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Materiali a cura di Sibilla Maria Schiano

UNITÀ 1 : IL RACCONTO DELL’ORCO

Dicono che una volta, nel paese di Marigliano, viveva una donna perbene che aveva
un figlio, di nome Antonio, che era un fannullone e un buon a nulla. La madre, per
farlo ragionare, lo sgridava continuamente ma lui … se ne infischiava.
Un giorno Antonio ne combina una delle sue, ma bella grossa, e la madre si arrabbia
così tanto che prende il matterello e comincia a suonargliele di santa ragione e a
gridare : «che ci fai in questa casa, maledetto il pane che mangi ! mi ti hanno
cambiato nella culla e, al posto di un bel bambolotto cicciotello, mi ci hanno messo
un maialone piantaguai !!!». E così gridando non la smetteva di picchiarlo.
Finalmente Antonio riesce a sfuggirle di mano e se la squaglia.
Cammina, cammina finché arriva ai piedi di una montagna altissima. Lì, sotto una
grotta decorata di pietre, se ne stava seduto un orco e … mamma mia … quanto era
brutto! Aveva la testa più grossa di una zucca, la fronte tutta bitorzoli, le sopracciglia
unite, gli occhi strabici, il naso ammaccato e una bocca grande quanto un mulino a
vento da dove uscivano due zanne che gli arrivavano fino alle punte dei piedi … il
petto peloso, le gambe storte e i piedi larghi come una papera! Insomma sembrava un
diavolaccio che avrebbe fatto paura anche ad Ercole !!!
Ma Antonio, nella sua incommensurabile stupidità, non solo non ha paura ma dice
anche : «Buongiorno signore, come va? Come state? Volete niente? Quanto manca
da qua al posto dove devo andare?». L’orco, a sentire questo discorso di palo in
frasca, si mette a ridere di cuore e gli dice : «Vuoi fare il servo?» e Antonio gli
risponde : «E quanto vuoi al mese?» e l’orco ribatte : «Bada a servirmi bene e non te
ne pentirai!».
E così concludono questo patto e Antonio si mette al servizio dell’orco … per modo
di dire … perché, in quanto a lavoro, faceva il pecorone dalla mattina alla sera e, in
quanto a cibo, mangiava così tanto che ben presto si fece tondo come un bue …
Passano un paio di anni e ad Antonio viene un desiderio così grande di andare a casa
sua che, in men che non si dica, si riduce come prima. L’orco, che ormai lo conosceva
benissimo, se ne accorge e lo chiama a sé dicendogli : «Capisco che bruci dalla
voglia di vedere i tuoi, perciò, dato che ti voglio bene, ti dico vai pure a trovarli…e
prenditi pure quest’asino – per non stancarti troppo – ma stai attento a non dirgli
mai “arrì, arrì, cacaoro!” se no te ne pentirai».
Antonio, tutto contento, se ne parte ma non volta neppure l’angolo che comincia a
gridare all’asino : «arrì, arrì, cacaoro!». Non finisce neppure di dirglielo che l’asino
comincia a defecare gioielli, rubini, smeraldi, zaffiri … roba da lasciare a bocca
aperta! Riempito un sacchetto con quei tesori sale sull’asino e si mette a cavalcare di
buon passo finché, stanco, non arriva a un’osteria per riposarsi un po’ e così, smontato
dall’asino, entra. Da scemo qual era, la prima cosa che dice all’oste è questa : «Lega
quest’asino. Dagli da mangiare bene ma stai attento a non dirgli mai “arrì, arrì,
cacaoro!” se no te ne pentirai. Hai capito?» e così dicendo tira fuori il sacchetto
pieno di gioielli per pagare. L’oste, che era un furbacchione, visto quel ben di Dio, si
incuriosisce fuori misura e decide di vederci chiaro. Così dà da mangiare ad Antonio e
lo fa bere tanto da farlo ubriacare. Fatto questo porta l’asino nella stalla e pronuncia le
parole magiche, scoprendo così tutto l’affare … !!!
«Che maialone, zoticone, pecorone mi è capitato fra le mani … sarà una sciocchezza
infinocchiarlo…!!!» e così mormorando scambia l’asino “cacaoro” con un asino …
normale.
Di buon mattino, passata la sbornia, Antonio prende il falso asino e un sacchetto pieno
di pietre pomici invece del suo, e se ne va verso la casa della madre.
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Appena arrivato chiama a gran voce la mamma dicendo : «Corri, mammina, corri!
Stendi le lenzuola più bianche … la biancheria più preziosa che hai ché oggi darai un
calcio alla miseria … vedrai che tesori … vedrai che meraviglie … !!!».
La donna, che da tempo riteneva suo figlio un pazzo, contenta però per il suo ritorno,
decide di dargli un’opportunità. Così prende le cose che ha preparato per il corredo
delle figlie e comincia a stenderle per terra, curiosa di vedere che cosa succederà, e
aspetta … Antonio prende l’asino e lo sistema sui pizzi, merletti e ricami … e tanto lo
sgrida e tanto lo picchia che alla fine il ciuco – povera bestia – si lascia andare e
scarica il ventre sulle lenzuola bianche …
La povera donna, vedendosi imbrogliare, voleva crepare dalla rabbia e, diventata tutta
rossa, stava per cominciare la sua ramanzina quando Antonio la ferma con un gesto
della mano e le dice : « Hai ragione mammina ad arrabbiarti…ma prenditi questo
sacchetto e calma così i tuoi nervi!» e così dicendo le dà le pietre pomici. La mamma,
ormai fuori di sé dallo stupore, prende il sacchetto e lo capovolge con la speranza di
trovarci qualcosa di buono … macchè … le pietre pomici scivolano sulla diarrea
dell’asino …
Antonio, vista la cattiva parata, quatto quatto, se ne ritorna alla casa dell’orco …
L’orco, vedendolo arrivare più al trotto che al passo, capisce tutto e gli fa una solenne
sgridata ma poi lo perdona e se lo riprende al suo servizio.
Ma non passa neppure un anno che ad Antonio viene di nuovo voglia di vedere la
carne della sua carne … Di nuovo l’orco lo lascia andare e gli regala questa volta un
bel tovagliolo di pizzo dicendogli : «Per il bene che ti voglio, figlio mio, finché non
arriverai a casa tua non dire mai “Apriti!” né “Chiuditi!” a questo tovagliolo …e
bada bene a non farti imbrogliare da nessuno … ». così Antonio saluta l’orco e se ne
parte … ma non si allontana neanche di cento passi che pronuncia le parole magiche e
allora, nel tovagliolo aperto, compaiono tesori meravigliosi …
Col cuore pieno di gioia, Antonio se la fila dritto verso la stessa osteria dove era stato
imbrogliato e, poiché era un vero caprone, ripete all’oste gli stessi comandi dell’altra
volta. L’oste, ringraziando Dio per questa nuova fortuna, fa ad Antonio lo stesso
servizio : gli dà da mangiare, lo fa ubriacare e gli scambia il tovagliolo. Antonio,
ripresosi dalla sbornia, si prende il tovagliolo e se ne torna dalla mamma, regalandole
non un tovagliolo magico bensì un comune tovagliolo da tavola … Così, con la coda
tra le gambe, se ne ritorna a casa dell’orco il quale un’altra volta gli fa una bella lavata
di testa … ma poi lo perdona e se lo riprende al suo servizio. Poiché però le brutte
figure fatte sia con la madre che con l’orco gli bruciavano dentro come un ferro
ardente, Antonio, dopo pochissimi mesi, desidera tornare di nuovo dalla mamma.
L’orco, che era tanto brutto fuori quanto bello dentro, gli dà ancora il permesso e gli
regala questa volta un bel bastone dicendogli : «Bada bene, ragazzo mio, non dire
mai “Alzati mazza!” e neppure “Abbassati mazza!” altrimenti questa volta te ne
pentirai sul serio!». «Basta, orco mio, non ti devi più preoccupare! Stavolta non mi
faccio imbrogliare …ho messo il dente del giudizio!».
Detto questo, Antonio prende il bastone e se va, ma non ce la fa e, appena girato
l’angolo, dice al bastone : «Alzati mazza!» e allora il bastone comincia a picchiarlo
così violentemente che appena appena può ricordarsi il contrordine e dice :
«Abbassati mazza!» e il bastone si placa. Carico di meraviglia, Antonio decide di
prendersi la sua rivincita sull’oste e prende la via dell’osteria. Appena entra dice
sorridente all’oste : «Tieni, conservami questo bastone, ma stai attento a non dire mai
“Alzati mazza!” mi hai capito?». L’oste pensando che veramente Antonio era un caso
disperato, prende il bastone se ne va nella stalla chiamando anche la moglie ad
assistere al nuovo prodigio …
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Così pronuncia le parole magiche e … tuffete, tiffete, pumpite, stanghite … il


bastone comincia a batterlo senza tregua, senza scampo cosicché la moglie è costretta
ad andare a chiamare Antonio per trovare un rimedio. «Non c’è rimedio!» disse
solenne Antonio « voi morirete a colpi di mazza se non mi restituirete quello che mi
appartiene!». «Prenditi tutto - gridava l’oste – riprenditi tutta la tua roba ma - , per
carità, fallo smettere!». Così Antonio, soddisfatto, lo fa fermare e, ripresa la sua roba,
se ne va allegro dalla mamma dove marita le sorelle e … fa vero il detto che
DIO AIUTA I PAZZI E I BAMBINI.
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UNITÀ 1 : SCHEDA – IDIOMATISMI

MODI DI DIRE

1) Donna perbene : uomo o donna perbene, è una persona ben educata, onesta e
seria.
2) Buono a nulla : persona incapace di svolgere ogni attività.
3) Suonarle di santa ragione : picchiare q.no per un giusto motivo.
4) Maledetto : come agg. significa odiato, insopportabile. Come p. p. del verbo
‘maledire’ = colpire q.no con una maledizione, una sciagura, un augurio che
capiti q.sa di brutto.
5) Mettersi al servizio : diventare servo di q.no .
6) Fare il pecorone : oziare, starsene con le mani in mano.
7) Farsi tondo come un bue : diventare grasso come una mucca.
8) Ben di Dio : abbondanza di cose buone, utili.
9) Fuori Misura : senza controllo.
10) Vederci chiaro : avere la volontà di chiarire un fatto.
11) Parole magiche : nelle favole, la frase necessaria per il compimento della
magia.
12) Capitare fra le mani di q.no : trovarsi alla mercé di q.no .
13) Infinocchiare : imbrogliare, prendersi gioco di q.no .
14) Di buon mattino : al mattino presto, di buon ora.
15) Chiamare a gran voce : chiamare a voce alta, gridare.
16) Scaricare il ventre : defecare.
17) Essere fuori di sé : non avere più il controllo di sé stesso.
18) Vedere la cattiva parata : accorgersi che le cose non vanno per il verso
giusto.
19) Quatto – quatto : in silenzio.
20) Carne della propria carne : parenti stretti, genitori – figli.
21) Lavata di testa : sgridata, rimprovero.
22) Al trotto : come di cavallo che trotta, cioè ha un’andatura veloce.
23) Al passo : come di cavallo che ha un’andatura lenta.
24) Carico di meraviglia : sorpreso, impressionato.
25) Essere un caso disperato : non avere speranza.

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FRASI PROVERBIALI
1) Andare di palo in frasca : fare un discorso sconnesso, senza senso.
2) Per modo di dire : proprio per usare l’espressione data.
3) In men che non si dica : improvvisamente, d’un tratto.
4) Lasciare a bocca aperta : meravigliare.
5) Dare un calcio alla miseria : smettere di essere povero.
6) Mettere il dente del giudizio : maturare, mettere la testa a posto.
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7) Con la coda tra le gambe : timidamente, con vergogna.

UNITÀ 1 : SCHEDA – VOCABOLARIO


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A O
Abbassare = κ α τ ε β άζ ω , Oste = ο τ α β ε ρ ν ι άρ η ς
κ α µ η λ ών ω Osteria = η τ α β έρ ν α
Ammaccare = ζ ο υ λ ώ, ζ ο υ π ίζ ω
Ardente = φ λ έγ ω ν , φ λ ο γ ε ρ ός
B P
Bastone = τ ο ρ α β δ ί, Pecorone =
τ ο µ π α σ τ ο ύν ι ( π α λ ι ο π ρ όβ α τ ο )
Biancheria = τ α α σ π ρ όρ ο υ κ α Peloso = τ ρ ι χ ο τ ός
Bitorzoli = τ ο κ α ρ ο ύµ π α λ ο Perdonare = σ υ χ χ ο ρ ώ
Petto = τ ο σ τ ήθ ο ς
Piantaguai =
Pietra pomice =
ε λ α ϕ ρ όπ ε τ ρ α
Pizzo = η δ α ν τ έλ α
Placarsi =
κ ο π άζ ω , η σ υ χ άζ ω
Prodigio = τ ο θ α ύµ α
C R
Capovolgere = Ramanzina = τ ο κ ήρ η γ µ α
α ν α π
Ciuco = ο δ ο γ υ ρ
γ άϊδ α ρ ο ς
ίζ ϖ Restituire =
Contrordine=(α ν τ ι − ε ν τ ο λ ή) ε π ι σ τ ρ έϕ ω κ άτ ι
εν τ ο λ ή που Ricamo = τ ο κ έν τ η µ α
α κ υ ρ ών ε ι τ η ν π ρ ο η γ ο ύ Rimedio =
µεν η τ ο ϕ άρ µ α κ ο , η θ ε ρ α
Corredo = τ α π ρ ο ι κ ι ά π ε ία
Crepare = σ κ άζ ω , σ κ άω Ritenere = θ ε ω ρ ώ
Rivincita = η ρ ε β άν ς
Roba =
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D S
Dare il permesso = ε π ι τ ρ έπ ω Sacchetto =
Defecare = α π ο π α τ ώ τ ο σ α κ ο υ λ άκ ι
Detto = τ ο γ ν ω µ ι κ ό Sbornia = τ ο µ ε θ ύσ ι
Scampo =
η δ ι άσ ω σ η , ο γ λ υ τ ω
µ ός
Sciocchezza = ο ι α ν ο η σ ίε ς
Sgridata =
τ ο µ άλ ω µ α , τ ο κ α τ σ ά
διασµα
Smontare =
κ α τ ε β α ίν ω α π ο όχ η µ
α, α π ο ζ ω ο
Solenne =
π α ν η γ υ ρ ι κ ός, δ ι α β ό
ητο ς
Stendere = α π λ ών ω
Stupore =
η κ α τ άπ λ η ξ η , τ ο ξ άϕ
νιασµα
F T
Fannullone = Tirare fuori =
ο χ α σ ο µ έρ η ς, ο α ρ γ όσ χ ο τ ρ α β ώ έξ ω , σ ύρ ω
λο ς Tovagliolo =
Furbacchione = το π ε τ σ ε τ α κ ι α ϕ α
ο π α ν ο ύρ γ ο ς, ο π α ν π όν η γ η τ ο ύ
ρο ς Tregua =
η ε κ ε χ ε ι ρ ία, η α ν α
κω χ ή
I U
Incommensurabile = α µ έτ ρ η τ ο ς Ubriacare = µ ε θ ώ
M Z
Maialone = Zanna =
γ ο υ ρ ο ύν ι , π ο λ ι ο γ ο υ ρ ο χ α υ λ ι όδ ο ν τ ο ς
ου ν Zoticone =
Maritare = π α ν τ ρ ε ύω α κ α λ λ ι έρ γ η τ ο ς, α γ ρ
Matterello = ο π λ άσ τ η ς ο ι κ ός
Mormorare = µ ο υ ρ µ ο υ ρ ίζ ω Zucca = η κ ο λ ο κ ύθ α
Mulino a vento = α ν ε µ όµ υ λ ο ς

UNITÀ 1 : SCHEDA – GRAMMATICA

- LA CONIUGAZIONE DEI VERBI ACCOMPAGNATI


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DA PARTICELLA O COMPL. DIRETTO –

Nella lingua italiana esistono dei verbi che si coniugano insieme ad una particella, il
“ne”. Alcuni di essi nascono in forma pronominale, altri sono riflessivi, altri
intransitivi di moto;
i più comuni sono :
Tra i PRONOMINALI : pentirsene, vergognarsene, infischiarsene, mettersene,
accorgersene, fregarsene.
La loro coniugazione è la seguente :

PRESENTE PASS. PROSSIMO


Io me ne pento Io me ne sono pentito
Tu te ne penti Tu te ne sei pentito
Lui se ne pente Lui se ne è pentito
Noi ce ne pentiamo Noi ce ne siamo pentiti
Voi ve ne pentite Voi ve ne siete pentiti
Loro se ne pentono Loro se ne sono pentiti

Esempi presi dal brano :


1) … se ne infiascava : non dava peso, se ne fregava.
2) … non te ne pentirai : non rimpiangerai per ciò che hai fatto.
3) … se ne accorge : avvedersi, capire q.sa , comprendere.

Questi verbi, così coniugati, hanno già insita l’idea del loro oggetto; ad es. “me ne
pento” significherebbe: “mi pento di ciò” (che ho appena detto, che ho appena fatto,
ecc.), “me ne vergogno” ha il senso di: “mi vergogno di ciò” (che è successo ad es.).

Tra gli ATTIVI : combinarne, farne, dirne, prenderne ecc.


La loro coniugazione è la seguente:

PRESENTE PASS. PROSSIMO


Io ne faccio Io ne ho fatto/a
Tu ne fai Tu ne hai fatto/a
Lui ne fa Lui ne ha fatto/a
Noi ne facciamo Noi ne abbiamo fatto/a
Voi ne fate Voi ne avete fatto/a
Loro ne fanno Loro ne hanno fatto/a

Il participio pass. è declinato a causa del “ne” che è compl. ogg.

Esempi presi dal brano.


1) … ne combina : ‘combinarne una’ non significa ‘unire due cose’, ma “fare un
grosso guaio’’

Tra gli INTRANSITIVI DI MOTO i più comuni sono: andarsene, venirsene,


corrersene, partirsene; a questa categoria appartengono verbi comuni di moto che,
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coniugati con il “ne”, in forma riflessiva, assumono una posizione enfatica all’interno
della frase. Ad esempio: “me ne corro” vuol dire che sono estremamente convinto di
volere andare via, mentre il semplice “corro” non ci spiega affatto le intenzioni del
soggetto. Di solito essi sono accompagnati da avverbi di modo. La loro coniugazione
è uguale a quella dei pronominali.
Esempi presi dal brano :
1) … se ne parte …: va via
2) … se ne va …: va via

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– LA CONIUGAZIONE DEI VERBI + COMPLEMENTO DIRETTO –
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altri verbi dalla coniugazione particolare sono quelli che sono accompagnati dal
complemento diretto “la” o “le” in presenze o no di altre particelle. A questa
categoria di verbi appartengono parecchi verbi. Eccone alcuni esempi coniugati al
Presente:

FARCELA SUONARLE FILARSELA


SQUAGLIARSELA
Ce la faccio Io le suono Me la filo Me la
squaglio
Ce la fai Tu le suoni Te la fili Te la
squagli
Ce la fa Lui le suona Se la file Se la
squaglia
Ce la facciamo Noi le suoniamo Ce la filiamo Ce la
squagliamo
Ce la fate Voi le suonate Ve la filate Ve la
squagliate
Ce la fanno Loro le suonano Se la filano Se la
squagliano

Questi verbi assumono un significato del tutto diverso rispetto alla loro matrice. Ad
esempio:

farcela = riuscire
suonarle = picchiare
sentirsela = avere il coraggio, la forza di fare q.sa
pigliarsela = prendersi colera, dispiacersi
prendersela = dare la colpa a q.no
filarsela
svignarsela scappare
squagliarsela
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UNITÀ 1 : SEZIONE – ESERCIZI

Esercizio 1

Completa le frasi con i verbi (mettersene, fregarsene, accorgersene, pentirsene,


infischiarsene)

1) Non dai mai peso alle cose, tu ______________________________ .


2) Mamma mia quanto zucchero nel mio caffè! Perché _____________________
tanto?
3) È così giù di morale! Dovrebbe __________________ di più!
4) ______________________ anche voi del suo strano comportamento?
5) ______________________ amaramente, vedrete!

Esercizio 2

Completa le frasi con i verbi (farne, vederne, parlarne)

1) __________________ di tutti i colori domani alla partita!


2) Perché _________________ con uno psicologo? Il tuo è un problema serio!
3) Perché _________________ una storia? La questione è risolta!

Esercizio 3

Completa le frasi con i verbi (corrersene, andarsene(2), tornarsene, partirsene)

1) Come mai _________________________ così presto?


2) Dì un po’, dove _______________________ ?
3) Perché __________________________ senza dire niente?
4) Sono sicura che _______________________ piangendo!
5) Perché _____________________ tanto presto?

Esercizio 4

Completa le frasi con i verbi (sentirsela, farcela, prendersela, darle, squagliarsela)

1) ___________________ come un codardo!


2) Se ______________________________ lascia perdere!
3) _________________________ ma avevano ragione!
4) _________________________ a tornare in tempo per la cena?
5) Perché ___________________ sempre con me?
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Esercizio 5

Riordina la storia usando le parole date alla rinfusa:

Pietra pomice, sacchetto, ciuco, zoticone, corredo, oste, tovagliolo, contrordine,


sgridata, orco, maialone, rivincita, maritare, detto, zanne, sciocchezza, furbacchione,
ubriacare, defecare, capovolgere, solenne, perdonare, sbornia, pecorone, fannullone,
bastone, stendere, pronunciare, dare il permesso, matterello, placarsi, restituire,,
osteria, roba.

Comincia così … Fannullone – sciocchezza – sgridata – matterello ecc.

Esercizio 6

Ora unisci le parole usando i nessi logici per formare frasi di senso compiuto. Usa i
segni di interpunzione, articoli, coniugazioni e ovviamente verbi.

Comincia così … “Una volta un ragazzo fannullone, di nome Antonio, combina una
grossa sciocchezza e …”

Esercizio 7

Ricerca nella sezione vocabolario di questa unità le parole attinenti al “corredo”.

Esercizio 8

Ricerca nella sezione vocabolario di questa unità le parole che servono per
“offendere” qualcuno.
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