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Fiori per un banchetto nuziale del 1681*

di Laura Tagliaferro

Che i ori rivestano un ruolo importante nelle feste familiari e pubbliche, religiose e civili, dato acquisito da sempre e ci si trova, talvolta, ad avere dai documenti di altre epoche, quasi un riesso variopinto e gioioso di avvenimenti lontani.

il caso di quello che accadeva fin dai primi dellanno 1681 in casa di Ridolfo Brignole Sale 1 quando si infittivano gli arrivi di vini pregiati e di alimentari insoliti persino nella dispensa e nella cucina di una delle famiglie genovesi pi amanti della buona tavola, per non parlare del via vai di sarti, calzolai, fornitori di scarpe, veli, nastri e guanti; mano a mano, poi, che ci si inoltrava nella primavera e allinizio dellestate si andavano completando operazioni di rifinitura di mobili e suppellettili, biancheria da tavola, costosi parati di stoffa, il tutto finalizzato al banchetto che si far. Arriva cosi, finalmente, il 5 luglio 1681, giorno in cui Carlo Spinola manda alla sua sposa, Paola, unica figlia di Ridolfo e Isabella (anzi, la signora Paoletta come viene sempre denominata nella contabilit familiare), le gioie di rito, per mano di un servitore scortato da uno staffiere2. Le nozze sarebbero state celebrate lindomani dal parroco della chiesa di Santa Maria Maddalena3 e il banchetto era ormai pronto. Doveva trattarsi di una grande, magnifica festa nella quale Ridolfo voleva riversare quanto di meglio potesse offrirsi in quel momento a Genova: lo testimoniano il barcheggio con musica di Alessandro Stradella4, che aveva preceduto la celebrazione, e la festa da ballo sulla quale vegliavano quattro tedeschi probabilmente in servizio dordine. Agli ornamenti della tavola - con le statue di pasta, in numero di quattro, i piedistalli per le piramidi quasi certamente di frutta e di dolci, la fontana sulla credenza per la quale erano state costruite appositamente le condutture dacqua in piombo - e, forse, alla regia generale dellavvenimento5, possibile che non sia stata estranea la collaborazione degli zii Brignole, Gio Francesco e Maria Durazzo, che a Roma avevano vissuto, si erano sposati e potevano portare uneco dei fasti celebrativi romani; del resto, come dimostrer il futuro nella decorazione e nellarredo di Palazzo Rosso, il senso della scenografia lo possedevano, almeno Gio. Francesco, in grado eminente. Banderuole e banderette con le armi Brignole e Spinola risaltavano con le loro pennellate di colore e facevano corona ai grandi bacili di fiori e di dolci. La fornitura di questi ultimi era affidata ai consueti confettieri della casa come il Bacigalupo, il Padiglia6, che si trovavano in concorrenza con quelle che potrebbero essere definite manifatture monastiche. In questo caso, i conventi delle mona-

Archivio Storico del Comune di Genova, fondo Brignole Sale, lza conti 20, n. 365 (A e B). Conto registrato il 31 luglio 1681.

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che di Pavia e del Monastero Nuovo, inviavano ciascuno cinque bacili per la non lievissima somma rispettivamente di L.339.4 e di L. 441.2, e le domenicane di Pisa per L.239.12. Le monache di Santa Marta, e quelle di San Bartolomeo li avevano invece mandati in regalo. Come la sposa, a sua volta, aveva mandato un bacile in regalo alla marchesa Torrelli di Milano7. Donna Matilde Sauli8, monaca alle Grazie, inviava in pi riprese a Isabella Brignole, fiori per il banchetto e chiariva nel dettaglio costi, quantit, numero e specie dei fiori fornendo anche a noi un documento di singolare interesse.
n. 3659 Conto de ori proveduti D. Matilde per il banchetto L.57. 9 n.18 rose incarnate L.2.5/ dozzene n.1 cassia L.1.10 / dozzene n.3 aranci L.4.10 /dozzene n.2 garofani L.3 /dozzene n.2 anemoni L.3/ dozzene n.2 sichemoro L.3/ dozzene n.2 ranoncoli L.3/dozzene n.2 rose bianche L.3/ dozzene n.4 lillio convallio L.6/ dozzene n.8 barichi L.6 / dozzene n.1 rose 5 foglie L.0.15/ dozzene n.1 tolipani L. 0.15/ dozzene n.4 poretti L.3/dozzene n.2 pomi di rose L.1.15/ dozzene n.6 giacinti L.4.10 / fiori in rame per bacili soldi 13 importano L. 11.14 non mi riuscito fare di pi non essendosi voluti agiustare quel che io desideravo e perci mi convenuto fare cos. D. Matilde n. 365A Mando a V.S. 18 dozzene di fiori. Stimo che saranno sufficienza per li mazzi./ Dominica gli mandato quelle per li baccili / prender tutti quelli che li piaceranno e saranno varie Quelli per li bacili saranno di quella specie cio Ranoncoli/ Anemoni/ Rose/ Ambratti/ Fior di cetrone/ Gialsomino/ E garofani. La maggior variet desidera li bacili n. 365B Nota dei fiori mandati da Donna Matilde Mando li fiori per la Signora Isabella che potr servirsi di tutti quelli che havera di bisogno e sono/Tremoli n.24/Cetrone n.12/Rose moschette n.12/Rose bianche n.12/ Rose incarnatte n.18/Poretti n.24/Casia n 24/Barichi bianchi e gialli n. 36/ Lillio convallio n.24/Giacinti n.12/Tolipanetti n.12

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A fronte Tina Modotti, Rose, Messico 1924. (Stampa alla gelatina-bromuro dargento). Courtesy Riccardo Toffoletti, Udine.

La civilt gurativa genovese, in tutte le sue forme, dagli affreschi e dipinti da casa e da chiesa, alle stoffe e al ricamo vede una splendida ricchezza di ori di ogni sorta e di ogni stagione che convivono in tralci, mazzi, cesti e bacili; daltra parte anche nella letteratura artistica genovese degli ultimi decenni comparsa tutta una serie di studi riguardanti non solo la storia della coltivazione ma la riproduzione di ori anche esotici la cui conoscenza era mediata attraverso repertori10. Nessun dubbio, daltra parte, che una tale profusione di ori dipinti in chiese e palazzi, stimolasse il desiderio di riprodurne in modo anche immediatamente godibile in occasioni di festosa quotidianit; larte del ore articiale, che doveva esser ben nota a Genova nel XVII secolo se nel 1648 i merciai rivendicavano una sorta di monopolio sulla produzione, si affermer soprattutto nel XVIII e XIX secolo11. Nellelenco dei ori forniti da Donna Matilde si riconoscono ori appartenenti a specie caratterizzate da tempi di oritura diversi e di varia provenienza: tulipani e mughetti, il garofano immancabile riferimento al matrimonio nella pittura amminga, la cassia, dorigine tropicale e il ore del sicomoro, ranuncoli, anemoni e ambrette ; vi si riconoscono alcuni dei ori accuratamente descritti dal Villavecchia nel 1693 in riferimento allambiente ligure pochi anni dopo il matrimonio di Paola e Carlo12; specialmente le rose, indicate con i nomi ancor oggi in uso: rose incarnate, rose moschette, rose cinque foglie e rose bianche, simbolo di candore e di purezza13. Il documento di tale evidenza che il bacile si potrebbe ricostruire. Lattivit legata ai giardini di seta14, in particolare la singolarit di questo documento, potrebbe suggerire lidea di esaminare i costi, e potrebbe fornire qualche elemento di considerazione. Ma almeno un punto dello scritto di Donna Matilde riconduce alla realt del quotidiano: luso della contrattazione, che non mai estraneo agli acquisti pi o meno importanti della famiglia: non mi riuscito fare di pi non essendosi voluti agiustare quel che io desideravo e perci mi convenuto fare cos. D. Matilde.

Note
* Questo contributo riproduce in parte il testo sullo stesso argomento che apparir nella raccolta di studi in onore di Tiziano Mannoni di imminente pubblicazione.

Ridolfo Maria, figlio di Anton Giulio Brignole Sale, marchese di Groppoli.

Archivio Storico del Comune di Genova, fondo Brignole Sale (ASCG, BS), Reg.77 Borradore di Ridolfo Brignole Sale, Spese di casa, 16811682 e Sospese. Per altre notizie sulla civilt domestica dei Brignole Sale si rinvia a L.Tagliaferro, La magnicenza privata argenti, gioie, quadri ed altri mobili della famiglia Brignole Sale, secolo XVI-XIX, Genova 1995. 3 Archivio parrocchiale di Santa Maria Maddalena, vol.2, Matrimoniorum ab 1669 in 1703, f. 184v. Testimoni Gio Francesco Brignole e Francesco Lercaro. Carlo di Giorgio di Gio Benedetto Spinola sar senatore nel 1707 e nel 1714. 4 M.R.Moretti, Musica e costume a Genova tra Cinquecento e Seicento, Genova,1990, pp.67,206; C.GianturcoE.M.Crickard, Alessandro Stradella, (1639-1682) A Tematic Catalogue of his compositions. Stuyvesant (N.Y.) 1991, p.75. 5 R.Valeriani, Fasto nobiliare, il gusto e letichetta, in La festa a Roma dal Rinascimento al 1870, Torino Roma 1997, pp. 120-133. 6 Alle annotazioni sul Borradore di Ridolfo corrispondono i conti delle spese in Archivio Storico del Comune di Genova, fondo Brignole Sale, (ASCG, BS) Filza conti 20. 7 Monache di Paviaerano dette le agostiniane del monastero di San Sebastiano poich le fondatrici erano venute da Pavia; Le monache di Pisa, domenicane, prendevano nome dalle fondatrici pisane che si erano stabilite a San Silvestro nel XIV secolo.
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Ringrazio cordialmente P. Federico Beccaria, Anna Chiapporino, Maria Rosa Moretti, Raffaella Ponte e il personale dellArchivio Storico del Comune di Genova; Paolo Arduino, della Biblioteca del Settore Musei e il personale della Biblioteca Berio, Sezione Conservazione e Raccolta Locale.

Matilde Sauli figlia di Carlo di Paolo e di Dorotea Raggi, G.Giscardi Alberi di pi famiglie genovesi, p.161 v. e A.M.Buonarroti, Alberi genealogici di diverse famiglie nobili.Biblioteca Berio, 1750 VIII, 28-33. La somma di L. 59.7 viene pagata alle monache di S,M. delle Grazie per fiori, esattamente il 31 luglio, ossia nella stessa data della registrazione del documento n.365 (A e B), a permettere di capire che Matilde apparteneva al Monastero di Santa Maria delle Grazie, delle Canonichesse Agostiniane, Giscardi, Origine e Successi delle Chiese e Monasteri e luoghi pii della Citt e Riviere di Genova, ASCG, Ms. 23 p. 527 lo stesso ordine al quale appartenevano le monache di SantAndrea dove si trovava la sorella, Madre Dorotea (cfr.Buonarroti cit.). Donna Matilde aveva anche fornito dolci l11 marzo dello stesso anno (ASCG, BS, Filza conti 20, n.309). 9 ASCG, BS, lza conti 20, n.365 (A e B) - Conto registrato il 31 luglio 1681. 10 L.Viacava-G. Roberto, Floricoltura in Liguria dagli inizi ad Euroora Genova 1982, pp. 9-13; P. Boccardo Appunti per una storia dei soggetti oreali nella produzione artistica e nel collezionismo a Genova fra Quattrocento e primo Seicento, in Il Giardino di Flora, natura e simbolo nellimmagine dei ori, Catalogo della mostra, Genova 1986, pp. 81-87; M. Cataldi Gallo, Il ore nella cultura religiosa seicentesca, ibidem, pp. 45-52; F. Simonetti, Allegorie e metamorfosi: suggestioni letterarie nelle raffigurazioni artistiche, ibidem, pp.9-12; L.Viacava, Note botaniche, ibidem, pp. 89-92. M. Cataldi Gallo, Arte e lusso della seta Genova dal Cinquecento al Settecento, Catalogo della mostra, Torino-Losanna 2000, passim. 11 Grosso, I ori nti in Genova 1937, pp. 3-4. 12 G. F. Villavecchia, Guida pratica sia lume pe dilettanti di cantare agli uccelli e del coltivar ori nella Liguria di G.F.V. II parte 1693 Ms Biblioteca Berio. 13 La rosa incarnata o Maidens Blush; la rosa moschetta o moschata. Colgo loccasione per ringraziare cordialmente il dott. Roberto Poggi, Direttore del Museo di Storia Naturale e il dott. Stefano Pitto, dellUfficio Relazioni Esterne della Carige per la consulenza in ordine alle denominazioni delle specie antiche dei ori citati. 14 Giardini di seta il titolo della mostra allestita nel 2001 presso il Museo Diocesano di Genova a cura di Giulio Sommariva.

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