studi, come quello conosciuto del prof. Otto Nussbaum, nei quali si dimostra scientificamente che fin dai tempi pi remoti si sono avute delle celebrazioni verso il popolo, e che queste fossero anche le pi antiche. Nel suo studio di grande respiro, Der Standort des Liturgen am christlichen Altar (Il posto del liturgo allaltare cristiano), apparso nel 1965, Nussbaum scrive: Quando compa rvero gli edifici cultuali propriamente detti, non vi erano delle regole precise che fissavano da che parte dellaltare dovesse mettersi il liturgo. Egli poteva rimanere sia davanti che dietro laltare (p. 408). Egli ritiene che la celebrazione versuspopulum sia stata preferita fino al VI secolo.

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Tuttavia Nussbaum non distingue a sufficienza tra le chiese con lbside ad Est e que lle con lbside ad Ovest e la cui entrata era dunque ad Est. Questultimo orientamento quasi esclusivo delle basiliche del IV secolo, specialmente di quelle fatte erigere dallimperatore Costantino e da sua madre Elena, come per esempio la chiesa di San Pietro a Roma. Ma, dallinizio del V secolo, san Paolino da Nola indica come abituale (usitatior) lbside ad Est (22). In effetti, le basiliche con lentrata ad Est si trovano soprattutto a Roma e nellAfrica del Nord, mentre sono relativamente rare in Oriente (a Tiro e ad Antiochia). Lentrata ad Oriente (basiliche costantiniane) imitava la disposizione del Tempio di Gerusalemme (cfr. Ezechiele 8, 16), come di altri templi antichi, le cui porte aperte lasciavano entrare la luce del sol levante, che faceva scintillare allinterno la statua del dio. Nelle basiliche cristiane con lentrata ad Est, il celebrante era obbligato normalmente a rimane- Figura 3. Abside dellantica chiesa di San Pietro, a re davanti al lato posteriore dellaltare, al fine di Roma, prima della sua ricostruzione sotto papa San Gregorio Ma-gno. (Ricostruzione in base alla piccola essere rivolto ad Oriente al momento dellofferta placca davorio di Pola). del Santo Sacrificio, esattamente come nelle chiese con lbside ad Oriente, nelle quali egli rimaneva davanti allaltare (ante altare), quindi con le spalle allassemblea. Per il fatto che in certe basiliche con lbside ad Est vi f osse posto dietro laltare anche per il celebrante, si dedotto a volte che questultimo si ponesse da questo lato, volgendosi cos verso il popolo; specialmente quando nellbside vi era anche un banco per i sacerdoti, con un trono per il vescovo. Ora, si tratta di una conclusione chiaramente errata - adottata peraltro da Nussbaum - come si dimostra, in maniera irrefutabile, con laiuto degli scavi archeologici (23). Se cos non fosse, per quale motivo si sarebbero costruite queste chiese esattamente orientate ad Est? OTTAVA DOMANDA Quando il sacerdote si trovava posto dietro laltare, nelle chiese che avevano lbside ad Occidente, come San Pietro a Roma, non si finiva, malgrado tutto, col celebrare rivolti al popolo? No! Infatti, durante la preghiera eucaristica (canon miss), non solo il celebrante, ma anche i fedeli si volgevano ad Oriente. Come ha fatto osservare san Giovanni Crisostomo (24), nei tempi antichi i fedeli stendevano le mani nel corso della preghiera, al pari del sacerdote, e tutti guardavano in direzione delle porte aperte della chiesa, da dove penetrava la luce del sol levante, simbolo di Cristo resuscitato che ritorna. Al di l della particolare venerazione per il sol levante che aveva il costruttore di queste basiliche, limperatore Costantino, certamente ha avuto la sua influenza questo passo del profeta Ezechiele (43, 1-2): Mi condusse allora verso la porta che guarda a Oriente, ed ecco che la gloria del Dio di Israele giungeva dalla via orientale. In tal modo, con le porte della basilica aperte sullOriente, ci si aspettava che il Cristo venisse a partecipare alla celebrazione [ 15 ]

delleucaristia, come dopo la sua resurrezione era apparso pi volte ai suoi discepoli durante il pasto (cfr. Luca 24, 36-49; Giovanni 21; Atti 1, 4). Allorigine i fedeli donne e uomini separati non stavano nella navata centrale, ma in quelle laterali *****, cosa questa che implicava che, nelle chiese antiche, il numero delle navate laterali potesse arrivare fino a sei (quelle del Laterano e di Figura 4. Mosaico di Tabarca, Africa del Nord (IV San Pietro, a Roma, ne hanno solo quattro). In de- sec.): Ecclesia mater. Secondo il Dictionnaire darchologie chrtienne et de liturgie, di Dom Cafinitiva, questo modo di prender posto nelle navate brol e di Dom Leclercq, IV, 2, tav. tra le coll. 2232laterali corrispondeva allabitudine di fermarsi lun- 2233, articolo: glise). Laltare in mezzo all navata. go i muri laterali delle piccole chiese della cristianit delle origini. Tale abitudine ancora oggi in atto nelle chiese dOriente: la navata o lo spazio centrale sotto la cupola rimangono liberi per le funzioni. I fedeli anziani prendono posto su delle sedie (stasidien) lungo i muri della chiesa e nelle navate laterali, gli altri assistono alla messa in piedi. In Oriente, la posizione del corpo pi conveniente per la partecipazione liturgica, quella in piedi, e non linginocchiarsi, comera da noi una volta; t ale posizione esige una grande disciplina fisica, soprattutto nel corso di offici che si prolungano. Come si evince da certi scavi e dalle raffigurazioni che sono state trovate, nelle basiliche costantiniane e nord-africane laltare era quasi al centro della navata. Esso era attorniato da ogni lato da un recinto e, in genere, era sormontato da un baldacchino ******. Il coro dei cantori (schola cantorum) prendeva posto davanti al celebrante. Nelle chiese di Ravenna, bench fossero tutte orientate, si conserv per lungo tempo questa disposizione dellaltare e della schola in mezzo alla navata (25): la cosa attestata fino allVIII secolo. Lo stesso accadeva nella chiesa costantiniana di San Pietro, a Roma: laltare non si trovava, come si potrebbe pensare, al di sopra della tomba dellApostolo, ma quasi al centro della navata centrale. In corrispondenza di dove era sotterrato il Principe degli Apostoli, vi era una memoria senza altare, sormontata da un baldacchino a colonne, come si pu ved ere in una raffigurazione molto antica, quella dello scrigno davorio di Pola. La supposizione spesso avanzata che vi fosse gi un altar maggiore mobile, l ove i pellegrini entrano ed escono per visitare la tomba dellApostolo, non ha avuto alcun riscontro. Poich, nella basiliche con lbside ad Occidente e laltare in mezzo alla navata centrale, i fedeli si disponevano, come abbiamo visto, lungo le navate laterali - fra le cui colonne vi erano, peraltro, dei tendaggi che si aprivano durante la messa - di fatto non volgevano le spalle allaltare; cosa che peraltro non avrebbe neanche potuto essere supposta visto il rispetto che si portava alla santit dellaltare; bastava una leggera rotazione del corpo per volgersi, sen- Figura 5. Ricostruzione (secondo Rohault de Fleuza difficolt, in direzione dellentrata, verso Oriente. ry, La messe, II, Confessions, tav. CXXXI) dellaltare di San Pietro, a Roma, sotto il papa San Anche nel caso inverosimile che nel corso del- Gregorio Magno (600 ca.). Davanti laltare a balla preghiera eucaristica i fedeli non guardassero ver- dacchino una sorta di iconostsi. so lentrata, ma verso laltare, resta il fatto che, anche cos, non si sarebbe potuto verificare il faccia a faccia tra il celebrante e lassemblea, po ich, come abbiamo gi detto, nei tempi antichi laltare era nascosto dalle tende. A partire dal Medio Evo, laltare di queste basiliche venne generalmente trasferito verso lbside. Nella chiesa di San Pietro ci avvenne, come si sa, nel 600, sotto il papato di Gr egorio Magno, il quale apport anche importanti modifiche al coro e fece costruire una cripta [ 16 ]

circolare che permettesse ai pellegrini di recarsi liberamente alla tomba dellApostolo, senza dover passare per il presbiterio. Col passare degli anni, il popolo si dispose via via nella navata centrale. In una certa epoca (impossibile da precisare oggi), in queste basiliche costantiniane, gli assistenti smisero di volgersi verso Oriente, per rimanere rivolti allaltare; fu all ora che si giunse ad una parvenza di celebrazione versus populum. NONA DOMANDA Qual era la posizione del sacerdote e dei fedeli, in quelle chiese che avevano lbside orientato, chiese che costituivano, come si sa, la maggioranza dei santuari antichi? Nelle basiliche a navate multiple e con lbside orientato, i partecipanti alla messa si disponevano in piedi lungo le navate laterali e in fondo alla navata centrale. In tal modo formavano una sorta di semicerchio aperto verso Oriente; il celebrante si veniva a trovare cos nel punto di convergenza di questo semicerchio (al centro del cerchio virtuale). Invece, nelle basiliche che avevano lbside ad Occidente, il sacerdote, i chierici ed i cantori si venivano a trovare alla sommit di questo stesso semicerchio. Quando, pi tardi, i fedeli finirono con loccupare lintera navata centrale, disponendosi in colonna, si venne a creare qualcosa di dinamico, che somigliava alla colonna del popolo di Dio in marcia nel deserto, in direzione della terra promessa: come se la posizione verso Est indicasse anche la meta della colonna: il Paradiso perduto che si cercava ad Est (cfr. Genesi 2, 8). Il celebrante e i suoi assistenti formavano la testa della colonna. La disposizione iniziale, quella che componeva un semicerchio, si presentava invece come composta secondo un princpio statico: lattesa del Signore che era asceso in cielo verso Oriente (cfr. Salmi 67, 34; Zaccaria 14, 4) e da l sarebbe ritornato (cfr. Matteo 24, 27; Atti 1, 11); come quando si riceve una personalit eminente, e si arretra, a formare un semicerchio, per accogliere in mezzo lospite donore. San Giovanni Damasceno scrive: Al momento della sua Ascensione, egli sal verso Oriente, cos che ladorarono gli Apostoli, ed cos che rito rner, allo stesso modo in cui lo videro salire in cielo, come ha detto il Signore stesso: Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, cos sar la venuta del Figlio delluomo (Matteo 24, 27). Ecco perch lattendiamo e ladoriamo rivolti ad Oriente: una tradizione non scritta degli Apostoli (26). Sulla base di questa concezione, a partire dal VI secolo circa, in numerose chiese - come si vede nelle pitture dellepoca a Bawit, in Egitto - si raffigurava lAscensione del Signore sotto la volta principale dellbside: in alto il Cristo glorioso condotto da due angeli, al di so tto Maria, che rappresentava la Chiesa, in preghiera con le mani volte al cielo, alla sua destra ed alla sua sinistra gli Apostoli. Questa raffigurazione rappresentava sia la glorificazione di Ges in cielo sia la sua seconda venuta, secondo le parole rivolte dai due angeli agli Apostoli al momento dellAscensione: Questo Ges che stato di tra voi assunto fino al cielo, torner un giorno allo stesso modo in cui lavete visto andare in cielo (Atti 1, 11) (27). Pi tardi, nei dipinti delle bsidi in Occidente, il Cristo in trono nella mandorla fu tratto da queste antiche raffigurazioni, e, come Majestas Domini circondata dai simboli dei quattro evangelisti, divenne il tipico dipinto delle bsidi dellarte romana. NellOriente biza ntino il Signore che ascende in cielo venne dipinto sia sotto la vol ta principale dellbside, come Pantocrate, sia sotto la cupola che sovrastava laltare insieme al complesso dellAscensione; in quasi tutti i casi, per, la Madre di Dio non vi figurava pi perch la sua immagine era riservata alla decorazione dellbside. Il posto centrale attribuito a Maria nellbside si deve sicuramente ad un passo dellApocalisse: Allora si apr il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario larca

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dellalleanza Nel cielo apparve poi un segno grandioso: un donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle (Apocalisse 11, 19; 12, 1). Si noter qui la relazione tra Maria-Ecclesia e Arca dellAlleanza, ma anche il fatto che il velo del tempio - e cio il santuario che questo copriva - si apriva solo in certi momenti ben precisi. Il mistero, il tremendum, esige desser velato, e cos nasce il desiderio di vederlo riv elarsi; cosa che oggigiorno si dimentica troppo facilmente. Lapostolo Paolo scrive: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia (I Corinti 13, 12). Guardare ad Est non significa solo guard are al Signore trasfigurato in cielo e atteso alla fine dei tempi, ma esprime anche il desiderio della manifestazione ultima, della rivelazione della gloria futura. DECIMA DOMANDA Tuttavia, il fatto che nelle pi antiche basiliche romane laltare e lbside potessero trovarsi in tutte le direzioni in contraddizione con laffermazione che alle origini si sare bbe sempre pregato verso Est e che di conseguenza le chiese fossero orientate. Come si spiega? Il fatto che in questo caso si tratta di chiese edificate su del materiale da costruzione risalente allAntichit, oppure di chiese che le condizioni locali non permettevano che venissero perfettamente orientate. Tuttavia, questo non impediva che il sacerdote ed i fedeli si volgessero insieme verso lOriente per la preghiera e il sacrificio, come voleva luso cristiano abituale. Cos, per esempio, la celebre chiesa di San Clemente, a Roma, che stata edificata su delle antiche fondazioni, ha lentrata a sud -est: ecco perch il celebrante si dispone dietro laltare; daltronde, una celebrazione davanti laltare non sarebbe assolutamente possibile, data la disposizione dei luoghi. Per guardare verso Oriente, al momento del Santo Sacrificio, al sacerdote basta girare leggermente il corpo; lo stesso dicasi per i fedeli disposti nelle navate laterali (a San Clemente la navata centrale serve per la schola, in essa si trovano anche i due amboni per la lettura dellepistola, del graduale e del Vangelo). Nel suo libro, Le rite et lhomme, Louis Bouyer scrive: Lidea che la basilica romana sarebbe la forma ideale della chiesa cristiana, perch permetterebbe una celebrazione in cui il prete e i fedeli si disporrebbero faccia a faccia, un completo controsenso. lultima delle cose a cui gli antichi avrebbero pensato (p. 241). Ad ogni modo, come abbiamo gi visto, il preciso orientamento delle chiese, come lo si riscontra a partire dal IV-V secolo, non avrebbe avuto senso se non fosse stato in stretta relazione con lorientamento nella preghiera. A sostegno dellopinione secondo la quale laltare propriamente detto (e la croce che lo sovrasta) sarebbe il punto di riferimento verso il quale si volgono i fedeli e che, idealmente, dovrebbero attorniare, si ama citare, a mo desempio, lespressione del memento dei vivi, del canone della messa: et omnium circumstantium ( e di tutti i circostanti). Occorre precisare che, nel suo significato filologico, il terminecircumstantes contenuto in questa espressione designa globalmente le persone presenti e non solo quelli che si trovano in cerchio intorno a; tant che, dagli scritti dellepoca, Figura 6. Basilica di San Marco, Venezia, mosaico che non si ha notizia di casi di fedeli che si sarebbero raffigura la Messa per linvenzione delle reliquie del santo (XII-XIII sec.). disposti in cerchio attorno allaltare durante la [ 18 ]

celebrazione della messa. Daltronde, non avrebbero potuto farlo, se non altro perch i laici, come ancora oggi in Oriente, non avevano il diritto di penetrare nel santuario. Il rispetto si sviluppa quando incoraggiato dai comportamenti esteriori e, se il caso, dalle interdizioni destinate ad evitare le profanazioni. Quando, per esempio, un sagrestano pu poggiare sullaltare, senza il minimo scrupolo, una sedia o una scala per sistemare dietro laltare, in alto, dei candelieri o dei fiori, la santit di questo altare ne resta rozzamente offesa. Cosa inimmaginabile in una chiesa dOriente! Di contro, possiamo dire che lespressione et omnium circumstantium pu far pensare alla buona abitudine che dovrebbero prendere i fedeli durante lofferta del Santo S acrificio: in piedi, pieni di rispetto). Ma, ai giorni nostri, queste persone presenti si trasformano facilmente in persone sedute (in modo confortevole) su delle sedie, anche a causa della presenza di queste ultime nelle chiese attuali, le quali invitano a prender posto. Certo, cambiare il modo di vedere moderno in questo campo non sarebbe cosa facile; tuttavia non si dovrebbe mai dimenticare che la stazione eretta lattitudine liturgica per e ccellenza, che fra laltro favorisce lo spirito comunitario. UNDICESIMA DOMANDA Tutto ci molto bello Ma non bisogna fare i conti con il fatto che luomo moderno non pi tanto capace di comprendere che per pregare bisogna volgersi ad Oriente? Per lui il sol levante non ha pi la forza simbolica che aveva per luomo dellAntichit e che ha ancora oggi per i paesi mediterranei, battuti dal sole in maniera pi intensa che da noi, u omini del nord. Ai cristiani odierni quanto meno la comunione della mensa eucaristica che pi importa. Anche se luomo moderno non presta pi attenzione alla direzione esatta verso cui prega - anche se i musulmani continuano a volgersi verso la Mecca e i giudei verso Gerusalemme - tuttavia non dovrebbe avere difficolt a comprendere il significato che riveste il fatto che il sacerdote e i fedeli preghino insieme nella stessa direzione. Ad ogni modo, luso che tutti i presenti siano insieme orientati verso il Signore qualcosa di atemporale e conserva anche oggi tutto il suo significato. A fianco dellaspetto teologico relativo al faccia a faccia tra il sacerdote ed i fedeli al momento della celebrazione del sacrificio eucaristico, il caso di richiamare anche i problemi di ordine sociologico, che appartengono anchessi alla messa in risalto della comunione de lla mensa eucaristica. Il prof. W. Siebel, nel suo piccolo libro intitolato Liturgie als Angebot (La liturgia allasta), pensa che il sacerdote volto verso il popolo pu essere considerato come il pi pe rfetto simbolo del nuovo spirito della liturgia, La posizione in uso fino a ieri faceva a pparire il prete come il capo e il rappresentante della comunit, che parlava a Dio a nome di questultima, come Mos sul Sinai: la comunit indirizza a Dio un messaggio (preghiera, ad orazione, sacrificio), il prete, in quanto capo, trasmette questo messag gio, e Dio lo riceve. Con la nuova pratica, continua Siebel, il sacerdote non sembra pi neanche il rappr esentante della comunit, ma piuttosto si presenta come un attore che - almeno nella parte centrale della messa - svolge il ruolo di Dio, un po come a Oberammergau o in altre rappresentazioni della Passione. E conclude: Ma se, in nome di questa nuova svolta, il prete d iventa un attore incaricato di interpretare il Cristo sulla scena, ecco che allora, a causa di questa riproposizione teatrale della Cena, Cristo e il prete finiscono con lidentificarsi in una maniera a momenti insopportabile. Siebel spiega anche la buona volont con la quale i preti hanno adottato la celebrazione versus populum: Il considerevole disorientamento e la solitudine dei preti hanno fatto s che essi cercassero dei nuovi punti dappoggio per il loro comportamento. Fra questi vi il [ 19 ]

sostegno emotivo che procura al prete la comunit riunita intorno a lui. Ma ecco che nasce immediatamente una nuova dipendenza: quella dellattore di fronte al suo pubblico. Anche K. G. Rey, nel suo libro Puberttserscheinungen in der katholischen Kirche (Manifestazioni pubertarie nella Chiesa cattolica), dichiara: Mentre fino a ieri il prete offriva il sacrificio in quanto intermediario anonimo, in quanto capo della comunit, rivolto a Dio e non al popolo, in nome di tutti e con tutti; mentre fino a ieri pronunciava delle preghiere che gli erano state prescritte, oggi questo prete ci viene incontro in quanto uomo, con le sue particolarit umane, col suo stile di vita personale, il viso rivolto a noi. Per molti preti diviene forte la tentazione di prostituire la propria persona, tentazione contro la quale non hanno la statura per lottare. Alcuni molto astutamente, ed altri con meno astuzia, volgono la situazione a proprio vantaggio. Le loro attitudini, la loro mimica, i loro gesti, tutto il loro comportamento attira gli sguardi che si fissano su di loro, per le loro ripetute osservazioni, le loro direttive, le parole daccoglienza o daddio In tal modo, il successo dei loro suggerimenti costituisce, in cuor loro, la misura del loro potere e, quindi, la norma della loro sicurezza (p. 25). A proposito dellaugurio espresso da Klauser, e che abbiamo riportato prima, di veder pi chiaramente espressa la comunione al tavolo eucaristico, grazie alla celebrazione versus populum, lo stesso Siebel, nel suo libro citato, dichiara: Laugurata riunione dellassemblea attorno al tavolo della Cena, non pu certo contribuire al rafforzamento della coscienza comunitaria. In effetti, solo il prete sta vicino al tavolo, e per di pi in piedi; gli altri partecipanti al pasto sono seduti pi o meno lontani, nella sala del teatro. E aggiunge: In genere, il tavolo posto lontano dai fedeli, su un palco, cos ch e non possibile far rivivere gli intimi rapporti che esistevano nella sala in cui si svolse la Cena. Il prete che svolge il suo ruolo girato verso il popolo, difficilmente pu evitare di dare limpressione di rappresentare un personaggio che, pieno di gentilezza, viene a proporci qualcosa. Per limitare questa impressione si provato a piazzare laltare in mezzo allassemblea; ed allora non si pi obbligati a guardare solo il prete, locchio pu spaziare anche sugli assistenti che gli stanno a fianco; ma cos facendo si fa sparire il distacco esistente fra la spazio sacro e lassemblea: lemozione un tempo suscitata dalla presenza di Dio nella chiesa, si muta in un pallido sentimento che a mala pena si distingue dalla ordinaria quotidianit. Ed allora, possiamo dire che il sacerdote posto dietro laltare, con lo sguardo rivolto al popolo, diviene, dal punto di vista sociologico, sia un attore interamente dipendente dal suo pubblico, sia un venditore che ha qualcosa da proporre. Nel suo libro, che abbiamo gi citato, Das Konzil der Buchhalter, Alfred Lorenzer richiama ancora altri punti di vista, in particolare dordine estetico: Non solo il microfono r ivela ogni respiro, ogni rumore occasionale, ma la scena che si svolge assomiglia molto pi alla presentazione televisiva di certe ricette di cucina, che alle forme liturgiche delle Chiese riformate. Mentre in queste ultime lazione sacra stata emarginata - ridotta al massimo di semplicit e brevit - nella riforma liturgica cattolica essa conserva il suo posto principale: privata dei suoi ornamenti gestuali essa conserva minuziosamente tutta la complessit del suo svolgimento, ed ormai presentata agli occhi di tutti in una pseduo-trasparenza che confonde la percezione sensibile delle manipolazioni con la trasparenza del mito, manipolazioni che sono eseguite in maniera tale che ogni dettaglio di questo rituale alimentare finisce con lessere esibito sempre con poca discrezione; si vede un uomo rompere con difficolt unostia che resiste, si vede comegli se la ficca in bocca, si diviene testimoni di abitudini masticatorie personali, non sempre molto belle, di modi con cui ingoiare del pane secco, di tecniche usate per far girare il calice da purificare e di sistemi pi o meno abili per asciugarlo (p. 192). Queste sono le conseguenze sociologiche della posizione del celebrante di fronte allassemblea. Certo, le cose stanno diversamente al momento della proclamazione della p arola di Dio. Questa presuppone proprio il faccia a faccia tra il prete e il popolo, come stato [ 20 ]

sempre scontato che il predicatore si volgesse verso i fedeli, al pari del diacono che cantava il Vangelo. Ma, come abbiamo ripetuto, cosa diversa la celebrazione del vero e proprio sacrificio eucaristico: in questo caso la liturgia non si concretizza in una offerta ai fedeli, come nel caso della liturgia della Parola, si tratta bens di un avvenimento sacro nel corso del quale il cielo e la terra si uniscono e il Dio della grazia si inclina verso di noi. Solo al momento della comunione, del pasto eucaristico vero e proprio, si ritorna al faccia a faccia tra il prete e i comunicandi. E questi cambiamenti di posizione del celebrante nei confronti dellaltare hanno un preciso significato simbolico e sociologico: quando il celebrante prega e sacrifica ha, al pari dei fedeli, gli occhi rivolti a Dio, mentre quando proclama la parola di Dio e distribuisce leucaristia si volge verso il popolo. Come abbiamo visto, il volgersi verso lEst cos antico che la Chiesa ha fatto di questa attitudine un uso che non pu essere modificato. Si cerca costantemente con gli occhi il luogo ove posto il Signore (J. Kunstmann) o, come dice Origne nel suo libro sulla pr eghiera (cap. 32), il volgersi ad Oriente un simbolo, quello dellanima che guarda verso il sorgere della vera luce, nellattesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Ges Cristo (Tito 2, 13).

DODICESIMA DOMANDA Perch, come si sostiene, il carattere sacrificale della messa sarebbe meno chiaramente espresso quando il prete girato verso il popolo? La domanda pu essere ribaltata: dal momento che gli specialisti sanno molto bene che esaltare laltare rivolto al popolo non significa richiamarsi ad una pratica della Chiesa delle origini, perch non ne traggono le inevitabili conseguenze? Perch non sopprimono i tavoli da pranzo eretti con una sorprendente coralit nel mondo intero? Molto probabilmente perch questa nuova posizione dellaltare corrisponde, meglio dellantica, alla nuova concezione della messa e delleucaristia. molto chiaro che oggigiorno si vorrebbe evitare di dare limpressione che la tavola santa (come viene chiamato laltare in Oriente) sia un altare per il sacrificio. Senza dubbio la stessa ragione per la quale, quasi dappertutto, si pone sullaltare un mazzo di fiori (uno s olo), come sulla tavola da pranzo di una famiglia in un giorno di festa, insieme a due o tre ceri: questi quasi sempre a sinistra, il vaso dal lato opposto. Lassenza di simmetria voluta: non bisogna creare dei punti di riferimento centrali, come quando si mettevano i candelieri alla destra ed alla sinistra della croce che stava in mezzo; qui si tratta solo di una tavola da pranzo. Non ci si mette dietro laltare del sacrificio, ci si mette davanti; gi il sacrificatore pagano faceva cos, il suo sguardo era diretto verso la raffigurazione della divinit a cui si offriva il sacrificio; anche nel Tempio di Gerusalemme si faceva cos: il sacerdote incaricato di offrire la vittima stava davanti alla tavola del Signore, come si chiamava il grande altare dellolocausto nel cuore del Tempio (cfr. Malachia 1, 12), e questa tavola del Signore era collocata di fronte al tempio interno overa custodita lArca dellAlleanza, il Santo dei Santi , il luogo in cui dimorava lAltissimo (cfr. Salmi 16, 15). Un pranzo si consuma con il padre di famiglia che presiede, in seno alla cerchia famigliare; mentre invece, in tutte le religioni, esiste una apposita liturgia per il compimento del sacrificio, liturgia che prevede che il sacrificio si compia allinterno o davanti ad un santuario (che pu essere anche un albero sacro): il liturgo separato dalla folla, sta davanti ai presenti, di fronte allaltare, rivolto alla divinit. In tutti i tempi, gli uomi ni che hanno offerto un sacrificio si sono sempre rivolti verso colui al quale il sacrificio era diretto e non verso i partecipanti alla cerimonia. [ 21 ]

Nel suo commento al libro dei Numeri (10, 27), Origne si fa interprete della concezione della Chiesa delle origini: Colui che si pone dinanzi allaltare dimostra con ci di svolgere le funzioni sacerdotali. Ora, la funzione del prete consiste nellintercedere per i peccati del popolo. Ai giorni nostri, in cui il senso del peccato sparisce sempre pi, la conce zione espressa da Origne sembra essersi largamente perduta. Lutero, lo si sa, ha negato il carattere sacrificale della messa: egli non vi vedeva altro che la proclamazione della parola di Dio, seguita da una celebrazione della Cena; da qui la sua preoccupazione di vedere il liturgo rivolto verso lassemblea. Certi teologi cattolici moderni non negano direttamente il carattere sacrificale della messa, ma preferirebbero che questo passasse in secondo piano al fine di poter meglio sottolineare il carattere di pasto della celebrazione; questo, il pi delle volte, a causa di considerazioni ecumeniche a favore dei protestanti, dimenticando per che per le Chiese orientali ortodosse il carattere sacrificale della divina liturgia un fatto indiscutibile. Solo leliminazione della tavola da pranzo e il ritorno alla celebrazione allaltar ma ggiore potranno condurre ad un cambiamento nella concezione della messa e delleucaristia, e cio alla messa intesa come atto dadorazione e di venerazione di Dio, come atto d azione di grazia per i suoi benefici, per la nostra salvezza e la nostra vocazione al regno celeste, e come rappresentazione mistica del sacrificio della croce del Signore. Questo, tuttavia, non esclude, come abbiamo visto, che la liturgia della Parola sia celebrata non allaltare, ma dal seggio o dallambone, comera un tempo durante la messa ep iscopale. Ma le preghiere devono essere tutte recitate in direzione dellOriente, e cio in dir ezione dellimmagine di Cristo nellbside e della croce sullaltare. Visto che durante il nostro pellegrinaggio terreno non ci possibile contemplare tutta la grandezza del mistero celebrato, e ancor meno lo stesso Cristo, n lassemblea celeste, non basta parlare ininterrottamente di ci che il sacrificio della messa ha di sublime, bisogna invece fare di tutto per mettere in evidenza, agli occhi degli uomini, la grandezza di questo sacrificio, per mezzo della stessa celebrazione e della sistemazione artistica della casa del Signore, in particolar modo dellaltare. Allo svolgimento della liturgia e alle immagini, si pu applicare ci che dice dei veli sacri lo Pseudo Dionigi lAreopagita, nella sua opera Sui nomi divini (1, 4): questi veli che [ancora adesso] nascondono lo spirituale nelluniverso sensibile, e il sov ra terreno nel terreno, che conferiscono forma e immagine a ci che non ha n forma n immagine Ma il gio rno verr che, essendo divenuti incorruttibili e immortali e avendo raggiunto la pace beata accanto a Cristo, saremo, come dice la Scrittura, presso il Signore (cfr. I Tessalonicesi 4, 17) tutti pieni di contemplazione per la sua apparizione visibile. (tratto da MONS. KLAUS GAMBER, Tourns vers le Seigneur!, Editions SainteMadeleine, Le Barroux, F, pp. 19-55). NOTE:

(9) - Cfr. K. Gamber, Das Patriarchat Aquileja und die bairische Kirche (Il Patriarcato di Aquileia e la Chiesa bavarese), pp. 22-55. (10) - II, 57, 2-58, 6 (Paderborn, 1906), ed. Funk. (11) - Migne, PG 62, 29. (12) - Rational, I, 3, n 35. (13) - Sullargomento cfr. larticolo di K. Gamber in Das Mnster, 1985. (14) - Das Konzil der Buchhalter (Il concilio dei contabili), p. 200. (15) - Cfr. K. Gamber, Ecclesia Reginensis, pp. 49-66. (16) - Cfr. Entretiens sur la foi, Fayard, 1975, p. 158. (17) - Migne, PL, 34, 1277.

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(18) - Cap. 57, 14, ed. Funk, p. 165. (19) - Cap. 12, 2, ed. Funk, p. 494. (20) - I, libro 4, cap. 5, ed. E. Tardieu et A. Cousin fils, p. 173. (21) - Cfr. E. C. Conte Corti, Vie, mort et rsurrection dHerculanum et de Pompi, fig. 29 . (22) - Ep. 32, 13 (Migne, PL 61, 337). (23) - Cfr. K. Gamber, Liturgie und kirchenbau (Liturgia e costruzione delle chiese), pp. 16-18. (24) - Migne, PG 62, 204. (25) - Cfr. K. Gamber, Liturgie und kirchenbau (Liturgia e costruzione delle chiese), pp. 132-136. (26) - Migne, PG 94, 1136. (27) - Cfr. K. Gamber, Sancta sanctorum, pp. 31-34.

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LALTARE E IL SANTUARIO: IERI E OGGI


Di Mons. Klaus Gamber

cos nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria. (Salmi 63 (62), 3). al risveglio mi sazier della tua presenza. (Salmi (17 (16), 15). Queste parole del salmista fanno ben comprendere quale fosse la partecipazione interiore dei fedeli dellAntico Testamento che accedevano al Tempio di Gerusalemme; in definitiva esse non sono altro che la preghiera di Mos che chiede a Dio di poter contemplare il suo volto (cfr. Esodo 33, 11-23). Ma, come Mos non vide Yahweh che di spalle, cos il credente Israelita non vedeva che il santuario di Dio, di pi, se non apparteneva al rango dei sacerdoti, lo stesso santuario lo vedeva solo dallesterno. Il visitatore della casa di Dio (domus Dei) cristiana, dovrebbe esprimere lo stesso augurio del salmista: vedere la gloria di Dio e contemplare al sua potenza, cos come essa appare nel corso della messa, tramite i riti e le rappresentazioni. Noi contempliamo il Signore velato sotto le specie eucaristiche, poich quaggi non ci permesso contemplare il volto di Dio senza morirne (cfr. Esodo 33, 20). Origne ricorda: certo che le potenze angeliche prendono parte allassemblea dei fedeli e che la virt del nostro Signore e Salvatore vi presente, al pari degli spiriti dei santi (2) . E il poeta siriano Bala dichiara: Affinch lo (il Signore) si possa trovare sulla terra si costruito una casa fra i mortali e ha edificato degli altari perch la Chiesa viva. Che nessuno si sbagli: il Re che abita qui! andiamo nel tempio per contemplarlo (3) . Al fine di mirare un po della potenza e della gloria di Dio e viverne nella liturgia, gli uomini, nel corso dei secoli scorsi, hanno edificato delle chiese e delle cattedrali e le hanno sistemate come meglio potevano. Hanno convenuto che il loro tempio, in quanto dimora di Dio, fosse sontuoso, nonostante vivessero in misere capanne. Non era il loro santuario? Stava bene a tutti. Mai si erano costruite tante nuove chiese come durante gli anni che seguirono la seconda guerra mondiale. La maggior parte di esse sono delle costruzioni puramente utilitaristiche, in cui si volontariamente rinunciato a produrre delle opere darte, nonostante siano costate tanti milioni. Dal punto di vista tecnico non manca niente: hanno una buona acustica e una perfetta aerazione, sono ben illuminate e facili da s caldare. Laltare si pu guardare da tutti i lati. Tuttavia, queste chiese non sono delle case di Dio, nel vero senso della parola, non sono uno spazio sacro, un tempio del Signore ove si ama andare per adorare Dio e per esporgli i propri bisogni. Sono delle sale di riunione dove non si va pi al di fuori dei momenti dedicati agli offici. Degne compagne degli alveari e dei depositi umani quali sono i fabbricati delle periferie delle citt, queste chiese, nel linguaggio popolare, sono talvolta chiamate silos danime o depositi da pater noster. Altre sono state espressamente concepite come delle opere darte: il loro modello la cappella del pellegrinaggio di Ronchamp. Qui, il celebre architetto Le Corbusier, che era [ 24 ]

agnostico, riuscito a produrre unopera darte architettonica. E tuttavia non diventata una chiesa, forse, al massimo, un luogo di preghiera adatto alla meditazione. Da allora, il modello della cappella di Ronchamp venne imitato e la costruzione delle chiese divenne fattore di sperimentazione in cui si sbizzarr il soggettivismo degli architetti. E la cosa divenne ancora pi facile dal momento che simpose sempre e innanzi tutto il pri ncpio secondo il quale non vi sono spazi sacri che si oppongono al mondo profano. I nuovi edifici divennero cos dei simboli dei nostri tempi, e anche il segno di un dissolvimento delle norme esistenti, nonch limmagine di ci che caotico nelluniverso co ntemporaneo. Ora, uno spazio cultuale ha le sue leggi, che non sono sottomesse n alla moda n ai cambiamenti del tempo. Nel Tempio di Gerusalemme Dio abita in una maniera particolare, ed in un luogo siffatto che si compie il culto reso a Dio. C da aggiungere anche che, oggi, le basi spirituali e teologiche difettano; la vita pubblica in gran parte secolarizzata; le Chiese cristiane non sono pi, sfortunatamente, la forza principale della societ occidentale. E tuttavia gli architetti continuano a costruire, come se niente fosse cambiato, tanto il denaro in genere non manca: i giganteschi centri parrocchiali che si edificano nelle periferie darebbero limpressione che la Chiesa continui ad essere la grande calamita che attira gli uomini. In avvenire sar meglio costruire solo degli edifici semplici, relativamente piccoli che, se non si distingueranno molto dallesterno, presenteranno per allinterno una sistemazione di buon gusto, interamente orientata al suo fine cultuale. Allo stesso modo, la basilica della Chiesa delle origini, vista dalla strada, si distingueva solo poco come edificio; tuttavia, per la sontuosit dei suoi tendaggi e delle sue lampade, e soprattutto per larredo prezioso dellaltare e del santuario, il suo interno componeva un quadro degno del mistero che v i si svolgeva. Nelle nuove chiese, la disposizione del santuario oggetto di soluzioni differenti. Nelle chiese costruite fra le due guerre, per raggiungere laltare si dovevano superare numerosi gradini, cos che laltare stesso si presentava su un piano sopra elevato; ai giorni nostri si piazza laltare su un podio isolato, disposto il pi vicino possibile ai fedeli. Il centro di questo podio costituito da una tavola daltare ( mensa), generalmente di grandi dimensioni e sprovvista di ogni ornamento. A fianco si trova un ambone, in pietra, come laltare, e dietro tre o pi seggi (in capitonn), per il celebrante ed i suoi assistenti. Inf ine, isolato, in qualche parte contro il muro dellabside, il tabernacolo. Il crocifisso, verso il quale fino ad oggi si volgevano gli sguardi di coloro che pregavano, manca per la maggior parte della giornata, oppure si trova, in miniatura, posato sullaltare. Su questultimo, a fia nco dellimmancabile mazzo di fiori, si trovano dei porta candela, riuniti insieme o, quan do si tratta di candelabri, questi vengono disposti a terra, attorno allaltare. In cambio, le chiese ortodosse dOriente vengono costruite, ancora oggi, alla stesso modo di mille anni fa, ornate di pitture e di icone. In questo caso si tratta di unarte t ipica, in cui larchitetto e lartista sono legati ad un tipos, ad un modello tradizionale, senza peraltro che questo abbia prodotto unarte uniforme. Anche in Occidente, sulla base della tradizione che si aveva in comune con lOriente, era essenziale che il santuario fosse separato dallo spazio riservato ai fedeli, come gi a Gerusalemme, ove il santuario aveva un suo posto in mezzo alle costruzioni che componevano il Tempio. Il principio oggigiorno tanto decantato, secondo il quale laltare devessere al centro, dunque falso, se ci si vuole riferire alla sua localizzazione. Laltare il centro dellazione sacra: su di esso che nel corso della celebrazione della messa riposa lagnello, come immolato dellApocalisse (5, 6). per questo che santIldegarda di Bingen la chiama: la tavola dispensatrice della vita e aggiunge: Quando il prete saccosta allaltare per celebrare i santi misteri, un bagliore di luce scintillante appare [ 25 ]

subito nel cielo. Gli angeli scendono dal cielo, la luce avvolge l altare e gli spiriti celesti sinchinano alla vista del servizio divino (4). La netta separazione fra il santuario e la navata apparve allepoca in cui la gente decise di aderire in massa alla Chiesa, dunque, al pi tardi, dopo il 300. Allora vennero erette delle barriere intorno al coro e si apposero delle cortine, una attorno al baldacchino dellaltare, unaltra alla pergola delle barriere del coro; pergola che, nelle piccole chiese, si riduceva ad una semplice traversa di legno (fig. 7). Il tutto perch si riteneva che il mistero celebrato sullaltare dovesse essere preservato, e quindi non lo si esponeva direttamente agli sguardi degli uomini. Liconostsi bizantina non altro che unestensione di queste barriere del coro ( cancelli) della chiesa delle origini. Liconstasi ha abitualmente tre porte, come i cancelli costru iti sotto limperatore Giustiniano (+565) nella chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli, la quale era gi dotata, come accadr in genere nei secoli seguenti, di raffigurazioni di Cristo e di Maria, degli angeli, dei profeti e degli Apostoli. La celebre icona di Cristo del monastero del monte Sinai, data della stessa epoca, e viste le sue dimensioni - 84 cm. daltezza - deve provenire da una di queste antiche iconstasi. Si fissavano, e si fissano ancora, le icone, parte fra le colonne della pergola e parte sopra di essa, come nel caso della deisis (Cristo fra Maria e Giovanni Battista). Nella Chiesa dOccidente, le cortine (vela), che originariamente facevano parte dellornamento dellaltare e delle barriere del coro, sono state definitivamente dismesse nelle chiese di epoca barocca, ove tutto era predisposto in funzione della visuale e della intelligibilit. Questo spiega 7. Veliko Tirnovo (Bulgaria), VI sec. Altare e perch nel sacramentario di Angoulme (800 ca.), Figura barriera del coro (ricostruzione). La pergola non alla fine delle formule di consacrazione di una raffigurata. chiesa, si ritrova ancora la seguente rbrica: Poi si ricoprono gli altari (con dei panni) e si dispongono i tendaggi del tempio ( vela templi) (5) . Lo stesso dicasi per il rito di consacrazione delle chiese prescritto nel sacramentario di Drogon (IX sec.), in cui si prevede un velum sospeso fra la navata e laltare ( inter dem et altare) (5). Ma ci che pi importa che reimpariamo ad avere rispetto per laltare. Nella Chiesa dOriente, come in quella dOccidente, duso che il sacerdote che si a ccosta allaltare vi sinchini profondamente dinnanzi; nel libro dellEsodo (2 9, 37), a proposito dellaltare del tabernacolo, sta scritto: Tutto ci che lo tocca sar santificato. Anche Ges dichiara che laltare che rende sacra lofferta (cfr. Matteo 23, 18) e che non vi si deve pr esentare lofferta se prima non ci si riconciliati col proprio fratello (Cfr. Matteo, 5, 23). Al momento dellofferta del sacrificio del Nuovo Testamento, laltare diviene il trono di Dio. per questo che San Giovanni Crisostomo previene i suoi uditori dicendo: Pensa a c olui che si accinge ad entrare qui. Trema gi allaccostarsi. Poich colui che appena scorge il trono (vuoto) del re, freme nel suo cuore allattesa del suo arrivo (6). Nella Chiesa delle origini, e anche in seguito, dal baldacchino dellaltare, oltre al la mpadario circolare, pendeva un vaso doro o dargento, raffigurante spesso una colomba, e in cui si conservava leucaristia (per la comunione dei malati). A questo scopo si utilizz molto presto anche uno scrigno, il quale, al pari dellArca dellAlleanza dellAntico Testamen to (arca), era in legno dacacia ricoperto di lamine doro (cfr. Esodo 37, 1-9). A Coira se ne conserva un bellesemplare dellVIII sec. Il ciborio dorato dellimperatore Arnulfo, che si trovava prima [ 26 ]

a SantEmmeran di Ratisbona e che adesso si trova a Monaco, del IX sec.; con le sue quattro colonnine esso somiglia molto allartophorion (tabernacolo) che si trova oggi sullaltare delle chiese bizantine. Questi contenitori erano sempre poggiati sullaltare o in una nicchia praticata sul suo lato posteriore. da essi che trae origine il tabernacolo daltare, metallico, dei tempi moderni. Ancora nel XIII sec., Guillaume Durand, nel suo Rationale divinorumofficiorum, parla dellinstallazione di unarca (tabernacolo) sullaltare, nella quale si depongono insieme il corpo del Signore e le reliquie dei santi) (7). Di contro, la conservazione del pane eucaristico in un tabernacolo fissato nel muro sinistro del coro di data pi recente, e fu abituale soprattutto allepoca gotica. In ogni caso, la conservazione del tabernacolo sullaltare del tutto saggia. Tuttavia, non v niente da obiettare alla conservazione della santa eucaristia in un altro posto nella chiesa, purch sia degnamente idoneo. Fino al V sec., come attestato da Nilo dAncira (+430) (8), lbside, ove si trovavano il trono del vescovo e i seggi dei sacerdoti, nella sua parte superiore portava solamente la croce, oppure, come si vede ancora in certi mosaici romani, oltre alla croce, il Cristo docente, attorniato dagli Apostoli; pi tardi, un po dappertutto in Occidente fino allepoca gotica, nella parte superiore dellbside il Cristo in trono in una mandorla, sullarcobaleno, attorniato dai quattro animali dellApocalisse (4, 8 e ss.) e dagli angeli, e nel registro inferiore, la Madre di Dio, gli Apostoli e altri santi a rappresentare lassemblea celeste. Al momento della celebrazione delleucaristia, i fedeli, contemplando limmagine di Cristo sul suo trono celeste, lo sentivano presente fra loro, ugualmente in trono. E in effetti non ci si pu accontentare di ricordare la parola del Signore: dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Matteo 18, 20), occorre esprimerla anche in maniera sensibile, e precisamente con le immagini. Un tempo, un muro dbside nudo, come si trova oggi in tante chiese moderne, era inconcepibile. Quando si ultimava una nuova costruzione, era proprio questo muro ad essere ornato per primo con pitture o mosaici, e solo dopo si pensava a decorare i muri rimasti. Ricordiamo qui i magnifici mosaici della basilica di Ravenna e delle cattedrali di Venezia, di Torcello e di Parenzo (fig. 8). Mentre le pitture dellbside, come abbiamo visto, avevano innanzi tutto un carattere cultuale, evocando la presenza del Signore in trono al di sopra dellassemblea, le pitture dei muri della navata, con le loro scene tratte dallAntico e dal Nuovo Testamento, avevano come scopo primario quello didattico, almeno secondo il pensiero occidentale. Erano destinate ad istruire i fedeli circa le realt divine. LOriente bizantino, invece, considera queste raffigurazioni come unattualizzazione dei misteri della salvezza, mentre i numerosi ritratti di santi lungo i pilastri ed i muri laterali simboleggiano la presenza dellassemblea celeste o il fatto di ritrovarsi unit i ad essa (cfr. Ebrei 12, 22). per questo che linterno della chiesa ortodossa diviene il luogo ove il passato, il pr esente e il futuro si ricongiungono, ove si rende visibile leternit ( hodie - loggi, termine con cui iniziano numerosi canti solenni); ove il cielo e la terra si uniscono (fig. 8). Nelle chiese dOccidente, come abbiamo visto, lo sguardo dei partecipanti era un te mpo diretto verso la raffigurazione del Figlio di Dio trasfigurato, oppure verso la croce, segno della nostra salvezza. E la croce era innanzi tutto considerata come un segno di vittoria, come il segno del Figlio delluomo che ritorna alla fine dei tempi (cfr. Matteo 24, 30); e per questo essa era ornata doro e di pietre preziose. Essa era posta dietro laltare e, fino allepoca romana, il corpo di Cristo non vi figurava.

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solo pi tardi che si instaur luso di dipingervi sopra limmagine del Crocifisso o di fissarvela sotto forma di raffigurazione su smalto, ma, anche allora, non tanto come Cristo doloroso o morente fra atroci sofferenze, quanto come vincitore della morte o sommo sacerdote. La raffigurazione plastica del corpo suppliziato, come in seguito divenuta abituale in Occidente, lOriente la rigetta per principio, perch si ritiene che sottolinei troppo laspetto umano, fisico. Dal momento che, secondo la concezione tradizionale, la raffigurazione sullbside del Figlio di Dio in gloria e la croce poggiata o al di sopra dellaltare, sono gli elementi essenziali delladdobbo del santuario, non si mai messo in dubbio che lo sguardo del sacerdote celebrante, al momento dellofferta del sacrificio, debba essere diretto verso Oriente, verso la croce e la raffigurazione di Cristo trasfigurato, e non verso i fedeli che partecipano alla celebrazione, come Figura 8. Santuario (parte superiore) delil caso oggi nella celebrazioneversus populum (verso il po- la cattedrale di Parenzo (Istria), VI sec. (Disegno di Jupp Palm). polo). Tuttavia, poche chiese moderne hanno ancora un tale punto di riferimento; sembra anzi che in generale gli artisti moderni temano di introdurre delle opere plastiche nelle chiese. Cosa dovuta ai conflitti interiori che lacerano luomo moderno e lo mettono nellimpossibilit di creare unarte sacra. In definitiva, ci che manc a la tradizione che, nelle chiese dOriente, non ha cessato di impregnare, fino ai nostri giorni, lo svolg imento del culto, larchitettura della chiesa e larte liturgica. Nellortodossia, lartista ha come prima missione, quella di raffigurare il mister o della salvezza, come esso descritto nella Sacra Scrittura e trasmesso dalla Tradizione; delimitazione, questa, che lo preserva dallarbitrio molto spesso eccessivo che possiamo r iscontrare nellarte sacra contemporanea, pur senza limitarlo oltremodo nella sua realizzazione artistica. Dopo che in Occidente, contrariamente a quanto avvenuto in Oriente, la disposizione del santuario e degli altari ha subto, a pi riprese, diversi cambiamenti nel corso dei secoli , oggi non si pu negare che, in seguito al concilio Vaticano II, si sia prodotto un cambiamento dordine fondamentale. In molti ambienti, subito dopo il Concilio, si giunti a sopprimere il banco della comunione, quanto rimaneva cio dellantica barriera del coro, e si installato davanti allesistente altar maggiore - un altare destinato alla celebrazione verso il popolo. Dappertutto microfoni! sullaltare, sui seggi, sullambone; e la cattedra? mai pi utilizzata. E queste nuove disposizioni del santuario sono state attuate in tutti i continenti, con un coralismo straordinario. Mentre nelle chiese antiche laltare (nuovo) verso il popolo, i seggi e lambone sono stati concepiti, per molto tempo, come oggetti mobili, che si potevano rimu overe in qualsiasi momento, negli edifici nuovi o rinnovati essi sono stati ordinati in maniera definitiva, in funzione di questa nuova organizzazione che si ritiene moderna. Leucaristia si conserva in un tabernacolo murale (in mezzo al muro di fondo o sul muro laterale sinistro). Il nuovo altare verso il popolo in pietra e spesso posto in maniera da permettere solo la celebrazione versus populum, i seggi sono talvolta due, anchessi in pietra, come lambone, di aspetto massiccio e in uno stile sovente equivoco, in ogni caso non in linea con la tradizione! Ora, addentrandoci nei secoli passati, vi sono veramente tantissimi modelli in grado di fornirci delle idee circa la sistemazione in particolare dellaltare. E. A. Lengeling ha esposto le Tendenzen des deutschen katholischen Kirchenbaus aufgrund der Beschlsse des 2. Vatikanischen Konzils(Tendenze della costruzione delle chiese cattoliche in Germania in base alle decisioni del concilio Vaticano II), in un articolo [ 28 ]

apparso con questo titolo nella Liturgisches Jahrbuch del 1967. Le esigenze che vi sono riportate, nel frattempo, si sono largamente imposte; ma non ci si seriamente preoccupati di fondare storicamente questa nuova sistemazione, fatto salvo lo studio di Otto Nussbaum di cui parleremo dopo. Per finire, ancora poche parole sulle celebrazioni eucaristiche in massa, allaria aperta. Al cospetto di queste celebrazioni, molti provano un certo disagio, soprattutto in relazione al modo con cui si svolge la comunione in massa. Non dimentichiamolo: vero che Ges Cristo ha predicato alle grandi folle che, spesso, erano composte da diverse migliaia di persone (cfr. Matteo 14,21), tuttavia non ha istituito la Santa Eucaristia in presenza di masse duomini, bens nella cerchia ristretta dei suoi apostoli. Lintera cristianit stata sempre dellavviso che la messa, questo sacrificio che unisce il cielo e la terra, non poteva essere celebrata che in locali sacri, destinati allo scopo. Si sa anche che lo stesso agnello pasquale ebraico non poteva essere consumato che allinterno e non allaria aperta (cfr. Esodo 12, 46). Occorre tener presente, inoltre, il fatto che la preparazione e la consacrazione delle ostie necessarie alla comunione di diverse migliaia di persone, addirittura fino a un milione di persone, comporta delle difficolt enormi. Sembra, per, che per questioni di princpio non si voglia rinunciare ad una partecipazione dei fedeli alla comunione - bench questa sarebbe stata la soluzione pi semplice - perch, partendo dallidea che la messa ha il Figura 9. Chiesa del convento di Nerezi, vicino Skopie (Macedonia). carattere di un pasto, si pensa, a torto, che lassunzione della comunione faccia necessariamente parte di ogni messa. Ma la cosa del tutto incomprensibile che si celebrino delle messe allaria aperta anche quando si dispone di chiese spaziose. Questo in contrasto con una tradizione della Chiesa che risale a quasi 2000 anni e, per di pi, in contrasto con la natura della santa messa che stata sempre considerata come un sacrificio e come il compimento di un mistero. per questo che per celebrare il mistero della fede dobbiamo condurci fin dentro le mura delle nostre chiese, protettrici del mistero. La santit del luogo indurr ad assumere la migliore attitudine al cospetto del sacro, il quale si svela solo a colui che gli si accosta con rispetto.

(tratto da MONS. KLAUS GAMBER, Tourns vers le Seigneur!, Editions SainteMadeleine, Le Barroux, F, pp. 5-18). NOTE:
(2) - La prire, 31, n 5, trad. di A. G. Hamman (DDB, 1977), p. 120. (3) - Bibliothek der Kirchenvter, p. 64. (4) - Scivias, II, vis. 6. (5) - Mons. Duchesne, Origines du culte chrtien, 3a ed., pp. 485-488. (6) - Migne, PG 61, 313. (7) - I, 2 De lautel, n 5. (8) - Migne, PG 79, 577-580.

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