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THE LIBRARY BRIGHAM YOUNG UNIVERSITY

PROVO,

UTAH

LA PITTURA

LA MINIATURA

NELLA LOMBARDIA
DAI PI ANTICHI MONUMENTI ALLA MET DEL QUATTROCENTO

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FRONTESPIZIO DELLA BIBBIA DI NICCOL
l'ouscA, FtttiikA k

III

d'ESTE
Ulrico Hoepli
Editotii, Milatco

MiyiATVKA j.ombarda

ROMA, BIBL. vaticana: MS. BARB. LAT.

613

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f7

7/

Pietro Toesca

LA PITTURA E LA MINIATURA
NELLA LOMBARDIA
DAI PI ANTICHI MONUMENTI ALLA MET DEL QUATTROCENTO
CON 481 INCISIONI E 35 TAVOLE

Ulrico Hoepli
EDITORE libraio DELLA REAL CASA

MILANO

1912

PROPRIET LETTERARIA

TIPOGRAFIA SOCIALE

Milano, Via Goffredo Mameli,

5.

AD ADOLFO VENTURI
CON PROFONDO AFFETTO

Milano
ho ricercato
regione,
i

e le terre vicine
i

formano

il

nucleo della regione della quale

monumenti

e Papera nella Pittura e nella

Miniatura

vasta

cui confini variano

nel corso

dei secoli, e

sovente sono poco

determinati, sia nella Storia, sia nell'Arte,

Per

il

periodo

pii antico,

quando ancora non era

il

nome

di

Lomle
ri-

bardia, la scarsezza

stessa dei

monumenti

consigli di

rivolgere
il

cerche a

un

pili

ampio

terreno, del quale

Milano era

centro
i

mag-

giore, e di giungere sino al

mare

ligure

pei tempi pi recenti

variabili

termini vennero indicati dal vario estendersi delle forme artistiche imperanti nella regione eh' nucleo del territorio esplorato.

Gli studi raccolti in questo

volume riguardano una lunga epoca


nei quali sono

sinora poco nota; giungono sino ai tempi


schiarate,

gi state

ri-

almeno per buon

tratto,

le

vicende dell'Arte.

Della Pittura confido di non aver trascurato nessun monumento di


vera importanza. Per la Miniatura, chi conosce
le difficolt dello

studio

dei manoscritti miniati, cagionate soprattutto dalle deficienze dei catalogi,

non

si attende ch'io

abbia soddisfatto in modo pieno


stabilito dei capisaldi sicuri

il

mio proposito.
la conoscenza

Spero nondimeno di avere


della

per

Miniatura lombarda.

E
la

ho fiducia che

risultati delle

mie

ricerche, certamente tenui

per

comprensione delle

pili

elevate creazioni del genio, siano utili per la

storia dell'Arte e dell'attivit artistica nostra.

INDICE GENERALE

Gap.

I,

pi antichi

monumenti.

Memorie

della Pittura a Milano nei primi secoli cristiani.

e di S. Vittore in ciel d'oro.

venna,

Aquilino Relazioni della Liguria con l'Oriente e con RaI

mosaici di

S.

mosaici del battistero d'Albenga

pag.

Gap. il

Secoli oscuri.

Incerti ricordi e vestige della Pittura nell'et longobardica.


rolingia.
di S.
al

Vicende della tecnica della Pittura sino al secolo X. Giovanni di Mnster, della grotta di S. Nazaro a Verona, di
di Givate

Influenze dell'Arte ca-

Gli allreschi
S.

Renedetto
pag.

monte

29

Gap.

III.

Monumenti

della Pittura nel secolo XI.

Gli affreschi dell'epoca di Ariberto

da Intimiano nella chiesa di S. Vincenzo di Galliano. S. Fedelino a Novale, e nella basilica ambrosiana. pi recenti dipinti della chiesa di Galliano, e altri avanzi di inferiori opere
Affreschi nell'oratorio di

41

pittoriche

pag.

Gap. IV.

La Miniatura
X

dal sec.
al Xll.

al XII.

- I

mosaici dei pavimenti.

La Miniatura

miniati nella Lombardia: mss. bobbiesi; mss. liturgici ambrosiani; mss. vari. Le bibbie atlantiche. I mosaici dei
in Italia dal secolo

Manoscritti

pavimenti nell'et romanica.

Pavimenti

istoriati di chiese

lombarde

pag.

69

Gap. V.
Svolgersi dello

Monumenti
il

della Pittura nel secolo XII.

stile fra

sec.

in S. Michele di Oleggio, in

S. Pietro al monte di bardia: iconi della Madonna; dipinti vari;

XI e il XII: avanzi di affreschi in S. Giorgio di Gonio, S. Carlo di Prugiasco. Gli affreschi della chiesa di L'influenza bizantina sulla Pittura nella LomGivate.

il

mosaico dell'abside della basilica


pag.
95

ambrosiana

INDICE GENERALE

Q^p yi

_ La Pittura e la Miniatura nel Dugento e sugli inizi del Trecento.


:

Persistere e svolgersi dello stile bizantineggiante affreschi vari; rispondenze con la Saltuaria influenza dello stile gotico affreschi vari. Pittura dell'Italia centrale. Gli affreschi del castello Manoscritti miniati di probabile origine lombarda. P^g- 135 di Angera

Gap. vii.

La Pittura

e la

Miniatura nella prima met del Trecento.

Svolgersi di forme Ultime derivazioni dello stile bizantineggiante: affreschi vari. Inffussi dell'Arte toscana. S.Pietro. Castel nuove: affreschi di Como, Lodi, Varese, Manoscritti miniati Relazioni con l'Arte oltramontana: affreschi del Piemonte. pag. 171 lombarda origine di sicura e di probabile

Gap. Vili.

La Pittura

nella seconda

met

del Trecento.
:

affreschi vari. I dipinti Influenza dell'Arte giottesca nella prima met del Trecento Giovanni da Milano. II problema delle del tiburio della chiesa di Viboldone. Gli affreschi di Solaro, Viboldone, Bellinzona, ecc. sue origini artistiche. Svolgersi originale della Pittura raffronti con le opere di Giovanni da Milano.

lombarda

gli

affreschi di Mocchirolo, Leniate, Albizzate, ecc.


. .

Rapporti con

la

Pittura nelle regioni circostanti

pag. 206

Gap. IX.

La Miniatura

nella seconda

met

del Trecento

Suoi rap-

porti con la Pittura.


Il miniatore delGiovanni di Benedetto. Mss. miniati della met del Trecento. Giovannino de' Grassi. I suoi l'uTiziolo di Parigi (Bibl. Nazionale: ms. lat. 757). Pietro da Pavia, de' Grassi. Salomone Giovannino e miniati da Mss. disegni.

Anovelo da Inibonate

Il " Tanumerosissimi anonimi miniatori lombardi. cuinum sanitatis . Raffronti cogli aifreschi di Franco e Filippolo de Veris. RoRaffronti manzi cavallereschi miniati. Svolgersi della illustrazione dei romanzi. gli affreschi di S. Maria dipinti vari tra le miniature e gli affreschi lombardi di Lodi pag. 275 Francesco di S. di Cremona, del duomo in Selva di Locamo,

Gap. X.

L'

Ouvraige de Lombardie

La Pittura

loro dominio Miniatura lombarda degli ultimi decenni del Trecento L' " ouvraige nell'Italia Superiore. Relazioni loro con l'Arte franco-fiamminga. de Lombardie . I miniatori lombardi e le " Trs riches Heures del duca pag. 407 di Berry
e
:

Gap. XI.
Arte e
artisti a

La Pittura

sugli inizi del Quattrocento.

Milano fra il sec. XIV e il XV. Il duomo. La Scultura: tramutarsi del suo stile. Rapporti fra gli scultori e i pittori. Pittori lombardi del principio Relazioni del Quattrocento. Michelino da Besozzo. Disegni di artisti lombardi.

fra la Pittura

lombarda

e quella di altre regioni d'Italia e d'oltralpe

pag. 429

Gap. XII.

La Pittura

nella

prima met

del Quattrocento.

Dipinti vari. Antonino de Feraris da Pavia.

Leonardo da Besozzo. La sua Cronaca

figurata.

artistica.

Gli affreschi della casa

Borromeo

discendenti di Michelino da Besozzo. Gli Zavattari. Loro origine Affreschi rurali pag. 469 di Milano.

INDICE GENERALE

XI

Gap. XIII.

La Miniatura
la Pittura. bibl.

nella prima
vari.

met

del Quattrocento.

Sue rispondenze con


del

II miniatore miniatore dell'ufiziolo di Filippo Maria Visconti. Sua influenza. Dissolversi della vecchia maniera nella seconda met del Quattrocento. Manoscritti vari pag. 517

Manoscritti

Tarocchi miniati.

ms.

it.

131 della

Nazionale di Parigi. Suoi seguaci.

Il

Gap. XIV.

Vecchi Quattrocento.

nuovi pittori sugli

inizi della

seconda met del

Persistere della vecchia maniera oltre la met del Quattrocento. Cristoforo de' Moretti. Dipinti e maestri vari. Primi seguaci dello stile del Rinascimento. Donato de' Bardi. Influenze della Pittura padovana. Paolo da Brescia. Benedetto

Bembo. Bonifacio Bembo. Vincenzo Poppa


Aggiunte e correzioni
Indice dei luoghi Indice dei nomi e delle cose principali Indice delle abbreviazioni bibliografiche meno ovvie

pag. 554

pag. 581

583
591

595

Errata- Corrige

,,

597

Fig.

1.

Milano,

S.

Aquilino

Cristo fra gli Apostoli.

PI ANTICHI

MONUMENTI

Memorie

della Pittura a Milano nei primi secoli cristiani.

mosaici di
1'

S.

Aquilino

e di S. Vittore in ciel d'oro.

Relazioni della Liguria con

Oriente e con Ra-

venna.

mosaici del battistero d'Albenga.

Nel

pomerio

di

Milano antica, verso occidente,

si

stendeva un'area

sacra ai primi cristiani della citt; vi erano sepolti molti dei


le

loro defunti, vi riposavano anche

vittime delle persecuzioni


stati

Gervasio e Protasio, Naborre, Felice e Vittore erano

col pietosala

mente deposti dopo

il

martirio ^ Nei vesperi

il

luogo campestre, che

tradizione chiam horliis Philippi, risuonava delle acclamazioni dei credenti che libavano sulle

tombe

dei

martiri, forse

decorate di cancelli

marmorei
'

e di

titilli

^.

F.

Swio,

.sa;i/i

martiri di Milano (Riuisla di scienze storiche, 1905, pag. 240 e segg.

1906,

pag. 121

e seguenti).
^ "

in vesperani bibunt
cfr.

Haec vota ad Deuni pervenire iudicant qui calices ad sepulchra martyruni deferunt atque illic S. Ambuogio (Palr. lai., XVH, 62). L'antica usanza fu proibita da -S. Ambrogio:
:

AudusTiNi Confessiones (Patr. Za/., XXXU, 719). Alla fine del IV sec.i vecchi cristiani milanesi ricordavano ancora di aver veduto il titolo dei SS. Gervasio e Protasio G. B. De Hossi, Dei sepolcreti cristiani (Bull, di Arch. crisi., H, 1864, pag. 29 e segg.).
:

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Volgendo verso mezzod, lungo


geva ad

le

mura
:

della citt

romana,

si

giun-

altre regioni cimiteriali cristiane


la

una

delle quali era nel luogo

ove pi tardi sorse


S.

chiesa dei SS. Pietro e Paolo, poi consacrata a

Nazaro. Quivi furono dissepolte, l'anno 1845, alcune tombe \

Erano sepolture terragne, composte


della
fossa,

di mattoni, che nel lato interno

verso
vi era

il

cadavere, recavano

diverse

pitture.

In

una
in
^;

delle

tombe non
terza,

che una coloratura di fnto


i

marmo; ma

altra, si

credette di ravvisare dipinti

segni e

gli

strumenti del martirio


di Cristo,

in

una
il

riapparvero alla luce


il

il

monogramma
pitture'',

pavoni,

stelle,

mistico gallo,

Redentore

in atto di risuscitare Lazzaro.

Perdutosi ogni avanzo di quelle

non possiamo determinarne non

con certezza
dubbia per
i

l'et

lo

stile;

ma

la

loro remota antichit appare

simboli che vi erano espressi: figurazioni semplificate, d'insi

tendimento funerario, quali


stiani,

ritrovano dappertutto, nei primi secoli cri-

a decorare
ci

sepolcri.

dato di osservare in altri

monumenti
superiore
*.

della Pittura

il

primo

diffondersi della

nuova fede

nell' Italia

Quando Milano

fu assunta a sede imperiale, essa di cose,

che
di

al

poeta gallico
^,

Ausonio apparve mirabile d'uomini e

emula

Roma

parte-

cip intensamente al grande rivolgimento verso l'idea cristiana, divenne


in breve metropoli religiosa d'una regione vastissima
lirio,
si
:

dalle Gallie

all' II-

estese allora la giurisdizione


irradi,

dei

suoi vescovi; l'autorit morale


S.

del suo episcopato

per opera di

Ambrogio, anche

l'

Oriente,

combatt
brogio
si

supremi

sforzi del
i

paganesimo

in

Roma

intorno ad

Am-

stringevano
di

santi vescovi delle citt vicine. Felice di


di

Como,

Rassano

Lodi, Savino

Piacenza, Gaudenzio di Novara, Vigilio di

Sui primi cimiteri crsliani a Milano, cfr. V. Forcella, Iscrizioni crisi, in Milano. Codogno, 1897, tombe di S. Nazaro, L. Biraghi, Sopra alcuni sepolcri scoperti presso la basilica degli Apostoli, Milano, 1845; G. B. De Rossi, Roma soli., I, 29 e segg. 2 Ripr. da L. Biraghi (op. cit.) e da R. Garrucci (Storia dell'Arte crisi., Prato, 1873, 11, tav. 1056).
'

pag. VII-IX. Sulle

3 Non mi fu possibile di ritrovare nemmeno le copie che vennero tratte da quelle pitture quando furono scoperte. * Unico avanzo, a Milano e nelle regioni vicine, di pittura dell'et romana, forse del 1 sec. d. Cr., il basamento dipinto con figure di divinit conservato nel Museo Civico di Milano, importante monumento, sebbene alterato da restauri, di una tecnica raffinata nella quale non sono ancora le audacie, e le trascuratezze, della pi tarda pittura ellenistico-romana. Cfr. F. Malaguzzi- Valeri, Milano, Bergamo, 1906, 1, 13. * AusoNii Ordo nobiliuni urbiuni :

Et Mediolani mira omnia: copia rerum innumerae cultaeque domus, facunda virorum ingenia et mores laeti
C. Cipolla, Della giurisdizione metropolitica della chiesa milanese nella regione
1897, pag. 75 e segg.).

X (Ambrosiana, Milano,

PI ANTICHI

MONUMENTI

Trento, cooperando a rinnovare la coscienza e la vita morale, in quello


spegnersi della civilt antica.

Sorgevano, nella
sacri al

citt

splendida ancora di paganesimo,

gli

edifci

nuovo

culto.
la

Gi prima di Ambrogio, era stata edificata


miirana, presso
il

basilica
il

maior

iiitra-

luogo

ove poi doveva ergersi


dei martiri,
si

Duomo.

L'hortiis

Philippi, santificato dalle

memorie

era popolato di chiese;

accanto a minori
e Felice, la

sacelli, vi si

trovavano una basilica dedicata a Naborre


ch'era
detta di Fausta.
basilica,

basilica

Porziana e un'altra chiesa

Poi, sulla stessa area,

Ambrogio costrusse una nuova


le basi di
S.

che

dal

popolo fu detta ambrosiana ^


Se
scavi
le

fondazioni e

colonne che furono rimesse in luce dagli

nella
IV,

odierna chiesa di

Ambrogio, appartengono veramente

al

secolo

possiamo ricostruire con l'immaginazione quella basilica ^


il

Seguiva essa
la

tracciato della chiesa attuale;

due

serie di tredici

colonne

dividevano in tre navate, e sostenevano, per mezzo d'una trabeazione,


di archi, le

pareti

della
nelle

navata centrale

le

quali, probabilmente, si

ergevano
1

alte,

come

pi antiche basiliche cristiane di

Roma,

sotto

lacunari del

tetto, e traforate di

ampie

finestre.

Sul vasto spazio di quelle pareti, la Pittura espresse ai fedeli le nuove


figurazioni sacre.

Non prima
un tempo
stiane,

del secolo
basilica

XVI

si

ebbe notizia di alcuni


^,

distici

inscritti
il

nella

ambrosiana

certamente a dilucidare
di

conte-

nuto di rappresentazioni dipinte. Gli antichi raccoglitori


i

epigrafi crialtri

quali pur ci

tramandarono
;

carmi che fregiavano


chi

edifici

di Milano, di indicare
altri.

non
il

li

avevano ricordati
li

primo
n

li

divulg non ebbe cura


fu

codice dal quale


noi,

traeva,

questo

mai veduto da

Giungono pertanto a

quei

versi,

con
i

scarsissimo corredo di

prove

esteriori d'autenticit, cos


;

da legittimare
s
il

molti dubbi che

li

cir-

condano
chit
:

tuttavia essi portano

in

pi

valido
fra
il

documento
vecchio e

di antiil

sono inspirati

ai concetti di

comparazione

nuovo

Di alcune chiese cristiane anteriori a S. Ambrogio <N. Bull. d'Arch. crisi., 1896, pag. 163 e seLe basiliche di Milano al tempo di S. Ambrogio (Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino, 1904, XXXIX, 888 e segg.) L. Biraghi, / tre sepolcri santambrosiani, Milano 1865. ^ G. La.ndria.ni, La basilica ambrosiana, Milano, 1889; L. Beltrami, La basilica ambrosiana {Ambrosiana, op. cit.). Secondo T. Rivoiua (Le origini dell'archit. lombarda, Milano, 1908, pag. 286) le basi ritrovate non risalgono che al tempo di Angilberto II. 3 Cfr. G. B. De Rossi, Inscript. christ., II, I, 184. Nel codice dal quale li ricav F. Juret i distici portavano l'intestazione " incipiunt disticha sancii Anjbrosii de diversis rebus quae in basilica ambrosiana
1

F. Savio,
;

guenti)

Id.,

gcripta sunt

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


gi erano diffusi nel
di
S.

Testamento che

perci rispecchiano la mente

V secolo e non soltanto Ambrogio, ma hanno anche frasi e


IV e nel
;

idee che ricorrono pi volte negli


tati

scritti del

sacro dottore.

Se non dete

da Ambrogio

stesso,

possono ritenersi opera del suo tempo,


a

com-

posti per dichiarare le pi antiche pitture che fregiarono la sua basilica \

Che

distici

siano

stati

scritti
titilli,

commento

di

rappresentazioni
contenuto.

figurate, e

abbiano servito

di

appare dal loro stesso

Ora sembrano voler semplicemente richiamar l'attenzione del riguardante


sull'episodio dipinto,
e
:

lo

descrivono

sotto

la

scena del banchetto di

Abramo, soggiungono

hospitio largns Christum

quoque

suscipit

Habran

Sarra pndore latens fida pietate ministrai.

Ora esplicano
riflettono
:

il

senso mistico delle scene

e intorno all'arca di

No,

arca
qui

Noe nostri typus est, et spiritus ales pacem populis ramo praetendit olivae.
un ordine continuato negli episodi
sacri

Se non

si

ritrova

che

essi

illustrano, ci
ricavati, o

pu venire imputato a lacune del codice dal quale furono


all'essere stati raccolti dal trascrittore

anche

quando

gi

molte
i

delle iscrizioni degli affreschi ambrosiani erano diventate illeggibili per

danni del tempo

^.

Una
gelo
le
:

parte di essi

si

riferisce al

vecchio Testamento,

l'altra al

Vanune

forse sulle pareti della navata maggiore della

basilica

ambrosiana,
le

scene della nuova Legge e dell'antica erano dipinte dirimpetto

alle altre,

formando una
cenno nei

serie continuata di riquadri.

Fra
le

questi,

oppure

entro clipei inscritti nei peducci degli archi, stavano


delle quali
distici
:

figure dei profeti,

Giona, Isaia, Geremia, Elia e Daniele.

diverse opinioni intorno all'autenticit dei distici ambrosiani cfr. E. Dobbert, Das Abendder bild. Kunst (Rep. f. Kiv., 1891, pag. 180 e segg.) Id., Zur Gesch. der altciristl. Kunst (Rep. f. Kiv., 1898, 12); L. Bihaghi, Inni sinceri di S. Ambrogio, Milano, 1862; Baunaru, Hisloiie de St. Ambroise, Paris, 1872, pag. 307; R. Garrucci, op. cit., I, 461 e segg.; G. B. De Rossi, / versi atlribiiili a S. Ambrogio (Bull. d'Ardi, crisi., 1893, pag. 152 e segg.) E. Steinmann, Die Tituli und die kirclil.Wandmal., Lipsia, 1892 S. Merkle, Die ambrosianische Tiluli (Rm. Quartalschrift, 1896, pag. 185 e segg.) F. X. Kraus, Gesch. d. christl. Kunst, Freiburg i. B., 1896, l, 386. Cfr. anche L. Tuaube, De Ambrosii Tilulis (Hermes, 1892, pag. 158
'

Per

le

mahl

Clrisli in

e segg.).

Nei dipinti murali d'ogni epoca del Medioevo accade sovente di trovare quasi svanite le iscrizioni il resto della pittura conservato. Ci deriva dall'essere state, le iscrizioni, dipinte da ultimo quando l'intonaco gi disseccato non assorbiva pi il colore.
^

mentre

PI ANTICHI

MONUMENTI

Cos, gi sul finire del

secolo
S.

IV

la

basilica

di

Ambrogio ebbe un am-

plissimo tesoro di rappresentazioni cristiane.

Non
tali

ci

consentono
di

//-

ambrosiani

ricosl'ico-

truire

con sicurezza

nografia degli episodi rappresentati, n

danno

di sta-

bilire se essa avesse caratteri particolari rispetto agli

schemi iconografici

usati in

altre regioni dalla primitiva

arte

cristiana
il

^
;

tuttavia

ragionevole
i

credere che

pittori

avessero derivato

le
cli

loro composizioni da ci-

pi antichi, quali l'Arte

gi

doveva avere elaborato,


nel

soprattutto
libri sacri.

miniare

Sono preziosa
d'

relicpiia
i

uno
a

di tali
d'

libri

iramritro-

menti
vati

una bibbia

Quedlingburg,
^.

ora

conservati a Berlino

'

Il

DoBBERT

(Rep.

f.

Kw.,

1891,

pag. 181) osserv che il distico relativo all'Ultima Cena riferisce che Giovanni

era rappresentato in atto di tenere

il

cdpo sul petto

perch tale particolare non ha analogie con pitture anteriori al sec. Vili, concluse che i distici non possano appartenere all'epoca ambrosiana. In quella rappresentazione invece convien forse vedere
di Cristo e,

Fig.

2.

Berlino, Bibl. Beale: miniatura dei frammenti


di Quedlingburg.

una

caratteristica
S.

iconografica locale
stesso, in

perch
2

Ambrogio

una sua
il

epistola, s'indugia a esplicarne


V.

significato

con

gli stessi

concetti esposti dal distico


,

cfr. S. Meiki.f-, op. cit.


,

Gescb. rf. EvangeSCHULTZE, Die Qnedlingbiirger Itala-Miniaturen Monaco, 1898; S. frammenti al i assegnare ad propende Schultze Lo lienbcher, Freiburg i. B, 1906, pag. 82 e segg.
Beissei,

secolo IV.

6
Il

LA PITTIRA E LA MINMATIRA NELLA LOMBARDIA


loro testo tratto dalla versione detta
Iliila,

che

fu

se>iita

anche
proha-

da

S.

Ambrogio;
della

e,

per quanto noto intorno

ai

luo}<hi
',

nei (|uali (|uella

traduzione
lilif

Milihia fu niaj<}>iormente
all'Italia
nell'

diflusa
al

vi (jualche

che ai)parten<>ano
religiosa
il

superiore,

territorio
essi

la

cui

me-

tropoli

era Milano,
il

epoca

alla

((uale
le

sono da asse-

gnare; tra

IV e

secolo.

Possono perci,

loro miniature, sug-

gerire qualche rillessione intorno all'iconografia dei dijjiuti della basilica

ambrosiana.
Nei
testo
fogli miniati, divisi

ognuno
:

in quattro ri([uadri, l'illustrazione del

biblico copiosa

rapida

sono

storie

di

Saul,
;

di

Samuele, di
diluci-

David composte con grande semplicit, sobriamente

iscrizioni

dano
qua
e

il

significato di ogni parte delle scene.

Le

scritte,

che s'intravedono

l,

intese

ad avvertire
a

il

miniatore
l'artista

di

ci ch'egli
fosse

doveva rappreda canoni

sentare,

inducono

credere

che

non

stretto

iconografici gi irrigiditi, anzi ch'egli


le

potesse

ideare con qualche libert

sue composizioni
Si

(fig.

2)

*.

atteggiano vivacemente
l'et

le figure,

sono improntate
riassumere

allo stile

dif-

fuso durante

imperiale

in

tutto

il

inondo ellenistico-romano, con


in
tratti

una tecnica
chiamarsi
I

che,

per
di

le

sue audacie

nel

es])ressivi

ogni sensazione

luce

d'ombra
e,

di

distanza di movimento,

pu bene

Impressionistica;

forse,

meglio

si

direbbe: compendiaria'.

dipinti della basilica

ambrosiana ebbero probabilmente un'iconopi complessa.

grafia altrettanto libera,


ch'essi eseguiti

ma

Fuor

di

dubbio furono anmidella

con

lo stile

compendiario, che prevaleva dappertutto, e tanto,


la

che dalla pittura esso era passato a coiupiistare anche


rabile

|)lastica

documento

di ci

la

ca])sella

argentea ritrovata

nell' altare

'

A. Cbiuani, Le rfcensioni
S.

(Iti

L\X

e la uersiotie

latina delta Itala (Rendiconti del


1,S93,

li.

Istituto

LombardOt

1886,

XIX, 206 e segg.i;

BEiu^eii,

Ilistoire de la

Vulgate. Parigi,

pag.

6.

conveniente ricordare

che non abbiamo ar^^oinenti per i>tal>ilire con assoluta cerle/.za la provenienza del manoscritto. ^ Le scritte indicano niiniiziusamenle particolari che il miniatore doveva introdurre nella scena. .. K. g. dove Saul ritrova le asine, presso il monv,mestvm haliiel, si legge: ' facis inonumenlum ' Cfr. F. WicKnoFF, lite Wiener Genesis, Vienna, 1895. Fu, quella tecnica, un prodotto dell'arte romana, come il Wicjthoir s'ingegna a dimostrare, o non piuttosto dell'arte ellenistica? La seconda opinione, della quale valido sostenitore .1. Stuzvgowski iOrient oder Roni^ Lipsia, 1901), ci sembra assai pi prol>abile della prima. Anzi ci domandiamo se essa non possa trovare una nuova prova, e di grande importanza, in un passo di Petronio che sin qui non ha richiamata l'attenzione, a mio sapere. Sul principio del Sa/yricon, fra tiiolti lamenti per il degenerare delle altre arti, si dei>lora anclie la decadenza della Pittura * postquam Aegyptioruni audacia tam magnae artis conipendiariani invenit ,. Di certo, lo scrittore allude non all'arte egizia antica ma a quella <li lenipo prossitno al suo, dell'et ellenistico-romana. Nella quale soltanto la maniera illusionistica ci sembra * audace e compendiaria . come Petronio lamenta essere diventala la Pittura. L'Kgtlo era allora centro cosi attivo di arte e di cultura che non a meravigliarsi dell'allermazione di Petronio, la quale conferma le opinioni pii^ moderne della critica. Qualora l'interpretazione che proiiongo risponda al vero, sarebbe opportuno di sostituire al termine, usalo dal WickhotT, di * stile illusionislico , quello di * stile compendiario ,.
i
:
. .

PI ANTICHI

MONUMENTI
il

7
lui

chiesa

milanese di
'.

S.

Xazaro,

in

cui

rilievo

un

as])ctto

del tutto

pittorico

Sarebbe ozioso
tiva basilica

l'indiioiare in altre con}>etture sui dijinti della primi-

ambrosiana, dei quali tuttavia giova serbare ricordo, perch


citt fra le

furono nella

prime

es])licazioni

monumentali

della

nuova ma-

teria artistica cristiana, e

poterono avere influenza nel susseguente svolgersi della Pittura a Milano, lungo primi secoli del Medioevo. Dei quali, non
i

soltanto

mancano

monumenti ma anche
Sapiiamo
bens,

le

notizie che attestino dell'atle


tristi

tivit degli artisti.


civilt,

significare
di Milano,
le

vicende della

che quando Attila s'impadron


un'aula
del

avendo

egli

veduto rapbarbare
dipinto
-.

presentale in

palazzo

imperiale

])rovince
il

che
cos

ollerivano tributi a un imperatore romano, fece alterare

che

vi

apparissero
la

romani

in atto di far

omaggio a un Barbaro
molti

Ma, ])assata

devastazione unna,
e

la citt
\'I
;

risorse durante la seconda


editici

met del secolo V


ricostrutti, si

sul principio

del

furono allora

adornarono.

quel rinnovamento di vita civile e di attivit


:

artistica
Il

ebbe un suo cantore

Magno
ji-ofana,

Felice

Ennodio

'.

diacono Knnodio, vescovo poi


le oj)ere
il

di Pavia,

celebrava

volentieri

nei

suoi carmi

dell'arte

coppe

cesellate, missoria,

dipinti
rifioriva

rappresentanti
in

mito di Pasife;
fede,

ma
e

pi egli esaltava l'aite che


nella
Utjiiria tutta K

servigio
di
:

della

Milano

Onorato, vedi

scovo

Novara, consacra una basilica cristiana sull'area


il

un tempio

j)agano

poeta

compone

l'epigrafe

dedicatoria

dell'edificio.

Un
un

certo
batti-

Armenio costruisce ad Agello forse in luogo campestre stero Ennodio canta le pitture che decorano quel luogo,
:

nelle quali

Cristo cui

gli

angioli presentano
spiranti
vita.
;

il

figliuoletto

del
e

fondatore,
le

stanno
:

martiri

quasi

Milano restaura

orna

sue chiese

il

diacono

le fregia di versi

inscrive un suo

epigramma

sotto

ognuna

delle

figure dei vescovi dipinte nell'abside della chiesa dei SS. Pietro e Paolo,

poi detta di

S.

Nazaro

H. Giuevbx, fin allchrisll. SilbcrF. UE Mely, Le cotTret de SI. Sa:aire (Momimenh Piol, 19011; Haseloff (Coilex Gerka3lea (ZeUschr. /. chrisll. K., 1899). Non ci sembrano giuslincall i ilublii mossi da .\. Irudianus, Treviri, 1901, png 49; intorno allaulenlicili'i Iella capsella ili .S. Nazaro. Oxford, 1896, III, 42. ' riferita da Siii<la: cfr. IIiimiKix, llalij ami Iter Iiwaders.
> <

M.

La notizia F Ennoui

Oliera ed.

reni|>la

Vojel. Clr. M. MniT[is, Gesch. ,1. chrisllich-laleiii. deo faciens ymnis decoruvit et auro

l'aesie,

Stutlgart.

1891.

et paries functi docmata nunc loquitur . pag. 83 e segg ). C Mbi.kel, Lepilallo .11 fnno.do Meni. deliAccvI. dei l.mcei. 1895, A quanto appare dai versi, le ligure dei Cfr i carmi di Ennodio relativi olle pitture ricordate. di caratteri Individuali forse come vescovi dipiate in S. Noiaro dovevano essere fortemente Improntate Paolo fuori le mura. poulcllci dipinti, circa il medesimo tempo, a Roma in S. 1 ritratti clipeati di

dice repllalo di Ennodio

clr

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Nulla

rimasto delle pitture cantate da Ennodio, e di altre che orgli edifci sacri di

narono allora
fiorente
i

Milano,
vS.

ma

sono monumento

di quell'era
S.

mosaici dell'oratorio di

Aquilino, presso la chiesa di

Lo-

renzo

11

sacello di
-,

wS.

Aquilino, che prohahilmente

in

origine

fu

dedicato

wS.

Genesio

nella

sua forma ottagonale, con nicchioni quadrangolari


a un tipo architet-

alternati di ahsidiole, coperto di cupola, corrisponde

tonico dilfuso

gi

nel

IV

secolo anche

nell'Italia

settentrionale;

n vi
al

sono ragioni valevoli per contradire

alla

tradizione

che lo assegna

secolo Y, asserendo anche eh' esso sia stato fondato

da Galla Placidia ^
ch'era rag-

Le
che
la

pareti,

un tem])o incrostate

di

marmi,

e la cupola,
:

giante di mosaici, sono ora spoglie d'ogni

ornamento

non

vi

conservata

decorazione delle conche di due absidi ^


lato,

Da un

entro l'oscura cavit emisferica di un'absidiola,


(fg. 1).

si

schiude

una scena solenne


segnato di candido
pallio

Cristo siede fra gli apostoli sopra


gli

un

rialzo del

terreno: intorno al capo giovanile, imberbe,

splende un nimbo azzurro,


mistiche
;

monogramma
la

e delle

lettere

vestito

di

di l)ianca tunica, listata di

davi purpurei
sua

tiene

schiuso

nella

sinistra

un rotulo, mentre alza


fiso dall'alto (fg. 3).

destra

mano con ampio


la

gesto oratorio,

guardando

Grandeggia

fgura nel fondo del


gli
:

mosaico d'oro. In basso, a


fra
1

lato del
i

Redentore, stanno seduti

apostoli,

quali agevole riconoscere

due primi, Pietro


e

Paolo

tutti

bian-

covestiti,

con tuniche ornate


al Cristo

di

davi

con

pallii a
(fg.

fmbrie litteratae, essi


4)
.

formano intorno

un consesso solenne

' Molti problemi circoiulaiio ancora la storia della cliiesa di S. Lorenzo e degli edifici attigui: cfr. specialmente J. Komte, Die Kirche S. Lorenzo (Zeitschrift f. Bauiveseii, 1890, pag 12 e segg.) J. Strzygowski, Mschatla {Jahrb. d. pi: Kstslgn., 1904, pag. 232 e segg.). Ad essi potr venire qualche luce dagli scavi ora ini;

ziati in quelli edifici.


2

Doz[0,

Memorie

sul

cullo di S. Aquilino,

Milano,

1856.

Il

Kohte

{op.

cit.,

pag

22)

nega che

il

sacello abbia avuto ufficio di battistero, e crede pi probabile che fosse dapprima destinato a mausoleo: soltanto uno scavo potrebbe risolvere il dubbio. Sulla origine e difl'usione delle costruzioni poligonali, V.: J. Strzydowski, Kleinasien, Lipsia, 1903, pag. 70 e segg.

Allegranza, Spiegazioni sopra alcuni monumenti, Milano, 1757; diss. I. Latuaim, Descrizione di Milano, Milano, 1737, III, 313. La descrizione di G. Pennotto riferita dal Latuada, non concorda bene con quella lasciataci da Goffredo da Busser che pur scriveva nel XIV sec.
^

G.
S.

^ Nella ripr. data dall' Allegranza (op. cit., diss. II.) sotto i piedi del Cristo si vedono scaturire i quattro mistici fiumi ma di ci non v' traccia nel mosaico i piedi del Cristo posano sopra un soppedaneo orlato di rosso. Il mosaico restaurato in pi parti, e specialmente nelle vesti del Ciisto e nel viso di S. Paolo: l'ornato della fascia inferiore rifatto in molti luoghi a stucco dipinto. Sarebbe inutile trattenersi su alcune vecchie erronee interpretazioni cfr.: R. Garruccf, op. cit.,; F. X. Kraus, op. cit., I, 426 D. Ainalof, Mosaici del secolo IV e V, Pietroburgo, 1895, pag. 156 e segg.
;
:

PI ANTICHI

MONUMENTI

Ma non
zionali
e

deriva

la

maest della rappresentazione da forme convenrealt

fuori

della

quali

domineranno

])oi

l'Arte

medioevale.

Fig.

3.

Milnno,

S.

Aquilino: Cristo.

Ancora nel mosaico


il

terreno

e se gi realismo dell'Arte ellenislico-romana sfondo di oro vi appare segnato in modo schematico, se lo

il
;

10

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


le

compatto,
schiera,

figure

vivono ancora d'una vita

reale. Collocati in
gli
il

doppia

non senza
et,

giusta distinzione dello spazio,


atti
:

apostoli sono im-

prontati d'individualit nei visi e negli

presso
di

Cristo, sereno efebo,

sono vari di

di

espressione

taluno

essi

ha lineamenti cos

personali da sembrar ritratto dal vero.

Fig.

4.

Milano,

S.

Aquilino: Apostoli.

Al concetto va concorde l'esecuzione. Ancora predomina nel mosaico


la tecnica

compendiaria. Rari
a

contorni a segnare

le

forme
e

corpi sono

modellati rapidamente,

grandi
il

masse

di

ombre

di luci,

con forte
S.

rilievo. F"ra le altre figure,

giovine
;

apostolo
i

che sta presso

Pietro

ha

il

viso colorito con tessere brune

tratti

della sua bocca,

del naso,

degli occhi

non sono

delineati minuziosamente, anzi risaltano, indicati con

l'energica e sprezzante

maniera propria
le

alla pittura ellenistico-romana

un

tenue chiarore illumina la sua fronte,

mento rotondo e saldo. Soltanto certe esagerate luci bianche, che pervadono le vesti, accennano gi al trasformarsi dello stile che avremo agio di seguire nella Pittura
guance,
il

medioevale.

PI ANTICHI

MONUMENTI

11

Il

mosaico
destra,

dell'altra
5).

absidiola

deturpato da restauri, e da vastis-

sime lacune

(fg.

nella

conca

dell'abside,

al

figurata

una fonte che sgorga

copiosa dalla roccia, e forma un rivo

quale

si

appressa una pecorella,

seguita dal suo nato. Presso la fonte, sul terreno azzurrognolo, un giovine

pastore giace in atto di riposo,

guarda

le

accpie

veste

una tunicella
Nella parte
si

bianca, ombreggiata d'azzurro e fregiata di davi, una clamidetta purpurea;

ha fasce crurali rosse,

distinte

di
il

strie

azzurrine
del

(fg.

G) K

mediana
che
le

della

conca,
dei

caduto
d'

resto

mosaico,

non

scorgono
se-

tracce

piedi

una figura che incedeva verso

sinistra,

Fig.

5.

- Milano,

S.

Aquilino: scena pastorale.

guta

da una pecora

un restauratore, traendo
di
sinistra,

partito da tali avanzi,


al

vi raffigur

un

altro pastorello in atto di accennare

giovine giacente

presso la fonte. Nel lembo

da

un'altra rupe sgorgano altre

acque

sul terreno, costellato di fiori, pascolano

due agnelle

un pastore

alza la destra

reca al
lette

compagno che, vestito di lunga tunica, sottili nuvobraccio un vaso pastorale. Lo sfondo montuoso
parlando
al

suo

solcano

il

cielo,

rosseggiando quasi per tramonto ^

'

Il

pastorello tiene nella sinistra

un oggetto bianco che non

si

riesce a distinguere che sia, forse

una

niappiila.
2

della scena e del cielo

Del mosaico intieramente perduta la fascia superiore degli ornati, grande parte del mezzo le parti conservate, le lacune furono malamente riparate con stucco dipinto sovrapposte. anzich detergerle, si cerc di avvivarle con tinte
:

12

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Delle molte interpretazioni del mosaico, proposte a pi riprese, nes-

suna persuade interamente.


episodio
pastori, o

Non

vi

ragione di vedere nella scena un


o

della
il

vita

di

Giuseppe
S.

ebreo,
;

l'annuncio

dell'angiolo

ai
il

martirio di

(enesio

supponiamo che anche quando


altri tratti

mosaico era integro, non presentasse

iconografici

che lo ren-

Fig.

6.

Milano,

S.

Aquilino: scena pastorale.

dessero
tazione

pii

perspicuo ^ Forse esso non intende che ad una rappresendella


vita

generica

pastorale, quale

la

primitiva arte cristiana

Lo AiNALOF
cit.,

(op.

cit.,

pag. 159) dichiara incomprensibile

il

soggetto del mosaico

il

Gauuucci

(op.

l'annuncio ai pastori; il Cavalcaselle (S/ori'a deZ/a Pittura, Firenze, 1886, 1, 51) il sacrificio d'Abramo il Dozio (op. cit), il De Dartein (Elude sur i Ardi, lombarde, Parigi, 1865-1882, II, 5 e segg), il Dobbeut (Rep. f. Kiv., 1898, 13 e segg.) vi vedono il martirio di S.
storia di
;

IV, 41) vi scorge

una

Giuseppe ebreo

altri

Genesio

PI ANTICHI

MONUMENTI

13

am
zione

raffigurare,

simbolo della innocenza delle anime, o anche rievocadel

della

immagine
il

pastor bonus ^
alla stessa

Di certo,
se

mosaico appartiene

epoca e

allo stesso stile

Lo
di

non

al

medesimo mosaicista

cui

spetta
gli

quello dell'altra absidiola.


realistici

E anche
sfondo

pi chiari sono in esso

intenti

dell'Arte.

non
sotto

chiuso
cielo

da

uno

strato

di

oro,

anzi

dal

digradare
dalla

monti

un

vespertino ^

Le acque
luci
;

scaturienti
;

rupe,

azzurrine e bianche nei giochi delle

le

pecore

il

giovine pastore
il

che giace ozioso nell'antico atteggiamento


col braccio,

di

quiete,

cingendosi
:

capo

sono eseguiti con sicura maniera

illusionistica

nel suo

comche

plesso, la

composizione
in

compenetrata
molte
delle

di tale

sentimento
del

agreste

rievoca quello effuso

miniature

Vergilio

Vaticano,

opera del secolo V.

Ma
ad

se siffatti caratteri, in
li

entrambi

mosaici di

S.

Aquilino, accennano

alta antichit, e

congiungono

alla cultura

ed

all'arte classica, essi

non

bastano a determinare con molta precisione


rate le

l'et

in

cui

furono

deco-

due absidiole.
il

L'iconografia denuncia specialmente


storale

secolo V,
di

che

la

scena pa-

trova

parallelo

appunto

in

mosaici
di

quel
gli

tempo, a
apostoli

Roma;

e d'altra

parte, la rappresentazione

Cristo

fra

tema
sia

diffuso

dappertutto nel primo

evo

cristiano

pu essere comparata
secolo

sjDecialmente

con

pitture

cimiteriali

romane
il

del

IV e V,

per l'aspetto giovanile del Cristo, sia per


e
il

libero atteggiarsi delle figure


si

loro

disporsi in duplice
S.

schiera

^.

Se

rilletta

poi che la maniera


dei mosaici

dei

mosaici di

Aquilino

non pareggia per vigore quella


affinit

del secolo IV,

ed ha invece maggiore
di

coi mosaici del secolo V,

quali

nel

mausoleo
al

Galla Placidia

Ravenna, appare

ragionevole

attribuirla

tempo

di questi ultimi.

E sembra

contradire a una data-

Prudenzio vide un mosaico raffigurante un pastore che conduacqua le pecore. Anche se il sacello di S. Aquilino fosse stato costrutto per mausoleo tale figurazione, che ha parallelo nel mausoleo di Galla Placidia, non sarebbe stata fuor di luogo. Cfr. G. B. De Rossi, Mosaici cristiani, Roma, 1899; G. Wilpeut, Roma sott., Roma. 1903, pag. 212 e segg. Nelle pitture cimiteriali romane sempre fra le pecore un solo pastore, ma nel mosaico del battistero lateranense, ove la scena aveva significato pi semplicemente idillico, come in S. Aquilino, vi erano fra
'

Nel battistero del Vaticano,

ceva

all'

gregge parecchi pastori. ^ Le nubi disposte sul cielo in fasce orizzontali si ritrovano in mosaici del secolo IV e V: rappresentate dapprima con sentimento naturalistico, quali sono nell'abside di S. Pudenziana e dei SS. Cosma e Damiano, a Roma, persistono poi, ridotte in forma del tutto convenzionale, nei mosaici medioevali romani. ' AiNALOF, op. cit., pag. 158. Per altre simili composizioni, cfr. Wilpert, op. cit., II, tav. 126, 148.2, 152, 155. 2, 177. 1. 2, 193, 225 e per il gesto oratorio del Cristo, non ancora irrigidito nella forma della benedizione, v. ibid. II, tav. 148, 2, tav. 153,
il

14

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

zione anteriore al secolo

V anche
altri

lo

stile

degli

ornati,

nei

fregi

delle

due conche absidali ^ Il confronto poi con


mosaici di

monumenti

di Milano, che

non

si

possono
i

credere molto pi recenti della fine del secolo V, induce ad attribuire


S.

Aquilino

alla

met del secolo


tradizione

stesso, all'incirca,

consenle

tendo in ci

con

l'antica

che riferisce a Galla Placidia

origini del sacello.


I

mosaici di
Pittura

S.

Aquilino sono
nella

il

pi antico
^.

della

cristiana

Liguria
e
S.

monumento a noi rimasto N potremmo desiderare una


Arte
quali

pi vivida

imagine della cultura


gloriosa
di

dell'

furono
la

nell'

epoca

che succedette all'era

Ambrogio, quando

nuova fede

aveva gi riportato
imagini profane,

le

sue ultime vittorie,

ma

persistevano, care tuttavia,

come intravediamo anche


le

nei carmi di Ennodio, le abitudini estetiche, le del

idee

mondo

classico

che stava per dileguare.


lo

Ancora in
spirito

S.

Aquilino,
nella
i

entro la

nuova materia iconografica, traluce


pastorale,
i

antico,

serena

rappresentazione

nell'
:

apollineo

Cristo seduto fra


artisti

suoi apostoli

come

filosofo fra

discepoli

ancora

gli

ritraggono nei

modi

antichi la Realt.
S.

Molto diversi da quelli di

Aquilino

mosaici di

S.

Vittore in ciel

d'oro, presso la basilica ambrosiana.

il

controverso se

il

sacello di

San Vittore sorga sull'area

di

quella

basilica Fausta nella quale

Sant'Ambrogio depose per una notte, dopo

loro ritrovamento,

corpi dei SS. Gervasio e Protasio.


il

E anche

dif-

ficile

reintegrare idealmente nella sua forma primitiva


le

piccolo edificio,

ora racchiuso fra

costruzioni
il

attinenti alla basilica

ambrosiana, non
l'absidiola,

essendosene conservato che


coperto di una cupola
^.

vano quadrangolare che precede

La cupola, emisferica, mente dissipate da riflessi


si

tutta

mosaicata d'oro, piena d'ombre raraconcavit dorata

di luce. Al vertice della sua

libra

una grande ghirlanda, composta

di frondi verdi-azzurre

con pomi

sulla quale si svolge

mosaico rappresentante Cristo fra gli apostoli fregiato nel basso con una fascia rosso cupa un ornato curvilineo composto di un nastro variopinto, con lemnisci terminati da foglie lobate. L'altro mosaico limitato da una fascia d'oltremare con fregio di cerchi d'oro campiti d'azzurro e di rosso. Tali motivi d'ornamentazione si ritrovano anche nei mosaici di Ravenna. Serbiamo il nome della regio romana per questo periodo nel quale l'influenza di Milano varc, come abbiamo osservato, anche i limiti della vastissima Liguria.
'

Il

''

"

L'edifcio attuale, nelle sue parti pi antiche,

non sembra anteriore

al secolo

cfr. G. L.vndriani,

op.

cit.,

pag. 41 e segg.

T. Rivoira, op.
:

cit.,

pag.

18.

L'absidiola fu ricostruita

nel 1857!

Intorno al

ti-

tolo primitivo del sacello, cfr.

Milano, 1861; A. Ratti, martiri, op. cit. passim.

Il

Biraghi, Ricognizione dei gloriosi corpi dei SS. Vittore, Mauro, ecc., pi antico ritrailo di S. Ambrogio {Ambrosiana, Milano, 1897); F. Savio, / Santi
L.

Tav.

I.

Milano,

S.

Vittore, in ciel d'oro

mosaico della cupola.

PI ANTICHI

MONUMENTI
dagli aculei
;

15
d'oro, stretta
il

di cinabro, di fiori,

di di

racemi,

di

spighe

da

rosse bende, adorna


vecchio.
stito di
Il

una grossa

gemma

circonda

busto
:

di

un
ve-

personaggio, lievemente barbato, canuto, guarda intento

tunica bianca, listata di davi, e di


lil)ro

manto azzurrino;
la

nella

nistra

ha un

aperto

inscritto

con

parola

victor,

mano sinella mano

destra una piccola croce


croce,

monogrammatica. Alla sua


ove sul fondo
d'

sinistra sta un'altra

ansata
il

^
;

dall' alto,

oro due leggiere nuvolette inI).

dicano
Il

cielo, la

mano

divina protende una corona sul suo capo (tav.


suggerisce
essere
in
S.

santo, che l'iscrizione del libro


il

Vittore,

dal
la

quale

sacello

ha nome, appare

cos

glorificato

cielo,

recando

croce della quale egli era stato atleta.

Lo
rarono

stile
S.

del mosaico ben diverso da quello degli artefici che deco-

Aquilino.

Non una
il

sintetica rappresentazione

coloristica

delle

cose, bens

una minuziosa ricerca

di segnare

con precisione ogni partipropositi del mosaicista.


partito

colare, e di seguire
Il

digradare delle

tinte, nei

viso del santo, pur modellato robustamente,

non dimostra un

largo di
rito

ombre

e di luci

profilato

d'un grosso contorno nero, colo-

unitamente di carnicino. Soltanto alcune tessere di cinabro ne avvila fronte, la bocca, le

vano

guance, con qualche rapidit di tocco.


l'esecuzione

Pi sommaria invece, anzi interamente compendiaria,


degli ornati, sia nella ghirlanda carpofora che circonda
sia nella fascia
il

busto del santo,


l'artista

che orla in basso

la

cupola dorata.

Quivi

com-

pone, con grande audacia di coloritore, sopra


fregio
di

ombracoli

bianchi

avvivati

un fondo oltremarino un da racemi d' oro, con gemme


figurine di Eroti,
alla

entro le quali sono espressi vigorosamente, a macchia,


visi
saici

umani,
di
S.

uccelli.

in ugual

modo, comparabile

maniera dei mo-

Aquilino,

clipei coi profili

sono pur eseguiti in altra parte quattro piccoli degli evangelisti, di monocromato, a forti luci bianche ^

Nella composizione della prima croce si pu ravvisare il monogramma 1 H Ihesus; cfr. L. Traube, Sacra, Monaco, 1907, pag. 151 e segg. Nell'asta orizzontale della seconda croce un'iscrizione che essere slata rispettata dai restauratori. L'Ainalof (op. cit pag. 163) la lesse gi abbastanza esattamente PANEGiRtAE FAVSTiNi il BiRAGHi (IUcogiiizione, op. cit., pag. 12) la decifr in modo del tutto arbitrario. " ecclesia Faustini e Essa potrebbe corrispondere, derivando la prima parola dal greco, al titolo non forse fuor di luogo il rammentare l'epigrafe inscritta nel libro del Redentore nel mosaico di S. Pudenziana ( Dominus conservalor ecclesiae pudentianae ,) per congetturare che anclie questa possa unirsi
'
:

Nomina sembra
:

al

nome
' Il

inscritto sul libro del santo e significare:


ipotesi.

"

Vittore (patrono) della chiesa di Faustino

,.

Ma

tutto ci

noi

non esponiamo che per

motivo ornamentale degli ombracoli o padiglioni ricorre anche nei pi antichi mosaici

ra-

vennati.
^
I

10.

tondi coi profili degli evangelisti recano inscritti in forma abbreviata i loro nomi: m.- mar.- lvcsimboli degli evangelisti furono rifatti interamente cfr. F. M. Rossi, Cronaca dei restauri e delle
:

scoperte fatte nella basilica di S.

Ambrogio dal 1857

al 1876.

16

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Ma
laterali
si

nelle figure dei santi, che


il

occupano

sommo

delle pareti

che sostengono la cupola,


della figura di

ritrova lo stile

S. Vittore.

Entro
alte

gli

angusti spazi, fra


i

le

finestre \ stanno

santi,

di

fronte:
di essi

non hanno nimho; ognuno


ha
il

iscritto

a lato, in grandi
Il

capitali,

proprio nome.

ter-

reno appena accennato da qualche linea schematica

lo

sfondo

di

azzurro uniforme, e su di
si

esso
di

profilano le figure, prive


plasticit.

qualsiasi

Le
le

vesti,

tutte sbiancate,

hanno

rigide strie

di

ombra, a segnare

pieghe

nascondono
tanto
di

la struttura dei corpi,


le

ne deformano
i

proporzioni. Sol-

visi

hanno qualche calore


di

vita,

improntati

carattere

personale

non meno

che

nella

figura del vecchio S. Vittore.

Nel mezzo della parete


nistra, fra

di sile

Gervasio e Protasio,

cui reliquie egli aveva ritrovate,


sta
S.

Ambrogio

ambrosivs.

La

sua tozza figura, coperta dalle vesti

liturgiche,
:

informe

senza
nelle

rilievo

non ha movimento

membra

impacciate, e malamente
il

posa coi piedi sopra

terreno

ma
Fig.
7.

nel viso contorto,

meschino,

Milano,

S.

Vittore in ciel d'oro

S.

Ambrogio.

dagli occhi diversamente dilatati,

essa spira tanta bont e tanta vita individuale che, con giusto entusiasmo.

' Le finestre sono senza strombatura. Una di esse decorata di un nastro variopinto, su fondo bianco, quale nel mosaico di S. Aquilino un'altra fregiata d'una ghirlanda di foglie lumeggiate d'oro sul fondo azzurro.
;

PI ANTICHI

MONUMENTI

17

fu

proclamata

il

pi
(fig.

verace
7) \

ritrailo del

Santo

Carattere vario

si

ritrova
altre
fi-

anche nei
gure,
i

visi delle

le

quali

rappresentano
alla

santi

pi

cari

antica

Chiesa milanese,

Gervasio e
(fi-

Protasio, Nahorre, Felice

gura 8) e Materno

ma

ci

non vale a nascondere quanto


i

corpi

ne

siano

deformi e

senza
sone.
Il

vita,

larve pi che per-

disegno, in gran parte,


degli

segue

schemi

conven-

zionali.

La maniera impressio-

'

A. Ratti, op.

cit

pag. G e segg

La figura del santo ha pur grande


porlanza per
gico.

ini-

la storia del vestiario litur-

La veste superiore comunemente creduta essere una ccisiihi o pianeta (cfr. L. Ambivuiu, La cappella di S. Vittore in
:

laccoia

Arte, 1887, pag. VI

milanese di Storia Geografia ed .1. Braun, Die lilurgische Gewandiing, Freiburg . B., 1907, pag. 388), e
;

sarebbe anzi nel mosaico la iii antica produzione di tale indumento; ma per
versi particolari quella veste
si

ri-

di-

difTerenzia

dalla casula quale fgurata in

del sec. VI,

nei mosaici dei

monumenti SS. Cosma e

Damiano,

in

risvolto che

una

fibula

essa munita di un sembra trattenuto sul petto da a forma di croce ("cfr. anche A.
:

Roma

Ratti, op. cit., pag. 41 e segg.). In origine il santo doveva essere rappresentato in atto di tenere un rotulo ma il rotulo scomparso poi nei restauri subiti dal mosaico.
:

Ai

lati

della figura di

S.

Ambrogio,

nella parete di sinistra, sono rappresentati

GERVAsivs (giovane, imberbe, vestito di manto e di tunica chiara con davi bruni, munito di rotulo) e PROTAsivs (canuto, vestito come Gervasio e in atto forse di tenere sulla Fig. 8. Milano, S. Vittore in ciel d'oro: S Felice. sinistra, velata, una corona) Circa la difTerente et dei due santi, altra volta alTfrniati essere gemelli, cfr. A. Ratti, op. cit. Nella parete di destra rappresentalo nel mezzo il vescovo MATERNVS, con indumenti simili a quelli di S. Ambrogio. Ai suoi lati sono navor (canuto, con la palma destra dinanzi al petto, recante un libro aperto e inscritto nella sinistra) e i-elix (vestito anch'esso di tunica, di manto e con un libro aperto e inscritto). 11 Biia(;hi (Ricognizione, op. cit.) lesse in modo fanSi potrebbe osservare un leggiero tastico le iscrizioni dei due libri, decifrabili soltanto in piccola parte. variare di maniera nelle diverse figure, tra quelle pi improntate di carattere personale e altre, come sono quelle di Materno e di Protasio, miserrime nella espressione e nelle forme.

if

18

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

nistica antica cede quasi

interamente

e pi

che nella figura di

S.

Vite,

tore

Per

a un'altra tecnica
il

che insiste poco nelle impressioni plastiche


le

trascurando

modellare, riduce quasi


i

forme a contorni

lineari.

tale aspetto,

mosaici di

S.

Vittore in ciel d'oro

sono da asse-

gnare, nelle vicende dell'Arte, a

uno stadio pi lardo


^
.

di quello al quale

spettano

mosaici

di

S.

Aquilino

Tuttavia

altri

argomenti

il

carattere delle iscrizioni, l'assenza

del
al

nimho
secolo
il

dell'appellativo

sanctus

non permettono

di attribuirli
la

che

al

principio del VI.

Anche giova a precisarne


istituire

data,

confronto

stilistico

che

si

pu

con alcuni dei mosaici ravennati, giustificato pur dalle relazioni

molteplici che furono nel

e nel

VI secolo tra Milano e Ravenna


qualche
somiglianza
le

^.

Come

mosaici di

S.

Aquilino hanno

di

stile

con quelli del mausoleo di Galla Placidia, e anche con


tiche della decorazione di
di
S. S.

parti

pi an-

Apollinare

Nuovo
la

di

Ravenna, cos quelli


opera forse

Vittore

possono compararsi coi pi recenti mosaici della stessa


e

basilica ravennate

specialmente

con

teoria

dei santi,

dell'epoca dell'arcivescovo Agnello, ove la rappresentazione dello spazio

ugualmente manchevole,
neari e
i

il

modellare appar senza vigore, e


i

contorni
S.

li-

colori piatti gi sono prevalenti. Tuttavia

mosaici di

Vittore in

ciel d'oro,

sebbene in qualche aspetto pi schematici che non siano quelli

inferiori della basilica ravennate, si distinguono

da questi per l'espressione

individuale delle figure,


si

anche per
cos

la

rapidit di tecnica che ancora

trova

negli

ornamenti,
e,

da

potere

essere

attribuiti

ad epoca

alquanto pi precoce,

con verisimiglianza, alla

fine del secolo

al

principio del secolo successivo.

E come
le

le

diverse zone dei mosaici di


i

S.

Apollinare

Nuovo
il

rispetto
S.

une

alle altre, cos

mosaici di

S.

Vittore rispetto a quelli di

Aqui-

lino dichiarano quanto sia stato rapido, nel corso di

un

secolo,

mutarsi
le

del contenuto

della

forma
:

dell'Arte,

dimostrano

in regioni

diverse

stesse vicende dello stile

un precipitoso mancare del naturalismo antico,


costituirsi di

un rapido e progressivo

canoni convenzionali che sostitui-

argomenti raccolti ingegnosamente da A. Ratti (op. cit pag. 17) per dimostrare clie i mosaici appartengono al sec. V e siano piuttosto anteriori che contemporanei a quelli di S. Aquilino, non sembrano sufficienti a far trascurare le ragioni dello stile. La mancanza del nimbo e dell'appellativo sanctus anche in monumenti del sec. VI. - Ci sembra tuttavia poco provata l'opinione di T. Rivoiha (op. cit., pag. 2) che al principio del S3c. V, trasferita la sede imperiale da Milano a Ravenna, le maestranze di arteflc milanesi, anch'esse (si noli) del tutto ipotetiche, lasciassero la vecchia per la nuova capitale! Confronti fra mosaici milanesi e quelli di Ravenna furono gi istituiti dall'AiNALOF (op. cit., pag. 166), il quale afferm che le figure dei mosaici di S. Vittore derivino direttamente dallo stile monumentale ravennate.
'

Gii

di S. Vittore

PI ANTICHI

MONUMENTI
vero,

19

scono l'osservazione diretta e rinnovata del formule sulla concezione personale


vicende dello
dell'artista.

un

prevalere delle

Nella forma e nel conte-

nuto dell'Arte s'imponeva ognora pi l'astrazione.

Di
fra
i

tali

stile

mosaici
si

di

Milano

e di in

Ravenna sono
territorio
si

pi chiari documenti. Esse tuttavia


l'Italia

svolgevano

ben

pi vasto che

superiore

nel

nel VI secolo

succedevano
forse
fu

rapidamente a
il

Roma
attivo

a Napoli e in quell'Oriente cristiano che


del del
e
di

fattore

pi

profondo

tramutarsi

modo

di

concepire

rappresentare

le cose.

Milano aveva avute relazioni di cultura e d'arte

^^^K~"

'

W^*^^"**

con l'Oriente

anche pri-

ma
nisse

che Ravenna acqui-

stasse

importanza

e dive-

tramite a Bisanzio.

^^^b
Fig. 9.

^^

'

x ^

**^

Pot perci accelerarsi in


essa,

per influssi orientali,


la

prima che a Ravenna,


trasformazione
stilistica

Milano,

S.

Ambrogio: incrostatura marmorea.


1'

che doveva addurre


stessa

Arte ai mosaici di

S.

Vitil

tore in ciel d' oro.

Poi, la vicinanza

dei luoghi, e forse anche

Gi sulla fine del IV secolo, quando S. Ambrogio si recava nella lontana Sirniio a consacrarvi e alzava i suoi rimproveri per fatti commessi sin nella Mesopolamia, influenze della cultura e delle usanze orientali irradiavano Milano (cfr. Augustini Confessiones, IX, va). Nel secolo V la sede milanese ebbe vescovo Marolo " extrenjae potator Tigridis undae ,, e altri vescovi venuti di Grecia e d'Oriente furono in altre citt dell'Italia settentrionale: cfr., per siffatte relazioni, L. Buiiier, Les colonies d'Orientaiix en Occident (Byz. Zeilschrift, 1903). Fra le Arti TArchiteltura soprattutto fu compenetrata d'influssi orientali cfr. J. Stuzygowski, A'/ei/iasien, op. cit., pag. 131 e segg. Id., Mschalla, loc. cit., pag. 232 e segg. Nella Plastica sono troppo scarsi i monumenti di sicura provenienza per giudicare s'essa abbia avuto a Milano un aspetto suo proprio gli studi recenti hanno disgregata quella serie di avori che si alfermavano lavorati da artefici milanesi: cfr. G. Stuiilfauth, Die altchristl. Elfenbeinplastik, Freiburg i. B., 1896, pag. 66 e segg. A. Haseloff, Ein altchristl. Relief (Jahrb. d. pr. Kstslgn. 1903,1); controversa l'origine delle imposte lignee della basilica ambrosiana (A. GoLDSCHMiuT, Die liirchenlir des hi. Ainbrosiiis, Strasburgo, 1902; J. Stuy(;c;o\vski, Kleinasien, op. cit., pag. 212). Alcuni sarcofagi di Milano accennano a forme distinte da quelle di sarcofagi di Roma, della Gallia, di Ravenna: un sarcofago nella chiesa di S.Ambrogio, nella cappella di S. Savina, e un altro nella chiesa di S. Maria presso S Celso. Altri sarcofagi hanno somiglianze di forme con quelli dell'Emilia e Un periodo di pi foi-te indell'Illirio: tale il sarcofago trovato a Lambrate, ora nel Museo Civico di Milano. lluenza orientale in Milano, e in tutta la Liguria, pot essere quello in cui la citt, liberata dai Goti, nel 568, fu restaurala da Narsete: c-fr. J. Kohte, Milano restaurata da Narsete (Raccolta milanese di Storia Geografa ed Arte, 1887, pag. VI) ma per quanto abbiamo osservato intorno alle precedenti influenze orientali, non crediamo necessario di ricorrere al tempo del diretto dominio bizantino (anno 555-567) per spiegare le forme stilistiche che prevalgono nei mosaici di S. Vittore e le loro relazioni coi mosaici di Ravenna. Anche l'importazione di piccoli oggetti d'arte pot favorire le influenze dello stile di regioni lontane; vedi

un vescovo

la pisside di

Bobbio e

la capsella di Brivio,

probabilmente lavori

siriaci

cfr. Pii.

Lauer, La

"

capsella

de

Brivio {Monunients Piot, XIII, 229 e segg.).

20
trasmigrare di

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


artisti dall'

una

all'

altra citt,

pot favorire a Milano e a

Ravenna

il

sorgere successivo, e quasi coordinato, di forme artistiche af-

fini tra di loro,

sebbene non del tutto identiche.


si

Anche
Milano e
le

nella decorazione

pu trovare

traccia

delle

relazioni che

regioni circostanti ebbero allora con

Era

diffusa l'usanza di ricoprire le pareti


le

Ravenna e con l'Oriente. con incrostature marmoree (fig. 9)

o con pitture che

simulassero, quali sono quelle ritrovate all'esterno


S.

dell'abside dell'antica basilica di

Pietro, a

Como,

sotto

il

piano

dell'at-

Fig. 10.

Milano,

S.

Ambrogio

tarsia

marmorea.

tuale chiesa di
le pitture

S.

Abbondio

K Ora, nell'abside della basilica

ambrosiana,

decorative fngevano

marmi

variopinti

commessi insieme con


del battistero

disegni affini appunto a quelli del rivestimento


degli Ortodossi a
le tarsie

marmoreo

Ravenna e della basilica Eufrasiana di Parenzo. E anche marmoree che, nello zoccolo dell'abside stessa, dovevano figurare
di candidi agnelli
di

una schiera
un mosaico

semplice simbolo che


al

si

ritrova pur in
di Rre-

pavimento sottostante

suolo

della

Rotonda

'

Bullett.

Non mi
2

d'Ardi, cristiana, 1882, pag. 89; C. BoiTO, Arcliiteltura del Medio Euo, Milano, 1880, pag. 27. fu possibile trovar traccia di altre pitture che furono rinvenute negli scavi dell' antica basilica. F. De Dautiin, op. cit., 1, 59. L'abside attuale di S. Ambrogio generalmente ascritta al sec. VllI-IX,

sebbene la volta a botte che la precede abbia aspetto di pi remota antichit. Se quella datazione esatta, convien credere che nella ricostruzione dell'abside siano state copiate fedelmente le incrostazioni ole pitture che decoravano l'abside primitiva. Le pitture decorative furono del tutto ridipinte negli ultimi restauri,

PI ANTICHI

MONUMENTI

21

scia

(fg.

15)

delle quali fu ritrovato

un frammento, traevano forse


(fg.

modello da decorazioni di chiese ravennati ed orientali

10).

Dove
orientale,

poi,

nella

Liguria,

pi

direttamente

pot

irradiarsi

l arte

troviamo

pi recenti di

un documento, anche pi chiaro che nei mosaici Milano e di Ravenna, del progrediente mutarsi dello stile
delle

per l'impulso

tendenze che avevano

guidato

l'Arte

dalla

deco-

razione del mausoleo di Galla Placidia a quella della hasilica classense,


dai mosaici di
S.

Aquilino a quelli di

S.

Vittore in ciel d'oro.

Nella

vetusta

Albenga,

in

riva

al

mare
sta

ligure,

piena ancora delle

memorie

della sua floridezza negli ultimi tempi dell'Impero,


i

quando pot
l'antico

vantarsi propugnacolo contro

Barbari,

presso

la cattedrale

battistero semisepolto dalle alluvioni.

Gi creduto del secolo Vili o del IX-,


assai

l'edifcio

opera di epoca
nei

pi

remota,

che

molti

particolari,
al

venuti

in

luce

recenti

felici restauri,

concorrono ad assegnarlo
quadrangolari
e

secolo V. Ottagonale nell'inalternati,

terno,

con

nicchioni

semicircolari

coperto

forse in origine di cupola, dovette essere

un tempo riccamente decorato.

Nel mezzo del suo pavimento, variato di marmi, era incavata una vasca
ottagonale adorna, probabilmente, di un ciborio sostenuto da otto colonne;
le pareti, in

ogni angolo delle quali sorge una colonna di


capitello,

granito bigio

con un candido
sotto la cupola

erano forse dipinte tutte a imitazione di marmi

di diverso colore.
;

La
si

luce scendeva dall'alto, da grandi aperture arcuate,

diffondeva anche
delle

da altissime fnestre nello sfondo


rettangolari,
di
i

dei nicchioni.

In

una

nicchie

fronte

all'ingresso
(fg.

maggiore, sorgeva l'altare: splendevano all'intorno

mosaici

11)^.

Pochi avanzi della decorazione antica restano sulla fronte del nicchione.
Quivi, sul fondo azzurro, orlato di fasce

verdi e bianche,

si

svolgevano

'

L'ornato che riquadra


E.

il

mosaico

e la

forma della iscrizione designano ancora


Albenga
{Alti della

il

sec. V.
di Torino,
la

Mella,

Batlisteri di Agrale-Contiirbia e di

Soc. d' Arch. e Belle Arti


I,

1883, pag. 57 e segg.);

Dehio-Bezolo, Die
sec.)

kirclil.

Baukiinst, Stullgart, 1887, Ali.

tav. 3.

A escludere

data

determinata dal Mella (VIII-IK

sufficiente

l'osservare che le transenne delle finestre, scolpile se-

del sec. Vili e IX, furono eseguite quando gi le finestre stesse erano state dimezzate in epoca perci di rimaneggiamento della costruzione primitiva. I restauri, compiuti da A. D'Andraoe {Relazione dell'Ufficio Reg. per la Conservazione dei Mon. del Piemonte e della Liguria, Torino, 1899, pag. 151) hanno rimesso in luce il piano primitivo, la vasca battesimale, la struttura dell'edificio, dando al battistero nuova importanza. La vera epoca della costruzione fu gi intraveduta

condo

lo

stile

della loro altezza:

da H. HoLTztNGER (Die altchrisll. Archilektur, Stoccarda, 1889, pagina 214). ' Nel pavimento della nicchia furono trovate le tracce di un cippo che doveva servire di sostegno alla mensa dell'altare. Le pareti, nel basso, sembra fossero decorate di uela dipinti. I mosaici vennero
restaurati nelle parti lacunose degli ornamenti.

22

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


e sulle
foglie

ampi fogliami verdi


sinistra, fra gli

posavano

diversi

uccelli.

Ancora a
:

avanzi degli ornati, s'intravedono


:

alcune lettere

scs.

destra sta scritto

fecit

.i.'^ss^^^^ -os^TTR: :

Fig. 11.

Albenga, battistero: mosaico.

L'archivolto del nicchione decorato di

una larga

fascia d'oltremare,

racchiusa fra

liste di

carminio, ingemmate di

smeraldi rettangolari che


nella decorazione

s'alternano con turchesi ovali, secondo

un uso persistente

PI ANTICHI

MONUMENTI
fascia salgono
pistilli.

23

dei mosaici medioevali

suirazzurro della

due ghirlande

di foglie d'alloro e di calici bianchi

con lunghi

Al

sommo,
ai

entro
alle

una

cartella,

un'iscrizione

la

quale,
fatti

avendo riguardo

nessi,

abbreviazioni, e anche agli errori


cagionati poi da restauri,

originariamente dal mosaicista, o


(fig.

pu essere

cos decifrata

12)

NOMINAMVS

QVORVM

HIC RELIQVIAE SVNT ^

Pi in basso un'altra epigrafe, ch' da collegare con quella, contiene


l'elenco dei santi le cui reliquie erano state riposte entro l'altare
^
:

STEFANI

S.

IHOANNIS

LAVRENTI

NAVORIS
FELICIS

^ROTASI
GERVASI.

EVANGEL-

La

volta a botte, che ricopre

il

nicchione,

la

lunetta della parete


si

di fondo,
di foglie

sono riquadrate di fasce bianche sulle quali

svolge un ornato

con

steli

di carfiori

minio e con
cruciformi. Nel

grandi

mezzo

della

volta, sull'azzurro intenso,

sparso

di

stelle

bianche

splende una singolare rappresentazione


:

aureo, con
sta

lumeggiature bianche, vi

un monogramma
zurro

di Cristo
Fig. 12.

Albenga, battistero: iscrizione di mosaico.

entro un alone di tenue az;

intorno a questo, quasi per riflesso

lontano e ingrandito, appare

l'orlo di

un

altro alone di azzurro pi intenso, segnato del

monogramma;

e dietro ai

due primi, un terzo alone

si

espande, anche pi vasto e pi


(fg.

cupo

di tinte,

con delicata armonia di colori

13)

^.

Intorno alla mi-

steriosa

meteora stanno dodici bianche colombe,

fra le quali, in alto,

un piccolo disco azzurro crocesignato. Nella parete


netta, si erge dal terreno fiorito

di fondo, entro la lu-

una rossa croce lumeggiata

d'oro, coperta

latines

Intorno agli errori coinniessi in epigrafi antiche, cfr. E. Le Blvnt, Palcographie iles Inscription du III siede la fin da VII {Reviie Ardi., XXIX, pag. 177 e segg.). Che la prima letlera sia una q ma convalidata dal nomessa da restauri, o male eseguita, non par dubbio. L'interpretazione " reliqiiiae catalogo dei santi nella susseguente iscrizione. - Anche dalla disposizione dei colori appare che le parole della epigrafe sono da accoppiare
'
:
:

,.,

verticalmente.
^

11

di colore bianco;

primo monogramma ha nel suo centro una gemma rossa, il secondo ha lettere d'oro, il terzo rossastre.

e ai

due

lati le

due mistiche

lettere,

24
di

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

gemme;
(fg.

ad essa muovono due pecorelle. Dall'ampia


la

finestra,

ornata

anch'essa di lauro,
tazioni
14).

luce splende sugli ornati, sulle mistiche rappresen-

L'alta antichit dei mosaici del hattistero di

Albenga

manifesta a

molti segni.

Fig.

13.

Albenga, battistero

mosaico.

Singolare

in

essi

l'uso dei fondi bianchi negli ornati

che,

derivato

probabilmente dalla
S.

decorazione

dei

pavimenti,

e
^

praticato ancora in
in

Costanza a Roma, e nella chiesa di Casaranello

Terra

d'

Otranto,

scompare poi dalla tecnica dei mosaicisti.


'

A. Haseloff, / mosaici di Casaranello (Bull. d'Arie, 1907).

PI ANTICHI

MONUMENTI
di nessi

25
complicati,
cosi
la

Le

epigrafi,

commiste

di onciali e

da non
libera

poter essere attribuite ad

et

troppo

remota,

accennano per
al

forma delle loro


senza

capitali rustiche al secolo

VI
dei

d'altro

lato, l'as-

dell'appellativo

sanclus,

dinanzi

ai

nomi
la

santi,
^

pu

invo-

carsi per escludere

una datazione pi tarda del secolo VI


si

Anche

lo stile

accorda
I

nel

designare

fine

del secolo V, o
la fronte

il

principio del successivo.

girali di

acanto che ornano

del nic-

chione sono composti con larghezza,

ma

le

schematiche

e rigide

le

colombe, intorno

al

hanno gi forme disco monogrammatico, appalor


foglie

Fig. 14.

Albenga, ballislero: mosaico.

tono eseguite con certa rapidit,


nere
;

ma
i

sono contornate
fiori

di profili di tessere

nella lunetta

dello

sfondo,

hanno aspetto

del tutto

orna-

mentale.
Il

contenuto delle rappresentazioni indica anch'esso


gi fu osservato dall' Ainalof
^,

la

medesima

et.

Come
con
le

esso
il

ha rispondenze iconografiche vescovo Paolino fece eseguire


si

decorazioni

che,

nel

secolo V,
:

nella chiesa nolana di S. Felice

cpiivi

pure

vedeva

il

monogramma

Sul carattere epigrafico nell'Italia superiore durante i primi secoli del Medioevo, v. C. Cii'oi.i.a, Sull'appellativo sanclus, v. A. Ratti, op. cit.; esso acII., III, 220 e segg.). compagna soltanto il nome di S. Giovanni, nella forma abbreviata gi in uso sin dai primi secoli (L.
'

//

velo di Classe (Gallerie Naz.

Traube, op.
2

cit.,

pag.

194).
d'

D. AiNALOF, / mosaici del Ballislero

Albenga (Vizant. Vrenuii.,

1901,

pag. 520); cfr. anche

Bijzani.

Zeitschr., 1905, pag. 621.

26

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

di Cristo, racchiuso entro

un lucido globo
si

e circondato

da dodici colombe.
al

mosaici di Casaranello, che

possono assegnare

secolo V, offrono

anch'essi qualche riscontro a quelli di Albenga, che anche al

sommo

della

cupola dell'antico sacello di Terra d'Otranto sta


cielo azzurro, sparso di grandi stelle radiate ^

il

disco crocesignato, sul

Potrebbero adunque
S.

mosaici di Albenga essere coevi


S.

quelli di

Vittore in ciel d'oro e di

Aquilino
;

ma

essi ci

richiamano ad una

sfera di concezioni assai diversa

segnano uno stadio molto pi inoltrato


stile.

nel

cammino

dell'Arte

verso

un nuovo
Redentore,
il

La

realt

vi

sostituita

ormai intieramente dal simbolo.


Gli Apostoli circondano
il

ma non come

nel sereno con-

sesso figurato in
cesignato,
i

S.

Aquilino

Cristo rappresentato da

un disco croaudacia

discepoli sono in figura di dodici colombe.


!)

E (nuova

dell'Arte a esprimere concetti trascendenti


stoli figurata la

dentro
i

il

cerchio degli Apo-

Divinit trina ed una:

che

tre

dischi, sovrapposti e

fregiati del

monogramma, vogliono
come
nei

significare

l'astratta

idea

teologica.

pi la beatitudine celeste espressa con la lieta

immagine

della vita

pastorale,

mosaici

di

S.

Aquilino, bens simboleggiata dal,

l'aurea croce trionfale, cui, sul terreno fiorito


di agnelli.

vengono

gli Eletti, in

forma
cos

L'Arte

si

tutta

tramutata nella sua stessa sostanza

e in

modo

profondo, che forse non ha uguale in nessun altro tempo.

Di certo, una delle principali cagioni

di

tanto trasformarsi furono

le

nuove credenze;

e l'affermarsi

dappertutto della coscienza cristiana, pot


simili effetti.

indurre nell'Arte d'ogni

luogo

Ma

nella elaborazione delle


fior la civilt cri-

nuove forme
nostre
colle

l'Oriente,

ove dapprima pi liberamente

stiana, dovette

avere

una parte preponderante,


ebbe vincoli pi
stretti,

cos
la

che nelle regioni

quali

esso

nuova

estetica

si

svolse pi rapidamente, e trionf pi presto.


fatto

Le prove pi note

di tale

sono nei monumenti di Ravenna;


offerte dai

ma

altre,

non meno

chiare,

ven-

gono

monumenti

dell'Italia

meridionale, e anche dai mosaici

del battistero

di Albenga.
gi le altre

Quando

parti

della

Liguria

erano

in

mano
e
vi

dei

Lon-

gobardi, la riviera ligure rimase in dominio di Bisanzio,

dur sino

stare di

pag. 16. La rappresentazione del cielo, nel mosaico di Albenga, sembra consecondo l'iconografia orientale (cfr. W. de Gruneisen. Sltuli iconografici in Archivio della Soc. romana di Si. patria, 1908, pag, 443 e segg.) lo spazio azzurro in cui sono le colombe occulta in parte le stelle della restante zona del cielo.
'

A Haselokf,
due zone

op.

cit.,

distinte,

PI ANTICHI

MONUMENTI
prese,

27
nelle

a che, nell'anno 641, Rotari


citt K

non

la

desolandola tutta

sue

Tale sua dipendenza politica pot addurvi meglio l'influsso della


la

cultura e dell'arte orientale. Al quale essa era esposta anche per


situazione geografica
;

sua

che

il

mare era tramite


secondo
le
si

diretto

verso l'Oriente

come pure

lo era stato
^.

per

le Gallie,
^

geniali intuizioni dello


tracce, pii lontane

Strzygowski

In

Sardegna

possono trovare

da

noi, e pi antiche, di quella corrente orientale che, pi oltre,

ha lasciato
di

vasto segno di s nel Mezzogiorno d'Italia. L'iconografa dei mosaici

Albenga richiama appunto

alle decorazioni della basilica di S. Paolino, a


i

Nola, in Campania. Pi verso l'Oriente, in Terra d'Otranto,


saranello

mosaici di Ca-

hanno con

quelli somiglianze

non

trascurabili di

composizione

sembrano derivati dall'arte siriaca^, anche i mosaici di Albenga accennano alla stessa fonte, sia nella loro rappresentazione della croce gemmata, che ritrae la croce trionfale eretta sul Golgota, sia per
e di stile; e se essi
la figurazione della Trinit,

che forse corrisponde a quella ricordata da


il

Coricio di Gaza, scrittore del VI secolo,

quale vide l'abside d'una chiesa

di Palestina decorata di cerchi crocesignati e congiunti insieme \

Tali pi diretti contatti con l'Oriente, possono chiarire perch


saici

moVI,

d'Albenga, della

fine

del

secolo
di

o del principio
nell'irrigidirsi

del

secolo

precedano quelli di Ravenna e

Milano

della

tecnica in
astratti

procedimenti convenzionali, nella ricerca di dare forma a concetti


e trascendenti, nel volgersi dalla realt verso
il

simbolo.

Ch. Diehl, Etudes sur l'adiiiinistr. bijzant., Parigi, 1888. Id., Hellenislische u. koptisclie Kunst (Bull, de I. Strzygowski, Kleinasien, op. cit., pag. 206 e segg. la Soc. d'Archol. d'Alexandrie, 1902, p. 69); Id., Der Doni zu Aacheu, Lipsia, 1904, pag. 44 e segg. ' Nella struttura e nei dipinti di una dimenticata costruzione sotterranea dei dintorni di Oristano nel territorio di Cabras cfr. D. Scano, Storia dell'arte in Sardegna^ Cagliari, 1907, pag. 23. * Pei rapporti dell'Italia meridionale con l'arte siriaca, v. A. Haseloff, Der Psaller Erzbischof Egberts, Treviri, 1901, pag. 139; P. Toesca, Reliquie d'arte di S. Vincenzo al Volturno (Bull. dell'Ist. Stor. II.,
'

XXV, 7); A. MuNOz, / mosaici del Battistero di S. Giovanni in Fonte (L'Arte, 1908, pag. 433 e segg.). ' D. AiNALOF, / mosaici, op. cit., pag. 523; Ch. Bayet, Rcherches pour servir a l'hist. de la peinture, Parigi, 1879, pag. 60. Il passo di Coricio di Gaza tuttavia di interpretazione dubbia, e non si pu affermare

che

le pitture descritte

corrispondessero appieno

ai

mosaici d'Albenga.

m^y^mKo^

d|#Ar'^^^^*'HGlHHHHB9BMii^r'**^

:^^|P|1

#
1

^^^^M^^II^J^yp??!
a^^2J2^a^g^^^^^^

Fig. 15.

Brescia,

Rotonda

mosaico di pavimento.

Fig. 16

Miinster, S. Giovanni: affresco (da

Zemp-Durrer, Le Couvenl de

Si.

Jean).

SECOLI OSCURI

Incerti ricordi e vestige della Pittura nell'et longobardica.


rolingia.
di S.
al

Influenze dell'Arte ca-

Vicende della tecnica della Pittura sino al secolo X. Giovanni di Miinster, della grotta di S. Nazaro a Verona, di
di Givate.

Gli affreschi
S.

Benedetto

monte

Si

prdono poi per pi

secoli le tracce

delle

vicende della Pit-

tura nella regione circtimpadana.


Usciti dalla guaina delle loro abitazioni
i

Longobardi invasero
1'

e devastarono molta parte d' Italia, vi


della civilt antica ^

sollecitarono

ultimo

dissolversi

forse pi

profondamente
il

ferita

d'ogni altra fu la
e conservarlo per

regione del Po che doveva poi far proprio

loro

nome

sempre; per pi di cento anni


nata la loro sede,

vescovi di

Milano lasciarono abbandoparte della

vissero a Genova, terra di Bisanzio, con


:

popolazione milanese

di certo

con

la parte pi eletta ^

'

"

Effera

est,

atque
2

humanmn

Langobardorum gens de vagina suae habitalionis educta, in nostrani cerviceni grassata genus, quod in liac terra prae niniia multitudine quasi spissae segetis more surreferitate
,

xerat,

succisum aruit . Gregori Magni Dialogi, III, 38. Ancora nel 593 molti dei milanesi, " coacti barbarica ^IAGNI Epistiila ad Cqiistantiuiii,

risiedevano

a Genova. Gregori

30

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Quali siano state allora
le sorti delle Arti

nei

luoghi

percossi e tedi altre

nuti dai Longobardi, oscuro: cos sono oscure le vicissitudini

forme della
seco
dalla

civilt attraverso

quei tempi \

Gli invasori

non portavano
consentite
;

lecito congetturare
vita,

che

le

umili industrie

loro
e la
essi

nomade

foggiare armi

ed ornamenti della persona


le

suppellettile restituita dalle lor

tombe dimostra quanto


che

forme che
fra

amavano

differissero

da quelle

ancora

trovavano

noi:

nella

terra ove, con operosit di secoli,

l'Arte

aveva materiato ogni pi com-

plesso Vero, fu con quelle nuove turbe l'apparire di larve mostruose, di

cose amorfe

^.

Come

scrutare

fino

qual

segno l'immissione delle inculte


del terreno antico, o
il

stirpi
I

abbia affrettato allora

l'isterilirsi

suo alterarsi?

Longobardi ebbero probabilmente una scarsa azione,

diretta, nell'Arte,

ma

influirono molto sui suoi destini con la loro stessa presenza

barbarie.

Alle Arti pot tuttavia venire qualche impulso dai luoghi ove le condizioni
della

cultura favorivano ancora


si

il

loro sussistere.

E quando
Teodolinda

in

Paolo

Diacono
^,

legge

delle

pitture

della

reggia
artefici,

di

Monza
di

da pensare ch'esse fossero opera di

eredi forse ancora

una

superstite tenue tradizione locale,

ma

pi probabilmente educati
e

dall'arte

che

persisteva

nell'Italia

centrale,

doveva

gettar

riflessi

nell'Italia superiore, favorita

ormai dalle relazioni della corte longobarda

con

Roma
si

*.

Nel secolo
barie,
S.

VII,

uscendo ognor pi

Longobardi dalla primitiva barnella

risollevarono le condizioni della cultura


allora
i

regione

padana.

Colombano guidava

rosa dell'Appennino.

monaci a Bobbio, nella quiete opeMilano accoglieva di nuovo i propri vescovi, fra
suoi

Cfr. specialmente C. Cipolla, Della supposta fusione degli Italiani coi Germani (Rendic. della R. Accad. dei Lincei, 1901). ^ Cfr. P. ToEscA, Suppellettile barbarica nel Museo di Lucca {Ausonia, 1, 60 e segg.), e la bibliografa
ivi raccolta.
' Pauli Historia Lang., IV, 39: "in qua picliira manifeste oslenditur, quomodo Langobardi eo tempore comam capitis tundebant, vel qualis illis vestitus qualisve habitus erat.... . Le pitture descritte da Paolo Diacono, singolari per la determinazione etnica che vi avevano i personaggi, sono scomparse da gran tempo. Di tempo pi antico, forse della fine del sec. VI, potevano essere quelle ritrovate in certe tombe di Longone, in Brianza: cfr. S. Tagliasacchi, Tombe romane di Longone (Rio. Arch. per la prou. di Como, 1877, pag. 17). Ma il proprietario del luogo afferma non esisterne pi nessuna traccia. ^ Sono noti i doni inviati da papa Gregorio a Teodolinda, fra i quali una theca Persica (cfr. O. Dalton, On some points in the History of inlaid Jewellery in Archaeologia, vai, 237 e segg.); e probabilmente anche le ampolline, o eulogiu, del Tesoro di Monza che poterono servire a trasmettere nell'Italia superiore notizia dell'iconografa orientale, riproducendo composizioni di mosaici e di immagini venerate nella Palestina: J. Reil, Die frihchristl. Darstellung. d. Kreuzigung, Lipsia, 1904, pag. 35 e segg.; ma cfr. A. Sepulcri, / papiri della basilica di Monza (Arch. Si. Lombardo, 1903, XIX, pag. 241 e segg.). Intorno al ventaglio detto della regina Teodolinda, nello stesso Tesoro di Monza, cfr. A. Varisco, L'epigrafe del ventaglio monzese (Studi medioev., I, pag. 417 e segg.): gli ornati miniati sulla pergamena del ventaglio hanno scarsa importanza, e carattere incerto.

SECOLI OSCURI
quali fu Benedetto Crispo

31
arti

che

tenne scuola delle sette

liberali

^
;

essa rifioriva nel

mezzo

della placida pianura,

con

la

sua cinta romana,


le

cogli acquedotti antichi,

con

le

chiese

che

attraverso

epoche oscure
^
:

avevano serbato fulgori


haec
est

dell'arte classica, celebrata dal

ritmo

urbium

regina,

mater adque patriae

que praecipuo vocatur nomine metropolis

quam
Con
la
il

conlaudant universi naciones saeculi.


artisti e

rinnovata cultura, l'avvento di


dittico di

l'importazione di opere

quali

Boezio miniato probabilmente a

Roma
^

sul principio

del secolo VII da artefice che s'inspir

a modelli orientali
artistica.
si

dovettero

dare incitamento ed esempio a nuova attivit

Presso Milano, un nuovo centro di cultura e d'arte


citt

era formato nella

che dal
"

meraviglioso
flavia

fiume
'^.

aveva avuto nome Ticino, detta dai


i

Longobardi:

Papia

Le molte chiese che

re longobardi
S.
il

vi

costrussero, furono decorate anche di pitture. Nella chiesa di


si

Michele
;

vedeva

il

Salvatore in atto di conculcare

il

drago, l'aspide,

basilisco

si

trovava, in altra parte, un ciclo di dipinti che illustravano l'Apocalisse.


S.

Nella chiesa di
figurante
il

Pietro esisteva, forse nel secolo Vili,


;

un mosaico

rafla

santo sopra un'aurea rupe

un carme greco commentava

rappresentazione \ In altra basilica, per voto fatto in una pestilenza, era


stato effigiato S. Sebastiano,

come

Roma,

in quella di S. Pietro in Vincoli ^

Nei dintorni di Pavia, forse nel luogo detto ora Corte Olona, Liutprando
innalz accanto
e l'adorn di
al

proprio

palagio

una chiesa dedicata a


visitatori \

S.

Anastasio,
ri-

marmi,

di colonne, di mosaici portati

da Roma, come

cordano

le epigrafi trascritte

da antichi

A. Dresdner, Kiilliir iind Sitlengesch. der ital. Geisllichkeil, Breslau, 1890, pag. 238. E. DuMMLEU, Polae latini aevi car., Berlino, 1880, I, pag. 21 e segg. ^ Cfr. R. Garrucci, op. cit., lU, pag. 94 e seg.; J. Kurth, Die clirisll. Kunst unter Gregor d. G., Halle, \97, pag. b6 e segg.; A. MvNOz, Le pitture del dittico di Boezio (N. Bulletl. d'Arci. crisi., XIII;. Il Garrucci credette di poter leggere, sotto antiche rasure, inscritti nel verso del dittico i nomi dei vescovi bresciani ma di quei nomi non abbiamo trovato traccia. Lo stile delle miniature suggerisce che il dittico
'

dipinto in luoghi ove l'influenza orientale fosse fortissima, quali erano Roma e l'Italia meridionale A. MuNOZ, Ice. cit.) che il dittico sia stato portato ben presto in altre regioni e probabilmente nell'Italia superiore, indizio nei nomi barbarici che abbiamo decifrati, scritti anch'essi in onciale del Non indugio sul celebre PentaVII sec, nel suo verso: " vvyryca betgum; tatbug uuricom; uuadde... . (T/ie Palceographical settentrionale all'Italia attribuito teuco di Ashburnam, del sec. VII, sebbene gi Society, II, tav. 231 O. von. Gebhardt, The Miniatiiries of the Ash. Peni., Londra, 1883) perch tale provesia stato
(cfr.
:

nienza gi stata giustamente negata.


^

L. M. G. B.

Hartmann, Gesch.

Italiens injMittelalt., Gotha, 1900,


II,
I,

II,

294.

'^

G. B.

'

G. B.
,

De De De

Rossi, Inscript. chrisL, Rossi, Mosaici crisi.


Rossi, Inscript. chrisl.,

155-168

33.

II,

I,

178; A. Riccardi,

Le vicende, l'area

gli

avanzi del

"

Regium

Palatium

a Corte Olona, Milano,

1889.

32

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Scarne notizie;

le

quali tuttavia possono confermarci nel congetturare


fosse esercitata,

che

la Pittura

non soltanto
e vi
si

ma
nel

rifiorisse

in

quei

secoli

nella
tistica

Lombardia,

svolgesse

non

senza rapporti
largo

con

l'attivit ar-

che nello stesso tempo era a

Roma,

rilluirvi

dell'arte

orientale e bizantina.

Brescia, nella chiesa del

S.

Salvatore, la cui
Vili,

costruzione

pu

ri-

ferirsi alla

seconda met del secolo

sono alcuni
riquadri

sbiaditi avanzi di

affreschi che

probabilmente spettano a quell'epoca


storie, in

stessa.

Le

pareti della

navata maggiore erano decorate di

separati

da

fasce

rosse e illustrati con iscrizioni di lettere capitali, molto serrate insieme,


e allungate

come

si

vedono appunto
tali clipei,

in

monumenti
di

del

secolo

Vili

^
;

nei peducci degli archi stavano clipei

con busti

santi.

Ancora, in uno di
giata con largo disegno

si

discerne a stento una figura, tratteg-

ma

rigidamente, cos da potere essere confrontata

con
nel

gli

affreschi della navatella di sinistra della chiesa di S.


istoriati

Maria Antiqua

Foro romano. Dei riquadri

non s'intravedono che brevi


deposizione
la cinta di

e scolorati frammenti: alcune figure intente alla

di

un cacitt ^;

davere entro un sarcofago, altre in atto di costrurre


n dai poveri avanzi
essi
si

una
le

pu dar giudizio intorno


e

allo stile.

Pur sembrano
relazioni

comprovare

le

congetture suggerite dalle fonti storiche:

d'arte della

Lombardia con Roma

con Bisanzio ^

Non
avuto
all'arte

minore

la

penuria di documenti per

la

storia

della
1'

Pittura
ufficio

nei secoli IX e X, nei quali


dall'Italia

molto importerebbe
e
in

di

conoscere

superiore,
fior

particolare

dalla

Lombardia, rispetto

che allora

rigogliosa nella Francia e nella Germania.

Si

pu

tuttavia credere che, nel secolo IX, l'arte carolingia, la quale


nell'Italia

penetr sin
nell'Italia

meridionale \ abbia esteso la sua influenza anche superiore (ove lasci monumento mirabile l'altare di Wolvinio

'

Per r architettura del

S. Salvatore, v.

T. Rivoira. Arch. loinb., op.

cit.,

161 e segg.

Per l'epigrafia

pittorica, cfr. le iscrizioni nella cappella dei SS. Quirico e Giulitta in S.

M. Antiqua, e quelle delle pitture

nella base del campanile di S. Prassede, a

Roma

{Bull, di arch. crisi., 1878, pag. 52). Soltanto poclie lettere

ormai

possono decifrare nelle iscrizioni del S. Salvatore. ^ Nella scena del seppellimento, sul fondo bruno sorgono costruzioni gialle ornate di leniae rosse sono discretamente conservate le figure di alcune donne che assistono alla sepoltura. Le quali hanno il viso dipinto con preparazione di tinte giallastre, con rapidi lineamenti di ombre scure e di luci biancorosate. Avanzi di affreschi, anche pi evatiidi, si scorgono sulla parete dirimpetto. 3 Nelle monete tali relazioni appaiono chiaramente: cfr. L. M. Hartmann, Gesch. Italiens, op. cit., 11,32. * P. TOESCA, Reliquie d'arte della Badia di S. Vincenzo al Volturno (Bollett. dell' Ist. St. It., 1901, pag. 39).
si
:

SECOLI OSCURI
nella basilica ambrosiana)
^

33
pi ancora, sulla Miniatura,

sulla

Pittura

e,

nella c[uale la sua attivit fu pi fervida. Di tale influenza

prova anche nei codici


Novalesa, nei
Francia, e
gli

trascritti
le

allora nei monasteri

di

pu trovar Bobbio e della


si

([uali

appaiono

nuove forme

di

scritture

elaborate
sostituiti

in

ornamenti rozzissimi dei

secoli anteriori

sono

da

ornati che imitano quelli dei codici carolingi


^.

Tra
della
il

rari nostri

monumenti
secolo
IX,

Miniatura

del

il

pi cospicuo
della

Liber

ca-

loinim

Biblioteca
scritto

Vallie

celliana di

Boma,

mi-

niato

verisimilmente
'l

nell'Italia

superiore
In
tinti

due dei suoi grandi

fogli

di porpora,

vergati di ca-

pitali e di onciali d'oro, fregiati

di iniziali

con intrecci di nastri


si

e di racemi,

riflette

tutto lo

splendore della ornamentazione'


carolingia; e in alcune delle sue

forme pi particolari
altri

(fg. 17).

In
il Fig. 17.

due

fogli

rappresentato

Roma,

Bibl. Vallicelliana: cod. A-5, ce. 33

b.

Concilio degli apostoli. Le figure


si

curvano,

si

torcono in

strani

modi, convulse, avvolte in drappi che


:

s'increspano, colorite di tinte opache, con forte rilievo

hanno

il

gesti-

colare disordinato, l'agitarsi frenetico,

il

manierismo

di disegno e di colore
(fg.

che proprio delle opere dei miniatori della scuola di Beims


Il

18)

*.

miniatore del Liber canoiuim, che non

v'

ragione

suffciente di crei

dere venuto egli stesso d'oltralpe, ebbe per certo di Francia


delli; e
li

propri

mo-

imit, alterandoli, spogliandoli della loro forza.


dell' arte

Influssi

carolingia

appaiono anche

in

affreschi

ritrovati

' Intorno all'et dell'aliare di Wolvinio consento con A. Ventuiu {Storia, anche: E. A. Stuckklbeikj, Der Aitar uoii S. Ambrogio (Moiiatsh. f. Kiv., 1910, 383 Vedi al capitolo IV.
'-

II,

pag. 232 e segg.). Cfr.

e segg.).

3 P. ToESCA, Il " liber canonum della Bibl. Vali. (L'Arte, 1902, pag. 229 e segg.). Riflettendo alle frequenti relazioni della Lombardia con le Gallie, e all'altare di Wolvinio, splendida esplicazione dello stile carolingio, si pu congelturare che anche le miniature del Liber canonum siano state eseguite nella regione lombarda. * A. VENTuni, Storia, II, 314 e segg.

34

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


S.

nella chiesa del convento di


gioni, in

Giovanni a Miinster, nel Cantone dei Gri-

luogo che dipendeva un tempo dalla giurisdizione ecclesiastica milanese, unito alla Lombardia dal passo dello Spinga ^
Sull'arco trionfale
dell'abside
della chiesa
si

veggono alcuni fram-

un affresco che rappresentava forse l'Ascensione. Il Redentore sta entro un disco sostenuto da angioli i quali accennano verso di lui, che gli Apostoli guardano in atti di agitazione l Le pareti della navata
menti
di

maggiore,

scompartite

in

ricpiadri

fitti,

erano decorate d'ima minuziosa


16fe
19).

illustrazione del Vecchio

Testamento

(fg.

'

\^:v'^^-'^''i'*^^^*^i^'''*^*''''^'' ''.'ijt^

Fig.

18.

Homa,

Bibl. Vallicelliana: coti. A-5, ce. xvi-xvii,

In questi e negli altri affreschi della chiesa, che


alla fine del secolo IX,
i

si

possono assegnare
di

moti scomposti e dinoccolati

alcune figure

hanno rispondenza con

l'arte carolingia in

una

delle sue qualit pi sin-

golari, nell'esagerazione dei

movimenti.

Ma
si

negli ornamenti, a grandi fa-

sce fiorite intercalate con mascheroni,

ritrovano forme che non cono-

sciamo

in

quell'arte:

pi

ancora nella tecnica del colorire. Negli


a

affreschi di

Mnster non

l'impressionismo antico,

larghe

masse

di

ombre

e di luci,

che sovente persiste,

per imitazione di modelli antichi

J.

karol.

Wandnial.
^

Zemp-R. DuRREn, Le Converti de SI. Jean a Mnsler. Ginevra, 1906; A. Schmarsow, Ueber die zi M. (Monatsh. f. Kw. 1908); E. A. Stjckelberg, Genuanisclie Friihkiinst {Monatsh. f.
lo

Kw.,

1909, 117 e segg.).

Secondo

Zemp

(op. cit., pag.

2,5

e segg.)

il

dipinto rappresenta una

iiiaiestas

domini.

SECOLI OSCURI

35

od

orientali,

nelle

miniature carolingie
variare
:

nemmeno
in
altre

si

ritrova la
dei

minuprimi
i

ziosa

ricerca

del

delle

tinte,

come

pitture

secoli del
visi

Medioevo

invece

un disgregarsi
maniera

di tutte le tinte,

cos che

ove meglio appare

tale

sono dipinti a macchie di

colori diversi, convenzionali in parte, senza nessuna fusione fra di loro.

Uguale
hadia di
S.

modo

di colorire si
al

vede anche negli affreschi della remota

Vincenzo

Volturno, eseguiti verso la

met del secolo

IX,

Fig.

19.

Miinster, S. Giovanni; affresco (da

Zemp-Durrer, Le Couvent de

Si.

Jean).

e nei mosaici

romani del tempo


o

di

Pasquale

I,

nei quali
;

il

colorito del
dirsi

tutto disfatto in chiazze e contorni di tinte

diverse

pu

essere
illusio-

ultima conseguenza,
nistica.

alterazione

estrema,

dell'antica
tratti

maniera

Della quale intravediamo, e per certi


:

conosciamo,

le seguenti

vicende

il

colorire rapido, compendiario,

originato

da una fervida viil

sione delle cose, dovette fissarsi gradualmente in formule, perdere poi

suo significato, nell'universale decadere dell'Arte, giungere alfine dalla instahile

unione
pi

di tinte,

che aveva dato agli


le

artefici

antichi

di

esprimere

nel

modo
I

complesso

loro
tristo

vibranti

sensazioni

della luce, della

forma, del movimento, a tale

guazzabuglio di colori.
i

mosaici delle basiliche di


le

Roma documentano

diversi

stadi di

tali

vicende del colorire,

quali procedono anche pi oltre negli affre-

36
scili di S.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Vincenzo

al

Volturno e di

S.

Giovanni di Miinster nel secolo IX,


estremi K
stato di disgregazione pi progredita,
i

e aiungeranno nel secolo

ai loro limiti

Ritroviamo quel colorito,


a

in

uno

Verona
si

negli affreschi della grotta detta dei SS. Celso e Nazaro,

quali,

sebbene

trovino oltre

confini del territorio che esploriamo,


la

sono essere trascurati nelle ricerche di un periodo in cui


propria priva d'ogni avanzo di pitture.

non posLombardia

Fig. 20.

Verona, grotta dei

SS. Celso e

Nazaro

affresco.

La
tufo,

grotta, ora

dimezzata,
Il

tutta

incavata

entro

un grande masso

di

aveva forma di croce.


;

suo suolo era decorato di un mosaico pa-

vimentario, a cerchi
pi
volte
di
gli

le

sue pareti, nel corso dei secoli, furono rivestite


e

intonaco,

dipinte.

L'intonaco pi antico, liberato dagli

strati

che

erano

stati

sovrapposti, reca un complesso di affreschi e

un'iscrizione con la data del 996 l Nel

sommo
sul

della

volta,

due angioli
seduto

sostengono una mandorla, entro


in trono
il

la quale,
:

fondo
i

stellato, sta

Redentore benedicente

erano all'intorno

simboli degli evan-

'

P. ToEscA, Reliquie d'arie, loc. C. Cipolla,

Una

iscrizione del

mento della cappella ci sembra gono tracce di un'altra decorazione pi

pag. 46 e segg. 996 e le pi antiche pitture veronesi (Ardi. Veneto, 1889). Il pavianteriore d'assai al sec. X; ed a notare che sotto l'intonaco del 996 si scorcit.,

antica.

SECOLI OSCURI
gelisti.

37
di angioli, di serafini,

In altra parte della grotta,

si

veggono figure
e

l'immagine della Madonna dentro un tondo,


altra
visi di

meglio conservati d'ogni


ingemmati
(fg.

pittura

due busti

di

santi

entro clipei

20) ^

queste due figure, preparati di terra gialla, hanno intorno alle guance

un

forte

contorno di verde intenso;

il

naso

segnato da una stria bianca


chiaro,
dall'altro
;

sottolineata,
stria di

da un

lato, di

rosso e

di

verde

di

una

verde intenso ombreggiata di verde pi


di

chiaro

le

sopracciglia

sono formate

due curve, l'una

rossa, verde l'altra;

le

guance recano

larghe chiazze di tinta rosata; la bocca segnata di rosso cupo e di una


larga pennellata di bianco.
si

Le forme

si

sfasciano in quelle ligure,

il

colorito

decompone in tinte diverse, intieramente dissonanti Al medesimo periodo stilistico, ma ad artisti di che non fosse nei pittori
della grotta dei SS. Celso
e Nazaro,

e slegate fra di loro.

cultura pi elevata

vorremmo

asse-

gnare alcuni affreschi conservati in

uno dei luoghi


trovato
in

pi belli che la vita claustrale

abbia

Lombardia,

sull'altura re-

mota

di

S.

Pietro

di

Gi-

vate, presso Lecco,

ove gi

nel secolo Vili fioriva

un

^
%,.-

convento benedettino

^.

Accanto
l'

alla chiesa delFig. 21.

antico

monastero sorge
sacelli che, in

Givate, S. Benedetto

inlenio.

ancora uno dei


i

forma diversa,
esso

si

solevano costrurre entro


S.
l'

recinti delle

comunit benedettine; ed ha nome da


con
tre absidiole,

Benedetto.

Di

schema

centrale,

antiche cellae trichorae, ma, per la

pu ricordare forma delle finestre


non pu essere

icnografa delle

a doppia stromattribuito

batura e per

altri caratteri
^.

costruttivi,

ad

et

troppo remota

Riflettendo poi alle vicende del monastero, che forse sul


i

principio del secolo XI fu abbandonato dai monaci,

quali

si

trasferirono

La volta tutta messa a dischi di colore rosato, orlati di nero, in ognuno dei quali inscritta la mezza figura d'un angiolo. Sebbene gli alTreschi siano guastissimi, cliiaro che essi furono dipinti da diversi artisti: nella volta l'esecuzione pi rozza che altrove. 2 L. Traube, Textgesch. der Regala S. Benedica (Abhandl. de k. buyer. Akad. Hist. CI. XXI, 642). ' Sono singolari nella struttura interna del sacello le lesene semitonde addossate agli angoli, le quali parebbero essere state costrutte per formare il sostegno d'una cupola; ma il vano del sacello
'

coperto a

tetto.

38
al

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

piano di Givate, sembra verisimile che

la costruzione
(fig.

non

sia pi re-

cente di quel

tempo

e risalga al secolo

21).

Le

pareti dell'oratorio sono spoglie

d'ogni

decorazione,

ma

l'antico

altare di muratura, che sorge


vestiti tutti di afTreschi.

ancora nell'abside mediana, ha

tre lati ri-

Nella sua faccia anteriore, orlata di fasce


di

rosse,

azzurre e gialle con lievi ornati bianchi, sullo sfondo

due zone so-

Fig. 22.

Givate,

S.

Benedetto

altare.

vrapposte,
fra

tinte di
il

ocra e di celeste,
(fig. 22).

dipinto

il

Cristo

ritto

in

piedi
egli

Maria ed

Battista

In aspetto di

uomo

maturo, barbato,

|iHS xps|

benedice
:

con lvx

la

destra e tiene aperto nella sinistra un mvndi.

libro

inscritto

ego

svm

Ha

tunica

azzurrina,

illuminata

con

densa

tinta bianca,

manto rosso cupo con

luci azzurrastre,

sovrapposte

anch'esse rigidamente alla tinta del fondo.


di tunica ocracea e di

La Vergine
in

[sca maria] vestita

manto purpureo, ha avvolte


si

un panno verde

le

spalle e

il

capo

colorita in viso di ocra chiara

con lumeggiature bianche

e con lineamenti verdastri,

volge verso

il

Cristo

protendendo

le

mani

SECOLI OSCURI
nello
viso,

39
il

stesso

gesto

del

Battista fscs iohs bap]

quale,

nelle

vesti

e nel

ha

il

medesimo vivace

e stridulo miscuglio di tinte.

Nel lato destro

dell'altare, sul

campo formato d'un


e
gialle,

velo bianco a ri-

cami
rale e

neri, e

riquadrato di fasce rosse


in

sta

S.

Benedetto |hene-

DiCTVS scs]

tunica

bianca

munita
:

di cocolla azzurrina;

ha

il

pasto-

un

libro aperto,

con
i

la scritta

ego svm benedictvs aba

(fg. 23).

Nel

suo viso vigoroso, per


late

tratti
i

rapidi dei lineamenti, per bianche pennel-

che

lo

illuminano,

colori sono disgregati co-

me

nelle altre figure.

N
dipinto

in
S.

altro

modo
[scs

Andrea

An-

dreas] sullo sfondo bianco


del terzo lato dell'altare:
di di

aspetto

senile,

vestito e di
le

tunica

cerulea

manto
larghe

giallo, sul

quale

pieghe sono segnate con


strie

rosse,

tiene

alto nella sinistra


tulo, e reca

un ro-

sull'omero una
(fg.

breve croce

24).

La rapida ed
maniera
di

efficace

eh' nelle figure

dei due santi, dipinte fuor

dubbio dal medesimo

pittore che decor la fronte dell'altare,

superiore
Fig. 23.

a quella delle informi pitture veronesi, con le quali


tuttavia

Civaie, S. Benedetto

allresco dell'altare.

ha comune

l'uso di colori interamente disgregati;

che pensiamo

che

gli

affreschi dell' altare

appartengano ad epoca alquanto pi antica


di

del XI secolo, sebbene

non troviamo modo

determinarne meglio

l'et, sia

per

la

mancanza

di altri

monumenti che possano


sembrano accennare

servire quasi di caposaldo


si

nella cronologia, sia per le malcerte deduzioni che

possono

fare delle

forme

epigrafiche, le quali

al

principio del secolo X.

Anche, differiscono

gli affreschi dell'altare di

Givate da
li

quelli

della

grotta veronese per la pi elevata cultura artistica che

informa. In essi

40
si

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

trovano

inag<Jori

elementi derivati dall'arte bizantina,

sia

nell'esecu-

zione, sia nell'iconografa.

Se
S.

gli

affreschi
al

dell'altare
il

di

Givate

non

furono,

come

quelli
al

di

Vincenzo

Volturno,

prodotto d'una attivit artistica ristretta

mo-

nastero benedettino lombardo,


rosit diffusa nella
teri,

ma

ebbero riscontro in una pi vasta opeopere improntate


ai loro stessi caratla fine del

Lombardia, e

in

ora scomparse, riesce facile intendere

come verso

sepit-

colo l'imperatore Ottone chiamasse ai propri servigi in


tore

Germania un

lombardo

ed

ragionevole

credere che dalla Lombardia pervele

nissero ai pittori e ai

miniatori di Germania

forme derivate dall'ansi

tica tradizione cristiana e dall'arte bizantina

che

ritrovano allora nelle

opere loro

^.

^ RuPERTr Cliroiiicon (Moti, fenii. H. SS. VIH, 21)0 e segg.) Giovanni " gente Longobai-dus, ordine episcopus, et arte pictor egregiiis , fu cliianiato da Ottone III a decorare il Duomo di Aquisgrana. Il Clenien {Die romanische Wancmal. der Rlieinlande, Diisseldorf, 1905, tav. 3 e 4) congettura che sieno opera sua gli affresclii dei quali nel Duomo di Aquisgrana restano alcune tracce, ma cosi svanite da non potersene dare un ragionevole giudizio.
:

Vedi

il

capitolo seguente.

Fig. 24.

Givate,

S.

Benedetto:

all'resco dell'altare.

Fig. 25.

Galliano, S. Vincenzo

ornato.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO XI

Gli affreschi dell'epoca di Ariberto

da Intimiano nella chiesa di S. Vincenzo di Galliano. Affreschi nell'oratorio di S. Fedelino a Novale, e nella basilica ambrosiana. pi recenti dipinti della chiesa di Galliano, e altri avanzi di inferiori opere

pittoriche.

Dalla penoml^ra
dia
;

che abbiamo attraversato esce alfine la Lombar-

e in tanto

tumulto di

vita, ch'

da pensare
che

si

fossero apallora, le
civilt

prestate nei secoli

oscuri le energie

erompono

quali resteranno perenni in essa, facendola

continuo

fermento di

fra le altre regioni dell' Italia superiore. Nell'Arte, sul principio del

nuovo

periodo sta un
le ingiurie

monumento
non

di tale valore
l'

da confermarci nel credere che

del tempo,

inerzia delle et, siano state cagione della

penuria di 'monumenti del

triste

evo trascorso.
si

Gi nei primi anni del nuovo millennio, la vita


in

esplica

a Milano
fra
6

violento

lottare

soverchiarsi

di

classi.

Campeggia allora

lo

42

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

scompiglio cittadino una grande figura, ostile dapprima alle cose nuove,
poi partecipe di esse e guida
:

Ariberto da Intimiano

^.

Prima
di

di giungere al soglio episcopale,

quando

egli

non era che

suddiacono della chiesa milanese, Ariberto teneva

la cura, o la custodia,

una pieve campestre,

col titolo di S. Vincenzo, nel luogo di Galliano,

non lungi dal suo paese


di

origine.
il

Col rimane
ricordo di
lui,

tuttavia

del

primo periodo della


vita,

sua

quand'egli

era

per gettarsi nella tempesta civile e

per dominarla.

Galliano, nella quiete

dei dintorni di Cant, in

mezzo

alla regione

coma-

sca che fior d'arte in ogni

tempo, sorge ancora un


vecchio battistero, edificio
Fig. 2G.

Galliano,

S.

Vincenzo:

ambone

di
e scalea.

forme

assai

studiate,

sebbene rozzamente costrutto

forse per

mano

di maestri

inesperti

^.

Il

rustico
il

casamento vicino
battistero serviva

occupa
(fig.

in parte, e nasconde, la chiesa

plebana cui

26).
Il

6 luglio del 1007 la chiesa, probabilmente tutta


la traslazione delle reliquie di S.
le

ricostruita

allora,
le

venne dedicata con


quali
sbiteri

Adeodato, presso

erano state ritrovate


,

tombe

di Ecclesio e di

Manifredo

"

pre-

e del diacono Savino. Essa poi tenne

per molti secoli

l'ufficio

di pieve. Dissacrata

nel

1801^;

distrutto

il

suo altare, nel cui capitello,

sorreggente la mensa, furono rinvenute alcune reliquie avvolte in un foglio

' L'energica figura di Ariberto risalta fortemente nelle cronache milanesi del sec. XI cfr. ArnulPHi Gesta Arch. Med.; Landulfi Historia Med. (Mon. Genn. H. SS. Vili, 11 e segg., 57 e segg.). V. anche: PuRicELLi, Ainbros. Med. Busilicae Monumenta, Milano, 1645, 1, 420 e segg. Giulini, Memorie, II, pag. 40 e segg.; G. Annoni, Monumenti della prima met del sec. XI spettanti all'are. Ariberto, Milano, 1872 opera di scarsa
:

critica.

T. RivoiRA, Arch. lomb., pag. 232 e segg. Circa lo stato della chiesa nel 1760, cfr. Allegranza, Opuscoli eruditi, Cremona, 1781, pag. 193 e segg. Sulle susseguenti vicende: C. Annoni, Monumenti e fatti politici e religiosi del borgo di Canturio, Milano, 1834; G. Moretti, La Conservazione dei Monumenti della Lombardia, Milano, 1908, pag. 191 e segg. Da molti mesi la Sovrainlendenza dei monumenti della Lombardia giunta a redimere anche gli avanzi della chiesa e ne ha intrapreso il restauro nel quale speriamo non siano per nulla completati
^
3
;

alterati

resti degli atTreschi.

Qui manteniamo

la

descrizione della chiesa quale la tracciammo in pi

visite, tra

il

1905 e

il

1907.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO

XI

43
chiesa
di

d'un vetustissimo codice di Giovenale; portate nella prossima

Cant

le epigrafi

che narravano della sua dedicazione e attestavano delle


(fig.

antiche sepolture

41) \ soltanto la sua


altre parti

cripta rimase aperta alla de-

vozione dei

villici.

Le

dell'edificio

furono allora

distrutte, o

acconciate ad uso di abitazioni.


vise

La chiesa aveva

tre navate, a tetto, di-

con archi sostenuti


monolitici,
e
^.

da

pilastri

terminate con tre absidi

Furono demolite
telle

le

nava-

le
gli

absidi

laterali,

murati

archi e le
della

am-

pie finestre

navata

maggiore; l'interno della


quale, lungo
stro, fu
il

fianco de-

occupato dalle di-

more
parte

di contadini.

Ancora
giore. Al
sta,

sgombra una

della navata

magFig. 27.

termine di quedi

Galliano,

S.

Vincenzo: interno

(1906).

un'

ampia scalea
27).

nove gradini, che a


sbiterio
Il

sinistra

un tempo aveva

1'

ambone, ascende

al

pre-

(fig.

luogo

augusto

sebbene profanato
di

il

pavimento che circondava

l'altare

ancora commesso
la

marmi;

tre

ampie

finestre,

le

antiche,

illuminano

concavit dell'abside coperta ancora di lacerti d'affreschi.

Nell'alto, la

conca absidale

orlata di

un largo fregio che simula un

nastro complicato, tinto di giallo, di rosso, di azzurro, animato di figure


d'uccelli,

prestamente segnate di bianco

nel basso, di un

meandro
e

giallo

e azzurro, limitato

da zone di carminio, ornate di perle


della conca, tutto oltremarino,

di

fuseruole

bianche.

Il

campo
e

ha nel piano inferiore


grandeggia,

due zone
il

orizzontali, l'ima ocracea, l'altra rossastra, la quale rappresenta

terreno

reca

bassi

cespugli

fioriti;

nel

mezzo,

ritto
il

in piedi, entro

un' aureola

azzurra,

circoscritta di

fasce

multicolori,

Cristo

(fig.

28).

'

L'iscrizione funebre di
si

della dedicazione

Adeodato era originariamente sull'altare della cripta della chiesa; quella trovava sulla fronte dell'altare stesso cfr. Puricelli, Ainbros. Med. Basilicae Monu:

menta,
^

I,

336.

Cfr. T, RivoiRA, Arch. lomb., loc. cit.

44
In

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


gran
;

parte

la

figura del Redentore

scomparsa nel corrodersi

dell'intonaco

ma

del suo antico aspetto ci serbano

memoria vecchie de(fig.

scrizioni e riproduzioni, sebbene di

dubbia esattezza

29) K

II

Cristo,

che ancora
ergeva

si

scorge in atto di alzare le destra, con


sinistra
'^.

ampio

gesto solenne,
:

nella

un grande

libro

aperto e inscritto
la

ego pastor
di

OVIVM

RONVS

Il

suo

manto

bruno

tunica,

fregiata
gialli

larghi

davi

ingemmati,

solcata di pieghe ondeggianti, colorate di

azzurro

quasi metallico, nelle luci,

di

carminio
Sotto
la

nelle

ombre.

granin

de figura sta
nobili

scritto

capitali:

ecce ds

cvivirtvtv sva (Iu)mina

splendent.
Si

prosternano

di-

nanzi
feti

al

Redentore

pro-

Geremia

[ieremias]
sinistra,

ed

Ezechiele.

l'arcangelo Michele [Mi-

chael] con le grandi

ali

aperte, col labaro; e pro-

tende verso

il

Cristo
:

un

rotulo inscritto

peticio.

A destra,

sorgeva un tem-

po r arcangelo Gabriele,
con un rotulo segnato:
Galliano,
S.

Fig. 28.

Vincenzo: abside.

posTVLATio

^.

ai

due

arcangeli seguivano altre figure, ora scomparse o quasi scolorate.

Meglio che altrove, nella figura di Geremia ancor dato di intendere

C. Annoni, Monumenti di Canlurio, op. cit., pag. 71, tav. Vili. L'Allegranza (op. cit., pag. 196 e segg.) lesse sul libro di Cristo le parole: " Pastor ovium-agnus L'Annoni (loc. cit.) ha due varianti dell'iscrizione, fra le quali la suddetta ci sembra meno probabile. * Quando, nel 1760, l'AUegranza visit la chiesa di Galliano era gi svanito il nome dell'arcangelo di destra che, per molti raffronti con altre consimili composizioni, a credere fosse l'arcangelo Gabriele: ancora nel suo rotulo si leggeva la parola ' postulatio . Presso Geremia si vedevano allora " due reali figure nimbate l'una maschio l'altra femmina con la loro corona in mano quasi in atto di offrirla , e l'AUegranza, seguito poi dall'Annoni, congettur ch'esse potessero rappresentare Enrico 11 e Cunegonda. Ma le tracce di nimbo rotondo che ancora si veggono nel luogo occupato dalla prima figura tolgono ogni verisimiglianza a quell'opinione: i personaggi rappresentati presso gli arcangeli erano dei santi.
'

Tav.

II.

Galliano,

S.

Vincenzo: Geremia.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


lo stile dell'affresco (tav.
si
II). Il

XI

45

vegliardo, quasi esterrefatto nello sguardo,

prosterna tendendo

le

mani, possente nell'aspetto per la rigidezza stessa

delle sue
alla

membra:

e la

maniera del dipinto, senza

finezze,

sembra dar
sebbene
sovrap-

sua figura un maggior vigore.


Sull'intonaco levigato la pittura fu eseguita a

buon

fresco,
state
Il

alcune poche tinte

il

bianco,

specialmente

siano

poste alle altre quando gi lo scialbo era

meno umido.

viso fu dap-

Fig. 29.

Galliano, S. Vincenzo: affreschi dell'abside (da Annoni, Monumenti,

ecc.).

prima preparato con un colore ocraceo uniforme


fili

e segnato poi

con pro-

di

carminio

nei

suoi

lineamenti.

Ombre
la

di

verde trasparente, non


il

diffuse, bens limitate in tratti precisi,


forti luci, di

modellano
fronte
:

naso
le

gli

occhi

bianco schietto, irradiano

guance.

Con

fatri-

tura consimile

sono

coloriti

anche

panni

la

tunica

ha pieghe
che fascia

gide, quasi poliedriche, tinte di azzurro intenso nel loro interno,

lumegstrettratti

giate fortemente di bianco nell'esterno

il

manto

rosso,

tamente

femori e l'addome del profeta, illuminato di bianco, con

secchi e del tutto convenzionali.

46

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


In ugual

modo

di-

pinta la figura dell'arcangelo Michele nei panni, che


ornai
to,
si

discernono a sten-

e nel viso, cui l'esage-

razione quasi grottesca dei

lineamenti d certa maest


nella

solida

larghezza di
si-

forme, nei grandi occhi


curi
(fg. 30).
Il

medesimo

pittore de-

cor anche la parte inferiore della conca absidale.

Quivi, sopra

un

alto

zoc-

colo bianco, dipinta, con


lieta

vivezza di colori, una


:

fascia di ornati
gialli e

due

listelli

verdi racchiudono
sulla quale

una zona rossa


si

svolgono, l'una dall'al-

tra,

cornucopie variopinte;
si

e fra queste
celli

posano ucdei

cibarsi

pomi

multicolori.

Le

tre finestre,

che

si

aprono pi

in alto,

nella curva dell'abside, so-

no orlate
con doppia

di

fasce

rosse

fila di

gocciole

bianche alternate di grossi


smeraldi: e tra luna e
tra
l'al-

finestra stanno

riqua-

dri

con storie del


della

santo
,

titolare
S.

chiesa

di

Vincenzo,

La prima
Flg. 30.

storia, a si-

Galliano,

S.

Vincenzo

S.

Michele.

nistra,

quasi

del

tutto
d'

perduta a cagione
porta che venne praticata nel

una

muro ma
;

chi la descrisse

quando era an-

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO

XI

47

Cora integra, vi scorse rappresentato Daciano che assisteva alla llagellazone del santo, e vi lesse la scritta:
xpiani vero vvlnera eivs oscvla-

BANTUR ^

E
VBI SCS

invece sufficientemente conservato

il

secondo
Il

affresco,
|s.

inscritto

CVM GVTTAS PLVBEAS VSTUS AFLICTVS EST.

SantO

VINCENTIVS]

Fig. 31.

Galliano, S. Viacenzo

martirio di

S.

Vincenzo.

coperto
sostiene

soltanto
i

di

un

perizoma,

sospeso

supino.
il

Un

carnefice ne

piedi con una fune, un altro ne trattiene


attizza
il

capo con un forcipe,


ministri]
gli

un terzo
sul petto,

fuoco sotto di
il

lui,

due
:

altri
|

versano

da

un'olla,

piombo

fuso [penaJ

in alto,

da un

lato,

un

gio-

'

L'

Allegranza

(op.

lenda

dell'ufficio di S.

cit.), osserva che Vincenzo.

le

parole dell'iscrizione corrispondono a quelle della psal-

48

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


la

vane tende
[xpiANi]

mano

verso

il

martire, e dietro a s ha la turba dei fedeli


di crani. Sul
la

accennata con

un indistinto rotondeggiare

campo

azzurro dell'affresco, ora volto in verde, sorge, a


di

sinistra,

torre rosea

un

edificio

(fg.

31).

La scena

composta ingegnosamente nei


;

particolari,

non senza quala

che ricerca di prospettiva

e nelle figure, dai corpi rigidi e robusti, dagli

esagerati lineamenti, vi appar chiaro


dell'affresco della

uno

stile

del

tutto simile

quello

conca absidale.
il

Non
CENTivs

diverso pei suoi caratteri


IN

contiguo riquadro:
Sulla riva
del

vbi

scs

vin-

arena inventvs
il

sepvltvs EST.

mare,
vicino

giace
gli

presso due alberi


il

cadavere del santo


la leggenda,

[scs vincentivs], e
gli

sta
;

corvo che, secondo


il

ne tenne lontani

animali

voraci

a destra, entro

mento ivi coprono di


:

medesimo riquadro, figurata la scena del seppellisotto un loggiato, prossimo a un edificio a e tre fedeli un panno il sarcofago [sepvlchrvm] mentre altri tiene un cero,
|

.]

il

sacerdote, vestito di casula, asperge


Ili)
^.

il

corpo con l'acqua lustrale contermine destro


la

tenuta entro un'ampolla (tav.

Perdute ora sono

le pitture

che coprivano

il

della
si

curva dell'abside, fiancheggiando una nicchia bifora sotto


geva: HAEC est domvs DEI ET PORTA CAELi
^.

quale
rcsta

leg-

Di cssc uou

clic

un
un

frammento strappato dal muro,


la parte superiore della

e conservato nella Biblioteca ambrosiana,

figura di
di S.

Ariberto

[aribert

svbdiac
in

],

tempo dipinta presso quella


e
santi,

Adeodato che stava


gli

atto di prei

sentare al Redentore grandeggiante in alto fra


i

arcangeli, fra

profeti

il

custode della chiesa


il

(fig.

32).
il

Si inchina

suddiacono, nelle sue vesti liturgiche, offerendo


^
:

mo-

dello di
alto

una costruzione sacra


il

della chiesa di
dilatati,

S.

Vincenzo. Volge in
quelli
e

verso

Cristo

suoi

occhi

come
conca;

dell'arcangelo
viso,
dirsi

Michele e del profeta Geremia dipinti

nella

nel

dai

li-

neamenti

larghi,

ma

rigidi,

corrugato di bianche

luci,

pu

impronin

tato piuttosto d'una generica solennit che di espressione personale.

Potrebbe alcuno dubitare che Ariberto

sia stato

raffigurato
egli

tale

modo perch
ordinate

ricostruttore della chiesa,

non

gi

per averne

stesso

le pitture,

ma

il

dubbio

dissipato

da

un'iscrizione di grandi

' Fu asportata, figura di destra.

non sappiamo dove,

la

parte d'intonaco sulla quale era dipinta


cit.,

la testa

dell'ultima

* ^

C. Annoni,
Il

Monumenti

di Canturio, op.

pag. 84.
sia

RivoiRA (Arch.

lonib., loc. cit.)

pensa che nel modello offerto da Ariberto

rappresentato anche

il

pronao del

battistero attiguo alla chiesa.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


lettere
capitali,

XI

49
a
stento,

ora

quasi illeggibile, che


le storie
. .

potemmo
VSVM

decifrare

torno torno l'abside, sotto


....... TRIBV(S)

di
.

S.

Vincenzo^: ornat
;

x templi
DI

QVIA TE DECET

SE PER

VIRTVS MULTA
I

VEL

PLVRES VNDIQVE
DI

QVI TIRI SVRSISTVNT TE QVERVNT ATQ' PERORN'


FECI.

ONOREM

EGO ARIBERTVS (subda)CO PINGERE

Fig. 32.

Milano, Biblioteca Ambrosiana: Ariberto Intimiano.

Le quando

pitture furono
egli era

adunque certamente eseguite per cura


il

di Ariberto,
in

ancora suddiacono, forse circa

1007,

anno
guasti

cui la

chiesa venne dedicata.


Sull'arco
parte,

trionfale

dell'abside

altri

affreschi,
il

ora

per gran
occultato

compievano

la decorazione. In alto, sotto

frontespizio

'

L'Allegranza

(loc. cit.) lesse

soltanto in piccola x^arte, e

non nel

tratto

pi importante,

l'iscri-

zione dedicatoria.

50
dalle

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


travature del tetto,
si

svolgeva
la

un meandro vivamente
crosta
di

colorito.

Nello spicchio di sinistra,

fra

spessa
il

polvere,

si

pu

ri-

conoscere
al

la figura del profeta Elia

quale,

simile

per forma del viso

Geremia dipinto entro


i

l'abside, stringe le redini dei cavalli della biga

rosseggiante, e volge

grandi occhi verso la

mano

divina benedicente,

cui effluvi lo colpiscono in fronte.

Un

mirabile ornato circonda la bocca

dell'abside

fra

due zone

di colore roseo, sottolineate di

verde e di bianco,

racchiusa

una larga
luci

fascia

bruna sulla quale sono


lievi

dipinti di colore d'ocra,


si

con rapide

bianche e con

ombre

verdi, pesci che

torcono,

tartarughe che annaspano, chiocciole che fanno capolino, serpi, nicchi; e


fra gli esseri acquatici

sorgono dei grandi vasi


la chiesa era

di cristallo

(fg.

25).

Nei suoi tempi migliori

ornata di pitture in ogni parte;

anche l'ambone

di

muratura, forse alquanto


simboli

meno

antico del resto della


saet-

costruzione, aveva figure sacre,


tanti: le pareti della

degli

evangelisti, centauri
tutte,

navata maggiore erano affrescate

dai peducci

degli archi, ove stavano

immagini
si

clipeate, al

fastigio,

ove nei meandri


pa-

d'un nastro variopinto ancora


triarchi, e distinte in tre

veggono

intercalati alcuni busti di

zone
quasi
i

istoriate ^ Sulla parete di sinistra le pitture

sono scomparse o rese

irriconoscibili dalla polvere:

vi

si

vedeori-

vano, nella zona superiore,


ginale,
la

primi

fatti
il

della Genesi
di

il

peccato
e

cacciata

dal

Paradiso,

lavorare

Adamo

d'Eva
di

nella seconda

zona vi erano, probabilmente,


leggenda di
le
S.

altre

scene bibliche;

nella
destra,

terza, era esposta la

Margherita.

Sulla parete

cui

vennero addossate
maggiore,

abitazioni rustiche che


gli

invadono parte della


delle

navata

sono

ancora numerosi

avanzi

antiche
della

de-

corazioni. Si elevava nel mezzo, per quasi l'intera


la figura gigantesca di S. Cristoforo,

altezza

parete,
all'in-

vestito di

vesti

ingemmate:

torno, nelle tre zone, era narrata la leggenda del

santo.

Nella zona su-

periore, le rappresentazioni sono frammentarie, e stinte, cos che difficile

riconoscerne lo
riquadri
si

stile

o intravederne la composizione

^.

Tuttavia in uno dei


fanciulla in atto

ritrova ancor bene conservata

una

figura di

L'Annoni, descrisse abbastanza accuratamente le pitture della navata quali pot vederle, gi molto deteriorate: err tuttavia nel voler collegare certa schiera di cavalieri dipinta nella parete di sinistra, forse a rappresentare un fatto biblico, con le supposte figure di Enrico li e di Cunegonda che si credevano dipinte nell'abside. * Dubitiamo molto delle interpretazioni che l'Annoni diede di queste pitture, i cui avanzi non potemmo decifrare con sicurezza perch troppo interrotti dai tramezzi della costruzione addossata alla parete. Forse i riquadri della prima zona si riferivano anch'essi, come quelli della parete dirimpetto, a fatti del Vecchio e del Nuovo Testamento. In uno di essi si legge: " in altro: ed concipies
'
.
. .

"

manne

MONUMENTI DKLLA PITTURA NEL SECOLO


di parlare

XI

51

con un vecchio seduto, vestita


Il

di tunica

chiara, ornata di

una

bianca benda nei capelli rossigni.

suo viso colorito con tecnica molto


incarnato
e luci

diversa da quella del pittore dell'abside, perch, preparato di


ocraceo,

reca
pii

due chiazze rosse

sulle

guance,

ombre verdine
(fg.

bianche

disgregate che nelle pitture dell'abside. Anche, appare


33).

meno

energica che in queste tutta la struttura del corpo

Pi conservate sono

le

composizioni

di alcuni riquadri della

seconda

zona nella medesima parete. In

uno

di essi in

il

santo

[scs xP0F0Rvs|,

aspetto

d'uomo maturo,
da
l'

condotto

tre satelliti dinanzi alassistito

imperatore che,

da due seguaci, siede sotto

un

loggiato.
la

Le

figure

non
di

hanno

forma robusta
coi

quelle degli affreschi dell'abside;


visi

segnati

rozzamente, coloriti di tinte


rosee, verdi e bianche, ac-

cozzate insieme senza fusione,

sono incerte nei moe


ristrette

vimenti,

entro
(fi-

spazi troppo

angusti

gura

34).

Il

medesimo
nei

stile

si

ritrova
l'

riquadri

delFig. 33.

ultima zona ove dapfigurato


d'
il

Galliano,

S.

Vincenzo: affresco nella navata.

prima
balia

santo in
;

uno sgherro
re,

poi, in

atto di preghiera
altri

mentre due

carnefici,

al

cenno del

versano olio sul rogo. In


la

riquadri,

ora scomparsi, la

narrazione seguiva docilmente

leggenda popolare nel succedersi delle


i

prove del martirio; e terminava raffigurando


poltura
il

fedeli

che recavano in se-

corpo del santo.


tali storie di S.

Le

differenze di tecnica e di stile tra


dell'abside,

Cristoforo e

gli

affreschi

potrebbero

credersi derivate
cicli di affreschi,

non da

diversit di

epoche nella esecuzione dei due


zione di due artefici di diversa

bens dalla collaborafra di

maniera sebbene contemporanei

52
loro, se

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

un

indizio,

estraneo allo

stile,

non inducesse ad assegnare

di-

pinti della navata

maggiore a tempo pi recente


della chiesa

di quello in cui fu de-

corata

l'alside.

Al

sommo
ora

del lato destro

si

vedono,

dall' esterno,

deli-

neate nitidamente quattro grandi finestre, ad arco tondo e senza strombatura,


accecate,
e

simili

nella

forma a quelle che ancora sono


furono

aperte nell'abside.

Non

tutte quelle finestre

murate nelle ultime

Fig. 34.

Galliano, S. Vincenzo: storie di

S. Ci-istoforo.

tristi

vicende della chiesa, anzi due di esse furono chiuse prima che
le storie di S. Cristoforo, le quali

si

di-

pingessero all'interno

perci

si

stendono

anche
giore
essi

sul loro vano.

consimile sorte ebbero altre finestre dell'opposta


gli

parete ^ Si pu pertanto atfermare che

affreschi

della navata

mag:

non appartengono

al

periodo della prima costruzione della chiesa

furono eseguiti in epoca alquanto pi tarda,

quando

fu turbato

il

Cfr. Annoni, Monitni. di Canturio, tav. X. Quivi la storia di dipinta in parte sopra una finestra murata.
:

Adamo

d'Eva

intenti al lavoro

appar

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO

XI

53

ritmo armonioso delle ampie aperture che, come nelle antiche basiliche,

davano copiosa luce


vennero chiuse.

alla chiesa di Ariberto, e alcune delle antiche finestre

Non crediamo
same
dallo stile

tuttavia che quelli se

affreschi

siano

di

molto pi re-

centi degli altri nell'abside. Anzi,

non avessimo

altro criterio che l'ela

saremmo dubbiosi
due

se

non
:

si

debba piuttosto invertire


S.

classificazione cronologica dei

cicli

perch nelle storie di

Cristo-

foro la maniera del colorire pi


e di S.

affine a quella dei

dipinti di

Verona

Giovanni di Munster che non negli affreschi dell'abside, nei quali

essa invece pi prossima a quella che prevarr nel secolo XI e nel XII.

Causa

di tale inversione,

come

in altri

casi,

da trovare nella diversa


parti distinte della decol'

elevatezza d' arte


razione, r

ch'era

nei pittori delle

due

una

delle quali

improntata di intensa cultura,

altra

sem-

bra derivata da quella pi umile tradizione d'arte, che in sguito ricer-

cheremo.

A
per
i

decorare l'abside della sua pieve rurale Ariberto da Intimiano adomigliori artefici della regione, se pur

non

li

trasse

da Milano
i

stessa,

ove

egli risiedeva; e l'opera loro

pu

dirsi insigne fra tutti

monumenti
pi brillanti

della Pittura del secolo XI.

Nella cavit dell'abside furono raccolte in toni profondi


tinte
:

le

si

stese

ampio
e

lo
;

sfondo di azzurro oltremarino, stretto fra zone di


splendettero
di
il

colori intensi

vivaci

giallo

e
le

il

bianco negli ornati


fra

gemme
sto,

e perle

ornarono

cornici preziose
il

finestre. Nell'alto,

due giganteschi arcangeli appariva


chiamare a
s
i

Cristo, e

sembrava, con ampio gei

fedeli;

santi gli offrivano corone;

profeti,

quasi

atterriti, si

inchinavano

al suolo. Sotto la celeste

apparizione, era narrata


alla chiesa;
al
il

in limpidi episodi la leggenda del martire che

dava nome

santo del quale Ariberto aveva onorate le reliquie, presentava


tore
il

Reden-

pio suddiacono.
alla nobile

E una lunga

scritta,

rosseggiante sul fondo bianco,

acclamava

opera compiuta.

Gli affreschi dell'abside della chiesa di Galliano rivelano meglio tutta


la loro

importanza

all'analisi del

contenuto e dello

stile,

e alla

compara-

zione con dipinti della


L'

medesima epoca
vi

in altre regioni.
i

esame iconografico

pone

in chiaro

vari

elementi che essi ac-

colgono e fondono insieme. Nell'affresco della conca absidale l'apparizione del Cristo fra Gabriele e Michele trae origine da uno schema eia-

54

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


cristiana e

borato gi dalla primitiva arte

persistente

nel

Medioevo

^
:

anche

in altri affreschi di

dai due arcangeli.

Lombardia si ritrover il Redentore assistito Questi hanno l'ufficio che le credenze religiose asseS.

gnavano
tale a

loro, e

che l'Arte espresse gi nel mosaico dell'abside di


fra

Vi-

Ravenna: sono intermediari


i

l'Uomo
del

e la Divinit;

presentano

perci al Cristo

rotuli delle preghiere inscritti

con

le

parole

postvlatio

PETicio. Cos in certe pitture,


di S.

forse

XII secolo, che un


le
:

tempo

si

vedevano nella chiesa


scritte sui labari dei

Lorenzo fuori
le

mura, a Roma, erano in"

due arcangeli

parole

peticio

"

precatio

^.

Consentanee

alle

diffuse

tradizioni

iconografiche sono
S.

anche

le figure

dei santi che offrono al Redentore le loro corone e di

Adeodato che pre-

senta

il

committente dell'opera
altri inusitati

^.

Tuttavia a
espressi

siffatti

elementi tradizionali se

ne uniscono

non

in

monumenti che siano per-

venuti a noi, cos che l'affresco dell'abside ha ora una propria originalit
iconografica.

Come

nei mosaici di

Roma,

il

Cristo in solenne atto oratorio:

ma

qui

egli cinto d'un'aureola, e ai suoi lati

s'inchinano Geremia ed Ezechiele

secondo una composizione ch' senza raffronto altrove. Nelle basiliche di

Roma profeti non sono figurati tra ma appariscono sull'arco trionfale;


i

santi, entro la

concavit dell'abside,
Galliano
essi

nei

dipinti

di

fanno

parte della celeste apparizione e ne accrescono la solennit

apocalittica.

Lo
con

stile si

accorda con
;

il

contenuto iconografico integrando l'aspetto

originale degli affreschi


criterio oggettivo
le

ma

conviene
richiesto
le

sia considerato,

per essere inteso,

come
a
noi,

da molte opere dell'Arte medioabitudini di giudizio


e
i

evale,
estetici

quali,

vedute attraverso

concetti

pi
si

consueti

sogliono

apparire

quasi spregevoli, mentre


si

talvolta
altro

potrebbero comprendere ed ammirare, se


e

osservassero in

modo, con attenzione

con simpatia

^.

Nell'affresco absidale della chiesa di Galliano la celeste e ultraterrena

visione rappresentata da un'Arte che per esprimerla

si

giova di mezzi

' Il tema iconografico del Cristo fra i due arcangeli gi nei mosaici di Ravenna, persiste poi nella Pittura e nella Miniatura inedioevale cfr. G. Stuhlfautu, Die Engel in dar allchristl. Kh/is*, Freiburg i. B., 1897 H. v. d. Gabelentz, Die kirchl. Kiinst in Hai. Mittelalter, Strassburg, 1907, pag. 59.
; ;

2 Bulletl. d'Arch. crisi., I, 47. Neil' abside della chiesetta di S. Eldrado, alla Novalesa, in vai di Susa, Redentore rappresentato seduto fra Michele e Gabriele. Sul cartello d'uno degli arcangeli si legge " parce de populo proprio quem sanguine cfr. C. Cipolla, Antichi inventari del monastero della No valesa (Mem. della R. Accad. delle Scienze, di Torino, 1894, XLIV, 172). ' G. B. De Rossi, Musaici cristiani, passim H. v. d. Gabelentz, op. cit., pag. 43. * Conviene intendere a dare ai monumenti medioevali non soltanto un valore storico, ma a vederli nella loro luce estetica, quali opere che a lor tempo soddisfecero ed espressero le comuni aspirazioni

il

artistiche.

e 0) u

a
o e

a.

e o o

o
e a
"3

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


adatti, e suoi propri, raffinata ornai

XI

55
si

da una tradizione nella quale essa


Aquilino, per trovare quelle che
irreale.

era

spogliata

poco a poco delle forme naturalistiche che ancora veal

demmo
le

imporsi

mosaicista di

S.

medi

glio rispondessero al

suo contenuto

E bene

a questo convengono
di

forme convenzionali degli

affreschi
:

dell'abside

Galliano

come
il

tanti altri

monumenti medioevali

l'azzurro compatto del cielo,


gli

terreno

manchevole, l'assenza dello spazio,


narsi d'ogni cosa

atteggiamenti uniformi, l'allonta-

dal reale per adattarsi a

schemi

ideali,

danno

al

di-

pinto una grandiosit ieratica


avere.

che in altro

modo non avrebbe

potuto

Se non varca la cerchia


del suo tempo,
stiche che gli
la
il

delle

forme tradizionali comuni nell'Arte


ha certe qualit
si

pittore della chiesa di Galliano

stili-

sono particolari. Nella figura del Redentore non


il

trova

compostezza consueta: immenso,

Cristo

si

aderge per tutta

la

conca

dell'abside, e la sua persona, stretta dalle vesti, esorbita fuor dell'aureola

con

gesto immoderato, anche pi vivace per l'ondeggiare

del

manto

della tunica. Nella figura dell'arcangelo Michele la larghezza dei tratti d


al

viso,

che quasi

ne

deforme,

una sua maest: con l'esagerazione


e aspre,

delle forme,
tagliarsi

con una tecnica rigida per luci bianche


dei

per

il

ri-

delle pieghe

panni,

il

pittore

imprime

in essa,

come

nella

figura
golare.

di

Geremia
negli

e in quella di Ariberto

da Intimiano, una forza sinVincenzo


:

Anche
stilistica e

affreschi
si

delle

storie

di

S.

la

tradizione
schematici,

iconografica

scorge in molte parti

negli sfondi

nella disposizione dei diversi piani delle scene, negli atteggiamenti delle
figure
;

ma
di

le

forme

moti vi sono

espressi

con insolito vigore.


singolare
sulla

Si

osservi soprattutto la storia del

seppellimento del Santo,


del

per

studio
gia,

prospettiva

nella

figura

cadavere

giacente

spiag-

enei due alberi digradanti quasi per varia distanza; originale per
struttura

r energica
loro
atti.

dei

seppellitori,

per

la

composta

gravit

dei

Donde deriva
nell'arte

il

pittore di Galliano

'?

Quale luogo spetta all'opera sua

medioevale?
si

Non

pu disconoscere

negli

affreschi dell'abside

una larga azione

Non abbiamo modo di determinare sino a qual punto il pittore si sia giovato di tradizioni iconografiche nel rappresentare le storie di S. Vincenzo. Per l'iconografia del martirio del santo cfr. le sculture della cattedrale di Basilea {Muse de Sculpture du Trocadro, II, 239) e certe pitture, del XIII sec, a mezzo della navata maggiore di S. Frediano di Lucca.
'

56

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


la

dell'arte bizantina

dimostrano molti raffronti di


i

stile e di

iconografa,

che dovrebbero convincere anche


di quell'arte fra noi ^

pi

restii

ad ammettere un influsso
del
Xwpo?,

La

figura

dell'arcangelo

Michele fasciata

stola

in-

gemmata, com'

di consueto nell'iconografa bizantina e in


;

quella

occi-

dentale quando risente dell'influsso dell'arte di Bisanzio

questo sia immune, essa appare diversa, quale


delle

nelle
ciel
l'

quando da sculture lombarde


che,

chiese di

S.

Michele

di

S.
^.

Pietro

in

d'oro

Pavia ove

ha aspetto
il

e vestire assai differente


Tcpoaxuveat?

Nei profeti

atteggiamento ripete
e
il

gesto

della

proprio

all'arte

bizantina,
si

tipo

dei

visi

risponde appieno a quello che in essa ben presto

form a rappresenle

tare le figure senili. Infine, le forti lumeggiature bianche,

pieghe pro-

fonde e poliedriche dei panni dimostrano anch'esse che


note le forme e
i

al pittore

erano

canoni

artistici bizantini

^.

Ma
pitture,

tali

elementi, che concorrono a dare

una grandiosit

ieratica alle

non possono nascondere quanto


essi
si

vi di particolare nello stile del


alterati dall'artista;

pittore:

trasformano, esagerati

l'opera ha

un proprio carattere nel racconto vivace,

nelle

forme robuste.
singolare. In

Anche l'ornamentazione ha qualche


nelle fasce

tratto

molte

parti,

ingemmate

delle finestre, nei


si

meandri
diffusi

e nei nastri variopinti,

essa

si

giova di ornati che

ritrovano

per tutto

nella

Pittura

medioevale,
concetti.

ma

nel fregio della curva dell'abside ci sorprende con nuovi


la fantasiosa serie degli

Forse

animali acquatici, col dipinti, fu

ispirata al pittore

da qualche mosaico classico che raffigurava l'Oceano


di

o aveva semplice scopo

decorazione; e

dallo

stesso

modello pote*.

rono essere ricavati

grandi vasi vitrei collocati fra

gli esseri acquatici

noto quanto siano conlroversi i giudizi intorno all'influenza bizantina nell'arte occidentale. Rifuggendo a nostro potere da ogni preconcetto, cercheremo di affrontare il problema in ogni suo caso non per mezzo di impressioni generali ma con l'analisi di particolari stilistici e iconografici. Per l'arte bizantina, cfr. ora specialmente Cu. Diehl, Manuel d'Art byzanlin, Paris, 1910. ^ La foggia del X^poi cos comune nelle pitture medioevali italiane che non varrebbe a dimostrare una particolare influenza bizantina negli afl'reschi di Galliano se non contrastasse appunto con le rappresentazioni dell'arcangelo Michele nelle sculture lombarde. A Pavia, nella porta di S. Michele, l'arcangelo rappresentato vestito di lunga tunica, con globo e palma. 3 Per l'atteggiamento dell'adorazione bizantina, o 7r/->o7zjvsc;t; cfr. J. Strzygowski, Bj/zanf. Denfcnjd/er, III, 51, Vienna, 1903. Nel tipo dei visi specialmente la forma arcuata del naso corrisponde a un carattere saliente e comune delle figure bizantine. Per la forma delle pieghe dei panni e per le sue relazioni con l'arte bizantina, cfr.: Diehl, Manuel, passini. Nella tecnica del colorire le lumeggiature bianche applicate sopra le tinte del fondo si ritrovano in molti monumenti occidentali, ma soprattutto in quelli pi improntati all'arte bizantina che us e svolse quel procedimento nei modi pi raffinati: cfr. Toesca, /{e/igui>,
'
,

Anagni, passim. L'arte ellenistico-romana in mosaici e in opere di toreutica, si compiacque di rappresentare naturalisticamente gli esseri dell'acqua. Anche i grandi vasi di cristallo si veggono in decorazioni parietarie romane cfr. gli ornati del triclinio nella Casa di Livia sul Palatino.
41
;

Id., Affreschi di
*

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO

XI

57

La

tecnica stessa dimostra in quel fregio tale scioltezza che

pu essere

in-

dizio dell'influenza di

un esemplare

antico.
altri atTreschi

Non
gione

tuttavia

senza riscontro in

medioevali quell'imipitture della re-

tazione di ornati classici, anzi trova paragone in molte

romana
S.

e soprattutto ^

in

quelle, del secolo XI, nella chiesa sotter-

ranea di

Clemente

E siamo
monumenti

perci condotti
della

domandarci quale
di

rapporto ahl)iano
quelli e

gli affreschi

dell'ahside

chiesa

Ariberto

con

con

altri

coevi

della Pittura occidentale.

Richiama
l'intiera

alla

mente
le

le pitture di

Roma
come

e dell' Italia Centrale

anche

composizione della conca dell'abside,


somiglianze,
gli

ma
gi

se si cerchi di deter-

minare con precisione


nello
stile,
si

nell'iconografa

anche

scorge

come
S.

affreschi

di Galliano

non siano da porre


secolo

in diretta relazione

con quelle.
Bastianello
S.

Gli

affreschi

di

sul Palatino

del

X
di

^,

quelli
Celio,

delle storie di S. Alessio e di

Clemente nell'antica basilica del


^,

anteriori allo
di

scorcio
di

del

secolo XI

molti della

chiesa
di

S.

Elia
rigo-

Nepi,

ancora

incerta

datazione,

che

sono

prova

un

glioso fiorire della Pittura a

Roma

nei

suoi dintorni

durante

il

se-

colo

e XI,
;

dimostrano anch'essi, in diverso grado, complesse influenze

bizantine

e anch'essi
si

hanno
gli

forti caratteri originali

ma

per quelle che

per questi

distinguono dai dipinti di Galliano.


affreschi della chiesa sotterranea di S. Cleagili

Differiscono da questi

mente perch pi
e

liberi
gli

da influenze bizantine, pi
artistica dei loro
S.

nella

tecnica

nella

narrazione;
la

affreschi di S. Bastianello e quelli di S. Elia di


autori.

Nepi per
r Umbria,
se

minore cultura

dipinti

della nel-

navata maggiore nella chiesa della Badia di


si

Pietro di Ferentino,

possono avvicinare a quelli della remota chiesa lombarda


saltuarie somiglianze
altre
*.

non per

Trascorrendo sulle

parti
le

dell'Italia
si

Centrale

Superiore, che
al secolo XI,

troppo sono povere di pitture

quali

possano assegnare

'

Cfr.

anche

gli

ornati

negli antichi affreschi

ora

nel

Museo lateranense

quelli

in

S.

Elia

di Nepi.

Fedele, S. Maria in ' Pullara (Arch. della Soc. Romana di St. Patria, XXVI, 343-380). recentemente (Le Moyen Age, 1910) posta in dubbio la data, che noi accogliamo, di questi e di molti altri affreschi medioevali italiani, ma con tali argomenti che sarebbe ozioso combattere. Che suddetti affreschi di S. Clemente siano anteriori alla costruzione della basilica di Pasquale II appare
2

P.

stata

sicuro, perch essi furono mutilati, nella loro


^

zona superiore, dal pavimento della nuova chiesa. Pietro di Ferentino, di data incerta, ma forse non posteriori al principio del sec. XII, pu compararsi cogli affreschi di Galliano il riquadro rappresentante No che riceve l'ordine di costrurre l'arca, ma il parallelo non pone in evidenza che certa generica somiglianza nella
Negli affreschi della chiesa di
S.

robusta struttura delle figure.

58

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


stile

conviene osservare se vi siano rapporti di


liano e l'arte che fioriva oltralpe, nel
attivit di pittori e di miniatori.

tra

gli

affreschi di Gal-

e nel

XI secolo, con una vasta

Fra

codici miniati in

Germania

nel periodo ottoniano, fra le opere

della scuola di Ratisbona e di Reichenau, le miniature del sacramentario

Fig.

35.

Monaco,

Staatsbibl., cod. lat. 4456;

Enrico

II

incoronato.

di Enrico

II

\ eseguite nell'epoca stessa degli affreschi di Galliano, possono


sia

compararsi con questi

per
(fig.

molti elementi bizantini


35).

come per

la

pode-

rosa struttura delle figure

Ma

lo stile
sia

degli

affreschi

lombardi
al-

ha una

libert nel disegno,

anche dove

maggiormente improntato

Cfr. G.

SwARZENSKi, Die Regensbiirger Buchinalere, Lipsia,

1901, tav. VII,

VIH.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


l'arte bizantina,

XI

59
ci

superiore molto a quella delle miniature tedesche; e

sembra del
sia

tutto inverisimile

che del suo essere grandioso e monumentale


di quelle miniature.

da cercar ragione in un'influenza

Anzi quelli affreschi giovano a confermare con nuovi argomenti un'ipotesi gi

esposta dal Kraus e dallo Swarzenski

^:

che spetti specialmente

Fig. 36.

Milano, Tesoro del

Duomo:

rilegatura dell'evangelario di Ariberlo.

all'Italia di

avere trasmesso in Germania

le

forme bizantineggianti che

vi

appaiono nel

e nel

XI secolo.
la

Si

potrebbe anche affermare che in

tali

scambi

di

forme

artistiche

Lombardia abbia avuto un'azione preva-

F. X. Kraus, Die Wandgem. der Swarzenski, op. cit., pag, 38 e segg.

St.

Sylvesterkapelle zu

Goldbach, Monaco, 1902, pag. 9 e segg.

G.

60
lente, essa

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

che era in

continui rapporti
Pittura,

con

paesi

d'oltralpe, e prosi

fondamente compenetrata, nella


la

da influenze bizantine quali


rifluire

trovano negli affreschi di Galliano ^ Sembrano

d'oltralpe

verso

Lombardia opere e influenze artistiche soprattutto nelle arti minori, negli avori (come pu dimostrarlo la sitiila del Duomo di Milano che
in
intagli

ha paragone
negli
lario

eburnei

dell' et

ottoniana

^)

nelle
di

oreficerie

smalti

(com'

provato dalla

preziosa rilegatura
alla

un evange-

donato dallo stesso Ariberto


36)
^
;

chiesa
forse

metropolitana milanese
nell' Architettura,

(figura

nella

Pittura

invece,

come

una

corrente

inversa
^.

sembra ascendere dalla Lombardia verso


della Pittura
si

le

regioni

oltramontane

Anche

nei

monumenti

murale

in

Germania, negli

affre-

schi di Oberzell e di Reichenau

trovano forme non senza analogie con


il

quelle degli affreschi di Galliano,

ma

raffronto conduce a conclusioni


^.

non

diverse da quelle suggerite dalle miniature


I

dipinti dell'abside della chiesa di Ariberto recano


alla

adunque elementi
rivelano

nuovi e importanti

storia

della
sul

Pittura

medioevale. Essi
aprirsi del

come
nio,

fiorisse nella
stile

Lombardia, gi
elevato,

primo
di

nuovo millenintensa,

uno

assai

prodotto

una cultura

artistica

originale.

Tale

in

essi

la

perfezione

di

tecnica,

l'equilibrio

sicuro

delle

L'influenza bizantina nella Lombardia era favorita anche dai facili rapporti della regione col col Levante. Non mancarono anche delle occasionali, e pi dirette, relazioni tali le ambascerie di Liutprando di Cremona e di Arnolfo arcivescovo di Milano a Costantinopoli. Arnolfo al suo ritorno don alle chiese di S. Ambrogio e di S. Maria dei palili d'oro e d'argento ch'egli probabilmente aveva portato di Levante (Landulfi Hist. Mediai, in Mon. Gerin. H. SS. Vili, 55). ^ Il secchiello liturgico offerto dal vescovo Goffredo (cfr. Giulini, Memorie, I, 619-620), forse alla basilica ambrosiana sulla fine del secolo X, pu attribuirsi ad intagliatore tedesco, se si confronti con l'avorio della collezione Trivulziana rappresentante l'imperatore Ottone. ' Gli smalti della rilegatura dell'evangeliario di Ariberto possono mettersi a confronto con quelli di altra rilegatura, gi nella Badia di S. Denis, ora nel Museo del Louvre: numero D. 7. 11; vedi: L. Courajod, Exposilion iiiteni. de Milan (Gaiette des B-Arts, 1875, pag. 338 e segg). Il crocifisso di lamina lavorata a sbalzo, ora nel Duomo di Milano, ove rappresentato Ariberto |arib rt ind arc .| pu invece assegnarsi ad artista lombardo, il quale nella figura dolorosa del Redentore s'inspirava all'iconografia bizantina. Il crocifisso non pu essere lo stesso che Ariberto colloc sul suo carroccio, poich quello era dipinto (Arnulphi Gesta, loc. cit., pag. 16 cfr. Giulini, Memorie, II, 251) ma che esso sia opera posteriore ad Ariberto, ed eseguita in memoria di lui, escluso dalle parole dell'epigrafe (" indignus ar'

mare

chiepiscopus

) (fig. 37).

III sul finire del X sec. chiamasse in Germania dalla LomGiovanni che forse lavorava oltralpe ancora dopo il 1016 (cfr. Swarzenski, op. cit., pag. 38 e segg.). Lo Swarzenski inclina a credere che l'influenza dell'Italia sull'arte tedesca tra il X e il XI sec. abbia avuto ragione soprattutto nei mosaici e nei monumenti dell'antichit cristiana ch'erano allora fra noi: ma gli affreschi di Galliano mostrano che quell'influsso pot provenire da un'attivit pi vitale, che

E anche da ricordare come Ottone


il

bardia

pittore

persisteva in Italia.
^ 11 Kraus {Die Wandgem., op. cit., loc. cit.) afferma che gli affreschi di Oberzell, del X sec, rivelino l'inlluenza dell'arte benedettina italiana, anzi dell'Italia meridionale. Egli non conobbe gli affreschi di Galliano. Cfr. anche A. Schmarsow, Die Kompositionsgesetze in der Reichenauer Wandgem. (Rep. f. Kiv..,
:

1904, 260-281).

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


composizioni, che
artistica
li

XI

61
di

si

debbono credere non primi

tentativi

un'attivit

senza tradizioni,

ma

frutto d'una lunga preparazione.

per vero

congiunge ancora

all'arte carolingia

qualche carattere del disegno, e speche


nella

cialmente
di S.

l'agitarsi eccessivo

delle

figure,
i

scena del martirio


negli
affreschi

Vincenzo pu compararsi con

movimenti espressi

Fig.

37.

Milano,

Duomo

crocifsso di Ariberto.

di Miinster ^

Nei quali, come poi nei dipinti dell'altare di Givate, gi

si

ritrova l'uso delle lumeggiature bianche sovrapposte alle tinte di fondo che
il

pittore di Galliano segue

con

tanta larghezza.

Ma

cogli elementi derivati

da una tradizione locale precedente, della

La comune relazione con

1'

arte carolingia

pu concorrere a spiegare

rapporti fra

gli affreschi

di Galliano e le pitture d'oltralpe.

62

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


altri

quale abbiamo scarsissime tracce, essi ne adunano

nuovi,

tratti

da

una pi profonda conoscenza


originale.

dell'arte bizantina; si inspirano ancbe, negli

ornati, a esemplari antichi; suggellano la varia materia in

un complesso

Altri dipinti, d'incerta data,

possiamo coordinare con quelli


Lario,

di Galliano.

Sul limite settentrionale del bacino del


Valtellina, isolato fra rupi granitiche,

presso

le

fauci
e
il

della

un torrente alpestre

piccolo
S.

lago

di

Mezzola,

nel luogo
il

ove

antiche leggende narrano che


sta

Fe-

dele abbia ottenuto

martirio,

un vetusto sacello detto


sepolcro
le

di S.

Fe-

delino ^

Gi Ennodio, nel secolo V, ricorda che


col

il

del

martire

era

venerato,

al

termine
gli

del

lago,

sotto

rupi

caliginose^.

Circa

l'anno 964

raccontano

antichi atti di traslazione

il

vescovo co-

mense fu avvertito miracolosamente di ricercare nel sacello, gi da lungo tempo dimenticato, le reliquie del martire. Ascese egli coi fedeli sopra una nave, e a lampade accese, con inni e cori, attraverso il quieto lago
pervenne all'oratorio; donde, ritrovate dietro
ritorn festosamente a
l'altare le reliquie sepolte,
^.

Como

riportandole seco

La

chiesetta, privata delle reliquie,

non cadde
traslazione,
alle

tuttavia subito in absi

bandono:

anzi, pochi anni

dopo quella

ritrova

nominata
le sorti e

col titolo di pieve.

Poi, obliata, erosa fino

fondamenta dalle acque

del torrente, resistette ai secoli finch la piet

non ne assicur

non

la restitu alla

sua forma primitiva.


ci

Quale essa ora


sacello dal quale
il

appare non d ragione di escludere che

sia lo stesso

vescovo di Como, nella seconda met del secolo X,

trasse le reliquie del martire antico.

E una

piccola costruzione di massi

non bene squadrati, formata

di un'angusta cella rettangolare

con abside

fregiata di lesene e di archetti pensili.

La muratura

incerta, le porte di-

sadorne, una finestra a tutto sesto

senza strombatura,

concordano a
il

rendere verisimile
secolo

l'

attribuzione
si

dell'oratorio

ad epoca antecedente

sebbene non

abbiano elementi architettonici che con-

sentano di meglio precisare quella data, ricorrendo alle notizie storiche.

Storia, 1903, 6)

A. Cavagna Sangiuliani, Il tempietto di S. Fedelino, Pavia, 1902; Perrone, Chiesetta di S. Fed. {Arte e P. Buzzetti, Il millenario tempietto di S. Fed. {Rio. Arch. per la Prov. e antica Diocesi di Como, 1906, pag. 115 e segg.).
'
; '^

Ennodi Opera

(iVfo/i.

Ger/n. //.SS., ed. Vogel, pag. 187):

"

llic

inserta nubibus vertice

mons

coruscat

,.

P. Buzzetti, loc. cit.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


si

XI

63
dalle scorrerie

pu

ritenere che

il

sacello

primitivo,

distrutto forse

dei barbari in quei luoghi, sia stato riedificato

nel

secolo

VII od Vili a

contenere

le reliquie di S.

Fedele col sepolte.

L' interno,

coperto di volta a crociera, era rivestito di un intonaco


gola
di

che

la furia dei venti in quella

montagna ha corroso quasi


si

in-

teramente. Soltanto nella parete frontale

veggono

le

vestige

di

uno

zoccolo dipinto con riquadri marmorei e con larghi intrecci tra fasce di

carminio e

di verde, ornate di grosse perle

bianche

al di

sopra del quale

Fig. 38.

Novale,

S.

Fedelino: affresco.

rimangono tracce

delle estremit inferiori di

figure che

un tempo erano
alcuni
santi,

dipinte sulla parete.


Nell'abside, a lato d'una
forse gli apostoli,
cattivo restauro
ritto in piedi fra
^
;

fnestruola,

stavano

schierati

ma

gli

avanzi

delle

loro figure furono guasti

da un
Cristo,

in alto, entro la breve


sul

conca absidale, sorge

il

due angioli adoranti,

fondo azzurro sparso di

stelle

bian-

che e limitato di zone gialle e rosse.


Il

Redentore

il

cui aspetto

alterato dal tempo,

e forse pi dal

'

la sola

opera poco lodevole compiuta nel ben riuscito restauro del sacello.

64
restauro

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

....

vestito di tunica azzurra a

davi

gialli

ricamati, e di

manto
le ali,

rosso, benedice con la destra e tiene nella sinistra


scritto
:

un

libro aperto e in-

ET VITA. Ai suoi
le

lati

s'inchinano

due angioli aprendo

protendendo

mani

velate. Nella figura dell'angiolo di sinistra, che fu


le

meno
con

danneggiata dal restauro,

pieghe
tinte

del
del

manto sono lumeggiate


tondo
;

luci vive e rigide

sovrapposte alle

e sia

la

forte

struttura delle

membra

poderose, sia quella tecnica di lumeggiare hanno

Fig. 39.

Milano,

S.

Ambrogio:

airresco.

non dubbie somiglianze


L'ornato di
dell'oratorio, che
listelli

coi dipinti di Galliano.


(fg.

N mancano
una parte

nell'affresco

larghi segni d'influenza bizantina


intrecciati
si

38) \
in

dipinto
altre

dello

zoccolo

non

ritrova

in

pitture

lombarde del periodo

romanico, potrebbe suggerire un'et molto remota,


suo complesso
lo stile degli affreschi

ma esaminando
Pu

nel

ragionevole assegnarli a
di

epoca

non molto

distante

da quella degli affreschi

Galliano.

credersi

' Nella composizione del Cristo fra i due angioli, la quale ha parallelo in quella di Cristo fra Michele e Gabriele; nell'atteggiamento degli angeli; nella disposizione dei drappeggi e nelle loro lumeggiature.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


che, avvenuta la traslazione delle reliquie a
dall'oblio, rifiorisse
e,

XI

65
sacello, tratto
:

Como, lantico

destinato a pieve, fosse fregiato delle sue pitture

Fig. 40.

Milano,

S.

Ambrogio:

aflresco.

le quali, nel loro cattivo stato,

ormai hanno valore soltanto per l'iconoaffreschi

grafa,

non pi per
di

la storia dello stile.


gli

Pi chiare somiglianze sono tra

di

Galliano

alcuni

frammenti
siana

pitture

conservate in quella parte


alla

della

basilica

ambro:

che

anteriore

ricostruzione

avvenuta nel secolo XI

sul
9

66

LA PITTURA E LA MLNIATURA NELLA LOMBARDIA


1'

grande arco che precede

ultima campata

della

navatella di sinistra K
di foglie, stretta

Entro due

clipei azzurri circondati di


il

una ghirlanda

con fasce ingemmate, sono


di

busto di un giovane santo

(fig.

39)

e quello
clipei
si

un vecchio tonsurato, insignito del


del tutto svanita

pallio episcopale. Sotto

aprono grandi cespi d'acanto dai quali

come

si

vede ove

la

decorazione
la

non

due cornucopie azzurre sorgevano a formare


(fg.

cornice di riquadri figurati

40).

Gli elementi classicheggianti di tali ornati ci

riconducono allo stesso

stadio della ornamentazione che

si

trova nel fregio, classicheggiante, della

chiesa di Galliano.

E anche
epoca

busti dei

due
Si
i

santi

hanno grandi
in
essi
i

affinit

con

gli affreschi

dell'

di

Ariberto.

osservino

grandi

occhi sbarrati, le bianche luci irradianti

visi

come
:

nelle figure dell'aril

cangelo Michele e di Geremia nell'abside di Galliano

disegno

meno

ampio,

ma

le

somiglianze sono

tali

che non esitiamo ad attribuire anche


secolo XI,
e

gli affreschi

ambrosiani
al

al principio del

giudicarli opera

di artista

prossimo

nobile decoratore che lavor nella chiesa di Ariberto.

Ricomponendo omai insieme, piuttosto per qualit interne che nel loro succedersi cronologico, i monumenti della Pittura medioevale sin qui
ritrovati nella

Lombardia,

si

possono riunire

in

un gruppo

gli

affreschi

dell'altare di Givate, dell'oratorio di S. Fedelino, dell'abside di Galliano e

della navatella della basilica

ambrosiana come quelli che appartengono


di cultura.

ad una stessa elevata sfera d'arte e


cuni di essi
si

Per qualche carattere


carolingia,

alle

ricongiungono alla florida


gli

arte

mentre per

qualit loro principali, per

elementi

sempre pi complessi
si

ch'essi

adunano, preparano
del secolo XII.

le

forme

stilistiche

che

svolgeranno nella Pittura

D'altra parte
di

gli

affreschi di S.

Nazaro a Verona

e quelli della chiesa


artistica
le

Mnster nei Grigioni possono


sebbene per qualche

attribuirsi

ad una sfera

infe-

riore,

tratto essi

pur giovino a esplicare

forme
ese-

che appaiono nel primo gruppo di pitture.


nire
guiti
gli

tali

dipinti
di

conviene riuGalliano,

affreschi

della

navata

maggiore della chiesa

certamente dopo quelli dell'abside

ma

in

un periodo non troppo

'

Cfr. L.
'^

evidente il distacco di quell'arco dalla prima delle volte del sec. XI nella navatella di sinistra. Beltuami, La basilica ambrosiana {Ambrosiana, op. cit ). Presso il busto si veggono avanzi di un'iscrizione [io la cui forma paleografica indica un'et
. .

molto antica.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


tardo del secolo XI,

XI

67

come

si

potr dedurre dal raffronto con altre pitture

del secolo XII. Persiste in essi l'umile e inculta


degli affreschi della grotta veronese,
trattate
il

maniera adoperata
le

in parte

colore disgregato,

forme sono
negli
af-

con

facilit volgare. L'arte narrativa,

nobile e corretta

freschi della leggenda

di

S.
si

Vincenzo,

si

fa

rozza

disordinata

nella

leggenda di

S.

Cristoforo,

dimostra tutta povera

nelle

composizioni

delle scene della Genesi.


I

fatti

del

nuovo

e del

vecchio

Testamento,

le

leggende dei

santi,

formarono nella
berto,

basilica di Galliano, gi nobilitata dagli affreschi di Arie varia decorazione,


d'Italia,

una complessa
in

quale doveva essere comune,

come
di

altre

part

anche nella Lombardia, pur nelle minori


chiesa plebana di Agliate, in regione

pievi rurali. Tale era quella della

Como,

cui avanzi furono guasti da


di

un pessimo ridipintore ^
Lorenzo
di

Altri affreschi del battistero

Agliate riapparsi di sotto gli strappi


S.

della calce; e altri, ritrovati nella chiesa di

Mantova, pos-

sono essere

riuniti anch'essi ai suddetti dipinti

secolo XI, di scarsa cultura, poco partecipi del

come opere di pittori del movimento pi complesso


future.

ed elevato ch'era nell'Arte

ne preparava

le

forme

'

Gli avanzi degli affreschi di Agliate,

che per

gli

ornati rassomigliano assai a quelli della navata

dopo il restauro subilo, non hanno altra importanza che del contenuto iconografico. Nella Creazione di Adamo, Cristo, barbato, impone la destra su Adamo che gli sta dinanzi ignudo: nel fondo, due edilci. Nella Creazione d'Eva, Cristo prende per mano la donna che sorge dal fianco di Adamo dormiente. Nell'Annunciazione l'angiolo ad ali aperte, dinanzi alla Vergine che sta ritta in piedi presso uno sgabello munito d'un pulvino. I riquadri della Visitazione e della Nativit, alla quale pur unita la
della chiesa di Galliano,

scena dell'annuncio

ai pastori,

sono molto frammentari.

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STO DIS

sm^
Fig. 41.

''^'^

Cant, chiesa parrocchiale: iscrizione dedicatoria della basilica di Ariberto.

Fig. 42.

S.

Benedetto di Polirone, chiesa: mosaico del pavimento.

LA MINIATURA DAL SECOLO X AL


I

XII

MOSAICI DEI PAVIMENTI

La Miniatura

in Italia dal secolo


;

al

Xll.

Manoscritti

miniati nella Lombardia:

mss. bobbiesi mss. liturgici ambrosiani; mss. vari. Le bibbie atlantiche. I mosaici dei pavimenti nell'et romanica. Pavimenti istoriati di chiese lombarde.

Dal
lia;
s

secolo

alle

X al XII nella Lombardia la Miniatura pi affine forme meno colte della Pittura che a quelle pi disciplinate
N
in
il

e complesse.

Lombardia

soltanto,

ma

quasi per tutta Ita-

che sarebbe vano

voler congetturare da essa quale sia stata la


si

Pittura murale ^ Di rado le condizioni della Pittura vi

riflettono esat-

tamente, anche nei luoghi ove

1'

opera dei miniatori fu pi continuata e


meridionale
;

fervorosa, anche nelle badie benedettine dell' Italia


nei libri liturgici delle chiese di
ficienti del rigoglioso

come

Roma non

si

trovano che indizi insufe

fiorire dell'Arte negli affreschi

nei mosaici delle

basiliche urbane

^,

cos

non

vi nei codici

loml)ardi nessuna miniatura

Fra noi, in ogni tempo, la Pittura murale dovette prevalere su tutte le altre arti figurative, mentre ove essa era anche meno favorita dalle condizioni del clima, ebbe forse minore importanza e lasci pi campeggiare la Miniatura. ^ Inutilmente cercammo a lungo nei manoscritti romani, eseguiti tra il secolo XI e il XIII, qualche traccia del mirabile divenire di stile che fu a Roma nella Pittura dagli affreschi della chiesa sotterranea di S. Clemente a quelli di P. Cavallini. Pei codici dell'Italia meridionale, alcuni dei quali corrispondono bene alle condizioni della Pittura, cfr. E. Bertaux, L'Ari dans l'Ilalie meridionale, Paris, 1904, pag. 201 e segg.
'

oltralpe,

70

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


lo stile

che richiami alla mente

dei nobili dipinti

eseguiti

per Ariberto

da Intimiano.

Le miniature
sembrano opera
tecnica
colorire

dei manoscritti italiani anteriori al secolo XIII molte volte piuttosto di calligrafi che
stessa rinuncia agli
di

miniatori.
ricercati

Vi prevale una
dai
pittori
;

che per s
pastoso,
al

effetti

al

modellare plasticamente, a rappresentare in

modo
tintegdi

naturalistico gli sfondi delle scene. Sulla


giata,

pergamena,

di solito

non

cose

figure

sono profilate con semplici contorni

di

penna,

rado colorite di acquerello, pi raramente ancora modellate con qualche

cenno delle

luci.

Anche
cos

oltralpe
tra noi
;

si

ritrova la stessa

maniera \

ma non
i i

prevalente
miniatori

come

che a Reichenau, a Treviri, a Ratisbona


la Pittura
ci

emularono, ed incitarono anche,

adoperando
che
del

suoi stessi mezzi.

Ma
l'Italia

sebbene rozza, quella tecnica

ha pur

lasciato opere importanti


le

per ITngenua, e quasi popolare, spontaneit


meridionale,

impronta.

Tali,

per

molte

delle

miniature

Clironicon
e

Vulturnense
;

ornato nel secolo XII da

artefici di varia abilit

cultura

per ITtalia
ca-

settentrionale, le miniature di alcuni preziosi codici della Biblioteca

pitolare dlvrea, eseguiti al

tempo

del vescovo

Warmondo,

sulla fine del

secolo

o sul primo inizio del secolo susseguente, che debbono credersi

prodotti in
l'arte

uno

stesso scriptoriiim, nel quale

non mancavano

influssi del-

oltramontana,
^.

ma

anche

si

erano

costituiti dei caratteri tutti

par-

ticolari
Il

messale donato

da

Warmondo
*

alla cattedrale ch'egli

aveva ricocomplessa,

strutta,

ricchissimo di miniature
vi

pu

dirsi

esempio

tipico di quella

maniera. Talora
chiesastica,

sono

rappresentazioni di un'iconografia

dettata

da

sottili riflessioni sulle

sacre scritture. Nella scena

Il pi bel monumento della maniera " lineare della quale parliamo dovette essere l' Hortus deliciarum in esso l'influenza bizantina costituiva talora uno stile molto simile a quello dei miniatori italiani pi bizantineggianti cfr. C. M. Engelhardt, Hortus deliciarum, Stuttgart, 1818 Stuaub-Keller, Horlus del., Strassburg, 1901. ^ P. ToESCA, Reliquie d'arte, op. cit., pag. 76. Nulla ho da mutare nei risultati delle mie ricerche: V. A. MuNoz, Le miniature del Cliron. Vulturnense (Boll, dell' Ist. St. It. XXX). Singolarissimo documento di tale maniera nell'Italia meridionale tra il sec. XII e il Xlll il poema di Pietro da Eboli nell'Italia superiore, i manoscritti, rozzi ma caratteristici, della Vita Malhildis (Roma, Bibl. Vat.: cod. vat. lat. 4922; Lucca, Bibl. Gov. cod. 2508). 3 Sui codici di Warmondo (969-1001, 1002), cfr. Carta-Cipolla-Frati Atlante paleografico-artistico. Torino, 1889, pag. 21 e segg. L. Delisle, Mnioire sur d'anciens Sacramentaires (Mm. de l'Inst. Nat. de
:

France: Inscript. et B. Lelires, XXXlll, n. 90); Ebner, Geschichte d. Missale romanum, pag. 52 e segg.; C. Contessa, Un inventario della Bibl. Capii, di lurea (Atti della R. Accad. delle Scienze di Torino, XLIV). ^ Bibl. capii. cod. 86. Che il codice sia stato donato da Warmondo, ed eseguito appunto per lui, risulta dalle iscrizioni a e. 1, dalla miniatura rappresentante il vescovo stesso, cinto il capo del nimbo quadrato, e da quella che rappresenta l'imperatore Ottone incoronato (e. 160 v.) " pr bene defenso Warmondo Caesar diadematis Otto .
:

LA MINIATURA DAL SECOLO X AL


della

XII

71

Circoncisione di

Cristo

il

fatto

materiale non indicato che dalla

figura della

simile alle
e nella
gine,

Madonna la quale Madonne bizantine

sta ritta, velata, col


:

bambino
lato,

in

braccio,

invece

lumeggiato ci che nell'antica

nuova Legge risponde a quel


figurato

fatto, e

da un

presso la Veril

Abramo con
il

il

coltello del sacrifcio, dall'altro

fonte

battesimale. Talora

testo offre

occasione
:

al

miniatore

di

vivaci

rap-

presentazioni di scene della vita quotidiana


dei morti, le miniature

quali, a illustrare la liturgia

dell'agonia e
forse

delle

esequie ^
del

Ma

il

vario contericavato

nuto,

sia

esso

derivato

dalla

dottrina
la

clero,

da

osservazioni del vero, esposto con


tolosa
:

consueta tecnica, semplice,


le figure

fret-

sul

fondo della pergamena, non tinteggiata,

sono contor-

nate a penna e tinte largamente di verde, di giallo, di rosso, senza accordi


di colori, senza

nessun rilievo di luci o di ombre.

Anche
di ornare
i

nella

Lombardia, dal secolo


adoperata ora da
elette

al XII, fu

comune

tale

maniera

codici,

artefici sui

quali

ebbero qualche

azione
le cui

le

forme pi

ch'erano nella Pittura, ora da rozzi calligrafi

opere

sono del

tutto

informi

ma come

in altre nostre

regioni,

l'attivit dei miniatori,

troppo saltuaria, non riusc a costituirvi una tra-

dizione artistica bene definita la quale abbia caratteri locali.

Nello stesso
la

monastero

di

Bobbio,

ove

fior

il

trascrivere

codici,

Miniatura sembra non essere stata esercitata in


altri

modo

continuato, non
facile

ebbe quell'aspetto suo proprio che

potrebbe supporre
i

for-

marsi in luogo cos appartato, nel quale


duti dai

vetusti codici

irlandesi posse-

monaci avrebbero potuto


i

offrire dei

modelli singolarissimi ^

Fra
luoghi

codici bobbiesi fregiati di qualche ornamento, quelli dei primi

secoli della badia


^.

non vanno

distinti nella loro

rozzezza dai codici di

altri

Nell'evo carolingio poi, e nel corso del secolo X, sebbene la scritbellezza


le

tura vi abbia forme di vera

miniature

raramente risentono

della nobile arte oltramontana

come

in alcuni codici della Biblioteca di

Torino

(fg.

43)

*,

Rarissimo

riflesso della

miniatura germanica della fine

'

206 V.)
2

Le miniature che illustrano le preghiere dei morti (ce. 191, 193, 198 v., 200 v., 201 v., 203 v., 205 v., sono documento di estrema importanza sia per la storia del costume sia per lo stile, che rivelano
vero.
Cfr.

una singolare osservazione del


:

specialmente C. Cipolla, Codici bobbiesi, Milano, 1907, tavv. XXXIX-XLI. ^ Cfr. e. g. nel quale le iniziali, zoomorfiche, hanno il ms. B, 159 sup. della Biblioteca ambrosiana colorature rozze e stridule come nei peggiori mss. merovingici v. The Palaeographical Society, II, 121. * Cfr. C. Cipolla, Codici bobbiesi, tav. Lll, LX, LXIII, LXXIV.
;

72
del secolo
(cod.
1).

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

sono
inf.)
^

in
le

un messale bobbiese della Biblioteca ambrosiana


pagine

84

purpuree

inscritte

d'oro,

gli

ornati

delle

iniziali e

specialmente

la Crocifissione (fig. 44).

Ma
l'Italia

di solito, fuorch in tali casi singolari, le miniature eseguite nel-

superiore dal secolo

al XII,

anche a Bol)bio, e negli

giori centri di cultura,

pur nei manoscritti pi accurati,

magmantengono una
altri

povera semplicit

di tec-

nica e dipendono dall'u-

mile maniera che abbiamo


descritto.

In

un

salterio

ambrosiano della Biblioteca

vaticana

(cod.
fra
il

Yat.

lat. 83), scritto

secolo

XI con bella scrittura

carolingia, gli ornati ver-

miformi

di alcune iniziali

accennano a qualche inlluenza degli intrecci bizzarri che

ornano
^;

codici

irlandesi

le figure

sono

profilate a penna,
giate di
stridenti,

tinteg-

colori a

guazzo,

senza rilievo. Nel

foglio che rappresenta, se-

condo

l'iconografa tradi-

zionale di tal soggetto, Da-

vide seduto fra


Fig. 43.

cori,

la

Torino,

liilil.

nazionale: cod. F, IV,

miniatura
12.

campita
n

di

verde,
lorate
di
tinte acri,
i

le

vesti

sono col'oro,

visi

sono imbrattati di colori diversi;


nascondere
la

profuso
lorire

in varie
45).

parti,

riesce a

rozza imperizia del

co-

(fig.

Fu certamente miniato
salterio della Biblioteca di

in

Lombardia

sul principio del secolo XI,


:

un

Monaco

(Staatsbibl.

cod.

lat.

343) che ha molte

'

attribuito al sec. XI dal Delisle, (Mmoire, op.


:

cit.,

n. 112).

Vattasso e Franchi be' Cavalieri, Codices Vat. Latini: cod. 83. L'influenza degli antichi inss. irlandesi posseduti dalla badia di Bobbio si scorge anche in qualche altro codice: Cfr. C. Cipolla, Codici bobbiesi, tav. LX.
^

Cfr.

LA MINIATURA DAL SECOLO X AL


affinit

XII

73

con quello della Biblioteca vaticana ^


i

Per

la

miniatura rappre-

sentante Davide fra

cori l'artista prese anch'egli a


il

modello un esemplare
seggio,
la tunica del
(tav. IV).

antico, ne ritrasse l'arcata che riquadra la scena,

profeta ornata di

ociili,

e l'intiero

schema

della

composizione

Anche

gli

ornati e le

iniziali,

composte

di

figure,
;

dimostrano nel miil

niatore una cultura artistica non dispregevole

ma

disegno, pur nitido

ed espressivo,
loro

guasto dalle stridule tinte guazzose e disgregate fra di

non meno che


i

siano

colori nei pi
afTreschi
di

inculti

Verona
(fig.

e di Galliano

46 e 47).

Fra

manoscritti
superiore,

dell' Italia

miniati con vario gra-

do
al

di rozzezza dal

XII sec, opporsol-

tuno ricordarne

tanto alcuni di quelli

che sono da attribuire

con certezza

alla

regione lombarda.

Un

libro di varie

orazioni che da cre-

dere sia stato scritto

per l'arcivescovo Arnolfo (998-1018), pre-

decessore di Ariberto
Fig. 4J.

Milano, Bibl. ambrosiana: cod. D,

84, inf.

da Intimiano, ha miniature delineate a penna,


cremisi, di porpora,
e

con

colori a guazzo di azzurro, di giallo, di


d'oro,
di
le

con tocchi

quali possono essere

com48)
^.

parate a quelle nei coevi manoscritti

Warmondo

d'Ivrea

(fig.

Certi messali, ora conservati nella Biblioteca ambrosiana,

possono dar

' Che il ni'), provenga dalla Lombardia appare dalle molte note censuarie del sec. XI, inscritte " ambezago, a e. 1, nelle quali ricorrono nomi di piccoli luoghi dei dintorni di Milano cavanaco, caponago, concorezo, arculi, belusco, ronco, uximate, calugate ......
:

in parte

Burlington F. A. Club; Exhibition of illuminateci Mss., Londra, 1008, pag. 4. 11 ms., gi posseduto da Carlo Emanuele III re di Sardegna, appartiene ora al sig. C. W. Dyson Perrins. Non abbiamo ancora avuto occasione di studiarlo direttamente.
^

10

74

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

saggio della povert d'illustrazione nei libri liturgici delle pievi rurali. Nel

pi antico di essi (cod. A. 24

ini",

bis), forse

ancora del secolo IX, proveniente

dalla chiesa di Biasca nel Canton Ticino,

non

vi

sono che

iniziali, rozze,

incomposte, tinteggiate malamente a penna; in quello,


secolo XI, gi della chiesa di Lodrino (cod. A. 24
inf.),

del principio del


si

trovano

iniziali

disegnate da artisti di varia

abilit, e di fronte al

canone
il

rozzamente
tra

delineato
la

crocifisso
il

Vergine e

Battista

men-

tre

sono disegnate con mag-

gior correttezza, e

non sendi

za qualche
flusso

traccia

in-

bizantino, le

figure
(fi-

dei donatori del codice

gura 49) ^ Nel terzo messale

ambrosiano

(cod. D. 87

sup.),

che appartenne alla


S.

chiesa di

Vittore di Be-

dero
spetta

in

Val Travaglia, e

ad epoca alquanto
di

pi

recente

quello

di

Lodrino, l'influenza bizantina nella rappresentazione

del crocifisso
e
si

maggiore,

manifesta anche nelle

due protome d'angioli che


appaiono
croce,
al di
l'

sopra della

ma

esecuzione

trascurata, informe.
Fig.
-15.

Nel corso del secolo XII


Roma,
Bibl. vaticana: cod. vat.
lai. 83.

manoscritti miniati nella


soltanto per
colore, acco-

Lombardia risentono delle fiorenti condizioni della Pittura una maggiore fermezza del disegno e per il migliorarsi del
In

gliendo sovente anche pi l'azione della diffusa influenza bizantina.

un grande volume

di vario contenuto,

composto per

la cattedrale

Cfr. L. Delisle, Minoire, op. cit., n. 72; Ebner, Gescli. cedente questo ms. contiene non l'intiero messale ma soltanto sacramentario. Nella miniatura della Crocifissione (e. 182 v.) tracciate da mano pi sicura.

op. cit., pag. 71. Come il preorazioni da recitare nella messa; un le figure dei due ofTerenti sembrano essere
d. Missale,

le

Tav. IV.

Monaco, Staalsbibl.

cod

lat. 343.

LA MINIATURA DAL SECOLO X AL


di

XII

75

Piacenza circa l'anno 1146 \

le iniziali

sono miniate sottilmente, con


dorati,

racemi multicolori su fondi


figurate la

tinteggiati
:

ma

nelle

illustrazioni

maniera consueta
miniature

profili a

penna, tinte guazzose e vivaci,


nella
le

senza studio di rilievo; qualche accenno all'iconografia bizantina,


serie

delle

delle

maggiori

feste

dell'anno

pi

frequenti

composizioni di un'inge-

nua

libert, tali

da ramminia-

mentare anche

le

ture del messale di

War-

mondo Un

d'Ivrea.
salterio della ba-

dia di Polirone, ora nella

Biblioteca civica di
tova,

Mandi

ha illustrazioni

singolare importanza iconografica, in alcune delle

quali

si
il

afferma chiara-

mente

consueto

stile,

nel tratteggiare calligrafico delle

figure, nel co-

lorito

in altre

nelle

due maggiori, rappresentanti


(fig.

Davide
50),

fra
il

musici

trasporto

dell'Arca

un'insolita
di
;

ricchezza

tinte

di

lumeggiature

in
il

altre

s'intravede che

miniaFig. 46.

tore intende ad imitare,

Monaco, Staalsbibl.

cod.

lat. :l3.

con procedimenti pi
torici,

pitci

un esemplare bizantino: raro codice che


famosa badia
(fig.

palesa la varia attivit

artistica ch'era nella

51)

^.

Saltuariamente, e in
tistica costante, si

modo

che non danno indizio d'una corrente arstile

trovano miniature di fattura pi accurata e di


i

pi

complesso

in altri codici dei quali giova ricordare soltanto

pi importanti.

' Bibl. capitolare, cod. 65. A. Venturi, Storia, antica nota dell'obituario contenuto nel volume.

III,

pag. 453.

Ricaviamo

la

data del

1146 dalla

pi
1905.

A. Venturi, Storia,

III,

pag. 448

R. Bellodi, //

monastero

di S.

Benedetto in Polirone. Mantova,

76

LA PITTURA E LA MLNIATURA NELLA LOMBARDIA

Un
colta,

manoscritto

dell' Archivio della basilica

ambrosiana

di

Milano ha
racsolita

qualche iniziale imitata da modelli

bizantini. In altro, della stessa


S.

una miniatura rappresentante


calligrafica,

Ambrogio

tracciata nella
di tinte

maniera

ma
52) ^

colorita con

una variet

che tende a

mouna

dellare le

forme
inf.),

(fg.

Una grande

bibbia, della Biblioteca

ambrosiana
d'

(cod. B. 48

eseguita forse per la chiesa

milanese

^,

ornata
:

composizione grandiosa quasi fosse ricavata da pittura murale


vi

il

Cristo

troneggia

tra

simboli

degli

Evangelisti,

venerato

da due devoti.

ro PNE
DAVID
1
i
,1
'

.j cizz

u^xu tr cino tLOTu

m uou tv d txcoo
cod.
lat. 343.

k.;*.

itrvcrvtfro

invxherM^^uLum dortiuirn^t^^
Staatsbibl.
:

Fig. 47.

Monaco,

dalla

Madonna

e dal Battista

atteggiati

secondo

lo

schema

della

orjats.

il

disegno, soprattutto nella nobile figura del Redentore, dimostra una

Il primo ms. contiene i Moralia di S. Gregorio il secondo, in due volumi, le opere di S. Ambrogio:' entrambi sono senza segnatura. Nel ms. delle opere di S. Ambrogio la miniatura (fig. 52) rappresenta prostrato ai piedi del santo il canonico Martino che fu preposto della basilica ambrosiana a mezzo il secolo XII. ^ Nel frontespizio si afferma che la bibbia secondo il rito ambrosiano ma non sappiamo per quali argomenti. Possono unirsi alla bibbia, per correttezza di forme e per influenza bizantina, un messale della Basilica ambrosiana {sec. Xl-XII), e un altro della Bibl. capitolare di Novara (cod. LIV) nel quale un'iniziale figurata ripete una composizione ch' pure nel precedente (fig. 54), e la crocifissione fortemente improntata all'arte bizantina (cfr. Cauta-Cipolla-Frati, Atlante paleografico, op. cit., pag. 28) un terzo della Bibl. ambrosiana (cod. T. 120 sup.), e infine, un altro messale della Bibl. capitolare di Piacenza (cod. 42), della seconda met del sec. XII, ove in una miniatura il Cristo troneggiante sull'oltremare vi'
;

vamente colorato d'oro

e d'argento nelle vesti

(fig. 55).

LA MINIATURA DAL SECOLO X AL

XII

77

larga influenza dell' arte bizantina sul miniatore, che stimiamo operasse
nel secolo Xll
(fig.

53).

Ma
quale

notevole sopra ogni

altro

documento

del riflettersi delle

forme
del

dominanti nella Pittura anche su opere eseguite col semplice


abl)iamo
raccolto alcuni esempi,
^

stile

il

rotulo

membranaceo

della

Biblioteca capitolare di Vercelli

nel quale, sul principio del secolo XIII,


la chiesa di S.

furono

ritratte le pitture

che ornavano

Eusebio in quella

^.

ij>trtc-xit

'"
-T:

>prcc-4.w^

, .*

,\Kiir!Xl1

i^iy>C

per

Fig. 48.

Londra, Bibl. del

sig.

Dyson Perrins: messale.

citt.

In quei disegni delineati

leggermente di penna, senza colori,

la fa-

cile

spontaneit propria a

siffatta

maniera va congiunta con una corretall'

tezza di forme quale nelle opere pi inspirate

arte bizantina, quale

era probabilmente nei dipinti copiati dal disegnatore.

Giova infine non trascurare


noscritti

in questa parziale

enumerazione
^

di

ma-

lombardi

le

miniature del Martirologio di Adone,

scritto l'anno

e.

Cipolla, La pergamena rappresentante


1901).

le

antiche pitture della

bas.

di

S.

Eusebio (Misceli, di

St.

patria,
^

XXX, Torino,
F.

NovATi, Descrizione del Martirologio di Adone {Ardi.

st.

lombardo,

1876, XII, pag. 514 e segg.).

78
1180 per la
nelle quali
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


cattedrale di

Cremona, rappresentanti
la

le

figure

dei mesi;

disegno tortuoso e

maniera del colorire sono segni pre-

coci, sel)bene

appena

sensibili, del

nuovo

stile

gotico

(fg.

56).

Si volle attribuire alla

Lombardia anche un numeroso gruppo

di

mae

noscritti

che sono uniti insieme da molti caratteri comuni: bibbie in for-

mato

atlantico, vergate in

doppia colonna di grande scrittura del XI

del XII secolo, ornate con iniziali di

forma particolare per


variopinti
e

loro lacunari
pei
fogliami,

talora fregiate anche di mi-

niature figurate

^;

ma non
di

troviamo
tare
sia

modo
la

accerorigine

che

loro

lombarda.
Vi
tuttavia

ragione

di credere

che

gli

enormi
scritti e

volumi siano
sima regione
ora,

stati

miniati tutti in una


:

medeper

la quale,

non

si

pu determiche fosse

nare con sicurezza sebbene


vi sia a sospettare

nell'Italia centrale. Il colo-

rito

grossolano delle minia-

ture di molte di quelle bibbie

rammenta infatti

quello

dei dipinti delle chiese di


S.

Paolo presso Spoleto e

Fig.^49.

di S. Elia di
Milano, Bibl. ambrosiana
:

Nepi

nel

cod. A. 24 inf.

raffronto

pur da osseri

vare una particolarit curiosa

sia

miniatori dei volumi atlantici che

'

S.

Berger, Hisloirc de

la

Vulgate, Paris, 1893, pag. 137 e segg.

Il

ficazione delle bibbie soprattutto (lall'esame del testo.


al

Avendo riguardo

Berger trasse motivo alla classialle miniature, si possono riunire


:

cfr.

R. Bibl. cod. 386 1) Parma, ch'egli credette di origine milanese, anche altri volumi atlantici Garta-Cipolla-Fra.t[, Atlante paleografico, op. cit., pag. 29. 2) Monaco, Staatsbibl, cod. lat. 13001 Bibbia 3) Roma, Bibl. Val.: cod. vat. lat. 10405. Bibbia donata da Enrico IV al monastero di Hirsau (fig. 57). cod. B. 47 inf. Bibbia. 5) Milano, Bibl. Anibr. proveniente da Todi. 4) Milano, Arch. di S. Ambrogio

gruppo

6)

Genova, Bibl. Civica: Bibbia


;

(sec. XII). la

cipio del sec. XIII

bibbia della Bibl. di Perugia (cod. L. 59), che si pu assegnare al prindi alcune sue iniziali corrisponde agli ornati del suddetto gruppo. 2 Cfr. tale particolare nella bibbia tubertina (Cod. vat. lat. 10405) e in quella della Bibl. di Parma, che proviene probabilmente dall'Italia centrale.
Di tipo assai pi sviluppato

ma

ancora

la

forma

LA MINIATURA DAL SECOLO X AL


pittori di quelli affreschi

XII

79

cadano nello stesso strano


i

e volgare errore co-

lorando

di

tinte diverse in diverse parti

manti delle figure quasi che


per ornati, una bibbia atlanil

non
tica

si

trattasse di

un solo indumento.
e

DifTerisce

da quei volumi, per fattura

della Biblioteca

ambrosiana (cod.
agilit

B. 27 inf.) nella quale

testo

commentato con molta


qualche tinteggiatura.
^

in

leggieri

disegni,

avvivati

talvolta di

La precisione del disegnare pu


compararvisi a quella dei
migliori codici ornati nell'Italia
il

~-r^r"vr-e..--r.-~y..'.-.-r'^*ieT'--^-.n:it.7*,

meridionale durante

XII secolo,

ma non
eh' essa

si

pu escludere

po-

tesse essere posseduta an-

che da un artista
superiore, ove
i

dell'Italia

disegni del
di

rotulo

della

cattedrale

Vercelli, eie miniature nelle

quali

si

scorgono pi chiari

segni della influenza bizantina,

potrebbero essere in-

vocate a confronto.

Anche nella Pittura murale si hanno tracce della


tecnica che prevaleva nella

Miniatura, sia in lavori di


Fig. 50.

Mantova,

Bibl. civica: cod. C, IH, 20.

decorazione
eseguiti

sia in

quelli
si-

pi trascuratamente. Nella basilica ambrosiana, nel pilastro a

nistra dell'altare

maggiore

dipinta

su rozzo intonaco bianco una figura


,

creduta di un'antica diaconessa, la quale non

per vero dire, che

l'effgie

d'un chierico, tonsurato, vestito di tunica, in atto di portare un panno, forse

un velo

liturgico. Grossi contorni

bruni proflano

la figura, ch'

modellata

'

Il

ms. pu attribuirsi alla fine del sec. XII: esso va distinto dalle altre bibbie anche per

il

genere

degli ornali.
2 Anche a Siisa nella base del campanile di S. Giusto, del sec. XI (T. Rivoira, Origini, pag. 228), che sembra racchiudere avanzi d'una pi antica costruzione, le pareti hanno tracce di vela dipinti con figure di cavalieri profilate semplicemente di nero.

80

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


leggiera

soltanto con qualche


nica,

ombreggiatura: e nella povert della tecviso, vi si riconosce


(fg.

ma

pur nel brioso aspetto del

una maniera

si-

mile a quella che

comune

nelle miniature
stile

58).

Pi

si

esplicava intanto quello

in

altro

genere di decorazioni,

ijiT^-^rv

D\

\J

Fig.

5L

Mantova, Bibl. civica

cod. C,

III, 20.

che non

si
il

potrebbe disgiungere dalla Pittura: nei mosaici dei pavimenti.

Era
lora
citt,

tempo
di

in cui
la

la

vita

civile

rifiorente
il

per ogni plaga d'Italia

materiava ed esternava
vari

propria forza e
regione,
le

proprio carattere, gi sin d'al-

regione

in

nelle

cattedrali

che sorgevano

nelle

nelle pievi che

popolavano

campagne.

la

Lombardia innalzava

LA MINIATURA DAL SECOLO X AL

Xll

ai

mirabili costruzioni, dalle auguste basiliche di Milano, di


alle cattedrali di

Como,

di Pavia,

Cremona,

di Piacenza, alle

minori chiese della pianura


i

padana, per opera di


di

artefici

che apprestavano forse


Allora,

princpi
la

fecondi
Scultura

nuove forme

d'architettura.

dopo

secoli,

anche
le cose,
;

riacquistava fra noi la dimenticata virt di plasmare

ascendendo

per intimo sforzo, non senza qualche impulso esteriore

e nella regione

Fig. 52.

Milano, Archivio di

S.

Ambrogio: Opere

di S.

Ambrogio.

circumpadana, dalle rudi decorazioni delle chiese di Milano e di Pavia, merc Wiligelmo, Nicolao e i maestri che uscivano dal bacino del lago
di

Como,

giungeva

all'

austero

possente

naturalismo

di

Benedetto

Antelami.
Sulle facciate delle cattedrali
storie della Genesi,
le
gli

scultori raffigurarono

profeti,

le

vite

dei santi patroni, lo zodiaco e le opere dei


;

mesi, la varia fortuna


loghi morali
:

umana

fecero cenno di leggende eroiche, di apo-

l'arte loro trasse

materia dalla cultura e dalle credenze pi

82

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

diffuse e la espose agli sguardi di tutti. Nell'interno, l'arte espresse, in forriia

non meno semplice,


segnamenti che
che Siccardo
la chiesa
^,

al

popolo prosternato

le stesse

cose familiari, o
:

gli in-

la cultura

pi elevata imbandiva alle turbe


disse

il

pavimento,

di

Cremona

immagine

del volgo,

il

quale sostenta

fu tutto istoriato di variate figure.


tutta l'Italia
;

Ancora per

superiore

restano

avanzi

di

pavimenti di
Marche, se

chiese lavorati a mosaico

ve ne sono nelle

Romagne

e nelle

ne ritrovano anche nell'estremo

lembo meridionale d'Italia ^, s che non


si

pu attribuirne
alla

l'

uso

specialmente
bardia,

Lom-

sebbene essa ne

abbia alcuni dei pi importanti.

Composti

di

tessere
e nere,

marmoree bianche
talvolta avvivati

anche

di

marmi

d'altri colori, essi


il

coprivano per lo pi
presbiterio
,

talora

tutta

r area della chiesa, quasi


preziosi tappeti, con loro

varie figurazioni e con


ornati

gli

che

li

riquadraespressi
bi-

vano.

Vi erano

raramente dei soggetti


blici
Fig. 53.

o delle semplici scedi

ne
Milano, Bibl. Ambrosiana: cod. B. 48 inf.

genere
le

pi

freri-

quenti cavate da nozioni diffuse


leresche,
notizie
di

figurazioni

detriti di mitologia, favole,

leggende cavalle
i

geografa e

di

cosmologia
la

comuni
o

rappreconcetti

sentazioni riguardanti pi strettamente

vita

quotidiana

' SiCARDi Mitrale {Pati: lat. CCXIII, 40 e segg.): pavimentum, quod pedibus calcatur, vulgus est, cuius laboribus Ecclesia sustentatur ,. 2 Cfr. Bonn, 1873; E. Mntz Etndes E. Aus'm Werth, Dei- Mosaikboien in St. Gereoii zi Cln L'Art dans l'Italie meridionale, Bertaux, iconograpliques, Paris, 1887; A. Venturi, Storia, 111, 421 e segg.; E. op. cit., pag. 483 e segg.
,
,

MOSAICI DEI PAVIMENTI


Vizi e le Virt, le

83
arti.

morali
plici

l'Anno, l'avvicendarsi dei mesi,


le
i

Sem:

contorni per lo pi vi delineano


essi la

forme,

come

nelle miniature

non hanno
si

fermezza di segno e

canoni

stilistici

che

si

trovano
i

nella Pittura murale, anzi sovente

una rapidit sommaria

cos che

visi vi

deformano,

movimenti
e vi

vi
s'

appaiono disordinati
intravede

un certo

spirito

incolto, popolare, qual' nelle

miniature.

Conviene confessare che,


per tale loro
assai
stile,

diffcile
i

distribuire

mosaici

dei pavimenti in

una sicura
,

successione

cronologica

anche,

molte volte,

deter-

minarne
molto
secolo.

la data entro limiti

ristretti

del XI e XII

ci

scarso

aiuto
delle
iscri-

pu venire dall'esame
forme epigrafche nelle
zioni che sovente
si

trovano

nei mosaici, perch esse of-

frono criteri di giudizio non

meno
niti

incerti

di

quelli

for-

dallo
del

stile.

Nei

framdel

menti

pavimento

duomo
rali

di Ivrea le Arti libe^,^^;P^;.(1KE1K=';^-"^

sono tracciate con una


che
Fig. 54.

spontaneit di disegno
li

Novara,

Bibl. capitolare: cod. LIV.

rende simili

alle

miniature

dei manoscritti del vescovo

Warmondo
di

essi

potrebbero
tra
il

perci risalire

all'epoca

della

ricostruzione
e
il

quel

duomo,
i

secolo

e XI. Pi

complessi per tecnica,

pi recenti,

mosaici del
forse,

duomo

di

Acqui

ove sono rappresentati

volo

d'Icaro,

curiose

scene

di g-

' F. Patf.tta, Studi storici e note sopra alcune iscrizioni medioeuali (Ment. della R. Acc. di Se. Leti, ed Arti di Modena, 1909, pag. 247 e segg.). La data del 1067 inscritta nel pavimento si riferisce alla consacrazione del duomo di Acqui, ma probabile che il mosaico sia stato eseguito in tempo non molto po-

steriore a quell'anno.

84

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


vivacit

nere segnate con grande


presso
il

anche meno antichi quelli

ritrovati

duomo

di

Torino con figurazioni della Fortuna, dell'oceano, dei


e gli
altri,

Venti, riunite in

armonioso complesso decorativo \

di varia

tf>ronifcrdominiticnibu9

Cwq^ on\\ milttu cdcftif?rcit^.


bymnu

S c^. S^ dn^d tbaorf?. pimi furrr c^ et tm


diccntcs,

^ tuf
S
clr.

onim^, fme fItl^

tua. onnaincccelfif.B cncdtctu

qui umrr itfnoTc-dmpfajitu in


OCCCI119

V.

- ....

. ,

.. ..-

"r-V

4>;

Fftnanrtcsnnt. |>ntt^^ Sifmtii;


J^.

Fig. 55.

Piacenza, Bibl. capitolare: cod.

42.

epoca, nella cattedrale di Aosta

'^

ove sono

Fiumi

del Paradiso, animali,

mostri diversi, e l'Anno troneggia fra

le figure dei

mesi improntate con

Torino (Bull. d'Arte, 1910, I e segg.). mosaici di Aosta furono assegnati all'et romanica da Aus'm Werlh e dal Venturi; i quali tuttavia non osservarono come essi appartengano a due epoche distinte e come la parte pi rozza con figurazioni dei Fiumi e di animali fantastici sia la pi recente: cfr. P. Toesca., Aosta {Catalogo
'

P. ToESCA, Vicende di un'antica chiesa di

'

Giustamente

generale delle cose d'arie

e d'antichit del

Regno

d'Italia,

Roma,

1911).

MOSAICI DEI PAVIMENTI

85

l'ingenua e fresca osservazione del vero che esse


dei codici e nelle sculture delle cattedrali

hanno nelle miniature romaniche (fg. 59). Vari per loro


al secolo

epoca sono

mosaici delle chiese emiliane, da assegnare

XI e

XII,

nei quali ricorrono gli stessi elementi iconografici che nei mosaici del Pie-

monte

le

figure

dell'Anno, dei mesi, immagini di mostri, scene di ge-

nere ed anche rappresentazioni tratte da leggende \

Forme, contenuto,
regione lombarda.

et

non

diversi

hanno

mosaici dei pavimenti della

flttrtit

yf '^''

ta^caefti&*

\J^

Fig. 56.

Cremona,

Bibl. capitolare: cod. di

Adone.

Milano, nella chiesa

di

S.

Salvatore

in

Xenodochio sorta presso

un ospizio di

trovatelli fondato dal prete

Dateo nel secolo Vili

glorioso
il

raggio di umanit nell'epoca oscura

era un mosaico rappresentante

battesimo di un fanciullo, persone che distribuivano elemosine, un maestro

che insegnava a leggere; e un'iscrizione commentava:


sancte
liane

memento deus quod

condidit iste datheus


^.

aulam miseris auxilium pueris

' Coi pi noti mosaici di Piacenza, nella chiesa di S. Savino, ricordiamo il piccolo ritrovato nella chiesa di S. Eufemia, rappresentante un cavaliere che assalta un drago.

frammento,
abbia asse-

^ Per la forma dei versi e per l'iconografia, crediamo clie gnato a buon diritto quei mosaici, ora perduti, all'evo romanico.

il

Giuuni (Memorie,

1,

50-51)

86

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Vercelli,

il

pavimento
funerale

di S.

Maria Maggiore
i

fu istoriato

con scene
la scritta:

bibliche,

con

la figura di
il

Davide
della

fra

musici
finta

vi si vedeva,

con

AD RiDENDVM,

volpe,

morta, celebrato

dalle gal-

CtrrhJbat ditTn/3:WtnixrjprrrT* Lr^pnr

ihurrt

ecmuciom ntxcumciectwmlnj

mmcatmx^cvLm nuncfixjrAnm c^at^^hx, cuUim f{Tcamwttr'dumadp(intrd'pi curhtfhnirp tipcf^h^bUani^t^auwi mficumppt flqnifuenraitd.tnt. ft0ma\om^ acua.eie$M>utwte:gtTma^i crdeMczeua

tnXTJt^n pTzCma qatA

imcntftnenr ctn^X^niAat' tp^nuchtmcr'cecir/nreft


-

xn^'^^nfuclinlm 'auifcicinc^M*hoetripcrr'* gnn^lini^Lf erasxur.c CudAffc netudei

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y y rumuolrnr drfpitunr-, ^rwnToypa


.nuJiUo

mirUfyatjhlhdwf'fl'cnrt

V^^ptcuaiaJifrptcgrAuiWtauiaa'

Fig. 57.

Monaco,

Staatsbibl.: cod. lat. 13001.

line ^

Ancora nella cattedrale

di

Novara

il

presbiterio

ornato di un
:

vasto mosaico nel quale riunita una varia materia iconografica

il

Pec-

' perduto il mosaico rappresentante David e i cori; molti frammenti di altre composizioni si trovano murati nell'atrio d'una casa di Vercelli altri giacciono, ancora scomposti, in un'arca del Chiostro di S. Andrea. Lo stile non d ragione di contestare (A. Venturi, Storia, 111, 433) la data del 1040: cfr. G.
;

Colombo, Docuin.

e notizie

intorno agli

artisti vercellesi, Vercelli, 1883, pag. 14.

MOSAICI DEI PAVIMENTI

87 Venti
la
i

cato originale nel Paradiso, figurato coi quattro


degli evangelisti tra ornati che riquadrano

Fiumi

simboli

organicamente

decorazione,

con meandri nei quali

come

nella Pittura

murale

sono intercalati

Fig. 58.

Milano,

S.

Ambrogio:

affresco.

immagini

di animali diversi,

con dischi segmentati, con racemi


il

la

forma

delle cui foglie indizio che

mosaicista conobbe

le

forme ornamentali
i

bizantine ^

Nella chiesa di Sant'Evasio a Casale Monferrato

mosaicisti

'

le parli

mosaici di Novara sono fra recentissime dalle antiche.

pi rozzi nel disegno delle figure

conviene distinguere in

essi

88

LA PITTURA A LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

rappresentarono storie di

Abramo

e di

Giona con disegno

e fattura

tra-

scurata, con ingenua iconografa nella quale


di pi antiche, ora di pi eulte figurazioni
;

pur
e

si

sentono risonanze ora


alle scene bibliche

unirono

immagini
denze o

di

"

monstra

di

giocolieri,

di

lottatori,

attingendo alle cre(fg.

alle predilezioni della cultura pi divulgata

60) ^

Pi corretto nella fattura, pi elevato anche nel contenuto iconogra-

Fig. 59.

Aosta, cattedrale: mosaico di pavimento.

fico,

il

mosaico della chiesa

di

San Benedetto

di Polirone

recante la

data del 1151, con figure delle Virt tracciate in sobrio e preciso disegno

quale nelle miniature di codici polironiani, con ornati

di

meandri,

con
delle

dischi figurati di mostri e inspirati probabilmente alle decorazioni

preziose

stoffe

lavorate

oculi che dall'Oriente


tutto e gli

dall'Italia

meridiosovente
di

nale

commerci diffondevano per

antichi inventari
(fg.

ricordano conservate nei tesori delle chiese

42)

^.

L'imitazione

' Nei mosaici di Casale il colore pi vario che nei tessere rosse e gialle; alcuni particolari di tessere rosse. * Aus'm Werth, op. cit., pag. 15.

precedenti:

le

carni di alcune figure sono di

>

MOSAICI DEI PAVIMENTI

89

simili modelli

appare anche in parte dei mosaici di Pieve Terzaghi che


attrii)uiti

possono essere
quanegra

anch' essi

all'

et

romanica \ ed

in quelli di

Ac-

sul Chiese.
affinit tra loro
i

Per caratteri tecnici e iconografici hanno


istoriati di
Il

pavimenti

Cremona
"

e di Pavia.

mosaico del

camposanto

.,

di

Cremona appartenne

forse

ad un

edificio anteriore alla ricostruzione della cattedrale, del principio del XII

secolo

non pu
i

tuttavia riferirsi

ad epoca diversa da quella degli


le

altri

mosaici perch

suoi ornati

e,

in parte,

sue

figurazioni

mostri, un tappeto a dischi annodati

come

in stoffe orientali

meandri, non sono

Fig. 60.

Casale Monferrato,

S.

Evasio: mosaico di pavimento.

dissimili dalle consuete.


il

Ma

la fattura

vi

pi

complessa che altrove

mosaicista vi adopera una policromia assai ricca.


clic lotta

Fra

altro, lo

strano

CENTAVRVS
lineati

coutro un demone, segnato di contorni neri sottole

di

giallo,

ha colorate di giallo e di nero


i

gambe. N meno

si

differenziano dagli altri

mosaici di Cremona per alcune loro figurazioni,


:

che discendono da fonti antiche


LiTAS

entro un riquadro, due giovani [crvdel'un


l'altro,

iMPiETASJ

trafiggono

mentre un' eroina

[fides]

Aus'm Werth, op.

cit.,

tav. VII.

12

90
uccide
distinto

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

con

l'

asta

la

discordia,

ed appar coronata di diadema

giallo

con dischi di porfido e di serpentino, vestita di lunga tunica

grigia orlata di fascia

ingemmata

(fg.
il

64).

Ricco di colori diversi era pure


di
S.

pavimento della chiesa cremonese


d'ornati,

Agata

^
;

anche a Pavia

fu

adoperata una varia policromia nel

mosaico di

S.

Pietro in ciel d'oro, ch' rozzissimo di forme e

e in quello di S.

Michele ove figurato Teseo che uccide

il

Minotauro,
e di cla-

Davide

e Golia,

l'Anno seduto in trono, vestito di tunica rosea


dei

mide azzurra,

tra le personificazioni

mesi

(fig.

61)

^.

Fig. 61.

Pavia, S. Michele: mosaico di pavimento.

Nei frammenti del grandioso pavimento della chiesa pavese di Santa

Maria del Popolo non soltanto


quella del

il

colorito
le

gareggiava

di

ricchezza con
della
lotta

mosaico
s'

di

Cremona ma

rappresentazioni
alla

dei

Vizi e delle Virt

inspiravano anch' esse

Psychomacha

di

Pru-

denzio

^.

sono ora nel Museo di Cremona. Dall'Acqua, La basilica di S. Michele, Pavia, 1875; C. Brambilla, La basilica di S. Michele, Pavia, 1876, pag. 42 e segg. Per il pavimento di S. Pietro in ciel d'oro cfr. Arie il. decorativa e ind., 1895. Secondo il Cipolla (Il velo di Classe in Gallerie Naz. II., Ili, 240) le date dei mosaici di Pavia e di Casale oscillano, per caratteri paleografici, tra il X e l'XI sec. ^ C. Brambilla, La basilica di S. Maria del Popolo e il suo mosaico, Pavia, 1876.
'

frammenti del mosaico

di S.

Agata

ornati a
II,

meandro
;

^ I.

CiAMPiNi, Veler Monimeiita,

Roma,

1699,

3 e segg.

G.

MOSAICI DEI PAVIMENTI

91

A
un

tale serie di

pavimenti

si

aggiunto
il

test,

per fortuita scoperta,

altro vasto

mosaico che decorava

termine della navata maggiore

della chiesa di S.
attuale.

Colombano di Bobbio assai pi bassa, un tempo, della Frammentario e lacunoso, diviso in pi zone istoriate, fregiato
di

dei consueti ornati

meandri

di

dentellature.

Vi

erano figurati in
^
;

doppio ordine

mesi dell'anno insieme coi loro segni zodiacali

vi

si

veggono anche delle figurazioni fantastiche, un centauro che combatte la chimera, un essere mostruoso |lemnasj che assale un drago (fg. 62). La maggior parte del mosaico occupata da alcune storie tratte dal Libro
dei Maccabei, le quali sono eseguite

con

singolare

variet di tinte e di

Fig. 62.

Bobbio,

S.

Colombano: mosaico

di pavimento.

particolari

cavalli, di diverso colore,

hanno anche
varie,

delle

gualdrappe

variegate

guerrieri, muniti di

armature

con elmi multicolori e

Dei Mesi, cii'erano figurali sotto una serie di arcate, non conservata che la figura dell'Agosto con Novembre col Sagittario, e un tratto del Gennaio. Non sappiamo trovar ragione dell'apparente disordine in cui son disposte le figure. ^ Le scene bibliche occupano tutta una zona del mosaico, e si estendono anche per met della zona soprastante a quella. Nel mezzo della zona principale una citt munita di mura e di torri |antiochia| dentro la quale stanno alcuni saettatori mentre altri armati escono in gruppo a difendere le porte dai nemici [pagani] che muovono all'assalto coi cavalieri e con un elefante. Ad un estremo della stessa zona figurato Antioco [antiochvs rex| sotto un padiglione; all'altro estremo sta una figura seduta, forse Matatia, in atto di parlare a cinque armati: ma di tali parti, che furono scoperte nel 1911, non ho conoscenza diretta. Nella zona superiore i cavalieri di Giuda [ivdas macuabevs] inseguono quelli di Gorgia [gorcias] che riparano, fuggendo, entro una citt.
'

la Vergine, del vicino

92

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


visi,

scudi adorni, sono profilati di nero nei loro


nicino, avvivato

ma

tinteggiati

di

car-

anche

di

qualche tessera di scarlatto, sulle guance


il

(fg. 63).

Per

la

vivacit del suo colorito

mosaico

di

Bohhio

da riunire

coi mosaici di

Cremona

di Pavia,

ma

li

supera, sehhene

non possa

essere assegnato ad epoca diversa dalla loro. Anch'esso dimostra lo stesso

Fig. 63.

Bobbio,

S.

Colombano:

difensori di Antiochia.

stile

spontaneo, quasi incolto, degli

altri

mosaici, composti or con tecnica


il

pi semplice, ora con studio pi accurato dei colori, ch'era

pi

comune

anche nelle miniature dei manoscritti

^.

' Ricordiamo in questo luogo, a mo' di aggiunta, alcuni importanti manoscritti della biblioteca Capitolare di Vercelli di probabile origine lombarda (cfr. R. Pasti';, Ulto Eusebiano neVArchivio vercellese

MOSAICI DEI PAVIMENTI

93

Id., Manoscritti miniati della B ibi. Capitolare nelV Archiuio cit., 1910). Il cod. CLXV per l'iconografia e per lo stile dei disegni delle sue prime quattro carte. I quali si possono attribuire al secolo X-Xl, ma sembrano derivati, per la loro ampia maniera, da un esemplare assai pi antico, soprattutto nelle figure dei SS. Pietro e Paolo (ce. 2) e del Cristo, che seduto fra due angioli. Elena e Coslantino (ce. 4). Il cod. LXII del secolo Xl-XIl, anch'esso ornato di disegni a penna, con qualche tinteggiatura e in alcune parti (ce. 22 verso) dimostra, negli atteggiamenti contorti delle figure, l'inllusso di un esemplare carolingio. Il eod. CXXXVI della fine del secolo XII, fortemente bizantineggiante nel disegno della Crocifissione. Non potemmo esaminare il cod. CXLVII.

di Storia

ed Arie, 1909;

singolare

Fig. 64.

Cremona, cattedrale: mosaico di pavimento.

Fig. 65.

Milano,

S.

Ambrogio: mosaico

dell'abside.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO XII

Svolgersi dello

stile fra

il

secolo XI e

il

XII: avanzi di affreschi in S. Giorgio di

Como,

in S. Michele di Oleggio, in S. Carlo di Prugiasco.

Gli affreschi della chiesa di

S. Pietro al monte di Givate. L'influenza bizantina sulla Pittura nella Lombardia iconi della Madonna; dipinti vari; il mosaico dell'abside della basilica ambrosiana.
:

Rare
di

e dimenticate reliquie di affreschi si

possono riunire a indizio

una continua

attivit dei pittori

nella
;

Lombardia durante
tempo ha

due primi

secoli del

nuovo millennio
i

valgono a congiungere
il

insieme, sia pur tenuemente,

grandi

monumenti che
gli

ri-

sparmiato soltanto a lunghi intervalli


Nel Borgo Vico di Como, presso
Giorgio nasconde
colo XVII
gli

uni dagli
riva
del

altri.

la

lago, la chiesa di

San

avanzi di un'antica basilica che fu demolita nel seI

per far luogo alla costruzione presente.

ruderi

del

vecchio

edilzio allora
il

furono distrutti soltanto sino


alto,

al

piano ove doveva sorgere

nuovo, assai pi in

per

il

continuo sollevarsi del terreno; e rimasero

96

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMRARDIA

nascosti nelle macerie sino a che recenti indagini

non
'.

li

restituirono alla

luce

sorte

comune

a molti resti di antiche chiese


e
le

Le due absidole

paraste che

le

separano dall'abside maggiore

riapparvero, negli scavi, decorate di


figure di apostoli seduti,

affreschi. Nell'abside di destra

sono

ma

acefale, e ricoperte in parte

da un pi recente
;

affresco rappresentante la

Madonna

col

bambino adorata da devoti


indecifrabili
di

nella

vicina

parasta,

rimangono alcune vestige quasi

molte

storie di

un santo vescovo, entro


^.

stretti riquadri, e

un'epigrafe che enu-

mera
fasce
tutte,

reliquie di santi

Nell'abside di sinistra, sul fondo dipinto a larghe


^.

sovrapposte stanno otto sante

La

figura

meglio

conservata

fra

appare vestita di lunga tunica con amplissime maniche fregiate di


;

orli

ingemmati

il

manto

le

copre a stento
al

gli

omeri, secondo
;

il

costume

sovente riprodotto nell'arte dal XI

XIII secolo

una benda bianca sfugge


tiene nella destra

dalle sue chiome, dense intorno al viso.


sottile croce, e

La santa
di

una
:

apre

la

mano
e

sinistra innanzi al petto


profili

con atto di preghiera

ha

lineamenti del volto

ampi, a

rosso cupo, modellati con

leggiere

ombre verdi
(fig.

con brusche

luci

bianche sul fondo di incarnato

ocraceo

66).

Sulla parete presso l'absidiola di sinistra,

sul

medesimo
una

strato di

intonaco nel quale sono


zione
:

gli altri affreschi, si

veggono

altri resti di

decoradi

un grande meandro variopinto nel quale

inserita
;

figura

giovane seduto, intento a soffiare entro due tube


bianco, scritto in grandissime capitali
:
. .

pi in basso, sul fondo

vnicorni ....*. Sulla fronte

della parasta contigua all'absidiola sta dipinta

una grande

figura col capo


il

avvolto in un velo bianco, quasi di profeta


e alza le braccia, simile

volge in alto

viso barbato,

per colorito e per

stile alle figure

delle

sante

degli apostoH

(fig.

89).

prima della sua ricostruzione (1644), cfr. S. Monti, Visita di Ninguarda I, Como, Como, 1902, 107. Gi nel 1876 era slata scoperta una parte dei ruderi {Riv. Arch. della prou. di Conio, IX, 4) nel 1906, accondiscendendo alle mie preghiere, il benemerito architetto A. Giussani prosegu gli scavi con ottima fortuna (cfr. foglio comasco L'Ordine, 1906,
'

Sull'aspetto della chiesa

118 e 120; Io., Storia ed arte nella provincia di

14 ottobre).
2

n Barelli

{Riv. Arch. di

Como,

loc. cit.) attribu al sec.

XIV quelle

pitture che,

tulio discolorate, si

possono giudicare contemporanee, come

le

epigrafi, ai

sebbene quasi del pi antichi affreschi ritrovati

negli scavi recenti.

Le otto figure rappresentano probabilmente le otto sante le cui reliquie erano deposte entro secondo l'iscrizione dipinta sull'attigua parete: ". Aldegundis Liberate et scar. Aff Fausline Paule Laurentie Veronce Cristine . * Forse il favoloso unicorno era figurato nello zoccolo sottostante all'iscrizione. Il velo bianco che avvolge il capo della figura d motivo di credere ch'essa rappresenti un profeta; e ripensando all'alfresco dell'arco trionfale di Galliano, si pu congetturare che il dipinto rappresenti Eliseo in atto di contemplare Elia rapito in cielo cfr. l'affresco di tale soggetto in una delle volte della cripta della Cattedrale di Anagni (P. Toesca, Gli affreschi della cattedrale di Anagni in Gallerie Naz. II., V).
^

l'altare,

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO

XII

97

L'et dei dipinti della chiesa di San Giorgio in Borgo Vico

pu essere
fram-

determinata con qualche precisione.

Uno
....

degli elenchi di reliquie,

mentario, inscritto sullo smalto bianco


nistra

dei

due

lati

della parasta di si-

incomincia con
.

le

parole

naldo cvmano episcopatvs eivs

XXI

nelle quali certamente la terminazione del


il

nome

del vescovo

di Gonio, Rainaldo,

cui episcopato dur per ventitre anni, sino al 1084 ^

L'epigrafe, e gli affreschi che

sono coevi ad

essa,

dovrebbero pertanto

essere

attribuiti

ad epoca anteriore all'anno 1082.

Ma

l'iscrizione

po-

trebbe avere uno scopo semplicemente

commemorativo

della deposizione

Fig. 66.

Como,

S.

Giorgio: Sanie.

delle reliquie,

non essere sincrona


altari,

quel fatto: e crediamo appunto

che la decorazione sia stata eseguita a qualche intervallo di tempo dalla


consacrazione degli
verso
il

principio del secolo XII,

come sembra
la

indicato dalle forme epigrafiche, e consentito dai caratteri

stilistici.

Al confronto degli affreschi


fattura degli affreschi di

dell'epoca
pi

di

Ariberto
pii

da Intimiano

Como
la

complessa,
far

penetrata di quella
col

influenza

dell'arte

bizantina

che

si

sempre maggiore
del
tibicine

proce-

dere del tempo.

Ancora

bizzarra

figura

inserita fra gli

'

Fra

vescovi coiiiensi

il

cui

nome potrebbe convenire

quella terminazione soltanto Rainaldo

ebbe un episcopato pi che vicennale.


13

98

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


di
sinistra
viso,

ornati, e quella del vecchio profeta dipinta sulla parasta

pole

trebbero essere

messe a riscontro, per


;

tratti

enormi del
sebbene

con

figure dell'abside di Galliano


affreschi di

ma

in quella,

in ogni altra parte

degli

Como,

l'esecuzione

pi

accurata,
e
ai

meno

vigorosa,

risponde gi interamente

canoni tecnici e
si

stilistici

che

affermeranno

sem-

pre pi nel corso del secolo XII e XIII.


dei visi

Le forme
l'o-

non hanno pi
di

riginalit

aspetto

eh'

nelle pitture dell'abside di

Galliano

sono pi comsi

poste; gi
tro

adagiano enva-

uno schema che non


colorito,

rier poi per


Il

molto tempo.
sebbene man-

tenga la distinzione di luci


e di

ombre verdastre
fusione
sui

sulle

carni,

tende ad una mag;

giore

vesti-

menti esso ha gradazioni


pi
ricche,
e
le

consuete
ap-

lumeggiature

bianche

plicate con rigidezza sopra


le tinte di

fondo.
nel
tratto

Oleggio,

del piano novarese ch' do-

minato dalla visione delle


Fig. 67.

Oleggio,

S.

Michele: Abramo.

montagne

dei

laghi

lom-

bardi, la vetusta
S.

chiesa di

Michele, nel recinto del cimitero, conserva avanzi di antichi affreschi,

una vastissima decorazione sotto la calce che ne ricopre le pareti. Per sue forme architettoniche l'edifcio risale al XI secolo, ma le pi ane forse

tiche fra le pitture di varia epoca che

si

veggono nell'abside sono senza


della costruzione, poich ri-

dubbio posteriori

di

alquanto

al

primo tempo

coprono

lo spazio di

alcune fnestruole che vi furono accecate. Rappre-

sentano esse una scena non bene decifrabile, con due gruppi di cavalieri

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


che s'inseguono; e nel loro tratto meglio conservato
figura giovanile

XII

99

frammento d'una

mostrano

tinte vivaci, verdi e rosee,

non molto fuse

insieme, cos che ricordano


il

gli affreschi

della navata di Galliano, sebbene

disegno vi abbia maggior fermezza.


Sulla parete frontale della chiesa, dal lato interno, probabilmente era

affrescata

una grande rappresentazione del Giudizio universale, poich a


scorgono ancora dipinte sotto
:

sinistra della porta si

tre arcate, dalle quali

pendono corone
quali tiene
nel

votive, tre figure senili, barbate

tre patriarchi,
il

uno

dei

suo

grembo alcune animule, secondo

modo,

diffuso

Fig. 68.

Prugiasco,

S.

Carlo: Cristo e

gli

apostoli (dal Rahn, Wandgeni.).

probabilmente
seno di

dall'arte
(fig.

bizantina,
Il

di

rappresentare

defunti accolti nel


il

Abramo

67) ^

digradare del colore, pi tenue, e


altri

disegno,

pi corretto, fanno congetturare che tale affresco, ed

che s'intravedono

nelle pareti della chiesa, siano di epoca alquanto pi tarda di quelli dell'abside
essi
:

nel tipo delle figure

dei

patriarchi, e in ogni altro particolare,


lo stesso
S.

sono fortemente improntati dall'arte bizantina. La quale, circa


si

tempo,

manifestava anche negli affreschi dell'antica chiesa di

Carlo

di Prugiasco nel

Canton Ticino

(fig.

68)

^,

dove

le figure degli apostoli

sono

'

Vedi

le figure dei patriarchi nel


11

Giudizio universale del

duomo

di Torcello e in quello del batti:

stero di Firenze.

loro tipo diffuso anche nell'arte occidentale durante l'et romanica efr. A. Haseloff, Eine thiiringisch-sdchs. Malerschule des XIII Jahrh., Strassburg, 1897, pag. 183 e segg. ^ J. R. Rahn, Die miltelaU. Wandgem. in der ital. Schiveiz (Mitth. d. antiq. Gesellsch. in Zirich, XXI, 6). Per la forma delle iscrizioni propendiamo ad attribuire gli affreschi di Prugiasco al sec. XI-Xll.

100

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

formate sopra stampi bizantini

ed estendendosi sempre pi, preparava

uno dei maggiori monumenti la Lombardia.

della Pittura

medioevale che ancora abbia

Dinanzi
costa della
l'oratorio
d'affreschi.

alle

ardue cime del Resegone e delle Alpi, a mezzo


quale

la brulla

montagna
di
S.

di Givate sorge la chiesa di S. Pietro, presso quel-

Benedetto

del

gi

osservammo
farsi

l'altare

coperto

Quando

costumi dei Longobardi presero a

pi miti

la vita

ecclesiastica pot rifiorire


e tranquilla sorse

anche nella Lombardia, su quell'altura remota


^
:

un monastero benedettino
laghi

forse lass Paolo


al

Diacono
cospetto
cielo
^.

compose

il

suo inno in lode del Lario, limpida eco vergiliana,


e

dei monti

dei

che delle loro acque fanno

specchio

al

Poi, cresciuta la

pace dei luoghi, un altro monastero benedettino fu co-

strutto a' piedi del

monte

e ricevette le reliquie di S. Calocero, tolte

ad

Albenga ^ E pot
di

sin d'allora la sede alpestre diventare


il

meno numerosa
stabile
e

monaci mentre
Sul

convento

del

piano

offriva

pi

agiata

dimora.

monte non rimangono che poche

incerte

tracce delle antiche

costruzioni monastiche
di sostegno col
di

il

vestige

del

recinto del convento, grandi

muri

dove

terreno dirupa in un precipizio profondo, avanzi

una torre
S.

fra le quali

sorgono l'oratorio di

S.

Benedetto e l'ampia

chiesa di

Pietro.

Le vicende
che
dato
il

della

comunit monastica rendono verisimile l'opinione


cui, fon-

la chiesa, nel

suo complesso, non sia posteriore all'epoca in


di

monastero

San Calocero nel piano


^
.

di Givate,

il

monastero del
la

monte dovette scadere d' importanza venne trasformata, in parte e se non


;

In

tempo pi tardo

chiesa

si

vuole credere ch'essa gi in ori-

' G. Longoni, Memorie storiche della chiesa di S. Pietro al Monte, Milano, 1856; V. Barelli, S. Pietro monti di Civaie (Riv. Arch. della prouincia di Como, 1881); M. Magistretti, S. Pietro al monte di C. {Arch. st. lombardo, \896, VI, 321 e segg.) Id., Appunti storici nell'abazia di C. (Ibid., 1899); D. Sant'Ambrogio S. Pietro al monte (Monitore tecnico, 1904). 2 L. Trauue, Textgesch. d. Regala s. Renedicli (Abhandl. d. k. haijer. Akad. Hist. CI. XXI, 1898, pag. 642. ^ Su tale traslazione, cfr. F. Savio La legende des SS. Faustin et Jovile (Analectu Boll., XV, 24). Secondo il Savio il trasferimento dei monaci dal monastero di S. Pietro a quello di S. Calocero al piano avvenne probabilmente tra l'anno 841 e il 1018; secondo il Magistretti (S. Pietro al Monte, Ice. cit., p. 329)

ai

gi nel sec. IX.


*

Cfr. F.

Origini,
chiarite,

pag.

ma

l'architeclure lombarde, Parigi, 1865-1882; pag. 82 e segg.; T. Rivoira, Le vicende architettoniche della chiesa di S. Pietro non sono ancora intieramente qui non opportuno trattarne se non per quanto ha rapporto col nostro argomento.
210.

De Dartein, Etudes snr

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


gine avesse una doppia abside,

XII

101

come

altre chiese benedettine,


dell'edifcio,

da

rite-

nere che allora

sia

stata

mutata l'orientazione

costruendo

una nuova abside nel luogo ove dapprima era


porta nell'abside antica

l'ingresso,

ed aprendo una

che ne fu
fu

tutta alterata nel suo interno ^

All'esterno quest'abside

circondata di un'esedra a due piani per


Un'erta scalea ascende ancora al piano
il

dare accesso
superiore ove
bifore e nel

alla
si

nuova

porta.

aprono, rivolte verso

vasto orizzonte e la valle, alcune

mezzo

della curva al)sidale l'entrata maggiore della chiesa.


:

La

parete della porta tutta dipinta

presso

gli stipiti,

in alto, di

un meandro multicolore ha
le

(fig.

69). Sull'arco,

marmi sopra un campo lia


fnti
;

stato di fasce orizzontali azzurre verdi e gialle,

appare a mezza fgura

il

Re-

dentore
siccie
;

sta di fronte

il

viso triste, colorito

duramente con
di strie rosse
le
;

tinte ros-

la

sua barba

chiome sono segnate

sul

suo

manto
trite,

e sulla tunica rossastra ornata di

un davo verde,
Pietro
e

pieghe
a

sono

con

luci

che

le

irradiano rigidamente.
le

Paolo,

lato del
le

Redentore, protendono
e
il

mani coperte d'un

velo, per ricevere

chiavi
di

libro

loro

visi,

segnati di profli tortuosi,


i

hanno

forti contrasti

colore, tra

il

rosso che esagera

muscoli delle guance,

il

verde
li

che
ri-

ombreggia

la fronte e gli occhi,

mentre vive lumeggiature bianche

schiarano. Tal

modo
e

di colorire

non

sostanzialmente diverso da quello

degli affreschi dell'abside di Galliano

ne differisce soprattutto per magdi


tinte.

giore fusione

per una particolare intensit


i

Sulle

vesti,

le
ri-

quali fasciano strettamente

corpi, le lumeggiature

sono sovrapposte
quasi

gidamente

ai colori del

fondo, hanno contorni

frastagliati

fossero

applicate dal pittore per

mezzo d'un cartone traforato, non altrimenti che nell'abside di Galliano, e a Como, e ad Oleggio. Al sommo dell'affresco una lunga scritta, della quale non restano che
poche tracce
l'arco
si
:

illeggil)ili,

illustrava forse l'atto del

Redentore

intorno al-

legge ancora l'invocazione: nos


.
.

intrare ivbe donatos mvnere

CVLPE

STI TIRI
la

AS PETRO PAVLOQVE DICATAS.

Spalancata

porta

consunta,

ecco

l'interno.

La chiesa ha una
quale sorge alto
il

sola
ci-

navata con una piccola abside dietro


borio
;

l'altare sul

le pareti

sono scialbate
si

non

v'
il

decorazione che a principio della


nartece
alla
(fg.

navata, nel luogo che


origine l'abside

potrebbe dire
e

70).

Quivi era in

amplissima,

sovrastava

cripta

che ancora nel

Magistretti,

S.

Pietro al Monte, op.

cit.,

pag. 327; A. Feigel, S. Pietro in

duale (Monatsh.

f.

Kiv.,

1909, pag. 206 e segg.).

102

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

piano inferiore

per ragioni a noi ignote,

il

suo vano fu chiuso poi con

un muro sostenuto da
lo spazio

tre arcate, e nell'interno della concavit absidale

venne suddiviso

in tre basse volte a crociera

riserbando

la

cam-

pata di
spetto

mezzo per l'accesso alla porta e praticando due absidiole in prodelle campate laterali. Tale icnografia pu suggerire che la trasfor-

-''"

"'

;^

i'-

.^^';4sls>

1
U
'A

rig. 69.

Givate, S. Pietro: Cristo e

SS. Pietro e Paolo.

mazione

sia

stata
si

fatta

appunto quando, aperta


pi
al
i

la

porta

nell'abside,
proftto

questa non

prestava

culto,

ma

pur

si

volle

trarre

d'ogni suo spazio.

Le colonne,

capitelli, le scorniciature, le

transenne che

fiancheggiano l'andito della porta furono allora formate o rivestite di stucchi con ornati ricchissimi; le pareti e le volte fuono coperte di affreschi.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


Nell'andito, ai
giato
di

XII

103

due

lati

della porta, sopra

un

alto zoccolo bianco fre-

un grande meandro, sono due riquadri quasi

identici

nella

loro

composizione \

destra,

sul

campo verde

e azzurro, sul terreno

Fig. 70.

Givate,

S.

Pietro: nartece.

ocraceo, dinanzi a un edificio variopinto, sta un giovane santo

ar-

CELLVS A

vestito Uturgicameute d'


I

una lunga
col

alba, di tunica verde,


egli

di casula rossa, col pallio pontificale

pastorale:

accenna con

Entrambi

gli affresclii

sono

stati liberati soltanto

incompletamente dalla calce di cui furono

coperti.

104

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


o di benedizione,

la destra, in atto oratorio

verso
lui
;

un gruppo
le

di

fedeli

che, intenti,

protendono

le

mani verso
una grande

di

e
:

sue

parole

sono

espresse, sotto l'affresco, in

iscrizione

AVDITE

FILII

ET INLVMINAMINI ET SA

Fig. 71.

Givate, 8. Pietro:

S.

Gregorio e

penitenti.

sinistra,

sopra uno sfondo consimile, sta

S.

Gregorio [scs gregorivs]


:

in aspetto giovanile, vestito delle stesse vesti liturgiche

anch'egli reca
in

il

pastorale, ed in atto di parlare ai fedeli,

quali, stretti
:

gruppo, lo

ascoltano protendendo le mani. Dice l'iscrizione

venite

FILII

AVDITE ME TIMORE DNI DOCEBO VOS

e ci rivela la ragione dei

due affreschi

(fg.

71).

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


Nel giorno
della

XII

105
di

Coena Domini, ricorda Siccardo vescovo


i

Credalla

mona

si

assolvevano

penitenti

e coloro
Il

che erano

stati espulsi

chiesa vi erano accolti di bel nuovo.


sulle porte spalancate del tempio,

sacerdote veniva in quel giorno


i

ove giacevano prosternati

peccatori, e

si

Fig. 72.

Givate,

S.

Pietro:

S.

Gregorio.

volgeva ad

essi e

li

chiamava dicendo
.

"
:

venite venite

flli,

audite me,

timorem domini docebo vos

E appunto

per rammentare

ai fedeli la

ne-

cessit dell'assoluzione del peccato

furono raffigurate presso

la porta, sul

SiCARDi Mitrale (Patr.

lat.,

CCXIII, 301-302).
14

106

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

cui esterno gi un'iscrizione alludeva alle colpe

umane,

le

due scene della


ove,
se-

riconciliazione

dei

peccatori con la chiesa

proprio nel luogo

condo

il

cerimoniale liturgico, ogni anno essa avveniva.


alto, nella volticina

in

che sovrasta

le

due pareti cos

dipinte, fu

rappresentata la heatitudine celeste.

Fig. 73.

Givate, S. Pietro: la

Gerusalemme

celeste.

'

Entro un recinto poligonale munito di alte torri, sorgono dal terreno azzurro due alberelli giallastri, fra i quali siede sopra un globo verde il
Cristo, in aspetto

d'uomo maturo,

vestito di tunica ocracea

verdastro, tenendo nella destra


libro inscritto
:

un bastone pastorale

e nella

manto sinistra un
di

q(u) sitit veniat

poich un rivo sgorga presso l'agnello che

gli sta

dinanzi

(fig.

73).

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


Il

XII

107

viso del Redentore segnato

di

forti

contorni rossastri sulla sua

tinta scialba, del tutto diversa


stanti, nei quali
i

da quella degli affreschi delle pareti sotto-

visi,

preparati con tinta carnicina, sono avvivati di larghe


il

chiazze rosee sulle guance, di pennellate rossastre lungo

naso, e

hanno

ombre verdoline che ne modellano saldamente

le

forme.

Nella cerchia delle mura, colorate di rosso e di verde, un angiolo fa

capolino da ognuno degli archi degli interturri; su ciascun arco incastonata una

gemma

distinta

col

nome

di

una

delle dodici simboliche

pietre preziose, e sotto

ciascun

angiolo stanno alcune

enigmatiche ini-

Fig. 74.

Givate, S. Pietro:

mistici Fiumi.

ziali ^

la

celeste

Gerusalemme quale
si

fu

descritta

nell'Apocalisse di
tratto

Giovanni ^ Nell'affresco

ritrova

tuttavia

qualche

estraneo

al

'

Si

leggono ancora

nomi

delle pietre preziose,


:

abbiamo potuto penetrare

il

significato

diaspis

s.\p

accompagnati da quelle chalcedonivs rv


.
.
.

iniziali, delle

quali

non

SiMauagdvs sardonix
nella basilica
in
Hai.

SARDIVS
2

Apocal.
di S.

urbana
laller,

.... SPI .. .... PI .. CHRISOPRASSVS IACINT'. La celeste Gerusalemme, gi raffigurata nei mosaici del sec. IX Prassede, fu tema caro alla poesia (cfr. H. v. d. Gabelentz, Die kirchl. Kiinst.
CIIRISOLIT ..
.

XVI.

Mille-

Strassburg, 1907, pag. 123 e segg.) e all'arte medioevale (cfr. A. Delaborde, Les Mss. peintures de la Cit de Dieu, Paris, 1909, tav. IV; e per la Pittura, J. v. Schlosser, Quellenbuch. z. Kunstgesch. d. abemilnd. Mittelalt., Vienna, 1896, pag. 182 e segg.). Intorno alla rappresentazione delle pietre preziose, che ha sua ragione nell'Apocalisse, v. Barbier de Montault, Fragments d'un Physiologus dii siede a Monza {Reviie de l'Art chr., 1901, pag. 321 e segg.).

MI

108

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


differisce la stessa

sacro testo, dal quale fra altro

figura del Cristo

(fi-

gura

73).

Ai quattro angoli della cerchia turrita, quasi a formarne

il

fondamento,

sono

scritti

nomi

delle quattro Virt [fortitvdo


;

(tem)pERANTiA

nei

PRVDENTiA

\-

ivstitia]

altre

epigrafi
:

riquadrano

commentano,

suoi particolari, l'affresco. L'una dice

CELO .... SPONSO SOTIATVR ET ...... AGITVR VNVS

l'altra

VISIO

QVE TERNA FACIS VIRTVTE QUADRATA;


fiume che nasce presso
il

la terza si riferisce al

Redentore ed

simbolo

degli evangelisti

QVATTVOR

IN

TOTVM

DIVISVS PERFLVIT ORBEM.

Nell'attigua volticina, sotto la quale prosegue l'andito, sono


figurati
i

appunto

quattro Fiumi del

Paradiso. Al
di

sommo
dal

vi inscritto entro
si

un

disco

il

bianco

monogramma

Cristo,

quale

dipartono quattro

fasce gialle con ghirlande di calici bianchi e bruni a dividere la volta in

quattro crociere. Entro ciascuna

di

queste,

sul

consueto fondo azzurro


i

orlato di fasce verdi e rosse, stanno inginocchiati

quattro Fiumi
livide,

[geon

EVFRATES

TiGRis

fison] Seminudi,

con

le carni,

ombregdelle loro

giate di verde e lumeggiate di bianco;

effondono acque
di

fuor
e

urne. Meandri multicolori, fasce rosse ornate

fuseruole
la

di

gemme
della

bianche, rivestono

sottarchi
(fg.

della

volta,

accrescono

vivacit

variopinta decorazione

74).
il

A
gelisti,

chiarire anche meglio

significato mistico dei quattro Fiumi, nella


i

volta dinanzi all'absidiola di destra, furono dipinti


dei quali
i i

simboli degli

evan-

Fiumi erano

figura

poi,

attingendo pi direttamente
volta dinanzi all'absidiola

all'Apocalisse,
di sinistra
i

decoratori raffigurarono nella

quattro angioli che danno fiato alle tube. Quivi, in ciascuna

crociera, sopra

un campo d'oltremare intenso, orlato

di

verde e di rosso

vivo, splende la figura di


giallo,
i

uno

degli angioli

(fig. 75).

Sui nimbi, colorati di

loro visi
le

hanno un

colorito vivissimo, con forti

ombre
i

verdi che

cerchiano

guance,

con schiette macchie di rosso sulla fronte e sugli

zigomi, con nitide lumeggiature bianche. Le tuniche azzurre,


o rosati, che fasciano le

manti
tratti

gialli

membra, sono

solcati nelle pieghe

da

bruni,

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


e lumeggiati

XII

109

nei

piani con larghi

strati
^
:

candidi,

orli frastagliati.

Nei

sottarchi, rivestiti d'ornati, si legge

ECCL(es)lE VARIOS (con)FLICTVS ATQ(ue) LABORES

(Poten)TIS SEMPER MODERAMINA REGIS

HOSTES ANTIQVOS SCELERIS CVNCTIQ(ue) MINISTROS


SPIRITVS ECCE TVBIS (horr)ENDO

PERTONAT ORE

Entro

la

conca dell'attigua absidiola di


li

sinistra s'intravedono, sotto la

calce che ancora


di
il

ricopre,

un grande nimbo crocesignato,


:

la

figura

un cheruinno

tutto coperto delle proprie ali

di certo quivi era dipinto

Cristo seduto in gloria fra

due angioli

esialati

cos

come Siccardo
^
;

di

Cremona

ricorda essere stata consuetudine di rappresentarlo


nella

e a far

corteo al Redentore,

parete sottostante dell'abside furono espresse


figurata

tutte le gerarchie celesti.


gioli
;

Ogni gerarchia
mostra con

con una triade di an-

dei

quali l'uno

si

tutta la persona, di fronte, e alza le


le

mani

in atto di orazione,

mentre dietro

sue

ali si
visi,

affacciano

due suoi

compagni. Tutti sono modellati rapidamente nei


rosse e verdi che
e
si

con

la variet di tinte la

ritrova nelle figure dipinte


nei

entro

vicina volta

pur

sulle

vesti

nimbi,
le

nei

quali

il

colore
si

varia di gruppo

in

gruppo,
pili

di
(fig.

figura
76).

in

figura,

tinte

diverse

accordano

nei

toni

vivi

La decorazione
rete,

dell 'absidiola di destra,

anche pi guasta dal tempo,


:

corrispondeva a quella dell'absidiola di sinistra

rappresentava nella pasanti,

con

triadi di figure, le diverse

categorie

dei

forse seguendo

l'ordine stabilito nelle preghiere liturgiche.

Ancora
coreti
[.
.
.

si

scorge, fra gli strappi

dell'

intonaco,

il

gruppo degli anascialbe con


della

choreteJ in abito monastico


Nei

(fig. 77),

e quello dei pontefici in

vesti sacerdotali, insigniti di pallio.


forti
profili,
tali

visi, coloriti di tinte

figure

possono compararsi a quelle

dell' affresco

Gerusalemme celeste. Si compie il ciclo


dell'antica abside.

apocalittico nell'ampia

lunetta
tutta

che chiude l'arco


la

Quivi la decorazione prodig

sua ricchezza,
di

negli ornati di stucco, nelle pitture. Gli stucchi rivestono


attorcigliate le colonne, fioriscono in

scanalature
nei

morbide

foglie di acanto

capi-

'

Le lacune delle

iscrizioni si
lat.,

possono completare con quanto

vi lesse il

Longoni (op.

cit.,

pag.

7).

SiCARDi Mitrale (Patr.

CCXIII, 40 e segg.).

110
telli,

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

circondano
quasi

le

arcate di fuseruole, di palmette intrecciate


in

e di

fibre
al

sottili

lavorate

metallo,

incorniciano

riquadrano l'arco,

Fig. 75.

Givate,

S.

Pietro: angiolo apocalittico.

sommo

del

quale,

entro un disco,

modellato
(fg.

il

mistico agnello.

Le

pitture ricoprono tutta la lunetta vastissima

78).
si

Sul campo, messo

zone di diverso colore,

snoda un

enorme

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


drago [drago] dalla cui cervice rampollano

XII

111

sei teste di idra ^

La

bestia

sembra
cella,

svellere con la

coda

le stelle di

una parte del


sopra

cielo

mentre con
ed ha

le fauci saettanti si
il

protende a divorare un bambino offertole da un'an-

nato di una donna che giace, velata,

una

coltrice

Fig. 76.

Givate, S. Pietro: triadi angeliche.

ai

propri piedi la luna falcata [lvna], sul capo


lei

il

disco del sole [sol] che

stende su di

un padiglione
il

di raggi.

Ma

ecco apparire in alto


:

Cristo troneggiante

entro

un'aureola fra
il

la coorte degli angioli

e mentre

uno

di

questi

gli

presenta

neonato

' Secondo Tu. Fuimmel (Die Apokalipse in den BilderliaiKschi: d. Millelalt., Vienna, 1885) tale maniera di rappresentare il drago distingue le figurazioni italiane da quelle tedesche, nelle quali il mostro rappresentato con sette lunghi colli che spuntano dal torso.

112

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Michele,
gli altri

sottratto al mostro, l'arcangelo


testa del dragone, sul

armato,

trafgge

col

labaro

la

quale pur

angioli configgono le aste.

Due

neri demonietti precipitano in basso.

Lunghe

iscrizioni,
:

non pi

decifrabili per intiero, dichiaravano la rap-

presentazione

DOLET SENE

.... SED

MVNERE GAVDET
DE

....

DRAGO

ATOR AD
:

DNM RAPTVS PATRIA lAM SEDE

.... lAT IN EXCELSIS DEIECTVS INDE SVPERBIS


:

CVM QVIBVS MICHAELIS CVSPIDE FOSSVS

....

Fig. 77.

Givate, S. Pietro

triadi di Santi.

ma

invero del soggetto, per s trascendente, non

si

poteva dare pi chiara

figurazione.

la visione

di

Giovanni nell'Apocalisse, esposta non sol-

tanto

con

esattezza

di

particolari,

ma
si

concepita

con animo

grande

'

Presso

la

puerpera, sul

campo

della lunetta,

legge anche:

mi fer mi aetas

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


suH'episodio della pugna col drago troneggia
il

XII

113

Cristo in gloria; e ai fedeli

che lasciavano
nente non

la chiesa,

prima

di uscire all'aperto, egli

appariva impodi-

meno che

nelle scene del Giudizio universale di consueto

pinte appunto sulla parete sovrastante alla porta.

Nella propria sfera d'arte l'affresco ammirevole. Esso trae ragione


di hellezza
fetti,

anche da quei

caratteri di stile che

si

potrebbero credere diil

e giudicare intollerabili,

da chi non voglia piegare

proprio criterio

estetico alle multiformi variet dell'Arte. Se vi deficiente la prospettiva e


la

rappresentazione

del

movimento,

ci

si

accorda con

gli

intenti del

Fig. 78.

Givate, S. Pietro

visione apocalittica.

pittore, rivolto soprattutto alla decorazione, e

con
;

canoni convenzionali
il

che informano ogni altra parte della sua opera


violento, dalle

se

modo
il

del colorire

audaci dissonanze sorgono gi quei poderosi e vibranti

accordi che saranno cari alla Pittura medioevale sin che


si

suo

stile

non

trasformer interamente.
J5

114

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Larghe zone
sfondo
;

di colore

ceruleo
si

verde

giallo

solcano

in

basso lo

e al di sopra di esse

stende, per tutto,

l'azzurro d'oltremare
l'iride sulle

nel quale
vesti

campeggia

la

multicolore turba degli angioli. Tutta

degli

angioli, nei
i

manti

e nelle

tuniche verdi gialle rosee azzurre

che avvolgono

corpi, fortemente ombreggiali di tinte scure, e illuminati

di vive luci di tinte pi chiare.

Nei

visi,

campiti lievemente

di

ocra,
i

il

modellato

lieve,

ombre verdi

e livide;

sovente
:

lineamenti e

profili

sono segnati

di grossi

ed espressivi contorni neri

la

massa bruna

delle

chiome

contornata di ciocche ondeggianti e chiare che cingono


:

le fronti

come diademi
ogni parte
il

nimbi sono a falde di diverso colore, quasi

di agata. In

colorito intenso, con toni franchi e profondi (tav. V).

Le

pareti della navata

non hanno
sull'altare,

pitture,

ma
il

altrove nella chiesa


nartece.
capitelli e nella

si

ritrovano affreschi simili a quelli che decorano

Nel ciborio che sorge

fregiato

nei

sua

quadruplice fronte con ornati e con figure dello stesso durissimo stucco

che serv per decorare

il

nartece, l'interno della cupoletta aveva affreschi


di

che ora sono in parte ricoperti


quattro angioli
rivestiti di
;

calce

nei

pennacchi vi

si

veggono
i

nella concavit erano probabilmente rappresentati


stole,

Giusti

candide

secondo

la visione dell'Apocalisse ^

E
tori

nella cripta, sottostante all'abside trasformata in nartece, agli sculla loro arte

che vi sfoggiarono

rivestendo

capitelli di grosse volute


le

di fogliami e di grappoli,

coprendo
Presso

di ornati ogni lesena e istoriando


i

pareti con bassorilievi,

si

associarono

pittori,

colorendo

gli

stucchi, di-

pingendovi delle
altre chiese

iscrizioni.

una

delle

anguste finestre,

come
le

in

furono figurati dei guerrieri in armi, vennero dipinte


il

Vergini
sog-

sagge,

quasi a custodire
:

luogo contro

demoni

un'iscrizione

giunge

TERRITVS HINC HOSTIS FVGIAT CVSTODIBVS ISTIS VIRGINE SVBNIXA PREFVLGET VTRAQVE FENESTRA.

Ancora una
con
la

delle Vergini rimane, vigilante

sta in atto

di preghiera

mano

aperta

dinanzi

al

petto,

con

la

fiaccola

accesa e munita
(fig.

dell'ampolla dell'olio, improntata nel viso di ingenuit infantile

79).

Intorno alla cupolelta del ciborio scritto; simplex tvrba dvm comitatvr semper et agnvm ervit NVLLIS CANTAT S CANTICA PLF.CTRIS IIII VENIVNT AGNT STOLAS IN SANGVINE LOTI ANTE DVNI PALMAS EX OMNI GENTE FERENTES.
.
. .

^ 11 Longoni (op. cit., pag. 20) lesse pi completa niente, corusce splendens felici lumine virtus .

l'epigrafe

con

le

seguenti parole:

"

sponso ve-

Tav. V.

Givate,

S.

Pietro

gli

angioli della visione apocalittica.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


Gli affreschi
S.

XII

115

della

chiesa di

Pietro

di

Givate

non furono
il

opera di un pittore solo;


pito vasto fu condotto
distinti fra di loro
lit,

comartisti

da

per varia abi-

anche per tecnica, sebbene


gli

tanto affini
qualit

uni agli
del

altri,

nelle
stile,

essenziali

loro

da non lasciare dubbio ch'essi non

abbiano lavorato contemporanea-

mente insieme.
Il

maestro che dipinse

due

affreschi sulle pareti che fiancheg-

giano l'andito del nartece adopera

una larghezza
lorire

di disegno e

un co-

rapido

quali

si

ritrovano

chiaramente nella figura della Vergine


saggia dipinta nella cripta, giudicata assai pi antica
le

da

altri

di tutte

altre

pitture ^
il

Molto
pittore

diverso

da quello era

che esegu l'affresco della Geru-

salemme

celeste,

con colori
profili
si

terrei

delle carni,

con

pi gros-

solani; al quale

possono asse-

gnare anche
sentanti
i

gli

affreschi rappre-

quattro Fiumi, e quelli

nell'abside di destra.

Singolare fra
ravvisare

tutti,

e facile a

per

1'

uso

di

energici

profili neri e d'

una grande variet


del

di

colori, l'autore

grande
Fig. 79.

affresco rappresentante la disfatta

Givate, S. Pietro: Vergine saggia.

del

drago

apocalittico.

lui

stilistici

prossimo, anche in particolari

secondari,

il

pittore

dell'

abside

'

Il

sec. Vili,

combe

Magestretti (S. Pietro al Monte, loc. cit., pag. 337) crede che la Vergine saggia sia pittura del ma osserva anche che gli afTieschi dell'andito hanno " affinit con qualche dipinto delle cataAnche il Venturi (Storia, li, 382) inclina a disgiungere quella figura dagli altri dipinti della chiesa.

116

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

di sinistra e dell'attigua volta,

mentre

nell' affresco

esterno,

sulla

porta
assai

della chiesa,

si

scorge la stessa maniera adoperata


il

da un

artefice

grossolano che ignora

disegno corretto e

il

colorito

armonioso propri

a quel primo e al suo seguace migliore.

Non abbiamo argomenti per determinare con


cui gli affreschi furono eseguiti \

precisione

il

tempo

in

possiamo bens indicarlo con qualche


stile

approssimazione mediante l'esame dello

loro e delle sculture che

s'intrecciano con essi nel decorare la chiesa.

Per
gnati

il

loro stile gli affreschi di

S.

Pietro di Givate possono essere assegli

ad uno stadio pi recente nelle vicende della Pittura che


Il

altri

sinora osservati nella regione lombarda.

colorire dei visi


tinte

assai lon-

tano in essi dal disordinato disgregarsi delle


della grotta di
S.

proprio delle pitture

Nazaro a Verona,

e delle storie di S. Cristoforo a Gal-

liano
e

il

modellato ottenuto con ombreggiature verdi, con luci bianche


fra di loro,

con mezzetinte rosee, disunite


fissi

ma

disciplinate

sempre meglio

da quei canoni
di

che
si

s'intravedono gi negli affreschi dell'epoca di


esplicano, e
si

Ariberto da Intimiano,

affermano

in quelli di S. Giorgio

Como,

di S. Michele d'Oleggio, della chiesa di Prugiasco. Al confronto


i

dei quali,

migliori affreschi di Givate, quelli della grande lunetta,


di colori pi estesa,

hanno
co-

una

gamma

sono pi

raffinati
di

nel

combinarsi delle
e di trapassi

tinte,

mostrano nel modellato una ricchezza


gran lunga maggiore.

ombre

loristici di

Le
nino

iscrizioni, tutte di

grandi lettere capitali, senza forme che accensi

al gotico quali

pur gi

trovano negli affreschi

di

S.

Giorgio

di

Como, potrebbero far congetturare un'et anteriore a quella accennata dallo stile se non giovasse riflettere quanto sia incerto il criterio fornito
dalle epigrafi dipinte e

come

talora

si

ritrovino anche in affreschi

del se-

colo XIII forme epigrafiche affini a quelle di Givate.

Argomento pi sicuro a datare gli affreschi fornito dagli stucchi che ornano la chiesa di S. Pietro, poich non dubbio che l'opera dei pittori non sia stata contemporanea, o di poco posteriore, a quella dei plastici.
Ci appare evidente se
si

osservi che la cupoletta del ciborio,

ch'

fre-

' Il Venturi [Storia, II, 382) attribuisce gli affreschi " al sec. Xll avanzato o al principio del XIII . A. Feigel (loc. cit., pag. 216 e segg.) crede che la decorazione della chiesa sia stata iniziata nell'ultimo decennio del sec. XI, e compiuta sul principio del XII. La ragione ch'egli adduce per fissare quel primo termine preciso che Arnolfo eletto arcivescovo di Milano nel 1093, ma non riconosciuto dal pontefice,

per due anni in un convento, e ch'egli poi sia stato sepolto a Givate ha poco valore, perch se Arnolfo ebbe veramente ritiro a Givate (e ci non certo) egli dovette dimorare piuttosto nel monastero di S. Galocero che in quello, alpestre, di S. Pietro n vi argomento per attribuire alla ipotetica presenza dell'arcivescovo l'inizio dei lavori di decorazione.
si sia ritirato
:

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


giato di stucchi, fu dipinta dai

XII

117
e

medesimi
ornati

pittori
al

del

nartece,

che

l'a-

gnello

mistico

plasmato

fra

gli

vertice

della grande lunetta

da collegare iconogratcamente con

la pittura sottostante,

con

la visione

apocalittica.

Nemmeno
bene
si

gli

stucchi non furono lavorati da un solo artefice \ sebtutti

possano assegnare

ad una medesima epoca.

bassorilievi

della cripta, raffiguranti la Presentazione al

Tempio,

la Crocifissione e la

Morte della Madonna


e impacciate nei

(fg.

80),

hanno

figure di proporzioni allungate, rigide

movimenti, fasciate strettamente dalle vesti come

nelle

Fig. 80.

Civaie,

S.

Pielro: la morte della Vergine.

rudi sculture della fine del secolo XI


trato che

esse dimostrano
di Wiligelmo,

uno
di

stile

pi arre-

non

sia nelle opere, vigorose,

Nicolao e dei

loro seguaci.

Ma

caratteri assai

pi

progrediti

sono

nelle altre sculture


e

della chiesa, cos che


riferire in parte

accennano a un'epoca pi recente,


rozzezza
dell'artista
la

inducono a
di quei

alla

forma grossolana

primi bassorilievi.
Gli ornati stessi vi rivelano un'arte che padroneggia la tecnica, equilibrata nelle sue concezioni, libera dalla pesantezza che nel

primo periodo

romanico

si

sente anche nelle parti decorative. Intorno ai capitelli

nei
si

quali tuttavia

non

vi

cenno

di

forme gotiche

le foglie

di

acanto

arricciano morbide, profondamente solcate nei loro lobi, nelle fibre. Nelle

'

Le differenze

stilistiche fra le varie sculture di Givate

furono gi osservate da A. Feigel

(loc. cit.).

118

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

transenne, che fiancheggiano l'andito del nartece, e un tempo forse sepa-

ravano anche
composti con

il

presbiterio

dalla
:

navata della chiesa,

gli

ornati sono
i

grande sobriet
i

fasce

con
grifo,

leggeri

racemi riquadrano

larghi spazi levigati entro

quali

un

una chimera, sono modellati

Fig. 81.

Givate,

S.

Pietro

ciborio.

con fattura
Nei

e disegno cos sicuri

da

far

sospettare

che

l'artista

imitasse

qualche modello classico.


rilievi delle

quattro fronti del ciborio

(fig.

81) vi

uno
e alla

stile

ampio

libero che supera di gran lunga ogni opera di

Wiligelmo
riferirsi

di
fine

Nicolao,
del se-

ogni scultura che, nell'Italia superiore,

possa

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


colo XI e ai primi decenni del secolo successivo.
fra
i

XII

119

Il

Cristo che troneggia

SS. Pietro e

Paolo o che ascende

in cielo entro un'aureola sostenuta


rilievi;
;

da due angioli,

potentemente plasmato in quei


no])ili

la serenit di-

vina espressa bene nelle

forme del suo viso


secolo XI e

non

si

sente in quelle

sculture la pesantezza della materia, lo sforzo tormentoso ch' nella plastica dell'Italia superiore tra
il

il

XII.

Le opere

di

Wiligelmo,
rivolta,
rilievi di

di Nicolao e dei loro seguaci rivelano

una grande energia


di

tutta
i

faticosamente, a conquistare

il

modo
pi

esprimere
di

il

vero;

Givate dimostrano una maniera

libera,

un

artista

colto,

che

si

giova di una tradizione


L'influsso della quale
angioli,
le
si

stilistica

raffinata,

educato
nel

dall'arte

bizantina.

scorge non

soltanto

tipo del Cristo e degli

ma

nella espressione patetica impressa nei visi che


le

hanno arcuate
e

labbra e incavate

narici

come

negli

avori

bizantini,

pur nel

comporsi del panneggiamento, nei solchi profondi delle pieghe.


Tale influenza bizantina
fa

che differiscano

le

sculture del ciborio di

Civaie da quelle del ciborio della basilica ambrosiana, sebbene questo sia

molto

simile
S.

a quello

per

forma

per

materia K

Nel

ciborio

della
et di

chiesa di

Ambrogio, che pu essere attribuito


si

alla

medesima

quello di Civaie, l'arte romanica


nel

afferma nel pi originale naturalismo,


struttura del corpo,

carattere

individuale delle figure, nella robusta


di gran
di
tratto le
S.

e supera

ormai

forme
di

di Nicolao e di
si

Wiligelmo
invece
e
il

nel

ciborio della

chiesa

Pietro

Civaie
negli

riflette

nobile

idealismo di forma e di concetti ch'


l'estendersi

avori

bizantini

che,

con
fre-

dell'influenza

dell'arte

bizantina,

apparir

sempre pi
nell'Italia

quente fra noi in sculture


dionale
di
si

del

secolo XII

non soltanto
sin

meri-

ma
^
;

a Venezia, a Verona, a

Como,
in

nella
in

Novalesa, in Val

Susa

penetrer anche oltr'alpe,

Francia e

Germania, quale

scorge, attraverso l'involucro romanico, nei rilievi del


^

Duomo

di

berga
le

in

quelli di

Halberstadt

plasmati anch'essi di stucco

Bamcome

decorazioni dei cibori di Milano e di Givate.


Si

pu pertanto concludere, non senza ricordare che gli argomenti raccolti non possono condurre ad una approssimazione molto stretta, che

'

A. Feigel, op.
i

cit.,

pag. 212.

Non possiamo

zioni fra

due
ci

cijjori

ed

alla derivazione

dall'Italia

accettare la conclusione del Feigel intorno alle relameridionale dello scultore del ciborio di Givate il
:

trarrebbe ora troppo lontano dal nostro proposito. 2 Cfr. A. Venturi, Storia, IH, 359 e segg. 234 e segg. 148 98. ' W. VoGE, Ueber die Bainherger Doinsknlpluren (Rep. XXII, v(4 e segg.). f. Kw A. GoLDScuMiDT, Die Stilentwickelnng der roiiian. Skiilptiir in Sachsen {Jalirb. 225 e segg.). Sono da confrontare con i rilievi di Givate la lastra tombale di Adelaide un Cristo benadicente nel convento di Groninga.
discuterne
; ; ;
,

d. pr.
I

Kstslgn., XXI, Quedlngburg e

120
ciborio
e

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


gli

il

altri

rilievi

di

Givate

appartengano
grado
di

alla

met del

se-

colo XII \

essi

che gi segnano

un

alto

elevazione estetica

ben superiore
quello cui

all'arte di

Wiligelmo
vie,

e di Nicolao, e quasi

comparabile a

giunger

per altre

con pi laboriosa preparazione, Be-

nedetto Antelami.

La decorazione

pittorica che, nel nartece, nel ciborio, nella cripta,

si

intreccia con la decorazione plastica da credere

contemporanea a
Xll.

quella,

o di poco posteriore

della seconda

met del secolo

Non meno che


Alcuni di
tali

nei rilievi sono numerosi negli affreschi di Givate gli

elementi derivati dall'arte bizantina.

elementi
;

erano gi

da tempo acquisiti

alla

Pittura

anche nella Lombardia


di Galliano, essi ci

accennati negli affreschi dell'altare

dell'oratorio

di S. Benedetto di Givate, svolti

molto pi largamente

in quelli dell'abside

sono apparsi sempre meglio


di

fssati nelle pitture della

chiesa

di

S.

Giorgio
i

Gonio,

in

quelle di Oleggio, di Prugiasco: nel

modo
figure.

di

comporre
e
:

panni, nel lumeggiare, in certi atteggiamenti delle


si

Ora

negli affreschi di Givate quei caratteri bizantineggianti


si
il

fanno

pi

forti,

accompagnano con
tipo dei visi
delle

altri

nuovi segni dell'influenza dell'arte


specialmente negli affreschi del-

bizantina

figure,

l'andito del nartece e della cripta, gli atti degli angioli dipinti nell'abside
di sinistra, la rappresentazione della

puerpera apocalittica ch' simile

alla

Madonna

nelle Nativit bizantine, lo stesso vario e intenso colorito nelle

triadi degli angioli e nella coorte

che circonda

il

Gristo, offrono

sempre pi

chiaro raffronto con l'arte detta della seconda et d'oro bizantina.

Ma, come sempre avviene, appropriandosi degli elementi estranei


artisti
li

gli

deformarono,

che l'opera loro, sebbene

molto attinga dal di


Gos,
fra
i

fnori,

ha un aspetto proprio
che

e nello stile e nella iconografia.

pittori di Givate l'artista

dipinse

due

affreschi nell'andito del naril

tece e la gentile figura della

Vergine saggia, deriva

suo pennelleggiare

libero

largo
e

dalla pi rapida

maniera che

fu

nella

multiforme arte
celeste

bizantina,

la altera

ben poco
dei

ma

il

pittore della

Gerusalemme
i

coi forti profili sulle tinte

visi ci

richiama, pur fra


nella

suoi caratteri
e

bizantineggianti,

allo

stile

che

prevale

miniatura

nei

mo-

'

Il

Venturi

proclive ad assegnare

il

ciborio di S.

Ambrogio

al

principio del sec. XIII.

MONUMENTI DFXLA PITTURA NEL SECOLO


saici

XII

121

pavimentari

n altrimenti del pittore della grande lunetta della


nell'opera

visione apocalittica sebbene


teri bizantini.

sua prevalgano pi

forti

carat-

Anche
sono

nell'iconografa

si

ritrovano commisti

gli

elementi che
pi

si

pos-

riferire a imitazione di
i

modelli bizantini e
la

altri in s

originali.

Mentre

due affreschi presso


^,

porta

sembrano derivare da composidella

zioni bizantine
riconnettersi ai
scritti

la

rappresentazione

Gerusalemme

celeste

pu

diagrammi complicati che sovente si veggono in manooccidentali dell'et romanica^; nell'affresco della sconftta del
gli

drago apocalittico

angeli

si

accalcano intorno

al Cristo

come
sua
di

in

certe

miniature bizantine \

ma

l'artista

pot trovar modelli alla

sizione anche nell'arte occidentale, nelle


scritti

copiose illustrazioni
:

compomano-

dell'Apocalisse ornati di miniature


di

e diede alla scena la

grandezza

nuova

una apoteosi.

Ma
nuziose

a questo punto, se taluno consideri con facile larghezza, e quasi


i

in distanza,

monumenti

dell'Arte medioevale,
gli
si

senza

discendere a mi:

indagini
i

topografche,

affaccia

spontanea una domanda


il

non

forse

monaci benedettini,
per decorare

cui

apparteneva

monastero alpestre
XI e XII? Non forse

di Givate, ricorsero

la chiesa

a quelle loro badie dell'Italia

meridionale che ebbero tanto


trassero
pittura ?
Il

forire d'arte nel secolo


artefci

da quei luoghi

gli

alle

nobili

opere di scultura e di

dubbio, formulato gi

come

sicura opinione

'',

perde ogni consi-

stenza

quando

si

coordinino

gli affreschi

di Givate agli altri della regione

lombarda

nei quali

non sono minori quelle tracce d'influenza bizantina


i

che pi inducono a supporre qualche relazione fra


quelli delle badie benedettine del
S.

dipinti di Givate

Mezzogiorno. Quivi,
S.

negli

affreschi di

Angelo

in
si

Formis, dell'oratorio di

Benedetto presso Gassino, di Au-

sonia,

non

ritrovano che somiglianze generiche, non bene definite cogli


si

affreschi di Givate quali

possono osservare in molti

altri

casi

per

esempio, tra

mosaici di

Sicilia e quelli dell'estuario

veneto

il

dovute

'
mani
'^

caratteristico

dell'arte

bizantina

il

raggrupparsi delle figure dei penitenti e


cit.,

protendere

le

in segno di attenzione e di preghiera.


Cf.
^

Cfr. A.

G. SwARZENSKi, Die Regensburger Buchmalerei, op. Venturi, Storia, II, 486 e segg. A. Feigel, loc. cit., pag. 212.
e.

g.

pag. 91 e segg.

16

122
all'azione di

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

un medesimo

fattore sopra artisti

non

uniti direttamente fra

di loro, cagionate dalla diffusa influenza dell'arte bizantina.

Molte controversie sono sorte in passato tra coloro che hanno tentato di
valutare
si
il

grado e

modi

di

questa influenza nell'Occidente, anche quando


fatti

cerc di procedere mediante una statistica di

materiali

raccolte

le notizie di artisti bizantini


altri

che operarono

in Italia

durante

il

Medioevo,
concluse

afferm ch'essi

ebbero soltanto
artisti

un'azione
in

saltuaria,

altri

che poterono influire sugli

locali

modo

continuo,
e
il

profondo ^

Ma
e

la

conoscenza sempre pi vasta dell'arte bizantina,

paziente lavoro

di confronto

valgono omai a dimostrare insieme e l'eccellenza di quell'arte


le

quanto largamente essa abbia irradiato


civilt nella

regioni

occidentali.
si

Ali-

mentata da una grande

quale fluivano, e sovente


cultura,

fonde-

vano, due grandi diverse correnti

di

l'una

delle

quali

sembra
affie-

derivare perenne dalle fonti classiche, se pure di tempo in tempo


volita, espressa l'altra dallo spirito ascetico e astratto
l'arte

proprio dell'Oriente,

bizantina trasse vigore da entrambe quelle forze diverse. Dall'Elle-

nismo, e dalla cultura che ne perpetu la tradizione nel

corso

del

Meclas-

dioevo, venne ad essa un senso equilibrato della Bellezza, dell'espressione


dei sentimenti
sica,
;

si

tramand

la tendenza, ch'era

pur

stata nell'arte
tipi

di elaborare

lentamente alcune forme, di foggiarne dei

perfetti

ed ideali; deriv una grande raffinatezza esteriore ch'essa rese pi acuta

con

la

continua osservazione e imitazione di esemplari antichi. Dall'altra


la

forza, dallo spirito ascetico che pervase la civilt bizantina e talvolta

rese torpida, quell'arte ebbe

una tendenza incessante verso


diverse forze
e

l'astrazione,

verso rappresentazioni ieratiche e trascendenti dalla Realt.


Concili essa insieme
l'intensa
le
;

giovandosi dei mezzi che

cultura

offriva,

giunse a esplicazioni perfette dei nuovi ideali

quali sono la chiara e semplice iconografa sacra, le figure astratte della

Divina Liturgia,

il

Cristo Pantocratore.
artisti occidentali

Quale stupore dovette essere negli


opere d'arte in tempi nei quali
gli avori, gli

quando

la

fortuna

port tra di loro qualche artefice di Oriente, o quando la facile trasmissione


di
i

commerci

col

Levante erano
i

attivi, fece

loro conoscere
iconi nei quali
agli intenti
si

smalti, le miniature,
di

mosaici

portatili,

le

la

sicurezza

una forma che rispondeva interamente


che
essi

univa ad

artifici di fattura

ignoravano o invano

si

1 R. Muntz, Les artisles byzanlins dans l'Europe latine (Reviie de l' Art. chi:, 1893); A. L. FnoTiirNGHAM, Byzantine Artisls in Italy {Amer. Journ. of Arch., 1894, pag. 32 e segg.) E. Dobbert, Znr byzant. Frage (Jahrb. d pi: Kstslgn., XV, 25 e segg.). Cfr. per un recente riassunto della questione, Ch. Diehl, Manuel, 668.
;

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


affaticavano a uguagliare
!

XII

123

Nell'et in cui l'arte bizantina nel suo

mas-

simo splendore,

in cui l'arte

occidentale

affrettava

il

proprio
gli

divenire,
artefici,

dal secolo XI al XIII, quelle opere ove apparvero incitarono

ora offrendo nuovi modelli iconografici, ora spingendoli ad una maggiore


perfezione di
stile e di tecnica.
si

Cos gi sul principio del secolo XI, in Germania,

scorge nella Mi-

niatura, l'influsso, diretto o mediato, dell'arte bizantina, la quale vi esten-

der poi

sempre pi vasta

la

propria

azione

informando

un' intiera

scuola di miniatori e di plastici ^


L'Italia era tutta

aperta al Levante.
rivelano nei

Nell'et

romanica quelle

rela-

zioni d'arte che gi

si

monumenti

dei primi secoli del

Medio-

evo diventano anche pi estese

e intense. Allora, in Sicilia e nell'estremo


:

lembo

della penisola l'arte bizantina signoreggia

si

diffonde nelle badie

benedettine della

Campania
dal

penetra

nell'Italia Centrale, a

Roma, sempre
sua un'azione
:

pi profondamente

secolo

XI

al
si

XIII.

E non

la

deleteria sull'arte che allora

meglio

costituiva,

sulla

Pittura

sembra
artisti
e,

bens mortificare dapprima l'ingenua


freschi della chiesa sotterranea
di
S.

spontaneit

che fiorisce negli af-

Clemente,

ma

d poi

agli

una sicurezza

di tecnica,

una precisione

di disegno ch'essi ignoravano,

prevalendo sempre pi negli affreschi di Anagni^, di Subiaco,


chiesa dei SS. Quattro Coronati a
di Grottaferrata
^,

della

Roma, manifestandosi
il

tutta nella

badia

fornisce

mezzi per

grande rinnovamento che sar


e Pietro Cavallini,

sulla fine del


e Duccio.

Dugento merc Jacopo Torriti

Cimabue
le

N
non
al

l'Italia

superiore era in minor contatto con l'Oriente, per


il

sue
se se

repubbliche marittime. Venezia, che durante

Medioevo non guard


suo

mare, conobbe dappresso


;

gli

splendori della civilt bizantina,


il

ne fregi anch'essa
rive del bacino ove

quando

volle pi magnifico
le

S.

Marco

sulle

approdavano

navi

levantine lo ricostrusse

simile

a chiese di Risanzio, e le

vaste pareti e le cupole ne rivest di mosaici

per opera di

artisti bizantini e dei

loro discepoli.

Anche Genova accolse


:

lar-

gamente
bizantini

l'irradiarsi delle arti e delle industrie orientali

nella sua cronaca

del Caffaro le miniature


;

cercarono di emulare lo

splendore dei codici

la

sua cattedrale, ove dipinsero

artisti bizantineggianti, si

orn

'

A. Haseloff, Eine thiringiscli-schs.


d. pr.

Marlersch., op.

cil.

E.

Dobbert, Das Evangeliar

zi

Gozlar

{Jahrb.
^
'

Ksmlgn, XIX, 139 e

segg.).

P. ToESCA, Gli affreschi della cattedrale di Anagiii, op. cit.


P.

ToESCA, Notizie della Badia di Grottaferrata (L'Arte,

1904, pag. 317 e segg.).

124

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

dei pallii donati dagli imperatori d'Oriente ^

per ogni plaga

dell' Italia

superiore, dal secolo XI al XIII,

si

ritrovano dipinti nei quali l'influenza

bizantina evidente
sin nel

a Padova, a Verona, a Bologna, a Reggio, a Parma,


valle di Susa gli affreschi di

Piemonte alpestre ove nella remota


^

un oratorio della badia della Novalesa


grafici e a

si

uniformano a schemi icono-

modelli

stilistici

bizantini.

La Lombardia non si sottrasse a Nell'et romanica, quando in essa


chitetti e di scultori

tanta irradiazione dell'arte di Bisanzio.


si

svolge la poderosa

attivit di arl'arte

che portano pur in lontane regioni, e oltralpe,

loro, la Pittura vi si sviluppa

da quelli affreschi di Galliano, che suU'aprirsi


di di

del

nuovo millennio danno indizio


ai

una precedente lunga preparazione

artistica,

dipinti di Prugiasco,
i

Como,

di

Oleggio

appropriandosi

sempre meglio

procedimenti bizantini, cos come avveniva in altre

nostre regioni, e giunge per essi ai nobili affreschi di Givate.

L'influenza bizantina, cos nella iconografa

come
si

nello

stile,

evi-

dente anche in altre pitture di Lombardia


quelle che
ci

le

quali

possono riunire a
il

diedero di scorgere abbastanza nitidamente

cammino

se-

guito dall'Arte.

Milano nella chiesa di

S.

Celso, fondata dall'arcivescovo Landolfo


l'

sul finire del secolo

^,

si

conserva presso

abside una piccola nicchia

decorata di un affresco, secondo l'antica usanza che a

Roma

ha lasciato
di

numerosi esempi
nicchietta

in S.

Maria Antiqua

e nella chiesa sotterranea

San

Clemente. Scrostatosi l'intonaco dipinto del secolo XIV, appare ora nella

una pi antica immagine della Madonna


col

[sca maria] seduta sopra


atto di benedire.
Il

un trono dal dossale variegato,


viso della Vergine, avvolto dal

bambino ch' in manto azzurro sotto

cui s'intravede l'ac-

Non ancora bene studiate sono le relazioni di Genova con l'arte bizantina. Per le miniature Cronaca del Caffaro, vedi in sguito. I frammenti di affreschi che restano sulle pareti della cattedrale di S. Lorenzo rivelano l'arte di un nobile pittore bizantineggiante del sec. Xdl. Nel 1155 l'imperatore Emanuele Conimeuo promise di dare ogni anno al Comune e all'arcivescovo di Genova tre pallii dorati: cfr. L. C1BRA.R10, Nota sopra un pallio d'oro che si conserva nel Palazzo Civico di Genova (senza data). C. Cipolla, Antichi inventari della Novalesa, loc. cit., pag. 172. Non faccio che un cenno dei
'

della

'^

principali

dell'influenza bizantina nella Pittura dell'Italia Superiore nel Xll e XIII sec. prescindendo da Venezia, da Genova e dalla Lombardia. Bologna affreschi nelle chiese del gruppo di S. Stefano e nella chiesetta suburbana di S. Vittore. Modena affreschi in un nicchione del fianco destro del
: :

monumenti

Duomo

(XIII sec). Carpi:

frammenti

di affreschi nell'abside della Sagra. Reggio: avanzi della decorazione


Battistero.

Duomo. Parma: affreschi del Eremitani. Verona affreschi nel Museo Civico
della facciata del
^
:

Padova:

affreschi in

una cappella

laterale degli

e nella torre presso S. Zeno.

GiuLiNi, Memorie,

I,

668.

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


conciatura di bende bianche che fasciano
orientale, tinteggiato
tratti di

XII

125
l'antico

le

chiome secondo

uso
forti

d'ombre

leggiere,

ha lineamenti segnati con


mostra uno
pitture
stile

carminio

la

sua correttezza di disegno


di Givate

pi

prossimo a quello degli affreschi

che

alle
(fg.

dell'abside

di Galliano, e rivolto tutto a modelli bizantini

82).

Fig. 82

Milano,

S.

Celso

Madonna.

Altre antiche iconi della

Madonna dipendono

in

vario grado dalla

iconografia orientale,

che conviene riunirle insieme sebbene siano di

luoghi e di tempi diversi.


Nell'oratorio dei SS. Faustino e Giiovita a Lambrate, nei dintorni di

Milano, un affresco raffigura la


di grosse perle e di

Madonna seduta sopra un

seggio
col

ornato

pulvino scarlatto, vestita di porpora,

bambino

in

grembo, di fronte, benedicente, secondo un tipo comune

nell'arte hi-

126

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


83) \

zantina

(fig-

Ma
le

sul
e

capo velato dal


modificano

jxacppiov la

Vergine reca
e

la co-

rona come

in dipinti

miniature dell'et romanica,


il

anche

di

tempo
le

assai pi antico,

quali

tipo

bizantino secondo

cre-

denze occidentali che amavano di rappresentare la Madonna quasi regina. Imperiosamente, solenne, il bambino benedice e vi anche tanta no:

bilt

di

forme

e scioltezza
l'artista

di

fattura

nel

suo

aspetto

da muovere a
qualche

congetturare che

abbia avuto

presente nel

dipingerlo

immagine
mota.

di antichit re-

Nella chiesa di

S.

Teoquale
af-

doro
nel

di

Pavia

costrutta
la

secolo

XII,

conserva ancora molti


freschi medioevali
^,

di-

pinta sopra uno dei pilastri


il

una Madonna secondo


iconografico
del(fi-

tipo

l'affresco di

Lambrate
stile

gura

84).

Lo

bizantino
la
fi-

impronta anche pi
gura della Vergine
,

e so-

prattutto quella del

bam-

bino, che ha

il

capo ro-

tondeggiante e quasi calvo

secondo

il

manierismo probizantini
i

prio agli artisti


Fig. 83.

Lambrate,

nel
SS. Faustino e Giovila:

rappresentare

fan-

Madonna.
ciulli.

Ma

nel colorito del-

l'affresco

sono delle note inusitate:


della

la fascia

bianca che di consueto av-

volge

le

chiome

Madonna

colorata di arancione, e lo stesso raro

colore riappare nelle

gemme

della corona.

la

Vergine

sola,

che ac-

canto al suo trono sta Giovanni l'evangelista.

Sopra un
di

altro pilastro della

medesima

chiesa, dinanzi a

un campo

zone sovrapposte, bianche,


in

gialle, azzurre, la

Vergine sta

ritta col

bam-

bino

braccio

(fig.

85).

figura quasi grottesca per l'ansiosa immobilit

'Sui tipi della Vergine nell'arte bizantina, cfr. specialmente: O. Wulff Die Koimesiskirche in Nica, Strassburg, 1903, pag. 251. ^ E. Natali, Le pi auliche pitture di Pauia (Boll, della Soc. pavese di SI. patria, 1907).
,

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


dei suoi occhi enormi,

XII

127

ma

riproduce esattamente

il

tipo

bizantino

della

Madonna

Odigitria.

Si

pu anzi affermare che


sia pei
si

il

pittore

abbia cercato

d'imitare qualche icone bizantina, sia

per l'iconografa generale


ticolari di stile. Ci

par-

appare se

con-

fronti r affresco

con una delle molte

iconi bizantine di ugual tipo, fra l'altre

con l'austera Madonna che

si

erge,

sola,
dell'

entro la grande conca dorata

abside

del

duomo
(fg.

di Torcello,

opera di potente artista del principio


del

secolo XIII
nelle

86).

Corrisponleg-

dono

due immagini, con


:

giere varianti, gli atteggiamenti


tratte quasi

sono
le

da uno stesso schema


delle

forme delle mani,


si

pieghe

che

dispongono or a squame, nella tuor a curve


jj-acppiov.

nica della Vergine,


centriche, nel suo

conil

Ma

pit-

tore lombardo, che crediamo dipin-

gesse anch'egli nel secolo XIII, alter


il

suo
,

esemplare bizantino

dove

questo

secondo

un convenzionali-

smo comune, recava impressa sulla fronte della Madonna una depressione
lievo
;

profonda, egli
e allo

sostitu

un

ri-

sguardo tolse

la fissit

ieratica dell'

immagine bizantina per


imitatori

dargli

una strana immobilit.


gli

Se talvolta

non come nella

prendevano nel loro intimo

forma

esterna

modelli
di

bizantini,
altri

come

pur dato
di

vedere in
di

Hk.
Fig. 84.

affreschi

Pavia

Cremona \
e di
S.

Pavia,

S.

Teodoro

Madonna.

'

Pavia nelle chiese di

S.

Teodoro

Micliele

Cremona, nella chiesa


i

di

S.

Luca

nel

Museo. Forme bizantineggianti sono anche nei pi antichi e rozzi affreschi (XII-XIII sec.) ritrovati neldipinti che, per loro l'abside della chiesa di Piona, sul lago di Como. Ma non intendo di elencare tutti scarso valore, giovino poco a delineare le vicende dello stile.

128

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


essi

molte altre volte

interpretarono

nobilmente
di
S.

loro

esemplari.
dipinse,
secolo,

Cosi
sullo

r artista che nella vecchia chiesa pavese

Teodoro
del
in

scorcio
figura

del XII

una
in

Battista
atto
di di

ritto

piedi

orante

avanzo forse

una compobizantina

sizione riproducente lo sche-

ma

della

biriaic,

espresse fortemente l'austero


tipo ascetico

del

Precursore
era
stato

ritraendolo
ideato
(fg.

quale
di

dall' arte

Bisanzio

87).

Tali affreschi, eseguiti dal

secolo

XI

al

XIII,

mostrano
diffusa
e
al

come
pari

fosse

allora

profonda nella Lombardia,

che nelle altre regioni


quella influenza bicui

d' Italia,

zantina la

ampia

espli-

cazione nei dipinti di Givate

non pu adunque
tribuire
gioni.

dirsi

im-

provvisa cos da doversi at-

ad

artisti di altre re-

Pi ancora
si

essa

intanto

manifestava nel grande moabsidale


della
di

saico
di S.

basilica
(fi-

Ambrogio
65).

Milano

gura

Un tempo,

sotto

il

moaf-

saico che risplende nella con-

cavit dell'abside, era


Fig. 85.

un

fresco
Pavia,
S.

raffigurante

vescovi

Teodoro

Madonna.

che dipendevano
milanese,
raccolti

dalla

sede

quasi
indizio
cui

in

concilio

tra
la

vescovi

si

vedeva anche
ancora alla

quello di Genova,

probabile
la

che

pittura

apparteneva a et
soggetta

remota, all'epoca in

diocesi

genovese

era

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


giurisdizione
di

XII

129

Milano ^

Le

pareti

della

grande fornice che precede

l'abside erano dipinte a grandi riquadri che

simulavano marmi variegati e

commessi insieme con disegno


basilica eufrasiana di

affine a quello delle tarsie

marmoree
raffiguranti

della

Parenzo

e del battistero degli Ortodossi, a

Ravenna:

avevano anche uno zoccolo


schiera di agnelli,

di

incrostature

marmoree,

una

opera certamente di grande antichit,

forse del se-

colo VI.
Tali decorazioni, alle quali fu data sinora scarsa importanza, rendono

anche pi

intricati

molti problemi sull'epoca di costruzione della parte

terminale della basilica ambrosiana

comu-

nemente

ascritta,

insieme con l'abside, alla


principio del sei

fine del secolo Vili o al

colo successivo,

all'

epoca in cui

monaci

benedettini furono insediati nell'antica basilica,

dovettero
i

provvedere a trasfor-

marla secondo
desima
et,

propri bisogni. Alla

me-

nella

quale

la

basilica

venne

pur

fregiata dell'altare di Wolvinio, essendo


il

abate Gaudenzio, sovente attribuito


saico
dell'

mo-

abside

anzi,

una commissione
il

di periti

radunata nel 1637 giur che

mo-

saico era

appunto

di quell'epoca,

trovando

prova della propria opinione


matici

in certi enig-

monogrammi che

si
^.

veggono entro
grandiosa de-

un riquadro
11

della cornice!

tempo ha devastato

la

Fig. 86.

Torcello,

duomo: Madonna.

corazione dell'abside. Gi in pessimo stato


al principio del secolo XVII, guasto nel

mezzo da un'alta
^,

finestra e privo
i

di

due degli epigrammi che


si

lo fregiavano

il

mosaico sofferse

danni

pi irrimediabili quando

volle restaurarlo
rifatte
*.

molte parti furono allora

rinnovate

altre

vennero asportate e

Potrebbe pertanto essere stata cagionata dai restauri

la

variet

di

'

^ i

G. P. PuRiCELLi, Anibros. Basii. Monumenta, Milano, 1645, pag. 175. PuRicELLi, op. ciL, pag. 113. Non abbiamo modo di sciogliere l'enigma di quei

monogrammi,

quali nella forma delle loro lettere richiamano alla grafia bizantina. ' Visita Il mosaico era allora del card. Federico Borromeo, nel 1608: Arch. della Bas. Ambr. * multis in locis confractum ,. * La quella testa originale della figura di S. Protasio si trova ora nel Museo Civico di Milano della figura di S Martino nelle esequie del santo si ritrova nel Museo cristiano di Brescia e in una cappella

laterale della chiesa di

S.

Ambrogio

n sappiamo determinare quale delle due

sia l'originale.

17

130

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


facile di osservarvi,

maniera ch'
s'essa

ma

conviene anclie proporsi

il

dubbio
state

provenga non

gi
in

dai

pi recenti restauri

ma

dall'essere

ricomposti o risarciti

diverse epoche antiche alcuni tratti della vasta


sia

composizione.

Il

dubbio viene confermato dal considerare come

poco

Fig. 87.

Pavia,

S.

Teodoro:

il

Battista.

organica in s l'iconografa del mosaico


nella quale

presso la parte di mezzo, ieratica,


i

domina
laterali

il

Cristo fra gli angioli e


il

santi,

sembrano
di

intrusi
S.

due episodi
brogio

rappresentanti

miracoloso

intervento

Amsegna

ai funerali di S.

Martino

e lo stesso disporsi delle tessere

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO

XII

131

una netta distinzione

fra le

due parti del mosaico.

Ma dopo

lunga osser-

vazione, crediamo di potere affermare che tutto ci dimostri

come abbiano

lavorato nella grandiosa opera parecchi artefici, senza trovare nessun ar-

gomento sicuro per credere che


epoche
differenti.

le

diverse parti siano state eseguite in

Fig. 88.

Milano,

S.

Ambrogio

Cristo, nel

mosaico absidale.

Sul fondo d'oro, al

sommo

del quale
di

si

apre un ombracolo vario-

pinto e appare

una corona adorna


il

grosse

gemme
:

in

rilievo,
il

fra

santi Gervasio e Protasio, troneggia

Cristo, benedicente

secondo

modo

bizantino, e tiene nella sinistra

un

libro

inscritto

ego svm lyx myndi.


AcozH,.

Un'altra iscrizione dichiara

ic

XG o BAGHAev

TiG

Gli

arcangeli

132

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


[o apx. mixahia]

Michele

Gabriele [o apx. taepiraJ

si

librano a fianco

del Pantocratore.

Le

figure dei

due arcangeli sono

rifatte

quasi per intiero,

ma

in-

tatta la figura del Cristo. Sul

trono di oro niellato, munito di un dossale


il

a losanghe di viola e di bianco vivido, grandeggia


fosca intensit di colori.
Il

Redentore con una


la

suo manto di azzurro opaco,


;

tunica

di

porpora cupa fregiata di davi d'oro

il

viso
;

stranamente colorito

di fibre rosse, bianche e azzurre attorte insieme

e tinte sanguigne

semfra le

brano imbrattar

la fronte,
(fig.

le

guance,

le

mani,

insinuarsi

anche

ciocche dei capelli

88).

Nell'avvolgersi delle tessere, che


il

accompagna

il

modellato,

si

mostra

faticoso

manierismo della tarda arte bizantina quale predomina nelle


Si-

miniature e nei mosaici della seconda et d'oro, anche in quelli di


cilia,

di

Roma,
da

di Venezia.

E
in

il

colore bruno, esagerato, quasi decomposto,

delle

carni ha

raffronto

parte dei mosaici del battistero di Firenze

eseguiti

artisti

bizantineggianti del secolo XIII.


il

Nei due santi che fiancheggiano


e
stilistico
;

Cristo ogni particolare iconografico


:

corrisponde
tuniche
;

alle
orli

formule bizantine

l'

atteggiamento

delle

figure

le

con

gemmati,

le

clamidi tabiilatae e

orlate di

leggieri

racemi

le

convenzioni del riprodurre ogni forma, anche in partinel segnare la flessione delle

colari secondari,

come

gambe mediante

la

lunga ombra proiettata dai ginocchi.


rire

loro visi

hanno

lo stesso colo-

complicato e forte ch' nella figura del Redentore.

Anche
troppo
si

due episodi della


resto

vita

di

S.

Ambrogio

nella vivace polili

cromia dei loro sfondi architettonici e dei palmizi che


assomigliano
al

riquadrano,

del mosaico perch sia

ragionevole at-

tribuirne l'esecuzione ad epoca diversa.

Nel riquadro di sinistra figurata la chiesa di Tours [tvronica] dai


tetti

variamente colorati, entro


il

la
[s.

quale

S.

Ambrogio

[o a

anbpociocJ beil

nedice
il

cadavere di

S.

Martino
tre

martinvs] gi collocato entro


;

feretro:

santo assistito
atti di

da

chierici

due giovani,
della

nell'atrio della chiesa,

fanno

stupore mentre

nell'alto

torre

oscillano miracolosa-

mente

le
i

campane.
gravi restauri subiti
:

Per

il

mosaico non pu oramai dar materia a

osservazioni stilistiche
di destra. Quivi
S.

le

quali invece sono ancora concesse dal riquadro


la

prosegue

narrazione della leggenda delle esequie

di

Martino gi raccolta da Gregorio di Tours. Nello sfondo, accanto a un pic-

colo edifcio a cupola [ecla favstaeJ, sorge la basilica ambrosiana con due

T3

o e
Ti

<u

o o
co

O U

C/5

MONUMENTI DELLA PITTURA NEL SECOLO


campanili, con cupola e
l'altare S.
tetti

XII

133

embriciati di azzurro, di grigio e di lacca. Presso


sta

Ambrogio
gli

(s.

anbrosivs)
stanchi

addormentato,
si

mentre

in

fondo
;

della

navata

spettatori,

dell'attesa,

mostrano

stupiti

il

diacono, sull'ambone, attende impaziente di poter leggere, e un accolito


si

appressa ad Ambrogio per destarlo. La vivacit del racconto e l'espres-

sione patetica delle figure


lelo

occhieggiano esse, inquiete

trovano paral-

forme pi progredite dell'arte bizantina^ la quale sovente illustr con altrettanto brio nei manoscritti ogni varia materia. E anche il tipo dei visi, soprattutto nelle figure delle donne velate che stanno fra i fedeli, risponde appieno allo stile dei mosaici e delle miniature della
nelle

seconda et d'oro bizantina

(tav. VI).

da trascurare, per mettere

in chiaro le origini artistiche del

mosi

saico ambrosiano,
centrale,
e

come non
di

soltanto siano greche le iscrizioni della parte


sinistra,

dell'episodio

ma

anche nelle iscrizioni


che

latine

insinuino forme grafiche bizantine.

E
S.

pertanto

legittimo

il

concludere

il

mosaico dell'abside

di

Ambrogio, opera
dall'arte
^,

di diversi artefici,

dipende anche pi degli affreschi

di Givate

bizantina,

probabilmente compiuto sul volgere del


alcuni dei raffronti indicati con altri

secolo XII

come pu dedursi da
sia

monumenti.

Appar

verisimile ch'esso

stato

eseguito da artisti

che provenis-

sero da luoghi nei quali l'arte e la cultura bizantina prevalessero pi che


nella Lombardia, da luoghi nei quali fiorisse anche l'arte del mosaico.

lo

sguardo
a

si
i

volge a Venezia.
mosaicisti

Da

Venezia, nel secolo XIII, Onorio


S.

III

chiam

Roma

che

ornarono l'abside di
la

Paolo fuori
dei

le

mura
i

Firenze ebbe, secondo

vuole
:

tradizione,

alcuni

decoratori della
di col

cupola del suo battistero


coratori dell'abside di
S.

forse

anche a Milano vennero


i

de-

Ambrogio. Fra

mosaici di Venezia e dell'estuario


quelli

non

se ne trovano

tuttavia

che rispondano per intiero a


di essi

della

basilica

ambrosiana sebbene molti

siano
di in

improntati
tecnica.
Italia
,

dello stesso

spirito patetico, e della


S.

medesima
perci

laboriosit

Il

mosaico
i

di

Ambrogio pu
i

dirsi

rappresentare

tra

mosaici
arte

siculi e

mosaici di Venezia, una

nuova variet della multiforme


esequie di

bizantina.

La

quale, nelle sue tinte fosche e intense, nella ieratica


nella

posizione

centrale,

vivacit degli episodi delle

S.

comMar-

'

Cfr.

specialmente

Molti
!,

attribuiscono

Pittura,

79.

Ma

miniature delle Omelie del monaco Giacomo: A. Venturi, Storia,!!, 482 e segg. il mosaico al sec. IX: cfr. F. X. Kraus, Geschichte, I, 603; Cavalcaselle, giustamente il Venturi (Storia, III, 432) lo rivendica al sec. XII.
le

134
tino, vi

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

appare non nelle sue forme pi raffinate

ma

in

uno

dei suoi
ul-

aspetti pi originali, nell' asprezza eh' essa sovente

adoper nel suo

timo periodo.
Cos nel cuore della Lombardia
la cui influenza
si si

afferm pi altamente
e

quell'arte

era diffusa dappertutto

gi

da secoli compenetrava
di

sempre pi

la Pittura

adducendola dagli affreschi

Galliano a quelli

di S. Pietro di Givate.

Fig. 89.

Como,

S.

Giorgio: affresco e iscrizione.

Fig.

90.

Angera, castello: Saturno.

LA PITTURA E LA MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI INIZI DEL TRECENTO

Persistere e svolgersi dello stile bizaiitineggiante


Pittura dell'Italia centrale.

affreschi vari

rispondenze con
:

la

Manoscritti
di

Saltuaria influenza dello stile gotico affreschi vari. miniati di probabile origine lombarda. Gli affreschi del castello

Angera.

irabile

Dugento, nel quale dapprima


s,

la

giovinezza impetuosa,
d'
;

ancora incerta di
scienza,

poi la maturit
nel

forte

una nuova coe solenni figure


:

neir azione,
la

pensiero, nell' arte

segnano
S.

di loro

grandezza
!

continua ascensione spirituale

Federico

II,

Francesco, Dante

Anche

la Pittura

tenne

il

cammino percorso
accolti

allora

da

altre

forme
si

della vita nostra, e

dopo avere ancora

nuovi elementi

esterni,

afferm pienamente originale. Dalla profonda preparazione


bizantina sorgono a

fatta dall'arte

Roma
;

maestri della fine del Dugento, Firenze ha


e

Cimabue, Siena ha Duccio


gi sorpassa di

ancora

nell'opera dei nuovi pittori, che


di

molto

l'estetica dell'arte
si

Bisanzio,

il

segno

delle

sue

origini

da questa: poi

innalza, nuova, rivelatrice di ignote forze dello

spirito, l'arte di Giotto.

136

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Tanta importanza nell'universale divenire


Pittura
dell'Italia centrale

dell'arte

ebbe allora

la

che sinora sono rimaste nell'ombra, e quasi


trascurate
dagli studi, le

forme meno

ricche di vitalit

ma

pur degne di es-

sere osservate che furono nella Pittura


di quel

tempo

in altre regioni italiane,

fuori dell' orbita dei maestri di


e della Toscana,

Roma

prima che

il

verbo di

Giotto vi risonasse.
Nell'Italia superiore,

specialmente
d

nella

Lombardia

dato

trovare
della
degli

molti e importanti
Pittura
inizi

monumenti
e
caratteri

murale del Dugento


Trecento con

del

ora

paralleli a quelli della Pittura dell'Italia centrale,

ora tanto pi notevoli per-

ch del tutto singolari. Senza cercare


di riunir
tali

monumenti
non

in

una
e

serstili-

rata
stica,

successione

cronologica

che

la loro serie

bastevol-

mente continua, giova qui raggrupparli


a seconda delle tendenze che vi pre-

dominano, trascorrendo

in traccia di
il

quelle a ricercarli per tutto

Dugento

e sin nei primi anni del Trecento.

Molti affreschi, di varia et in tale

lungo periodo, manifestano l'estendersi

sempre maggiore

delle

influenze
si

bi-

zantine che ormai da pi secoli

eser-

citavano anche nella Lombardia.

Nella basilica ambrosiana la fronte


di
Fig. 91.

un

pilastro fregiata della

imma-

Milano,

S.

Ambrogio: Madonna.

gine della

Madonna

e di

un santo ve-

scovo, affreschi eseguiti per

commissiede su

sione del devoto [bon' amic' taverna] che fu dipinto, in atto di preghiera,

sopra

il

medesimo

strato di intonaco (figg. 91-93).

La Madonna

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


trono

INIZI

DEL TRECENTO
si

?:

137

gemmato

col

bambino
inscritte

in

grembo,

e dal

menisco celeste
in

proten-

dono verso
velate
nessi
di

di lei

due angioli che recano, quasi


con

offerta, sulle

mani

due sferule
lettere

non bene desenile

cifrabili ^

L' aspetto
il

del

bambino,

comporsi delle pie-

ghe, le dense lumeggiature sono


chiari indizi della influenza bi-

zantina in questo affresco,

come

nelle sottostanti figure del santo

vescovo

del
;

devoto

Buonaopera

mico Taverna

ma

nell'

del pittore bizantineggiante, che

operava gi sugli
colo XIII
^

inizi

del se-

la

com' a credere
sua maniera
di

osservando

colorire pi complessa che negli


affreschi di Givate

si

ritrova
di

anche una certa angolosit


con quella

disegno che potrebbe compararsi


di

coeve miniature

germaniche^, improntate pur esse


dall'arte bizantina.
Neil' atrio

basilica

medesima ambrosiana, fra numedella


^

rosi lacerti di antichi affreschi

In
ENS.

uno dei due

dischi

si

legge la pa-

rola
in

Il

MaCiISTuetti (Delle

vesti ecclesiastiche

Milano in Ambrosiana, op. cit.) attribu l'affresco al sec. IX per considerazioni sulle vesti
liturgiche del santo vescovo, le quali tuttavia

non escludono, a mio parere, che il dipinto possa appartenere a et di molto pi recente, come crediamo. Nulla conferma l'asserzione del Magistretti che alcune parti della figura siano ridipinte. ^ V. specialmente: A. Haseloff, Etne
thiring. sachs. Malerschule, op. cit., tavole.
Indichiamo i frammenti principali di affreschi dell'atrio e dell'interno della basilica

Fig. 92.

Milano,

S.

Ambrogio: un Santo vescovo.

ambrosiana che non occorre

di menzionare altrove. Nell'atrio: 1. Affreschi della quinta campata del fianco destro, divisi in tre registri, rappresentanti Cristo in trono fra santi, la crocifissione e due devoti XII sec. Guastissimi. 2. Affresco a sinistra della porta maggiore dell'atrio, rappresentante la tumulazione di un
:

18

138
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

pi importante, sulla porta destra della chiesa, rappresenta la


vesti, velata
1'

Madonna
il

nelle sue consuete


Battista

il

capo di bianco,
quale stanno

in atto di orante, e

che accenna verso

agnello mistico. Gli


la
le

ornati di cui riqua-

drata in alto la finestra presso

due

figure, l'atteggia-

mento

di queste, l'espressione intensa dei loro sguardi, e


lari

anche

partico-

meno

importanti del loro

vestiario,

indicano che

il

pit-

tore s'ispirava a modelli di mi-

niature o d'iconi bizantine.


a

Ed
del

notare che,

nell' atrio

secolo XII,

quell'affresco

ap-

pare sovrapposto ad un altro


pi
antico

intonaco
si

dipinto:

argomento che
ratteri stilistici

associa ai ca-,
il

per designare

secolo XIII

'.

Un

altro

affresco

frani-,

mentario, dello stesso atrio, nel

quale raffigurato

il

Cristo se(fig.

duto

benedicente

94)

^,

pu credersi dipinto intorno


all'epoca in cui fu decorata la

tomba
abate

di di

Guglielmo
S,

de' Cottis,

Ambrogio, morto

nel 1267 e sepolto presso l'oratorio di S. Vittore in ciel d'oro


ch'egli

aveva restaurato.
dell' atrio

Come
anche

neir affresco
nelle

pitture, assai
i

guaste, del

sepolcro dell'abate
Fig. 93.

copiosi caalterati

Milano,

S.

Ambrogio: un devoto.

ratteri

bizantini

SOUO

3. Frammenti di varia epoca (XII-XIII sec.) a sinistra cadavere: forse della fine del sec. XII. Guastissimo. della porta maggiore della chiesa. 4. Nell'interno della basilica, presso la porta di sinistra, avanzi quasi del tutto scolorati di affreschi rozzissimi che rappresentano in diversi riquadri la Visitazione di Maria e senza influenza alcune figure di sanie (S. Veritas .), nella peggior maniera trascurata del sec. XII ma non bizantina negli atteggiamenti. Il Feuraiuo (Monumenti sacri della bas. di S. Ambr., Milano, 1824, pag. 89) vide dipinti alla destra della porta maggiore i sette dormienti: ma di tale pittura non abbiamo trovato traccia. Potrebbe riferirsi anche a questo affresco un documento (G. Biscaro, Note e documenti Santambro.

siani in Arch. St. Lomb., 1905, pag. 59) che


2

ne stabilirebbe la data fra il 1261 e il 1306. Fa parte dello stesso affresco lo scialbo della lunetta sovrastante dipinto di grandi due stemmi, di forma dugentesca, a campo bianco con sbarra verde a risega.

stelle gialle e

con

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI

INIZI

DEL TRECENTO

139
(fi-

da un tratteggiare duro dei


gura 95) ^

profili

da un colorire poco accurato

Meglio conservata nella basilica di

S.

Ambrogio

la

decorazione di

un sottarco

al

termine della navatella di sinistra ove figurata una sin-

golare scena marina.

Da

grandi orci dipinti a pie del sottarco sembra ef-

HFig. 94.

Milano,

S.

Ambrogio

Cristo benedicente.

fondersi

una zona azzurra

di

acqua

un

uomo ignudo

e rossastro, a

cavalcioni di un ippocampo, e certi barcaioli passano sull'acqua pescosa,

popolata di conchiglie; un vecchio fulvo intento a pescare con

la lenza.

'

GiULiNi, Memorie, IV, 581

G. Ferrauio,
dell'ab.
gli

IV,

220.

singolare nella

tomba

sorreggono certe arcatelle pensili. Sia

Monumenti sacri, op. cit., pag. 181 Cavalcaselle, Pittura, Guglielmo l'innestarsi delle pitture con le mensole scolpite che affreschi della tomba, sia quelli della vicina porta sono in pes;

simo

stato.

140

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


fantastica,

La scena
da

che
che

si

pu credere derivata
perpetuato,

all'artista
le

medioevale
rappresenta-

una

tradizione

ab])ia

deformate,

zioni della vita acquatica ideate dall'arte classica, trova intiero paragone
in

un sottarco della cripta della cattedrale d'Anagni ove un


gli

pittore bi-

zantineggiante della met del secolo XIII dipinse

stessi

strani esseri

marini ^

E perch

nella decorazione della cripta di

Anagni quelle figurazioni del

Mare possono connettersi con altri affreschi che illustrano la fisiologia dell'Uomo e la costituzione fisica dell'Universo, non troppo audace il con-

\wm Tom/
Fig. 95.

v,^.

V^Tflns ym5q..jfvf^.-q/| vivem

cn

Milano,

S.

Ambrogio:

affresco sulla loinba di G. de Collis.

getturare che un ugual ciclo iconografico, rispecchiante

nozioni

general^,

mente

diffuse,

sia

stato dipinto, verso

la

met del secolo XIII


la

anche

nelle volte minori della basilica ambrosiana.

Pur

in luoghi

remoti della Lombardia

Pittura del secolo XIII ha


fattura
e

lasciato tracce, notevoli talora per finezza

di

per

forti

riflessi

Anagni (Gallerie Naz. It., V, pag. 10). siamo proposti il problema se l'affresco del sottarco non sia coevo alle prossime pitture dell'ultima campata della navatella di destra che abbiamo attribuite al sec. XI, ma abbiamo dovuto concludere ch'esso differisce molto da quelle.
'

P. ToEscA, Gli affreschi della cattedrale di

Ci

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


dell'arte bizantina pi di quelle

INIZI

DEL TRECENTO

141

che

si

ritrovano nella stessa

metropoli

lombarda ^
Nella chiesa campestre di
S.

Giorgio di

Almenno

S.

Salvatore, presso
santa, dipinta

Bergamo,

fra altre pitture di varia epoca, la figura di


il

una

probal)ilmente tra

secolo XII e XIII, ritrae delle pi elette forme bizan-

tine nella correttezza del disegno e nel colorito delicato.

Sul principio del secolo XIII diversi pittori lavorarono nella chiesetta

Fig, 96.

Mantova, chiesa del Gradare

l'ultima Cena.

alpestre di

S.

Maria

di Torrello, costrutta dal

vescovo di

Como

Guglielmo

della Torre fra le selve del

promontorio

di Morcote, sul lago di


stile

Lugano

^.

Erano

artisti

che seguivano con varia capacit lo

bizantineggiante

' Sono da ricordare i seguenti avanzi di affreschi bizantineggianti del sec. XIII, a Milano. 1. Museo del Castello, n. 74 Madonna col bambino, su fondo dorato (fine sec. XIII). 2. Ibid., n. 75; S. Giovanni B. affresco simile al precedente. 3. S. Eustorgio, secondo pilastro di sinistra una santa martire (sec. XIII-XIV).
:

4. Ibid.,

quarto pilastro di sinistra:

Madonna
5.

Madonna

in S.

Teodoro

di Pavia).

Ibid.,

colorito succoso (sec. XIII-XIV).

6. S.

col bambino (prima met sec. XIII: cfr. le iconi della ultimo pilastro di destra: frammento di Crocifissione. Di 7. Chiaravalle, Babila, porta del lato destro avanzi di figura.
:

camposanto
2

avanzi nelle edicole. Guastissimi. Raun, Wandgem., 10; S. Monti, Storia ed Arte, op.
:

cit., 490.

142

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

presso al rozzo pittore d'una Crocifissione dipinta nell'interno della chiesa,


altri pili abili

decoratori affrescarono,
;

nella

lunetta della porta,

la

donna moria

col

bambino

nella facciata,
e

una grande

figura di vescovo, in
S.

Mamedi

forse

del fondatore \

un gigantesco

Cristoforo

ornato

Fig. 97.

Galliano,

S.

Vincenzo

Madonna

e Santi.

corona

e di

manto

di vaio, col

bambino

sulle spalle,

seguendo

gli

schemi

bizantini

ma

alterandoli nella

gamma

dei colori e in certa rigidezza del

Presso la figura del vescovo abbiamo decifrato alcune parole di una scolorata iscrizione in lettere " presul cumanus currebant ,. Essa si riferisce probabilmente alla costruzione della chiesuola. Alle antiche immagini di S. Cristoforo gi indicate dal Rahn {Waiidgeni., 13) a Monte Carasso e a Biasca nel Canton Ticino aggiungiamo il malconcio affresco della facciata della chiesa parrocchiale di Baveno che pu assegnarsi al principio del sec. XIII anche per il vestire della devota raffigurata a piedi del santo gigantesco gli avanzi di un dipinto nel sottotetto dell'oratorio di S. Ambrogio di Antoliva e quelli
'

gotiche:

nell'atrio della basilica

ambrosiana dietro

il

mausoleo

di P. C.

Decembrio.

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI

INIZI

DEL TRECENTO
stile

143
altri

disegno che d indizio del diffondersi di un nuovo


affreschi

del

quale
i

saranno pi chiara prova. Non altrimenti

si

ritrovano

consueti

caratteri hizantineggianti, alterati anch'essi

da un disegnare angoloso, nei

rozzi affreschi del coro e della sagrestia della chiesa del Gradaro a
tova, dipinti prohabilnienle nella seconda

Man-

met del Dugento


attribuito

(fg.

96) ^

Allo scorcio del


chiesa di
S.

medesimo

secolo

pu essere

un

affresco della

Vincenzo

di Galliano, sulla scala

che d accesso alla cripta.

Fig. 98.

Parma,

battistero

affresco (particolare).

Quivi dinanzi a un fondo giallo e azzurro, fregiato di un leggiadro orlo, quale


si

ritrova

in

affreschi del principio del Trecento,

raffigurata la

Vergine in trono col bambino


(fig.

che l'accarezza e benedice, fra pi santi


irraggia
le
vesti,

97).

In strani

giochi

una luce candida

illumina

pi importante una rappresentazione, frammentaria, dell'Ultima Cena tra fasce di stoffe orientali. Le figure sono fortemente delineate di rosso, e lumeggiale con luci bianche. Le epigrafi, di carattere gotico, indicano il sec. XIII inoltralo. Uguale stile si scorge negli avanzi della decorazione della sagrestia. Cfr. D'Arco, Delle Arti e degli artefici di Mantova, Mantova, 1837, 20. Sono forse alquanto pi antiche, del principio del sec. XIII, ma appartengono al medesimo stadio stilistico, alcune rozze figure di santi ritornate in luce, fra dipinti pi recenti, nell'abside della chiesa della Badia
'

L'affresco

ornati imitali

da

di

Piona sul lago di Como.

144

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


i

tortuosamente

visi:

un corruccio sembra pesare

sulle figure dagli sguardi

intenti e dai visi solcati di rughe.

E un complesso

di

forme che
;

il

pittore

imita da opere tarde, e

men

belle, dell'arte bizantina

quasi dai mede-

simi modelli che con molta maggior maestria furono seguiti dal decoratore della vasta cupola del battistero di

Parma, del maggiore monumento


abbia lasciato
nell'Italia

che

la Pittura bizantineggiante
(fig.

del

secolo XIII

superiore

98).
S.

Pavia, nella lunetta esterna di una porta laterale di

Teodoro,

si

vede ancora una Madonna avvolta nel manto purpureo, col bambino benedicente
:

affresco

che segue con grande finezza

procedimenti

gli

Fig. 99.

Piacenza,

duomo: Madonna.

schemi bizantini. E
dipinse
nell'interno
i

in

modo non
con
il

dissimile

un

altro pittore del secolo XIII

della

medesima chiesa una


profili
rossi,

figura di S. Elena tracla

ciandone
dine,

lineamenti

secondo

vecchia

consuetusof-

ma

modellandone

viso con

nuova delicatezza

di tinte tenui

fuse di

ombre

verdoline, e colorendo con vivacit le vesti soppannate di

vaio, listate di perle.

Pi intima grazia infuse nei modelli bizantini


cipio del Trecento,
affresc
(fig.

l'artista che, nel

prin-

una lunetta

sulla

porta della sagrestia del


il

duomo
'

di

Piacenza

99) K

La sua Madonna ha

manto cosparso

di

L'affresco fu trasportato su tela.

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


dischi d'oro, e stellato in fronte
e
si

INIZI

DEL TRECENTO

145

volge ella al bambino che l'ascolta


degli steli
fioriti.

due angioli sorgono a


il

lato

portando

Sia la composizione,

sia

tipo delle figure, e la fusione


di
il

grande del colorito, inducono a far


Maria in Aracoeli
(fg.

paragone del dipinto


Dugento, quali sono
o la

Piacenza con opere di pittori romani della fine del

mosaico sulla porta laterale

di S.

Madonna

di Pietro Cavallini in S.

Maria in Trastevere

100).

vi

ragione di escludere che le somiglianze


dall'irradiarsi

possano essere

state

cagionate

anche

nell'Italia

superiore della Pittura dell'Italia centrale, o

Fig. 100.

Roma,

S.

M. in Trastevere: P. Cavallini. Madonna, mosaico.

per mezzo di relazioni

d'artisti,

o per migrare di opere. Del quale abbiamo

ancora prove singolari:

Bologna,

una tavola improntata

allo stile

di

Cimabue
S.

^;

a Milano^
(fg.

un
^,

crocifsso collocato gi in antico nella chiesa di

Eustorgio

101)

e simile ai dolenti crocifssi dipinti nell'Italia cenS.

trale, soprattutto alla

croce di Giunta Pisano nella chiesa di

Francesco
l'af-

d'Assisi.

Ma, per altro rispetto,


i

pur verisimile che

le

rispondenze tra
effetto di

fresco di Piacenza e

mosaici romani non siano che


artisti

una

stessa

derivazione dei diversi

da origini comuni, ch'esse siano conse-

'

H. Thode, Franz oon Assisi, Berlin, 1904, pag. 237. Secondo la tradizione, il crocifsso proviene dall'Italia centrale.
19

146

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


di

guenza

un parallelo svilupparsi della Pittura


anche nella Lombardia,
nuovi
dalle
di

nell'Italia

centrale e su-

periore dopo un'uguale


11

preparazione fornita dall'intluenza bizantina.

costituirsi,

una maniera particolare

di-

stinta

per

tratti

forme pi passivamente bizantineggianti,


s'

intravede pur nei resti

di

un

grande
dell'

Giudizio

Universale
S.

abside di
(fi-

Michele di Cremona
Quivi,

gura 102) ^

entro

una mandorla, troneggiava


il

Cristo,
;

brandendo una
angioli
coi
si

spada

intorno a lui vodegli

lavano

simboli della passione,

adunavano
probi, fra
si
i

beati e

re-

quali ancora
il

scorgono

giurista col

suo mantello di vaio e col


libro,

l'uomo d'arme,

il

vescovo. Appariscono nell'affresco note inusitate di

colore,

un

lento

distac-

carsi dalle

forme consuete,
spirito natuil

un pi vivo
ralistico

nel riprodurre

costume: qualit che dan-

no motivo
dipinto di

di collegare

il

Cremona

alle

miniature di molti codici


eseguiti sul principio
Fig. 101.

del

Milano,

S.

Euslorgio: Crocifisso.

TreCCUtO

nell'Italia SCtteU-

trionale, nelle quali le for-

me

bizantineggianti sono

commiste

di caratteri
^.

nuovi che dovevano svol-

gersi

sempre pi

nel divenire dell'Arte

' L'interpretazione dell'affresco, ora guastissimo, non dubbia poich la figura clie grandeggia sul trono ha il costato e i piedi piagati. Ci riferiamo alle miniature dette di scuola bolognese (Ventuiii, Storia, III, 457) di alcune delle quali facciamo cenno pi oltre.
'^

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


Si

INIZI

DEL TRECENTO
gli
S.

147

possono connettere a
della

tali

dipinti pi originali

anche
di

avanzi della
Giorgio
di

vasta decorazione

maggior navata della chiesa

Almenno

S.

Salvatore, presso
si

Bergamo, che per


all'inizio del

il

carattere delle iscrizioni

e per lo stile

deve attribuire

Trecento. Nella remota chiesa


loro iconografa,
ser-

rurale quelli afTreschi,

notevoli soprattutto per la


di

bano molte tardive reminiscenze


figure
di

pi

antichi elementi

decorativi

vi

pavoni,

nel

piedritto degli archi, fasce con dentelli variopinti


gi
di

si

forme bizantineggianti

molto alterate senza che tuttavia


(fig.

possa scorgere nessun riflesso dell'arte giottesca

103).

Fig. 102.

Cremona,

S.

Michele

reprobi.

Al medesimo

momento

stilistico

spetta

il

raro

affresco

dell'antico

duomo

Bergamo rappresentante una scena della buona antica vita del Comune. Sopra un fondo bruno, scorniciato di verde, sul terreno giallo,
di
dipinta

una

delle caritatevoli
la

"

andate

che

fratelli della

Misericordia

solevano compiere secondo

propria regola

(fig.

104) \ Vien

primo un gen-

tiluomo, e porge un pane al mendico ignudo che, da terra, tende le

mani
Nel-

verso di lui

lo

segue un giovane che reca, cauto, un recipiente ricolmo,


la bisaccia del

mentre due servi portano


l'aspetto

pane

e la fiasca del vino.

del

mendico

nelle

forme delle

vesti

vivamente lumeggiate

'

Bollett. della Civica Bibl. di

Bergamo, Bergamo,

1907, pag. 37 e segg.

148
persistono
i

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


tratti

bizantineggianti,
e
il

ma

visi gi

quanto personale,

loro disegno largo,

hanno un'espressione ala forti contorni, che rammenta


Cottis,

anche

gli affreschi

della

tomba
a

di

Guglielmo de

accenna

al for-

marsi d'una nuova maniera,


stratisi

elementi sinora non chiaramente

dimo-

ch'erano penetrati nella Pittura.

L'Italia, la

quale accoglieva largamente molteplici raggi d'arte


regioni,

di

cultura

di
stile

altre

fu

corsa

trionfalmente

nel

secolo

XIII

dal

nuovo

gotico venuto di Francia, che diede al santo di Assisi la sua

Fig. 103.

Almenno

S.

Salvatore,

S.

Giorgio

affreschi.

basilica, a

Federico

II

la nobile reggia di Castel del

Monte.

pi d'ogni
cultura
i

altra

nostra
l'

regione

dovette allora

essere

compenetrata

dalla

francese

Italia

superiore,

quando
si

nelle sue citt

risonarono

cantari

cavallereschi
gio

di

Francia,
la

quando

form persino uno strano linguagsi

letterario in cui

lingua

d' oil

mescolava coi

dialetti

veneti e

lombardi.

Lo

stile

gotico quale

si

manifesta nella Pittura francese del secolo XIII,


e

e soprattutto in miniature

vetrate

dipinte, era in intiera

opposizione

con quello bizantino e bizantineggiante. Non cercava


con ingegnose e raffinate espressioni
pi propri
a
decoratori

di riprodurre reali-

sticamente, con rilievo, le forme esteriori, anzi mirava


lineari,

rappresentarle

riducendole entro schemi


dal

che a

pittori,

rifuggendo

modellare con

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


l'uso di

INIZI

DEL TRECENTO
"

149
^

ombre

e di luci

per

servirsi

invece

di

colori

piatti

Dodei

veva, nel Trecento, l'arte italiana affermarsi in Francia


pittori senesi, e ofTrire

con

l'opera

esempi di
i

altri

intendimenti e di una fattura di-

versa,

perch

pittori e

miniatori

del

Nord volgessero ad

altre

vie,

preparassero

la

mirabile apparizione di Uberto e di Giovanni van Eyck.

Fig. 104.

Bergamo,

duomo

fratelli della

Misericordia.

Ora, mentre lo

stile

gotico francese influiva fortemente

sull'architet-

tura e sulla scultura italiana, esso lasciava pure qualche


nella Pittura ^ sebbene

leggera traccia

questa tendesse a scopi suoi propri e possedesse

ormai

tali

mezzi

di tecnica

che potevano apprestare

l'arte di Giotto e del

Trecento.

ViTZTHUM, Die Pariser Miniatiirmalerei, Lipsia, 1907, 14. Intorno all'influenza dello stile gotico nella Pittura italiana del bildung der Trecentonialerei {lep. f. Kiv., 1904, pag. 91 e segg.).
'

Cfr. G.

sec. XIII, cfr.

O.

Wulff, Zur SUI-

150

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Nella Lombardia non sono
rari
gli

indizi

della

influenza di quello

stile.

In alcuni mediocri affreschi dell'antica chiesa del monastero di Solbiate


inferiore, dipinti circa
il
il

1290,
visi

il

colorito delle vesti

non ha

rilievo; e

anche
K

disegnare angoloso dei

accenna a influenze gotiche oltramontane


Queste
si

trovano pi evidenti

in affreschi, ora
di un'absidiola

molto
del
l'

ridipinti,

duomo

di

Piacenza ove pur

iconografia

della Resurrezione dei morti

ha
nel

riscontro

con rappresentazioni
^.

care all'Arte di Francia

medesimo duomo, nel transetto di sinistra, sembra imitato da


qualche miniatura o da un
gillo gotico
si-

r affresco che rapS.

presenta, curiosamente,
gio che uccide
la donzella sta
il

Gior-

drago mentre

seduta in groppa
si

del suo cavallo, e


l'arcione.

stringe al-

Tracce delle stesse tendenze,


le

quali tuttavia

non
solito

rie-

scono a prevalere su quelle bizantineggianti,


e
di

ap-

pariscono in opere di scarso valore artistico,

sono a Pontasso
nella
S.

presso Voghera

decoraMaria,

zione dell'oratorio di
eseguita
Fig. 105.

sul
^
;

principio del seS.

Pavia,

S.

Teodoro

Santo vescovo.

colo
doro, nella figura d' un santo vescovo
(fig.

XIV
;

a Pavia, in

Teo-

105)

a Milano, negli affreschi


il

del piano terreno dell'antica torre di Ansperto presso

Monastero Mag-

' Sono, nell'abside dell'oratorio di Solbiate ch' avanzo d'una pi vasta chiesa, alcune figure di santi presso una delle quali un cartello con la scritta: " mcclxxxx... fecit fieri hoc opus.. Non mancano in tali affreschi anche molti tratti bizantineggianti. 2 Venturi, Storia, III, 417. ^ V. Cerigli, L'oratorio di S. Maria del Pontasso {Rivista di Scienze storiche, 1908).

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


giore
^

INIZI

DEL TRECENTO

151

e in

un

dipinto, rappresentante
S.

1'

apparizione di Cristo alla

Mad-

dalena, nella chiesa di


di Varese,
in

Nazaro l Notevoli soprattutto, nel


allatta
il

battistero

una Madonna che

bambino

(flg.

106),

un santo
lo

atto di proteggere

un palazzo,
i

aflreschi dell'inizio

del

Trecento, nei
stile

quali le tinte unite, e


gotico, palesano

contorni

del

disegno, condotto secondo

un
-^

influsso della Pittura nordica cos forte

come

raro

di trovare altrove

Nella Miniatura, la quale,

durante
principio
fior

il

secolo

XIII

sul

del secolo

seguente,

largamente nell'Italia susi

periore,

pu credere siano
tendenze e grada-

state le stesse

zioni stilistiche che sono nella


Pittura, lo stesso

predominare
della
e

dello stile bizantineggiante che


fu

massimo iniziatore nuova arte del Trecento


il

un

saltuario

suo contaminarsi, in

diverso
gotiche

grado

con

le
*.

forme

oltramontane

Ma

la

scarsit di manoscritti

miniati
Fig. 106.

che siano di sicura origine lom-

Varese, battistero:

Madonna

col

bambino.

CwALCASEi.LE, PUtiira, IV, 221. Anche per essere rappresentato fra gli altri santi S. Francesco, gli non possono assegnarsi alla fine del sec. XII o al principio del XIII come parve al Cavalcasene: essi sono da attribuire alla fine del Dugento o ai primi anni del sec. XIV. Le influenze bizantine, manifeste soprattutto nella Crocifissione, vi sono commiste a caratteri gotici, mentre deriva ancora dalla ornamentazione romanica il meandro che si svolge nell'alto. La suddetta Crocifissione e l'affresco delle stimmate di S. Francesco sono sincroni, e affini per stile alle figure dei santi schierati all'intorno: ma cfr. U. Nebbia, Note {Rassegna d'Arte, 1911, 15).
'

afTreschi

L'affresco in parte ridipinto.

ma di tempo alquanto pi recente, la lunetta <lella porta maggiore del battistero, rappresentante la Madonna col bambino, il Battista e un devoto. Dimostrano anche una larga influenza dello stile gotico oltramontano alcuni frammenti di affreschi nella chiesa di S. Eustorgio di Milano, sul penultimo pilastro di destra (fine del sec. XIII), e un alfresco rappresentante le stimmate
'

Affine alla stessa maniera,

del santo nella~chiesa di S. Francesco di Lodi, sul quarto pilastro di sinistra. A. Venturi, Storia, III, 453 e segg. Di particolare importanza per la commistione delle forme bizantineggianti e di quelle oltramontane sono le miniature degli Annali del Caffaro (Parigi, Bibl. Nat.:
*

ms. lat. 10136) eseguite tra il sec. XII e il XIII cfr. O. Wulff, Ziir Stilbildung der Trecenlomalerei (Rep. f. Kw., 1904, 95) Anche in molti mss. di " scuola bolognese si ritrovano forti riflessi dello stile gotico francese. Vedi, e. g. Lipsia, Bibl. dell'Universit, mss. 965 e 967 del XIII-XIV sec; cfr. Buuck, Malereien, pag. 96; Verona, Bibl. Capitolare: ms. CXCIV (a. 1317).
: :

152

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

barda non concede di determinare con molta precisione se nella

Lom-

bardia la Miniatura abbia avuto allora dei caratteri propriamente diversi

da

quelli cbe

sono

in codici ornati in altre regioni dell'Italia superiore, e

soprattutto nelle opere di miniatori bolognesi o emiliani.


In

un codice

delle Decretali della Capitolare di Piacenza


si

la

commiPolirona
15)
^

stione di

forme bizantineggianti e goticbe


cos

dimostra nel colorire e nel


di

disegno angoloso \

come

in

un messale della badia


D.
B. 28

ora conservato nella biblioteca Civica di Mantova (cod.


in

III.

una Bibbia dell'Ambrosiana (ms.

inf.).

Alcuni codici di conte-

Uttutmie-cnwiti^ ar5)(m

gnc.munratumtr U^
mlr (nmr ejy-pxcttpxt UumC'gnni^ mc^aucu
mtc^'Cce uullce noud txr Ugmnr incfAUttttu
ir- quc

gotcthmwnsjn^

tnr4utttnie oc^^mg^i
.

cmiitin

cntruiieanncr

ircmi?u-.iiuitd qui txoxtnt

^Cr umcnr dttc ite

CDii|>.igw

ccUt tmrtmr Cicmtmrdiur


:

Fig. 107.

Parigi, Bibl. Naz.

ms.

fr.

2631.

nuto

francese,

ma
la
"

scritti

miniati
la

in

Italia,

probabilmente

in

Lome
il

bardia,
"

quali

Conqueste de
furono

Terre

d'

outremer

(fig.

107)

Tristan

(fg.

108) che

predati da Lodovico XII alla biblioteca

del

castello

di

Pavia

^,

palesano una qualche

imitazione

di

miniature

francesi. Delle quali

si

ritrova l'influenza anche nelle umili e trasandate

'Intorno all' liilluenza dello siile gotico d'oltralpe nella Miniatura italiana del secolo XIII, cfr. M. Dvorak, Byz. Ein/hiss aiif die Hai. Minialiinnal. {Mitili, d. Insl. f. oeslerr. Gescliiclilsfor. Erganzb. VI, 792
:

e segg.).
^ Anche nell'iconografia della Crocifissione il messale dipende da un esemplare oltramontano (cfr. Venturi, Storia, III, 453): esso da attribuire ai primi anni del sec. XIII e a un miniatore mediocre, quale fu prete Isidoro che nel 1170 mini l'evangeliario del duomo di Padova. Parigi, Bibl. Nat.: ms. fr. 2631 ( Conqueste d'outremer ,): di scrittura italiana, del XIII-XIV sec. Ibid.: ms. fr. 755 (' Tristan ): di scritt. italiana del principio del sec. XIV.
''

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


illustrazioni

INIZI

DEL TRECENTO
109),

153

del

poemetto

di

Pietro

Bescap

(fig.

della biblioteca

Braidense di Milano (AD.

XIII, 48) \

per

le tinte vivaci e piatte delle vesti,

per

il

disegno calligrafico,

come

in

quelle del poemetto

volgare
it.

di

Ja-

comino da Verona conservato


Sebbene
bardia anche
scarsi, tali
la

nella biblioteca Marciana (cod.

Z. 13) ^

documenti inducono a credere che nella Lom-

Miniatura manifestasse, distinte fra di loro o commiste,


uui unmure.v pu icmamf-uu

lafi tmicrtotaffamlltc; trtn

ttotccctmt fbnc qaUiotofe^

dpinxrUiotaifc gaitc tnunr la fbnaincDdpin.fcai atDnc naie baatllc .woiruifo


tartlc

TX wuwcnc 6ract loicoonoie


na.en\A loiofc gatvcvn toana'ci dnretautne rtpfejlftu: fanr

tne-fCicoKcititr
Itti

ambixBacc

murfe anm aumtCQ) qd p

u.Tqntaccfcfracontp. tccircotcB (TtHitfommrtclaeao itnwinr tUccfoiUfoitntnco: OiOe-ar il fy bicn qtl a aad bomt dVplne pnifif qilncfmr-car afftir qtl ne ieg[icitm'(r me gnc fi a empita fot fot ce fcr or attxeib? cr mp fXt fto-ifm

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qa ncrt- ime len tccom

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i^:^'^!^?.:^-:'^
V^^'<
r

>:>

,ir.
Fig. 108.

.lic^iMdiiKrX.
Parigi,
Bibl. Naz.
:

ms.

fr.

755

"

Trislan

le

tendenze diverse ch'erano nella Pittura, or verso

le

forme bizantineg-

gianti or verso le

nuove forme

gotiche, le quali

sul principio del secolo

XIV

in

componevano insieme un grande monumento, negli atfreschi del


si

castello di Angera.

'

F. Carta, Codici corali

e libri

miniati

lella Bibl. di

Milano,

Roma,

1895, tav. II.

Molto pi distesanienle potremmo studiare la Miniatura fra il secolo XIII e XIV se non volessimo limitarci ai codici di pi sicura origine lombarda: i quali sono rarissimi per tale periodo, e non sempre significanti. Ricordiamo un ms. dell'Ambrosiana (cod. P, 165, sup.) rozzamente miniato circa il 1280 per Olrico Scaccabarozzo (cfr. Magistretti, Vesti ecclesiastiche in Ambrosiana, op. cit. e alcuni mss. che gi appartennero al monastero lombardo di S. Maria di Morimondo, ora nel Seminario Teologico di Como. Non abbiamo potuto rintracciare il Libro d'orazioni di Antonio Gallina oste del Cappel Rosso di Milano (a. 1.301), che dalla Biblioteca Trivulzio-Trotti pass in America: cfr. F. Novati, / codici Triinilzio-Trotti (Giornale stor.
'^

della Leu.

It.,

1887, IX, 137 e segg.).

20

154

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Gli affreschi di Angera,

di

grande pregio per


perch

la

storia dello

stile,

sono pur singolari per


schiettamente profane.

loro soggetti,

svolgono rappresentazioni

Non
dioevale
:

a credere,

nella

presente scarsit di pitture


sia

di

siffatto

con-

tenuto, che tale


anzi,

materia
si

iconografica

stata trascurata
trattata

dall'Arte

me-

ha notizia ch'essa

fu

anche nei

secoli pi

"'^::t^:^!^

f^oa"m02t

% 3' "W^

i-Leto utda n-mm fi rlamao

canojefaaqudtoiTraa

Fig. 109.

Milano, Braidense

cod.

AD.

XIII 48 (Bescap, Slori.n Sacra).

oscuri \ e eh' ehbe poi fortuna in rappresentazioni storiche,


dottrinali,

allegoriche,

come

quelle curiosamente enumerate dal lodigiano Orfinio, in


scritto al principio del

un suo confuso poema


palagio ideale in cui
si
i

Dugento, descrivendo certo


le

vedevano
pianeti,

la

Fortuna,

Parche,

Bacco, figure

astronomiche,
soltanto
tali
i

le Arti,

la lotta dei Vizi e delle

Virt l

Ma non
cari
alla

argomenti allegorici
tessuti
istoriati ci

e dottrinali, dei quali

mosaici dei pa-

vimenti e

hanno serbato esempio, furono

Gir. J.

NON SCHLOSSER, Quellcnbuch

z.

Kunstgescb., Vienna, 1896, pag. 121 e segg.

Misceli, di St. hai., 1869, VII, 29 e segg.

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


Pittura
nell'et

INIZI

DEL TRECENTO

155
la vita

romanica
fior

e,

pi ancora, nel secolo XIII,


i

quando
degli

individuale e civile

rigogliosa,

pittori,
i

non meno
tal

scultori,

amarono
Fra
l'Italia

di rappresentarne le vicende e
le notizie

costumi.

che abbiamo di pitture di

genere molte riguardano


Nell'abside

superiore, e specialmente la Lombardia.

Padova era dipinta la costruzione del carroccio del Cremona un affresco rappresentava la vittoria che i cittadini, nel 1213, avevano riportata sui milanesi ^ nell'atrio del duomo di Vercelli, sul
di
^
; ;

duomo Comune a
del

principio del secolo XIII,

il

vescovo Ugone fece dipingere

vassalli della

sua chiesa^; a Legnano l'atrio del palazzo di Ottone Visconti era ornato
anch'esso di pitture profane
II
'*,

palazzo del

Comune

di

Novara, ch' simile nella sua costruzione


altri

ai palazzi edificati nel

Dugento dagli

Comuni

dell'Italia

settentrio-

nale per le pubbliche riunioni, reca ancora alcune vestigie di una deco-

razione che nell'esterno


dei suoi mattoni.

si

componeva armoniosamente con


si

la tinta vivida

Un

fregio istoriato

stendeva sotto

la

gronda.

Su un

campo
ture
:

veggono ancora tracce delle strane dipinun uomo combatte colla spada contro un leone una donzella, vedi colore giallastro si
;

stita di

lunga tunica verde,

si

stringe oscena

ad un giovane
si

due

cavalieri,

coperti di maglie di ferro e di tuniche variopinte,


aste
;

scontrano a colpi di

entro un castello, colorato di rosso, stanno due fanciulle vestite di

azzurro, mentre un'altra esce dal recinto: figurazioni che forse ricordavano
al

popolo

gli

episodi dei romanzi cavallereschi

che

cantastorie

narra-

vano
di

sulle piazze, dai quali

pur trassero materia


Pi
oltre, nel

le

decorazioni della Loggia


del

dei Cavalieri a Treviso ^

fregio del palazzo

Comune
il

Novara,

altri scontri

d'armati,

popolani

che

duellano

coprendosi

capo con dei


profili cosi

cesti

per tutto una fattura rapida, a tinte larghe, con

forti

che pu

dirsi

prosegua

il

pi umile

stile

del secolo XII, bene

addicendosi alle popolari rappresentazioni.


Nella chiesa
di
S.

Bassano a Lodi vecchio

"^

coloro

che avevano

RoLANDiNi Patavini, De

fuctis in

^
'

G. Zaist, Notizie istoriche,

Marchia Tarvisina Cremona, 1774, 12.

(Rei:

It.

SS. VIII, 301).

mento
'^

G. Colombo, Docuiii. e notizie intorno agli artisti vercellesi, Vercelli, 1883, pag. 40. A Legnano, nei pochi avanzi del palazzo visconteo non si vede pi nessuna traccia di affreschi. Venturi, III, 418. A Novara, in una volta attigua al chiostro della cattedrale un breve framdi affresco con figure di guerrieri combattenti: lavoro della fine del sec. XIII. Cfr. : D. Sant'Ambrogio, Lodi Vecchio, Milano, 1895. Le figure hanno i visi, di colore scialbo e

fortemente profilati. L'affresco appare pi grossolano delle altre pitture, sebbene sincrone, che compiono la decorazione della chiesa: v. al capitolo seguente. Nella medesima chiesa di S. Bassano di Lodi Vecchio un bassorilievo rappresentante un giovane a cavallo in atto di spingere due bovi, collocato
"

piatto

dal

"

paraticum boateriorum

che nel 1323 aveva

fatto eseguire la soprastante volta.

156

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


dipingere,
le

cooperato alla fabbrica fecero

da un grossolano pittore dei

primi decenni del secolo XIV,


di

proprie fatiche cos

come

nel

duomo
:

Piacenza

le arti e gli artieri

che avevano concorso alla costruzione dei


i

piloni collocarono dei bassorilievi rappresentanti

propri mestieri

pas-

sano nelle crociere di una delle volte della chiesa lodigiana, sul fondo tinteggiato di bianco, carri trascinati da bovi che recano grandi tronchi

Fig. 110.

Lodi vecchio,

S.

Bassano

affresco.

d'alberi e laterizi in servigio della fabbrica

(fg.

110).

Fra

tali

rappresen-

tazioni profane, cui

pur da unire
1' "

il

nobile affresco dell'antico

duomo

di

Bergamo

raffigurante

andata

della Misericordia, le pi importanti che

a noi siano giunte sono quelle degli affreschi del castello d'Angera.

Sorge a capo del lago Maggiore, serrando


il

lo

sbocco delle Alpi verso


sulle

piano lombardo,

la

rocca di Angera S rosea

nitide

forme del

'

L.

Deltrami, Aligera

e la

sua rocca. Milano,

1904.

PITTURA E MINIATURA NEL DUGEXTO E SUGLI


SUO

INIZI

DEL TRECENTO

157

promontorio,
il

fra

il

perpetuo variare dell'azzurro delle acque, del

cielo, e

biancheggiare di nevi lontane.

La
lacerata

vetta del

promontorio ebbe molte opere

di fortificazione nel se-

colo XIII

quando Milano, tramutandosi di Comune in Signoria, fu pi dalle fazioni. Venne allora circondata di mura, ora dirute nel
;

mezzo
che
si

della cerchia merlata vi fu costrutto, di poderosi conci,

il

torrione

erge ancora sopra

le

attigue costruzioni. Tale forse essa era quando,

nel 1250, vi ripar

Leone arcivescovo di Milano, quando poi l'armata di Ottone Visconti veleggi sul lago, e Angera e Arona passarono con alL'arcivescovo Ottone Visconti,

terne vicende in potere dei Torriani e dei loro avversari ^


il

quale

am

di

edificare

nobili

cala

stelli,

e ne costrusse a Valtravaglia, a Cassano, a


^
:

Legnano, orn anche


la costruzione, di

rocca di Angera

probabilmente fu opera sua


Pi

grandi

conci levigati, addossata alla vecchia torre.

tardi l'arcivescovo Giodi

vanni Visconti,

il

cui

stemma
altri

si

vede

in alcune bifore

una parte pi
il

recente del palazzo, prolung con opera

meno

accurata quell'edificio,

quale ebbe poi anche

ampliamenti

^.

Nel complesso delle costruzioni di diversa epoca delle quali

ora

formato
torre,

il

castello,

la

parte

di

pi nobile struttura

la

pi antica. La

aspra all'esterno, divisa nell'interno in ripiani, che dapprima docollegati soltanto per
:

vevano essere
rezza guerresca
e

mezzo

di scale a pinoli, tutta fieessa,

l'edificio

che venne addossato ad

ha

l'aspetto sicuro

magnifico di un palagio signorile, nel suo esterno


si

nelle

due grandi
al-

aule sovrapposte di cui

compone.

Nell'aula terrena, destinata probabilmente ai famigli,

danno luce
si

cune

strette e diffidenti finestruole

nell'aula superiore, alla quale


si

ac-

cedeva dalla torre mediante un ballatoio esterno,


finestre gotiche verso la valle nel cui

aprono
il

tre

grandi

profondo ondeggia

lago.

L'ampia
volte

aula, coperta di

due volte a costoloni, conserva nobili avanzi

dei dipinti che

un tempo

la rivestivano tutta di colori.

Ancora

nelle sue

un variare

di ornati

con

tinte vivacissime, quasi in caleidoscopio.

Nell'una sono intrecci di

steli gialli

con vene di carminio e

di bianco

che

formano losanghe
variopinti:
si

e riquadri campiti di verde, di rosso, avvivati di dischi in altra crociera le

mutano d'una

combinazioni dei colori;

'

GiULiNr, Memorie, III e IV, passim.

2 ^ It.

Catalogus Archiep. Med. (Mon. G. H. SS. VIII, 108-109) Giulini, Memorie, IV, 762. Sull'attivit di Giovanni Visconti nel fabbricare v. Gualvanei de la Flamma De rebus
;

gestis

(Rer.

SS., XIII, 1005).

158
nell'altra

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

sono lacunari

e dischi, nei quali


si

il

verde
e

il

giallo

il

rosso
:

il

bruno, e bianche perle,

accozzano in forte

armoniosa sonorit

Fig. 111.

Aligera, castello

interno dell'aula maggiore.

nei peducci d'ogni

crociera dipinta la

biscia

dei Visconti

(tlg.

112) \

'

Il

Muu\TORi
,.

(Rei:

II.

SS. IX, 82) vide le pitture d' Angera,

"

rudes

certe,

quales iiimirum rudis

illa

aetas ferebat

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI

INIZI

DEL TRECENTO
negli

159
della

Le
loro

pareti, spoglie

per gran

tratto

dell'intonaco,

avanzi

decorazione splendono

d'una varia e vigorosa policromia. Sopra


ora
di

un

alto zoccolo l)ianco fregiato

racemi rossi che


ora di

si

avvolgono a
cerchi muldi rosso di

spirali
ticolori

buttando foglioline azzurre


(fg.

e verdi,

strie e di

Ili),

una larga

fascia
di

azzurrastra

fra

zone
a
:

verde

di

giallo

di

bianco, adorna

ramoscelli

simili

quelli

degli

ornati nell'affresco della cripta


stellate di

della
i

chiesa di Galliano
coloriti

margarite
e

codi

bianco sono sparse fra

rami

di

verde vitreo

Kig. 112.

Aligera, castello: affreschi.

turchese, fra le foglie gialle venate di


uccelli dai vivi colori
(fg.

rosso

e tra

gli

ornati

si

posano

119) ^

Uguale vigore di
tali

tinte, e

maggiore variet, hanno


i

le fasce
:

ornamensi

che riquadrano in alto

lunettoni delle
;

pareti

ora vi
si

ripete

con varianti l'ornato della fascia inferiore


in palmette complicate,

ora a questo che


gialli

scompone
si

sono intercalati dischi


;

nei quali
steli

schius'

dono

corolle variopinte

ora entro
bizzarre

riquadri formati da

che

in-

trecciano

sono

dipinte

figure,

un

deforme

vecchio

tricipite,

presso Ponte Tresa


di

Ricordiamo in questo luogo gli avanzi di pitture decorative del secolo XIII nel castello di Magliaso (cfr. Rahn, Wandgeii., 15) le quali imitano una preziosa stoffa orientaleggiante, ornata intrecci con figure di animali.
'

160

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

un fauno che porta un fardello, una donna glauca nel viso, in atto di stringere due pesci, un uomo fulvo e cornuto che ammaestra un uccello
rapace
(fg.

112). Cinte

di

tali

vivaci ornamenti, le grandi lunette delle


fascia bianca

pareti sono

divise in

due zone orizzontali da una


neri

con ro

sette steli e tratteggi

che simulano

il

graffito,

con grandi tondi di

diverso colore.

Entro

riquadri superiori, in ogni lunetta, furono dipinti


il

pianeti.
il

E sebbene

ora

ciclo delle figurazioni

sia

frammentario,

agevole

ricostruirlo idealmente per

mezzo

delle parti conservate.

Secondo

le cre-

denze astrologiche medioevali, ogni pianeta era rappresentato congiunto


a quei segni zodiacali in cui esercitava pi fortemente,
casa
,
il
"

come

in propria

suo influsso.
(fig. 90).
Il

Vien primo Saturno


nuto, siede sopra

vecchio [satvrn'], velato di bianco, cala falce e


il

un seggio recando
:

drago che

si

morde

la

coda,

simbolo del
[aqvarivs],

Tempo

ha da un
il

lato

un giovine che rovescia un'urna


al

dall'altro

segno del Capricorno [capricornvs], accanto


il

quale

inscritto

anche

nome

del

mese

in
:

cui

esso

imperversa

[ianvarivs]. Sotto l'affresco

una

scritta

commenta
della

est tiri satvrne domvs

egrecervntis et vrne.

La potente
degli
ornati.

sonorit

dei

colori

lunetta

si

accorda con quella


splende
il

Al di sopra

del

terreno tinteggiato di giallo


e

fondo, candido, tra fasce di azzurro vivo

di
si

verde

il

vecchio Sa-

turno vestito di tunica verde


delle pieghe,
si

il

cui
;

colore

addensa nel profondo

sbianca nel

sommo

il

suo manto sanguigno

lumeg-

giato di rosso
gli

chiaro.
:

Le pieghe
e

dei panni

sono circonvolute secondo


si

schemi

l)izantini

in

ogni parte del dipinto


della
fine del

ritrovano
XIII

affinit

cogli

affreschi

bizantineggianti
nel

secolo

o dei
forti

primi

anni del Trecento,


rossi che
Indi,
li

disegno tortuoso dei corpi,

nei

contorni

delineano, nel tipo delle figure.

al

sommo
113)
:

dell' attigua

lunetta,
il

sopra tinte vivaci come

nel

precedente affresco, sono figurati


iconografia
(fig.
il

sole e la

luna secondo l'antica loro

Sole [sol],
gigli,

coronato, vestito di tunica scarlatta


la rossa
la

con fasce verdi ornate di


del

guida

quadriga verso

il

segno

Leone
la

[leoJ

lo segue, vestita di cinereo,


il

Luna

|lvnaj, sulla lga,

presso
-j-

quale sta

Cancro |cancer|, che un oscuro verso soggiunge:


SOLI.

CESSERVNT SOLI LVNE CANCER LEO

Dell'affresco della parte superiore della successiva lunetta

non

resta

che un breve frammento col segno dello Scorpione [scorfioJ e con tracce

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


della figura di

INIZI

DEL TRECENTO

161

un cavallo galoppante

(fig.

112).

Ma

sebbene non rimangano


il

altre vestigia di questa e delle altre figurazioni nelle quali

ciclo astrocostituito.

nomico
Le
che

si

compieva, possiamo congetturare come esso fosse

iscrizioni delle
gli

due prime lunette non furono composte partico-

larmente per
si

affreschi di

Angera

ritrovano ripetute nei trattati


le

comune dominio, astronomici servendo forse di mezzo


esse erano anzi di
tra
i

per rammentare quali fossero

relazioni

pianeti e

lo

zodiaco.

Fig. 113.

Angera, castello:

il

Sole e la Luna.

Suonavano quei
in cui

versi
i

^,

disposti in ordine

alquanto differente da quello

furono dipinti
Est
tibi

pianeti nell'aula di

Angera

Saturne

Inde Jovi

domus Aegoceruntis et Urne. dona Pisces magnumque Chirona.


et

Est Aries Martis

acute Scorpio partis.


piirior auro.

Libram cum Tauro Venus ambit


Cesserunt Soli Lune Cancer
e
et

Occupai Erigonem Stelion (Stilbon) geminumque Ledonem.

Leo

Soli

ad

illustrarli, nelle lunette

ora scrostate dell'aula dovettero essere figuil

rati

anche Giove

tra

Pesci e
il

Sagittario,

Marte

tra l'Ariete

e
i

lo Scor-

pione, Venere con la Libra e

Toro, Mercurio tra la Vergine e


alla

Gemini.

Come
le

suddetti versi erano famigliari


all'Arte.

cultura medioevale cos


di

immagini dei pianeti

La quale am

raffigurarle

in

vario

Traggo i versi dal cod. ambrosiano E. 12 sup. (Tractatus de sphaera ms. del 1476), ce. 58 v. I versi sono preceduti dalle seguenti parole; " sciendum vero est quod omnes planetae in quibusdam signis fortius exercent operationes suas et illa signa dicuntur domus suae. Quae quiljus conveniunt bis versibus continentur
'
;

21

162

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


nei secoli

modo mantenendo, anche


l'antichit quali
si

pi

oscuri, dei tipi

gi ideati

dal-

ritrovano in manoscritti miniati, in sculture, nei ricami


il

di cui fu costellato

manto

dell'

imperatore Enrico

II

E come,

per

la

creduta influenza degli astri sulle sorti umane, l'Arte rappresent pi tardi
azioni

umane ed
XIV

eventi storici in riscontro coi pianeti nei grandi cicli

pittorici del

e del

XV

secolo (a Padova, nella chiesa degli Eremitani


;

e nel palazzo della

Ragione

a Ferrara, in Schifanoia
di

Roma,

nell'ap-

partamento di papa Borgia), cos gi negli affreschi


tale concetto, e sotto la

Angera essa svolse

rappresentazione delle pi fauste congiunzioni dei


raffigur,

pianeti

coi

segni

zodiacali

entro

riquadri inferiori di ogni

lunetta, le

imprese fortunate dell'arcivescovo Ottone, del fondatore della

potenza viscontea.

Due

storie

sono dipinte sotto

la

lunetta di Saturno,

divise da

una

bifora che

un tempo aveva
Ottone
il

libera la vista verso le lontananze del

piano
Desio
si

lombardo. Dapprima
in cui l'arcivescovo

figurato l'ultimo episodio della battaglia di

colp

irreparabilmente

Torriani

non

pu disconoscere che
scritto sotto la

pittore abbia espresso chiaramente

quanto in-

scena

(fig.

114)

absolvit
EI

d.

napoleonem ab excomvnica-

TIONE PARCIT SVIS ET VITAM CONSERVAT

VENIAM PETENTI.

le

Napoleone della Torre sta in ginocchio, ancora armato, e protende mani verso Ottone che si china verso di lui dal suo cavallo, benedi:

cendo quasi per assolverlo

fanti armati, a

spade sguainate, accompaviatoria.

gnano l'arcivescovo

fra

di

essi si erge la croce


le
il

Intorno a

Napo
fante

si

accalcano

nemici alzando

spade, pronti a ferirlo, mentre un


vinto.

sembra

volgersi per proteggere

La rappresentazione

corri-

sponde a

ci ch' narrato

da Stefanardo da Vimercate che, sulla


le

fine del
^.

Dugento, cant in un poema

gesta di Ottone, e da altri cronisti

Ancora
valgono

lo

sfondo dell'affresco composto

con

le

consuete tinte di

azzurro oltremarino nel campo, di giallo nel terreno. In ogni parte prele

forme
nelle

proprie
e

ai

tardi

pittori

bizantineggianti
le

appaiono
quali

soprattutto

vesti

nelle

armi, colorite vivamente,

sono
tratti

lumeggiate di
rigidi

tinte
1

chiare o bianche, applicate senza fusione in


visi,

e radianti.
tinte

privi

quasi sempre d'ogni carattere individuale,

hanno

scialbe,

talvolta

con ombre verdastre

forti

contorni di

f.

christl.
^

Sulle ngurazioni dei pianeti, cfr: E. Maas, Iiischriften und Bilder des Mantels Heinrichs II (Zeitschr. Kunst, 1899, 321 e segg); Thiele, Antike Himmelsbilder, Berlin, 1898.

sentato dal pittore

sub Olhone Vicecom. in Rer. II. SS. IX, 92) descrive appunto l'episodio rappreprostrato, l'arcivescovo in atto di parlargli mentre sopraggiunge il conte di Lomellina. Cfr. anche la descrizione dell'episodio in Catalogus Archiep. Med. (Mon. G. H. SS., Vili, 108).

Stefanardo (De
:

geslis

Napo Torriano

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI

INIZI

DEL TRECENTO
dei

163

carminio a segnare
delli

lineamenti

il

loro tipo offre alterazioni

moin

bizantini, e accenni allo stile gotico, quali


tra
il

pur

si

vedono
il

in
;

minia-

ture dell'Italia superiore eseguite

secolo XIII e
la

XIV

anche

quelle del

manoscritto

della

"

Conqueste de

Terre d'outremer

gi

nella Biblioteca viscontea di Pavia.


wr ^=^*--ir r.

Fig. 114.

Angera, castello: la cattura di Napo della Torre.

Talvolta nei movimenti delle figure

e,

pi ancora, nell'accurata

ri-

produzione dei costumi e delle armi,


listico.

vi

cenno

di

un nuovo senso reasue

Napoleone
:

della Torre rappresentato


il

nelle

splendide armi

di condottiero di acciaio

ha

capo protetto di cervelliera, ha gambali e corazza


fregiato

azzurrino
fiorisse

con

sottili

ageminature bianche

e ci ri-

corda quanto

a Milano, sulla fine del Dugento, l'industria degli

164
armaioli.
" "

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Dove trovare
cos

in altra citt di

esclamava Bonvesin della Riva,

un popolo

bene armato

ferree

armature

In

guerra vedresti

non soltanto caterve

di cavalieri

ma

pur

di fanti schierati con

armi cor-

rusche, loriche, corazze, lamiere, elmi, ferree cervelliere, manopole,


bali,

gam-

femorali e ginocchiere, con lance e pali di ferro, con spade e pu-

gnali,

con lucidi scudi


i

....

perch nella nostra

citt e nel

suo contado ....

sono molti
i

fabbri che tutto giorno lavorano armi d'ogni sorta che poi

mercanti diffondono in mirabile


^

numero
di cento
artefici

nelle
i

vicine

nelle lontane
di

citt

Erano allora a Milano pi


lavori.

fabbricanti

corazze;

avevano a lor servigio moltissimi


d'ornati
Il
i

che attendevano a fregiarne

pittore rappresent con cura le molteplici fogge di armi,

di

elmi,
il

di scudi dei guerrieri che

circondano

il

duce inginocchiato

dei quali

primo, che ha
liera
;

la vipera

azzurra sullo scudo bianco, munito di cervel;

altri

porta un

bacinetto

altri

un elmo conico secondo


i

l'antica

foggia.

Con le armi azzurrine e bianche compongono un vibrante accordo di tinte

colori

vari

delle

funicelle

sul

campo

di vivo
al

oltremare.

Poi Napoleone della Torre [dns napo] accompagnato


prigionia con Canevario, suo fratello, e coi giovini nipoti
vestiti
(fig.

luogo della
I

115).

vinti

ancora signorilmente, con berretti di vaio o con bianche


gialle azzurre rosate

cuffie,

con

lunghe tuniche

entrano nella stretta delle colline

che circondano Como, seguiti dalle schiere dei comaschi.


avvicinandosi alla
citt,

Uno

dei militi,
si

fiato a

una lunga tuba


;

un cavaliere
i

apaste

poggia, stanco, al collo del suo cavallo

altri

ergono

pennoni,

le

munite
il

di banderuole, gli stendardi. Sulle

due alture

fra le quali

incede

corteo

sorgono alcuni

edifici;

e a sinistra

forse figurata, in

convenzionale, quella rocca del Baradello che vigila ancora sopra

modo Como

con

la

sua alta torre nella quale

Torriani furono rinchiusi entro gabbie


al

di legno,

ove Napo dur in vita pi che un anno, sino


si

1278

^.

Frattanto l'arcivescovo

avvicinava vittorioso a Milano. Ma, giunto

presso la

citt

narra Stefanardo da Vimercate

egli fece

fermare
i

le

sue schiere per esortarle alla pace, e al rispetto dei concittadini:

militi

promisero

di

obbedire

e si

mossero

in aspetto pacifico,

con
i

le

spade nel

fodero, preceduti dalla croce, mentre uscivano di Milano

cittadini, lieti.

F.

de' vecchi
-

S.

NovATi, De magnalibus urbis Mediolani (Bull, dell' Ist. St. It., 1898, pag. 148) Id., Poesia milanese tempi (Nuoua Antologia, 1909). Monti, Riforme degli statuti comaschi in odio ai Torriani (Perod. della Soc. St. per la prov. e
;

antica diocesi di

Como,

fase. 50, pag. 102 e segg.).

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


giovini e vecchi,

INIZI

DEL TRECENTO
che,

165
diviso

uomini e donne insieme confusi,


i

col clero

in schiere, intonava

sacri inni \

Le pitture della zona della Luna sembrano aver


Stefanardo da Vimercate,
sicura e precisa

sottostante
attinto
di

alla

rappresentazione del Sole


diretta al racconto

come

a fonte

di

altri

che avesse serbato,

come
^:

il

poeta,

memoria

di quel giorno.

Da un

lato

(fig.

116),

sopra un caaccanto

vallo fulvo, sta l'arcivescovo, in atto di pronunciare l'allocuzione


a lui l'accolito, a cavallo, con la croce serrata
i
;

dinanzi

gli

si

affollano in schiera
di

cavalieri e

fanti.

Il

primo

di questi

ha calzari

rosso vivo,
cervelliera

rosea tunica lumeggiata di bianco, scudo crocesignato, una

Fig. 115.

Angera, castello:

la

cattura dei Torriani.

in capo sopra

la

leggera

cuffia

di

lino

sostiene alto

un pennone.

Il

primo dei
le aste

cavalieri,

armato pi nobilmente d'ogni


la

altro,

ha purpuree
si

armi con ornati bianchi, e

croce sullo scudo. Sui cavalieri

ergono
che un

munite

di banderuole, sopra l'azzurro intenso dello sfondo, di stelle,

tempo era sparso

come
^,

negli altri riquadri.

Pi oltre figurata

la citt

un gruppo convenzionale

di tetti e di

cupole tinte di carminio e di ocra, di costruzioni di colore turchese e smeraldino (tav. VII). Alle porte sta la turba confusa dei cittadini

tra

gli altri,

un gentiluomo con berretto


ciulle

collare
;

di

vaio,

una donna
si

velata,

fanin

col
i

capo
diversi

ingioiellato

sul
i

dinanzi

schierano

distinti
i

gruppi

ordini religiosi fra

quali possono riconoscersi

fran-

'

Stefanardo,

loc. cit., pag. 93-94.


si si

Sotto l'affresco

legge: legge:

"

ad suos ne aliquos ledant


in civitatem Mediolani
.

'

Sotto l'affresco

166
cescani,

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


i

domenicani,

gli

scalzi

alcuni

dei

monaci sono

in

atto

di

cantare mentre Ottone Visconti accompagnato dal suo crocifero e dalle


schiere degli armati
si

appressa, a cavallo, benedicendo.

Sebbene
sgiputo

trattasse
agli

un

soggetto del tutto


di

nuovo,

il

pittore

non ha
della
alle

sottrarsi

schemi

composizione tradizionali nella Pittura

medioevale.

E un

confronto cogli affreschi della cripta del


i

duomo

lontana Anagni ove sono raffigurati

cittadini

che escono incontro

Fig. ne.

Angera, castello

l'allocuzione di Gitone Visconti.

sante reliquie, o anche coi mosaici della chiesa di

S.

Marco a Venezia rape

presentanti la storia del corpo del santo, dimostra facilmente


bia adagiato entro vecchie formule la

nuova materia,
sotto

come egli abcome anche per


convenzionali.

rappresentare la

citt di

Milano abbia ricorso a

tratti del tutto


il

Nei riquadri inferiori dell'attigua lunetta,

segno di Marte,

proseguiva la narrazione delle gesta di Ottone Visconti. Di uno dei quali

non son rimaste che poche tracce

di figure

nell'altro,

che narrava forse

L'affresco rappresentava forse la


"

morte

di

Napo. Vi

si

decifra ancora a stento

una parte

dell'iscri-

zione

obiit in carcere

qua

o
o
o.
C3

e o u

01

>

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI

INIZI

DEL TRECENTO
il

167

ancora l'ingresso trionfale dell'arcivescovo nella sua


pato da un edifcio in forma
cendo,
il

citt,

fondo

occu-

di

atrio

incede, sul suo cavallo,

benedi-

prelato, preceduto

da schiere di monaci
e

e di gentiluomini
il

con

cavalli di colore

cenerino rosso

grigio

aprono

corteo

le

schiere

dei fanti

(fig.

117).
altri

Nulla poi rimane degli


della sala
si

affreschi \

Ma

nella

parete

di

fondo

intravedono ancora tracce di una composizione che proba-

m
yL
Fig. 117.

^Xf

fi ! ^1 st

III

w^j
1

Angera, castello: entrata di Ottone Visconti in Milano.

bilmente aveva un contenuto allegorico

sono avanzi di una figura

muil

liebre ornata di corona sulle trecce raccolte entro

una

reticella bianca, e

della figura di

un non

re che
i

sembra

assiso

sopra

un disco rosso presso

quale s'indovinano
scarse
tracce

segni quasi del tutto scolorati di altra figura.


forse

Dalle

troppo audace

il

congetturare che l'affresco


quasi a raccogliere
il

rappresentasse la dea Fortuna e la sua ruota,

si-

'

Secondo

il

Giulini (Memorie, IV, 762) era anche dipinta nell'aula


dalla quale
il

l'iniagine di

alcuni elogi

latini,

Giovio avrebbe fatto ricavare


III, I).

il

ritratto inserito nelle sue Viiae

Ottone fregiata di XII Vice-

comitum

(cfr. Graf.vius,

Thes. ant.,

168
gnifcato

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

morale

di tutte

le

rappresentazioni

dei

pianeti e dei fasti viter-

scontei che ornavano l'aula. Cos appunto

Stefanardo da Vimercate

minava

il

suo poemetto

quam dubio fortuna gradu mortalia ludis Heu quam praecipites humana rotatur in orbes conditio Nunc summa petit, nunc mergitur unus
!
!

Sola manet Virtus purior rutilantior auro.

Fig. 118.

Angera, cappella del castello: airresco.

Ricostituendo con la fantasia qual'era nei suoi tempi migliori l'aula

magnifica del castello di Angera, non esitiamo a collocare


fra
i

suoi affreschi

pi complessi
ci

cicli di

rappresentazioni profane

che la Pittura me-

dioevale
dello

abbia lasciato, ad esaltarli anche

come

singolare
il

monumento
XIV.

stile

che fioriva nella Lombardia fra


essi la

il

secolo XIII e

Non rinnovano
pi
alta

lunga tradizione
;

stilistica

che abbiamo seguito


:

nelle sue vicende per molti secoli

la

concludono, piuttosto

recano

perfezione quanto aveva lungamente

elaborato. Nella
negli

gamma
ornati
;

cromatica vi appaiono alcuni

nuovi

toni,

particolarmente

ma

il

colorire

permane

simile a quello di

monumenti pi

antichi, hi-

PITTURA E MINIATURA NEL DUGENTO E SUGLI


zantneggianti:

INIZI

DEL TRECENTO

169

non un
forme.

colorito sfumato, bens tinte ocracee rosee e ver-

dastre ancora disgiunte Ira di loro, lumeggiature bianche, lineamenti bruni

per profilare

le

colori pi puri sono accozzati insieme cos che ta-

lora diventano pi squillanti.

Una sonora armonia


le lunette nei
gli
il

di tinte vivaci

riempie

ancora

la

grande aula, echeggia entro

fondi intensi di azzurro


di bianco, nelle

oltremarino contrastanti con


volte ove
il

cinabro l'azzurro
gli

ampi campi di giallo e verde si compongono in


variopinti in

studiati intrecci.
:

Nell'ornamentazione
gi
i

elementi decorativi sono in parte rinnovati


steli

riquadri formati dagli

una
;

delle volte
e le strane

si

assomiin-

gliano agli ornati dei fondi di miniature gotiche


serite nella fascia

figure

che incornicia

una

delle lunette

derivano certamente

dalla drleries che nel

Dugento

e nel Trecento furono adoperate dai


liitaliani.

mi-

niatori oltramontani e imitate

dag

Pi rare sono
In queste
i

le

tracce dell'influenza dello stile

gotico

nelle

figure.

caratteri bizantineggianti

predominano

ma

la

nuova variet
miniature di

nel colorire dei panni potrebbe

pur trovar paragone

nelle

codici dell'Italia settentrionale della fine del secolo XIII o dell'inizio del

secolo seguente, e certa angolosit di disegno essere indizio di un influsso


dello stile gotico ^

Uguali caratteri

stilistici

ha un affresco della parete terminale


al

di

una piccola cappella prossima

castello, nel

quale

si

riconosce facil-

mente

la

maniera

di

un pittore assai
I

affine a quello dell'aula di

Ottone

Visconti, sebbene pi rozzo.

visi delle

figure dei santi e della

Madonna
tinteggiati
li

di

nella quale ripetuto

un antico

tipo iconografico

sono

ombre verdastre

largamente lumeggiati di colore biancastro che


;

stria di rughe, di contrazioni

hanno

l'aspetto corrucciato e la fronte de-

pressa quale di

frequente
lo

si

trova in tarde pitture bizantineggianti.

anche nei panneggi


Questo affresco
per
i

stile

bizantineggiante predomina ancora, sebbene


(fig.

misto a rigidezze di disegno che accennano alle forme gotiche


e
la

118).

decorazione dell'aula del castello potrebbero


essere attribuiti alla fine del

loro caratteri

stilistici
;

Dugento o

al

principio del Trecento

ma

per

altri

argomenti se ne pu determinare
la sala

anche meglio

la data.

Conviene anzitutto escludere che

sia stata

decorata al tempo di Giovanni Visconti arcivescovo di Milano,

come

fu

supposto da un ottimo studioso

^.

'

che

si

Vatikaiiiscie Miiiialnren, Freiburg i. B., 1893, tav. XIX-XX. Beltrami, op. cit. Dal tempo di Giovanni Visconti possono essere alcune pitture di decorazione trovano in altra parte del Castello.

Cfr, S. Bbissel,
L.

22

170

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

L'arcivescovo Giovanni, magnifico nel costrurre, ampli bens


stello di

il

ca-

Angera,

ma

il

suo

stemma appare

in

una parte

della

costru-

zione che per struttura intieramente diversa dal nobile edifcio nel quale
si

trova l'aula dipinta.


la Pittura

all'epoca sua altre forme,

come vedremo,
gi

tene-

vano ormai
molto

anche nella Lombardia, essendo

superato di

lo stile bizantineggiante seguito dei decoratori dell'aula.

Le

pitture dell'aula sono tutte intese

ad una apoteosi dell'arcivescovo

Ottone, cantano le origini della potenza dei nuovi signori, la disfatta dei
Torriani.

Non
i

si

potuto sussistere,
Visconti, che

pu pertanto credere che siano state eseguite, e abbiano prima che il castello fosse di incontrastato dominio dei
i

partigiani dei Torriani,

quali pi volte ritolsero la rocca

agli avversari,

avrebbero altrimenti distrutte quelle rappresentazioni delle

loro disfatte. Ora, l'arcivescovo Ottone,

dopo

la vittoria di Desio,

aveva

bens conquistata la rocca di Angera,

ma

questa,

come

propriet dell'ar-

civescovado milanese, venne poi nelle mani di Cassone della Torre, arci-

vescovo di Milano: e soltanto nel 1314 Matteo Visconti, rettore del Comune,
se ne insignor togliendola per

sempre
gli

ai

Torriani

^.

Non prima

del 1314
1

poterono adunque essere dipinti


per
il

affreschi dell'aula magnifica.

quali,

rapido tramutarsi dello

stile

dopo

primi decenni del Trecento,


tardo.

non

si

possono

d'altra parte attribuire a

tempo molto pi

GiuLTNi, Memorie, V, 50.

Fig. 119.

Angera, castello

ornati.

Fig. 120.

Varese, battistero:

Madonna

col

bambino

e devoti.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL TRECENTO

Ultime derivazioni dello stile bizantineggiante affreschi vari. Svolgersi di forme nuove: affreschi di Como, Lodi, Varese, Castel S.Pietro. Influssi dell'arte toscana. Relazioni con l'arte oltramontana affreschi del Piemonte. Manoscritti miniali di sicura e di probabile origine lombarda.
: :

Ottenuta

la

signoria
arti.

Visconti

amarono
il

di

circondarla dello

splendore delle

Nel centro di Milano, ove sorgevano


e la vetusta cattedrale,
lo storico

Broletto del

Comune

Azzone Visconti costrusse una sontuosa dimora che


di

Galvano Fiamma descrive con parole


eh'

ammirazione ^ La
ornata d'oro e di
;

cappella,

ehhe poi

nome da

S.

Gottardo, vi era

azzurro, aveva mirahili finestre, suppellettili di avorio

e innalzava l'ar-

GuALVANEi DE LA Flamma De febus gi'slis ecc. (Rer. It. SS. XII, 1010 e segg.). Gi nella seconda met gli edifici di Azzone furono distrutti, ad eccezione della chiesa di S. Gottardo, e rifabbricati da Galeazzo Visconti cfr. Petri Azarii Clironicon {Rei: It. SS. XVI, 402).
'

del Trecento

172

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


"

dito SUO campanile,

quod videre

est

quaedani magna delectatio


della

che
di

ancora ha in vetta l'angiolo col


Azzone. Magnifico era
jDiscine, tutto
il

vessillo

vipera e

con

le cifre

palazzo, con serragli di animali, con vivai, con

adorno

di pitture: in

un

cortile, vi si

vedeva dipinta

la

guerra
az-

cartaginese

in un'aula, era figurata,

con

sottile arte e

con copia di

Fig. 121.

Lodi,

S.

Francesco: Battesimo di Cristo.

zurro
Attila,

d'oro,

la

Vanagloria circondata
altri

da eroi pagani, da Enea, da

da Ercole e da

molti

ai quali

pur

si

accompagnavano Carlo
la

Magno

e lo stesso signore del luogo,


tali

Azzone

Visconti.

Forse in

pitture

aveva lavorato anche Giotto, poich dopo


S.

fondazione del campanile di


1334,
il

Maria del Fiore, ch'ehhe principio nel

grande maestro fu inviato a Milano dal suo Comune, secondo

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO

173

narra Giovanni Villani, in servigio del Visconti ^

a Milano, Giotto doche,


ri-

vette lasciare segno dell'ultima altezza raggiunta dalla sua arte,

tornatone, mori nel 1337.

Ma prima

che l'influenza diretta degli insegnasi

menti suoi, o quella che indirettamente


regione
d'Italia,

diffuse dal

maestro per ogni


nei

vi

fosse manifesta,

la

Pittura

lombarda mantenne,

primi decenni del Trecento, delle forme assai distinte dalle toscane seb-

bene non senza qualche


mirevole epoca

riflesso di queste, in

opere di importanza secon-

daria, vero, in quell'amdell' Arte,

ma

pur degne

di studio

per chi voglia seguire in


ogni fase
dello
stile,
il

trasformarsi
e
sia

curioso
sti-

d'ogni traccia di forme


listiche

diverse da quelle

che
giare

dovevano
poi

signoregtutto

per

nel

Trecento.

Le ultime derivazioni
dello stile bizantineggiante

del secolo XIII

si

veggono

in alcuni affreschi eseguiti

probabilmente nel primo


quarto del Trecento, con

un colorito pi complesso
di

quello

degli

affreschi
Fig. 122.

Lodi vecchio,

S.

Bassano: Apostoli.

di Angera, e pi

lontano
;

dalla

maniera bizantina
quelli
(fg.

anche, con pi vaste tracce dell'influsso gotico.


il

Tra
di Cristo

sono da ricordare un affresco rappresentante


121) nel
S.
S.

battesimo
dipinti

Francesco di Lodi
^.

^,

una parte

dei

della chiesa di

Bassano a Lodi vecchio

La qual

chiesa conserva

'

G. Villani, Cronaca, lib. XI, cap.

12.
:

leggeva Taddeus a Laude f. , cfr. P. Biagini, Chiesa di S. Francesco, Lodi, 1897, pag. 88. Nella stessa chiesa di S. Francesco sono da assegnare alla medesima forma stilistica i seguenti affreschi: 1. Sesto pilastro di destra: santo vescovo. 2. Quarto pilastro di destra: S.Niccol. 3. Quinto
2

Sotto l'affresco

si

pilastro di sinistra: S.
*

Cfr.

Giacomo. D. Santambrogio, Lodi

vecchio, Milano, 1895.

174

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


la

ancora quasi integra

sua antica decorazione: nelle volte tinteggiate di


margarite, ornate di tondi con figure, isto(fg.
i

bianco, sparse di stelle e di


riate

con rappresentazioni di carri che recano materiali

110)

nel-

l'abside maggiore,

ove

al

sommo
di

troneggia

il

Cristo fra
gli

simboli degli
(fg.

evangelisti e vari santi,


in un'absidiola,

mentre

in basso

sono schierati

apostoli

122)

con avanzi

un

affresco rappresentante l'Assunta ^

Al medesimo stadio
"

stilistico

spettano

gli

affreschi

dell'abside della
gli

chiesa rossa

(fg.

123), nel

suburbio milanese, nei quali

ornati e

Fig. 123.

Milano,

"

chiesa rossa

affresco dell'abside.

alcune delle fgure rammentano

dipinti del castello di Angera.

Il

Cristo

benedicente
gli

vi

ancora composto nelle vesti e nell'atteggiamento secondo


;

schemi bizantineggianti

ma

il

colorito

ha nuova variet

e fusione di

che fanno parte del complesso della decorazione di S. Bassano sono opera di pittori l'affresco dell'ultima delle volte della navata maggiore (fig. 110). Qualche lieve riflesso giottesco s'intravede gi nelle prime volte della navata stessa e negli avanzi del dipinto dell'absidiola di destra. L'affresco della conca dell'abside maggiore in gran parte rifatto: sono Invece meglio conservate le figure degli apostoli, sotto le quali rimangono tracce di un'iscrizione, relativa forse alla dedicazione della chiesa (" consecrata. archiep.... med.... ). Altri affreschi, sulle pareti, sono di epoca pi recente della primitiva decorazione della chiesa, e di scarsissimo valore. 2 Beltuami - Santambrogio - Fumagalli, Reminiscenze della citt e suburbio di Milano, Milano, 1892.
'

Gli affreschi

di vario valore.

rozzissimo

..

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO

175

ombre
S.

e di luci.
gli

Milano poi, nell'interno del campanile della chiesa di

Marco
124)

avanzi degli affreschi d'una cappella che occupava un tempo

quel luogo mostrano nelle loro parti pi antiche, in molte figure di santi
(fg.

nella

Madonna
colo-

col

bambino, una maniera quasi del

tutto

esente da influenze dell'arte


segno, nel raffinato
rito
,

giottesca, e originale nella

fermezza del di-

sebbene improntata
alle viete

ancora in parte

forme del Dugento

La regione comasca
conserva ancora numerosi
affreschi di

grande imporla

tanza

per

conoscenza

delle vicende della Pittura

Lombardia fra gli ultimi monumenti dello stile


in

bizantineggiante
in cui
si

quelli
alta-

affermer

mente
vo
pali

l'influenza del

nuo-

stile

toscano.
quelli,

princi-

sono

ora col-

locati nel Broletto di

Co-

mo
S.

-,

che un tempo deil

coravano

monastero
di
si

di
Fig. 124.

Margherita

quella

Milano,

S.

citt.

Nei quali

Marco: santo vescovo.

narra la
^

storia delle sante Liberata e Faustina

che una tradizione collegava alle

origini del monastero.

Determinate di

sottrarsi alle

nozze per darsi a Dio,


lasciato

le
il

due

sorelle,

condotte dal sacerdote Marcello,

nascostamente

padre,

muo-

Si

Gli avanzi della decorazione constano di due zone di figure di santi, sotto delle arcatelle trilobate. possono attribuire al principio del Trecento e si connettono per alcuni caratteri anche agli affreschi di Como, di Lodi e di Varese, dei quali siamo per trattare. Alcuni dei santi furono rifatti nel corso del
'

secolo XIV.
''

Affrescii antichi

pervenuti al Civico Museo (Riu. Ardi, di Como,


1663,
I,

1898, 27).
;

'

P. L. Tatti,

berata e

Annali sacri di Como, Como, Faustina, Lugano, 1747.

575 e 621 e segg.

L.

Dalla Porta,

Vita delle SS. Li-

176

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


in cerca di

vono

un

ritiro.

Varcano dapprima
i

il

Po
il

(fig.

125)

sulle

acque

verdastre, nelle quali s'intravedono

pesci, passa

navicello giallo, spinto


fardello delle fuggitive.
;

a remi dal vecchio barcaiolo che ha presso di s

il

Guarda

egli, intento,

il

sacerdote

che parla con gesto grave

le

sante,
:

sedute a poppa, sembrano

Liberata sta
delle

commosse alle esortazioni devotamente a mani giunte la giovinetta


;

della loro guida

Paola,

compagna
Nell'az-

due

sorelle,

con atto vivace mostra

la

propria impazienza di giun-

gere alla meta, mentre Faustina le posa

una mano sull'omero.

Fig. 125.

Como, Broletto:

la fuga delle SS. Liberala e Faustina.

zurro profondo del cielo vola un angiolo dalle


via, e si volge, brioso.

ali

variopinte

indica la

Nel

confronto cogli

affreschi

di

Angera,

si

pu apprezzare quale
:

complicato gioco di espressioni e quanta vita siano nel dipinto

nel quale

non sono inen nuovi molti

caratteri di fattura e di

stile.

Ancora richiamano

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL TRECENTO


alla
lo

177

mente

gli affreschi

di

Angera, e

altri dipinti della fine del

secolo XIII,

sfondo di azzurro circoscritto di fasce verdi, e


ociili:

le vesti talvolta rigide, le

senza pieghe, cosparse di

ma, pur nel drappeggiare,

figure del

sacerdote e del harcaiolo mostrano un'insolita lihert di disegno e qualche

Fig. 126.

Como,

Broletto: le SS. Liberata e Faustina nel suburbio di

Como.

esatta osservazione del vero.


rito.

Anche sono mutati


si

il

tipo dei visi e


il

il

colo-

Soltanto nel volto arsiccio del barcaiolo

rivede

brusco risaltare

dei muscoli delle guance


giante, e
I

quale

era

proprio

al

manierismo bizantinegchiesa di Galliano.


tornite
;

ci

apparve

nell'affresco della cripta

della

visi delle altre figure

hanno forme tondeggianti, quasi

sono
23

178

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Fig. 127.

Como, Broletto:

la

morte del sacerdote Marcello.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO


singolari
tale

179

per

loro

occhi,

segnati

colla

palpebra

inferiore

orizzon-

contratta,

quasi sorridenti: particolare di disegno che fu proprio


si

dello stile gotico e

ritrova diffuso, ridotto ad

uno schema convenzionale,

Fig. 128.

Como,

Broletto

le SS.

Liberata e Faustina accolte nel monastero.

dovunque
molti

l'arte

gotica

oltramontana abbia estesa

la propria

influenza.

Nel colorire non

pi la tecnica

che a lungo abbiamo osservata attraverso


profili,

secoli, pertinace

nell'uso dei

nella

distinzione dei

colori,

180

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


qui
il

nelle bianche lumeggiature applicate sulle vestimenta

pittore mette
luci e delle

ogni studio

in

una pi

perfetta fusione d'ogni tinta,

delle

ombre.
Guidate dal sacerdote Marcello,
riparo, secondo la leggenda, in
le sante

giungono a Como, e trovano

Alia nell'alto

un luogo appartato del suburbio (fg. 126). un angiolo sorridente, accennando la meta alle sante che

vanno lungo
edicolette, le

le

mura

della

citt,

ascoltano le

parole del sacerdote ^

Poi, chiuse in

un claustro marmoreo nel quale s'innalzano alcune leggiere tre fanciulle, vestite ancora delle loro vesli principesche,
mentre fuori del recinto due donne fanno lamento
loro

parlano

triste fra loro,

sul cadavere del pio sacerdote


letto (fg. 127). In fne, l'angiolo

compagno, deposto sopra un


le sante,

cata-

guida di bel nuovo

che vestono

abiti

pi dimessi, e le conduce ove sono festosamente accolte dalle donne


(fg.

di

un monastero

128) ^

La

vivacit ingenua della narrazione rende piacevoli per s quei di-

pinti. I quali

sono davvero singolari per lo

stile.

Vi

si

possono riconoscere
e

degli elementi che

provengono dalla vecchia maniera bizantineggiante


maniera gotica
;

degli altri che s'informano alla

il

cui mescolarsi

produce
la

un complesso originale che

si

potrebbe comparare, specialmente per

fgura del barcaiolo e dell'angiolo nel

primo

degli affreschi, a
nelle

miniature
quali
si

di codici dell'Italia superiore, del principio del Trecento,

combinano insieme quelli elementi medesimi ^. E appunto conviene attribuire gli affreschi

di

Como

al

principio del

secolo XIV, sebbene qualche particolare dei costumi possa suggerire una

data pi antica. Al confronto di quelli di Angera, che

assegnammo
riflettendo

al se-

condo decennio del Trecento,


invocarsi
il

il

loro

stile,

assai pi sviluppato, potrebbe


:

per

giudicarli

di

tempo pi recente

ma

che
s

principio del secolo

che pur in

XIV fu epoca di vivo fermento nella una medesima regione poterono allora trovarsi
ligi alla

Pittura,
artisti

pi

strettamente

vecchia maniera e

altri

pi pronti a seguire la nuova,

incliniamo ad attribuire anche


Trecento.
si

gli affreschi di

Como

al

primo quarto

del

ci

conferma in

tale

opinione
il

la data di altri dipinti nei quali

ritrova, in

uno stadio pi progredito,

medesimo

stile.

' Una vasta lacuna ch'era quasi nel mezzo del riquadro fu restaurata dipingendovi la figura del barcaiolo che porta il fardello delle sante. Originale invece il ponte e l'abside d'una chiesuola, a destra: particolari nei quali si manifesta l'attenzione rivolta dal pittore alla prospettiva e a determinare lo scenario. Ci appare anche meglio nel frammento di un altro affresco del medesimo ciclo, rappresentante l'interno di una chiesa a tre navate.

*
^

del lutto rifatta la

prima figura a
III,

sinistra.

Cfr.

Venturi, Storia,

471 e segg.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO

181

Poich
di

gli affreschi di

Como non
il

ci

presentano che

il

primo aspetto

forme

stilistiche delle quali

possiamo seguire
Trecento.

lo svolgersi nella Pittura

lombarda

sin oltre a

mezzo

Fig. 129.

Lodi

S.

Francesco: tomba di Antonio Fissiraga.

Lodi, nel bel tempio di

S.

Francesco, tutto
di

parato di antichi afil

freschi votivi \ sorge ancora la

tomba
cit.,

Antonio Fissiraga
F.

vecchio,

'

L. BiAGiNi,
;

Milano, 1887

G.

Chiesa di S. Francesco di Lodi, op. Vignati, Lodi, Milano, 1879.

pag. 52 e segg.

De Angeu-A.

Timolati, Lodi,

182

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


in

del gentiluomo ch'ebbe quasi

signoria
di

la

sua
nel

citt,

che partecip a
le

molti intrighi politici

e,

podest

Firenze,

1288 tenne

insegne

dell'oste fiorentina contro

Arezzo ^
egli fu

Quando, nel

1327,

messer Antonio Fissiraga venne a morte,


;

seppellito in S. Francesco

e al cittadino
^

urbis curator populi que laudensis amator

Fig. 130.

Lodi,

S.

Francesco:

le

esequie di Antonio Fissiraga.

fu eretta

una nobile tomba, un grande avello lapideo che due colonne sorla parete

reggono contro

decorata di affreschi
la

(fig.

129).
(fig.

Sotto l'arca funebre venne dipinta


Il

scena delle esequie

130).

defunto, vestito del

saio francescano, giace sopra

un

cataletto coperto

G. Villani, Cronaca, VII, 110. L'elogio del Fissiraga, dipinto in lettere trecentesche a sinistra della tomba, sciogliendone le abbreservans lussa dei spem munde viazioni, suona: " f corde lime christum tumulumque conspicis istum nobils progeniey natn iacet liac parca fulgens antonius arca de fisiraga moriens pr lege beata
'

nec egenis trux nec avarus niilicie presul olisque fraudibus exul urbis curator populique laudensis amator cui tu posce deum veniam celique tropheuni f mi" ccc vicesimo vii" vicesima die raensis novembris obiit venerabilis railex dominus Antonius de Fisiraga .
et clarus

Tav. Vili.

Lodi,

S.

Francesco

Antonio Fissiraga presentato alla Vergine.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL TRECENTO


di

183
dei

un drappo a ornamenti,
:

fra
i

quali inserito anche


frati,

lo

stemma
il

Fissiraga

gli

stanno

intorno

con

le

torce accese;

sacerdote

legge le ultime preci. Povero nella composizione,


colorito, l'affresco

monotono

e terreo nel

pu

tuttavia

essere

messo a paragone per


^

fattura

per

il

tipo delle figure coi dipinti di

Como

Con opera e concetto ben diversi fu decorata la parete che sulla tomba (tav. Vili). L'ampia superfcie azzurra, circondata di
multicolori, che

s'erge

fasce

forma

lo

sfondo dell'affresco, orlata d'una frangia variosulla

pinta quasi

fosse

un tappeto disteso
si profla,

parete per chiudere la scena.

La quale

fu ideata

con forte sentimento realistico della profondit dello


di proporzioni ragionevoli,

spazio. Sul dinanzi vi

con prospettiva

di qualche esattezza, un'edicola grigia ricoperta d'un tetto di scarlatto vivo,

adorna

di

trafori e di

merlature
S.

nel

suo timpano anteriore fnto di


il

bassorilievo, in

monocroma,

Giorgio che uccide

drago

nel laterale,

un vecchio

santo. Al cielo dell'edicola, di azzurro a stelle d'oro, appeso


;

con una catenella un grande ovo di struzzo riccamente legato

ed esso
artifcio

concorre a dare una pi esatta impressione dello spazio, con un

che sar caro anche ad alcuni grandi maestri del Quattrocento, a Piero
della Francesca e a

Bartolomeo Montagna,

fra gli altri,

nei loro

dipinti

della Pinacoteca di Brera.

Entro

lo scenario cos

esattamente determinato stanno

le figure.
S.

Alla

Vergine, ch' seduta su seggio marmoreo, un santo vescovo e

Francesco

presentano

il

vecchio Fissiraga
di speroni, offre

il il

quale, vestito ora dei suoi abiti signorili,

munito anche

piccolo modello di una chiesa al

Bamci

bino che lo benedice. Vi

movimento

nella rappresentazione, nell'atto


;

premuroso

di S. Francesco, nell'espressione trepida del vecchio


la fattura sapiente nel

ma
il

che pi d valore all'affresco

disegno e

nuovo

uso dei colori nelle carni dipinte con delicatezza grande, con tinte pasto-

samente sfumate, nelle

vesti

ove

si

accordano

pi

gradevoli toni.

La
i

Madonna, che tanto

attrae lo sguardo, vestita di tunica bianca


;

ombreg:

giata di azzurro leggiero

ha manto d'oltremare, soppannato

di giallo
profili

suoi capelli ocracei sono coperti d'una cuffietta bianca.

Non

che

contornino

le

forme, se non che nelle mani

il

viso tutto

un delicato

tenue sfumare di vecchie tinte rosate.


Molti manierismi

ha

il

pittore,

li

ripete

di

figura in figura:

le

Qui, come in molti altri luoghi, non posso trattenermi quando queste risultano evidentemente provate al lettore che
*

a esplicare le ragioni delle

mie afTermazioni, osservi le riproduzioni dei dipinti, e istituisca

da

necessari confronti.

184

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


in

enormi orecchie formate

modo

calligrafico

gli

occhi dallo sguardo


;

balenante, colla palpebra inferiore segnata di un tratto orizzontale

una

tensione dei muscoli dei visi che talora contrae


Tali caratteri, evidentissimi,

le fronti in

opposte rughe.

danno modo

di attribuire,

con piena certezza,

Fig. 131.

Lodi,

S.

Francesco: Madonna.

al

medesimo

pittore

un

altro dipinto nascosto nell'ombra della navata di


S.

destra della stessa

chiesa di

Francesco di Lodi
il

una Madonna

tutta

vestita di chiaro, in atto di tenere

Bambino
131).

ritto in

grembo

nobilis-

sima
sulla

figura, di

forme ampie,
Antonio

di colorito delicato qual' quella dell'affresco


(fig.

tomba

di

F'issiraga

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO


Affinit di stile
sti

185

con quesi

dipinti,

sebbene non

possa attribuire allo stesso


maestro, dimostra un
sco ch' sopra
loni della
e
S.

affre-

uno dei pimedesima chiesa,


S.

raffigura

Clemente

Elena.

Il

santo papa, se-

duto in trono, benedice te-

nendo aperto un
scritto

libro, in-

con un motto ch'era

popolare nel
e nella

Medioevo

^
;

forma

degli occhi,

delle orecchie ansate,


l'ispida

del-

barba molto rasso-

miglia alle figure dell'affresco superiore nella


del

Fissiraga

(fig.

tomba 132). La

figura di S. Elena, tutta vestita di

rosea tunica, gareg-

gia

con quelle per delica-

tezza di colorito.

Risalendo poi oltre Milano verso la regione co-

masca donde
pittore della

movemmo
di

ritroviamo opere sicure del

tomba

An-

tonio Fissiraga. Nel battistero


di Varese, a sinistra

dell' altare,

restano

alcuni

avanzi di una composizione


simile al maggiore affresco
di quella

tomba

(fig.

134).
Fig. 132.

Lodi.

S.

Francesco

S.

Clemente.

Sotto un'edicola

marmorea,

decorata anch'essa, nel timpano, di un

monocroma

raffigurante

S.

Giorgio,

'

Il

motto:

"

festum clementis yemis caput

est orientis

,,

si

ritrova di

frequente nei calendari dei

messali. 24

186

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

siede la Vergine col


vestito
di pelli.
Il

Bambino

cui

si

avvicina, in atto patetico,


carni, la

il

Battista

colorito sfumato delle

forma convenzionale

degli occhi e dell' orecchio e la strana tensione dei muscoli del viso del

Battista corrispondono

appieno

ai caratteri delle figure nel dipinto della

tomba

del Fissiraga.

uguali forme

si

ritrovano anche in

altri

avanzi dell'opposto lato


ornata di

dell'altare,

che raffigurano, sotto una leggera edicola


il

mono-

cromi, la Vergine la quale accoglie sotto

suo manto di vaio una devota


inginocchiata
(fig.

133).
l'af-

Meglio conservato
fresco
della

lunetta
dello

d'

una

porta

laterale

stesso

battistero, dipinto dallo stes-

so

anonimo maestro.
tutto

Il

fon-

do ne

ornato con lo

stampo del medesimo punzone che r


nel
artista

impresse

nimbo di S. Giovanni e della Madonna dipinti presso


l'altare
:

la
il

Vergine tiene in

braccio

Bambino che

si

volge a benedire due devoti,


tutta simile nell'aspetto, nei

particolari convenzionalismi,

nella

maniera, agli

altri af-

freschi del battistero e a quelli


di

Lodi

(fig.

120).

Fig. 133.

L'anonimo maestro opeVarese, battistero:

Madonna

di Misericordia.

rava probabilmente nel sela data

condo quarto del Trecento. Lo suggerisce


dare onorevole sepoltura
al

stessa della
si

morte
la

di

Antonio Fissiraga, poich appar verisimile che non


patrizio e a

tardasse molto a

decorarne

la

tomba,

quale
sia

anche nei

capitelli

ha forme gotiche molto primitive. N troviamo,

nel costume delle figure, sia nella iconografa, o in altri particolari, argo-

mento che

contrasti a quella data.


facile

Non
Lodi.

stabilire

l'origine

artistica del

pittore di
col

Varese e di
nella

A non

riguardare che
S.

l'affresco della

Madonna

Bambino

navata destra di

Francesco

di

Lodi

si

potrebbe ripensare alla Pittura

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL TRECENTO

187

Fig. 134.

Varese, battistero

affresco.

188

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


del

senese della prima met


Lorenzetti
;

Trecento,

alle

ampie
Antonio

figure

di

Ambrogio
anche
il

e,

nell'affresco del
S.

mausoleo

di

Fissiraga,

monocroma rappresentante
tali

Giorgio potrebbe dar ragione di affermare


i

rapporti. Ma, considerando nel loro complesso tutti


attribuire all'ignoto maestro,
il

dipinti che ab-

biamo potuto
dato
;

confronto

si

mostra infon-

si

scorge

come

essi differiscano

per troppe parti dalla coeva Pittura

toscana. Gli affreschi di Lodi e di Varese

hanno
dalle

nel

disegno

una certa

durezza ch' loro propria. N


tratto

si

ritrova nel tipo delle loro figure nessun

che possa dirsi certamente inspirato

nuove forme toscane


degli occhi

anzi da queste esso assai distinto


segnati di

per

la

forma

balenanti,

un

tratto rettilineo nella

palpebra inferiore, con un manierismo


pitture
fiorentine
e

gotico pi forte che

non

sia

in

senesi \

simile

quello che

osservammo

negli affreschi del Broletto di

Como.
un
le

Anche
tra

l'affresco inferiore della

tomba Como,

del Fissiraga, ch' opera di

mediocre aiuto del miglior maestro, giova a rendere chiare


i

relazioni

dipinti suddetti

quelli
si

di

quali, sia nella rappresenta-

zione dello spazio

come

scorge

specialmente nell'affresco raffigu-

rante la morte del sacerdote Marcello

sia

per l'aspetto delle figure e

per

il

colorito,

preannunciano
svolse
e

la

maniera del nobile pittore di Lodi e di


complesse
le

Varese. Questi
locale.

rese

pi

forme ch'ebbe
:

dall'arte

Non

fu tuttavia insensibile alle opere di maestri toscani


alle

da quelle

trasse
le

esempio

sue spaziose composizioni, a costrurre pi saldamente


il

sue figure, forse anche a migliorarne

colorito.

E
listica

pi oltre ancora

ci

dato di seguire le

vicende di tale forma

sti-

determinate da una progrediente influenza della Pittura toscana.

Sull'altura di Castel S. Pietro^ presso Balerna

si

profilano verso

mezzod

colli di

Como
Le
di

nella chiesa costrutta dal

vescovo comense

Bonifacio da Modena, l'anno 1343, restano molti avanzi dell'antica deco-

razione dipinta
in

^.

pareti sono ornate di


figure di

un

fregio di
:

mensole tracciate

prospettiva

santi

entro

tondi

l'abside ancor tutta

coperta dei suoi affreschi.

Entro

la

conca absidale

si

scorge ancora, sebbene

sia

scolorata,
fra
i

la

figura del Cristo benedicente in

una grande aureola variopinta


in alto

sim-

boli degli evangelisti

nella

zona sottostante, limitata

da una serie

'

Il

tratto

convenzionale del disegno

altre regioni italiane

non se non un niamo un aspetto bene


^

al quale mi riferisco si trova anclie nell'arte di Toscana e di nello stesso grado che nei dipinti dei quali parliamo: e d'altra parte, esso carattere concomitante di altri che nel loro complesso danno agli alTreschi che ora riu-

ma non

distinto da quello delle pitture di altre regioni. Rahn, Wandgem., 24 e segg. S. Monti, Storia ed Arte, pag. 208.
;

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO


di

189

mensole dipinte

in prospettiva

e,

nel basso, da

un

veliim,

sono alcune

storie del santo titolare della chiesa.

La scena
spiaggia

della vocazione di Pietro e di

Andrea

assai

povera nella

composizione. Sul consueto campo di azzurro riquadrato di verde, dalla


rocciosa,

Cristo

fa

cenno a Pietro, che scende dal navicello

Fig. 135.

Como,

S.

Abbondio

affreschi.

mentre Andrea tiene ancora


propria degli affreschi
quelli
rilievo,

remi.

Non

nei visi

l'espressione vivace
e Faustina o di

del

monastero delle SS. Liberata


;

di
i

Varese e di Lodi
colori verdi
forte e e

le

tinte delle

carni,
vesti

qui

livide e senza

gialli

stridenti

delle

possono compararsi
pitture
:

colla

gamma

delicata

del

colorito

di

quelle

ma

il

disegno otfre argomento di comparazione coi dipinti suddetti sia in con-

190

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


stile

venzionalismi che derivano dallo


provenienti dallo
l'abside.
stile gotico.

bizantineggiante, sia

in elementi

Ci appare anche negli

altri affreschi

del-

Chi analizzi
di parlare

la parte

che raffigura

S.
si

Pietro seduto su faldistorio

e in atto

verso

coloro

che

gli

avvicinano

^,

osserva nel

drappeggiare con pieghe schiacciate, nella forma convenzionale del di-

segno

degli

occhi,

nei

tratti

calligrafici

rigidi
s

delle
i

chiome,
di

molta
Castel

somiglianza
S.

stilistica

con

quelli

affreschi;
riflesso,

che

dipinti

Pietro

gli

appariscono come un

sebbene pallido e insignificante,


e a Varese.

della forte

maniera del maestro che dipinse a Lodi

Fif<. 136.

Como,

S.

Abbondio: Annunziazione.

Si esplica in sue ultime

forme
di

lo stesso stile nella vasta


l'

decorazione

del coro

di

Sant'Abbondio

Como. Tutta

abside,

poligonale, della

grande chiesa sorta ove gi nel secolo


cristiana, rivestita di affreschi
pareti,
i
;

era stata costrutta una basilica


le

ne sono coperte anche

lesene delle

costoloni

che scompartiscono la conca absidale ornati di ini

trecci e di

losanghe entro

cui

lacunari

azzurri

sono dipinti in mogiovani


in

nocroma

busti di donne, di guerrieri, di vecchi, di

bizzarri

atteggiamenti, teste grottesche,

animali favolosi.

Un grande
la

angiolo di-

'

L'affresco rappresenta forse la cattura di

S.

Pietro.

Segue ad esso
la

Crocifissione del santo.

Lo
di

stesso pittore dipinse sulla parete dell abside l'Annunziazione,

Madonna

col

Bambino, alcune figure

santi; sulla lunetta della porta,

un

affresco della Navicella, ora molto scoloralo.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO


spiega le
ali al

191

sommo

dell'abside,

ove conver-

gono quei costoloni.

Sull'

arco

trionfale

sono

busti di santi e di profeti, nelle lesene laterali,

entro dischi, busti dei re della stirpe davidica.

ogni spazio, scompartito dai costoloni e dalle


:

lesene, dipinto

nella

conca,
e
il

grandeggia
Battista,

il

Redentore
S.

fra
S.

la

Madonna
^
;

fra

Pietro e

Paolo

sulle pareti,

sono narrate
:

minutamente
che
gli

le storie della vita di Cristo

an-

strombi delle finestre sono

rivestiti di
(fig.

ornati, di intrecci geometrici, di

racemi

135).

Vastissimo

monumento

di pittura,

gli

af-

freschi dell' abside di S.

Abbondio non hanno


suddivisa in ristrette

punto un aspetto grandioso. L' ampia superfcie, interrotta dagli ornati,

zone sovrapposte offerse campo a un narratore


loquace non a un artista che riuscisse a composizioni imponenti e monumentali. Ci bene

appare nel complesso della decorazione

e in

ognuno

degli affreschi della vita di Cristo.

La lunga leggenda
nunziazione
(fg.

sacra s'inizia con l'An-

136).

Sopra

il

campo azzurro
senti-

del fondo la scena

composta con scarso

mento

dello spazio, che angusto intorno alle

figure. L'angiolo, vestito

d'una tunica a pieghe

leggiere, quasi di velo,

esangue nel

viso, trat-

teggiato con

una gentilezza manierata che per


le

vero rammenta assai


tori

forme proprie

ai pit-

senesi.

Ma

sia

nella

sua figura che in

quella

della

Vergine sono rispondenze cogli

affreschi di Lodi, di Varese, di Castel S. Pietro.

Le quali poi

si

scorgono pi evidenti in

altri

affreschi dell' abside, soprattutto nei tondi

con
Fig. 137.

figure dei re della stirpe di David, dipinti cer-

Como, S. Abbondio: Re davidici.

tamente dai medesimi


altre parti
(fg.

artisti

che eseguirono

le
il

137).

La secchezza

dei lineamenti,

contrarsi dei muscoli,

'

Gli allreschi della

conca dell'abside sono danneggiali da molti guasti e da ridlpinture.

192

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

il

disporsi calligrafico dei capelli, e talvolta anche la fusione del colorito

di quelle figure

ha intiero riscontro negli affreschi

di

Lodi

e di Varese.

Giova poi ricordare come nella chiesa


sino
dio,
gli stessi

di Castel S. Pietro si

rivedano perS.

elementi di decorazione adoperati nell'abside di


fnte in prospettiva,

Abbon-

mensole

medaglioni con figure di santi in

moAbdi

nocroma.
Vi adunque ragione di affermare che anche
gli affreschi di
S.

bondio siano
artisti

stati dipinti,
;

intorno alla

met del Trecento, per opera

lombardi
si

anzi conviene ricongiungerli alle forme stilistiche locali


il

delle quali

pu seguire

divenire dagli affreschi delle SS. Liberata e


S.

Faustina a quelli di Lodi, di Varese, di Castel

Pietro.

Fig. 138.

Como,

S.

Abbondio: Ingresso

di Cristo in

Gerusalemme.

tuttavia da riconoscere che su di essi influisce assai pi fortemente


altri l'Arte dell'Italia centrale, sia nello stile, sia nel

che negli

contenuto

iconografico.

Alcune delle loro composizioni risalgono a prototipi bizantineggianti


che l'Arte toscana aveva gi mutato in parte o abbandonato
della Nativit (nella quale
la
:

tale la

scena

Vergine giace ancora sulla

coltrice,
(fig.

si

cura del suo nato) e quella dell'Ingresso di Cristo in Gerusalemme


Altre corrispondono invece alla iconografia elaborata dalla

138).

nuova Pittura
Presentazione

toscana
del

la Visitazione,
al

l'Adorazione dei Magi


(fig.

(fig.

139), la

Bambino
quasi

tempio
lo

140), e

tutte

le

ultime storie della Passione.

Ma

sempre

spirito

drammatico

delle composizioni fiorentine e


sostituisce

senesi vien

meno

nell'opera del pittore

lombardo che

ad esso

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL TRECENTO

193

una

ricerca eccessiva dei particolari, talora un'esagerazione grottesca delle

espressioni,

come

si

scorge nella Strage degli

Innocenti

(fg.

141), nella

Fig. 139.

Como,

S.

Abbondio

Adorazione dei Magi.

Fig. 140.

Como,

S.

Abbondio: Presentazione del Bambino

al

tempio.

Cattura di Cristo, nel Diniego di


lo studio del

S.

Pietro

(fg,

142)

dipinti singolari per

costume, delle armature, e ben differenti dall'arte toscana


25

194

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


lo scarso equilibrio delle composizioni, ora folte di personaggi
si
^

anche per
ristretti

entro spazi angusti, ora troppo semplificate. Sovente poi


l'arte dei pittori di S.

svela

pi intimamente nel suo carattere


affreschi ideati
le storie

Abbondio

in certi

con ingenuit povera, quasi di racconto popolare, narrino


e ci rappresentino
il

dei

magi

sogno dei

tre re, o raffigurino le

tentazioni di Cristo.

Nel disegno e nel

colorito

si

ritrovano

le qualit
;

stesse che

sono

nell'iconografia. L'influsso dell'Arte toscana evidente

esso d al pittore

Fig. 141.

Como,

S.

Abbondio

la strage degli

innocenti.

l'abilit di cui fa

prova nel dipingere

panni leggieri dell'angiolo annungli offre

ciante e

il

velo sul corpo del Cristo crocifisso,


^
:

certamente

il

mo-

dello di molte figure

non

riesce tuttavia a togliergli di usare tinte aspre


i

e discordi, di lumeggiare talora


la vecchia

panni cos fortemente da rammentare

maniera bizantineggiante.

Ma

altri

caratteri, estranei

all'Arte

'

zione dell'abside di
2

Alcune leggiere differenze di maniera tra diversi affreschi lasciano supporre che nella decora S. Abbondio abbiano collaborato parecchi pittori. Si osservi specialmente l'affresco del Diniego di S. Pietro (fig. 142).
i

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO


fiorentina e senese,
di disegno e
s

195

sovrappongono

agli

elementi toscani

una rigidezza

un manierismo gotico che danno


lor

agli affreschi di S.

Ahhondio
il

un aspetto

proprio. Fra altro,

nella scena

della

Fuga

in Egitto

Fig. 142.

Como,

S.

Abbondio:

il

diniego di

S.

Pietro.

disporsi delle figure sopra


il

un unico piano,

le

pieghe compresse dei panni,

disegno acuto e rigido dei visi dimostrano, a mio sentire,


;

qualche

relazione con la miniatura gotica d'oltralpe

della quale

il

pittore
i

semsuoi

bra trar profitto pur nel comporre delle bizzarre drleres fra
ornati.

196

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Questi caratteri, estranei alla Pittura toscana, gi
li

trovammo adom-

brati negli affreschi del

monastero delle

SS. Liberata e Faustina, poi svolti

da un valente maestro a Lodi e a Varese, da un mediocre nella chiesa


di Castel S. Pietro. In
S.

Abbondio

essi

riappariscono in uno stadio ul-

teriore di sviluppo,

commisti sempre pi a quella influenza dell'Arte toaltri artefici,

scana che ormai, per opera di

dominava anche

nella Pittura

lombarda.

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Fig. 143.

Como,

Broletto: affresco.

Potremmo indugiare
stilistica

nel

riunire altri

monumenti

della stessa

forma
ri-

ma d'uno
che

stadio
dipinto,

pi progredito e
nel Broletto
nella
di

meno

singolare:

non

cordiamo
giovine,

un

Como, rappresentante un
Trecento,
e

riccamente vestito

foggia

del

coronato

di

rose, al quale

un cadavere porge un
;

cartello

con parole di ammoniluogo, rappresentante un

zione

(fg.

143)

un

altro affresco, nel

medesimo

L'affresco fu distaccato dalle pareti dello stesso Broletto ove ora


fieri

trova.

Reca

l'iscrizione:
alla

opus

fecit

Cania pilizarius

e,

anche per

il

costume della

figura,

pu assegnarsi

"hoc met der

secolo XIV.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL TRECENTO


santoli

197

una Madonna
nella

col
di

bambino
S.

chiesa

Maria di Oleggio.

Negli affreschi lombardi che

abbiamo

cos coorgli altri

dinato insieme, fra

elementi
scorgere

stilistici

sono da
di
fra

gli

effetti

un
noi

ultimo

digradare

dell'influsso gotico d'oltral-

pe del quale nella Pittura


dell'Italia

centrale

non

si

trovano

che

delle

tracce

trascurabili. Ci
to

non molevidente a primo aspetto


la

perch quelli affreschi non

concordano con

Pittura

oltramontana nei suoi caratteri pi speciali (nell'uso

di tinte senza rilievo, nella

tendenza a schemi
mentali),
lese

ornapa-

ma
si

diventa

quando

proceda ad

una ricerca topografica dei

monumenti
dell' Italia

della

Pittura

superiore anche
della

oltre

confini

Lom-

bardia.

Movendo
il

allora da

questa verso

vicino Pie-

monte, che in ogni tempo


fu irradiato

vivamente dal-

Fig. 144.

Vercelli, S.

Andrea: tomba dell'abate Tommaso.

questo medesimo gruppo di dipinti si pu riunire chiesa di S. Giorgio di Como, in Borgovico. Di un periodo antecedente, della prima met del Trecento, e con pi forti intuissi oltramontani sono gli affreschi, molto guasti, che ancora si veggono sopra il nartece della chiesa di S. Abbondio di Como, rappresentanti la Madonna col bambino fra due santi, ed alcune storie di S. Adalberto.
'

Proviene dalla chiesa di

S.

Margherita.

l'affresco trovato

negli scavi dell'absidiola destra

della antica

198

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

l'Arte d'oltralpe, si ritrovano dei dipinti nei quali l'influsso


si fa,

oltramontano

gradualmente, sempre maggiore quanto pi siano lontani dalla re-

gione lombarda.

A
Gallo

Vercelli, nella chiesa


(fig.

di

S.

Andrea,
la

la

tomba

dell'abate

Tommaso

144)

venne decorata, verso

met del secolo XIV \

di affreschi

Fig. 145.

Parigi, Bibl. Naz., ms. lai. 4895: Nativit di

Abramo.

che hanno somiglianze con quelli lombardi, e ricordano anche


zioni

le

composi-

consuete

ai

miniatori dell'Italia settentrionale, nella scena raffigu-

'

Lo

stile delle

sculture e delle pitture della


sia del sec. XIII
:

mune che

la

tomba

cfr. E.

tomba designa il sec. XIV, e si oppone all'opinione Mella - 11. Paste, S. Andrea di Vercelli, Vercelli, 1907, pag.

co485,

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO


rante l'abate in cattedra fra
e per
il
i

199

suoi discepoli,

ma

per

il

modellato scarso

comporsi delle pieghe sono improntati pi profondamente di


gli affreschi

manierismo gotico che


badia di Vezzolano, fra
in trono col

lombardi. Pi

oltre, nel chiostro della

altri dipinti, l'affresco

rappresentante la
stile

Madonna

Bambino
i

fra

due angioli

si

avvicina allo

gotico francese

nel suo colorito senza rilievo, nelle


valle di Susa, che

movenze contorte

delle figure ^

nella

valichi alpini uniscono pi direttamente alla Francia,

4:

^ C tfnitttwrctuiit-cl?A)imut>6.(

C./Mlpi fif cmW' |*nn pJvtnjmte irnf. il nmcrtrta uttrt <*Cih ii<xrM<toi<C

e c
41

uffcuwitgc uim uraf-ammar. / IniiUica mutw ntf jJci tltcdut^ . -^

ivM Xtidbe ibi p.iK Mn^UnAthit.

net ptta^pattKS

iieCxanfiiiflcpn;.

iJjnlnf ^xmoIl.;)pt^llrcmmgTT^f-

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ttcamae^tbMh, pacane Ccliticbicny pcmit ft foliu r cas noV yhAn&u$

tumrlowt/dlcbfniofcffrlifae.

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T
7

0Vticqiu>Uiu|

mftlM eui6'\Mx>b eteCAU. centum uif ginn annont'tn*

Fig. 146.

Parigi, Bibl. Naz., ms.

lat.

4895

Nativit di Giacobbe e Morte di Isacco.

certi
S.

dipinti, della

met del Trecento, nella sagrestia della chiesa


affini all'arte transalpina.

di

Francesco sono pur molto

Per confronto con


negli affreschi

tali

pitture

del

Piemonte
S.

si

scorgono pi chiari

lombardi di Como, di Castel


attenuati, del

Pietro, di

Lodi
Il

di

Vada

rese
il

riflessi,

medesimo
e,

stile

oltramontano.

quale non

loro maggior elemento costitutivo,

ma

serve tuttavia a distinguerli


altri diversi

quelli d'ogni altra regione,

unendosi con

elementi, concorre

a formarne

il

carattere locale.

Cfr. L.

MoTTA-CiACCio, Gli a/freschi di

S.

Maria

di

Vezzolano (L'Arte,

1910, 338).

. ,

200

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

In molti codici miniati nell'Italia

superiore durante

la

prima met
minia-

del Trecento, e anche in epoca alquanto

pi tarda, lo

stile delle

ture dimostra delle

vicende analoghe a quelle

che

abbiamo osservato

Ttinv au>~w

mtmM ongcboc a-^,,.,


ftnu.'

ixaxAit nat>| tw finge ^wMa iicywtntl-4 aniir jWuuj frmx. tuitMiicdxui?ijfiliYi)^l4ns

arlliitiM*Inik'um<momrinn^f 4 iHutnne KTt vmrtg ftttcllf

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m<rtTaprT6in-''fiui'ntiUtt0,rtrtt. II* tutte et illn rtwitntt p fiftt yiant \xa \nxte oiguue nni tn- mt-tnoi*,

Ur^tvi VH5KU* fub ifpi tm*ucc'una


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dl'iorirt a>;cii locuhi qgrru/cnA. fn>r. iiirotoe Kr ariciio ap

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nnulltii (;rftTit>|nn*finctt>TnfU.in4. Cit<:i0 btmntm (t>iw J*ilarr rumi.

aflu vicUm

Aic a> a* ^ n<nmircQ(tt (j'OBteflf>crM<t. ntio#"nnfl*^'""iiMmtt.fttft. X Autinoj'ir. '5>rf"*<S;'Ew


cit6,ui

iimiijiritao#iv^n4turoitfin4r.
coflT ifj

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dito a&uitA(1i4[ii<n>

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Fig. 147.

Parigi, Bibl. Naz., ms.

lat.

4895: l'esodo dall'Egitto.

negli affreschi

lombardi

dalle

forme bizantineggianti
pi

si

tramuta in una
dell'Arte

nuova maniera

nella quale

ha

parte, in vario grado, l'influsso


i

toscana, senza tuttavia costituirne


;

caratteri

salienti,

quali

anzi

hanno una propria originalit talvolta esso fondamente dello stile gotico oltramontano.

improntato assai pro-

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO

201

Nei manoscritti miniati allora nella regione emiliana


tineggianti
si

le

forme bizanloro

mutano lentamente,

piuttosto

per

uno

svilupparsi

proprio che per influenza della

preparazione all'opera di Vitale

nuova Arte toscana, riuscendo quasi di da Bologna e d'altri pittori emiliani ^


Miniatura nella Lombardia, per

N diversamente

si

svolse lo stile della

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Fig. 148.

Milano, Bibl. Ambrosiana, ms. P. 165 sup.: leggenda di

S.

Tommaso.

quanto

ci

dato di

vedere

in

alcuni

codici

di

probabilissima origine

lombarda, della prima met del Trecento.


.

Il

pi importante fra quelli certamente

il

"

Pantheon

di Goffredo

da Viterbo, ora nella Biblioteca Nazionale

di Parigi (ms. lat. 4895), vergato

' Venturi, Storia, V, 942. All'arte dei miniatori da connettere la maniera dell'ignoto maestro che dipinse, nei primi decenni del Trecento, nel battistero di Parma un affresco raffigurante il vescovo Gherardo Bianchi, morto nel 1302, presentato alla Vergine dal Battista. Il Lopez (Il Battistero di Panna, Parma, 1864, pag. 237 e segg.) attribuisce, senza ragione, l'affresco alla fine del secolo XIV o al principio del XV. Il dipinto nel terzo uicchione del battistero, a destra dell'altare, ha con quello strettissime somiglianze di stile.

26

202

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

dal notaio milanese Giovanni de Nuxigia, nell'anno 1331 \

Alcune delle
molto ^ In
di

sue miniature rassomigliano

assai

quelle dei manoscritti emiliani sia

per lo

stile

che per

la tecnica,

ma

altre

ne differiscono
:

di

queste, l'esecuzione rapida, quasi impressionistica

le tinte,

aspetto

alquanto gessoso, sono vivacissime


nei rossi e negli azzurri delle vesti^
terree
nelle

carni

(fgg.

145-147).

L' illustrazione pi briosa che nei

manoscritti emiliani; non contenuta

da scorniciature, essa invade


coi suoi frastagliamenti,

il

testo

ne rapprepi pit-

senta la materia nel

modo
si

toresco. Sugli sfondi, sovente a stria-

ture d'oro,

il

miniatore

studia di

segnare

la

prospettiva delle distanze


il

Jo^me ere
ai iKnt)Tnnue
ftafll^

figurando

terreno

strati
;

roc-

ciosi salienti e digradanti


ciicru.i

alle pic-

5Jttttnv ctrqtu li f>fcnnitr 1 rvf^Citn ntUitnn lhytpwi$i

cole

figure,

tratteggiate
egli

sommariagli

mente nei
con una
canto

visi,

avviva

occhi
ac-

bianca
iride

favilla

posta

y^

cummto. ^vfVomu ftir^mm

all'

nera, e d loro

una

vrmTiium^li arv^nfiicm
inInfcpyat

vivacit di gesti
tesca.

talora

quasi grot-

il

suo un naturalismo indi

genuo, ricco

divagazioni e ana-

cronismi degni dei cartelloni di un


narratore

popolare

nelle
le

esequie
stri-

di Giacobbe,
Milano, Bibl. Ambrosiana, Fig. 149. ms. P. 165 sup. leggenda di S. Giorgio.
:

mentre

donne

dono disperatamente sul cadavere, in processione i monaci muovono


(tav.

verso una chiesa preceduti dal crocifero

IX)

Che
di

il

codice del

"

Pantheon

di

Goffredo da Viterbo sia stato miniato

a Milano appare certo, anche perch possiamo unire alle sue le miniature

un

altro codice di sicura

provenienza lombarda

un passionarlo, proprio

Ci notato nella postilla terminale dalla quale appare anche che il ms. fu eseguito per Azzone Visconti: cfr. L. Delisle, Le Cabinet de Mss., Parigi, 1868, I, 129. Il Venturi (Storia, V, 1011 e segg.) sembra non aver conosciuta la provenienza milanese del ms.; osserv tuttavia come le sue miniature ditTcriscano

dalla pi
^

comune maniera bolognese. Alla prima maniera appartengono soltanto le miniature delle ce.

1,

6,

6 v., 7

alla seconda, pi

originale, le molte altre.

..

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Al tiinr d(i0nrmcmc:<>n3j .

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Tav. IX.

PP^^J<?S

Parigi, Bibl. Naz.; nis. lai. 4895:

Morte di Giacobbe.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO


della chiesa milanese, ora nella Biblioteca

203

Ambrosiana (ms.
di
stile

P. 165 sup.) ^

Le miniature del
"

quale

hanno

tali

affinit

con

quelle
:

del

Pantheon
eguale

da doversi credere opera


vivezza
di

di

una medesima scuola

ideate

con

narrazione,

sono eseguite con fattura simile nel


colorito vivace e nel rapido
lato.

model-

E
il

vi si ritrova negli sfondi per-

sino
cos

terreno a scheggioni rocciosi


nelle
(figg.

singolare

miniature
148-150).

del

codice parigino

Ai
Milano,
che,

due
altri
i

manoscritti
se

miniati

ne possono
caratteri

unire
wittvj

per

loro

stilistici,

sono

di probabile origine

lombarda:

incttr.bu fttccdfeJ

una grande bibbia


del

della collezione
'^

Duca
^
;

di

Leicester

un Tito
tvmt^^itfifttr.i\ott^

Livio della Biblioteca Civica di Lipsia

codici

che

difTeriscono

da
Dimnft-.vt*fvvntr0i

quelli emiliani,

sebbene siano d'una


loro affine, e

maniera

stilistica

hanno

somiglianze coi suddetti manoscritti


milanesi.
la vivace
"

Dei quali preannunciano

maniera

^^*^^

le

miniature del
e

Tristan

(ms.

fr.

755)
"

quelle,

tuumtf CTrt

assai pi rozze,

delle
fr.

Expositions

de l'vangile

(ms.

187),

ora nella

Biblioteca Nazionale di Parigi, codici

che provengono dalla libreria


si

viscontea del castello di Pavia e

possono perci supporre lavoro di


miniatori lombardi
'^.

Fig. ISO.- Milano, Bibl.

Ambrosiana, ms.P.ieS sup.

' Il codice di vario contenuto. Vi sono inserite ce. 21 di un passionario di santi della chiesa milanese: SS. Babila, Ambrogio, Calocero, Tecla, Siro, ecc. Alla bibbia L. DoREz, Les Mss. peinl. de la Bibl. de Lord Leicester. Parigi, 1908, pag. 44 e segg. di Lord Leicester il Dorez ne unisce un'altra della biblioteca Comunale di Catania, da noi non veduta. ^ Bruck, Malereien, pag. 163: ms. LXX. Anche un volume di Decretali della Biblioteca vescovile di Klagenfurt (R. Eisler, Hdsclir. in Krnten, Wien, 1907, pag. 19) ha qualche relazione coi suddetti mss. * Per il ' Tristan II ms. delle " Expositions de l'vangile di scrittura italianeg,, cfr. capit. VI. giante, ha miniature di scarsissimo valore. Fra le quali tuttavia quella a ce. VI si direbbe eseguita da
^

un precursore del miniatore

del

"

Pantheon

,.

204
In

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

un messale
le

della

Biblioteca

Ambrosiana (ms.
di

C.

170

inf.),

micon

niato per Roberto Visconti, poi arcivescovo di Milano, verso la

met del

Trecento,

miniature mostrano

affinit

colorito

di disegno

Fig. 151.

Milano, Bibl. Ambrosiana, ms.

C. 170 inf.:

Roberto Visconti.

quelle dei

manoscritti

emiliani, se

si

osservi

soprattutto
151)
;

la

figura

del

Visconti inginocchiato dinanzi

un edicola
stile

(fig.

ma

esse recano

anche delle tracce


congetturiamo

di

influenze dello

gotico d'oltralpe.
la

Del quale

essere

documento singolarissimo per

Lombardia un

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL TRECENTO


codice
istoriato
di

205
brevi
i

scene

della

vita

di

Cristo

(fg.

152),

con

leggende
disegni,

latine, della Biblioteca

Ambrosiana
loro

(nis. L.

58 sup.). Che

suoi

tracciati
ci

leggermente a penna, siano


il

derivati

da un modello

francese non

sembra dubbio, per


attribuirli,

raffinato

convenzionalismo,
sufficienti

per

le

forme

calligrafiche d'ogni parte delle figure.

N troviamo

argomenti per

come

altri

vuole

^,

all'arte senese,

mentre

lo

"1

4bicnm(Btcscct[U cttm uiixrMtmozicntCAntecad^h


(itvzA libi

rm mitcncmrputnvnMmn4
Tiutnrcm.ct^cttlcntce4:o
ntf'^ iin^

cmt fuo'^.lSiliJwttce

cbtmcmtcnmneKu

Fig. 152.

Milano, Bibl. Ambrosiana, ms. L. 58 sup.: Adorazione dei Magi.

Il Ceriani (Canonical Histories repr. froiii an Ambros. Ms., Milano, 1873) fu d' avviso che il codice appartenga alla prima met del sec. XV e sia opera d'arte toscana. A tale opinione contradiciamo intieramente in riguardo della data non della provenienza perch anche in opere minori dell'arte senese, soprattutto negli smalti (cfr. Venturi, Storia, IV, 940 e segg.), si potrebbe trovare qualche paragone a quei disegni. E ci fa esser anche pi perplessi l'aver trovato nel cuore stesso di Toscana, a S. Miniato al Tedesco, nell'Archivio del Duomo, una grande pergamena del 134.3, contenente un privilegio a certe monache del luogo, la quale ha una miniatura d'intestazione, di puro carattere francese. Per confronto dei disegni del codice ambrosiano con l'arte francese vedi specialmente: Monuments Pio<, XVI,

pag. 61 e segg.

206

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

stendardo visconteo ch' figurato in una delle


verisimile, se

miniature

(fg.

153) rende

non

sicuro, che

il

codice originale francese sia stato copiato

da un miniatore lombardo. Tali manoscritti mostrano come nella Lombardia, nella prima met del
Trecento, la Miniatura avesse un aspetto proprio, gi lontano dalle forme
bizantineggianti sebbene ancor poco penetrato di influssi toscani, talora irradiato dall'Arte oltramontana. Essi confermano che nella Pittura lo
stile,

svolgendosi

in

modo

analogo,

pot

giungere

forme

originali

come
al

appunto vedemmo, seguendolo dalla vecchia maniera bizantineggiante,


gi
alterata

da qualche nuovo elemento, degli affreschi di Angera,

profondo rinnovamento che appare negli affreschi delle SS. Liberata


Faustina, a

Como, che
influssi

si

rivela,

in

pi

alta

perfezione,
pittore

accogliendo

ormai anche

toscani,

nelle

opere

del

della

tomba

di

Antonio Fissiraga,
di S.

e indi

digrada in vario

modo

negli affreschi della chiesa

Abbondio

di

Como

e di Castel S. Pietro.

Fig. 153.

Milano, Bibl. Ambrosiana, ms.

L. 58 sup.: Cristo

dinanzi a Gerusalemme.

Fig. 154.

Vertemate, chiesa della Badia

Piet.

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

Influenza dell'arte giottesca nella prima met del Trecento


di

affreschi vari.

dipinti

Giovanni da Milano. II problema delle del tiburio della chiesa Gli atlreschi di Solaro, Viboldone, Bellinzona, ecc. sue origini artistiche. Svolgersi originale della Pittura raffronti con le opere di Giovanni da Milano. Rapporti con la lombarda gli affreschi di Mocchirolo, Leniate, Albizzate, ecc.
Viboldone.

Pittura nelle regioni circostanti.

Non
non
si

soltanto per lenta e oscura trasmissione giunse anche nella


il

Lombardia

nuovo

stile fiorente in

Toscana,

ma

vi

si

afferm

per opera diretta dal suo maggior


ritrovi pi
^,

artefice, di Giotto.
il

sebbene

nessuna traccia degli affreschi che


sua arte per
tutto.

maestro lasci a

Milano

il

riflesso della

Nel palazzo arcivescovile di Milano, che Giovanni Visconti,


magnifico, aveva ampliato
^,

il

prelato

si
"

vedevano ancora a principio del Cinque-

cento pitture antiche, lucide

come

specchi

^.

Poi, l'edificio fu alterato

' Vasari, I, 400 Giotto * lavor anco in Milano alcune cose, che sono sparse per quella citt, e che inslno a oggi sono tenute bellissime ,. Cfr. il capitolo precedente. Nel 1353 gli edifci di Giovanni Visconti son detti, in un documento GiuLiNi, Memorie, V, 377. ' noviter constructi . Nella cappella del palazzo Giovanni Visconti si era fatto dipingere in atto di orazione dinanzi alla Madonna (P. Jovi, Vilae XII Viceconiitum). Probabilmente risalgono al tempo del suo
:

''

arcivescovado (1342-1354) anche gli avanzi degli affreschi dei quali diamo notizia. ' Anonimo Morelliano, Notizie d'opere del disegno, Vienna, 1898: " in la corte archiepiscopale a fresco che rsplendono fin hoggidi come specchii furono de man de maestri vecchissimi ,.

le pitture

208

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


affreschi
e

nella sua struttura, e quelli


di esso che

andarono

distrutti

ma

nella parte
di Gio-

prospetta

il

duomo,
si

reca all'esterno lo
solai,

stemma

vanni Visconti, abbiamo ritrovato, nei polverosi


antiche decorazioni, che

alcuni avanzi delle


pareti, sotto
i

conservarono

al

sommo

delle

Fig. 155.

Milano, palazzo arcivescovile

aflresco.

soffitti

ora nascosti,

fregiati

anch' essi

di
:

sottili

ornamenti

di stucco.

Quelle pareti erano istoriate a riquadri

qua

e l, di sotto la calce, vi

appaiono ancora frammenti

di pitture.

Da un

lato,

dinanzi a

un perso156): in

naggio seduto e assistito da pi altre figure, sta una donna velata, che
porta in braccio due neonati e sembra attendere giustizia
(fig.

LA PITTURA NELLA SECONDA META


altra
rieri,

IJEL

TRECENTO
sono

209

parte,

in

un

paesaggio

di

rocce

schematiche,
(fig.

due

guer-

uno

dei quali fa atto di alto stupore

155).

Il

disegno sicuro.

Fig. 156.

Milano, palazzo arcivescovile: affresco.

alle figure espressioni intense, e

hene determinate

il

colorito raffi-

nato, con tinte pastose e chiare nel


forti nei

nohile viso della donna, rossastre e

due

guerrieri. In complesso, gli affreschi

hanno

caratteri di fat27

210
tura e di
stile

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


del tutto simili a quelli della Pittura toscana, nelle opere
;

dei migliori seguaci di Giotto

e si

possono affermare eseguiti da

artista

intieramente educato

all'

arte fiorentina.
S.

Nella base del campanile della chiesa milanese di


conservati certi affreschi
d'

Marco ove sono


occorse

una cappella ch'era


verso
la

in quel luogo, forse dei

primi decenni del


|^^*"*'*

Trecento,

met del secolo XIV


^^j.g

probabilmente di comple"

-""-'"

---"-"mma^mji^^gmt

q jj riparare quella

decorazione. L'artista che


fu

chiamato a

tal
i

lavoro,

dipingendo tra
santi
(fig.

vecchi

alcune altre figure

157), vi si

mostr gi

tutto assorto nella

nuova
luore-

maniera toscana.

in molti

altri

ghi della

Lombardia

stano segni saltuari della

rapida e profonda azione


dello stile giottesco.

A
bia,

Mantova,

al

sommo

dell'antica torre della Gab-

ove era una cappella,

rimangono alcuni avanzi


di

affreschi

della
;

prima
fra
i

met del Trecento


quali la Disputa di
Fig. 157.

Ges

Milano,

S.

Marco

Un

Santo.

nel tempio mostra chiari


riflessi dello stile giottesco

in

forme primitive, perch ancora

vi

balenano

certi caratteri bizantineg-

gianti

come

in

un

altro affresco ora trasportato nel


S.

Museo Civico

Nella chiesa di

Francesco

di

Lodi una Crocifissione dipinta sul

primo

pilastro di destra riunisce anch'essa elementi giotteschi e vieti

ma-

nierismi: la figura della

Madonna che piange presso

la croce

(fg.

158), in

tanto e contenuto dolore, certamente inspirata nella sua espressione al-

Mantova, Pinacoteca:
essere attribuito alla

n. 6.

L'affresco rappresenta la

Madonna

col

Bambino

un santo vescovo,

pu

prima met del Trecento.

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

211

r Arte
e

toscana, della quale anche imita la tecnica nel colorito


;

semplice

sfumato

ma

nel drappeggiare
Il

vi

si

vedono ancora dei


spirito giottesco
S.

tratti

che

al-

trove erano gi in disuso.


la

drammatico

informa anche

Deposizione nel sepolcro affrescata in

Francesco di Brescia ^ Sul

Fig. 158.

Lodi,

S.

Francesco: l'Addolorata della Crocifissione.

terreno di pietra scheggiata


e la Vergine
si

si

apre

il

sarcofago

vi steso

il

Redentore,

si

getta su di lui piangendo, haciandolo,

mentre all'intorno
sentimento,

lagnano

discepoli e le pie donne.

Non

soltanto l'intimo

Cavalcaselle, Pittura, IV,

243.

212

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

ma
della

tipo

delle

figure

gli

atteggiamenti

sono
il

tratti

dalla Pittura

fiorentina.

Ed esemplato
chiesa,

su modelli toscani anche

grande Crocifisso

medesima

dipinto su tavola, simile ai Crocifissi dell' Italia

centrale.
Riflessi dello stile

giottesco

nell'aspetto

delle

figure

nella solida
di

struttura dei corpi


S.

si

veggono anche nel grande affresco della chiesa


il

Michele di Monza, singolarissimo per

suo soggetto che sembra inspi"

rato dalla devota credenza, registrata gi nella

Legenda aurea
i

di

Ja-

copo da Varagine, che nella

lesta d' Ognissanti tutti

beati della Chiesa

Fig. 159.

Bergamo,

S.

Maria Maggiore: l'albero

di S.

Bonaventura.

trionfante, con S. Pietro vestito in abito pontificale,

si

adunassero a pre-

gare per

fedeli della Chiesa militante ^


in S.

A Bergamo,

Maria Maggiore

la parete

terminale del transetto di


vastissimo
di
S.

destra ancora decorata d'un grande tratto


vi raffigurava l'albero della Vita
Il
i

del

affresco che

secondo

la dottrina

Bonaventura.

santo sta inginocchiato a pie del tronco gigantesco che stende in alto
suoi rami, fra
i

quali sono espresse molte scene dell'antico e del

nuovo

' Jacobi \ Varagine Legenda Aurea: Per altre, non accettabili, spieDe feste omnium sanctorum. gazioni dell'affresco, cfr. D. Sant'Ajibrogio, Il grandioso dipinto d'una messa votiva {Rassegna d'arie, 1907,
:

62 e segg.),

linda, Agilulfo e altri personaggi profani: esse tutte

Il

intieramente arbitraria l'identificazione di alcune delle figure con Teodosono figure di santi, hanno il capo fregiato di nimbo! dipinto appartiene, a nostro parere, alla prima met del sec. XIV.

notando come

sia

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

213

Testamento
si

S.

Francesco e
dolenti,

altri santi del

suo ordine, Maria e Giovanni


(fg.

adunano intorno,

come

nelle Crocifissioni
stile giottesco stile si

159).

Sono

figure

che ritraggono intieramente dallo


l'intensa espressione.
i

la

loro
le

forte

struttura,

N da

quello

dipartono

scene figurate tra


(si

rami, con finezza di miniature, che anche nell'iconografia


si

veda

in par160).

ticolare la storia della Nativit)

accordano con l'Arte toscana


1'

(fig.

La lunga
Guido
recente;

scritta

che accompagna

affresco e lo dice

dipinto a spese
fra
i

di

de' Suardi

questi devotamente sta inginocchiato

santi
si

ma

ripete

probabilmente un'iscrizione pi antica, o


stile

fonda

su valide tradizioni perch lo


ch'essa assegna al dipinto ^

consente

bene con

la

data del 1347

Fig. 160.

Bergamo,

S.

Maria Maggiore: l'albero di

S.

Bonaventura

(particolare).

Altre pitture di

minor conto, quali sono quelle


',

del

1354 nell'antico
alle

convento di
suddette.

S.

Francesco di Vimercate

si

potrebbero aggiungere

Le

quali, se

non concedono
d'artista, offrono

di ricostituire nel

suo svolgersi una

qualche individualit

prova

sufficiente della larga diffu-

sione dell'Arte toscana in tutta la

Lombardia

gi

nella

prima met del

Cavalcaselle, Pittura, IV, 225. La figura del devoto non soltanto occupa il posto d'un'altra che ma ci sembra che differisca alquanto dalle altre parti dell'affresco cosi che potrebbe essere attribuita alla seconda met del secolo XIV, o all'opera di un pittore pi progredito di quello che dipinse il resto dell'affresco. Nella stessa chiesa di S. Maria Maggiore entro un'antica absidiola del transetto destro si trovano degli affresclii del Trecento di diverse mani. Alcuni dei quali possono connettersi alle pitture lombarde meno improntate dall'Arte toscana, altri manifestano l'influsso giottesco, specialmente una Madonna col Bambino fra santi e un'Adorazione dei Magi che in qualche parte possono compararsi coi dipinti di Giovanni da Milano. ^ GiuLiNi, Memorie, V, 386.
'

fu cancellala,

214

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Trecento, mentre in tale riguardo, e perch hanno un grandissimo valore


intrinseco, sono notevoli sopra tutti
gli

altri

alcuni affreschi dell'antica

badia di Viboldone, nell'agro


stati dipinti

milanese,

che un'iscrizione attesta essere


di

nell'anno

1349,

poco pi

un decennio dopo

il

soggiorno

di Giotto a

Milano \
di fondo, figu-

Nel tiburio della chiesa di Viboldone, sulla lunetta


rata
la

Vergine tra alcuni

santi

(fig.

161).

Siede,

augusta,

sopra

un

trono marmoreo, ornato di trafori e di pinnacoli

gotici, grigio
il

su l'oltre-

mare

dello

sfondo.

L' azzurro

del

suo

manto,
le

roseo

delicato della

tunica, che

modella con dolci sfumature


con perfetta armonia.
e

forme del seno, sono comdi


rilievo, e dorato,
lievi.
:

posti insieme

Sul

nimbo,
con

il

suo viso colorito di roseo caldo

vivace,

tinte
i

Intorno

al

trono stanno, poderosi, senza angustia di spazio,


;

santi

S.

Bernardo e

un vescovo, contemplativi S. Giovanni che accenna verso il Bambino, il quale si volge dal grembo materno a benedire un devoto che l'arcangelo
Michele
gli

presenta. Ogni figura


tutti gli affreschi sin

plasmata con

tale

potenza e verit

che superano
di

qui ricordati, con tale piena umanit

concezione che trova paragone soltanto nell'Arte toscana o negli ar-

tisti

che pi

si

avvicinarono a quella.

invero ogni parte dimostra una

forte influenza della Pittura fiorentina: la composizione, affine agli

schemi
;

adoperati

dai

toscani

negli

affreschi e nei polittici

tipi

delle figure

anche

il

semplice e scultorio drappeggiare. Tuttavia

si

pu osservare

nel

colorito, soprattutto

riguardando

la

figura

del

santo vescovo, un

modo

rapido e quasi impressionistico che non conosciamo essere stato in nes-

suno dei
rati e

pittori fiorentini della


il

prima met del Trecento,


che danno

tutti

pi accu-

minuziosi:

viso di quel santo tinteggiato di un roseo vivo con


al

lumeggiature larghe, quasi a macchia,

colore una grande

leggerezza e producono un effetto di chiaroscuro molto vigoroso.

Nella lunetta della parete dirimpetto, nel tiburio stesso della


di Viboldone, la parte

chiesa

mediana

di

una rappresentazione del Giudizio


laterali,

universale, la

quale

si

svolgeva anche nelle due pareti

ora co-

perte quasi per intiero di scialbo. Cristo giudice


reola, cos grandioso nell'aspetto e nell'espressione

troneggia

entro un'auil

da rammentare

Cristo

'

W.

SuiDA, Le opere di Giovanni da Milano in


/.

Lombardia (Rassegna
;

d'Arte, 1906, pag. 12 e segg.)


;

Id.,

Sliidien zar Trecentomalerei (Rep.

Viboldone
L.

e di
-

Beltuami

Venturi, Storia, V, 891 G. Gagnola, Gli aff'resci di Solaro (Rassegna d'Arte, 1907, pag. 37 e segg.). Intorno alla badia di Viboldone, cfr. anche: Sant'Ambrogio - Fumagalli, Reminiscenze, I, 43-45 D. Sant'Ambrogio, La lastra sepolcrale di
Kw., XXXI, 212)
;

G. de Villa (Arch. St.

Lomb. XX,

550).

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

215

216

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

del Giudizio che Giotto dipinse nell'Arena di

Padova

(fg.

162).

E anche

gli

angioli che fanno cerchio al Redentore,

ricordano

lo

stesso lavoro

del

sommo
ove, da
dall'

maestro, mentre pur nei residui di affreschi sulle

pareti laterali
di santi, e

un

lato,

inginocchiata la Vergine
sta
il

con

una schiera

opposto lato
si

Battista con
tali

un coro
in

di patriarchi e di guerrieri
le

anche

veggono sotto

figure,
,

entrambe

parti,

due
^

santi

Dottori seduti al loro seggio


tinge da Giotto
il

traluce la

medesima maniera

che at-

suo miglior vigore.

Fiff.

162.

Viboldone, chiesa della badia

Cristo giudice.

In
rito,

vero,

malgrado

caratteri particolari che

osservammo

nel colo-

siamo

spinti a

domandarci

se

gli

affreschi di

Viboldone non siano

opera di un immediato seguace di Giotto, di un maestro venuto di Toscana


!

Essi specialmente,
e

insieme

con

le

molte

altre pitture sparse in

Lombardia
nunciare
il

improntate dai princpi del nuovo

stile,

valgono a prean-

sorgere di un maestro lombardo che, del tutto padrone della

'

In qualclie parte tuttava

gli affreschi

sembran

la parete

terminale

ma

difricile affermare

dipinti da artista meno abile di quello che affresc che ci non dipenda dalle cattive condizioni delle pitture.

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


tecnica giottesca, dir chiaramente
le

217

tendenze gi adombrate in opere

pi anticlie dell'arte locale, e di fronte ai pittori fiorentini potr apparir

munito del loro stesso viatico


suo cammino.

di

mezzi e

di tradizioni,

ma

rivolto

ad un

Circa

il

1350 fu inscritto in una


"

lista dei pittori forestieri

che dimo-

ravano a Firenze, un
probabilit quello

Johannes Jacobi de
che nel 1363

Como
di

il

quale,

con tutta

stesso

segnato nella

matricola dei
di

medici e degli speziali col

nome

di

Giovanni

Giacomo

Guido da

Como,
dipinto,

e in

un

atto del

1365 vien

indicato

Kaverzaio

di Caversago, piccola terra

come " Johannes pictor de nel Comasco mentre in un


si

segnato

con

la

data

stessa,

egli

firm

Giovanni da

"

Me-

lano

L'atto del 1365 rischiara la storia della sua opera pi importante, a

noi pervenuta

^.

Capitani

d'

Orsanmichele

vi

concedono a Giovanni da
dei quali
si

Milano una proroga per compiere


Di certo, quando
devole, egli doveva

gli affreschi

era obbligato

di decorare la cappella della sagrestia di Santa Croce.


il

maestro ebbe commissione

dell'

opera ragguar-

essersi gi

molto affermato

nell' Arte.

nel tempio

augusto che adunava opere di Cimabue, di Giotto, di Taddeo Caddi, del


Giottino, la sua parola

suon non soltanto


di

alta,

ma

nuova.
soltanto la volta,
il

Nella cappella della sagrestia


sottarco sull'ingresso,
storie storie
i

Santa Croce,

tre riquadri superiori della parete di sinistra, e


i

con

della
della

vita

di

Maria,

tre

opposti della parete di destra, con Milano,

Maddalena, furono dipinti da Giovanni da


con
la Piet, della

come

dimostrato dal confronto stilistico

Galleria dell'Ac-

cademia

di Firenze, eh' egli esegu nell'

anno

stesso in cui attendeva agli


altri

affreschi di Santa Croce, e dalle

qualit

degli

affreschi della

cap-

pella assai distinte da quelle proprie del maestro.

Nella lunetta

della
si

parete
rivela
la

di

sinistra,

che rappresenta Gioacchino


di

cacciato dal tempio,

ampiamente

nel suo intimo l'arte

Gio-

vanni da Milano, e afferma

propria originalit per caratteri ben diversi

da quelli degli

altri

seguaci di Giotto (tav. X).

Cavalcaselle, Pittura,
Vasari,
I,

II,

93 e segg.

W.

Suida, Fior. Maler, 27 e segg.

Venturi,

S/ori'a, V,

896 e segg.

572.

28

218
Giotto,

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

infondendo nella semplicit dell'arte medioevale una profonda


le

osservazione dell'animo umano, aveva ideato austeramente

scene sacre,

le

aveva composte con

spirito di

drammaturgo sdegnoso d'ogni cosa che non


dominava.
concepito

fosse essenziale alla visione che lo


di

negli affreschi dell'Arena

Padova dimostr

tale

sua qualit compiutamente nello stesso episodio


ch'

della

Cacciata di Gioacchino,

con severit

tragica,

con

impareggiabile vigore.
I

seguaci di Giotto, sovente eredi soltanto materiali e non spirituali


si

del maestro,

attennero alla semplificazione delle scene

che per

1'

arte

di Giotto era stata

una necessit
per lungo
quelle

e per loro fu

quasi sempre senza raagli


artisti
i

gione.

Essa ostacol
idealistici,

tempo, imponendo

suoi

vincoli

nuove conquiste naturalistiche che


vinse le tendenze che

nel

Trefio-

cento

furono

opera e merito pi di pittori d'altre regioni


gli

che dei

rentini.

Ma Giovanni da Milano
:

erano intorno,

a Firenze, e libero afferm la propria indole ^

Non dramma

l'episodio della vita di Gioacchino

non ha che un'im-

portanza secondaria nell'ampia composizione ideata dal pittore.


solenne cerimonia liturgica. Entro
fosca di
il

E una
l'abside

tempio a molte navate


gli

ombre

sono adunati

offerenti.
il

Le movenze
si

delle lor

schiere sono

composte

cosi che indicano

succedersi

d'ogni fase della


ritirano, inchi-

cerimonia: a destra, coloro che gi presentarono l'offerta

nandosi profondamente, mentre

altri si

avanzano da
a

sinistra
;

protendendo
attendono
allontana
di
;

energicamente
il

le vittime,
gli
altri,

timidi agnelli rannicchiati

intenti,

loro

turno

senza volgersi

Gioacchino
le

che
vestite

si

gravi, stanno di fronte, in


le

doppia schiera,
ricolmi,
le

vedove
nelle

bruno e
di

giovani donne,

dai

seni

strette

ricche
in

vesti orlate

velluto, nitide in viso,


di diademi.

con

chiome
belle

gialline attorte

trecce e ornate

Le formose donne,

nelle
e

eleganti

fogge del Trecento,


;

danno

alla

scena un alito di vita vera,

quasi profana

le

figure che,

nell'estremit dell'affresco, sono celate dalla cornice della

lunetta,

indu-

cono l'impressione della presenza d'una vastissima moltitudine, fanno


pensare che
il

dipinto non sia che

un

tratto d'

una pi vasta azione.


se

Bene
e forse lo

pittori di

Firenze poterono

guardare curiosamente,

non
:

con ammirazione,

l'affresco ch'era cos diverso dai loro austeri concetti


"

giudicarono

lombardo

La

tecnica

stessa

vi

differiva

da

'

Cfr.: O. SiRN, Giottino,

Lipsia,

1908,

pag. 52 e segg.

Il

Sirn ha delineato molto giustamente la

fisionomia artistica di Giovanni.

o
.5 '5

a u
o
o

o a o

>

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


quella abituale alle opere loro
origini giottesche,

219

che, sebbene essa nella sua sostanza abbia


differisce

negli

effetti

da quella dei
cosa

pittori fiorentini

non meno che


Il

differiscano
attrae

dai fiorentini gli intenti

estetici del

maestro.

chiaroscuro
;

sopra

ogni

altra
e

l'

attenzione

di

Giovanni
di quello

da Milano
pregio e

e per la sua

intensit
pittori

finezza

ch' nelle opere degli altri


il

di

in confronto Firenze costituisce


colorire
del
il

il

maggior
le

carattere pi singolare
,

del

maestro. Pi che

espressioni dei visi


nelle sue figure
risce
i i

pi che la variet delle fisionomie,

pittore studia
:

delicati trapassi del colore

dall'ombra alla luce

colo-

volti di tinte calde, lionate,

ombreggiandole con gradazioni tenui

sino alle

ombre pi

scure, cos che le carni

sembrano avere

la

morbida

profondit di colore ch' nel velluto.

Poco variano
visi,
s

tra loro le figure

di

Giovanni da Milano nel tipo dei


depressa sopra
realistici le

eh'

facile

riconoscerle per la fronte


nasali. In esse
i

orbite,

per

le

lunghe canne

concetti

che informano

l'arte del

maestro

si

rivelano soprattutto nello studio accurato e minuzioso


;

del vestire, ritratto dalle fogge ch'erano in uso

come ben

si

vede nella

schiera delle giovani donne.


vesti convenzionali,
il
il

Quando

poi le figure siano drappeggiate con


il

disegno ha una larghezza di forme,

modellato e

colorito delle pieghe

hanno una

plasticit

che supera per naturalezza


Firenze sulla met

le

opere

d'

ogni altro pittore che abbia lavorato a

del Trecento.
I

due affreschi susseguenti nella parete


qualit

di

sinistra della cappella di

Santa Croce mostrano anche pi chiaramente, se d'uopo ricercarle ancora, le originali

estetiche
di

tecniche
e

di

Giovanni da Milano.

Nella scena della visione

Gioacchino

dell'incontro

con Anna,
del
di-

non
vero

vi
(fig.

movimento drammatico ma un'acuta e pacata osservazione 163). Il santo non si agita nella Visione come nell' affresco
egli si riscuote

pinto dal Gaddi nella vicina cappella Baroncelli, ove l'angiolo sfolgora fra
le

tenebre

pesantemente dal torpore del sonno


il

un pa-

store, dal rustico viso, indifferente o inconscio, sta presso


il

chiuso; entro

quale alcuni animali son tratteggiati con ammirevole precisione. Nell'In-

contro alla Porta Aurea, la figura che pi attrae lo sguardo quella del
servo che segue
zaglio
:

il

santo, portando

un

cesto,

tenendo un

cane

al

guin-

e se

il

pittore ne trasse ispirazione dall'affresco di ugual soggetto

Taddeo Gaddi nella cappella Baroncelli, egli vi raccolse un tesoro di nuove osservazioni; nell'andatura incerta, nel viso malizioso,
dipinto

da

negli occhi contratti espresse argutamente

il

carattere del villano.

220

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


L'affresco della Nativit di Maria c'introduce nell'interno della

casa

(fg.

164).

Nulla di schematico vi nella composizione, nulla di tradizio-

nale e che

non

sia vivificato

da una diretta osservazione

dell' artista.

Il

quale trae piacere da un suo umile

ma

profondo realismo, assai lontano


gli

dai concetti idealistici dei Giotteschi. Si osservi, fra

altri particolari,

come

siano studiate

con cura

le

forme nei corpi delle

figure

la

donna

Fig. 163.

Firenze,

S.

Croce. Giovanni da Milano: storie di

S.

Gioacchino.

seduta sul trespolo, pi anziana delle


giera che

altre,

vestita

di
;

una tunica
la

leg-

ne scopre
vasoio
delle

le

membra

grevi

di

pinguedine

giovine che
nel

riceve
viso

il

vivande

disegnata

con squisito sentimento


sotto
i

gentilissimo

colorito di

ombre dorate
flessuosa
del

capelli gialletti, nelle


la

spalle opulente, nella linea

corpo

che ondeggia sotto

tunica azzurrina orlata di velluti.


diversi colori.

per tutto

un dolce accordarsi
due ultime
al

dei

Ninna
e
lo

affinit si

pu trovare
Maria

fra tali affreschi e le

storie

della stessa parete delia cappella

la

Presentazione

tempio

(fg.

165)

Sposalizio

di

dipinte

da un

mediocre

pittore

fioren-

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


tino
^

221

che imit

le

composizioni di Taddeo Gaddi nella vicina cappella

Baroncelli.

Ma

l'

arte di Giovanni

da Milano splende nuovamente, con


lunettone

le

sue qualit migliori, negli affreschi dirimpetto.


Nella Cena in casa del Fariseo, dipinta entro
rete, la
il

della pa-

Maddalena
ai

si

prostra, accigliata,
e

mentre

il

Redentore parla dolper osservare


l'atto

cemente

convitati,
si

l'ospite solleva la tovaglia


i

della peccatrice,

affaccendano all'intorno
atteggiato

servi.

Fra

quali quello che


e

ministra alla

mensa

con

sicura

naturalezza

colorito con

Fig. 164.

Firenze, S. Croce. Giovanni da Milano: Nativit di Maria.

finezza grande nella tinta verde della sua tunica che


cati chiaroscuri (fg. 166).

stuma

coi pi deli-

Nei riquadri minori,


si

come

in

quelli della opposta parete, lo spazio

restringe intorno alle scene, diventa quasi cosi angusto

come

negli af-

freschi del coro di S.

Abhondio

di

Como. Nel cenacolo

della sua casa la

W. SuiDA, Fior. Maler, pag. 31. Il Snida crede che nella Presentazione al tempio siano parti dovute a Giovanni stesso; nel che non possiamo convenire. Il Venturi {Storia, V, 908) opina che i due affreschi siano stati eseguiti da un allievo su disegni di Giovanni da Milano ma a ci contradice la povert della composizione. L'ignoto collaboratore o prosecutore dell'opera fu probabilmente il mediocre Giovanni dal Biondo.

222

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


ai piedi del

Maddalena siede
composto
esso
si

Redentore, intenta alle parole del


(fg.

maestro
apostoli,

quasi a un racconto meraviglioso


in

16/): e se nel
affievolirsi

gruppo degli

forma schematica, sembra

il

realismo del pittore,

esplica pienamente nella figura di Marta, sia

quando

la

fanciulla

Fig. 165.

Firenze,

S.

Croce. Maestro toscano: Presentazione della Madonna.

fa atto

d'impazienza, sia quando siede sola presso


;

il

camino.
in

11

colore
sul

veste nobilmente la scena umile e semplice

sfuma

dolci

ombre

desco apparecchiato,
(fg.

sui
il

visi,

nelle

vesti.

168) dimostra

come

pittore s'ingegni

La Resurrezione di Lazzaro a vincere la nuova tradizione


di

giottesca, allontanandosi dalla

forma
tale

di incomparabile potenza che Giotto

aveva dato

alla scena.

Ma

in

sforzo l'arte

Giovanni da Milano

LA PITTURA NELLA SECONDA

META DEL TRECENTO

223

o
'u

b
"3

o
o

93

o
co

tao

224

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

rivela quanto sia

manchevole
anche

di virt
:

drammatica. Lazzaro sembra trapianti delle

scinato a forza fuor dal

sepolcro
il

ai
il

due sorelle che non


;

cessano
gli

si

acciglia

Cristo,

cui viso
gli

ha un' espressione incerta


raccolti

apostoli raggruppati da
citt,
Il

un

lato,
la

spettatori

sulla angusta

porta della

ingombrano

scena, senza alcun

profitto per la rap-

presentazione.
l'

chiaroscuro sapientemente adoperato in ogni parte delcarni,

affresco, e

il

colorito ricco delle


i

sono sicuri segni che anche


fu

la

Resurrezione di Lazzaro, come

due precedenti riquadri,

dipinta

da

Fig. 167.

Firenze,

S,

Croce. Giovanni da Milano: Cristo in casa della Maddalena.

Giovanni da Milano.

Il

quale
i

lasci

invece

le

due ultime
nel

storie

al

dappoco
e

pittore che affresc


le

due riquadri

inferiori della parete

opposta
i

anche

lesene

dell'entrata della cappella.

Ma

quivi,

sottarco,

busti degli

apostoli, e nelle crociere della volta le figure dei profeti, diil

pinte invece dal maestro lombardo, pur senza avere

profondo signi-

' Per questi due affreschi siamo pi proclivi a credere che Giovanni da Milano abbia potuto fornire dei disegni, pei-ch la loro composizione ha un'originalit consentanea a quella del pittore lombardo, come bene ha osservato il Venturi. Essi furono tuttavia eseguiti intieramente dall'ignoto collaboratore.

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


ficaio

225

morale, o

il

valore ideale che l'Arte giottesca infuse loro talvolta,


e

per

la

potenza del colore

del

chiaroscuro

sono superiori

alle

opere

d'ogni altro maestro fiorentino del Trecento.

determinare meglio findividualit

di

Giovanni da Milano, prima

di ricercare quali siano state le sue origini, giova osservare le altre opere

del maestro distinguendo quelle sicure dalle molte che

hanno forme va-

riamente differenti dal suo

stile,

sebbene

gli

siano state attribuite.

Fig. 168.

Firenze, S. Croce. Giovanni da Milano

Risurrezione di Lazzaro.

Negli affreschi della sagrestia di Santa Croce, la maniera di Giovanni

da Milano ha caratteri propri cos appariscenti che dove questi non riappariscano chiari, sarebbe temerario volere riconoscerla. Neghiamo pertanto

che siano opera del maestro


ritrovi
il

dipinti

lui

attribuiti,
il

nei
il

quali

non

si

singolare tipo dei visi delle figure,

colorito e

forte effetto

di chiaroscuro
affreschi.

che abbiamo osservati come

qualit particolari

di

quelli

Non
Madonna,

si

vedono

tali caratteri

in un'anconetta

con l'Incoronazione della


dipinto che ha im29

nella Galleria Nazionale di

Roma

(n. 700),

226

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

pronta schiettamente fiorentina e pu essere attribuito a qualche seguace


di

Andrea Orcagna ^ Ci sembra da assegnare non a Giovanni da Milano


un
ad
del

bens a pittore della fine del Trecento, e prossimo a Niccol Gerini,


trittico

Museo Vaticano
^,

nella

medesima

collezione,
storie

spetta

altro

mediocre
a

artista fiorentino

una predella con


critici

della vita della

Maddalena
sione
'^ :

un

pittore

senese una tavoletta rappresentante l'Ascen-

opere tutte che pur da autorevoli

vennero

attribuite

al

maestro lombardo. N di molte altre aggiudicate a Giovanni da Milano

possiamo avere diversa opinione.


L'affresco della lunetta del portale di S. Niccol di Prato, che gi
il

Cavalcasene,

seguito

da

tutti

critici

pi

recenti,

indic

come opera
durezze

del maestro lombardo,

ha un drappeggiare a pieghe
acri

rigide, delle

di lineamenti nei visi delle figure, certi colori

che contrastano ap;

pieno con

le pitture
S.

sicuramente eseguite dal maestro


e di S.

gli

affreschi

dei chiostri di
attribuirsi a

Croce

Maria del Carmine,

a Firenze, possono
stile
^.

Giovanni sebbene abbiano qualche relazione col suo


accogliere, per ragioni che

Non possiamo
attribuzioni, e

esporremo a suo luogo,


pittore

altre

molto restiamo dubbiosi dinanzi a una lunetta del Museo


di

Metropolitano

New^ York recentemente assegnata

al

*'.

Nella

Lombardia

poi, ove,

secondo

il

Vasari, Giovanni da Milano ritorn nella


si

sua vecchiezza e dipinse in pi luoghi, nulla abbiamo trovato che


dire con sicurezza opera sua
:

possa

non

gli affreschi

del tiburio di Viboldone,

nei quali

non sono

le qualit stilistiche peculiari al

maestro

non

altri,

che

ci

richiameranno

fra breve.

Ma

in altri dipinti

appariscono veramente tutte

le

qualit

proprie

delle opere certe di Giovanni

da Milano.
(fig.

Le due
segnalate da

tavolette

dell'Annunziazione
si

169),

nel

Museo

di

Pisa,
in

W.

Snida,

potrebbero credere dipinte

da Giovanni

915) e dal

dipinto fu attribuito a Giovanni dal Suida (Fior. Maler, 36), contradetto dal Venturi (Storia, V, Sirn (Monatshefl. f. Kiv., 1908, pag. 119) che lo assegna al Giottino. ^ Il Sirn lo assegna ora al Giottino (Giovino, loc. cit.): pi giustamente nella nuova Galleria Vaticana indicato come di scuola fiorentina. Rappresenta, nella sua parte mediana, la Crocifissione e l'Ultima Cena;
'

Il

negli sportelli, altre otto storie di Cristo. ^ Anche queste tavolette il Sirn assegna ora al Giottino (Giottino, loc. * Attribuita a Giovanni da Milano dal Sirn (Giottino, pag. 92).
^

cit.).

Cfr.

A. Venturi, Storia, V, 904.

Dubitiamo deU' attribuzione dell'affresco del Carmine a Giovanni

del Biondo.

O. Sirn, Giottino, op. cit., 91. Il Sibn (Monatsheft. f. Kw., 1908, 122) attribuisce a Giovanni da Milano anche un dipinto del Museo di Bonn, e un altro di propriet di R. E. Fry, che non abbiamo avuto modo di vedere. Gi il Venturi (Storia, V, 915) ha tolto dal novero delle opere del maestro una Madonna della collezione Tcher che il Cavalcaselle (Pittura 111, 334) aveva assegnata a Giovanni, e due tavolette dell'Accademia di Firenze.
'^

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

227

tempo anteriore
nata
;

agli affreschi di S.

Croce perch di fattura

meno

raffi-

e a

un periodo primitivo convien pure attribuire un frammento


nel

di

predella, rappresentante la Piet,


della collezione di Martin

Museo

di Berlino e

una

tavoletta

Le Roy, a

Parigi ^

Le

tre

piccole tavole della


^,

Galleria

Nazionale

di

Londra, gi indicate dal Cavalcasene

mostrano

invece un'arte assai pi perfezionata.

Fig. 169.

Pisa,

Museo. Giovanni da Milano: Annunziazione.

Bene

si

rivela

il

maestro, cogli stessi pregi e

difetti ch'egli

ha negli

affreschi di Firenze, in altra tavoletta della Galleria

Nazionale di Roma,

scompartita,

non felicemente,

in diversi riquadri

(fg. 170).

Le composizioni
il

vi s'informano agli

schemi iconografici giotteschi sebbene

pittore

dia

'

La

tavola,

erroneamente attribuita

alla scuola senese

(Catalogue de la

coli.

Martin Le Roy, Paris,

1909),

'^

Sono

fu gi assegnata dal Sirn a Giovanni da Milano. Cavalcaselle, Pittura, 11, 102. Le tre tavole rappresentano l'Eterno Padre, la Madonna e Isaia. prossime assai alla maniera di Giovanni da Milano una Madonna del Museo di Santa Croce (n. 18) a
433) della

Firenze e due tavole (nn. 427 e

Pinacoteca di Parma.

228

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Fig. 170.

Roma, Galleria Nazionale. Giovanni da Milano: anconetta.

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


loro

229

qualche nuovo

accento

l'Annunziazione
;

ha un pacato realismo
nella

nell'atto della Vergine, incerta se allontanarsi

Madonna

col

bam-

bino aleggia un'intimit famigliare, non


presentazioni nella Pittura
fiorentina
;

la solennit

propria a simili rap-

nella

Deposiil

zione dalla croce

dolore

ha

espressioni

spontanee

ma

senza intensit dram,

matica

secondo

1'

indole

propria del maestro.

Non

altrimenti nella Piet, se-

gnata con l'anno 1365 e col

nome
lano
di
,

di

Giovanni da Mineir Accademia


(fig.

ora

Firenze
si

171).

Le

fi-

gure vi

stringono in un

medesimo pianto intorno al Cristo, che sembra gemere anch'egli: il colore


pallido, terreo,

ma
e
d'

di

una

raffinatezza grande nei tra-

passi

di

luce

ombra,

cos che

al

modellato

quella robustezza eh' pure


nella

tavoletta

di di

Roma,
tutte le

qualit

somma
si

opere di
lano, che
in

Giovanni da Miritrova anche

un prezioso disegno della


di Berlino ^

Crocifissione posseduto dal

Museo

Non molto
della Piet

pi

tardi

Fig. 171.

Firenze, Accademia. Giovanni da Milano

Piet.

dovette essere
di Prato,

dipinto
cetto

il

grande polittico del Museo Civico

nel quale

il

con-

ha una nobile ampiezza che pu essere comparata a quella degli


Croce
:

affreschi nelle lunette della cappella di Santa

e se

non

si

allon-

'

O. SiRN, Florentiner Trecentozeichnungeii {Jahrb. d. pr. Kstslgn., 1906, 209 e segg.]

230

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


ai pittori toscani,

tana dalle composizioni consuete

anzi ne trae modello,


il

va distinto da ogni

altra pittura fiorentina per forza di colore, per

pro-

fondo chiaroscuro ^

Dove

l'arte di
nell'

Giovanni da Milano esplica meglio


eseguire
gli

la

propria natura nel


Uffizi
(fg.

concepire e

nel

polittico

degli

172)

^.

Fig. 172.

Firenze, Uffizi. Giovanni da Milano: polittico.

Quivi riappare

il

ritmo di movimenti che


:

il

pittore espresse nell' affresco

della Cacciata di Gioacchino

muovono

quasi processionalmente, a schiera


nell'alto
;

a schiera,

santi

con

lo

sguardo assorto

l'omhra ne infosca

'

II Il

polittico firmato.
polittico

Il

Suida (Fior. Maler, pag.


:

35) lo attribuisce a
75.

un periodo anteriore

al 1365.

frammentario

cfr.

W.

Suida, Fior. Maler,

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


visi in

231

uno sfumare

di tinte calde e pastose


tali

con morbidezze di modellato


il

non mai raggiunte


predella,

dai Giotteschi, e

che preannunciano

rinnovarsi

del colorire che sar nella Pittura fiorentina per opera di Masaccio. Nella

ove

si

affollano

cori

dei

profeti

le

gerarchie

dei

santi,
il

riappariscono
tore

le

donzelle formose, vestite di costumi profani, che

pit-

am

di ritrarre negli affreschi di Santa Croce,

quasi a rammentare,
qualit fonda-

tra le

altre

figure d'

una solennit

ieratica e profetica, la

mentale

dell'arte di

Giovanni da Milano, quel suo semplice e vigoroso reasi

lismo che sovente


nel

esplic nel contenuto stesso delle

rappresentazioni,

modo

di concepirle, e

sempre

si

afferm nello studio e nella riproe del colore.

duzione evidente e accurata delle forme

Le poche
e

notizie che
al

abbiamo intorno

alla vita di

Giovanni da Miartistica
;

lano non recano luce

problema della sua prima educazione


ristretto
stile. Il

anche

le

opere, perch spettano a un' mbito

di

tempo, non
si

giovano molto a tracciare lo svilupparsi del suo


gi a Firenze intorno al 1350
;

pittore

trovava
vi

vi risiedeva

ancora nel 1366, anzi

pos-

sedeva allora qualche fondo nelle campagne vicine, e otteneva coi suoi
figli

la cittadinanza fiorentina.

Nel 1369, con

altri

maestri di Firenze, egli

lavorava a
Il

Roma

nel palazzo del Vaticano.

altro

sappiamo

di lui.

Vasari afferma che Giovanni era stato discepolo di Taddeo Gaddi,

amato che n' ebbe raccomandati i figli perch li educasse nell'arte ^ Ma ci non confermato dalle opere dei due pittori, le quali non hanno siffatte relazioni fra di loro che dimostrino la discendenza
e cos
artistica di

Giovanni da Taddeo Gaddi


si

e d'altra parte facile spiegare

l'erronea opinione del Vasari se

rifletta

che lo storico, attribuendo

al

Gaddi anzich a Giovanni


necessit fu condotto
realt

gli

affreschi della sagrestia di Santa Croce, di


fra

stringere
stati.

di

loro

due maestri pi che

in

non fossero mai pu negare


stile

Che
non
si

l'Arte giottesca abbia gran parte nelle

opere del pittore lombardo

se

si

consideri anche soltanto la loro iconografia, nella

quale pur
lienti dello

notammo
del

divergenze dalle forme fiorentine.

Ma

le qualit

sa-

maestro
trovano

la forza del

colore

e del

chiaroscuro,
nella

l'intenso

realismo

parallelo

pi
;

che

nella

fiorentina

Pittura senese della

prima met del Trecento

anzi vi sono dei dipinti di

'

Vasari,

I,

583 e segg.

232

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Martini,

Simone

come

il

ritratto di Guidoriccio

da Fogliano, che superano

assai in quelle stesse qualit ogni opera di

Giovanni da Milano.

Non

sa-

rebbe adunque irragionevole

il

congetturare che la prima educazione del


l'influenza
dei
pittori

maestro lombardo

si

sia

svolta sotto

di

Siena

^,

complicandosi poi con


la

influssi fiorentini.

Ma

si

ofTre

anche un'altra

ipotesi,

quale

ci attrae di pi,

non priva del conforto

di molti

argomenti seb:

bene, per ora, non provata in

modo

da rimuovere ogni dubbio

anzich

nella Toscana, Giovanni da Milano avrebbe potuto avere la propria istitu-

zione artistica nella stessa Lombardia


egli

^,

prima

di recarsi a Firenze,
il

ove
cio

non appare, per le notizie sinora doveva gi essere maturo di anni.


Nella Lombardia, negli ultimi

note, che circa

1350,

quando

decenni

della

prima met del Trei

cento, l'Arte giottesca aveva gi diffuso largamente

propri princpi e la

propria influenza, cos che Giovanni pot informarsi ad essa prima del suo

lungo soggiorno a Firenze, durante

il

quale

doveva poi esserne meglio


mostrano quali noGiovanni da Milano

compenetrato
bili

e gli affreschi di Viboldone, del 1349,

esempi

egli

potesse trovarne pur nella sua regione.


la via a riflettere

Tale congettura apre

che

se

era gi molto avviato nell'arte


in Toscana, gi acquisiti nella

quando

si

rec a Firenze, egli portasse seco


caratteri
stilistici

Lombardia, anche quei


i

che dovevano renderlo


tadino
:

singolare fra

pittori

dei

quali divenne concit-

l'umile e sincero realismo suo, avverso alle forme idealistiche dei


;

Giotteschi
ticolari
lit,

il

colorito, e

il

sentimento vivo del chiaroscuro che sono paril

alla

sua maniera. Indi sorge

pensiero di cercare se

tali

qua-

quasi estranee ai fiorentini, non fossero nella Pittura

della

regione

donde Giovanni muoveva.


Conviene anzitutto ricordare anche
da Milano ha con quella
le

analogie che l'arte di Giovanni

di altri maestri dell' Italia settentrionale.

Come,
pinti
di

nella seconda
di Pisa
si

met del Trecento,

fra gli affreschi toscani del e vivace


il

Camposanto

mostra pi spontaneo

realismo dei didi

Antonio Veneziano ^

non altrimenti

fra

dipinti

Taddeo

Cavalcaselle, Pittura, II, 93 W. Suida, Fior. Maler, pag. 32. Affermai tal cosa gi alcuni anni or sono cfr. L'Arte, 1907, pag. 184. 3 Non vogliamo esagerare il contrasto fra la Pittura toscana e quella dell' Italia superiore attribuendo alla prima un puro carattere idealistico: e ripetiamo che i maestri del primo periodo dell'Arte Lorenzetti, cui da unire il pittore del Trionfo della morte nel Camposanto di senese il Martini e i superarono sovente nell'osservazione del vero i pittori dell'Italia settentrionale. Ma in questi il Pisa realismo pi puro, e scevro dalle forme idealistiche e convenzionali che si mescolano ad esso nelle opere dei Giotteschi fiorentini, dell'Orcagna, di Taddeo e Agnolo Gaddi, d'Andrea di Firenze e d'altri. Indi
'
;

sorge

la differenza tra

Giovanni da Milano,

Tommaso da Modena

ecc. e

fiorentini.

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO Gaddi,


dell'

233
fiorentini
il

Orcagna, di Giottino e degli

altri

contemporanei

realismo del maestro lombardo.


la

E come
nell'Italia

questi a Firenze

volgeva tutta

sua attenzione

al

chiaroscuro e

al colorito,

discostandosi dalla tecnica


altri pittori,

dei Giotteschi,
lui,

non diversamente

superiore

coevi a

o di poco posteriori,
si

ma
:

certamente indipendenti dall'arte sua e dai


al
;

maestri senesi,
un' importanza

rivolgevano alle stesse ricerche, davano

chiaroscuro
a Modena,

non minore

erano a Bologna, Jacopo Avanzi


ai contrasti di luce e

Barnaba, che in ogni suo dipinto diede


valore prevalente su ogni altro
cui arte
si

d'ombra un

esplica
le

mezzo estetico, e Tommaso Barisini nella anche pi ampiamente il realismo umile e semplice

che informa

opere di Giovanni da Milano.

Per

tali

analogie appare gi pi probabile che Giovanni da Milano

non abbia
avute

attinto le sue qualit pi particolari dai senesi, bens le abbia

come

caratteri quasi connaturati, poich esse


altri artisti dell'Italia

si

esplicano, fuor d'ogni


si fa

sua influenza, pur in

superiore;

pi verisimile

ch'egli giungesse a Firenze

non soltanto informato


nella propria

dei princpi giotteschi,

ma

anche gi

costituito

personalit.

E
il

tale

congettura

confortata da pi forte prova: molti affreschi dimostrano che nella

Lom-

bardia la Pittura

si

volgeva quasi per


i

le stesse vie

che

maestro lombardo

segu, a Firenze, lasciando

fiorentini.
nell'Italia centrale, in
si

Mentre Giovanni da Milano lavorava


la Pittura era in

Lombardia
al-

pieno

fiorire.

Ed

da pensare ch'essa
citt,

esplicasse

lora meravigliosamente nelle maggiori

ove

l'arte di secoli

pi recenti

ne distrusse poi quasi ogni monumento, se pot lasciare alte prove di s

anche in remote chiese della campagna lombarda, in numerosi


lavorati

aff'reschi

non da

artisti rusticani

ma

da

artefici tali

che l'opera loro,

so-

vente nobilissima, pu considerarsi segno adeguato delle forme pi elette

che

l'arte locale

avesse allora raggiunto.


il

Nel piano di Saronno

villaggio

di

Solaro, povero

dimenticato,

ha un antico piccolo oratorio che nel presbiterio


rato di affreschi ^

ancora tutto deco-

La parete terminale
fondo bruno
il

occupata

dalla

Crocifissione
:

(fig.

173).

Sul
;

sei angioli aliano

intorno alla croce

Cristo irrigidito

suo corpo, energicamente segnato nelle carni disseccate, nella forte ed


di

evidente struttura dello scheletro, tale immagine

dolore

fisico

che

'

D.

done

e di

Sant'Ambrogio, L'oratorio di Solaro (Ardi. Solaro (Rass. d'Arie, 1907, pag. 37 e segg.).

Si.

Lomb., XX, 842); G. Gagnola, Gli affreschi di Vibol-

30

234

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

rivela l'arte d'un maestro

non mediocre.
il

All' intorno,

la
si

composizione
lamenta, ingi-

semplice rende pi intenso


nocchiata
;

dramma
le

la

Maddalena
delle

la

Vergine cade fra

braccia

pie

donne mentre Gioil

vanni, un altro santo e due vecchioni contemplano intentamente


fsso
;

croci-

il

buon centurione accenna


;

in alto

Longino, ornato
altri,

il

capo di una

lunga penna, sta in distanza


il

appartato dagli

torvo

e scuro,

anche

Battista partecipa alla scena.

Fig. 173.

Solaro, oratorio

Crocifissione.

modellata quasi a sbalzo

la

figura

del

Precursore nel risaltare


;

netto delle pieghe dei panni, dei lineamenti del viso


di tinte calde e brune,

ha

le

carni colorite

con

forti

figure

il

chiaroscuro cos forte

ombre verdastre. E anche nelle altre da rammentare la maniera di Giovanni


il

da Milano sebbene da quella

differisca

colorito delle carni,

non lionato

con ombre brune, bens di


doline.

tinte rosee, quasi guazzose, e

con ombre ver-

Anche
parti tali

nel

tipo

del

viso
degli

del

Crocifisso e del
di

centurione

si

danno
altre

somiglianze con

le figure

affreschi
s

Santa

Croce
1'

ma

in

affinit

scompaiono,

eh'

da escludere che

affresco

possa

essere opera di Giovanni da Milano. Anzi, per quel suo colorito la Croci-

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


fissione dell'oratorio di Solaro pi

235

prossima

agli affreschi del tibiirio di


s

Viboldone che a quelli di Giovanni da Milano,


credere che dai dipinti di Viboldone, e da
nei quali l'arte giottesca
si

che siamo

condotti a

altri

monumenti ora perduti


della

fosse

ugualmente affermata, l'ignoto maestro


nelle sue
figure pi

pot avere

molti elementi toscani eh' egli adopera, la semplicit


il

composizione,

sentimento
si

drammatico impresso

fortemente che non

trovi nei dipinti di Giovanni da Milano,

anche nella

Piet dell'Accademia di Firenze.

Senza dubbio, bisogna assegnare


freschi che rivestono ancora, sebbene

al

medesimo

pittore

anche

gli

af-

molto

guasti, le pareti laterali

del

presbiterio del piccolo oratorio.

Nella parete di sinistra, ove grandeggia pure una

figura

di
lo

S.

Am-

brogio, bruna e possente nel colore del viso e nelle forme,

spazio

scompartito in tre zone sovrapposte. Forse la molta materia da esporre


e la ristrettezza del luogo indussero
il

pittore a dividere

quelle zone in
il

molti riquadri scompartendole in


delle

modo
ci

irregolare

secondo
lui

bisogno

mancava quel concetto della divisione armonica dello spazio, che non fu mai trascurato dai decoratori toscani, anche se mediocri difetto ch'egli ha comune
diverse

composizioni

ma

segno che a

con

altri

molti pittori lombardi, con lo stesso Giovanni da Milano, se

si

ricordi la tavoletta della Galleria Nazionale di

Roma.

La prima
giottesca:

scena, che rappresenta Gioacchino ed

Anna

in atto di

di-

stribuire elemosine,

non

a nostro sapere, nella tradizione iconografica

essa apparir

ancora altre volte nell'Arte lombarda del Treperch


si

cento

n forse senza ragione,

confaceva con l'umile realismo

che vedremo costituirsi sempre meglio e diventar lineamento principale


nella Pittura

lombarda
al

(fig.

174).

Dinanzi

banco ove sono

raccolti
fa

diversi cibi

e altre vivande

son posate a terra

Gioacchino

elemosina a un mendicante mentre


al suolo,

un

altro
il

mendico, storpio, accosciato

tende le mani e volge verso


;

di lui

suo ruvido viso. La scena abilmente composta son ricavate

e se le figure

degli

spettatori
di

da uno stampo convenzionale,


quelle
dei

quasi

in

opera

qualche mediocre Giottesco, rivelano


del vero.
si

mendicanti

un aspro studio
pittore
si

Nelle altre scene, la composizione

fa abbreviata

schematica,

il

mostra

ligio alla tradizione giottesca

ben pi che Giovanni da


alla quale
si

Milano. Vedasi

come

nella Cacciata
il

di

Gioacchino,

Giovanni

aveva dato una forma cos nuova,

maestro di Solaro

riavvicini alla

236

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

semplicit giottesca:
in atto grave, e
il

non

altri

personaggi

che un fanciullo,

il

sacerdote

santo che sembra scagionarsi ^


diverso
gli

Non hanno
osservare
differente

carattere

affreschi
(fg.

della

parete
i

dirimpetto,

anch'essi poco ordinatamente

distribuiti

175) l

Fra

quali conviene
assai

come l'Adorazione
da quello consueto

dei Magi abbia

uno schema iconografico


:

alla Pittura toscana

povera

di figure, senza

Fig. 174.

Solaro, oratorio

slorie della

Madonna.

sfondo di paese, ridotta


il

ai

personaggi indispensabili, tuttavia singolare per


riprodurre
le

realismo del pittore

nel

fogge di vesti

ch'erano in uso
ornate di
liste

verso la met del Trecento, lunghe guarnacche, maniche


di ermellino, calzari dai puntali lunghissimi.

si

manifesta minore cura

Aurea,

'Seguono, nella medesima parete: l'Apparizione dell'angiolo a Gioacchino, l'Incontro alla Porta la Nativit di Maria, la Presentazione al tempio, Maria fra le ancelle del tempio, lo Sposalzio. Molti dei riquadri sono guasti dall'umidit. ^ I riquadri raffigurano la Visitazione, il Sogno di Giuseppe, la Fuga in Egitto, la Nativit del Bambino, l'Adorazione dei Magi e in parte son guasti.
;

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


di tali particolari

237
stessa

nella

figura
rossa,

di di

S.

Caterina

eh'

dipinta sulla
di vaio,
il

parete, vestita

di

tunica
le

manto soppannato
verdoline.

adorna
viso.
Il

d'una corona di perle

chiome bionde che ne circondano

quale colorito di delicatissime


Il

ombre

pittore

medesimo dipinse
si

nella volta del presbiterio

le
i

figure dei

quattro evangelisti seduti in cattedra, e nell'attiguo sottarco


apostoli
:

busti degli

poi

giov forse

di

un mediocre collaboratore nel decorare


dipinti, fra le

altre parti dell'oratorio

ove s'intravedono ancora tracce di

Fig. 175.

Solare, oratorio

storie della

Madonna.

quali

appare anche
probabile che
Il

lo

stemma

di

Ambrogio Biraghi che costrusse


stati eseguiti

la

chiesuola nel 1366 \

torio.

gli aff'reschi

siano

appena costrutto

l'ora-

loro stile

meno

progredito di quello che vedremo diffuso negli


:

ultimi decenni del Trecento

in

essi

incominciano appena ad emergere,


del
pittore, alcuni

dalla cultura artistica toscana che informa l'arte

ca-

LiTTA, Famiglie celebri, Vili: Famiglia Birago. L'oratorio Caterina, eponimi del fondatore e della sua consorte.

appunto dedicato

ai

SS.

Ambrogio e

238
ratteri

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

che

si

svilupperanno sempre meglio come particolari alla Pittura

lombarda, che nell'epoca stessa nella quale veniva decorato il remoto oratorio campestre, gi pi chiaramente erano affermati a Firenze da
Giovanni da Milano.

Fs. 176.

Viboldone, chiesa della badia: storie di Cristo.

Altri affreschi della


di

seconda met del secolo XIV, in diversi luoghi


allo

Lombardia, appartengono

stesso

periodo

stilistico.

Sebbene non

tutti

giungano a pareggiare per elevatezza d'arte quelli di Solaro, anch'essi

sono riprova d'una forte influenza toscana, e mostrano talvolta qualche relazione con le opere di Giovanni da Milano, quantunque non per diretta
dipendenza.

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

239

Fig. 177.

Viboldone, chiesa della badia: storie di Cristo.

Fio'. 178.

Viboldone, chiesa della badia: Crocifissione.

240
Tali
i

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


dipinti dell'ultima
^.

campata
vita

della

nave maggiore della chiesa


nelle

della badia di Viboldone

Quivi

le

prime

storie

della

di

Cristo
;

(fg.

176),

crociere

della volta, sono esemplate su modelli toscani

n sarebbero state dipinte

altrimenti da
del Trecento
:

un qualche mediocre
si

e tardo Giottesco della


al

seconda met
battesimo di

osservino

due angioli che assistono


pochezza
di

Cristo, affini per

forma

e per

animo

all'arte dei

minori se-

guaci di Agnolo Caddi.


accenti di realismo che
il

Quelle

composizioni non hanno nessuno degli


alle

danno novit

opere di Giovanni da Milano;

loro colorito acre, con tinte stridule di rosso e di verde.


pareti,

Ma

le altre

storie della vita di Cristo, dipinte sulle

modificano alquanto

tale

vt^i

Fig. 179.

Chiaravalle, chiesa della Certosa:

il

transito della

Madonna.

aspetto dello

stile

dell'ignoto

maestro,

perch,

in alcune parti, affollate


si

di figure, e specialmente nella Salita al Calvario e nella Crocifissione,

discostano dalle forme toscane

(figg.

177 e 178).
di

La

Crocifissione
di

ha somiglianze

composizione con quella del-

l'oratorio

Solaro

ma non pu
le

credersi opera d'un

medesimo
si

pittore,

anzi dimostra chiaramente, pur nel suo misero stato, la maniera del

me-

desimo

artefice
la

che dipinse

altre parti della

campata, come

scorge

considerando

durezza di disegno ch' nei

visi delle figure, dalle

labbra

contratte e talora deformi, ben distinte perci da quelle di Giovanni da

' Cfr. G. Gagnola, Gli affreschi di Viboldone, op. cit. Nelle crociere della volta sono dipinte l'Annunciazione, l'Adorazione dei Magi, la Presentazione al tempio, il Battesimo nella lunetta di destra, le scene della Passione; in quella di fondo, la Crocifissione; nella lunetta di sinistra, la Piet, l'Incredulit di S. Tommaso, l'Ascensione, la Pentecoste.
;

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

241

Milano

deiranonimo

pittore

di

Solaro.

giova osservare con quanta


Il

cura vi siano ritratte

le variate

logge di vestire.

che di certo, in

tale

misura, non peculiare agli

artisti

lombardi, e fu usato anche da pittori

Fig. 180.

Vertemate, chiesa della badia: angioli.

toscani del Trecento, ma, sviluppandosi poi, e diventando una delle sue

maggiori preoccupazioni, sar carattere dominante nella Pittura lombarda.


Singolari sono anche
sotto la Crocifissione,
i

due busti
nei

di
il

Adamo

d'Eva

figurati in

due tondi

quali

colorito dei visi, d'un

pallore diffuso
31

242

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

modellato con tinte leggerissime, gi accenna ad una maniera che nella

Lombardia era per avere una grande fortuna. Di non maggior valore estetico sono gli
badia di Chiaravalle presso Milano
quarto del Trecento,
al
^,

affreschi

del

tiburio della

eseguiti

probabilmente nel penultimo


i

quale crediamo appartengano anche


di

dipinti della

navata centrale della chiesa


a decorare quel luogo
:

Viboldone.

Due

diversi pittori attesero

l'uno,

con

tinte pi intense e

con modellato pi
avvicinandosi

robusto, affresc nell'alto del tiburio molte figure di santi

nella sua maniera, improntata anch'essa all'Arte toscana, al maestro che

dipinse

tratti
S.

pi recenti negli affreschi del campanile della chiesa mi;

lanese di
vita

Marco

l'altro pittore affresc, sotto la

cupola, le storie della


(fig.

di Maria, risentendo

anche pi

dell'Arte fiorentina

Incoronazione della Madonna, sebbene manchevole nelle

La sua espressioni, ma179).

lamente segnata negli scorci e nella prospettiva, ha delicatezze


e

di colore

un drappeggiare che corrispondono


Questo
riapparire
persistente
v'

assai allo stile giottesco

^.

delle

forme

toscane

in

dipinti

di

Lombardia, che non

ragione d negare siano opera di

artisti locali,

non

a credere che derivi da un'unica prima irradiazione, bens pot

essere cagionato
periore,
sa

da un

fluire

continuo dell'Arte toscana


sia

nell'Italia
artisti.

su-

per migrare di opere,

per intervento di

Ci ri-

chiamano appunto a forme molto pi progredite


che non siano quelle che abbiamo veduto

della Pittura fiorentina

riflettersi sin

qui nella

Lom-

bardia, gli aftreschi conservati nell'absidiola di sinistra della chiesa pro-

fanata del monastero di Vertemate, in quel di

Como

^.

Nella conca dell'absidiola

figurata

l'Incoronazione della Vergine:


;

stanno all'intorno, inginocchiati, alcuni santi benedettini


lati

volano

ai

due

del trono, nel quale Cristo seduto presso la


e

Madonna, due schiere


nei corpi rofine del Trecento,
(fig.
il

di angioli, a braccia conserte,


busti,
s

nei

visi

delicati e soavi,

sembrano

dipinti

da un maestro fiorentino della


Venturi
le

che rammentarono

al

opere

di

Agnolo Caddi

180).

In altra parte, presso quell'absidiola, essi volano piangenti verso

Cristo
atti,

che appare, morto, fuor dal sarcofago


nella sobriet delle pieghe dei panni
si

(fig.

154)

e nei loro semplici

afferma chiara l'Arte toscana

come

Cfr. M. Caff[, Dell'abbazia di Chiaravalle, Milano, 1843.

Per certe durezze di disegno, soprattutto nelle labbra delle figure, questo pittore ha affinit con quello della navata maggiore di Viboldone. Il fare trito dei panni, e gli scorci difettosi mostrano il suo
2

scarso valore.
^

D.

S.,

La badia

di Vertemate {Ard. St. Lomb., 1905,

111, 214)

A. Venturi, Storia, V, 892.

D.

S.

(loc.

cit.,

217) attribuisce gli affreschi dei quali

parliamo

alla

met del secolo

XV

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


nella

243

drammatica
iiorentino

figura di
di

Abramo
acanto,

dipinta

entro

un tondo della volta


lo

sovrastante, fra ornati


stile
(fg.

che

seguono anch'essi fedelmente

181) \
si

Una

fresca

vena d'Arte toscana

intreccia, in

modo
S.

singolare,

con

caratteri del tutto estranei

ad essa negli

affreschi di

Biagio di Bellin-

zona, che sono da attribuire agli ultimi decenni del Trecento l


Il

gigantesco

S.

Cristoforo, propizio

ai

viandanti,

dipinto

sulla fac-

ciata della chiesa, racchiuso entro

un

fregio di ornati vegetali intercalati

Fig. 181.

Vertemate, chiesa della badia: Sacrifcio d'Isacco.

di losanghe

con scorniciature che simulano un mosaico a


santi, di profeti
:

stelle (fg. 183).

Entro ogni losanga sono busti di

si

direbbero dipinti

da uno squisito maestro toscano, tanta finezza hanno


lore.

di disegno e di co-

Fra

gli altri,

uno

dei profeti, eseguito con grande sottigliezza di


viso,

mo-

dellato

ha un'espressione intensa, e nel


l'Arte senese
(fg.

un colore

cos delicato che

rammenta anche
particolari
di

182).

Ma

nel S. Cristoforo vi sono dei


centrale.

stile alieni affatto

dall'Arte dell'Italia

Sul

fondo

azzurro sparso di

stelle d'oro, egli sta

immobile, coi piedi nell'acqua, so-

'

ognuna
2

Nella parete di sinistra, sotto la Piet, sono dipinte due storie di S. Benedetto. Nella volta, in delle crociere si trovava un tondo; ma il solo bene conservato ora quello del Sacrificio d'Isacco. Rahn, Wandgem., 28 S. Monti, Storia ed arte, 263.
;

244

I.A

l'ITTUllA

I.A

MINIATCHA

NEI.I.A

I.OMBAKDIA
afferra alle sue

stenendosi col tronco d'un all)cro, mentre

il

Bambino

si

chiome, tutto spaurito.


del santo, malvacoa,
si

11

coloro intenso in oi<ni parto:

la

corta tonacella
la

sbianca dolioatamonto nello


intessuto di
visi vi

luci, si

cupa nelle
rosso e di
di Ibrino

ombre

il

manto, di rosso purpureo,

ornati

di

gialletto vivo

sono

le vesti del

Bambino. Nei

una durezza

Fig. 182.

Bellinzona,

S.

Biagio

un profeta.

che

(l

loro un aspetto ben diverso dalle (i<ure dei maestri toscani

atte-

nuata tuttavia nella sua asprezza dal colorito roseo, dalle ombre intense

che hanno dolci sfumature e tenui trapassi


Nel jassato
altri affreschi
i

di

chiaroscuro.
dei quali
li

ornavano

la fronte della chiesa,


il

non s'intravedono pi che


perti
:

contorni, sotto

velo di calce che

ha co-

ora

i)i

non

resta in luce che la pittura nella lunetta della porta,

i-A

PiT rniA SKi.LA

.si:r.()x.)A

mkt

dei.

tbecexto

245

opera

aneli' essa

del
il

maeCritosto

stro clic alTresc stoforo,

S.

come appare
e
al

al colorito

singolare

aspetto
Snl
a

(Ielle ligure (tav. XI).

ciclo

stellato,

dinanzi

un

drappo

sottilmente

adorno
gile

di ricami, sorge l'a-

persona della Vergine,

acconciata

come
il

gentildon-

na: china ella

capo soave

sostenendo con una


il

mano
ve-

figlio,

un rantolino

stito di

lunghissima tunica,
sovente
i

(piale

jiillori

di

Siena

amarono

di ral'tgu-

rarlo. Ai lati della

Madonlo

na, stanno S. Pietro e S. Hia

gio e

sembrano aguzzare

sguardo, bizzarramente segnati nei loro tratti arcigni


e nelle

chiome

arricciale
e

figure d'

uno strano

in-

dimenticabile manierismo.

(;ome nel

S.

Cristoforo,

il

colore modella soaxementc


tutti
i

visi

con

trajiassi

lenti dalle luci alle


forti.
(li

ombre

affreschi di S. Biagio
in

potrebbero indurre
spetto,

soin

per

il

disegno

qualche

parte

contorto e

calligrafico, d'essere

opera
Fig. 183.

Belltizona,

S.

Bingio:.S. Crislororo.

d'artista sul quale inlluisse


l

'arte

oltramontana.
ornati,
sia

Tuttavia
nelle

gli

elementi

toscani
(pici

che

vi

si

ritrovano,
e
le
affi-

sia

negli

figure,

dissolvono

dubbio;

nit ch'essi

hanno con

altri affreschi eseguiti

nel

cuore della Lombardia

246
li

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

affermano opera di pittore lombardo. Per ritrovare

loro pi prosla

simo riscontro, conviene ritornare a quella badia di Viboldone

cui

chiesa dovette essere, un tempo, rivestita tutta di affreschi. Quivi, nella

navatella di destra, ancora conservata la decorazione d'una delle


pate.

cam-

Nei sottarchi che fiancheggiano


figure

la volta restano,

ma

scolorate assai,

alcune

rappresentanti

le

Vergini

sagge,

le

quali

assomigliano

nelle fogge delle vesti alle

donzelle che Giovanni da

Milano
Croce
;

dipinse
e

in

Santa
perci

possono

suggerire,

approssimativa-

mente, la data cui spettano


gli

affreschi gi

la

seconda
del

met,

progredita,

Trecento. Tali figure (figura 184), alterate nelle pro-

porzioni per
gli

il

volgersi de-

archi sui quali sono di-

pinte,

anche nella lor so-

lida struttura e nei larghi e

pingui visi mostrano molta


affinit

con quelle di Gio-

vanni da Milano.

Ma

ove

il

tempo ha pi
pera
dello

rispettato

l'o-

stesso

pittore,

questa appare assai diversa


dalla
Fig. 184.

maniera

di Giovanni;

Viboldone,

cliiesa della

badia: vergine saggia.

in certi busti di profeti, glio conservatisi, in

mesote

un

tarco, nei

quali

il

colore delicato, quasi polveroso, con forti


i

ombre

tinte iridescenti, e
(fig.

lineamenti dei visi sono tracciati con disegno tortuoso

185).

Uno

dei profeti, dal viso arcigno, disegnato in


tali

modo convennelle

zionale, e colorito con


luci,

ombre fumose,
ai

con

tinte cos chiare

da potersi dire assai prossimo

due

santi della lunetta della chiesa

di S. Biagio di Bellinzona.
I

dipinti dell'oratorio di Solaro, della navata della


S.

chiesa

di Vibol-

done, di

Biagio di Bellinzona

e,

in

qualche parte, alcuni

altri

che anle

cora dobbiamo ricordare,

mostrano adunque delle somiglianze con

oc
ss

s
n o a
2:

>

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

247
clie

opere di Giovanni da Milano sebbene non

si

possa afFerniare

derivino

da quelle. Essi valgono perci a rendere assai probabile


Giovanni da Milano quando
arte poich in
si

l'ipotesi

che

rec a Firenze fosse gi formato nella sua


caratteri

Toscana

egli

mantenne alcuni
lui

comuni

coi pittori
gli af-

lombardi suoi contemporanei e da


freschi del tiburio della chiesa di

indipendenti. D'altra parte,


gli altri

Viboldone e

che abbiamo dapla

prima

indicati

dimostrano come fosse diffusa


l'influenza dell'Arte

in

Lombardia, gi verso
che
si

met del Trecento,


formare
col
lo stile

giottesca

concorse tanto a

di

Giovanni da Milano. La quale


XIV,

rinnov pi volte
badia di

procedere del secolo

come appare

nei

dipinti della

Chiaravalle e soprattutto in quelli di Vertemate.

Altri affreschi vi

sono nella Lombardia che


si-

si

concatenano fra di loro

pi strettamente di quelli enumerati


nora. Anch' essi di incerta data,
si

pu

credere

siano

stati

dipinti

nel

corso

della seconda

met

del Trecento, senza

attingere tuttavia la fine del secolo; che


in questa
loro,
fiorir

uno

stile

diverso dal

sebbene

essi lo

preannuncino.

In Brianza, sul poggio di Mocchirolo,


rali,

ove sono riunite alcune case ru^

'^SBhS^^

una chiesuola, disadorna


esterno,
la

rui

stica

all'

quale conserva
del

pi

nobili

affreschi
in

Trecento che
dipinti

siano

ora

Lombardia;
divulgati

gi
Fig. 185.

ben

conosciuti,

anzi

come
Quelli

Viboldone, chiesa della badia

un

profeta.

opera di Giovanni da Milano.


affreschi,

che in ogni tratto rivelano

l'arte di

un eccellente maestro, non

furono eseguiti per cura delle genti del


dei signori del luogo,
il

contado,

ma

per commissione
fra
gli

cui

stemma

ripetuto pi volte

ornati,

della famiglia dei Porro.

Tutto l'angusto presbiterio dipinto; e con tanta euritmia vi scompartito lo

spazio nella decorazione, ch'esso sembra ampliarsi per l'opera del

pittore. Nella parete di fondo,


cifissione.

secondo

la

consuetudine, figurata la Crosia negli affreschi


:

Con un sentimento pi drammatico che non


(fg.

di Solaro e di Viboldone, la scena semplificata

186)

sul

fondo az-

248
ziirro, dal

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


terreno scheggiato sorge la croce; e intorno al Cristo, giovanile

ancora nelle
angioli.

membra
;

delicate,

non

che
i

il

pianto dei dolenti e degli

La Maddalena lagrimosa accarezza


Giovanni
si

piedi del crocifisso, dilaniati

dal peso del corpo


pallida, si

appressa alla croce, e la Madonna, tutta

abbandona
si

fra le braccia delle pie

compagne, una delle quali


che sembra
la fattura

piange, l'altra

volge al Cristo quasi per invocarlo.

La

forza

di

osservazione

psicologica e di espressioni,

ancor derivare

al pittore dall'arte di Giotto, si

accompagna con

Fig. 186.

Mocchirolo, oratorio: Crocifissione.

magistrale.
Cristo,
le parti
i

Sono potentemente plasmate


:

le

figure,

il

corpo

livido
forti

del

drappeggiamenti

nei visi le

ombre brune contrastano


il

con

vivamente illuminate.

Ed

tale

vigore del chiaroscuro che ben

possiamo comprendere come anche alcuni critici acuti siano stati mossi ad attribuire a Giovanni da Milano il nobile affresco ^ Ma non ritroviamo
in questo
il

tipo delle figure,

dai

visi

torpidi e quasi

assonnati, che fu

W.

' G. Carotti, Pitture giottesche neW oratorio di Mocchirolo (Arch. St. SuiDA, Opere di Giovanni da Milano (Rass. d'Arte, 1906, pag. 10 e segg.).

Lomb.,

1887,

pag. 765 e segg.);

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

249

piti

proprio a Giovanni

qui

il

disegno pi largo,

il

colorito

rosato

che negli affreschi di Santa Croce ^

Non

tuttavia

negare

che l'ignoto pittore di Mocchirolo abbia

degli stretti vincoli con l'arte di

Giovanni da Milano, specialmente se


il

si

consideri l'atTresco della volta ove

Cristo entro un'aureola fra

sim-

Fig. 187.

Mocchirolo, oratorio:

il

Redentore.

boli degli evangelisti


di colori

(fg.

187).

Quivi una piena e ammirevole armonia


il

tra l'azzurro del

campo,
;

giallo vivido

dell'aureola,

il

rosso
le

cupo del manto del Redentore

nel

Cristo,

che benedice solenne,

tinte brune, fosche, del viso e delle

mani rassomigliano

assai al colorito

'

Gi

l'opera di

il Venturi due diversi

(Storia, V, 892)
artisti.

neg

dipinti di

Mocchirolo a Giovanni da Milano, distinguendovi

32

250

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

consueto a Giovanni da Milano.

Non

cos

lineamenti delle nobili figure

corrispondono a quelli che Giovanni fu


anzi, particolarmente

solito di ripetere;

ne differiscono
si

per

il

disegno degli occhi, nel quale

pu notare

come tratto caratteristico la molle gonfiezza della palpebra inferiore. La volta incorniciata di un fregio del quale il pittore riquadra ogni
suo affresco dando nuova sottigliezza di forme
acanto che furono cari
trafori gotici,
ai

e di colori ai fogliami di

decoratori fiorentini, intercalandovi dischi con

con

finti

mosaici, con tarsie, e medaglioni con busti di profeti.

Fig. 188

Mocchirolo, oratorio:

S.

Ambrogio; sposalizio mistico

di S- Caterina.

L'ampio riquadro che occupa


diverse
di
il

la parete di sinistra

aduna due scene


cattedra, vestito

(fig.

188).

Da un
il

lato

S.

Ambrogio, seduto
ai

in

una pianeta

in cui

rosso giunge
il

toni

pi

profondi, interrompe
;

suo scrivere per alzare


Il

flagello contro gli eretici

questi

si

allon-

tanano spaventati.

santo colorito nel vecchio viso rugoso d'una tinta


chiaro cos fortemente da
avvicinarsi
di

bruna che sfuma


maniera
di

in

molto

alla

Giovanni da Milano.

Ma

le

caratteristiche

del disegno

mocom-

strano che anche questo affresco, potente nella semplicit della sua
posizione, opera del

medesimo

artista

che dipinse

la Crocifissione.

Tav. XII.

Mocchirolo, oratorio:

S.

Caterina.

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


Nell'attigua scena dello Sposalizio
di
S.

251

Caterina

il

pittore

adopera
pi ori-

un'indicibile delicatezza di concetto e di fattura, esplica in

modo
Il

ginale

il

suo squisito sentire; e pi


roseo, tutto

si

allontana da Giovanni.
;

trono, di

marmo
gotici
;

messo a

tarsie, a ornati

fiorisce in alto in fogliami


:

si

incurva a formare una concavit scanalata


le

la

Vergine vi siede

nobilmente raccolta. Sul nimbo d'oro


per

forme ampie del suo viso sono

modellate con grande variet di piani, in un continuo sfumare di colori


rosei, quasi guazzosi
attorti
la loro tenuit, e di

sulla

fronte,
la

traspaiono

sotto
s

ombre verdoline i capelli, un lieve velo un manto azzurro


; ;

avvolge tutta
ornata a

persona

ma non
l'arte

die non

si

scorga la tunica di broccato,


affusolate,

frutti

d'ananasso.

Le mani, morbide,
una tunica

potrebbero anche

per s sole rivelare tutta


Il

elegantissima del pittore.


di tinte cangianti di

Bambino,

vestito di

malva

in giallo

verde, mirabile per le carni delicate, per la morbidezza dei suoi capelli.

Ma

supera ogni altra parte dell'affresco

la figura di S.

Caterina

(tav. XII).

Sta ginocchioni,

contegnosa, la nobile donna, nel profilo maturo e nello

sguardo acuto improntata di una propria individualit. Quasi alabastro


illuminato da
v'ha

ombre
si

fiamma sono le carni del suo viso e del seno il colore non non che candore soffuso di roseo. Si aduna dietro le spalle,
;

stretto

da un anello,
scioglie

il

morbido volume
Il

delle chiome, di colore gialletto


il

poi

ondeggiando.

seno, le spalle opulente, e tutto

corpo

sono
fila

stretti

nella guaina

della veste preziosa, chiusa sul dinanzi

da una

di grossi bottoni, intessuta a fiorami, colorita di

una quasi impercet-

tibile tinta di

malva che vanisce


il

in iridescenze gialle e verdi.

Le maniche
ri-

stringono

il

braccio, e anche

carpo della mano, ornate d'un lungo

casco d'ermellino. Nello splendore profano delle sue vesti, nella sensualit
del suo corpo fiorente, la gentilissima
dirsi

non

figura di santit, bens

pu

ammirevole immagine
aspetto
si

dell'antica lussuosa vita

lombarda.

A primo

potrebbe credere che l'affresco dello Sposalizio

mistico sia opera di artista diverso da quello che esegu le altre parti gi
osservate, tanto singolare nel colorito della figura di
S.

Caterina

ma

un

esame

delle particolarit dello stile fa ritenere che tutti gli affreschi del-

l'oratorio, sian di

un medesimo

pittore, alla cui


il

maestria

si

pu concedere

la capacit di variare, com'egli fece,

colorito. Si osservi

come

la
sia
le

Mastata

donna
ampie

in trono, nella quale gi un'inusata chiarezza di tinte,


:

certamente eseguita dal pittore della Crocifissione


del suo viso, quasi

si

confrontino
il

forme

ammaccate

nel loro modellato, con


;

viso della
vi

figura che sta a destra nel

gruppo delle Addolorate

in

particolare,

252
si

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

noti

modo,
la

tutto proprio al pittore, di delineare le palpebre inferiori.


e delicata, della Vergine,

E anche
tra la

mano, molle

del

tutto
le

simile a

quella del Cristo benedicente nella volta.

Sono poi tante

somiglianze
mistico

Madonna

e la S. Caterina dell'affresco dello Sposalizio

Fig. 189.

- Mocchirolo, oratorio:

la

Madonna

e l'ofTerente.

nel colorire dei panni e dei capelli, nel segnare le


attribuire

mani

che dobbiamo

anche

la figura della santa al la S.

medesimo

pittore.
il

Nel dipingere

Caterina

il

maestro adoper

pi delicato rea-

lismo; e sentiamo l'emozione del suo

animo

nel ritrarre in ogni parte con


!

scrupolo estremo, con

mano

cauta e sicura, l'aspetto della bella persona

Ma

altrove egli esplic anche pi

ampiamente

le qualit della

sua arte

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


nel riquadro della parete di destra,
torio,

253

ove

figurato

il

fondatore dell'ora-

ginocchioni dinanzi alla Vergine, con tutta la sua famiglia.


sottile

Nel trono della Vergine, bianco, con arte

sono simulati degli

ornamenti
ove
si

alla certosina:

qualche lieve

filo

d'erba spunta sulla sua predella


festose che nell'affresco dirim-

posano alcuni
sono
le figure
:

uccelletti.
la

Anche pi

petto,

Madonna

sorride, trattenendo

con ambe

le

mani

Fig. 190.

Mocchirolo, oratorio: la Madonna, l'offerente e

la

sua famiglia.

il

Bambino,

che, tutto ignudo,

vispo,

benedice,

tende
il

le

mani, quasi
(fig.

desideroso del modellino dell'oratorio che


Questi

gli offre

fondatore

189).

di certo

una persona della famiglia Porro

nel vigore degli

anni, vestito di

una lunga tonacella

attillata, e fregiata di

cappuccio,

sta

inginocchiato, serio, intento nell'offerta,


arguta, all'atto del

ma

dietro di lui

sembra sorridere
giunte,
in
abiti
;

Bambino,

la

sua consorte.

mani

simili a quelli di S. Caterina,

sebbene

meno

splendidi, la gentildonna
il

nel suo viso bizzarramente formato, di

buona massaia,

pittore

ha sa-

254

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


(fig.

puto esprimere un' anima tutta di bont


nocchiata la figliuolanza
visi
:

190).
i

Sta

pi oltre ingifigli,

dapprima, in schiera,
lineamenti famigliari
;

quattro
le

nei cui
figliuole,

variano sottilmente

poi

cinque

delle quali la maggiore, la primogenita,


il

sembra aver avuto


al

dalla

madre

profilo energico del viso

la

seconda pi rassomiglia

padre, grave

melanconica. Sulla buona vecchia famiglia lombarda, raffigurata in ora-

zione

come doveva
il

raccogliersi

un tempo dinanzi

all'

altare

del

suo

piccolo oratorio,

pittore

compose bellamente una schiera

d'angioli che

volano in

cielo,

quasi a proteggerla.

intorno all'opera, ancora mirabile


i

sebbene disfiorata molto dal tempo, dispose

leggieri

ornati che riqua-

drano

tutti

preziosi dipinti.

Chi

sia stato l'ignoto

maestro cui dobbiamo tanta ammirazione, non

a noi possibile di determinare. Ch' egli

non
con
se

sia

Giovanni da Milano,
al

appare chiaramente dalle osservazioni ripetute pi volte intorno


e al colorito dei suoi dipinti
stilistiche
:

disegno

ha

tuttavia

Giovanni delle relazioni

che

non

si

possono trascurare,
tra

non quali

tra

discepolo

e maestro, quali si

trovano

continuatore e precursore. Poich invero,

bisogna convenire che, sia nella fattura, sia nelle intime qualit estetiche,

r anonimo maestro sorpassa Giovanni da Milano

nella Crocifissione dinelle figure dei devoti,


il

mostra un pi profondo sentimento drammatico

una pi
tere

agile osservazione del vero, un'abilit nel ritrarre

vario carat-

umano che
il

Giovanni, monotono nei

tipi delle
il

sue figure, non ebbe.


le

Alle volte egli

deriva dal suo

precursore

modellato robusto,
la

tinte

brune e

forte chiaroscuro; sovente

dove

sua arte appar pi nuova

il

suo colorire con gradazioni insensibili, senza commistione di ombre,

del tutto alieno

da Giovanni da Milano

pu

dirsi iniziare

nella

Pit-

tura

lombarda una nuova maniera.


Tali considerazioni possono condurre anche a indicare, approssimal'epoca
I

tivamente,

in

cui

furono

eseguiti

gli

affreschi

dell'oratorio di
al ca-

Mocchirolo ^

quali

debbono essere

attribuiti a

tempo posteriore
di

polavoro di Giovanni da Milano,


d'altra parte,

agli affreschi

Santa Croce
figure,

ci che,

confermato anche dal vestiario delle


e
si

che gi diffefogge
della

risce

da quello riprodotto da Giovanni, Per altro rispetto,


agli ultimi

avvicina alle

fine del Trecento.

gli affreschi di

Mocchirolo non pos-

sono essere assegnati

decenni del Trecento perch troppo di-

S.

II Carotti (loc. cit., pag. 777) trasse argomento dalla rappresentazione dello Sposalizio mistico di Caterina per affermare che gli affresciii siano posteriori al 1360 ma convien riflettere clie iiop si tratta, com'egli crede, di S. Caterina da Siena bens di S. Caterina d'Alessandria,
'
:

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

255

o
a,

o B
OS

2
o

u
ci;

256
versi dai

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

monumenti
lo

della Pittura

lombarda

di quel

tempo, sebbene gi

ne preparino
che siano

stile.

forse

non andiamo lontani dal vero stimando


penultimo quarto di quel secolo.

stati eseguiti nel finire del

breve distanza dall'altura di Mocchirolo, nel villaggio di Leniate,


S.

sorge un oratorio dedicato a


miglia dei Porro,
edifcio. L'interno,
il

Stefano

costrutto

anch'esso

dalla fa-

cui
di

stemma orna ancora

la nitida fronte del

piccolo
;

una sola navata,

tutto

coperto di affreschi
il

nella parete sinistra del presbiterio custodisce ancora


lare per sue forme, di Stefano Porro. Nell'anno 1368

mausoleo, singoricorda
il

lungo

elogio metrico

Stefano, conte
il

palatino, consigliere di Galeazzo Visconti,


s,

fece edificare l'oratorio e

mausoleo per

pei

figli

e per

la

consorte

Caterina ^
Il

fondatore e la sua famiglia sono appunto

ritratti nell'affresco della

parete che sta dirimpetto al mausoleo. Sul fondo


azzurro,
S.
il

Stefano,

ritto

in

piedi,
(fg.

accoglie l'offerta del


191). Stefano

modello dell'oratorio che


inginocchiato
;

conte

gli

presenta

Porro

nel suo vestire

non

differisce

dal fondatore dell' oratorio

di Mocchirolo, differisce bens nel viso, tanto


egli sia

da non potersi credere che


il

una medesima persona con quello: a Mocchirolo


;

devoto ha un

energico e severo profilo aquilino


e nella

Stefano Porro, fulvo nei capelli radi


il

grande barba, ha un aspetto fatuo,


gli

naso

ritto

^.

Ritratto con

grande intensit di espressione, con


fiduciosi

occhi, dall'iride

verde, rivolti
il

verso

il

santo,

il

conte
Il

Stefano

sostiene

cautamente

mo-

dello, esattissimo, dell' oratorio.

suo viso colorito quasi a monocroma,


giallo dorate.

pallido, modellato delicatamente

con ombre leggiere

Anche
la

tale colorito differisce dalla


;

maniera, pur varia, adoperata dal

pittore dell'oratorio di Mocchirolo

e tutti gli altri particolari

si

vegga
il

forma

delle

mani

e delle orecchie

contribuiscono ad accertare che


affresc

pittore di codesto affresco


torio.

non

il

medesimo che

in quell' ora-

Ricorse egli tuttavia ad una composizione simile a quella


a Mocchirolo, e presso
all'

che ve-

demmo
le

offerente pose, schierate in preghiera,


gli angioli.

persone della sua famiglia, e libr in alto

N
di

si

pu confondere con
la severa

la

maliziosa massaia ritratta

nell'affresco

Mocchirolo

figura di Caterina Porro,


le

che

sta

inginocchiata
nella

dietro al suo consorte, sebbene

due donne siano

vestite quasi

'

G. Carotti, Pitture giottesche, op.


Il

cit.,

pag. 781 e segg.

Carotti e
la

deduzioni per

Venturi credettero trattarsi della stessa persona, e dalla sua et diversa trassero data rispettiva dei due cicli di pitture.
il

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

257

medesima

guisa.

Nitidamente

si

profila sul
:

fondo bruno

il

viso della con-

tessa, forte nella

sua struttura, severo

colorito anch'esso

con

le

tinte

semplici e col modellato tenue, quasi senza chiaroscuro,


del conte.
I

cli'

nella figura

figliuoli,

ben

differenti

da quelli della famiglia raffigurata a


vesti,

Mocchirolo, sono

ritratti

con non minore cura nello studio delle


visi
:

con oggettiva osservazione del diverso carattere dei


simi l'un l'altro di et,
giate di roseo,
tutti vestiti di

tre

figli,

pros-

bianche vesti sottilmente ombrege


visi

hanno morbide chiome

delicati,

coloriti

di

tinte

sfumate

anche nelle
i

fanciulle, biancovestite, ornate di filze di perle nei

capelli giallini,

puri visi sono tinteggiati quasi insensibilmente di

rosa.

Fig. 192.

Leniate, oratorio: Crocifissione (particolare).

In tale suo colorire,


di

il

pittore

non uguaglia
Caterina

la

maestria del frescante


di

Mocchirolo \ non giunge all'incomparabile delicatezza

modellato
segue
se

che

ammirammo

nella

figura

di

S.

egli

tuttavia

con

intiera costanza quella maniera, senza scostarsene


il

mai come

ne scost
tinte,

pittore di Mocchirolo

non adopera pi che

il

tenue digradare di

senza ombre, senza chiaroscuro, che prevarr


Pittura lombarda.
Il

ormai intieramente nella

medesimo

artista

affresc

anche

tutte le
il

altre

parti dell'oratorio,
la

ma

fu aiutato

da un compagno di lavoro

quale,

imitando
ai

tecnica

del suo maestro,

non ne raggiunse

la delicatezza,

diede

visi

contorni

'

Il

Venturi

(Storia, V, 894) attribuisce la parte

fresc l'oratorio di Mocchirolo,

nione

cfr.

anche

classificazione e le

migliore degli affreschi di Leniate al pittore che aftroppe diversit di stile non concedono di consentire nella sua opiSuida, Studien z. Trecentomal. (Hep. f. Kiv., XXXI, 212). Non possiamo poi accettare la date diverse proposte dal Carotti (loc. cit.) per le varie parti della decorazione.

ma

le

33

258
rigidi, talora

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

anche deformi,
il

adoper nel

colorirli certe

acri

ombre

verdi,

dove

pittore migliore usava le sue tenui tinte dorate.

La
appunto

figura del santo che riceve l'ofTerta


S.

dal

conte

Porro, e l'attigua

scena rappresentante

Giorgio che libera la donzella, possono attribuirsi

al collaboratore

mediocre,
Nella

il

quale affresc anche la volta e


(fig.

le

altre pareti del presbiterio.

Crocifissione

192), sulla parete di

Flg. 193.

Leniate, oratorio

le Elette risorgenti.

l'ondo,

visi delle figure, segnati


si

con asprezza,

tinteggiati di

ombre

ver-

dognole,

torcono in smorfie grottesche, cos che non punto possibile

crederli opera del


i

medesimo

artista

che tracci, con sobriet e correttezza,

ritratti della
l'

famiglia del fondatore. Quell'affresco povera cosa; pur vi


e

notabile

animata composizione
le

certo

spirito

di

osservazione nel

ritrarre

con esattezza

fogge varie delle armi e delle vesti.

decorare l'oratorio che

doveva raccogliere
arte

defunti

della

nobile

famiglia, furono dipinti sull'arco trionfale del presbiterio la Resurrezione


dei morti e
il

Giudizio. Quivi riappare

1'

del

maestro migliore. Al

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

259

sommo

dell'arco sta Cristo giudice, entro un'aureola, fra angioli: alla sua

sinistra

una schiera

di santi, e nel basso di

sono

dannati; alla destra,

la

Madonna, seguita da un coro


basso, gli eletti risorgono, a

sante, invoca misericordia

mentre, nel

mani

giunte.

Sono ignudi

loro corpi, sot-

tilmente profdati di rosso,

hanno un

colorito leggiero

con

ombre

giallo

dorate

e vi fra essi

un gruppo

di donzelle, nelle quali

anche

la raffi-

nata osservazione dei caratteri individuali rivela l'arte del pittore che ritrasse

maestrevolmente
i

la famiglia del

conte Porro

(fig.

193).

Le

fanciulle

hanno

visi nitidi nel loro

vario profilo, coloriti

di

tinte

tenui e quasi

Fig. 194.

Leniate, oratorio: leggende delle reliquie di S. Stefano.

Sgombre
spalle
il

di chiaroscuro

le lievi

chiome bionde
ignude.

si

sciolgono

loro sulle

mentre esse ascendono, gentilissime, fuori del sepolcro scoprendo

diverso fiorire delle loro

membra
le

Il

disegno saldo

dei

corpi,
al-

la delicatezza del colorito,

un sentimento squisito dei particolari d


opere del pittore di Mocchirolo,
distinto

l'affresco

un'intima affinit con

dalle

quali tuttavia esso altrettanto

ben

come

quello rappresentante

r offerente e la sua famiglia.


Il

medesimo maestro, insieme

col

suo mediocre compagno, dipinse


la

le altre parti dell'arco trionfale, e

anche

navata tutta dell'oratorio, che

260
altri
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

ha giudicato essere

stata

affrescata

in

epoca assai pi tarda che


in

presbiterio. Se ne riconosce facihnente lo stile

uno Sposalizio midiverso

stico di S. Caterina dipinto

nel

basso

dell'

arco

trionfale, tutto

nel suo

schema iconografico
;

dall'affresco di ugual soggetto nell'oratorio

di Mocchirolo

se ne ritrova intrecciata sovente l'opera

con quella, pre-

valente, del suo

mediocre collaboratore nei molti affreschi della navata.


istoriate

Quivi

le

pareti furono
la

con due zone sovrapposte di riquadri


S.

che narrano

leggenda della vita di

Stefano, le invenzioni e le trasla-

Fig. 195.

Leniate, oratorio:

il

sogno del prete Luciano.

zioni delle sue reliquie, con grande minuziosit di episodi, dichiarati anche

da epigrafi

(fig.

194). Sui quali dipinti

non

opportuno indugiare per de-

scrizioni particolareggiate,

scemata ormai, nel Trecento, l'importanza che

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

261

ha per

gli

studi
il

il

contenuto iconografico delle opere

d' arte cos


stile ^

come

aumentato

valore delle variet individuali del loro

Fig. 196.

Leniate, oratorio

la

rivelazione di Luciano.

La narrazione seguita dal pittore corrisponde in parte

alla

Leggenda Aurea

di

Jacopo da Voragine,

in parte se ne scosta; e

non

agevole esplicarne

tutti gli

episodi: fatica che, per quest'epoca, esce ormai

dai nostri scopi.

262

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Alcune

di quelle

composizioni sono di tale semplicit che

si

direb-

bero pi appropriate a rapide illustrazioni di codici che alla decorazione


parietale.

hanno scarso movimento drammatico, ristrette anche entro spazi angusti ma la narrazione, nella quale non v' la larghezza di concetto propria alla Pittura toscana, ha sovente un forte sapore reaLe
figure
;

listico

per

molti particolari ricavati dal vero. Vedasi la storia dell'appa-

rizione del vecchio Gamaliele al prete Luciano, cui viene annunciato nel

sonno

il

luogo

ove

sepolto

il

santo

(fg.

195), o

anche

si

osservi
al

la

scena rappresentante
(fg.

Luciano stesso inginocchiato dinanzi

vescovo

196)

episodi troppo secondari della leggenda, espressi senza vigore

Fig. 197.

Campione, Madonna

de' ghirli:

leggenda del

Battista.

drammatico, improntati tuttavia


Forse

di

quell'ingenuo

verismo che vedremo

diventare sempre pi dominante nella Pittura lombarda.


gli affreschi

dell'oratorio di Leniate, ove Stefano Porro


le storie del

si

fece

ritrarre coi suoi

ancora vivente^ ove sono dipinte

suo santo
cui

eponimo, furono eseguiti a non molta distanza dal tempo


costrutto anche
il

in

venne

mausoleo del conte, non molto dopo


ad uno stadio
precedente

il

1368. Sono, in

ogni caso, da credersi posteriori a quelli di Mocchirolo perch questi non


soltanto

spettano

stilistico

(il

che non

pu

qui fornire argomento risolutivo nel problema della cronologia)

ma sem-

brano aver servito

di

modello

al

pittore

di

Leniate

nel

rappresentare

Stefano Porro e la sua famiglia.

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


Alla

263

medesima epoca, o forse all'ultimo quarto del Trecento, sono da attribuire altri dipinti che hanno molta affinit cogli affreschi di Lentate.

A Campione,
di S.

nel luogo che diede alla scultura tanti artefici, la chiesa

Maria

de' Ghirli, sulla riva del lago Ceresio,

conserva dei preziosi

Fig. 198.

Campione, Madonna

de' ghirli:

Salome ed Erodiade.

avanzi di affreschi che


strutti in

un tempo ne ornavano una cappella, poi diparte nel rimaneggiamento della costruzione \ I dipinti occustile,

pano, nel divenire dello

uno

stadio intermedio fra

quelli

dell'ora-

' Rahn, Wandgein., 16; E. Gerspach, Gli affreschi di Campione {L'Arte, 1902, pag. 161 e segg.); F. M\laguzzi-Valeri, Campione (Ross. d'Arte, 1908, 167 e segg.).

264

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Il

torio di Solaro e quelli di Leniate.

modellato robusto dei corpi e del


il

drappeggiare a pieghe quasi metalliche, anche


della narrazione,
li

sentimento drammatico
;

congiungono

agli affreschi di Solaro

ma,
il

d'altro lato,

l'influenza dell'arte toscana vi pi tenue che in questi, e


lorito delle carni,
pittori di Leniate.

delicato co-

con sfumature
Tutto
ci

lievi,

gi

si

appressa alla maniera dei


fra
gli

appar chiaro,

altri

riquadri delle

storie del Battista


testa di

(fig.
(fig.

197), nell'affresco di

Salome che

offre

ad Erodiade

la

Giovanni

198). Architetture gracilissime


le figure

occupano

lo sfondo,
:

troppo angusto, nel quale


i

sono atteggiate con agile semplicit

panni sono fortemente plasmati nelle lor pieghe,

come

nei

dipinti

di

Solaro,

ma

visi

sono

coloriti di

un roseo

cos delicato che gi

annuncia
ritratti

la finezza di

modellato a chiaroscuro quasi impercettibile ch' nei

della famiglia di Stefano Porro, a Leniate.

Nell'oratorio
negli ultimi

di

Albizzate,

presso
gli

Varese,

costrutto

probabilmente
le

anni del Trecento,

affreschi
d

che rivestono

pareti

r abside
quello

sono invece documento


che

un periodo

assai pi progredito di
e

stile

adombralo

negli affreschi di

Campione
seduto
dipinto

sviluppato in

quelli di Leniate.

Nella conca absidale


fra
i

il

Cristo benedicente,
(fg.

entro un'aureola,

simboli

degli

evangelisti

199),

fu

da un

mediocre

artista,

che diede alle figure proporzioni informi e movimenti impacciati;


il

ma

pur conviene osservare come


e

suo viso sia colorito di una tinta crequasi senza ombre.

tacea, diffusa

modellata leggermente,

Un

pittore

pi abile affresc, nella zona inferiore dell'abside,

le figure degli apostoli,

componendone il drappeggio con una sovrabbondanza di pieghe che pu far sospettare ch'egli dipingesse nell'ultimo scorcio del Trecento.
quelle figure
i

gi

In
visi

panni sono colorati di

tinte leggiere e cangianti;

hanno un modellato quasi inconsistente per


roseo
e di

tinteggiature

guazzose di

verde

nulla

in

esse della solidit plastica

che l'uso del

chiaroscuro dava alle opere di pi antichi pittori lombardi.

Dal medesimo
chiesa
^

artista

furono dipinte

per

gran
e

parte

le

pareti della

con storie della leggenda del Battista

di

un santo vescovo,

Anche sulla facciata dell'oratorio restano tracce di affreschi: vi erano dipinti S. Cristoforo, alcuni l'Annunciazione, e nel timpano, entro un rosone, lo stemma visconteo (che ricorre anche nelle pitture liell'interno) fiancheggiato dalle lettere: p-e. Queste potrebbero essere indizio che l'oratorio sia stato decorato da Pietro figlio di Gaspare Visconti che nel 1402 gi partecipava alle esequie di Gian Galeazzo: ma la genealogia dei rami collaterali viscontei forse non ancora ben sicura; cfr. Litta, Famiglie celebri,

santi,

1,

tav.
^

X.

Le pareti sono divise

in tre

zone di riquadri.

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

265

alcune delle quali, sono dovute a

un collaboratore

di

minor maestria.
e so-

Le composizioni, per
vente indifferenti,

rispetto al contenuto narrativo,


:

non hanno carattere

diverso da quelle dell'oratorio di Leniate


narrati
Il

sono episodi molteplici,

con

scarso

sentimento

drammatico,

ma
fine

con

ingenuo realismo.
catezza,

loro colorito del tutto particolare per la sua delidel

che

non trova paragone nella Pittura toscana della

Trecento, e che apparir in questa soltanto pi tardi, quando Masolino e


l'Angelico interromperanno la vieta tradizione giottesca.

Fig. 199.

Albizzate, oratorio

il

Redentore.

Salome che presenta alla madre il capo del Battista, avviene entro una loggetta che ha uno sfondo di tinte variate (fig. 200) tutto un chiaro colore sulle figure, nella lunga tunica verde di Erodi
:

La scena

diade,
cinti

nella

veste

rosea

sfumature

chiare,

della

fanciulla

visi,

di capelli gialletti,

sono

tinteggiati di roseo senza

nessuna mistura

d'ombre.

Nel riquadro rappresentante

la

dispersione

delle

ossa

del Battista

sono riunite

le tinte

pi tenui nei cangianti

delle

vesti,
il

nelle pi sottili

sfumature del carnicino, con un

modo

d'intendere

colore
i

del

tutto di-

verso da quello che seguivano Giovanni da Milano e

vecchi frescanti di
34

266

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Viboldone, di Solaro, con quella tecnica che, gi apparsa in qualche parte


dei dipinti di Mocchirolo per
negli affreschi, pi umili, di

mano

di

un grande maestro,
e di Leniate.

si

era svolta

Campione

HMiuMjmm

Fig. 200.

Albizzate, oratorio

Salome ed Erodiade.

Molti

altri dipinti della


^

seconda met del secolo XIV potremmo qui


;

ricordare

ma

conviene differirne lo studio per compararli alle miniature

'

Enumeriamo

tuttavia in
di
S.

altrove.

Cremona, chiesa

questo luogo alcune pitture delle quali non si porger occasione di dire Agostino Madonna col bambino (fig. 201). Di colorito tenue ma pi
:

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


esplicavano frattanto pi ampiamente
del Trecento,

267

poich nei codici miniati


lit

si

le

qua-

tecniche ed
le

estetiche

che, sulla fine

dovevano

distin-

guere

opere dei pittori lombardi da quelle degli

artisti

d'ogni altra

regione.

Fig. 201.

Cremona,

S.

Agostino: Madonna.

consistente che negli affreschi di Leniate. Forse del penultimo quarto del Trecento. Pavia, Museo Malaspina coli. Reale, n. 65: tavola con figura di S. Agata. Dipinto da riunirsi cogli affreschi di Solaro per il forte colorire. Pizzocorno (Voghera), chiesa della badia: S. Giovanni B. Affine agli affreschi di Solaro. Milano, chiesa di S. Eustorgio, cappella di S. Tommaso resti di affreschi, guastissimi, con figure di santi e con un trionfo di S. Tommaso (cfr. G. Mongeri, L'Arte in Milano, Milano, 1872, pag. 55). Sono
;

della seconda
delle carni,

met del Trecento


n.

coteca di Brera;
i

Guastissimo

con seconda met del


:

e mostrano qualche somiglianza coi dipinti di Solaro. Milano, PinaCristoforo e S. Francesco. Hanno qualche somiglianza, per il colore cretaceo Ibidem, n. 3: Madonna in trono col Bambino. dipinti della conca absidale di Albizzate.
2:
S.

sec.

XIV.

Brescia, Ateneo

portale della demolita chiesa di

S.

Cassiano

268

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Giova ormai domandare quale luogo


della

spetti

alla

Pittura
nella

lombarda
quale in

seconda met del Trecento


l'attivit

nell' Italia

superiore,

molti luoghi

dei pittori

fu

allora fervida, continuata, e giunse

a opere altissime.

Potrebbe congetturarsi,
diversi artisti,

fatto

un raffronto

delle date dell'operosit dei

che Giovanni da Milano abbia potuto contribuire molto

Fig. 202.

Lodi,

S.

Francesco: leggenda

di

un santo vescovo.

alla

formazione dei pi grandi


sul
finire

pittori

che

l'Italia

settentrionale
e

abbia

avuto

del

Trecento

dei veronesi

Altichieri

Avanzo ^ Ma

affresco rappresentante Cristo benedicente. Fine sec. XIV.

Varese,

S.

Maria del Monte: afTreschi nel

sotterraneo. Rozza opera della

met del Trecento.


affreschi degli archi di
di
:

Del tutto singolari sono


di Lodi.

Narrano

in molti episodi la leggenda

osservino (fig. 202 e 203) i lato le sue mani. Il loro stile molto complesso: vi si scorgono dei caratteri affini alla Pittura dell'Italia centrale; degli elementi derivati dalla Miniatura, anche oltramontana, nel tinteggiare con poco rilievo. Li crediamo eseguiti nel penultimo quarto del Trecento. Recentemente il Venturi (Storia, V, 999) ha osservato che le " relazioni dei maestri veronesi sono di Leniate e di Mocchirolo, piuttosto che altrove. Ma la Lombardia da ricercarsi verso ., negli affreschi

due campate della navata sinistra del S. Francesco un santo vescovo, con ingenuit e brio ammirevoli si riquadri rappresentanti la Madonna che restituisce nel sonno al vescovo mutigli

quanto diciamo in rispetto

di

Giovanni da Milano vale anche per

le

opere degli

altri

anonimi lombardi.

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO conviene


i

269

riflettere

che

l'influsso diretto di

Giovanni da Milano, che lasci


opere

suoi capolavori in Toscana, fu assai scarso nella stessa Pittura lomharda.


se

Che
tale

poi

si

compongano
di
di

in

confronto diretto

le

d'Altichieri e
si

d'Avanzo con quelle


concordanza

Giovanni da Milano, non soltanto non


di
stile

ritrova

caratteristiche

che

riveli

tra

quelli artisti

Fig. 203.

Lodi, S. Francesco: leggenda di

un santo vescovo.

dei vincoli

come

tra discepoli e maestro,

ma

si

scorgono fra di loro delle

divergenze profonde. Altra maniera, altra anima nell'arte d'Altichieri e

Avanzo che in quella di Giovanni da Milano. I maestri veronesi gono direttamente alla fonte pi generosa della Pittura del Trecento
di
l'arte di Giotto,

risal:

nele

del

quale Padova possedeva


il

il

massimo capolavoro,

Verona aveva
tico

altre opere, essi attingono

potente sentimento

dramma-

che fu invece precluso

a Giovanni da Milano.
;

pi complessa di quella del pittore lomhardo


tanto valore che soverchi ogni altro

essa

La loro maniera non d al chiaroscuro

mezzo

di espressione, e quasi ogni

270

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

altro Oggetto di osservazione. Infine,

realismo di Altichieri e d'Avanzo


Il

ha un mbito assai maggiore


loro diretto iniziatore.

di

quello del maestro lombardo.


dei veronesi,

quale

pu bens essere additato come un precursore

ma non come

Fig. 204.

Mantova,

S.

Francesco: affresco.

Poterono quei

pittori essere preparati

anche meglio

alla loro arte

da

un

altro valente maestro,

da

Tommaso da Modena

\ Gli affreschi dipinti

Cfr.

Tommaso

specialmente P. Schubring, Altichiero und seine Schule, Lipsia, 1898, pag. 90 e segg. J. v. Schlosser, da Modena (Jabrb. d. Kunst. Samml., XIX, 240 e segg.); Venturi, Storia, V, 956 e segg.
: ;

LA PITTURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

271

da

Tommaso

a Treviso, verso la met del Trecento, competono per coli

lorito

con quelli di Giovanni da Milano,

superano per variet di nar-

razione, per vastit di realismo.


di
S.

Non

altrimenti certi affreschi della chiesa

Francesco

di

Mantova

^,

creduti del secolo XV, che

pensiamo siano
il

da

restituire al

Trecento e forse a

Tommaso da Modena,

quale

dif-

Fig. 205.

Bergamo, Accademia

affresco.

Mantova, Mantova, 1857, I, pag. 54 e segg.) credette che quelli Bernardino e li attribu perci alla met del Quattrocento; n fu sinora contradetto da alcuno. Le pareti erano decorate di pi zone di riquadri istoriati con la leggenda di un santo francescano che non abbiamo potuto identificare con piena certezza. conservato un frammento d'una scena rappresentante forse un concistoro, e intiero l'attiguo affresco della morte di un francescano circondato dai frati, tra i quali anche una suora, mentre due laici sono in atto di osservarlo. Gli ornati, i costumi delle figure, la fattura dell'affresco sono del tutto trecenteschi: il colorito caldo delle carni, il disegno largo dei visi e il loro aspetto realistico corrispondono strettamente ai caratteri degli affreschi di S. Niccol di Treviso cosi che se non a Tommaso da Modena i dipinti di S. Francesco sono da attribuire alla sua bottega. Giova infine ricordare che nell'antica cappella detta poi di S. Bernardino ove si trovano i suddetti affreschi, veniva tumulato nel 1369 Guido Gonzaga e in sguito avevano sepoltura i signori di Mantova: cfr. A. Patricolo, La chiesa di S. Francesco a Mantova (Rassegna d'Arie, 1911, pag. 35).
'

Il

D'Arco

(Delle Arti e degli artefici di

affreschi rappresentassero storie di S.

272
fuse
COS
la

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Lombardia (fg. 204) ^ Tommaso da Modena, pi che Giovanni da Milano, pu dirsi abbia preparato il cammino nel quale Altichieri e Avanzo incedono, forti del
propria
arte

anche

sui

limiti della

vigore che veniva loro dalla continua visione dei


guidati dal proprio genio.

capolavori di

Giotto,

Fig. 206.

Bergamo, Accademia:

affresco.

Ma

se

neghiamo che
la Pittura

due massimi

artisti

veronesi del

Trecento

dipendano da Giovanni da Milano, troveremo


che uniscono

fra breve altri stretti vincoli

lombarda

e l'Arte di Verona, della citt che verso

pi prossima all'Emilia e a Verona che al cuore della Lombardia, fu con questa. Singolare documento di tal fatto una lettera scritta da Galeazzo Visconti a Guido Gonzaga, tra il 1365 e il 1369, per pregarlo di mandargli tutti i pittori di Mantova non bastandogli quelli che aveva per decorare il castello di Pavia, allora costrutto. Cfr. C. Magenta, / Visconti e gli Sforza nel Castello di Paula, Milano, 1883, I, 86. Appartengono probabilmente al tempo di Guido Gonzaga alcuni alfreschi or ritornati in luce nel palazzo Ducale di Mantova (fg. 208). I quali furono
'

Mantova,

citt ai-tisticainente

tuttavia legata da frequenti relazioni

attribuiti dal

Venturi

(Storia, VII,

1,

210) a

Tommaso da Modena, ma

ci

sembrano molto

diversi dalla

ma-

niera di quel maestro.

LA PITTURA NELLA SECONDA META DEL THECENTO


la fine
il

273

del

Trecento ebbe una delle


artistico,
il

opere che meglio sembrano matedi Cansignorio della Scala,

riare

suo carattere

mausoleo

da uno scultore lombardo, da Bonino da Campione.


Si

ritrovano poi delle


di
i

pitture
all'

che giovano a congiungere, quasi in


arte

un lento trapassare
sinora noverati. Tali
di

forme,

veronese

gli

affreschi

lombardi

due grandi
S.

dipinti ora trasportati nel


citt.

Museo Civico
Nell'uno, sealla

Bergamo
con

dalla

chiesa di
1382,

Francesco della stessa

gnato

anno

due cavalieri stanno inginocchiati dinanzi


S.

Vergine, cui vengono presentati da

Francesco e da

S.

Caterina
sia

la

com-

posizione ha somiglianze sia con affreschi dell'Altichieri

con quelli

Fig. 207.

Vezzolano, chiostro della badia: Adorazione dei Magi.

di

Mocchirolo e
;

il

colorito caldo e forte


(fg.

rammenta anche

la

maniera

di

Giovanni da Milano
del

205) \ Nell'altro affresco, ch' opera senza dubbio

medesimo

artista, questi

uguaglia nell'arguzia di osservazione

il

pittore

di Mocchirolo, e accanto al

gentiluomo inginocchiato a pie del trono della

Vergine colloca, con un tratto di umorismo che forse aveva ragione nelle

usanze del tempo,


egli pure,

il

suo figliuoletto (o un piccolo paggio) inginocchiato

impacciato dalle armi paterne di cui rivestito, dalle enormi


e dalla celata
(fg.

manopole, dall'asta

206).

Anche verso la regione subalpina la Pittura lombarda della seconda met del Trecento digrada lentamente fondendovisi a poco a poco con le
Cavalcaselle, Pittura, IV,

227.

35

274

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


col,
s

forme oltramontane che pi erano diffuse


antica cappella della chiesa di
quelli d'una
S.

che negli affreschi d'una

Domenico
Magi

di

Torino

e,

pi ancora, in

campata del chiostro della hadia


gloria, l'Adorazione dei
si

di
il

Vezzolano,

che raffigu-

rano Cristo in
dei tre morti,

Contrasto dei tre vivi e


a quelli lombardi, nello

possono osservare accenti


ritratti

affini

studio

accurato dei

delle
(fig.

fogge,

commisti a convenzionalismi
quale dominarono

derivati dallo stile oltramontano

207) ^

Tra

il

Piemonte

e la regione veneta nella e

Tommaso

Lombardia ebbe nella seconda met del Trecento uno stile pittorico suo sebbene non senza rapporti con quello delle regioni vicine. La Pittura lombarda segu allora un proprio
Avanzo,
la

da Modena, Altichieri

cammino giungendo da un periodo


di

nel quale alcuni

documenti consen-

tono d'intravedere un intenso influsso dell'Arte toscana all'originale opera

Giovanni da Milano,

alla

consona

e varia attivit dei frescanti di Vibolaltri

done, di Solaro, di Bellinzona e degli

minori

artisti
Il

che abbiamo

enumerati, all'arte elettissima del pittore di Mocchirolo.

quale in qualche

parte dei suoi affreschi adopera gi con sovrana maestria l'originale


niera che
si

ma-

svolge a Campione, a Leniate, ad Albizzate, e sulla fine del


il

secolo

XIV ha

suo coronamento nelle opere dei miniatori.

'

Cfr.

i,'.4;7e, 1909,
il

461; 1910, 312.


cfr.

Piemonte durante
e B. Arti,

Trecento:

Torino,

1901, p. 214);

Non mancano notizie di pittori lombardi che operarono nel Ronuolino, La pittura torinese nel Medioevo (Atti della Soc. di Arch. n altre di pittori forestieri che l.ivorarono allora in Lombardia: cfr. F. FiF.

LTPPiNT,

Andrea da Bologna

(Bollettino d'Arte, 1911, 57).

Fig. 208.

Mantova, palazzo ducale

Santa.

Fig. 209.

Milano, Braidense: cod. AD.

xiii.

20 (Petrarca,

De remediis

utr. fortunae).

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


SUOI RAFFRONTI CON LA PITTURA

Mss. miniati della met del Trecento.

Giovanni

di

Benedetto.

ruflziolo di Parigi (Bibl. Nazionale: ms.

lat. 757).

Giovannino

miniatore delde' Grassi. I suoi


Il

disegni. Mss. miniati da Giovannino e Salomone de' Grassi. Pietro da Pavia, Anovelo da Lnbonate e numerosissimi anonimi miniatori lombardi. Il " Tacuinum sanitatis . Raffronti cogli affreschi di Franco e Filippolo de Veris. Romanzi cavallereschi miniati. Svolgersi della illustrazione dei romanzi. Raffronti tra le miniature e gli affreschi lombardi dipinti vari gli affreschi di S. Maria in Selva di Locamo, del duomo di Cremona, di S. Francesco di Lodi.

In
le

altre

epoche
nella

pochi manoscritti miniati che

si

possono credere

eseguiti

svolgersi dello

Lombardia non giovano che raramente a chiarire lo stile nella Pittura nella seconda met del Trecento,
:

miniature valgono invece a renderne assai pi perfetta la conoscenza;


scorcio
del

sullo

secolo, a rivelarne pi intiero

1'

aspetto.

E sebbene

il

tempo abbia disperso molti


abbia cancellato
quelli che
i

dei codici allora ornati da artisti lombardi, o


origine, intorno

segni materiali di loro

ad alcuni di
altri,

sono

di

provenienza sicura, ne possiamo riunire pi


l'

cos

da ricomporre abbastanza largamente

opera dei miniatori lombardi.

276

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Gi verso

la
i

met del Trecento,


la Pittura.

in

alcuni

manoscritti

lombardi

si

trovano

nitidi

riflessi dei

princpi giotteschi che informavano ormai pro-

fondamente anche
In un
lat.

messale ambrosiano, ora della biblioteca Vaticana (cod.

pai.

506)

sono due grandi miniature che dovettero essere inserite nel

Fig. 210.

Roma, BibL Vaticana:

cod. pai.

lat. 506.

volume
S.

circa

l'anno

1347,
^
:

quando esso venne


il

offerto
gloria,

alla

chiesa

di

Maurilio di Milano

nell'una,

Cristo

in

entro un'aureola,

'

ce. 241 la

nota:

"

niccc xlvii

xiii

sancii maurilii et maziconius sce marie

setembris ego pbr. Gervasius de bruzano capelanus ecclesie maioris m(ediolaneiisis) devovo hoc meum misale ecclesie sci

maurilii ecc.
al

sono inserite nel testo in un foglio a parte; ma ch'esse appartengano . Le due miniature messale sin dal tempo in cui fu donato alla chiesa di S. Maurilio si pu affermare anche osservando che a pie del crocifsso sta inginocchiato un sacerdote, il donatore.

LA MINIATURA NELLA SECONDA


fra

META DEL TRECENTO


nell'altra,
la Crocifissione.

277

simboli degli evangelisti

(fg.

210)

Sono

simili
alle

entrambe, per iconografia, e anche per particolarit di colorito,

miniature di un messale della biblioteca Capitolare di Milano, ornato


(fg.

anch'esso delle stesse figurazioni

211

e 212)

':

non hanno pi

dei

Fig. 211.

Milano, Bibl. Capitolare: messale.

caratteri affini a quelli della Miniatura

bolognese del principio del Tre.,

cento quali erano anche nel

"

Pantheon

di

Goffredo da Viterbo, miniato

al

E un messale ambrosiano scritto per la chitsa cattedrale (Bibl. Gap. cartelle grandi, cod. 25), come appare dalle orazioni ch'esso contiene (cfr. la carta dirimpetto alla miniatura del Cristo in gloria). Le miniature dei due mss. sono opera di due diversi artisti, affini tra loro, dei quali il pi recente sembra esser quello che orn il ms. della Capitolare di Milano.
:

278

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


di

tempo

Azzone

Visconti, e nel messale di Roberto Visconti,

bens una

maniera

di colorito e

un disegnare larghi come


ci

in

opera di frescante.

Quei due manoscritti


biano potuto
avere
i

fanno intravedere quale preparazione abminiatori

molti valenti

che

operarono

in

Lom-

bardia durante la seconda met del Trecento.

Fig. 212.

Milano, Bibl. Capitolare: messale.

La splendida

corte

viscontea

diede

allora

grande favore

al fiorire

della Miniatura. Nello scorcio del secolo


nel castello di Pavia
fra
i

XIV non

soltanto gi era raccolta

una preziosa biblioteca

di codici di vario contenuto

quali erano frequenti quelli ricchi di ornati e di figure \

ma

prn-

cipi stessi

ebbero sempre caro di avere preziosamente miniati

loro libri di

Cfr. Bibliofilo (D'Adda.), Indagini storiche artistiche sulla Libreria visconteo-sforzesca del Castello di Pavia, Milano, 1875.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


devozione.

279
di

basterebbero

gli

ufizioli

di

Bianca, di Gian Galeazzo,

Filippo Maria Visconti e di Gian Galeazzo Sforza,


conservati, a tracciare la storia della Miniatura in

che

la

fortuna
dalla

ci

ha

Lombardia

met

del Trecento sino alla

met del secolo successivo.

Nella

biblioteca

Reale
libro

di di

Monaco

si

trova
lat.

un

preghiere (cod.

23215) fre-

Offimim iiX)non.iTi..nn]?lx>.i.

giato in molti fogli dello stem-

rf^ ci-fignitm cnadtxmiimad


rtoftneJibanoetnto,noftir.S\

ma
con

visconteo,
la

ch'

inquartato

udtn.icltnn>:in

croce di Savoia.

Non
al

v'

[mfiihimcmtcj

dubbio ch'esso risalga


cento, e che perci

Trepntn ctfilio

Irinndumtnc

e lo di-

chiarano quelli stemmi


sia

non
sino

crfpiuwncn^^

arc-cmr ipirtiapio crnrnic cr"'

stato

miniato

per Bianca

di Savoia,

moglie di Galeazzo
la

Visconti,

quale

visse

al 1387. Si

pu anzi precisare
tra
il

fcmycrcrmfcai Li failoatTn.h lUclu u . >*iTmu6j2HS8SH r.tm rpx p.ifUo fimotlm^ Ubcmno nr pn* bAi e n o bi6 gandi7 p/iratn fxm r

anche
il

meglio,
il

1350

J@ lon,i Tpo totmno qxn pm

tempo in cui il piccolo codice venne scritto e mi1378,

niato \

'm-'.
il

Sul foglio di guardia

mi-

niatore, che profuse nel codice


la

sua
:

arte, inscrisse

il

proprio
Flg. 213.

nome

Monaco, Staatsbibl.: cod.

lat. 23215.

lohanes

filius

Magistri benedicti
pinxit et ordinavit

de cumis

me

Ora voce pia pr


'

me

Virgo Maria.

Che

stile delle
si

il ms. appartenga miniature ch'esso


;

ricava dal trovarsi


:

la

sec. XIV appare dai suoi caratteri paleografici e dallo per Bianca di Savoia, la quale spos Galeazzo II nel 1350, sigla di Galeazzo [G-Z] presso lo stemma visconteo a ce. 53, e il nome di Bianca

alla

seconda met del

sia stato eseguito

in un'orazione

cfr. Centralblatt f. Bibliothekivesen, 1902,

I,

239.

questa oration de dire niadona poso lo officio de i morti. E quando eia vora pregare singularmente per la anima del so magnifico segnor Diga alo in silentio . E nell'orazione, si legge " libi queso domine deus noster pr anima famuli tui 1. consortis olim mei , dove l'iniziale non risponde a quella del nome di Galeazzo, ma forse abbreviatura di " illius per indicare genericamente, come si faceva in colali orazioni, il nome del defunto. Il foglio contenente la suddetta preghiera sembra esser stato inserito nel ms. (cfr. Central, f. Bibl., loc. cit.) dopo la morte di Galeazzo II, avvenuta nel 1378; e ci induce a determinare fra quest'anno e il 1350 l'esecuzione del codice. La quale, pei caratteri delle miniature, pu stimarsi alquanto lontana dal 1350, pur risalendo al penultimo quarto del Trecento.
ce. 212 scritto in

rubrica:

"

280

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Giovanni di Benedetto da
gini di quasi tutti
i

Como
;

orn

il

libro nelle iniziali e nei

mar-

fogli (fg. 213)

e intercal nel testo trentasei di

grandi

miniature. Artefice accurato, sebbene non

grande finezza, non rivela

Fig. 214.

Monaco, Siaatsblbl.: cod.

lat. 23215.

egli nell'opera

sua molta originalit,

ma
lui,

riflette in

modo

attraente lo stile

dei maestri che operavano intorno a


altri

ci

prepara all'apparizione di

pi nuovi miniatori.

Fra

le

molte carte miniate ve ne sono due che esprimono in forma

assai differente l'Annunziazione. In

entrambe

lo

sfondo ideato in

modo

Tav. XIH.

Monaco,

Staatsbibl.: cod. 23215 (uflziolo di

Bianca Visconti).

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

281
tuttavia
lo spazio

ornamentale, coperto di losanghe di variato colore e di ornati


le esili architetture

che
la

vi

sono tracciate giovano a determinare

in cui

composta

rappresentazione. La quale, in una delle miniature


;

segue lo schema iconografico tradizionale


cepita con
nella nohile
farsi

ma

nell'altra

(fg.

214) con-

qualche originalit, nella figura tutta ammantata dell'angiolo,

persona
delle
:

della Vergine

che,

inghirlandata

il

capo,

semhra

schermo

mani. La

fattura delicata
e

tinte tenere
le

sfumate coloriscono

archi;

tetture sugli sfondi ornati d'oro


lievi segni

bruni profilano

li-

neamenti delle figure nei


tinteggiati

visi

leggermente

il

piee

gare

dei

panni

semplice

robusto cos da rassomigliare a


quello

proprio

dei

pittori

di

Solaro e di Campione.
Altre volte
gli

episodi sacri

sono narrati con certa vivacit,


con un realismo piano che ne
trae occasione a

comporre

delle

scene di genere.
Nella miniatura di Gioac-

chino cacciato dal tempio

(ta-

vola XIII), eseguita con straordinaria accuratezza di colorire,

un vecchio che assiste il sacerdote semhra rimbrottare altamente


all'
il

santo. In altro foglio

Fig. 215.

Monaco,

Staatsbibl.: cod.

lat. 23215.

(tav. XIII), al

santo che giunge


i

alpe, pensoso,

pastori

muovono

incontro fuor dalle loro abitazioni


:

scavate nella roccia, difese da un breve riparo


tratti

son deformi in viso,

ri-

con sagace osservazione.

Altrove
:

personaggi sfoggiano

le vesti

della

seconda met del Trecento

nell'

Adorazione dei Magi, nel Miscalco,


fra

racolo di Cana
diato

dal

al quale assiste vero e nelle scene


rappresentante

il

un vecchio
della

curiosamente stule

Passione,

quali

tutte

notevole

quella

Redentore dinanzi a Caifa


con precisione
:

(fig.

215).

Quivi lo scenario

determinato

presso

le figure

prin36

282

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

cipali, atteggiate in

modi

espressivi, gli assistenti

fanno mostra di splen-

dide vesti e danno alla rappresentazione un

pi vivo aspetto di realt.

Nelle miniature della leggenda dei Magi e del contrasto dei tre vivi
e

dei tre morti a principio dell'ufizio

funebre,

Giovanni di Benedetto
le

indulge

anche pi a

tale

tendenza di cogliere
nel

parvenze

superficiali,

ma

varie e attraenti, del vero,

riprodurre

le vesti e gli

accordi

pi

tenui del

colore

naturalismo
ai frescanti

che lo rende affine


di Leniate, di

Mocchirolo

e di

Albizzate.

Talvolta

il

miniatore

si

av-

vicina alla maniera di Giovanni

da Milano nell'aspetto delle


gure, e anche
visi

fii

nel

colorirne

con un chiaroscuro rossa-

stro e forte \

Crediamo perci

doversi attribuire piuttosto alla

sua maniera che a Giovanni da

Milano

la Crocifissione

che gi

appartenne
taud

alla raccolta di

Ar-

de Montor,

nella

quale

per
e

quanto

si

pu giudicare
litografia

da una vecchia

le

proporzioni tozze delle figure


i

lineamenti loro, quasi


,

amassai
(fi-

maccati
alle

corrispondono
eh' egli

forme

adopera

gura 217) l
Fig. 216.

Ma
Monaco, Staalsbibl.: cod.
23215.

pi sovente
del

il

colorito
libro
di

delle

miniature

Bianca

di

Savoia
degli

si

assomiglia, per
di

il

suo sfumare lieve e senza ombre,


I

a quello

affreschi

Leniate e di Albizzate.

quali,

come

quelli

della navata maggiore di Viboldone,

hanno anche

delle singolari

somi-

glianze

colle

miniature

nell'

aspetto

dei visi delle figure e

nella esage-

(fig.

216) e in
il

che

L'influenza di Giovanni da Milano si mostra chiaramente nella miniatura della Nativit di Maria molte altre carte: per es. nella scena del Cristo dinanzi a Caifa (fig. 215). E conviene ricordare miniatore era nativo della stessa regione di Lombardia donde usc il comasco Giovanni da Milano. W. SuiUA (Fior. Miller, 50) attribu la tavola a Giovanni da Milano.

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


rata sottigliezza del disegno di alcuni

283
delle

loro particolari,

dei

capelli,

labbra.

Per

tal

modo

l'opera dei pittori lombardi che gi

ci

son noti riesce

a chiarire, nell'origine e nei caratteri suoi, la maniera di Giovanni di Benedetto. La quale d'altra parte ha stretti rapporti con quella di altri
miniatori.

Fig. 217.

Maniera di Giovanni

di Benedetto: Crocifissione.

Un

codice della biblioteca Nazionale di Parigi (ms.

lat.

757)

tanto

affine all'ufziolo di

Bianca

di

Savoia che pu asserirsi prodotto nella

stessa bottega \

sebbene

riveli

un

artista

di

maggior talento

di pi

perfetto magistero che Giovanni di Benedetto.

anch'esso un libro

di

orazioni

fu miniato per

un ignoto gentiluomo,

la cui

impresa ripetuta

'

L'affinit

dei

due mss. fu giustamente notata da K.

v.

Manteuffel, Die Gemlde und Zeichn. des

Antonio Pisano, Halle, 1909, 110.

284
in pi carte,

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

probabilmente intorno all'anno 1380, col quale appunto

si

inizia la sua tavola dei

computi pasquali \

L'arte del miniatore del codice della biblioteca Nazionale di Parigi

simile nei suoi elementi a quella di Giovanni di Benedetto pur essendo pi


raffinata nella osservazio-',-f
i

,._ .,

,
,

^^

realistica

nei

suoi

mezzi
gliano

tecnici. Si

rassomidi

nei

due codici

Monaco

e di Parigi le

com-

posizioni, gli ornati stessi

che fregiano

margini e
le

che riquadrano

minial'a-

ture maggiori, anche

spetto delle figure sebbene

queste nel codice parigino


siano pi
lorite.
le

sottilmente coe

Le rispondenze
artisti
si

dissomiglianze fra l'odiven-

pera dei due

tano evidenti se

con-

frontino le loro miniature

rappresentanti

Cristo
(fig.

di-

nanzi

al

giudice
si

215

e 218), e

osservi

come

Jj^^

'^'y

nel manoscritto di Parigi


la

^^^K
Fig. 218.

scena sia pi elaborata

nello

sfondo di architeti

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

tura,
lat. 757.

visi

abbiano mag-

gior variet di carattere, e


nella turba degli spettatori

appaiano anche pi studiate

le

fogge delle

' Conviene notare anche che la ratio lunae comincia con l'anno 1395 ma che qualche foglio antecedente potrebbe essere stato asporlato. Il codice di ce. CCCCXLIIl con molte miniature e ornati. In uno dei fogli di guardia fu dipinto nel XVI sec. uno stemma sotto il quale si legge: " Julian Regin. ,, " Anna Regin. ripetuto a ce. II v. con la scritta A ce. L e CVIII v. uno stemma a melagrana con . corona d'oro su campo azzurro, fiancheggiato dalla sigla B-E la quale ricorre anche a ce. CCCII. Tali stemmi, simili a quelli del foglio di guardia, sono del sec. XVI essi furono allora sostituiti a quelli del primo possessore del codice, del quale rimase soltanto la sigla |B-E| e il cimiero. Quella sigla ricorre infatti anche negli sfondi di alcune miniature, ove taloia unita a un'impresa di due cerchi intrecciati (fig. 224) appartenente al primo possessore dell'ufiziolo cfr. anche ce. CCCLVII. Dal calendario (ce. Ili v. XV) non si ricava nulla di certo intorno alla prima destinazione del libro, ma alcuni nomi di santi ri-

chiamano

all'Italia

centrale

SS.

Donato, Romano, Gerbone,

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

285

armi

e delle vesti variopinte. In


il

molte altre carte

il

miniatore del codice


e la

di Parigi esplic

suo spirito di osservatore oggettivo,

sua fantasia

di narratore piacevole. Tali qualit son tutte nella

miniatura rappresen-

tante

S.

Giorgio: sul fondo d'oro, lavorato a punzone, e sul terreno sab-

bioso, abilmente

composto

il

gruppo del drago

e del cavallo

un'aura

di leggenda, e insieme di vita profana, spira nel


forbite, di
letto,

santo, rivestito d'

armi

candido corsadi

adorno l'elmo
cimiero,
e

un

bianco

nella

donzella, agile della per-

sona, delicata in viso, si-

gnorilmente

coperta

di

lunga tunica azzurra, attillata e

con ampio

scollo,

cosparsa di
d'oro
(fg.
il

monogrammi
tempo che
le

219).

Era

fogge delle vesti signorili


gi risentivano d'un lusso

che doveva

in

breve di-

ventar sfrenato, e gi erano


singolari, ora per stranez-

za di forme, ora
loro

per

la

estrema

sensuale

semplicit.

Per vero dire


principio
vestire di

sin dal
il

del

Trecento

Lombardia

soltanto di

n Lombardia

Flg. 219.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

lat. 757.

era diventato sontuoso fuor di


e fanciulle

modo. A Milano,
cos

nei giorni festivi,

donne
d'oro,

sedevano sulla porta di casa,

coperte di gioielli
le

d'argento, di smalto, di perle, che

Galvano Fiamma
i

gine o a

figlie di

re \

N bastavano
si

panni lavorati
altre

comparava a redagli opifici lom-

bardi,

dai

quali

pur

provvedevano

regioni,

ma

si

importa-

' Galvano Fiamma, Clironicon extravagaiis (Mise. St. II., VII, 481) in diebus quoque feslivis videres super portas fainiliares matronas et virgines sedere, quae lantis ornamenlis fulgent auri, argenti, smalti et perlarum sive inargaritarum, quod videantur esse reginae vel fdiae regum a capite ipsaruni usque ad pedes
:

protellantur ornamenta

286

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


di

vano dal

fuori

stoffe

di

scarlatto

pellicce di ermellino e di vaio.


le

Pur

nei primi

decenni

della

seconda met del Trecento

fogge fem-

minili potevano dirsi ancora ragionevoli.


negli affreschi
di

Ne abbiamo
e

chiara

immagine

(liovanni

da Milano

nelle

pitture

della navata di

destra della chiesa di Viboldone.

Le donne portavano
di

allora

una semplice

lunga tunica leggermente


o
di
stoffa

attillata,

con scollo ampio, con balze di velluto lunghe


strisele
;

d'altro

colore,

fregiata

di

panno o
ritrovano

di

pelliccia che ricadevano dal principio delle


strette alle braccia.

maniche

e queste
si

aderivano
le

Nei dipinti di Mocchirolo e di Leniate alquanto mutate, che


il
i

stesse fogge,
le

ma

gi

panni sono coperti

di ornati,
la tunica

maniche rivestono anche


con
filze di

carpo della mano, e sul dinanzi


dei
si

chiusa

quei grossi pomelli

quali

notizia

anche
fine

in

documenti
Trecento
;

e inventari antichi \

Tali vesti

videro

sino

alla

del
^,

ma

intanto, e gi nel 1340,

cominciavano a usare nuove fogge

le quali col

procedere del secolo divennero sempre pi comuni. Allora un


si

cronista piacentino, Giovanni de Mussis,


delle meticolose e chiare descrizioni
e,
^.

prese la briga meritoria di farne


le

Nel 1388

donne

di

Piacenza

possiamo credere, quelle


panni
le perle

di tutta

Lombardia
il

sfoggiavano ogni sorta

di

di lana, di seta, di velluto,

cui prezzo sovente era moltiplicato


Il

per

che vi trapuntavano sopra.


le

tratto pi curioso delle in

loro
giro

vesti

erano

enormi maniche, perch terminavano sovente


terra
;

un

cos

ampio da giungere a
strette
le vesti

le

tuniche erano fregiate di alto collare,


e

potevano essere

con cintura
il

munite
"

di

un breve cappuccio.
,

Erano quelle
altre,

che
le

cronista

chiama
le

honestae

che ve n'eran

dette

ciprianae,

quali,

con
di

consuete

maniche vastissime,
nel

chiuse
la

da pomelli d'argento o

perle,

ampie

basso,
in

serravano

persona dal mezzo in

su cos

strettamente
"

come

una guaina, ed
velini exire de

erano tanto aperte sul petto che pareva


sinu

quod mamillae

earum

In capo le gentildonne portavano corone d'argento dorato, e di oro, o

anche intrecciavano

filze di

perle nei capelli.

Ma

tale foggia

appariva gi

antiquata, e prendeva voga un'altra acconciatura nella quale

forse

da

riconoscere l'uso del balzo che tante volte sar riprodotto dagli
della

artisti

prima met

del Quattrocento

capelli

venivano

legati

con

nastri

Annali della Fabbrica del Duomo di Milano, Milano, 1877, App. I, 1)4, 153. Galvano Fiamma (Chronicon in Rer. II. SS., XI, 1033) determina appunto al 1340 l'apparire a Milano d bizzarre mode d'ogni paese, e gi registra fra le fogge nuove le scarpe " rostrate ,. Johannes de Mussis, Chronicon placentinum (Rer. IL SS. XVI, 579 e segg.). Cfr. E. Verga, Le leggi suntuarie milanesi (Ardi. St. Lomb., 1898, pag. 1 e segg.).
'

=*

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


di seta o di oro sopra iin arnese

287

che

doveva farne apparire enorme

il

volume.

Non meno
giovani,

vario e prezioso era

il

vestire maschile, e soprattutto nei

ora
si

amplissimo, ora cosi aderente che scopriva ogni parte del


la

corpo

portava grande

zazzera,

rasa

la

cervice.

Uomini

donne

poi usavano dei calzari dalle punte smisuratamente lunghe.

Donde provenissero

tali

fogge
il

molto incerto.

frequenti scamhi
in

commerciali potevano favorire

loro migrare di regione


a'

regione,

che lo stesso Giovanni de Mussis attribu


erano ignoti K Anche

mercanti l'aver portato in Pia-

cenza dalle Fiandre, dalla Francia, dalla Spagna, arredi e utensili che prima
vi
le

frequenti relazioni fra le corti principesche,


il

specialmente per mezzo dei matrimoni, potevano agevolare


delle

propagarsi

mode

nel Trecento, la corte viscontea ebbe dalla Francia Isabella,


;

sposa di Gian Galeazzo


Visconti,
si

dalla

Lombardia, Violante,

figlia

di

Galeazzo

and sposa

in Inghilterra, e nel 1389 Valentina di

Gian Galeazzo
seco

rec in Francia, moglie a Luigi di Turenna, portando

non

sol-

tanto un inestimabile tesoro di oggetti d'arte,


e di

ma

un gran corredo
^.

di vesti

ornamenti della persona,

il

cui inventario ci d ancora la pi

sma-

gliante visione del lusso ch'era nella corte dei Visconti

Per cos agevole diffondersi delle

mode da una
a

regione nell'altra,

non
dagli
il

prudente, n possibile, valersi di osservazioni sulle fogge riprodotte


artisti,

per far congetture intorno


opere d'arte italiane
in

influssi o a correnti di stile

trovar

in

le stesse

fogge che

si

veggono, talvolta

anche pi frequenti,

opere oltramontane non potrebbe esser serio arqueste. (]erte

gomento per affermare che quelle opere dipendano da


niature francesi della fine
le

mi-

del

Trecento potrebbero

servire

illustrare

descrizioni

del

De Mussis non meno bene


;

delle miniature

lombarde
lo-

della
si

medesima epoca
che sarebbe ben

ed anche pi
Francia,

tardi, a principio del Quattrocento,

ritroveranno in

Italia, in

in

Germania, non senza variet


le stesse

cali,

diffcile

determinare,
finire

bizzarre mode.
e

Ora
si

l'Arte, la

quale

sul

del secolo

XIV

negli inizi del

XV

volgeva tutta

a un pi schietto realismo, prima di esplorare l'intimo

DE Mussis, loc. cil. Annales mediol. (Rev. It. SS., XVI, C41 esegg.; 80G e segg.). L'inventario del corredo di Valentina Visconti fra i pi preziosi documenti della vita signorile nelle corti di Lombardia. Insieme coi gioielli, colle vesti ricamate di perle, cogli avori, la principessa portava seco anche dei libri: ufi^ioli preziosamente rilegati, un salterio, un S. Cipriano, un Mandeville e un libretto di versi tedeschi. Cfr.: J. Camus, La venne en Frunce de Valentine V. (Mise, di Si. II., Ser. Ili, 5); G. Romano, Valentina Visconti e il sno mutiimonio (.Arch. St. Loinb., 1898, 5 e segg.); P. Arnauldet, Le niaritige de LoiJi.s de France et de Valentine Visconti (Bull, et
'

J.

Cfr.

Meni, des Antiquaires de France, 1906).

288
essere delle
ritrarre

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


cose e
le

profondit
la

del

sentimento umano,
delle
cose, e nell'

si

trattenne a

con compiacenza
l'

superfcie

uomo, prima
il

di scrutarne

animo, osserv allora in ogni particolare


delle

curioso ed
in

effimero involucro

sue

vesti,

pi

che non

avesse

fatto

altro

tempo.
Gi in antichi affreschi lombardi, e nei dipinti di Giovanni da Milano,
s'intravedeva la tendenza a dar grande importanza alla rappresentazione

minuziosa e oggettiva delle fogge delle

vesti, la

quale mentre ora

si

dif-

fonde nell'Arte d'ogni regione, continua a esplicarsi in


nella Pittura e nella Miniatura lombarda.

modo

particolare

Come
cenza.
le

nel libro di preghiere di Bianca di Savoia cos in quello della


le

Nazionale di Parigi,

fogge del vestire sono ritratte con curiosa compia-

E
si

ci

bene

si

accorda con l'inclinazione del miniatore a trattare

sacre storie quasi scene di genere, ricavate

immediatamente

dal vero,

come
nella

scorge

in
di

molti

luoghi del ricchissimo


(tav.

ufziolo e specialmente
all'artista
:

Nativit

Maria

XIV)

che diede occasione

di

rappresentare con sincero sentimento una scena della vita familiare

dila

gradano

lievi le tinte e le

ombre

nell'interno delle stanze ove presso

puerpera, ignuda nel


colori. Nelle

letto,

una donzella
Passione
di

in eleganti vesti dai pi accesi


Cristo, della

miniature

della

Benedizione del

fonte battesimale, della Vergine di Misericordia, della Messa, e soprattutto


nella carta che rappresenta S. Orsola circondata dalle sue

compagne
e

(fg.

220)
alto

sono adunati
collare,

pi vari modelli di vestire

tuniche

attillate

con

poco oneste ciprane, mantelli


;

di vaio

secondo

gli usi descritti

da

Giovanni de Mussis
sulle vesti a

delle perle sono intrecciate nei capelli, sono trapunte


si

formare ornati e imprese quali

trovano menzionate negli

inventari del corredo di Valentina Visconti.

Anche un
e

altro

dei

caratteri

salienti

dell'Arte

fra

il

Trecento e
si

il

Quattrocento, un altro singolare aspetto del nuovo realismo,

manifesta,

precocemente rispetto ad
e

artisti d'altre regioni,

nell'opera del minia-

tore del codice parigino


alla

di

altri

maestri lombardi che appartengono

sua medesima

sfera.

Prima
l'Arte,

di vincere ogni difficolt del ritrarre

l'uomo nei suoi


il

atti

pi

istantanei, e in tutti gli aspetti,

come

essa fece durante

Quattrocento,
esercit
feli-

non
la

libera ancora da molti convenzionalismi gotici,

cemente

sua nuova virt di osservazione volgendosi a scrutare e a


si

ri-

trarre gli animali, gli ingenui esseri che


allo studio dell'artista.

offrono quieti e inconsapevoli

Non

gi che l'Arte avesse trascurato per l'innanzi

Tav. XIV.

Parigi, Bibl. Naz. ins. lat

757: Nativit

tli

Maria.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


di tentare di rappresentarli,

289

ma
del

nelle sue osservazioni


^,

si

sovrapponevano

allora gli schemi

stilistici

ch'essa seguiva

non

si

esplicava ancora l'og-

gettiva e scrupolosa visione

vero

che

doveva apparire pi tardi e

Fig. 220.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

lat. 737.

pervenire, nella prima met del Quattrocento, alla cristallina limpidezza


dei disegni del Pisanello.

'

VON ScHLOSSER,

Intorno alle rappresentazioni di animali nell'Arte medioevale, e alla loro forma schematica, cfr. J. Ziir KeniUtiiss der knstler. Ueberlieferitng {Jalirb. d. kiinsthist. Samiil. d. a. Kaiserh., 1903,

280 e segg. 322 e segg.).

37

290

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Ma
mali.

assai

prima del Pisanello,

altri maestri, nella

Lombardia, mostral'aspetto
la

rono uno squisito sentimento


Di ci

di realisti nel

ritrarre

degli

ani-

documento precoce,

nel codice

parigino,

miniatura

Fig. 221.

Parigi, Blbl. Naz.: ms.

lai.

757.

rappresentante una tentazione di


suolo, circondato dalle belve
:

S.

Antonio

(fig.

221). L'eremita,

caduto

al

e se nella sua figura, e


tratti

anche nella vieta


gli

forma del paesaggio,

si

trovano ancora molti

manierati,

animali

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

291
assai esatto

che

l'artista

pot ritrarre

dal

vero,

sono disegnati in

modo
ci

ed oggettivo ^

Per

tale

sua qualit

il

miniatore del codice di Parigi

prepara alle

opere dell'artefice che dominer su ogni altro nella Lomhardia alla fine
del Trecento
;

d'altra

parte egli

si

pu collegare

allo

stesso

Giovanni da

Milano,

il

quale

negli
il

atTresclii di S.

Croce aveva adoperato anche nel

raffigurare gli animali

suo vigoroso e oggettivo

modo

di osservare.

Fig,^222.

Parigi, Bibl. Naz.: ms. lat. 757.

conviene pure connettere

l'arte

di

Giovanni di Benedetto e del-

l'anonimo miniatore del codice di Parigi con quella dei frescanti di Mocchirolo, di Lentate, di Albizzate, perch
si

accordano
e

le

miniature dei due


chiaroscuro, nel

codici cogli affreschi

nel

colorito

delicato

privo

di

modo
per
la

di ideare le narrazioni sacre quasi scene di genere, talvolta

anche

nel tipo delle figure

in

qualche

particolare

delle

composizioni. Cos
il

miniatura che, nel codice parigino, rappresenta

devoto inginoc-

zato, del taccuino di Villard

Le pi realistiche sono le figure dei cani. Il leone si potrebbe ancora paragonare a quello, stilizde Honnecoiirt: v. J. vox Schlosser, op. cit., 280. Si veggano anche gli animali in una delle scene della creazione (fig. 222).
'

292

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Fig. 223.

Parigi, Bibl. Naz.

ms.

lat. 757.

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


chiato dinanzi alla Vergine
(fig.

293
l'artista

223)

si

potrebbe sospettare che

abbia avuto presenti

gli

affreschi di Mocchirolo, poich anch'egli dispone

dei rossi cherubini intorno al trono della


librati

Madonna

una schiera

di angioli

sopra

il

devoto.
le

Quella miniatura fra

pi belle del codice di Parigi \ Sul fondo

d'oro ornato di losanghe, nel trono di delicato colore cinerino sta seduta

Fig. 224.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

lai. 757.

Le proporzioni e gli intenti del nostro lavoro ci vietano di descrivere minutamente le miniature del codice, importantissime per variet e novit di iconografia che dimostra quanto fosse geniale il miniatore. Si osservino fra le altre miniature quelle rappresentanti S. Niccol da Bari (fig. 224), S. Michele che caccia il diavolo nella voragine infernale (ce. 350), il Battista che va cogliendo le locuste (ce. 376 v.).
^

294

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

la Vergine, vestita di rosato e di

azzurro
il

il

suo viso colorito di car-

nicino tenue, senza ombre,

come

corpo del Bamliino, ch' curiosamente


sta

circondato di un disco raggiante. Sul terreno fiorito


devoto, nelle sue splendide vesti
:

inginocchiato

il

ha calze rosse
nelle

attillate

con punte luncin-

ghissime, corsaletto scarlatto a rami e a figure d'uccelli, cappuccio,


tura d'oro, collana,
e

molti

anelli

dita.

Sotto

la

minuta zazzera

bionda,

il

viso dell'ignoto gentiluomo

ha un vivo aspetto individuale nelle

sue forme pingui, negli occhi bovini volti timidamente verso la


e
il

Madonna

Bambino che gli sorridono. Anche per lo studio dell'aspetto individuale umano,
mentre

per vivezza
dei fre-

di espressione l'opera del miniatore

pu compararsi con quella


fra

scanti di Mocchirolo e di Lentate,

d'altra parte essa ci offre


i

modo
quali

di collocare a lor luogo altri dipinti della fine del Trecento,

giova ora ricordare soltanto un affresco

della

chiesa

di

S.

Lorenzo, a
^

Milano. Quivi l'arcosolio della tomba della famiglia dei Robiani


corato di un affresco rappresentante la
inginocchiati che le sono
(tav.

de-

Madonna
S.

in trono fra e

due devoti
S.

raccomandati da

Ambrogio

da

Lorenzo

XV). La parentela
si

stilistica ch' fra l'affresco e le

miniature del co-

dice di Parigi

manifesta nel piegare angoloso del manto della Madonna,


;

nei lineamenti larghi ed esagerati dei ritratti dei devoti, nel colorito
curioso riscontro
il

ed
indi

trovarsi
Il

anche

nell'affresco

la strana raggiera

torno

al

corpo del Bambino.

frescante ha

una maniera pi vigorosa


S.

quella del miniatore, specialmente nella figura di


dellata
viso,

Ambrogio, ch' moe

con chiaroscuro

possente

nelle

forme contorte
vario carattere.

aggrottate del

ma

alle figure la stessa spontaneit di espressione, e

con uguale

agile spirito di osservazione

ne ritrae

il

Fra
nel
di

molti artefici che

si

adunarono a Milano
anche

sulla fine del Trecento,

primo periodo

della costruzione del

duomo, venuti da diverse


d'oltralpe, a volta a volta in
de' Grassi
^,

parti

Lombardia

e dltalia, chiamati

auge

e in discredito, fu de' principali

Giovannino

il

quale, per pi

' Che la tomba sia dei Robiani attestato da un'iscrizione del 1811. Il Malaguzzi (Piti, lonib., 92) not neU'afTresco delle affinit con la tavola di Cristoforo de' Morelli di propriet di B. Gabba ma crediamo che il dipinto sia di tempo anteriore al pittore cremonese, e appunto della fine del Trecento Cfr. P. ToEscA, Michelino da Besozzo e Giovannino de' Grassi (L'Arte, 1905, pag. 329 e segg ). Sarebbe ozioso il confutare l'opinione del Calvi [Notizie de' principali architetti, ecc., Milano, 1859,1, 85 e segg.) che Giovanni da Milano e Giovannino de' Grassi siano una sola persona (v. anche: Mongeri, L'Arte del minio nel ducato di Milano, nelVArch. st. Lonib., 1885, 531). Per tutte le notizie riportate intorno a Giovannino de' Grassi, cfr. Annali del Duomo, op. cit. ad annum, e indici.
'^
:

fa

o
a

>
>

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


di

295

un decennio, diede
ai

alla

grande intrapresa

la

sua multiforme attivit

di architetto, di scultore, di pittore, di miniatore e di disegnatore,

mentre

attendeva anche
Il

primi lavori per

la

Certosa di Pavia ^

maestro, forse originario della regione comasca, menzionato per


volta, nei

la

prima

documenti della Fabbrica del duomo,

il

1389

si

provvede allora a spese


di S. Gallo abate, ch'egli

di oro e di azzurro occorrenti in certa

immagine
maggiore.
i

doveva dipingere in una


affidati a

tela

per

l'aitar

da quell'anno

in poi

vengono

Giovannino

de' Grassi
:

pi di-

versi lavori. Nel 1390 egli eseguisce disegni e dipinge varie cose

un'imma-

gine di papa Bonifacio IX, due

"

maest

una
Nel

figura di S. Gallo con le

insegne del

Comune
egli

di

Gian Galeazzo.

1391

S.

dimorava allora

Giovannino

de' Grassi a porta

comacina, parrocchia di

ramara
anno

s'impegna a lavorare delle figure di

Tommaso in Termarmo probabilmente


:

quel bassorilievo di Cristo e della Samaritana pel quale gi nello


ricevette
;

stesso

pagamenti, sebbene poi

non

lo
la

collocasse in opera

che

nel 1396

forse

appunto per
^.

tale

lavoro

Fabbrica

gli

concedeva

l'aiuto di

un garzone

Assunto allora stabilmente


stesso egli dipingeva, con
in

nell'ufficio di

ingegnere del duomo, l'anno


di

due

altri maestri, la figura

papa Bonifacio
la citt

uno stendardo da portarsi

nelle processioni che

andavano per
"

raccogliendo elemosine in pr' della Fabbrica. Nel 1392 perdurava nel suo
ufficio, e gli

erano date delle grandi carte perch


.

vi

disegnasse dei
:

medros
il

pr fenestris

L'anno dopo

lo si

vede intento ad altro lavoro

indora

libro della figura, scolpita, d'un re,

da collocare nel fianco meridionale del


orn d'oro e di colori
porte delle due

duomo
di gotta

^.

Nel 1395
,

e doveva

essere gi inoltrato negli anni, che soffriva


le

Giovannino

de' Grassi

sagrestie, giovandosi dell'aiuto di

suo fratello Porrino, anch'egli miniatore*;

attese

pure a dar disegni di

trafori per finestre, e di capitelli.

L'anno sussecon

guente, disegn la tavola per l'aitar maggiore, orn di colori una figura
dell'Eterno nella sagrestia meridionale e
il

bassorilievo di Cristo

la

Samaritana, diede dei modelli per

capitelli, e

anche dipinse nella sagrestia


di lui
i

un mappamondo.
della Fabbrica.

Poi, per pi che

un anno, tacciono

documenti

Magenta, // Castello di Pavia, op. 11 Nebbia (La Scultura del Duomo qualche altro lavoro.

cU.,
di

I, 381 L. Beltrami, La Certosa di Pavia, Milano, 1895. Milano, Milano, 1908, pag. 9) riferisce il documento del 1391 a
;

3 ^

Cfr. U. Nebbia, op.

cit., 13.

Qualche traccia delle pitture decorative di Giovannino de' Grassi resta ancora nella scorniciatura del coronamento della porta verso la sagrestia aquilonare del duomo ma sono segni ormai quasi im;

percettibili.

296
Il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


5 luglio del 1398 venne a morte l'operoso
alle esquie dell'artista
figlio

maestro.

La Fabbrica

del

duomo provvide
il

che aveva tanto lavorato in


de'

suo servigio, e ordin che a suo


fosse pagato

Salomone
" "

Grassi, miniatore,

lavoro fatto in un libro del

Beroldo

secondo
et

il

com-

puto delle miniature lasciato dal defunto,


fabricae

legalis

homo

amicus diete

deliljer

anche che un modello

di legno

che Giovannino de'

Grassi aveva costrutto, fosse posto in luogo riparato, cos da potersi con-

servare a pr' degli ingegneri del

duomo

diede poi in consegna a Sa-

lomone de' Grassi i numerosi disegni paterni. Sono scomparsi i disegni, il modello, le tele che Giovannino esegu per il duomo; le pitture delle quali egli orn le porte delle sagrestie
sono scolorate
Samaritana,
al
:

non
quale

si
il

conservato che

il

bassorilievo del Cristo con la

maestro attese per lunghi anni, sinch nel 1396


(fig.

esso fu collocato sul lavabo della sagrestia meridionale

225).

L'archivolto del lavabo adorno


fogliami gotici tra
i

di

archetti pensili e di frastagliati

quali

emergono

delle figure di angioletti ignudi


il

che
e
la

recano lettere a formare, e a ripetere,

motto

pax.

Ancora

l'arco

sua alta cuspide recano delle tracce scolorate di iscrizioni e di ornati, dei
quali l'artista miniatore aveva rivestito
i

marmi.

La composizione
la

del bassorilievo

della Samaritana nascosta in

non manca di originalit. La figura parte dal primo piano, roccioso e per ci
;

scena acquista certa profondit prospettica che

l'artefice,

pittore

piut-

tosto che scultore,

doveva esser
de' Grassi

tratto a ricercare.

Le impacciate movenze
l'impetraspare

del Cristo, e la stentata fattura dei particolari,


rizia di

troppo accusano

Giovannino

nel

lavorare

il

marmo, ma pur
della

un vivace sentimento realistico nell'aspetto donna del popolo, vestita di umili panni, nel mente l'anima semplice e bonaria.
In quello che
il

Samaritana,

robusta

cui viso espressa chiara-

bassorilievo ha di pi originale, nel suo allontanarsi


plastico per cercare di esprimere un'impressione

da un

effetto

puramente

pittorica, esso

corrisponde a tendenze

che

ormai erano penetrate nella

Scultura ^ e non in

Gi lo stesso

Lombardia soltanto. Bonino da Campione, che pur modellava con tanto rude
aveva ideato
il

plasticit le sue figure,

mausoleo

di Cansignorio della Scala,

a Verona, con

animo

piuttosto di pittore che di scultore,

componendo

le

' Cfr. A. G. Meyer, Lombardische Denkniler, Stuttgart, 1893, pag. 126 e segg. l'importanza di Giovannino de' Grassi nell'Arte lombarda della fine del Trecento.
:

II

Meyer intravide bene

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


molteplici guglie,
i

297

tabernacoli, le

ombre

le luci

continuamente varie
varc

entro le archeggiature.

Giacomo da Campione,

nelle sculture delle quali

orn

la

porta della sagrestia settentrionale del

duomo

di

Milano,

Fig. 225.

Milano, duomo. Giovauniiio de' Grassi: Cristo e

la .Samaritana.

anche pi
la

limiti della Plastica.

Le

altissime cuspidi gotiche che coronano


;

sua opera tendono a

effetti pittorici
il

la parte principale,

il

bassorilievo

rappresentante l'Eterno fra


dei santi,

gran cerchio degli angioli, dei patriarchi e non ha pi l'unit di piano che sempre si era imposta ai maestri
38

298

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


anzi
le

campionesi

sue

molte figure sono disposte in varia profondit

come

nel grande rilievo scolpito da

Hans von Fernach,

gi nel 1393, per

la porta della sagrestia dirimpetto,

nel quale la tendenza a rappresenta-

zioni prospettiche parve tanto eccessiva che a moderarla furono chiamati


altri

maestri,
Si

quali modificarono

il

coronamento ideato dallo scultore

tedesco.

affermavano tanto anche nella Scultura in


si

Lombardia

le

ultime forme dell'Arte gotica che intanto


nell'architettura dell'aerea
Il

esplicavano meravigliosamente

mole

del

duomo.
vivamente
Esso

bassorilievo di Giovannino de' Grassi dimostra quanto

l'artista

abbia preso parte alle pi

nuove ricerche
ci

della

Plastica.

appare tuttavia di fattura cos incerta che


altre sculture, quali

vieta di attribuire al maestro

sono l'architrave della sagrestia meridionale del duomo,


aquilonare \ e l'altare maggiore della chiesa di
si

la lunetta della sagrestia


S.

Eustorgio

^,

nelle quali

trova una finezza che lo scultore del bassoIl

rilievo della

Samaritana non possedette.


ed
probabile

maestro, poco esperto nel la-

vorare

il

marmo, diede

tuttavia disegni e modelli ai tanti scultori e scal

pellini del

duomo

che

siano

stati ideati

dalla sua fan-

tasia molti degli ingegnosi trafori delle finestre,

molti dei capitelli della


gotici
(fig.

navata maggiore

ornati di basi

di

baldacchini
e

226).

Ma
ci fu

delle grandi carte ch'egli disegn a tal fine

che

Salomone, suo
:

tglio,

ebbe in custodia dopo


bens

la

sua morte, non abbiamo nessun avanzo


prezioso
taccuino
nella

conservato

un

suo

biblioteca Civica

di

Bergamo
Il
i

(cod. A, VII, 14).

volumetto venne rilegato qual' ora forse nel secolo XVII,

ma gi tutti
il

suoi fogli, membranacei, erano raccolti insieme


li

quando

nel 1542

poscol

sessore

numer appunto
e

nell'ordine che
la

hanno ancora, segnandoli

proprio

monogramma

con

data
essi

^.

In origine, probabilmente,

non costituivano un solo taccuino,


degli
altri
;

che alcuni sono di formato

minore

perci conviene pro-

cedere cautamente nella loro classificazione

stilistica

poich potrebbero

anche essere

di diversissima provenienza.
de' Grassi

Caposaldo nell'attribuzione dei disegni a Giovannino

un

U.

Nebbia, op.

cit.,

19 e 24

Venturi, Storia, VI,

41.

Contraslano troppo quelle sculture, nitide nel

taglio

del

marmo,

col

bassorilievo eseguito da Giovannino de' Grassi. Soltanto in

un

bassorilievo della

deambulatorio del duomo, troviamo qualche relazione con la maniera di Giovannino de' Grassi. " A. G. Meyer, op. cit., loc. cit. Anche queste sculture, le quali sono affini allo stile di Giovannino de' Grassi, mostrano un magistero fermo di scultore, non l'incertezza del marmo intagliato da Giovannino stesso. 2 Cfr. per la descrizione di tutto il contenuto del codice: P. Toesca, Michelino da Besozzo e Giovannino
Piet, nel
de' Grassi (L'Arte, 1905, pag. 338).

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


foglio (ce. 4 verso) che reca scritto, di
"

299
secolo

mano

della

fine

del

XIV:

Johininus de Grassis designavit


talune

(fg.

227). Vi

sono disegnate pi figure


scure e con luci bianche.

di animali, a penna,

con

tinteggiature

Un

leone, accovacciato

a pie del foglio, potrebbe compararsi con quello

della

miniatura della

Tentazione di

S.
i

Antonio nel libro


tratti calligrafici

di preghiere

della biblioteca Nazionale di Parigi per

che ancora sono

Fig. 226.

Milano, tluonio: capitelli dei pilastri.

nel suo disegno

ma

le

altre

figure

dimostrano nel disegnatore tanto


sarebbe

acume

di

osservazione, e tale sicurezza nel ritrarre oggettivamente ogni

vario loro particolare, che a


tracciate
testa

primo aspetto
:

si

indotti a crederle

da

artista

quattrocentesco
tale verit

nell'aquila la

movenza

ardita

della

colta
"

con

che

il

Pisanello non l'avrebbe disdegnata;

l'aspetto del
di

becho salvaticho

riprodotto

con l'accuratezza oggettiva

un

naturalista.

300

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Ma non minor
de' Grassi,

valore conviene

dare

ai

disegni

contenuti nell'altra

faccia (ce. 4 recto) della

medesima carta segnata col nome di Giovannino che per molte ragioni non dubitiamo di attribuire al mede-

Fig. 227.

Bergamo,

Bibl. Civica: cod.

A.

va.

14.

Simo disegnatore
uniscono

dai quali

non

possibile disgiungere quelli dell'opposta


stile

carta (ce. 3 verso),


a'

che

si

assomigliano non soltanto per lo


:

ma

si

primi quasi in una stessa composizione

da un

lato (ce. 3 verso)

una donzella seduta a

terra sta in atto di accordare l'arpa

mentre ima

'J -3

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>

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

301

compagna
di

le

si

avvicina
"

dall'altro

(ce.
.
. . .

4 recto)
,

una
la

fanciulla

canta

su

un libro:

domine

labia

mea

mentre

sua compagna

l'ascolta (tav. XVI).

Che

codesti nobili disegni appartengano ad artista degli ultimi decenni


e

del Trecento, appar certo per la foggia delle vesti

delle

acconciature,

simile a quella che ricorre nelle mi-

niature del libro d'orazioni della biblioteca Nazionale di Parigi, e anche


in molti altri

monumenti
il

di data si-

cura.

Che

essi siano

opera di Giovan-

nino de' Grassi,


nel verso di

cui

nome

segnato
si

uno

dei loro fogli,

pu
di

dimostrare non tanto per comparazione col bassorilievo del

duomo

Milano, ove tuttavia

si

potrebbero

tro-

vare raffronti nelle forme delle pie-

ghe de' panni, quanto per confronto

con

le

miniature che avremo ragione

di attribuire al

maestro e

al

suo pi

diretto discendente artistico, al figlio

suo Salomone.
Sul fondo della pergamena
le fi-

gure sono toccate con delicatezza che


si

pu

dire squisita

ombre

rosate e
i

leggeri tratteggi bianchi sfiorano

visi,

che sono sottilmente delineati


chiostro
;

d' in-

capelli

hanno una tenue


sono colorate

tinta giallina.

Le

vesti

con una grande soavit, ora bianche con


lievi

ombre

azzurrine,

ora

di
Fig. 228.

Bergamo, Bibl. Civica: cod.

A. vii. 14.

malva, ora di color perso con


tratteggi di biacca.
Il

sottili

colorire che

ammirammo

nella figura di S. Caterina

affrescata nell'oratorio di Mocchirolo, che

ritrovammo predominante,

ma

per opera di

artisti inferiori, negli affreschi di

Leniate e di Albizzate, poi

nelle miniature di
l'ufiziolo di Parigi,

Giovanni di Benedetto e delf ignoto maestro che orn


perviene alla pi perfetta raffinatezza in questi
di-

segni.

Nei quali non v' durezza di chiaroscuro,

ma un

continuo sfumare

di tinte tenere e guazzose,

una morbidezza grande

di forme.

302

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Molti altri disegni del taccuino di

niera

che quella di Giovannino de'


(ce.

Bergamo mostrano la stessa maGrassi. Nel medesimo modo sono


con un rotulo sul quale
scritto

disegnate

5 verso) cinque figure di giovini, vestiti nel costume della


atto di cantare,
(ce. 29)
:

fine del Trecento, in


"

pote

In

un

altro foglio

una donzella seduta a

terra, in atto

di toccare le corde di un'arpa, simile in tutto, nello stile, ai precedenti

disegni, segnata

con

tinte diafane e

con luci bianche quasi impercettibili ^


Altrove
figura
essere,
(fig.

228)

appare
salvaticiis,

la

strana

deWhomo

bizzarro

familiare anche alla fantasia

del
la

popolo milanese, che, nel 1404,

Fabbrica del

duomo
"

ne faceva esegli

guire una statua da collocare fra


altri

fantastici
si

giganti

dei

quali

allora

popolava l'esterno della cat-

tedrale ^ L'artista lo espresse con la


clava, in atto di

imporre

silenzio, e lo

tratteggi

con una finezza che bene


altri disegni.

pareggia quella degli

An-

che uno studio delle pieghe


(fig.

di

un velo

229) per le sue tinteggiature de-

licate

pu
:

attribuirsi

a Giovannino

de Grassi

vi

si

pu riconoscere
assunta gi

r impresa del fazzoletto annodato, o


"

capitergium cimi gassa

da Gian Galeazzo Visconti.


Pi timido, e ristretto nelle forFig. 230.

Bergamo,

Bibl. Civica cod. A. va.

14.

me, un disegno
tante

(fig.

230) rappresen-

un vascello

sul quale

sono

certi

barcaioli
di

con un leopardo,
de' Grassi,

ma

in altri molti fogli si ritrova la

maestria

Giovannino

specialmente in disegni di animali che, per rea-

Giova ricordare ch'era nel corredo di Valentina Visconti " fermalium unum auri ad unani domin da escludere , e ciie in altri gioielli erano colombe, pellicani, daini che qualcuno dei disegni di Bergamo sia stato eseguito appunto per lavori di siffatto genere o per imprese da ricamar sulle vesti. Mi sono anclie domandato se il taccuino di Bergamo debba considerarsi come un libretto di modelli simile a quelli illustrati da J. von Schlossir (loc. cit., 314 e segg.) o come una raccolta di schizzi originali; e osservando il naturalismo e la spontaneit di gran parte dei suoi disegni mi sembra di poter affermare che questi siano d'invenzione originale quasi tutti, salvo alcuni che si possono credere copiati anche da decorazioni parietarie (cfr. ce. 8, 16, 20). 2 Annali del Duomo, App. 1, 268. Anche in un'iniziale (ce. XLVIII) del libro di preghiere della Nazionale di Parigi, test illustrato, ricorre la strana figura, ch'ebbe gran fortuna nell'Arte oltramontana.
'

nam sonantem unam arpam

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


lismo, gareggiano con quelli del foglio segnato
col

303

nome

del maestro, e

per

modo

di tinteggiare

sono pari

ai

pi delicati disegni di figura.


il

Con acume, con precisione


pi svariati
:

oggettiva,

disegnatore ritrasse

modelli

ora animali

rari,

quali

prncipi solevano mantenere nei

Fig. 230.

Bergamo,

Bibl. Civica: cod. A.

vii,

14.

loro giardini

e in gran

numero

se

ne trovavano,
^

sul

finire

del

Tre-

cento, nel parco del castello visconteo di Pavia

che nell'accurata osservazione dell'artista


talora anche ritratti

si

, ora animali comuni svelano in nuova bellezza,


al

non senza un certo umorismo. Presso

cavallo sta

'

e. Magent.v, /; Castello di Pavia, op. cit.,

I,

117 e segg.

304
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

mulo caparbio

cervo protende

il

suo

muso

ossuto e fine

(fig.

231)

l'asino ascende per un sentiero alpestre; per tutto sono

levrieri, bracchi,

caprioli e daini.

In

un

foglio

(fig.

232) presso ad

un mastino incatenato

uno struzzo con le gracili gambe rosee, con il corpo lievemente ombrato dalle piume brune e accanto ha scritto, di mano antica " uno struzo che padisse lo ferro . In molti fogli, che per
tratteggiato sottilmente
;
:

confronto con la carta segnata del

nome
buire

di
al

Giovannino

si

possono

attri-

maestro o a qualche suo


seguace, raccolta ogni

fedelissimo

variet di uccelli,
tici,

domestici e selva;

coloriti

con tutta verit


il

l'upupa,

r avvoltoio,
gallo
(fig.

cardellino,
vi
si

il

pappa-

233)

specchiano di

carta in carta nelle lor forme veraci


e nei loro

mutevoli colori ^
foglio

Qualche
aveva lasciato
essere
tori
:

che

il

maestro

intatto,

pot pi tardi
altri

adoperato
tali

da

disegna-

le

carte

che contengono
a

un

alfabeto

ispirato

stampe

te-

desche, della seconda met del Quat-

trocento ^
dei

Ma
il

nella

maggior parte
eccezione di al-

suoi

fogli, fatta

cune

carte,

libretto di

Bergamo

fu

disegnato
Fig. 231.

da Giovannino

de' Grassi.

Ed
Bergamo,
Bibl. Civica: cod. A. vn. 14.

tale che altera di molto,


il

come

vedremo,
svolgersi dell'Arte nell'Italia superiore fra
il

concetto tradizionale dello


il

Trecento e

Quattrocento, e

pone

in

nuova luce l'importanza ch'ebbe

allora la Lombardia.

Dalle ce. 9 alle 15, nelle quali la serie degli uccelli, il formato dei fogli alquanto minore che nel resto del codice, cosi che pu sospettarsi che quelle facessero, in origine, parte a s. * A ce. 26 e 27 certi foglietti ricuciti sopra quelle carte contengono un alfabeto miniato, con lettere bizzarramente composte di intrecci d'uomini e d'animali, che prosegue a ce. 29 v., 30, 30 v. L'alfabeto corrisponde intieramente in qualche iniziale alle incisioni del maestro E S. (cfr. P. Toesca, A proposito di
*
.

Giovannino de' Grassi ne L'Arte, 1906, pag. 56) e, dopo lungo studio, crediamo si debba attribuire ad artista della seconda met del Quattrocento non a Giovannino de' Grassi, anche perch questi nell'ornare le
iniziali spieg tutt'allra, e originalissima,

maniera.

disegni della Galleria degli Uffizi (2204

2266

f),

con

iniziali

composte in ugual modo, sono

d'artista

oltramontano.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

305

Se
e

il

taccuino della biblioteca Civica di


riunirsi strettamente

non potesse

ad

altri

Bergamo monumenti

fosse opera isolata,


d'arte che spettano

allo scorcio

del

secolo XIV, potrebbe

alcuno

dubitare degli argomenti

Fig. 232.

Bergamo,

Bibl. Civica

coii. A. vii. \4.

tempo pi tardo cos da non doversi mutare per nulla le linee, da tempo ciate, dello sviluppo dell'Arte nell'Italia settentrionale. Ma abbiamo
portati per attribuirlo a

Giovannino

de' Grassi, e crederlo di

assai tracaltre

opere

le quali

rischiarano pi intieramente la figura del maestro dimenti39

306
calo, e

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

valgono a dimostrare che

il

taccuino di

Bergamo appartenne davil

vero a Giovannino de' Grassi.


Si trova

ora nella biblioteca del principe Trivulzio

codice

conte-

nente quel trattato di Beroldo intorno alle consuetudini della Chiesa mi-

Fig. 233.

Bergamo, Bibl. Civica: cod.

A. vii. 14.

lanese che, nel 1396, la Fabbrica


calligrafo

del

duomo aveva
e pel quale,

fatto trascrivere dal

Andriolo de' Medici di Novale,


de' Grassi, essa
i

poco dopo
note

la

morte

di

Giovannino

aveva ordinato fossero pagati a Salomone,


le

figlio del

defunto,

conti delle miniature secondo

che Giovan-

nino stesso ne aveva lasciato.

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

307

rileggere l'ordinazione della Fabbrica, sorge

il

dubbio che quelle

miniature non fossero opera di Giovannino, bens fossero state eseguite

da Salomone de' Grassi sotto

la

direzione

del

padre,

il

quale,
il

avendo
prezzo ^

forse avuto egli l'incarico del lavoro, ne

aveva poi richiesto


si

Ed
il

prudenza

il

mantenere

tal

dubbio sinch non

offra

un mezzo

sicuro per distinguere la maniera di Giovannino da quella di Salomone,

quale a credere

si

fosse formato alla scuola paterna.


de'

Che anche Salomone

Grassi

praticava

l'arte,

come

il

padre e

come
il

lo zio paterno,
il

Porrino

de' Grassi.
la

Negli

atti

della Fabbrica del

duomo

suo

nome appare per


il

prima volta nella deliberazione per


L'anno stesso della
al

pagamento

delle miniature del codice di Beroldo.

morte del padre,


della Fabbrica
:

21 settembre 1398,

Salomone era assunto

servizio

un gonfalone da mandare a Verona, coloriva una statua della Maddalena, ornava una bandiera da collocare
nel 1399, dipingeva
in vetta
al al

campanile. Frattanto

egli

lavorava anche per

il

duca, upa

settimana

mese; e mantenne

tale impiego,

occupato in ornare certo libro

per la duchessa, anche nell'anno 1400, in cui pur esegu un disegno per
il

mausoleo
Il
"

di

Gian Galeazzo. Poi cessa ogni notizia di

lui

^.

Beroldo

della

biblioteca

Trivulziana (cod. 2262), un


il

grande
la

manoscritto

membranaceo, riproduce
lamentata in antico

testo dell' antico

codice che

Fabbrica volle trascritto da Andriolo, e reca molte tracce dell'incuria del


calligrafo, gi
;

conta 359

carte,

divise
;

appunto nei
rilega-

36 quinterni di pergamena che furono pagati allo scriba

ha una
che

tura rinforzata di borchie, di spigoli e di fbbie, quale fu ordinata dalla

Fabbrica

ornato di innumerevoli
"

iniziali rosse e

azzurre

si

pu

ben credere siano 4334

parvae

1550

"

litterae

psalmorum magnoinfine,
,

rum

quante cio furono computate da Giovannino de' Grassi; e


lettere

ha molte

miniate d'oro e di colori,

le

"

litterae a
il

pennello

delle
e
il

quali la deliberazione della Fabbrica


cui prezzo,
"

non indica
,

numero
di
tale

preciso

computata

littera

magna prima
di

super

gran

lunga

quello di tutte le altre.

E un complesso

concordanze

da rimuovere

Trascrivo testualmente, perch importante nella sua ambiguit, la deliberazione presa dalla Fabbrica ril agosto 1398. Archivio del Duomo: Libro delle Ordinazioni, ce. 208 v.: " Item providerunt quod
'

fiat reverendo magistro Salamoni, flius quondam magistri Johanni Inzigncrii fabrice pr eius solutione et remuneratione aminiature, et ordinature litterarum libri qui apelatur beroldus fabrice exemplatum a beroldi ecclesie maioris mediolani secundum formam expensarum. Inde factarum et remundatoris de aminiature, datum ut scriptum per ipsum magistrum Johanninum ad offtium deputatorum (segue la lista delle miniature) " attento quod magister Johannes predictus erat legals homo et amicus diete

fabrice qui
^

non dedisset

in scriptis

quaecumque

ultra veritatem

Annali del Duomo, passim.

308

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

ogni dubbio che

codice trivulziano non sia quello stesso ricordato nei


scritto nel 1396, e

documenti del duomo,

miniato prima del 1398 ^


il

Che pi mente nelle


j.im>.

di

un

artista

abbia atteso ad ornare


;

codice, appare chiara-

iniziali

miniate

le

quali tuttavia

hanno tanta omogeneit da


il

dimostrare che

lavoro fu diretto
il

da un solo maestro,
urniicrinrginic^cbnt
vitr^

quale dovette
i

i^

informare col proprio

stile
i

suoi col-

ir

itplcmrr.ingiuncf

laboratori, e forn loro

singolaris-

ccmmatotnrwnii
lojqunfincnctiitxt :^mimr nccpit p^cfhir e

simi

concetti
il

degli

ornati
a

che

fre-

giano

volume.

Non

dubitare

^TXvcwmanw
^

ch'egli sia stato

appunto Giovannino

ctjirrct>:c

^fUie^nctcr tomt

Ama

de' Grassi, che poi present alla

Fabil

GionAtibipAnrffio:\

brica

il

computo

delle

spese per

nmqtinto mmtmctoi
1"^

lavoro compiuto:

ma
si

soltanto in qual-

ai-

che rara iniziale


nezza
uguagli
di

ritrova

tale

fi-

ni
nrf

disegno

di colorito

che

quella del taccuino di Berdi frequente, al

m;
f/^'

gamo; pi
le

paragone
de' Grassi,

ini noi CVA

coi disegni di

Giovannino

miniature

hanno forme
stridenti.

pesanti,

luci

troppo

probabile,

Ir

__ ucnm Cmctificxm te cf t>lbin in gnmt>; \on n^iOrdiiom^imifi ^

perci, ch'esse siano

opera non del


di

maestro stesso
che

ma

un discepolo
sua

bene
e,

ritraesse

della

ma-

niera,

probabilmente, di Salomone miniature poi, molto

de' Grassi. Altre

cremar c& mcitm


p>^K^nh?.intrrfnin
-C'

crd
i

scadenti, possono credersi di

un terzo

nVwhcmm mgainb;

coevo collaboratore,
si

del

quale non

ha tuttavia nessuna notizia nei do-

incci

tro in cminib^ m.mp i3c.Tiioni nc0


Fig. 234.

cumenti della Fabbrica.

La maggior
negli

bellezza del codice


I

ornamenti.

quali furono ria'

Milano, Bibl. Trivulziana: cod.

22G2.

cavati

cosa del tutto inconsueta

miniatori

dall'Architettura,

che

pu dirsi che nel libro ornato per la Fabbrica del duomo si rispecchino le forme che allora fiorivano nella decorazione della mirabile cattedrale.
Cfr. M. Magistretti, Beroldus sive Ecclesiae Anibros. Ordines, Milano, Di alcuni miniatori lombardi (L'Arie, 1907, 190 e segg.j.
:

1894, pag. 231 e segg.

P.

Toesca,

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

309

E
per

ci serve di

riprova dell'attribuzione delle miniature. Giovannino


capitelli e di trafori

de' Grassi,

che fu sovente occupato a tracciare disegni di


del

le finestre

duomo,

ricorse a quelle sue stesse fantasie per ornare


le iniziali

le carte del

prezioso volume; foggi

quasi pilastri o pinnacoli go-

?^

JUgnuixlnnnimuii
cnmani nica
cTjnrprcni
.,j

ipcrc)?!
tilt
1!

Tufo

ai

mc.crccmfinn.ii1

CD b ir

iifhtgrhvmiTi

ciim.<r

na
ini
^

niotm 13 C11 ed imi 6 dn


x>aii

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OX CHIC
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ft^it, filar.

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111

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fini

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n .inic.innnusquiuiirc
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niatr mi Par c\im

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crpliane conftnb:

navi
Ito

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l

ai

it

ctnnrjQnnc f.iccr lUc

ino

pjccdfo: mrigiuuc .iinl>K nicinif rcdi0 digiinm pie

wtir nmc ojnciilo. Iqiu


ftU^ fticccflo-VKcUin e hnrdicie.fipiifctn imfTh ucccmnie nmlis diihmo

ni cine fllTO,
tcoi
ci

rar animatili arais, multali

.TDxniiinmiu,qi
ncnirtiffiianft

^ncmacrgircton
lamrncinccpaii

XJcniG
licer

\x\(tx}i

gniTOuo (x

fnnplo: mwib; Cjncn


fturnb.innis pi

ae ccniics

cniib^l^caniu prtn&cU
nurn?tt> oilx nonlTnimi: muifa tincniiCduum ioni
Fig. 235 e 236.

Milano, Bibl. Trivulziana

cod. 2262.

tici (fg.

234)

svolse, sui margini, degli steli

marmorei con

foglie

rampanti e

trafori, simili

a quelli di cui forniva modello agli scultori della cattedrale.

Ora, sul fondo d'oro brunito, nel


architettonici
(fg.

campo

dell'iniziale,

composta con ornati


:

235), sta seduto

un giovane vescovo

il

partito

sobrio

delle sue vesti

pu confrontarsi con quello

della arpeggiatrice

disegnata

nel taccuino di

Bergamo

e le tinte delicate,

con ombreggiature a gocciole

310
di colore,

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

corrispondono tanto
la

al colorito di

quei disegni da essere certo

segno

che

miniatura

opera

dello

stesso

Giovannino

de'

Grassi.

Ora
in

(fig.

236), entro le lettere,

sono
del

figurati degli

animali che per finezza


(fig.

di tratti

rassomigliano a quelli
aliante
sul

taccuino di Bergamo. Ora


foglio,

237),

un certo angelo

margine del

verso
figurette

un'iniziale,
di

che simile per forma a un piliere gotico


vi

due

profeti

sono colorite con audace rapidit, con sentimento grandioso , riapil

pare

lumeggiare delicato,

tratteggi

di

biacca,

che Giovannino

de'

itrcptctcni^

miniapuofc

quuhTiflticc

'/*UfTDcfnnt>J
J]
Fig, 237.

Milano, Bibl. Trivulziana: cod. 2262.

Grassi

adoper nei suoi disegni. Tuttavia


maestro stesso

le

forme dell'angiolo sono

meno
come
si

eleganti di quelle delle figure del taccuino di


al

Bergamo,

che

si

potrebbero attribuire non


le altre

ma

a Salomone de' Grassi,

consimili miniature. Fra le quali conviene collocare anche

un'altra iniziale bellamente

composta

di

ornati

architettonici

(fig.
il

238)

eleva pel margine del foglio un tabernacoletto gotico,

entro

quale

un angiolo
di

vestito di color di

malva

e di azzurro, e

stranamente incurva
nelle finestre del

in alto la cuspide del

suo

baldacchino, appunto
le

come

duomo

Milano s'incurvano

cuspidi dei

baldacchini delle statue.

r
^la
(xlTo-nim. 7\mi^iox}\:

iiKnsaaiicc;ipMiftj
tti fcx&

tVfif^ ci ciTamibnTgiucclci|ir
imctni

^
'

i-^

m^cCi
qfirni"

^IP^-

Vm5 Xua'^ ^'^^^& cflc


ucnnirui
pciofo
[4iiim

jrcngp

nu6 finmiaB

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fingiimeredaimni

Mvn^ fhc ann fcib nuo


'A.,
(if tt>rTi

[con,

trni dticX^tbi
'

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mitm ItcrTnmnprncpmis
aicr^f-ffll ibi

Tic IxiTtiitnmiK.
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ere crcxrpik iUcv)ifq\

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ctifium, |pcr (inc^'c& vie&

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116

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ITI

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d'

Tibi bcrubim

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fcftr, fci'ijQligii.iit

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IX^lcm funr celi crrcrrn

pA Tiuid:me

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^ ne ifto finepttcme n< ^ufhsdirJillTns nn dif fmb iuml^nrdiicniMtiu A\\\> nw qucTDmoii tpcM ;ium\ittc.| inrr due f]^i|l

i.

riofus J\x{Vrl climue, 'v -!cpplTnmm]fMut.ibiU ro.i3nnim n umcrul f anoro-inio inircnr mini?; fcj :, c\* pjhtni

IP

'ncdicnio e&dn'crvii& p. tntin nfi? cr LluT>.ba' cr ^ofi^ ifd'.i fcloi* /nicn


rncipir lib:rp(ii Ircriifm

mnim

4nf imfi im.iicftnneS;! cnancium


^cpiifitcf ccdii^JP

^Tt:mu.noncm ftinVmi Ac
4tn.ibiU6

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tiunn ucni cruicufiU|j

^^biotij. far c*55cl lol-mcn

> <0|.incni qiictn ^.tcdriinf


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s^p.iTiio fan|5ittnr co ftUil!
1,
j^i

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ccnfrUio nn pio^'.ffiuu

II

;ro

Ubcnndiim

fiicc

Ixon ncnroinu ;,ftj migini iittr


pnjiiig

iTr

yj^

<

Tav. XVII.

Milano, Bibl. Trivulziana: cod. 2262.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


nella

311

grande pagina

iniziale,

smagliante di

fregi, di

rami che buttano

fiordalisi, foglie e boccioli d'oro, colorita

probabilmente da Salomone de'

Grassi,

una elegantissima guglia


de' Grassi

gotica sorge dal suolo con leggieri archi


al

rampanti, tutta trafori e pinnacoli, simile forse

coronamento che Gio(tav. XVII).

vannino

aveva ideato per

la

mole del duomo

xl

ncbisliiapir offitin Iti comciuniic> dicbj.tmn ao


in.mi minili q\iDiicfp;i6

mm

2^

n-ir.i;:

pf mi ixniaT.
nonne
tuo CU

'

mimmc
ftccrm

uumiT
nmlilxi

mc.Ttu&

cv.indi

oincm

mcnii?v\ QnDin.iTii.ilian
itifiinrtiinrfiipmc crfiwrtr

mm 1^
v^.;
'

qudimiraifi mcnin/ctiir
u<xindi..i(nit.R-

^<^

pnn idhnc.

i|

Kie m re iwnudiK non

m
%^
|4;

fol

fl^^awiumanlilxinmc/icnpc
Fig. 238.

(cg

Milano, Bibl. Trlvulziana: cod. 2262.

Il

codice trivulziano, che per s

medesimo
volgere

dei pi

importanti

mo-

numenti della
niature e

Miniatura italiana
le

sul

del

Trecento,

ha anche
le

maggior valore perch


il

somiglianze che abbiamo notate fra

sue mi-

taccuino di Bergamo, valgono a comprovar meglio l'attribuci

zione di

questo a Giovannino de' Grassi, e perch

modo

di asse-

gnare

al

maestro e

ai suoi collaboratori
il

anche

altri preziosi libri miniati.


il

Gian Galeazzo,
confini

cui

genio

politico

estese

dominio visconteo a
anche imgareggiare con

non mai pi

raggiunti, afferm la propria grandezza

prendendo

la costruzione della Certosa di Pavia, quasi a

312
la

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

grande anima popolare di Milano che innalzava allora

duomo.

Egli
di

lasci

un intimo documento
gli
^

del suo

amore per

l'Arte

anche nel libro

preghiere che

serviva nelle sue devozioni.

Un
bitarsi

ufziolo

posseduto dal duca U. Visconti di Modrone non pu duminiato appunto per Gian Galeazzo perch fra
vi si
le

che non

sia stato

molte altre imprese viscontee


al titolo

vedono

le figure delle

Virt

allusione
stile

avuto da Gian Galeazzo pel suo matrimonio con Isabella di Francia


si

e in tre fogli

ripete

il

ritratto del principe

stesso.

Lo

conil

ferma pienamente che

tpmtmts'm
5<vru-ui

oiiimnofltJlafurihnt
.

manoscritto appartiene
lo

al-

nmi nmin .et cnnim nnrm crftr nimi


v^c^i 111 fcai Unti,
.

scorcio

del

Trecento.
al

m"""^*"*^' ''""
I,

.i"p li

crp iiinjSfMinur

d.tu

Anzi nell'assegnare
dice

co-

t
1

una

data,

si

pu

giun-

gere ad una maggiore ap-

prossimazione osservando

come Gian Galeazzo


rappresentato

vi sia

con linea-

menti pi giovanili che in


altri

ritratti

appartenenti

agli
vita,

ultimi

tempi di sua

notando anche come


le

fra

molte imprese viil

scontee delle quali


;

co-

E/;; Jt4,Cv*:,

-iv-VJ.-,

^:

dice fregiato

non

vi siano

-ZS^
Fig. 239.

quelle che Gian Galeazzo

Milano, Bibl. Visconti di Modrone: unziolo di G. Galeazzo.

sembra aver assunte


tanto

sol-

quando ebbe

il

titolo

di duca, e

come

lo

stemma
Si

del biscione

non

sia

ancora inquartato con


fu miniato in

l'aquila imperiale.

epoca anteriore
*

al

pu perci concludere che l' ufziolo 1395, anno della incoronazione ducale.
;

Il codice si pu dire ignorato un cenno brevissimo ne fece il Mongeri (L' Arte del Minio, loc. cit., giudicandone le miniature " di stile giottesco ,. un ms. membr. (0,24x0,17) di ce. 124, completo, contenente un salterio e varie preghiere. Per la loro particolare importanza, crediamo conveniente di enumerarne le miniature. Ce. 1 Sposalizio di S. Anna. Ce. I v. Elemosina di Anna e Gioacchino. Ce. 2: Gioacchino cacciato dal tempio. Ce. 2 v.: Gioacchino fra i pastori. Nei margini l'impresa del leopardo.

p. 350)

Ce. 18: iniziale. Ce. 22 v. Incontro alla porta aurea. Ce. 36: iniziale. Ce. 45: Nativit di Maria. Ce. 45: iniziale. Ce. 56 V.: Ce. 57: iniziale. Ce. 72: Assunta. Ce 72 v. iniziale. Ce. 86: Sposalizio di Maria. Ce. 86 v. iniziale. Ce. 98 v. Annunciazione. Ce. 99: iniziale. Nel margine, ritratto di Gian Galeazzo. Ce. 102: iniziale. Nei margini, due Virt. Ce. 109: iniziale. Nel margine, ritratto di Gian Galeazzo. Ce. Ili v. iniziale. Ce. 114 v.: iniziale. Ce. 122 iniziale. Nel margine, ritratto di Gian Galeazzo. Ce 126, 130, 138, 140 v. iniziali.
Ce. 3: iniziale entro
il

raggiante visconteo.

Ce. 35 V.:

Gioacchino e S. Anna. Presentazione di Maria.


:

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

313

'^

itixno bumiUarnii .valkfnc. cecca

cv fxc totnm
99^^ rv
Fig. 210.
'-

t'

me dicainomnG?|Taicm r YrVVv y V V V WWW V Y '^'''f'VWW9^!


Yvy<
\'
t"

Milano, Bibl. del Duca U. Visconti di Modrone: uliziolo di G. Galeazzo.

40

314
S'inizia
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


codice con quattro miniature a tutta pagina,

che rappre di

sentano storie di
e di preghiere,

Anna

di

Gioaccliino

indi, nel testo,

che

salmi

sono intercalate molte

altre miniature, le quali

occupano

'-

' '-

'-

.JS.^

Fig. 241.

Milano, Hibl. Visconti di Modrone: ufiziolo di G. Galeazzo.

anch'esse per intiero


di ornati

le

pagine, delle storie di Maria.

ogni carta risplende

composti con inesauribile variet.


iniziali

Nelle

sono frequenti

gli

ornamenti architettonici; e rasso(fig.

migliano del tutto a quelli del codice trivulziano. Una di esse che potrebbe essere comparata con
altre

239),

del

codice trivulziano, in

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

315

monocroma azzurro
le Virt,

ha forma

di pilere,

con nicchie entro cui stanno


si

curiosamente congiunto a un padiglione nel quale


e

veggono
della

un giovane

una donzella seduti

al

gioco degli scacchi

nel

campo

aibinonu

ucrannr: nf<'Lnmct> nr.cr qm noucur

cg .luttin anuivn inmand.int muffi

nu.|g|uroKmnim

mni.icii

Uniin.inuiihic.nonib> mie. ut ncni co linda; i

cftccttittr (xiili
lini niitn.JiTcciito

mei uidtx]

qiunio

cDHM-'ti"Ti^'

1114

cnw rum liaif m ipnii

Fig. 242.

Milano, Bibl. Visconti di Modrone: ufiziolo di G. Galeazzo.

lettera,
i

sull'oro hrunito, dinanzi a

un drappo prezioso, David siede


fogge
della
fine

tra
;

suoi

musici,

vestiti

con

le

variate

del

Trecento

presso al suo
dei

trono

sono accovacciati due


del

cani.

Le

figure delle Virt


di

musici hanno riscontro nei disegni

il

taccuino

Bergamo
gli

ma

anche pi convincente

confronto delle figure dei cani con

animali

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

317

Pi

chiari

confronti col

taccuino

di

Bergamo
di

offre

la

miniatura

della Nativit di Maria (tav. XVIII). Nei margini del foglio, decorato delle

imprese e degli stemmi viscontei, sono figure


sparvieri che
si

cervi accosciati

di

direbl)ero ricavate da alcuni dei disegni del taccuino.


;

La
la

scena rappresentata con naturalismo ammirevole

il

quale,

non per

composizione,

che ormai tradizionalmente era trattata quasi

un sog-

//?^

Fig. 243.

Milano, Bibl. Visconti di

Modrone

ufiziolo di G. Galeazzo.

getto

di

genere,

ma

per

le

fresche
di

osservazioni
di

di

cui

l'

artista

si

valso, sorpassa di
artista

molto quello
di

Giovanni
lor

Benedetto e dell'anonimo
di e

dell' ufiziolo

Parigi

nelle

miniature
la

ugual

soggetto.

Con quanto umorismo non


ch'entra
nella

ritratta

briosa
!

decrepita
su

vecchia

stanza

portando
il

alte le

vivande
il

ogni particolare

degli arredi e delle vesti,


la

miniatore esercita
si

suo acume di osservatore,


la figura della fanciulla

sua abilit di coloritore. Ora,

osservi

come

che mesce acqua,

sia simile nelle

sue proporzioni, nel viso, nelle pieghe

318
rgide che
lineata in
i

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

panni formano sulle maniche,


di

alla figura della cantatrice de-

un disegno del taccuino

Giovannino

de' Grassi

si

avr

sicura prova dell'attribuzione che proponiamo.

Altre miniature
stile e

hanno minor

finezza,

pur sempre rispondendo per


fogli del codice tri-

per innumerevoli particolari a quelle di molti


;

vulziano

e si

potrebbero perci

attribuire

Salomone

de' Grassi. Tali

M.

'

Fig. 244.

Milano, Bibl. Visconti di Modrone: uflziolo di G. Galeazzo.

sono quelle dell'Incontro


ziazione
(fig.

alla porta

aurea
(fig.

(fig.

243), della briosa

Annun-

244) e dell'Assunzione

245).

Ma

giova ancora ricordare

che di Salomone de' Grassi non abbiamo nessun'opera sicura che possa
servir di confronto,
s

che l'attribuzione a

lui di

queste e d altre miniaassai verisimile

ture

non pu

dirsi certa,

mentre pu affermarsi essere


lo

perch appare ragionevole ch'egli abbia seguito


assai

stile del
s

padre suo

da vicino,

se

pure non tanto da uguagliarlo.

E anche

potrebbe con-

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


getturare che
sciato forse

319
ufiziolo, la-

Salomone

de' Grassi lavorasse

appunto a questo

incompiuto da Giovannino, quando nel 1399, e nel 1400, fu occupato lungamente a ornare dei libri per G. Galeazzo e per la sua consorte.

Fig. 245.

Milano, Bibl. Visconti di Modrone: ufiziolo di G. Galeazzo.

due preziosi codici miniati da Giovannino de' Grassi e dai suoi collaboratori possiamo riunire, con altri libri di minor valore, anche, una parte dell'ufiziolo di Filippo Maria Visconti, ora nella biblioteca della
Ai
villa

Landau-Finaly presso Firenze.

320

I.A

IMTTIKA E LA MINIATlliA
|)re<>hierc
le

NKI.I.A

I.OMIUUDIA
l'opera
di

Nel raro libro di

da distinguere

artisti

di

epoche assai diversi

ininialiirc pi recenti
le
i)iii

a|)i)artenf>ono,

come

ve(iaii

dremo,
l'esame

all'et di
'.

Filippo Maria Visconti,


stesso

antiche a quella di
l'ondata
(ce.

(aleazzo

Il

testo

comprova

la

nostra opinione, esso contiene

sulv.)

stilistico,

perch
"

fra le altre |)re<;liiere

la

sefjuentc orazione:

omnipotcns sempiterne deus miserere famulo nostro

domino
in

Galea/, Corniti virtutum et dirige


vite eterne
il
;

eum secundum tuam clementiam


le (piali

viam

preziose parole

dichiarano non sol-

tanto che

codice

fu

eseguito per (ian (aleazzo,

ma
il

anche giovano
Conte
di

a stahilire ch'esso anteriore all'anno 1395, nel quale

Virt

ebbe

il

titolo ducale.
le

fuor di dubbio che

sue miniature

pi

antiche
-':

furono eseguite

anch'esse da (iiovannino e da .Salomone de' tirassi

(puuido poi Filipjo

Maria Visconti,
il

il

cui

monogramma

inscritto in

uno

dei fogli, fece ultimare

lavoro che

miniatori di (lian (aleazzo avevano condotto soltanto in


artista pi recente

))iccola parte,

un

non soltanto

di|)inse di

suo molte mi-

niature,

ma

in

([ualchc

carta

innest

strettamente l'opera propria con


delle parti di ornati
colorire,
e
di

quella dei suoi predecessori

compiendo

ligure

che

((uelli

avevano appena incominciato a


ornamenti

o avevano soltanto

tracciate.

Nella parte pi antica


tutto a (pielli

gli

del

codice
di

rassomigliano del
preghiere di (ian

del

Heroldo

trivulziano e del libro

(aleazzo.
le

Le
sono

iniziali,

ornate talvolta di figure in


(piei

monocromato, hanno
;

singolari

forme architettoniche proprie a


(pia

manoscritti
e

margini
fogliami
(ian

dei fogli

sparsi di stelle d'oro, di racemi


(juali

di

rossi sopra

fondo dorato

appunto

si

trovano nel codice di

(aleazzo

e per tutto sono |)rofuse figure svariate di animali, ritratte con


(lig.

intiera verit

Iti).

In

una

delle

iniziali

(lig.

217)

figurato,

con fantastico concetto,

* Anclie questo codice niicora ilet tulio ignorato, ma fu inscritto neti' Kenco tieijli ofigetli ili sommo pregio (Roma, t904). . un ms. meinbr. (0,25 >' 0,]7) <li ce. 175 non numerate. Semina niutiialo del principio poich a ce. 3 scritto: * explicit iiiier psallerii, Deo gratias. .\mcn ,: ma salterio non v'c. Contiene, dopo diverse preghiere, un urt/.io ilelta Madonna, ruffl/io dei nioi-ti, le litanie, gli iiflizi dello Spirito Santo,

.litri reruiiiia, a ce. 17.^: ' explicit olilium sanctae crucis uinnris. Deo gralias .-Vinen .. segnato; * frnler Amadeus scripsit .. L'illustrazione strnor.linaiiauiente ricca <li ornati, di itliziali, ili grandi miniature con Intti del nuovo e del vecchio Testamento. Considerando che l'uliziolo probabilmente IVamnlentario, e che il suo Tormato corrisponde a quello del codice di Gian Galeazzo abbiamo sospetto ch'esso facesse [larte di questo. ' ICnunieriamo qui soltaulo le carte miniate da (iiovannino e da Salomone de' Grassi ce. 1,4 v., 5 v., 8, 9, 10, lo v., 11 (fuorch nel margine, miniato <lall'artista pi recente). Il v., 12 v., 14-16 v., 17, 18 (il margine soltanto), 19-32 v, 34-36 v, 38-40 v., 41 v.-l.'i v, 47 V.-49 v., 51, 52 v, 54-55 v. Indi succede sino al termine del codice il miniatore <li Pilippo Maria Visconti.

della passione, e

ce.

108

I.A

MINMATUHA NELLA SECONDA MET DEL TUECEXTO


la terra

321

l'Eterno che separa

(lairac([iic

ra|)i(la

la

fattura,

con
nei

tinte

alquanto

acri, simile
si

per intiero

quella

delle

miniature

che

due

precedenti codici
foglio,
laterali

possono attribuire a Salomone


dell'ufiziolo
alberi,
di

de' tirassi. sui

In altro

come

in

una carta
jresso

(ian
:

(aleazzo,

margini

stanno,

due

due Virt

e nel mezzo,

sul

fondo

Fig. 246.

Firenze, Bibl. Landau-Finaly

ufiziolo

ili

I-'.

M. Visconli.

d'oro, sotto

con
di

tale

rami duna quercia S. Ambrogio e delicatezza di colori da pareggiare i pi


i

.S.

.\gostino sono dipinti

lini

disegni del taccuino

Bergamo.

lutti

i" caratteri

si rivedono Nella grande miniatura della Nativit di Cristo Gian Gadi d'orazioni delle migliori pagine del libro

leazzo.

La scena
in

concepita con
il

tratti

d'un realismo singolare; mentre

la

Vergine

atto di aflidare

liambino ad una ancella, Giuseppe

sia

322
intento

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


a

scaldare

un panno

alle

fiamme
teneri

di

un focherello

sul terreno

sfuma una

tinta giallina, e colori

sono nelle vesti e

sulle figure,

simili a quelle dei codici milanesi.

Fig. 247.

Firenze, Bibl. Landau-Finaly

ufiziolo di F. M. Visconti.

S'intrecciano cos anche nella parte pi antica dell'ufiziolo di Filippo

Maria Visconti miniature di diverso pregio, sebbene tutte consone


stesso stile; e
si

in

uno

possono

attribuire, a

norma

della varia loro perfezione,

ora a Giovannino ora a Salomone de' Grassi.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


Affini
alle

323
di

men

belle dei suddetti


di

codici sono le miniature

una

bibbia del

Museo

civico

Milano,
si

nella quale ricorre lo

sconteo inquartato coi


de' Grassi \

gigli; e

possono credere eseguite

stemma vida Salomone

Fig. 248.

Parigi, Bibl. Naz.: cod. lat. 364.

l'artista che orn un codice della Biblioteca Braidense (cod. AD. De remediis utr. fortunae) figurandovi il Petrarca in cattedra fra una scliiera di personaggi che rappresentano i diversi stati di fortuna (fig. 209). Altri niss. che appartengono a questo periodo della miniatura lombarda, e si possono per vario modo ricongiungere a quelli gi ricordati, sono i seguenti. 1. Milano, Bibl. Trivulziana cod. 509: Leggenda dei SS. Aimone e Warmondo. Miniature dello scorcio del Trecento, affini allo stile di Giovannino de' Grassi e a quello dei mss. dei quali terremo parola. 2. Ibid., ibid. cornice: iniziale L ed 1, affini alla maniera suddetta. 3. Ibid., Archivio della bas. ambrosiana " Horae canonicae ,. 4. Ibid., Bibl. Braidense ms. A E. XIV. 25-27. 5. Parigi, Bibl. Naz. cod. lat. 11727: Opere di Baldo. Ms. con stemmi viscontei; miniatura e ornati nella maniera di Pietro da Pavia. 6. Ibid., ibid.; cod. lat. 364: Nichelai de Lyra Postillae in Genesim. Ms. eseguito per Gian Galeazzo, proveniente dalla biblioteca del castello di Pavia, con stemma visconteo inquartato coi gigli di Francia
'

affine ai suddetti miniatori

XIII. 20; Petrarcae

324

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Prima

di inoltrarci in ricerche

che mostreranno l'importanza grandis-

sima, fin qui non riconosciuta, della Miniatura nella


del Trecento, conviene riordinare e completare
i

Lombardia

sulla fine

risultati gi ottenuti.

Le opere

di

Giovannino

de' Grassi

hanno evidenti rapporti

di

stile

con quelle di Giovanni di Benedetto e dell'anonimo miniatore del libro di preghiere della biblioteca Nazionale di Parigi, sia negli intenti realistici,
sia in particolarit delle

forme

e del colorito.

-^^^ja^ ^ww^r^y?

^-^ **y

^>* ^ ^ *^g> ^ v |^n*^fmo >t^yp

Fig. 249.

Parigi, Bibl. Naz.: cod. lat. 364.

Ma

sebbene Giovanni di Benedetto


di

il

suo

compagno siano

stati

contemporanei
suoi seguaci.

Giovannino
difatti
i

de' Grassi,

non sono da considerare quali


ci

Essi

non imitano
di

ch' pi singolare

nella sua
di

opera di miniatore,

curiosi

ornamenti architettonici; e se Giovanni


stile

Benedetto, per essere pi arretrato


dire suo

ch'egli

non

sia,

si

potrebbe

precursore,

il

miniatore

dell'ufiziolo di Parigi

ci

apparir, in

accompagnato dalla
lo

rapporto con

tanto tratteggiata

Creazione hanno qualche Salomone de' Grassi (fg. 248). Una parte delle illustrazioni fu sola penna dal medesimo maestro, che in quei disegni (fig. 249) dimostra un brio e una
sigla: G-Z. r>e miniature, rappresentanti le giornate della
stile di

Giovannino

rapidit di fattura maggiori che nelle vignette colorate.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


altre sue

325

opere che fra breve ritroveremo, come suo degno compagno.


de' Grassi,
il

Giovannino
del

maestro

del

quale

gli

atti

della
i

Fabbrica
caratteri

duomo

attestano l'importanza, rec a maggior perfezione


nelle opere
di

ch'erano

gi

quei

miniatori

e,

possiam

dire,

anche

in

quelle dei pittori lombardi


del Trecento,

della fine

ampliando

le

concezioni
fra gli

realistiche che
artisti della

predominavano

XI

Lombardia, affinando anpmiow cOTgvrotui


criTirait sinicttmij

cora la maniera di colorire e di dise-

a iwinif qmb' rwaifcr fiuiVr ftgnn-i

uAor
PlfCOt

gnare ch'era lor propria. Egli coron


jl)^

O^iau tpfieuiom
iVa itfctu*

r<Sniov tniKimiif

taxum^of iimineCac .tIk

imnoi
timi il biiicn

cos

con l'opera sua un lungo svolgersi


stile,

finca

.ti

quafcrtme miAftanrnncc

dello
essa

mentre anche prepar con


all'Arte, poi-

an fmiir.! re* ftt iir (trtiKptr d f trjf .ig.ltm pfttto p.uv ft.wr.ilntiinc'Tao

in

or

inO tn. m'm.! .itip itr^minii ii*n.i iumir- <T:.liitc (Iunpiiivrmrtnlfl

rawfl
imxtyi
ijnof^i

un nuovo cammino
i

Une

if

li

fni.uff

imcwi cqnos

fcfc

italTlir-^ivio

OW9 totM pKOWai


ai con

fmw piUm tn-.dbha atd/ntipnirbf

ch

suoi disegni in qualche aspetto


le

01 gi ginir linow f

B tooniit ttoam
TOCpSi
ffautn

precorrono di molti decenni


del Quattrocento.

forme
suo

Cela ^'c nin3Sm''-fe nAp


rcffiinr iinft futrliranr liiilM

nf

Ca
tmrnc
KIT);

w
A

Presso
diretto

il

valente maestro, e

il

seguace Salomone de' Grassi,


alcuni dei quali
in
ci

iSQiinu

'rti| ^>llnll

fcciiitri titlliJn'ftoxi-U,
..

r.tcomiiemJliar-

altri miniatori, di

eqmtnr
i-

n.injintg.-nr

noto

il

nome, operavano
,

Lombardia
I

cfiitnliOT
nicft

|co.Umiii;)

con

maniera

sotto

qualche aspetto,

h\a^ fpiraa
Icrfi't r.ijim

luuiir

hqed
covx
1

ne ttum.p

affine.

ounu
tcfim

L'anno 1389,

frate Pietro

da Pavia,

criifarow
'tKitthi iwUiniiip

4tiaqi
mici)!)

giovandosi anche dell'aiuto di anonimi


collaboratori, orn le
"

moAIwi (tniuaw 4u<- AIU iint}' rw ur itinncrrtltl,


ir piif f ITOUR c^ntna.i-C

Imiiiogctu

cf<Um
ctia<

rumm
qiw
nroir

iniziali

di
,

una
ora

.1

mfetc .iffcU-ira .ibinftmf

e:da
cmtK

oaiia'i loco tute {x'aDr.iaf.iltii

foca

Naturalis flistoria

di

Plinio

<t$Mt mte) anuinwfifttiU'd 4(14' UGO no ar.i iftim ciiTmWtti niiaf fe in.il!t A iiij Pernii mbaeaK fiorito
'
a;'

ntiiy .ilih

lu

ftxmtfef mitr

conservata nella biblioteca Ambrosiana


(cod. E, 24 inf.) ^

erf
cstiihi

ntciAl Cicfiwmfsttb i'caxm.\umb>rstat


ftn.ini

Fra

gli

ornati del

codice,

si

trovano figure di animali

dipinte con tale oggettiva esattezza che

rammentano
de'

disegni

di

Giovannino
insetti,
Fig. 250.

Grassi

uccelli variopinti,

Milano, Bibl. Ambr.: cod. E. 24

inf.

fragili libellule

che

si

posano

sui

martraggono argomento dal


il

gini
testo

(fg.

250). Altre volte, nelle iniziali, gli artisti


:

per comporre delle scene di genere

ed ecco

pescatore,

il

vinaio

'

P.

TOESCA,

Miniatori lombardi, loc.


cit.,

cit.,

185 e
,.

segg.

Anche questo cod.

fu giudicato dal

Mongeri

(L'Arte del minio, loc.

530)

"

di

maniera giottesca

326

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


(fig.

intento a spillare la botte

251),

il

villico

che

si

affatica

nel

campo,

una fanciulla che

intesse ghirlande di

rose, e infine lo stesso


(fg.

Pietro da

Pavia intento alla sua opera di miniatore

252).

pimi] rcainui.nAnu.ir irv-ih^tc napf li Ut- rcinu ricamila- ccphat-t:


Vili

.qiumiitcainui?.
/

CApimlum .|!>iml
rcqnimr-v

jcmbozign^

fiiicfia^; !^

iit)i 11,1

fa

Fig. 251.

Milano, Bibl. Ambrosiana: cod. E. 24

inf.

Poco dopo
un messale
chiesa di
S.

il

1395 dovette essere compiuto anche nelle sue miniature


nel
1394,

gi

scritto

che fu donato da Gian Galeazzo alla


"

Ambrogio ove

egli era stato

inthronizatus

e coronato

duca V

*'

MoNGERi, L'Arie
28.

del Minio, loc.

cit.,

530; L. Beltuami, L'Arte negli arredi saeri della Lombardia, Mi-

lano, 1897, pag.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


Il

327

miniatore, Anovelo da Iml)oil

nate, segn

proprio

nome

sotto

!%lij vixmi'eainm nntuiulK b^lTO

una
suo

maieslas
stile

Domini che

nel
le

bcrocxvvin
tictuiC.
Ci

c\\\o

contxnmu \^mo&
gcneubiif:

corrisponde a tutte

C4pitiUum.p2mnt?^

altre miniature del manoscritto.

logii&uettnt

Upmmcp

Artista
al

poco pi che mediocre

paragone di Giovannino e di
de'

Salomone
tuttavia

i|mb?opcr

Grassi (coi quali

ha qualit comuni nel-

l'uso di tinte sfumate, nel dise-

cif

nani

gnare angoloso dei panni, nello


studio delle fogge signorili), egli
si

'nioicitai Cd- itn co


naciftvl?!
;

compiace
di

di

contrasti
e

stri-

denti

colore,

sovente

iitimcfi
ieviarK

proporzioni

errate

ed

aspetto

puerile alle figure, cos che an-

^fUiincrof
ciux txncbic cv miCfC^ ccLupi fi

che

la

miniatura rappresentante
di

r incoronazione
leazzo,

Gian

GaesatFig. 252.

pur notahile per

Milano, Bibl. Ambrosiana: cod. E. 24 inf. 11 miniatore Pietro da Pavia.

Fig. 253.

Milano,

S.

Ambrogio: messale (Anovelo da Imbonate).

328

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


(fg.

tezza di molti particolari, di scarso valore estetico

253, 254 e 255).

Non

diversa

appare

l'

opera di Anovelo in un altro messale, della bi-

Fig. 254.

Milano,

S.

Ambrogio: messale. Anovelo da Imbonate: rincoronazione

di G. Galeazzo Visconti.

blioteca Capitolare di Milano, che l'artista orn,


lire

nel

1402,

al

prezzo di

89 e soldi

3,

con

la

consueta vivacit di colori ^ Nella miniatura

' P. ToF.scA, Miniatori lomb., loc. cit., 195. Si conoscevano le spese occorse per il messale, credette che questo fosse perduto cfr. G. Ottino, Del costo di un messale nel 1M2, Firenze, 1884.
:

ma

si

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


della Crocifissione
(fg.

329
a

256), la quale

corrisponde appieno

quella del

messale della basilica ambrosiana, vi un'espressione violenta


ficace nel

ma

inef-

corpo tormentato

del

Cristo,

la

cui

struttura

ossea esage-

ratamente palese, come in certa tavoletta della Crocifissione conservata


nella chiesa di
S.

Giorgio in Palazzo, a Milano \ che riteniamo doversi

Fig. 255.

Milano,

S.

Ambrogio: messale (Anovelo da Imbonate).

attribuire

ad Anovelo stesso
il

(fig.

257). Singolare, nel codice della biblioteca

del Capitolo di Milano,

ritratto (fg. 258) del


S.

vecchio
il

"

canevarius

dispensiere, della chiesa di

Tecla, per la quale


di

messale fu eseguito.
senile

La

fnezza del

colore, l'intensa espressione

tristezza

impressa

giori.

tavola, a fondo d'oro, sembra aver servito di cuspide a un dipinto di dimensioni magnostra attrbii/.ione si osservino specialmente la struttura anatomica del Cristo, e i lineamenti contorti dei visi.
'

La piccola
la

Per

42

330
nel

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


viso
del

vecchio

che,

quasi

seguendo un proprio pensiero, interi

rompe
e di

la lettura, ci

richiama alla mente

ritratti di

Francesco Petrarca

Gian Galeazzo Visconti, disegnati a punta d'argento, cos tenuemente


fatica,

che s'intravedono a
siana ^
I

sopra

una

tavoletta della Pinacoteca

Ambrole

quali ci

sembrano doversi

attribuire

non

all'Arte toscana

ma ad un
opere.

miniatore lombardo prossimo a quelli dei quali ora ricerchiamo

Fig. 256.

Milano, Bibl. Capitolare; messale (Anovelo da Iinbonate).

Tra queste
tenuta
in

pur da collocare

la

miniatura della Crocifissione con-

un messale, proprio della chiesa milanese, della biblioteca Ambrosiana (cod. E. 18 ini'.), composta con grandiosit degna di un
frescante
^
:

sul

campo

d'oro a rosoni d' oltremare avvivati

di

carminio,

'

A. Ratti,
Il

"

Ancora un rilratto di F. Petrarca (Rassegna d'Arte, 1907, pag. 6 e segg.). ms. ha pure un'iniziale Tigurata con l'elemosina di S. Martino (e. 1), e fregi di foglie spinose.
'

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

331

Fig. 257.

Milano,

S.

Giorgio. Anovelo da Imbonate: Crocifissione.

332
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


e

crocifsso colorito di tinte livide tenui, nelle carni;

colori delicati-

di

verde e di malva sono nelle vesti della Vergine e


il

di S.

Giovanni che

volge verso
di verdolino

Cristo

il

suo viso offuscato d'ombra

sul terreno tinteggiato


259).

si

diffonde la macchia del sangue

(fg.

Non mancano
e quella

somiglianze nel colorito e nel disegno, soprattutto nelle

fgure degli angioli intorno alla croce, tra la

maniera

di

Giovannino

de' Grassi

dell'anonimo miniatore

al

quale potrebbe anche essere attribuito

un codice

della Storia Troiana di

Guido delle Colonne nella biblioteca

Fig. 258.

Milano, Bibl. Capitolare: messale (Anovelo da Imbonale).

della

marchesa Soragna,

di Milano, nel quale


fioriti

il

costume delle
gi all'inizio

fgure e

l'ornamentazione a ramoscelli
trocento
(fg.

accennano

del Quat-

260).

manoscritti miniati

di

sicura

origine lombarda, che per la

prima

volta

abbiamo

raccolti insieme,
altri

potranno dare argomento

di attribuire a

miniatori lombardi degli


teche che a

codici certamente ancora nascosti in biblio;

noi non fu dato di esplorare

ma

gi

possiamo riunirne a

quelli alcuni altri importantissimi, cos

da determinare pi ampiamente

quale fu la Miniatura in Lombardia nella seconda met del Trecento.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

333

Fig. 259.

Milano, Bibl. Ambrosiana: cod. E. 18

ini.

334

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Nella biblioteca Casanatense di

Roma

un manoscritto (ms. 459) che

ha nel frontespizio uno stemma del secolo XV sebbene risalga alla fine del Trecento \ come si vede nella sua scrittura e nello stile delle miniature. Contiene un'enciclopedia di storia naturale in rapporto all'igiene e tal materia diede
;

argomento

alle
^.

pi varie rappresentazioni di animali,

di vegetali, di scene di genere

Le miniature numerosissime furono


assai diverso valore, fra
i

eseguite

da parecchi

artisti

di

quali fu appunto Giovannino de' Grassi,

come

Fig. 260.

Milano, Bibl. Soragna: Guido delle Colonne, Storia Troiana.

vien provato da molteplici riscontri con le opere che abbiamo gi attribuite al maestro lombardo.
In alcune carte
gli

ornati

architettonici

delle

iniziali, e quelli

dei

margini, corrispondono appieno alle

forme del
sue

tutto

singolari che Gio:

vannino

de' Grassi

adoper nelle

altre

miniature

sono

le

stesse

Corvino ma non corrisponde intieramente a quello di altri made Hevesy, Les ininiaturistes de Mathias Corvin {Revue de l'Art, chr., 1911, I). 2 Sul foglio di guardia scritto: " Roderici Fonsecae Lusitani Historia plantarum . Ms. membr. di 0,43 0,28, di ce. 298. Non posso qui dare una descrizione delle miniature sebbene abbiano sovente molta importanza per il loro contenuto e per il modo delle rappresentazioni. Notiamo soltanto che, quasi sempre, i vegetali sono riprodotti non in forme naturalistiche ma come se fossero compressi fra le carte di un

Lo stemma

creduto di re Mattia
:

noscritti corviniani

cfr. A.

erbario.

'

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


corolle variopinte, foglie rampanti, cuspidi
altri codici dello stesso
(fg.

335

261) che
si

si

veggono negli

miniatore

in

una carta

ritrova

un raro

ni liiimnira (hnc 5i^>9 foon#


1)1

uu'llc liliinni iiiiini[<ii> j ii.iroinir tllic< \f>raimtim

a: v.-ire" liiiMni Jiii." fe lina :!Itf ficifr finrfiiiir iri?ipi> co^ ftiofrC in '^S* > qiiii laii^iiiif ei'QMr (jiwp'i^ tWknitX

potili
niiiiij^ici
rfiiriii

OdfO hll*
tlti

ICtllOJ'll

cdj

l-ili

O'W

y tjiiu ctnitiniriiUir defilimi C~a5on sclMn t niiiii


iifiiig

l<iim-m

inj.>in
111

iuinbmfIJ <? 'I'' nini Uri piiliA' jiini liyc 'ibclcf!iimco,uiy>imT'iit t


tnl^itirtnmi oi din? lovco crU'imlbiip' ipiiftuir III C09 (Inni ^htp. etMpo nini* A ntufir ai vino il? ptnisu^ I>f

ym Chic

ti.infinf
fi

iJtv

(Jn ai* clcSinn aijJin iHmicn* r*^ ^otmi toUir f Piinnas ^imfoJr ttrt*ir liniatf ihoiti yif^ siOtnar

Jililtp i-f (Iqi i).inj<onr5 ij l'i diinjpiuinlJ* -/ niio!<! OKOI* cortili 'cUftijn t iiii'r (m< giir-liu.iiN ftrt^fioifwoiii cv.)* =0351! <} ff

Itiiirtni iiiSvIf-f' iiiinra>iiapci?p

1''

C'inm'^ i <n'ct (V^^io ^jcpniii ilmiM /-"^ ..:^ tjicpiiirt* iit>i iUinpi^i^.rf
'

aSiiA iiKpaaitiiioil.i^ n: fiuifrvlli

fflmofiii

iiu!i''r iiiiii''ii Cyft foli*

34*

v-lc/iiini<

mitttii <iMir

omnl

fine

liliftiirn'Kl'i faluia

Fig. 261.

Roma,

Bibl. Casanatense:

ms.

459.

ornato, derivato forse da esemplari orientali, che Giovannino

de' Grassi

pose anche nei margini dell'ufziolo di Gian Galeazzo.

Anche

nelle figure

il

disegno e

il

colorire delicato

mostrano hene
(fg.

in

pi carte la maniera del maestro lombardo: certe fgurette muliebri

261),

336

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

soffuse di roseo nel viso,

possono confrontarsi con


(tav.

le

donzelle disegnate

nel taccuino di
sentati in

Bergamo
il

XVI)

e alcuni degli animali

sono rappre:

modo
cane,
:

cos acuto e oggettivo


riccio, l'orso
il

come
i

in

quel
i

taccuino

il

cam-

mello,

il

che digrigna

denti,

leopardi addomesti(fg.

cati (tav.

XIX) anzi

disegno d'uno struzzo, nel taccuino

232),

sembra

aver servito di preparazione a quello d'una carta del codice casanatense

J|^s^;*'

|0fi^t 6^'"^
Iftm^uO mi

^^^r :^uu .uin^dar


f'i

Uuu

,:auirejm

Fig. 262.

Roma,

Blbl. Casanatense: nis., 459.

(fg.

262) tanto perfetta la rispondenza con questo in ogni particolare e

nello stile \

Degli

altri

miniatori del
;

codice alcuni

dipendono dalla maniera


d'una

di

Giovannino

de' Grassi

quelli

che pi

ne differiscono hanno tuttavia


tutti

tanta affinit coi primi, ch'


regione, della Lombardia.
Si

ragionevole crederli

medesima
il

distingue da

ogni

altro

il

miniatore

del

frontespizio,

quale

risente gi dello stile che

vedremo

nelle opere di Michelino da Besozzo.


la

Tra

gli altri illustratori,

che intrecciarono continuamente

propria opera

La parte di destra della stessa miniatura, che da un miniatore pi grossolano.


'

si

riferisce a un'altra rubrica

("

sudores

,)

fu eseguita

1 1 ali (%&

mnt

tti> itiwxf

vcfuKi* cannn

.i^
'\

Tav. XIX.

Roma,

Bibl. Casanatense: nis. 459.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


nelle carte del

337

volume,

e talvolta

in

un medesimo
altro
gotico,

foglio, l'uno tanto

prossimo a Giovannino
sue opere da quelle del

de' Grassi

da renderci
;

incerti

nel

distinguere le

maestro

un

accoglie

pi

largamente
nella

le

forme convenzionali del tardo


figura del vecchio pescatore
(fg.

stile

come appare

curiosa

263) avvolto nelle pieghe molto manie-

rate del

manto

altri colorisce e

disegna pi rozzamente

altri

possiede
gli

una singolare rapidit

di fattura e vivezza di osservazione


il

che

d di
264),
si

cogliere con tutta verit le figure dei mereiai amhulanti,


il

vetraio

(fg.

grottesco raccattatore d'unghie

(fg.

265)

altri

in vario

modo

pi

differenzia da

Giovannino

de' Grassi ^

fiift

iiHttfnOfiinr vrln>(inine iliiriiii(W_

vii twiift'W tn*wn humtfiirtuu

i^i"'*''

.^^

Fig. 263.

loina, Bibl.

Casanatense:

ins. 459.

Per tanta variet degli


rivela in

artisti

che

l'ornarono,

il

codice casanatense

un nuovo modo quanto numerosi

e originali miniatori, insieme

Lombardia sul finire del Trecento. E, quel che pi importa, esso d delle nuove prove a dimostrare che opera di artisti lombardi una serie di importantissimi codici dei quali
a quelli gi noti, siano stati nella

'

Abbozziamo

la classificazione di

una parte

delle copiosissime miniature del codice.

1.

Miniatore

del frontespizio:
118 V., ecc., ecc.

ce. 1.

49, 52, 53 V., 87, 92, 92

4.

prossimo discepolo (Salomone?): ce. 21,32,41,45, v., ecc., ecc. 3. Miniatore mediocre nel disegnare animali ce. 32 v., 69, 80 v., 81, Miniatore prossimo a Giovannino de' Grassi ma pi manierato nel disegno dei panni,
2.

Giovannino

de' Grassi e suo

e dai colori guazzosi: ce. 146

v.,

147

v.,

182, 190 v., 208 v., 230 v., ecc., ecc.


:

mereiai

ce. 283 v., 281.

6.

Miniatore di vignette minori


285,
il

co. 277-279.

da Giovannino de' Grassi: ce. 176, enumerare che collaborarono con quelli a illustrare
assai dilferente

ecc.

5. Miniatore delle figure dei Miniatore del colorito opaco, E pi altri artisti si potrebbero ancora

7.

volume.
43

338
gi in altri

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

modi potevamo determinare l'origine. Vi si trovano infatti alcune miniature che hanno con quella serie di codici non soltanto dei rapporti stilistici, come pur le altre, ma una perfetta somiglianza di
composizione
nel chiuso
e di particolari
;

poich

le illustrazioni raffiguranti

il

capraio

(fig.

266) e l'ortolano ch'esce dal


(fig.

suo verziere portando


nelle
alle

una
di

gerla di zucche

267) corrispondono

sin

loro

scorniciature

minio,

nonch nell'intimo loro naturalismo,


quei codici ^
il

singolarissime scene

raffigurate in

Dei quali
fu attrihuito

pi importante, conservato nel


artisti

ad

veronesi da

J.

Museo Imperiale di Vienna, von Schlosser ^. N oseremmo noi

Fig. 261 e 265.

Roma,

Bibl. Casanatense: ms. 439.

contradire

all'opinione

dello

studioso

che primo

tracci in

modo

pi

stahile alcune delle linee dell'Arte della fine del Trecento, se molti argo-

menti non persuadessero a

ci, e se

dizio nello stato degli studi che,

non trovassimo ragione di quel giunel passato, non avevano ancora messa

'

Le due miniature sono tuttavia lavoro di due


J.

artisti

diversi,

che

si

differenziano soprattutto nel


d. kitns-

colorito.
^

VON Schlosser, Ein

veronesiscics Bilderbuch iind die hfische

Kunst des XIV Jahrli. (Jahrb.

Lo Schlosser identific lo stemma ch' nel codice con quello della famglia veronese dei Cerruti, e not anche esservi una bandiera con lo stemma di Verona anteriore al 1405. Ma entrambe le osservazioni sono state oppugnate (Madonna Verona, 1908, pag. 24); e la croce rossa in campo bianco, che ricorre anche nelle bandiere delle navi in una miniatura del " Theatrum santatis casanatense (ce. 110), potrebbe essere quella del Comune di Genova.
tliist.

Smmlgn.

d. a. Kaiserh., 1895,

pag. 144 e segg.).

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


in

339
il

luce

tutta

l'importanza che

la

Lombardia ebbe
altro

nell'Arte durante

secolo XIV.
Il

codice di Vienna,

come un
"

acquistato dalla biblioteca Na-

zionale di Parigi, ed un terzo casualmente


di

rinvenuto
in

nella
,

Casanatense

Roma, contiene

il

Tacuinum

sanitatis

medicina

un

trattato

di igiene intorno alle qualit dei cibi, delle

bevande, delle stagioni, delle

intemperie, anche dei moti spirituali, al loro effetto sul corpo

umano

ripr.i or VfflJ cv^JiiK'tjtn

J fvumin;

Vili? .jD

Ufnnui oaiUrudvl

woim niiitmf

aimriinvm ai
Fig. 266.

fiihgittc balnci ivniouiT^?!

Roma,

Bibl. Casanatense: ms. 459.

al

modo

di correggerlo o di aiutarlo.

Il

testo,
i

ricavato specialmente da
d'igiene erano gi

un

trattato

arabo del secolo

XII, nel

quale
in

precetti

ridotti in

forma schematica,

composto

modo

semplice ed uniforme

cos

da prestarsi ad essere consultato come in un prontuario medico. Esso


linee a pie di ogni foglio,
il

non occupa che alcune


per intiero destinato

cui restante spazio

ad una miniatura che


si

illustra la

materia partico-

lare alla quale

il

precetto di igiene

riferisce.
si

Non

rappresentazioni schematiche quali

trovano in erbari e in

trattati

medici medioevali; ogni soggetto

erba, frutto, stagione,

passione del-

340
sione
dell'

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

animo,
di

vizio,

usanza
di

suggerisce

al

miniatore
in

la

rappreveste,

sentazione

una scena

genere

una
i

fanciulla,

ricca

va

per
(fig.

le

campagne cogliendo a piene mani


il

rami

sottili

del prezzemolo
le
si
(fig.

268) che ricamano


;

terreno,

preceduta dal cane che


di

volge
269)

festoso

un' altra riempie

cautamente un cesto

melagrane

fitv olire
l>i

fili

alu]'(Knma}
c\

uV^alTaK h

'

.tnu>Viirlnm

w aitanp cIim
Fig. 267.

m* t)iT 1 pajhi.

axU. rrt<f airroUiAV

**

miii}

fuu aBa

Roma,

Bibl.

Casanatense: ms.

459.

cogliendole dall' albero carico di


conigli
;

frutti,

mentre salticchiano
sul

fra

1'

erbe

un
foglie

villico si

avvia

portando

capo un cesto ricolmo


s'

delle

grasse
il

del cavolo

mentre una donna


i

indugia in ciarle

presso
il

capanno,

la
il

massaia, tra

figli,

stringe

entro

un vaso

il

burro, e

cane sotto
ceri

desco; un gentiluomo azzimato invita agli amorosi piaritrosa


:

una giovine donna, poco

all'

intorno

primavera, la fre-

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


scura
(fig.

341

d'

un verziere con

d'

siepi di rose,

il

canto degli uccelli sugli alberi

270).

Or

inverno

(fig.

271)

entro
al

la

camera caminata

il

vecchio,
al

serrato nei suoi panni, sta presso

camino protendendo una mano

calore e molestando
la

il

fuoco
;

il

famiglio giunge con nuove legna e con


si

carne per lo

spiedo

la

donna, poco pudicamente,

riscalda. Nella

iXiioillum.

i^S^Ma^

f J^A#.!

jiMr

)Kni<rilliim|.Ui MTfu III- tt<:Wi\:tiiljir,w'iii.ihv'imumtuniPiuv4runn..in (h;j>v .(propiUn^.iuMiintiiiii innii iifii0j<l(li>> fallili irmi mviiiim nfaccw t^St
tJiiguini- cilh)
I

cm

r.fiic

biru>.Oiitb.Ki'ctnc.ciiiiiibi

n'unti)

Fig. 268.

Vienna, Hofmiiseum

"

Tacuinum

sanitatis

cucina della casa signorile son due donne vestite con eleganza
la pi giovane, in atto grazioso, attende a friggere le carni

(fig.

272):
l'altra

mentre

le

pronta coi
trippe,

piatti

intanto, nella taverna


il

(fig.

273) la fanticella ripulisce


un'altra

ed ha accanto
il

cane, vigilante, mentre

donna va

rimestando

grande paiolo sul fuoco.


citt,
i

Dalla campagna alla

dalla bottega all'aia bruciata dal sole, dai


cacciatori
ai

luoghi selvaggi ove corrono

verzieri,

alle

case

cittadine

ove

si

banchetta,

si

danza, e

si

vive la quieta vita quotidiana, tutto osser-

342

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


e ritraggono gli illustratori del
tale
"

vano

Tacuinum

del

Museo

di Vienna,

adoperando una
talora d a

complessa sensibilit verso

il

mondo
di

esterno

che

noi
la

stessi

nuove sensazioni, valendosi

un realismo che

sovente, per

sua semplice e nitida forma, giunge a rappresentazioni

mirabili della vita dell'uomo e delle cose.

Diversi

artisti,

di vario valore
i

sebbene

tutti

consentanei nei medesimi


nel

intenti \ dipinsero
tra
i

106 grandi

fogli

conservati

codice

di

Vienna,

quali giustamente lo Schlosser distinse, in

modo

particolare, quelli

Fig. 269.

Vienna,

Hofmuseum:

"

Tacuinum

sanitatis

che vanno da carte 88 a carte


del volume, n per fattura n

95.

Non sono
:

questi

pi pregevoli fogli
i

per valore estetico,

ma

pi

importanti

per

la

dimostrazione cui intendiamo

perch

li

possiamo dire con sicu-

rezza dipinti da un artista lombardo.


Il

miniatore di

quelle

otto

carte,

che

certamente sono coeve

alle

rimanenti parti del codice, alle quali esse corrispondono e nel formato e
nella scrittura, rifugge dall'accurata finitezza in cui

pongono molto studio

'

Si

da Pavia
ce. LXI).

(cfr. ce. VIII,

distinguono per vario grado di finezza nel colorito e nel disegno. Ve n' alcuno possimo a Pietro XXIV, CV), altri pi afnni a Giovannino de' Grassi, altri di estrema rozzezza (cfr.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


i

343

suoi

compagni

di lavoro

non corretto

nel disegno, convenzionale nel

colorito, egli contorce


tico
;

stranamente

le figure,

dando loro un aspetto pate;

disegna in forme manierate,

ma

di forte rilievo, le vesti

distribuisce

in grandi

masse

le

ombre

e le luci sui corpi; nelle sue

composizioni mira

piuttosto a impressioni complessive che particolareggiate: sui fondi oscuri


delle sue miniature risaltano le figure

fortemente illuminate. Tra

fogli

trilli.',-! inciirivinv. ilaiiinnmi ooq> >imlnt'Uo-?nuv.tr pucir. |lcnu> nati ai iiih* lnanaT4|,ncnnim.<^iuiirtrnu3.fn.xccivvini.ftT.tj':iN.trt8.iciiwil.;.
.

Flg. 270.

Vienna,

Hofmuseum:

"

Tacuinum

sanitatis

dipinti

con grande diligenza dagli

altri

miniatori, l'opera sua


:

primo

aspetto

sembra pi grossolana che non


ai quali
i

sia

gli

che

l'artista

segue dei

nuovi princpi,

suoi

compagni
il

di lavoro

ancora erano insensibili,


stile

e gi nelle sue carte afferma


fra

barocchismo dello

gotico tardo che

breve osserveremo prevalere anche nella Pittura.

Nel foglio

dell'

"

Oleum amygdolarum

(fig.

274),

lo

speziale,

dal

capriccioso berretto, dalla

barba manieratamente arricciata e toccata di tortuosi segni bianchi, versa cautamente il farmaco entro un bicchiere

344

LA PITTURA
il

LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


e

mentre

giovine,
si

ncrl)onilo

tozzo,

{jI

indica la dose

con un gesto

sgangheralo, e

coinprinie

il

pollo nell'alTanno della tosse. L'espressione


'

vivace giunge ([uasi alla caricatura. Nel loglio dello


i

Zucharuni

(fg. 27.")),

inovinienti

delle

due bizzarre

figure

sono anche pi scomposti,

e si

"SaiU'JiacT'-'ii'"''""'" (linoOi Jngrrrti.'SiiiiiiaT.iii(r'<"'"<'^l*'


i.'miMiU>; niiriiii': n>.i'nnii!

iTjioniW

1
e
il

Fig. 271.

Vienna, Horinusouiii:

'

Taciiiiiuni banilalis

,.

ripete

il

solito violento contrasto di


i

chiari e di

ombre
paese
le

nelle j)ersone
i

nello sfondo scuro, ove risaltano


lacca ricoperti
di

barattoli, le candele, e
di

pani di cera-

carta. Persino negli sfondi

l'artista rivela

suo curioso manierismo, modellando fortemente

scogliere, foggiate in

forme convenzionali, illuminandole

di

luci aspre.

LA MINIATl'KA NKI.LA SECONDA MET DEL TRECENTO

345

Ora, con

tali

iiiiniadire

lianno

strettissima affinit
identit,
ai

di

stile,

sebbene
della

non tanta da giungere ad una


chiesa di
S.

i)ro])ria

alcuni
(piali

ailreschi

Maria de'

(hirli

presso Campione,
il

conviene rivolistituiremo poi

gersi sbito, anticipando in questa |)arle

parallelo che

OinicPiulirv:-

\Aym,^

<J^cP 1um ^If. ci.T fu ldccfLHTrxtt. \\\tiA ccih Wii


.

alili fvn

TI

f4ii(ntmc:4nitnni *f\cnViuYniiiti Lii!miiaafnnYc.(Jliiii>gfijnrf4ii5

Fig. 272.

Vienna, llofmuseuni

"
;

lULinmim symtati

miniature da attribuire ad artisti lombardi e molli (|uaiito allermiamo. della Lombardia per meglio provare
fra le

dii)iiiti

murali

Un gran
da Franco
stessi

nellesterno, fu alTrescato tratto del lato destro della chiesa, come pittori de Veris da Milano, e da iMlippolo suo tiglio,
i

indicarono

in

una

iscrizione

dipinta,

la

(piale

un tempo recava

346

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


la

anche

data del 1400

epoca pienamente confermata dallo


che
gli artisti vi ritrassero.
i

stile

delle

pitture, e dalle fogge delle vesti

Nello zoccolo

della parete,
l'inferno
figlio,
il

dove

il

dipinto molto guasto, sono figurati


:

tormenti delil

con alcuni episodi curiosi

la

cattiva

madre uccide

proprio

ladro corre ignudo col sacco sulle spalle, Giuda ancora appeso
In
alto

all'alhero.

una vasta rappresentazione del Giudizio con parle personificazioni dei

ticolari iconografici

nuovi (quali sono

quattro ele-

menti, in cielo, tra

il

Sole e la Luna), con

un esagerato

agitarsi delle figure.

Intcftu.i.burcdM.
9^
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lUUr. J.

auw jiwr fl4 g-iaiTtimj cVucinia m^g. u"i flc. uiucmbi bvcmc i tmowmei^' mwnie n^'-i-

tnquoctUi Kuicr.fTaurtjnim lumb )U<i*i. groitt iini.ie^ iiioliiwa ifninh-ipiflftali ritpmintuv.l^ciii'o netti, fi fA-llifcimir bn iwYp.uniwr.cii Jcrtv pipt- icgj t finnlih

Fig. 273.

Vienna, Hofmuseuni:

"

Tacuinum

sanitatis

21 e segg. Gerspach, Une die ainbrosienne {Sances el Iravaux de V Acad. des LXII, 243-255); F. Malaguzzi-Valeiu, Campione (Rassegna d'Arie, 1908, 167 e segg.). Riportiamo quanto ancora ci riusc di decifrare nell'iscrizione " lioc op fecit fieri homines scola .... campiliono et denarior' lemoxinar, psone de campiliono franchus de . .... ulares veris de m(edio)l(an)o et tlipolus ei' fdius pinxit lice opus ...... 11 Gerspach (Gli affrciclii di
'
;

Rahn, V/andgem.,
et polii.,

Sciences niorales

Canpionc ne L'Arie, 1902, 168) riport l'iscrizione in italiano, con la da ta del 1400, traendola da un apografo " nel 1400 questa opera fecero fare gli scolari di S. Maria de Gliirli ed altre singolari persone di Campione coi denari delle elemosine fatte alla chiesa, Maestro Lanfran co e il di lui figlio Filippo de Veris dipinsero in quel millesimo terminarono il 23 giugno ,.
:

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


Il

347

Cristo giudice siede in

un trono
pittore

la cui bizzarra
(fg.

forma rivela per


in
atto

s stessa l'incomposto stile del

277)

sta

violento

ingombrato nelle

membra

dalle

rilassate

pieghe gotiche del manto.

Le quali sono

colorite di azzurro nel loro cavo, e sfumate di arancione e

'X^lann.itliigdoLi:u.

Fig. 274.

Vienna,

Hofmuseum

"

Tacuinum

sanitats

,.

di

gialletto

nella

sommit, con forte contrasto


femminei,

di

chiaroscuro. Intorno

alla cuspide del trono aliano miriadi di angioli azzurrini, impetuosi,


le

con
al

chiome ondeggianti.
recando
i

Altri angioli,

si

accalcano intorno

Cristo

segni della Passione,

hanno lineamenti

sinuosi, riccioli

segnati di lievi linee chiare sulla

massa oscura

delle chiome,

un

torcersi

348

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


(fg.

nervoso della persona e delle mani


fluenti, si

277)

le

loro vesti, con pieghe


nel

sbiancano tutte nella luce, e sono tinte di colori intensi

profondo delle pieghe.

Tra
di

gli

otto fogli del

"

Tacuinum

del

Museo

di

Vienna

le

figure

Franco

e Filippolo de Veris intercedono strette somiglianze stilistiche.

uni.

1-

'

,M^riUnTi<U:iHin^iVnnic\f.irf<>J-.'F'T'''^^''-

Fig. 275.

Vienna,

Hofmuseum:

"

Tacuinum

sanitalis

Si confrontino

il

tipo dei visi, le


i

mosse nervose
di

delle mani,

il

modo

di

colorire le vesti e

capelli, infine l'agitarsi quasi grottesco delle persone.

Soltanto

certa

maggior squisitezza
proprio
ai

colore

che

negli
le

affreschi

ci

vieta di attribuire

due

pittori

milanesi

anche
le

miniature.

nelle altre parti del vasto affresco di

Campione

somiglianze cogli

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


otto fogli del
"

349

Tacuinuin

persistono, sia nei particolari pi superficiali,

sia nella parte pi sostanziale dello stile, ch' tutto

una barocca esagera-

Fig. 276.

Campione,

S,

Maria de' Ghirli. Franco e Filippolo de Veris: Cristo giudice.

zione

di
,

movimenti
in

di di

contrasti,

un manierismo goticheggiante.
si

Gli
essi
ri-

Elementi

aspetto

vegliardi
si

torcono
i

stranamente anch'

mentre un angiolo, violento,

slancia contro

reprobi che cadono

350
versi
(fg. (fg.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


278), e gli eletti, sconvolti,

protendono con violenza

le

braccia

279).

Airestrerait dell'affresco la pi curiosa scena

(fg.

280).

Un'elegan-

tissima donna, vestita d'una cipriana verde


calzari a

soppannata

di

azzurro, con

punte smisurate, coperta


e

capelli tinti di giallino


:

con un panno
nell'atto del

frastagliato

una ghirlanda,

sta

in ascolto

quanto simile

corpo

nervoso, nel viso

ch' tinto di

pallore dolcissimo con

ombre

Fig. 277.

Campione,

S.

M. de' Ghirli. Franco e Filippolo de Veris: affresco.

verdi

azzurrine

gli

alle figure del

"

Tacuinum

(fg.

275)

Un

giovine,

diabolico nei movimenti del corpo, nelle tinte vivaci delle vesti

tre

bianche penne

vibrano sul capo

canta dinanzi a

lei,

facendosi acil

compagnare
gozzo che

sul liuto

da un giullare ribaldo d'aspetto,

deforme per

gli fa

collana.

Non

soltanto lo stile corrisponde,


"

a quello delle otto miniature del

come nelle altre parti dell'affresco, Tacuinum di Vienna, bens anche il

modo

di ideare la

scena con chiara tendenza verso la caricatura.

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

351
collocarli

Converr ritornare pi tardi


eseguiti nel 1400, essi

agli afFreschi di

Campione, per

nel lor giusto luogo tra le vicende della Pittura lombarda, perch, sebbene
si

collegano pi che alla tradizione trecentistica al

successivo svolgersi dell'Arte nei primi decenni del Quattrocento. Le miniature degli otto fogli del
"

Tacuinum

di

Vienna, alle quali l'Arte veronese.

Fig. 278.

Campione,

S.

M. de' Ghirli. Franco e Filippolo de Veris: affresco.

o quella di altre regioni dell'Italia superiore, non offre nessun parallelo,

trovano in

essi degli stretti riscontri di

stile,

che possiamo concludere


affine a

con sicurezza che furono eseguite da un

artista

lombardo

Franco

Filippolo de Veris, e derivante dalle stesse origini dei due pittori milanesi.

A
le

questo

fatto,

che crediamo

stabilito in

modo

certo,

si

aggiungono
i

molteplici concordanze e identit stilistiche che possiamo indicare tra

352

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


"

codici miniati lombardi sin qui veduti e le altre miniature del


di Vienna.

Tacuinum

Le quali

in vero, contrastano

molto con

gli otto fogli

che ab-

biamo osservato. Non esagerazione di movimento una semplicit severa, un realismo bene equilibrato

e di espressioni,

ma

dirige le loro rappre-

Fig. 279.

Campione,

S.

M. de' Ghirli. Franco e Filippolo de Veris:

aflfresco.

sentazioni nel concetto,


sfera
sulle

anche in ogni particolare della forma


nella

dalla

tumultuosa del manierismo gotico


tracce di

quale
esse
ci

ci

siamo

inoltrati

Franco

Filippolo de Veris,

riconducono alla

serena Arte italiana della fine del Trecento.


Diversi
raffinati
gli

artefici
altri,

eseguirono quelle
consentanei

miniature, rozzi

inetti

gli

uni,

ma

tutti negli intenti e nelle

forme quasi

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


fossero guidati
raffronti

353

da un medesimo maestro.
miniature lombarde
;

l'opera loro offre continui

con
i

le

dei quali

opportuno qui indicare

soltanto

pi importanti, e che

meglio giovino a determinare l'origine

dei miniatori.

Nel foglio delle


a raccogliere nata di
le

"

Granata acetosa

(fig.

269), la

gentildonna intenta

melagrane, vestita d'una cipriana di color malva soppantutta somigliante alle

verde,

figure

disegnate

da Giovannino
miniatura e

de' Grassi

nel suo taccuino di

Bergamo.

Si confronti, nella

nei disegni che raffigurano alcune donzelle, la

forma

delle mani, l'accon-

Fig. 280.

Campione,

S.

M. de' Ghirli. Franco e Filippolo de Veris: affresco.

ciatura,

il

segno

un po' incerto
:

dei visi,

le

tinte
gli

leggiere

rosee che

coloriscono le carni
grazia.

corrispondono anche

atteggiamenti, pieni di
di
(fig.

Di delicatezza anche maggiore sono

altre miniature,
"

colorito
268), la

alquanto pi denso
"

quelle
(fig.

raffiguranti

il

Petrosillum

Ruta

"

Hyemps
per
i

271)

in cui le affinit
;

con

lo stile di Giosi

vannino

de' Grassi
sia

non sono meno evidenti


le

e alcune di esse
il

potrebbero

comparare,

colori pi intensi, sia per

sentimento intimo delle


"

scene di genere, anche con

miniature di Pietro da Pavia nel

Plinio

dell'Ambrosiana \

'

E da

ricordare specialmente la miniatura del

"

Plinio

ove

rappresentalo

l'oste (fig. 251).

45

354
Nella

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


carta

che ha per

titolo

"
:

Carnes

sufrixe

(fg.

272)
si

l'

ar-

chitettura della casa


negli affreschi
di

di

forme gotiche cos semplici come


e

vedono
atti

Leniate

nelle

miniature

del

libro

di

preghiere di

Gian Galeazzo.

Le due donne intente

all'umile

bisogna,

con

che

danno un'impressione tanto penetrante della vita familiare, hanno un drappeggiar delle vesti e un colorito che risponde appieno ai disegni di e la scena pu anche compararsi con figura nel taccuino di" Bergamo
;

una miniatura
(ms. 459
:

del suddetto codice


99).

lombardo

della biblioteca Casanatense

ce.

Tali insistenti rassomiglianze fanno nascere

il

dubbio che alcuni dei

disegni di Giovannino de' Grassi corrispondano anche nel loro contenuto

Tacuinum , e siano parare l'illustrazione di un codice simile


alle

miniature del

"

stati

eseguiti

appunto per prePerch


si

al viennese.

le fanciulle

intente a suonare e a cantare, dei


ciclo dei soggetti raffigurati nel
al
" "

disegni

di

Bergamo,

confanno col

Sonare

et

ballare

Tacuinum , in cui un foglio destinato n sembra alieno da quel ciclo il disegno che

Bergamo raffigura i poeti, e l'altro degli uomini che veleggiano su uno stagno portando seco un leopardo per la caccia. del " Tacuinum posseduto dalla biblioteca Nazionale di Il codice Parigi (ms. lat. Nouv. Acq. 1673) opera della medesima scuola di miniatori che orn quello di Vienna, col quale ha comune il sistema illunel libretto
di
strativo, lo stile, sovente le

composizioni delle scene \


artisti di

Anch'esso fu miniato da
seguiva
il

vario valore. Fra

quali nessuno

bizzarro

stile di

Franco

e di

Filippolo de Veris, sebbene non


di

manchi qualche accenno anche


di loro

alla

maniera

costoro,
ci

mentre alcuni
sono ben
"
:

sono del tutto prossimi a miniatori lombardi che


delle pi delicate miniature illustra

noti.

Una

il

foglio intitolato
tinteggiata,
si

Rutab.

idest dactilus

(tav.

XX).

Sulla pergamena,

non

eleva una

palma dal terreno coperto

d'erbe, che sono disegnate in

modo

decorativo
i

come anche

in altri

fogli.

La

donzella, biondissima,
di

che coglie
nella
:

frutti,

vestita di tinte tenere

lumeggiate a tratteggi

biacca

manira
il

propria di Giovannino de' Grassi e dei suoi compagni lombardi

colorito

tenue delle carni, anche l'accurato studio del costume suo e del cavaliere,

che accorre a gustare dei

frutti,

ha

intiere rispondenze

con

le

miniature dei

manoscritti che abbiamo attribuito alla Lombardia.

'

Cfr. l'ampia descrizione del

Dblisle (Traits

d'

Hygine da inogen age in Journal des Savants,

1896,

pag. 518 e segg.).

Uumb.i.i>nctir.

cr uan.

innono

ta cu
i

ntch

tv |>4}>.i!ta\%

iiHttMttHiNli

Tav. XX.

Parigi, Bibl. Naz.i ms.

lat.

Nouv. Acq.

1G73.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

355

Nel foglio raffigurante


la rustica figura del
l'ufiziolo di

le

"

Cepe
i

(fig.

281),

si

potrebbe confrontare

contadino con

mendicanti dipinti in certa carta del(tav. XVIIl),

Gian Galeazzo Visconti

ma

la

forma manierata
trova anche
fogli

delle pieghe dei panni

ha riscontro specialmente
(fig.

in alcune miniature del


si

ms. 459 della biblioteca Casanatense


il

263) nelle quali

colorito

leggiero

guazzoso proprio di quello e di

altri

del

"

Tacuinum

di Parigi miniati dal

medesimo

artista.

r"

'''1St^~'

ci\ .iccfro

et

\,\'rt.

.,

Fig. 281.

Parigi, Bibl. Naz.:

ms.

lat.

Nouv. Acq.

1673.

Allo

stile di

Giovannino

e di

Salomone
"

de' Grassi

richiamano anche

le fiorite architetture gotiche

che formano sfondo ad alcune scene, come

alla briosa

rappresentazione riferentesi alla

Aqua

ordei

(fig.

282), nelle

quali tuttavia le larghe lumeggiature bianche denunciano l'arte di qualche


altro

anonimo, miniatore.

Altri fogli del

per l'incerto

Tacuinum di disegno, rammentano


"

Parigi,
la

pel

loro colorito
di

stridente e
;

maniera

Anovelo da Imbonate

356
altri,

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


nelle tinte fosche e nei profili neri delle figure rassomigliano a

una

due miniature del ms. casanatense 459, derivate certamente dalle illustrazioni di un " Tacuinum sanitatis . E in una delle pi belle carte
delle

inclino a riconoscere la

mano

dello stesso
757).

miniatore che orn

l'ufiziolo

della Nazionale di Parigi (ms.

lat.

Non

si

potrebbe immaginare maggior

vivezza di colori e maggior freschezza di concetto che sia in quella carta

| ?\qtu

IW.

v.M.innt. f-.i.C.m--'.
"
.

>tumo\nm

qwn

mcio: fC6i;i^plar5orni lem*. ncnimcnntm. tufomjjtie ciUa.

fny. rcM'pnijjiccun.CHn.c ?uckjnn>Co-

lilKirliir

Fig. 282.

Parigi, Bibl. Naz.:

ms.

lat.

Nouv. Acq.

1673.

(fg.

283)

tra

il

verde

leggiero

del

prato

va l'uccellatore,

un gentii

luomo

vestito di calze scarlatte e di tunica azzurra,

portando

panioni e
viso,

la civetta, ch'egli stuzzica

con

la

voce

e nelle

forme adipose del

nelle labbra sottili, nelle

pinne contratte del naso rassomiglia singolaril

mente
fg.

alle figure

che suol disegnare

miniatore di quell'ufiziolo

(cfr.

224).

Tali raffronti, che


foglio, ci

potremmo

moltiplicare

perch ricorrono

ogni

sembrano

sufficienti a

persuadere che non altrove che nella

Lom-

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

357

bardia fu ornato

il

prezioso volume. Nel quale di carta in carta,


si

come

nel codice viennese,

proiettano con

realismo singolare

le

pi svariate

Amciilc. ttt :>ini>#? l*

Ji*inrt

AT

flirti crt riiitt/tdAitA

Fig. 283.

Parigi, Bibl. Naz.:

ms.

lat.

Nouv. Acq.

1673.

figurazioni della vita quotidiana dei


dalle

campi

e delle citt
le

sono
i

botteghe,

pareti

coperte talvolta di maiolica, entro

quali

mercanti ven-

358

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


ai loro
;

dono

avventori ogni merce

(fig.

284)

interni
le

di

case signorili e
le vi-

borghesi

sale di

grande apparato

cucine ove

donne apprestano
nelle vesti

vande. Escono per la campagna

cittadini, artificiosi

negli

lattist. e. ui,l).i,i.incli

mtjnxifiar

creo

nJij;

7,|>(h ttmtlv? neftt.

lUnim d.inimliumcum nccim^ln-^nm


Nouv. Acq.
1673.

Fig. 284.

Parigi, Bibl. Naz.: ms. lat.

atti,

corteggiando

le

dame

o queste vanno solette cogliendo erbe, o


e

si

po-

sano all'ombra. Corrono per monti


selvaggina,
e
nell'orto
(fg.
;

per

valli

cacciatori in traccia della


il

285),
il

nell'aia,

presso
si

forno rustico incitt

tanto la quieta vita agreste

contadino
altri

avvia alla

portando
(fg.

le

giuncate strette entro

vimini

novella

intorno al fuoco

286).

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

359
nelle

Sempre, anche nei

fogli miniati dagli artisti pi grossolani, traluce

miniature una percezione viva e intima della vita di

ogni

giorno,

una
e di

nuova simpatia per ogni aspetto

delle cose.
stile

Non
Parigi

diverso di contenuto e di
il
"

dal

'

Tacuinum

di

Vienna

Theatrum

sanitatis

nella

biblioteca Casanatense di

Roma

% # i^

,/

fcgT.i.ltiii.iittfnni uiijthid

cr foPAnccttliMMn't Ijflwnr

Fig. 285.

Parigi, Bibi. Naz.:

ms.

lat.

Nouv. Acq.

1673.

(cod. 4182) ^

Fu miniato
i
i

anch' esso da

parecchi

artisti,

alcuni dei quali


di

potrebbero credersi
e di Parigi.

medesimi che lavorarono nei volumi


il

Vienna e
molto

Fra

diversi miniatori,
altri

pi eletto

si

mostra assai prossimo


tinte

a Giovannino de' Grassi e agli

lombardi nell'adoperare

Il prezioso cod. fu ritrovato da G. Focolari (Il ciclo dei mesi nella Torre dell' Aquila a Trento in Tridentum, Vili, IV) e descritto da A. Munoz (Un Theatrum Sanitatis con miniature veronesi del sec. XIV in

Madonna

Verona,

1908, pag. 1 e segg.)

che

lo

giudic di origine veronese.

360

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

tenui e lumeggiature bianche, anche nel disegnare,

come bene
la

si

vede in
e

una miniatura
per lo
stile,

(fg.

287)

che

si

pu comparare, per

composizione

colle Nativit dell'ufiziolo di Parigi (tav.

XIV) e di quello di

Fig. 286.

Parigi, Blbl. Naz.: ms.

lat.

Nouv. Acq.

1G73.

Gian Galeazzo Visconti


trebbe
essere

(tav. XVllI). Altri,

per

il

disegno poco corretto, po;

paragonato ad Anovelo da Imbonate


e di luce,

altri,

usando

forti

contrasti

d'ombre

rammenta alquanto
altri, poi,

il

miniatore pi affine a
:

Franco e a Filippolo de Veris;

rozzissimo

colorisce

mala-

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

361

-''()ii^jM^^iam^-.jiii^^:....

i^.y. .^

4.

atud^ ^

^utteof^ cUitr *

lantir f.T.f

m ^^.Tnclmfcrcocft: tcpcmtc tontituiuimcn^.


qcncmr mflUooa lanotio nocumcna

xm coicnco.ioaimcimu

Fig. 287.

Roma, BibL Casanalense:

cod. 4182.

46

362

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


e disegna

mente

senza nessuna finezza

le figure degli

animali

come
"

se le

ricavasse da un esemplare altrui, e non da propria e diretta osservazione ^

Ma, pur fra


sanitatis

le variet di

maniera, per tutte

le carte del

Theatrum
altri

aleggia

lo

stesso spirito

che

nelle

miniature

degli

due

Tiafon$^

WmxK.c.mi .1? m] .mclio:acif{ona\ rugoii anujii .unumicmni aamir fp^n.i ncuit cmc mimMm tinnua afis .uocuinctii o^ni Utioncc in uais i pnojanono noaimcn ti6 UCiniai aniilv
.
-

Fig. 288.

Roma,

Bibl. Casanatense: cod. 4182.

'

Non

lotiamo che le pi spiccate variet di maniera.


(.'),

Il

pinse

le ce. 60, 68, 69, 75

76, 80, 88, 89, 97, 104, 124, 128, 144, 160.

miniatore pi prossimo a G. de' Grassi diProssimo a quello, ma pi incerto nel

disegno, e troppo largo nel colorire di biacca,


167, 195. 161, 184.
ce. 114,

il miniatore delle ce. 79, 82, 83, 84, 94, 9.5, 111, 122, 158, 159, Rozzissimo nel disegno delle figure, e pessimo animalista, fu il miniatore delle ce. 90, 91, 130-145, Si avvicina al miniatore che nel cod. viennese affine a Franco e Filippolo de Veris quello delle l''8-180, 182(.'), 183, 186(.'). Il testo e le miniature sono state molto ritoccate in pi luoghi.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


Taccuini,
un'arte
rivolta

363

un naturalismo semplice, libera da forme


e

convenzionali, acuta

nell'osservare

nel

ritrarre

le

cose or

che desta
vita

sovente in

noi delle

sensazioni
citt

profonde, rappresenti

la

delle

campagne, or quella delle

con

tale oggettivo studio del

vero che d

^h.in
^

x.h

i:

lecito? arci-loiig:!

mjpi.

}nmtnc

iuvmtii

.c|:5>i(i-inorcm

m iicws.
:

ttmcnc ikw. Ine eh


lat.

Fig. 289.

Parigi, Bibl. Naz.

ms.

Nouv. Acq.

1G73.

alle

miniature anche un
I

pregio incomparabile per la storia del


Sanitatis

passato.

tre codici del

"

Tacuinum

sinora noti

sono certamente

Di un quarto esemplare, ch'era presso un antiquario potuto trovare nessuna traccia.

(cfr.

G. Fogolari,

loc. cit.,

pag.

5),

non ho

364
uniti
fra di

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


loro da reciproca dipendenza,
in molti fogli le

non soltanto per

lo stile
si

ma
cor-

anche perch

composizioni delle loro miniature


tuttavia

rispondono intieramente. Non


dell'altro
;

da affermare che l'uno


sono
illustrati in

sia copia

anzi spesso

medesimi

soggetti vi

modo

del

n.ianc.f.r.f.m 2*mcUo; aco. fu&nlie -rixiic cai6-iuiUTncm con?

nlv nguincie .iiocum'cai .or aidoic tumicnnim6'7fig4Lmt&,

m ftoTTudx).TDTioco nooimr
.

.,.

Fig. 290.

Roma,

Bibl.

Casanatense

cod. 4182.

tutto differente; e

anche quando

le

rappresentazioni

si

rassomigliano, esse

hanno

delle varianti

non

trascurahili.
e

Cos nel codice di Vienna

in quello casanatense

si

rassomigliano
il
"

nella loro composizione generale le miniature


idest

che illustrano
molti
.

Savich

pultes ordei
fra le altre,

ma

differiscono
"

poi

in

particolari,

appunto

come,

anche quelle dei

Napones

Alle volte le rappresen-

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


tazioni di

365
tre

un medesimo soggetto
sono svolte
in

si

corrispondono genericamente nei


:

codici

ma

modo

differente

cos a illustrare

"

Napones

figurata

una donna che contratta con

l'erbaiolo sulla porta di casa,

ma

p.im

tiittu.
-7

f.
?

"^ . f,

\,iC\ meli'

cvco Aibnl'
'

bU

(xcrne^.]

niu>nair

cp>;ilnt Cilici nci^j.UvC

f-mrATTOK mfttmwit^.

Fig. 291.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

lat.

Nouv. Acq.

1673.

mentre nel

"

Tacuinum
il

di in

Vienna
quello

e nel

casanatense
(fig.

(fig.

288)

il

ven-

ditore offre le sue erbe,

di

Parigi

289)

egli si

allontana

quasi sdegnato per


il

piccolo prezzo offertogli dalla donna. Nei tre codici

soggetto del

"

Confabulator

espresso

con alcune persone che ascol,

tano un novellatore, sedute intorno al fuoco

ma

in quelli di

Vienna e

di

36G

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


la

Roma
invece
milii

scena

l'interno

d'una camera caminata, in quello di


(fig.

Parigi
"

una

tettoia

di

paglia

286).

La rappresentazione
:

del

Panis

varia intieramente in

ognuno
il

dei tre volumi

nel codice viennese

raffigura

una fornaia che vende

pane, nel casanatense l'interno d'una


in quello di Parigi

casa signorile colla


(fg.

mensa imbandita,

un forno rurale
potrebbe essere

290 e 291) \

Da

ci,

con un procedimento critico assai ovvio,


i

si

condotti a congetturare che

tre codici siano collegati fra di loro

non per

vincoli reciproci diretti, bens soltanto per derivazione

da un esemplare

Fig. 292.

Issogne, castello. Arte franco-valdostana: la bottega dello speziale.

comune che

essi

alterino

in vario

modo. Non crediamo

tuttavia

molto

utile l'insistere

in congetture intorno a tale ipotetico


riflettere

esemplare comune.

Giova soltanto

che, se esso
al

mai
i

esistito,

non apparteneva a
perch in
ogni

tempo diverso da quello

quale spettano

tre codici,

' Non sviluppiamo maggiormente il rafTronto iconografico delle miniature, pel quale occorrerebbe riproduzione integrale dei tre codici. Per le descrizioni del contenuto dei codici, cfr. gli autori citati. " gli Il MuNoz (loc. cit., pag. 17 ornamenti di alcune lampadine fanno pensare al modello orientale ) prende per lanterne orientali certi dischi appesi nella bottega dello speziale. Quei grandi dischi di ceralacca coperti di carta traforata si veggono anche nella Bottega dello speziale affrescata sul principio del Cinquecento nell'atrio del castello d'Issogne in Val d'Aosta (fig. 292). E ricordiamo quella rappresentazione perch vi da sospettare che il curioso ciclo degli affreschi di Issogne, raffiguranti l'Alterco dei soldati, il Mercato delle Erbe, la Bottega del sarto, la Speziarla, non sia una semplice raccolta di scene di genere ma derivi in qualche modo ancora dai cicli riflettenti l'igiene, dei quali il " Tacuinum la pi bella esplicazione. Cos nei dossali degli stalli del coro della basilica ambrosiana (fig. 293), e in altri del Museo Civico di Torino una serie di rappresentazioni di vegetali diversi, la quale probabilmente ha motivg nella cultura medica diffusa nel Quattrocento.

la

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


particolare
della
fine
il

367
le

costume

delle
e

figure

consente

pienamente con
di

fogge

del

Trecento,
si

non

mostra traccia
nell'

mode
artisti

pi

antiche,

quali facilmente
copiato, o tenuto
al loro.

sarebbero insinuate
presente,

opera di

che avessero

un esemplare

di

tempo alquanto anteriore


del
"

Di un'elaborazione anteriore di illustrazioni


tatis
.,,

Tacuinum

sani-

forse della

met del Trecento,

traccia

in

alcuni frammenti di
quali appunto
il

affreschi ora conservati nel

Museo
le

di

Verona \
e

nei

co-

stume ha forma pi antica che nei codici miniati.

Ma

quelli affreschi

non

hanno

relazioni di

stile
"

con

miniature
,,,

riguardo

poi

alle

vicende

dell'illustrazione

del

Tacuinum

conviene osservare che probabile

J'ig. 293.

Milano,

S.

Ambrogio:

stalli intugliati.

ch'essa
nella
allo

si

sia svolta

dapprima

in altri codici,

decorazione

parietale,

la

quale
"

ora perduti, piuttosto che era meno adatta delle miniature

scopo che

le figurazioni del

Tacuinum

si

proponevano,

di servire

quasi di prontuario medico.

Verso

la fine del

Trecento

epoca ch' indicata dallo

stile e
"

dalle

fogge rappresentate

nelle

miniature

l'illustrazione del

Tacuinum
artisti

venne elaborata intieramente secondo


allora
nell'Arte
dell'Italia

concetti estetici che prevalevano

superiore,
la vita

diede

occasione

agli

di

rispecchiare nell'opera

loro

con

una ampiezza nuova, con un

realismo anche pi profondo di quello che gi seguivano nelle altre loro


opere. Forse un artista superiore

inform allora quella illustrazione a

'

G. Focolari, op.

cit.

368

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


cre egli un prototipo all'opera dei suoi collaboratori,
di dirigere soltanto
il

unit di concetto
se

pure non
Quelli

si

appag

loro lavoro.

non furono

copiatori o collaboratori inerti, anzi ripeterono con


il

varianti, e talora

con alterazioni profonde,


libert,

loro

programma
il

esplicarono

con certa individuale

sebbene concordemente,

loro tema.

in

breve periodo di tempo, con certa omogeneit di iconografa e di

stile,

furono eseguite pareccbie copie del


illustrato nello stesso

"

Tacuinum
fra
i

Non

in altro

modo

fu

tempo ancbe
molti

il

ms. 495 della biblioteca Casanaquali erano Giovannino de'

tense con l'opera di

miniatori,

Grassi coi suoi discepoli e altri artisti die in alcuni fogli eseguirono delle

miniature del tutto


nitatis
.

simili

quelle degli esemplari del

"

Tacuinum

sa-

In qual luogo abbiano lavorato quelli

artisti risulta dalle

molte os-

Tacuinum , del quale anche la biblioteca del castello di Pavia possedeva un esemplare \ fu miniato da artisti lombardi, non soltanto nelle carte del codice di Vienna che offrono un paragone decisivo cogli affreschi di Campione ma in tutti i fogli dei tre codici sinora noti. I quali, pel loro stile, non trovano miglior riscontro
servazioni che

abbiamo

fatto. Il

"

che nelle opere di Pietro da Pavia, di Anovelo da Imbonate, dell'anonimo


miniatore dell'ufiziolo
di

Parigi, degli

artisti

che

ornarono

il

ms. 495

della biblioteca Casanatense, e soprattutto, pei fogli pi belli, nei disegni


di

Giovannino

de' Grassi. Della

Miniatura veronese

alla

quale fu

attri-

buita

r illustrazione
si

del

"

Tacuinum

sicuro che

presti alla

comparazione

non abbiam nessun documento l'intiera Miniatura lombarda della


dirsi

seconda met del Trecento invece pu


cessaria all'opera dei miniatori del
ratteri intimi
"

preparazione sufficiente e ne,

Tacuinum

nella
la

quale

suoi ca-

ed esterni, l'umile e sincero realismo,

delicata

maniera
codici

del colore, trovano la loro pii alta esplicazione.

Ai molti
del
"

artisti

che

ci

sono

stati rivelati dalle illustrazioni dei

Tacuinum

sanitatis

e di altri manoscritti
il

dobbiamo accompagnare
ufziolo

anche quelli che ornarono, circa


biblioteca Estense di

1390,
a.

un ricchissimo
7. 3) la

della

Modena

(cod.

lat.
^,

cui

origine

lombarda
stile.

pu dimostrarsi con argomenti

vari

e soprattutto

con

ragioni di

'

L. Delisle, loc.
Il

cit.,

538.

codice reca a principio uno stemma del sec. XVI. Dal calendario che precede le preghiere non si ricava nulla d sicuro intorno alla sua provenienza ma la " ratio pasce preceduta dalla seguente nota, scritta dalla medesima mano che verg il resto del volume: " hec est ratio pasce composita per me. Anselmum rozium de mediolano in dum olio anno dni milesimo trecentesimo nonagesimo tibure recreationis causa vacarem ...... Il codice fu eseguito adunque, probabilmente, pel milanese An^
;

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

369

Tra

diversi

miniatori

del

codice estense

il

pi notevole colui che

accoglie nella sua maniera dei riflessi


e di

dell'arte di

Giovannino
le

de' Grassi

Anovelo da Imbonate (dal quale


visi,

ritrae specialmente

forme amcolorito

maccate dei
"

convulse

delle

membra), singolare pel suo


in

fiammante che pu trovar paragone anche

alcune delle miniature del


(fg.

Tacuinum

(fg.

294). In

una

delle sue carte

295)

S.

Dorotea

sta sul

Fig. 294.

Modena,

Bibl. Estense: cod. lat.

y..

7. 3.

terreno tinto di verdolino, sullo sfondo azzurro costellato di ornati


tilissima nel viso, roseo sotto
le

gennello

chiome

giallette,

tutta

avvolta

scarlatto dell'ampia tunica le cui pieghe sinuose ci

maniera

di

Franco

e Filippolo de Veris. Forse


di

il

rammentano anche la medesimo artista orn


:
"

un codice della biblioteca Universitaria

Bologna (cod. 1213

Gualterii

il 1390 poich anclie gli esempi arrecati per calcolare le lune si riferiscono agli anni 1387 e 1394. All'ufiziolo, ricchissimo di ornali, seguono molte carte nelle quali le miniature a tutta pagina si alternano con brevi preghiere.

selmo Rozlo. E dovette essere compiuto circa

47

370
Anglici

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Romuleae Fabulae

nel quale alcune miniature


"

(fg.

296)

hanno

tanta somiglianza con quelle del

Tacuinum

Fig. 295.

Modena,

Bibl. Estense: cod. lat. a.

7. 3.

'

Rammentiamo
:

in questo

luogo anche

seguenti aiss. della biblioteca Ambrosiana:

1.

Ms. B.

Statuta civitalis mediolanensis ; miniato sul finire del sec. XIV. Nel disegno delle pieghe dei panni vi appare gi una maniera affine a quella che prevarr sul principio del Quattrocento. 2. Ms. R. 49 sup. " Petrarcae De viris illustribus ; scritto a Roma nel 1426. La miniatura del frontespizio (ce. 2 verso)
19 inf.
"

sembra eseguita da un miniatore lombardo

ritardatario, ligio ancora alla

maniera della

fine del Trecento.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

371

Nel castello che Galeazzo Visconti aveva fondato a Pavia,


di

fiorito

nobili

forme
essa

gotiche,

uno

dei

maggiori tesori
signori
di di

era la raccolta dei

manoscritti.

Arricchita
fu

sempre pi dai
preda

Milano
I

durante

il

Quattrocento,

di Luigi XII, re

Francia.

suoi codici

vennero allora trasportati a Parigi


ove, in parte,
si

conservano tuttavia
che per

nella biblioteca Nazionale, facili so-

vente

riconoscersi,

oltre

altre ragioni,

per la postilla che vi fu

segnata quando giunsero dall'Italia:


"

de Pavye au roys Loys XII

Chi potr ricomporre idealmente


insieme
la dispersa biblioteca ci

dar

r immagine pi viva ed esatta della


cultura
corte
fiorita

per due secoli nella


Sforza
^.

dei
di

Visconti e degli
altre

Come
sche

biblioteche principe-

italiane

dovevano esser parte


di

ragguardevole
francesi
gi

quella

romanzi
^,

che

nell' Italia

superiore

nel

secolo XIII, avevano

avuto

grandissima voga cos da essere sovente


trascritti

da

calligrafi

nostri e

da dar luogo a redazioni nello strano


linguaggio franco-italiano
'\

Apparteneva appunto
prosa di
"

alla raccolta
Fig. 296.

^:J

pavese un frammento del romanzo


in

Bologna, Bibl. Universitaria: cod.

1213.

Lancelot du Lac

confr.

servato ora nella biblioteca Nazionale di Parigi (ms.

343), nel quale

'

L. Delisle, Le Cabinet des Mss., Parigi, 1868,

I,

126 e segg.

Bibliofilo (D'Adda), Indagini sulla Libreria

visconteo-sforzesca
*

del

Castello

di

Pavia, Milano, 1875.

anche
" *

Nuove ricerche sulla libreria viscontea sulla storia della Miniatura lombarda.
Cfr.
:

promette F. Novali, dalle quali speriamo pi viva luce


161 e segg.).

F.

NovATi, / codd. francesi

de'

Gonzaga (Romania, XIX,

G. Paris,

La

Hit. f'rancaise

au moyen

age, Paris, 1890; L. Gautier, Les epopes frangaises, Paris, 1892,

II,

345 e segg.

372

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

la bella scrittura gotica

rotonda indica sicuramente un calligrafo italiano

della seconda

met del Trecento \


intercalate talora nel testo del

Le miniature,

romanzo,

ma

pi spesso
si

situate in calce dei fogli,

non sono racchiuse da cornice; sovente esse


;

espandono liberamente pei margini sempre si giovano per campo della tinta stessa della pergamena, cosi che appare anche pi tenue il loro
colorito, leggero e trasparente, nelle figure e nei particolari delle
sizioni.

compo-

Le scene sono ideate agilmente, da un artista di felice e spontanea fantasia, che riveste gli episodi del romanzo coi pi lieti colori
della vita signorile del suo tempo.

Alcune rappresentazioni hanno una grande semplicit, sono anzi cos

poco determinate che ricorrono pi volte nel romanzo quasi composizioni


generiche
situazioni
figlio
:

cos
e

novellatori

popolari

ripetono,

come
la

pause,

le

stesse

parole.

Tale la miniatura raffigurante


in
^.

regina e Galahaz,

di

Lancellotto,
(fg.

atto di parlare quietamente, seduti nell'interno

d'una camera
curata
di

297)

D
:

bellezza alla

scena
le
;

la

rappresentazione actinte

d'ogni particolare
di

la

camera ha

pareti
nelle

delicatamente

colore

malva

il

bancale

ricamato

figure

sono riprofemminili

dotte con tutto scrupolo le fogge signorili della fine del Trecento.

La

regina, dalle lunghe


di

chiome

fluenti

quali

nelle

figure

dipinte nell'oratorio
ornati d'oro
tare
;

Leniate, vestita di un'attillata

tunica bianca a

il

cavaliere, dalla zazzera tagliata in


le

tondo come us porcronista Giovanni

Gian Galeazzo, e secondo

descrizioni del

de

Mussis,

ha calze azzurre con punte lunghe ai calzari, corsaletto verde messo d'imprese di cuori trafitti, e anche la sua cintura nella foggia degli ultimi decenni del Trecento. Povere di espressione nella scarsa azione

drammatica del momento rappresentato,


traenti per
i

le

due figure sono tuttavia


;

at-

gesti cortesi,
le

per

delicati colori dei visi

sul

fondo eburneo
e di

della

pergamena,

loro

carni

sono toccate

di

un roseo tenue

sottili luci

bianche con una maniera assai affine a quella di Giovannino


de' Grassi, e soprattutto simile a quella

e di

Salomone

dell'anonimo mi-

niatore dell'ufiziolo della biblioteca Nazionale di Parigi.

' Non diamo soverchia importanza alla provenienza del codice poich noto come G. Galeazzo trasportasse a Pavia la biblioteca carrarese di Padova. Conviene tuttavia di ricordarla, e di farne gran conto quand'essa concordi con altri argomenti. Cfr. P. Paris, Les mss. frane ais, Parigi, 1836, II, 363: n. 6964. Ms. membr. (e. 0,30x0,20) di ce. 106, mutilo al principio e alla fine, oV la solita postilla: " pavie,

au roys Louis XII . Dalle ce. 65 in poi molte delle illustrazioni sono tratteggiate soltanto a penna, per opera dello stesso miniatore che orn le carte precedenti.
^

Riprodotta a colori dal Racinet (Le costume

liistorique, IV, tav. 205).

LA MINIATURA NELLA SFXONDA META DEL TRECENTO

373

Ma

altrove

pi complicati episodi del


Il

riatissima all'illustratore.
elegante,

romanzo danno materia svaquale non soltanto commenta il testo in modo


ci

ma

attingendo dai suoi tempi e dalle usanze loro ogni particooffre

lare delle rappresentazioni

quelle

fresche e vive immagini

del

passato che non sono fra

minori godimenti che l'Arte pu dare.

/Ir

ctftc vurolc

irmcft^qcnulfe ne

mena ne fa "finTic ncfonnc celi ro 16 filb U pucomc l-cibwgia multn


cljcinaiit;uc>ir,'iUccmtmzti gitiiif p ne ZK fon cibc mc ni te refpjuui |X txr.iTai UyMnfoir uluuac dtjiifcqc

oiirou

(lti fict trlc;

-^Ui mille menr iiCiiiUihi^ U fc U comcen atrm

xtt (Dcibncftit awntlcftoir.awqwc u; gcaj cc(jnt)ir gite pi:uc come cu

ai^Cc^ cnidiimr. ovete ce cjafiifxl?. Ulne niocUonqiice yiule-

Fig. 297.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

fr.

343

("

Lancelot

).

Nella scena del giuramento dei cavalieri che vogliono


ricerca del santo Graal
gli atti del
^

muovere
il

alla

(fg.

298) sono espressi con sobriet e sicurezza

sacerdote, del giovine cavaliere che giura


in

fermamente
ferreo

suo
;

voto, di Art e degli altri eroi serrati insieme

un

gruppo

la

chiesa sormontata d'un alto tiburio

come alcune

chiese trecentesche di

'

Per

il

contenuto del romanzo

cfr.

specialmente E. Lseth, Le roiuan en prose de Tristan, Paris,

1891

indici.

374

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


poi, tra
il

Lombardia. Partono

pianto dei cittadini,

cavalieri per la loro

impresa, preceduti dal re Art,

che

li

accomiata sul limitare della fo-

uouflircnr Ur^n cnir-U": meni 41I crcicni ilnw nnli qmcfi rt- ^vimitc] ca fcrotr tiop .jmncttdoiuutw uj ce lc0 uout'^Joir icmKnt jwr dn far

ApiirUtc

pn airi ale gldlc >jnrufiufiir iiciiuaumoihci.cr

ti

Uioift

gtfotcn qcuoeTirt

tu>vr.

il Oicnr in le f nife tof ifi .mnc ai tftoKnr.crUfiuciic TTtpjiic ci pile fi nilcrcnrafcou liiiiifitx-lciStUitir.c

07C8 Idgmn; .im!t qc gt aiiotc aiicw cra oiUTce "IrS wc iwuciwo t>trc-6r n<fu(V inflt*uawbUdx>fc ncfcmi?

qt<rTTivigTif> cfhiicrccUiqucfk.isii te fcpli ivie.'-lMtsnuimH au toi .i:tu

gr le tioufiflc Ucii.C^ nry me gmw Uttputimcnj DcuMlPm.or'K aiict'


vtfagnton

pm <\c (x(b itfnc6 cff en-pim A ficn; mcqunc yucv meo c(hr lct(tc4 telo
.

Anr Olir

\xnle cnmnu.qc li loio ni Icutii cfdim6tlifoiiiij oruiaiiq^

cioic qc Ufainr ftiilTrtiir avx- of fwuc tour li" feiirnir .nifi cotti al fonr qi ctii^ftc triucnr cotte; .Gcle uoi( bicn

wfcc.<xU(.Mln onicaj ioi aUiotc pili ncfUifcna Txl iwaiinica.fr U) ra\c ou U roie cftoir ^t fi fii Icucc et urne

pi qUuoa plcft- fcr li tn. punici ne pucr cftrc. aucirmar 0;i fiiitr ae Hcrc a: Iccnt le fa

croitUrcnl.cbJO.uoo anmoct latin p alci on mcflc.^mnc fc Icmi Uroif. u cfuicfc unta ixjicc qc al qc tcuc roitv ncrad'uiirlccucl qil or mene

me ayjoiUi.foicoi cnftreirtcfciK in.iiirtcUvcp:r.ccivu il fiucnrap?; ncuc le mani: fi .lycUa iir"i--,ji

wu

rmtfire5.U
.

n>iiiajx.qclciihaita:r

fcs atmceariiufi WV lanccloc.Crqtir Ufunrarmc.TxUuiiiinic fc<v: oserai

tnonfcigntiu.aii.ecUritoacrincf'^i !t+-tifb:6 pinicTcmr cciVv qiic(\t."\\ric , auanr cefi fcrn le fcitumar oc ai -pijuwctic fxic c)i cn afte qvKftv i,tt>rj j
.
j

fc uicnc-cl f\ilc?, Cv?vi'tiouttfrli.ijjfp^ gii citoif nf a

yW^rrciutts luum.

Fig. 298.

Parigi, Bibl. Naz., ms.

fr.

343

("

Laucelot

): il

giuramento dei cavalieri dei

S.

Graal.

resta

(fig.

299 e 300)
;

robusti cavalli

hanno cimieri variati, armi leggiadramente colorate, una schiera di nobili armati d'una delle nostre corti
:

signorili della fine del Trecento.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

375

1
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UoMncnr fimc rrtomctr.-

Fig. 299 e 300.

Parigi, Bibl. Naz., ms.

fr.

343

("

Lancelot

): la

partenza per

la ricerca del S. Graal.

376

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Tale

modo

semplice e spontaneo di illustrazione, che trae dal vero

tanti elementi, riesce a colorire

opportunamente

il

contenuto

fantastico

del

romanzo,

e dimostra nell'artista
Si

una continua ricerca della espressione


sia

e della grazia.

osservi

come fantasiosamente

figurato l'episodio

dell'incontro, nel bosco, di Perceval col tentatore che gli


di donzella (tav. XXI). Questa vestita di

appare in forma

cenerino, riccamente adorna,


e parla fanciullescamente
ti-

colorita di

un roseo delicato nelle guance,

Fig. 301.

Parigi,

BibL

Naz.,

ms.

fr.

343

("

Lancelot

):

la

morte della sorella

di Perceval.

randosi con la

mano
;

le trecce

mentre Perceval,
sono
Nella
il

sul fosco cavallo,

le

fa
le

un cenno risoluto
Perceval

all'intorno
i

le

piante

brune della selva

fra

quali anche nascono


(fg.

funghi.

scena

della

morte della sorella


e Galahaz,

di

301), la quale diede

suo sangue per sanare

la signora del

maniero ove era

stata accolta

col

fratello,

con Bohort

sono

intense le espressioni delle figure: la fanciulla cade esanime mentre


dei cavalieri la guarda addolorato, e

uno

una biondissima donzella,

cinta d'un

braccio dal suo

compagno che

le

parla vivacemente, osserva con indiffe-

renza

la scena.

C2

.5P

'E 0.

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


colorito tenue e quasi privo
"

377
illu-

Il

di
il

chiaroscuro,

il

disegno delle

strazioni del
ai caratteri

Lancelot

anche
nelle

loro realismo,

corrispondono assai

che

trovammo

miniature sicuramente lombarde, e so-

prattutto in quelle dell'ufiziolo della biblioteca Nazionale di Parigi. Anzi


vi

troviamo

tanti riscontri
il
"

con queste ultime che dobbiamo credere essere

stato ornato

Lancelot

dal

medesimo miniatore
del

dell'utziolo di Parigi,

sebbene in epoca alquanto diversa.


Si osservi

come

nelle illustrazioni

romanzo

ritornino frequenti
e
si

nei visi delle figure certi lineamenti ammaccati, labbra sottili

mal

di-

segnate,
nella,
(fg.

pinne del

naso

stranamente

contratte,

quali

ben

vedono
nelle
delle

miniatura rappresentante Galahaz che riceve lo scudo crocesignato


e in

302)

molti

altri

fogli

le

medesime
303).
"

fattezze

ricorrono
il

figure

dell' ufiziolo

di

Parigi

(fig.

Si

confronti

gruppo

fanciulle

che stanno
miniatura di

sulla
S.

porta del

castello delle pulzelle


(fig.

(fig.

304)

con

la

Orsola e delle sue compagne

221)

nell' ufi-

ziolo di Parigi, per osservare

quante somiglianze dei


nel colorito
delle

visi e del

costume
di

siano fra
fili

due

codici.
vesti,

Anche
nel
fra

delle
figure

carni,

con leggieri procavalli e


altri

rosei, e delle
^

disegno
le

dei

animali

le

rispondenze

miniature

dei

due

manoscritti

sono

continue.

Ma

nelle illustrazioni

del

romanzo

gli

sfondi

non hanno pi un
il

aspetto decorativo, le composizioni sono pi libere e varie,

colorito

pi raffinato
rigi (fig. 283)

n altre qualit ha la miniatura del

"

Tacuinum
:

di

Pa-

che

ci

parve opera del medesimo artista


e
le

conviene perci
state eseguite in

credere che questa

miniature

del

romanzo siano

tempo alquanto pi tardo


ultimi anni del Trecento.

di quello in cui fu ornato l'ufiziolo, forse negli

Mentre atfermiamo essere certamente opera


le illustrazioni del
"

di

un miniatore lombardo
biblioteca viscontea

Lancelot

gi posseduto

dalla

di Pavia,

del tutto

proponiamo soltanto come cosa molto probabile, sebbene non sicura, che siano pur lombarde le miniature di un altro codice
Nazionale di Parigi,
"

della biblioteca

contenente un frammento del ro

manzo
'

in

prosa di

Guiron

le

Courtois

(cod.

fr.

Nouv. Acq. 5243)

^,

Nel colorito delle vesti


il

nelle miniature dell'ufiziolo.


leone, combutte contro
nell'ufiziolo di Parigi.
^

si ritrovano talvolta (fig. 305) certe singolari sovrapposizioni di tinte come Nella miniatura (ce. 27) rappresentante Perceval che, accompagnato da un drago, i due animali sono del tutto simili a quelli della Tentazione di S. Antonio

ce. 92,

Cfr L. Delisle, Mss. latins mutilo del principio e della E. LSETH, op. cit., pag. 439 e segg.
:

el

frangais,

Parigi,

1875-1891, pag. 694.

Ms.

membr.

(0,30

x 0,27)

di
:

fine, di scrittura

di

provenienza

italiana. Sul

suo contenuto,

cfr.

48

378
nelle quali
si

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


esplicano lo stesso

modo

di illustrazione e

il

medesimo

stile,

ma
del

condotti a una maggiore raffinatezza.

Le composizioni
"

del

"

Guiron

sono anche pi realistiche di quelle


manoscritto

Lancelot
si

meglio riflettono la vita signorile della fine del Trecento.

Esse

estendono pi liberamente sui margini del

dando

talora l'impressione
zio indefinito;
il il

d'uno spa-

loro disegno e
tratti di finezza

colorito

hanno

squisita.

sovente

la

fantasia
l'ar-

aggiunge bellezza a ci che


tista

trae

dall'

osservazione,

lo

compone
tante

in

nuova maniera.
di

Cos nella scena rappresen-

r arrivo

un cavaliere
corte
di

sconosciuto
(fg.

alla

Art

306).

Presso

la spiaggia scogliosa
il

ormeggiato
si
:

navicello
tre aste

sulla

cui prora

ergono

con

un

pavese

un' asse
alla
terra.

Il

gettata

dalla

nave

cava-

liere, catafratto,

attende

immo-

bile,

accompagnato dal burlementre Blioberis s'inginoc-

vole nano che cavalca un ronzino,

chia dinanzi ad Art per ottenere


di accogliere la sua disfida, e
il

re ascolta sorridendo fra


am4nee le9 lmc tom ce rtuun li tuto r-d fcirfiii ann crmontR fciu fon dr
ual
(TT>tr qtlftroir
^

cor-

tigiani che, usciti dal padiglione,

CQ<ft^iLU nrtwitM

a>m|Mgnu' a jtiLjKi?. qu< ce ne twtt <ftre,un

guardano
di loro.
Il
).

intenti e parlano

fra
;

terreno fiorito

al-

Parigi, Bibl.

Naz ms.
,

fr.

343

("

Lancelot

beri
:

sorgono nello sfondo, ocd'

cultati in parte

dalle

colonne
si

del

testo

dall' alto

un palco, coperto
che tingono
alle

di drappi, le donzelle
Il

protendono curiose.
esatto,

disegno della miniatura

elegante

colori

lievemente la pergamena, danno anche


nel complesso,
lo
stile

maggior delicatezza
a quello del
"

forme
,

di

molto

affine

Lancelot

sia

per somiglianze generiche nel comporre, sia per relazioni di

tratti parti-

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


colari.

379
cavalli,
;

Si

confrontino
grevi,

infatti nei

due manoscritti
arti

il

disegno dei
delle figure

le

mosse

quasi incerte, degli


di
tinte

inferiori

anche
delle

certi vivi contrasti

nelle

vesti

corrispondono

al colorito

miniature del

"

Lancelot

e dell'ufiziolo di Parigi.

Fig. 303.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

lat.

757 (ufiziolo).

Di scena in scena

l'illustratore
la

attinge

con
al re

grande arte nuovi eleArt che l'ignoto cava-

menti dal vero. Mentre


liere

donzella confida

Fieramonte,

nella
si

camera attigua due


ristora con
la

cavalieri stanno a sedere recatagli

sui

letti,
;

ed uno di loro

hevanda

da un don-

zello

la rappresentazione rievoca nel

modo

pi intimo ed intenso la vita

380

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


e

signorile del Trecento,

nello

stesso

tempo espone con grande


favellano
della prossima

nobilt

l'episodio del
In
castello
di

romanzo.
miniatura,
la

altra
"

tre

cavalieri
,

fine

del

de

doloreuse garde
(fg.

seduti nell'interno d'una


soffitto

camera parata
nella quale

drappo azzurro
donzelli, che

307)

pende dal

una lanterna
torcia

arde un cero, una candela accesa


dei

fissata

sopra una colonna, ed

uno
Il

stanno
i

in

ascolto,

innalza

una

gocciolante.

momento,

lo spazio,

particolari pittoreschi che giovano a dar l'impres-

sione dell'ora notturna, sono indicati con finissima arte.

Dove
tastico

si

narra

come

la

donzella conduca

il

cavaliere
in

nella

camera
pi fansta
il

dell'agguato (tav. XXII), lo scenario


:

composto
;

modo anche

notte
Il

la

luna s'inarca nell'alto


fiducioso, condotto

alla porta del

castello

cavallo.
lo

cavaliere,

per

mano

dalla donzella

che

guarda in viso quasi per rassicurarlo.


Altrove
l'artista
(fg.

dimostra un

alto

sentimento della bellezza e del-

l'espressione
sario

308).
la

Un

cavaliere percuote con l'elsa della spada l'avver-

caduto,

fanciulla

che

lo

accompagna

si

accascia al

suolo

Fig. 304.

Parigi. Bibl. Naz., ms.

fr.

343

("

Lancelot

,): il

castello delle pulzelle.

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

381

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-

UT

Fig. 305.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

fr.

343

("

Lancelot

,).

tt^MUca <fty mAM<tnHnT-UTHotttm. qecnwjc n< p>it|DUt ^z ^tl^f&vcfonH


'7iCa-riUTUtMntcntA-(tll.]rrd(p:i-f^

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me mc<fmJfl a WnthW rrrt \ .e.


.

Fig. 306.

Parigi, Bibl. Naz., ms.

fr.

Nouv. Acq. 5243

("

Guiron

):

arrivo di Fieramonte alla corte di Art.

382

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

volgendo
scena.
colore,

viso

dolente
darsi

verso

colui

che osserva, compassionevole, la


nell'atto della donzella
!

Non potrebbe
come
il

maggior grazia
a

il

in tutte le altre miniature \ aggiunge delicatezza al disegno.

Sopra
veste,

terreno colorito di verdolino


fiori rossi e gialli,

sfumature,
il

si

adagia la bianca

ricamata di

che stringe

corpo formoso della

-ctmijjtiiolnJ6.ojwe'ciw<iiiTttucs>fr
cir ut

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_

Uit(rbniiMitulcufc"atii?MTt<ji(nsc liccio
.,

Fig. 307.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

fr.

Nouv. Acq. 5243

Guiron

).

fanciulla

e sul viso di questa

non sono che


Courtois
la

tinte tenui cos

che a stento

velano

il

candore della pergamena.


"

Nelle miniature del


seguito nel

Guiron

le

la

maniera che abbiamo

suo svolgersi durante


nella Miniatura, perviene

seconda met del Trecento, nella


grandissima perfezione quasi in

Pittura

ultima e logica conseguenza dell'opera dei frescanti e dei miniatori lombardi della fine del Trecento.
di illustrazione del

soltanto

per

ci,

ma

perch

il

modo

romanzo assomiglia

del

tutto

quello

seguito dal-

' Il colorito, sebbene pi raffinato, trova riscontro con le opere dell'anonimo miniatore dell' ufiziolo di Parigi, anciie per certi vibranti accozzi di tinte diverse nelle vesti (ornati rossi su fondo azzurro, ecc,
;

cfr. fig. 309)

>

7,

S
C8

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


l'illustratore del
"

383
il

Lancelot

v'
"

buona ragione

di credere

che anche

miniatore del manoscritto del

Guiron

sia stato

un lombardo.

alla

ovvio che nell'ampia

diffusione

avuta

dai

romanzi cavallereschi

nell'Italia superiore, la loro trascrizione

non dovette essere cosa particolare


congetturare

Lombardia, e che
illustrarli.

artisti

non lombardi poterono attendere anch'essij


il

ad

Anche

ragionevole

che nel

continuato
e le loro

lavoro di illustrazione dei medesimi

testi

romanzi francesi
-

--?r5.-^jf^

ti

tn fOcit-ijucmuCtctM! tr iit ngqf e


ii^.!
'

cote

-sjtc|*(iu flmfliurt-rtft"CcTa

dwutl 'jjlttcnc f Ce tvdutnc>n fi gmf rtltii ccuptc la fpcc ttncKi> qi.- cit cft
1

r<

mtmam
Fig. 308.

Parigi, Bibl. Naz.: ins.

fr.

Nouv. Acq. 5243

("

Guiron

,).

redazioni franco-italiane ebbero grande voga gi dalla fine del secolo XllI

si

sia presto

formata, e diffusa
di

di

luogo in luogo, una certa unifori

mit nella maniera

commentare graficamente
d'

racconti,

che

il

modo
gersi,

d' illustrazione

abbia a presentare,

epoca in epoca del suo svol-

molte somiglianze fra tutte


strettamente
collegate

le regioni dell'Italia superiore, le quali

erano

insieme da molteplici relazioni di coltura

e d'arte.

Ora, senza affermare che la storia della Miniatura


in

si

debba scindere
ci

rami diversi secondo

il

vario contenuto letterario dei manoscritti,

sembra cosa naturale,


miniatori
si

e dimostrata

da molti

fatti,

che quando l'opera dei


testo
s'in-

esercita persistentemente intorno a

un medesimo

384

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


di

volga anch'essa in tradizioni


altre arti

iconografa, quali

si

formano anche
stadi

in

imponendosi pur a grandissimi maestri.

Giova perci ricordare,


strazione dei romanzi

ma

hrevemente,
in
Italia,

diversi

della

illu-

cavallereschi

per giudicar meglio

del

valore dei miniatori lombardi che attesero a tale compito sulla fine del

Trecento, e

anche per risolvere un


i

dubbio che nasce spontaneo nella


i

mente

se

come

calligrafi italiani

copiarono

testi francesi,

non

forse

miniatori anch'essi

abbiano copiato delle composizioni ideate da

artisti

oltramontani.

fi (V

noe iiftx tlcf nif 4 (ittTvfe) ^MJ fbicct

"ocfbi
rf'i

mClfme<fA^vU^tt<tltftrovn poiirc

fMict biv art-

Wnt ftuMwnuc di f<\


fiift-

.1(lgt.c)ct11MvVlvtu^ ypTitiioiii'cc

^*titu jTVrt ^dtit ti ir it aftc^l e fl wfm^ Sfinente! lMU^^^2ft<1tlnll^c^ncX^1^yall^1^

Ticurt-iUcific<ii*ntxKnc^cfvfidiiejfiV
fc ne firfrii TTl'Vttai^/ilKttttt^lwdJAHft,

Fig. 309.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

fr.

Nouv. Acq. 5243

("

Guiron

).

pi antichi

romanzi cavallereschi
alla fine

trascritti

in

Italia,

sinora a noi

noti,

appartengono

del

secolo XIII,

non hanno che povere


dalla

illustrazioni.

Nella preziosa raccolta di codici francesi posseduta

biblioteca
calligrafo

Marciana un

"

Giron

li

courtois

(cod.

fr.

IX) trascritto

da

italiano, e forse in

Lombardia

che antichi possessori

vi tracciarono lo

stemma
tinte

del biscione

non ha

se

non

rozzi disegni a

penna
s

coloriti di

senza rilievo, o con qualche lumeggiatura leggiera,

da rammen-

' Cfr. D. CiAMPOLi, / codici francesi della Bibl. di ultimi anni del sec. XIII o del principio del XIV.

S.

Marco, Venezia,

1897,

pag. 26.

Il

ms.

degli

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO


tare lo stile di miniatori emiliani tra
illustrazioni
si
il

385
talvolta le

XIII e

il

XIV

secolo

ripetono uniformi col ripetersi di situazioni identiche nel

racconto,

ma

talora dimostrano

una qualche

libert

di

composizione,

danno indizio
tiva e

di ricerca d'espressione. Simili

ad

esse,

per forma illustra(cod.


fr.

per

stile,

sono

le

miniature di un
altri

"

Lancelot

XI) della
e

stessa raccolta Marciana, e di

romanzi della biblioteca Vaticana

dell'Estense di Modena, trascritti nella

medesima epoca

e piuttosto

che

imitate da esemplari oltramontani possono dirsi nate dallo stesso popolare

modo

d'illustrazione che

anche oltralpe appare,

sia in manoscritti, sia in

dipinti murali ^

Nella prima met del secolo XIV, in


leresco,
scritti

altri codici di

contenuto caval-

in

Italia,

si

ritrovano

miniature meglio elaborate nella


,

composizione e nella
biblioteca

fattura.

Un
i

"

Tristan
fr.

pervenuto anch'esso
dal
castello

alla

Nazionale

di

Parigi

(ms.

755)
si

visconteo

di

Pavia, quasi preannunzia tutti


ture dei

caratteri che
fine

svolgeranno nelle minia^.

manoscritti

lombardi della
vi

del

Trecento
;

L'illustrazione,

non pi schematica,

divien ricca d'improvviso

sebbene in qualche

parte, e specialmente negli sfondi, abbia degli elementi convenzionali, essa

attinge largamente dal vero. Gi in

una
le

delle scene di caccia

(fg.

108) la
di

miniatura

si

espande pei margini


quale
gli

laterali del

codice

sullo sfondo
in

ornamenti,
manierato,
fra

nel

alberi

rocce

sono

disegnate

modo

le figure

son proprio vestite delle fogge signorili che usavano


:

noi nella prima met del Trecento


di
i

da un
fiato a

lato,

su un bianco cori

siero, Tristano, vestito

scarlatto,

un corno mentre

cani

atterrano

il

cervo, ed

compagni accorrono. La maniera del


"

colorire

pu

trovar confronto nelle miniature emiliane del principio del sec. XIV,

ma

ha pur qualche rapporto con quella del

Pantheon

di

Azzone

Visconti.
sull'illu-

Sebbene manchino
strazione
del
"

sicuri riscontri,

non

improbabile che

Tristan

abbia
del

avuto influenza un esemplare francese


"

come

il

codice del
fr.

romanzo

Graal
di

della
:

biblioteca Nazionale
ci

di

Parigi (ms.

95), gi nel

castello

Pavia

appare anche pi
stadio del
la

verisimile per altri codici che appartengono allo stesso


d'illustrazione dei

modo
Terre

romanzi cavallereschi, come

la

"

Conqueste de

' Cfr. per la pittura murale gli affreschi di S. Floret d'Alvernia (P. Gems-Didot et H. Laffile, La peinlure decorative en France, tav. 33) e quelli di Siiialkalden (P. Weber, Die Iweinbilder aiis deni XIII Coi mss. italiani Jahrh. ini Hessenhofe zu Smalkalden in Zeitschr. f. bild. Kunst, 1901, pag. 72 e segg.). surricordati si possono confrontare anche, per la loro semplicit illustrativa, alcuni codd. tedeschi del Tristano. Ibid. cod. gemi., 19: Parsifal). sec. XIII (Monaco, Staatsbibl. cod. germ. 51 ' Cfr. pag. 152. A ce. 2 uno stemma a fasce bianche e rosse.

49

386
d'oiitremere

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


della

biblioteca

Nazionale di Parigi (cod.


biblioteca
di

fr.

2631)

^,

"

Historia
l'intlusso

Alexandri

della

Lipsia

(ms.

CCCCXYII) ^
propria

Ma

oltramontano

soverchiato dalla libert

stilistica

agli artisti italiani.

pstiftri

Pfcntr

n m: iti
'Wr
a,.;

ari*

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H.ttiwn e inn^
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ton.-.

fVX9 dUtr <7c-towi

f^(S-.

CJ^fl Jf ' ttictf

ntpLr Awi. ncec.

Fig. 310.

Venezia, Bibl. Marciana: cod.

fr.

xx[

("

Entre de Spagne

).

quali, sciolti dagli esagerati

canoni gotici e dalle tendenze a forme

piuttosto decorative che pittoriche, particolari allora dei miniatori francesi,

svilupparono

l'illustrazione

della

materia cavalleresca con animo

' II cod. proviene anch'esso dalla Biblioteca viscontea d Pavia. tanto in pccola parte. Cfr. pag. 152. ^ Cfr. Bruck, Malereien, pag. 176.

un enorme volume minialo

sol-

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


realistico e in

387

maniera sempre pi originale ^ Cosi

in

breve, in

un ro-

manzo composto
che
le

nella stessa Italia superiore, col linguaggio franco-italiano


la

convenzioni letterarie avevano formato,

materia

cavalleresca

ottenne la pi nuova e singolare illustrazione.

Le miniature

del manoscritto
fr.

de

"

l'Entre de

Spagne
dai

posseduto

dalla biblioteca Marciana (cod.

XXI), e un

tempo

Gonzaga, sono

'^ ^Mcc minoUMtlcpileiTccWr. r ott^Um ACAiittccCiUluwntxmiU'.

antmdkz oiAim MutticinotCiypliK


^ t^ itcfltc moine cncdhran JXjUhcmtmv.,
niui ihiwn wui bit

imXxi ictiTiwc

jfc-'ti"

--,

..-J>'-f,o,._.

Fig. 311.

Venezia, Bibl. Marciana: cod.

fr.

xxi ('Entre de Spagne,).

rjicordiamo alcuni dei mss. marciani pi importanti per la storia della illustrazione dei romanzi cavallereschi nell'Italia superiore. 1. Ms. fr. XIII (romanzi vari) rozze miniature della met del sec. XIV che servono a connettere le pi antiche illustrazioni del ms. fr. IX e XI con quelle della seconda met del Trecento. 2. Ms. fr. Ili (Lanceloti: mediocri miniature della seconda met del sec. XIV, che per
'

qualche parte precorrono quelle dei mss. lombardi di Parigi. 3. Ms. fr. XV (Le roys Artus) miniature di diversi tempi e artisti fra le quali le pi antiche sono del principio del sec. XIV. Da ce. 81 v. a ce. 91, miniature e disegni delicatissimi, della seconda met del Trecento, affini all'arte lombarda ma probabilmente opera di un artista veronese-padovano. Fra i mss. non lombardi, del XIV sec, importanti per lo svolgersi del sistema illustrativo dei romanzi notabile il ms. 2571 della Hofbibliothek di Vienna: un romanzo di Troia, della met del Trecento, con miniature forse di scuola bolognese.
:

388

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


artisti

opera di

diversi
tntti

non soltanto per


appartengano
al

stile

ma
fra

anche, noi crediamo,


essi

per epoca, sebbene

Trecento \ L' uno di


i

segue

ancora una maniera affine a quella prevalente


degli inizi del secolo

miniatori emiliani
le

XIV

(fg.

310)

egli suol

campire

scene con una

tinta unita e convenzionale, e usa


ritrae tuttavia

anche

di colorare senza rilievo le figure;

con esattezza

il

costume del suo tempo,

e s'industria

dare un colorito locale


alle rappresentazioni.
altri
"

Ma
,

tra

miniatori de

r Entre de Spagne

gi pi prossimo, nelle

complesse composizioni,
agli illustratori

lombardi

del
"

"

Lancelot
le

del
,

Guiron

courtois

della

Biblioteca
di

NazioIl

nale

Parigi.

pi

singolare dotato di una


forte intuizione degli effetti

pittorici

che con

gli

impasti grassi dei co-

lori, eh' egli

adopera in
e

tratti

rapidi

audaci,
vive

riesce

a dare

im,

pressioni
della
larsi

dello

spazio

forma,
delle

dell'affol^.

figure

Con
egli

ardore d'invenzione,

compone
Fig. 312.

assalti di

cava-

Milano, Bibl. Ambrosiana: cod. H. 86 sup.

lieri,

assedi di citt; con

potente immaginativa, affronta anche

passi del
:

poema

pi fantastici e

ardui per l'illustratore


les

ora raffigura

come

soudoiers de

rome

seguirent lor signor

e furent bien
Cfr. CiAMPOLi,

dex mil vasai de gran valor


Non accettiamo
il

codici francesi,

op. cit, 58.

giudizio del Ciampoli intorno alle

miniature.
2

artista; e
3

Questo miniatore lavora da ce. 1 a ce. 29 v., ove tuttavia la miniatura a pie del foglio di altro anche nelle due grandi miniature a ce. 160 v. e 161. La sua opera incomincia a ce. 84 v. e giunge sino al termine del volume, salve le ce. 160 v. e 161.

LA MINIATURA NELLA SFXONDA META DEL TRECENTO


al

389

passar sul ponte levatoio, stipati in una schiera variopinta, con bale-

nare d'armi; ora aduna moltitudini che

muovono
dove
"
i

all'assalto di citt o al

combattimento
tono

ora sa esprimere con efficace


il

maniera l'addensarsi deldue cavalieri


si

l'erbe sul terreno sotto


(fg.

cielo azzurro, l

dipar-

311).

Le miniature
quelle del
"

dell'ottimo illustratore

de

l'Entre de

Spagne

per

la loro libera e fantastica

maniera narrativa, precedono immediatamente


"

Lancelot

e del

Guiron
opere
:

di
Il

Parigi

nello
il

svolgersi della
colorito denso
;

illustrazione dei

romanzi cavallereschi.
dalle

loro disegno e

differiscono tuttavia assai

dei

miniatori lombardi

ai quali

non

si

possono adunque attribuire

anzi

probabilmente

esse

furono

Fig. 313.

Milano, Bibl. Trivulziana:

coti. 1076

("

Divina

Commedia

).

eseguite, nel principio della

seconda met del Trecento, da un

artista

della regione veneta K

Cos nel corso del secolo

XIV

si

svolse per opera di artisti dell'Italia

superiore, fuori d'ogni influenza d'oltralpe, l'illustrazione dei testi di


teria cavalleresca,
e,

ma-

sviluppandosi

in

conformit del generale divenire

dell'Arte, giunse dalle

prime povere
alle

e informi figurazioni dei manoscritti

della

fine
,

del

Dugento

complesse e

pittoriche

de

"

l'

Entre

de

Spagne

e infine a quelle dei manoscritti

lombardi che nel loro vasto

miniatura nel Veneto v. specialmente le illustrazioni di un Tito Livio della biblioteca G. Fogolari, La prima Deca di Liuto iU. nel Trecento a Venezia (L'Arte, 1907, pag. 330 e segg.). Con quel codice hanno rapporti le illustrazioni di un De viris illusirbus del Petrarca nella Bibl. di Darmstadt (cfr.: Jahrb. d. kuiislhist. Sininlgn. d. a. Kaiseri., 1895, pag. 183 e segg.) e pi ancora (fig. 312) il cod. H. 86 sup. dell'Ambrosiana (Guidi de Columna De bello Trojano). I disegni dei tre mss. possono anche compararsi colle miniature dei mss. che abbiamo attribuiti alla Lombardia, dai quali differiscono per fattura e per forza di modellato. Considerandoli ci si presenta il sospetto che la preziosa tela stampata con storie della vita di Edipo, ora in parte nel Museo di Basilea, non sia opera toscana come altri ha voluto, bens lavoro della regione veneta cfr. L. Venturi, Sulle origini della xilografia {L'Arte, 1903, pag. 228) A. Michel, Histoire, III, 331.
'

Per

la

Ambrosiana

(cod. C. 214 inf.)

390
realismo, e

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

per

la

fantasia

degli

artisti,
^

strinsero mirabilmente insieme

la realt e la finzione

romanzesca,

singolari

esplicazioni dell'Arte

lom-

barda nel tempo ch'essa dava cos bella forma anche all'illustrazione del
"

Tacuinum

sanitatis

Per provar meglio


tutte le

la

giustezza dell'attribuzione

alla

Lombardia

di
il

miniature che abbiamo insieme riunite, giova osservare

come
i

loro

stile trovi

rispondenze in affreschi lombardi degli ultimi decenni del


dipinti
di

Trecento e dell'inizio del Quattrocento, quali gi scorgemmo tra


di

Franco

di

Filippolo de Veris e alcuni dei

fogli

del

Taccuino

Fig. 314.

Milano, R. Pinacoteca. Simone da Corbella: affresco.

Hanno slretle affinila di stile col gruppo " lombardo , del romanzi miniali nella fine del Trecento anche le miniature di una Divina Commedia della biblioteca Trivulziana (cod. 1076; cfr. Batines, li, 139) che crediamo eseguile da artista lombardo, per la grande delicatezza del colorilo (fig. 313). Nella Galleria Wallace di Londra una miniatura ritagliata, rappresentante la Cattura di Cristo (n. 69: " veronese; prima met del XV sec. ,), e da riunire anch'essa ai suddetti mss.
'

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

391

Vienna,
S.

tra

l'affresco

della

chiesa di

Lorenzo

di

Milano

e le

miniature del-

l'ufiziolo di Parigi.

Nella Pinacoteca di Brera un affresco


(n. 138),

ch'era gi nel chiostro della

distrutta
de' Servi
,

chiesa

milanese

di

S.

Maria
ora

secondo

un' iscrizione

scomparsa, raffigura Teodorico di Coir,

morto nel 1382, presentato alla Madonna da alcuni santi (fg. 314). Recava

un tempo
pittore:
"

inscritto

anche

il

nome
fecit

del \

Simon de Corbella Sebbene l' affresco non


le

sia

lavoro

molto accurato,
forme,

sue tinte tenui e sfu-

mate, che rendono


il

poco consistenti

le

tipo stesso delle figure, lo stule

dio del ritrarre accuratamente

fogge

delle vesti, e anche, nella figura di

San
con-

Giorgio, certa debolezza di disegno negli

arti

inferiori,

offre

motivo

di

fronto

con

le

miniature lombarde dei

romanzi cavallereschi.

opera mediocre, nella medesima


stilistica, l'affresco di

cerchia

Bassanolo

de Magneris, rappresentante
in

la

Madonna
della

trono

fra
S.

santi,

nell'

interno
^

chiesuola di

Cristoforo
si

sul Naviglio

presso Milano, che

avvicina per qualdella


S.

che tratto

al

dipinto

tomba

dei

Robiani nella chiesa di


Altri

Lorenzo.

dipinti

si

appressano
di

magde'
Fig. 315.

giormente allo

stile

Giovannino

Grassi, del maestro che, nella sua

mul-

Milano, R. Pinacoteca: affresco.

' Qualche rispondenza col dipinto di Simone da Cfr. M. Caff[, Teodorico da Coir, Milano, 1845. Corbella ha un affresco sulla porta della chiesa di S. Giorgio, a Sellano, rappresentante la Madonna fra due santi; ma opera anche pi dozzinale. ^ lavoro dello stesso Bassanolo de' Magneris la Crocifissione sottostante all' affresco descritto. Gli avanzi dell'antica decorazione della facciata di S. Cristoforo sono da attribuire alla prima met del
:

secolo XV.

392

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

tiforme operosit, esercit non soltanto la Miniatura

ma

anche

la Pittura.

Un
S.
(fg.

affresco della Pinacoteca di Brera (n. 4), staccato dal chiostro di


S.

Maria de' Servi, rappresentante


315), per
le

Eufemia

sotto un'alta cuspide gotica


e

pieghe angolose delle vesti


alle

per

le

forme

di

quella

architettura
Grassi.

pu paragonarsi

opere di Giovannino e di Salomone de'

A
affinit

Piacenza, certi affreschi della chiesa di

S.

Savino, che

si

possono

ri-

ferire al principio del Quattrocento,

per

il

loro colorito dimostrano ancora

con

le

miniature del
citt,

"

Tacuinum

Pi notabile nel

duomo

della
destra,
fra

medesima

entro

la

conca di un'absidiola del transetto di

un grande dipinto che raffigura la Madonna in trono col Bambino pi santi, i quali le presentano un vescovo inginocchiato (fg. 316).
vi

Le fogge muliebri
secolo seguente
;

indicano

la fne del

Trecento o

primi anni

del

il

colorito delle carni,

senza

chiaroscuro, d'una strana

Fig. 316.

Piacenza,

duomo:

affresco.

'

Sono due
la

in piedi, l'altro la

presentante

due diversi maestri, distaccati dal muro: l'uno rappresenta una santa ritta Madonna seduta a leggere. Un affresco trasportato ora nell'Episcopio di Piacenza, rapMadonna col Bambino e un santo monaco, appartiene anch'esso al principio del sec. XV,
affreschi, di

ma

fu ridipinto in parte nel 1494.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

393

morbidezza, e anche

il

fine

dise-

gno corrispondono molto


niera
di

alla

ma-

Giovannino

de'

Grassi.

Una
dente

vivace espressione nel ve-

scovo che guarda intento e sorriil

Bambino mentre
tra di loro
il
i

sorri-

dono pure
Forse
dipinse

santi.

medesimo maestro
e ora

anche una piccola,

guasta, custodia per reliquie con-

servata nel

Museo Civico
a

di Pia-

cenza
tenui,
nello,

(fig.

317),

colorendo di tinte

e
il

quasi

punta di pen-

volto delle figure, forman-

done

le

mani appunto come

nel-

l'atTresco, in

modo

simile a quello

usato da Giovannino de' Grassi nei


suoi disegni.

Con

le

miniature del

"

Tacui-

num

sanitatis
di

pi prossime alla
si

maniera
volta

Giovannino
gli

possono

connettere anche
e

affreschi della

della

lunetta
S.

terminale
in

della chiesa di nel cimitero di

Maria

Selva
nella

Locamo, che
il

loro fattura dimostrano


stati
il

di essere

eseguiti

tra

secolo

XIV
eh'

XV

mentre un'iscrizione,
,

frammentaria

sembra

assegnarli

all'anno 1400 \

Nella lunetta

(fig.

318),

le fiil

gure

dei

fedeli

raccolti
di

sotto

manto

della

Madonna

Miseri-

Fig. 317.

Piacenza, Museo Civico: dipinto.

'

Cfr. Rahn,

Wandgem.,

34 e segg.;

W.

Suida, Studien

z.

loiub. Mal. (Monatshefle

f.

Kiv., 1909, 470).

(Rahn, loc. cit.), anzi s debbono assegnare alla fine del Trecento o ai primi anni del secolo seguente, come bene disse il Suida (loc. cit.) sia per il loro stile, sia perch si pu ancora decifrare questa scolorata iscrizione: "
della
sec.
.
. .

Gli affreschi della volta e della Inneit terminale

non sono

met del

XV

fecit

fieri

Johaaninus dictus pelegrinus .... mcccc

,.

Sembra che

la

data non sia monca, e indichi


50

394
cordia

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

hanno riscontro

in

molte carte del

"

Tacuinum
^

,
;

sia

nel

loro

aspetto, sia nel

comporsi delle semplici pieghe dei panni


sfumato
e

un

tinteggiare

lieve e chiaro nelle vesti,


l'affresco.

senza

ombre

nelle carni per tutto

Le crociere

della volta, che furono

dipinte

dal

medesimo va-

Fig. 318.

Locamo,

S.

Maria in Selva: Madonna di Misericordia.

lente

maestro,

scorniciate di fregi con foglie racemi e fiori composti in


di tinte
gialle verdi e grige
^,

nuovi accordi
ornati
pittore

hanno

degli

sfondi
^

listati e

come
si fa

fossero

delle

miniature. In alcune loro parti


le

lo stile del

manierato nel comporre

pieghe dei panni

come

quello di

alcuni dei miniatori lombardi a noi noti,


plici e

ma

in altre
:

ha delle forme semfiorito,


(fg.

pi prossime a Giovannino
santi.

de' Grassi

dove, sul terreno


e

son figurati alcuni

Fra

quali

una martire

due

cavalieri

319

e 320), vestiti nelle fogge della fine del Trecento,

sembrano

figure ricavate

dalle vivaci illustrazioni del

"

Tacuinum

appunto l'anno

1400,

pittore, si legge la data del 1401

perch in una Crocifissione dipinta sotto quella lunetta da un altro e pi mediocre (" Bernardus filius macagnini fecit fieri .... mcccci die primo septembris ).
forse

Il

pittore che affresc la volta e la lunetta dipinse

anche una Nativit e una Madonna

fra

due

parete di sinistra. Ma quelli affreschi sono troppo guasti perch si possano giudicare con sicurezza. Sulla parete di destra le Esequie della Madonna, rozzo lavoro della met del sec. XV, sono " Jacobinus de Vaylate pinxit . Altri affreschi sono anche pi rozzi e recenti. segnate ' Si confrontino specialmente alcune delle devote con le figure di qualche miniatura del " Tacuinum ((ig. 273). Nell'Annunziazione, figurata ai due lati della Madonna di Misericordia, il medesimo maestro usa delle forine pi manierate, che pur si ritrovano in alcune parti della volta.
santi nella
:

Fra gli ornati dei costoloni sono intercalati dei motti in volgare. Soprattutto nelle crociere ove sono l'Incoronazione della Madonna e

gli

Apostoli.

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

395

Fig. 319.

Locamo,

S.

Maria in Selva: Santi.

Fig. 320.

Locamo,

S.

Maria in Selva: Santi.

396

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Altri dipinti

possono confrontarsi anche per


si

il

loro

soggetto con le

composizioni profane in cui pi

esercitarono

miniatori lombardi.

Brianzole, presso Lecco,

una casa

rustica

nasconde

gli

avanzi di

un'antica abitazione signorile che

campagna

Ancora

si

dominava da quella altura l'incantevole scorgono, sulle pareti di una sala ruinosa, i resti
;

d'una decorazione con grandi figure, ora quasi scolorate


attigua a quella,

in altra camera,

rimangono

degli affreschi guastissimi,

nei

cui

fregi,

di

fogliami e di figure ignude,

riappare

lo

stemma

di quella

famiglia dei

Fig. 321.

Cremona, duomo: Storie

di Isacco.

Porro che fece decorare

gli

oratori di Mocchirolo e di Leniate. Sul fondo


i

delle pareti, ora rossastro, s'intravedono profili di figure che, per

loro

costumi, richiamano alla fine del secolo


seguente.

XIV

o ai primi anni del secolo


vestita di lunga

Erano scene

di caccia.

Da un

lato

una donzella,

cipriana, scocca l'arco,


la

mentre una sua compagna, a braccia conserte,


si

guarda, e un levriero

slancia dinanzi a

lei.

Nell'altra parete tre cani


(fig.

dilaniano un cervo che,

sfinito, si

accoscia a terra

330).

'

A. Magni, Notizie (Riv. Archc.ol. della Prov.

e ani.

Diocesi di

Como,

1906, 51-52).

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

397

Ma
offerto
in

il

pi singolare parallelo con

le

miniature del
la

"

Tacuinum

da una serie di affreschi nei quali

materia sacra travestita

modo
Nel

del tutto profano, con lieto e semplice realismo.

duomo

di

Cremona

le

volte delle navate minori, nel transetto,


le

conservano ancora parte degli antichi affreschi che narravano


della Genesi.
Gli storici locali dicono essere quelle le

storie

pi antiche pitture

conser-

vate a Cremona, e le attrihuiscono a un Polidoro Casella vissuto a

mezzo

Fig. 322.

Cremona, duomo: Nativit d'Ismaele.

il

Trecento ^

Prohahilmente

tale

opinione,

che

non pu vantare una


il

lunga tradizione, ha motivo nel


pittore,

desiderio di riferire

nome
i

dell'antico

noto

per documenti, a qualcosa di concreto. Che

dipinti

non

possano credersi del principio del Trecento, ch'essi anzi siano della se-

fine del secolo

1394. tutti

di una grande Madonna nella volta del coro dello stesso duomo, della XIV. ^ B. ViDONi, La pittura cremonese, Milano, 1824, pag. 18; L. Lucchini, // Duomo di Cremona, Mantova, Cfr. anche: G. Rosini, Storia della Pitt. it., Pisa, 1848, li, 88; Cavalcaselle, Pittura, IV, 238. Quasi gli affreschi sono in pessimo stato a cagione dei danni del tempo e dei restauri.
^

Teniamo ricordo anche

398

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Fig. 323.

Lodi,

S.

Francesco

Madonna.

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

399

conda met del secolo XIV,


e

probabilmente dei suoi ulsi

timi decenni,

pu affermare
vestiario delle

osservando

il

figure, la tecnica

che affine

a quella

degli

affreschi ultila

mamente
sona
alle

studiati,

forma
la Pit-

stessa delle composizioni con-

tendenze che

tura e la Miniatura lombarde

ebbero sulla
Il

fine del sec.

XIV.

pittore

fece

campeg-

giare le figure sopra

uno sfone

do bianco, quasi

sulla perga;

mena

d'

un codice
si

come

miniatore che

attenga stretle

tamente

al

testo,

accom-

pagn

di
:

lunghe leggende escosa per vero ne-

plicative
cessaria,

che

mai,

nel

Tre-

cento, le
state

sacre

storie

erano

mutate

tanto

schietta-

mente
di

in scene di genere.

Nell'Incontro di Isacco e

Rebecca

(fig.

321), figu-

rata nel

mezzo una

bella fon-

tana sulla cui vasca sta seduta

una
due

fanciulla intenta a filare


altre donzelle

guidano

il

gregge di capre e di cammelli,

mentre Rebecca porge


al servo,

l'idria

che

le

parla con vial

vacit,

ed

vestito,

pari
Fig. 324.

d'Isacco, nelle fogge della fine

del Trecento. Nell'affresco rap-

Lodi,

S.

Francesco:

S.

Caterina.

presentante la nascita

d'

Ismaele
"

la

composizione
Sanitatis

del tutto

simile alle
di-

realistiche miniature del

Tacuinum

(fig.

322)

una donna,

segnata non senza certa piacevolezza nel bizzarro profilo flessuoso della

400

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

pingue persona
senta alla

e del
il

viso,

pre-

madre

neonato av-

volto in fasce, e un'altra fanciulla


sta

seduta su una seggiola grosal

solana dinanzi
il

camino torcendo
della

viso

dal

calore

vampa
;

alla quale fa scaldare

un panno
paiolo.

sono appesi
colare
Il
il

alla

catena del foil

mestolo ed

colorito, affrettato,
visi delle
il

ma
il

pur
di-

tenue nei

figure,

segno

agile,

concetto del tutto


rappresentazioni,
lo

realistico
si

delle

accordano pienamente con


di

stile

Giovannino

de' Grassi e
:

degli altri artisti

lombardi

talora,

l'esagerato gestire preannunzia la

maniera
Yeris.
di

di

Franco

e Filippolo de

Nell'affresco
e di

dell'Incontro

Esa

Giacobbe,

meno

al-

terato d' ogni altro, le figure

ap-

paiono poco saldamente costrutte


negli
arti

inferiori,

quasi deboli
di solito nelle

nelle giunture,

come

opere di miniatori lombardi e persino


lieri

nelle statue dei santi cava-

che

Bonino
Scala

da

Campione
visi

colloc intorno all'arca di Cansi-

gnorio

della

sono
ri-

lievemente
traggono
il

coloriti

le

fogge

vero.

Nelle volte del


Fig. 325.

duomo

di Cre-

Lodi,

S.

Francesco:

S.

M. Maddalena.

mona l'anonimo pittore lombardo ^aCCOlse, UOU mCUO dei miniatori,


Pittura
nella

il

risultato del diuturno

divenire

della

Lombardia,

con

chiara e semplice arte fece delle sacre leggende nitido specchio alla vita
del suo tempo.
di

Come

poi lo stesso

stile

fosse diffuso,
si

non senza

variet

luogo

in luogo,

nella

Pittura in Lombardia, e vi

svolgesse sino ai

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO

401

primi anni del


cento,
si

Quattro-

vede in molti devotivi che a-

gli affreschi

dornano
S.

la bella chiesa di

Francesco di Lodi.
Nella chiesa apparata

d'affreschi,
pilastri,

sopra uno dei


ri-

entro un alto
in cui
il

quadro

terreno

coperto di formelle mar-

moree
pettiva,

tracciate

in

pros-

sorge una nobile


della

figura

Madonna

(fi-

gura 323). Vestita del co-

stume
del

signorile della fine

Trecento

lunga e

attillata

tunica rosea or-

lata di ermellino, stola di

pelliccia

bianco
di

manto

soppannato
tenue
questo
certa

verde

la

Vergine colorita di roseo


nel
sia

viso,

sebbene
con

profilato

durezza
:

nei

lineaella

menti

leggermente
il

sostiene

vispo

Bambino
egli

offrendogli
di

un ramoscello
ha
di
fiore

rose,

mentre

gi in
cipolla.

mano un

Lo
stro,

stesso elegante
il

maestile

che per

suo
il

rammenta alquanto

miFig. 326.

Lodi, S. Francesco:

Madonna.

niatore del libro di pre-

ghiere della Nazionale di Parigi, dipinse con


parli della chiesa alcuni altri affreschi ^

non minor grazia

in altre

Si

debbono

attribuire a quel pittore

seguenti affreschi.

1.

Secondo

pilastro di destra:

Madonna
51

402

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Prossimo a quello
particolare

un altro maestro, pi delicato nel


di S.
il

colorire,

che

molto lavor nella chiesa

Francesco di Lodi. Fra


dipinto
sull'

suoi affreschi
di

di

importanza

ultimo

pilone

destra,

che rappresenta santa


giore approssimazione
le

('.aterina,
l'et,

perch se ne pu determinare con magla data:

essendovi stata graffila

1411

^;

mentre
i

fogge delle vesti e lo

stile

indicano

lo scorcio del

Trecento, o

primi

anni del Quattrocento.

Fig. 327.

Lodi, S. Francesco

Madonna.

Dinanzi

al

consueto
(fig.

sfondo

di

verde e di azzurro, sorge l'elegante d'una tunica rosea dalle ampie mad'ogni restauro
^,

figura della santa

324),

vestita

niche

la

sua

mano

sinistra,

monda

ha

la

forma propria

col

bambino
col

di sinistra:

donna

e un santo vescovo. 2. Terzo pilastro di destra: Visitazione. 3. Termine frammento d'una Madonna biancovestita col bambino. 4. Chiostro presso bambino.

della navatella
la chiesa:

Ma-

E. BiAGiNr,

La Chiesa

di S.

Francesco, Lodi, 1897, pag.


destra.

90.

invece

ridipinta la

mano

LA MINIATURA NELLA SECONDA META DEL TRECENTO


al

403
si

disegnare di Giovannino de' Grassi e dei suoi seguaci, quale anche

trova nel dipinto dell'absidiola del

duomo

di Piacenza

il

viso,

morbi-

dissimo per tinte

di

rosa

sfumate e senza ombre,

per delicatezza dei

Fig. 328.

Lodi,

S.

Francesco: un devoto.

lineamenti alquanto

leziosi, cinto dai capelli giallini attorcigliati. Si di"

rebbe staccata da un foglio del

Tacuinum

la gentile figura

Dal medesimo pittore, ch'era dotato di una grande grazia nell'atteggiare le persone e di

un modo

di colorire squisito, fu dipinta sul


S.

primo

pilone di sinistra nella stessa chiesa una

Maria Maddalena,

tutta fiorente

404

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


(fig.

nel suo corpo elegante

325).

Il

colorito che dest la nostra


di

ammira-

zione

nella figura

di

S.

Caterina affrescata nell'oratorio

Mocchirolo,

che seguimmo
cento, che

nel

suo svolgersi nei dipinti murali della fine del Tretrionfare


al
"

vedemmo
di
:

sempre pi nella Miniatura

dall'ufiziolo di

Giovanni

Benedetto
le

Tacuinum
viso,
il

perviene in questo

affresco
;

a
il

forma elettissima

mani,

il

seno della santa sono alabastrini

disegno e l'espressione vi hanno tanta dolcezza da preludiare quasi alle

Fig. 329.

Dovera, oratorio: Annunziazione.

pi delicate pitture che un secolo pi tardi, dopo l'avvento di Leonardo


a Milano, dovevano esplicare profondamente pi che in ogni altra epoca
la nativa soavit dell'Arte

lombarda.
della chiesa di S. Francesco
la
(fig.

il

Anche in altri affreschi medesimo artista esplic


Si

326 e 327),

propria maniera ^ gi alquanto dominata

pilastro di destra: 1. Quinto seguenti affreschi. 3. Quinto pilastro di siS. Elena; Madonna col bambino. di destra: S. Caterina. 2. Settimo pilastro nistra: Piet. Madonna col bambino; S. Caterina; S. M. Maddalena, 4. Primo pilastro di sinistra: 5. Navatella di sinistra frammento della Presentazione al tempio.
'

debbono

attribuire all'anonimo

pittore

LA MINIATURA NELLA SECONDA MET DEL TRECENTO

405
s'impor-

da

certi

manierismi
Pittura
della

gotici,

nel

panneggiato,
principio
e

quali

in

breve

ranno
altro

alla

lombarda

del

del

Quattrocento.
la

Qualche Lodi

dipinto

stessa chiesa \

specialmente

decorazione che
^,

copre

la facciata tutta dell'oratorio di


altri artisti

Dovera
colorito,

(fig.

329), presso

ci

rivelano

men

delicati

ma

che pur consentono con quelli nelle


collegandosi strettamente
le

forme

sostanziali,

nel

disegno e

nel

anch'essi coi pittori e coi miniatori dei quali

abbiamo raccolte

opere
stile.

sinora disperse e trascurate riunendole nella loro evidente unit di

E da connettere alla maniera del pittore suddetto quella di un altio maestro, del principio del Quattrocento, che dipinse nel settimo pilastro di sinistra due santi con un devolo inginocchiato fig. 328), e altri due santi nel terzo pilastro di sinistra. Un altro pittore, assai rozzo, seguace di quel primo, dipingeva gi nel 1408 (la data fu malamente letta dal Biagini, loc. cit., 83) un S. Fercolo sul secondo pilastro di destra. Artisti variamente affini ai suddetti dipinsero i seguenti affreschi della chiesa di S. Francesco. 1. Terzo pilastro di destra: S. Francesco, S. Bernardo, S. Antonio, un santo vescovo. 2. Quarto pilastro di destra: S. Bernardo, S. Ambrogio. 3. Sull'entrata della cappella di S. Bernardino: Sposalizio mistico di S. Caterina. 4. Quinto pilastro di sinistra: santa monaca. 5. Quarto pilastro di sinistra: S. Lorenzo, S. Giuliano, S. Lodovico. 2 La decorazione della facciata dell'oratorio ha grande importanza anche perche conservata nel suo complesso, con le gigantesche figure di S. Antonio e di S. Cristoforo che fiancheggiano la porta. Pu essere attribuita al principio del sec. XV. Gli affreschi nell'interno della chiesuola sono tutti ridipinti.
'

Fig. 330.

Brianzole, castello: scena di caccia.

Fig. 331.

Torino, Museo Civico: frammento d'una cintuia.

L' "

OUVRAIGE DE LOMBARDIE

La Pittura

e Miniatura

lombarda

degli

ultimi

decenni del Trecento


e
le "

loro

dominio
"

nell'Italia superiore.

de Lombardie
di Berry.

Relazioni
I

loro con l'Arte franco-fiamminga.

L'

ouvraige
del

miniatori

lombardi

Trs riches Heures

duca

Sullo

scorcio

del

Trecento

si

chiamava Lombardia una grande


i

parte dell'Italia superiore oltre

limiti presenti della regione


citt di

lomaveva

barda: Parma, Modena, Padova e alcune


indicate con quel

Romagna erano
Galeazzo

nome

^,

cui

1'

abilit

politica di
il

Gian

dato un valore reale, estendendo vastissimo

dominio visconteo.
caratteri

Anche

nell'Arte l'Italia superiore aveva

una certa unit per

che collegavano insieme

le variet stilistiche fiorenti nei

suoi diversi luoghi,


fu osser-

e facevano ch'essa contrastasse

con

l'Italia centrale.

Come bene

vato da

J.

von Schlosser

^,

suoi artisti erano proclivi in particolar


i

modo
loro

a rappresentazioni realistiche,

toscani erano invece pi


la

rivolti a espri-

mere

concetti

intellettuali

che a rispecchiare nell'Arte


borghesi
presso
della
le

vita

del
vita

tempo.

Ed

era nelle severe citt

Toscana una

splendida, e

meno mondana, che

corti

principesche di

men Lom-

'

E. Levi, Francesco di Vannozzo, Firenze, 1908, X.

hauses, 1895).

d. kunsthisl. Sanimlgn. d. allerhch. Kaisercontrasto nell'Arte tra l'Italia superiore e la centrale si pu ridurre in molti casi a un diverso grado di realismo piuttosto che a una profonda differenza di intenti estelici e di contenuto: vedi le decorazioni profane, anche con scene di genere, nel palazzo Davanzali di Firenze.
^ J.

VON Schlosser, Ein veronesisches Bilderbucli (Jahrb.

Il

408
bardia, bench

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


in

queste molte volte


i

il

fasto

mascherasse a stento

la

mediocrit intellettuale e

costumi grossolani.
ai

Le tendenze ch'erano comuni


si

maestri di

tutta l'Italia superiore,

esplicarono in

modo

singolare, sebbene in

una

sfera estetica

non semnelle

pre molto

elevata,

opere dei pittori e dei miniatori della

regione che

abbiamo
le

esplorato, la qua-

era

il

nucleo, a cos
quella

dire,

di

maggior
dipinti

Lombardia
di

dai

Giovanni da Milano a
della cattedrale
di

quelli

Cremona,
del
"

dalle miniature

Pantheon
di

di

Az-

zone Visconti a quelle di

Giovannino e
de' Grassi, dei
"

Salomone

romanzi, del

Tacuinum
da

sanitatis

va-

cos

costituire

entro

r unit artistica dell'Italia


settentrionale
riet

una delle
pi

di

stile

impor-

tanti e

meglio distinte da

tutte le altre.

Gi in riguardo a Gio-

vanni da Milano e

ai

pi

antichi frescanti osservam-

mo come
gione
fossero

limiti della re-

artistica

lombarda
bene

abbastanza

definiti, sia
Fig. 332.

a ponente, ver-

Verona,

S.

Anastasia:

S.

Eligio.

^^

jj

Piemonte, OVC prCVa-

levano certe forme oltramontane che trovammo soltanto di rado e attenuate nella Lombardia, sia a levante ove
del Trecento
si
i

grandi pittori veronesi della fine

differenziano assai da quelli.

Anche

in

riguardo della maniera


si

che domina nella Miniatura lombarda degli ultimi decenni del Trecento

ritrovano quei limiti e quelle differenze fra la Lombardia e le regioni vicine.

OUVRAIGE DE LOMBARDIE

409

A Verona

l'arte di Altichieri e di

Avanzo contrastava profondamente

per vigore drammatico e per robustezza plastica del modellato a quella


pi umilmente realistica dei frescanti lombardi dello scorcio del Trecento,
la

quale

si

giovava di un colorito delicato e di un modellare


ai vasti

sottile

pi
i

appropriato invero alla Miniatura che

compiti

ai quali attesero

maestri veronesi ^ Per giudicare quale sia stata la Miniatura, sulla fine del

Fig. 333.

Mantova, Museo Civico: affresco.

Trecento, a Verona e nelle parti pi orientali del Veneto abbiamo a dir

vero pochi documenti sicuri

ma

anche questi sono in contrasto con

le

miniature lombarde. Le illustrazioni del codice Carrarese della biblioteca

' Questi caratteri pongono una certa differenza anche fra le miniature del " Tacuinum e un affresco Anastasia di Verona, rappresentante S. Eligio nella sua bottega, che per la sua forma di scena di genere pu mettersi al paragone di quelle miniature meglio d'ogni altra pittura veronese della fine del

di

S.

Trecento

(fig. 332).

52

410
Civica di

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Padova

hanno

nel modellato robusto, nell'energia delle figure,


di

un aspetto

assai diverso

da quello delle opere dei miniatori


il

Lombardia.
viris
illu-

E
lat.

se

a queste

assomiglia

bellissimo frontespizio del


nella

"

De

stribus

di

F. Petrarca,

ora

biblioteca

Nazionale di Parigi (ms.

pu dubitarsi che quella miniatura sia stata eseguita da artista che risentiva l'influsso dei maestri lombardi ^. Altri manoscritti miniati durante la seconda met del Trecento nella
6069),
i

regione veneta (che in parte gi abbiamo ricordati), fra

quali
^,

principali

sono r

"

Entre de Spagne
inf.)

della
delle

biblioteca

Marciana

un Tito Livio

(ms. C. 214
teca nel

e
*,

un Guido
i

Colonne (ms. H. 86

sup.) della biblio-

Ambrosiana

frammenti d'una illustrazione della Bibbia conservati


e nel British

Museo

di

Rovigo

Museum

(ms. Harl. 15277)^, differiscono


miniati

anch'essi per vario


nella

modo

dai manoscritti che furono certamente

Lombardia.
a

Come

Cremona

e a Piacenza, pi strettamente unite al centro della


si

Lombardia, anche a Mantova


e nella Miniatura.

irradiava lo

stile

lombardo
la

nella Pittura

affine a quello,

ma

pi
,

arretrata,

maniera dei

miniatori del
(cod.
e
"

"

Libro delle Istorie del

Mondo

della biblioteca Marciana


;

fr.

II)

'^,

ornato per Agnese Visconti sposa di Gianfrancesco Gonzaga


della

un manoscritto
Baldus,

biblioteca

Nazionale di

Parigi

(ms.

lat.

11727

niature
del
(fig.

De feudis ), forse della che rammentano quelli di

stessa provenienza,

ha ornamenti e micerto
in

Pietro da Pavia. In un
la

affresco

Museo Civico rappresentante


333)

Madonna

col

Bambino
si

grembo
le

opera dell'inizio del

Quattrocento

ritrovano

tinte

tenui e la soavit di modellato proprie ai pittori lombardi ^

A Parma,

in

un

affresco del 1398 entro

uno

dei nicchioni del batti-

Venturi (Storia, V, 927) le crede derivate dagli affreschi del Guariento. codice proviene dalla libreria viscontea ma fu certamente eseguito pei Carrara di Padova come dimostrano gli stemmi (ce. 1). 11 Venturi (Storia, V, 1046) attribuisce la miniatura del frontespizio alla
'

11

11

scuola veronese. " Cfr. pag. 387 e segg.


^ ^

Cfr. pag. 389 (in nota).

Le miniature del frammento di Londra, e in parte anche quelle del frammento di Rovigo, si distinguono molto dalle miniature lombarde per il loro colorito denso, e hanno un carattere pi popolare. Nel cod. di Rovigo le illustrazioni da ce. 39 in poi furono eseguite da un artista pi abile nel colorire, e pi brioso nella narrazione, ma anch'esse non possono connettersi con
A. Venturi, Storia, V, 999.

quelle dei mss. lombardi. ^ Cfr. CiAMPOLi, / codici frane, op. cit., 2. Le miniature del ms. sono opera di diversi artisti, e parte hanno caratteri di stile anteriore a Giovannino de' Grassi (cfr. ce. 11), parte gi si approssimano al maestro lombardo (cfr. ce. 88). Anche il ms. LXIV (' La Passion de Yesu ,) della biblioleca Marciana appartenne ai Gonzaga: e le sue mediocri miniature hanno qualche lontana somiglianza con quelle del suddetto ms.

"

11

Venturi

(Storia, VII,

i,

228) attribuisce l'affresco alla

maniera degli

Zavattari,

ma

caratteri del

dipinto

mi sembrano dimostrare uno

stadio stilistico anteriore, e potersi

comparare con

quelli degli

affreschi della fine del

Trecento o del principio del Quattrocento osservati a Lodi, a Piacenza e altrove.

L
stero sono delle
fine del

"

OUVRAIGE DE LOMBARDIE

411

forme del

tutto simili a quelle dei pittori

lombardi della

Trecento o del principio del Quattrocento ^

Ma

nei dipinti della

cappella Rusconi nel

duomo

della stessa citt, eseguiti nei primi anni del


i

secolo XV, non possiamo ritrovare cos chiari


altri
li

caratteri
il

lombardi come

vide

e ci

sembra che

il

disegnare fermo, e

modellare robusto

vi

si

confaccia piuttosto alla

cento.

Anche

si

maniera dei veronesi della fine del Trepotrebbe comparare quei dipinti cogli affreschi della
^,

Sagra di Carpi nella cappella contigua all'abside

ancor pi

forti nel di-

segno, e congetturare che tutti sian lavoro di diversi artisti emiliani operosi tra
il

secolo

XIV

il

XV.
Lombardia,
la

Sugli opposti confini della


cos

regione ligure e piemontese

povera

di lavori della fine del


stati allora
i

Trecento che non

possiamo deterepoche,

minare quali siano


miniatori

rapporti degli artisti locali coi pittori e

lombardi, mentre

probabile che,

come
'\

nelle

altre

anche

in quel

tempo, specialmente nella Liguria

l'Arte

lombarda abbia

estesa la sua influenza.

Delimitato cos, approssimativamente soltanto, com' forza,


nel quale

il

terreno

dominarono pi

schiette le
affini

forme

stilistiche

proprie alla Pittura

ed

alla Miniatura

lombarda,

per

certi tratti alle altre dell'Italia su-

bene individuate in s per molti caratteri particolari, conviene affrontare un arduo problema ebbero esse qualche relazione con l'Arte
periore
:

ma

oltramontana, e specialmente con la Pittura

con

la

Miniatura francostile fra


il

fiamminga, cui spetta tanta parte nell'universale divenire dello

Trecento e

il

Quattrocento

E
essere

necessario rispondere a tale

domanda

se

si

voglia valutare esatta-

mente rimportanza dei monumenti


considerato
in

sin qui raccolti.

Ma

il

problema deve
rapporto

due

distinti

momenti

separatamente,

L'affresco rappresenta la

Battistero di

Parma, op.

cit.,

Madonna di Misericordia e la Crocifissione fra diversi santi. pag. 224) vi lesse quella data, ora frammentaria.

Il

Lopez

(//

2 W. SuiDA, Studien zar lombard. Muterei (Monatsh. f. Kiv., 1909, pag. 470) ; L. Testi, Pier Ilario e Michele Mazzola (Boll. d'Arte, 1910, pag. 81). Cfr. A. Venturi, Storia, VII, i, 223. Anche gli affreschi della cappella Ravacaldi nel duomo stesso hanno un colorito diverso da quello comune nelle pitture lombarde.

A. Venturi, Storia, VII,

i,

208.

Curiosissimo documento della Miniatura nella Liguria, sulla fine del Trecento, un ms. del British Museum (ms. 27695: " De septem vitiis ; cfr. The Palaeographical Society, 149-150) miniato, probabilmente a Genova, da artisti di diverso valore fra i quali potrebbe compararsi coi lombardi quello che sui margini di alcuni fogli (ce. 6 v., 8 v., 9, 11) ritrasse delle figure di insetti e di vari animali. Gli altri miniatori del ms. sono tutti molto differenti dai lombardi e singolarissimo l'artista che per rappresentare il vizio della gola si valse di modelli dell'Arte dell'Estremo Oriente (ce. 13).
^
;

412

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


alla

seconda met del

Trecento, e alla prima

met del Quattrocento


(alla

quale riguarderein
sguito), poich

mo
ci

sembra condurre a
nelle

risposte del tutto differenti

due diverse

epoche.

Durante

la

prima
l'in-

met del Trecento


tramontana
scarsa, e

lluenza della Pittura olin Italia fu


alle

ristretta

regioni pi esposte ad
essa,

come osservammo
Piemonte
e

nel
in

anche

alcuni

monumenti

della
in

Lombardia. Anzi,

quel tempo, la Pit-

tura italiana, per opera

specialmente di Simone
Martini e dei suoi seguaci, penetr in
cia,

Fran-

rivelandovi un rea-

lismo ben diverso dalle


eleganti stilizzazioni gotiche
e ai

proprie

ai pittori
I

miniatori locali.

quali,

con quelli che

si

posson dire franco-fiam-

minghi

nella

seconda

met del Trecento modificarono, nell'influenFig.'334.

za
Parigi,

dell'

Arte senese, la

Museo

del Louvre: Parement de Narbonne.

propria
volsero anch'essi a forme pi naturalistiche, sebbene, per

maniera, e
il

si

persistere di
le figure,

formule convenzionali gotiche

nell' atteggiare

e nel

drappeggiar

L'

"

OUVRAIGE DE LOMBARDIE
lo

413
loro

anche per deficienze nel rappresentare

spazio, le opere

siano

ben diverse da quelle dei coevi

pittori italiani, libere queste

da formule,

ampie

e nobili nel

comporre, intense nelle espressioni ^ Del che d chiara


fra

prova un confronto
1364 e
1377

una

delle opere pi singolari della Pittura franil

co-fiamminga di quel tempo, quale


fra
il

Parement de Narbonne, eseguito


anche

il

(fig.

334), e le pitture d'ogni regione d'Italia,

della

Lombardia. Pu adunque affermarsi che, nella seconda met del


se
si

Trecento, nella Pittura nostra,

prescinda da regioni e da opere

bene determinate, non

v'

traccia d'influsso oltramontano.

In riguardo alla Miniatura la risposta del

problema

alquanto diversa;

ma

bisogna distinguere nelle opere dei miniatori certe parti che potrebsuperficiali

bero dirsi

modi

di
le

colorire, ornati, artifici

di

fattura

dalle qualit pi intime,


altra scuola di

potendo

prime essere trasmesse da una ad


si

miniatori

senza che nello stesso tempo

trasmettano

caratteri sostanziali dello stile.

Durante
e le usanze

il

Trecento molti manoscritti miniati dovettero essere im-

portati di Francia nell'Italia superiore, ove erano in gran

voga

la coltura

francesi

^.

Abbiamo,

fra altro,

notizia di

libri

di preghiere,

probabilmente miniati, acquistati a Parigi, nel 1366, per Bianca di Savoia,

moglie di Galeazzo Visconti, e per


qualche
miniatore
francese

la

contessa

di

Virt
di

*.

Forse

anche
italiani.

lavor

per ordine

committenti

Cos nella biblioteca Reale di


e
il

Torino (cod. 77)


che fu

si

trova un pre-

zioso ufiziolo della Vergine


Italia e

dei
cui

Morti

scritto

sicuramente in
i

ornato per
le

Visconti,

stemma

ricorre pi volte entro

fogli,

mentre

sue miniature sono di schietto

stile

franco-fiammingo, della fine


(fig.
"^

del Trecento o del principio del Quattrocento

335)

^.

Ora

la

conoscenza

di tali manoscritti
si

francesi
gli

pot bastare ai mi-

niatori italiani perch

volgessero a imitarne

ornati ch'essi vi

ammi-

'

Cfr. specalineiite

d. a. Kaiserh.,

1906,414);

ma

M. Dvrk, Das Rtsel der Kunst der Brder van Eyck (Jahrb. d. kunsthist. Sanimi, XXIV, pag. 265 e segg.) H. Semper, Die Altarlafel im Kloster Stanis (Zeitschr. d. Ferdinandeuni, v. anche D. Burckhardt, Stiidien zur Gesch. der altoberrhein. Molerei (Jahrb. d. pr. Kstsnimlgn,
:

XXVII, 179 e segg ). ^ A. Michel, Histoire, III, 118. ^ E. Levi, Francesco di Vannozzo, op. cit., pag. 281. L. CiBRARio Economia politica nel Medio Eoo, Torino, 1842, III, 343; A. Dufour et F. Rabut, Les Peinlres et les peintures en Savoie (Meni, et doc. piiblis par la Societ sauoisienne d'hist. et d'ardi., XV). ^ La scrittura del cod. intieramente italiana. II Durrieu (Jacques Coene in Les Aris anciens dans la Fiandre, II, i) riunisce il suddetto ed altri mss. cli'egli assegna a Jacques Coene, il quale nel 1399 si era recato a Milano. Abbiamo ritrovato cinque iniziali miniate dallo stesso artista, e tolte forse a quel libro di preghiere, nel cod. n. 74 della stessa biblioteca Reale di Torino. ^ Tra i codici con miniature franco-fiamminghe gi nel castello di Pavia si possono ricordare i mss. fr. 169 (Evangeli) e 158 (Bibbia) della bibl. Nazionale di Parigi.
,

414
ravano.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

si

ritrovano

difatti

in

manoscritti lombardi, anche nel Plinio


dai

miniato

da Pietro da Pavia

suoi

compagni,
lobi
ai

molte

iniziali

ed

ornamenti marginali, a fogliami

ispidi,

con

profondi, che mostrano

una imitazione

diretta degli ornati

consueti

miniatori francesi \

i^if^

t-v!

\'

'

e
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,^<ii

>--

Fig. 335.

Torino, Biblioteca Reale: cod. 77

(ufiziolo).

Giovannino

Salomone

de' Grassi

furono alieni da

tali
i

imitazioni, sebbene

pi di frequente traessero dall'Architettura gotica

loro originali ornati.

' Cfr. fra gli altri codici il " Maiideville della biblioteca Trivulziana (cod. n. 816) e il ms. fr. 170 della biblioteca Nazionale di Parigi nei quali le foglie spinose degli ornati sono colorite in modo del tutto simile a quelle del Plinio di Pietro da Pavia, con vive lumeggiature negli apici,

l' "

OUVRAIGE DE LOMBARDIE

415

Anche si pu attribuire ad imitazione di miniature oltramontane l'uso di comporre le scene sopra campi messi a disegni geometrici d'oro
e di colore, quale
si

trova nelle opere di Giovanni di Benedetto, di Gio-

vannino

de' Grassi e di molti altri miniatori lombardi, persistente fra noi

e oltralpe sinch,

nel

Quattrocento, non

eromper dagli sfondi


superficiali,

la luce

viva del paesaggio.

Ma

se

si

prescinda da quei caratteri pi

non sappiamo

trovare tracce sicure di influsso oltramontano nella parte pi sostanziale


dello stile delle miniature lombarde. Sorge anzi
vi
sia
il

dubbio che un influsso

stato

in

senso

inverso,

della

Miniatura

lombarda

sulla

oltra-

montana.
Nel corso della seconda met del Trecento, mossa dall'impulso dell'Arte senese, la Miniatura franco

fiamminga
"

si

svolse rapidamente verso

un realismo sempre pi ampio


Berry, conservate nel castello
"

e libero sinch, a principio del secolo


le

XV,

giunse a quel capolavoro che sono


di

Trs riches heures

del duca di
gloria
delle

Chantilly,

preparando

la

Heures

di Torino, l'apparire di

Uberto e di Giovanni van Eyck ^


regione d'Italia

la

Miniatura lombarda, n quella di nessun 'altra

non hanno opera alcuna che possa essere comparata nemmeno lontanamente con le " Trs riches Heures le quali
sul principio del Quattrocento,
;

furono miniate circa l'anno 1416.


Trecento, molte opere italiane
miniatori
di
si

Ma

se

si

risalga agli ultimi decenni del


a

posson recare

paragone

di quelle dei

francesi.
^,

Di fronte

alle

miniature dei manoscritti di Carlo


ai

V
le

Francia

a quelle attribuite
^,

fiamminghi Andrea Beauneveu e


le

Jacquemart de Hesdin
illustrazioni
di

stanno soprattutto
i

miniature
i

lombarde

dei

romanzi cavallereschi,

disegni e
il
"

manoscritti miniati

Giovannino

e di

Salomone

de' Grassi,

dimostrano una comprensione del


e quasi del
tutto libera dai

Tacuinum Sanitatis vero pi ampia che non sia in

quelle,
gli

canoni gotici che impacciavano

ancora

ardimenti dei precursori franco-fiamminghi dei van Eyck.


le

Non hanno
che

miniature franco-fiamminghe della fine del Trecento la spontaneit di


il

disegno,
si

realismo, la visione penetrante d'ogni


illustri

aspetto della vita


i

affermano nella Miniatura lombarda,

questa

romanzi cavalle-

CHEL, Histoire,

71

recenti studi sulla Miniatura francese, data dal Durrieu A. Mi-' anche H. Martin, Les peintres des mss., Paris, 1909. ^ Cfr. L. Delisle, Fac-siniil de liures copis et enUimins pour le roi Cliarles V, Paris, 1903. ^ R. DE Lasteyrie, Les minialures d'A. Beauneueu et de Jacquemart de Hesdin {Monuments Plot, 111, e segg.). Ma nell'incertezza e nelle controversie che sono ancora intorno agli artisti franco-fiamminghi
'

Cfr. la

buona esposizione dei pi


111, 120,

155; v.

della fine del Trecento, cfr. A. Michel, Histoire,

III, 155.

416
reschi

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

con una forma fantasiosa e naturalistica ignota

agli

illustratori

francesi, o

esponga

precetti del

"

Tacuinum

sanitatis
"

con

tale

realismo

che precorre veramente quello dei miniatori delle


del duca di Berry.

Trs riches Heures

Ora, pi volte in antichi inventari francesi

miniature indicato col

termine di

"

un particolare genere di ouvraige de Lombardie \ senza


quelle

che

la

sua natura

sia

altrimenti, e meglio, chiarita. Significavano

parole che l'opera era inspirata in qualche parte a modelli italiani ? anzi,

propriamente, a

modelli lombardi

^,

come possiam credere dopo aver


?

lumeggiata l'importanza della


niature di
"

Miniatura lombarda

Era forse nelle mi-

ouvraige de Lombardie

un

colorito pi tenue del consueto?


si

o quel

termine voleva indicare delle qualit pi intime, e

riferiva a
i

codici illustrati in forma pi realistica del consueto, quali erano

romanzi
termine

miniati e

il

"

Tacuinum

Non
"

possibile

dare

una sicura risposta


suggerisce, meglio

ma

ci che

il

ouvraige de

Lombardie

che

non

dichiari

l'in-

fluenza cio della Miniatura italiana, e specialmente lombarda, sui miniatori francesi e

franco-fiamminghi quando

essi

ampliarono
delle
"

il

loro realismo

preparando cos l'avvento degli


di

illustratori

Trs riches Heures

Chantilly

delle

"

Heures

di
fra

Torino
la

trova

conferma nei

fre-

quenti

rapporti

d'arte

ch'erano

Francia e

l'Italia,

per opera di

prncipi che facevano ricerca di prodotti dell'Arte nostra, per opera anche
di artisti e d'impresari

che

li

procuravano

loro.

Sul principio del Quattrocento, appunto nel periodo in cui la Miniatura franco-fiamminga
"

si

trasforma dalla vecchia maniera in quella delle


"

Trs riches Heures

di Chantilly e delle
i

Heures

di Torino,

il

duca

di

Berry raccoglieva fra

suoi tesori opere d'arte italiane ^

Erano medaglie;
la

erano avori di quella officina degli Embriachi nella quale


di stile propria dell'Arte italiana

semplicit

aveva forme

squisite: nel trittico


si

eburneo
agili
le

del

Museo

di

Cluny

(n.

112), gi

posseduto dal duca,


sobriet,

elevano

figure, in vesti

d'una mirabile

ben diversa dagli ingombranti


pi vecchi miniatori del

drappeggiamenti propri

alle figure dipinte dai

duca

di Berry, simile a quella

che apparir fra breve nelle miniature delle

H. BoucHOT, ^'ouvraige de Lombardie (L'Arie, 1905, pag. 18 e segg.> Id., Un ouvraige de Lom(Reuiie de l'Art anc. et mod., XIV, 417 e segg.). Non occorre rammentare come sovente oltralpe il nome della Lombardia abbia servito a indicare tutta l'Italia. Perci il termine ' ouvraige de Lombardie potrebbe signiTicare, con amplissima accezione, un'opera alla foggia italiana.
'
;

bardie

'^

A. DE Champeaux, Les relalions du due Jean de Berry avec V Art italien (Gazelle des D.-Arts, 1888,

li,

409 e segg.).

l' "

OUVRAIGE DE LOMBARDIE
vi

417
gli

"

Trs riches Heures

E
^,

erano delle persone che agevolavano


il

scambi delle opere d'arte


menti
di

quali

veronese Pietro Raponda e

il

milanese
procedi-

Giovanni Alcherio, intento a raccogliere


utili

e a diffondere ricette e

a calligrafi e a miniatori,

come appare

nel

noto manoscritto

Giovanni Le Begue \

Nelle

"

Trs riches heures

di Chantilly, la cui bellezza tanta

da

sfuggire quasi all'analisi degli elementi che la

compongono,

in quell'opera

che proclama una nuova era dell'Arte,


l'Arte italiana

pu scorgere quanto largamente abbia concorso a preparare i mirabili miniatori. Che non
si

soltanto alcune composizioni

la

Salita al Calvario e la Presentazione al

tempio

vi

prendono modello da

dipinti

di

Simone Martini

di

Taddeo Gaddi, ma lo stesso largo naturalismo che anima i miniatori sembra aver avuto impulso dall'Arte nostra, trova in questa un degno
preludio e la sua preparazione.

ScHLOSSER, Die Werkslalt der Embriachi in Venedig (Jahrb. d. kiinstliist. Sanimi, d. a. da tenere particolar ricordo dei lavori degli Embriachi, sia per il loro stile, sia per l'iconografia, la quale pu dare pi completa immagine di quella coltura profana delle corti dell'Italia superiore, che si esplica nei mss. test illustrati. Le grandi arclie di avorio, gi nella Certosa di Pavia, lavorate probabilmente per Gian Galeazzo Visconti, hanno anche nei loro fregi certe figure di animali ritratte con tanto realismo che possono compararsi ai pi abili disegni lombardi. ^ H. BoucHOT, L' ' ouvraige de Lombardie (L'Arte, 1905, 18 e segg.). ^ Non si pu dubitare dell'origine milanese dell' Alcherio cfr. P. Duhrieu, Jacques Coene, loc. cit., pag. 8 A. Venturi, Storia, VI, 36. Per il suo singolare valore in rispetto alle relazioni artistiche internazionali verso la fine del Trecento e sul principio del Quattrocento, diamo qualche particolare notizia del ms. lai. 6741 della bibl. Nazionale di Parigi (cfr. Merrifield, Originai Treatises, Londra, 1849). 11 ms 6741 (cartaceo, " ex bibliotheca Lud. Martelli 1587 ) contiene vari trattali intorno ai colori, raccolti nel 1431 da maestro Giovanni Le Begue, come segnato al termine del suo indice. L'esemplare ch'egli copiava portava delle note intorno alle sue fonti. Nel 1409, a Genova, il primo raccoglitore delle ricette aveva avuto da frate Dionisio de.... un quaderno con ricette per colori di miniatore (ce. 32 v.) nel 1410, quello stesso aveva fatto copiare altre ricette imprestategli da Thederigo di Fiandra " rechamatorem solitum operar! in castro papi in vita condam incliti ducis mediolani quas receptas idem Thedericus dicit habuisse in londonia in anglia e son ricette, in francese, per preparare acque tinte da dipinger su tela (ce. 33-34 v.). Un altro ricettario (ce. 35) quel primo raccoglitore, del quale il Le Begue si giova, aveva fatto copiare a Bologna, " a quodam libello magistri Johannis de Modena pictoris habtantis in bononia ed erano ricette, in italiano, per preparare colori. Michelino da Besozzo, a Venezia, nel 1410, comunic a colui un suo processo per preparare l'azzurro oltremarino. Nel 1411, a Parigi, maestro Giovanni normanno " commorans in domo magistri petri de verona diede un'altra ricetta per l'azzurro allo stesso curioso, che era appunto Giovanni Alcherio (ce. 39 v.). A tali ricette, raccolte dall'Alcherio nei suoi rapidi viaggi, seguono nel ms. del Le Begue i trattati di Teofilo e di Eraclio, indi (ce. 81 v.) altre ricette che Giovanni Alcherio aveva avuto a Parigi, nel 1398, da ' Jacobus Cona flaniingus pictor , ed altre dategli dal miniatore Antonio de Compendio, a Parigi, in casa del quale dimorava dopo esser ritornato di Lombardia (ce. 87), e anche una ricetta per l'inchiostro confidatagli nel 1382, a Milano, da maestro Alberto Porzello " perfectissimus in omnibus modis scribendi et formis litterarum . Non si pu negare che tali notizie illuminino curiosamente la figura dell'Alcherio e l'intrecciarsi
'

Cfr.

J. V.

Kaiserh., 1899, pagg. 220 e segg).

delle relazioni d'arte fra regioni distanti


*

P.

Durrieu, Les Trs riches Heures de Jean de France due de Berry, Paris,

1904.
le

Poco persuadono le osservazioni del Durrieu (loc. cit., pag. 60 e segg.) intese ad attenuare glianze tra questa miniatura e l'affresco del Gaddi, o il noto disegno della Galleria del Louvre.
^

somi-

53

418

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Le miniature
finire del

del

"

Tacuinuin

sanitatis

composte

in

Lombardia

sul

Trecento, adunano gi quelle intime e deliziose sensazioni della


"

realt esteriore che nelle

Trs riches Heures

diventano pi complesse

Fig. 336.

Chantilly,

Museo Cond;

"

Trs riches Heures

,: il

Febbraio.

maggiormente elaborate, hanno talora meno fresca ingenuit. Le rappresentazioni dei mesi, che nelle " Trs riches Heures sono una piena rivelazione della nuova estetica che l'Arte fiamminga

ma

non pi vivaci

e,

L'

"

OUVRAIGE DE LOMBARDIE

419

seguir nel Quattrocento, potenti per senso intimo della vita degli uomini
e delle cose,

non hanno soltanto


alle volte
il

il

loro presagio nei fogli del

"

Tacuinum

sanitatis

ma

sembrano trarne modello, poich esse raffinano


contenuto
di quelle

pi che non rinnovino

miniature lombarde.
le

La

bella figurazione dell'Aprile

si

curvano

fanciulle

cercare

fiori tra l'erbe, e

giovani
i

donzelle amoreggiano

insieme

ha paral-

lelo nei fogli in cui

miniatori lombardi ritrassero, forse un ventennio

prima

degli

artisti del

duca

di Berry,

con grazia
le

meno
,

preziosa

ma

pi

spontanea,

dame

e gentiluomini

che vagano per

campagne. La miniatura
che rappresenta con

del Febbraio

(fig.

336) nelle

"

Trs riches Heures

profondo sentimento
e

lo squallore
il

invernale del paesaggio, pi complessa

ampia
ci

nel

rispecchiare

vero

ma non
"

pi efficace, nella impressione


illustratori del

^
'

che

comunica, delle miniature in cui

gli

Tacuinum
"

raffigurarono la vita casalinga nello


septentrionalis

Hyemps
:

il

burrascoso

Ventus

che assale
gi

viandanti

nella semplicit trecentesca delle


i

miniature lombarde

contenuta l'essenza che

miniatori franco-fiam-

minghi racchiuderanno in una pi splendida forma.


Sovente nelle miniature delle
'

Trs riches Heures

vi

sono delle

figure di animali ritratte con grande sentimento d'osservazione realistica.

Anch'esse trovano riscontro nell'Arte lombarda, nei disegni di Giovannino


de' Grassi
tra
:

anzi

il

taccuino

di

Bergamo
il

ci

offre
^.

un'inaspettata identit

uno

dei suoi fogli e


il

una
di

di quelle miniature

raffigurare

mese

Dicembre
belle.

miniatore del duca di Berry comil

pose una delle sue scene pi

Sotto

cielo

azzurro,

sul limitare

d'un bosco ch' arrossato dall'estremo autunno, la frotta dei cani dilania

un cignale abbattuto, mentre uno degli scudieri suona

il

corno per

ri-

chiamo
di cani

dei cacciatori
in

(fig.

337).

Anche

una carta del taccuino

di

Bergamo
(fig.

raffigurata

una muta

che sbranano

un cignale

atterrato

338). Intorno alla preda,

stesa al suolo nella

cani sono disposti

medesima posa che nella miniatura del Dicembre, i con movenze analoghe a quelle ritratte dal miniatore
mostrano persino
le

del duca di Berry, e

medesime

variet di

razza. Se

^ Anche nell'audace verismo usalo nel rappresentare la contadina che del duca di Berry fu prevenuto da quello del " Tacuinum , (fig. 271).

si

scalda al fuoco

il

miniatore

cembre

Mentre questo volume era in corso di stampa fu esposto da altri (Tlie Burlington Magazine, Di1910) il riscontro tra la miniatura delle " Trs riches Heures , e il disegno di Bergamo riscontro, del quale avevo dato notizia da pi anni ad alcuni studiosi, ad H. Semper, a L. Dorez. Intorno alla rappresentazione degli animali nella Miniatura francese sulla fine del sec. XIV, cfr. P. Durrieu, La Bible du Due Jean de Berry {Reuue de l'Art ano. et mod., 1909, 1).
^
;

420
tra la

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

miniatura e

il

disegno vi sono delle differenze esse derivano dalla


;

maggior semplicit del disegno


sono nella miniatura,
per l'inseguimento.
e

uno

dei

mancano due dei cani che bracchi alza il muso non perch sia
nel quale

afferrato per le orecchie

da un cacciatore,

ma

quasi nell'ansimare ancora

Non

v'

dubbio che

tra

la

miniatura e

il

disegno

vi siano

delle

Fig. 337.

Chantilly,

Museo Cond;

"

Trs riches Heures

: il

Dicembre.

somiglianze strettissime.
serv di

diverse

domande sorgono

perci

la
si

miniatura

modello

al

disegno V o questo a quella? o entrambi

rassomi-

gliano perch collegati insieme

da una terza consimile rappresentazione,


"

sinora ignorata ?

La grande bellezza

del foglio delle

Trs riches Heures

pu indurre

ad affermare senz'altro che l'opera del miniatore sia indipendente dal disegno, anzi che questo derivi da quella, o direttamente, o anche per

OUVRAIGE DE LOMBARDIE

421

mezzo

delle antiche riproduzioni che furono fatte del ciclo dei mesi con-

tenuto nel prezioso codice del duca di Berry K

Se cos

se

il

disegno

dipende dalla miniatura, esso


de' Grassi,
il

non pu essere

attrihuito

a Giovannino

quale mor nel 1398, bens deve essere assegnato ad artista

Fig. 338.

"

Bergamo,

Bibl. Civica: cod. A. vii. 14.

del Quattrocento, che le nel 1416, alla


il

Trs riches Heures

erano ancora incompiute

morte del duca.


per

Ma

ci

non appare molto probabile, perch


Giovannino
de' Grassi

disegno ha grandi affinit con lo

stile di

quale

lo

conosciamo

sia

gli altri

disegni del libretto di Bergamo, sia per le

'

Cfr. P.

DURRIEU, op.

cit.

422

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

figure di animali

che ricorrono pi volte

nell'iifiziolo di

Gian Galeazzo

Visconti.

Fu adunque
Immediato
ai

il

disegno del taccuino di Bergamo che serv di modello


del

miniatori

duca

di

Berry

Non

esitiamo a rispondere

lamic

txJiircuTtc ailibitnris .meli

eros binrc
.

pingtice iiuuiicn
'

omlcrccRt^i.iicTaiinct.iitcrmt^ pcctnrc n. alp;epaT;iririu-cafcnncntiUVi.

vanvm ranono naumcn

Flg. 339.

- Roma,

Bibl. Casanatense: cod. 4182.

che no, anche perch non sapremmo spiegare come

miniatori franco-

fiamminghi potessero attingere

al

taccuino del maestro italiano.


la

Rimane
oppure, se
il

la terza ipotesi, ch'

pi

plausibile:

miniatura e disegno
si

riproducono entrambi un esemplare comune e perci


esso fu noto ai miniatori del duca di Berry per

rassomigliano

disegno composizione originale di Giovannino de' Grassi,

mezzo

di

qualche copia

ora perduta.

E abbiam modo

di

far

congetture anche

intorno a quel-

l'esemplare o alla copia ora perduti.

OUVRAIGE DE LOMBARDIE
Gi alcuni
a preparare
fogli del libretto di

423

Bergamo
del
"

ci

parvero quasi destinati


sanitatis

alcune

delle

illustrazioni

Tacuinuni
si

ora,
al

anche l'episodio dell'atterramento del cignale


ciclo di
le

riallaccia

agevolmente

figurazioni proprie del


(fig.

'

Tacuinum

In

questo sono frequenti

scene di caccia
:

339), che illustrano le qualit delle diverse carni sel-

vatiche
(fig.

ora per

terreno

alpestre

cani inseguono

caprioli

gazzelle

340),

ora atterrano

la

selvaggina e la dila-

niano. In
gli
(fg.

uno

di tali fo-

del

codice
il

viennese

341)

gruppo dei

cani

che

atterrano una

gazzella

pu compararsi
disegnato
di
;

quello

nel

libretto

Giovannino
e vi figu-

de' Grassi

rato anche
in atto
di

un cacciatore
strappare un

cane

dalla

preda
le

affer-

randolo per

orecchie

appunto come nella miniatura delle


"

Trs

ri-

ches Heures

Non
che
del
in
"

inverosimile
codice
r.

qualche

^r. i.;Micli^
.

ct'et

utnt0:c iwt*z*e. TtMt.nnm.

Tacuinum
gruppo
gli

ora

colUvv |?.wilcfi
n. Ct'n>l*(>

iiiXittiicB}.
.

nono arficiirijHfmon*!

n<

T .Tfcwfl

perduto, e miniato dallo


stesso
di
artisti
Fig. 340.

Parigi, Bibl. Naz.

nis. lai.

che orn

Nouv. Acq.

1G73.

esemplari

pervenuti a noi, un foglio fosse dedicato alle qualit delle carni del cignale,
e contenesse

una composizione simile

in tutto a

quella del libretto di


la

Giovannino

de' Grassi. Passato in Francia quel


di

codice,
i

composizione

pot essere imitata dai miniatori del duca


di

Berry
si

quali,

come

gli artisti

molte altre epoche, anche grandissimi, non

facevano scrupolo d'approla

priarsi

da

altri

quanto a loro occorreva, rinnovandolo con

propria arte ^

'

Cfr.

J.

V.

slhist.

Sanimi,

d. a.

ScHLOssER, Zur Kenntniss der knsllei: Ueberliefening Kaiserh., XXIII, pag. 279 e segg.).

ini

spten Mittelalter {Jahrb.

d.

kun-

424

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


L'esistenza d'una tale miniatura del
"

Tacuinum
servito
di

non. tuttavia in-

dispensabile all'ipotesi che


esso stesso
"

il

disegno di Bergamo, o l'originale dal quale


ai
altri

potrebbe esser derivato, abbiano


.

miniatori
disegni
e

delle

Trs riches Heures

Questi poterono giovarsi

(come

son quelli dei prontuari ch'erano in

uso presso

gli artisti,

passavano

/'\. MWCB gAXClVAl

rtwh.multaunn rt>pHnommnTmimoiui.-ixfrc.n nuce Hcnii) luYHuin cti atei*


.

Jccn w

.luipjuwr

fttig\itiK'.iainmr,9cyiiiVjii0. fctianin bvcmc.aftne.u-gib;


i
:
_

Fig. 341.

Vienna,

Hofmuseum:

"

Tacuinum

sanitatis

facilmente

di

luogo

in

luogo),

quali riproducessero

il

foglio del tac-

cuino di Bergamo o una composizione del tutto simile. Cos in un prezioso libretto della Galleria Nazionale d

Roma,

del quale

avremo a

far

parola tra breve, un artista lombardo della fine del Trecento o dell'inizio del
Quattrocento, disegn una scena che pu compararsi anch'essa con la mi-

OUVRAIGE DE LOMBARDIE
niatura delle
"

425
questa le
:

Trs riches Heures

sebbene non abbia con


disegno di

rispondenze particolareggiate che sono nel

Bergamo

alcuni

cani sbranano un cervo, e uno d'essi trattenuto pel collare da un cacciatore,

come

nella miniatura

(fg.

342).

nella raccolta dei

disegni

del

-.m-^^

Fig. 342.

Roma,

Galleria Nazionale: disegno.

Vallardi, ora nel

Museo
(fg.

del Louvre, certo foglio


343),

membranaceo
che
si

raffigurante

una scena
della

di caccia

che pu essere attribuito ad artista lombardo


tali

fine del

Trecento, mostra quanto

soggetti,
i

esplicavano

persino nella Pittura murale

ne sono esempio

dipinti di Brianzole

avessero voga nella Lombardia.


54

426

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Possiamo concludere
riches Heures
,
i

che, con tutta probabilit,


in
altri

miniatori delle
di

"

Trs

quali

fogli

si

giovarono

composizioni di

Simone Martini e di Taddeo Gaddi, nella rappresentazione del mese di Dicembre trassero partito da qualche miniatura o disegno lombardo,
della
fine

del

Trecento,

prossimi allo

stile

di

Giovannino

de' Grassi,

Fig. 343.

Parigi,

Museo del Louvre: disegno.

che derivavano immediatamente dal

disegno

del

libretto

di

Bergamo

oppure, se questo non composizione originale, da altra opera del maestro

lombardo.
l'arte loro,

Ma

al

modello

miniatori

del
il

duca

di

Berry sovrapposero
esplorato

ampliarono immensamente

campo d'osservazione
la

dai lombardi, aprirono nello sfondo della scena

vista

mirabile della

l'

"

OUVRAIGE DE LOMBARDIE

427

campagna
lombardi

negli ultimi colori dell'autunno.

Non

altrimenti, in altre molte

miniature, l'arte loro fu preannunciata nel suo intimo da quella dei maestri
ch'essi

pur superarono
il

di tanto.

Tali relazioni fra

prezioso codice del duca di Berry e l'Arte lom-

barda dimostrano che veramente, negli ultimi decenni del Trecento, questa
influ sugli artisti

franco-fiamminghi, e inducono a credere che col

ter-

mine

"

ouvraige de

Lombardie
Grassi,

si

indicassero delle opere che in qualche

modo
di

ritraevano dell'Arte italiana, e specialmente della maniera lombarda


de'

Giovannino
,

dei miniatori

dei

romanzi

del

"

Tacuinum

sanitatis

distinte nel loro contenuto

realistico pi vivido

e pi libero

dalle opere coeve di

puro carattere oltramontano ^

' Tracce d'influenze italiane si potrebbero indicare, se per dimostrarle vi fossero argomenti cosi materiali da persuadere altrui, nei seguenti mss.: 1. Londra, British Mus. cod. Karl. 1319 (Cronaca di Jehan Creton) cfr. E. Maunde, A conteiuporarij Account of the Full of Richard the Second (Burlington Magaz., 1904, pag. 160 e segg). Il ms. del principio del sec. XV e mostra influssi dei romanzi illustrati italiani, anche nel sistema illustrativo. 2. Parigi, bibl. de l'Arsenal, cod. 664: cfr. H. Martin, Le Terence des Ducs, Paris, 1907. Cod. del principio del sec. XV. Alcune miniature offrono particolari riscontri con quelle del
;
:

" Tacuinum : cfr. tav. 50. 3. Parigi, bibl. Naz., cod. fr. 811 (Vision da prieur de Salon): ms. presentato a Valentina Visconti. La miniatura del frontespizio francese ma pu compararsi con le lombarde della fine del Trecento. Un confronto fra le opere di Giovannino de' Grassi e i disegni attribuiti ad A. Beauneveu (R. E. Fry, a. Drawing bij A. Beauneveu in The Burlington Magazzine, 1910, 51 P. Leprieur, De quelques nouueaux dessins du Muse de Louvre nella Revue de l Art anc. et mod., XXVIII, 168) rende evidenti le relazioni e le differenze tra i maestri lombardi e franco-fiamminghi dello scorcio del sec. XIV. La Miniatura lombarda della fine del Trecento dovette estendere la sua influenza anche sui miniatori tedeschi, a quanto appare da una bibbia del Gabinetto delle Stampe di Berlino che si potrebbe dire traduzione tedesca di un esemplare lombardo di quel tempo (cfr. J. Springer, Die Toggenburg-Bibel in Jahrb.
;

d.

pr. Kstsmnil., 1890, pag. 59 e segg,).

Milano,

duomo: mensola.

Fig, 314.

Como, duomo:

paliolto d'altare.

LA PITTURA SUGLI INIZI DEL QUATTROCENTO

Arte

Milano fra il sec. XIV e il XV. 11 duomo. La Scultura tramutarsi del suo stile. Rapporti fra gli scultori e i pittori. Pittori lombardi del principio del Quattrocento. Michelino da Besozzo. Disegni di artisti lombardi.
e
artisti

Relazioni fra la Pittura lombarda e quella di altre regioni d'Italia e d'oltralpe.

Sorgeva
aveva innalzato

sempre pi

in alto dal

cuore della

citt
il

la cattedrale.

Ideato con

magnanimo
Alpi
le

ardire,

immenso,

duomo

di

Milano

fu deliberatamente

improntato delle forme nelle quali l'Arte gotica


sue
pii

al di l delle

miracolose creazioni. Di ci

chiaro segno l'insistente ricerca di architetti oltramontani, nel primo dubitoso periodo della sua costruzione. Gi nel 1389, Niccol de' Bonaventuri

da Parigi
sivo,

nominato ingegnere generale della fabbrica. L'anno succesegli vien licenziato, lo scultore

quando
"

Anex von Fernach ha


invita

inca-

rico di recarsi a Colonia, nella citt della cattedrale bellissima,

per cer-

carvi

unum maximum
sebbene

inzignerium
gli

si

un

altro tedesco, Gio-

vanni di Firimburg, a dichiarare


costrutte. Poi,

errori ch'egli riconosca nelle parti gi


de' Grassi

nel

1391

Giovannino

fosse

nominato

ingegnere, e

maestri italiani trovassero


la

modo
di

di fare
di

opposizione conaltri

tinua ai forestieri,
artisti d'oltralpe,

Fabbrica invoca l'intervento


Enrico
di

architetti e

di

Gmnd,

Ulrico d'Ulma, del francese

430

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

Giovanni Mignot e di Jacopo Coene di Bruges,


d'un disegno generale dell'edifcio ^

quale ebbe commissione

Intanto una schiera di scultori e scalpellini,

"

magistri ad
,

picandum
che usci-

marmor

"

magistri

ad picandum lapides vivos

accorreva d'oltre

l'Alpi alla

grande impresa.

Non bastavano

a questa

gli scultori

vano dalle feconde prealpi


lombarde, e quelli venuti
di varie regioni d'Italia: nel-

l'ultimo decennio del Trecento, e nei primi anni del

Quattrocento, vengono d'A-

lemagna Hans von Fernach,


Niccol
Fritz di
"

de Hostaricha

Norimberga, Gualda Monaco,

terio e Pietro

Hans Marchestem, Giovanni


Brofender, Pietro da Vin
di
;

Francia,

Ludovico

de

Boy, Botando de Banillia,


Pietro francese.
Si

effondevano

allora

gi

di

regione in regione

grandi correnti d'arte.

Milano, tanto affluire di artefici

di diversi luoghi d'Ita-

lia e

d'oltralpe dovette fare


si

ch'esse s'intrecciassero e

fondessero pi che altrove.


Gli
effetti

del

nuovo
che cos

ambiente
Flg. 345.

artistico^,

si
Milano,

era formato

nella citt,

duomo; un

gigante.

sono manifesti nel profondo


tramutarsi
dello
stile

della Scultura lombarda,

quale

gi

osservammo

dinanzi alla porta della sagrestia aquilonare del

duomo

ornata da Gio-

' Cfr. C. BoiTO, Il Duomo di Milano, Milano, 1889; A. G. Meyer, Oberitalienische Frihrenaissance, Berlino, 1897, pag. 19 e segg. Annali del Duomo, passim.
;

pose bene in luce le vicende dello stile nella Scultura e nella Architettura a Milano sul principio del sec. XV, ma non diede sufficiente peso all'influenza transalpina. Meglio questa fu indicata dal Venturi (Storia, VI, 50 e segg.) bene oppugnando gli asseriti influssi della Scultura toscana,
^ Il

Meyer

(Ice. ct.)

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

431

vanni da Campione, quale possiam misurare meglio nella sua vastit quando si paragoni alle opere dei maestri campionesi del secolo XIV la
statua di

nel 1421.

papa Martino V che Iacopino da Tradate comp per il duomo Alla scultoria semplicit che dominava ancora nelle opere di
si

Bonino da Campione
pino da Tradate,
si
il

sostituisce

intieramente, nella
al

scultura di Iaco-

sentimento pittorico;
di

rilievo,

che pur poderoso,


e

sovrappone l'esagerato manierismo


le

un drappeggio che ingombra


quali

nasconde

forme con

le

sue linee complicate e sinuose,


;

poteva

tracciare piuttosto
l'Arte italiana

un pittore che uno scultore alla sobria chiarezza cui del Trecento aveva mirato, succedono le forme pi esubedelle
il

ranti ed oziose che fossero oltralpe nell'estremo fiorire dello stile gotico,
cos

come

alla severit

chiese

gotiche italiane

si

contrapponeva

allora nel

duomo

di

Milano

pi ardito e pittoresco complicarsi di linee

e di struttura.

Di molti stadi intermedi del trasformarsi

dello

stile

tra la

maniera

campionese del Trecento


sono documento
le

la

grandiosa
del

opera di Jacopino da Tradate


della

sculture

primo periodo

costruzione del

duomo,
di cui fu

dal bassorilievo di Giovannino de' Grassi e dai coronamenti delle

porte delle due sagrestie alle statue di Matteo Raverti e ai fantastici giganti

popolato

il

fastigio esterno della costruzione. Sull'inizio del


effetti pittorici

Quatsvol-

trocento la tendenza ad
sero

il

manierismo gotico

si

si

imposero rapidamente non senza influenza, crediamo, dei

maestri nordici che lavoravano accanto ai lombardi ^


favoriti,

dovettero essere

quei nuovi caratteri

stilistici,

dal frequente

intervento di pittori

che fornivano modelli e concetti

agli

scultori, distraendoli

sempre pi

dagli intenti propri della Scultura. Giovannino de' Grassi aveva dato dei

disegni di trafori di finestre e di capitelli

altri pittori, le statue


;

sul principio del

Quattrocento, attesero a disegnare persin

e gli scultori

avean

obbligo di riprodurre quei disegni con tutta fedelt, sotto pena di vedersi
detratta
figure la

una parte della loro mercede.

Cos,

quando

si

volle decorare di

mediana

di

quelle

grandi finestre del coro nelle quali l'orna-

'

Fra tutte

le

sculture del

duomo sono

singolari per

il

loro carattere franco-fiamniingo alcune delle

Marco Carelli, le quali ricordano, per la loro intensa espressione, quelle di Claus Sluter nel Pozzo di Mos. Monumento, sinora ignorato, dell'arte borgognotta a Milano, nel Quattrocento, sono alcune statuette di monaci piangenti, simili al " pleurants dei mausolei francesi, dimenticate in una cappella della basilica ambrosiana. Richiama invece all'arie tedesca del principio del sec. XV un paliotto (fig. 344) della cattedrale di Como che lia rapporti stilistici con qualcuno dei giganti
statuette di profeti nella guglia di

del

duomo
S.

Storia, IV, 840 e segg.

porta di

con alcuni dei rilievi dei fnestroni del S. Petronio di Bologna; ma cfr. A. Venturi, Sono da comparare col paliotto di Como anche le figure d profeti nel protiro della Alessandro nella chiesa di S. Maria Maggiore di Bergamo.
(fig.

345) e

432

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

mentazione

gotica

spiega
si ri-

tutta la sua fantasia,

corse,

nel

1402, a disegni

del pittore Filippolo da Me-

legnano

poi

ad

altri
"

di

Isacco da Imbonate,

opti
;

mum

pictorum Mediolani

e nel 1404,

quando furono
scul-

aggiudicate a diversi
tori, fra
i

quali erano pure

Matteo Raverti e Isacco da

Imbonate, alcune figure di


giganti,
ste
il

disegno di quepit-

venne fornito da un

tore,

da Paolino da Mon-

torfano K

N
ci

dipinti

disegni

che siano pervenuti a noi,

danno modo

di

cono-

scere lo stile dei pittori che

succedettero a Giovannino
de' Grassi nel servizio della

Fabbrica del

duomo

^.

Vi

bens nella biblioteca Tri-

vulziana un grande foglio


di

pergamena che pu condovuto ad alcuno


che lavorarono
a principio

getturarsi

dei pittori

per

il

duomo

del Quattrocento
tile
Fig. 346.

un sot-

disegno inteso forse a

Milano, Bibl. Trivul/.iana: disegno.

dar modello per un lavoro

Annali del Duomo, passim A. G. Meyf.r, loc. cit., 57 e segg.; U. Nebbia, Fai sciillura nel Duomo, op. cil. Si vuole opera di Isacco da Imljonale un allresco rappresentante la Crocifissione, nel deambulatorio del duomo (A. Nava, Memorie e documenti intorno al Duomo, Milano, 1854, 193). L'afTresco opera mediocre
1 2
;

della

prima met, gi progreditn, del Quattrocento.

LA PITTURA SUGLI
di oreficeria

INIZI

DEL QUATTROCENTO

433

ma

lo stile e l'aspetto delle figure

induce ad attribuirlo
(fig.

piuttosto che ad artista

lombardo ad un oltramontano
disegni.
Si

346) K

Non
la

poi facile

indurre dalle sculture a noi conservate quale sia stata

maniera dei

pittori

che ne fornirono

pu
(fig.

tuttavia osser347), disegnata

vare che nell'Annunziazione dell'abside

del

duomo

da Isacco da Imbonate,
pi complicato che non
sia

la

figura dell'angiolo

ha un drappeggiare assai

nei disegni di Giode'

vannino
gi

Grassi,
al

conforme

trionfante
gotico.

nuovo manierismo

N abbiamo documento
altri

dell'arte di molti
pittori

che

sul

principio

del

Quattroil

cento, lavorarono per

duomo,

intenti a minia-

re immagini, a

colorar

sculture, a dipinger vetri.

Ed

erano presso

ai

lombardi

e agli italiani

di varie regioni

quali
Me_

Porrino de' Grassi, Cristoforo


de'

Capitanei

Giovanni
da,

e Stefano

Lanfranco da Lecco,
^.^ g^^

Stefano daPandinO, Gio-

Mi,ao^

duomo: angiolo deirAnnun/.iazone.

vannino Gaudi di Vercelli,

Stefano

de Magistris, Francesco Solario,

Paolino

da Montorfano,
Antonio da Pa-

N. Bocciardo, Niccol da Venezia, Antonio da Cortona, derno, Mafiolo

da Cremona,
di

pittori e

maestri

di

vetri

gli

stranieri
di

Jacopo Coene

Bruges e Pietro di Alemagna,


di

pittori.

Zannino

Nor-

mandia, Corner
ci

Alemagna, pi

tardi

Guglielmo di Francia,
stile

vetrai.

Ma

soccorrono a questo punto dello svolgersi dello

della Pittura in

Nella collezione Albertina di Vienna (" Scuola romana 3-3) un disegno, a penna, d'una arcata e d'una cuspide gotica indicato come lavoro tedesco pel duomo di Milano; ma ch'esso sia stato fatto appunto pel duomo non v' nessuna certezza.
'

55

434

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


gli affreschi

Lombardia
Il

che Franco e Filippolo de Veris dipinsero, l'anno


de' Ghirli a

1400, nella chiesa della

contrasto
della

Madonna che osservammo


del

Campione.

tra lo stile dei

due maestri

e quello dei de' Grassi

pittori

fine

Trecento pi

prossimi a Giovannino

Si

*>*

Kjg. 348.

Campione,

S.

Maria de' Ghirli: alTresco.

corrisponde

al

contrasto ch' tra le sculture trecentesche dei campionesi


del

e quelle dei primi decenni

Quattrocento
S.

nel

affermano anche negli affreschi di

Maria

de'

duomo di Ghirli, come


stile

Milano. Si
in

alcune
tali

delle miniature gi ricordate, le ultime

forme dello

gotico con

LA PITTURA SUGLI
eccessi
di

INIZI

DEL QUATTROCENTO
quelli
dell'

435
d' oltralpe.
(fg.
^

manierismo che uguagliano

Arte

La

struttura stessa del trono del Cristo, nel Giudizio finale

276) con le
squilibrio

sue linee sfuggenti, con


nel concepire la forma,

la strana cuspide,
il

d indizio
in

di

uno

quale

poi

ricorre

ogni parte dell'affresco,


visi,

nei moti scomposti delle figure, nel bizzarro aspetto dei

nelle pieghe

esuberanti delle vesti

(fg.

348).

Non

pi la sobria e naturalistica

sem-

plicit dei frescanti del Trecento, seguita

ancora da Giovannino de' Grassi


"

da molti dei miniatori dei romanzi e del


di

Tacuinum

un maniesi

rismo smodato, un complesso


perde
la libera osservazione

convenzioni nelle quali


vero

si

adagia e

del

che l'Arte

nostra aveva gi con-

seguita.

Contemporaneo a Franco della nuova corrente stilistica,


Michelino

e
fu

Filippolo de Veris,

portato anch'egli

un maestro che
^

nei primi
il

decenni del
di Milano.

Quattrocento ebbe fama altissima, e molto lavor per

duomo
la

de Mulinari da Besozzo

menzionato

prima volta
si

negli atti della Fabbrica del


di

duomo
Egli

il

13 luglio 1404,

quando

deliber

chiamarlo a eseguire vetrate e

altri lavori,

perch era maestro

sommo
gi

nella Pittura e nel disegno.


1388,

dimorava allora a Pavia ove,


S.
^.

nel

aveva eseguito degli affreschi nel chiostro di


un'ancona per
e
le

Pietro in del d'oro,

e nel 1394

la chiesa di S.

Mustiola

Queste date,

notizie degli Atti del

duomo, fanno supporre un


si

lungo e abituale soggiorno


certo

del

pittore
dall'

Pavia,

che probabile che


^

Michele pavese ricordato

umanista Uberto Decembrio


Michelino da Besozzo.

come

abilissimo, sin da fanciullo, nel ritrarre animali, e poi maestro eccellente

sopra ogni

altro, fosse

appunto
"

lo stesso

Nel maggio del 1410,


inter

Michelino de vesucio pletore


^

excellentissimo
si

omnes

pictores

mundi

era a Venezia

nel 1418,

trovava a Mi-

'

Sugli airreschi di

Campione,

cfr.

pag. 345 e segg.

Molte

delle miniature del

"Tacuinum

sanitatis

del ms. Casanatense 459, del cod. lat. a. 7, 3 della biblioteca Estense di Modena, e in qualche tratto anche i disegni e le miniature di Giovannino de' Grassi (cfr. pag. 300 e segg.) segnano diversi stadi di transizione

Giovanni da Milano, di Mocchirolo, di Solaro e la maniera Franco e Filippolo de Veris. E giova qui rammentare anche gli affreschi di S. Maria in Selva, a Locamo. 2 G. D'Adda, Les Besozzo (L'Art, 1882, pag. 81 e segg.) P. Toescv, Michelino da Besozzo e Giovannino de' Grassi (L'Arie, 1905, pag. 321 e segg.); F. Malaguzei-Valeri, Michelino da B. (Thieme-Becker, KimsllerLex, II. 532). ' Foulkes-Maiocciii, Vincenzo Poppa, Londra, 1909, pag. 22. * C. Magenta, La Cerlosa di Pavia, Milano, 1897, pag. 32. * Cos giudicato da Giovanni Alcherio, nel ms. del Le Begue alla bibl. Naz. di Parigi: vedi pag. 417, in nota. In tale giudizio, ch' continuamente ripetuto nelle deliberazioni della Fabbrica del duomo
tra la semplicit trecentesca degli affreschi di

di

436

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

lano, e riceveva

pagamenti dalla Fabbrica,

al cui servigio

rimase indi per


lui,
"

molti anni ^ Nel 1420, la Fabbrica del

duomo

affidava a

pictorem

supremum
duomo,

et

magistrum a

vitreatis

di risolvere
1421,

una controversia sorta


il

col pittore di vetri Mafiolo


col figlio

da Cremona; nel
nel

maestro lavorava in
;

Leonardo, a dipingere presso


;

l'altare di S. Giulitta

nel nel
di-

1425, riceveva 1439, per


pinti.

pagamenti per vetrate

1429, per

un gonfalone
altri

una immagine
le

di Cristo, e nel 1442,

ancora per

vetri

Cessano quindi

notizie

di

lui negli atti della

Fabbrica, forse a

cagione della sua morte, perch sembra poco probabile che un

Michele
^,

da Pavia

il

quale, pi tardi, tra

il

1457 e

il

1465, lavorava a

Mantova

fosse lo stesso Michelino da Besozzo, ch'era gi operoso nel 1388.

Dei lavori che

il

pittore esegu per

il

duomo non rimane


;

traccia alcuna

non
o da

resta nelle finestre nessun


altri artisti nella

avanzo delle vetrate dipinte da Michelino,


e

prima met del Quattrocento

certa tavoletta

del Tesoro della cattedrale,

non

attribuita al
falsificata,

maestro per altra ragione


il

che di una firma grossolanamente


a un'epoca pi recente
^.

sebbene
gli

suo

stile

accenni

Sono anche scomparsi

*
;

affreschi del chiostro

di S. Pietro in ciel d'oro e la tavola della chiesa di S. Mustiola a Pavia,

un suo

ritratto

di

Filippo Maria Visconti


descritta dal

perduta una bizzarra com-

posizione

di

genere

Lomazzo

sono

quasi intieramente
nei

scolorati gli

affreschi del cortile della casa


il

Borromeo
hanno

quali

si

dice

fosse inscritto

nome
e

del pittore^; e altri dipinti, meglio conservati, nel

medesimo
differenti

cortile

in

stanze attigiie ad esso


si

caratteri
il

stilistici

da quelli che

veggono nella sola opera che rechi


Siena

nome

di

Michelino.

Nella
"

Pinacoteca comunale
fecit
,

di

si

trova una tavola inscritta


stile

Michelinus

la

quale non ha nessun rapporto di

con dipinti

(Annali del Duomo, op. cit. deliberazione del 13 luglio, 1404 " summus fertur esse in arte pictorie et designamenti deliberazione del 29 agosto 1420 " Michelinum de mulinariis de besutio pictorem supremum et magistrum a vitreatis ), s'accorda ancora il Lomazzo (Trattato, Milano, 1585, pag. 359: " Michelino vecchissimo pittore milanese, gi di centocinquanta anni, et principale di quei tempi in Italia ,). Cfr. Annali del Duomo, passim.
;
:

'

D'Arco, Delle arti e degli artefici a Mantova, op. cit., I, 26 e segg., Il, 276. Affermai tale fatto gi da molto tempo cfr. L'i4;-/e, 1905, 325. Cfr. anche A. Venturi, Storia, VII, i, 274. * Lomazzo, loc. cit.: " egli s'imagin quattro villani che ridono insieme, due maschi e due femmine; e finse il pi vecchio tutto raso, il quale sta guardando d'ogni intorno e ridendo, come che goda oltra misura, che non si trova uomo cos melanconico e tristo, che non si muova a riso in rimirarlo, mentre con la sinistra tocca lascivamente la villana che si tiene alla sinistra, la quale ha nel braccio un gatto che sembra anch'egli d'allegrarsi, ecc. ecc. Ma quello che d loro grandissima grazia, sono certe berrette fatte all'antica, col resto delle vestimenta che allora si usavano dai villani . Sembra esser copia o, meglio, ricostruzione di tal dipinto una tavola del XVI secolo posseduta dall'Accademia di B. Arti di Genova. Nel 1825 G. Cattaneo avrebbe scoperto il nome di Michelino inscritto negli affreschi del portico (G. D'Adda, Las Besozzo, loc. cit.), ma di tale iscrizione ora non si ritrova nessuna traccia.
^ ^

Cfr.

''

Tav. XXin.

Siena, Pinacoleca

Comunale. Michelino da Besozzo: Sposalizio mistico

di S. Caterina.

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

437

di maestri senesi, e dimostra invece tante affinit

con pitture eseguite nella


e

Lombardia da poter afFermare


da render del
cato
il

ch'essa

opera di artista lombardo,


scritta

tutto

verisimile l'opinione che in quella

sia

indi-

celebre pittore milanese. Sopra uno sfondo d'oro, seduta in trono


gotici, la

ornato di cuspidi e di fogliami

Vergine tiene in grembo


S.

il

Bam-

bino tutto ignudo, e in atto di porgere l'anello a


e S.

Caterina

il

Battista

Antonio eremita

si

curvano

intenti presso

il

suo seggio

(tav. XXIII).

La Madonna, avvolta
ture
sulla

tutta nel

suo manto azzurro, ha biondi capelli legroseo tenue, e modellato a sfuma;

gieri intorno al viso, ch' colorito di

quasi

impercettibili,
sull'apice del

senza contorni definiti


naso,
tutto

un

lieve

chiarore
Il

fronte,

sulle

palpebre

socchiuse.

morbido
lievi,

corpicino del
si

Bambino

d'una tinta tenera, con ombre


palpebre
;

che

addensano nel viso intorno due


santi

alle

la S.

Caterina, di

un roseo
;

chiaro nelle carni, avvolta in


nelle figure dei
il

manto

di colore di

malva rosata

anche

colorito,

pur diventando pi robusto, non

che una sfumatura continua.


Il

colorire adoperato dai pittori e dai miniatori lombardi della fine del

Trecento persiste adunque, anzi giunge a raffinamenti estremi nella tavola


di Siena, dinanzi alla quale, sopra ogni altra sensazione, prevale quella della

morbidezza delle

tinte, cos delicate e


si

sfumate che
dipinto

il

disegno perde ogni

consistenza. Per vero

direbbe che

il
i

che delle sensazioni quasi indefinite:

corpi,

non voglia comunicare a noi nascosti dalle ampie vesti, semsi

brano svanire entro

le

pieghe

sinuose, che

compongono manieratail

mente

il

convenzionalismo dell'ultimo periodo gotico, gi affermatosi negli

affreschi di

Franco
pervade

e di Filippolo
tutto,
il

de Veris, sostituisce

realismo
di

dei

Trecentisti,

dipinto

dandogli valore piuttosto

opera

decorativa che di concezione pittorica. E, tuttavia, una grazia delicata


nelle figure
:

timido,

il

Bambino

inanella

la

santa

che
lo

gli

si

appressa

sgranando

suoi occhi di giada, mentre la


i

Madonna

accarezza con un
profetica

lungo sguardo, e
solennit.

due vecchi

santi, curvi, ascetici,

hanno una

Un
assai

dipinto del

Museo Civico
stile,

di Verona,

opera di Stefano da Zevio,


alla

prossimo di

nel concetto intimo e nella forma,


fra le pergole

tavola

di Michelino.

Entro un verziere,

coperte

dagli

steli sottili

dei rosai, aliano gli angioli, eterei, quasi evanescenti nell'aria; altri stanno
sul prato

ove l'erbe sembrano intessute in


traspaiono
nell'

un magnifico tappeto
cielo.

altri,

quasi

invisibili,

oro

del

Tutto

indefinito,

quasi irreale.

La rappresentazione

esatta degli spazi cede

allo

studio di

438

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Fig. 349.

Verona, Museo Civico. Stefano da Zevio:

Madonna

del roseto.

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO
il

439

comporre
complesso
alle leggi

in

modo

decorativo lo sfondo

drappeggiare non

che un
sottratte

di linee

convenzionali
;

le

forme umane sembrano

anatomiche
(fg.

il

colorito

non intende che ad una morbida desia fatta quasi col soffio, tanto vi leg-

licatezza

349).
la tavola di

Sebbene
giero
il

Verona

disegno, e l'opera di Michelino


i

abbia

forme pi pesanti

una

ispirazione disegno,

meno lirica, due dipinti si rassomigliano strettamente nel lor come appare al confronto delle figure del Bambino e della Maanche nel
colorito,

donna

che

la

tavola della Galleria di Siena,

quando

era intatta dai restauri

dai

guasti,

ebbe forse anche pi delicato di


dipinto di Siena sia anch'esso
;

quello della tavola di Stefano da Zevio.

Ci potrebbe indurre a sospettare che


di

il

non del lombardo Michelino da Besozzo ma nella Pittura lombarda della prima met del Quattrocento troveremo
un pittore veronese,
e

continuamente nuovi argomenti per legittimare


torno alla quale
si

la nostra congettura,

in-

adunano ormai

tante prove ch'essa

pu
il

dirsi certezza.

Nel

1402

mor Gian Galeazzo Visconti. Prima che


di

funerale

del

principe magnifico muovesse dal palazzo

Milano, fu recitata

un'ora-

zione funebre

in

lode

del

defunto

dal

monaco

agostiniano Pietro da

Castelletto, degli

Eremitani di Pavia.

Quell'orazione poi venne trascritta


alla biblioteca

con grande cura in


del castello di Pavia;

un codice che appartenne


e

viscontea

ad essa

fu

aggiunta la genealogia dei Visconti

composta dal monaco


Il

stesso ^
(nis. lat. 5888).

manoscritto ora nella biblioteca Nazionale di Parigi

Ch'esso sia stato compiuto nel 1403, appare certo dalle indicazioni intorno
all'et di

Giovanni Maria e di Filippo Maria Visconti


miniato circa
ritratti

al

termine della

genealogia viscontea^; ch'esso sia stato


del
tutto

l'epoca stessa,
dei

probabile

per l'aspetto giovanile dei

due

figli

di

Gian Galeazzo.
Il

primo
e

foglio del prezioso manoscritto


di

fregiato
d'

armoniosamente
si

di

ornati

figure

(tav.

XXIV). Lievi rami


i

oro

svolgono pei

margini,
sconteo
si

collegano

insieme

medaglioni
Si

nei

quali

lo

stemma
fiosci
i

vi-

alterna a busti di profeti.


cartelli

protendono

questi, in gesti vivaci,


:

recando dei

con

scritte in

lode di Gian Galeazzo

hanno

li-

'

Cfr.

anche
^

dell'Elogio funebre di G. Galeazzo Visconti (Rassegna d'Arte, ottobre 1910). pubblicazione di G. Zappa {Michelino da Besozzo miniatore ne 1-,'Arte, novembre 1910). Nell'intestazione delia genealogia viscontea (ce. 7) detto ch'essa fu composta da Pietro da Castella posteriore
1403.

P. ToESCA, Le miniature

letto

appunto nel

440

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


viso, incavate le occhiaie,

neamenti del

lunghe
pi

e deholi le

mani, come

due

santi nella tavola di Michelino.


il

Ma

chiare

ancora appaiono

le

rispondenze tra
ziale. Quivi,

manoscritto e

il

dipinto di Siena nella miniatura


di

inistrie

sopra

un campo d'oltremare intenso quadrettato

d'oro, fra raggi d'oro, entro


azzurri, sta seduta la
tuose, goticheggianti
;

una profonda aureola

di

cherubini rossi

Madonna. La sua veste azzurra ha


il

delle pieghe tor-

suo viso, colorito di delicate tinte

sfumature.

! C'Cprotojnc a qua ocffmoir wmu* vicocomitui tiP^ vofttrt \T linCiim >Y<Tniii vitTuiTte colUrcmUbne

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TfR.Rf.V.^

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'.K'"^mnnn>

^^cc-

i5.ex.

Fig. 350.

Parigi, Bibl. Naz., ms. lat. 5888: genealoga viscontea.

di aspetto fanciullesco

come

quello della
Virt,

S.

Caterina nel dipinto della


corteggio
azzurro,
il

Pinacoteca senese.

Le dodici
nascondono
i

che

fanno

alla
di

Vergine,
di

sono vestite d'ogni pi tenera


verdolino
pieghe.
;

tinta, di cenere, di le loro

malva,

le vesti

persone sotto

lento fluire delle


di libri e lo

Recano
le

esse

propri simboli

S.

un

cero,

un cumulo

specchio,

bilance

d'oro e altri attributi

tutte

ingenue, con tondi

occhi sgranati, simili a quella stessa


all'intorno,

Caterina. Pi angioH stanno librati


di

portando

pennoni cogli stemmi

Gian Galeazzo,

mentre

Tav. XXIV.

Parigi, Bibl. Xaz.: ms. lat. 5888 (Elogio

funebre di G. Galeazzo Visconti).

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

441

Fig. 351.

Parigi, Bibl. Naz., nis.

lat.

5888: genealogia viscontea.

56

442
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Il

conte di Virt s'inginocchia, incoronato dal Bambino.


e quasi inconsistente nel

quale tutto

morbido,

modellato del suo corpo, come appunto

nel dipinto di Siena. In ogni tratto un'arte magistrale che

pu competere

coi capolavori

della Miniatura franco-fiamminga dei primi anni del Quattrocento.

Uguali caratteri

stilistici

si

ritrovano nella lettera iniziale della

me-

desima carta ove


la

figurato
i

maestro Pietro da Castelletto che pronuncia

sua orazione tra


i

frati avvolti

profondamente nelle
e

lor

cappe brune,
sei

come

pleiirants delle

tombe borgognone,
si

anche

si

riveggono nei
(fig.

fogli della

genealogia viscontea miniati con una serie di busti

351)

racchiusi fra rami che


figurato Giove in atto

dipartono dal primo

stipite

leggendario, ove
(fig.

di

coniugare Venere

ed Anchise

350), giun-

gendo sino a Filippo Maria Visconti, ch'

ritratto in et di dieci anni.

Le

affinit tra le

miniature del codice visconteo e la tavola di Siena


di

sono evidenti; esse valgono a riprovare che quella tavola

un
in

artista

lombardo,

di Michelino

da Besozzo. E anche perch


dallo
stesso

il

codice fu copiato
quella

verisimilmente a Pavia,
citt,

quando appunto Michelino risiedeva


pittore,

da affermare ch'esso fu miniato


che dipendeva intieramente da
la tavola di

dall'artista

celebre sopra ogni altro, oppure, s'egli non esercit la Miniatura, da


artista
lui.

un

Come
del
"

Michelino di fronte alle pitture lombarde del Tredi

cento, cos le miniature dell'Elogio

Gian Galeazzo
miniatori
stile,

di fronte a quelle

Tacuinum

sanitatis

e degli altri

lombardi trecenteschi,
in-

dimostrano un

medesimo

variare dello

una nuova soverchiante

fluenza del tardo manierismo gotico.

Qualche
Arti di

altra

traccia, quasi sicura,

possiamo raccogliere

dell'arte del

celebrato maestro.

Non

c'intratteniamo intorno ai ritratti dei Consoli delle


1450, che taluno attribuisce al maestro \ percitt,

Mantova per l'anno

ch quelli affreschi, ora trasportati nella Camera di Commercio della


cos

sono troppo guasti da restauri, n se ne pu dare un sicuro giudizio,

come

di

un affresco della chiesa milanese di


;

S.

Maria Podone,

attrii

buito anch'esso a Michelino


pinti d'una sala della casa

pi innanzi, a suo luogo, studieremo


altri si

dial

Borromeo che

ostina ad assegnare

medesimo

pittore

^.

D'Arco,

loc. cit.

E. Mntz, Les Aris la cotir de Papes, Paris, 1878, pag. 265.

che il D'Arco, il Muntz esita ad ammettere che Michelino da Besozzo sia lo stesso che che avrebbe eseguito quei ritratti, e sarebbe stato pittore della Corte dei Gonzaga tra 2 Cfr. A. Perat, La peintiire italienne (A. Michel, Histoire, III, 631).

Pi ragionevolmente il Michele da Pavia


il

1458 e

il

1465.

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

443

Nel Museo del Louvre

si

attribuiscono a scuola francese del secolo

XIV

quattro fogli di pergamena con figure di apostoli disegnate e colorite nel

modo

pili

delicato, a tinteggiature

rosee

nei

visi,

lievi

gradazioni di

colori tenui nelle vesti.

Ma

tra
la

pittori e miniatori

franco-fiamminghi
la

sinora noti non v' alcuno

cui

maniera coincida con


certa
di

maniera

di

quei disegni, che Besozzo.

ci

sembrano invece opera quasi

Michelino da

La

figura di S.

Tommaso
S.

(fig.

352) in

uno

dei fogli

ha gran sola

miglianza con quella di

Antonio nella tavola

di Siena,

anche per

Fig. 352.

Parigi,

Museo del Louvre:

disegni.

conformazione del viso

e delle

mani, gonfie e inerti

e le altre figure, sia

nel panneggiato, sia nel loro aspetto e nel colorito,

si

possono comparare
iniziale

a quelle del dipinto

di

Michelino

ai

profeti della miniatura

dell'Elogio funebre di Gian Galeazzo.

Fra
scuola

disegni della collezione Albertina di Vienna

un

foglio

meme

branaceo, gi attribuito ora a Giotto ora a Gentile da Fabriano ora alla


del

Pisanello,

reca nel suo recto alcuni

schizzi di figure

uno
sotti-

studio d'una Adorazione dei Magi, segnati a punta di argento

con

'

Vienna, Albertina:

"

Scuola romana, 5-5

Cfr.

K.

v.

Manteuffel, Die Gem. und Zeichn. op.


,

cit., 178.

444

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Fig. 353.

Vienna, Collezione Albertina: disegno.

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

445

Fig. 354.

Vienna, Collezione Albertina

disegno.

446
gliezza estrema

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


(fg.

353).

Nell'Adorazione dei Magi, la


e
alle

Madonna

e le

due

ancelle sono molto simili alla Vergine

Virt della miniatura del


il

codice visconteo di Parigi

si

confronti specialmente
snelle dei corpi.

panneggiato nelle
la

due Madonne,

le

proporzioni

Leziosamente,
S.

Vergine

abbandona

la

sua

mano

a un devoto ch' presentato da


occhiaie incavate

Giuseppe. Questi

ha l'aspetto sparuto e
di Michelino
;

le

come
i

il

S.

Antonio nella tavola


la tavola

ed anche altre parti del disegno offrono raffronti con


miniature del codice di Parigi
vesti,
:

stessa e

con

le

due

profeti, avvolti nelle

pieghe sovrabbondanti delle loro

Madonna
gno e

col

Bambino

in

come nei grembo. Non mancano


anche

disegni del

Louvre
il

la

dei riscontri fra

dise-

le pitture

veronesi del principio del Quattrocento,


fra la tavola di

tare quante somiglianze siano

rammenMichelino e la Magiova

ma

donna

del roseto di Stefano


il

da Zevio. ha due studi d'una


i

Nel suo verso

foglio della collezione Albertina


di
si

testa d'alce, nei quali l'oggettivit

osservazione che rende singolari


fa

disegni di Giovannino
ansanti, nel
la

de'

Grassi,

anche pi

sottile

nelle

narici

muso

arguto della bestiola lo spirar della vita


le

(fg.

354). Ora,

maestria di tale disegno pu confermare

osservazioni fatte sulle altre


il

parti del foglio di Vienna, e suggerisce

anch'essa

nome

di Michelino,

poich bene

si

accorda con

le notizie

antiche intorno all'arte del maestro


ritrarre

che Uberto

Decembrio proclam prodigiosa nel


di tali fgure ^
tal

animali,

che

Marcantonio Michiel, sul principio del Cinquecento, ammir in un libro

membranaceo pieno
Michelino

da Besozzo ebbe in

genere

di
de'

studi

il

proprio pre:

cursore nella Lombardia stessa, in Giovannino


prio

Grassi

anzi

il

pro-

compagno
egli

di ricerche

che sin dalla sua prima giovinezza, quando

Giovannino
aver vinto

de' Grassi era nel fiore della

sua

attivit,

Michelino sembra

pure ogni

difficolt nel ritrarre

animali, ed averne avuto

somma

lode. S'intreccia cos l'arte di lui, gi

operoso nel 1388, con quella

dei pittori della fine del Trecento, colla quale per altre parti essa contrasta.

Giovannino
l'acutezza
degli animali,

de' Grassi e

Michelino precedettero di gran tempo, nel-

dell'osservare, e nella
il

fermezza del

fissare

sui

fogli

l'aspetto

Pisanello, affermando

anche

in

quelle qualit

l'impor-

>

G. Frizzoni, Notizia d'opere di disegno, Bologna,

1884, 221

"

el

libretto in

quarto in cavreto con

li

animali coloriti de

mano

de Michelino milanese

LA PITTURA SUGLI
tanza
della

INIZI

DEL QUATTROCENTO
alla

447
cui

Pittura
il

lombarda
e

di fronte

veronese,

per troppo
supe-

tempo

fu dato
il

maggior merito del divenire dello

stile nell'Italia

riore tra

secolo

XIV

il

XV.
l'attivit di

Molti

altri fogli

con disegni di animali possono attestare


si

disegnatori lombardi che

appressano, per

il

loro

stile,

ora a Giovannino

Fig. 355.

Parigi,

Museo del Louvre: disegno.

de' Grassi, ora a Michelino

e furono assegnati anch'essi al Pisanello o ai

suoi seguaci.

Tra
dal

disegni che fan

parte

della

raccolta del Vallardi

posseduta

Museo

del Louvre, alcuni

hanno

affinit

con quelli del taccuino di

' Una classiTicazione dei disegni del cod. del Vallardi fu tentata da F. Burger (Francesco Laitrana, Strassburg, 1907, pag. 67 e segg.), e, meglio, dal Manteuffel (Die Geni, uiui Zeiehii., op. cit.).

448

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


^
:

Bergamo
rale
(fg.

sono studi di animali, toccati a penna o a punta


(fig.

d'

argento,

con leggiere lumeggiature


356),

343 e 355),
di

di uccelli,

coloriti al natutrattati
tutti

come

nel

libretto

Giovannino

de' Grassi,

con mirabile precisione,


della vita che distingue
i

sebbene senza quel senso


fogli segnati dal

del

movimento

grandissimo Pisanello.
libretto

quelli

possono unirsi
E. di Rothschild

disegni di animali in
e altri, di

un

posseduto dal barone

^,

maniera pi

antica, in alcuni foglietti dell'Ac-

Fig. 356.

Parigi,

Museo del Louvre: disegno.

cademia

di Venezia, nei quali

anche
357)
^.

si

trova qualche riscontro, con quelli

del taccuino di

Bergamo

(fg.

'

Nella raccolta del Vallardi

seguenti.

N.

2385: tre leoni.

opera
una

N. 2391: scimmie.

N. 2123:

disegni pi prossimi al taccuino di Bergamo sono, a mio credere, del sec. XV (Manteuffel, Zeichn., 124: Pisanello ?). N. 2387 topi. volpe. N. 2126: id., id. N. 2425: leopardo. Fine del sec. XIV.

su pergamena. Nn. 2472-2476: id., id. N. 2497: cerbiatto. Alcuni fogli della raccolta (Nn. 2526, 2532, 2536), con disegni di trafori di finestre fanno pensare ai lavori cui attese Giovannino de' Grassi pel duomo di Milano, ma non offrono elementi sufficienti per un giudizio sicuro. - Cfr. A. Venturi, Storia, VII, i, 253. ^ Venezia, Accademia: cornice I, fogli 1-14. Le fogge delle vesti (ii. 1, fig. 358) e lo stile dei disegni indicano la fine del sec. XIV o il principio del XV il foglio n. 9 di artista diverso da quello che disegn le altre carte, fra le quali si trovano probabilmente gli 11 fogli a punta d'argento gi attribuiti a Michelino da Besozzo nella raccolta di Giuseppe Bossi (cfr. G. D'Adda, Les Besozzo, op. cit., 85).
al naturale,

Nn. 2456-2470: uccelli colorali


N. 2498: cani.

N. 2568: cani clie inseguono lepri.

'

LA PITTURA SUGLI
In

INIZI

DEL QUATTROCENTO
Galleria Nazionale
si

449
di

un

altro

libretto

posseduto
S.

dalla

Roma

alcuni disegni con delle storie di

Antonio eremita

prestano a comdel

parazioni piuttosto con la Pittura lombarda della line

Trecento che
;

con quella veronese, anche per


altri

la ristrettezza degli

sfondi architettonici

disegni di animali

(fig.

359) son molto affini a quelli del libretto di

-^
f
il\

Jf'^f

f/'
-^

9x
^^^^H
1
1

^^^^^

"5

.-.sr

\
;'

^f
^^^^^^^^l

'

'

4,

Fig. 357.

Venezia, H. Gallerie: disegno.

Bergamo,

ma

le

figure
di

si

avvicinano pi alla maniera di Michelino da


de' Grassi.
(tav.

Besozzo che a quella

Giovannino

Si

osservi

specialmente

come

il

falconiere che cavalca un

mulo

XXV), abbia certa gonfiezza


di

dei lineamenti del viso


dei suoi seguaci.

che caratteristica nelle figure

Michelino e

'

G. Bariola descrisse

l'Italia settentrionale

con grande amore ne Le Gallerie Naz. II., V.

il

prezioso codice (Quaderno di disegni di un inaeslro dele segg.).


57

3t0

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

451
di per-

Pisanello, parte pi prossimi ai pittori

lombardi

^.

In

un tondo

gamena,
e

disegnata la Nativit del Bambino, con

sottili tratti di

penna

con larghe ombreggiature brune che rivelano grande sicurezza nel


il

distribuire

chiaroscuro,

le

masse della composizione

e la delicata fanfrusti

tasia dell'artista

d nuova

vita

ad elementi iconografici gi

dalla

lunga tradizione. Ancora certa durezza di pieghe del panneggiato della

Madonna

e delle ancelle riflette la

maniera

di

Giovannino

de' Grassi e dei

Fig. 359.

Roma,

Galleria Nazionale: disegno.

suoi seguaci

ma

il

tipo delle figure, pi

morbido
del

e pieno, richiama alla

mente alcuni
chiesa di
S.

degli affreschi

votivi
e

del
il

principio del Quattrocento

nella

Francesco di Lodi,

disegno

corpo

del

Bambino,

molle e quasi inconsistente, rassomiglia assai a


tavola di Michelino.

quello

del

putto della

Tra i disegni del codice, ora scomposto nei suoi fogli, possiamo attribuire con sicurezza a un maestro lombardo soltanto due che indichiamo. Fra gli altri, alcuni possono anche compararsi con le opere di Michelino da Besozzo (fig. 361) ma, dubitiamo che siano piuttosto veronesi che lombardi. Certanaente veronese, e tutto prossimo alla maniera di Stefano da Zevio il disegno attribuito agli Zavattari da A. Venturi (Storia, VII, i, fig. 158).
' i

452
Il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

medesimo disegnatore sopra un


stilistici

altro foglio

della stessa raccolta


gli

tracci,

con segno quasi impercettibile, un'Annunziazione nella quale

elementi

non sono meno complessi


lombardo

(fg.

362)

come

nella Nativit, dalla gon-

vi in quel

disegno

una sobriet trecentesca poco

alterata

fiezza propria dello stile

del principio del Quattrocento ^

Fig. 360.

Milano, Pinacoteca Ambrosiana: disegno.

A un
leria di

maestro lombardo della


il

fine del

Trecento o dei primi anni del


della

Quattrocento

Snida

giustamente ba attribuito un disegno

Gal-

Budapest, con una scena di caccia,

che pu rammentare anche


la

gli illustratori di

romanzi

(fg.

364).

Ricorda invece

maniera

di

Miche-

Nel uerso del foglio un disegno

(fig.

363) di

un

altro artista

che in

altri

fogli del

codice ritrasse

delle figure da
2

marmi
G.

antichi con la stessa maniera. La quale


Kiv., 1909,
il

W.

SuiDA, Studien

identificare

con

z. lomb. Mal. (Monatsh. f. Galeazzo Visconti, come vuole

rammenta specialmente la scuola veronese. 473). Non vi sono sufficienti argomenti per
personaggio principale rappresentato nel

Suida,

il

disegno.

LA PITTURA SUGLI
lino

INIZI

DEL QUATTROCENTO

453

un

altro

disegno delia collezione Albertina di Vienna, gi assegnato


'.

a scuola tedesca o veronese

Uno

stile

pi progredito

nel

ritrarre

l'aspetto

degli animali

nel

frammento d'una preziosa cintura viscontea posseduta dal Museo (Civico di Torino (fg. 331), opera probabilmente della prima met del Quattrocento, nella quale
di fattura,
il

anche mirabile, per variet

di tinte e per finitezza


:

lavoro dell'arazziere, forse fiammingo

sul

campo laminato

d'argento, sparso di fiori variopinti,

un

grifo
veltri

sbrana una

le-

pre,

due

latrano ed esi-

tano dinanzi a un orsatto che


li

affronta

accosciandosi,

con

tanta vivacit di

movimento che
ormai piutto-

sembra

rifiettere

sto l'arte dello stesso Pisanello

che non quella dei suoi precursori lombardi.

Se Michelino
prosegu
l'arte di

da Besozzo
aspetto

per

qualche

Giovannino

de' Grassi,
stile si

nella

sostanza del suo


di

allontan
dalla

molto da

lui

maggior parte dei

fres-

canti e dai miniatori lombardi della


fine

del

Trecento, suoi
Fig. 361.

Milano, Pinacoteca Ambrosiana: disegno.

contemporanei, abbandonando
gli intenti

che gi avevano guidato per gran tratto


il

la Pittura

lombarda.

A
pu
il

meglio dichiarare
il

trasformarsi
nella

dello

stile,

del quale Michelino


tra
il

dirsi
^,

massimo rappresentante
finitime, quali

Lombardia
le

secolo

XIV

XV

giova considerare
regioni

al di l del territorio

che esploriamo, e anche


condizioni generali della

oltre

le

erano allora

Pittura.

Vienna, Albertina, "Scuola romana 13-13. Nel recto: figura di S Caterina nel yerio: alcuni levrieri. Le lodi altissime che i contemporanei tributarono a Michelino crediamo sian nate in gran parte dalla novit del suo stile rapporto a quello che per l'innanzi era stato nella Pittura dell'Italia superiore.
'
;

454

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Un
pre

Courajod vide ed espose per primo \ ci sembra semmeglio determinarsi e confermarsi col procedere degli studi sullo
fatto

che

il

scorcio del Trecento, e nell'inizio del secolo successivo, vi fu una sensibile

omogeneit
gi
il

di

stile nella

Pittura

d'ogni regione d'Italia e di fuori.

Non
tenne

che allora suo vario

la

Pittura

diventasse
e
vi
si

monotona

anzi, essa

man-

colorito locale,

possono distinguere scuole

Fig. 362.

Milano, Pinacoteca Ambrosiana: disegno.

diverse

schiette

individualit

di

artisti

ma,

pur multiforme,

ebbe

dappertutto, pi che in altre epoche, degli elementi


e nelle

comuni

nella

forma

tendenze estetiche.
artisti gi nello
;

L'osservazione degli
pliato di

scorcio del Trecento aveva

am-

molto

il

proprio raggio

aspetti del vero

prima

trascurati erano

stati osservati
si

con una nuova curiosit, sebbene con un naturalismo che


alla

tratteneva

superficie delle cose, e ne scrutava piuttosto l'esterno

'

L.

Courajod, Legons professes a

l'ecole

du Louvre, Paris,

1902, II, 270 e segg.

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

455

che l'intimo

preparazione necessaria del profondo realismo che sar

nel Quattrocento.

Nell'uomo, quelli

artisti

ritraevano pi amorosamente

che

le

passioni
delle

la

forma esterna;
fogge che

di questa, soprattutto lo splendido

involucro

bizzarre

erano
ed

in

uso

nelle

cose,

essi

si

indugiavano in osservazioni minuziose


sero ad una loro percezione personale.

oggettive pi che

non miras-

Sul principio del Quattrocento, anche nelle regioni nostre che

prima
molti

ne erano pi immuni,

si

sovrapposero a

tali

intenti

naturalistici

Fig. 363.

Milano, Pinacoteca Ambrosiana: disegno.

manierismi
(i

propri

dell'

ultimo

stadio

dello

stile

gotico

oltramontano
^)
:

quali

si

palesano soprattutto nel panneggiato convenzionale


allo

essi

imponendosi
riconoscibili

spirito realistico

ch'era
tratti

allora

nell'Arte,
e

quasi soffo-

candolo talvolta, costituirono uno dei


di

pi singolari

apertamente

quel periodo

stilistico.

E non
in

soltanto appare tale

ma-

nierismo gotico nella Pittura in

Italia

come

molte altre diverse regioni.

giato

nella Scultura lombarda il mutarsi del modo di trattare il pannegsemplicit trecentesca di Boniuo da Campione alla manierata esuberanza di Jacopino da Tradate. E in ogni parte d'Italia si potrebbe ritrovare allora una medesima variazione di stile. La quale (poich risponde ai caratteri propri dello stile oltramontano) il pi chiaro indizio dell'intluenza dell'Arte d'oltralpe in Italia, nella prima met del Quattrocento, sia nella Scultura, sia nella Pittura.
*

Gi

abbiamo osservato anche


figure,

delle

dalla

456

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

ma
la

anche

si

trova diffusa per ogni


di

luogo, in vario grado di perfezione,


tinte

maniera

colorire

mediante
i

sfumate

senza

chiaroscuro,
del

con un modellare delicato, che


cento semljrano aver posseduto

maestri

lomhardi della
meglio di

fine

Treche

prima

tutti gli altri, e

Michelino adoper con gran sapienza nella sua tavola di Siena.

Con
in

tale

complesso

di caratteri intimi

formali (che riappariscono


artistica) la

regioni

diversissime

unendole

in

una certa omogeneit

Fig. 364.

Budapest, Galleria: disegno.

Pittura del principio


l'osservare le
cose,

del

Quattrocento, piena
di rappresentare

di

alacrit giovanile

nel-

amante
di

delle
di

scene di genere, non


rispecchiare

senza qualche sapore

umorismo, contenta
le

immedia-

tamente

la

vita,

ci

ha lasciato

pi

vive

attraenti

immagini del
dei

tempo

in cui essa fior.


e

Nella regione franco-fiamminga le opere dei pittori

miniatori

che precedono l'apparire dei van Eyck,


profondit di osservazione,

quali volgeranno l'Arte a

nuova

dipinti attrihuiti a Melchiorre

Broederlaem,

LA PITTURA SUGLI
a Jean Malouel,
il

INIZI

DEL QUATTROCENTO
i

457
libri

prezioso dittico del Museo Nazionale di Firenze,


di

miniati per
"

il

duca

Berry

fra

quali, specialmente, le miniature delle


le

Trs
:

riclies
i

Heures

mostrano chiaramente
il

([ualit

di

quello

stile

convenzionalismi

gotici,

tenue colorito, un realismo vasto e un

po' superficiale,
e dell'uomo.

che rispecchia vivido l'aspetto del paesaggio delle cose

Nella regione renana,


in Catalogna, in

Boemia,

sul principio del Quattro-

cento,

si

ritrovano

nella
i

Pittura e nella Miniatura

medesimi
in

caratteri,

come
uno

variet
stile.

locali

di

stesso
Il

(piale

fu

pur

fra

noi, e diede

una

fioritura

cos mirabile e varia che

giova osservarla alquanto

lungamente.
In Italia, tra
il

Tre-

cento e

il

Quattrocento, la

regione umbro-marchigia-

na

si

avanza inaspettatasul

mente

primo piano nel


Toscana segue

campo

della Pittura, e pri-

ma
le

della

nuove forme, commiste

di naturalismo e di gotici

manierismi, con feconda e


Fig. 365.

Carpi, Sagra: martirio di S. Caterina.

pronta

attivit.

Nelle opere

di Ottaviano Nelli
di

da Gubbio, e pi nelle splendide figurazioni profane


si

Lorenzo
forme

e di

Jacopo da Sanseverino,
tanto

trovano degli intendimenti e

delle

affini a quelle dei pittori

oltramontani: vi qualche dipinto

dei Sanseverinati che rassomiglia

ad opere
^
!

di maestri della Cata-

logna da potersi confondere con quelle

Gentile da Fabriano, avvolto

'

Cfr.

E. Bertaux, Les priiuitifs espagnols (Revue de l'Art, ancien

Histoire, HI, 761.

et mod., 1908); A. Michel (E. Bertaux), Sui fratelli da Sanseverino, cfr. A. Venturi, Storia, VII, i, 167 e segg. A. Colasanti, L. e
;

58

458

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


gotici,

anch'egli in convenzionalismi
qualit del

adun

nelle

sue

opere

le

pi alte

nuovo

stile

con squisito sentimento di osservazione, con insuo peregrinare in gran parte


d'Italia,

cantevole fantasia, e

le diffuse nel

da Venezia a Roma.
Intanto fra
i

toscani, e
nelle

dove
sue

le

sue vicende lo condussero, Masolino


le stesse

da Panicale seguiva,
tardi

prime opere,

tendenze cui pi
altri

doveva infondere un pi schietto carattere fiorentino ^ E

mi-

nori maestri di diversi luoghi dell'Italia centrale e meridionale adopera-

vano pur
Il

essi

il

medesimo

stile

"^.

quale nell'Italia superiore

si

rifrange in molte variet locali, talora


gli affreschi

assai diverse fra di loro.


S.

A
il

Bologna,

della cappella Bolognini in

Petronio, dipinti

dopo

1408, forse per opera di

Giovanni da Modena

^,

corrispondono pienamente

per
fra

il

loro largo verismo, per la predilezione

in essi manifesta delle scene di genere,

anche per
per

loro opprimenti maniei

rismi gotici

alla

forma

stilistica della

quale enumeriamo
il

monumenti
forme.

maggiori

ma vanno

distinti

questi

poderoso modellare con


asprezza
di

contrasti di luce e di

ombre fumose, per

certa

E
*
;

si

potrebbero perci riunire

agli affreschi nella cappella di S. Caterina nella


i

Sagra di Carpi, eseguiti da altro pittore, certamente prima del 1431


quali
nel

colorito

arido e rossastro
coevi

si

differenziano
(fig.

molto dalla ma-

niera

seguita
si

dai

maestri di Lombardia
tali

365).

N Antonio da
gli

Ferrara
delle

allontana di molto da

forme

^;

delle

quali

affreschi

due cappelle del duomo


^.

di

Parma mostrano

un' altra

singolare

variet

Venezia, ove Gentile da Fabriano inllu profondamente nella


pittori

for-

mazione dei

del

principio

del

Quattrocento,
si

l'

arte

di

Michele

Giambono,
stile

di

Antonio Vivarini, di Jacopo Bellini


a Padova,

ricollega

col

nuovo
Ra-

E anche
S.

negli affreschi della smisurata Sala della

J.

Salimbeni da

Severino {Bollett. d'Arte, 1910,


"

40'J

e segg.).

Il

CoLASA.NTr

(loc.

cit.,

pag. 447)

non

esalto

da alcuno le relazioni artistiche dei Sanseverinati con pittori d'altre regioni d'Italia e d'oltralpe. Gi pi anni or sono (L'Arte, 1905, pag. 337) io lio affermato quelle relazioni, che poi ho esposto anche pi ampiamente {Masolino, Bergamo, 1908, 44).

quando afferma

essere un fatto

mai

rilevato

ToESCA, Masolino, op. cit., 18 e segg. Venturi, Stona, VII, i, 152 e segg. ^ C. Ricci, Guida di Bologna, Bologna, 1900, 18. Non dubbio che lo stesso maestro non abbia dipinto gli affreschi della prima cappella, a sinistra, di S. Petronio, sebbene siano mollo guasti da restauri. E appunto consta che in della cappella lavor Giovanni da Modena. Dello slesso maestro abbiamo trovalo altri dipinti nella chiesa del S. Sepolcro. Cfr. A. Venturi, Storia, VII, i, 204. Ci risulta dal pi antico graffito che abbiamo trovalo nelle pitture, sulla parete di sinistra. Cfr. A. Venturi, Storia, VII, i, 220. Cavalcaselle, Storia, IV, 93. Cfr. L. Testi, Pier Ilario e Michele Mazzola (Boll. d'Arte, 1910, 59 e segg.). ' Cfr. L. Venturi, La Pittura Veneziana, Venezia, 1907, pag. 58 e segg.
'

P.

Cfr. A.

''

'

'^

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

459

Fig. 366.

Roma,

Galleria Colonna. Stefano da Zevio:

Madonna.

460

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


i

gione s'intravedono, pur fra


fra
i

molti guasti,

gli

elementi

stilistici

divulgati

pittori del principio del

Quattrocento ^
^

A
zione

Verona, ove l'arte del Pisanello


il

addurr poi ad altissima perfela Pittura nel

nuovo

stile e in

molte parti l'oltrepasser,

prinfra le

cipio del Quattrocento perde la potenza

drammatica ch'era
si

stata

maggiori virt di Altichieri,


delle tarde
torici
;

pi che altrove
effetti

avvolge nei manierismi


decorativi che pitdel
in

forme gotiche, mirando a


la

piuttosto

lasciando

salda realt amata dai suoi


si

maestri

Trecento,
raffinato

tenta di esprimere sensazioni quasi indefinite,

compone

un

idealismo

curiosa variet di

uno

stile

che dappertutto mescolava tendenze

naturalistiche a viete
del vero.

formule gotiche non ravvivate dalla osservazione

Stefano da Zevio

che

pur pot vedere ancora operoso


tali

l'Altichieri,
altri

esprime

in

modo

chiarissimo

nuovi

intenti,

che nelle opere di

veronesi, autori di pitture affini alle sue, appaiono in

modo

pi grossolano.
Galleria

L'Adorazione dei Magi nella Galleria

di Brera, la

Vergine della

Colonna

(fig.

366), lo Sposalizio di S. Caterina a

Verona, segnano nell'arte

di Stefano

da Zevio un'elevazione verso concetti sempre pi trascendenti


verso
rappresentazioni
quasi
incorporee,
tra
la

dalla realt,

eppur plausibili
e
'^

per

il

sapiente accordo

che in esse regna

forma

il

contenuto.
degli an-

Gli affreschi recentemente scoperti in S.


gioli aliano in aria, o si

Fermo

di

Verona

raggruppano a cantare, quasi evanescenti nelle

vesti rilassate

che

li

ricoprono

sono forse
nei
al

la pi lirica, alta e
si

manierata
in

opera del maestro.


intrico sottile
di

disegni,

quali la forma

scompone
di

un

linee,

e si adatta

capriccio
gli

della fantasia,

rendono
Stefano

anche pi chiari quanto siano

idealistici

intenti dell'arte

da Zevio \

{Storia, VII, i, 240) nell' affermare che vi sieno relaicioni fra coeve miniature veronesi del " Tacuinum sanitatis . Gli affreschi appartengono a uno stadio stilistico posteriore a quello delle miniature lombarde del " Tacuinum . ^ Cfr. specialmente: G. F. Hill, Pisanello, Londra, 1905. Le recenti scoperte di G. Biadego (Pisanus pictor in Atti del l. ht, Veneto di Se. Leti, ed Arti, LXVII, 837 e segg.) assegnando la nascita del Pisanello intorno al 1395, non pi al 1380, mostrano sempre meglio che il maestro fu piuttosto un mirabile esplicatore che un pioniere dello stile del quale parliamo. Cfr. anche L. Testi, Vittore Pisano (Rassegna d'Arte,
'

Non possiamo convenire

col

Venturi
le "

gli affreschi

della Sala della Ragione e

1910, 131 e segg.).


'

A. Venturi, Storia, VII,

i,

236.

maniera di Stefano da Zevio un disegno della Galleria di Dresda (G. FmzzoNi, Ricordi di un viaggio ne L'Arte, 1901, 238) la cui attribuzione al maestro appar certa per il raffronto con l'Adorazione della Galleria di Brera. A Stefano giustamente sono da poco attribuiti alcuni disegni della Galleria degli Uflizi gi detti di Farri Spinello e un disegno del Museo del Louvre (n. 2031). Singolari sono le rispondenze che si trovano con quella maniera nell'oreficeria veneziana della prima met del Quattrocento. Cfr. Londra, South Kensington, 631-1868: calice; Vienna, Hofmuseum, XVII: croce della Scuola di S. Teodoro di Venezia.
^

caratteristico per la

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

461

Sorvolando ora sulla Lombardia, della quale dovremo poi ricercare

con pi cura
ritroviamo

monumenti

della

Pittura del principio del Quattrocento,


dipinti

nel

Piemonte importanti

che s'informano allo

stile

diffuso per cos vasto territorio in Italia e oltralpe.

Negli affreschi del castello di Fnis, in Val d'Aosta,

l'esagerato

ma-

nierismo gotico che compone in forme schematiche


figure e sovente

il

panneggiato delle

ai visi

_
\

un aspetto
le

grottesco,

pu
del-

compararsi con quello


opere dei pi

arcaici

miniatori franco-fiamminghi che lavorarono, fra


il

Trecento e

il

Quattrocento,
s

pel duca di Berry,

che

rende quelli affreschi assai

pi prossimi alle va-

riet pittoriche

oltramon-

tane che alle italiane. In

qualche
poi,
il

figura

(fig.

367)

colorito cos te-

nue da potersi paragonare


a quello di

Masolino da
di

Panicale

Michelino

da Besozzo. Non diverse


qualit intime ed esterne
si

esplicano anche pi nei

dipinti della sala baronale

del castello di

Manta

presFig. 367.

so Saluzzo ^

Fnis, castello: una santa.

Tali affreschi piemontesi

offrono un saldo

addentellato con l'Arte

francese;

ma

anche

altre

variet della Pittura del principio del Quattrocento, nell'Italia superiore,

hanno molti rapporti con le forme oltramontane, e valgono a stringere viepi in una unit stilistica il vastissimo terreno che abbiamo corso
:

come

nelle valli alpine

del

Piemonte,

anche a Milano

Verona

la

'

Cfr.

P.

D'Ancona,

Gli affreschi del Castello di


e

Manta

(L'Arte, 1905, pag. 94 esegg.); P. Toesca, Antichi

affreschi pieinoiilesi (Atti della Soc. d'Arch.

B. Arti, Torino, 1910, pag. 3 e segg.).

462
Pittura
cos che

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

oltramontana e
i

la

Pittura

locale

digradano
si

l'

una verso

l'altra

loro confini

non sono

precisi ed esse
stile.

saldano insieme con

un trapasso quasi

insensibile di

Fig. 368.

Trento, castello:

il

Giugno.

Da Verona,

risalendo

il

corso dell'Adige,

si

posson

seguire le tracce

dell'Arte veronese sin che nasce incertezza se


italiani o di tedeschi.

le

opere siano di maestri


i

Trento, nel castello del Buonconsiglio,

dipinti

LA PITTURA SUGLI
della torre dell'Aquila
^,

INIZI

DEL QUATTROCENTO
stati eseguiti nei
(fig.

463

che crediamo siano

primi decenni

del secolo

XV,

gi fan sorgere tali


le

dubbi
pareti

368 e 369). L'artista, probella


sala

babilmente italiano, che decor

della

vide ancora,

Fig. 369.

Trento, castello:

il

Luglio.

'

G. Focolari, IL ciclo dei mesi nella Torre dell'Aquila (Tridentum, Vili, lasc.

4).

Non ho potuto
fig.

stu-

diare direttamente quelli affreschi.

Ugualmente singolari per


le

il

loro contenuto profano sono gli avanzi


729),

di decorazioni nel castello di Lichtenberg nel Tirolo (K. Atz, Kunslgesch. i>on Tirol, Innsbruch, 1909,

da raffrontare, per

il

contenuto, con

miniature del

"

Tacuinuni

464

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

nel loro estremo fiorire, le fogge signorili che appaiono in qualche minia-

tura

del

"

Tacuinum

sanitatis

Ma

l'ingenuo ed equilibrato realismo di


cogli affreschi

quelle miniature

lombarde trecentesche ha scarso rapporto

di Trento, nei quali la realt

travestita in

un esagerato convenziona-

lismo che rammenta


Pittura del Trecento

l'arte

di

Stefano da Zevio. Presso Bolzano, ove la

lasci

delle

opere

inspirate all'arte veronese \ in


di

affreschi del principio


altri del

del

Quattrocento nella chiesa


'^,

Kampill
di

^,

in

duomo

di

Bressanone
si

la

maniera dei maestri


esotici

Verona

affini

a Stefano da Zevio

mescola a caratteri

che potrebbero indicare

l'opera di artisti locali sotto gl'inllussi dell'Arte tedesca.

Una miniatura
medesimi
dubi)i

conservata nel Ferdinandeum di Innsbruck d motivo


(fg.

ai

370):

come

nello Sposalizio di S. (Caterina dipinto da Stefano da Zevio,


di
il

ogni trailo vi improntato

un

raffinato

manierismo
maestro

ma non
^

rag

giunge essa nell'ispirazione


appesantita da forme

capolavoro

del

veronese, anzi

che accennano ad opera non italiana

Pi

oltre

verso settentrione, per cotale insensibile digradare dello


alla Pittura della regione

stile, si

perviene

renana, la quale, mediante Colonia, trasse ori-

gine anch'essa dalle l'iandre^: e la rappresentazione del Giardino celeste


del

Museo

di Francoforte

'',

che ripete in tono minore


tavola veronese,

il

motivo
a

trattato

da Stefano da Zevio
questa con
di quelle
le

nella

pu

servire

congiungere

opere dell'antica scuola di Colonia, non come conseguenza

bens

come derivazione

di

una

stessa corrente artistica

che

nei

vari luoghi

ebbe diversa temperie

e colore,

sebbene consistesse di

elementi omogenei.

A
la

Milano, ove nel

duomo

si

palesano tanto

le relazioni

ch'erano tra

Lombardia
quelli,

e le regioni d'oltralpe, l'arte di

Michelino

da Besozzo, di

Franco
da

e di Filippolo

de Veris e degli
in

altri

maestri che vedremo derivare


e

pu connettersi

ugual
Gli

modo,

con

lo

stesso
le

misurato
miniature

giudizio, all'Arte oltramontana.

affreschi

di

Campione,

' Alludiamo agli affreschi di S. Giovanni in Dorfe (K. Atz, loc. cit., 659 e segg.), degli ultimi decenni del Trecento, nei quali giustamente H. Sem per ha notato molti caratteri italiani. ^ K. Atz, loc. cit., C58 H. Buaune, Die kirchUche Wandnial. Bozen zuni IMO (ZeUschr. des Ferdinan;

deuiiis, 1905, 33).


^ *

K. Atz, loc.

cit.,

fig.

7C1

G. Fiuzzoni, Ricordi di

un viaggio

(L'Arie, 1901, pag, 222 e segg.).

G. FiiizzoNi, loc.

cit.

H.

J.

Hermann (Wickuoff,

Besclireibeiides

Verzeichnis,

I,

109)

attribuisce la

niinialura alla scuola di Colonia.


Cfr. specialmente H. Sempeu, Die Allartafel der Krnung Marias (Zeitschr. des Ferdinandeums, 1906, pag. 411 e segg.). Il Semper crede che l'influenza dell'arte italiana a principio del Quattrocento si sia estesa attraverso la Svizzera e la Germania (ibid. pag. 400). V. anche A. Vknturc, Storia, VII, i, 228 e segg. ;
^' :

F.

Bacu, Millelrheinische Kunst, Francoforte, 1910.


"

Ora comunemente

attribuita a pittore della

Germania meridionale;

cfr.

C.

Gebhaudt, Der Meisler

des Paradiesgartens {Rep.

f.

Kw.,

1905, pag. 25 e segg.).

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

465
della Galleria

dell'Elogio funebre di Gian Galeazzo Visconti e la


di Siena

Madonna

non escono

dall'orbita dello stile


d'Italia,

del

quale abbiamo osservata

la diffusione in

molte regioni

ma

offrono anch'esse un addentel-

lato pi

profondo verso

la Pittura transalpina.

Fig. 370.

Innsbruck, Ferdinandeum:

il

Giardino

celeste.

Si confronti la tavola di

Michelino da Besozzo con


(fg.

la

Madonna
delle

della

collezione
al dipinto

Aynard
del

di

Lione

371). In questa
la

corrispondono di molto
figure,
il

maestro lombardo
il

forma delle mani

modellare poco solido,

tipo stesso del

Bambino. Anche

il

dittico franco-

fiammingo del Museo Nazionale

di Firenze offre

argomento

di confronti
59

466

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


quale

con l'opera di Michelino. Al


Berlino,

venne pur

attribuito,
di

nel
(fg.

Museo

di

un tondo rappresentante l'Incoronazione


gli

Maria

372) che

per vero non

appartiene, spettando invece a


del
la

un

pittore francese o fiam-

mingo
si

affine

all'autore

tondo della Piet nel Museo del Louvre.


tavola
di

potrebbero

paragonare

Siena e

le

miniature del codice

visconteo di Parigi anche a miniature franco-fiamminghe e a dipinti delle


primitive

scuole

tedesche

per scoprirvi

delle

affinit,

derivate sia da

tendenze parallele nell'Arte delle


diverse regioni, sia da influenze
dirette
le

della

Pittura

d' oltralpe

quali agevolmente giungevano


il

a Milano con
tisti

concorrervi d'ar-

d'

ogni regione, di Francia,

di Fiandra,
cogli attivi

anche

di Colonia, e

commerci.
di

La comunanza
con
le

relazioni
i

regioni transalpine, e

ree

ciproci

rapporti

tra

Verona

Milano, valgono poi a spiegare


le

singolari somiglianze che sofra


lo stile

no

di

Michelino e

quello

di

Stefano

da Zevio, e
altri

che ritroveremo fra

pittori

veronesi e lombardi.

Al periodo
Fig. 371.

nel

quale pre-

domin
Lione, Coli. Aynard: Madonna.

lo stile di cui

abbiamo

tracciato la diffusione, seguirono

ben presto, nelle diverse regioni, dei


Nelle Fiandre,
i

frutti diversi.
il

fratelli

van Eyck, raccogliendo


e

risultato della lunga


alla

preparazione,

diedero

una potente

originale
tutto
il

impronta

Pittura

oltramontana,

che persistette

durante

Quattrocento, distinguen-

Cfr. specialmenle O. Fischer, Die altdeulsche Malerei in Salzbiirg, Lipsia, 1908. L'altare di Pahl, ora nella Gallera di Monaco, lia riscontri con la maniera di Stefano da Zevio e di Michelino, come, per il colorito, le miniature del cod. lat. 15701 (Bibbia) della Staatsbibl. di Monaco, attribuite anch'esse alla scuola di Salisburgo (lg. 373).
'
:

LA PITTURA SUGLI

INIZI

DEL QUATTROCENTO

467

dola profondamente dalla Pittura italiana. Nell'Italia, in breve, fuori dagli


ultimi

impacci gotici sorse, tutto nostro,

lo stile del

Rinascimento. Ecco

a F'irenze, dapprima, Masaccio aprir d'un tratto nuove sfere d'Arte, e lasciato
il

realismo superficiale di Masolino, scrutare profondamente l'animo

fca-

Fig. 372.

Berlino,

Museo: Incoronazione

di Maria.

umano, dare ampia ed energica rappresentazione dell'universo essere


Venezia, dagli ammaestramenti
Bellini, precorritore di
il

di

Gentile

da Fabriano, sorgere Jacopo


dai convenzionalismi

Andrea Mantegna
e

e del figlio Giovanni; a Verona,

Pisanello liberarsi

dal

lirismo manierato e
fissare
i

per

addentrarsi nell'intimo delle cose


la personalit

eternamente nei suoi bronzi


nascosti vincoli che avevano

umana. S'interruppero allora

468

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


e ogni regione, ogni citt in-

unito insieme l'Arte di terre molto lontane

nalz ben distinta la propria voce.


Nella Lombardia, durante tutta la prima met del Quattrocento, persistettero le

forme

stilistiche

che

si

erano afTermate sugli


si

inizi del secolo

nell'opera dei de Veris e di Michelino da Besozzo,

svolsero lentamente

entro la propria cerchia, e tardi


l'Arte del Rinascimento.

si

dileguarono dinanzi all'irradiarsi del-

,^^^g^^^j0m^^m^m^

r?r7^ ^*nmtmtt8<pmemtttttmtiTOttt

Fig. 373.

Monaco,

Staatsbibl.: cod. lat. 13701.

Fig. 374.

Cremona,

S.

Luca: Contrasto dei

tre vivi e dei tre morti.

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO

Dipinti vari. Antonino de Feraris da Pavia.

discendenti di Miclielino da Besozzo. Leonardo da Besozzo. La sua Cronaca figurata. Gli Zavattari. Loro origine artistica. Gli affreschi della casa Borromeo di Milano. Affreschi rurali.
I

Sono
di

copiose

le notizie

di pittori

lombardi della prima met del

Quattrocento \

ma

scarse le opere,

anonime

in gran parte, e so-

vente anche

tali

da doversi attribuire ad

artisti cosi

mediocri che

giova lasciarli in una giusta penombra.

N dimostrano
stile.

esse molta variet


si

tendenze che allora siano state nella Pittura lombarda, anzi


fra loro

accor-

dano

con insistente monotonia di


dei

La maniera

De

Veris,

affine

nell'intimo

quella di Michelino,

ma

dotata di curiosi caratteri suoi, ebbe probabilmente pi di un seguace

e continuatore.

da ricollegare ad essa
(fig.

il

pi singolare affresco votivo della

chiesa di

S.

Francesco di Lodi

375). Sullo

sfondo bruno verdastro di un

'

Cfr.

specialmente

F.

Ma.la.guzzi-Valeu[, Piltori lombardi del Quatlrocento, op.

cit.,

passim.

470

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


fioriti,
si

riquadro orlato di ramoscelli

eleva

il

trono della Vergine, tin:

teggiato di color di malva, con tenui gradazioni di luce

ha bizzarre forme
con
gialle,

gotiche

nelle sue cuspidi

fogliami
nella

sventolano

come banderuole. La

Vergine,
finezza
:

leziosamente
il

elegante

persona,

dipinta

gran
l'av-

manto bruno, soppannato

di

verde a iridescenze

volge in pieghe sinuose, nelle quali lo

stile

gotico ha delle ridondanze bacos

rocche
rente
di
si
;

la tunica, di

verde azzurrastro,

leggera da parer traspa-

il

seno e

il

viso della figura, dalle lievi

chiome

gialline,

sono

tinti

sfumature rosee azzurre e candide.

in ogni parte
;

una

virtuosit che
trasparenti,
i

compiace

di tentare ogni

compito

difficile

e ritrae niml)i

vesti sottili
l'indefinito.

come

veli

e tocca nella delicatezza del colorire

limiti del-

Anche

nelle fattezze e nell'atteggiamento della

Madonna
gi

il

pittore

si

rivela raffinato seguace della


affreschi dei

maniera convenzionale

osservata negli

De

Veris, alla quale egli d

nuove

finezze; nelle altre figure

dell'affresco egli

mostra

tale

tendenza a forme eccessive, e quasi alla casi

ricatura,

che a primo aspetto


d'

sarebbe tentati di crederlo non italiano,

ma

venuto forse
11

Alemagna, portando seco quello strano suo manierismo.


(fig.

S.

Antonio eremita

376),

ammantato
il

di

porpora scura

il

corpo

ronchioso, velato di un drappo cinereo


grottesco nei lineamenti e ci

cranio deformemente
l'artista

enorme,

mostra come
;

giunga all'espressione

soltanto per

mezzo

di esagerazioni

ma
Il

anch'esso disegnato

con finezza
sul

degna d'un maestro


suo tratto dice

non volgare.

devoto inginocchiato
le

terreno
:

erboso, ha lineamenti contorti, enfiate


il

orecchie, flaccide le

mani

ogni

curioso manierato spirito del pittore.

Affine a Franco e a Filippolo


l'ignoto

de Veris,

quasi

discendente da loro,

maestro che dipinse in


ti

S.

Francesco di Lodi, forse gi nel secondo


di

quarto del secolo XV, non

appare privo

somiglianze pur con MiS.

chelino da Besozzo se confronti la figura del


tavola della Galleria di Siena.

Antonio coi santi della

Altra maniera segu Antonino de F'eraris da Pavia che, nel 1419, di-

pinse

la

cappella di Aghinoro d'Acqualunga


\ Meglio che ai nuovi maestri,
e

nella

chiesa

di

S.

Luca, a

Cremona

Michelino da Besozzo, del

' Lo Zaist (Notizie istoriche di piti, acuii, ed ardi, cremonese, Cremona, 1774, pag. 28) riporta da una raccolta ms. (ii antiche iscrizioni l'intiera epigrafe ch'era dipinta su quelle pitture, le quali ai suoi tempi pi non si vedevano. Negli affreschi ora scoperti tornato in luce anche un frammento di iscrizione che

corrisponde a quella (.... et mercator crem.. natus quondam domini bartholomei.... ,) cos che l'identificazione dei dipinti con quelli eseguiti da Antonino de Feraris non dubbia. 11 Caffi (// Castello di Pavia in Ard. SI. Lomb., Ili, pag. 543) afferma che nel 1419 Antonino lavorava a Pavia.
..

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

471

Fig. 375.

Lodi,

S.

Francesco: alVresco.

472

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Fig. 376.

Lodi,

S.

Francesco:

S.

Antonio eremita.

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

473

quale fu detto discepolo, l'arte sua pu congiungersi a quella dei pittori


della fine del Trecento.
Gli atTreschi riapparsi di sotto

l'intonaco nella cappella


le

di

S.

Luca,

rappresentanti
cos

entro

molti angusti riquadri

storie del Battista,

sono

malconci da non potersene fare sicuro giudizio. Tuttavia alcune note


vivissimo,

di azzurro e di scarlatto

che

vi

appaiono ancora qua

l,

forniscono sufficiente argomento per credere che sia opera di Antonino de


Feraris anche un grande dipinto del (Contrasto dei tre vivi e dei tre morti,
nella sagrestia attigua a quella cappella
affresco
i

(fg.

374). Si ritrovano in codesto

colori squillanti e le qualit di disegno che s'intravedono in quei

Fig. 377.

Cremona, Museo

Civico": affresco.

guasti dipinti
i

d'altra parte, sia lo stile, sia le fogge delle vesti vi

designano

primi decenni del Quattrocento.

Un

eremita, sulla porta della propria cella, indica la


i

tomba scopere

chiata ai tre cavalieri,


pardi, seguiti da

quali giungono
tiene
i

coi falchi in pugno,

con leo-

un fante che

cani al guinzaglio, e porta la preda.

Nel disegno delle figure non v' nulla delle gonfiezze gotiche proprie di
Michelino da Besozzo e dei De Veris alquanto secco, che rammenta lo
bardi della fine del Trecento.
;

anzi prevale un fare contenuto, e

stile dei frescanti e dei

miniatori lom-

Non
mento

dissimile dal Contrasto dei tre vivi e dei

tre

morti
377)

un framche incli-

d'affresco ora nel

Museo Civico

di

Cremona

(fig.

niamo ad assegnare

allo stesso

Antonino de Feraris ^

Opere di transizione fra le forme stilistiche di Giovannino de' Grassi e quelle dei pittori lombardi prima met del Quattrocento possono dirsi una tavoletta della Madonna fra due santi nel Museo Civico di Pavia (coli. Reale, n. 80; cfr. A. Cglas.xnti, Gentile da Fabriano, Bergamo, 1909) e un'altra Madonna del Museo Correr (II, 8) di Venezia.

della

60

474

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMRARDIA

Si

diffondeva

intanto

sempre pi ampiamente
altra

lo

stile

che aveva
;

trovato cos nitida espressione nell'arte di Michelino da Besozzo


esso

in breve

doveva predominar tanto su ogni


tutti
i

tendenza da informare, in
ci

vario grado, quasi

dipinti

lombardi che
ci

sono rimasti della prima


diretta

met del Quattrocento. E forse


di Michelino
stesso,

avvenne non senza


i

azione

del

maestro che

contemporanei esaltarono sopra

ogni altro,

il

quale nella sua diuturna attivit nei maggiori centri di

Lom-

bardia, a Milano, a Pavia, aveva potuto spiegare

una vasta

profonda
che possa

influenza sugli altri pittori lombardi.

Leonardo da Besozzo,
Nel 1421,
di
egli era

il

figlio

di

Michelino,

non

colui

dirsi discendere pi intieramente dalla

maniera paterna.
Io

ancora col padre, e

aiutava a lavorare nel

duomo

Milano

ma poco

pi tardi dovette lasciare la Lombardia, per recarsi


la

nell'Italia

meridionale, ove doveva esercitare a lungo

propria arte ^
S.

Gli affreschi della cappella di ser

Gianni Caracciolo in

Giovanni

Carbonara

di

Napoli

'^,

segnati col suo

nome, furono certamente eseil

guiti

dopo l'anno
;

1433, nel quale


verisimile

venne eretto nella cappella


si

mausoleo

del Caracciolo
quelli
la^

ed

che non

tardasse molto a ultimare con

decorazione del luogo, e ch'essi perci fossero compiuti a

non

grande distanza da quell'anno.

La cupola
;

della grandiosa costruzione

poligonale fu messa tutta di azzurro

le

pareti vennero istoriate, in doppia


:

zona, di scene della vita di Maria, di figure di santi a lato delle finestre
nel basso, di

una

fascia

con diversi episodi della vita eremitica, e d'uno

zoccolo a riquadri marmorei. Un'iscrizione, sotto l'affresco della Nativit


di Maria,

afferma che

la

cappella
;

il

sepolcro

di

ser Gianni furono


della
^
:

dipinti

da Leonardo da Besozzo
il

ma

in altro affresco,

Vita

degli

eremiti, ricorre

nome

del pittore Perinetto

da Benevento

conviene

perci procedere cautamente, e distinguere


l'opera del maestro principale.
I

da quella del collaboratore

caratteri stilistici propri a

Leonardo da Besozzo
della Vergine

si

possono osser378),

vare nitidi nell'affresco della Nativit

(fig.

che

reca

' Gir. P. ToEscA, Michelino da B., op. (Tiiieme-Becker, Kinstl.-Lex., Ili, 532).

cit.

{L'Arte,

1905,

323)

F. Malaguzzi- Valeri,

Leonardo da

B.

H. Brockiiaus, Leonardo da Bisticcio {Gesamni. Sludien z. Kstgesch. fi'ir A. Springer, Lipsia, 1885); Rotonda di S. Giov. a Carbonara {Boll. d'Arie, 1909, 121 e segg.). ^ Sotto la Nativit scritto " Leonardus de Bissucio de Mediolano hanc capellam et lice sepulcruni pinxit , nel primo riquadro della Vita degli eremiti ' Perinect(us) de benivento pinxit ,.
2

L. Serra, Gli affreschi della

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

475

a a

C3

O
V5

6C

476
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


del
pittore

nome

lombardo. La scena non

concepita con una forte


spazio,
si

percezione del vero. La prospettiva, l'equilibrio dello


zioni delle figure sono incerte, ed
l'affresco dei tratti

le

propor-

anche errate
di

tuttavia

ritrovano nel-

non trascurabili

un realismo che

in alcune parti

nell'episodio

della

donna intenta ad ammanire vivande,


le

nel

gruppo

degli spettatori

volge lietamente alla scena di genere. Sul fondo grigio

delle architetture,

persone spiccano pei colori chiari

azzurri prevesti:

dominanti nelle lor

hanno

visi

coloriti di ro-

seo chiaro, modellati con


certa rapidit, con fattezze

ad ammaccature.
Ritroviamo
i

medesi-

mi

caratteri stilistici quasi


gli

in tutti

altri
:

alfreschi

della

cappella

nelle

fi-

gure evanide dei santi dipinte a fianco delle finestre e presso


il

mausoleo
nell'

del

Caracciolo,

An-

nunziazione

(malamente
architetto-

composta entro un mediocre sfondo


nico), nelle

Esequie della
la

Madonna. Soltanto
sentazione
di

Pre-

Maria, pi

robusta nel colore e pi


Fig. 379.

Napoli, S. Giovanni a Carbonara. Perinetto da Benevento: un eremita.

rigida nel disegno,

si

pu

sospettare esser stata eseguita dal pittore

lombardo

che

anch'essa ha
di

le tinte

chiare e azzurrine

lui predilette

con

la

collaborazione

Perinetto

da Benevento,

il

quale,

appunto nella zona

sottostante, segn del proprio

nome uno
(fig.

degli

episodi della vita degli eremiti ^

Perinetto

da Benevento

si

dimostra,
;

in

codesto afTresco
dal

379),

discepolo

di

Leonardo da Besozzo

distinto tuttavia

maestro, per

' Ma cfr. A. Venturi, Storia, VII, primi riquadri della Vita eremitica.

i,

275.

Sono

da attribuire a Perinetto da Benevento soltanto

tre

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

477

crudezza

di

colorito e di disegno.
attribuirgli

E bene osservando
alcuni
dei
gli

questa sua opera,


erealla

pensiamo che siano da


mitica,

riquadri della vita


eremiti intenti

non

tutti

perch nelle storie raffiguranti


(fg. (fg.

musica, in compagnia di un angiolo

380) e quelli rivolti ad ascoltar


381), si

un sermone, a costrurre un
caratteri
stilistici

edifcio

veggono

di bel

nuovo

propri

che spetti

al

pittore

Leonardo da Besozzo. anche verisimile lombardo l'aver ideato tutte le singolari scene, che
a

hanno
denti

loro remoti antecenell'

iconografici

Arte

bizantina e nella Pittura to-

scana del Trecento ^


Pi
affresco

che
della

in

ogni

altro
in

cappella,

quello

della

Incoronazione

della Vergine lo stile di Leo-

nardo da Besozzo

si

esplica

ingenuamente, libero da intenti

poco consentanei

alla

sua natura, quali s'imposero


all'

artista in altre scene

(fi-

gura 382).
Quivi
sforzo
di

non

v'

nessun
lo

rappresentare

spazio, di tracciare grandiosi

sfondi architettonici: la

comun
Fig. 380.

posizione compatta, affollata di figure ristrette in

medesimo piano,
intieramente con
artista

ideata
di
al

Napoli,

S.

Giovanni a Carbonara.
gli eremiti.

Leonardo da Besozzo:

spirito

decoratore.

Intorno

gruppo centrale

nel

quale

le

persone

sono occultate dai grandi manti

fluenti e lumeggiati d'oro, si assiepano le

coorti degli angioli, gaiamente fiorite d'ogni colore. Svaria d'una in altra

schiera

il

colore delle armi,

delle

vesti

vi tale
Il

ricchezza di

tinte,

che

fa rassomigliare l'affresco

ad una miniatura.

colorito delle carni,

pi robusto e succoso nelle altre figure, tenue e sfumato in quelle degli

'

Pisa, e nella tavola della Galleria degli Uffizi

Nelle rappresentazioni della vita eremitica in tavolette bizantine, negli afl'reschi del Campo Santo di malamente attribuita ad Ambrogio Lorenzetti.

478

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

angioli, le quali

hanno

tale

vispo aspetto infantile che ricorda

le figure

della tavola di Michelino da Besozzo.


i

N meno

delicati di colorito

sono

santi e

devoti, dipinti negli spigoli dell'affresco, taluni improntati forritratti

temente di carattere individuale, e anche


del Quattrocento, altri segnati

fedelmente nelle fogge


idealistica

con

l'esagerazione

che

si

era

diffusa nella Pittura lombarda. Vi

anche qualche particolarit pi miall'arte


inerti,

nuta che giova a congiungere l'affresco di Leonardo da Besozzo


di

Michelino e degli
vita
;

altri

lombardi

la

forma debole delle mani,

senza

la rilassatezza dei

lineamenti del viso, che semlira derivare

Fig. 381.

Napoli,

S.

Giovanni a Carbonara. Leonardo da Besozzo:

gli eremiti.

al pittore dalla

maniera paterna. Infine


lombardi \
somiglianze con

la

composizione stessa dell'affresco

ha parallelo

in dipinti
tali

Ma, osservate

la Pittura lomJ)arda,

pur da

ri-

conoscere negli affreschi di Leonardo da Besozzo qualche elemento nuovo,

probabilmente acquisito dal pittore nelle sue peregrinazioni lungi dalla

Lombardia. Le architetture degli sfondi


Quattrocento che con
l'ignoto frescante del S.

di alcuni dei riquadri

hanno

assai

pi somiglianza con quelle proprie ai pittori senesi della prima met del
le fantastiche
esili

costruzioni di Michelino, dele

Francesco

di

Lodi

degli

Zavattari. In alcune

'

Nei dipinti di Biandrate, che fra breve ricorderemo, e in decorazioni absidali di chiese campestri.

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO

479

Fig. 382.

Napoli,

S.

Giovanni a Carbonara. Leonardo da Besozzo: Incoronazione

di Maria.

480
figure
il

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


disegno pi fermo,
ci

la

forma pi corretta che non siano nei

lombardi
rentini
:

rammentano

in

qualche
il

modo

lo stile dei

nuovi maestri

fio-

osserva soprattutto

chiaroscuro

d'un

busto dipinto entro un


finezza di

tondo, sotto
tratti e di
(fig.

l'Incoronazione della Vergine, nel quale tanta


stile

modellato da avvicinarsi allo

di

Masolino da Panicale

383).

Fig. 383.

Napoli,

S.

Giovanni a Carbonara. Leonardo da Besozzo: affresco.

In

un

affresco poi della chiesa di

S.

Giovanni a Carbonara, che gi


^,

da pi anni abbiamo attribuito a Leonardo da Besozzo


toscane sono anche maggiori. Nella chiesa attigua alla cappella del Caracciolo
soltanto alcune figure di santi nel

le

influenze

l'artista

dipinse non

mausoleo

di re Ladislao, segnate

anche

'

L'Arte, 1905, pag. 323.

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


del suo

481

nome

ma

ormai troppo guaste dal tempo,


(fg.

))ens

anche una
meglio

gaia scena dell'Annunzazione


equilibrata

384).

La composizione

vi assai

che
;

nell'ugual

soggetto
sia
S.

dipinto nella cappella di ser Gianni

Caracciolo

ma
gli
il

che l'affresco

opera di Leonardo

da Besozzo appare

certo se confronti la figura del


ziante,

Giovanni, che sta presso l'angiolo annun-

con

altri dipinti del

maestro e vi osservi
il

particolari

manie-

rismi gotici,

debole disegno delle estremit,

colorito proprio del pit-

Fig. 384.

Napoli, S. Giovanni a Carbonara. Leonardo da Besozzo: Annunziazione.

tore lombardo. Dalla finestra della stanza

erompono
il

raggi di luce
dipinte.

mentre
L'an-

Gabriele sta inginocchioni sul suolo coperto di maioliche


giolo graziosamente coronato di rose
cos semplice,
;

panneggiato della sua tunica

tanta la nobilt del suo atto, e cos


figliuolo

puro

il

candore

del viso

che

il

di

Michelino

pi

che dal padre sembra aver

'

Sotto la figura di
),

un santo vescovo,
la

tutta ridipinta, l'iscrizione


altri vi lesse.

("

Leonardus de Bissucio de Me-

diolano ornavit

ma non

data del 1428 che

61

482
tratto
profitto,

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

per quella sua figura,

dell' arte di

Masolino da Panicale.

e forse

ragionevole credere, riguardando alla sua perfezione, che l'affresco

sia posteriore di

qualche tempo

ai dipinti della

cappella del Caracciolo,

anche a un vasto lavoro di miniatura che pose Leonardo da Besozzo in pi intimo contatto con l'Arte toscana.
Appartiene ora alla famiglia Crespi
figurata che reca scritto al suo termine:
di

Milano un prezioso codice


la

miniato posseduto un tempo dalla collezione di Carlo Morbio,


"

Cronaca

Leonardus [de mediolano] de


quale gi
altri

Bissutio pinxit
scrizione
^,

Nei

fogli del codice, del


la

diede ampia de-

si

svolge

storia
celebri,

tradizionale

dell'umanit,

rappresentata

colle figure

di

uomini

disposte

cronologicamente, e precedute

dalla rappresentazione dei quattro elementi sotto specie di quattro diversi

animali.

Ognuno

dei fogli del codice diviso in tre


oltr amarino
stile

zone sovrapposte, nelle


le

quali sul fondo di azzurro

campeggiano
assai

figure miniate.

La prima
altra

carta

mostra uno

diverso

da quello d'ogni
nei quali anche

parte

del

libro ^

Le

figure

vi

hanno un disegno pi ampio, una


altri
fogli,
il

struttura anatomica pi robusta che negli


colorito pi raffinato,

il

meno semplice

anzi tale

loro vigore, che

si

possono supporre disegnate da un qualche seguace dei grandi maestri


fiorentini del principio del Quattrocento (tav.

XXVI).
svelte, linea-

Nelle altre carte

personaggi

hanno proporzioni pi
in S.

menti delicati;
affreschi di

in essi

per vero

si

possono ritrovare somiglianze


presso l'Annunziazione.
:

cogli

Leonardo da Besozzo

Giovanni a Carbonara, e special-

mente con
germente

la figura del Battista dipinta

La

fat-

tura quasi sempre di estrema delicatezza


di roseo

le

carni

dei

visi, tinte

leg-

come

negli angioli della Incoronazione di Maria nella


sottili tratteggi

cappella del Caracciolo, sono lumeggiate talora di


a punta di pennello
dal
bigio
al
Il
;

bianchi,

nelle vesti,
e
al

una

gamma
al

varia e delicata di colori,


talvolta

roseo

giallo

vivo,

vermiglio,

con

tinte

cangianti.

disegno ha una nobile correttezza, non sciolta interamente da

impacci

gotici,

ma

volta tutta a certa severa sobriet

l'artista

appar gui-

dato da un sentimento della bellezza che

gli affreschi di S.

Giovanni a Carpersole

bonara non facevano presagire, se non forse nell'angiolo annunziante inghirlandato di rose. Sono dignitosi in aspetto
naggi
illustri
;

profeti,
la

saggi antichi,
;

Semiramide, armata, sciolta

chioma

Priamo, coperto

'

H. Bkockhaus, loc.

cit.

Anche

il

Brockhaus

(op. cit, 19)

scorse la differenza tra quella e le altre carte,

ma

l'attribu a

incertezza del miniatore.

TtMKTiV

lAVTV-^i^^

COH'C

!*

Tav.

WVII.

Milano, coli. Crespi: Cronaca figurata

lii

Leonardo da Hesozzo.

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO

483

Fig. 385.

Milano,

coli.

Crespi: Cronaca figurata di Leonardo da Besozzo.

484

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


di

armi argentee
bianco
;

un manto verde lumeggiato


luci

di

giallo e

soppannato di
;

Mos, vestito di tunica gialla e di un vivace manto roseo

Eliseo,

illuminato di tenui
calzari di carminio,

bianche sulla tunica grigia

Sardanapalo,
al

con
385).

con un manto iridescente dall'azzurro

roseo

(fig.

In tutte le figure svariano

armoniosamente
son
pi

le tinte;

il

carattere sovente

accennato con giustezza.

Dove
tico, se

le

figurazioni

complesse, pi appare

raffinata l'arte

del miniatore. Ercole che strozza

Anteo sembra

tratto

da un

marmo

an-

non imitato da qualche scultura

dei nuovi maestri

del

Quattroi

cento

Europa passa

sul

candido toro, vestita d'azzurro, ondeggianti

Fig. 386.

Milano,

coli.

Crespi: Cronaca figurata di Leonardo da Besozzo.

capelli l)iondi, gentilissima in atto;


di tinte chiare, e
(fig.

ha

il

viso colorito con grande finezza

rapidamente segnato
esile

di

bruno

nelle ciglia,

nella bocca

386)

Proserpina,
si

nella lunga tunica di colore di

malva

di

carminio,
l'erbe;

curva leggiadramente sul fondo azzurro a cogliere


le

fiori tra

Priamo tende
;

mani ad Elena che

gli

s'inchina presentata

da

Paride
(tav.
(fig.

Scipione
vi

sta

ignudo, nobilmente atteggiato dinanzi ai senatori


pio raccoglimento nell'Adorazione del

XXVII);

un

Bambino

387). In ogni parte traluce


i

un senso della
che

grazia, un'aurea semplicit

che suggerisce

nomi

di

Lorenzo Ghiberti

e di Masolino.
la

Ci induce facilmente a sospettare

Cronaca figurata non

sia

originale invenzione del pittore lombardo, bens derivi da

un

esemplare

toscano

il

sospetto

si

conferma anche per qualche osservazione estranea

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO


all'intimo dell'opera
tista

485
cittc,

in

imagin un
Il

edifcio

una delle miniature, raffigurando una simile a S. Maria del Fiore \


d'

l'ar-

rappresentare figure

uomini famosi per


di

significar

con esse

le

varie

et storiche, era uso divulgato

nella coltura e nell'Arte medioevale, cosi

che non duhhio che preceduta


Venturi
^

la

Cronaca

Leonardo da Besozzo non

sia stata

da

una

lunga

preparazione iconografica.

fu

opinato
eseguiti

dal dal

ch'essa abbia avuto a suo

modello

certi

atTreschi

fiorentino

Giusto
della

Menabuoi,
degli

nella

seconda met
di

del dei

Trecento, in una
quali un codice

cappella

chiesa

Eremitani

Padova,

membranaceo, posseduto
gli schizzi originali.

dalla Galleria Nazionale di

Roma, conterrebbe

Fig. 387.

Milano,

coli.

Crespi: Cronaca figurala di

Leonardo da Besozzo.

Ma non
turi, al

possiamo, per molti motivi, convenire nel giudizio del Venil

quale pur spetta


la

merito di aver scoperto

il

codice

romano

e di

averne proclamata

grande importanza.
negli Eremitani
di

Che Giusto Menabuoi abbia dipinto


serie cronologica degli

Padova una

uomini famosi, simile a quella riprodotta con ore,

dine sistematico nella Cronaca di Leonardo da Besozzo

frammentaria-

anche

Brockhaus (op. cit. pag. 22) trasse argomento dal vedersi sulla cupola di S. Maria del Fiore lanterna, e da particolarit di una veduta del Pantheon per dedurre che l'artista abbia eseguito quelle miniature, o gli schizzi d cui si giov, tra il 1436 e il 1442.
'

Il

la

2 A. Venturi, // libro di Giusto ne Le Gallerie Naz. II., IV, 345 e segg.; Io., Storici, VII, i, 274. Cfr. sulla controversia sorta in proposito dell'attribuzione del Venturi: J. vox Schlosser, Zar Kenntniss der kinstler. Ueberlieferung (Jahrb. d. Kstliist. Sanimi, d. ali. Kaiserh., XXIII, 327 e segg.); L'Arte, 1903, pag. 79 e segg.;

L.

DoREz, La canzone

delle Virt e delle Scienze di Bari. Bartoli,

Bergamo,

1903.

486

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

mente, nei disegni del codice romano, non


tizia

affermato da nessuna noin quel

antica

bens certo ch'egli


i

aveva affrescato

luogo

le

Arti

liberali, le Virt,

Vizi, e figure di

uomini celebri per questi o per quelle.


fogli del

Ora non
di Giusto

dubitare

che alcuni

codice

romano, conte-

nenti delle figurazioni allegoriche,

abbiano rapporto con quelli affreschi


in luce

Menabuoi, dei quali sono ritornati


sia

alcuni avanzi, seb-

bene non
o dalla

ancora bene chiarito se ci provenga da dipendenza diretta


degli affreschi e dei disegni

comune derivazione
lo

da un medesimo
stesso

prototipo. Quei fogli potrebbero anche essere stati disegnati dallo

Giusto Menabuoi

consentono

loro caratteri

stilistici,

quali accennano

appunto

alla

seconda met del Trecento.

Ma

nel codice

romano bisogna
gli

distinguere le figure allegoriche dalle altre che rappresentano

uomini

famosi. Quelle
J.

hanno

schietto

aspetto
al

trecentesco, queste,

come osserv

von Schlosser \ appartengono

Quattrocento, sia per nuova larghezza


vesti
;

di stile, sia per le fogge delle

armi e delle

si

possono stimare

perci opera di Giusto.

Fig. 388.

Milano,

coli.

Crespi: CronacaTigurata di Leonardo da Besozzo.

Fra questi ultimi disegni quattrocenteschi e la Cronaca di Leonardo da Besozzo si trovano veramente gli stretti rapporti notati dal Venturi non somiglianze generiche di composizione, ma perfette rispondenze di
:

'

J.

VON Schlosser,

loc. cit.

Gli

argomenti

forniti dalle fogge, dalle armi, dallo stile

sono dei pi

chiari per persuadere che

una parte dei disegni del codice romano non pu essere del Trecento.

lav.

XWI.

Mil:.ii<., coli.

da Crespi; Cronaca ligurala di Leonardo

Hes../,zo.

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


particolari secondari e trascurabili, negli atteggiamenti, nelle vesti,
nelle
uniti
iscrizioni,

487

anche

suggeriscono
dirette,

che

disegni e la Cronaca,

se

non sono
pre-

da relazioni pi
(fig.

dipendano almeno da un esemplare cole

mune

388 e 389).

occorre vagliare

diverse ipotesi

che

si

sentano.

DAVID

LXXXIX

'-'^l

W
-;-v.

GOUAS-

RfXVSA^-

OViNTAETAS-

u Vi s

M:\UA

Fig. 389.

Roma,

Galleria Nazionale: disegno del

"

Libro di Giusto

Leonardo da Besozzo abbia servito di modello al von Schlosser; ma a tale opidisegnatore del codice romano, afferma nione contrasta l'osservare come nei disegni si trovi una maggior robu-

Che

la

Cronaca

di

.1.

stezza di forme che nelle miniature: nelle figure degli eroi e delle eroine
il

disegnatore del codice

romano ha un'energia

ignorata dal miniatore,

il

488

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


esili le

quale proclive a rendere

proporzioni

dei

corpi.

Ora, sembra

poco verisimile che

il

disegnatore del codice romano, se modestamente


alterate
le

copi l'opera di Leonardo da Besozzo, ne abbia tanto

forme

rinvigorendole con cosi nuova energia.


D'altra parte

non

si

pu

dire che

disegni abbiano servito di esemin


essi
la

plare alla Cronaca miniata, sia perch

serie delle figure sto-

riche lacunosa e disordinata in confronto della sistematica disposizione

V.

tir

Torino, Bibl. Reale: cod. 102 (Cronaca figurala).

".:^-

Fig. 390.

degli

eroi

ch'
il

nel

codice

di

Leonardo da Besozzo,

sia

perch

nella

Cronaca anche
chiarissime

colorito

l'uso dei

cangianti, la predilezione

di tinte

accenna a un'influenza della Pittura fiorentina del principio


a

del Quattrocento, e perci

credere che, se Leonardo da Besozzo

si

attenne ad un
a contorni.

modello, questo fosse colorato e non solamente disegnato

Tutto considerato,

la

congettura
della

pi verisimile

che Leonardo da
fu

Besozzo abbia

tratto e

partito

medesima cronaca miniata che

copiata in parte,

con poco ordine, anche dal disegnatore del codice

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

489

romano. Quella cronaca, ora perduta \ doveva esser stata eseguita a Firenze nei primi decenni del Quattrocento, da artista seguace delle nuove
tendenze, affine agli ultimi maestri goticheggianti, a Masolino,
al Ghiberti,

ma

gi partecipe

anche dello

stile

dei nuovi

pittori

realisti,

quali Paolo

Uccello e Andrea del Castagno.

Attendendo
familiare
l'

al

suo nuovo lavoro Leonardo da Besozzo pot


la

farsi

pi

Arte

toscana,

quale

forse

gi

aveva

esercitato

qualche

influsso su di lui,

come appare

negli affreschi della

cappella del Carac-

Fig. 391.

Bologna, Bibl. Universitaria: cod 2197 (Avicenna).

ciolo, e pi

ne esercit nell'Annunziazione dell'attigua chiesa di

S.

Giovanni
si

a Carbonara.

inverisimile che, col procedere degli anni,

egli

al-

lontanasse sempre pi dalle forme lombarde che ancora

vedemmo

preva-

Pu nascere sospetto che Io slesso perduto esemplare abbia servito a un'altra copia, debolissima, met del Quattrocento, ora nella Biblioteca Reale di Torino (cod. n. 102). questa un codicetto cartaceo nel quale le figure non sono disposte in zone diverse come nella Cronaca di Leonardo da Besozzo ma occupano ciascuna un foglio. Gli atteggiamenti dei personaggi, e molte volte anche i colori delle loro vesti, corrispondono a quelli della Cronaca milanese ma non senza qualche leggiera variante come puoi vedere confrontando nei due codici la scena raffigurante .Scipione dinanzi al Senato (fg. 390 e tav. XXVIl). Anche il codice torinese contiene un prospetto della citt di Roma come quello della Cronaca di Leonardo da Besozzo illustrato dal Gregorovius {Una piemia di Roma nel Boll, della Cornili, arch. coni, di Roma, 1881).
'

della seconda

62

490

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

lere nel suo dipinto della Incoronazione della Vergine

ma non abbiamo
fu

modo
e
si

di seguirlo in altre

prove della sua operosit, che

lunghissima

svolse tutta nel Mezzogiorno ^


Si

potrebbero credere lavoro di Leonardo da Besozzo, o di qualche


seguace,
le

suo prossimo
conservato

miniature di
Universitaria

un codice ebraico
di

di

Avicenna
^,

nella

biblioteca

Bologna (cod. 2197)

ma

l'attribuzione che

proponiamo non pu

dirsi intieramente sicura.

Nella

Fig. 392.

Bologna, Bibl. Universitaria: cod. 2197 (Avicenna).

scena della visita del medico all'infermo

(fig.

391)

si

osservi

l'atteggiarsi

incerto delle figure, simili a quelle di alcuni spettatori nella Nativit della

cappella
pinte

di

ser Gianni Caracciolo


nella

il

suolo coperto di

maioliche die
la fattura

come

Annunziazione

di S.

Giovanni a Carbonara,

' Il SuiDA (Stiidien z. lomb. Malerei in Monatshefle f. Kiv., 1909, 471) compara alle opere di Leonardo da Besozzo, attribuendole a scuola lombarda, due tavolette dell'Accademia di Bergamo che altri, con miglior ragione, riferi alla maniera di Jacopo Bellini (G. Focolari, Dipinti ignoti di I. B. nel Boll, del Museo

Civico di Bussano, 1905).


-

Cfr. P. GiAcosA, Magistri Salernitani, Torino, 1901, pag. 462 e segg.

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO


rapida,

491

con colore succoso, con tocchi audaci nei

visi delle figure

come

nelle altre carte del

medesimo codice

(fg.

392j ed in parecchie delle mi-

niature della Cronaca figurata.

Nella Lombardia, in molti dipinti di ignoti autori, della prima met


del

Quattrocento, riappaiono

variamente

alterate,

in

diverso

grado

di

perfezione, le qualit stilistiche ch'erano nell'arte di Michelino da Besozzo.

dato di intravederle negli svaniti affreschi della facciata della chie-

Fig. 393.

Milano,

S.

Maria presso

S.

Celso: affresco.

suola di

S.

Cristoforo sul Naviglio, presso Milano, decorata


gotici
;

di

figure di
in

santi entro alti tabernacoli

pi

chiaramente

si

scorgono

un
la

affresco della chiesa milanese di S. Maria della Porta, rappresentante

Madonna

col

Bambino,

nel quale

il

modellato gonfio

morbido

dei corpi

e gli atteggiamenti leziosi

rammentano

la tavola della Galleria di Siena.

Dinanzi ad altro affresco, gi sulla porta laterale della distrutta chiesa


di S.
di

Giovanni

alle case rotte, ora nel


il

Museo

civico di Milano,

si

tentati
alle

pronunciare

nome
il

dello stesso Michelino, tanto


il

corrispondono

opere del maestro


bino e dei due

disegno e
E,

tenero colorito della


in S.

Madonna
S.
il

col

Bamun

santi.

pur a Milano,

Maria presso

Celso,

altro affresco dello stesso soggetto


alle

pu compararsi per
si

tipo delle figure

opere di Michelino, mentre gi

approssima per maggiore sviluppo

492
stilistico ai

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

maestri che meglio continuarono e svolsero


(fg.

le

forme del prinTeodolinda, nel


della

cipio del Quattrocento, agli Zavattari

393).

La decorazione

della
il

cappella

detta

della

regina
a

duomo
Pittura

di

Monza,

pi cospicuo

monumento
secolo XV.

noi pervenuto
inscritta

lombarda

della

met

del

Un'epigrafe,

dai

pittori stessi, dichiara

che

le pareti della

cappella furono ornate per opera


altri

degli Zavattari nel 1444, e

accenna che

aveva allora gi dipinto

la

volta nella quale sono affrescate, sopra sfondi di stucco dorato, le figure
degli evangelisti e di alcuni santi seduti in alti troni \

Le

pitture della volta differiscono chiaramente da quelle delle sotto-

stanti pareti

sebbene
:

non
e

se n'allontanino

molto per l'epoca loro o per


troni, ornati di figurine

tendenze d'arte

le

bizzarre
la

forme gotiche dei

grottescamente contorte,

ridondanza manierata del panneggiato


stile

vi

rivelano un artista che apjiartiene anch'egli allo stesso


Zavattari,

seguito dagli

sebbene

sia

pi grossolano nel disegnare e aspro nel colorito.


attribuire l'affresco dell'arco
il

Al

medesimo ignoto maestro conviene pure


due schiere

trionfale della cappella ove, sul cielo stellato, sta


fra

Battista

benedicente
del

di devoti vestiti di splendidi abiti signorili


lato,

Quattro-

cento

da un

presso un gentiluomo che porta

il

falco sul

pugno,

uno scudiere circondato dai cani


del

-,

che fanno corteo


di

al re

Autari e alla

regina Teodolinda, fondatrice


gli

duomo

Monza, della cui leggenda


^.

Zavattari istoriarono tutte le pareti della cappella

Quivi

uno

sfolgoro d'oro,

un chiarore

di tinte limpide

delicate
tutti

come

nelle pagine di

un

libro preziosamente miniato. Gli sfondi


;

sono

coperti d'ornati di stucco dorato

non hanno luce


lo stile gotico

di paese,
le

ma

soltanto

qualche tratto

convenzionale

che indica la campagna,

citt

lontane

per lo pi gracili architetture, cui

d un aspetto fantastico,

formano uno scenario


sportarle nella realt.
zionali

di

maniera

alle

rappresentazioni senza punto traai concetti

Siamo

di bel

nuovo richiamati
e

conven-

che Michelino

da Besozzo
:

Stefano

da Zevio avevano svolto

con incantevole maestria


di

non

esatta percezione di spazio, di prospettiva,

atmosfera che dia vita alle cose, anzi un affollarsi di figure, sovente
nella

incerte

loro

struttura,

malamente

ristrette

insieme entro

edifici

Suspice qui transis ut vivos corpore vultus Peneque spirantes et signa simllima verl)a hanc ornavere capellam Preter in excelso convexe piet truine . Cfr. L. Beltrami, La Cappella della Regina Teodolinda, Milano, 1891 A. Venturi, Storia, VII, i, 282 e segg.
'

"

1444.

De

Zavatariis

2 Gli affreschi della volta sono molto ridipinti. affine alla maniera dell'anonimo tavola dell'Annunziazione nell'Oratorio della Pia Casa di Monza.

pittore

una

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

493
studio di

d'una

esiguit
il

irreale,

dinanzi a sfondi d'oro compatto

non

riprodurre

rilievo delle forme, gli effetti vari della luce sui corpi, anzi
;

un colorire tenue, senza chiaroscuro

non ricerca

di

espressioni

varie,

ma

una tendenza a comporre ogni

figura con grazia leziosa,

con atteg-

giamenti di maniera.

v^e\

,'

.1

jimmi-jot-

Fig. 394.

Monza, duomo. Zavattari: Le esequie

di Autari.

Eppure, con

tale stile,

il

racconto

ha negli affreschi degli Zavattari


fantastico che un'Arte pi realistica
sotto
il

un colore leggendario

uno splendore
;

non avrebbe saputo


convenzionalismi
si

dargli

talvolta, anche,

grosso involucro di
di osservazione
realt,

sente scorrere

una fresca vena


la

del

vero che giova ad avvicinare alquanto


gliarla tuttavia dei suoi colori favolosi.

leggenda alla

senza spo-

494

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Nei molti riquadri, in cui


vigore, ora

la fantasia

dei

pittori

mostra ora

il

suo

una certa spossatezza, fanno capolino continuamente le scene di genere, in particolari impreveduti, in gesti, in costumi ricavati curiosamente dalla vita reale.

La leggenda, copiosissima
episodi, probabilmente

di

ha sue

fonti
si

dirette in antiche narrazioni

che

riferivano al

duomo

di di

Monza amPaolo Dia-

pliando

il

racconto

cono \

Giungono dapprima
ribaldo. Accolti in
fcio,
s'

gli

ambaGaedi-

sciatori di Autari alla corte di

un fantastico
fra
i

inginocchiano
i

corti-

giani
i

mentre

donzelli trattengono

cavalli

nella
si
Il

campagna, ove un
in salvo

lepratto

pone

fuor dai

rumori.

mescersi di fantastico e

di osservazioni tratte dal vero

rende

attraente la composizione

non

spiacevole
degli
atti
si

la

graziosa

incoerenza

delle

persone,
i

che con

essa

accordano

molti manieridi-

smi sparsi per ogni parte del


pinto.

Nel medesimo tono prosegue


poi
il

racconto, che sarebbe


tratto.

vano

seguire in ogni suo


gravi
i

Vanno
con
le

cavalieri su possenti cavalli;

muovono
Fig. 395.

dalle

citt

colorite

vaga fantasia puerile attraverso


Zavattari: le

Monza, duomo. nozze di Teodolinda (particolare).

campagne accennate da qualche

se-

gno convenzionale: e sullo sfondo


d'oro sembran personaggi di una fiaba. Sopra una candida chinea Teo-

dolinda

si

avvia coi suoi alla volta d'Italia

fra

il

corteo nel quale gentil-

^ A. Venturi, Storia, loc. cit. Non credo sia conveniente dilungarsi nel descrivere e interpretare molte scene, il soggetto di alcune delle quali non abbastanza determinato.

le

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO

495
strane

uomini

dame
di

sfoggiano

le

vesti

pi ricercate

al)iti

ricamati,

acconciature di veli

non mancano
prestamente

, va assorta, avvolta nella lunga giusto movimento la sua cavalcatura e


svolgono poi
fra lo

veste fluente; e
lo scudiero

che

la precede. Si

splendore delle vesti e di

Fig. 396.

Monza, duomo. Zavatlari:

la

corte di Teodolinda.

stucchi dorati, le storie della pia regina, della fondazione del

duomo

di

Monza, della protezione che


Talvolta
ritratti
(fg.
i

il

Battista accord ai Longohardi.

personaggi hanno uno schietto

aspetto

individuale,

sono

dal vero,
;

come

si

vede

in

qualche figura delle Esequie di Autari

394)

pi sovente ricavati quasi da un

medesimo stampo, non sono

496

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

tuttavia privi di grazia

hanno

visi

rotondeggianti,

quasi

infantili,

con

minuziosi lineamenti, labbra leziosamente arcuate,

iridi natanti.

volte

pittori s'industriano a vincere l'angustia

consueta delle loro


la

composizioni.

Cos,

ove Autari inanella Teodolinda

scena,

come

in

Fig. 397.

Monza, duomo. Zavallari:

il

banchetto nuziale di Agilulfo e Teodolinda.

altri episodi,

occupa due pareti

attigue,

l'angolo
:

che

queste l'ormano

insieme giova a dare ad essa una certa ariosit


la turba dei cavalieri,
giani.

si

accalca nello sfondo

e intorno agli sposi la folla leggiadra dei corti-

Fra

quali giova osservare

una
atti e

fanciulla

vestita

di

lunghissima
(fg.

tunica chiara, figura squisita negli

nella purezza del viso

395).

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

497
il

Di tratto in
colore degli

tratto,

specialmente ove
l'arte

il

tempo

pii

ha risparmiato

atrreschi,

degli
i

Zavattari

avvince l'attenzione.
(fg.

Nella

scena rappresentante la regina fra


i

snoi consiglieri

396)

si

alternano

ritratti e

tipi

convenzionali nelle fignre disposte con poco garbo entro

uno spazio troppo angusto,


ne vela
l'esile

ma

la regina, vestita

d'una lunga tunica che

persona, colorita in viso con delicatezza

incomparabile

di tinte rosate, tutta

improntata di grazia e di verecondia nel suo atto

Fig. 398.

Monza, ciiiomo. Zavattari:

afTresco.

quasi di fanciulla. Nell'episodio delle

nozze di Agilulfo, e in quello


gli usi

del

banchetto nuziale, sono ingenuamente rispecchiati


presso
la

del Quattrocento:
i

mensa,

alla

quale siedono
i

gli

sposi e
i

convitati,
e
le

trombettieri
di

alzano suoni, mentre


confetti
la
(fg.

paggi

portano

vassoi

coppe ricolme
vigorosa

397). Nella

narrazione della caccia prodigiosa che precedette


di

fondazione
(fg.

del

duomo
;

Monza,
pii

si

manifesta
vasto

una

fon-

tasia

398 e 399)

ancor

nel

affresco

che rappresenta
il

come un eremita
dei

distogliesse l'imperatore Costante dall'assalire


(fg.

regno

Longobardi

400).

Quivi

la

scena

pi ampia che di consueto,


G3

498

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

a
N

a o

e
o s o 3
T3

o a e
o

a
e

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

499

popolata di torme di guerrieri


vecchio eremita che
si

irti

di

armi

con

la

profetica figura del


il

afTaccia

dal suo

recinto

di stuoie fa contrasto

giovane e fiorente principe coronato di lauro, coperto tutto

d'armi,

che

un tempo dovevano

brillare di argento.

Fig. 400.

Monza, duomo. Zavattari: Tiniperalore Costante e l'eremita.

Per

tutto, nelle carni, nelle

vesti,

era un'estrema leggerezza di tinte


agli affreschi l'aspetto

chiare, di azzurri trasparenti che


delle miniature
;

davano

brillante

ora forse in nessuna parte essa appare

cos

intatta dai

guasti
la

cagionati dagli
gli orafi

anni e

da restauri come nella scena raffigurante


i

regina fra
:

che preparano

doni preziosi per

il

duomo
401).

di

Monza

nei visi di Teodolinda e delle sue

compagne
di

uno sfumare dolce


(fig.

di teneri colori rosei,

una rara morbidezza

modellato

500

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Non

albiamo argomenti per determinare


degli

con
che

sicurezza quali

fra

diversi pittori della famiglia

Zavattari,

operarono a mezzo
^

il

Quattrocento, abbiano eseguito

gii affreschi di

Monza

Che

questi siano

lavoro di pi

artisti,

come
che

affermato nella iscrizione,


si

appare anche da
:

lievi differenze di stile


il

possono osservare qua e

in alcune parti
il

disegno non ha la morbidezza ch' negli affreschi migliori,

colorito

meno

delicato

e ci indica
^.

che collaborarono insieme almeno due ar-

tisti

di diverso valore

Fig.

101.

Monza, duomo. Zavattari: Teodolinda fra

gli orafi (parlicolare).

Donde
terminare.
nel

essi
Il

abbiano derivata

la loro arte

non

ormai arduo

il

de-

mescersi strano di realismo e di convenzionalismi gotici ch'

loro

stile

non pu meravigliare

esso corrisponde al carattere pi

' Gi il Beltrami (loc. cit., 11) ha raccolto dagli Atti della Fabbrica del Duoino di Milano notizie dei diversi pittori clie la famiglia degli Zavattari ebbe nel Quattrocento: nel 1404 lavorava pel duomo di Milano Cristoforo Zavattari; nel 1414 e 1417, Franceschino nel 1456 e 1459 Ambrogio dipingeva delle immagini. Nel 1465 i fratelli Zavattari dipngevano gli alfreschi, ora scomparsi, di S. Vincenzo in Prato a Milano
;

(Ffoulkes-Maiocchi, V. Poppa, op. cit, 2.3). Pi tardi, nel 1475, Gregorio Zavattari eseguiva un affresco nel Santuario di Corbetta. Ma non abbiamo nessuna opera firmata dei tre primi che ci dia di vedere a quali tra loro spetti la decorazione della cappella di Monza. Il Cavalcaselle (A Hislorij of Painling in A, Ilaly, Londra, 1871, II, 63) l'altribu a Cristoforo e Francesco Zavattari. ^ P. ToESCA, Disegni di antica scuola lombarda (L'Arte, 1907, 53),

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO


singolare che

501

osservammo
;

nella
si

Pittura

di

molte regioni sul principio


la

del Quattrocento

con

la

quale

conlanno anche
del

propensione a ritrarre
naturalistica

scene di genere, lo studio accurato


nel rappresentar gli animali.

costume,

la ricerca

Per
anche
le

siffatti

caratteri gli affreschi degli Zavattari

richiamano

alla

mente
scorci
in

opere del Pisanello, e soprattutto se osservi

come

certi

di cavalli
S.

ahhiano riscontro nel grande affresco del maestro veronese


il

Anastasia. Gi

Pisanello aveva lavorato a Pavia in servigio del duca a


quelle

di

Milano,

collahorato

decorazioni
le

delle

sale

del

Castello
Pittura
le

.visconteo che dovettero


nella

essere fra

maggiori intraprese

della

Lombardia
estetiche

pot cos la sua arte, nella quale erano magnificate

qualit

pur

gi

difTuse

fra

pittori

lombardi,

influire

sugli

artisti locali.

Non

si

ritrovano tuttavia
la

negli

affreschi

degli

Zavattari
la

riflesse

le

virt pili alte del Pisanello,

potenza drammatica,

forte percezione
al

dello spazio,

che non

da ricollegare molto strettamente

maestro di

Verona
zione

l'arte dei pittori di

Monza.

N sarebbe
artistica

ragionevole l'attribuire a Masolino da Panicale la formadegli Zavattari,


il

come taluno ha
il

fantasticato.

Il

maestro
e,

toscano,

che gi verso

1424

aveva dipinto a Castiglione d'Olona


suo
capolavoro,
negli
affreschi

l'anno

1435, vi

aveva composto

del

battistero,

sebbene mosso anch'egli dalle tendenze che animarono Mie


il

chelino da Besozzo, Gentile da Fabriano

Pisanello,

aveva dato in

breve un'impronta nuova

al

proprio

stile,

cos che per la ricerca della

prospettiva, del paesaggio, della espressione

personale,

per l'arguzia del

racconto, egli pu dirsi essere stato fra


Tali sue qualit specifiche non
di
si

pionieri della

nuova Arte toscana.


negli affreschi

ritrovano punto riflesse


si

Monza,

quali, se per

il

loro tenue colorito

possono talvolta com-

parare con quelli del battistero di Castiglione d'Olona, non hanno

con questi n

la finezza del disegno,

n l'elevatezza di concetto,

comune e nem-

meno
diretta

quelle umili particolarit di stile che sole potrebbero provare una

dipendenza degli Zavattari da Masolino.


altre origini

Da
di

muovono

frescanti di

Monza

dall'arte di Michelino

da Besozzo. La tavola della Galleria


in essi sono

di Siena, e le
gli

miniature dell'Elogio

Gian Galeazzo Visconti, prepararono


la
il

affreschi del

duomo
il

di

Monza:

piena prevalenza di concetti decorativi,


colorito

manierismo

goticheggiante,

che persistono

nelle

opere dagli Zavattari.


di

anche

il

tipo delle figure, ora grottescamente esagerato, ora

una mi-

502

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

o u

n
a
u
o"

c a

i
I

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO


nuzia leziosa, congiunge alla maniera di Michelino
gli affreschi di

503

Monza

che di quella

si

possono affermare esser

la

pi hella derivazione.

Ai medesimi decoratori della cappella della regina Teodolinda da


attribuire
di

un

affresco della Crocifissione,

ora

nella

biblioteca Capitolare
del

Monza,

in cui lo

sfondo dorato,

il

colore

delicato

Cristo

e degli

angioli che gli turbinano intorno

rispondono appieno

alla loro

maniera.

E anche

altre

opere

ci

dato di assegnare agli Zavattari.

Fig. 403.

Milano, casa Borromeo:

afl'resco.

A
cortili,

Milano, nella casa dei Borromeo,


dalla

che

raro

esempio dell'antica
si

architettura privata in Lombardia,


dei cpiali
il

grande porta
tutto

accede

in

due
ove

pi interno

un

tempo era
e

dipinto nelle pareti


di
sinistra,

e nel portico. Sul

muro

di fondo,

nell'attigua parete

gi altri vide rappresentato

un Trionfo del Petrarca, non restano che larve


tra
il

di figure quasi indecifrabili

fiorire e lo scrostarsi
il

degli

intonachi.
:

Quivi, nel 1825,

il

Cattaneo lesse

nome

di

Michelino

da

Besozzo

504
al)l)ianio
ci

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


ora maniera di confermare o di smentire la notizia ch'egli solo

ha

lasciato.

Ma

sulla parete di destra


affreschi
;

rimane ancora un

tratto

ben con-

servato degli

antichi

sebbene esso

non manchi

di affinit

con

la tavola di

Michelino da Besozzo, trova maggior riscontro negli afs

freschi di

Monza,

che pu essere attribuito agli Zavattari


sartie, veleggia

(fig. ,402).

Entro un navicello, ingombro di


e di donzelle, di gentiluomini
abiti della

una brigala

di'

giovani

con

falchi,

vestiti

dei

bizzarri e signorili
delle figure
e
la

met del Quattrocento. L'espressione leziosa

Fig. 404.

Milano,

S.

Euslorgo: affresco.

forma dei

visi,

rotondetti, con boccucce arcuate, con iridi natanti, corri-

spondono
il

del tutto ai caratteri degli atfreschi di


sia

Monza, sebbene
che

in questi

modellato

alcun poco

meno

vigoroso.
di

Due
tolti

altri

frammenti, con figure

fanciulli

suonano

il

liuto,

certamente alla decorazione del portico, mostrano anche pi nitida


(fig.

la

maniera degli Zavattari

417) ^
affreschi, assai malconci,

Non

diverso

stile

appare negli

che decorano

'

Ricordiamo anche due

piccoli

frammenti della collezione del principe Trivulzio provenienti dalla

cappella della regina Teodolinda.

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

505

una

sala a terreno di 'casa


al

Borromeo, attigua
tile.

cor-

Sulla

parete

meglio

conservata dipinta una


burrasca: in una nave sbattuta dalle
i

onde impetuose
buttano
a

noccbieri fanno getto del-

le

merci, o

si

pregare,

mentre
librati

tre santi

appaiono
presso
(fig.

nel cielo

r albero

maestro
il

403).
sia

Sebbene
diventato

colo-

rito

opaco
si
Fig. 405.

pei

danni del tempo,


nei
visi,

Milano,

S.

Maria presso

S.

Celso: disegno.

riconosce

dalle

forme gonfie
in cielo

e flosce, nel

panneggiato composto in
altre figure

modo
la

convenzionale,

lo stile degli Zavattari.

Fra

specialmente

santa cbe appare


quelli

ba perfetto paragone

negli

affrescbi del cortile e in

della

cappella di Monza.

Ad

artista

molto prossimo

agli

Zavattari
nella

appartengono
di
S.

gli

affrescbi

della volta della


lano, dei

cappella Torriani
tuttavia

cbiesa

Eustorgio di Mi-

quali

non pu darsi sicuro

giudizio, perch

sono in

pessimo stato
essi

(fg.

401).

Ad
di-

furono

riferiti,

quasi ne

fossero degli

schizzi,

due

segni della raccolta His de la


Salle nel
i

Museo

del Louvre,

quali, a vero dire,

non handi

no piena rispondenza

com-

posizione cogli affreschi,


tuttavia
si

ma

possono credere di

un maestro lombardo ^
Dimostrano molto
ramente
tari
i)ii

chia-

lo stile

degli Zavat-

due

fogli conservati nella

Fabbrica della

chiesa mila-

'

L.

DE

T.\uziA, \illor

Pisano (L'Art,

1882, 224).

Fig. 400.

Milano,

S.

Maria presso

S.

Celso: disegno.
64

506
nese di

S.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Maria presso

S.

Celso. Nell'uno, sopra carta preparata di roseo,

segnata a tratto sottile di punta d'argento, e vivamente lumeggiata di

cerussa, la figura d'


capelli raccolti in
col falco sul

una donzella seduta, con l'ampia fronte scoperta e i una delle fogge che usavano a mezzo il Quattrocento,
e

pugno

un cagnolino
(fg.

in

grembo

(fg.

405)

nell' altro,

rappresentata la Giustizia
delle

405).

Le forme

del panneggiato e dei visi


lo stile degli Zavattari, anzi

due

ligure

concordano pienamente con

nella loro diversa finezza

sembran

riflettere la diversit

di

maniera ch'

pure negli affreschi di Monza.

Fig. 407.

Milano, Casa Borromeo: un giuoco

Delle decorazioni dipinte nelle case e nelle dimore signorili di

Lome

bardia nella prima met del Quattrocento, ricordate da documenti

da

antiche descrizioni, sono raro esempio quelle conservate nel palazzo del

cardinale

Branda a Castiglione
le pareti

d'

Olona.

Col

Masolino

da

Panicale
conser-

aveva dipinto

d'una sala con affreschi dei quali non

vata che una parte, lo sfondo di un vasto paesaggio di colline


di torri
e
di
castelli
;

coronate

un mediocre decoratore lombardo orn un'altra


di

sala con

imprese e con motti con figure

putti ignudi, intenti a lavori

campestri, a cogliere frutti dagli alberi che sorgono sul fondo rosso scuro
delle pareti,

un tempo coperto d'azzurro oltramarino.

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

507

Ma

pi

prezioso saggio
gli

delle

decorazioni ch'erano
saletta a terreno
ci

frequenti
nel

nelle
di-

case lombarde sono

affreschi d'una
i

cortile

pinto di casa Borromeo,


del passato.

([uali

ancora

schiudono

la [)i

vaga visione

Fig. 408.

Milano, casa Borromeo: alTresco.

Sotto

il

soffitto

travi,

con

lacunari

dipinti

di

motti

imprese,

tre delle pareti della piccola sala, illuminate

dall'ampia finestra che s'apre

verso

il

cortile,

sono coperte di
la

affreschi.

Il

tempo

le

ha

sfiorate,

ha

tolto

l'oltremare che copriva

preparazione rossa del cielo e delle acque,


In

sulla quale ora spiccano troppo fortemente le composizioni.

mezzo a

508

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

campagne erbose
ticelli,

sorgono
degli

alti

gli alberi e, in

distanza, tra bassi

mondelle

s'intravedono

stagni

la

giovani e donzelle

attendono a lor

giuochi.
fanciulle
(fg.

Ora

si

trastullano, quasi facendo la catena insieme, e


la

una

percuote con

palma

mano

di

407).

Le loro

svelte

figure sono vestite di

un giovane inginocchiato fogge raffinate. La don-

Fig. 409.

Milano, casa Borromeo: affresco.

zella che

campeggia nel mezzo ha


colore

una bianca
suoi

tunica,

con maniche casottil-

pricciosamente frappate, che l'avvolge di grevi pieghe ombreggiate

mente

di

di

malva rosata

capelli

biondi,

raccolti
;

in

bizzarra acconciatura, lascian denudata la cervice e l'alta fronte


nei movimenti, anzi nella struttura stessa delle
di grazia
(fg.

incerta

membra,
al

tuttavia
il

piena

408). L'altra

donzella

che percuote

giuoco

giovane
409)
;

inginocchiato, arguta in viso, artificiosa

nell'acconciatura

(fig.

si

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO


distingue, al pari delle altre
figure,

509

da quelle dei dipinti degli Zavattari


il

per
viso

le alte
:

proporzioni del corpo, per


il

solido disegno delle


gli

mani

e del

soltanto

manierismo del panneggiato collega


le

afTreschi di

Monza
palla,

a quelli della saletta dei Borromeo.


In altra parte

donzelle,

sole,

sono intente

al

gioco

della

dinanzi al consueto sfondo delle colline schematiche e livide, sotto grandi


alheri di

melagrano

(fig.

410).

Scarso

il

movimento

delle figure; le quali

Fig. 410.

Milano, casa Borromeo:

il

giuoco della palla.

son anche povere di

vita,

eppur

ci

attraggono per

il

delizioso

manierismo
bianca

delle loro persone, per l'eleganza dei colori e delle vesti. L'agile fanciulla

che percuote
tunica

la palla

col

mazzuolo,

nel

lungo

iluire
(fig.

della sua
:

appare inverisimilmente

esile e graziosa

411)

le

sue

com-

pagne, atteggiate con monotonia, uniformi anche nell'aspetto del viso, sono
leggiadre pei colori chiari e cangianti delle loro vesti variate.

Indi

si

adunano giovani
il

donzelle
(fg.

un tavolo,
:

nel

mezzo

della
figure,

campagna, per

giuoco dei tarocchi


le quali, se

412 e 413)

sono eleganti

solidamente formate,

non giungono a darci una visione intima

510
della
(tav.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


vita

del

passato, ne manifestano

curiosamente l'aspetto

esteriore

XXVIII).
Delle svariate congetture fatte

intorno al pittore

della

sala

di

casa

Borromeo, nessuna soddisfacente ^ Mancano anche notizie sicure per

Fig. 411.

Milano, casa Borromeo: affresco.

stabilire l'epoca in cui gli affreschi

furono eseguiti
il

la

quale

si

pu, ap-

prossimativamente, determinare a mezzo

Quattrocento, sia per le fogge

Nei libri maslri conservati nella stessa sala di casa Borromeo non abbiamo potuto trovare nessuna I pi antichi (nn. 1, 2, 3, 4 del 1421, 1424, 1427) sono registri di Vitaliano Borromeo tesoriere ducale: vi si trovano notate delle vendite di azzurro d'Alemagna (mastro n. 4, fol. 24: vendita al pittore Gerolamo da Corbetta). Nel mastro di commercio degli anni 1451 e 1452 si trovano segnati dei conti del pittore Cristoforo Moretti, che pi oltre ricorderemo; ma non possiamo assegnare al Moretti
'

notizia intorno agli affreschi.

gli affreschi della sala.

Tav. XXVIII.

Milano casa Borromeo:

il

giuoco dei tarocchi (particolare).

LA PITTURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


delle vesti delle figure, sia perch

511

un antico

graffito

che abhiamo ritrovato

nell'angolo di sinistra dell'affresco del giuoco dei tarocchi esclude un'epoca

pi recente nel primo decennio della seconda met del secolo

XV

Che gli afTreschi siano opera di Michelino da Besozzo quando ancora non si conosceva nessun'opera sicura del
bardo
:

fu

afi'ermato

pittore
^.

lomEssi

e l'asserzione,

infondata,

si

perpetu poi come cosa certa

dimostrano invece uno

stile assai distinto

da quello della tavola

di Siena,

un colorire meno

leggero,

un disegno pi preciso: segnano

nello svolgersi

Fig. 412.

Milano, casa Borromeo:

il

giuoco dei tarocchi.

della Pittura

lombarda uno stadio pi recente

di

quello cui appartiene

Michelino.

Anche

il

nome

di

Masolino

da Panicale
si

fu

pronunciato da chi
fra

si

accontent delle somiglianze superficiali che

possono osservare

alcune

delle figure femminili negli affreschi dei giuochi e l'Erodiade dipinta nel
battistero di Castiglione d'Olona, cagionate dalla identit delle

acconcia-

ture pi che da rispondenze di

stile.
il

Manca

al

pittore della sala di casa

Borromeo

la finezza di fattura,

sentimento della prospettiva, del pae-

'

In tal luogo graffila la data 145.


Cfr. A.

-'

Pebat, La peinture

il.

(A. Michel, Hisloire de l'Ari.

Ili,

632).

512
saggio e dei

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

movimenti dell'animo che sono pregio del maestro toscano.


poi indugiare a rillettere

N occorre
distinti
si

come

gli affreschi

della

sala

siano

da

quelli del Pisanello, sebbene,


il

per

la

precisione del

disegno,

possa credere che

grande maestro di Verona abbia

inlluito sul loro

autore.

Fig. 413.

Milano, casa Borromeo: affresco.

Se

confrontino invece cogli affreschi di

Monza

con quelli del cortile

della stessa casa

Borromeo

si

ritrova a quale cerchia d'arte essi apparten-

gano

qualche affresco
il

della

cappella

di

Monza, nel quale

il

disegno

pi secco e

modellato pi robusto, prossimo molto


il

alle pitture di casa

Borromeo, nelle quali anche


prediletto
dagli
Zavattari.

tipo di alcune figure

si

avvicina a quello

Crediamo pertanto che

la

decorazione della

LA PITTURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO


sala sia stata
affine
ai

513

compiuta
della

verso

la

met del Quattrocento da un maestro


di

pittori

cappella

Monza, inspirato

ai

loro

medesimi

princpi,

ma

pi di loro lontano ormai dall'arte di Michelino da Besozzo.

Le medesime forme
variamente
in

stilistiche

che appaiono nei pi

diretti seguaci di
si

Michelino, negli Zavattari e nel frescante di casa Borromeo,

rifrangono

numerosi

affreschi

della

])rima

met del

Quattrocento,

Fig. 414.

Monzoro, chiesa:

afiresco.

sparsi in ogni luogo di


tutti

Lombardia, che non

opportuno

di

enumerare

poich in gran parte son opera di

pittori secondari, o al tutto ru-

sticani.

Nella chiesa
il

di

Monzoro, presso Milano, un affresco rappresentante


santi

Crocifsso

fra

diversi

pu

comporsi
414)
:

fra

dipinti

affini

allo

stile di

Michelino e degli Zavattari


nei
visi
gli

(fig.

ha tuttavia una sottigliezza


di

di

segno

delle

figure e
di

una sobriet

forme che sono sue


chiesa
di
S.

proprie.

Cos

affreschi

un'absidiola

della

Lucia di

Cremona,
angioli,
si

nella quale dipinta l'Incoronazione della

distinguono per un drappeggiare rigido

Madonna fra molti che rammenta ancora


65

514
la

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


di

maniera

Antonino de Feraris
si

(fg.

415). Altri dipinti,

ora trasportati

nel

Museo cremonese

approssimano invece

di pi, nel disegno gonfio

Fig. 415.

Cremona,

S.

Lucia: affresco.

e nel modellato,

allo

stile
i

degli Zavattari
SS.

sopra

tutti,

un

affresco

rap1448.

presentante la Vergine fra

Cosma

Damiano, segnato con l'anno

LA PITTURA NELLA FRLMA META DEL QUATTROCENTO

515

Lodi

fra

molti dipinti votivi della chiesa di

S.

Francesco \ alcuni

appartengono a questo stadio della Pittura lombarda, che ha pur lasciato


tracce nell'antica chiesa di Castel
S.

Pietro presso Balerna, e in moltissimi


artisti

luoghi del contado lombardo, sovente per opera di

d'estrema roz-

zezza

negli affreschi dell'alpestre chiesa di S.

Bernardo

di Montecarasso,

presso Bellinzona, eseguiti in parte nel 1427^; nei dipinti, di varia epoca,
della chiesuola del

Carmino presso Cannobio

-^

in quelli del 1442 nella

Fig. 416.

Milano, Museo Civico: affresco.

col

assai prossimo alla maniera degli Zavattari un affresco rappresentante la ^ladonna seduta a terra Bambino, al termine della navatella sinistra. Su altre iiitture del S Francesco di I.odi, spettanti alla prima met del Quattrocento, vedi pag. 534.
'

^ Rahn, Wandgein., 39 e segg. Singolare per la persistenza delle tradizioni iconografiche la rappresentazione dei mesi dell'anno dipinti nello zoccolo della parete ove si trova anche la Crocifissione con la data suddetta. Cos nella chiesa di S. M. de' Ghiri) a Campione gli alfreschi trecenteschi delle storie del Battista hanno uno zoccolo dipinto con le figure dei mesi. ^ Sul sinistro fianco della chiesuola, all'esterno, in un allVesco della Adorazione dei Magi segnato dipinti riflettono, ma in modo rozzisl'anno 1431, sotto la figura di un santo vescovo il 1439: entrambi smo, lo stile lombardo della prima met del Quattrocento. Nell'interno conservata la decorazione di una delle volte con storie di S. Bartolomeo dipinte, forse nel secondo quarto del sec. XV, da un maestro mediocre che mostra qualche affinit cogli Zavattari, ma ha un disegnare rigido e un colorire senza riNotiamo che il rozzissimo trittico di Battista da Legnano conservato nella stessa chiesa non ha la lievo. data del 1429 (cfr. F. Malaguzzi-Valeri, Pittori loiub., op. cit., 207) ma del 1529. Cosi sono del 1512, non
i

del 1412, certi affreschi della chiesa di

S.

Giacomo

di Livo.

516

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


universale

chiesa di Biandrate, nel Novarese, rappresentanti un Giudizio


nel quale appare gi qualche accenno alle
rustici

forme grossolane

degli affreschi

piemontesi^; e in troppe altre pitture campagnuole eh' bene di


^.

trascurare

Ma

forse le tendenze

stilistiche alle quali gli Zavattari diepili

dero

nobile

forma non ebbero mai una esplicazione


nell'affresco che

umile che a

Milano

stessa,

decorava

le

pareti

d'un'antica casa, ora

demolita, con una fanciullesca rappresentazione del viaggio e della ado-

razione di Magi

(fig.

416)

^.

'

Gli afrreschi dell'atrio della


alle

chiesa di

S.

Colombano
la

Anche pi prossima
^

forme rustiche piemontesi


i

di Biandrate recano inscritta la data 1444. decorazione dell'abside d'una chiesa campestre

a Vicolungo, presso Biandrate.

Ricordiamo
al

tengono

tuttavia, come pi notevoli fra molti rozzissimi, anche i seguenti dipinti che apparmedesimo periodo stilistico. 1. Abbiategrasso, facciata del duomo: affresco della Madonna in

Ascona, chiesa del collegio: affreschi nel coro. 3. Cavenago sec. XV). 4. Livo, cappelletta sulla strada di Peglio avanzi della decorazione dell'abside (Cristo fra i simboli degli evangelisti). 5. Oggebbio, oratorio di Cadesino affresco dell'Ultima Cena (singolare forma rustica dello stile lombardo del principio del sec. XV). 6. Vespolate, chiesa di S. Giovanni: affresco della Madonna fra i SS. Cosma e Damiano. ^ L'affresco, ritrovato in una casa di via Bigli, fu trasportato in parte nel Civico Museo.
trono col Bambino, ridipinto in parte.
S.

2.

in Brianza,
:

Maria

in

campo:

affreschi votivi (met del

Fig. 417.

Milano, casa Borromeo: affresco.

---V-.._5-,

.^..-^H,-'

Fig. 418.

Parigi, Bibl. naz.: ms.

it.

118 (Tilo Livio).

LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO

Sue rispondenze con


del ms.
it.

Il miniatore miniatore dell'ufziolo di Filippo Maria Visconti. Sua influenza. Dissolversi della vecchia maniera nella seconda met del Quattrocento. Manoscritti vari.

la Pittura.

Manoscritti

vari.

Tarocchi miniati.

131 della bibl.

Nazionale

di Parigi.

Suoi seguaci.

11

L
Lo
latione
'

opera dei miniatori lombardi nella


cento fu copiosa,
ha, nel
s'

prima met

del
:

Quattroe

accord con
stile,

quella dei pittori

se

non

divenire dello

l'importanza ch'ebbe sulla fine del

Trecento, giova tuttavia a meglio


l'aspetto della Pittura.
stile

determinare, e a completare di molto

afTermato da Michelino, seguito e sviluppato dagli Zavattari


si

e dagli altri frescanti,

ritrova, in vari

gradi

del

suo svolgersi, anche

in molti manoscritti miniati.

Un Boezio

della biblioteca Malatestiana (ms. S. XIV.


)
^

II

"
:

De consonella

philosophiae

di

Cesena deliziosamente ornato

sua

Nel frontespizio

si

trova lo

stemma

dei

Gonzaga insieme con

altro a noi ignoto. Gli ornati di

molte

carte rassomigliano a quelli che us Pietro da Pavia.

518

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


(tav.

prima carta
fiori,

XXIX) con
si

fregi di fiori svariati

dei conigli

pascono

una scimmietta
filosofo

arrampica su pel margine, due


fondo
azzurro
:

cerbiatti

stanno

in

un prato. Entro
il

l'iniziale a

(fig.

419), le

Muse circon-

dano
cione,

che giace nel suo letto

sono delicatissime nei colori del

viso, delle lievi

chiome bionde,
;

delle loro
la

lunghe tuniche verdi, di aran-

malvacee

rammentano

maniera dei miniatori lombardi della

in.i

qmo

-C'^m

'arato

nic'hx^ ccxpi

fi'

;innt

Ili

ere.,

/i

hi

KOXVh
r uciit? clcqi

fcnbxi

amale

flcnbus o:a ngaiir.

K
j'^\^

Fig. 419.

Cesena, Bibl. Mnlalestiana: ms.

S. xiv. ii

(De consolatione philosophiae).

fine del

Trecento

e,

sebbene
si

il

loro disegno abbia torme

assai pi

sem-

plici e sobrie,

anche

avvicinano
nelle

quella delle miniature

dell'Elogio

funebre di Gian Galeazzo,

quali

vedemmo

rispecchiarsi cos niti-

damente

l'arte di

Michelino da Besozzo.

Pi prossimo a questa un foglio con la figura del Battista, conservato nel Museo Civico
di

Torino,

che non senza rapporti con l'Arte

franco-fiamminga,

ma

nelle tinte delicate e nel

morbido segno

del viso

si

.
ibi ftii.uiito,0--"<rt'"^'""lr-i''

hnrti .i!iuca<;oiiroUn phi'Wf )jhi pi'o iDuar pr^iu ri oftUmi

hjbiiiioj'-nl]'>

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TJiiiritiii jiKvifhro memi icinvip l'punu l'UiKXirlhjni Ine imlcac pjticiins lipfii htc pCKUttftUiar.inii ibi. ine

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.iiirearajyi;.j!icp.;Diciiimii iiittjritiuiu-jatfv''/ 1 * ctn.^l^^MlorlYr'lC^:qlK|llagnr-lre^.lqOMIfrt" oJii.'buiu rciti.inr Iviwii.qi, -ui oiniiir

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C!:;-'ni-v}

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pili UT

ringitt^Lv

Tav. XXIX.

Cesena, Bibl. Malatestiana:

nis. S. xiv. II

(De consolatione philosophlae).

LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO

519

dimostra schiettamente loml)arda


disegni del

(fg.

420)

e giova

compararla anche coi


attribuito a Michelino.

Museo
1 1

del

Louvre

(fig.

352) che

abbiamo
le

Derivano

dall'arte di Michelino
IO nella biblioteca

da Besozzo

mediocri miniature di

un codice

del

Ambrosiana

(H. 266 inf.) \ eseguito per

Fig. 420.

Torino, Museo Civico: miniatura.

il

duomo

di Milano, e quelle, preziose, di

un breviario francescano della


scritto

biblioteca

Universitaria

(cod.

'Sl)

di

Bologna,

miniato

circa

'

"

Constitutio archiep. circa reformationem officii

b.

Ambrosii

La miniatura dell'intestazione

piuttosto dozzinale.

520

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


L'origine

l'anno 1446 ^
scano

lombarda

delle miniature del breviario francestilistiche,


il

dimostrata

da considerazioni
lineamenti

poich
di

il

tipo dei visi, corri-

dagli occhi gonfi,

dai

rilassati, e

modo
pittori

colorire

spondono appieno
Michelino.
In

alla

maniera propria dei

che discendono da

una

delle miniature

il

colore ha un'intensit grandissima: sull'olil

tremare denso

del

cielo

sono delle nuvolette d'argento, sorge


;

verde

vivido di cespugli e di alberi

la

Vergine inginocchiata adora

il

Bambino

iMiiJ-3J^^rMJ^:^^7A

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-r : iouo h\\\v:

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concolcno Innni. inojnr pur Icciidim- imuii imt

Fig. 421.

Bologna, Bibl. Universitaria: cod. 337 (breviario).

steso sul terreno erboso ove


letti

un pavone spiega
;

suoi colori

degli uccel-

stanno entro
nell'alto.

la

siepe viva

degli angioli, infantilmente

impacciati,

appaiono
nierata

Vi nella composizione un riflesso della lirica e


e
di

ma421).

arte

di

Stefano da Zevio

Michelino da Besozzo
i

(fig.

Nelle iniziali e negli ornamenti


l'Architettura gotica

(fig.

422) ricorrono

motivi derivati dal-

che Giovannino e Salomone de' Grassi avevano in-

'

Cfr.

inscritto nella tabella dei


ce. 268 V.)
il

Carta-Cipolla-Frati, Atlante puleografico-artistico, Torino, 1899, tav. LXVI. L'anno U46 numeri aurei (tomo li, ce. 268) in una tabella aggiunta da altro calligrafo (11,
;

computo comincia

col 1466.

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


trodotto nella Miniatura lombarda,
nella quale
li

521

vedremo
fra
i

persistere
caratteri

a lungo

ed

essere

pi singolari ^

Giovanni

di

Ugolino

da Mile

lano, che nel 1430

compi

mi-

niature di un messale del


di

duomo

Fermo

^,

deriv da Franco e Fi-

lippolo de Veris e da maestri lom-

bardi

affini a quelli,

come

V ano-

nimo
Lodi

frescante del
(fig.

S.

P'rancesco di

375), le

forme grottescadell'architettura

mente complicate
la

gotica in cui raffigur nel messale

Madonna

(fig.

424),

avvolta in
e

un panneggiato
dimostrano
barda.
la

convenzionale,

colorita di tinte sfumate che

bene

sua
altre

origine

lom-

Ma

in

miniature del

medesimo codice (fig. 425) si veggono delle durezze di disegno e


di

colore, le quali

forse

si

deb-

bono, almeno in parte, all'inter-

vento di un ignoto mediocre aiuto.


Altri miniatori

sono assai pros-

simi agli Zavattari,


tore di
di

come
dell*
"

l'illustra-

un codice

Acerba

Cecco d'Ascoli, della biblioteca

Trivulziana (cod. 4021), artista frettoloso


si

ma

sicuro, le cui miniature

posson comparare coi disegni


Fig. 422.

Bologna, Bibl. Univ.: cod.

337.

Deriva anche dalla maniera di Michelino la miniatura conlenuta in un ' Colleclarium oralionum , dei frati di S. Eustoigio, ora nell'Archivio della basilica ambrosiana. Per determinare meglio le forme della Miniatura nella Lombardia sul principio del Quattrocento di fronte a quelle ch'erano in regioni
'

rammentiamo il cod. it. 81 della Staatsbibliothek di Monaco (" Rime del Petrarca ) che fu scritto Bologna nel 1414 e miniato probabilmente da un artista veronese, come da supporre pel carattere dei disegni (fig. 423) che hanno affinit con quelli di Stefano da Zevio. A Bologna nel 1432 il miniatore Giovanni Antonio che orn un codice di Decretali della biblioteca Nazionale di Napoli (ms. XIV A. 21) perpetuava ancora le forme del trecentesco Niccol da Bologna. " L. Mariani, La cavalcata deliAssiinta in Fermo (Arch. della Soc. ioni, di SI. patria, 1890, V); A. Venfinitime
a
turi, Storia, VII,
i,

17G.

66

522

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


S.

della Fabbrica di

Maria presso
Miniatura

S.

Celso,
^.

per

il

coloritr)

tenne delle
stile

carni anche cogli affreschi di


degli

Monza
si

Ma

il

riflesso

pi nitido dello

Zavattari

nella
.

ritrova in alcuni

mazzi

di

tarocchi

miniati ^

La

serie pi cospicua

di

tarocchi,
di

sebbene non completa,


la

quella

posseduta dal duca

U. Visconti

Modrone,

quale fu dipinta certa-

l,X nane dx

fei^i l<miini <xiV

C
I

ht ffcnf*

iKAt Aneti nfofc in odo


-

At4> fon <jiu eterne 1>tu>n ciiCO rxtn^Co.

Fig. 423.

Monaco, Staatsbibl.:

coti.

it.

81 (Petrarca;.

mente per Filippo Maria Visconti


molto
si

che,
e

secondo

narra

P. C.

Decembrio,

dilett di siffatti giochi

anche comper, per 1500 scudi, un

mazzo
Le

di carte ch'era stato

miniato dal suo segretario Marziano da Tortona.

carte di Marziano da Tortona,

come

dichiara lo stesso P. C. De-

'

Le miniature di un
(fig. 426).

Zavattari

salterio del Museo civico di Rimini sono anch'esse prossime alla maniera degli Furono probabilmente eseguile a Cremona, come si pu arguire da una annotazione al

termine del volume. Cfr. per la loro descrizione


gazine, 1903).

E. di

Farravicino, Three Packs of

il.

Tarocco Cards (Burlington Ma-

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


cembrio,
sottoposti,

523

erano

illustrate

con figure

di

divinit

di

animali

ad esse
;

non

gi

con
a

la serie

delle figurazioni proprie ai tarocchi

e ras-

somigliavano

l'orse

quelle possedute dal

Museo Imperiale

di

Vienna e

dalle Reali Collezioni di Stuttgart \


col

Non

si

possono perci identificare

dei

mazzo posseduto tarocchi comuni

dal duca Visconti di Modrone, le cui figure son quelle


^.

Fig. 424.

Fermo, duomo: messale.

Tuttavia, che anche questo sia stato miniato per Filippo Maria Visconti

appare chiaramente dalla carta rappresentante l'Amore.

Come

le altre,

'

Cfr. M.
278.

Geisbekg, Das Kartenspiel

d. I;gl.

Sammlung

in Stuttgart, Strassburg, 1910; A.

Ventuiu, Storia,

VII,

I,

A. A., Marziano da
1905).

Tortona

(Boll, della

Societ per gli studi

di

economia

d'arte nel Tortonese,

Tortona,

524

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


sul

essa coperta d'una densa preparazione gessosa

fondo d'oro lavorato

a punzone con ornati e con l'impresa del sole raggiante,

Amore bendato

vola

al di

sopra di un padiglione nel quale un gentiluomo viene accolto


Il

da una nobile donzella.

motto
;

("

a bon droyt

ricamato sul cappello


di

del giovine, dei Visconti

gli

stemmi

della

biscia e della croce

Fig. 425.

Fermo, duomo: messale.

Savoia che

si

alternano nelle alette del padiglione dichiarano che

due

personaggi sono appunto Filippo Maria Visconti, del quale in altre carte
degli stessi tarocchi sono riprodotte le

monete d'oro \

Maria di Savoia

Anche gli eredi del senatore Fontana, a Torino, posseggono una carta di tarocchi nella quale sono quattro impronte di monete di Filippo Maria Visconti.

LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO

525
miniati fra

che nel 1428 and


il

sposa a
della

lui.

tarocchi

liirono
;

pertanto

1428 e
in

il

1447,

anno

morte del Visconti

anzi
il

molto prohal)ilsignificato
vi

mente

epoca prossima

alla

prima
427).

data,

sia

per

nuziale

della scena rappresentante l'Amore, sia per la giovane et che

dimosuo

strano entrambi

gli

sposi

(fg.

Con

arte sottile,

ma non

senza audacie,

il

miniatore condusse

il

lavoro. Sugli sfondi dorati, e quasi cesellati,


nelle vesti, limpido nelle carni cos che

il

colore grasso e pastoso


la

rammenta
figurata,

maniera seguita da
pi

Leonardo da Besozzo

nella sua

Cronaca

ma

ancora quella
visi.

degli Zavattari, alla quale le figure assomigliano

anche nel tipo dei

Fig. 42C.

Riniini,

Museo

Civico: salterio.

In Ogni carta

il

miniatore
signorili

prodig la grazia della sua fantasia,


del

lo

splen-

dore dei costumi

suo

tempo.

Sono

esili figure

femminili

occultate dalle lunghe tuniche di broccato d'oro o di tessuti con imprese

diverse
lo

l'Imperatrice troneggia
;

fra

le

ancelle,

una

delle quali le porge

scudo dipinto con l'aquila


fluente

un'amazzone passa
roseo sfumato

sul suo cavallo, coperta

d'una tunica
le

ornata della impresa


colorita
di

d'una
il

fontana d'oro, sciolte


viso

chiome

giallette,

che per finezza

gareggia anche con le pi gentili forme della Cronaca di Leonardo da Be-

sozzo

(fg.

428).
tutto

Sono

figure di gentiluomini in vesti sfarzose

il

Re
il

di

spade siede

corusco d'armi
il

ed ha accanto a s

il

piccolo paggio
biz-

coperto grottescamente

capo del suo enorme morione, secondo

526

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

zarro uso rappresentato anche nell'affresco trecentesco del

Museo

di Ber-

gamo

il

Re

degli

ori vestito di tunica foderata di pelli, ricamata.

Fig. 427.

Milano,

coli,

del duca U. Visconti di

Modrone: carta

di tarocchi.

Non

altra

maniera

si

trova

nei

tarocchi

miniati,

appartenenti

ad

un'altra serie,

ma

eseguiti anch'essi

per Filippo Maria Visconti, di pr-

<

6
B
a
bc

u
a>

03

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


priet di Giovanni Braml)illa, a Milano, e in altri che facevano

527
parte di

un terzo mazzo conservati nel Museo dell'Accademia

e nella collezione

Fig. 428.

Milano,

coli,

del duca U. Visconti di

Modrone: carta

di tarocchi.

Colleoni di

Bergamo

(tav.

XXX). Fra

quali alcuni spettano alla seconda

met del Quattrocento,


tonio Cicognara.

sono opera probabilmente del cremonese An-

528

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Infine altre carte
di

un tempo possedute dalla biblioteca Nazionale Torino spettavano ad artista lombardo di minor valore \

Filippo Maria Visconti, ch'ebbe a propri servigi


dilett dei preziosi tarocchi miniati, e fu

il

Pisanello,

che

si

appassionato lettore di romanzi,


di

dovette

dar grande incremento alla biblioteca del castello

Pavia se

tno fUnr coppo "^u

tcuc on\ cbamatD


cbefipcsi

cmtnoto

omo -fu
atuUo pe

"rumi

. tum foa coCi Uauu iitvfSi confgiio oc la wacn uiu granfie ni<ttitac*IU|icnatodK qucTto fb(Tc fi^

Fig. 429.

Parigi, Bibl. Naz.

ins.

it.

131 (Vitae imperatoruin).

sono veramente da attribuire corona

al

suo tempo

numerosi
di Cristo

codici,

che appar-

tenevano a quella, segnati del


^.

monogramma
i

sormontato d'una

dovette anche molto favorire

miniatori.

In molti manoscritti miniati del suo tempo, provenienti in parte dal


castello di Pavia,

abbiamo riconosciuto l'opera

di

un medesimo miniain

tore

il

quale ebbe nell'Arte


si

non scarsa

influenza, poich

pi

codici

miniati che non

possono attribuire

alla sua

mano, sono

tuttavia chiari

accenni alla sua maniera.

'

Cfr. L'Arie aulica al'Exposizione di Torino,


Cl'r.
I^.

Torino,
I,

1881, tav.

XXXII.

-'

Delisi.b, Le Cubincl des Mss., Parigi, 18G8,

131 e segg.

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

529

determinare bene
"

lo stile

dell'anonimo maestro pu servire un cotradotte dal Decemhrio, che fu terminato

dice delle

Vitae imperatorum

di scrivere l'anno 1431, e

certamente eseguito per Filippo Maria Visconti,


di

poich
scritto,

il

suo frontespizio tutto pieno

imprese viscontee.
it.

Il

mano-

ora nella biblioteca Nazionale (ms.

131) di Parigi, ha parecchie

iniziali

composte con motivi


ideati
in

di architettura e

gotica
de'

che derivano dagli


Grassi, quali

ornamenti
trovano

da Giovannino
altri codici

da Salomone

pur

si

molti

lombardi della prima met del Quattro-

L
r*

^^ ^

^ \%

liconnnoA

illvbro ciiluao deli ulxnti.

Capitolo pruno dcUcra yaw Uutrrc'ct: il'\ \jS come mgicnc ^ufpinic.ii^yjiv^^Kciniiu^l^

11U
CIO
ni.1

Ut
IVI

fi-

n nu
Fig. 430.

tmr <Ax \9^w\\\ cl)ic (cflxH

-ci

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

it.

18

(Dillamondo).

cento. Nelle vignette che fregiano

il

campo

delle iniziali
:

la

maniera del

miniatore ha caratteri e particolarit originali


forti contrasti di tinte vivaci
;

un colorito vigoroso con


scarni,

sfondi di tinte unite e talvolta punteggiate


visi

di bianco; figure atteggiate


dellati di roseo e di

con energia, dai

ammaccati, moIn tal


fra

ombre
la

verdi non bene fuse insieme.

modo
le

colorita

disegnata

vignetta

rappresentante

Eliogabalo

sue

donne

(fig.

429), e ogni altra iniziale del

volume.
Pavia e ora nella biblioteca

Altri codici, gi nel castello visconteo di

Nazionale di Parigi,

si

debbono

attribuire
it.

al

medesimo miniatore

un

Tito Livio, scritto nel 1432 (ms.

118), nel

quale certe

figure d'angioli
67

530
(fg.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


418) dimostrano
;

rapporti

stilistici
it.

del miniatore con Michelino e cogli del 1447, nelle cui miniature sono
il

Zavattari
la

un Dittamondo (ms.
atti,
(fig.

18),

prontezza di

l'energica espressione e

colore vivace, anche acre,

propri all'artista

430) \
la

Appartenne a Filippo Maria Visconti anche


della quale la

cantica dell'Inferno

massima parte
2017),
e
la

posseduta dalla hiblioteca Nazionale di

Parigi (ms.

it.

biblioteca

Comunale d'Imola (ms.

32)

ha un

'Cina>
-

uif ci qiuil

conncnc coniot)ifccro"D4ntr
liinln irniii
Parigi, Bibl. Naz.:

nd p:uno ccr

fKirt

rmito

nd

nuiinnmtnrDt iimmr<!riiirir
ms.
it.

Fig. 431.

2017 (Divina

Commedia).

minor frammento
sono evidenti
nel

-.

caratteri del miniatore delle


e

"

Vitae imperatorum

disegno

nel colorito

delle

molte illustrazioni del

poema,

le

quali

hanno una

certa materialit nel


e

commentare
di

la

visione

dantesca,

ma

anche una gran precisione

tale ricerca

espressioni

'

W.

SuiuA, Stiiiien

z.

lomb. Muterei (Monatsh.

f.

Kw., 1909,

472).

C. MouEi.,

Une
229).

iUiislrafion de l'Eiifer de Dante, Parigi, 1896; cfr. ree. di F.

Novati

(Giorii. stor. della

Leti,

it.,

XXVIII,

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

531

veementi che pu
fine del

dirsi

preannunzino

in ci le illustrazioni ferraresi della

Quattrocento
il

(fg.

431, 132 e 433).


di

Anche lume
con

libro di preghiere di Maria

Savoia,

seconda moglie di
Il

Filippo Maria Visconti, fu ornato dal

medesimo
fregiato

miniatore.

prezioso vo-

\ conservato nella biblioteca Pubblica (ms. 4) di

Chambry, ornato
di

iniziali di struttura architettonica,

anche

molte

drleries,

reca nel frontespizio una miniatura rappresentante dinanzi al trono della

rtro

^U!ai.i

td tmnonxniro crxxriccnnun.

Fig. 432.

Parigi, Bibl. Naz.: ms. 2017 (Divina

Commedia).

Madonna

la

duchessa
:

di

Milano inginocchiata

accompagnata da un
di angioli scarlatti.

corteo di santi

sul

fondo azzurro sono alcuni gruppi


si

Nella schiera dei santi


l'artista
"
;

ritrovano le note vivaci di colore consuete aliniziali delle

e le figure

si

possono confrontare con quelle delle


per vedervi quanto siano identiche

Vitae

Imperatorum

le fattezze
li

dei

visi,

quasi ammaccati, e le tinte stridule di roseo e di verde che

colorano.

F.

MuGNiER, Les mss. niiniutures de

la

Maison de Savoie, Mouliers,

1894, 27 e segg.

532

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Molti altri manoscritti \ nelle cui miniature riappariscono evidenti
i

medesimi
della
"

caratteri di stile,

dimostrano
.

la

grande operosit del miniatore

Vitae

Imperatorum

Il

quale

dovette lavorare sino a principio

met del Quattrocento poich orn anche il messale, ora nella biblioteca Ambrosiana (ms. A. 257 inf.), donato nel 1459 da Bianca
della seconda

Maria Sforza

al

duomo

di Milano.

'

cvfx^liaonxrU qiulc !mKipj:foit non litcjrir hnd\i u* ingrgiio Regina nel trito.

Fig. 433.

Parigi, Bibl. Naz.: ms.

it.

2017 (Divina

Commedia).

Distinta, per la sua

rudezza
e

di

disegno

di
la

colore,

dallo

stile

di

Michelino, degli Zavattari

dei

loro

seguaci,

maniera dell'anonimo
segnato col

maestro

influ su quella di altri artisti.

Ci appare nelle miniature di un

piccolo codice della

biblioteca

Braidense (cod.
;

A F.

XI. 10)

nome

di

Ambrogio da Marliano

nei graduali miniati dal

lombardo Gui-

Ricordo soltanto i seguenti mss. 1. Holkham Hall, bibl. del duca di Leicester: ms. 345 (Tito DoREz, Les mss. peintures de la bibl. de lord Leicester, Parigi, 1908, 65 e segg. 2. Roma, bibl. Vaticana cod. vat. lat. 1903 (" Vitae diversoruni principum ), anteriore al 1457 (fig. 434). 3. S. Paul in Lavanthal, badia benedettina ms. XXV, 2, 5 (Valerio Massimo) cfr. F. Wickhoff, Beschreibendes Verzeichnis, op. cit.. Ili, 77. 4. Torino, bibl. Nazionale: ms. D, II, S (Flavio Ebreo). 5. Verona, bibl. Capitolare ms. CCXXIX (Plutarco).
^

Livio). Cfr. L.

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


niforte

533
^
;

da Vimercate, conservati nel

palazzo di
della

Schifanoia a Ferrara

nelle illustrazioni di
(2"

un

"

Filocolo

biblioteca Pubblica di

Cassel

ms. Poet. 3)

'\

sebbene molto deboli nel disegno delle


(fig.

figure, in quelle

di

un Quinto Curzio

43), tradotto

da

P. C.

Decembrio, die appartenne


di

Inigo d'Avalos, ora


altri

nella
^.

biblioteca

Reale

Torino (ms.

131), e

di

molti

manoscritti

Da

essa deriva l'arte del minuzioso e fanciullesco

Fig. 434.

Roma,

Bibl. Val.: cod. vat. lat. 1903 (Vitae diversoruin principum).

'

Cfr. H. J.

Hermann,
(Di'

Ziir Gesch. d.

Minialurmal. ani Hofe der Esle in Ferrara (Jahrb.


25)

d.

kiinsthist.

SniniZ. d: a. Kaiserh., 1900, 138).


^

Il
;

D'Ancona

letana
^

ma non vediamo

alcuni codd. miniati ne L'Arte, 1907, le ragioni di tale attribuzione.

ne ha assegnato

le

miniature alla scuola napo-

Ricordo soltanto i seguenti mss. di diverse mani. 1. Cremona, Museo Civico: Privilegio della chiesa di S. Sigismondo (anno 1464). 2. Ferrara, bibl. dell'Universit: ms. II, 190 (messale di S. M. delle Grazie di Milano). duca di Leicester: ms. 34 (messale romano); cfr. 3. Holkham Hall, bibl. del 4. Milano, bibl. Braidense cod. AG, Xll. 3 (messale della chiesa di L. DoHEz, Les mss., op. cit., 63.

5. Ibid., Stefano in brolo); cfr. F. Cauta, Codici corali e libri della bibl. Naz. di Milano, Roma, 1895, 43. 6. Parigi, bibl. Naz. ms. lat. 760 (breviario). 7. Ibid., bibl. Capitolare: cart. gr. 4 (messale ambrosiano). 8. Ibid., ibid. ms. it. 973 (" Guilielmi de Arie ibid. ms. lat. 7855 (' Oratio Ludovici Mariae , del 1463).

S.

Milano nel 1463. A una diversa maniera appartengono i seguenti mss. dei quali teniamo memoria in questo luogo non avendo occasione di naenzionarli altrove. 1. Parigi, bibl. Naz.: ms. lat. 4772 (" Libellus feudorum ,), proveniente dal castello di Pavia. Fu offerto a Filippo Maria Visconti (1442), che vi rappresentato fra i suoi cortigiani in una mediocre miniatura. Ha delle iniziali con motivi architettonici. 2. Ibid., ibid. ms. lat. 6041 d. (" Historia Angliae ). La miniatura rappresentante Filippo Maria Visconti cui offerto il codice da Galassio da Correggio potrebbe compararsi anche cogli affreschi dei giuochi nella casa Borromeo. Cfr. CouDERC, Album de portraits, lav. LXXIV.
tripudi!
),

scritto a

534
illustratore di

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

un

altro codice della suddetta traduzione di

Quinto Curzio,
intlusso

ora nella biblioteca


del genere

Comunale
si

di Siena (ms.

I.

VII. 23),
d'

non senza
(fg.

illustrativo

proprio a manoscritti

Oltralpe

436 e 437).
aff-

persino nella Pittura

ritrovano delle forme che hanno delle

LAl'jtft'uiliimi ^|..ui>.>-

->

,-

.^?.... .liKlO &!jjr-,^

Can>-^u4t

or J

Jf-cTio

Fig. 435.

Torino, Bibl. Reale

ms.

131 (Q. Curzio).

nit

con quelle proprie dell'operoso miniatore, non sappiamo se per sua


:

diretta influenza o per casuale riscontro

negli affreschi della quarta


le figure dei

camsanti

pata della navatella destra del


Dottori
(fg.

S.

Francesco di Lodi,

438),

per

le

loro

fattezze

ammaccate

il

colorire vivace e

aspro, bene possono essere paragonate a quelle miniature.

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO

535

Se l'anonimo miniatore delle


corte viscontea,

"

Vitae Imperatornm

molto lavor per

la

un

altro pi nobile e originale artista

ebbe

il

compito

di

poi

ci X- olii ti* tu te
f<i

i'

iohc4n
l>.i

noJVmfon incito ciWl'i


nuitTtt-Ti.v d/i

tv

due

.itloiK

a fii4 flitpc tvitcniafvrcoi'.i

tio
("

U uuj prtttctpto

dit

Hcrcule.- a

.1.0 tvr

Hctiptolomo ^< Vr fi i^Vd^ Hf^lafpo filo

Fig. 436.

Siena, Bibl.

Comunale: ms.

I.

vii.

23 (Q. Curzio).

miniare

il

libro di preghiere di Filippo Maria Visconti,

ultimandone

la de-

corazione che pi anni innanzi era stata intrapresa da Giovannino e da

Salomone

de' Grassi

per Gian Galeazzo.

536

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Nell'iifiziolo della biblioteca

Landau-Finaly

di

Firenze, che gi ab-

biamo ricordato
scontee
le

uno
di

dei fogli reca

appunto
(tav.

fra

stemmi
Si

imprese visui

iniziali

Filippo Maria

XXXI).

elevano

suoi

margini due guglie gotiche, quali avrebbero amato disegnare Giovannino e

Salomone
muniti

de' Grassi,

ma

le figure degli angioli

che in esse stanno

vigilanti,

dei

pavesi

viscontei,

hanno una maniera ben diversa da quella

hi

de

plxitxix'cho
peimai

de irxxay vti Lunato p fufpUttKn


pcax>

ro eie lilbonA

Candido

iLk^

'^^'&,^f^~
-3x1

J.

vnqueiho ^nY iTiodo olcImfiriTiitntcfu*j.eiciiptD. a o-uniit del e fCa II enoie oli f r fc%>%i dccdCcircino. ci U q;\cci ci m cfe oial uj a||xJla. ^1^ old h^tT\%o txencndo (a fetn^^v
.
,

Uciaiiin.ih ulcjcaM dro

Fig. 437.

Siena, Bibl.

Comunale: ms.

I.

vn. 23 (Q. Curzio).

dei pi antichi miniatori del codice.

Non sono

pi le tinte tenui proprie

a Giovannino de' Grassi, adoperate anche da Michelino, dagli Zavattari e dai loro pi fedeli seguaci, bens sono colori di roseo vivo e

ombre brune
i

o azzurrastre che contrastano insieme modellando fortemente

visi, otTu-

scandone

le

guance

e le orbite. Nella vignetta dell'iniziale del

medesimo

V. pag. 320 e segg.

Tav. XXXI.

Firenze, Bibl. Landau-Finaly

uOziolo di Filippo Maria Visconti.

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


foglio,

537

rappresentante No in
e violacea
le

atto di

spingere nell'arca

gli

animali, una

ombra fumosa
tano vivamente
sizione,

avvolge

la figura del

vecchio, nella quale risal-

parti illuminate: vi

un vigore fantastico nella compocon azzurri


rossastri,

una

gamma
;

di colori strani, sin qui inusitati,


capelli,

violacei, metallici

che in

altri fogli

saranno lumeggiati di punsi

teggiature bianche, sono tratteggiati d'oro; sullo sfondo


tinte cupe.

addensano delle

Lo
niera,

stesso miniatore decor

molti

fogli del

codice con tale sua

ma-

compi qualche volta

in piccola parte l'opera dei suoi predecessori.

Fig. 438.

- Lodi,

S.

Francesco: affresco.

alle volte

si

attenne

per quanto

si

pu congetturare
alle

ai

disegni
e

ch'essi gi

avevano tracciato delle composizioni. Da Giovannino


de' Grassi egli
alla

da

Salomone
iniziali,

trasse

modello

forme architettoniche delle


ri-

anche

esuberante e disordinata decorazione dei margini,


l'arte

congiungendo cos
da quei maestri
suo
stile,
si

propria con la vecchia tradizione lombarda

ma
il

distingue di molto in ci che ha di pi particolare


i

sorpassa

miniatori affini a Michelino e agli

Zavattari, supera
,

anche l'anonimo
del comporre.
In

artista

che

mini

le

"

Vitae Imperatorum
dei
colori,

col

mo-

dellato pi robusto, con la

gamma

rinnovata

con

la fantasia

uno

dei fogli, tra l'ornamentazione di trafori e di pinnacoli gotici

che ridonda pei margini,

rappresentata la sconfitta degli angioli ribelli


68

538
(fg.

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


439).

Le

tinte vivaci, nelle quali


i

il

violaceo e

il

rosso

fulvo prean-

nunciano gi

colori che saranno cari a miniatori cremonesi ed emiliani

della fine del secolo


le figure di

XV, rendono pi fantastica

la

composizione ancora
;

alcuni angioli, infantili nei tratti del viso, avvolti in panneg-

giati gotichegganti

richiamano bene

le

forme proprie a Michelino

e agli

Zavattari,
l'aspetto.

ma

il

modellato, con chiaroscuro fumoso, ne rinnova di molto

'**!^Y

Fig. 439.

Firenze, Bibl. Landaii-Finaly: ufiziolo di Filippo Maria Visconti.

Contrasti sovente esagerati di luce e d'ombra, colori vivaci, vigorosa


fantasia di

composizione
il

sono

in

tutte

le

molte miniature delle quali

l'artista fregi

libro di Filippo M. Visconti. Vedi


le

quanto sono fortemente


fogliami nel

modellati
foglio

medaglioni racchiusi tra


l'iniziale,

larghe volute dei

ove

rappresentante l'Eterno che rimprovera

Adamo
e
le

ed

Eva, dipinta con gran finezza di fattura e di osservazione dei particolari


(fig.

440)

come sono fantasticamente composte

le architetture

im-

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


prese viscontee in un'altra carta
(fg.

539

441)

come

potentemente figurato

Mos che parla all'Eterno con


concetto
si

enfasi profetica, avvolto nel


(flg.

manto svolaz-

zante sul fondo bruno, fosco in viso

442). (]on

uguale originalit di

spiega di foglio in foglio l'arte del miniatore.

Del medesimo valente maestro possiamo indicare parecchie altre opere

che dimostrano viepi

la

sua importanza. In uno dei volumi della Cer-

Fig. 440.

Firenze, Bibl. Landau-Finaly

ufziolo di Filippo

Maria Visconti.

tosa di Pavia, ora nella biblioteca Braidense (ms.

A E.
si

XIV,

20), egli color


il

una miniatura
in

della Nativit di Maria nella quale

riconosce

suo

stile,

forma pi sviluppata che nel


la

libro di preghiere di Filippo M. Visconti,

per

gamma

dei colori, per del

il

tipo dei visi

affilati,

per molte partico-

larit

convenzionali

disegno nei

panni

lievi,

a pieghe compresse, e

nelle

mani (fg. 443). Anche pi si manifesta

la

sua maniera in un messale del

duomo

di

540

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Il

Mantova.
il

ricchissimo codice fu miniato da due


il

artisti diversi, dei


il

quali

pi recente gi seguiva
il

nuovo

stile

veronese,

pi antico fu senza
si

dubbio
in

miniatore dell'ufiziolo di Filippo Maria Visconti K Vi


tutte le

ritrovano

molte carte
:

consuetudini stilistiche pi particolari dell'anonimo

maestro

gli

strani

rialzi dentati,
;

con
le

castelli

lumeggiati

d'oro,

che

si

profilano sul fondo d'oltremare


quali contrastano
il

frondi
;

manierate degli alberi,


contorte negli

nelle

verde e

il

giallino

le figure

atti e

nei

Fig. 441.

Firenze, Bibl. Laiidau-Fiiialy

uFiziolo di Filippo M. Visconti.

panneggi ancora goticheggianti, fosche nei


ispide nei capelli.
trasti strani,

visi dagli

sguardi lampeggianti,
e

il

colorito,

con

tinte violacee,

con iridescenze

con-

rassomiglia appieno a quello delle miniature dell'ufiziolo.


in

Nell'Entrata di Cristo

Gerusalemme
irti

(tav.

XXXII)

il

cielo

digrada

dal turchino al porpora sui monti,

di fantastiche castella

lumeggiate

d'oro

le

pi vive tinte di giallino, roseo, azzurro

sono sulle vesti delle

' Il codice mutilo della fine, non ha indicazioni di provenienza, reca uno stemma dipinto dal miniatore pi recente. Questi esegui moltissime vignette e la Crocifissione del canone con una maniera assai prossima a quella di Liberale da Verona.

umix:fiuicn>:um 4t> oifif uiimtloxclictDmiii.urui

l^Diinmca rcfiinteao^ TOmini^ (ntiDitiio-

tcam iimi Mdii


Tav. XXXII.

Clio qui Ixdiq


Mantova, Duomo: messale.

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


figure

541
agitano,
sul
si

che,

fosche
atti

nei

visi

per contrasti d'ombre e


Nella

luci, si

curvano con
rampicanti

esagerati.

Risurrezione
il

(tav.

XXXIl)

terreno

verde, toccato di luci d'oro,


;

splende roseo

sepolcro,

ornato di verdi
alle pie

l'angiolo,

candido,

accenna con gran gesto


di

donne,

vestite delle pi gaie iridescenze

colori

il

Cristo

svanisce nel cielo

Fig. 442.

Firenze, Bibl. Landau-Finaly

ufiziolo di Filippo M. Visconti.

azzurro striato di nuvoli dorati. Altrove, in una delle numerosissime vignette,

un santo apostolo
le

(fig.
il

444)

sta assorto

tra

il

balenare dell'oro

che lumeggia

sue

vesti,

terreno, la boscaglia del fondo.


l'artista

Tale fantasia e finezza di lavoro


sue miniature
e

prodig in
iniziali.

ognuna
di

delle
la-

negli
di

ornati

dei

margini, delle
gi

Nei quali,

sciando

motivi

architettura

adoperati nell'ufiziolo

Filippo

542

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


(fig.

Maria Visconti, compose ora degli ornamenti vegetali


lacunari sul cui sfondo
(fg.

445),

ora dei

nero

smagliano

le

tinte

vivissime

delle figure

446).

In
si

un antifonario
al

della biblioteca

Malatestiana (Ant. n. 5)
artista,

di

Cesena
facil-

ritrovano altre miniature del


bizzarro

medesimo

che vi riconosci
altri

mente
(fg.
"

modo

di

lumeggiare d'oro

agli

suoi caratteri
lat.

447)

come

in

un codice della biblioteca Marciana (ms.


)
^

VI.

XXXII

Apollinaris Quaestiones
coloriti

nel quale certi geni


visi,

con uno stemma

(fg.

454)

sono

con squisita dolcezza nei

simili a quelli degli angioli

obncbii'n

cndxn.i h
b.buir \v

ucb.O
ni deb i c\

quittm

Mxtxm

1.1

ST.icn iun

cob-Tclv

lonion
n.iTi?.in

Lvlr cv

ti

T.iccc[yr
Fig. 443.

Milano, Bibl. Braidense: ms. AE. xiv.

20.

nell'ufziolo visconteo, e nei corpi

che campeggiano rosei sopra una lieve

tinteggiatura di azzurro.

dul)ito di attribuire

all'anonimo miniatore lombardo un bellissimo


lat.

codice della biblioteca Vaticana (ms. barb.

613) creduto sinora di

un
da

miniatore francese

^.

bens

quello una bibbia francese,

ma

scritta

codice porta lo stemma del Bessarione come altri antifonari della Malatestiana, uno dei quali fu miniato certamente anch'esso da un maestro lombardo come dimostrano le forme delle iniziali (fig. 448), con motivi d'architettura, lo stile del panneggiato e il colorito.
'

Il

(ant. n. 6)

^ Il ms., cartaceo, dell'opera del cremonese Apollinare de Offredi, dedicata a Filippo Maria Visconti, fu terminato nel 1462. Soltanto la sua prima carta, quella ove sono le miniature, membranacea; e crediamo appartenga ad et alquanto anteriore. ' A. Venturi, Una bibbia francese del principio del sec. XV (Annales Intern. d' Histoire Congrs de

Paris, 1900. Parigi, 1902);

Id.,

Storia, VII,

i,

132 e segg.

LA MINIATURA NELLA PRIMA MET DEL QUATTROCENTO


calligrafo
italiano.

543
il

Appartenne
identificare

agli

Estensi

giustamente
1434
il

Venturi

dimostr

doversi

con

la bibbia

che nel

marchese

jO
Ctiftccrp'^coiii

ncBXminc uni mieobLiminnir


ficunii .ipoffolo tiio |xtn|

ttminibilcm p:cdicAinu: fic^: illuni me fcim^nf nipulgamc Limiti te. )>

i,.k.J

icn iiuTf
Fig. 444.

i|;iotloli

Mantova, duomo; messale

Niccol

III

d'Este diede a compiere al miniatore .Iacopino d'Arezzo nelle


"

iniziali e in

uno capitolo aminiato con

figure che gli

mancava

intatti,

544

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Fig.

1)5.

Mantova, duomo: messale.

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


nella bibbia
"

545
(ce. 281),

non
che

vi

che una

sola

miniatura d'intestazione

o
il

capitolo

sia diversa di fattura

da

tutte

le

altre illustrazioni, e

numero

delle iniziali miniate

da Jacopino d'Arezzo corrisponde appunto

a quello delle iniziali del codice.

Fig. 446.

Mantova, duomo: messale.

Nella prima

carta

(tav. del frontespizio)


:

la

miniatura aduna ogni

qualit e carattere dell'anonimo artista


lati,
il

si

osservi la

forma dei

visi affiil

manierismo del panneggiato,


S.

l'enfasi degli atteggiamenti,


il

curioso

aspetto del paesaggio.

Gerolamo risana

leone benedicendolo con atto

grave ed espressivo

sulla sua tunica morella,

composta

in pieghe sinuose
69

546

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

e lumeggiata d'oro

secondo

la

consuetudine
sua canizie.

del miniatore, risplendono


Gli
assistenti

lo scarlatto vivo del

manto

e la

osservano

la

Fig. 447.

Cesena, Bibl. Malatestiana: ant. n.

5.

Fig. 448.

Cesena, Bibl. Malatestiana: ant.

n. 6.

scena con alto stupore mentre un accolito, pieno di cautela e di curiosit,


reca
il

cappello del santo

lianno vesti di tinte vivissime, capelli di colore

gialletto

capricciosamente segnati

come

suol fare

il

miniatore dell'ufiziolo

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


di Filippo

547

Maria Visconti. Le

tinte di azzurro,

porpora e viola svariano

nel cielo e sul terreno striato d'oro, irto di fantastici castelli.


Poi, nelle

numerosissime vignette che ornano

il

volume
e

riscontri

con
fetti,

le

miniature deiranonimo maestro sono continui,


^
:

altrettanto per-

sia nella fattura, sia nel concetto

nei quali l'artista manifesta

una

mirabile fantasia dando forma iconografica originale alle scene, rivestendole della pi nuova

gamma

di colori, di iridescenze strane.

Vedi come
(fg.

nella miniatura rappresentante la creazione del sole e della luna


--^-

449)

w|

qiT \om\ fclonc

l^ btblc .^p.

!>'^.<

A,f

--!.*

Fig. 449.

Roma,

Bibl. Vat.: ms. barb. lat. 613 (bibbia).

l'Eterno grandeggia, vestito di turchino e di


si fa

lilla,

innalzando

due
dei

astri

azzurro

il

cielo

intorno

al

sole,

dalla
felice

luna piovono
la

vapori

argentei sulla terra tetra.

E non

meno

fantasia del miniatore

nel figurare ogni altro arduo soggetto.

La bibbia

estense fu ornata prima del 1434


e

perch essa dimostra


le

una maniera pi larga

meglio

costituita,

si

pu affermare che
siano
state

mi-

niature dell'ufiziolo di Filippo Maria Visconti

eseguite assai

miniatura dell'antifonario di Cesena (fig. 447) con quella riprodotta dal Venturi vignetta rappresentante No che introduce gli animali nell'arca ripete la composizione di una miniatura dell'ufiziolo di Filippo Maria Visconti (tav. XXXI).
Cfr.,

per
I,

es., la

(Storia, VII,

134).

ce. 13 v. la

548

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


di quell'anno,
stile

prima
d'uno
poca.

mentre quelle del messale del duomo

di

Mantova,

pi sviluppato, debbono appartenere quasi alla

medesima sua

L'origine

lombarda del miniatore


:

di tali preziosi codici dimostrata


l'artista fu
;

da prove

di diversa natura

prove estrinseche, poich


suo

adopeprove

rato da Filippo Maria Visconti, e lavor per la Certosa di Pavia


intrinseche, e assai pi valide di quelle, poich
il

stile

un portato

Re. Erttopi notte Tiiet lamu^|{eit:cjef Kc apamir t uno bcdtfrmio ftpliolc a! auale ci l\e trce Tncrrcrenomc
col
lolipliat!.

Fig. 450

Milano, Bibl. Braidense

ms. AN. xiv. 21 (Barlaam e losaphat).

dello svolgersi della Miniatura

lombarda. Nell'ufiziolo di Filippo Maria


strettamente,

Visconti l'anonimo

miniatore connette

come

gi

abbiamo
de'
rispetta,

osservato, la propria maniera a quella di Giovannino e di

Salomone
;

Grassi che avevano iniziato la decorazione del prezioso


e

volume

compie

in parte, le

composizioni dei vecchi maestri


iniziali, di

ne ritrae modello
alle

agli ornati dei


figure.

margini e delle
il

forma architettonica, anche


la

Ma

in queste

manierismo

degli atteggiamenti dimostra l'influenza

delle

nuove forme

stilistiche

seguite

da Michelino,

robustezza

del

chiaroscuro pu esser comparata con quella ch' nella maniera del mi-

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


niatore delle
"

549
toni

Vitae imperatorum

Nuova

vivacit di colorito con

non mai prima adoperati, forza


ci

di espressioni, fantasia delle


l'artista

composizioni

che di pi nuovo

e
i

personale
quali
fu

pone

nella sua opera

non

senza influssi diversi, fra

pure quello della Miniatura oltra-

montana

Nel messale del

duomo

di

Mantova

e nella

bibbia estense l'anonimo

maestro mantiene, specialmente nel


i

modo

convenzionale del panneggiato,

caratteri che lo dicono


tal

lombardo,
che a

ma

svolge sempre meglio la sua

ma-

niera originale, in
si

modo
in

lui

conviene dar merito di aver preanparte,

nunziato, e preparato d'ogni altro artista


della
il

pi

singolare fiorire

Miniatura

nella

neir Emilia

nella

Lombardia e seconda met del

Quattrocento.

Nel frontespizio della bibbia di

Borso d'Este ornato circa

il

1455 da
forse

Taddeo

Crivelli
si

^,

eh' era

un

lombardo,

scorge nelle

composi-

zioni qualche influenza delle vignette


della

^55^^^
-pft. inauuig{ialt:;&n <U<lle hduuSK V^J^iguiocic dmttnnonequeftc(cbcme<iia-p*
<3hvn

bibbia

di

Niccol

III

d'

Este

/^
e

u^uA pnoduta de

U pietra

i(7u<^ Tnavfo.clo

sebbene

lo stile del

miniatore sia gi
alla

ferro cbetMffcdd profima <Uljuioilje^(o.mlo (lare (JprA Lu^iul- yicxxv vn U ofcedicnnA dticovuo (4(A

profondamente improntato
maniera padovana,
de' Predis
all'

nuova

m lo punto cW morte <fct ntrmoo aero damd. efi mt AkUiiB cl4u<hi hrnxo fi<c piCTo (jd. (j>irito cl^tun G"tjroruJ U uift
.

Arte del Ri-

nascimento. Le miniature di Cristoforo


^

L
fs- ^^i.

ricordano sovente

Mantova, Bibl. Civica: ms. B.


(Vita di S. Benedetto).

iv. 13.

quelle del messale di

Mantova

e della

bibbia estense negli sfondi lumeggiati d'oro, nelle vive tinte iridescenti di

azzurro di porpora e viola,

come anche

quelle di miniatori cremonesi ed

emiliani della seconda met del secolo XV.

Ci pu dar ragione dell'attribuzione a un miniatore francese proposta dal Venturi Ooc. cit.). Credo doversi attribuire a influsso della Miniatura oltramontana il grande uso di monocromati con lumeggiature d'oro che ricorre in tutti i codici dell'anonimo miniatore. Non mancano curiosi riscontri anche con le opere di Lorenzo Monaco, ma li crediamo fortuiti. 2 H. J. Hermann, Zar Gescli. d. Miniatiirinal., op. cit., 149. ^ Si veggano specialmente molte delle miniature del codice miniato da Cristoforo de' Predis ora nella bibl. Reale di Torino (ms. 124).
'

550

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Col procedere nella seconda met del

Quattrocento

si

affievoliscono
nella

sempre pi
Ancora
niato al
in

le

forme
si

e le

tendenze che abbiamo osservato


nell'irradiarsi dello stile

Minia-

tura lombarda,

tramutano

del

Rinascimento.

un Petrarca
di

della biblioteca Laurenziana (cod. esp. 1263),


si

mi-

tempo

Galeazzo M. Sforza,

mostra una maniera che deriva


da quella
della
"

del

miniatore

Vitae
in

Imperato-

rum
la

un codice deldi

Leggenda

Barlaam,

della biblioteca Braidense

(AN. XIV. 21 \ persistono dei caratteri propri allo


)

stile

degli

Zavattari
il

(fi-

gura 450), sebbene

ma-

noscritto sia stato eseguito


in

epoca tarda della ses.

conda met del

XV, codella

me

in

un volumetto
"
:

biblioteca Civica di

ManVita

tova (ms. B. IV. 13


di S.

Benedetto

nei cui
(fi-

briosi disegni a

penna

gura 451)
riflessi di

sono gi vivi

nuove forme

^;

nel frontespizio di

un co-

dice del 1472 nella biblioteca

Ambrosiana (ms. H.
"
:

33
Fig. 452.

inf.

Francisci Lucani
principis
),

Milano, Bibl. Braidense: ms. AG.

xii. 1

(messale).

De regimine

nel quale rappresentato

Galeazzo Maria Sforza cui


di

una donzella porge una palma,


le

le

sfumature

giallo in

verde nel terreno,

lumeggiature d'oro,

il

candore roseo

delle carni serbano qualche

reminescenza dell'antica maniera lombarda e

1 II codice fu miniato per Bona di Savoia probabilmenle prima del 1473; miniatures, op. cit., 2li.

cfr. F.

Mugnier, Les mss.

S. Benedetto di Polirone, pu essere attribuito alla met del Quattrocento. probabilmente a Bergamo poich nello sfondo di uno dei suoi disegni (fig. 451) rappresentata appunto quella citt, con molti particolari topografici.
^ Il

codice, proveniente da

Fu

illustrato

LA MINIATURA NELLA PRIMA META DEL QUATTROCENTO


delle

551

forme proprie del miniatore


nelle miniature
(fg.

dell'ufiziolo di Filippo

Maria Visconti,

come
(ms.

452) di

un messale
altro

della

biblioteca Braidense

G. XII. 1) eseguito da

un un

maestro \

'

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tirtilit.ifl

uifnnl pr fortinidino"

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et-

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Duplex' rtVr-orimif vr>^^^

'^>.

Fig

453.

Torino, Bibl. Reale: ms. 76 (libretto di Lodovico M. Sforza

Ma

gi nel libretto di definizioni scritto nel 1467 a

Cremona da Lo75)
di

dovico Maria Sforza,

ora

nella

biblioteca

Reale

(ms.

Torino,

A complemento di quanto ho esposto raccolgo qualche notizia di alcuni altri minori miniatori lombardi della prima met del sec. XV. Un Ambrogio da Germenate segn del proprio nome un ufiziolo della biblioteca Trivulziana (cod. 479), di assai mediocre fattura. Nella biblioteca Capitolare d'Ivrea
'

552

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


illustrazioni di
fatti storici
i

presso certe puerili

ritratti

di

personaggi
artista

famosi e dei Visconti furono miniati che risentiva


dello stile ferrarese
(fig.

con grande maestria da un


453). e

Fra breve opereranno a

Cremona Antonio Cicognara

maestro

Gerolamo, a Milano Cristoforo de' Predis

e altri miniatori seguaci delle

nuove tendenze

dell'Arte.

un messale, del 1436, miniato da un Bertoloto de Mayns di Milano poco dopo quell'anno. Il lombardo Giovanni da Desio lavor nella met del Quattrocento a miniare libri pel duomo di Torino (F. Rondolino, // Duomo di Torino, Torino, 1898, 60).

Fig. 454.

Venezia, Bibl. Marciana

ms.

lat.

VI. xxxii.

Fig. 455.

Torrechlara, castello: Bianca Pellegrina.

VECCHI E NUOVI PITTORI SUGLI INIZI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO
Persistere della vecchia maniera oltre la met del Quattrocento. Cristoforo de' Moretti. Dipinti Primi seguaci dello stile dei Rinascimento. e maestri vari. Influenze della Pittura padovana. Paolo da Brescia. BeneDonato de' Bardi.

detto

Bembo. Bonifacio Bembo. Vincenzo Poppa.

Ora,
cento
si

anche nella Pittnra,


il

al lento

estenuarsi delle forme viete


coli' attivit

si

intreccia

primo apparire

delle nuove,

di artisti

che discendono ancora dai maestri del principio del Quattro-

mescola

la

giovinezza di coloro che seguiranno nuove vie e atil

tingeranno con l'opere


parte tale

principio del Cinquecento. L'esplorare in ogni

momento

della storia della Pittura


i

lombarda non

nei nostri

intenti; giova tuttavia indicarne

tratti principali, le figure

maggiori.

Non

pochi pittori

educati

dai
s

vecchi

maestri lavorarono a lungo

nella seconda

met del secolo XV,

che l'opera loro pu dirsi formare


70

554

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

un addentellato

fra l'epoca tratutti

scorsa e la nuova. Tra


vette avere grande
e attivit
il

do-

importanza

cremonese Cristo-

foro de' Moretti.

Di

lui

abbiamo trovato
di

il

primo ricordo nell'anno 1451


entro
i

mastri

casa Borro fatta

meo, nei quali sovente

menzione

di pittori ch'erano in di
"

debito per provviste

az-

zurro della

magna
il

come per
al-

l'appunto anche

maestro cre-

monese

\ Questi

dimorava
intervalli,

lora a Milano, che

poi lasci,

ritornandovi

per

lavorare a Casale, a Torino, a


Vercelli, a

Genova come attestano numerosi documenti, i


quali lo ricordano sino all'an-

no 1485

'.

La
sia a noi

sola

opera sicura che

pervenuta del Moretto,


appartenente
B. alla

la

tavola
di

collezione

Gabba, a Micol
^.

lano

inscritta
(fig.

nome

del

maestro

456)

Su un trono

gotico, ornato

di alcune fgurette, la

Madonna

^ Nel mastro n. 12 (1-151-1452) sono le seCe. CX guenti annotazioni, ancora inedite. verso " (1451) Chrlstol'oro de inoreti da Cremona depintore su la piazza de la ringho de' dare ....; ce. CXI " christoforo de moreti da Cremona de' bavere a di febr. 1452 per vaMilano, coli. Gabba. C. de' Moretti: Madonna. Fig. 456. lutta di una cassettina i. spechio i. Stefania et una majest ...... ^ Cfr. F. Malaguzzi- Valeri, Pilt. lombardi, op. cit., 81 e segg. ; F. Negp.i, Il santuario di Crea (Fiv. di A. Venturi, Storia, VII, i, 288. SI. Arie e Ardi, della prov. di Alessandria, 1902, 21) ^ Non abbiamo trovato traccia di un polittico segnato col nome del Moretto che era nella chiesa milanese di S. Lorenzo ancora nel sec. XVIII: efr. G. Allegranza, Spiegazioni sopra alcuni monumenti, Milano, 1757, diss. I. Nel castello di Casale non rimane nessun avanzo degli alTreschi che il Moretto vi
:

aveva eseguito:

cfr.

M. Caffi, Avanzi di pitture del Moretto (Arch. stor. lombardo, 1879).

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO


tiene in

555

grembo
in linee

il

Bambino. Le sue
sinuose,

vesti, di
;

rosso e di azzurro,

pongono

goticheggianti

il

suo viso, e

le

commani, hanno
si

una forma

leziosa e manierata, che

concorda ancora con


nella figura del putto
si
il

lo

stile di

Mi-

chelino e degli Zavattari, cos


il il

come

disegno gonfio,
circa

modellato poco consistente. La tavola, che


1450,

pu credere eseguita

adunque opera
lombarda,

in-

tieramente
alla

affine

maniera dei veronesi

del Pisanello soltanto per le

generiche somiglianze che


rono, nella prima met

fu-

del

Quattrocento, tra la Pittura

lombarda

e la veronese. Essa

induce a negare a Cristoforo


de' Moretti alcune
gli

opere che
:

vennero attribuite

certi

affreschi nel

duomo
S.

di Cre-

mona,

e altri nella sagrestia

della chiesa di

Antonio di

Ranverso presso Torino \ i quali ultimi sono da attribuire


a
pittore

piemontese

improntato fortemente dall'Arte oltramontana.

Distinte dalla

maniera

di

Cristoforo

de'

Moretti sono
della
colle-

pure

la

tavola

zione Crespi di Milano, rappresentante la Vergine e un

devoto

certosino

(fig.

457),

Fig. 457.

Milano,

coli.

Crespi: Madonna.

nella quale la struttura dei


visi,

il

disegno, sono pi solidi, e quella della collezione Sessa raffiguS.

rante un miracolo di

Benedetto

nell'

interno

d'

una

chiesa, dipinte

da

due diversi

artisti

lombardi della met del Quattrocento, dei quali non


altre

abbiamo sinora trovale

opere

^.

invece cosi prossimo alla tavola

' 2

F. RoNDOLiNo, A. Venturi,

La pitlura

La

torinese nel Medioevo (Atti della Soc. d'Ardi, Galleria Crespi in Milano, Milano, 1900, 220.

B. Arti di Torino, VII, 222).

556

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

di Cristoforo de' Moretti

da potersi sospettare del maestro cremonese, un

affresco ora trasportato nella sagrestia della chiesa di S.


lano.
e del

Calimero

di

Mi-

Sembrano invero contradire


Bambino,

a tale attribuzione le figure della

Madonna

ma

quelle delle due sante corrispondono alquanto, per


l'ovale greve e allungato del viso,

per

lineamenti rilassati e

le

mani

inerti, alla

Madonna
458)
:

della tavola

firmata

(fig.

sebbene tro-

vino paragone anche nei dipinti


degli

Zavattari

differiscono

da

quelli per forza di colori


e di modellato.

intensi
l'af-

Probabilmente
di

fresco di

S.

Calimero
tardo

tempo

alquanto

pi

della tavola,

perch

il

disegno vi ha una mag-

giore ampiezza. Se poi, col proce-

dere nella sua lunga

attivit,

che

tocc quasi la fine del secolo XV,


il

Moretto abbia modificato anche


il

pi profondamente

proprio

stile,

per ora non sappiamo.


Altri pittori intanto continua-

vano, non

meno fedelmente
le

del

Moretto

tradizioni

stilistiche

che avevano imperato nella Pittura della


In

prima met del

secolo.
all'an-

una tavola appartenente


1452,

tiquario Bhler, di Monaco, dipinta


circa
il

un ignoto maestro
(fi-

disegna

con grande sobriet

gura 459) ^ Gli angioli che volano


Fig. 458.

Milano,

S.

Calimero

affresco.

al

di

sopra

della

Madonna,
i

sul

fondo d'oro, occultati


lunghe
vesti, e

corpi dalle

anche

il

panneggiato della Vergine, alquanto rigido, posquella tavola le opere dei miniatori
della

sono ancora rammentare in


W.

'

SoiiJA,

Studien

z.

loiiib.

Malerei (Monatsh.

f.

Kw.,
il

1909, 495).

Consento col Venturi

{Storia, VII,
il

I,

182) nell'attribuire a

un maestro umbro-marchigiano

trittico della

Pinacoteca Vaticana che

Suida

(loc.

cit.,

475)

assegn a un lombardo.

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO


fine del Trecento; e si potrebljero

557

comparare con certa tavoletta del Museo


tra

di

Pavia rappresentante

la

Madonna

due

santi'. Soltanto

il

ritratto del

devoto, e l'espressione arguta delle figure, accennano ad epoca pi recente.

Un

affresco della

Madonna

della Misericordia nel castello di Milano,


;

dipinto sui primordi della seconda met del Quattrocento

una

Crocifs-

Fig. 459.

Monaco,

antiq. Bhier:

Madonna.

sione, sull'altar

maggiore della chiesa milanese

di S.

Calocero

^
;

tardi

dipinti dell'abside

mediana

di S.

Maria del Tiglio a Gravedona

(fg.

460) ^

Cfr. pag. 473 nota.

^ '

Il

un affresco molto ridipinto. medesimo pittore, della seconda met

del Quattrocento, che affresc l'abside

mediana con

l'In-

558

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

mostrano
vattari.

persistere e

il

lento alterarsi delle forme adoperate dagli Za-

E pu

essere

attribuita

ad

artista della

medesima
di

sfera

anche

la

tavoletta

conservata
il

nel

Tesoro

del

duomo

Milano, nella quale


la figura

un

falsario scrisse

nome

di Michelino

da Besozzo ^ Per
per
il

del

Bambino, dal rotondo

visetto

dalle iridi natanti,

convenzionadi

lismo del drappeggiare,

essa

pu

recarsi a confronto

degli affreschi

Fig. 460.

Gravedona,

S.

Maria del Tiglio:

il

Cristo e le turbe.

Monza

(fig.

461).

nella

scena

della

Presentazione

del

Bambino

al

tempio, ove certi ornati dell'altare indicano gi un'epoca tarda del Quat-

coronazione della Madonna e molte storie del Battista, dipinse anche in parte la fronte del coro. Suo l'affresco dell'Adorazione dei Magi, con costumi quattrocenteschi, che la tradizione confortata da antiche notizie crede anteriore all'anno 823 (cfr. V. Baruelli, S. Maria del Tiglio nella Riv. Aicb. Coinense, 1873, 1). Spetta invece a un pittore dello scorcio del Trecento l'affresco della Madonna di Misericordia nell'absidiola di sinistra, ch' da raffrontare con le opere dei maestri affmi a Giovannino de' Grassi. L'affresco del Giudizio Finale opera rozzissima della prima met del sec. XIV. ^ Negli atti del duomo {Annali della Fabbrica, op. cit., II, 272) vi notizia di una maesl dipinta da ambe le parti, che fu commessa nel 1471 al pittore Gottardo Scotti. Ma lo stile di questo artista, che ci noto per un trittico firmato del Museo Poldi Pezzoli e per una pala nella collezione Cologna, a Milano, ben distinto da quello della maest del Tesoro deUduomo.

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO

559

a
E

V a o
'n
*^
CS

o 3 o
s

o 3

560
trecento,
i

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


caratteri arcaici della

composizione manifestano che


(fig.

il

dipinto

appartiene ad artista di molto arretrato

462).

Qualche affresco votivo

nella

chiesa francescana

di

Lodi, che gi

abbiamo ricordato^,
vescovile di

certi

avanzi di un'Adorazione dei Magi nel Palazzo


(n.

Como

^,

una tavola

208) del

Museo Civico

di

Cremona

Fig. 463.

Cremona, Museo Civico: Incoronazione della Madonna.

(fig.

sono saltuari e minori documenti del perdurare nella seconda met del Quattrocento delle forme stilistiche degli Zavattari e dei loro
463)
3
'

V. pag. 521.
Si

vuole che

gli alreschi

ma

essi ci
^

sembrano

risalgano all'epoca di G. Landriani di alquanto posteriori a quell'amio.

che fu vescovo di

Como

sino al

1445,

Un

autorevole storico ha scorto nel dipinto delle relazioni coi pittori modenesi Degli Erri,
a ritrovarle.

ma

noi

non riusciamo

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO

561

compagni.
brioso

Le

quali,

pur attenuandone
a

manierismi,
e

seguiva anche

il

narratore

che dipinse,

sempHci contorni
nei

con qualche
soffitto,

tinta

senza rilievo, molte storie della Genesi

riquadri di un
(fg.

ora

conservato in parte nel Museo civico di Cremona


le fattezze dei visi, gli
il

464).

Nelle

figure

occhi rotondeggianti,
delle

il

fare delle pieghe, e


tutto

anche

semplice realismo

scene

concordano del

con

la

maniera

lombarda della met del Quattrocento ^


Ritroviamo uguali forme, similmente delineate come in
campite
di azzurro,
silografia, e
(fig.

nella

tavoletta della collezione

Wilczek

465), a

Fig. 4G1.

Cremona, Museo Civico

storie di Giuseppe.

Kreuzenstein, attribuita ad antico

luaestro

tedesco
il

^,

la

quale probabil-

mente

fu dipinta dal

medesimo

artista

che decor

soffitto di

Cremona,

e fece parte di

un

soffitto

d'ugual

genere

come

credere per certe


^.

linee di arco trilobato che ancora s'intravedono nel suo fondo

Di altre tavolette

di

soffitti,

dipinte con busti di eroi e


si

di eroine, ori-

ora disperse in molte diverse collezioni,


gine lombarda,
sia

pu sospettare un'uguale
sia

per

il

tipo

delle

figure,

per

il

colorito a tinte

'

Le tavolette del
,1.

soffitto (nn. 461-488)

ciate d archi trilobati e di cartelle nelle quali ripetuto


^ *

provengono da una casa demolita di Cremona; sono incorniil motto: " usque quo .

Meder, Die Handzeichn. alter Meisler aus li. Albertina, tav. 208. Nel soffitto del Museo di Cremona manca, con altre parti, la tavoletta rappresentante il Peccalo originale. Per all'ermare che quella della collezione Wilczek appartenesse al suddetto soffitto bisognerebbe osservarne le misure e altri particolari il che non abbiamo potuto fare.
:

71

562

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


rosate
nel

limpide

senza

forti

ombre
di

ricordiamo
,

soffitti

frammentari
Nazionale
di

conservati

Museo Civico

Milano

nella

Galleria

Fig. 465.

Kreuzenstein,

coli.

Wilczek:

il

Peccato originale.

Roma,
di

nel

Museo

di

Cluny a Parigi e

nell'

Albert and Victoria

Museum
gli

Londra.

Genova, nella

citt cui in

ogni tempo migrarono numerosissimi

artefici della

Lombardia, una tavola del Museo Civico segnata col nome

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO


di

563

Leonardo da Pavia \ rappresentante la Madonna in trono fra alcuni santi, per il colore chiaro dei volti, che hanno forme tondeggianti e occhi
quasi natanti, deriva anch'essa dall'arte di Michelino e degli Zavattari
:

ancora nella composizione dimostra


su quelli pittorici.

il

prevalere degli intenti decorativi

A
vario

tali dipinti, altri

se

ne possono coordinare in

modo

secondo

il
^.

diverso grado di affinit

Nella tavola rappresentante

Pigello Portinari ingial

nocchiato dinanzi

santo

suo patrono, conservata in


S.

Eustorgio

di

Milano

r ignoto pittore mantiene


delle vecchie

forme lom-

harde, inspirandosi anche


all'arte del

Pisanello nel

tracciare con rude fermez-

za
(fg.

il

ritratto

del

devoto

466) l
In

un piccolo

trittico

del 1460, segnato col

nome

di certo .Iacopino Cietario,

che non esitiamo a credere lomhardo, lo


stile se-

guito dagli Zavattari e dai

maestri

affini

loro,
vitale

si

mostra
continua

ancora
a

svolgersi

nei

Flg. 466.

Milano,

S.

Eustorgio:

S.

Pietro martire e Plgello Portinari.

'

identificare

(ove

La tavola, molto ridipinta, Iia una data frammentaria che altri lesse: 1466. Forse il pittore da con Leonardo Vidolenghi da Pavia: cfr. Ffoulkes-Maiocciii, Vincenzo Poppa, Londra, 1909, 22 del tutto incongruente l'osservazione che la tavola inferiore all'affresco dell'abside di S. Michele

di Pavia).
2 Doveva essere molto prossimo alla maniera degli Zavattari lo stendardo della repubblica Ambrosiana (1447-1450) del quale ci conserva una mediocre riproduzione il " Fahnenbuch della Biblioteca di Friburgo cfr. Fribourg artisliqiie, 1893, I. Sono anche da ricordare una custodia per libro, nella Pinacoteca Ambrosiana, con un ricamo della Incoronazione della Madonna, di maniera lombarda della met del sec. XV, e i rozzi affreschi dell'abside della chiesuola di S.Siro presso Milano, tutti della seconda met del sec, XV (cfr. U. Nebbia, Milano che sfugge, Milano, 1909, 42).
:

Il

dipinto in pessimo stato. La sua iscrizione, con la data del

1462,

intieramente

rifatta.

564

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Il

propri caratteri.
vulzio,

trittico,

appartenente alla collezione del principe Tri-

non

dipinto, lavorato a graffito

sopra una foglia d'oro incol-

lata sotto vetro,

tra

(Jli

artisti

seguendo una pratica che nel secolo XIV e XV fu diffusa d'oani regione d'Italia ma ebbe certamente la sua massima
applicazione nelle decorazioni del
castello
di

Pavia,

quando

in

una

delle torri fu

composta una volta


riquadri di simili

tutta di piccoli

vetri dorati e ornati

con figure di
fiori, la

uomini, di animali, di

quale
clie

risplendeva cos miral)ilmente,


nel 1462 alcuni

aml)asciatori

fio-

rentini la credettero formata d'ar-

gento, d'oro e di smalti ^

Nel

trittico

di

Iacopino Ciemodellate con

tario le figure d'oro,

finissimo graffito, campeggiano so-

pra lo sfondo nero sparso di auree


stelle
(tav.

XXXIII).

La

Crocifis-

sione composta con qualche nuo-

va ricerca di rappresentare lo spazio


;

ma

nelle parti laterali gli in-

tenti di

decorazione predominano
:

intieramente

e per tutto, nei drap-

peggi a pieghe rilassate o complicate e goticheggianti, nelle evanescenti figure degli angioli che aliano

intorno alla croce, nell'espressione


leziosa
dei visi

sono

applicati

principi estetici propri alla vecchia

Pittura lombarda. Si osservi anche

Fig. 467.
J.

Milano,
:

coli.

Trivulziana.

Cietario

Madonna.

come nella tgura col Bambino (fig.


gonfie dei
visi, gli

della

Madonna
le

467)

forme
special-

occhi umidi, le

mani segnate in modo convenzionale, il modellato poco solido, mente nel molle corpo del putto, rispondano ancora appieno ai
P. ToESCA, Vetri italiani a oro

caratteri

'

con

graffiti (L'Arte, 1908, 247 e segg.).

Tav. XXXIII.

Milano,

coli. Trivulzio.

Jacopino Cetario

trittico di vetro a

oro con gralTito.

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO


dei pittori lomlardi della
l'

565

prima met
eh' egli

del Quattrocento. Nelle figure del-

angiolo Gabriele e

dell'

Annunziata, Jacopino Cietario d una


segue,

qualche

impronta propria
orafo
il

allo

stile

disegnando
i

con
;

fermezza di

panneggiato, animando d'uno spirito arguto

visi

e nella

mossa

tortuosa dell'arcangelo Michele sembra essersi inspirato anche a qualche


dipinto oltramontano.

Fig. 468.

Milano, castello: affresco.

Ninna
pittori

notizia, e nessun'altra

opera non abbiamo ritrovato del singoalieni

lare artefice,

ma
al

si

possono affermare non


di lui.

dalla

sua

arte

altri

anche pi recenti
1472

Intorno

Galeazzo Maria Sforza fece decorare

la

cappella a

terreno nel castello di Milano adoperando in quel lavoro diversi pittori,


fra
i

quali erano Stefano de' Fedeli e Jacopino

Vismara ^ Le decorazioni
tendenze

che rimangono in quel luogo, sebbene molto guaste, dimostrano ancora


di essere opera di maestri diversi, e

anche

di varie

d'arte.

L.

227 e segg.

Beltrami, Il castello di Milano, Milano, Ffoulkes-Maiocciii, V. Poppa, op. cit.,


;

1894,
81.

283;

F.

Malaguzzi- Valeri,

Piti,

lombardi, op.

cit.,

566

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


pittore che dipinse nella

Il

volta

della

cappella

presso

la
le

Risurregerarchie
;

zione di Cristo, adunando in un'aureola intorno all'Eterno tutte


degli angioli,
il

pi antiquato nello

stile.

Compone

pieghe goticheggianti

Fig. 469.

Genova,

S.

Giuliano d'Albaro. Donato de' Bardi: Crocifissione.

adopera nei panni delle

tinte tenere di cangiante,


s

come un
i

miniatore,
gli affreschi
(fig.

dei colori limpidi e rosei nei visi,


di

che

ci

rammenta persino

Leonardo da Besozzo

e per

il

loro aspetto hrioso

suoi angioli

468)

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO

567
af-

assomigliano a quelli
fresc

di

.Iacopino Cietario \

Ma un

altro pittore

che

una parete

della cappella con figure di santi e con l'Annunziazione,

segue una ben

diversa

maniera

gi nella

struttura dei corpi, nel

movimento, nella nuova


stile del

gamma

di colori egli ridette lo

mae-

stro innovatore

che pi

d'

ogni

altro

doveva

volgere la Pittura lombarda per nuovo cam-

mino

di

Vincenzo Foppa.

Prima
bardia
s'

del Foppa, gi altri artisti in


rivolti a

Lom-

erano

nuove ricerche, ave-

vano

risentito

in

cpialche

modo

del

grande

fermento che lontano dalla Lombardia andava


costituendo l'Arte del Rinascimento.

Non da molto tempo,


hanno rinverdito
ignorato,
di
la

gli

studi di

W. Snida
([nasi

fama

di

un

artista

Donato

(lonte

de' 3ardi,

affer^.

mando
quale

la

grande importanza del maestro


gi

Il

doveva

essere

operoso a principio

del secondo quarto del Quattrocento, se gi nel

1448 era altamente

stimato a Genova, che fu

suo
se

luogo di residenza e di lavoro. Per vero,


risultasse

non

da documenti che
si

il

pittore
di

era gi

morto nel 1451,

sarebbe

tentati

attribuire

ad epoca molto pi
i

tarda,

alla se-

conda met del Quattrocento,


che sinora
ci

due dipinti suoi


suo nome,

sono

noti.

Nella (Crocifissione del


lo

Museo
linee,

di

Savona, segnata col

scenario poderosamente costrutto nelle

sue

quantunque schematiche,

nelle

distanze
Fig. 470.

del paesaggio

montuoso

il

modellato, conse-

guito da colori tenui che a stento

coprono

la

Torino, Pinacoteca. Paolo da Brescia Madonna.


:

' Il Venturi (Storia, VII, i, 278) ascrive l'affresco del soffitto della cappella agli Zavattar, con la cui maniera esso mostra veramente grandi affinit. Le figure della Resurrezione, guastissime, sembrano esser state dipinte da un artista diverso da quello che affresc l'aureola degli angioli. W. SuiDA, SUidien z. loiiib. Malerei (Monalsh, f. Kw., 1909, 47G e segg.) Id., Donato Conte de' Bardi
'^

(Thieme-Becker, Knsll.-Le.v.,

II, 486).

568

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


tela,

trama della

vigoroso; le figure sono animate d'un sentimento che

mai sinora non abbiamo trovato nella Pittura lombarda della prima met del secolo XV sembra gemere il Cristo fra gli angioli dolenti, che aleg:

giano impetuosi all'intorno (tav. XXXIV).


Nella Crocifissione
della

chiesa

di

S.

Giuliano
il

d'Albaro a Genova,
si

bene attribuita dal Snida a Donato


meglio nelle sue
linee,

de' Bardi,

paesaggio

determina
citt

ampio, col

corso

d'un

fiume tra una

e le

Fig. 471.

Torino, Pinacoteca. Paolo da Brescia: Elemosina di

S.

Lorenzo.

colline e

il

piano, sparsi di alberi

muove

a meraviglia,

se

si

rifletta

che

la tavola

certamente anteriore
la struttura
^
;

al 1451 (fg. 469).

Nelle figure, illuforti

minate vivamente,
nella tela di

l'espressione

sono anche pi
tutto

che

Savona

le

forme sono quasi del

sgombre da manie-

' 11 SuiDA (Sludien, loc. cit., 477) accenna a relazioni tra la tavola di S. Giuliano d'Albaro e un ritratto della collezione di Palazzo Rosso (sala V) a Genova, attribuito a Giovanni Bellini, nel quale sospettiamo piuttosto l'opera di un artista oltramontano.

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VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO


risiili

569

antiquati

vi nel dipinto
di

una

libert di

disegno, un'ampiezza di

concezione e complessit
l'Arte del Rinascimento.

sensazioni che appartiene intieramente al-

Quale

sia stata la

educazione
a

artistica di

Donato

de' Bardi, per quali

vie egli giunga d'improvviso

nuove forme

ancora oscuro. Nei suoi

Fig. 472.

Torrechiara, castello. Benedetto

Bembo:

S.

Nicomede.

due dipinti

si

veggono anche delle relazioni con


se
si

la

Pittura
gli

lombarda,

specialmente

considerino

nella tela di
:

Savona
le

angioli volanti,

ancora goticamente involuti nelle vesti


e nel loro stesso

ma

per

loro qualit principali,


si

contenuto

estetico,

le

sue opere

distaccano intiera-

mente
nel

dalle

tradizioni

che sin qui abbiamo


potrebbero indicare

seguito.

Alcuni

particolari

piegare delle stoffe

che

il

maestro sub anche


72

570

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

qualche influenza dell'Arte d'Oltralpe, che facilmente pot conoscere nel


suo soggiorno a Genova
;

ma

il

paesaggio del dipinto di

S.

Giuliano

di

Fig. 473.

Torrechiara, castello. Benedetto

Bembo

Madonna.

Albaro, per

il

suo stesso aspetto, suggerisce che Donato de' Bardi abbia


la

meglio ancora conosciuta


bardia,

nuova Pittura

fiorentina.

Uscito dalla
il

Lom-

venuto

in contatto

con

artisti di altre regioni,

maestro pavese

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO


volse lontano dal

571

cammino

battuto dai suoi conterranei


stile del

forse'

prima

d'ogni altro lombardo, segu lo

Rinascimento.

Fig. 474.

Cremona, Museo Civico. Benedetto Bembo. Madonna.

A
la

Brescia,

donde

gi era

mosso

alle sue

prime opere

il

Poppa, verso

met del Quattrocento alcuni pittori, senza dipendere dal giovane maestro, gi risentivano della nuova Arte che fioriva a Padova nelle

572

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

opere degli Squarcioneschi e di Andrea Mantegna. Nel polittico, del 1458,


segnato col

nome

di

Paolo da Bre-

scia \ ora nella Pinacoteca di Torino,


facile scorgere fra gli

elementi do,

vuti

alla

tradizione

lombarda
della

nel

drappeggiare e nel colorito poco robusto


(fig.

470),

riflessi
:

mail

niera squarcionesca

si

veggano

di-

segno incisivo degli angioli seduti sul


trono
della

Madonna, ed

piccoli

tondi della cornice, nei quali le architetture del fondo, la ricerca

della

prospettiva e dei movimenti, appar-

tengono gi per intiero


(fig.

al

nuovo

stile

471).
11

bresciano

Benedetto

Bembo
polit-

s'inform anche pi alla maniera che


irradiava
tico, del

da Padova
1462, nel

^.

Il

suo

castello di l'orre-

chiara presso Parma, pel disegno che

determina con secca precisione ogni


particolare, per l'intenso studio della

struttura

delle

figure,

che risaltano
sfondi,

statuariamente

sugli

per

la

stessa potente espressione realistica di

alcuni personaggi

il

vecchio

S.

Ni-

comede
lit (fig.

improntato quasi di bruta-

472)
le

dimostra ch'egli co-

nosceva

opere dei seguaci dello


se

Squarcione, e

ne inspirava pur
propri caratspecial-

mantenendo
Fig. 475.

certi suoi

teri Cremona, Museo


Civico.
S. Giorgio.

quali

predominano

Benedetto Bembo:

mente nella composizione

della parte

'

Cfr. P.

Ffoulkes-Maiocchi, V. Poppa, op. cit., 27. Kristeller, a. Mantegna, Londra, 1901, 51; F. Malaguzzi-Valeri
Ili, 283;.

B.

Bembo (Thieme-Becker,

Knstl.-Lex.,

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO


centrale del dipinto
in altre opere
(fig.

573

473) e s'intrecciano con le influenze padovane,

che credo siano da attribuire anch'esse a


trittico

come Benedetto Bembo.


parti,

Nel Museo Civico di Cremona un


rappresentante la

scomposto nelle sue

Madonna
i

in trono col

bambino
S.

un devoto

fra S.

Antonio e

Giorgio, reca nitidi

caratteri stilistici

di

Benedetto
(fg.

Bembo
:

^ Confronta la

Ma-

donna
filo

474) con quella del polittico


essa ha lo stesso pro-

di Torrechiara
lezioso,

col

naso

ritto,

l'

altissima

fronte sfuggente, le labbra secche e contratte


;

la

forma delle mani

del tutto
si

simile nei due dipinti.

Anche
del

rassoi

migliano strettamente nei due dipinti


putti
;

nel
(fg.

S.

Giorgio
si

trittico

di

Cremona

475)

ritrova la traspa-

renza cristallina dell'occhio, illuminato


presso la pupilla da un punto bianco,
la

durezza metallica dei capelli

e delle

carni, che

sono nel

S.

Nicomede

(fg.

472)

e nelle altre fgure del polittico di Torrechiara.

si

corrispondono

nei

due

dipinti gli sfondi, messi d'oro a ornati.

Ora, anche nel trittico


fra
i

cremonese,

tratti

acquisiti dal pittore per in-

fluenza della

nuova Arte padovana,

altri

ve ne sono estranei a quella. Nel dise-

gno deF trono della Vergine persistono


ancora
le

forme gotiche

e nelle fgure

degli angioli che circondano la

Madonna,
natanti
dei
Fig. 476.

come

nel ritratto del devoto, certe linee


visi, e le iridi
i

rotondeggianti dei
degli occhi,

rammentano
trittico di

dipinti

Milano, Pinacoteca di Brera.

Benedetto

Bembo

S.

Pietro.

vecchi maestri lombardi.

Forse

il

Cremona

di

tempo alquanto anteriore

al polittico

'

Il

Venturi

(Storia, VII,

i,

288)

di quell'artista nella chiesa di

S.

assegna il trittico a Bonifacio Bembo, ma il confronto cogli affreschi Agostino di Cremona (flg. 479) non conferma tale attribuzione.

574
di

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


Torrechiara,
Brera,
al

quale

invece

si

approssima una tavola della PinaPietro


l'

coteca di

rappresentante

S.

(figura 476) \

che riteniamo

opera di Benedetto

Bembo, paragonando
dal
gli

impacciata
dalle

ma
mani

poderosa

fi-

gura del vecchio santo,


ispidi
i

panneggiato rigido,
occhi,

bitorzolute,

capelli,

cristallini

con

il

S.

Nicomede

del polittico

del 1462.

Fig. 477.

Torrechiara, castello: affresco.

E
la

convien pur restituire


Sala

al

maestro bresciano l'opera sua maggiore,


di Torrechiara.
il

decorazione della

d'oro nel castello

Vi bens

un documento

del 1475

che dichiara come

pittore

cremonese Fran-

cesco Tacconi avesse dipinte per Pier Maria Bossi tre camere della torre
di quel castello,

ma

esso

non determina quali fossero quelle camere n


si

in quale delle molte torri

trovassero: d'altra parte, le opere certe del

La tavola non
il

esposta al pubblico.

Si

pu connettere

alla

maniera di Benedetto Bembo,

ma

lontanamente,

polittico della cappella di S. Brigida nel S. Petronio di Bologna.

VECCHI E NUOVI PITTROI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO

O/O

Tacconi mostrano uno


della Sala d'oro \

stile

del

tutto

diverso da quello degli affreschi

Son questi un prezioso monumento


bero tanta fortuna nelle dimore signorili furono a
noi
invidiate

delle decorazioni profane ch'ebdell'Italia superiore, e

che troppo

dal

tempo
i

essi

esaltano Bianca Pellegrina e

suoi amori

col signore del luogo. Nelle crociere della


volta, la

donna in abito di pellegrina passa attraverso le campagne popolate dei castelli

del

suo amante Pier Maria Rossi,


azzurro nel quale piovono
(fi-

dinanzi

al cielo

dal sole innumerevoli fiammelle d'oro

gura 455)
reti
,

nelle
gli

ampie lunette
episodi
del

delle pa-

sono

suo

placido

amore, tra sfondi di campagna ove sor-

gono

altri

castelli,
d'

ove putti ignudi, sul


ogni
erba,
lottano

terreno coperto

scherzano insieme;

all'intorno, sulle forle

melle di terracotta che rivestono tutte


pareti,

risuona
.

il

motto:

"

digne

et

in

eterna

A
la

cagione del pessimo stato in cui


affreschi,

maggior parte degli

non

si

pu

giudicare dello

stile del pittore

che ossernelle

vando

le

figure

dei

putti,

dipinti

lunette, intenti altri alla lotta, altri a suo-

nare svariati

strumenti

(fig.
1'

481),

altri

molestare un airone fra

erbe

fiorite (fisi

gura 477), fra

scimmie

pavoni che

uniscono ai loro giochi. Per il loro brio le figure di quelli


amorini,
rosate,

Fig. 478.

Bergamo,
dipinto

Accademia:

angioli.

colorite

con larghezza,
al

tinte

rassomigliano
per
la

Bambino
:

del
e gli

polittico

da Benedetto
nella strutcollo

Bembo

cappella del castello


atticciati, pingui,

sono simili anche


spalle e con
il

tura dei corpi

con

strette

brevis-

'

F. Malaguzzi-Valeiu
il.

C. Ricci (ne L'Arie

dee. e ind., Ili, 7)

Thieme-Becker, Knsll.-Lex., III, 283) assegna al Tacconi li attribu giustamente a Benedetto Bembo.

gli affreschi,

ma

gi

576

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA


il

simo. Sia nel Bambino, sia nei putti scherzosi,


sopracciglia arcuate, con

viso paffuto, con alte

chiome ispide
arcuate.

il

contorno dei orpi segnato


simile nelle braccia grasse e

con grande fermezza,


torpide, nelle

con

tratto, del tutto

gambucce
ci

Tali rispondenze

persuadono che
il

gli affreschi della


si

Sala d'oro sono


le

opera di Benedetto Bembo,

quale in essi

appropri sempre meglio

forme nuove del Rinascimento ^

probabile

che non

diverse
si

vie abbia seguito

anche

il

bresciano

Bonifacio

Bembo

come

pu intravedere

nel guasto affresco rappre(flg.

sentante Francesco Sforza e la sua consorte


S.

477), ch'egli

dipinse

in

Agostino di Cremona

nelle molte sue opere

perdute, nella decorazione


i

delle stanze del castello di Pavia,


sforzesca,
i

ove ritrasse

personaggi

della

corte

servitori,
^.

cani, delle scene di caccia e della vita quotidiana

dei suoi signori

Vincenzo Poppa aveva intanto svolto pi rapidamente


dei pittori suoi conterranei
il

ampiamente

proprio
si

stile.

Nella pi antica opera che


nella tavoletta della collezione

possa attribuire

al

maestro bresciano,
gli

Noseda,

ancora sono numerosi

ele-

La composizione ripete una scena cara ai pittori e ai ininiatori della Lombardia e di Verona nella prima met del Quattrocento entro un giardino chiuso da uno steccato degli angioli inginocchiati circondano la Madonna che, seduta sul terreno, tiene il Bambino in grembo. E anche i particolari del dipinto corrispondono alla vecchia maniera lombarda: le forme morbide del Bambino, la mano inerte della Madonna, e soprattutto il panneggiato del manto che ricopre il capo della Vergine occultandone il
menti
stilistici

comuni

coi vecchi maestri lombardi.

corpo con pieghe manierate e goticheggianti quali usarono


il

gli Zavattari,

Moretto, Iacopino Cietario. S che, con giusto criterio,

il

Snida

com-

par quella Madonna con altra tavola di artista lombardo della met del

' In un desco da parlo della collezione Martin Le Roi (cfr. E. Muntz, Les plateaux d'accouches nei Monuments Plot, II, 222), attribuito a scuola fiorentina del sec. XV, qualche somiglianza con la maniera di Benedetto Bembo, con la quale ha pur relazione l'anonimo maestro lombardo-veneto che dipinse alcune tavolette (n. 204-206) dell'Accademia di Bergamo con santi e angioli che portano i simboli della
:

Passione
^ I

(flg. 478).

due ritratti di S. Agostino di Cremona si potrebbero forse comparare, se fossero meno guasti, con le due tele della biblioteca Capitolare di Monza rappresentanti gli stessi personaggi. Di Bonifacio Bembo abbiamo copiosissime notizie d'archivio (cfr. F. Malaguzzi-Valeri, Pili, lomb., op. cit., 95 e segg. Ffoulkes-Maiogchi, V. Poppa, op. cit. passim) come di molti altri artisti lombardi dello stesso tempo dei quali non facciamo memoria perch non si conservata, o ancora non identificata, nessuna opera. Rammento soltanto che non v' sufficiente ragione per attribuire al lombardo Zanetto Bugalto, che fu discepolo di Ruggero van der Weyden, il trittico sforzesco del Museo di Bruxelles (cfr. J. Mesnil, Le
;

tiyptique des Sforza ne L'Art flainand

et

holL, 1908).

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO

577
gli

Quattrocento
stretti

(fg.

480),

clie
il

giova

render sempre
'

pi

evidenti

legami che uniscono


Pittura

pi antico dipinto del Foppa, a noi noto,


'

con

la

lombarda

della

prima met del secolo ^

>

"

mm^mmmmmrmm

Ma

gi nella tavoletta della

collezione di A.

Noseda

chiaro

uno studio
lo

di

modellare vigo-

rosamente, di determinar bene


spazio e
gli
effetti

di

luce,

che rivela quali forze intime do-

vevano allontanar sempre pi


il

giovane

maestro
lo

dalla

tra-

dizione che

aveva educato.
,

Nella
nella
stile

Crocifissione

del

1456
lo

Galleria
di

di

Bergamo,

V.

Foppa

omai

assai

lontano da quello della suddetta


tavola
:

gli intenti

che in quella

erano

appena accennati,

sono

diventati dominanti, informano

profondamente l'opera
fondit
dello

la

pro-

spazio

segnata
le

con intiera evidenza,

figure

hanno
torio.

dalla luce

un

rilievo sculle

Assomigliano in vero

linee schematiche del paesaggio

quelle

di

disegni di
la

Jacopo

Bellini,

ma

poderosa archiil

tettura

che inquadra

primo
robusta

piano del dipinto, e

la

struttura dei corpi dei crocifssi,

suggeriscono che

1'

artista

abbia

avuto
al

il

massimo incitamento
divenire
dalla

suo

nuova

Flg. 479.

Cremona,

S.

Agostino. Bon.

Bembo Bianca
:

Sforza.

Ffoulkes e R. Maiocciii {V. Foppa, op. cit., 5 e segg.) hanno esagerato le relazioni della tavoletta della collezione Noseda con la vecchia scuola veronese mentre sono assai pi evidenti quelle coi dipinti e le miniature lombarde della prima met del Quattrocento.
1

J.

73

578

LA PITTURA E LA MINIATURA NELLA LOMBARDIA

Arte padovana ^

questa, mentre gli altri suoi conterranei ne traevano


egli

mediocri insegnamenti,
qualit che poi

educ

la

propria

arte,

costituendola nelle

doveva svolgere generosamente nella sua opera, a Milano,

a Pavia, nella Liguria.

Fig. 480.

Vienna,

coli. Snida,:

Madonna.

In

breve l'opera del maestro bresciano sar tra


verso

le forze

maggiori a
Gi
il

ritorcere

un nuovo cammino

la

Pittura

lombarda.

suo

'

L'influsso della
cit., 17).

maniera padovana

sulla Crocifissione del 1456 negata

da

altri

(Ffoulkes-Maiocchi,

V.

Poppa, op.

VECCHI E NUOVI PITTORI DELLA SECONDA MET DEL QUATTROCENTO


riflesso si

579

mescola

all'antica

maniera negli
tutti,

affreschi della cappella di Pigello

Portinari
di

li

compenetra
al

irradia gi

nella

cappella del castello

Milano dipinta intorno

1472.
stile

per ogni via ormai penetrava nell'Arte lombarda lo


^.

del Rina-

scimento

'

Specialmente nell'affresco dell'Annunziazione, nel quale non sappiamo trovare niun rapporto con
:

l'Arte toscana
^

ma

cfr. Fi-oulkes-Maiocciii,

V.

Foppa, op.

cit., 66.

Le nuove forme del Rinascimento nella Lombardia si affermano nell'Architettura col Michelozzo e il Filarete, nella Scultura, Pittura e Miniatura con la crescente influenza dell'Arte toscana e padovana, la quale dovette avere molti e agevoli tramiti anche per opera di pittori lombardi che lavorarono a Padova sulla met del Quattrocento (cfr. V. Lazzarini, Docum. di pilt. padovana nel N. Arch. Veneto, 1908, 75 e segg.).

j-

^f;-^:^r t-mrj

,-e?-.?^

Fig. 481.

Torrechiara, castello: affresco.

AGGIUNTE E CORREZIONI

Pag.

Intorno alla incerta denominazione e divisione delle regioni d'Italia nel sec. V, cfr. Th. Hodgkin, Itahj and her nvaders, Oxford, 1892, I, 623. 35. Sul trasformarsi della tecnica nella Pittura dell'alto Medioevo, in Italia, dovettero aver parte anche le influenze orientali, e soprattutto nell'esagerato uso dei contorni. Intorno al pittore Giovanni, chiamato in Germania da Ottone III, cfr. J. von 40. ScHLOssER, Qaellenbuch zar Kiinstgesch., Vienna, 1896, 149. Sul principio del sec. xi un altro pittore, Nivardo, fu chiamato dall'abate di Fleury " a Langobardorum regione (J. von Schlosser, loc. cit., 188). 72. Le miniature del cod. D. 84 inf. della biblioteca Ambrosiana derivano certamente dalla scuola di Reichenau. 176 e segg. Negli affreschi del Broletto di Como vi sono anche molte rispondenze di stile con la Pittura dell'Italia Centrale nella fine del Dugento: si osservino specialmente le figure degli angioli volanti. Tali somiglianze si possono spiegare anche per la comune derivazione dallo stile bizantineggiante, ma non da escludere una qualche diretta influenza della Pittura romana e toscana dello scorcio del
14.

sec. xni.
274.

276.

323.

Ai monumenti della Pittura lombarda del Trecento sono da aggiungere gli affreschi decorativi del cortile del castello di Pandino e altri del castello di Abbiategrasso. Hanno scarso pregio gli affreschi della fine del sec. xiv presso la chiesa di S. Gervaso a Bormio (cfr. E. Bassi, La Valtellina, Sondrio, 1907, 156). Non hanno importanza le iniziali dell'Iliade del Petrarca (Parigi, Bibl. Naz.: ms. lat. 7880) miniate a Milano, nel 1369, secondo una postilla del poeta. I mss. AE. XIV. 25-27 della biblioteca Braidense formano parte della bibbia il nel cui primo volume (ms. AE. XIV. 24) conservato Museo Civico di Milano. Anch'essi furono miniati nella bottega dei

De

Grassi, fuorch in alcune

iniziali ese-

guite in
350.

L'affresco descritto rappresenta pi probabilmente una scena di danza. 468 e segg. Ha affinit coi dipinti lombardi della prima met del sec. xv la' Madonna eseguita da Giovanni di Francia per Antonio di Melzi nel 1429 (cfr.

tempo pi

recente.

481.

L'Arte, 1908, 138).

L'affresco dell'Annunziazione
384.
il

non

conservato che nella parte riprodotta dalla

fig.

530.

ms. it. 2017 (Divina Commedia) della biblioteca Nazionale di Parigi sia appartenuto a Filippo Maria Visconti risulta dal trovarsi a ce. 97 Io stemma visconteo fra le iniziali di quel principe.

Che

582
Pag. 539.

AGGIUNTE E CORREZIONI

cod. AE. XIV, 20 della biblioteca Braidense il secondo volume della " Vitae Sanctorum il cui primo tomo, ora nel Museo del Castello di Milano (ms. AE. XIV, 19), ha una miniatura dell'Annunziazione eseguita anch'essa dal miniatore delIl

l'ufiziolo

Filippo Maria Visconti. I due volumi furono scritti nel 1431 cfr. F. Carta, Codici corali e libri a stampa miniati della bibl. Nazionale di Milano,
di
:

548,

Roma,
Il

1891.

Carta (Codici corali, op. cit,, pag. 153 e segg.) ha pubblicato una serie di culettere riguardanti il miniatore Belbello da Pavia e le sue relazioni con la corte di Mantova verso la met del Quattrocento. Nel 1448 il Belbello lavorava intorno a un messale, gi intrapreso a miniare da altri, commessogli da Gianlucido e nel 1451 attendeva forse ancora al medesimo lavoro figlio di Paola Gonzaga mentre Ludovico Gonzaga si preoccupava di trovar modo di rifiutare al Re d'Aragona, che voleva richiederglielo, il volume " molto bello et ornatissimo . Nel 1460 Francesco Gonzaga acquistava a Milano un altro messale e lo dava a miniare ^llo stesso Belbello; nel 1161 egli mandava alla propria madre Barbara di Brandeburgo la parte gi miniata, annunciando che il Belbello si sarebbe recato a Mantova per
riose
;

551.

556.

al figlio di trattenere il Belbello, avendo compiere il lavoro da un " zovene di questa terra, el quale minia molto bene , e che doveva prender accordi con Andrea Mantegna. Invano il Belbello supplic di poter proseguire l'opera sua. Poco dopo, nel 1462, il miniatore pavese si rivolgeva per lavoro a Bianca Maria Visconti dicendosi disposto a lavorare a Pavia o nella Certosa. Ci domandiamo se il Messale del Duomo di Mantova, le cui miniature pi recenti appartengono ad un seguace del Mantegna mentre le pi antiche sono del miniatore dell' ufiziolo di Filippo Maria Visconti, che lavor anche per la Certosa di Pavia, non sia appunto quello di Francesco Gonzaga. L' anonimo miniatore sarebbe in tal caso il Belbello. N vi sono ragioni di cronologia che contrastino a tale ipotesi poich nel ms. lat. VI, XXXIl della Marciana (vedi pag. 542), ch' del 1462, si trovano ancora delle miniature dell'anonimo artista. Il codice Braidense AG, XII. 1, ora nel Museo del Castello di Milano, soltanto nella miniatura della Crocifissione (fig. 452) fu ornato da un artista che deriva dal miniatore dell'ufiziolo di P'ilippo Maria Visconti, Le altre miniature del codice sono molto affini alla maniera di Cristoforo de' Predis. Sono da ricordare in questo luogo anche gli aff"resch del castello di Malpaga, della seconda met del secolo xv, rappresentanti Bartolomeo Colleon a cavallo, in compagnia della sua donna, accolto da una brigata di giovani e di donzelle. 1 costumi delle figure, e anche lo stile, hanno ancora somiglianze cogli aifreschi dei

miniare

il

resto.

Ma Barbara rispondeva

deliberato di far

giuochi nella casa Borromeo di Milano. Di forme e di epoca anche pi progredito il grande frammento di un alTresco rappresentante una schiera di gentiluomini e di donzelle, ora nell'Accademia
di
572,

Bergamo,
sicuro l'attribuire a Benedetto Bembo un affresco della Madonna tra angioli recentemente ritrovato nella chiesa di S, Francesco di
passata

Non mi sembra

576,

bambino Ma non ho conoscenza diretta del dipinto, La tavola di V, Foppa ch'era gi nella collezione di A, Noseda che tempo nella collezione di B, Berenson, a Firenze.
col

Brescia,

da qual-

INDICE DEI LUOGHI

numeri indicano

le

pagine; seguiti dalla lettera n, rimandano alle note.

ABBIATEGRASSO
Castello
-

AUSONIA
:

Duomo

Affresco

Affreschi (sec xiv) 581. 516 n. (sec. xv)


:

S.

Maria

Affreschi

(sec. xii)

121.

ACQUANEGRA SUL CHIESE


Chiesa
-

BAMBERGA
Duomo
-

Mosaici

(sec. xii ?)

89.

Sculture

119.

Manto

di Enrico

II

162.

AGLIATE
Chiesa e Battistero
-

BASILEA
Affreschi (sec. xi)
:

07.

ALBENGA
Battistero
-

Cattedrale - Sculture Museo - Tela stampata

55 n.
:

389 n.

Mosaici

(sec. v-vi)

21 e segg.

BAVENO
Chiesa
-

ALBIZZATE
Oratorio
-

Affresco (sec.

xiii)

142 n.

Affreschi (sec. xiv)


S.

264 e segg., 282.


S.

BELLANO
Giorgio
-

ALMEXNO
S.

SALVATORE
:

Affresco (sec. xiv): 391 n.

Giorgio
XIV), 147.

Affreschi

(sec. xii-xiii), 141

(sec. xiiiS.

BELLINZONA
Biagio
-

Affreschi

(sec. xiv)

243 e segg.

ANAGNI
Cattedrale -Affreschi
(sec. xiii)
:

BERGAMO
96 n, 123, 140, 166.

Accademia

Affreschi
I.

ANGERA
Castello
-

Dipinti Dipinti

Bellini: 490 n. Tarocchi: 527. attr. a di scuola lombarda: 576 n. Croci:

(sec. xiv), 273; (sec. xv), 582.

Affreschi (sec. xiv)

1.57

e segg., 173 e segg.

fissione,

di
-

V.

Poppa
^.

577.
:

BiBL. Civica

Cod.
-

VII. 14

298 e segg., 336, 353 e

ANTOLIVA
S.

segg., 391, 419 e segg.

Ambrogio

Affreschi (sec. xiii)

142 n.

Collez. Colleoni

Tarocchi

527.
:

Duomo

AOSTA
Cattedrale
-

S.

Maria

Affresco (sec. xiii-xiv) 147, 156. Maggiore - Affreschi (sec. xiv) 212 e segg.
:

Mosaici

(sec. xii-xiii): 84.

Sculture

431 n.

AQUISGRANA
Duomo
-

BERLINO
?)
:

Affreschi (sec. x

40 n.

ASCONA
Chiesa del Collegio ASSISI
S.
-

BiBL. Reale - Bibbia di Quedlingburg 5 e segg. Museo - Dipinto di Gio. da Milano 227. Disegno di Gio. da Milano 229. Bibbia 427 n. Dipinto
:
: : :

Affreschi (sec. xv)

510 n.

attr.

a Michelino

406.

BERNA
-

Francesco

Crocifisso (sec. xiii)

145.

Biblioteca

Poema

di Pietro

da Eboli:

70 n.

584
BIANDRATE
S.

INDICE DEI LUOGHI


CARPI
Sagra
-

Colombano

Affreschi (sec. xv): 478 n, 516.

Affreschi

(sec. xiii), 124

ii

(sec. xiv-xv), 411

(sec. xv), 458.

BIASCA
Chiesa
-

Affreschi (sec. xiii)

142 n.
S.

CASALE MONFERRATO
EvAsio
-

Mosaici

(sec. xi-xii)

88.

BOBBIO
S.

Colombano
91 e segg.

Pisside

19 n.

Mosaici

(sec. xii

?)

CASARANELLO
Chiesa
-

Mosaici

(sec. v)

21 e segg.

BOLOGNA
BiBL. Universitaria
337
:

CASSEL
BiBL. Pubblica
-

- Cod. 1213: 369 e segg. Cod. Cod, 2197 490. S. Maria de' Servi - Dipinto (sec. xiii-xiv): 145. Af431 ii. S. Petronio - Sculture dei fnestroni freschi della capp. Bolognini (sec. xv) 458. Po574 ii. littico nella capp. di S. Brigida

'

Ms. Poet. 3

533.

519 e segg.

CASSINO
S.

Benedetto

Affreschi

(sec. xi-xii)

121.

CASTEL
S.

S.

ELIA
'?)
:

S.

Stefano
458.

Affreschi Affreschi

(sec. xii-xiii), 124 n.

(sec xv),

Elia

Affreschi (sec. xi
S.

.57,

78.

S.

Vittore

(sec. xi-xii)

124

;i.

CASTEL
S.

PIETRO

Pietro
515.

Affreschi: (sec. xiv), 188 e segg.: (sec. xv),

BOLZANO
S.

(dintorni)
-

Giovanni in Dorfe

Affreschi (sec. xiv)

464 n.

CASTIGLIONE D'OLONA
ji.

BONN
Museo
-

Dipinto attribuito a Gio. da Milano

226

Battistero - Affreschi (sec. xv) Palazzo Castiglione - Affreschi

501.

(sec. xv)

506.

BORMIO
S.

CATANIA
Affreschi (sec. xiv)
:

Gervaso

581.

Bibl. Civica

Bibbia: 203

n.

BRESCIA
Ateneo Affresco (sec. xiv) 267 n. Museo Cristiano - Dittico di Boezio
:

CAVENAGO BRIANZA
S.
:

Maria

in

Campo

Affreschi (sec. xv)

516

;i.

31.

Mosaico

(sec. xii)

129

ii.

CESENA
v-vi)
:

Rotonda
S.

- Mosaico (sec. Francesco - Affreschi:

21
:

(sec. xiv)

211, (sec. xv): 582.

Bibl. Malatestiana - Ms. S. XIV, II Ant. n. 5 542. Ant. n. 6 542 n.


:

517 e segg.

S.

Crocifisso (sec. xiv): 212.


-

Salvatore

Affreschi (sec. viii-ix?):

32.

CHAMBERY
Bibl. Pubblica
-

BRESSANONE
Duomo
-

Ms. 4

.531.

Affreschi (sec. xv)

464.

CHANTILLY
Castello
:

"

BRIANZOLE
Castello
-

Trcs riches Heures

415 e segg., 457.

Affreschi (sec. xiv-xv)

396.

CHIARAVALLE MILANESE
Abbazia
e segg.
:

BRUXELLES
Museo
-

Affreschi

(sec. xiii), 141

(sec. xiv), 242

Trittico attr. a Zanetto Bugatto

576.

GIVATE

BUDAPEST
S.

Benedetto
120.

Affreschi (sec. x

?)

37 e segg.. 61,

Galleria

Disegno

452.
S.

Pietro

Affreschi (sec. xii)

100 e segg., 125, 133


:

e segg., 157.

Sculture

(sec. xii)

117 e segg.

CABRAS
Cripta
-

Dipinti

(sec. iv-v ?)

27 n.

COMO
Broletto

Affreschi (sec. xiv)


:

175 e segg., 196, 197 n,

CAMPIONE
S.

581.
- Affreschi; (sec. xiv): 263 e segg., xiv-xv) 345 e segg., 434 e segg.,
:

Maria
281, 515

de' Ghirli
n.
;

Duomo

Scultura

431 n.
:

(sec.

464.

Palazzo Vescovile - Affreschi (sec. xv) .560. S. Abbondio - Affreschi (sec. vi), 20 (sec. xiv). 190
:
:

e segg., 197 n, 221.

CANNOBIO
Chiesa del Carmino
Trittico di Battista
-

S.

Giorgio in Borgovico
-

Affreschi (sec. xii)


153 n.

Affreschi
:

(sec.

xv)

515.

96 e

segg., 116, 120, 124, 197 n.

da Legnano

515 n.

Seminario

Codd. di Morimondo

CAPUA
S.

CORRETTA
in

Angelo

Formis

Affreschi (sec. xi): 121.

Santuario

Affresco di G. Zavattari

500 n.

INDICE DEI LUOGHI

585

CREMONA
BiBL. CvpiTOLAiiE
-

GALLIANO
Martirologio
:
:

78.

Duomo

Mosaico

(sec. xi-xii)
;

89.

Affreschi

(se-

S.

Battistero Vincenzo

(sec. xi)
-

42.
:

Affreschi

(sec. xi), 43 e segg., 67, 96 n,

colo xiv), 397 e segg. (sec. xvi), Museo Civico - Mosaici (sec. xii)
(sec. xiii), 127
S.

555.
90.

101, 116, 124 e segg., 134; (sec. xiii). 143 e segg., 159.

Affresclii

n
:

(sec. xv), 473, 514.

(se.

Privilegio di

GENOVA
Accademia
di B.
-

Sigismondo
:

533 n.

Tavola
:

degli ZavatTrittico di

tari)

560.

Soffitto

dipinto

561.

Bibl. Civica

Arti - Dipinto: 436 Bibbia 78 Ji.


:

ti.

Ben.
S.

Bembo
-

573 e segg.
:

Agostino
di Bon.
-

Affresco (sec. xiv)


:

266 n.

Affresco

Bembo
:

573 n, 576.
:

S. I.ucA.

A.
S.
S.

De

Ferraris
-

Affresco (sec. xiri) 470 e segg.

127 n.

Affreschi di

Cattedrale - Affreschi (sec. xiii): 124 n. Palazzo Bianco - Tavola di Leonardo da Pavia 563. Palazzo Rosso - Dipinto attr. a Giambellno 568 n. S. Giuliano d'Albaro - Dipinto di Donato de' Bardi
: :

568 e segg.
:

Lucia

Michele

Affreschi (sec. xv) 513 e segg. - Affreschi (sec. xiii-xiv): 146.


S.

GRAVEDONA
Maria del Tiglio
colo xv),
557.
-

Affreschi

(sec. xiv), 558

;i

(se-

DIGIOXE
Certosa
"

GROTTAFERRATA

Pozzo di Mos

431 n.

Badia

Affreschi (sec. xiii)

123.

DOVERA
Oratorio
-

Affreschi (sec. xiv-xv)

405.

HALBERSTADT
Chiesa
:

DRESDA
Galleria
-

Sculture

119.

Disegno di Stefano da Zevio

460 n.

holkhamm hall
Ribl. del
345
:

Duca
ii.

di

Leicester
:

Bibbia

203.

Ms.

532

Ms. 34

533 n.

FENIS
Castello
-

Affreschi (sec. xv); 461.

FERENTILLO
Badia
di S.

IMOLA
Bibl.

Comunale

Ms. 32: 530.

Pietro

Affreschi (sec. xi

?)

57.

FERMO
Duomo
-

INNSBRUCK
Ferdinandeum
:

Messale

Miniatura

464.

521.

FERRARA
BiBL. Universitaria
-

ISSOGNE
Ms.
II.

190

Castello
:

533 n.

Affreschi (sec. xv-xvi): 366 n.

ScHiFANOiA

Graduali:

533.

IVREA
Bibl. Capitolare
83.
- Codd. di "SVarmondo Messale 552 n. Seminario - Mosaico (sec. xi ?) 83.
:

FIRENZE
Battistero - Mosaici (sec. xiii) 99 n, 132 e segg. BiBL. Landau-Fixaly - LTiziolo di F. M. Visconti 319
:

70 e segg.,

e segg., 536 e segg. 547. BiBL. Laurenziana - Cod. esp. 1263: 550.
- Tavola di V. Foppa: 576, 582. Galleria dell'Accademia - Dipinti attr. a Gio. da Milano 226 n. Piet di Gio. da Milano 229, 235. Galleria degli Uffizi - Polittico di Gio. da Milano
:

CoLLEz. Berenson

RAMPILE
Chiesa
-

Affreschi (sec. xv)

464.

230 e segg.

Disegni

(sec.

xiv-xv)

304 n, 460

ii.

KLAGENFUBT
Bibl. Vescovile
-

Decretali

203 n.

Tavola attr. ai Lorenzetti: 477 n. Museo Nazionale - Dittico franco-fiammingo:

457,465.

KREUZENSTEIN
CoLLEZ. WiLczECK
-

Museo

Croce - Dipinto (sec. xiv): 227 n. Palazzo Davanzati - Affreschi (sec. xiv): 407 n. S. Croce - Cappella Baroncelli, affreschi: 219, 221.
di S.

Tavoletta di

soffitto

561.

LAMBRATE
Oratorio
-

S.

Capijella Rinuccini, affreschi

217 e segg., 246, 249.


(sec. xiv): 226.

Chiostro, affresco: 226.


-

Maria del Carmine

Affresco

Affresco (sec. xii-xiii)

125.

FRANCOFORTE
Museo
"

s.

M.

LEGNANO
464.

Giardino celeste

Palazzo visconteo

Dipinti: 155 n.

FRIBURGO
Biblioteca
"

LENTATE
Fahnenbuch

563 n.

Oratorio

Affreschi

(sec. xiv)

256 e segg., 283.

74

586
LICHTENBERG
Castello
-

INDICE DEI LUOGHI


Francesco - Affreschi (sec. xiv) 271 e seg 67. S. Lorenzo - Affreschi (sec. xi) Torre della Gabbia - Affreschi (sec. xiv) 210
S.
: :
. : :

Affreschi (sec. xv)

463 n.

LIONE
CoLLEz.

Aynard

Tavola franco-fiamminga

4C5.

MILANO
Archivio
di
ii. :

S.

Ambrogio

Mss. miniati

76,

79 n.

LIPSIA
BiBL. Civica
-

323 n, 521

Ms. lxx
-

203.

Ms. ccccxxvii
:

386.

BiBL.

BiBL. Universitaria

Mss. 965 e 967

151 n.

LIVO
Giacomo - Affreschi (sec. xvi): 515 n. Cappella - Affreschi (sec. xv) 516 n.
S.
:

LOCARNO
S.

Maria

in

Selva

Affreschi (sec. xiv-xv)

393 e segg.

LODI
S.

Cod. 159 sup. 71 n. Cod. D. 84 Cod. A. 24 inf. e inf. bis 74. Cod. D. 87 sup. 74. Cod. B. 48 inf. 76. Cod. T. 120 sup. Cod. B. 27 inf. 79. Cod. B. 28 inf. 152. 76 Cod. P. 165 sup. 153 n, 203. Cod. E. 12 sup. 161 n. Cod. C. 170 inf 204, 278. Cod. L. 58 sup. 205 e segg. Cod. E 18 inf. 330 e segg. Cod. E 24 inf. Cod. B. 49 sup. 370 n. 325. Cod. B. 19 inf. 370 Cod. C. 214 inf. 389 n, 410. Cod. H. 86 sup. 389 n. Cod. H. 86 sup. 388, 410. Cod. H. 266 inf. 519. Cod. A. 257 inf. 532. Cod. H. 33 inf.

Ambrosiana
72, 581
:

inf.

II.

ii.

Francesco
colo XIV),

Affreschi
e

(sec.

xiii-xiv), 151

(se:

550.

173, 181

segg, 210, 268 n, 401 e segg.

BiBL. Braidense
XIII. 20
:

(sec. XV), 451, 469

e segg., 515, 521, 560.

323 n.
:

LODI VECCHIO
S.

Bassano

Affreschi

(sec. xiii-xiv), 155 e segg.

(se-

colo XIV), 173 e segg.

AF. XI. 10 XIV. 19-20 AG. XIII 552, 582. BiBL. Capitolare - Cart. gr., cod. 25 Messale di Anovelo da Imbonate
:
: :

Ms. AD. Xlll. 48: 153. Ms. AD. Ms. AE. XIV. 24-27 323 n., 581. - Ms. 532. - Ms. AG. XII. 3 533 n. - Ms. AE. 539, 582. - Ms. AN. XIV. 21 550. - Ms.
:
:

277 e

segg.

328 e segg.

LONDRA
BiBL. C.

Cart. gr., cod. 4: 533

;i.
:

BiBL.

SoRAGNA
:

Ms. miniato

332.
:

W. Dyson Perrins
73.
:

Messale dell'are. Ar-

BiBL. TiuvuLziANA

nolfo

British Miseum
Ms. Harl. 1319
226

Ms.
-

1.5277: 410.

Ms. 27695: 411.

Cod. 2202 306 e segg. Cod. 509 e iniziali 323 n. Cod. 1076 390 n. Cod. 816 414 n. Disegno 433. Cod. 1021 521. Cod.

427 n.

479
attr. a Gio.

552 n.

Collez. R. e. Fry
II.

Dipinto

da Milano

BiBL. del duca U. Visconti di


G. Galeazzo
:

Modrone

Ufiziolo di

CoLLEz.

Miniatura 390 n. Galleria Nazionale - Dipinto di Gio. da Milano 228. Victoria and Albert Museim - Calice 460 n. Sof: : :

Wallace

312 e segg., 355, 360, 422.

Tarocchi

522 e segg.

Casa Borromeo

507 e segg., 533 n.

fitto

dipinto

562.

LONGONE
Villa Tagliasacchi
-

Castello " Chiesa rossa

Affreschi (sec. xv) 436, 503 e segg., Libri Mastri 510 ;i, 554. Affreschi (sec. xv): 557,565 e segg.
:

Affreschi (sec. xiii-xiv)


:

174.

Tombe

dipinte

30

zi.

LUCCA
BiBL.

CoLLEZ. CoLLEZ. CoLLEZ. CoLLEZ.

Governativa

Cod. 2508: 70 n.

nardo

MAGLIASO
Castello
-

Affreschi (sec. xiii)

159 n.

Collez. Collez. Collez. Collez. sco (sec. xv)


e segg.

Tarocchi 527. CoLOGNA - Dipinto di Goti. Scotti 558 n. Crespi - Tavola attr. a C. de' Moretti 555. Eredi Crespi - Cronaca figurata di Leoda Besozzo 482 e segg. B. Gabba - Tavola di C. de' Moretti 554. A. Noseda - Tavola di V. Foppa: 576 e segg. Sessa - Tavola attr. a C. de' Moretti 555. Trivulziana - Avorio (sec. x) 60 n. AffreBr.vmbilla
: : :
:

504 n.

Trittico di

J.

Cietario

,563

MALPAGA
Castello
-

Duomo
:

Affreschi (sec. xv)

582.

MANTA
Castello
-

Affreschi (sec. xv)

461.

MANTOVA
BiBL. Civica
152.
-

Cod.

C. Ili
:

20: 75.

Cod. D.

Ili

15:

Ms. B. IV 13
di
442.

550 e segg.
-

Camera da B.

Commercio

Affreschi

attr.

a Michelino
143.

Chiesa del Gradaro - Affreschi (sec. xiii) Duomo - Messale 540 e segg., 542, 582. Palazzo Ducale - Affreschi (sec. xiv) 272 Pinacoteca - Affreschi (sec. xiv). 210 n
: : : :

60. Evangeliario e crocifisso di Bassorilievo di Gio de' Grassi 296 e segg. Portali delle sagrestie 295-298. Piet, bassorilievo 298. Statua di S. Martino V 431. Giganti 431. Sculture della guglia Carelli 431. Affresco (sec. xv) 432 n. Sculture dei finestroni: 433. Tav. attr. a Michelino da B. 436, 558. Museo Civico Affreschi romani: 2 n. Mosaico di S. Ambrogio (sec. xii) 129 n. Affreschi (sec. xiii) 141 (sec. xv), 491, 516. Bibbia (ms. braidense AE, XIV. 24) 323. Soffitto dipinto 562. Ms. braidense AE. XIV. 20 582. Ms. braidense AG.
-

Situla
:

Ariberto

60.

71.

XII. 1
n.
(sec.

582.
-

Museo Poldi-Pezzoli
xivsegg.

Trittico di Goti. Scotti: 558 n.


-

Palazzo Arcivescovile

Affreschi (sec. xiv): 208 e

XV), 410.

INDICE DEI LUOGHI


Pinacoteca Ambrosiana - Ritratto di Ariberto 48. Ritratti di G. Galeazzo e F. Petrarca 330 ~ Disegni di scuola lombarda e veronese 450 e segg.
: : :

587

MONZORO
Chiesa
-

Affresco (sec. xv)

513.

Ricamo

563 n.
:

MORCOTE
S.

Pinacoteca di Rrera - Affreschi (sec. xiv) 267 n, 391, 392. Tavola di Stefano da Zevio 460. Tavola
:

Maria
segg.

di

Torrello

Affreschi (sec. xiii)

141 e

di Ben.
S.

Bembo

574.

Ambrogio -Mosaici:
128 e segg.

(sec v-vi), 14 e segg.; (sec. xii),


:

MUENSTER
S.

cristiano
66, 79

Porta intagliata 19 n. Sarcofago 19 n. Tarsie marmoree (sec. vi) 20. :


:

Giovanni

Affreschi (sec. ix)

34 e segg., 53, 61.

Altare di Wolvinio
:

32 e segg.

(sec. xiii)

136 e segg., 142 n, 148.

Affreschi (sec. xi), Ciborio


: :

119 e segg.

326 e segg.
S. S. S. S.
S.

Messale di Anovelo da Stalli intagliati 366 n.


: : :

Imboliate

NAPOLI
Bibl.
S.

Badila - Affresco (sec. xiii) 141 Ji. Calimero - Affresco (sec. xv) 556. Calogero - Affresco (sec. xv) 557. Celso - Affresco (sec. xi) 124. Cristoforo - Affreschi (sec. xiv), 391
:
:

Nazionale - Ms. XIV. A. 21 521 n. Giovanni a Carbonara - Affreschi di Leonardo da Besozzo e Perinetto da Benevento: 474 e segg., 581.
:

NEW-YORK
;

(sec. xv),

Museo Metropol.
226.

Dipinto

attr.

a Gio. da Milano

491.
S.

EuSTORGio - Affreschi
(sec. xiv)
,

(sec. xiii-xiv), 141


,

7t,

151 n,

267
145.

colo xiii)
tro mart.
S.

n (sec. xv) 505. Crocifisso - Altare 298. Tavola di S.


;
:

(se-

NOVALESA
S.

Pie-

Eldrado

Affreschi (sec. xiii)

124.

563.
-

Giorgio in Palazzo bonate 329.


:

Tavola di Anovelo da Im:

NOVARA
Bibl. Capitolare

S.

Lorenzo
(sec. XIV)
:

Mosaici
294, 391.

(sec. v)

8 e segg.

Affresco

Cattedrale
colo xiii)
:

- Cod. LIV 76 Mosaici (sec. xii)


: :

n.
86.

Affresco (sexiii): 155.

155 n.
-

S. S.
S.

Marco

Affreschi (sec. xiii e xiv)

175, 210, 242.


491.

Palazzo dei Tribunali

Affreschi (sec.

S.

Maria della Porta - Affresco (sec. xv) Maria Podone - Affresco 442. Maria presso S. Celso - Sarcofago 19 n.
: :

NOVATE
S.

Affre-

Fedelino

Affreschi (sec. xi): 62 e segg.

sco (sec. XV)


S.

491.

Disegni
7.

506, 522.
:

Nazaro
151.

Capsella

Affresco (sec. xiii-xiv)

OGGEBBIO
-

S.
"

Siro

Affreschi
di

(sec. xv): 563


-

;i.

Torre

Ansperto

Affreschi (sec. xiii-xiv): 150.

Oratorio

di

Cadesino

Affreschi (sec. xv): 516 n.

MOCCHIROLO
Oratorio
-

OLEGGIO
S.
:

Affreschi (sec. xiv)

247 e segg., 293.


S.

Maria - Affresco (sec. xiv) 197. Michele - Affreschi (sec. xii-xiii)


:

98 e segg., 101,

MODENA
BiBL. Estense - Cod. lat. z. 7. 3 368 e segg. Duomo - Affreschi (sec. xiii) 123 n.
:

110, 120, 124.

PADOVA
MONACO
Pinacotca
-

DI
-

BAVIERA
:

Arena
556.
:

Antiq. Bhler

Tavola di se. lombarda Polittico di Pahl 466 n.

Staatsbibl. - Cod. lat. 4456: 58. Cod. Cod. lat. 13001 78 n.

lat.

Cod.
23215
:

lat.

343: 72.

- Affreschi di Giotto 216. - Codice Carrarese 410. Civica Bibl. Duomo - Evangelario del 1170: 152 n. Eremitani - Affreschi (sec. xiii), 124 n
: :

(sec.

xiv),

279 e segg.
lat.

485 e segg.

Codd. germ. 51 e 19

385 n.

Cod.

15701

Palazzo della Ragione

Affreschi (sec. xv)

460.

466 n.

Cod.

it.

81

521 n.

PANDINO

MONTECARASSO
S.

Castello
:

Affreschi (sec. xiv): 581.

Bernardo
515.

Affreschi

(sec. xiii),

142

(sec. xv),

PARENZO
Duomo
-

Incrostature

20, 129.

MONZA
Bibl. Capitolare
-

Affresco

(sec.

xv)

503.

Ritratti
:

PARIGI
Bibl. dell'Arsenale Bibl. Nazionale
"

sforzeschi

576 n.
"
:

Ventaglio detto Eulogia 30 n. Cattedrale di Teodolinda 30 /i. Affreschi degli Zavattari


:

- Cod. 664 427. Pentateuco Ashburnam


:

31 n.

492 e segg.

Oratorio della Pia Casa


492 n.
S.

Tavola di

se.

lombarda

Michele

Affresco

(sec. xiv): 212.

Ms. lat. 4895 Ms. lat. 757 277. Ms. 299, 301, 302 n, 360, 377 e segg. - Ms. Ms. lat. 11727 323 n. Ms. lat. 364
Ms.
fr.

Ms.

lat.

10136: 123, 151 n.

Ms.

fr.

2631
:

152, 163.

755

152, 203.
:

201 e segg.,

fr.

187

203.

283 e segg., 19093


:

fr.

291 n.

323 n.

Ms.

588
lat.
:

INDICE DEI LUOGHI


PIZZOCORNO
Badia
-

Nouv. Acq. 1673 354 e segg. Ms. fr. 343 371 Ms. fr. Nouv. Acq. 5243 377 e segg. - Ms. e segg.
:

fr.

755

385.

- Ms.

fr.

95 385.
:

- Ms.
fr.

f r.

2631

386.

lat.

6069 e 11727: 410.


fr.
71.

Ms.
427
it.

170

414 n.
lat.

Mss. 159 e 169: Ms. lat. 6741 417. Ms.


:

- Mss. 413 n.
fr.

Affresco (sec. xiv)

267 n.

PONTASSO
Oratorio
-

811

Ms.

5888: 439 e segg., 465, 518.

131 e 118: 529.

Mss.

it.

lat. 760, 7855,

4772 e
lat.

6041

Mss. 18 e 2017 530, 581. - Mss. 973: d: 533 n. - Ms.


:

Affreschi (sec. xiii-xiv)

150.

PRATO
Museo Civico
segg.
S.
-

it.

Polittico

di Gio.

da Milano
:

[229 e

533 n.

Ms.
282.

7880: 581.
-

CoLLEz.

Artaud de Montor

Dipinto

attr.

a Gio. da

Niccol

Affresco

attr.

a Gio. da Milano

226.

Milano

CoLLEZ. E. DE RoTHSCHiLD - Disegni 448. CoLLEz. Martin Le Roy - Dipinto di Gio. da Milano: " Desco da parto 576 n. 228. Capsella di Brivio 19 /i. Museo del Louvre.
:

PRUGIASCO
S.

Carlo

Affreschi (sec. xii)

99 e segg., 116, 120. 12

QUEDLINGBURG
Sculture: 119 n.

Parement de 60 n. Disegno di T. Gaddi: 417 ii. Disegni della raccolta Vallardi 425, 448. Disegni 443, 519. Disegno di di Michelino da Besozzo Stefano da Zevio 460. Piet 466. Disegni della coli. His de La Salle: 505. Museo di Cluny - Trittico eburneo 416. Soffitto
Evangeliario di St-Denis
: 413.
:

"

Narbonne

RAVENNA
Battistero degli Ortodossi - Incrostature 18. S. Apollinare Nuovo - Mosaici S. Vitale - Mosaico: 54.
:
:

dipinto

562.

20, 129.

PARMA
Battistero - Affreschi:
201 n, 410.
(sec. xiii), 124 n, 144; (sec. xiv),

REGGIO
Duomo
-

Duomo

Affreschi
-

(sec. xv): 411, 458.


:

Affreschi (sec. xii-xiii)

124 n.

Pinacoteca

Dipinti nn. 427 e 433

227 n.

REICHENAU
PAVIA
Museo Malaspina
n. 65
S.
:

S.
- Mosaici (sec. xii): 90. Dipinto Dipinto n. 80 473 n, 557. Scultura: 56 /i. Mosaico (sec. xii): 90.

Giorgio di Oberzell

Affreschi (sec. xi)

60.

267 n.
-

ROMA
BiBL.
368.

Michele
Affreschi
:

Casanatexse

Ms. 459
-

334 e segg., 354 e segg.,

(sec. xiv), 127


-

(sec. xv), 563.

Ms. 4182
-

359 e segg.

S.

Pietro in ciel d'oro


(sec. xii): 90.

Scultura: 56 n.

Mosaico

BiBL. Vallicelliana BiBL. Vaticana


"

Cod. A-5

33.

S.

Teodoro
144, 150.

Affreschi (sec. xii e xiii)

126 e segg.,

PERUGIA
BiBL. Civica
-

Chro13. 70 n. 70. Cod. vat. lat. 4922 nicon Vulturnense Cod. vat. lat. 83 72. Cod. vat. lat. 10405 78 n. Omelie del monaco Giacomo 132 n. Cod. pai. 276 e segg. Cod. vat. lat. 1903 532 n. lat. 506
Vergilio Vaticano

"

Cod. L. 59

78 n.
"

Cod. barb. 613 542 e segg. Casa di Livia - Affreschi


:

56

ti.

PIACENZA
BiBL. Capitolare
-

Cod. 65

75.

Cod. 42

76

zj

Decretali: 152.

Galleria Colonna - Tavola di Stefano da Zevio: 460. Galleria Nazionale - N. 700 225. Dipinto di Gio. da Milano 227 e segg., 235. Quaderno di disegni: 424 e segg., '449 e segg., " Libro di Giusto 485
:

Duomo

Affreschi (sec. xiv): 144 e segg., Sculture (sec. xii-xiii) 156.


:

150, 392, 403.

e segg.

Soffitto dipinto
-

562.
ti.

Museo Lateranense
lano
S.
:

Affreschi (sec. xi-xii): 57


:

Episcopio - Affresco (sec. xiv): 392 n. Museo Civico - Dijiinto (sec. xiv) 393. S. Eufemia - Mosaico (sec. xii) 85 n. S. Savino - Mosaico (sec. xii) 85 n. Affreschi
:
: :

Pinacoteca Vatican.^^
226.

Dipinti
556 n.

attr.

a Gio. da Mi-

Trittico
-

Bastianello

Affreschi (sec. x)
:

57.

(se-

S. S.

Clemente

Affreschi (sec. xi)


:

57,

69 n, 123 e segg.

coli xiv-xv)

392.

PIEVE TERZAGHI
Chiesa
-

Mosaico

(sec. xii)

89.

PIGNA
Badia
-

Costanza - Mosaici 24. 32, 124. S. M. Antiqua - Affreschi 145. S. M. IN Aracoeli - Mosaico (sec. xiii) 145. S. M. IN Trastevere - Mosaici (sec. xiii) 7 n. S. Paolo fuori le Mura - Affreschi (sec. v-vi) Mosaico (sec. xiii) 133. 32 n. - Mosaico S. Prassede - Affreschi (sec. viii-ix)
: : :

Affreschi (sec. xii-xiii)

127

n.,

143 n.

(sec. ix)
Ss.

107 n.
-

PISA
Camposanto - Affreschi di A. Veneziano 232 e segg. Museo Civico - Dipinto di Gio. da Milano 226.
:

Quattro Coronati

Affreschi (sec. xiii)

123.

ROVIGO
Museo Civico
-

Bibbia:

410.

INDICE DEI LUOGHI


S.

589
-

ANTONIO DI RANVERSO
-

BiBL. Nazionale

Cod. F, IV. 12

71.

Tarocchi
:

528.

Chiesa
S.

Affreschi (sec. xv)

555.

Cod. D.
BiBL.

II.

532 n.

"

Heures

distrutte
413 n.

415.

Reale
71.

BENEDETTO
-

IN

POLIRONE

489

- Ms. 77: 413. Ms. 124 549 n.


:

Ms. 74: Ms 131

533.

Ms. Ms. 75
:

102:
552.

Chiesa
S.

Mosaici

88.

FLORET D'ALVERNIA
-

CoLLEZ. Fontana - Tarocchi: 524 n. Museo Civico - Mosaici (sec. xii): 83 e segg. sali intagliati 366 n. Cintura viscontea Miniatura 518 e segg.
:

Dos-

453.

Castello
S.

Affreschi (sec. xiii)

385 n.

Pinacoteca - Polittico di Paolo da Brescia: S. Domenico - Affreschi (sec. xiv) 274.


:

572.

MIMATO AL TEDESCO
TORRECHIARA
-

Archivio del Duomo


S.

Miniatura: 205

n.

Castello

Polittico
(sec.

di Ben.
:

Bembo:

572 e segg. --

PAUL
-

IN

LAVANTHAL
2.
5.
:

Affreschi

xv)

574 e segg.

Badia
S.

Ms. XX.

532.

TRENTO
Castello
-

VINCENZO AL VOLTURNO
-

Affreschi (sec. xv)

462 e segg.

Badia

Affreschi (sec. ix)

35.

TREVISO
S.

SAVONA
Museo Civico
segg.
-

Loggia de' Cavalieri - Affreschi (sec. xiii) 155. Niccol - Affreschi di Tommaso da Modena:
:

271.

Dipinto di Donato de' Bardi: 567 e

SIENA
Comunale - Ms. I. VII. 23 534. Palazzo Comunale - Affresco di Simone Martini 232. Pinacoteca Comunale - Tavola di Michelino da B.
BiBL.
: :

VARESE
Battistero - Affreschi (sec. xiv): 151, 185 e segg. S. Maria del Monte - Affreschi (sec. xiv) 268 n.
:

43G e segg., 456, 465, 478.

VENEZIA

SMALKALDEN
Castello
-

Affreschi (sec. xiii)

385 n.

Accademia - Disegni 448. BiBL. Marciana - Cod. it. Z. 13 153. Cod. fr. IX 384. Cod. fr. XI 385. Codd. fr. IH, XIII, XV
: : :

SOLARO
Or.^torio
-

385
e
:

11.
:

Cod.

Ir.

XXI

387 e segg.

II

410.

542.

Cod.

lat.

LXIV

410 n.

Codd. fr. XXI - Cod. lat.


473 n.

Affreschi (sec. xiv)

233

segg., 240

VI,

XXII:
-

segg., 281.

Museo Correr
S.

SOLBIATE INFERIORE
Monastero
-

Marco

- Dipinto di se. lombarda Mosaico (sec. xiii) 166.


:

Affreschi (sec. xiii):

129, 150.

VERCELLI
BiBL. Capitolare
-

SPOLETO
S.

Rotulo figurato
:

77.

Ms.

CLXV,

Paolo

Affreschi

LXII,
(sec. xii ?)
:

CXXXVI, CXLVII
-

93.
:

78.

Casa privata
S.

STRASBURGO
Biblioteca
:

Andrea
Gallo
:

- Mosaici (sec. xii) 86 Mosaici (sec. xii) 86 ti.


:

n.
-

Tomba

di T.

198 e segg.

Miniature distrutte dell" Hortus deli-

ciarum

70 n.

VERONA
BiBL. Capitolare
:

STUTTGART
R. Collezioni
-

Ms.

CXCIV:

151 n.

Ms.

CCXXIX:
273,

Carte da gioco

523.

532

II.

Cimitero Scaligero- Mausoleo di Cansignorio:

SUBIACO
S.

296, 400.
:

Speco

Affreschi (sec. xiii)

123.

Grotta dei
36, 53, 116.

Ss.

Celso e Nazaro
Affreschi: (sec.

Affreschi (sec. x)

SUSA
S.

Museo Civico
-

.^iii),

124 n; (sec. xiv),


:

Francesco
Giusto
-

Affreschi (sec. xiv)

199.
:

367.
79.
S.

Tavola
-

di Stefano da Zevio

437 e segg., 460.

S.

Affreschi nel campanile (sec. xi)

Anastasia

S.

Fermo
Zeno
-

Affresco (sec. xiv): 409 n. Affreschi (sec. xv) 460.


:

S.

Affreschi nella torre

(sec. xiii)

124 n.

TORCELLO
Duomo
-

VERTEMATE
:

Mosaici

99 n., 127.

Badia

Affreschi (sec. xiv): 242.

TORINO
BiBL. Capitolare
-

VESPOLATE
Mss. miniati: 552 n.
S.

Giovanni

Affresco (sec. xv)

516 n.

590
VEZZOLANO
Badia
-

INDICE DEI LUOGHI


CoLLEZ. dell'arc. Ferdinando - Bibbia di Borso d'E:

Affreschi (sec. xiii e xiv)

199, 274.

ste

549.

VIBOLDONE
Badia
-

Collez. Suida - Tavola di se. lombarda: 577. Collez. Tuecher - Dipinto attr. a Gio. da Milano
226 n.
:

226, 232, 235

Affreschi (sec. xiv) nel tiburio, 214 e segg., nella navata maggiore, 240, 242, 282
;

nella navatella destra, 246.

HoFBiBLiOTHECK - Ms. 2571 387. HoF.MUsEUM - " Tacuinum sanitatis Croce di S. Teodoro di Venezia
:

339 e segg.

460.

Carte da

VICOLUNGO
Chiesa Rurale
-

gioco
Affreschi (sec. xv)
:

523.

515 n.

VIMERCATE
Antico convento
di
S.

VIENNA
CoLLEZ. Albertina
-

B'rancesco

Affreschi (se-

Disegni:

433, 443 e segg., 453.

colo XIV)

213.

INDICE DEI NOMI E DELLE COSE PRINCIPALI

numeri indicano

le

pagine; seguiti dalla lettera

n,

rimandano

alle note.

Affreschi rustici

513 e segg.

Arte

(1')

germanica: e
;

la

Lombardia, nel

sec.

x e
:

xi

Alcherio

(G.)

417, 435 n.

58 e segg.

e gli affreschi di S.

Ambrogio

137.

Altichieri, pittore:

sue relazioni con l'Arte lombarda,


n.

Arte

(1')

268 e segg.

148

gotica oltramontana: sua influenza in Italia, nella Miniatura 151 e segg., 204 e e segg.
:

Ambrogio da Cermenate, miniatore: 552 Ambrogio da Marliano, miniatore: 532.

segg., 406;

nella Pittura
;

179, 197 e segg.

lombarda del sec. xiv: nel Piemonte 198 e segg., 274


:

Amedeo
Animali

(fra'),

calligrafo

320 n.

(gli): loro rappresentazione nell'Arte del secolo xiv-xv, 288 e segg.; nell'Arte lombarda

a Milano sul principio del sec. xv 429 e segg. Arte (1) orientale sua influenza in Italia, 27, 581.
: :

Arte

(1')

siriaca: sua influenza in Italia: 27 n.


i

della fine del sec. xiv, 290 e segg., 299 e segg., 303
e segg., 325
;

Attila e

dipinti di Milano:

7.
:

nell'Arte

lombarda
:

sul principio

Avanzi

(J.)

bolognese, pittore

233.

del sec. xv e nell'Arte veronese

446 e segg.

Angera: vicende del suo castello, 157, 170. Anovelo da Imbonate, miniatore: 327 e
360, 369.

Bardi (Donato
segg.. 355,

de'), pittore,

567 e segg.

Anteiami (B.), scultore: 81, 120. Antonio da Ferrara, pittore 458. Antonio Veneziano, ijittore: 232.
:

Barnaba da Modena, pittore: 233. " Basilica Fausta 14, 15 n; sua raffigurazione, Battista da Legnano, pittore 515 ii. Beauneveu (A.) pittore: 427 n. Belbello da Pavia, miniatore 582.
: : :

132.

Apocalisse
81

(1')

illustrato: 107 e segg., 110 e segg., 121.

Bellini

(J.),

pittore: 458, 467.

Architettura
;

(1'): nella Lombardia nell'et romanica, oltramontana e il Duomo di Milano 429. Ariberto da Intimiano, are. di Milano: dipinti nella sua chiesa di Galliano, 42 e segg. suo ritratto, 48 croce ed evangeliario suoi, 60 n.

Bembo Bembo

(Ben.), pittore: 572 e segg., 582.

(Bon.), pittore: 573 n, 576.


sec. xv, 551 n.

Bergamo: sua rappresentazione nel

Bertoloto de Maynis, miniatore: 552 n. Bianca Pellegrina e gli affreschi di Torrechiara


:

575.

Armi
Arte Arte

e armaioli a Milano, nel sec. xiii


:

164.

Arnolfo, are, di Milano


(1')

suo messale, 73. benedettina nell'Italia merid.: suoi rapporti


di Givate, 121 e segg.
122.
:

Bibbie " atlantiche 79 e segg. Biblioteca viscontea di Pavia: predata da Luigi xii, 152 suoi codici 152, 203, 278, 329 n, 368, 371, 385,
;
:

coi
(1')

monumenti
bizantina:

386 n, 410 n, 413 n, 439 e segg., 528, 529, 530.

Sua influenza
32
;

in
:

Lombardia
;

nell'alto

medioevo
:

nel sec. x

40

negli af-

Biraghi (A.) e l'oratorio di Solaro 237. Bobbio suo monastero, 30 suoi codici
:

33, 71

e segg.

freschi di Galliano

56 e segg., 60

n
:

nelle minia:

in affreschi del sec. xii 97 e segg. nella Scultura del sec. xii 119 negli affreschi di Givate: 120 e segg.; nella seconda met del sec. xii 124 e segg. nel sec. xiii 136 e seguenti, 145 e segg. a principio del sec. xiv 169,

ture

75

segg.

Bonino da Campione, scultore: 273, 296, 431. disegni da lui attr. a Michelino da BeBossi (G.)
:

sozzo, 448

21.

Broederlaem

(M.),

pittore: 456.

Bu gatto

(Z.),

pittore: 576 n.

173 e segg., 180.

Sua

influenza in Italia nel Me135.


;

dioevo: 122 e segg., 128 e segg.,

Casella (P.), pittore; 397. Castel del Monte: 148.


Cavallini
(P.),

Arte (1) carolingia: e la Lombardia, 32 e segg. gli affreschi di Galliano, 61.

pittore: 69 n, 145.
pittore: 527, 552.

Cicognara

(A.),

592
Cietario
(J.),

INDICE DEI NOMI E DELLE COSE PRINCIPALI


pittore
563 e segg., 567, 576.

Cimabue,
Givate
:

pittore: 123, 145.

vicende del suo monastero, 100 e segg.


(J.),

Giovanni da Modena, pittore: 417 n, 458. Giovanni del Biondo, pittore: 221 n, 226 n. Giovanni di Benedetto da Como, miniatore: 279 e
segg., 284, 323, 415.

Coene

pittore

413 n, 417 n, 430.


148.
;

Colleoni (B.): 582.

Giovanni
sec. xiii
: :

di

Berry: sue relazioni con l'Arte italiana,

Coltura

(la)

francese in Italia nel


:

416.

Costume

(il)

negli affreschi di

Angera
xiv
:

161 e segg.

in affreschi lombardi del


251, 286, 401
;

sec.

219, 236, 241,

Giovanni Giovanni

di di

Francia: 581. Ugolino da Milano, miniatore:


pitt.

521.

nella Miniatura
e
segg., 301,

lombarda del
e segg.

se-

colo

XIV

281

367, 372
:

l'Arte della fine del sec. xiv

287 e segg.
:

e in af-

Giunta pisano, pittore: 145. Grassi (Giovannino de'), arch.


e segg.
: :

e scultore: 294
:

freschi
leo, 138.

lombardi del

sec.
S.

xv

492 e segg.
:

Cottis (Gugl. de'), ab. di

Ambrogio
:

suo mauso-

Crispo

(B.),

Crivelli (T.),

vescovo di Milano 30. miniatore: sue relazioni col miniatore


figurata di Leonardo da Besozzo 482 sua preparazione iconografica, 483 e
:

dell'ufiziolo di F. M. Visconti. 549.

Cronaca
e

(la)
;

segg.
;

segg.

e segg.

sue relazioni col " Libro di Giusto suo prototipo fiorentino, 489.
;

487

sue sculture, 296 e segg., 431 suoi disegni, 298 e segg. sue miniature, .306 e segg., .334 e segg., 435 n singolari ornamenti delle sue iniziali, 308 e segg., 334, 414; sua derivazione, 325: sua influenza nella miniatura, 325 e segg., 3.53 e segg., 309, 372, 535 e segg. sua influenza nella Pittura, 391 e segg. I suoi disegni e le " Trs riches Heures , 419 e segg. e la rappresentazione degli animali in disegni lombardi, 446 e segg. Grassi (Porrino de) pittore e miniatore: 295. Grassi (Salomone de), pittore e miniatore: sua collaborazione col padre, 306 e segg., 355, 372, .535 e
: : ;

Decorazioni dipinte in case lombarde: 506, 575. Disegni di artisti lombardi del sec. xiv-xv 447 e
:

segg., 548.

Guiniforte da Vimercate, miniatore:

533.

segg.

Duccio, pittore:

123, 135.

Hesdin (,I. de), miniatore 415. Hortus Philippi 1; sue chiese,


:
" :

3.

Egitto

(1')

e la pittura nell'et
:

romana

6.

Embriachi avori attr. alla loro bottega: 416 e segg. Ennodio (M. F.) i suoi carmi e l'Arte, 7 e segg.
:

Erri (degli), pittori: 560 n.


E. S., incisore
:

Iconografia: negli affreschi di Galliano, .53 e segg. nei mosaici dei pavimenti, 82 e segg. negli af;

304 n.
:

freschi di Givate, 101 e segg.


149, 415, 456, 466.

Eyck

(G. e U. van), pittori

nel sec. xii e xiii, 125 e Pittura medioevale, 147, 154 e segg. Incrostature marmoree: 20.
Iniziali: loro

della Madonna segg. profana nella

Fedeli

(S.

de), pittore: 565.


de'),

Ferraris (A.

pittore: 470 e segg., 514.

forma singolare nei mss. di Giovannino de' Grassi e dei suoi seguaci, 308 e segg.,

Fernach

(H. von): scultore: 298.


:

331, 414, 520 e segg., .529, 531, 537.


432.

Filippolo da Melegnano, pittore


Fissi raga (A.):

Isacco da Imbonate, pittore: 432, 433.


"

Foppa
Gaddi Gaddi

(V.)

567

suo mausoleo, 181 e segg. sua formazione, 576 e segg.


;

Itala

6.

(A.),

pittore: 24, 242.

(T.), pittore: e le " Trs riches Heures , 417. Galla Placidia e l'oratorio di S. Aquilino: 8, 14. Gallina (A.), oste: suo ufziolo, 153 n.

Jacopino d'Arezzo, miniatore: .543 e segg. Jacopino da Tradate, scultore: 431. Jacopino da Vallate, pittore: 394 n. Jacopo da S. Severino, pittore: 457.

Genova e l'Arte bizantina: 12.3. Gentile da Fabriano, pittore: 458. Cerini (N.), pittore: 226.
Gerolamo da Corbetta, pittore, 510 Gerolamo da Cremona, miniatore
Ghiberti
(L.),

Landolfo, are. di Milano (sec. x) suo messale, 124. Leonardo da Besozzo, pittore e miniatore 430, 474
:
:

n.
:

e segg,

,525,

5.52.

e l'Arte

lombarda, 478 e segg. toscana, 480 e segg. Sua Cronaca figu566.

e l'Arte

Giambone
Giotteschi

(M.),
(i):

scultore: 484, 489. pittore: 458.

rata, 482 e segg.

loro maniera, 218, 220. Giottino, pittore: 226 n., 233.


Giotto, pittore: 135, 248, 269;
216.

a Milano, 172 e segg.,


III,

Leonardo da Pavia, pittore 563. Le Begue (G.) suoi ricettari d'arte, 417. Liberale da Verona, pitiore e miniatore 540 n. Liguria (la): in dominio di Bisanzio, 26; e l'Arte
:
:

lombarda
40
n.,

411.

Giovanni, pittore: adoperato da Ottone


581.

60 n,

Liguria , regione romana: 7, 14, 581. Liturgia (la) e l'iconografa: negli affreschi di Gi"

Gio. Antonio da Bologna, miniatore: 521

;j.

vate, 104 e segg.

Giovanni da Campione, scultore: 297, 431. Giovanni da Milano, pittore: 217 e segg.; sua formazione artistica, 231 e segg. relazione delle sue opere con affreschi di Lombardia, 246 e segg. sua influenza sulla Pittura veronese, 268 e segg. sue relazioni con Giovanni di Benedetto, 282.
;

Liutprando

re:
(la):

Lombardia

suo palazzo e chiesa a Corte Olona, 31. estensione geografica del suo nome

sullo scorcio del sec. xiv, 407.

Longobardi (i) e l'Arte: 29 e segg. Lorenzo da S. Severino, pittore: 457. Lorenzo Monaco, pittore 457.
:

INDICE DEI NOMI E DELLE COSE PRINCIPALI


Mafiolo da Cremona, maestro di vetri: Magneris (Bassanolo de'), pittore: 391.
436.

Narsete e Milano
Nicolao, scultore:

19

ii.

Nelli (O), pittore; 457.


81,

Malouel

(I.),

pittore: 457.

118 e segg.

Manoscritti francesi in Italia nel sec. xiv: 413. Mantova; sue relazioni artistiche con la Lombardia,
272 n, 410.

NIvardo, pittore: 581.

Novalesa; mss. della sua badia, Nuxigia (G, de), calligrafo: 202.

33.

Martini (S.), pittore 231,417: sua influenza sulla Pittura franco-fiamminga, 412.
:

Marziano da Tortona, miniatore: 522 e segg. Masolino da Panlcale, pittore: 255, 458, 461, 467,
482, 484, 489, 506
;

Orcagna
Oriente

(A.),

pittore
:

226, 233.
151.
:

480,

Orflnio da Lodi

suo poema,

e gli Zavattari, 501


511.

e gli

(1) e l'Italia

nel sec. v e vi
sec.

26 e segg.
vi, 14 n, 15, 23;
.57,
;

affreschi di Casa
zione,

Borromeo,

Ornamenti: in mosaici del


196
;

v e

Messali ambrosiani di chiese rurali: loro illustra74.

in affreschi del sec. xi e xn, 43, 46, 50, 56, in

66,

mosaici di pavimenti, 87 e segg,

nelle

Michele da Pavia, pittore: 435, 436, 442 n. Michelino da Besozzo, pittore 417 n, 435 e segg., 513, 532. ,538, 548, 555: giudicato dai contemporanei, 435 II sue opere perdute, 435, 436 sue opere,
: : ;

sculture di Givate, 117: in affreschi del sec. xiii e xiv, 139 e segg., 157 e segg., 169; nelle miniature di Giovannino de' Grassi e dei suoi seguaci, 308 e segg., 314 e segg.
"

437 e segg.

Giovannino

de' Grassi, 446.


;

Sua

Ouvraige de Lombardie

(1): 416 e segg.

derivazione stilistica, 453 e segg., 464 e l'Arte oltramontana, 465. Suoi seguaci, 474 e segg. e
:

gli

Zavattari, 501

segg.
;

Casa Borromeo,

503, 511

e gli affreschi di e la Miniatura, 439


:

e segg., 517 e segg.

Milano: nei primi secoli cristiani, 1 e segg.: nei secoli V e VI, 7 e segg. nell'et longobarda, 30 e segg.: a princii^io del sec. xi, 41; sulla fine del sec. XIV, 429 e segg. Sua rappresentazione negli affreschi di Angera, 165. Miniatore (il) dellufiziolo di F. M. Visconti: ,535 e segg.: sua influenza sui miniatori dell'Italia su:

Paolino da Montorfano, pittore: 432. Paolino vescovo di Nola: 25. Paolo da Brescia, pittore; 572. Paolo Diacono 100. Pavia suoi monumenti nell'et longobarda, 31
:

suo

castello visconteo, 152, 278, 576.

Pavimenti
;

istoriati

82 e segg.

Perlnetto da Benevento, pittore: 474 e segg. Pianeti loro rappresentazione, 160 e segg. Pietro da Pavia, miniatore; ,323 ;i, 325 e segg., 353,
414, 517 n.

410,

pcriore, 538, 549, 552.

Pisanello
:

(il)

Miniatore
segg.
:

Vitae Imperatorum 528 e sua influenza sui miniatori lombardi, ,532


(il)

delle

"

lombarda,
l)ardi
:

446.

suoi disegni, 289 e segg. e l'Arte Sua influenza su pittori lom-

.501, ,512,

563.

e segg.

Miniatore

(il)

del ms.
;

7,57

della

Bil)l.

Xaz. di Parigi:

324 e segg.

sua collaborazione nel " Tacuinum di Parigi, 356; e il ms. fr. 313 della Bibl. Naz.

del mausoleo di A. Fissiraga; 181 e segg. Pittori a Milano nella prima met del sec. xv 433. Pittori chiamati da Mantova a Pavia nel sec. xiv
Pittore
(il)
: :

272 n.

di Parigi, 372 e segg.

Pittura
:

(la) in

Italia: nell'et

longobarda, 30 e segg.

Miniatori lombardi anonimi della fine del sec. xiv


336 e segg.
sanitatis
,
;

nel sec.

xi, 57

e segg.

nella seconda
il

met del

se-

e l'illustrazione

del

"

Tacuinum

colo

xiir, 135 e
il

segg.; nel sec. xiv, 232;

e ol-

367 e segg.

tralpe fra

sec.

xiv e

xv, 454 e segg.

nel se-

Miniatura
33
;

(la) nella Lombardia: suoi incerti monumenii nei primi secoli cristiani, 6; nel sec. ix,

colo XV, 467. Pittura (la) nella Lombardia: nei primi secoli cristiani, 2 e segg.
gia, 30
;

dal sec. x al

xii, 69

e segg

nel

sec. xiii e xiv,


;

nell'et

151 e segg., 200 e segg., 275 e segg.

nella
la
segg.,

prima
:

met del sec. xv, 517 e segg. e in Germania nell'et romanica, 70 e

segg. e

nel
;

sec. xi, 41 e segg.

longoljarda e carolinnel se;

Miniatura

e la

colo
nella

XII, 95

segg.

nel sec.

xiii,

134

e segg.

Miniatura oltramontana nel sec. xiii, 152 e segg.; e la Miniatura nell'Emilia nel sec. xiv, 200; e la Miniatura franco-fiamminga, 415 e segg. e la Miniatura a Genova nel sec. xiv, 411 e la Miniatura nel Veneto, 389 ;i, 409 e segg.

prima met del seconda met del sec.


:

sec. xiv, 173 e segg.; nella

xiv, 207 e segg., 274: negli


;

inizi del sec. xv, 429 e segg.

nella

prima met

del sec. xv, 469 e segg a mezzo il sec. xv, 553 e segg.; e l'Arte orientale, 20 e segg.; e l'Aite

bizantina nell'et longobarda, 32;


lingia, 34 e

e l'Arte caroGermania
alla

e la Pittura,
.391

70, 151

e segg., 200 e

segg,, 282, 291,

segg.

e segg., 435 n, 517 e segg., 534.


:

fine del sec. X, 40


il

e e

l'Arte

in

l'Arte bizantina nel se-

Moretti (Cr. de), pittore


Pisanello. 555.

294 n, 554 e segg., 576; e

colo xi-xiv,
segg.
;

.56

e segg., 97 e segg., 137 e segg., 173 e

Morimondo; mss.
Mosaici
8
;

della sua badia, 153 n.

e la Pittura dell'Italia centrale nello scorcio del sec. xiri, 145 e segg., 581 ~ e l'Arte gotica
;

del sec. v e vi a Milano e nella Liguria,


segg.
18.
;

oltramontana nel
179 e
segg., 274.

sec. xiii e xiv, 150 e segg., 169,

loro

relazioni

venna,

di

coi mosaici di Rapavimenti, 80 e segg. del


;

e la Pittura toscana nel se;

sec. XII a

Mussis

(G.

Milano, 128 e segg. de), cronista; 286.


*

colo xiv; 188 e segg., 207 e segg., 242 e segg. e la Pittura veronese del sec. xiv e xv, 268 e segg., 466 e la Pittura in Piemonte nel sec. xiv, 274
;

Napo

della Torre;

negli affreschi di Angera, 162 e

e l'Arte franco-fiamminga nel sec. xiv e xv, 411 e segg., 464 e segg. e la Pittura in Italia nel
;

segg.

principio del sec. xv, 464 e segg.

e l'Arte del 75

594

INDICE DEI NOMI E DELLE COSE PRINCIPALI


Tecnica " compendiaria 6, 10. Thederigo di Fiandra, ricamatore 417 ;i. " Tituli ambrosiani 3 e segg. Tommaso da Modena, pittore: 233, 270 e segg.
:

Rinascimento, 4G8, 567 e segg. e la Scultura e la Miniaa Milano nel sec. xv, 431 e segg.:
;

tura. 70, 151 e segg., 200 e segg.. 390 e segg.. 435 n.

517 e segg., 534.

Pittura

a Verona: sue relazioni con la Pittura lombarda, 268 e segg., 466 e la Pittura re(la)
;

Torriti

(.1.),

pittore: 123.

nana, 464. Porro (i), committenti di affreschi: 253 e segg., 256 e


segg., 396.

Ufizioli viscontei: 279.

Predis

(Cr. de),

miniatore:

.549,

.5,52,

.582.

Venezia: e l'Arte bizantina. 123: suoi mosaicisti, 1,33. Veris (Franco e Filippolo de), pittori: 345 e segg.,
354, 360, 369, 400, 434 e

Rainaldo, vescovo di

Como:

segg., 450, 464, 469 e segg.,

97.

,521;

loro relazioni col


:

"Tacuinum

sanitatis,,,
4;?4

Raverti (M.), scultore: 431 e segg. Roma: sua veduta prospettiva nella Cronaca di Leo-

345 e segg.

loro derivazione artistica.


:

e segg.

nardo da Hesozzo. 489 Ji. Romanzi cavallereschi: loro diffusione


zioni, 383 e segg.

Vetri a oro con graffiti

nel castello di Pavia, 564.

nell'Italia su-

Vidolenghi
Visconti
(i)

(L.).
:

pittore: 563.

loro relazioni familiari con corti d'Ol-

periore. 371 e segg.: svolgersi delle loro illustra-

tralpe, 287.

Visconti (Azzone): suo palazzo in Milano, 171 e segg.,


202
71.

Sanctus 25. S. Ambrogio: 2 e segg., 16. S. Benedetto d Polirone: mss. della sua badia,
"
:

Visconti (Bianca di Savoia): suo ufiziolo, 279 e segg. Visconti (Fili])po M.) suo ufiziolo, .320 e segg., .535 e
:

75,

segg.: suoi ritratti. 436, 439: suoi tarocchi.

.522

1.52.

.551

n.
:

segg.
30.
.5.58

e la biblioteca viscontea, 528.

S.

Colombano
(G.),

Visconti (Galeazzo): 171 n.


n.
81.

Scotti

pittore:
nella

Scultura

(la)

Lombardia: nellet romanica,

102. 117 e

segg: nel sec. xiv, 296 e segg: sul prin-

cipio del sec. xv, 430 e segg.

Sforza (Bianca M.) 532. Sforza (daleazzo M.): 550 e segg. Siccardo, vescovo di Cremona: 82, Simone da Corbetta. pittore: 391. Sluter (C), scultore: 431 n.
:

suo ufiziolo, 311 e segg., suo Elogio f unelirc. 439 e segg. Visconti (Giovanni) 157, 170, 206. Visconti (Giovan M.) 4.39. Visconti (Maria di Savoia): .522 e segg. suo ufiziolo.
Visconti (Gian Galeazzo)
320
:

.531.

105, 109.

Visconti (Ottone)

157, 167

sue imprese negli


;j.

af-

freschi di Angera, 162 e segg.

Visconti (Pietro di Giovanni): 264


affre-

lombardi: 561 e segg. Stefanardo da Vimercate: il suo poema e gli schi di Angera, 162. Stefano da Zevio, pittore 460, 451 n, 464, 520. Stendardo della Repubblica Ambrosiana .563
Soffitti dipinti
:
:

Visconti (Roberto): suo messale, 204. Visconti (Valentina): 287, 289, 302 n.
Vitale
;i.

Vismara (I.). i)ittore: 565. da Bolo::Ta, pittore:

201.

Tacconi
"

(I".),

pittore: 574 e segg.

Warmondo, vescovo
Wiligelmo

d'Ivrea: suoi mss..


129.

70.

Tacuinum

Sanitatis

(il):

338 e segg.: elaborazione

.scultore: 81, 118 e segg.


.32,

delle sue illustrazioni, 307 e segg.

e la Pittura

Wolvinio, orafo:

lombarda. 393 e segg.


res

e le

"

Trs riches HeuZavattari


(gli)
;
:

418 e segg.

e gli

affreschi del castello

492 e segg., 513 e segg., 532,

.538,

550.

di Trento, 464.

555, 576

loro derivazione artistica, 501 e

segg.

Taddeo da

Lodi, pittore: 173 n.

la Miniatura, 522 e segg.;

loro

seguaci, 557

Tarocchi miniati: 522 e segg.

e segg.

INDICE DELLE ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

MENO OVVIE O DUBBIE

Bkuck, Malereien.
Dresda, 1906.

R.

Bruck, Die Malereien

in

d.

Handschriften

d.

Kiiigr. Sachsen,

Cavalcaselle, Pittura.
Italia,

G. B.

Gavalcaselle

J.

A.

Crowe, Storia

delta Pittura in

Firenze, 1886 e segg.

GiULiNi, Memorie.

Memorie

spettanti alla storia della citt e

campagna

di Milano, Mi-

lano, 1855.

Jahrb.

d.

kunst.

Samml.

= Jahrbuch

der kunsthistorischen

Sammlungen

des allerhchsten

Kaiserhauses.

Jahrb.

d. pr.
f.

Kstslgn.

Jahrbuch der kniglich preussischen Kunstsammlungen.


fin'

Monatsh.
S.

Kiv.

Monatshefte
S.

Kunstivissenschaft.

Monti, Storia ed Arte ^=

Monti, Storia ed Arte nella provincia ed antica diocesi di

Como, Gonio,
Rahn, Wandgem.
Schweiz
Rep.
f.

1902.

I.

l\.

Rahn, Die mittelalterlichen Wandgemdlde

in

der italienischen

{Mittheil.

der antiquarischen Gesellschaft in Zirich, XXI,


fir

1-2).

Kw.

Repertorium

Kunstwissenschaft.
della architettura lombarda, Milano, 1908.

T. RivoiRA, Arch. lomb.

= T. Rivoira, Le origini

W.

SuiDA, Fior. Maler.

W.

Suida, Florentinische Maler

um

die

Mille des XIV. lahr-

hunderts, Strassburg, 1905.

Vasari.

G. Vasari,

Le opere con annot.

comm.

di G. Milanesi, Firenze, 1906.

Venturi, Storia.

A. Venturi, Storia dell'Arte Italiana, Milano, 1901 e segg.

ERRATA-CORRIGE

pag.

ERROKI
3

CORREZIONI
Liguria

21 lin.

Liguria

23

10
1

IHOANNIS
che
la

lOHANNIS
lettera sia

23 nota

prima

che

la

prima
sia

lettera della

seconda

li-

nea
32 42
49 56

fg.

teniae

taeniae
e scalea

26 32
10 e 35

ambone

esterno (1906)

Ariberto Intimiano
7rpo7)4uvsois

Ariberto da Intimiano
Trpooxu-jr.at;

lin.

60

13
2

di Oberzell e di

Reichenau

di Oberzell a

Reichenau

62 nota 83
fig.

inserta

inserto

54

Novara, ecc.

Milano, Archivio di
sale,

S.

Ambrogio: Mes-

153 nota

2
2 13

op.

cit.

op.

cit.)

169

Dal tempo

Del tempo

273 274 298


377

lin.

d'un medesimo

d'un altro

12
6

documenti
tanto
(fig.
s.

monumenti
cosi
(fig-

lin.

15
17

221)

220)

550 576

XV
477)

secolo
(fig.

XV

10

(fig.

479)

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BRIGHAM YOUNG UNIVERSITY

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